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Anno 9, Numero 3
Aprile 2016
www.verona-pantheon.com
VER NA
N E T W O R K
Founder
Vino, olio, prodotti della terra ed eccellenze agroalimentari... Tutto l’amore di Verona per il sapore
il cibo è passione PROFUGHI
L’EVENTO
EDUCAZIONE
SPAZI RECUPERATI
Parola alla Prefettura
TEDx Verona l’edizione 2016
La scuola materna nel bosco
Totola: vi racconto Fonderiaperta
EDITORIALE di
Matteo Scolari
@ScolariMatteo
In una società in cui per molto tempo si è dato spazio all’individualismo e all’io piuttosto che al noi, un fattore di cambiamento è la compartecipazione.
Il concetto chiave non è più la presenza in rete, ma la connessione: se si è presenti ma non connessi, si è soli. Antonio Spadaro
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l 15 marzo scorso, a una serata sul tema sicurezza organizzata in Cantina Valpantena da FNP (Federazione Nazionale Pensionati) CISL Verona, alla quale sono stato invitato a partecipare in qualità di moderatore, ho potuto ascoltare e apprezzare un intervento in controtendenza rispetto al sentir comune, pronunciato dal Maggiore Antonio Mancini, neo Comandante della Compagnia Carabinieri di Verona (in carica da circa sei mesi). Mancini, nonostante la giovane età, ha già maturato molta esperienza svolgendo ruoli di comando in regioni difficili dal punto di vista delle criminalità come Sicilia e Calabria, e quella sera, con tono pacato ma altrettanto deciso, tra lo stupore e l’incredulità generale, ha sottolineato più volte come la “militarizzazione” del territorio che tante persone auspicherebbero oggigiorno, con il dispiegamento ipotetico del doppio o del triplo dei mezzi e degli agenti dell’Arma, non avrebbe un effetto proporzionalmente efficace sulla diminuzione del numero dei reati maggiormente percepiti tra la cittadinanza. Anzi, sarebbe pressoché inutile se non supportato da un ruolo attivo e complementare da parte della cittadinanza stessa. Secondo Mancini, infatti, «non è mettendo un carabiniere o un poliziotto in più sulla strada che si evitano furti, raggiri, truffe e rapine». E allora - si borbottava tra il pubblico - cosa serve? Come si può creare un deterrente efficace per rendere più sicure le nostre case, i nostri quartieri e le nostre aziende? «La risposta più efficace, che ci crediate o no, è la cultura della cosiddetta “sicurezza partecipata”» ha ribattuto il Maggiore. «Se ognuno di noi riuscisse a sviluppare quel forte senso civico, quello spi-
rito di partecipazione alla vita quotidiana della comunità in cui vive, quella capacità di pensare anche al bene comune, del vicino o dei vicini, oltre che al bene proprio…allora si otterrebbero degli ottimi risultati, direi sorprendenti, anche senza il dispiegamento di decine o centinaia di uomini delle Forze dell’Ordine sul territorio». Una semplificazione, o meglio una tesi, che non a tutti quella sera è sembrata così chiara e convincente, ma che racchiude in sé un principio, quello della compartecipazione tra le persone, che può generare soluzioni e opportunità estremamente efficaci in qualsiasi tipo di situazione, anche negativa. In una società in cui per molto tempo si è dato spazio all’individualismo e all’io piuttosto che al noi, una risposta concreta per far fronte alle difficoltà arriva direttamente dai concetti già noti, ma forse dimenticati, di comunità e di reti comunitarie. Il vento sta cambiando. Per fortuna. Su questa logica di compartecipazione si sta muovendo anche Verona Network, l’associazione nata in occasione di Expo 2015 che ora, ad evento terminato, sta portando avanti il suo programma con un calendario di appuntamenti mensili di approfondimento sui temi principali che riguardano la città e la sua provincia, coinvolgendo in un dialogo costruttivo tutti i principali attori del territorio: istituzioni, aziende professionisti e cittadini. Abbiamo iniziato il 19 febbraio proprio col tema sicurezza, abbiamo creato un focus il 18 marzo scorso in Gran Guardia sul settore agroalimentare, proseguiremo il 15 aprile con un incontro sulle reti, network e start-up e poi il 20 maggio parlando di turismo...fino ad arrivare a dicembre 2016. Non c’è miglior futuro di quello che desideriamo: per vederlo realizzato dobbiamo esserne protagonisti attivi.
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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 29/03/2016
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LIBRO DEL MESE - BOX OFFICE
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Brevi da Verona
PRIMO PIANO I l sa po re d el l 'e c c e lle n za e di verona 58 IN CUCINA CON NICOLE IL PER S ONA GGI O v i no I N r o s a Clementina Palese delle “Donne della vite" 60 Bellezza al Naturale ED UC AZ I ONE Un a si l o nel b o s c o la scuola si fa tra i rami INTRA PR E ND E NZ A FE M M I N I L E Network Un gruppo LinkedIn prima, una rete poi PRIMAVERA La felicità? Cercatela nei fiori Alla scoperta della Floriterapia SALUTE&BENESSERE Cancer Care Center Nasce il numero verde per la cura del cancro CULTURA Verona Creativa La parola al presidente Erminia Perbellini
ECODESIGN C o n Ko rner i l bel l o si fa b u o n o La start up che coniuga creatività, riciclo e sociale G IOVA NI& LAVOR O C o rr i ere i n B i c i Il servizio di eco trasporto che piace (tanto) ai veronesi TERRIRORIO TRA LE RIGHE Valpantena d'elite? I progetti dei laureandi del politecnico di Milano TEND ENZ E Vintage, vintage e ancora vintage La passione per il passato che vive nel presente SPORT E XPO L A f i era pi ù a m ata da i g i ova n i 40 discipline SPORTIVE per tutti i gusti
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28 Speciale TEDxVerona
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PRIMO PIANO
I L SA P O RE D EL L 'EC C EL L ENZ A Ancora pochi giorni e sarà Vinitaly. La kermesse più attesa dai veronesi, ma anche dai buyer stranieri compie 50 anni e diventa occasione preziosa per riflettere sul peso specifico che il settore vitivinicolo e il comparto agroalimentare hanno realmente per il nostro Paese e, in particolare, per la nostra città, Verona. di Miryam Scandola
«U
na leadership fatta dall’unione tra territori, tradizione, passione ed eccellenza». Se c'è un campo in cui l'Italia primeggia, come sottolineato dalle parole di Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, quello è senza dubbio il campo della coltivazione, della produzione e della trasformazione dei prodotti agricoli. L'anno scorso l'export agroalimentare nazionale ha fatto il record: 36,8 miliardi di euro con +7,5% . Tutto merito di Expo? Forse no, ma di certo il Made in Italy è uscito dai sei mesi del grande evento internazionale con un’immagine sicuramente rafforzata e caratterizzata fortemente dai suoi indiscutibili e pregiati prodotti agroalimentari. L'Italia delle eccellenze ha visto consolidato il suo ruolo relativo al cibo e a quanto vi ruota attorno. Senza retorica, l'Esposizione Universale è stata un'occasione unica per valorizzare la "cornice" milanese ma anche per sviluppare una sorta di food diplomacy: viste le importanti presenze internazionali e istituzionali che non hanno rinunciato a visitare il sito lombardo. «L’impatto diretto, in termini di numeri - secondo l'Onorevole Gianni Dal Moro che siede nella Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati - lo vedremo nei prossimi mesi. Expo ha fatto anche da punto di incontro per produttori italiani e buyers stranieri». L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero del paese per valore aggiunto, la cosa non deve stupire visto che sono ben pochi i Paesi che al mondo possono vantare una biodiversità così ricercata e
preziosa da essere spesso preda delle imitazioni più disparate. Nel 2014 l’industria alimentare italiana aveva un fatturato di 132 miliardi, oltre 58mila imprese, impiegava 385mila addetti ai quali si aggiungono 850mila impiegati nella produzione agricola. In questo scenario nazionale, Verona ha un ruolo di primo piano. Oltre ad essere uno dei maggiori poli agroalimentari della penisola, vanta significative produzioni anche nell’agroindustriale come nella mangimistica, nella zootecnia, nella produzione dolciaria, e nella pasta. Non solo Giulietta e Romeo, verrebbe da dire. La città dell'amore, oltre al sentimento, ha tanto da offrire. Per esserne certi, basta dare uno sguardo alla produzione orticola e della frutta. L'export agroalimentare si mette decisamente in luce, a dirlo è quel +8,9% che si è registrato tra 2014 e 2015 e che è indicativo di come Verona sia tra le prime provincie in Italia per la produzione di frutta, verdura e vino. Non bisogna riposare sui successi e i compiti per il prossimo futuro sono già chiari. Si va dall'implementazione della rete, si passa per la digitalizzazione e si arriva al grande capitolo dei
mercati esteri. Tre ingredienti fondamentali per trasformare l'agroalimentare scaligero da comparto dal potenziale ancora in parte inespresso a valore tangibile per la città.
EUROPA, L'ITALIA È LA PRIMA DELLA CLASSE PER QUALITÀ 269 riconoscimenti, diciamolo, non sono da tutti. L’Italia è il primo Paese per numero di identificazioni Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione Europea. Il settore che ha portato a casa più riconoscimenti è quello ortofrutticolo e dei cereali, con 103 prodotti, seguito dai formaggi (49) e dagli oli extravergine di oliva (43). Le due Regioni con più Dop e Igp sono l’Emilia Romagna e il Veneto, rispettivamente con 41 e 36.
ALLA CINA PIACE ITALIANO: Una crescita del +22% delle esportazioni agroalimentari nostrane sui mercati asiatici. Questo il dato che rende noto Coldiretti sulla base dei dati Istat che hanno fotografato i primi dieci mesi del 2015. Un vero e proprio boom del settore food&wine che per la prima volta ha oltrepassato la soglia dei 400 milioni di euro.
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Il presente e il futuro del settore agroalimentare italiano (e veronese)
ECCO QUANTO CONTA L'EXPORT AGROALIMENTARE SCALIGERO SETTORI
2014
2015
VAR. % 14-15
PESO
Macchinari
1.890,0
Alimentari
1.094,4
2.054,7
8.7
20,3%
1.289,2
17,8
12,7%
Bevande
883,0
880,8
-0,2
8,7%
Tessile/Abbigliamento
917,0
857,0
-6,6
8,5%
Ortofrutta
425,9
507,1
19,1
5,0%
Marmo
390,5
432,6
10,8
4,3%
Calzature
426,9
413,4
-3,2
4,1%
147,1
137, 9
-6,3
1,4%
105,8
101,0
-4,5
1,0%
Altri prodotti
3.329,7
3.467,6
4,1
34,2%
Totale EXPORT
9.610,4
10.141,2
5,5
100,0%
Termomeccanica Mobili
FRUIT & VEG SULLA TAVOLA DI VERONAFIERE Chiuso Vinitaly, il 4 fino al 6 maggio arriva nei saloni della fiera di Verona Fruit&Veg System, al suo debutto. «Veronamercato sarà in prima linea» ha assicurato Gianni Dalla Bernardina, presidente del centro logistico scaligero tra i più importanti d'Europa, a margine
della tavola rotonda "Agroalimentare e sostenibilità" di VeronaExpo Network che si è tenuta venerdì 18 marzo presso il Palazzo della Gran Guardia. Durante il convegno Dalla Bernardina ha sottolineato il valore della partnership con Veronafiere, centrale per perseguire l'ambizioso
obiettivo di «creare a Verona la prima fiera italiana dell'ortofrutta». Gli elementi chiave sui quali Veronafiere vuole puntare? Certificazione dei processi, innovazione tecnologica, promozione delle produzioni e ricerca e analisi dei comportamenti dei clienti.
OLIO TUNISINO, LA (VERA) QUALITÀ NON TEME LA CONCORRENZA «Non ci tocca, perché è un'altra fascia di settore e mercato». Commenta così, Daniele Salvagno, presidente di Redoro Frantoi Veneti di Grezzana e presidente del Consorzio olio Veneto Dop,
l'ingresso senza dazi di 35 tonnellate di olio tunisino in più sul mercato europeo e italiano. «I veronesi hanno troppa cultura dell'olio buono per lasciarsi sedurre da altri prodotti». La “minaccia”, se-
condo Daniele Salvagno, è piuttosto da ricercare nella scarsa consapevolezza degli acquirenti esteri che «si lasciano incantare dalle etichette camuffate o “italianizzanti” e dalle imitazioni».
VINITALY, UN APPUNTAMENTO CHE DURA DA 50 ANNI Oltre mille buyer stranieri in più rispetto alla passata edizione, otto milioni di euro di investimenti, e l'aumento del costo del biglietto da 60 a 80 euro. Così viene ribadita la primaria vocazione di Vinitaly, in que-
sta edizione che ne segna il 50esimo anniversario, quella di piattaforma di business. «L'obiettivo di Vinitaly 2016 sarà quello di rendere la manifestazione un evento da 365 giorni all'anno» ha spiegato Maurizio Danese,
presidente di Veronafiere, durante il convegno “Agroalimentare e Sostenibilità: L’eredità di EXPO2015” di VeronaExpo Network, che l'ha visto tra i relatori, venerdì 18 marzo presso il Palazzo della Gran Guardia.
FUORI SALONE E IL VINO "CONTAGIA" LA CITTÀ Da venerdì 8 fino a lunedì 11 aprile gli spazi di Verona diventeranno luoghi da assaporare, con il bicchiere rigorosamente in mano. Le degustazioni si terranno nelle piazze del centro storico e dell'Arsenale. Le serate saranno rese uniche dall'abbinata con la musica come da cartellone "Vinitaly and the City". Ma andiamo con ordine, Piazza dei Signori si farà luogo di scoperte eno-gastronomiche con il supporto di
sommelier professionisti. Eventi culturali e veri e propri dibattiti a suon di calici travolgeranno, invece, Loggia Fra' Giocondo per " Vinitaly and the City Lounge". Cortile Mercato Vecchio si trasformerà in palcoscenico per "Music Lounge" ospitando grandi voci, come quella di Irene Fornaciari e Francesco Gabbani, ambedue reduci dal festival di Sanremo. L'Arsenale si presterà ad essere tappa per "BIOlogic"
che con un biglietto di 10 euro permetterà di gustare tre vini biologici e biodinamici. Gli amanti del vino non devono, poi, lasciarsi sfuggire la "Notte Viola" sabato 9 aprile, durante la quale tutti i locali del centro sono invitati ad aderire al tema del vino con proposte e iniziative ad hoc. La formula del "tourtasting" permetterà, infine, di godersi anche gli scorci più suggestivi della città.
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PRIMO PIANO Il presente e il futuro del settore agroalimentare italiano (e veronese)
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di Miryam Scandola
I L M A D E IN ITALY I N SAL SA 2 3.0 Non passerà di certo inosservata la partecipazione a Vinitaly2016 di Jack Ma, fondatore del colosso dell'e-commerce Alibaba. Uno dei tanti segnali che vedono la digitalizzazione entrare anche nelle cantine e nelle aziende agroalimentari. A tal proposito, abbiamo intervistato Maria Pia Favaretto, professionista della comunicazione da oltre due decenni e docente di Communication Strategy and Media Planning presso Università IUSVE dove insegna ai corsi di laurea magistrale di Web Marketing & Digital Communication.
