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EDIZIONE MAGGIO 2021
ANNO 13 - NUMERO 4
NUMERO CENTOVENTUNO
ALL’INTERNO
SPECIALE Turismo
Giancarlo Perbellini
Lo Chef imprenditore CICLOTURISMO E ADESSO SI PEDALA!
MURAFESTIVAL EVENTI DIFFUSI IN CITTÀ
GIORGIO VANNI IL CAPITANO DEI CARTONI ANIMATI
∙ PANTHEON ∙
Critiche che, come in ogni cosa, contengono probabilmente un fondo di verità, anche se la macchina europea, complessa e molto articolata, la conoscono bene davvero in pochi. Il fronte dei cosiddetti euroscettici c’è, e sempre ci sarà; il Regno Unito, con la Brexit, ne è stata fino a questo momento la massima espressione. Proviamo però a pensare, alla luce proprio di quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo, con l’entrata prepotente del Covid-19 nelle nostre vite, a cosa potrebbero fare i singoli Stati, nell’ipotesi che fossero indipendenti, per risollevarsi da questa situazione drammatica, sia dal punto di vista sociale sia economico. Sarebbero in grado di allestire un piano di aiuti all’altezza, partendo da uno scenario che lascerà sul terreno parecchie macerie? L’UE non è stata perfetta nemmeno nella gestione dei vaccini, lo sappiamo, ma sta cercando di rimediare. Ora quello a cui tutti guardiamo con grandissima attenzione - direi vitale attenzione - è il Piano per la ripresa dell’Europa, un pacchetto di finanziamenti a lungo termine senza precedenti nella storia continentale composto sia dal Quadro finanziario pluriennale 20212026, sia dal cosiddetto NextGenerationEU, lo strumento temporaneo da 750 miliardi (per lo più sotto forma di prestiti e sovvenzioni per sostenere le riforme e gli investimenti effettuati dagli Stati membri) pensato per stimolare la ripresa. Per ricostruire l'Europa dopo la pan-
demia verrà stanziato un totale di 1800 miliardi di euro: «l'obiettivo è un’Europa più ecologica, digitale e resiliente». Quasi mille miliardi sosterranno la modernizzazione tramite la ricerca e l'innovazione, portate avanti con il programma Orizzonte Europa; le transizioni climatiche e digitali eque, attraverso il Fondo per una transizione giusta e il programma Europa digitale; la preparazione, la ripresa e la resilienza, attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, rescEU e un nuovo programma per la salute, EU4Health. Il pacchetto finanzierà anche la modernizzazione di politiche tradizionali, come la politica di coesione e la politica agricola comune, per massimizzare il loro contributo alle priorità dell'Unione; la lotta ai cambiamenti climatici, a cui verrà riservato il 30% dei fondi europei, la più alta percentuale di sempre per il bilancio dell'UE; la protezione della biodiversità e la parità di genere.
All’Italia, di questi 750 miliardi del NextGenerationEU, ne sono destinati 210, integrati dai fondi stanziati proprio con la programmazione di bilancio 2021-2026. Tantissimi soldi da far fruttare nel migliore dei modi in termini di criteri di assegnazione e progettualità. È il tempo delle occasioni: per Verona di radunare le menti pensanti, di mettere insieme le idee e le capacità per farsi trovare pronta come potenziale destinataria degli aiuti avanzando proposte di rilancio e sviluppo (e qui Verona Network sarà in prima fila a fianco di chi si sta già muovendo); per l’Italia di togliersi l’onta e i luoghi comuni agli occhi dei paesi esteri, che vedono il Bel Paese come il regno dello spreco, dell’inefficienza e del malaffare: per l’Europa di dimostrare che serve, è necessaria ed è più forte dei suoi detrattori.
Qui si fa l’Italia o si muore GIUSEPPE GARIBALDI
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maggio 2021
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gnuno di noi, almeno una volta e almeno fino a prima dell’arrivo della pandemia, ha messo in discussione, o comunque ha espresso dubbi o perplessità nei confronti dell’efficacia, e in alcuni casi anche dell’esistenza stessa, dell’Unione europea. «Autoritaria, autoreferenziale, non inserita nelle dinamiche che riguardano il benessere socio-economico delle persone, ma ben attenta, invece, alla stabilità del sistema finanziario, con una BCE che divide et impera».
Editoriale
di Matteo Scolari
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Indice
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 29/04/2021
Spettacoli&Eventi
Dino Lanzaretti IL MONDO IN UNA BICI
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22 4 Giorgio Vanni
In copertina GIANCARLO PERBELLINI
Viaggio nella Domus Mercatorum 12
IL CAPITANO INARRESTABILE
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Primo piano DECRETO RIAPERTURE
Mura Festival L'ARTE SI DIFFONDE IN CITTÀ
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6 Isabella Paruzzo UN GRANDE TALENTO SUL PALCO DI THE VOICE KIDS GERMANIA
Maurizio Ascione Ciccarelli L'INTERVISTA AL NUOVO PRESIDENTE AGEC
Redazione e Collaboratori
DIRETTORE RESPONSABILE: MATTEO SCOLARI - CURATORE EDITORIALE: SAMANTHA DE BORTOLI REDAZIONE: MATTEO SCOLARI, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO: SARA AVESANI, VALENTINA CERIANI, SIMONE DE LA FELD, ALICE MARTINI, MARCO MENINI, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, INGRID SOMMACAMPAGNA, TOMMASO STANIZZI, GIOVANNA TONDINI, MARCO ZANONI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE SPETTACOLI&EVENTI: DAVIDE PERETTI, SAMANTHA DE BORTOLI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE DELLO SPECIALE TURISMO: GIACOMO GOTTARDI, CAMILLA FACCINI SOCIETÀ EDITRICE: INFOVAL S.R.L. - MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK E TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE
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Fotonotizie Fotonotizie Fotonotizie Fotonotizie
∙ PANTHEON ∙
Cos'è succe 1
BUSSOLENGO, UN CAMPO DI 100MILA TULIPANI DA RACCOGLIERE
Flover ha avviato un progetto, a Bussolengo, che dà la possibilità di cogliere liberamente i fiori in un campo di oltre 100mila tulipani, a piacimento sia per varietà sia per quantità.
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GLI ESERCENTI PROTESTANO IN BRA: «FATECI APRIRE!»
Il 2 aprile gli esercenti sono scesi in Piazza Bra per lanciare un grido di allarme per la grave condizione che affligge negozianti e piccoli medi imprenditori a causa della pandemia.
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LA NOTTE PIÙ FREDDA DELL’ANNO
VACCINO A OVER 80, CONVOCAZIONI A DOMICILIO
L’8 aprile le temperature sono scese fino a -9,5°C sulle campagne veronesi, provocando un'eccezionale gelata che ha colpito campi e frutteti. È stata la notte più fredda dell’anno.
Il 10 aprile il sindaco di Verona Federico Sboarina annuncia l’impegno della polizia locale per consegnare, casa per casa, le lettere di convocazione ai cittadini over 80 per il vaccino.
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∙ PANTHEON ∙
esso ad aprile 5
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LESSINIA, I SINDACI FANNO IL BILANCIO SUL TURISMO
BACANAL DEL GNOCO, CELEBRAZIONI SPOSTATE A SETTEMBRE
Il 13 aprile, i sindaci della Lessinia si sono riuniti a Bosco Chiesanuova per un aggiornamento sul Progetto Destinazione Lessinia e sulle iniziative per mobilitare il turismo territoriale.
Il Carnevale veroense 2021 si festeggerà nella seconda metà di settembre, a causa del perdurare della situazione pandemica: a comunicarlo è il Bacanal del Gnoco, il 14 aprile.
8 ANTICORPI MONOCLONALI, VERONA PROTAGONISTA Al via da Verona un grande studio di livello nazionale sugli anticorpi monoclonali: a coordinarlo la dott.ssa Evelina Tacconelli, che ha affrontato il tema durante la conferenza di Zaia il 19 aprile.
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PASTIFICIO RANA, DONATI OLTRE 2 MILIONI DI PIATTI AI PIÙ BISOGNOSI
Grazie all’iniziativa solidale “Ravioli dolci con cioccolato” creata da Rana in collaborazione con Banco Alimentare sono state donate 267 tonnellate di pasta fresca.
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GREZZANA, INAUGURATO IL PRIMO STRALCIO DELLA NUOVA PISTA CICLABILE
Il 17 Aprile è stato inaugurato il nuovo percorso ciclopedonale che unisce Grezzana a Stallavena. Alla cerimonia erano presenti sindaci, consiglieri regionali e parlamentari del territorio.
10 IL VOLO APRE LA STAGIONE ESTIVA IN ARENA Sabato 5 giugno sarà Il Volo ad aprire la stagione 2021 dell’Arena di Verona con uno straordinario concerto-evento in onore del Maestro Ennio Morricone.
∙ IN COPERTINA ∙
«Progettare mi tiene vivo» Giancarlo Perbellini non smette mai di sorprendere. Nonostante il periodo difficile per la ristorazione, lo chef veronese avvia una nuova attività imprenditoriale rilevando un precedente locale e dando vita a Locanda Perbellini - Ai Beati che apre questo mese. Perbellini seguirà la partenza per poi passare il timone a Marco Cicchelli, 33 anni. Lo chef è Michele Bosco, di anni 28.
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ue Stelle Michelin cucite sul petto, numerosi premi nazionali e internazionali, chef riconosciuto tra i massimi rappresentanti della cucina di eccellenza in Italia e nel mondo, e ancora imprenditore proprietario di nove locali (tra poco dieci) e al contempo divulgatore culturale dell’arte culinaria e promotore di innumerevoli iniziative a carattere solidale, per il sociale. Giancarlo Perbellini è tutto questo, e forse ancora di più. Nato a Bovolone nel 1964, cresce in una famiglia storicamente legata al mondo della ristorazione e della pasticceria e da sempre dimostra una propensione per il fare. Anche in un momento particolare come quello che il settore della ristorazione sta attraversando a
di Matteo Scolari causa della pandemia, lo chefimprenditore ha deciso di affrontare di petto le difficoltà e, a distanza di un anno, dopo il mare della Sicilia, eccolo dar forma a un altro dei suoi sogni: aprire una Locanda sul Lago di Garda rilevando lo storico ristorante “Ai Beati”, che aprirà proprio questo mese. Una scelta controcorrente che fa emergere ancora una volta l’atteggiamento positivo e propositivo dello chef scaligero che ad oggi conta una galassia diversificata di nove locali: a Verona, il ristorante stellato Casa Perbellini, la Locanda Quattro Cuochi, il ristorante di pesce Al Capitan della Cittadella, la tapasseria Tapasotto, la pizzeria Du de Cope, la pasticceria X Dolce Locanda, il gastro bistrot Giancarlo Perbellini Pop Up; a Milano, la Locanda Perbellini Bistrot; in
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Sicilia, la Locanda Perbellini al Mare, sulla spiaggia di Bovo Marina, a Montallegro. Chef, prima di arrivare Ai Beati, partiamo da lei. Nasce a Bovolone negli anni d’oro del mobile, ha mai pensato di fare l’artigiano del legno? Non solo terra del mobile, anche dei biscottifici, ce n’erano quattro all’epoca. Scherzi a parte, venendo da una famiglia di pasticceri, avrei voluto fare dell’altro, in realtà mio nonno riuscì a indirizzarmi, anche se il pasticcere vero e proprio ho iniziato a farlo soltanto da poco (In realtà nel 2019 Perbellini conquista la prestigiosa World Pastry Star, consegnata dalle mani di Iginio Massari, ndr). Durante il lockdown sono passato da apprendista pasticcere a un po’ più pasticcere. Da poco sono diventato mastro gelataio, sono io stesso a farli.
∙ IN COPERTINA ∙ VISITA IL SITO DELLO CHEF
Che persona era nonno Ernesto, a cui sappiamo che era molto legato, e perché ha avuto un’influenza così forte nei suoi confronti? Era pasticcere e faceva il cuoco soltanto nelle grandi occasioni in casa, anche se aveva la passione della cucina. Era una figura carismatica, proprio per il modo in cui conduceva la sua pasticceria. Da giovanissimo, dopo alcune esperienze nei più prestigiosi ristoranti veronesi, è andato a imparare in Francia. Cosa le hanno insegnato i nostri cugini? Il metodo e il rigore, che in Italia non erano così marcati. In Francia sono i due pilastri della ristorazione. In realtà un primo grande salto per me fu il passaggio dal 12 Apostoli di Verona al San Domenico di Imola, perché in questo secondo ristorante c’era una brigata come quelle francesi. Oltralpe, poi, scoprii un mondo nuovo, fondamentale per quello che sarebbe stato poi il mio percorso. Nel 1996 la prima Stella Michelin. È un po’ come la prima medaglia importante per uno sportivo? Anche perché allora le Stelle venivano assegnate a posteriori, oggi ci sono ristoranti che aprono per ottenere la Stella. È ben diverso. Aprimmo i primi locali perché avevamo un’idea chiara di cucina e un approccio innovativo alla ristorazione. Per cui quella Stella fu la consacrazione di quell’idea. Lei, assieme ai suoi soci, ha dato vita a più locali: si sente più chef o imprenditore? Ancora chef. Vado ancora a far da mangiare e a fare le pulizie. Adesso
Lo Chef Giancarlo Perbellini al lavoro
sto programmando le pulizie Ai Beati a Garda. Non è da tutti gli chef aprire tanti locali. È nato tutto da un approccio goliardico, con l'intento però di diversificare l'offerta, garantendo qualità dalla pizzeria al ristorante di carne o pesce. L’idea di creare una locanda, ovvero un ristorante che ripercorresse la cucina italiana in chiave leggermente più moderna grazie alle nostre tecniche, ma alla portata di tutti, fu sperimentata per la prima volta in Sardegna, nel 2008. Dopo tre anni ci siamo resi conto che la formula poteva funzionare e abbiamo inaugurato ad Hong Kong e poi Milano. Qual è la prerogativa di una sua locanda? Deve esserci quella che io definisco “la memoria del gusto”. Un risotto alla milanese deve essere un risotto alla milanese, poi magari ci può essere qualcosa che lo personalizza, ma che non tradisca la sua origine. La locanda vuole essere una trattoria non banale, in cui anche
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l’emozione è alla portata di tutti. Il nuovo ristorante di Garda, ad esempio, avrà due piatti di pesce di lago; il locale in Sicilia ha l’arancina rivisitata, l’anno scorso abbiamo fatto le sarde a beccafico. In ogni posto rivalutiamo i piatti locali, ricercando prodotti genuini da agricoltori e fornitori locali che producono con un concetto di sostenibilità e difesa del loro "patrimonio". Casa Perbellini è stato il suo primo banco di prova in città, non come locanda, ma come ristorante Gourmet. Ricorda le emozioni che ha provato nel debuttare nel cuore di Verona? Lì sono diventato imprenditore. Fino al 2014 ero con la mia famiglia, con mio padre, poi mi sono staccato e ho fatto un triplo salto mortale, sono venuto via senza niente e ho aperto questo locale con un concetto tutto nuovo, all’avanguardia, ma anche rischioso. Poteva anche non piacere l’idea di togliere il muro che divideva la sala dalla cucina. Invece è stato un successo.
Casa Perbellini, gli interni e la cucina
Che significato ha l’eliminazione della parete? Abbiamo fatto capire cosa significa mangiare in un ristorante gourmet. Non tutti possono pensare che dietro un piatto ci possano essere dieci mani e cinque teste. O che un servizio di cucina sia così pieno di intensità e di manodopera. Noi facciamo una cucina espressa, ma con l’abito cucito su misura del cliente. Veniamo all’apertura di Garda. Scelta coraggiosa quella di aprire un nuovo locale adesso. Già alla fine del 2019 avevamo dei progetti nel cassetto, poi con l’inizio del 2020 e l’arrivo del Covid abbiamo deciso di fermarci e di mettere via tutto. A giugno, al Pop Up, vennero a trovarci i proprietari del ristorante Ai Beati e ci dissero che a fine anno il locale si sarebbe liberato. Inizialmente fui tentato di buttare via il biglietto da visita, ricordo che mi chiesi dove avremmo voluto andare con la situazione di emergenza ancora in corso. Cosa le ha fatto cambiare idea? Uno dei due miei due soci ha da sempre il sogno di aprire un baracchino sul lago, una sorta di food truck. Dopo vari sopralluoghi è incappato proprio ai Beati, quasi per caso, ed è rimasto fortemente colpito dalla meraviglia del luogo. È venuto
da me e mi ha convinto a tirar fuori nuovamente il biglietto. Mia moglie poi ha posto il sigillo con il suo sì. Il format sarà modello “Locanda”. Lei ha sempre dato attenzione al sociale, pensiamo al progetto Casa di Deborah con la quale collabora, e ai giovani: adesso partirà anche una serie ricette per i bambini. Perché? Perché progettare, anche per chi è meno fortunato, ci tiene vivi e ci fa pensare. Secondo perché ho bisogno di contornarmi di gente giovane. I nostri collaboratori non hanno mai più di 27 o 28 anni. Non sarebbero più plasmabili. Cerco persone propositive, che hanno l’ambizione di essere o di diventare qualcuno e di dare qualcosa. Non cerco gente che viene a lavorare, cerco uomini e donne che vogliono costruire insieme a me e ai miei soci quello che siamo. Anche a Garda la scelta è stata questa con il giovane chef veronese Michele Bosco. Qual è il piatto di cui va più fiero? Il wafer, dopo 20 anni è ancora un piatto che sembra fatto ieri, quello a cui io dedico la più grossa attenzione. Lo fa ancora la stessa persona, lo condisce la stessa persona, tira il biscotto sempre la stessa persona e se vedo qualcuno che si azzarda a metterci le mani, gli tiro le orecchie.