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rodurre l'eccellenza, ma non saperla comunicare adeguatamente. Un limite si può riscontrare anche nelle aziende agroalimentari e vitivinicole veronesi? Nel veronese ci sono grandi aziende che hanno saputo innovare e internazionalizzare. Ad esempio Giovanni Rana, che è stato recentemente nostro ospite allo IUSVE, sta facendo un grande lavoro negli Stati Uniti con la pasta fresca e i sughi. Anche per l’insediamento negli States ha utilizzato una strategia comunicativa che punta tutto sull’eccellenza del prodotto. Di fatto, l’agroalimentare è motore trainante della nostra economia, vero ambasciatore del Made in Italy nel mondo. Ma ci sono ampi margini di miglioramento, basti pensare che all’estero due prodotti su tre sono imitazioni di cibi nazionali italiani. Dal “prisecco” al “parmisan”, i prodotti italian sounding tolgono fatturato alle aziende italiane. Questo dimostra come l’eccellenza del prodotto italiano sia in grado di dare del valore aggiunto all’offerta di cibo e vino. Oggi chi resta chiuso nel mercato locale soffre di più. C’è una stretta relazione tra internazionalizzazione e digitalizzazione perché le aziende orientate all’export si rivelano più propense ad adottare strategie comunicative orientate al web. In realtà, se vogliono esportare non possono farne a meno, perché il web permette di creare relazioni a costi ridot-
Maria Pia Favaretto Ha fondato e dirige IUSVE LAB ed è il coordinatore didattico del Master FOOD & WINE 3.0 - Web Marketing & Digital Communication
ti, sia per cercare nuovi clienti che per farsi trovare. Quindi l’internazionalizzazione innesca un meccanismo di virtuosismo che si traduce in pratiche comunicative più avanzate. Gli esperti definiscono la nostra come un'epoca “post-pubblicitaria”, cosa implica questo nuovo scenario? Oggi la crisi della pubblicità convenzionalmente intesa registra una costante e sostanziale perdita di pubblico e di efficacia. La pubblicità è per sua natura sostanzialmente verticale e gerarchica e ha poco tempo per interagire, dovendo consegnare un messaggio breve e attraente. È stato calcolato che riceviamo mediamente 1.500 messaggi pubblicitari al giorno. Questo porta le persone a difendersi psicologicamente e a ignorare i messaggi. I dati Nielsen ci dicono che l’82% dei consumatori in Europa si fida di più del passaparola e dei commenti degli amici per la scelta del prodotto o del servizio da acquistare. La comunicazione deve dunque trasformarsi
profondamente, in nome di un rinnovato patto di fiducia tra azienda e consumatori all’insegna di maggior dialogo, interazione e condivisione. Il consumatore oggi va inteso più come portatore di competenze che come contenitore di bisogni perché è più informato, critico, esigente. Qual è la strategia specifica che, dalla sua esperienza, il settore Food&beverage dovrebbe far propria? Può farci qualche esempio? Qualche caso particolarmente virtuoso? Non esiste una formula magica e l’azienda deve avere chiaro innanzi tutto qual è la propria missione. Deve poi costruire la propria reputazione e creare relazioni di valore con i propri clienti. La comunicazione non è un punto d’arrivo ma un processo. Allegrini, Zenato e Signorvino tra gli altri, hanno mandato uno dei loro collaboratori al nostro Master Food & Wine 3.0 - Web Marketing & Digital Communication, proprio per formare le figure professionali che all’interno dell’azienda si occupano di gestire i processi comunicativi con le competenze richieste dalle nuove grammatiche e dei nuovi canali della comunicazione digitale: social media, digital PR, web advertising, E-commerce, APP mobile, web reputation, digital storytelling, personal branding. Questo è il vero virtuosismo. Tenere accesa la connessione con il nuovo. www.iusve.it www.masterfoodandwine.com
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PRIMO PIANO
L’EVENTO: "LE PIAZZE DEI SAPORI - dal 14 al 17 aprile
L' AP PU N TA M EN T O IN BRA
di Chiara Boni
Giunta alla sua 14esima edizione, la kermesse del gusto per eccellenza farà arrivare nella nostra città decine di migliaia di visitatori curiosi di conoscere le produzioni enogastronomiche più ricercate d’Italia. Alessandro Torluccio, vicedirettore generale di Confesercenti Verona e coordinatore della manifestazione ci svela qualche piccola anticipazione.
D
efinirla una semplice manifestazione dedicata ai prodotti tipici sarebbe davvero riduttivo. Le Piazze dei Sapori, evento enogastronomico e turistico organizzato da Confesercenti Verona in collaborazione con numerosi partner istituzionali e commerciali, è molto, ma molto di più. Giunto alla sua 14esima edizione, l’evento è diventato negli anni un must imperdibile per giovani, anziani, famiglie desiderose di scoprire, conoscere e assaggiare i prodotti e i sapori di tutte le regioni d’Italia, comprese particolarità ancora sconosciute al grande pubblico che risvegliano gusti spesso dimenticati. Alessandro, cosa ci può svelare riguardo all’edizione 2016? Dopo l’ottima edizione 2015, caratterizzata dalla presenza trainante di un grande evento internazionale come Expo Milano 2015, di cui avevamo ottenuto il Patrocinio ufficiale, nel 2016 abbiamo avuto le conferme istituzionali del Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali e dell’Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, oltre agli altri enti locali. Il riconoscimento dell’Enit, in particolare, è importante perché certifica Le Piazze dei Sapori come un evento turistico, e non solo enogastronomico, di rilevanza nazionale. Non solo sapori, ma anche turismo quindi... Certamente, questa è al caratteristica principale della manifestazione. Cerchiamo di abbinare e di rendere sempre più complementari l’aspetto enogastronomico con l’aspetto turistico di incoming. Quanto conta in termini numerici questa manifestazione per Verona? Mediamente, in quattro giorni, giungono a Verona circa 150.000 persone. Questo grazie anche alla collaborazione che abbiamo avviato con alcune agenzie di viaggio che promuovono soggiorni in città per assistere all’evento. Oltre agli stand in piazza, ci sono altre iniziative?
Ci sono circa una quindicina di eventi o iniziative al di fuori dello spazio espositivo in piazza che mettiamo a disposizione di genitori, bambini, famiglie e scolaresche. Ne cito uno: domenica 17 aprile si terrà la Piazzalonga, la magnalonga per le piazze di Verona, un evento dedicato a turisti e cittadini che vogliono scoprire e riscoprire il centro storico della città ed “assaggiarne” il patrimonio storico, artistico ed enogastronomico. Per maggiori informazioni: www.lepiazzedeisapori.com
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Uno stile di vita sano ci aiuta a restare in salute anche in età avanzata. E’ però altrettanto fondamentale una vita sociale attiva, per la quale è importante sentire bene. I portatori di apparecchi acustici hanno dei vantaggi proprio in quest’ottica. Il perché ce lo spiega l’esperto dell’udito Roland Zelger. Perché è importante sentire bene in età avanzata? Sentire e comprendere bene è una condizione essenziale per interagire con gli altri e partecipare attivamente a tutte le situazioni della vita. Il nostro udito ci supporta però anche nell’orientamento e ci protegge dai pericoli. Numerosi studi scientifici dimostrano che una buona capacità uditiva ha degli effetti positivi sulla nostra salute in generale e sulla nostra efficienza mentale. Che relazione c’é tra l‘udito e le prestazioni intellettive? Percepire quanti più suoni diversi possibile stimola le sinapsi. Più variegati sono i segnali acustici che vengono inviati al cervello, più viene stimolato. Chi ha problemi uditivi spesso riduce al minimo l’interazione con l’ambiente che lo circonda, rinunciando in tal modo a molti nuovi impulsi importanti per allenare la mente. D’altro canto la perdita d’udito può far sì che il cervello richieda maggiori capacità per l’elaborazione dei suoni, che poi vengono a mancare per lo svolgimento di altri processi cerebrali. Portare apparecchi acustici può contribuire a prevenire questo andamento, come dimostra il recente studio a lungo termine PAQUID. Quali sono le essenziali novità che rileva lo studio? Per 25 anni scienziati dell’Università di Bordeaux hanno analizzato le capacità mentali di oltre 3000 persone con e senza problemi d’udito. I portatori di apparecchi acustici presentavano ancora la stessa salute mentale delle persone della stessa età senza problemi d’udito, mentre chi non portava apparecchi acustici faceva registrare risultati nettamente peggiori. Lo studio sottolinea l’importanza della diagnosi e della cura dell’ipoacusia. Quali consigli può dare a chi è afflitto da problemi uditivi? Di non rassegnarsi ai problemi d’udito e di comprensione, ma di far controllare regolarmente l’udito dal
Roland Zelger, titolare dell'azienda Zelger medico ORL o dall‘audioprotesista. In caso di ipoacusia, prima si deciderà di avvalersi degli apparecchi acustici, migliore sarà l’effetto ottenuto. Oggi, per quasi tutti i tipi di perdita uditiva sono disponibili delle soluzioni acustiche che noi audioprotesisti possiamo adattare con precisione alle esigenze uditive personali. Con la possibilità di provare gratuitamente gli apparecchi per un mese, offriamo il presupposto ottimale per la scelta della migliore soluzione uditiva, con il supporto qualificato di noi esperti dell’udito. Cos’è il pacchetto info gratuito sugli apparecchi acustici? Il pacchetto info è un’iniziativa di Zelger con lo scopo di abbattere le resistenze psicologiche nei confronti degli apparecchi acustici. Chi sente male spesso rimanda il ricorso ad apparecchi acustici perché teme che gli ausili uditivi siano troppo visibili. Chiunque ordini il pacchetto info Zelger potrà constatare personalmente che gli apparecchi sono oggi più piccoli e discreti che mai: la confezione include infatti modelli in scala originale oltre a materiale informativo. Dove si può ordinare il pacchetto info? È possibile ricevere il pacchetto info gratuito richiedendolo telefonicamente al numero 045 800 9 800, in internet all’indirizzo zelger.it oppure in tutti gli Zelger Center.
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Clementina Palese vicepresidente veronese dell'associazione “Donne della Vite”
IL PERSONAGGIO
di
Giorgia Castagna
IL MONDO DEL VINO SI FA (ANCORA) PIÙ ROSA
L’associazione si chiama “Donne della Vite” e attorno ad essa ruotano coltivatrici, ricercatrici, agronome, produttrici, enologhe, sommelier, ristoratrici, enotecarie e giornaliste. Tante professioniste legate al mondo della vite. Rappresentante veronese dell’associazione, e per giunta vicepresidente, Clementina Palese che con una travolgente passione e con altrettanta convinzione ci fa scoprire da vicino i tratti essenziali della filiera vitivinicola, aprendoci le porte della sua realtà associativa. Quando è nata l'associazione e qual è la sua mission? Abbiamo dato vita a “Donne della Vite” il 15 ottobre del 2015 a Montecalvo Versiggia (PV), con lo scopo di promuovere e valorizzare il ruolo femminile nel mondo vitivinicolo e fungere da punto di riferimento e aggregazione per le operatrici di questo settore, favorendone al contempo l'incontro col pubblico finale. Il tutto con una visione ampia, nuova e articolata, che coinvolga attività culturali, formative e divulgative. A chi si rivolge? A tutte le donne del settore vitivinicolo dalla terra (la vite appunto) al consumo senza tralasciare nessuna persona che fa parte di questa filiera; si rivolge alle agronome, ma anche a ricercatrici, tecniche, giornaliste, enologhe, trattoriste, agenti commerciali, direttori, operatrici agricole, ecc. E non sono esclusi gli uomini. Quali sono le caratteristiche principali? Mi piace richiamare all’attenzione il nostro manifesto che racchiude attorno a tre parole principi e attività dell’associazione: Etica, Estetica e Bellezza. Queste a nostro avviso, le caratteristiche essenziali, ma spesso sottovalutate, della filiera vitivinicola che tutti dovrebbero ricercare e far emergere.
Foto di gruppo delle sette fondatrici dell'associazione Donne della Vite. Da sinistra, la presidente Valeria Fasoli, Alessandra Biondi Bartolini, Laura Passera, Lorena Troccoli, Costanza Fregoni, Giulia Tamai, Clementina Palese
Un percorso professionale il suo che ruota da sempre, più o meno vicino, al mondo del vino? Da sempre sono divisa tra una creatività che mi fa volare e una razionalità che mi tiene per terra. Dopo gli studi fatti alla facoltà di agraria e i venticinque anni nella redazione de L’Informatore Agrario, come giornalista professionista con specializzazione principale in viticoltura ho proseguito con varie incursioni in mondi vitivinicoli «reali» grazie a consulenze per ricerche, di comunicazione e pure uffici stampa. A questi si aggiungono un paio di libri e l’appendice sulla qualità degli alimenti per un
bel tomo dedicato a ricette di cucina. Dall’aprile del 2015 mi fregio del titolo di ‘HClem’ essendo stata ammessa all’Accademia della Vite e del Vino, quale riconoscimento del mio invecchiamento… Nell’ultimo anno da giornalista freelance ho più tempo per dedicarmi all’associazione delle "Donne della Vite" che rappresenta un’opportunità per sintetizzare le mie essenze; la possibilità di ricongiungerle occupandomi, nel campo in cui ho sviluppato le mie professionalità, anche di ciò che forzatamente ho sacrificato a un lavoro molto impegnativo. Il Vinitaly ormai è alle porte e per voi sarà un vetrina impor-
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IL PERSONAGGIO
Clementina Palese
tante sulla piazza veronese. A cosa state pensando? Stiamo organizzando un grande appuntamento al buio, un “happening sperimentale” dal titolo Vino&Paesaggio che si svolgerà durante l’intera durata di Vinitaly presso lo stand delle Donne della Vite (Pad. 10 B/3) individuato come “un nuovo luogo” a significare il punto di vista diverso e trasversale da cui guardare il mondo vitivinicolo, un punto di vista più tipicamente femminile. Si spieghi meglio L’evento guarderà a come sono percepiti e premiati da parte del consumatore il paesaggio e il rispetto dell’ecosistema che il sistema vitivinicolo è chiamato a conservare e rispettare attraverso pratiche sostenibili. Partner scientifico Crea-Vit, Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano (Treviso), che ha accettato di collaborare al pro-
«Etica, Estetica e Bellezza. Queste a nostro avviso, le caratteristiche essenziali, ma spesso sottovalutate, della filiera vitivinicola che tutti dovrebbero ricercare e far emergere››. getto concependo un piano sperimentale ad hoc con i suoi collaboratori. Per il futuro dove guardano le “Donne della Vite”? Il sostegno ricevuto da molti sponsor alla realizzazione di questo progetto ambizioso ci rafforza nella convinzione che i tempi siano maturi per proporre attività culturali, formative e
Un dolce Infermentum per te! Alle porte di Verona quattro ragazzi, da sempre in fermento, hanno creato Infermentum, laboratorio artigianale di bontà dolci e salate, tutte a lievitazione naturale.
Il Dolce Quattrogusti Con perle di cioccolato fondente, amarene, albicocche e marroni
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divulgative con modalità nuove e ci incoraggia a proseguire nella costruzione di una ‘rete culturale’ di incontro e crescita a tutto tondo, nella quale generare e condividere anche informazioni professionali, come ad esempio i risultati di sperimentazioni che spesso rimangono nei cassetti dei ricercatori. www.donnedellavite.com
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Il progetto europero MixBiopells
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
AGRIPELLET: IL PELLET PRODOTTO DA SCARTI AGRICOLI di
Matteo Bellamoli
matteo.bellamoli@verona-pantheon.com @MatteoBellamoli
L
a crescita esponenziale degli ettari che in provincia di Verona sono oggi coltivati a vigneto è sotto gli occhi di tutti. Vi sono esempi in Valpantena così come in tutte le altre vallate pedemontane, senza citare la Valpolicella. Sono frequenti gli sbancamenti di colline o conformazioni impervie del terreno per favorire la coltivazione della vite. Sono oltre 27.000 gli ettari coltivati a vite nella nostra provincia (800.000 in Italia, ndr), con una produzione di legno da potatura che supera le 54.000 tonnellate per anno. Un valore energetico pari a 18 milioni di litri di gasolio. Ed è proprio sull'enorme volume di questo legno di potatura e relativo potenziale energetico che si è concentrato il progetto europeo MixBiopells con la partecipazione anche
Abbiamo parlato spesso di energie rinnovabili sulle pagine di Pantheon, ma raramente lo abbiamo fatto concentrando l'interesse sul campo agricolo. Lo vogliamo fare in questo numero approfondendo un tema particolarmente interessante, la produzione di “agripellet”, ovvero pellet derivato da scarti agricoli. del CTI (Comitato Termotecnico Italiano). Il compito di questo progetto, che ha coinvolto diversi Paesi Europei era verificare se le biomasse residuali agricole (potature di vigneti e frutteti, paglie, stocchi di mais...) fossero un prodotto adatto alla trasformazione in “agripellet”, ovvero ottenuto da scarti dell'agricoltura. Dopo anni di ricerche e studi, MixBiopells ha confermato la fattibilità di questo processo. Non solo le potature agricole sono adatte alla produzione di pellet, ma da esse si ottengono pellet di ottima qualità permettendo filiere molto corte. Sembrerebbe una rivoluzione epocale per il settore agricolo dato che «un solo ettaro di vigneto produce in media 20 quintali all'anno di sarmenti da potatura» ha affermato Guido Pagan Griso, agronomo-fore-
stale esperto nella valorizzazione energetica della biomasse. «Questo ci fornisce una chiara idea della potenzialità dei nostri territori. Considerato che questi 20 quintali corrispondono a circa 20 quintali di pellet all'anno, si ha una disponibilità energetica paragonabile a 700 litri di gasolio». Dott. Pagan Griso, lei da più di dieci anni è impegnato nel diffondere sia la "cultura" che le tecnologie per il recupero e la valorizzazione delle biomasse residuali. Come risponde la nostra provincia? Seppure alcune regioni italiane (Alto Adige e Trentino) siano molto avanti nell'utilizzo di impianti di teleriscaldamento che utilizzano cippato (ovvero il legno ridotto in scaglie, ndr) ottenuto da biomasse legnose di scarto, in provincia di Verona si è avuta una diffusione limitata ad alcuni comuni più "illuminati" (Negrar, Badia Calavena, Castelnuovo del Garda, ndr) e a un limitato numero di aziende private. Nel complesso un'incidenza ancora molto bassa, nonostante i sostanziosi contributi a cui è possibile accedere. Il lavoro di divulgazione e consulenza fatta negli ultimi anni agli agricoltori veronesi mirata a far capire modalità e tecniche del recupero e valorizzazione energetica delle potature hanno di fatto sviluppato un'attenzione e interesse abbastanza diffusi, anche se le filiere atti-
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AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
Potere calorifero dei combustibili Gasolio kWh/l 9,90 Metano kWh/mc 9,54 GPL kWh/kg 12,87 Cippato kWh/kg 3,43 Pellet kWh/kg 4,82 *(kWh/l: kilowattora per litro; kWh/mc: kilowattor per metro cubo; kWh/kg: kilowattora per chilogrammo)
vate ad oggi sono limitate. Per quale motivo secondo lei? Vari sono i fattori concomitanti: le tecnologie proposte che solo oggi si possono considerare affidabili e mature per ottenere un prodotto finale di alta qualità, gli investimenti in macchine sono impegnativi e la singola azienda ha difficoltà ad ammortizzare. Ma anche la difficoltà di arrivare ad un prodotto finale con costo appetibile e gli sbocchi commerciali che, solo oggi, è possibile individuare in maniera certa. Tutti gli attori coinvolti nel processo devono aver chiari modalità, impegni e tornaconto. Quali sono alcuni di questi vantaggi? Prima di tutto la possibilità di rendersi parzialmente indipen-
denti dai combustibili tradizionali. In secondo luogo si migliora la filiera: le potature lasciate nel vigneto sono portatrici di malattie, peggiorano la qualità dei vini rossi, se il materiale viene bruciato in campo, fatto che, pur vietato, si verifica con una certa frequenza. Non secondario, si migliorano occupazione e redditi a livello locale. Vantaggi, quindi, economici e ambientali. Come funziona la produzione di pellet dalle potature? Con una trinciaraccoglitrice, trainata dal trattore, in un solo passaggio vengono raccolti nel centro dei filari i sarmenti, cippati e portati fuori dal vigneto. Il materiale rimane stoccato in cumuli dove si essica naturalmente senza fermentare. Da maggio in poi è pronto per es-
sere trasformato in pellet. Quali prospettive per il prossimo futuro? La normativa ha da tempo riclassificato le biomasse residuali vergini non più come rifiuto, ma come combustibile (D. Lgs. n. 152/2006 e 205/2010). Il miglioramento tecnologico rende interessante ed economico il recupero e reimpiego delle potature sia per utilizzo solo termico, che per cogenerazione (elettrico + termico), che per trigenerazione (elettrico, termico, raffrescamento). A Verona vi sono delle aziende agricole tra le più importanti d'Italia, con sensibilità ed esperienza molto alte, che sicuramente sapranno cogliere le nuove opportunità connesse al recupero delle potature.
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A cura di Eliana Rapisarda, direttore Veronagreen.it
IL LATO GREEN DELLA CITTÀ
Ogni mese
Siamo un po' emozionati, questa volta. Veronagreen.it, il primo giornale online veronese, da oltre due anni impegnato nella diffusione di una cultura ecosostenibile dentro e fuori le mura scaligere, inaugura questo numero la sua rubrica mensile. Dentro ci troverete tante dritte pratiche per vivere green, promuovere stili di vita e di consumo rispettosi dell’ambiente e della natura, oltre che della propria salute. Nell'attesa di immergervi in questo mondo, godetevi la presentazione.
E
cosostenibilità e basso impatto ambientale sono concetti sempre più diffusi e ambìti in tutti i settori: dall’alimentazione all’industria fino alla politica. Navigando sul web sono tantissimi i siti di informazione, più o meno rilevanti, che trattano queste tematiche, con l’intento di diffondere maggior attenzione verso il clima e l’ambiente. Ma quanti di noi, leggendo queste notizie, possono dire di sentirsi coinvolti dagli esempi virtuosi che vengono racconEmanuele Zanini ed Eliana Rapisarda
tati? A chi non è capitato di pensare: «Interessante, se solo fosse realizzabile anche qui da noi». Eppure «anche qui da noi» non mancano esempi degni di nota legati a ecosostenibilità e difesa dell’ambiente, storie che possono farci sentire queste tematiche più vicine e realizzabili. Tutto sta nel conoscerle. È proprio questo l’intento del giornale online Veronagreen. it, nato poco più di due anni fa per portare l’informazione ambientale a livello locale, far
conoscere quelle realtà e le persone impegnate a mettere in pratica personalmente uno stile di vita maggiormente rispettoso dell’ambiente e del territorio. Veronagreen.it vuole rappresentare un punto di riferimento e una guida per diffondere sempre di più una cultura ecologica a partire dal nostro (grande) piccolo – Verona e provincia – contribuendo anche a far nascere contatti tra le persone che credono in una nuova società ecosostenibile. Lo spirito propositivo e la vicinanza al territorio sono gli elementi che ci accomunano a Pantheon, il Magazine di Verona: è stato spontaneo quindi pensare ad una collaborazione e alla nascita di questa rubrica. Grazie a queste pagine potrete avvicinarvi al mondo di Veronagreen.it, con un assaggio delle notizie che pubblichiamo online ogni giorno. Potrete scoprire, ad esempio, che a Lazise sta per partire il "Progetto biodiversità", per contrastare la cultura dei diserbanti e antiparassitari chimici, con la conversione a biologico di un vasto terreno agricolo. O che in centro a Verona esiste un atelier di moda eco-artigianale, che ha fatto del riuso e dell’upcycling la propria mission. Non mancheranno le sorprese. Appuntamento al prossimo mese quindi alla scoperta del lato “green” di Verona. Intanto potete iniziare a conoscerci su www.veronagreen.it Facebook.com/veronagreen.it.
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Questione di stile
NATURALMENTE PIETRA NATURALE
Quali progetti per le superfici degli ambienti? Quali sensazioni trasmettere e quale stile di interni abbinare alle superfici? E’ facile immaginare che non esista una risposta oggettiva a queste domande. Architetti e designer possono orientare alla personalizzazione degli ambienti, tuttavia la scelta rimane sempre soggettiva. Il ruolo della Guardini Pietre in particolare è quello di raccontare la pietra nella sua naturalezza e nel suo splendore intrinseco. Ne descrive le caratteristiche in modo tale da affascinare chi desidera progettare ambienti dal profumo della natura che regalino sensazioni ed emozioni oltre il tempo. La pietra naturale ad ogni latitudine è sempre stata uno dei punti di riferimento delle superfici per le sue capacità estetiche ed evocative radicate nella sua stessa natura e per le sue potenzialità di lavorazione. La Pietra della Lessinia ne è un tipico esempio e ci appartiene perché proviene dalle nostre montagne che coronano tutta Verona ed ammiriamo ogni giorno. Solidità, durevolezza e irripetibilità sono alcune delle caratteristiche del materiale che donano questa bellezza da molti riconosciuta. Per la versatilità del suo materiale la pietra della Lessinia offre ad architetti e designer le migliori opportunità per interni e per esterni, siano essi
ambienti domestici o commerciali. Le diverse lavorazioni trasformano il bagno in uno spazio da sogno con l’atmosfera delle Spa e delle beauty farm. Le fotografie di seguito danno l’idea della realizzazione di alcuni interni dell’agriturismo Corte San Felice, che offre ai propri ospiti un’ambiente accogliente e caldo come è nella natura del materiale utilizzato. All’interno della struttura per bagni, scale, terrazzi e ornamenti sono state utilizzate la pietra bianca e la pietra rosa della Lessinia di Guardini Pietre di Fane, impreziosite da alcune ammoniti di origine fossile. Un’attenzione particolare è stata riservata ai lavandini in pietra a caduta del tutto originali e belli, curati nel loro insieme.
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APPROFONDIMENTO
PROFUGHI: PAROLA ALLA PREFETTURA di Chiara Boni - grafici da: Rapporto Protezione Internazionale in Italia
Confuse, frammentarie, incomplete, fraintese: le informazioni riguardo all’annosa questione profughi sono tante, anche troppe, facilmente reperibili ma difficilmente comprensibili. Pantheon ha voluto andare fino in fondo alla questione e rispondere a tutte le domande di rito con un professionista d’eccellenza: il Dottor Alessandro Tortorella, Capo di Gabinetto del Prefetto con delega al progetto di accoglienza, che ci ha spiegato qual è l’iter con cui la Prefettura accoglie e gestisce i rifugiati, quali sono le (innumerevoli) difficoltà con cui l’Istituzione deve portare avanti il proprio lavoro, chi sono le persone che arrivano, in Italia e a Verona, ogni giorno e perché sono qui.