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Il premio o il riconoscimento più sentito? Sono due: quando ho preso la seconda Stella, mai avrei pensato di arrivarci e di andare ospite di Bruno Vespa, ma quello che conta di più è stato il premio “Chef Européen du poisson”, ricevuto in terra danese, perché allora, nel novembre del 1991, a me girava proprio male. Avevo il ristorante a Isola Rizza, ma non andava bene, non prendevo soldi e vivevo grazie allo stipendio della mia ex moglie che lavorava in banca. Andai in Danimarca a fare un concorso, fu la prima volta e vinsi il Premio speciale della giuria: una zuppiera della Royal Copenaghen e un assegno del valore di 100 mila corone danesi, 30 milioni di lire, in pratica due anni di stipendio. Quei soldi mi cambiarono la vita. Cosa ne fece? Regalai un orologio a colui che mi portò in Danimarca, Antonio Santini del Pescatore, che ogni volta che vado a mangiare da lui, ancora oggi, se lo mette, e con un prestito di ulteriori 33 milioni di lire che mi diede il mio ex suocero comprai, assieme a Gianmaria Bicego (attuale proprietario), il San Basilio alla Pergola, il mio primo ristorante vero e proprio che dopo due anni vendetti per iniziare il percorso con quell’approccio “goliardico” di cui accennavo prima.
∙ IN COPERTINA ∙
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∙ PRIMO PIANO ∙
Decreto Riaperture, ecco le nuove misure
*l'articolo riporta le misure contenute nel decreto varato in data 21/04/2021; potrebbe essere suscettibile di eventuali deroghe.
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l nuovo decreto governativo “Riaperture”, in vigore dal 26 aprile al 31 luglio, fornisce le linee guida sulla ripresa delle attività e sugli spostamenti intra ed extra regionali. Permane il coprifuoco serale alle 22 fino al 1° giugno: sarà poi rivalutato in base all’andamento epidemiologico. SCUOLA E UNIVERSITÀ Dal 26 aprile il ritorno in classe anche nelle scuole superiori; la presenza è garantita in zona rossa dal 50% al 75%, mentre in zona gialla e arancione dal 70% (e non più dal 60%) al 100%. Nelle università le lezioni si svolgono prioritariamente in presenza nelle zone gialle e arancioni, mentre nelle zone rosse è raccomandato favorire le lezioni in presenza per gli studenti del primo anno.
SPOSTAMENTI TRA REGIONI Consentiti gli spostamenti tra regioni gialle, mentre chi è munito di certificazione verde può spostarsi da una Regione all’altra anche se si tratta di zone rosse o arancioni. Può ottenere il “Green Pass”: chi ha completato il ciclo di vaccinazione
di Redazione
(dura sei mesi dal termine del ciclo prescritto); chi si è ammalato di covid ed è guarito (dura sei mesi dal certificato di guarigione); chi ha effettuato test molecolare o test rapido con esito negativo (dura 48 ore dalla data del test). VISITE Fino al 15 giugno, in zona gialla e arancione, è possibile andare a trovare amici o parenti in una abitazione privata (diversa dalla propria) in quattro persone al posto di due. CINEMA E TEATRI In relazione all’andamento epidemiologico e alle caratteristiche dei cinema, teatri, sale concerto e live club, si può autorizzare la presenza di un numero maggiore di spettatori all’aperto rispetto ai 500 previsti al massimo al chiuso e ai mille all’aperto o al 50% della capienza, nel rispetto delle indicazioni del Cts e delle linee guida. EVENTI SPORTIVI È possibile autorizzare lo svolgimento di eventi sportivi di particolare rilevanza anche prima del 1° giugno. Per tali eventi è possibile autorizzare 12
LEGGI L'APPROFONDIMENTO
la presenza di un numero maggiore di 1.000 spettatori per gli impianti all’aperto o di 500 per quelli al chiuso. PISCINE E PALESTRE Dal 1° giugno, in zona gialla, sono aperti gli stadi per gli eventi e le competizioni agonistiche per gli sport individuali e di squadra. La capienza consentita non può essere superiore al 25% di quella massima autorizzata e, comunque, con un numero massimo di 1.000 spettatori all’aperto e 500 al chiuso. Dal 15 maggio, in zona gialla, riaprono le piscine e gli stabilimenti balneari. Dal 1° giugno, in zona gialla, riaprono le palestre. PARCHI TEMATICI E CONVEGNI Dal 15 giugno, in zona gialla, è consentito lo svolgimento delle fiere. Chi arriva dall’estero deve rispettare gli obblighi della quarantena: 5 giorni se si proviene da un Paese dell’Ue, 14 giorni da un Paese extra Ue. Dal 1° luglio in zona gialla, si possono organizzare convegni e congressi. Aperte, dal 1° luglio in zona gialle, sia le terme che i parchi tematici e di divertimento. Rimangono invece chiuse le sale giochi e le postazioni nei locali pubblici.
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articolo pubbliredazionale
Valeria Bosco e Roberto Iraci Sareri
DA 75 ANNI A FIANCO DELLE IMPRESE ARTIGIANE Il 19 marzo scorso, Confartigianato Imprese Verona ha celebrato il suo 75° anniversario dalla fondazione. Un’Associazione di rappresentanza del mondo artigiano e della micro, piccola e media impresa scaligeri. «Un tempo la chiamavamo Unione Provinciale Artigiani e di strada, in questi oltre sette decenni, ne abbiamo fatta molta». Parole del presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri che, in occasione del 75° anniversario dalla fondazione, ribadisce l’importanza e il valore dell’associazione di categoria che anche nella nostra città vanta una storia importante. Presidente, come arrivate a questo appuntamento storico per l’Associazione? In questi decenni siamo cresciuti, siamo cambiati e ci siamo evoluti assieme ai diversi sviluppi che hanno caratterizzato il lavoro artigiano, la sua gestione e tutela, l’economia globale e la società. Lo abbiamo fatto mantenendo intatti lo spirito e i valori che animarono il gruppo di uomini coraggiosi che, il 19 marzo 1946, ai piedi di un’Italia e di una Verona in macerie decisero di ripartire, di ricostruire, di aiutarsi tra loro e di aiutare gli altri. Oggi, vogliamo fare in modo che gli “eroi” delle imprese veronesi continuino a credere
in noi e possano trovare nella nostra Associazione il supporto necessario ed una risposta ad ogni loro esigenza, nonostante le difficoltà. Come sta l’artigianato veronese, dopo 75 anni nei quali lo avete osservato e supportato da vicino? Se questa domanda mi fosse stata rivolta un anno e mezzo fa, probabilmente avrei risposto che nonostante tutto sta bene, anche se quotidianamente impegnato a farsi strada in un Paese che, pur avendo un universo imprenditoriale composto per il 99% da micro, piccole e medie imprese, da sempre le relega in secondo piano, concentrandosi su politiche molto più attente alle grandi aziende.
il 32% delle aziende di piccola e media dimensione è a rischio. Nel 2020 il valore della produzione delle nostre aziende di manifattura e servizi è crollato dell’11%. Cosa significa, per un’associazione di categoria, confrontarsi con imprenditori preoccupati, non certo per colpa loro? Fin dal febbraio dello scorso anno anche noi abbiamo dovuto rivedere il nostro modo di operare, aumentando il lavoro e l’impegno, adattandolo alla digitalizzazione obbligata per raggiungere comunque gli associati e gli utenti dei nostri servizi.
E oggi come risponde?
Cosa ne pensa dei cosiddetti “ristori” per quanto riguarda la loro efficacia per aiutare le imprese in difficoltà?
Con l’esplosione della pandemia, tutto è cambiato: l’impreparazione, non solo italiana, ma mondiale, di fronte ad un evento di questo tipo, ha generato risposte inadeguate, che stanno creando profonde ferite nel tessuto economico e sociale. Solo per guardare al nostro mondo,
Si potrebbe discutere a lungo sulla validità della “risposta” alla crisi economica che i governi, sia l’attuale sia il precedente, sembra considerino l’unica valida. La realtà è che vanno pensate altre strade per il futuro prossimo, come decontribuzioni, detassazioni, taglio del costo
Da sinistra, in piedi: Elena Favero, Paride Geroli, Gianni Peruzzi, Pierluigi Zanini (Vicepresidente), Roberto Iraci Sareri (Presidente), Giandomenico Franchini (Vicepresidente Vicario), Luca Comini, Pietro Paolo Fattori. Da sinistra, seduti: Tommaso Tedesco; Giampietro Mozzo, Illio Bertolini, Giorgia Speri
del lavoro e altre soluzioni fiscali che non siano solo ed esclusivamente indennizzi insufficienti. Tra l’altro con i cosiddetti “ristori” e con bonus a pioggia, su qualsiasi cosa, è stato aumentato in maniera preoccupante il debito pubblico, e prima o poi, per tamponare quell’emorragia, temiamo che i soldi ci verranno richiesti indietro in un modo o nell’altro. Quali sono le sfide all’orizzonte? La vera sfida ci attenderà quanto tutto sarà finito: sarà allora che conterà davvero l’unione e la voce unica e forte che arrivi là dove il singolo non può arrivare. Qual è il suo messaggio per il futuro? Molto non ha funzionato e non sta funzionando nella risposta alla pandemia: la chiusura non può essere l’unica risposta, a più di un anno di distanza. Il Covid non è più un turista del mondo, ma un residente, con il quale non possiamo pensare di convivere isolandoci ancora a lungo. Al momento la via d’uscita pare essere il vaccino, quindi, si proceda rapidamente e in modo massiccio: fatto quello e messa in sicurezza la popolazione, ci auguriamo almeno entro la fine di quest’anno, si possa inver-
tire la tendenza dell’economia, ricominciando a vivere e a lavorare tutti. Via Selenia, 16 - 37135 Verona Tel. +39 0459211555 info@confartigianato.verona.it www.confartigianato.verona.it
I SERVIZI PER GLI IMPRENDITORI «La nostra struttura può rispondere tutti i bisogni di servizio delle imprese. – spiega Valeria Bosco, Segretario di Confartigianato Imprese Verona e Direttore di UPA Servizi – Siamo accanto all’imprenditore e alla sua azienda in tutte le fasi dell’attività. Non c’è ambito nella gestione e nella vita di un’azienda nel quale non possiamo mettere a disposizione la nostra competenza, professionalità ed attenzione». UPA Servizi Srl è la società che Confartigianato Verona ha costituito nel febbraio del 1996 per la consulenza in materia fiscale, contabile, gestionale, e per la sicurezza, l’ambiente, il credito, la promozione, il marketing, la fornitura di energia elettrica e gas, e ancora la gestione del personale, le tematiche contrattuali e di lavoro, il patronato, la certificazione qualità, formazione per titolari e dipendenti, la privacy, i servizi Ebav, assicurativi, legali e quant’altro possa interessare la gestione, le opportunità, i rapporti commerciali e lo sviluppo di tutte le imprese artigiane di qualsiasi settore, categoria e mestiere. «Negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione marcata dei servizi dedicati alle persone, – conclude Valeria Bosco – che si affiancano a quelli che sono a disposizione delle imprese. Questo perché i nostri artigiani sono loro stessi prima di tutto cittadini, ed hanno al loro fianco le famiglie e i collaboratori. L’attività, dunque, è stata integrata con una serie di servizi rivolti a tutti, lavoratori e lavoratrici, pensionati, cittadini comuni, al di là della loro adesione o meno all’Associazione».
∙ PANTHEON∙
E adesso si pedala! di lessandro Bonfante
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enomeno in crescita negli ultimi anni, il cicloturismo con la pandemia ha fatto un ulteriore salto in avanti. Nell’epoca della lotta al cambiamento climatico, il mezzo ecologico per eccellenza garantisce inoltre il distanziamento necessario nella congiuntura pandemica. «Un potenziale enorme, quello della mobilità in bicicletta, che avrà un ruolo fondamentale nell’immediato futuro e che può avere un effetto volano sul settore ciclo-viaggi dalle straordinarie potenzialità, in considerazione del contesto paesaggistico e culturale italiano». Questa la panoramica disegnata dal rapporto sul cicloturismo in Italia pubblicato da Isnart-Unioncamere e Legambiente un anno fa. Il territorio veneto e veronese hanno già infrastrutture e progetti di buon livello, ma le opportunità da cogliere e le innovazioni da sviluppare sono ancora molte. UN PO’ DI NUMERI Secondo il rapporto citato, sono stati 20,6 milioni i pernottamenti di cicloturisti italiani nel 2019, cui si aggiungono i 34,1 degli stranieri,
VeOs La Verona-Ostiglia nelle parole del sindaco di Vigasio Eddi Tosi e del vicesindaco di Isola della Scala Michele Gruppo
per una spesa totale di circa 4,7 miliardi di euro. Fra gli italiani i veneti erano i primi in classifica, fra gli stranieri dominano tedeschi e austriaci. L’aggiornamento dello studio di novembre 2020 mostra equilibri in parte cambiati nell’anno della pandemia, con i veneti superati da lombardi, piemontesi ed emiliani, ma la nostra regione si conferma fra le mete principali dopo il Trentino-Alto Adige. DA CAPO NORD A MALTA (PASSANDO PER VERONA) Inaugurato lo scorso 13 aprile un tratto mancante in terra emiliana della “Ciclovia del Sole”: ora Verona e Bologna sono collegate da un percorso ciclabile sicuro
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e segnalato. La tratta fa parte di “EuroVelo 7”, che unisce l’Europa dalla Norvegia a Malta. Già note la ciclabile del Biffis, per raggiungere il lago da Verona, e la ciclovia del Mincio da Peschiera a Mantova. Poi giù, nel cuore della pianura Padana verso Bologna, sfruttando i percorsi inaugurati sull’ex tracciato della ferrovia Verona-Bologna. FIUMI, LAGHI, RISORGIVE In terra veronese si attende il completamento dell’anello del Garda, già avanzato sulla sponda occidentale. Il percorso delle Risorgive collega invece Mincio e Adige a sud della città. Comincia a diventare concreta inoltre la VeOs, Verona-Ostiglia, progetto che
∙ PANTHEON ∙
coinvolge una decina di comuni «interessati alla mobilità sostenibile, ma anche a condividere i valori del territorio, come le fiere di Isola della Scala, Vigasio e Nogara» dice Eddi Tosi, sindaco di Vigasio, capofila del progetto. L’ATTENZIONE DELLE AMMINISTRAZIONI A metà aprile è stato inaugurato il primo stralcio del collegamento fra Grezzana e Stallavena, mentre il comune di Sommacampagna lanciava il bando per rendere Villa Venier un “faro del cicloturismo”.
Nei piani degli enti locali si fanno sempre più spazio percorsi ciclopedonali che, oltre il tempo libero, garantiscano la sicurezza di chi preferisce la mobilità dolce. «Vogliamo contribuire in modo concreto a ridurre il rischio di incidenti sulle strade del Veneto» ha detto a Grezzana la vicepresidente della Regione Elisa De Berti. Tornando alla VeOs, aggiunge Eddi Tosi: «Il Covid ha già cambiato il futuro. Penso che l’aria aperta e gli spazi ampi possano davvero essere una cura per tutti noi». Non ci resta che pedalare.
Un vero e proprio volano Il Trentino-Alto Adige da solo intercetta il 30% del flusso cicloturistico nazionale. Qui per 1 chilometro di ciclabile:
Percorso ciclabile lungo il Mincio
- costi di costruzione da 30 a 170mila euro, - costi di manutenzione da 2 a 6mila euro annui, - spesa turistica media attivata di 338mila euro annui.
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∙ PANTHEON ∙
Verona da "toccare con mano" di Camilla Faccini
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isitare Verona per vie non ordinarie, inclusive, esperienziali. È questa la volontà del progetto “Verona for all”, una nuova forma di promozione turistica ideata dalla Camera di Commercio e dal Comune di Verona per ottenere i finanziamenti messi in palio dalla compagnia aerea Volotea per la realizzazione di progetti di valorizzazione territoriale. Territorio che sarà avvalorato pensando a famiglie e bambini ma soprattutto a ipovedenti o non vedenti. Se il progetto risulterà vincitore dei fondi, infatti, saranno realizzati modelli in 3 dimensioni dei principali monumenti e siti di interesse culturale e paesaggistico della provincia di Verona. Un territorio da visitare non più solo CONCORSO VOLOTEA, LINK PER VOTARE
con gli occhi, ma anche con le mani, lasciandosi guidare dal senso del tatto. Saranno quindici i modelli 3D realizzati grazie a DiCaAr, il dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura dell’Università di Pavia, attraverso rilievi laser, scanner e post produzioni. Dal lago di Garda alla Valpolicella, dal centro città all’est veronese, dalle montagne della Lessinia a piccole perle della Bassa Veronese, inglobando i monumenti storici e naturalistici più significativi. Basti pensare al castello di Torri del Benaco e la sua Limonaia, il castello di Soave, La Spluga della Preta della Lessinia. E ancora Porta Nuova, il Balcone di Giulietta, Pieve di San Giovanni Battista in Campagna a Bovolone o il baito e la giassara della Lessinia. Gioielli collegati in
un unico itinerario che diventa occasione di rilancio turistico, sia di prossimità che estero. Un progetto di inclusione sociale che ha raccolto anche il sostegno del cantante Andrea Bocelli, il quale ha lanciato un appello per sostenere l’iniziativa, appoggiando con convinzione “la necessità di simili musei diffusi, in grado di ampliare la fruizione e l’approfondimento dell’arte attraverso esperienze tattili ed allestimenti tecnologicamente avanzati”. All’appello di Bocelli si è unito anche il presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, Mario Barbuto, che ha sottolineato l’importanza del progetto. Un beneficio che esula dal bisogno del singolo per arricchire la collettività, che guadagnerebbe una chiave di accesso in più all’arte nelle sue diverse forme. *A pagina 13 di Pantheon Spettacoli & Eventi anche l'approfondimento sulla Biblioteca Capitolare per Volotea.