Q
ual è il ruolo della Prefettura nella gestione dell’arrivo dei profughi? Cosa prevedono le normative europee e quali sono i compiti che spettano agli enti locali nell’”Operazione Profughi”? Innanzitutto definiamo il concetto di profugo; la parola viene usata ormai diffusamente ma con un’accezione impropria. Il termine più corretto è “cittadino straniero richiedente
Il sistema di accoglienza italiano
CITTADINI STRANIERI ENTRATI IN MODO IRREGOLARE IN ITALIA
PRIMA ASSISTENZA IDENTIFICAZIONE
DOMANDA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE PRESENTATA
DOMANDA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE NON PRESENTATA
PRIMA ACCOGLIENZA
PREFETTO DISPONE L’ESPULSIONE INTERNAZIONALE
Inserimento in CARA/CPSAS/CDA
SECONDA ACCOGLIENZA Inserimento in progetti SPRAR
protezione internazionale” ed indica chi arriva in Europa per chiedere una tutela. La normativa europea, che discende dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e da norme successive, tra cui il noto accordo Dublino (1, 2, e poi 3) prevede che il richiedente venga gestito all’interno di un programma di assistenza organizzato dal Paese ospitante. In Italia esiste da diversi anni il sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che fa capo al Ministero dell’Interno e, a livello locale, ai Comuni. Gli Enti locali partecipano ad un bando nazionale, dando la disponibilità per un numero definito di profughi da accogliere, a fronte di un corrispettivo pro capite\pro die di 35,00 euro. Il Soggetto Gestore è tenuto quindi ad erogare una serie di servizi. A seguito della guerra in Libia nel 2011 e dei movimenti della cosiddetta “Primavera Araba” c’è stata una prima ondata di profughi sulle coste italiaIntima a lasciare ne che, per il territorio dello Stato entro 15 giorni il numero significativo arrivato anche in poco tempo, ha messo in difficoltà il sistema SPRAR: i posti disponibili si sono esauriti rapi-
damente in ambito nazionale ed il Governo ha quindi deciso di decretare lo stato di emergenza e di affidare alle Prefetture la gestire emergenziale, interessando la Protezione Civile. La strategia iniziale della Prefettura di Verona è stata allora quella di interagire con gli interlocutori naturali del governo territoriale ovvero, in primis, i Sindaci. Ma purtroppo il risultato è stato alquanto deludente, considerando che dei 98 Sindaci di tutta la provincia di Verona, solo in 3 hanno manifestato la disponibilità a condividere in parte la gestione emergenziale. Preso atto della mancanza di risposte da parte delle Istituzioni, la Prefettura si è allora dovuta rivolgere al settore della cooperazione sociale, alle c.d. Onlus. In analogia con il metodo SPRAR, si è quindi definita una Convenzione-tipo in cui si era prevista l’erogazione -agli enti interessati- di 35,00 euro giornaliere per ogni richiedente, in cambio del servizio di accoglienza e della pensione completa. In particolare, il Gestore deve assicurare la mediazione linguistica, culturale; l’alfabetizzazione, l’informazione giuridica, l’assistenza sanitaria e le spese mediche. Vestiario, 3 pasti al giorno, i trasporti ed i contatti con i diversi enti (Prefettura,
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L'Intervista al Capo di Gabinetto, Dott. Alessandro Tortorella
Questura, Ospedale) rilascio del codice fiscale etc.) nonché un percorso di avviamento ad un potenziale inserimento lavorativo. Conclusasi la prima ondata, che tra 2011 e 2013 ha portato a Verona oltre 400 profughi, lo stato di emergenza si è poi concluso. Nel febbraio 2014 è poi cominciata una seconda ondata massiva di arrivi: da allora il numero di profughi sul territorio di Verona è salito, fino ad oltre 1400 persone. Il Governo ha quindi di nuovo incaricato i Prefetti per sopperire alla carenza di posti SPRAR, senza dichiarare lo stato di emergenza (operazione Mare Nostrum prima e Triton poi). In questa situazione, la Prefettura di Verona ha rinnovato il proprio appello ai Sindaci, senza trovare però riscontro da parte di nessuno. Aumentando esponenzialmente il numero di arrivi, si è provveduto quindi a riattivare le poche Cooperative che avevano già collaborato nel 2011-2013. Nelle more del perfezionamento dei bandi di gara per cercare sempre posti nuovi, la Prefettura ha iniziato a stipulare Convenzioni che prevedono un importo fisso di 30,00 euro (inclusi i 2,50 euro di pocket money) -con affidamento diretto- per indurre i Gestori a partecipare al bando che ha una base nazionale di 35,00 euro. In pochi mesi, a seguito dei continui arrivi, le Cooperative hanno esaurito la
disponibilità di posti, per cui si è avviata una nuova formula, coinvolgendo gli albergatori per la parte della “pensione completa”. In questo caso, la Cooperativa assicura “tutta la parte sociale” per un importo pari a 5,00 euro a profugo. Nel contempo, la Prefettura ha emanato 4 bandi pubblici di gara, andati pressocchè deserti, anche se l’ultimo di aprile 2016 sta per garantire una quarantina di posti nuovi. Le Cooperative coinvolte negli ultimi 4 anni sono state 15; davvero poche rispetto ad altre zone d’Italia, dove ai bandi delle Prefetture aderiscono in molti Gestori. Qual è l’iter con cui i profughi vengono assegnati localmente? I profughi, una volta sbarcati sulle coste italiane, vengono redistribuiti dal Ministero
dell’Interno in ogni regione (anche a seguito dell’Accordo Stato-Regioni del 2014) proporzionalmente al numero di abitanti delle regioni stesse e, a livello locale, la stessa operazione viene effettuata su base di riparto provinciale. L’unica Regione che non ha condiviso questa strategia è stata la Regione Veneto. Nelle altre Regioni si è innescato un sistema di compartecipazione strategica insieme alle Prefetture. Nel veronese invece manca da sempre l’interlocutore istituzionale, l’interlocutore più importante. Il risultato è quindi condizionato essenzialmente dalla mancanza di collaborazione con gli attori istituzionali del territorio. Con l’ultimo bando, si sono ottenuti circa 40 posti. Per fare un esempio, Vicenza ne ha conseguiti in queste settimane 26.107
Confronto arrivi mensili. Anni 2014-2015 (al 2 marzo). Valori assoluti
22.642 15.679
Fonte: elaborazione Cittalia su dati Ministero dell’Interno
2015
24.776
14.599 11.138
3.459 2014
24.019
2.171
gennaio
4.423
9.306
6.313
5.459
3.335
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
20
APPROFONDIMENTO
300 e Venezia 500. Ma la ripartizione su base percentuale dei profughi non tiene conto di questo dato, e continua ad essere proporzionale al numero di abitanti, indipendentemente dalla disponibilità o capienza di posti a livello locale. Gli arrivi dei richiedenti asilo sono al momento imprevedibili nel numero e nella data di arrivo a destinazione. I profughi vengono inviati con pochissimo preavviso temporale (condizionato dagli sbarchi o dagli arrivi per la rotta balcanica) e la Prefettura deve trovare una sistemazione per tutti, con le risorse disponibili. Nonostante questo, si può ad oggi affermare con “orgoglio istituzionale” che in questi 4 anni a Verona mai nessun profugo ha dormito per strada, come purtroppo è successo da qualche altra parte. Spesso l’opinione pubblica etichetta il “problema profughi” come una situazione di emergenza, creando paura e allarmismo: è giusto che venga definita così? Può darci i numeri di questa “Operazione profughi? Come già detto, dal 2011 ad oggi sono stati assistiti a Verona oltre 2.000 profughi. L’arrivo di persone e la loro ripartizione proporzionale a livello locale (regionale prima e provinciale poi) è stato incessante negli ultimi anni. Riguardo la questione della paura che si genera in queste circostanze, si ribadisce che fin tanto che i profughi vengono gestiti dalla Prefettura il controllo è molto capillare e si contengono e prevengono diverse ricadute negative sul tessuto sociale. Sono persone che attendono la valutazione della Commissione per la protezione internazionale, ed è nel loro interesse comportarsi secondo le regole di legge e soprattutto,
6%
Decisioni sulle domande di protezione internazionale esaminate. Anno 2015 (al 31 maggio). Valori percentuali.
3%
19%
Fonte: elaborazione Cittalia su dati Ministero dell’Interno
47%
Diniego Proposta di protezione umanitaria Protezione sussidiaria
25%
Status di rifugiato Irreperibili
di civile e pacifica convivenza sociale. Nonostante questo, la Prefettura di Verona è molto esigente nel comportamento dei profughi che devono mantenere un comportamento improntato ovviamente al rispetto delle leggi, ma soprattutto alle regole di civile e sociale convivenza. Altrimenti si procede con la diffida e\o la revoca del programma di assistenza. Questo perché vanno tutelati tutti quei profughi che invece si comportano bene. A proposito di questa valutazione, qual è il compito della Commissione? Quanto può durare l’iter amministrativo che analizza le richieste di chi arriva in Italia? Prima del 2011 in Italia le Commissioni che valutavano le richieste erano 10. Vista la situazione di emergenza in cui ci siamo trovati in quell’occasione, la Prefettura di Verona ha dato la disponibilità al Ministero di divenire sezione distaccata di Gorizia. Da allora il numero delle Commissioni è cresciuto, ma ancora non è sufficiente, visti i numeri complessivi: la procedura, che porta i richiedenti di fronte alla Commissione, ad oggi dura circa 8/10 mesi. È evidente che se ogni territorio provinciale avesse la propria Commissione
e\o sottosezione, i tempi di attesa diminuirebbero celermente. Le Commissioni valutano i richiedenti con un colloquio individuale, al termine del quale viene deciso se la richiesta sia legittima e comprovata. Per semplificare, quando si spiegano ai ragazzi (perché spesso si tratta di ventenni o poco più), si parla di semaforo verde o rosso. Con il “semaforo verde” il richiedente ottiene un documento che gli consente di circolare liberamente per tutta l’area UE; con il “semaforo rosso” il richiedente ha comunque diritto alla difesa e può presentare ricorso entro 30 giorni; ma se anche il Tribunale competente -che per la normativa attuale per tutto il Veneto è a Venezia- conferma il provvedimento di diniego, la Prefettura emetterà una decreto di espulsione dal territorio nazionale. Quali sono le criticità che incontrate sul territorio? Oltre all’inesistenza, di fatto, di Sindaci che si siano dimostrati disponibili a condividere una strategia gestionale e programmatica, si registrano due tipi di comportamenti: da una parte i “sindaci non interessati” a cercare soluzioni per gli arrivi di profughi (sindrome NIMBY), finchè non viene poi interessato il loro territorio; dall’altra i
21
L'Intervista al Capo di Gabinetto, Dott. Alessandro Tortorella
“sindaci contrari per principio” che cercano di ostacolare qualsiasi strategia organizzativa. La Prefettura continua, anche con l’opportunità di divulgare le informazioni istituzionalmente corrette, a fare appello per la massima condivisione con i Sindaci, quantomeno per affrontare un dialogo metodologico sulla questione: se i profughi ora presenti a Verona fossero stati sin dall’inizio ripartiti proporzionalmente in ciascuno
rispettivi territori, proprio per ripartire l’onere sociale ma anche le somme erogate su fondi in prevalenza europei. Per cui la situazione che si protrae da 2 anni almeno a Verona costringe una sorta di oligopolio (per la carenza di Cooperative disponibili) ed una concentrazione sproporzionata di profughi limitata solo alle aree della provincia ove le Cooperative riescono a trovare gli alloggi. Quanto accade è esattamente
profugo in qualche rarissima parrocchia resasi disponibile, nessun contenitore riconducibile all’apparato religioso locale si è finora reso fruibile. Inoltre, per scongiurare l’inoperosità dei profughi che devono aspettare diversi mesi, la Prefettura è riuscita quantomeno a stipulare protocolli con i Sindaci dei Comuni dove sono stati trovati posti perché, a titolo volontario e gratuito svolgano qualche lavoro utile alla col-
100,0 102,1
11,4
9,1
12,
3841,8
12,2
0,71
14,
15,1
4,0
75,0
50,0
22,2
14,2
11,1 6236,8
66,1
91,6
51,
37,0
65,4
1,35
56,8
57,9
8,3
66,7
Servizi erogati per status dei bene ciari. Anno 2015 (al 31 maggio). Valori percentuali
58,5
8,7
Protezione sussidiaria Richiedenti asilo
25,0
0,0
23,8 15,5
14,9
8,6
7,6
Assistenza sanitaria
43,5
14,2 7,1
13,0
Attività multiculturali Assistenza sociale
Istruzione Formazione
Inserimento scolastico
dei 98 Comuni della provincia, risulta abbastanza evidente che il numero di persone\profughi pro-area sarebbe molto più semplice da gestire; e la situazione sarebbe migliore per tutti. La mancanza di condivisione strategica costringe invece la Prefettura a ricorrere al piano b che è il bando di gara sic et simpliciter o al piano c, che è dato dall’affidamento diretto, nella speranza di trovare posti nuovi con il bando. Questa procedura non consente però alla Prefettura, e men che meno ai Sindaci, di orientare le scelte in modo razionale, consentendo di scegliere con gli Amministratori locali zone del territorio più idonee per reperire le c.d. location, ovvero segnalare Cooperative sociali presenti sui
14,6
11,2
7,8
6,8
18,6
16,3
17,8
18,6
9,8
10,7
9,9
8,7
Orientamento Inserimento Tempo libero Informazione lavorativo Mediazione legale Alloggio Formazione linguistico culturale
il contrario dell’obiettivo strategico ed istituzionale che la Prefettura da 4 anni sta cercando di realizzare. Ma veniamo lasciati soli. Proprio questa chiusura, anche strumentalizzata da diversi vettori, ha comportato la necessità di realizzare quella che abbiamo definito in Prefettura come l’”anomalia Costagrande”, non avendo altro modo per alloggiare e gestire i centinai di profughi arrivati in poche settimane nell’estate 2015. E che adesso, con un impegno durato diversi mesi, è stato possibile ricondurre a numeri ragionevoli. A ciò si aggiunga che -fatta eccezione per la Caritas- che ha sottoscritto una Convenzione con la Prefettura e sta cercando di distribuire qualche altro
Protezione umanitaria Rifugiati
Altro
lettività locale, come la manutenzione del verde pubblico, la pulizia delle strade o l’imbiancatura delle scuole. A fronte di questa chiusura sociale cosa si potrebbe fare? La Prefettura si rende sempre disponibile a partecipare agli incontri informativi sul territorio per spiegare il fenomeno e la strategia. Anche la diffusione tramite stampa e social media è molto importante: solo con una conoscenza approfondita del fenomeno, si può capire davvero quale sia il nostro impegno.. e le difficoltà. Serve uno sforzo di maturità collettiva per comprendere che, poiché il fenomeno nel suo complesso non si può determinare a livello locale, per evitare di subirlo con le peggiori ricadute, va saggiamente condiviso e gestito!
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SCUOLA TRA I RAMI
EDUCAZIONE
di
Francesca Mauli
francesca.mauli@verona-pantheon.com
VIENI... C'È UN ASILO NEL BOSCO! Le lezioni si fanno all'aperto, le aule sono radure dove si impara anche e soprattutto insieme agli alberi. Nell'originale proposta pedagogica de La Scuola nel Bosco, inaugurata lo scorso settembre all'interno della fattoria didattica La Valverde, in zona Borgo Venezia, la natura si fa, oltre che compagna di giochi, anche inaspettata insegnante per i più piccoli.
L
i vedi correre tra i cespugli, trasformare con la fantasia bastoni di legno in lanciafiamme e improvvisi visitatori (ovvero la sottoscritta!) in T-rex, arrampicarsi su un albero e con la stessa disinvoltura riconoscerne il nome in base alla forma delle foglie, costruire capanne con i legni
I bambini arrivano con i genitori o con gli educatori, che offrono un servizio di trasporto dalla zona ovest della città; indossano un abbigliamento adatto al clima, si ritrovano al “campo base”, accendono il fuoco, vi si siedono attorno e cantano una canzone, che dà il via alla giornata. recuperati nel bosco, riconoscere in lontananza il verso del fagiano. Sono sette bambini, maschi e femmine, tra i 3 e i 5 anni, piccoli conoscitori della natura, perfettamente a loro agio all’interno del primo asilo nel bosco di Verona. O meglio, all’esterno, visto che questo
asilo non ha pareti, ma solo i confini di una recinzione (ben lontana!) che è praticamente impossibile notare. Le aule sono sostituite da radure, rovi, alberi, cespugli. Sopra la testa, al posto del soffitto bianco e della luce al neon, il cielo. La Scuola nel Bosco è stata inaugurata lo scorso settembre all’interno della fattoria didattica La Val verde, a pochi passi da Borgo Venezia. A volerla, Davide e Giulia Fattori, educatori innamorati della natura e con l’idea che questo amore debba essere coltivato già in tenera età. «L'asilo nel bosco – spiega Davide - è un'esperienza educativa nata in Danimarca negli anni ’50 e diffusa prevalentemente in Germania, Inghilterra, Svizzera e Austria.
In Italia, solo da pochi anni ci sono proposte in questo senso, strutturate in due modalità diverse: c’è chi ha una struttura fisica che accoglie una scuola materna, ma ha a disposizione un bosco nelle vicinanze e trascorre quindi la maggior parte del tempo all’aperto, e chi, invece, sceglie di non avere uno spazio in muratura, ma di stare sempre all’aperto. Noi abbiamo scelto questa seconda modalità». C’è però una grande tenda, sotto la quale ci si ritrova quando piove, o a far merenda. Dalle 8:30 del mattino, dal lunedì al venerdì, indipendentemente dal clima, i bambini si radunano in questo grande spazio verde, pronti a imparare. Le basi teoriche a cui si rifà
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EDUCAZIONE
questa idea di asilo nel bosco sono costituite principalmente da un testo - L'ultimo bambino nei boschi di Richard Louv - e da un concetto fondamentale, quello di biofilia, elaborato da Edward O. Wilson. «La biofilia è fondamentalmente l'amore per la vita. Le molte ricerche fatte hanno appurato che, mentre in linea teorica l’amore per la natura fa parte del nostro DNA, nella pratica non è detto che si sviluppi. Secondo i ricercatori, però, se un bambino passa una parte della giornata, per alcuni anni, all'aperto, guidato da persone alla scoperta della natura, scatta in lui un maggiore rispetto per l’ambiente e il mondo circostante, che durerà anche da adulto. Una maggior diffusione di esperienze di questo tipo potrebbe quindi concretamente modificare i comportamenti della società stessa nei confronti dell’ambiente». La giornata tipo all'asilo nel
bosco è così strutturata: i bambini arrivano con i genitori o con gli educatori, che offrono un servizio di trasporto dalla zona ovest della città; indossano un abbigliamento adatto al clima, si ritrovano al “campo base”, accendono il fuoco, vi si siedono attorno e cantano una canzone, che dà il via alla giornata. Ogni giorno, un tema di base guida le attività: il lunedì è dedicato agli alberi, alla loro scoperta e conoscenza, il martedì alle “mani laboriose”, quindi a dei lavoretti manuali, il mercoledì alla musica, il giovedì all'inglese, il venerdì invece viene dato spazio alle proposte libere da parte dei bambini, messe poi ai voti. «Verso le 10 tocca alla merenda, che prepariamo noi, per educare i bambini sia all’importanza del nutrimento, che allo stare insieme. Poi ci si dedica al gioco libero; noi educatori li seguiamo in quello che fanno,
invertendo il metodo consueto: le proposte le fanno loro e noi li seguiamo, cercando di valorizzare gli aspetti pedagogici che emergono di volta in volta. Finiamo all'una, in modo che i bambini il pomeriggio abbiano il tempo di digerire l'esperienza e riposare, perché quattro ore passate all'aperto sono stancanti». «La società di oggi – conclude Davide Fattori - ha sempre più bisogno di persone elastiche, creative, che sappiano risolvere problemi, che siano consapevoli della loro forza interiore, che sappiano di avere delle risorse e come usarle, e che siano anche in grado di stare da sole, senza averne paura. Tutti aspetti, questi, che vengono sperimentati e coltivati nell'asilo nel bosco, in un'età in cui farlo diventa altamente strutturante». Facebook/ La scuola nel bosco-Verona asilonelboscoverona@gmail.com
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EDUCAZIONE Consigli per migliorare la comunicazione tra scuola e famiglia
GENITORI, INSEGNANTI, ALUNNI: UNA QUESTIONE
(ANCHE)
DI PAROLE GIUSTE
Un libro e una serie di incontri formativi sul territorio dedicati alla creazione di una nuova relazione famiglia-scuola, tesa alla formazione di una scuola più accogliente, attenta alla diversità e più umana. di Francesca Mauli
«L
a mia storia personale mi ha portata a seguire mia figlia Alice nell'arco di tutto il suo percorso scolastico, allo scopo di tutelarne il diritto all'istruzione. Alice, infatti, ha frequentato le scuole con una certificazione Legge 104, rientrando quindi in quelli che oggi vengono definiti B.E.S. (Bisogni educativi speciali, ndr). Sembra strano, perché esiste una bella legge a tutela di chi rientra in questa categoria, oltre a una serie di condizioni che dovrebbero consentire, sulla carta, la possibilità di realizzazione della persona; concretizzare questo progetto, invece, è difficile, perché occorre adattare il metodo di insegnamento al bisogno specifico della persona. A volte sembra che non sia il ragazzo ad andare a scuola, ma la sua problematica: non viene considerata la persona, con i suoi obiettivi di vita, ma viene puntata l'attenzione solo sulla mancanza». A raccontarlo è Cristina Cuttica, esperta di comunicazione aziendale, autrice del libro Genitori e scuola, partner per una nuova società - L’opportunità della diversità. «Quando Alice si è avvicinata
Cristina Cuttica
alla maturità, mi sono chiesta se tutto questo bagaglio di conoscenze accumulato potesse in qualche modo utile ad altri. Nel nostro percorso scolastico, infatti, ho incontrato tante famiglie provate da una cattiva relazione con la scuola. Noi, come famiglia, ci siamo messi in gioco e in qualche modo ce l'abbiamo fatta, ma non sempre è così: alcuni nuclei possono subire maggiormente il contraccolpo di una situazione del genere. Così, ho iniziato una riflessione, con l’obiettivo di creare uno strumento che potesse essere di utilità per qualunque genitore, a prescindere dalla presenza o meno di bisogni educativi specifici». Grazie agli strumenti della sua professione, Cuttica ha impostato quello che è un “sistema
relazionale di comunicazione famiglia-scuola”, basandosi sulla sistemica relazionale, che studia l'ambiente nel quale avviene la comunicazione, quali sono gli attori coinvolti, come avvengono i flussi delle comunicazioni, cosa succede se il flusso è continuo oppure se non avviene. Dall'osservazione di questi aspetti è nato un libro incentrato sul sistema relazionale della comunicazione, sull'importanza della relazione tra la famiglia e la scuola, a cui si è affiancato un progetto formativo dedicato a genitori e docenti in collaborazione con il Provveditorato agli Studi di Verona, tuttora attivo nella nostra provincia e molto partecipato. Per maggiori informazioni: libro.genitoriscuola@gmail.com
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Imposta sulla successione: ovvero la tassa sul morto! Per poter esplicare il titolo di questa nuova puntata della rubrica “Il notaio informa”, evitando scongiuri o gesti scaramantici, è bene fare un parallelismo storico per definire esattamente l’origine della cosiddetta “tassa sul morto”, entrata nel gergo popolare dei giorni nostri. Nel Medioevo, l’imperatore pensò bene di imporre ai propri feudatari una tassa da pagare nel passaggio del feudo dal padre al figlio per raccogliere denari utili per pagare le spese militari. Dopo aspre e ripetute rivolte popolari, i feudatari dovettero accettare per forza questo dazio. Si trattava, appunto, di una vera e propria “tassa sul morto” poiché, già allora, non vi era alcun trasferimento di ricchezza, ma soltanto una successione in diritti che trae origine da un evento luttuoso: la morte del titolare. Andando avanti nei secoli e giungendo ai giorni nostri, la più recente imposta sulle successioni è stata sospesa per poi essere reintrodotta con correttivi. Da tempo il nostro Paese è sotto la lente di ingrandimento dell’Unione Europea in quanto, quest’ultima, vorrebbe abbassare il valore della franchigia, cioè la quota esente da tassazione, attualmente prevista con particolare riguardo nei rapporti tra genitori e figli. In Italia, infatti, è più elevata rispetto a quella vigente negli altri stati dell’Unione Europea: il nostro sistema fiscale prevede l’esenzione dell’imposta fino a un milione di euro tra coniuge e tra genitori e figli, mentre nelle successioni tra fratelli sono esenti da imposta i primi 100.000 Euro. In Europa non esiste franchigia così elevata per cui sia la commissione Europea sia l’OCSE hanno chiesto al governo italiano di adeguare la franchigia e le aliquote
alla media europea. Questo cosa significa? Che se ci sarà l’adeguamento ci sarà di conseguenza un aumento sostanziale dell’imposta di successione. Occorre, quindi, informarsi per tempo e rivolgersi a chi è esperto della materia al fine di individuare altre soluzioni fiscalmente più convenienti. In tema di successioni, uno strumento fondamentale di cui tener conto per tempo è il testamento: un documento che andrebbe sempre redatto assieme a un esperto onde evitare che venga impugnato o caducato e dichiarato privo di effetto. Esiste poi il cosiddetto “Patto di famiglia”, per mezzo del quale il genitore imprenditore ha la possibilità di trasferire la sua azienda al figlio o ai figli godendo di importanti agevolazioni fiscali (l’atto è a tassa fissa, Euro 200) e al riparo dalle impugnazioni che sono invece possibili nelle donazioni. Ci sono, infine, dei beni trasferibili che sono esenti dall’imposta di successione, altri che sono esclusi. Fra questi sono importanti le polizze assicurative da attivare, anche qui, mediante consulenza di professionisti presso banche e assicurazioni. Di questi temi e dei relativi approfondimenti si parlerà anche all’incontro dal titolo “Passaggio generazionale e tutela del patrimonio aziendale e famiglie” organizzato da Banca Mediolanum sul territorio di Grezzana che si terrà lunedì 18 aprile alle ore 20.30 presso la Sala Bodenheim di via Segni 2. Al convegno, a cui parteciperà il dott. Massimo Doria, esperto di pianificazione successoria e fondatore dei Kleros srl, presenzierà come ospite anche il Notaio avv. Mario Sartori. Ingresso libero.
Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 Fax. 045 8650445 - msartori.2@notariato.it - www.notaiosartori.it
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LINKEDIN & CO
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
di
Chiara Boni
chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni
NASCE “VERONA PROFESSIONAL WOMEN NETWORKING”, PERCHÉ INSIEME È MEGLIO Nato come gruppo sulla piattaforma social Linkedin, in poco tempo ha già trovato moltissime adesioni da parte delle donne veronesi: Verona Professional Women Networking nasce con l’intento di creare aggregazione tra le donne di Verona e provincia, che qui possono scambiarsi idee, consigli e biglietti da visita.
C
’è Anna, che ha appena lasciato un lavoro sicuro per inseguire i propri sogni, e c’è anche Laura, che fa lo stesso lavoro da vent’anni e più felice di così non potrebbe essere, e lo dice orgogliosa mentre aggiunge che ha due figli e un marito a casa che la aspettano. C’è anche Federica, che fa un lavoro bellissimo e in cui gli uomini sono la stragrande maggioranza ma che, a volte, sono anche troppi. Poi c’è Caterina che il lavoro l’ha perso ma di stare a casa con le mani in mano non se ne parla proprio ed è qui per trovare sostegno e consigli. Le storie che si intrecciano all’interno del Verona Professional Women Networking sono tante e molto diverse fra loro, ma tutte hanno in comune una cosa: le protagoniste sono donne, di tutte le età, di tutte le provenienze, che vogliono condividere le proprie esperienze con altre donne. Per fare rete, per trovare contatti, per scambiarsi consigli, perché insieme è meglio. Lo sa bene l’ideatrice di Verona Professional Women Networking, Mary Wieder-Bottaro, americana di nascita ma veronese per amore, che ci spiega: «L'obiettivo di questo gruppo è quello di creare un network per
Foto: Daniele Tanto
unire le donne professioniste a Verona in modo da supportare noi stesse tramite lo sviluppo professionale. Semplicemente il networking è un modo per conoscere altre persone, che magari possono aiutarci con i nostri obiettivi professionali o personali oppure che hanno gli stessi nostri interessi». Mary, forte della sua esperienza in un altro gruppo simile con base a Milano, ha creato
Verona Professional Women Networking tramite un gruppo LinkedIn, consapevole che anche in terra scaligera le donne abbiano bisogno di fare rete per essere più forti: «Ho creato questo gruppo sul LinkedIn perché volevo conoscere altre donne professioniste a Verona. Sono di Philadelphia e Vivo a Verona da quasi 6 anni, lavorando nel marketing. Faccio parte del gruppo Professional
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INTRAPRENDENZA FEMMINILE
Women's Network, un gruppo europeo per le donne professioniste con sedi in 24 città, fra le quali Milano e Roma. Mi trovo bene nel gruppo di Milano e ho conosciuto tante donne in carriera, ho partecipato a tanti eventi e programmi come, per esempio, il loro programma di mentoring. Non essendo di Milano faccio fatica a partecipare al 100% e mi domandavo perché non ci potesse essere un gruppo anche qui a Verona. Anche se questa città è abbastanza piccola rispetto a Milano, è tuttavia un centro economico molto importante in Italia con tante multinazionali, imprenditrici e startup». Il mix perfetto, insomma, per creare qualcosa di grande. Da semplice gruppo online, dove ritrovarsi virtualmente, Verona Professional Women Networking è diventato anche un momento di aggregazione vera e propria tramite incontri sul territorio: il primo si è tenuto mercoledì 16 marzo, presso l’enoteca Signorvino Valpolicella, e ha visto partecipare quasi un centinaio di donne da Verona e provincia. Segno che la necessità di unirsi, scambiarsi biglietti da visita, raccontare la propria storia e ascoltarne tan-
te altre, sia sentita anche dalle donne veronesi. L’impegno del Network proseguirà con incontri a cadenza mensile. Il prossimo si tiene il 9 aprile nella Loggia di Fra' Giocondo (Loggia Antica) di Piazza dei Signori: Verona Professional Women Networking sarà infatti ospite di Vinitaly and the City, con un meeting in cui si discuterà di “Essere donna e lavoratrice a Verona”. Come spiegano le organizzatrici «Questo incontro di networking si terrà durante il Vinitaly, il grande evento culturale veronese, ed offrirà alle donne veronesi l’opportunità di cono-
scere altre donne e scoprire potenziali collaborazioni godendosi un buon bicchiere di vino. Le donne veronesi, laureate e ambiziose si ritrovano continuamente ad affrontare alcune sfide soprattutto associate al genere: disparità di reddito, meno opportunità professionali, machismo nell’ambiente lavorativo e la difficoltà di far combaciare la maternità con una carriera. Ci sarà una tavola rotonda con donne professioniste che condivideranno la loro esperienza come donne e lavoratrici a Verona, con la possibilità di iniziare un dialogo, fare domande e ricevere consigli.»