LEGGI L'APPROFONDIMENTO
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∙ STORIE DI PERSONE ∙
Le imprese
2021
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SFOGLIALO QUI
Persone e imprese che fanno grande Verona 19
∙ STORIE DI PERSONE ∙
Maurizio Ascione nuovo presidente
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di Sara vesani
a poco più di un mese, il sindaco di Verona, Federico Sboarina ha nominato i componenti del nuovo consiglio di amministrazione della municipalizzata Agec e l'incarico di nuovo presidente è andato a Maurizio Ascione Ciccarelli, quarantun anni, avvocato dal 2006. Da vicepresidente a presidente: quali saranno le sue priorità? Mi permetta una veloce premessa: l’Agec è la public utility di Verona e in questo particolare momento rappresenta un elemento fondamentale della “rete di protezione” che – letteralmente dalla culla alla tomba, come recitano i teorici del welfare state – aiuta la nostra Comunità in questa pandemia. È una responsabilità che tutti i 524 collaboratori, l’intero Cda e il sottoscritto sentono profondamente. La priorità è rendere Agec sempre più adeguata alle grandi sfide che l’attendono sulla base di tre parole d’ordine molto chiare: sicurezza, sociale, sostenibilità.
Maurizio Ascione Ciccarelli
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∙ STORIE DI PERSONE ∙
Ciccarelli è il Agec Verona Il suo mandato sarà in continuità con il suo predecessore o cambierà qualcosa? La genesi stessa di questo CDA e di questa presidenza indicano chiaramente la volontà di un cambio profondo col passato. Dell’azionista e nostra. Agec deve ritrovare la pace interna – è fondamentale che raggiungiamo coi collaboratori una serenità vera nelle relazioni sindacali dato che senza i nostri dipendenti non possiamo fornire alcun servizio – e deve diventare sempre più efficiente: dalle nostre mani passano servizi delicati ed essenziali, dobbiamo rappresentare il meglio di quanto può offrire il settore pubblico. E in questo, so di contare sull’appoggio di tutta l’Agec. Di cosa ha bisogno Agec adesso? Tema fondamentale sarà sviluppare il ruolo “sociale” di Agec collaborando ancora di più con la nostra comunità per offrire soluzioni ai problemi odierni. E poi c’è bisogno di una accelerazione sul tema della sostenibilità ambientale. Dobbiamo cogliere il momento del super-bonus al 110% previsto dal governo nazionale per adeguare gli edifici alle sfide dell’agenda 2030.
Nonostante le difficoltà sembra che Agec voglia guardare avanti, su cosa punterà? Noi ci impegniamo a migliorare sempre di più la qualità dei nostri servizi che incidono sulla vita reale dei veronesi. Gestiamo la salute, l’alimentazione delle nuove generazioni, la qualità della vita quotidiana nei nostri alloggi, la cura e l’attenzione nei servizi cimiteriali dove dobbiamo coniugare problematiche delicate con una sensibilità doverosa e reale. La prova fornita dai nostri collaboratori in questa pandemia così straziante è stata, me lo lasci dire, eccezionale, di altissima professionalità. Una garanzia, sempre, nonostante il peso psicologico che hanno dovuto sopportare. Qual è la sua posizione in merito al degrado delle case Agec in via Marin Faliero? Non c’è altra via che non sia “legge e ordine”. Non possiamo più tollerare spaccio, occupazioni abusive, vandalismi: dobbiamo garantire la sicurezza alle tante famiglie perbene che ospitiamo nei nostri alloggi. Ad ogni buon conto, si tratta del patrimonio dei veronesi, frutto delle tasse pagate dai veronesi: abbiamo il dovere di preservarlo.
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Agec è a garanzia dei più deboli e così deve rimanere anche se serve un segnale di rinnovamento. La sua nomina va in questa direzione? Il mandato che il sindaco ha dato al nuovo CDA è chiaro: ci ha chiesto un cambio di passo perché la situazione sociale della città è fortemente peggiorata con la pandemia. Oltre alle fasce deboli del passato ci sono oggi molte famiglie del ceto medio che si sono ritrovate, dall’oggi al domani, senza il lavoro, senza la propria attività professionale, con forti dubbi sul proprio futuro. Dobbiamo essere pronti a dare le risposte adeguate. E questo vale, ovviamente anche per gli atti vandalici o per l’allarme – fortunatamente inesistente – sulla qualità dell’acqua potabile nei nostri immobili. Ma l’Agec c’è, sta facendo e farà la sua parte.
∙ STORIE DI PERSONE ∙
Dino Lanzaretti, il mondo su una bicicletta
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iù di 78 mila chilometri alle spalle e 67 confini nazionali varcati in sella alla sua compagna di vita: la bicicletta. Due numeri che forse permettono di inquadrare la storia incredibile di Dino Lanzaretti, di professione viaggiatore. Dino è nato e cresciuto a Schio, in quell’alto vicentino circondato dalla magnificenza della natura e delle montagne venete: «La mia casa, ufficio e rimessa è qui in una valle sotto le Piccole Dolomiti. Non ho il gas, taglio la legna, consumo cibo del mio orto. Vivo a impatto zero: quando sei abituato a viaggiare con tenda e fornelletto, è lo stile di vita più naturale». Già alpinista di ottimo livello, un giorno riceve in regalo dal gestore del rifugio in cui lavora una bicicletta. «Con quella bici sono volato in Thailandia e ho cominciato a viaggiare con quattro borse legate, due ciabatte, dei libri, un pareo e un’amaca. E da lì ho capito che sarebbe stato l’amore della mia vita». Dino al primo chilometro ha una rivelazione: la bicicletta stravolge il modo in cui viaggi e il rapporto che riesci a instaurare con le nuove culture in cui ti immergi. «È l’onore del sudore - mi racconta convinto - Quando entri in un villaggio sporco, stanco, affamato, bruciato
di Simone De La Feld vivo dal sole, e la gente vede che sei arrivato spingendo la tua bicicletta sulle salite, sei accolto in un modo completamente differente». Da quel primo viaggio in Thailandia non ha più smesso, anzi, ogni volta ha aumentato le distanze e le difficoltà degli itinerari. L’America Latina dal Venezuela fino in Patagonia, il Messico e gli Stati Uniti, l’attraversata da nord a sud dell’Africa, i viaggi in Asia Centrale lungo la via della Seta, passando per il Tibet fino all’Estremo Oriente cinese. «Se vuoi fare dei viaggi che non ha mai fatto nessuno, devi contare su una buona salute fisica, ma fa tutto la preparazione mentale. È fondamentale leggere libri di altri viaggiatori, confrontarti con loro, cercare su internet. Devi essere contaminato. Se vuoi attraversare l’Africa, devi sapere cosa fare con un elefante adulto o con uno scorpione che ti salta nella tenda. Se sei in Tibet, devi sapere come si comporteranno le autorità cinesi con i turisti. Studia le religioni, leggi il Corano, dai una sbirciata ai Veda. Bisogna spogliarsi delle proprie certezze e aspettative perché tutto quello che sarà è imprevedibile». Nel 2017 Dino si mette in testa di attraversare la Siberia nel momento più gelido dell’anno, con le temperature che scendono sotto i -60 gradi. Un viaggio che è
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un po’ un turning-point, perché con quest’impresa il suo nome entra di diritto nei radar di tutti gli appassionati del cicloturismo e delle spedizioni estreme. «Se sei il primo al mondo ad attraversare la Siberia in pieno inverno, le persone iniziano a ricordare chi sei. Da lì ho potuto trasformare questo stile di vita in un lavoro». Nasce la Dino Lanzaretti, agenzia viaggi per chi mangia pane e bicicletta: «Porto le persone dove mi sono emozionato anche io. Nel modo più naturale possibile: tenda, sacco a pelo, fornelletto, bicicletta e andiamo nella natura. In Patagonia, nel Pamir, nelle foreste del Laos: posso assicurare che molte persone provano un sussulto nell’animo. Sono viaggi che ti possono cambiare la vita». Dino è un uomo che ti può raccontare il mondo con l’onestà e l’entusiasmo di chi l’ha visto. Ci fermiamo a parlare di tante cose, di politica, di turismo, di economia. È sicuro che in futuro ci saranno sempre più persone che andranno in bici e che tanti Paesi svilupperanno questa fascia turistica in maniera esponenziale. Perché chi viaggia in bicicletta «vive di relazioni, vive di cultura. Sembriamo dei poveracci, ma siamo gli imperatori del mondo. Perché è tutto nostro. Perché la nostra vita è racchiusa su quattro borse di una bici. È questa la grande libertà che ho imparato».
∙ STORIE DI PERSONE ∙
Toscana, Italy
Paine Torres del
Salar De Uyuni
Salar De Uyuni - Bolivia 23
articolo pubbliredazionale
LUCENSE 1923
LA NUOVA COMMUNITY ENERGETICA DEI CITTADINI VERONESI Iniziata la campagna di sottoscrizione per il 2021. I nuovi soci potranno comprare quote della centrale idroelettrica di Montorio Veronese investendo nelle energie rinnovabili Risale al 30 giugno del 1923 l’atto di fondazione della Società Idroelettrica “La Lucense”, quando davanti al notaio Francesco De Besi comparvero 26 cittadini di Lugo di Grezzana, piccolo comune in provincia di Verona. Volevano promuovere un progetto che utilizzasse le acque che scendevano dal Monte Tesoro per produrre energia elettrica e distribuirla tra i consumatori del paese e dei dintorni. Nel 2016, 93 anni dopo, nasce Lucense 1923, che dalla storica centrale idroelettrica di Lugo riprende il nome per portarne avanti i valori di sviluppo e benessere economico condiviso. La centrale idroelettrica Lucense 1923 (il cui nome giuridico è Pollux Srl) si tro-
va a Montorio e sfrutta il salto d’acqua del torrente Fibbio. «Questa centrale - racconta il presidente Germano Zanini che produce energia idroelettrica nel rispetto dell’ambiente è, come ci piace definirla, la centrale dei veronesi: si basa infatti su un capitale diffuso e i diversi soci possono autoprodurre l’energia necessaria per i loro consumi». Il progetto Lucense 1923 è uno dei progetti di riqualificazione territoriale sui quali opera FINVAL (Fi-
nanziaria della Valpantena e Lessinia), sensibilizzando cittadini, imprese e associazioni territoriali. FINVAL Spa detiene oggi una partecipazione dell’85% nella società Pollux Srl mentre il capitale residuo è in mano ai 18 soci sottoscrittori. «Le quote di Lucense sono
in vendita - racconta Zanini e tutti i cittadini veronesi possono diventare parte di questo progetto».. Diverse le possibilità riservate ai nuovi soci: sarà infatti possibile acquistare sia quote denominate “lampade” per coprire l’intero fabbisogno energetico o delle quote più piccole, denominate “lampadine” o “candele”, per fare un ottimo investimento finanziario e partecipare ad una iniziativa di valorizzazione del territorio. Tutti i nuovi sottoscrittori, diventando soci della società, godranno di importanti vantaggi. Oltre alla salvaguardia ambientale e del territorio, ogni socio godrà, fino al 2035,
di un importante contributo statale per ogni KWh prodotto. Ogni anno inoltre, in primavera, i soci, in base all’andamento della produzione, riceveranno un riconoscimento in denaro per remunerare il proprio investimento e abbattere parzialmente o totalmente il costo della bolletta. Una realtà ambiziosa che nel 2021 mira a fare un grande salto di qualità, investendo sull’elettrico e sull’istruzio-
ne. «Ci piacerebbe che parte dell’energia prodotta fosse dedicata ad una colonnina elettrica ad uso dei soci e vorremmo che diventasse sempre più un polo per le scuole: ogni anno sono numerose le classi del territorio che vengono a vedere come si produce l’energia elettrica ed è per noi un orgoglio essere artefici di tutto questo e insegnare alle giovani generazioni la cultura dell’energia rinnovabile e del rispetto dell’ambiente».
LA CENTRALE La piccola centrale idroelettrica Lucense 1923 si trova a Montorio ed è un edificio del ‘900 che produce energia elettrica sfruttando il salto d’acqua del torrente Fibbio. La centrale, in uso per decenni, è stata abbandonata nel 1985. Successivamente, dopo 30 anni di incuria, è stata riqualificata e inaugurata nel settembre 2016 grazie all’intervento progettuale di FINVAL, ricominciando a produrre energia pulita.
Contatti:
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∙ STORIE DI PERSONE ∙
Vi racconto o la mia Veron
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di Giorgia Preti
er chi non è veronese, autoctono, l’immenso panorama delle tradizioni e della cultura scaligera è difficile da comprendere. Ricordando i miei primi anni a Verona, non posso non pensare a quanto strane suonassero alle mie orecchie le parole “Bacanal del Gnoco” oppure “Tocatì”. Ora, sì, conosco bene anche io questi due immancabili momenti di festa, ma le tradizioni veronesi sono tante, tante altre e non esiste un manuale per impararle tutte. O meglio: un manuale no, ma un sito internet sì. Si tratta de “La Rena Domila”, un enorme contenitore di cultura, aneddoti, poesie, foto, dizionari, proverbi, corsi di dialetto, ricette, completamente dedicato a Verona (e scritto in dialetto veronese). A creare questo sito ci ha pensato Andrea Toffaletti: veronese «d.o.v. (di origine veronese)», informatico con un passato da grafico e da salumiere ma con l’animo da poeta e letterato che, nel 1999, ha deciso di dare vita a una pagina web per raccontare la storia e le tradizioni della città e riscattarla: «Quando vedevo in televisione che succedeva qualcosa veniva data colpa a qualche
frangia di veronesi di estrema destra e quindi la gente si chiedeva: ma sono tutti così i veronesi? E per dimostrare che non siamo così ho tirato fuori tutta la storia della città» ci ha raccontato Andrea.
Il nome vero e proprio del sito, però, è arrivato nell’anno successivo: «Ho chiuso il sito a fine 1999 e l’ho riaperto a gennaio del 2000 ed è da dove sono partito. “La rena” sta a indicare l’anfiteatro romano, come lo chiamiamo in dialetto veronese, mentre “domila” è l’anno di nascita (in realtà, è anche un po’ per prendere per i fondelli certi settimanali, ride, ndr)». A tenere aggiornato il collettaneo di contenuti sul sito è, da sempre, lo stesso Andrea, che si fa carico di gran parte del lavoro per amore dei suoi lettori: «Inizialmente ero da solo. Mio fratello ha sempre fatto le foto (ad esempio abbiamo circa 30mila foto della Lessinia in tutte le stagioni). Nel tempo siamo arrivati anche ad avere circa 20 collaboratori sparsi in tutto il mondo. Adesso, saltuariamente, dalla Spagna, da Londra e dal Brasile alcuni veronesi o veneti mandano qualche articolo, curiosità. Tanto che l’anno scorso il 51% dei visitatori del sito veniva proprio dall’estero» ci spiega Andrea. Ma tenere in piedi un sito di quelle dimensioni non è semplice: «Ogni anno dico sempre: chi me lo fa fare? (ride, ndr) Però
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alla fine, quando arrivano le mail da parte dei veronesi all’estero, che mi chiedono di tenere duro, sento che devo tenere alta la bandiera. È un’avventura che va avanti». E l’avventura, da piccolo sito amatoriale si è trasformato in qualcosa di inaspettato: «Dal 2006 mi sono ritrovato, senza saperlo, sul sito del MIBACT, che ha segnalato “La Rena Domila” come sito di promozione culturale, nella categoria Beni immateriali della tradizione e del folklore» ci dice orgoglioso Andrea, che tra un libro di poesie e l’altro («il prossimo mese esce il mio quinto libro di poesie dedicate alla Lessinia», ci confessa), sta anche organizzando un appuntamento imperdibile che vede sfidarsi i veronesi più agguerriti: il “23^ Canpionato del mondo de le Tradissioni Veronesi”. Il “Canpionato”
∙ STORIE DI PERSONE ∙
online na
IL SITO DE LA RENA DOMILA
Andrea Toffaletti
prevede «diverse squadre composte da una a sei persone (a volte ci sono intere famiglie che si iscrivono). Il gioco prevede tre turni da sei domande l’uno divise in 10 categorie tra cui: storia, tradizione, cultura, cruciverba, anagrammi, parole in disuso, foto vecchie, dipinti. Al momento sono iscritte 13 squadre, di cui tre dall’estero» spiega Andrea. Ma quindi, in conclusione, cosa serve per essere un “vero veronese d.o.v.”?: «Devi essere un “veronese tuto mato”, cioè quello che fa il matto per allegria e divertimento, ma che se hai bisogno di una mano si fa in mille pezzi. E poi…serve amare questa città».
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USUFRUTTO, IL NOTAIO VI PUÒ AIUTARE A SAPERNE DI PIÙ
Avete mai sentito parlare di vendita con riserva di usufrutto? Il caso tipico è quello di un venditore, magari anziano, che per procurarsi una certa disponibilità economica, vende la nuda proprietà dell'abitazione, conservando però la disponibilità dell'immobile. Caratteristica essenziale del diritto di usufrutto, che è un diritto reale disciplinato dagli articoli 978 e seguenti del c.c., è la temporaneità in quanto non può eccedere la vita della persona e permette al beneficiario di godere dell'abitazione; egli è certo di restare nell'immobile nel quale ha vissuto e che abiterà fino alla morte. Il prezzo della nuda proprietà è ovviamente inferiore al prezzo della piena proprietà perché il nudo proprietario entrerà in possesso dell'immobile solo dopo la morte dell'usufruttuario. Il valore dell'usufrutto è proporzionato
all'età del beneficiario. Più l'usufruttuario è giovane, più il valore dell'usufrutto è elevato in quanto l'aspettativa di vita è maggiore. Viceversa nel caso in cui l'usufruttuario sia anziano, il valore è minore in quanto l'aspettativa di vita è inferiore. L'usufrutto può costituire una fonte di reddito qualora il bene venga affittato; resta però a carico dell'usufruttuario il pagamento delle imposte sia in sede Irpef sia ai fini dell'Imu. L'usufrutto può riguardare anche beni mobili (per esempio il mobilio di un appartamento, ma anche, come osserva la dottrina, crediti o titoli di credito). Il notaio è a disposizione per chiarire ogni dubbio su questa tematica che si presenta in modo articolato. Ci si può rivolgere allo Studio per ricevere ulteriori informazioni relative alla vendita dell'usufrutto o alla sua costituzione, ma anche per conoscere la possibilità di accedere alla cosid-
detta “riserva di usufrutto”, che costituisce spesso una valida risposta all'esigenza di assegnare ancora in vita i beni ai futuri eredi e conservare nello stesso tempo il controllo sul bene. O ancora conoscere i “diritti minori” oppure approfondire la conoscenza delle regole per l’affitto o l’usufrutto di un fondo rustico, regolato dalla legge 2003/1982 e che si differenzia in alcuni punti rispetto all’usufrutto delle abitazioni.
Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it
∙ STORIE ∙ LOREM DI PERSONE IPSUM ∙∙
Teatro sì, teatro no. Il dilemma della nostra società, riportato in auge dalla pandemia. di Giovanna Tondini
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l 27 marzo, giornata mondiale del teatro, era stata fissata la riapertura dei teatri, ma sono rimasti chiusi: le linee guida per la ripresa delle attività nei luoghi di cultura sono arrivate un mese più tardi, il 26 aprile, con la possibilità di ricominciare, all’aperto, per musei, teatri, cinema e spettacoli, mentre al chiuso con capienza limitata e protocolli anti-contagio. Eppure, queste misure sono le stesse che erano state adottate nella breve parentesi estiva del 2020 e che permettevano la fruizione degli spettacoli dal vivo in totale sicurezza. E invece fu predisposto di nuovo il blocco. Si sono fatti e disfatti programmi, come una matassa, ma senza un disegno chiaro dell’abito da tessere e poi da indossare. Eppure “la vita è il tessuto che emerge dal
nostro viaggio in un mare di cose e persone: l’intreccio è la nostra stessa esistenza” (A. D’Avenia). Ci si domanda allora il perché di quella restrizione, che ai più appare illogica, senza senso. Forse c’è una logica che ci sfugge? Forse è la logica che ormai da tempo detta una tendenza che sembra inesorabile: la trasformazione, quanto mai forzata, della cultura in intrattenimento. E se ancora una “cultura” resiste a questo cambiamento, essa viene, o vuole essere, confusa, travisata, intesa come puro e semplice intrattenimento. Si assiste a un appiattimento, dove la cultura cerca invece la profondità di campo. Visione, che lascia spazio a un respiro di futuro. «Spaventa molto come sta venendo a mancare l’idea di
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Marco Caselli Nirmal - Pinocchio
futuro, di creare e immaginare. Non siamo qui per guardare a 30 cm, dentro lo schermo, ma per guardare lontano. Altrimenti ci spegniamo». Parole ferme, puntuali, quelle di Enrico Castellani, regista e attore di Babilonia Teatri, compagnia teatrale veronese, avanguardia del teatro contemporaneo nazionale e internazionale. «Quello che dovremmo vivere sarà molto più pesante di quello che abbiamo vissuto. A livello sociale, passioni e idee per il futuro stanno venendo a mancare», continua Castellani. Situazione drammatica. «Se è evidente la situazione pandemica, quello che emerge ancora più chiaramente è che fattore economico compete con quello scientifico, mentre il fattore culturale no. È indubbio che tutti
∙ STORIE DI PERSONE ∙ dobbiamo mangiare, ma non è l’apertura di un centro commerciale che ci salva, bensì l’apertura a una socialità senza la quale smettiamo di essere umani». In questa attesa estenuante di provvedimenti a favore della cultura, non sono mancate le esperienze di teatro on-line, o di teatro in televisione. Adattamenti necessari, ma per molti non scontati. «Per alcuni spostare sul web era una tappa di una ricerca personale, per altri è stato un palliativo». Gli stessi Babilonia Teatri hanno lavorato alla messa in scena di uno dei loro ultimi spettacoli, Romeo e Giulietta, per Rai 5. Si è
trattato della creazione di qualcosa di nuovo, di diverso. «Un lavoro molto accurato, che ha richiesto, e trovato, un dialogo proficuo con il regista e con tutta la troupe, per convertire il linguaggio teatrale in linguaggio televisivo, rimanendo fedeli alla produzione originale». Tutto quindi è possibile, ma oggi sembra ci sia proprio l’intenzione di mettere da parte una forza propulsiva che contrasta la tendenza dominante. «In questo periodo è arrivato molto forte quanto abbiamo bisogno di non essere monadi, ognuno per sé, ma di
Sara Castiglioni - The end
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essere in relazione con persone e territorio in cui viviamo. Se ognuno è solo e per se stesso, se tutto arriva a casa e il tuo sogno è vivere in una repubblica fondata sul confort, finisci per essere privato del vivere. Implodi e ti imputridisci». E continua: «Il teatro, invece, per sua natura presuppone lo scambio con una comunità con cui interloquire». Il teatro è necessario dunque per ripartire. Non è una categoria da favorire, ma un aspetto fondante il nostro essere umani, tridimensionali, profondi, e quindi vivi.
∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙
Il fior fiore dei Monti Lessini di Marco Menini Dai primi insediamenti stabili alle attività di disboscamento dei cimbri, fino alle più recenti attività di zootecnia. I comportamenti dell'uomo hanno influenzato, e influenzano ancora oggi, la composizione floristica dei prati e dei pascoli delle nostre montagne, che rimangono tuttavia un patrimonio di straordinaria bellezza. Ne abbiamo parlato con il dott. Giuliano Lazzarin, tecnico forestale e appassionato di botanica, che ci svela dove e quando andare, per ammirare le più belle fioriture nei Monti Lessini.
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o sciogliersi della neve lascia alle sue spalle un’estesa fioritura di specie bulbose nei pascoli di tutta l’Alta Lessinia. A maggio sbocciano le genziane e le primule, ma le vere perle sembrano nascondersi, come se volessero stare distanti dalle praterie più accessibili. E così, come una rincorsa di una cosa sull'altra, anche le specie di maggiore interesse scientifico sembrano destinate a essere relegate alle zone meno accessibili, come spinte dall'avanzare di forze maggiori. Pare quindi, come già detto, che le zone più interessanti dal punto di vista floristico, siano quelle meno soggette al disturbo antropico, dove gli equilibri naturali sono ben consolidati. «Attività come lo sversamento nei pascoli dei reflui animali, praticato massivamente fino a prima dell’istituzione del Parco, spiega il dott. Lazzarin – hanno avuto una forte incidenza nel modificare le
caratteristiche chimiche dei suoli». L'elevato arricchimento di composti azotati presenti nei liquami, infatti, «ha determinato una evidente selezione tra le specie erbacee avvantaggiando le nitrofile (ortica, veratro, seneci) a scapito di quelle che non tollerano elevati contenuti di azoto».«Eppure c'è stato un periodo, fino a circa 60-70 anni fa, in cui la presenza antropica era molto maggiore rispetto ad oggi, e nelle malghe c'era uno stuolo di persone che oltre ad accudire il bestiame al pascolo mantenevano le superfici libere dalle infestanti» Poi c'è stato un graduale abbandono di queste pratiche, per arrivare ai giorni nostri, in cui la cura dei pascoli lascia alquanto desiderare, anche in conseguenza del momento particolarmente difficile in cui versa la zootecnia. Questo cambio di passo ha fatto sì che anche il bosco si riprendesse molte superfici marginali, innescando una fase di progressivo
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avanzamento a scapito dei pascoli. «Negli ambienti forestali la fioritura è prevalentemente primaverile – spiega il dott. Lazzarin. I fiori sbocciano principalmente nel periodo subito antecedente la fogliazione, ossia al rinverdimento della chioma degli alberi, cosicché possano godere della massima quantità di luce. Parliamo dei boschi di carpino nero, frassino, roverella, acero campestre, dove si possono trovare i bucaneve, le primule, gli anemoni, la pervinca, che colorano il sottobosco di bianco, giallo, lilla e azzurro, oppure le faggete con la fioritura dell’elleboro, delle cardamini, del giglio martagone». Spostandoci nei prati «i fiori esprimono il loro potenziale floristico soprattutto nelle zone soggette ad una letamazione meno abbondante e in quelle che vengono sfalciate un po’ più tardivamente, lasciando alle diverse specie di piante il tempo per completare il loro ciclo vitale». Anche gli ambienti rocciosi sono zone di
∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙
notevole interesse, soprattutto per l'occhio che sa riconoscere la bellezza e la tipicità dei fiori. «Qui – prosegue Lazzarin – dove il bestiame al pascolo non arriva a brucare, si insedia una flora caratterizzata da specie rupicole, come i Sedum, le numerose specie del genere Saxifraga e i Sempervivum». Altro ambiente molto interessante, da osservare durante le uscite alle quote superiori, sono gli arbusteti a pino mugo e naturalmente i rododendri, accompagnati sempre da un largo numero di piante alpine. Per concludere, quali sono le zone in Lessinia più interessanti dal punto di vista botanico? «Senz’altro il Valon di Malera e tutto il ciglione che fa da confine tra l'altipiano, la Valle dei Ronchi e la Val d'Illasi, per la compenetrazione di praterie e di
formazioni rocciose, dove si sono insediati arbusteti, molto interessanti, di Pino mugo e localmente anche di Ontano verde. Poi, il Monte Pastello, rilievo di modesta altitudine che, però, offre una magnifica varietà floristica, in quanto sono presenti, alle quote inferiori, specie di carattere mediterraneo tra cui il leccio (una quercia sempreverde), fino alle piante alpine, genziane e rododendri, nonostante l’elevazione massima sia di “soli” 1100 m. Ciò che lo caratterizza sono anche le numerose specie endemiche (specie che compaiono solo in aree geografiche limitate, ndr), tra cui l'astragalo del monte Pastello (Astragalus pastellianus), la campanula del monte Baldo (Campanula petraea) e il semprevivo della val Lagarina (Jovibarba globifera subsp. lagariniana).
Physoplexis comosa
Fioritura di una zona di pascolo marginale
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ONORANZE FUNEBRI
Una nuova casa per salutare i nostri cari Onoranze funebri Tacchella ha aperto una struttura all’avanguardia, per offrire a parenti e amici della persona defunta un ambiente sicuro e riservato ove commemorare il proprio caro. www.onoranzefunebritacchella.it tel: 045 907678 / 3346978828 / 3346978810 email: oftacchella1@gmail.com
STORIE DEL TERRITORIO ∙
Il sale e i suoi contrabbandieri di Marco Zanoni
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a che il mondo esiste l'economia si è sempre evoluta di pari passo con la commercializzazione delle sete e delle spezie. Lo sviluppo di rotte commerciali, eserciti e Imperi è quel che noi oggi chiamiamo globalizzazione, la quale si è evoluta grazie a un cambio progressivo dei consumi. Pensate al cotone e ai suoi effetti sulla Rivoluzione Industriale, oppure ancor prima alla Via della Seta di Marco Polo. In merito alle spezie invece troverete il pepe, il caffè, il tabacco o il tea “inglese” solo per citarne alcuni. Il sale però è stato ancora più centrale in tutta questa evoluzione. Da dove deriva il termine salario? In epoca antica ai soldati romani veniva integrata la paga con una razione di sale. Una spezia quindi che è stata capace di cambiare per sempre la Storia e l'alimentazione, partendo dalla conservazione dei cibi quando ancora i frigoriferi non esistevano fino al miglioramento delle ricette. Il suo possesso e il suo commercio hanno ingrossato nel corso dei secoli le entrate di Stati e Imperi. Tanto è vero che il sale prese il nome di oro bianco. Va da sé che si potesse trovare qualcuno non molto propenso a pagare tutte queste imposte: i contrabbandieri. Questi si organizzavano, a volte in maniera ingegnosa (e pericolosa) e per eludere i controlli, si muovevano nell'ombra lungo percorsi perlopiù montani e distanti dalle vie di passaggio principali. Una di queste vie del sale la si può trovare anche dalle nostre parti e più precisamente sul Lago di Garda, lungo la parte del Dos de Calà. Qui, infatti, esiste una ferrata spettacolare: la Cengia dei Contrabbandieri. Un percorso che vi permetterà di ripercorrere in prima persona le gesta di quegli impavidi che in epoche passate, a picco sulle acque del Garda e circondati dal volo dei gabbiani, si arrampicavano per trasportare il sale. Visto il periodo estivo che si avvicina, affiancati da una guida esperta, l'uscita in questo posto meraviglioso è un'occasione da non perdere.
Sentiero dei Contrabbandieri Foto concessa da redclimber.it
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Speciale
TURISMO
RIPARTIRE DAL TERRITORIO GITE FUORI PORTA, CULTURA, ARTIGIANATO
Veja
In Lessinia tra storia e avventura
Opera Festival Confermata l’edizione 2021
Parco Sigurtà
Un maggio di meraviglie in fiore
a cura di Camilla Faccini
Adige Rafting
Navigare la città per insolite prospettive
UN POMERIGGIO IN LESSINIA TRA STORIA E AVVENTURA La montagna veronese è un’ottima risposta ai dubbi sul dove andare per una gita fuori porta in giornata. All’interno del Parco naturale della Lessinia, tra ricchezze naturalistiche, sentieri selvaggi e viste spettacolari, il Ponte di Veja è il giusto compromesso tra storia e avventura.
Si tratta di un monumento geologico e un sito archeologico di straordinaria importanza e grande fascino, un arco naturale con una arcata di circa quaranta metri, residuo del crollo della volta di una grande caverna carsica scavata dalle acque. Ai lati della base del ponte vi sono al-
cune grotte frequentato dall’uomo, probabilmente, fin dal Paleolitico superiore, ovvero 100.000 anni fa. Un ponte che, per la sua struttura così particolare e insolita, ha sempre attirato anche gli artisti. Andrea Mantegna, celebre pittore, lo ripro-
dusse nel ciclo di affreschi che adornano la Camera degli Sposi, all’interno del Palazzo Ducale di Mantova. Il parco di trova nei pressi di Sant’Anna d’Alfaedo, raggiungibile comodamente da Verona in meno di un’ora di macchina. La località Ponte di Veja è caratterizzata da un ampio piazzale, in cui poter lasciare l’auto, e da un bar ristorante. Il ponte è visibile (gratuitamente) dopo un percorso di SPAZIO PUBBLICITARIO
meno di 10 minuti dal parcheggio, un sentiero semplice, adatto anche ai bambini più piccoli. Un’alternativa per gli amanti delle escursioni può essere quella di raggiungere a piedi il ponte, grazie ai numerosi itinerari che attraversano
il territorio circostante. Un consiglio può essere quello di raggiungere la località “Ponte Basagenoci”, qualche chilometro dopo Lugo. Dal ponte, seguendo le indicazioni del sentiero Europeo E5 è possibile raggiungere in meno di un’ora il Ponte di Veja.
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Adige Rafting Verona Un modo nuovo per ammirare il fascino di una città sviluppatasi in riva al suo fiume. Dal 2004, Adige Raftig offre un’esperienza unica per scoprire scorci sconosciuti anche ai veronesi. Non si tratta di uno sport estremo: l’Adige scorre tranquillo e la sua discesa offre un panorama indimenticabile, arricchito con racconti (anche in inglese, tedesco o francese) sull’antica idrografia veronese e la navigazione fluviale di oggi e dell’epoca preindustriale. Il tratto cittadino è perfetto per famiglie (con bambini dai 3 anni in su), scolaresche, centri estivi, addio al celibato o al nubilato. Ad ogni partecipante vengono forniti un giubbotto salvagente e una pagaia e tutte le informazioni tecniche necessarie.