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L'EVENTO
WWW.TEDXVERONA.COM
RE-IL PREFISSO CHE SA DI FUTURO Dopo il grande successo di pubblico e critica riscosso nelle precedenti edizioni, per il terzo anno consecutivo TEDxVerona torna ad accendere i riflettori dell’innovazione sulla scena scaligera. A fare da cornice all’evento sarà, ancora una volta, il settecentesco Palazzo della Gran Guardia che domenica 24 aprile 2016 riaprirà le porte del suo Auditorium. di Redazione
D
opo Beyond the wall (Al di là del muro), fortunato filo conduttore della scorsa edizione, sarà la volta di RE-invent, RE-think, RE-lay, concept che fa della reinterpretazione, della relazione e della reinvenzione la chiave del nostro futuro. “Il passato è come un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Così Italo Calvino intendeva sottolineare l’inossidabile rapporto tra ciò che è stato ieri e ciò che sarà domani. Un rapporto che va oltre la semplice consequenzialità temporale. RE-invent, RE-think, RE-lay, tema della terza edizione di TEDxVerona, si propone, per l’appunto, di analizzare tale relazione tra passato e futuro partendo dal presupposto che alla base di ogni innovazione vi sia la reinterpretazione, la rela-
zione o l’intensificazione di un “quid” preesistente, riassunto nel prefisso latino re- e dal suo significato iterativo. L’obiettivo è dimostrare come ciò avvenga in ogni ambito della nostra vita. Al prefisso re- saranno associati dai followers di TEDxVerona sui Social Network e dagli speaker che sceglieranno il titolo del loro speech, una serie sempre diversa di termini, verbi, aggettivi, che, oltre ad animare le pagine del nuovo sito www.tedxverona.com, andranno a definire il contenuto degli speech dell’evento. Il tema RE-invent, Re-think, RElay si fonde alla perfezione anche con l'impianto narrativo sviluppato nel video promozionale della nuova edizione di TEDxVerona, lanciato sul sito, sulla relativa pagina Facebook e sul canale YouTube in attesa
dell’evento. La suggestiva creazione di Darkside - l’azienda veronese, conosciuta in tutto il mondo, che si occupa di animazione digitale e che ha avviato quest’anno la sua collaborazione con TEDxVerona - è stata sviluppata attorno ad un concept particolare: la frenesia di un'idea che da embrionale si sviluppa e cresce, viene condivisa e crea emozioni che contribuiscono a trasformarla e a diffonderla con successo, il tutto con irresistibile semplicità. Cos’è TED? Tecnologia, Intrattenimento e Design. Sono queste le tre ampie aree che, insieme, stanno creando il nostro futuro. A promuoverle è TED (acronimo inglese per Technology Entertainment Design, ndr) un’organizzazione no profit californiana nata nel 1984 con l’obiettivo di condividere
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Partito il conto alla rovescia per l'attesissimo incontro che si terrà a Verona il 24 aprile
tutte quelle “idee che meritano di essere diffuse”. Il canale di comunicazione scelto e ormai consolidato è l’attesissima conferenza a scadenza annuale, nell’ambito della quale le menti più brillanti e visionarie del momento sono chiamate a presentare tematiche calde e attuali attraverso speech veloci e appassionanti. Gli interventi, connessi tra loro da un comune filo conduttore che si rinnova ogni anno, abbracciano tutti gli
ambiti del sapere: dalla scienza alla politica, dall’arte alla tecnologia, dalla musica all’architettura, dalla letteratura alla vita quotidiana. Cos’è TEDx? Da qualche anno l’associazione californiana concede la licenza per poter realizzare versioni locali delle conferenze TED, i TEDx appunto. Creati nello spirito della missione TED e sottoposti a precisi standard di realizzazione, questi eventi sono organizzati
in modo da offrire anche alle comunità locali l’opportunità di stimolare il dialogo tra i partecipanti, generare networking e favorire la costruzione di nuove relazioni. Ad oggi sono poche le città italiane che hanno ottenuto tale licenza. Fra queste c’è Verona, il cui team, composto interamente da volontari, ha ottenuto l’autorizzazione ad organizzare un evento che proietterà ancora una volta la città scaligera in un contesto internazionale. Nell’ambito di TEDxVerona saranno combinate presentazioni dal vivo, performance artistiche e proiezioni video che andranno a promuovere il meglio della cultura e dell’innovazione. Le interviste agli organizzatori su www.verona-pantheon.com
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Anno 8, Numero 6
Luglio - Agosto 2015
Pantheon www.giornalepantheon.it
CRESCE IL NUMERO DI FAMIGLE “UNIPERSONALI”
MA QUANTO COSTA VIVERE DA SOLI?
CRISI GRECA
ESTATE
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Intervista al Prof. Federico Testa
Itinerari e percorsi in Lessinia
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Il talento di Giacomo Bagnara
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Il Team TEDxVerona si è andato negli anni via via allargando, crescendo parallelamente alle esigenze dell’evento, sempre più impegnativo: dal nucleo iniziale di 11 persone
la “squadra” si è estesa il secondo anno fino a 19 per raggiungere gli oltre 20 elementi attuali.
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Lo scambio epistolare tra gli studenti della Lessinia e i coetanei kenioti
SCORCI
di
Miryam Scandola
miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola
LE DISTANZE LE DECIDIAMO NOI Da oltre sette anni l'Istituto Comprensivo di Bosco Chiesanuova manda avanti un progetto che promuove l'incontro, stravolgendo la geografia. "Compagno di banco" è il titolo dell'iniziativa che, attraverso uno scambio di lettere, avvicina il Kenya alle nostre montagne.
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etty lo sapeva mentre camminava scalza per 45 minuti prima di arrivare a scuola, con stretto addosso un maglione troppo grande per il suo fisico di bambina. Lo sapeva che il riscatto si guadagna anche e soprattutto così; nella fatica dello studio. Lei, 22 anni, con un inglese sicuro dice che finirà l'università ad aprile. Dalla sua voce pacata e forte si capisce che avrà una vita diversa da quella di sua nonna, analfabeta, con un'esistenza divisa nei pochi metri della baracca in cui ha cresciuto la nipote, nella periferia meridionale di Nairobi. Ad ascoltare la storia di Betty Nasambu nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 marzo, c'erano le classi della scuola secondaria dell'Istituto Comprensivo di Bosco Chiesanuova, che da sette anni sono impegnate in un progetto di gemellaggio con Kwa Watoto Centre and School, una scuola che sorge vicino alla baraccopoli di Soweto- Kayole, in Kenya. Il dialogo a infiniti chilometri di distanza è iniziato nel 2009 e si è arricchito negli anni non solo di campagne di solidarietà e raccolta fondi per sostenere le spese quotidiane del centro ma anche di una corrispondenza del tutto inedita. Scambi di messaggi, frasi in inglese scelte con la cura di chi sta imparando per essere lette da occhi altrettanto tesi a capirle; questa l'iniziativa che già nel nome che porta, "Compagni di
banco", trattiene il sapore della semplicità delle cose quotidiane eppure, a ben guardarle, del tutto straordinarie. Il progetto, sposato da diversi docenti delle scuole secondarie della Lessinia, da Bosco Chiesanuova a Cerro, passando per Roverè, ha avuto e ha tuttora un risvolto didattico significativo, sollecitando la preparazione in geografia e in inglese degli alunni di entrambe le realtà. Betty è stata, quando era adolescente, una di quei "compagni di banco" lontana nelle distanze meno nei desideri, che, in visita a Bologna per dire grazie a chi ha sostenuto il suo percorso scolastico e le ha permesso il sogno dell'università attraverso la formula dell'adozione a distanza, ha pensato di passare anche tra le nostre montagne. Per vedere «per la prima volta la neve», ma soprattutto per spiegare quanto sia stato importante per lei avere il sostegno di un'Italia amica. La borsa di studio che è riuscita ad ottenere per il profitto meritevole è una delle tante gocce che l'associazione Centofarfalle di Quaderni
di Villafranca permette con la sua costante attività. La Onlus, impegnata in Kenya, oltre alla gestione degli aspetti operativi di vari progetti come quello dello scambio di corrispondenza, si occupa di sostenere le attività di una casa famiglia nella baraccopoli di Soweto e contribuisce, attraverso l'erogazione del microcredito, a garantire alle donne l'indipendenza economica. Testimonianze come quella di Betty «permettono di capire che ci sono realtà diverse dalle nostre», ha sottolineato a più riprese Zeno Capponi, docente di inglese presso l'istituto, che ha dialogato con la ragazza, durante un incontro piacevolmente interrotto dalle moltissime domande formulate, rigorosamente in inglese, dagli studenti. E a guardare lei, bella, con i jeans stretti e il sorriso di chi si sta guadagnando il suo futuro, si finisce per credere che i contesti siano sì diversi, ma comunque, in fin dei conti, pure piuttosto vicini. Per fare una donazione: Banco Popolare di Verona Quaderni di Villafranca (VR)
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SPECIALE PRIMAVERA Uno sguardo alla Floriterapia
SPECIALE
PRIMAVERA
L A F E L I C I TÀ? CERCATELA NEI FIORI di Miryam Scandola
Popolano con discrezione i nostri prati, ma anche gli spazi verdi permessi dalla città. Secondo i precetti della Floriterapia, i fiori non sarebbero solo una grazia per gli occhi, ma farebbero bene anche alle nostre emozioni.
I
fiori non parlano, forse, semplicemente suggeriscono. Il primo a capirlo è stato Edward Bach, medico britannico a cavallo tra Ottocento e Novecento che, durante le sue lunghe passeggiate lungo il fiume, si accorse di come al di là delle erbe, i rimedi naturali si nascondessero anche tra i petali dell'universo floreale. A lui e alla sua scoperta nata dalla meraviglia di uno sguardo attento si deve lo sviluppo di questo particolare sentiero della medicina alternativa, nota come Floriterapia. Riconosciuto dal 1976 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come metodo di cura complementare, questo trattamento, molto utilizzato dagli psicoterapeuti e da chi si occupa di medicina alternativa, si basa sull'idea che l'essenza di un singolo fiore possa farsi carico di un'emozione negativa e sia in grado di mutarla nel suo tratto positivo. Le virtù vibrazionali dei vegetali più delicati del suolo, secondo la Floriterapia, contribuirebbero anche alla scomparsa del dolore fisico, contrappunto del
vero disagio, radicato in profondità. Secondo l'uso inaugurato dallo studioso che ne ha operato la classificazione in 38 fiori - detti di Bach, appunto- , le piante dovrebbero essere recise nel periodo di massima fioritura durante giornate particolarmente assolate e lasciate macerare in ciotole d'acqua al sole, oppure bollite. L'aspetto interessante è che i fiori non rilasciano nessun principio attivo, ma hanno con il liquido un rapporto "informativo" attraverso il trasferimento della loro intrinseca energia. Lasciano, in sostanza, nell'acqua in cui riposano una sorta di messaggio. Il “bouquet” che ne risulta (arricchito da brandy o acqua di aceto di mele per permetterne la conservazione, ndr) si assume direttamente sulla lingua nella formula di quattro gocce per quattro volte al giorno. Il trattamento, che può durare da pochi giorni a qualche settimana, agisce nell'ambito dei disagi e delle sofferenze emotive ma contribuisce a lenire anche le indisposizioni fisiche ad esse connesse. Come avviene la scelta dei rimedi? Attraverso
un criterio di corrispondenza. Il che vuol dire che a determinato stato d'animo negativo si lega, per analogia, il campo d'azione positiva dell'elemento floreale scelto. Così il fiore dell'olivo è adatto per chi si sente sfinito ed esausto, quello dell'ippocastano per chi deve recuperare la serenità perduta, quello della quercia per coloro che vogliono dare nuova linfa alla loro perseveranza. Da non dimenticare, l'essenza del fiore dell'olmo che aiuta in quell'azione rara e difficile che è l'indulgenza verso se stessi. Fiori australiani, californiani e persino indiani; tante e altre sono le proprietà che si celano negli intarsi dei petali sparsi nel mondo che negli anni hanno esteso – ma non superato - la classificazione di Bach. Senza volare lontano, guardiamo, però, per un momento i nostri prati abitati da tante varietà. Come le primule, le prime nate di ogni primavera, fragili come chi si affaccia al mondo. Dipinte del dolce giallo della timidezza sono perfette per chi deve assimilare un dolore del passato e tentare, con tutta la fatica del caso, un nuovo inizio.
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CANCER CARE CENTER
SALUTE & BENESSERE
di
Marta Bicego
marta.bicego@verona-pantheon.com @MartaBicego
N
ove numeri: 800 143 143. E tre parole: “Cancer Care Center”. È la formula sulla quale l'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha deciso di puntare per facilitare il percorso diagnosticoterapeutico del malato oncologico o con sospetta diagnosi tumorale. Un'alleanza pensata per non lasciare solo il paziente, e la sua famiglia, in un momento delicato quale la diagnosi o la cura del cancro. Una volta digitato il Numero Verde, dall'altra parte del telefono risponde un tutor professionale che fornisce un primo supporto informativo e di orientamento sui percorsi da affrontare. Individuato il problema o la richiesta avanzata, il tutor di primo livello prende contatto con il collega di secondo livello delle Unità operative interessate al tipo di tumore, con l’Oncologia Medica o con i Servizi di diagnosi per la prenotazione degli esami. Da un semplice contatto telefonico si attiva una rete trasversale ai Dipartimenti, alle Unità terapeutiche, ai Servizi coinvolti nell’iter di diagnosi e terapia. Al centro di tutto è la presa in carico del paziente: «Il prendersi cura di ogni persona malata di tumore, seguendola in tutte le fasi diagnostico-terapeutiche, fino al periodo di
800 143 143, NASCE IL NUMERO VERDE PER LA CURA DEL TUMORE Ad attivarlo, l'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Comporre i nove numeri è il primo step di un approccio multidisciplinare, quello del “Cancer Care Center”, finalizzato a facilitare il percorso diagnostico-terapeutico del malato oncologico o con sospetta diagnosi tumorale. Foto: Ennevi
follow up che inizia al termine dei trattamenti attivi o, nei casi in cui è necessario, fino alle cure palliative» scende nei dettagli Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica del nosocomio di Negrar e presidente nazionale eletto dell’Associazione nazionale medici di Oncologia Medica (Aiom). L'approccio multidisciplinare del “Cancer Care Center” richiede tecnologie e professionalità diagnostiche, chirurgiche e di trattamento terapico all’avanguardia insieme ad altri servizi sui quali la Cittadella della Carità, voluta dal fondatore San Giovanni Calabria, continua a investire. Fondamentale è, per esempio,
avere a disposizione, evidenzia, «un Laboratorio di Biologia molecolare per lo studio delle alterazioni molecolari che possono descrivere la minor o maggior aggressività di una malattia». Da non sottovalutare, in presenza di una neoplasia, l'educazione al corretto stile di vita e il supporto psicologico che deve abbracciare l'intero nucleo familiare. Prendersi cura del malato significa inoltre, sottolinea la dottoressa, ragionare in un'ottica di prevenzione e «avviare all’ambulatorio di counseling genetico le pazienti giovani con carcinoma mammario, con familiari affette da carcinoma mammario-ovarico al fine di valutare il
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SALUTE & BENESSERE
pa. Grazie a modelli statistici e matematici, conclude, oggi è possibile indicare il numero delle persone guarite, cioè di quanti con pregressa diagnosi di cancro hanno raggiunto
rischio della presenza di un’eventuale mutazione dei geni BRCA1-2, resi tanto famosi dal caso dell’attrice Angelina Jolie». La lotta contro il cancro richiede, insomma, strategia e collaborazione. I tumori, ad analizzare i dati forniti annualmente dalle monografie I numeri del cancro in Italia a cura di Aiom e Associazione italiana registri tumori, costituiscono la seconda causa di morte nella popolazione italiana dopo le patologie cardiovascolari. Ci si ammala fortunatamente un po' meno
rispetto al passato, segnala: «A fronte di una incidenza in aumento come dato grezzo, l’incidenza corretta per l’età della popolazione italiana, che quindi tiene conto dell’invecchiamento della popolazione, fa emergere un tasso di incidenza in riduzione nel sesso maschile (meno 2,8% all'anno dal 2006 al 2015) e solo in lieve crescita nel sesso femminile (0,4% all'anno dal 2001 al 2015)». A fronte di una costante riduzione della mortalità negli ultimi quindici anni, la sopravvivenza a cinque anni si attesta tra le più alte in Euro-
Al centro di tutto è la presa in carico di ogni persona malata di tumore, che viene seguita in tutte le fasi diagnosticoterapeutiche, fino al periodo di follow up che inizia al termine dei trattamenti attivi o, nei casi in cui è necessario, fino alle cure palliative un’attesa di vita paragonabile a quella degli individui della stessa età e dello stesso sesso non affetti da tumore. Nel 2010, conclude, «i guariti rappresentavano in Italia un terzo di tutti i casi prevalenti». Percentuali che, unite ai progressi della medicina, introducono un nuovo concetto: quello della guarigione dal cancro.