Naviga la città dal 2004 www.adigerafting.it EMAIL: info@adigerafting.it T: +39 347 8892498
Adige Rafting è specializzato anche nella creazione di progetti didattici ed educativi tesi alla scoperta, alla fruizione e al piacere di vivere il fiume. Da diversi anni propone infatti discese a Scuole, Centri estivi, Comunità di accoglienza per minori, GREST e associazioni che lavorano con i giovani, avendo sperimentato con successo i diversi risvolti pedagogici che l’attività può assumere. Adige Rafting propone anche un’esperienza serale che unisce la bellezza di navigare con la degustazione dei migliori vini veronesi in location uniche e raggiungibili solo dal fiume. Raft & Wine prevede tre soste nel corso della serata, con vini dell’azienda Fasoli Gino di Colognola ai colli. Sarà inoltre possibile la visita del Museo dell’Adige situato all’antica Dogana in zona Filippini.
ARENA DI VERONA, CONFERMATO IL 98° OPERA FESTIVAL Anche per il 2021 Fondazione Arena di Verona riporta la magia dell’Opera sotto le stelle: dal 19 giugno al 4 settembre è confermato infatti lo storico Festival. 42 serate con grandi cast, allestimenti completamente nuovi, arricchiti dall’apporto della tecnologia, e l’atteso ritorno di Riccardo Muti. Dopo 41 anni dalla sua unica presen-
za nell’anfiteatro veronese, il celebrato maestro inaugurerà l’Arena di Verona Opera Festival 2021 con due serate in forma di concerto (19 e 22 giugno) omaggiando Aida, per i 150 anni dalla première. Un programma ricco anche di nuove produzioni, firmate da Fondazione Arena di Verona; produzioni più leg-
gere e meno architettoniche ma più tecnologiche, con spettacolari e innovative video proiezioni, adatte a vestire l’imponente cornice e a soddisfare il pubblico. Una scelta unica a livello europeo e uno sforzo produttivo inedito, con regie e scene tutte nuove. Titoli e cast sono già stati annunciati: il dittico mediterraneo e viscerale di Cavalleria rusticana e Pagliacci, l’Egitto intimo e grandioso di Aida, l’epica e la nostalgia corale di Nabucco, l’amore eterno de La Traviata, la magica fiaba orientale di Turandot. Sul palcoscenico, riportato alla sua sede originaria, salgono le più grandi stelle internazionali, tra cui Netrebko, Alagna, Oropesa, Meli, Ricciarelli e Grigolo. Nel calendario del Festival anche cinque imperdibili serate-evento: il Requiem di Verdi il 18 luglio, la Plácido Domingo Opera Night il 30 luglio, la grande danza di Roberto Bolle and Friends il 3 agosto, il debutto areniano del tenore Jonas Kaufmann per il Gala Event del 17 agosto e la monumentale Nona Sinfonia di Beethoven il 22 agosto.
Plácido Domingo, foto Ennevi. Per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona
L’Arena di Verona è pronta ad accogliere il suo pubblico dal vivo, in un nuovo abbraccio di musica e bellezza.
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MAGGIO AL PARCO GIARDINO SIGURTÀ CON FIORITURE DI TULIPANI, IRIS, PEONIE E ROSE Con l’arrivo della bella stagione, il parco naturalistico alle porte di Verona, che ha riaperto i cancelli il 23 aprile, si accende di mille colori grazie alle varietà tardive dei tulipani, agli iris, alle peonie e alle 30.000 rose che decorano il famoso Viale. Il Parco Giardino Sigurtà ha riaperto i battenti venerdì 23 aprile 2021: l’occasione per ammirare in tutta sicurezza le meraviglie floreali come le varietà tardive dei tulipani, le prime peonie e le altre perle botaniche. L’ormai conosciuto tesoro verde alle porte di Verona e a pochi chilometri dal Lago di Garda è la meta ideale per chi desidera concedersi una giornata di relax o per chi vuole vivere emozioni, grazie alle strabilianti fioriture, ai prati smeraldini e ai punti di interesse storici e naturalistici. Il Parco Sigurtà, infatti, dal 1978 accoglie milioni di visitatori attratti dalla sua incomparabile bellezza floreale e botanica che si manifesta nei 600.000 metri quadrati di prati e boschi. Anche nei primi giorni di maggio si è conquistati dalle varietà tardive dei tulipani, che colorano di bianco, rosso e mille tonalità le aiuole e i boschi del Secondo Parco Più Bello d’Europa. Tulipa-
nomania, infatti, è la fioritura di tulipani più importante in Italia e la seconda a livello europeo che si manifesta nel suo splendore con oltre un milione di fiori nei mesi di marzo ed aprile; tuttavia anche la prima decade di maggio può riservare delle belle sorprese, con esemplari davvero strepitosi, come il tulipano nero.
Dagli ultimi giorni di aprile alla metà di maggio gli iris colorano il Viale delle Fontanelle e la Passeggiata Panoramica con i loro petali giallo, arancione e viola, in un cromatismo tutto da ammirare e fotografare. Le varietà possono essere precoci, con fiori alti massimo 30-40 cm, o tardive e possono raggiungere il me-
tro di altezza. Sono fiori vigorosi e simmetrici e l'Iris era la dea che portava i messaggi dagli dei agli umani attraverso l'arcobaleno; l'Iris è dipinto nei vessilli dei gonfaloni di Firenze. La foglia dalla forma stretta e appuntita dà un altro nome a questo fiore: "gladiolus" da "gladius" che in antico romano significava "spada" e la foglia ne ricorda la forma. Le peonie, invece, sono piante ornamentali e originarie dalla Cina; i fiori di questa pianta, molto grandi, si mostrano nei toni del rosso, del rosa, del porpora, del giallo e del bianco a seconda delle famiglie, arbustive o erbacee. Le peonie sono molto profumate e ne esistono differenti varietà. Al Parco si incontrano in un angolo colorato vicino all'Eremo: sono fiori spettacolari che affascinano i visitatori e che si presentano doppi e delicatissimi. Al Giardino Sigurtà sbocciano da metà aprile a maggio inoltrato e sono frutto di ricerca, studio e selezione da parte della famiglia Sigurtà. Trentamila boccioli di rosa sono pronti a fiorire a maggio nell’ormai conosciuto Viale delle Rose, un percorso lungo oltre un chilometro che accoglie
questi affascinanti fiori in due varietà Queen Elizabeth e Hybrid Polyantha & Floribunda. Curiosamente il viale venne realizzato per creare un effetto visivo in cui il castello scaligero di Valeggio s/M che si trova al di fuori delle mura del Parco sembra sorgere all’interno dello stesso e la passeggiata fiorita si può ammirare per oltre sei mesi, grazie alle qualità rifiorenti delle rose. Rose rosse e profumate si possono invece incontrare vicino alla Panchina degli Innamorati, mentre varietà differenti nelle vicinanze della Valle dei Daini: qui vi sono rose tappezzanti, dalle rose canine alle roselline inglesi piccole e bianche, e la rosa Cocktail rampicante che decora alcune strutture indicative del Parco e la sua particolarità è il cambio del colore. Per accedere al Parco non serve prenotare la visita e gli ingressi non sono contingentati grazie ai 60 ettari di estensione.
È consigliabile l’acquisto del biglietto sul sito www.sigurta.it Per ulteriori informazioni e per essere collegati ai social media del Parco: www.sigurta.it
IN BICICLETTA DA VERONA A BOLOGNA, ORA SI PUÒ È stata inaugurata a metà dello scorso aprile la nuova tratta della Ciclovia del Sole, la prima parte di un grosso progetto di mobilità dolce che andrà infatti a coprire 392 km di percorso, collegando le città di Verona, Bologna e Fi-
renze, zone di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale. La tratta fresca di inaugurazione è un percorso di pista ciclabile che collega Mirandola a Sala Bo-
lognese, lungo l’ex ferrovia Bologna-Verona. Ad oggi i cicloturisti possono percorrere il tratto Verona-Bologna, con alcuni piccoli tratti di collegamento tra Mirandola e Verona attraverso strade a bassa percorrenza.
La pista ciclabile Eurovelo 7 che collega Capo Horn a Malta (dal sito www.cicloviadelsole.it)
La tratta Verona - Firenze (dal sito www.cicloviadelsole.it)
Il progetto alle spalle è però molto più ampio: nei prossimi anni si aggiungerà il tracciato della parte appenninica, che da Bologna sale fino al crinale tosco-emiliano, che attualmente si può percorrere su percorsi per ciclisti esperti oppure in treno, per poi arrivare a Firenze. Non un semplice itinerario ma un tassello in più del grande puzzle che è la Eurovelo 7, una delle più importanti ciclabili d’Europa che collega Capo Horn a Malta attraverso 7.400 km, passando per Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria e Italia. Alcune tratte sono già aperte da anni, come quella che collega Verona al Brennero, altre sono in fase di lavorazione.
Un lungo tracciato immerso nella natura e un’occasione in più per scoprire prodotti tipici dell’enogastronomia, la cultura e le tradizioni popolari che sono l’anima dei nostri territori, favorendo lo sviluppo della mobilità dolce.
VACANZE PER FAMIGLIE CON MINORI, LE INIZIATIVE DEL COMUNE DI VERONA Da Jesolo a Riccione, da Cavallino a Marina di Bibbiona, i veronesi potranno scegliere tra il mare del Veneto, dell’Emilia Romagna e della Toscana. Grazie ad un’iniziativa promossa dall’assessorato al Turismo sociale, dal 22 aprile le famiglie residenti
nel comune di Verona con almeno un figlio minorenne potranno effettuare on line la prenotazione per la vacanza in campeggio con tariffa agevolata. Sospesa nel 2020 a causa del Covid, quest’anno viene proposta nel rispetto delle misure anti contagio, con un’ampia scelta di destinazioni.
Le iscrizioni saranno possibili a partire da giovedì 22 aprile, on line dal sistema prenotazioni sul sito del comune di Verona oppure telefonando ai numeri 045 8077472-8078635. Oltre al campeggio, dal 7 di maggio saranno aperte le prenotazioni anche per gli appartamenti (bilocali o trilocali) presso Bibione (VE). Requisito fondamentale per aderire alla proposta è la presenza di un minore in famiglia durante il soggiorno. Dopodiché, gli interessati potranno scegliere in quale struttura soggiornare, in base ai servizi e alle tariffe offerte. Novità della stagione 2021 è che il pagamento della tariffa dovrà essere effettuato sul circuito PagoPA secondo le indicazioni fornite dagli uffici. Tutte le località sono da raggiungere con mezzi propri. I soggiorni iniziano il 5 giugno per terminare il 4 settembre. La quota comprende la locazione in casa mobile o in appartamento, a seconda della scelta, e il consumo di energia elettrica, acqua e gas. Sono esclusi i servizi di biancheria da letto e da cucina, trasporto ed eventuale tassa di soggiorno.
Comune di Grezzana
AVVISO PUBBLICO IN RELAZIONE ALLA PERCORRIBILITÀ DI SENTIERI DI RILEVANZA COMUNALE SU PROPRIETÀ PRIVATA FORMULAZIONE DI OSSERVAZIONI - Vista la percorribilità omogenea di sentieri già esistenti sul territorio del Comune di Grezzana; - Visto che la porzione dei territori identificata catastalmente come da descrizione consultabile alla pagina www. comune.grezzana.vr.it\progetto feet, appartiene a soggetti privati; - Acclarato l’uso pubblico del sopra indicato sentiero; SI RENDE NOTO L’uso pubblico dei sopra indicati sentieri, come meglio identificati catastalmente, e a tal fine il Comune di Grezzana propone: - Che il tratto di sentiero sopra identificato sia adibito all’uso pubblico consentendo l’accesso e la percorribilità dello stesso alla collettività; - Che il transito pubblico del tratto di sentieri identificati alla pagina www.comune.grezzana.vr.it\progetto feet sia consentito al pubblico, solo ed unicamente sul sentiero, o passaggio chiaramente segnalato ed usualmente battuto dal consueto transito pedonale, senza arrecare danni alla proprietà altrui e nel rispetto dell’art. 843 del Codice Civile e art. 637 codice penale; - Che sui percorsi cadenti in area di proprietà privata siano consentite operazioni di manutenzione ordinaria del tracciato e della segnaletica di sentiero da parte dei soggetti competenti, incaricati dal Comune stesso, il quale si occuperà in via esclusiva di detta manutenzione; - Che la manutenzione di detti percorsi verrà eseguita dal Comune di Grezzana e dagli addetti incaricati, al fine di garantire la transitabilità pedonale; - Che le tipologie di manutenzione non andranno ad alterare le caratteristiche fisiche del sedime interessato dal passaggio escursionistico e saranno esclusivamente limitate a garantirne lo stato originale di percorribilità come è allo stato attuale; - Che il proprietario, al fine di garantire quanto sopra, si impegna a non chiudere con mezzi che ne possano, di fatto, impedire la percorribilità; - Che il Comune di Grezzana si impegna a sollevare il proprietario, da ogni ed eventuale responsabilità per danni a persone, cose e/o animali, dovessero verificarsi su quel tratto di sentiero. Si avverte che è ammessa, ai sensi dell’art. 3.3 c. 3 dell'Allegato A alla Dgr n 841 del 31 marzo 2009, la presentazione di osservazioni con eventuali contributi conoscitivi e valutativi che dovranno essere presentate a partire dal giorno 03 maggio 2021 ed entro il giorno 01 luglio 2021. Modalità di presentazione delle osservazioni: • posta elettronica certificata all’indirizzo:protocollo.comune.grezzana.vr.it@pecveneto.it con allegata copia del documento di identità dell’osservante; • posta elettronica all’indirizzo info@comune.grezzana.vr.it con allegata copia del documento di identità dell’osservante; • invio tramite fax al numero 045/8872510, con allegato un documento di riconoscimento; • raccomandata A.R. all’indirizzo Comune di Grezzana (Vr), Via Roma 1 – Progetto FEET - all’attenzione dell’Ass. re Veronesi. Al fine di facilitare la protocollazione, le osservazioni dovranno riportare la seguente dicitura: “Osservazione all’avviso pubblico in relazione alla percorribilità di sentieri di proprietà del comune su proprietà privata”. In ogni caso, tali osservazioni dovranno pervenire entro le ore 24 della data indicata. Eventuali osservazioni che pervenissero oltre tale termine non verranno prese in considerazione. Informazioni e contatti: Ass.re Federica Maria Veronesi Mail: federica.veronesi@comune.grezzana.vr.it Tel.: 3497344937 dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 12.00
MERCATO DEL SOLE, UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL MADE IN ITALY Anche quest’anno il bello e le eccellenze del Made in Italy troveranno spazio alla Loggia Vecchia e al Loggiato Fra’ Giocondo di Piazza dei Signori all’interno del Mercato del Sole, nella sua sesta e settima edizione, il 28, 29 e 30 maggio e il 24, 25 e 26 settembre 2021. Un format per ospitare e valorizzare realtà artigianali di eccellenza del settore moda, bigiotteria, arredo, design, e ogni forma di arte.
«L’esigenza nasce proprio dalla volontà di creare “una passeggiata” nella creatività italiana, unica e inimitabile, del made in Italy» raccontano gli organizzatori dell’evento. «Gli espositori provengono di tutta Italia, e proprio nel cuore di Verona hanno la possibilità di esporre la loro preziosa vetrina e generare una rete di collaborazioni tra realtà differenti. Questi espositori vengono selezionati con una minuziosa ricerca tra i vari settori merceologici».
Mercato del Sole è uno spazio incubatore, un vero salotto dello shopping, un evento che vuole creare connessione tra le persone per produrre uno sviluppo economico anche per micro imprese artigianali che sono la base della creatività italiana. L’obiettivo è quello di offrire prospettive imprenditoriali virtuose e generare relazioni positive e spontanee, tra professionisti e piccole start up giovanili che iniziano in questo modo un percorso
di inserimento nel mondo del lavoro, un’esperienza che le aiuti a crescere. Si propone perciò come un modello di imprenditorialità attenta al mondo circostante, per fare commercio all’interno della comunità e per costruire comunità e benessere. «Diamo spazi ad artisti giovani, per le loro esposizioni in quanto la location è molto particolare e anch’essa parte dell’eccellenza dell’iniziativa, essendo sotto le Logge di Piazza dei Signo-
SPAZIO PUBBLICITARIO
ri, anzi un particolare ringraziamento alla Provincia di Verona per la concessione all’utilizzo degli spazi. Il nostro obiettivo è quindi proprio portare il bello nel salotto di Verona, un punto di riferimento per chi sostiene il Made in Italy e chi desideri scoprire, scegliere e acquistare prodotti di alta qualità, unici e fatti per durare nel tempo. Mercato del Sole, quest’anno più di sempre vuole lanciare un forte messaggio: salviamo le piccole imprese e la vera creatività Made in Italy».
IL SETTIMANALE DIGITALE POLITICO ECONOMICO FINANZIARIO
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∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙
Verona, ripuliamoci! i cittadini scendono in campo
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ttivi sui social e sul territorio, a Verona esiste un gruppo di volontari che, in collaborazione con Amia, il Comune e le Circoscrizioni, ogni giorno si impegna a ripulire Verona. Cittadinanza Attiva VR è un comitato di cittadini volontari di Verona e provincia nato nel settembre del 2020 da un’idea di cinque cittadini veronesi: Adriana, Antonietta, Elisabetta, Federico e Gaetano. Tutti i partecipanti sono animati dall’intenzione di tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale della città, operando in collaborazione e sinergia con istituzioni e altre realtà associative e di volontariato. L’intento è mantenere pulito e decoroso l’ambiente, andando ad agire in particolar modo sulle zone più degradate. Il gruppo opera principalmente in aree verdi, ma si dedica anche alla pulizia di
di Valentina Ceriani zone residenziali dei quartieri. Come afferma la volontaria Donatella Tarasco, «siamo volontari con un obiettivo comune: l’amore per l’ambiente e il patrimonio ambientale che desideriamo tutelare e valorizzare». Vari sono stati gli interventi finora, sia di gruppo che individuali. Donatella racconta di aver partecipato a due uscite collettive, a San Massimo e nel quartiere Frugose di San Michele. Altri volontari hanno operato nell’area della Spianà, nella zona collinare e anche in altri quartieri della città. Carolina Zorzi, creative director e volontaria, racconta: «Nell’ultimo periodo, a causa delle restrizioni negli spostamenti, ciascuno è intervenuto in modo individuale nei propri quartieri. Sapendo il nostro impegno, i cittadini stessi ci segnalano direttamente sui nostri canali social i luoghi dove intervenire».
Foto concesse da Cittadinanza Attiva VR
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Proprio sui social i volontari sono molto attivi: su Facebook è presente un gruppo pubblico, chiamato “cittadinanza attiva VR #veronaripuliamoci” in cui ogni cittadino può pubblicare gli interventi svolti e segnalare nuove aree d’intervento. Chiunque, infatti, può partecipare e portare il proprio contributo. Sono dunque i singoli cittadini a diventare volontari e sostenere il proprio territorio e la collettività. La partecipazione è libera e finché ci saranno le restrizioni Covid richiede una comunicazione ai referenti e al Comune del numero dei partecipanti previsti. Non serve dunque alcuna iscrizione, basta solo presentarsi il giorno della raccolta collettiva al punto indicato. Le uscite spesso vedono la collaborazione di altre associazioni, quali il WWF, Angeli Del Bello, Fondo Alto Borago, Comitato Giarol Grande, e il supporto delle Circoscrizioni e delle istituzioni.
∙ STORIE DEL TERRITORIO ∙
Nuova luce all'Ipogeo: un percorso esperienziale per il visitatore
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I
l progetto illuminotecnico dell’Ipogeo di Santa Maria in Stelle nasce da una lunga fase di osservazione del sito e dalla sua comprensione attraverso i racconti dell’ingegner Luigi Antolini, da più di quattro decenni studioso di questo luogo. Un lavoro svolto in accordo con la Diocesi di Verona e la Soprintendenza durato circa un anno. Un percorso di 18 tappe ora pronto a ricevere i visitatori appena la situazione pandemica lo permetterà. Ce ne ha spiegato i dettagli Cinzia Todeschini che, con la collega Lorella Marconi, di studio Lucearchitettura, ha progettato l’impianto, in collaborazione con altri professionisti della Valpantena. «Gli ambienti si accendono a mano a mano che si procede nella visita all’Ipogeo e vengono attivati attraverso l’app Casambi, un sistema avanzato per il controllo dell’illuminazione basato sulla tecnologia wireless d’avanguardia Bluetooth Low Energy (BLE) a basso consumo di energia. Un sistema molto versatile e di facile apprendimento. Il processo è completamente controllabile dalla guida che, di conseguenza, gestisce tempi e riflessioni su alcuni dettagli».
di lice Martini «La prima tappa nell’ingresso dà un’ottica ellittica alla figura statuaria di Publio Pomponio. Nell’ingresso, proseguendo con le successive scene, si illuminano l’architrave con l’iscrizione e la nicchia con i piedi della statua. La luce a caduta dall’alto è presente nella scena successiva, per ricordare l’antico ingresso che era a cielo aperto, ora invece chiuso». «Le luci radenti verso il basso accompagnano il condotto successivo, aiutando il visitatore ad arrivare nella parte profonda dell’Ipogeo. All’interno del condotto c’è la quinta scena che permette di leggere il graffito che rappresenta il Crismon sulla parete. Arrivati nell’Atrio la luce è molto debole, mentre il condotto che prosegue risalta grazie a una luce blu, che ricorda l’arrivo alla sorgente d’acqua». «Ai lati dell’Atrio si trovano delle piccole piantane, che hanno una duplice temperatura di colore, per evidenziare gli affreschi e alcuni dettagli che con il precedente impianto di illuminazione non potevano essere notati. Altri dettagli in questo punto sono svelati con delle velature azzurre».
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Foto concessa da Ipogeo di Santa Maria in Stelle
«Nell’ottava scena si dà luce all’Ara nella Cella Sud, simbolo dell’Ipogeo, perché raccoglie l’anima pagana e cristiano del luogo. Serve spostarsi all’interno della cella per vedere bene gli affreschi, prima la Lunetta, poi la Natività, la Sub Cappella e l’iscrizione sul retro dell’Ara. Ci si sposta quindi nella Cella Nord, in cui spicca primariamente il Catino absidale, anch’esso visibile grazie alla luce con la duplice temperatura di colore». «Qui la nuova illuminazione ha un ruolo molto importante, perché la luce calda presente in precedenza tendeva ad “appiattire” l’affresco sul soffitto. La scena successiva corre intorno alla cella con la Catechesi, che ancora crea un minimo di abbagliamento. Infine, il cielo stellato e la Madonna che probabilmente hanno dato il nome a Santa Maria in Stelle. Le ultime due scene spengono la Catechesi per permettere di ammirare il mosaico sul pavimento e infine l’uscita, con una luce quasi totale su tutte le stanze per consentire un’ultima occhiata globale al visitatore. Si tratta davvero di un percorso completamente nuovo, soprattutto per chi aveva già visitato l’Ipogeo: ora è possibile ammirarne i tesori ancora più a fondo».
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∙ IL FIORE DELL'ARTE ∙
Viaggio nella Domus Mercatorum di Erika Prandi
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ituata nel cuore di Verona, la Domus Mercatorum di piazza Erbe è uno degli edifici più caratteristici dell’epoca scaligera. Ma è anche uno dei più inaccessibili. È, infatti, chiusa dagli anni Settanta, quando la Camera di Commercio si trasferì in corso Porta Nuova. Dall’esterno si possono solo intravedere alcuni affreschi sulla scalinata di ingresso e ammirare il soffitto ligneo decorato del piano terra. All’interno, gli spazi sono articolati in numerosi ambienti di varie grandezze, ora illuminati solo dalla luce che entra dalle grandi bifore. Seppure manchi di qualsiasi elemento d’arredo e di decorazione parietale, si possono ancora scorgere tracce del suo passato nei soffitti lignei decorati che non mancano di ricordare l’appartenenza della domus a Verona, agli Scaligeri, ai Visconti e, infine a Venezia. Il primo edificio, in legno, risale al 1213 quando la città era ancora Comune. Fu, poi, rifatto in pietra nel 1301, durante la Signoria Scaligera, grazie a Bartolomeo I. Alla sua morte, nel 1304, gli succedette il fratello Alboino che divenne anche il primo podestà della domus, la sede delle corporazioni mercantili. Nel 1388 arrivarono i Visconti e nel 1405 i veneziani. In una iscrizione marmorea sono riportati anche i più importanti eventi successivi fino al 1945. Una sinopia ci ricorda la presenza di un affresco poi staccato, probabilmente con soggetto religioso (il santo protettore dei mercanti?). Accanto, alcuni elementi di recupero di epoca medievale, forse inseriti durante gli ultimi restauri di inizio Novecento. Una stanza è ancora arredata con un mobile a scomparti, chiusi da ante con pomelli in ferro antropomorfi. Il lungo corridoio porta al grande salone delle assemblee pubbliche, ora silenzioso e vuoto. Il secondo e terzo piano sono costituiti da piccole stanze anonime, ma con balcone sulla piazza. Infine, la domus ci regala l’ultima visita al sottotetto in cui ammirare, ancora una volta, la bravura degli ingegneri del XIV secolo. Uno scorcio di un passato che ha vissuto molte vite.
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∙ MODA E DESIGN ∙
Mai più senza… righe! di Sara Avesani
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iù di altri anni, abbiamo voglia di mare: di respirare quella brezza leggera che ci fa sentire subito bene. Se però ancora non possiamo farlo veramente, prepariamoci con un look alla marinara, indossando un capo classico che non deve mai mancare nel nostro guardaroba: la marinière. L’intramontabile maglia a righe in jersey, solitamente bianca a righe nere, blu o rosse (anche se non mancano le tendenze ad utilizzarla con altri colori) da abbinare ad un jeans o ad un pantalone a sigaretta o stile Capri proprio come insegnano l'insuperabile Coco Chanel e la meravigliosa Audrey Hepburn, icone di un’eleganza senza tempo.
Anche nella nuova campagna primavera-estate di Chanel, la cui protagonista è la bellissima, a tratti malinconica, Charlotte Casiraghi, figlia di Carolina di Monaco, è chiaro come le righe siano il must-have della stagione. Sottili o più spesse, colorate o meno, nonostante tendano ad ingrassare la figura, affascinano giovani e meno giovani. Grandi firme, catene low-cost e le sartorie artigianali le propongono abbinandole con gli accessori più disparati. Fu proprio Gabrielle Bonheur Chanel ovvero Coco Chanel, la rivoluzionaria stilista francese che ribaltò il concetto della femminilità, a inventarle dopo un viaggio in Francia, vedendo alcuni pescatori vestiti con maglie a righe. Coco creò una nuova moda: quella della donna dinamica del XX secolo, in movimento, che lavorava, che aveva bisogno di praticità: abiti comodi e
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semplici nelle linee. Prendeva vestiti maschili e dava loro una nuova vita tutta al femminile. Ricordiamoci che è proprio con lei che si afferma definitivamente l’utilizzo dei pantaloni per noi donne e nasce lo stile marinara. La sua, non fu una vita semplice, perse la madre quando era ancora una bambina e il padre, un venditore ambulante, la affidò a un istituto religioso. Proprio questa sua permanenza e convivenza con le suore, fece maturare in lei uno stile rigoroso, austero, appunto “monacale”, in cui, non a caso, spiccano sempre il bianco e il nero. Non ci resta quindi che prendere spunto da Audrey Hepburn, incarnazione dello stile Chanel per eccellenza che, con una maglietta a righe, un pantalone stretto alla caviglia e delle ballerine, ci fa ancora sognare.
∙ PILLOLE ∙ LOREM DIIPSUM MAMMA ∙ ∙
Tanti auguri mamma! di Sara vesani
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aggio è arrivato e finalmente anche una giornata speciale dedicata a noi mamme, domenica 9. Converrete con me che, come il Santo Patrono, anche la festa della mamma meriterebbe una giornata di ferie dal lavoro. Non il lavoro a cui tutti state pensando ma il lavoro di mamma. È ormai da un bel po' di tempo che mi chiedo cosa fa di me una madre o più in generale cosa fa di una donna una madre? Vediamo... Forse il parto? Quel momento in cui ho maledetto mio marito e gli ho chiesto di non farlo mai più ma subito dopo, vedendo due occhioni giganti che mi fissavano, ho pensato fosse il più bel giorno della mia vita.
Forse quando le mie figlie hanno detto per la prima volta mamma? E io mi sono sentita la persona più importante del mondo che il Papa mi faceva un baffo. Forse quando impiegavo più di un’ora per addormentarla e i ragazzi del piano di sopra, appena la mettevo nel lettino montessoriano riscaldato con una mano mentre con l’altra cercava di sostenerla, attaccavano gli ACDC a palla? Forse quando mi hanno vomitato addosso tutta la prima pappetta fatta di verdure biologiche da 15 euro al kilo e, con gli schizzi sugli occhiali, sono riuscita a dire: “non preoccuparti, non è successo niente”? Forse quando all’asilo, lasciandole, si mettevano a piangere e si attaccavano alla mia gamba e io, con un grandissimo senso di colpa,
le consegnavo come un pacco alle maestre e poi, facendomi fare scaletta da un’altra mamma in ansia, le spiavo dalla finestra? Forse quando ancora litigano, urlano e sono così gelose l’una dell’altra che accendo la televisione (lo so benissimo che non si fa), e mi nascondo a mangiare il pacco di galatine appena preso loro (questo sì che è permesso)? Forse quando mi sbattono la porta in faccia perché sono adolescenti e mi vedono come il male assoluto, una specie di Mork, il lupo mannaro della Storia Infinita? Forse quando le abbraccio, le bacio, le stringo e penso che non vorrei mai che crescessero? I forse sono talmente tanti che l’unica cosa che ho capito è che ci meritiamo un bel regalo.
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∙ LOREM IPSUM ∙
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∙ ISPIRAZIONI MUSICALI ∙
Mura Festival, arte e bellezza si diffondono in città di Tommaso Stanizzi Bastioni che sapranno ricucire il centro storico con ogni quartiere cittadino a loro affacciato. Questa più che una aspettativa è un sogno che anno dopo anno spero diverrà realtà.
Foto Mura Festival edizione 2020
È
ormai alle porte la seconda edizione del Mura Festival, rassegna in programma da maggio a ottobre che lo scorso anno si è incentrata nell'area del Bastione San Bernardino a Verona. Una manifestazione reduce del successo della precedente edizione che ha saputo raccogliere arte, cibo, musica e sociale. Il 2021 per questo nuovo inizio porta con sé un sacco di novità e di speranza. Dal Cinema al teatro, dalle rassegne musicali a quelle gastronomiche. Una manifestazione che ha saputo concedersi alla città e l’ha ripagata proponendo un calendario davvero fitto e coinvolgente. Abbiamo
intervistato Alessandra Biti di “Studio27” e l'Assessore Francesca Toffali per fare il punto della situazione sull'edizione che ci aspetta. Che aspettative ha l'amministrazione Comunale per questa seconda edizione? (Toffali) Murafestival è stata e sarà per il 2021 e gli anni a venire una scommessa. La sfida lanciata in piena pandemia intende raggiungere l'obiettivo di una cinta cittadina quale punto di riferimento 365 giorni l'anno per operatori e fruitori. Cinta che lega domanda di spazi en plein air e offerta di attività all'aperto nel verde urbano. Mura che saranno nominate per la loro bellezza e la loro vivibilità e sicurezza.
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Quali sono le novità che avete pensato di introdurre? (Biti) Abbiamo pensato di introdurre in questa seconda edizione una estensione territoriale. Saranno cinque le location suddividendole in vari generi. Il cuore centrale sarà presso il Bastione San Bernardino attivo sette giorni su sette con una programmazione molto fitta tra live, eventi gastronomici e attività sportive. Inoltre ospiteremo vari format e festival di vario genere che andranno ad impreziosire la location. Nella seconda location, il Bastione di San Zeno (sette giorni su sette) sarà interamente dedicato ai più piccoli con un sacco di attività ed intrattenimenti in collaborazione con varie associazioni (“LudicaCirco”, “Il Laboratorio dei Linguaggi” e molte altre ancora…). Nel Bastione delle Maddalene (da mercoledì al sabato) dove daremo spazio a cinema, teatro e musica con eventi speciali. Sarà aperta solo il fine settimana invece la location di Porta Fura, una spiaggetta
∙ ISPIRAZIONI MUSICALI ∙
per degustare ottimi aperitivi in compagnia di buona musica. Presso Castel San Felice invece, saranno organizzate in esclusiva delle performance di video arte di rilevanza nazionale. Una rassegna che coinvolge un sacco di associazioni. Quanto è importante oggi fare rete rispetto al passato? (Biti) Sì abbiamo coinvolto ben quarantadue realtà del territorio Veronese tra Associazioni sportive, liberi professionisti, Associazioni Culturali, realtà che si occupano di educazione e formazione dei più piccoli, realtà teatrali. Abbiamo cercato di fare il più possibile rete. Sappiamo quanto sia difficile farlo in questa città. Ma con la scorsa edizione sono rimasta davvero felice e sorpresa della forte adesione e fiducia nel progetto che abbiamo presentato. Spesso nelle grandi città ci si lamenta della mancanza di spazi. Mura Festival è invece un bell'esempio di come valorizzare il patrimonio urbano di Verona. Sarà un punto di arrivo o di partenza per questo aspetto? (Toffali) Oltre 12 chilometri lineari di parco urbano, prati, percorsi ombreggiati, monumenti disseminati che ti coinvolgono naturalisticamente ed emotivamente. Una cortina difensiva che cambia antropologicamente il suo modo di essere usata e vissuta. Pochissime città hanno a disposizione un patrimonio similare. Sarebbe un peccato non perseguire negli intenti che per il secondo anno stanno per essere messi a frutto.
(Biti) A Verona non mancano gli spazi. È solo molto complesso poter attivare delle produzioni in spazi pubblici. Quindi ringrazio l’Assessore Francesca Toffali ed il Dott. Napione unitamente a tutto l’ufficio Unesco per averci dato una possibilità concreta all’interno di luoghi così belli. Accessibilità e propensione al rischio. Manca anche da parte di chi organizza la voglia di rischiare. Qui parliamo di far ripartire un intero comparto ed è per questo che siamo davvero felici di poter riproporre la manifestazione. Diamo come lo scorso anno gli spazi in concessione gratuita. C’è un grande sforzo da parte nostra e non lo facciamo per un tornaconto personale ma per essere una speranza concreta e che possa generare una prospettiva per chi ha partecipato, per chi ha lavorato e per tutta la nostra amata città. La pandemia ha cambiato il modo di interagire tra le persone. Secondo Lei Assessore da dove si può ripartire per rinvigorire il tessuto sociale di una città? (Toffali) Dalle relazioni. ci siamo letteralmente allontanati dagli altri. Li vediamo in un video, li ascoltiamo al telefono, non li abbracciamo più, non li salutiamo più porgendo la mano. Abbiamo annientato ogni contatto fisico. Questo ci ha sicuramente impoverito. Dobbiamo riprendere da qui. Dalla relazione con l'altro. E quale migliore occasione un festival nel verde urbano? Speriamo Mura Festival serva anche a questo: a ricucire le relazioni strappate e a ricordarci quanto possa essere bello e naturale lo "stare insieme".