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LA NUOVA ASSOCIAZIONE
CULTURA
VERONA CREATIVA, LA CULTURA SI FA (MEGLIO) INSIEME Mettere in rete e divulgare l’arte a 360 gradi. È questo l’obiettivo della neonata associazione frutto di alleanze strette con la già rodata Mantova Creativa. Finalmente le due città vicine, e lontane (una è in Veneto, l’altra in Lombardia), possono dialogare su uno di quei fronti politici molto spesso poco considerati: la cultura. Abbiamo parlato con la presidente Erminia Perbellini per capire in che direzione si muove la sua associazione.
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erona Creativa conta tra i soci fondatori la Fondazione Accademia di Belle Arti, l’associazione Mantova Creativa, l’associazione culturale Aldo Tavella, l’associazione Atelier dell’Anima e, presto, si aggiungerà anche il Conservatorio Dall’Abaco. Il presidente dell’Accademia, Stefano Pachera, ha parlato di «opportunità che offriamo ai nostri studenti per entrare concretamente nel mondo dell’arte», mentre Giampaolo Benedini, di Mantova Creativa, ha espresso massima soddisfazione poiché il loro progetto «si è diffuso anche in altre realtà» dando loro «l’ennesima conferma dell’importanza del lavoro fatto sinora». Presidente Perbellini, il 2 marzo avete presentato l'iniziativa. Erminia Perbellini
Ma a quando risale l’idea? Se ne è iniziato a parlare qualche anno fa. Verona e Mantova hanno una storia molto diversa l’una dall’altra quindi le due città non sono concorrenziali ma sinergiche e la sinergia in campo culturale raddoppia le conoscenze. In entrambe queste città ci sono situazioni diverse per quanto riguarda l’arte contemporanea, che è quella che in futuro diventa arte antica. È la più difficile da leggere perché gli artisti veri hanno intuizioni che anticipano quello che avverrà. Leggere l’arte vuol dire anticipare quello che succederà in futuro ed è successo in tutti i secoli, ma ci sono due problemi: aiutare i contemporanei e insegnare alla gente come riconoscere questi nuovi
Leggere l’arte vuol dire anticipare quello che succederà in futuro ed è successo in tutti i secoli, ma ci sono due problemi: aiutare i contemporanei e insegnare alla gente come riconoscere questi nuovi linguaggi. linguaggi. Questo è il sesto anno di Mantova Creativa. Voi come partirete? Mantova lavora sulle mostre e sulle esibizioni. Da noi queQuesto è il sesto anno di Mantova Creativa. Voi come partirete? Mantova lavora sulle mostre e sulle esibizioni. Da noi questa necessità è sentita meno perché se ne fanno miliardi di queste cose, dalla fiera di arte contemporanea alle mostre di galleristi. È meglio che cerchiamo di far conoscere tutti questi eventi piuttosto che farne altri. Dobbiamo, da una parte, promuovere l’arte contemporanea dando gli strumenti per farla conoscere, dall’altra dotarci di un mezzo come il sito internet per promuovere tutte queste cose. Diverse associazioni hanno
CULTURA
strade e per un quarto d’ora gli artisti si potranno esibire, mentre i cittadini potranno prendere contatto con suoni, immagini e parole diverse. E con Mantova che progetti avete? Appena partirà il sito (fine marzo, ndr) faremo un incontro con Mantova in modo da redigere una prima bozza di incontri bilaterali finalizzati allo sviluppo di progetti comuni in modo da avere anche delle risorse, men-
tre a maggio saremo presenti alla manifestazione Mantova Creativa con Verona Risuona. Non vogliamo dimenticare che quest’anno Mantova è Capitale Italiana della Cultura. Avremo modo, comunque, di lavorare insieme e di far conoscere le realtà culturali delle due città. Mantova ha bisogno di farsi conoscere, Verona di mettere in rete ciò che fa. Facebook/ Verona-Creativa
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provato a fungere da cassa di risonanza di eventi culturali. In cosa si differenzia il vostro progetto? Molti ci hanno provato dimenticando i giovani. Noi li abbiamo coinvolti affidandogli fin da subito la creazione del logo e del sito (ad opera degli allievi dell’Accademia di Belle Arti, ndr). L’anima deve essere loro. Non è facile mettere insieme vari soggetti, bisogna stare in quel circuito culturale che è alla base della città. La politica quanto influenza? Non è una questione politica, ma solo culturale. In questa unione di intenti Verona cerca di raccordare quello che già fa cercando di farla conoscere ai veronesi e ai mantovani. Ci saranno anche delle performance che partiranno dopo Pasqua collegate al simbolo deI logo, una sedia. Queste saranno posizionate nelle piazze, nelle
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IL BELLO CHE FA DAVVERO BENE Riciclo, design e sociale. Questi gli ingredienti di Korner, l'innovativo progetto veronese che applica alla perfezione i valori dell'economia collaborativa, utilizzando materiali di scarto e trasformandoli in oggetti di design. La progettazione è affidata al talento di giovani creativi, la produzione, invece, viene commissionata a persone a rischio di esclusione sociale. di Luca Spaziani
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rendete dei giovani designer freschi di studi e desiderosi di mettersi all’opera, date loro dei materiali di scarto da rivitalizzare e affidate la realizzazione delle idee a persone svantaggiate: il risultato si chiama Korner, una start up innovativa nata un anno fa a Verona e che proprio in questo periodo sta vivendo una fase di forte crescita. Korner recupera materiale di scarto dalle aziende e realizza degli oggetti da rivendere o alle aziende stesse o al pubblico. Il tutto coinvolgendo gruppi di ragazzi appena usciti dalle scuole di design, chiamati a sfidarsi sull’idea di riuso più creativa, e gli ospiti della cooperativa I Piosi di Sommacampagna a cui viene affidata la manodopera. Non si tratta dell’unica realtà veronese attiva in questo ambito: sono molte le associazioni, le cooperative e le piccole imprese che uniscono ecosostenibilità e impegno sociale. Ciò che distingue Korner è l’attenzione alla creatività e la cura per il design dei prodotti. L’idea, infatti, è partita proprio da un designer con anni di esperienza nel campo della moda: Alessandro Marcolini. Insieme ad altri due giovani gestisce quello che, dice, «per ora è un progetto sociale, ma in futuro potrebbe diventare qualcosa di più». Creativo ma anche coreografo e scenografo, Alessandro ha vissuto nelle capitali di mezza Europa collaborando con alcune delle compagnie di danza contemporanea più importanti del mondo. «Circa un anno fa – racconta
– una grande azienda di abbigliamento veronese mi ha chiesto di realizzare dei sacchetti per scarpe utilizzando materiale riciclato. Mi sono chiesto se non ci fosse un’alternativa al farli fare in Cina e ho pensato di rivolgermi alla cooperativa I Piosi per proporre loro di far svolgere questo lavoro alle persone in difficoltà di cui si occupano». Nella cooperativa, attiva sul territorio veronese da oltre 25 anni, Alessandro ha trovato ragazzi disabili ma anche ex detenuti e profughi, «persone a
cui offriamo un modo utile per impiegare il tempo e, quando possibile, per mettere a frutto le professionalità che hanno e che non possono spendere nel mondo del lavoro». Lampade, orologi, pouf da giardino, gadget natalizi, tovagliette realizzate con i teloni di un camion: il catalogo di Korner è vario e ricco. Ma non pensate di trovarci di tutto, Marcolini ha le idee chiare: «Ci piacerebbe specializzarci nell’interior design, e comunque nella creazione di oggetti utili, non banali e non impe-
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La start up che coniuga creatività, riciclo e inclusione
gnativi, che costino al massimo 100-120 euro. Ma - sottolinea – sempre con l’occhio puntato sulla creatività, l’elemento che vorremmo fosse il nostro marchio di fabbrica».
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Offriamo alle persone in difficoltà un modo utile per impiegare il tempo e, quando possibile, per mettere a frutto le professionalità che hanno e che non possono spendere nel mondo del lavoro. Proprio l'aspetto della creatività è, infatti, uno dei valori portati avanti da Korner: «Quando escono da scuola – spiega Marcolini – i giovani designer hanno un disperato bisogno di affrontare la realtà del lavoro che è lontana anni luce dalla teoria, per non rischiare di realizzare oggetti che, nel vero senso della parola, non stanno in piedi. Noi offriamo loro quest’opportunità che dovranno saper sfruttare facendosi notare e promuovendo le loro
creazioni». Quella di Korner è una realtà in crescita che proprio in queste settimane sta vivendo una forte accelerazione grazie all’accordo stretto con Altromercato che porterà i prodotti della start up negli oltre 100 punti vendita della nota catena di distribuzione attiva nel commercio equo e solidale.
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E per il futuro, perché non aprirsi all’e-commerce? «Ci stiamo pensando», confida Alessandro. «Se avremo le possibilità per organizzarci lo faremo. Ora la priorità è anche quella di attirare risorse economiche perché l’entusiasmo è importante ma può non bastare». Per scoprire qualcosa in più: www.krn.social
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NUOVI MESTIERI
GIOVANI & LAVORO
CORRIERI IN BICI VERONA: di
Giulia Zampieri
giulia.zampieri@verona-pantheon.com
L’ECO TRASPORTO OVUNQUE, COMUNQUE E SUBITO Abbiamo incontrato i Corrieri in Bici di Verona, la neonata startup veronese che offre un innovativo servizio di corriere espresso su due ruote. Tre giovani coraggiosi, legati da una sfrenata passione per il ciclismo. E il sogno di una nuova Verona.
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frecciano a bordo delle loro due ruote, nel traffico cittadino, sui sampietrini all’ombra dell’Arena e poi via, sulle strade della periferia, con sole, vento, pioggia e pure neve, se capita. «Perché siamo ciclisti, non imprenditori» ci tiene a precisare Filippo Filippini, 26 anni, uno dei tre soci e presidente in carica di Corrieri in Bici Verona, il primo servizio di bike messenger della città scaligera. Assieme a Filippo anche Biagio Anselmi, 31 anni, e Andrea Thedy, 25, hanno fatto del ciclismo prima una passione, di quelle vere e travolgenti, e poi un lavoro: la sfida, intrapresa qualche mese fa, è quella di offrire a Verona un esclusivo servizio di corriere espresso in bici. E, nel frattempo, mostrare a clienti e cittadini che c’è un modo alternativo e più attento per muoversi e per vivere la nostra città. In modo ecologico, economico e rapido girano Verona in lungo e in largo, da San Massimo a Montorio, da Parona a Ca’ di David, e sulle loro bici cargo trasportano di tutto, fino a 100 kg di carico: dai dolci senza glutine per una pasticceria di Santa Lucia, al take away argentino in pieno centro, e poi frutta e verdura bio, ma anche documenti, pacchi e merce di qualsiasi tipo. E per i clienti più disparati. «L’idea è nata da una mia
esperienza diretta» ci racconta Filippo. «Dopo aver lavorato per vari servizi di bike messenger sia in Svizzera che a Milano, abbiamo deciso di portare a Verona un modello di ecotrasporto che in altri Paesi e città, anche italiane, esiste già da anni. Da sei mesi a questa a parte, i Corrieri in Bici offrono tre tipi di consegne diverse: Standard, Cargo per grandi carichi e Urgente, con servizio delivery assicurato in 45 minuti. E in più, un servizio garantito 24 ore su 24 perché, come osserva Filippo, ironizzando, «se mi svegli alle 3 di mattina, direi che la consegna te la faccio eccome!».
Non abbiamo inventato nulla: a Milano, ma anche a Padova, Bassano del Grappa e Bologna esistono già servizi come il nostro. Per non parlare della Svizzera, il modello da seguire, dove i corrieri in bici arrivano a trasportare persino le sacche di sangue per gli ospedali. Come se non bastasse, in caso di necessità, si occupano anche di bonifica biciclette, per riciclare la vecchia bici abbandonata in cantina, e di assistenza foratura, anche grazie all’esperienza di Biagio, che ha lavorato per anni in una ciclofficina. Di strada, è proprio il caso di
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GIOVANI & LAVORO
dirlo, da ottobre ne hanno fatta, non senza incontrare varie difficoltà. «Muoversi in bici a Verona è piuttosto rischioso» ci dice Biagio. «Quello che manca purtroppo è l’educazione stradale, un aspetto che va ben oltre la segnaletica, o le condizioni delle nostre strade o delle ciclabili. È questione di mentalità. Con la nostra attività speriamo anche di mostrare che c’è un’alternativa alle auto, un’alternativa ecologica, economica e a vantaggio di tutta la città, di tutti noi cittadini». Il guadagno non è molto, ci confida Filippo, e non ci sono orari, senza contare che in Italia “il corriere in bici” non è una categoria riconosciuta da Inps e Inail. «Fin dall’inizio abbiamo avuto però la fiducia di Chesini e poi, grazie al passaparola, siamo riusciti a farci strada da soli. Bisognerebbe però inve-
stire più risorse: ne trarrebbe vantaggio il cliente ma, soprattutto, tutta la città». Al termine della nostra chiacchierata, e prima di riprendere il giro di consegne, quando osservo che non possono fare a meno di guardare e commentare ogni bici che vedono mi rispondono così: «Per noi è
come se la vita fosse in bianco e nero: quando passa una bici, tutto diventa a colori!». Per rimanere aggiornati su promozioni e novità, rincorreteli qui: www.corrierinbicivr.it Facebook/ Corrieri in bici Verona Instagram/ Corrierinbicivr
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Le proposte dei laureandi del politecnico di Milano
TERRITORIO TRA LE RIGHE
di
Alessandra Scolari
IN VALPANTENA È ORA DI TURISMO D'ELITE?