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∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙
di Samantha De Bortoli
Regista Setsuro Wakamatsu, film distribuito da Kadokawa (2020). TRAMA L’11 marzo del 2011 un terremoto di magnitudo 9, il più potente mai registrato in Giappone, colpisce la regione del Tohoku: l’epicentro, in mare, innesca un terribile tsunami, che colpisce la centrale nucleare di Fukushima. Data l’altezza delle onde, che superava la diga di protezione dell’impianto, il violento impatto dell’acqua con i reattori danneggiò i generatori di emergenza per il raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3. Nei giorni successivi si susseguirono quattro esplosioni, causate da fughe di idrogeno, che arrecarono ulteriori danni alle strutture. Il film ricostruisce la vicenda basandosi su quanto raccontato, in un libro, dal giornalista Ryusho Kadota, che raccolse oltre 90 interviste tra i tecnici, e anche quella del Primo Ministro Naoto Kan. Probabilmente per motivi di privacy, i personaggi sono praticamente tutti fittizi, compreso il supervisore Toshio Izaki, interpretato da Koichi Sato. L'unico personaggio reale è Masao Yoshida, interpretato da Ken Watanabe, il soprintendente e leader del team di emergenza impegnato in prima linea nel reattore 1.
GUARDA IL VIDEO
Ken Watanabe
PREMI E CRITICA Il sito aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes riporta un indice di gradimento della critica del 71%, che sale all’80% per il pubblico. CURIOSITÀ È grazie alla decisione del soprintendente del team di emergenza, Masao Yoshida, di raffreddare i reattori con dell’acqua di mare, andando contro le direttive dei vertici della Tepco, gestore della centrale nucleare di Fukushima, che il Giappone ha evitato il disastro: se non avessero adottato quella soluzione, i reattori avrebbero rilasciato una quantità di radiazioni tale da rendere l'Honshu, tra cui Tokyo, ovvero l'isola più grande del Paese, una zona impraticabile, off limits. Anche il giornalista di Sky Pio d’Emilia, corrispondente da Tokyo, ha raccontato la vicenda in un documentario del 2015, dal titolo Fukushima - A nuclear story: dall’intervista all’ex Primo Ministro Naoto Kan è emerso che fu un evento fortuito, la rottura di una valvola nel reattore 4, a impedire che l’incidente divenisse il più catastrofico della storia. OSSERVAZIONI TEMATICHE Fukushima 50 presenta a tratti un linguaggio molto specifico, ricco di dettagli tecnici: nonostante possa risultare non facilissimo a un primo ascolto, credo che contribuisca a rendere la pellicola più aderente alla realtà. Altro punto di forza, l’accento sugli aspetti umani della vicenda: vero protagonista del film non è l’evento in sé, bensì il team di uomini che ha rischiato la vita per evitare che il disastro divenisse una catastrofe apocalittica. Infine, lo svelamento delle dinamiche tra il Governo, la Tepco e i lavoratori della centrale.
Koichi Sato
Hidetaka Yoshioka
in giapponese:
Fukushima 50
フ ク シ マ フ ィ フ テ ィ
∙ L'ANGOLO DEL CINEMA ∙
Chernobyl Chernobyl è una miniserie del 2019, composta da cinque puntate, creata e scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck per HBO e Sky Atlantic.
di Giorgia Preti TRAMA La storia narra il disastro avvenuto nella centrale nucleare di Chernobyl, nella zona dell’Ucraina Sovietica il 26 aprile del 1986. La miniserie inizia con il professor Legasov, vicedirettore dell'istituto dell'energia atomica e membro della squadra incaricata di limitare i danni dell’esplosione, che, ormai malato a causa delle radiazioni e prossimo alla morte, decide di raccontare in alcune audio cassette la verità sul disastro nucleare. Si parte quindi dal principio, dalla notte del 26 aprile 1986, quando all’1.23 il reattore n.4 esplose. La storia si impernia su diversi personaggi accomunati dalla tragedia: dal vigile del fuoco Vasilij Ignatenko, accorso sul posto per spegnere l’incendio, al giovane Pavel Gremov, assegnato alla squadra dei cosiddetti liquidatori (che avevano il compito di sterminare gli animali rimasti in città e contaminati dalle radiazioni). I protagonisti della storia principale sono, però, tre: il prof. Valerij Legasov, il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Boris Šcerbinae la scienziata Ulana Khomyuk. Questi tre personaggi, studiando la dinamica del disastro e intervistando i tecnici e gli scienziati della centrale, arrivano alla conclusione che l’esplosione è avvenuta per un errore umano e di progettazione della stessa centrale.
Stellan Skarsgård
PREMI e CRITICA Rotten Tomatoes: rating del 96%. Miglior miniserie, miglior regista e miglior sceneggiatura ai 71° Primetime Emmy Awards, oltre che 19 candidature; miglior serie limitata ai Golden Globe; Stellan Skarsgård ha vinto come miglior attore non protagonista in una serie limitata. Tra i premi anche un Grammy Award per la colonna sonora. CURIOSITÀ Il disastro, conosciuto come disastro di Chernobyl, in realtà è avvenuto a Pryp'jat', a soli 3 km dalla centrale, mentre Chernobyl ne dista 18. La miniserie, inoltre, è stata girata in un sobborgo di Vilnius, in Lituania, che ha mantenuto delle atmosfere sovietiche, e a Ignalina, sempre in Lituania, che è stata usata per le riprese interne dell’esistente centrale nucleare, ormai dismessa. Per quanto riguarda i personaggi, si tratta di persone realmente esistite. L’unico personaggio inventato è la scienziata Khomyuk, che per gli sceneggiatori doveva rappresentare e omaggiare i fisici e ingegneri che collaborarono con la squadra di Legasov nei mesi successivi all'incidente. OSSERVAZIONI TEMATICHE Il punto di forza della miniserie è la realtà e la genuinità con cui viene raccontato il disastro. Non vengono tralasciati particolari raccapriccianti e tragici. Ciò che, però, rimane il focus della miniserie è la narrazione del disastro e del pericolo sottovalutato, anche dalle più alte cariche dello Stato.
Pryp"jat'
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∙ ANGOLO PET ∙
L’aiuto dei cani nella lotta al Covid
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ani allerta Covid: è questa la nuova avventura di Roberto Zampieri, operatore cinofilo veronese da 23 anni e ideatore di Progetto Serena, un metodo unico che ha lo scopo di preparare cani d'allerta di qualsiasi razza in caso di ipo o iper glicemia dei loro padroni diabetici. Numerose le sperimentazioni con associazioni e istituzioni, come l'Ants Onlus, la Medical Detection Dogs Italy, l'Ats Sardegna Nord, la facoltà di Medicina Politecnica delle Marche con l'università veterinaria di Camerino, che valideranno il percorso della segnalazione di persone positive con il cane. «Nel marzo 2020, con lo scoppio della pandemia, ho pensato a come si potesse velocizzare la ricerca di positivi utilizzando un metodo meno invasivo del tampone: alcuni medici mi spiegarono che quando il virus attacca il corpo innesca delle reazioni chimiche, così come per il diabete».
Veneto. L’allenamento sul campo, dove è fondamentale la relazione con il suo conduttore, come in un gioco, serve per insegnare al cane a ignorare le persone negative, dopo averle annusate, e a sedersi invece nel caso in cui la persona sia positiva», racconta Zampieri. «Non mi stancherò mai di ringraziare l’educatrice Paola Nadali e Gea Onlus, che ci hanno messo a disposizione un luogo dove poter lavorare e sperimentare questo tipo di training, e anche Gianmatteo Sole, titolare dell'azienda Sicurezza 1963, per la quale lavoro, che ci aiuta a coprire le spese, soprattutto quelle per raccogliere i campioni», spiega Roberto. In Italia ci sono vari progetti ma quello di Zampieri è stato il primo ad attivarsi per lo screening sulla popolazione: in Sardegna su 600 test
«Per cominciare la sperimentazione avevamo bisogno di un campione di saliva, potenzialmente infettante: questo implicava delle difficoltà a livello etico e pratico; così, grazie alla dott.ssa Francesca Sotgiu, medico chirurgo, cominciai a lavorare con campioni di sudore. La svolta arrivò ad ottobre, quando per legge si stabilì che dal ventunesimo giorno, anche se ancora positivi, era possibile rientrare al lavoro: in questo modo potei raccogliere campioni di asintomatici e preparare sette cani, di cui cinque mandati poi in Sardegna e due in
di Ingrid Sommacampagna
eseguiti con il cane, 8 gli errori di falsi positivi, mentre nessun errore con i negativi. Il 12 aprile, invece, in una farmacia in provincia di Venezia, su 20 persone sono stati segnalati 2 positivi, confermati anche dal tampone. «Il cane non sbaglia e il risultato è incredibile! Dobbiamo essere sicuri che i dichiarati negativi lo siano, pensiamo al futuro: a Verona, per esempio, città turistica d'eccellenza, potremmo riaprire tutto con un cane all'ingresso che annusa e non fa entrare chi è positivo richiedendogli poi un tampone, senza invece chiedere a tutti di farlo. L'utilità è enorme, pensiamo per esempio anche alle scuole. Ricevo richieste da tutta Italia, mentre ancora nessuna risposta dal Veneto, cui avevo dato comunicazione del mio progetto il 10 novembre 2020, così come per Verona: ho partecipato a un consiglio comunali, ma purtroppo senza risultati. Spero che presto riceva più attenzione» conclude Roberto.
Wave in uniforme
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∙ LE RICETTE ∙
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Consigli nutrizionali Perché è versatile il pesto di fave? Perché in base alla stagionalità degli ingredienti le fave possono essere sostituite con le verdure o i legumi che preferite, come piselli, broccoli, zucchine, radicchio e zucca. Avrete così un metodo gustoso per invogliare tutta la famiglia a mangiare alimenti ricchi di fibre e sali minerali!
Cuocete le fave in acqua bollente salata per circa 15 minuti. Frullatele con pecorino e aglio aggiungendo olio fino a raggiungere la consistenza di una crema. Aggiustate di sapore con sale e pepe. Cuocete la pasta e conditela con il pesto e un goccio di acqua di cottura per renderla più cremosa.
Crostata al cioccolato e fragole Ecco un’idea per consumare le uova di cioccolato di Pasqua! Ingredienti: Per la frolla - 1 uovo, 175g farina di tipo 1, 50g zucchero, 50g olio, mezzo cucchiaino di lievito per dolci Per il ripieno - 400g ricotta, 2 uova, 100g zucchero a velo, 20g cacao amaro, 100g cioccolato fuso Impastate la frolla mescolando farina, zucchero, olio, uova e lievito. Stendete e foderate una tortiera con l’impasto. Sbattete con una frusta uova, ricotta, cioccolato fuso, zucchero e cacao. Farcite la crostata. Preriscaldate il forno statico a 180 gradi poi infornate e fate cuocere per 35 minuti.
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∙ ISPIRAZIONI MUSICALI ∙
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Giorgio Vanni,
maggio 2021
di Samantha De Bortoli
il Capitano inarrestabile
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i sono dei momenti, dei suoni, delle parole che lasciano un segno, che tracciano una via per intere generazioni: non li definirei solo memorie, quanto piuttosto “sussulti dell’anima”, perché rievocano, tutt’insieme, le immagini e le emozioni generate da quegli stessi ricordi. Sono riverberi che descrivono un passato comune, quello di noi che siamo nati dagli anni Novanta in poi, e hanno la voce di un’artista che, prima e dopo scuola, ci accompagnava in tutte le nostre giornate d’infanzia e adolescenza: Giorgio Vanni. Eravamo lì, davanti al televisore, pronti per cominciare una nuova avventura: che si trattasse di andare a caccia di sfere del drago, di salpare verso nuovi orizzonti, superare i confini del cielo o combattere per salvare il mondo, eravamo pronti e cantavamo le sigle dei cartoni animati a squarciagola. Giorgio Vanni ci ha raccontato, nel mese di aprile, questo piccolo grande pezzo di storia della televisione e della musica, che oggi continua ad alimentare i sogni di centinaia di migliaia di ragazzi e adulti con nuovi progetti. Giorgio, partiamo dalle origini del mito: Come si entra nei cuori di tante generazioni divenendo il “Capitano” dei cartoni animati? Sappiamo che attorno a questo mondo ruotano tante figure apicali, tra cui, in primis, l’arrangiatore Max Longhi… Sì, il rapporto con Max dura da tantissimo tempo: negli anni Novanta abbiamo partecipato insieme a un importante programma televisivo, Generazione
X con Ambra Angiolini, che andava in onda su Italia 1. Collaboravo con lui già all’epoca del mio primo gruppo Tomato, band con cui sono andato anche a Sanremo. Con i cartoni animati, è andata così: Max arrangiò due/tre sigle, prodotte e scritte da Piero Cassano, nostro grande amico e produttore di Eros Ramazzotti. Alessandra Valeri Manera, direttrice della fascia ragazzi di Mediaset, gli chiese se avesse voglia di scrivere e produrre le sigle, lui accettò subito e mi chiamò per propormi l’idea: ovviamente dissi di sì. Nel ‘98 producemmo insieme la prima sigla dei cartoni della nostra carriera, Superman, e da lì non ci siamo più fermati, anche con Alessandra: siamo diventati una grande famiglia, c’è un legame speciale tra noi. Abbiamo realizzato circa 50 sigle per Cristina D’Avena, con le mie, in totale, penso siano circa 150 produzioni. Le collaborazioni, nel corso del tempo, sono state veramente tante, cito per esempio quella con Franco Fasano, che scrisse Piccoli problemi di cuore e anche Rossana: per quest’ultima si formò davvero un dream team, perché Alessandra scrisse e produsse il testo, Max arrangiò la composizione di Franco e io e Cristina la cantammo in duetto. A proposito di duetti: ne pubblico parecchi su Tik Tok e devo dire che quello con Rossana ha avuto un successo incredibile, sono moltissimi i fan che hanno interpretato il pezzo: il video ha superato le 100mila visualizzazioni. I testi e le melodie delle vostre sigle sono rimasti nel cuore di una schiera incredibile di fan: qual è il segreto? Come si fa a produrre una canzone per un cartone animato? Per scrivere e comporre una sigla non facciamo riferimento a quelle
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giapponesi, non le sentiamo quasi mai. Per quanto riguarda i testi, nascono da tantissimi spunti e suggerimenti di Alessandra Valeri Manera: per esempio, mentre io e Max preparavamo la demo di Oltre i cieli dell’avventura mi è venuta in mente questa immagine, «la libertà è un’avventura che non finisce mai»: è stato un flash istantaneo dopo aver visto la scena con Ash, Pikachu, Brock e Misty che camminavano nell’orizzonte. Partendo da tutti queste suggestion, Alessandra sviluppava i testi. Funzionava così: guardavamo il cartone animato, le prime cassette, i dvd, e subito mi risuonavano in testa delle note. Non so spiegare come fosse possibile, penso sia qualcosa di innato. Nel 2020 l’emergenza sanitaria ci ha costretti a uno stop e il comparto degli spettacoli ha risentito di un duro contraccolpo. Come ha vissuto questo periodo e quali sono i progetti su cui ha lavorato? L’ultimo anno l’abbiamo vissuto tutti in prigione. Il mondo di internet ci ha fornito, nel bene e nel male, gli strumenti per continuare le nostre attività. Io e “l’ammiraglio” Max Longhi abbiamo fatto tante dirette, un live in streaming che è andato molto bene, abbiamo suonato dei pezzi con I figli di Goku; la cosa più importante, però, è stata la realizzazione del disco nuovo, Giorgio Vanni – The Gold Session volume 1, che uscirà appena ricominceremo con i live: una raccolta di sigle molto famose riarrangiate in modo alternativo. Poi, la fantastica The Ciurma Song: i fan ci hanno mandato delle frasi che descrivevano come avevano trascorso il primo lockdown e Alessia Spera, una nostra collaboratrice molto brava, ha unito i pezzi e costruito il testo. Al video della canzone, i cui proventi sono destinati alla Croce Rossa, hanno partecipato numerosi amici, i PanPers, i deSciò, Matt & Bise, Pietro Ubaldi, Emanuela Pacotto, Maurizio Merluzzo e tanti, tanti altri. Ora mi sto preparando per condurre
un nuovo format, Catch the Song, che verrà trasmesso in settembre. Io e Max soffriamo molto della mancanza degli spettacoli dal vivo, per fortuna siamo riusciti a continuare la nostra attività sul web. Ma la crisi che ha colpito il settore è molto grave e riguarda tutte le maestranze, sia gli artisti sia i tecnici, che hanno dovuto reinventarsi e cimentarsi in altri lavori. Speriamo che il mondo del live riprenda il prima possibile: se si riaprono gli stadi per la Uefa, devono ripartire anche i concerti, all’aperto, in spazi grandi abbastanza e con tutte le misure del caso; senza dimenticare tutto l’universo che ruota intorno alle fiere, come il Lucca Comics. C’è un bisogno diffuso di tornare alla normalità e godersi uno spettacolo con serenità e spensieratezza.
Chiudiamo con una domanda più personale Giorgio: cosa pensano i suoi figli del fatto che il loro papà è la voce delle più celebri sigle per ragazzi? Ho una figlia di 30 anni e un figlio di 16: entrambi sono molto orgogliosi. La mia popolarità è relativa perché è nata grazie al web, prima di me vengono le canzoni; eppure tutti gli amici di mio figlio, che frequenta la terza liceo, mi conoscono. È accaduto spesso che qualcuno gli chiedesse di videochiamarmi perché non ci credeva (ride, ndr). Mia figlia invece è una regista e molte volte è venuta con me in tour: si diverte tantissimo. Ripensando a tutto il percorso, dalle origini a oggi, devo ammettere che io e Max non pensavamo di ritrovare e ricevere in cambio tanto affetto grazie alle sigle dei cartoni: questo ci dà una carica immensa.
Illustrazione di “Naruto” di Samantha De Bortoli IL SALUTO DI GIORGIO VANNI ALLA CIURMA DI PANTHEON
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Isabella Paruzzo, un energia a The Voice di Samantha De Bortoli
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na voce da professionista e una penna piena di sogni. «I miei genitori mi hanno raccontato che, ancor prima di compiere un anno, intonai due note del cartone animato “Heidi”». Da lì è cominciato tutto per Isabella Paruzzo, finalista speciale di The Voice Kids Germania, terminato il 25 aprile a Berlino: 11 anni, bilingue e con doppia cittadinanza, italiana da parte del papà (veronese) e tedesca della mamma, ha stupito i giudici per il suo eccezionale talento artistico, la sua voce, la sua capacità di scrivere brani e, in particolare, ha lasciato senza parole Alvaro Soler, che le ha assegnato il Fast Pass mandandola direttamente
in finale. La piccola ci ha raccontato la sua storia, come ha sviluppato la passione per la musica e cosa ha significato per lei vivere un’esperienza in un contest di alto livello. Isabella, come si è originato il tuo amore per il canto? Da piccolina ho sempre cantato le sigle dei cartoni, praticamente tutte; a sei anni mi sono messa a studiare più seriamente, grazie agli insegnamenti di Elvira Caobelli. La mia passione è nata proprio in quel momento ed è aumentata sempre più, fino alla decisione di partecipare al concorso Tour Music Fest: sono arrivata tra i primi dieci finalisti,
su 20mila concorrenti, e così ho iniziato a capire che poteva essere la strada giusta per me. Parlando invece di The Voice, come si sono svolte le selezioni/audizioni in Germania e cosa hai provato ad arrivare in finale? Tutto è partito con l’invio di un video in cui cantavo la canzone “Half the world away” di Aurora: The Voice mi ha contattata subito. Alle selezioni hanno partecipato 20mila concorrenti, circa 5mila per ciascun casting nelle varie città della Germania. Ad Amburgo si svolgevano tre prove, in cui era necessario preparare delle canzoni a propria scelta: chi superava questa fase facevo
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n concentrato di e Kids Germania poi un’intervista. A seguire, venivano individuati duetrecento artisti per un casting finale a Berlino e qui venivano sottoposti a un’ulteriore selezione, che ne salvava circa un terzo per la “blind audition”, ovvero il momento della gara in cui ti esibisci davanti ai giudici che ti ascoltano di spalle. A questo punto passano 60 persone, alla selezione successiva 24 e 4 vanno direttamente in finale con il Fast pass, io compresa grazie alla decisione di Alvaro Soler. In totale, per la fase finale restano 12 partecipanti. Per me è stata una gioia immensa arrivare alla finale, era il mio più grande sogno. È un onore aver avuto la
possibilità di gareggiare a un livello altissimo, tra 12 dodici concorrenti bravissimi. È stata un’esperienza fantastica. Come mai hai scelto proprio Alvaro Soler come tutor? Sono da sempre una sua grandissima fan, adoro tutti i suoi pezzi e la gioia che riesce a trasmettere. Alvaro canta anche altri generi di musica, in maniera incredibile: è un mito. Oltretutto, ama molto l’Italia e ho sentito di essere vicino alla sua sensibilità: lui è sempre sorridente, calmo e gentile e mi ha subito dedicato molto tempo e donato molto affetto. Dopo la blind audition ho scritto un brano per lui che si chiama Mi vida es un sueño dove racconto le emozioni che
mi ha scaturito questo incontro: nella canzone dico “Sei tu il mio cavaliere” perché mi sono sentita portare in braccio fin dal primo momento. Vi rivelo anche un’anticipazione: quest’estate mi esibirò ai concerti di Alvaro e questa è già per me la più grande vittoria! Quali sensazioni hai provato durante la finalissima? La finale è stata incredibilmente emozionante. Ho cantato due brani insieme ad Alvaro Soler e a Mark Foster: in quel momento non mi rendevo conto che stavo cantando insieme a due star internazionali. Ho vissuto l’esibizione con talmente tanta gioia che non ho pensato nemmeno di essere davanti a milioni di spettatori. Poi ho cantato Hey ya di Outkast, un brano richiesto dal concorso, accompagnandomi con l’ukulele. E’ stato bellissimo anche perché ho provato l’emozione di suonare insieme a una band e a tre coriste. Sappiamo che nel 2020 hai iniziato a studiare l’ukulele, che hai citato poco fa: quali saranno le prossime sfide su cui ti cimenterai, Isabella? Vorrei tanto imparare a suonare bene sia la chitarra sia il piano e poi anche studiare seriamente la tecnica vocale, oltre che continuare a scrivere pezzi e inediti. Insomma, voglio assolutamente proseguire nel mio percorso artistico.
Isabella Paruzzo e Alvaro Soler
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Occhi e cuore nell’arte Hui He, tra canto e pittura
La soprano Hui He Foto di Yunlong Jia
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na vita votata alla musica, al canto, alla lirica e un talento riscoperto anche per la pittura: la soprano cinese Hui He, che abbiamo conosciuto per la sua straordinaria voce grazie alle numerose esibizioni in Arena nell’ambito della stagione estiva dedicata all’opera, ma non solo, ci ha raccontato la genesi e gli sviluppi di una passione che l’ha portata a esporre i suoi quadri in una delle più importanti Gallerie d’arte del Medio Oriente. Ma andiamo con ordine. Ruoli di punta in innumerevoli serate liriche a Verona, nelle vesti, tra le altre, di Aida, Tosca, Cho Cho san e un cuore che riserva alla nostra (e alla sua) città un posto speciale: il primo concerto di Hui dopo il lockdown del 2020, si svolse infatti nella Basilica di San Zeno, il 15 giugno. In quei tre mesi di
Anni di passione
silenzio, l’artista sentì il bisogno di esprimere la propria vocazione non solo attraverso il canto, ma anche con l’arte pittorica: e così nacquero moltissime tele, dipinte ad acquerello, che, grazie anche agli spunti del maestro veronese Leo Ferrioli, dimostrarono una particolare sensibilità di Hui. Il suo stile attirò l’attenzione di Emma Chiaramonte, artist manager di AvA Gallery Dubai, che scelse di esporre tredici opere nella cornice del World Trade Center negli Emirati Arabi dal 7 al 10 aprile di quest’anno. «Quando scoppiò la pandemia era come se un fuoco triste fosse divampato nel mondo - ci racconta Hui He - una sensazione che ho cercato di trasferire nei miei primi quadri. Ho utilizzato colori molto caldi, il rosso, il viola. Pensavo a tutti i medici e gli operatori sanitari che si sono trovati a combattere in prima linea per salvare le vite di molti pazienti, talvolta sacrificando la loro. Una situazione davvero drammatica, che mi ha addolorato molto: molti dei quadri che ho dipinti sono dedicati a loro». «Nell’ultimo anno mi sono esercitata nel canto e ho studiato tantissimo l’opera, ma devo dire che la pittura è stata una seconda via, una passione che mi ha tenuto compagnia tutti i giorni: è stata come una terapia, per ritrovare la calma e la serenità, e anche per riflettere su quanto stava
Climax
di Samantha De Bortoli succedendo. Ogni volta che iniziavo un nuovo quadro era come se la mia mano si muovesse da sola: non avevo in mente un soggetto preciso, cominciavo a disegnare e mi lasciavo trasportare dalle mie emozioni. Una volta completato, era una sorpresa anche per me vederne il risultato». Hui ci ha raccontato di aver pubblicato le sue opere su Facebook, raccogliendo parecchi consensi: grazie a un’intervista con la giornalista Alessandra Giorda e il contatto con la gallerista Emma Chiaramonte i suoi dipinti sono entrati poi a far parte, inaspettatamente, di una delle esposizioni più importanti al mondo, il World Art Dubai appunto, come abbiamo ricordato prima. Ora la soprano si sta preparando per nuove esibizioni operistiche, fra cui Ernani, Cavalleria Rusticana e Pagliacci, che la vedranno impegnata in prestigiosi teatri europei e, successivamente, di nuovo nella sua terra d’origine, la Cina.
GUARDA LA VIDEO INTERVISTA
Meditazione pomeridiana
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Vamos a La Playa
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Johnson Righeira celebra i quarant’anni della storica hit a Tutti Amici
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ra il 1981 quando venne ideata Vamos a La Playa, una canzone che ha lasciato un tratto indelebile nella storia estiva di tante generazioni. A ricordare l’iconico successo e parlare dei progetti per il futuro nella trasmissione Tutti Amici di Radio Adige, con il nostro Alain Marchetti il 23 aprile, è Johnson Righeira stesso, nome d’arte di Stefano Righi, rappresentante della musica new wave italiana e noto per aver formato assieme a Michael Righeira un duo che negli anni Ottanta ebbe un successo esplosivo. I Righeira, appunto, calcano i palchi di Sanremo nel 1986 con la canzone Innamoratissimo e sono autori di incredibili hit estive: oltre a Vamos a la playa (1983), remixata nel 2020 da Francesco Cofano, anche No tengo Dinero (1983) e L’estate sta finendo (2002). A coronare il quarantesimo anniversario della canzone, rivela Johnson, sarà «un vinile che contiene la demo originale accompagnata da una extended version e ben cinque remix. Un bellissimo gadget dedicato a un brano che ha cambiato la mia vita». Durante la puntata di Tutti Amici, che potete riguardare integralmente inquadrando con lo smartphone il QR code presente in questa pagina, l’artista ha anche ricordato come gli anni Ottanta, nonostante appaiano lontani, continuino a rivestire nel panorama musicale d’oggi un ruolo di prim’ordine: «la decade risuona specialmente in ambito elettronico, ma non solo, anche nella trap e altre scene più giovanili». Oggi, Johnson Righeira ha anche ideato una nuova etichetta discografica, un segno tangibile della sua forte volontà di rimettersi in gioco: «ho appena aperto Kottolengo, la mia etichetta discografica, attraverso la quale intendo anche, naturalmente, ricordare e festeggiare l’iconicità di Vamos». E nella sempre più viva speranza che i live tornino ad accompagnare le serate estive, Righeira rilancia ai lettori lo slogan di un forte “andiamo alla spiaggia”, col desiderio di far ballare e divertire il pubblico recuperando così parte del tempo perso a causa della pandemia, oltre che portando un’atmosfera di accennata normalità. GUARDA LA PUNTATA E IL SALUTO DI JOHNSON RIGHEIRA
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Nasce La Graticcia
l’intuizione di Giovanni Vit e la storicità de La Barcaccia
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di lice Martini
un anno e mezzo dalla scomparsa del grande attore Roberto Puliero, la Compagnia Teatrale La Barcaccia, che nel 2019 ha raggiunto i suoi cinquant’anni dalla fondazione, non proseguirà nella sua attività. Lo spirito e la forza umana della compagnia rimangono però inalterati e si rinnovano nella fondazione della compagnia La Graticcia, guidata dal giovane regista Giovanni Vit. «C’è stato da parte mia tempo fa il tentativo di rilevare La Barcaccia, che però non è andato a buon fine. Quando ho proposto l’idea di rifondare una compagnia teatrale in tantissimi mi hanno appoggiato e seguito, con mio grande stupore» spiega Vit. «È commovente il fatto che tanti attori “storici” abbiano avuto la volontà e l’umiltà di seguire un regista di vent’anni come me rimettendosi in gioco nonostante le loro lunghe e importanti carriere. Per questo li ringrazio: in particolare Beppe, Bruno, Marco e Delia ».
«Il Comune, sentito il parere favorevole delle altre compagnie, ha approvato il nostro ingresso al Teatro nei Cortili: avremo quindi occasione questa estate di esibirci e ritrovare il nostro pubblico; rimane ora la parte burocratica, l’organizzazione dello statuto, la gestione. Nel frattempo potete seguire le ultime novità sulla nostra pagina Facebook La Graticcia» continua. «Il nome scelto è di ispirazione teatrale: così come La Barcaccia è il primo palco che c’è nei teatri all’italiana ai bordi del palcoscenico, la graticcia è la parte superiore del palcoscenico, di solito costruita in legno. Abbiamo scelto questo nome, La Graticcia appunto, perché vogliamo costruire qualcosa di solido, che al contempo sia capace di regalare leggerezza ai cuori dei cittadini».
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Leggerezza e socialità con l’Accademia Circense di Samantha De Bortoli
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n momento di allegria, leggerezza e arte: l’Accademia Circense di Verona organizza per mercoledì 2 giugno, alle 15, un evento gratuito all’aperto dedicato a ragazzi e famiglie. Andrea Togni, direttore dell’Accademia, ci ha raccontato gli intenti alla base dell’iniziativa e qualche dettaglio in più sul suo svolgimento. «In questo periodo abbiamo tutti bisogno di un po’ di spensieratezza e di festa - spiega - quindi ho pensato di organizzare questo appuntamento per dare la possibilità ai ragazzi che si allenano da noi di esibirsi davanti a un pubblico e, al contempo, ai famigliari di ammirare i progressi e il talento dei propri figli, dato che non era consentito recarsi in palestra. L’obiettivo è quello di portare all’aperto i cittadini, per regalare un pomeriggio di
serenità e divertimento, seguendo tutte le misure previste dalla normativa anti-Covid. Allestiremo tutte le nostre attrezzature open air, disporremo palchi rialzati così da garantire a tutti una migliore visuale: sarà possibile assistere alle prove dei ragazzi mentre si allenano, osservare in un’altra area chi si esibisce con i tessuti aerei, sul trapezio o nelle contorsioni. In un palco centrale, inoltre, gli atleti dell’Accademia proporranno per la prima volta al pubblico il proprio saggio di fine anno in anteprima». «Per finire - conclude Togni alle 18 sarà celebrata la Santa Messa e anche le comunioni e le cresime di alcuni dei nostri allievi, sempre all’aperto, per assicurare a chi vorrà rimanere un’adeguata sicurezza. Questa giornata sarà davvero un’occasione di svago e coesione sociale»
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2 giugno ore 15.00
ACCADEMIA IN FESTA ESIBIZIONI ALL'APERTO | INGRESSO GRATUITO
ore 18.00 SANTA MESSA
NEL TOTALE RISPETTO DELLE NORMATIVE VIGENTI
Andrea Togni, direttore dell’Accademia Circense
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Biblioteca Capitolare,
«Un tesoro tutto da scoprire» di lice Martini
LEGGI L’APPROFONDIMENTO
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a Biblioteca Capitolare di Verona è una famosa istituzione conosciuta per essere la biblioteca più antica al mondo e per la preziosità dei suoi manoscritti. Molte le attività proposte, anche durante questo periodo di difficoltà. Ne abbiamo parlato con Monsignor Bruno Fasani, Prefetto della Biblioteca. «I fronti su cui è impegnata la Biblioteca sono tantissimi, dalle visite aperte al pubblico, nei periodi in cui è consentito e con le adeguate misure di sicurezza, due volte a settimana, alla tradizionale passeggiata con il Prefetto, che è sempre molto richiesta. Questo apprezzamento, da parte dei cittadini veronesi ma anche da visitatori fuori città, dimostra che la gente ha voglia di approfondire le proprie conoscenze culturali e scoprire la Biblioteca, che sta lavorando proprio per farsi conoscere sempre di più da tutto il mondo» spiega Monsignor Fasani. «Continua assiduamente anche il lavoro degli studiosi: abbiamo fatto una convenzione con l’Università di Verona per permettere agli studenti di venire a consultare i codici e, dall’altro lato, stiamo anche proseguendo con la digitalizzazione delle opere grazie a un macchinario di altissimo livello, di cui esistono solo due esemplari a livello mondiale. Con questa macchina siamo riusciti a scoprire un’impronta digitale su una miniatura del 1300» continua. «Stiamo anche progettando dei miglioramenti della Biblioteca stessa, perché abbiamo attivato anche una partnership con il Museo Egizio di Torino, per studiare nuove iniziative e comunicazioni multimediali». Monsignor Bruno Fasani ha ricordato l’importante concorso Volotea4Veneto cui partecipa anche la Biblioteca, che mette a disposizione all’ente vincitore, fra i quattro candidati, 100mila euro per sostenere un progetto portato avanti dell’ente stesso. Per la Biblioteca Capitolare, si tratta della Digital Library: «Questo finanziamento ci permetterebbe di supportare le attività di digitalizzazione delle opere e fare così in modo di mettere a disposizione di tutti, a livello internazionale, la ricchezza di codici che conserviamo».
CONCORSO VOLOTEA, LINK PER VOTARE