Una scommessa o un’utopia? Certo è che i progetti di rigenerazione delle aree abbandonate dal lapideo sono all’avanguardia e rispettano le tre R: recupero, riabilitazione e rigenerazione dell’esistente. Lo studio è stato reso possibile previa sottoscrizione di un protocollo di intesa tra l’amministrazione comunale, il Politecnico di Milano, Polo di Mantova, e i proprietari delle aree dismesse. Foto: Giacomo Formigari Bernardelli
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l cuore della Valpantena, nei prossimi 20 anni, potrebbe cambiare fisionomia e vocazione produttiva. Questo prevedono i futuri architetti e i loro docenti del Politecnico di Milano nei 16 progetti presentati al Centro E. Turri che puntano su un turismo di élite. Tutto ciò rigenerando capannoni e impianti dismessi del settore lapideo, conservandone “la memoria” e valorizzando il paesaggio. Non hanno previsto nuove zone residenziali e manifatturiere. Secondo la professoressa Elena Montanari nel tempo «Le attività produttive cambiano e quindi il territorio e il paesaggio mutano». E, poiché
da alcuni anni in Valpantena non nascono attività produttive, semmai le aziende chiudono i battenti - complici una serie di fattori - occorre pensare a nuove attività. Presentiamo, in sintesi, i progetti elaborati dai 60 allievi del laboratorio di progettazione architettonica del Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano del I° semestre dell’anno accademico 2015/16. Le aree studiate sono quattro. La prima area si trova a Lugo (località Bianchi) e prevede la connessione delle aree produttive - interrotte dal Progno (torrente Pantena) - e la realizzazione di un International
hostel, con centro ippico e maneggio cavalli, nonché palestre per arrampicate e spazi ricettivi (mini appartamenti per cavalieri e atleti). In proseguo di questa area è prevista anche la creazione di un orto botanico. A Grezzana (località Carrara) i progetti prevedono un centro polifunzionale, che comprende un museo archeologico, un museo della pietra e spazi aperti espositivi: a memoria dell’attività del settore lapideo. Sempre
IL PROGETTO: Studiare la possibilità di turismo nel territorio, già dotato di importanti siti quali Riparo Tagliente e le Grotte di Falasco, avvalendosi della collaborazione dei Politecnico di Milano e dei proprietari di aree dismesse. a Grezzana, nella seconda area dismessa, è previsto il "Centro per la musica e la danza", dotato di auditorium, teatro, biblioteca, spazi per le prove e ricettività. Molto interessante è anche il "Centro eco sportivo di Grezzana", con incorporati i campi
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TERRITORIO TRA LE RIGHE
Foto: Giacomo Formigari Bernardelli
di Viale Olimpia e completo di palestra (con più spazi), piscine coperte e scoperte e annessi servizi (anche ricettivi). Nell’area a ridosso del centro storico (a sinistra di Viale dell’Industria in direzione Stallavena), i laureandi hanno previsto la realizzazione di "Un centro vinicolo", ovvero il museo enologico, una nuova cantina e un frantoio per le olive, con punti vendita. Spicca l’uliveto adiacente. Per il professor Simone Zenone i progetti sono «ottimi perché hanno messo al centro proposte di riqualificazione del paesaggio». «Oggi, ha concluso, architettura e paesaggio sono inscindibili». Il professor Vittorio Uccelli di Parma ha aggiunto «sono progetti ricchi di particolari, che tengono conto della necessità di una visione d’insieme di cui soffre tutta la Valpantena. Rispondono inoltre ai valori fondanti delle trasformazioni
territoriali: il recupero e la valorizzazione dell’esistente». Anche l’architetto Arnaldo Toffali - presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti della Provincia di Verona - si è complimentato per la «qualità dei progetti, che riqualificano le aree dismesse senza dispendio di altro suolo, rispettando il territorio». Soddisfatto anche Mauro Fiorentini, sindaco di Grezzana «del nuovo sviluppo architettonico e del cambiamento d’uso, proposto dai laureandi, che andrebbe a migliorare il paesaggio». Gabriella Orlandi, assessore ai lavori pubblici di Grezzana, ha ricordato l’intento dell’Amministrazione di «studiare la possibilità di turismo nel territorio, già dotato di importanti siti quali Riparo Tagliente e le Grotte di Falasco, avvalendosi della collaborazione dei Politecnico di Milano e dei proprietari
di aree dismesse». La docente Barbara Bogoni che, assieme ai colleghi Simone Zenoni, Elena Montanari, Mara Flandina e l’architetto Vittorio Cecchini, ha seguito i laureandi recandosi con loro, due giorni la settimana per quattro mesi, sul territorio al fine di «studiarne la particolare morfologia, intervistare studiosi (Fernando Zanini e Bruno Avesani), titolari degli impianti, responsabili delle associazioni sportive e non solo. Un lavoro intenso, che peraltro ha dato a tutti noi nuove conoscenze e soddisfazioni».
Relatore Intervento Moderatore Direttore Pantheon Magazine
Per informazioni e adesioni all’evento: Massimiliano Fasani - 335 7426553 massimiliano.fasani@bancamediolanum.it
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LIFESTYLE
TENDENZE
VIVERE IL VINTAGE di
Ingrid Sommacampagna
UN AMORE PER IL PASSATO CHE VA DI MODA NEL FUTURO
Il vintage supera le barriere del tempo e fa breccia nel cuore di molte persone, soprattutto fra i più giovani, che lo vivono attraverso i vestiti, le acconciature, le auto d'epoca, gli arredi, gli accessori, la musica e i balli di almeno vent'anni prima. Feste, eventi a tema nelle discoteche, fiere, mercatini, locali e negozi stanno spopolando su tutto il territorio, segnando la svolta di un mercato che non conosce crisi. Dopo l'appuntamento del 19 e 20 marzo al “Vivi Vintage” di Peschiera Del Garda, gli appassionati hanno in calendario l'Arsenale Vintage Market dal 15 al 17 aprile.
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uante volte nella nostra vita abbiamo pensato: «Sono nato nell'epoca sbagliata!». Grazie a fiere, mercatini e negozi specializzati il passato ora lo si può respirare, indossare e comprare, senza sentirsi fuori moda. Rovistando negli armadi dei nonni si scoprono oggetti che profumano di storia e di ricordi, che tornano ad essere amati e di moda, in cui il senso del tempo è intrinseco agli stessi. Il vintage, infatti, è la testimonianza di un mondo passato, un viaggio spazio-temporale in cui la moda d'epoca, intesa come patrimonio storico e culturale, diventa contemporanea e originale. In tempi di crisi e di recessione il vintage è una necessità, un'esigenza di risparmio, in cui si riutilizzano vecchi capi ed icone simbolo dello stile di un tempo, che hanno influenzato le vecchie generazioni e che ora rivivono con le nuove: per esempio le camicie hawaiane, i pantaloni a zampa e la Vespa. Il vintage determina una diversa estetica dello stile, conquistando nostalgici, collezionisti e un pubblico sempre più giovane che ricerca originalità per reinventare il proprio look, accostando capi del passato alle nuove collezioni, che allo stesso
tempo sfruttano questa tendenza; l'usato griffato vintage viene ricercato anche attraverso lo shopping online, andando, però, a perdere l'atmosfera che caratterizza quei negozietti sparsi su tutta la penisola in cui si può toccare con mano la seta di una volta e provare dei vestiti che abbiamo visto solo nelle foto in bianco e nero. Il termine “vintage” deriva dal francese antico “vendange”, che significa vendemmia; inizialmente indicava il vino d'annata reso pregiato dall'invecchiamento, ma nel linguaggio comune si riferisce agli oggetti di gusto sorpassato o fuori produzione, appartenenti ad un'altra epoca o generazione. È vintage tutto quello indossato o prodotto almeno vent'anni prima (25 solo in Inghilterra) del momento attuale e che può riferirsi anche a secoli passati. Per cultura, per costume, per design, o per le poche serie realizzate, si tratta di oggettisimbolo unici che hanno caratterizzato una determinata epoca storica e che conservano fascino, funzionalità, qualità ed estetica superiori agli oggetti correnti. Nella moda bisogna, però, non incappare in certi errori. Alcuni pensano che sia vintage tutto
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La grande ascesa dell'oggettistica, il design e le atmosfere d'epoca
quello che appartiene alla collezione precedente; altri confondono il termine vintage con rétro. Con il secondo si rende omaggio a una certa epoca con elementi di recente fattura che rimandano a un preciso periodo cult della storia; un oggetto nuovo, anche se ricorda il passato, non verrà mai definito vintage ma rétro, come la Bamboo Bag di Gucci o le calzature Creations di Salvatore Ferragamo, riproposte nell'alta moda dei giorni nostri. Non si tratta poi dell'usato di “seconda mano”, perché la sua caratteristica è quella di aver acquisito valore nel tempo per le sue doti di irriproducibilità ed irripetibilità. Occorre, inoltre, fare una distinzione tra il vintage “comune”, da mercatino, e il luxury vintage. Oltre al tempo, infatti, vanno considerati altri fattori: la preziosità del tessuto, le rifiniture, il marchio e soprattutto la storia del capo stesso. Un esempio è l’abito con cui Marilyn Monroe ha cantato “Happy Birthday” al presidente John F. Kennedy, venduto per 1 milione e 267.500 dollari. La “Vivi Vintage” è la manifestazione più amata che per la sesta edizione (19, 20 marzo) ha accolto il pubblico nella Caserma dell'Artiglieria di Porta
APPUNTAMENTI Ad aprile.... • Sabato 9 aprile il vintage incontra il collezionismo nella rassegna Cavaion Antiques presso la piazza del Municipio e via Fracastoro. Dalle 8.30 alle 17. • Dal 15 al 17 aprile sbarca all'Ex Arsenale di Verona l'XI edizione di Arsenale Vintage World.
Un vero e proprio viaggio a 360° nell'universo del vintage! Venerdì dalle 18-23, sabato dalle 11 alle 23, domenica dalle 11 alle 20. E a maggio.... • Domenica 8 maggio torna a Valeggio sul Mincio la mostra mercato open air più attesa della provincia di Verona...e non solo. Dalle 9.30 alle 20.30
Verona a Peschiera Del Garda, divisa in due zone comunicanti: una per gli intrattenimenti e una espositiva con servizio ristorazione. È stata sede del Vintage Got Talent, una sfilata che ha premiato i tre migliori outfit femminili vintage. Negli orari in cui non erano previsti eventi
sono state proiettate pellicole d'epoca. La paura del futuro, l'incertezza economica, il rifiuto della moda standardizzata, la voglia di distinguersi e di ritornare al passato sembrano confermare che “ciò che sembra ordinario oggi diventerà straordinario domani”.
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SPAZI RECUPERATI
TEATRO
di
Giovanna Tondini
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L
oro sono anzitutto un gruppo di amici, prima di essere un’associazione. Un gruppo che nell’arco di dieci anni ha dato vita a Fonderiaperta. «Credo che tutte le scelte siano scommesse››, recita un loro monologo. E loro hanno scelto. Scelto di percorrere una strada tortuosa. «Abbiamo iniziato nel 2003», ci racconta Roberto Totola. «Mentre lavoravo all’Istituto Ferraris con i laboratori teatrali ho scoperto questo spazio e, come tutti gli spazi abbandonati, mi ha affascinato». Qui si respira la storia. Qui hanno lavorato persone. Qui si sono incrociate tante vite. Sono questi gli scenari che il teatro contemporaneo predilige. Scenari che escono dai canoni tradizionali e si caricano di vita, di verità, diventando suggestivi,
«LA PASSIONE? NON HA ORARI›› Un teatro con 156 posti dove prima riposava un'antica fonderia didattica. Non poteva che avere una sede originale Fonderiaperta, associazione culturale dal 2006 impegnata a Verona nella promozione di teatro, danza, musica e cinema. Roberto Totola, uno dei fondatori ci ha raccontato le atmosfere del luogo e del progetto.
interessanti, sia per il pubblico sia per l’attore. Prima con l’aiuto di un assistente di laboratorio dell’Istituto, poi insieme a collaboratori e amici, da Eugenio Chicano ad Alberto Bronzato a Demetrio Chiappa e tanti altri, Totola ha lavorato, per giorni e giorni, per ristrutturare un edificio, che da antica fonderia didattica è diventata «fabbrica di cultura». Nel cuore della sua città, Verona. «Le difficoltà non sono mancate - dice Totola con il passare degli anni sono cambiate le norme e ogni volta bisognava ricominciare da capo». Ma a dare forza al gruppo è stata la passione. «Quella che ti fa andare avanti perché sì, perché altrimenti non avrebbe senso nulla». E poi, «realizzare qualcosa con le proprie
«Luogo di scambio, di condivisione di idee. Spazio per chi spazio non trova». mani non ha eguali. La soddisfazione è unica». Nel 2006 nasce l’associazione Fonderiaperta. «Quando il progetto ha cominciato a prendere corpo sono stati coinvolti altri artisti», fino a definire con maggiore chiarezza l’identità del gruppo e del luogo. Di una realtà che vuole essere professionale e culturalmente forte. Per coloro cioè che non rientrano nei circuiti convenzionali. E la risposta del pubblico, a pochi mesi dall’inaugurazione della Fonderia, è stata del tutto positiva. Qualcosa in fondo si sta muovendo. «C’è voglia di vedere qualcosa di nuovo e di diverso. E da parte degli artisti c’è la volontà di cambiare l’otti-
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STORIE DI STORIA
ca di come fare teatro, di come proporre l’arte. Che non sia più dipendente dai finanziamenti statali, ma che sia in grado di reggersi da sola, come impresa». “Impresa culturale 3.0”, come ormai si tende a definirla. «Una cultura che accade soprattutto dove vive e lavora la gente», scrivono gli economisti. «Creazione collettiva. Non c'è un vero e proprio pubblico, ma gente che partecipa a quello che accade in prima persona» e che comporta «la crescente consapevolezza del fatto che la cultura è sempre più integrata in tutte le dimensioni del nostro vivere quotidiano, e che c’è un legame molto forte tra il livello di partecipazione culturale attiva delle persone e la capacità della cultura di generare valore economico e sociale». Questa è anche la visione di Fonderiaperta. «Un Teatro con la necessità di essere portato tra la gente, diffuso nelle scuole, tra giovani e meno giovani, negli animi come patrimonio nazionale. Fatto entrare nella cultura quotidiana e fatto amare e sostenere». E per farlo Fonderia dà attenzione particolare a quelle «iniziative culturali in cui storia e innovazione si fondono, alla ricerca di nuovi linguaggi». Per promuovere e
produrre teatro, danza, musica, cinema, e ogni altra forma d'arte. Lo spazio infatti «ospita compagnie di teatro, seminari e convegni, casting teatrali e cinematografici, servizi fotografici, produzioni che necessitano di ampia sala prove con spogliatoi e camerini e che cercano suggestive cornici per i loro video, spot pubblicitari o per la realizzazione di programmi televisivi, gruppi musicali e grandi orchestre alla ricerca di sale
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prove o studi di registrazione». Per Totola è anche un’opportunità per «proporre nuovi spettacoli, sperimentare e, soprattutto, per replicare, cosa non sempre facile». Insomma, quando si descrivono certe realtà è come scrivere una poesia. Le parole si imprimono sulla carta, soavi. Leggere. Come leggero è il pensiero che le sostiene. Per info: www.fonderiaperta.com
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di Tacchella Domenico “Applico sui pazienti affetti da artriti, artrosi, reumatismo, traumi e problemi circolatori le mie conoscenze di massoterapia, Tui-na, terapia manuale, neurodinamica, trigger points, linfodrenaggio manuale secondo Vodder, dermalgie riflesse di Jarricot, massaggio connetivale secondo Dike, riflessologia plantare, rieducazione vestibolare”.
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MOBILITÀ Sostenibile
CRESCE IL CAR SHARING A VERONA GirACI, il car sharing di Verona curato da ACI Global e dell'Automobile Club Verona, aumenta le auto a disposizione e l'area di riferimento entro la quale poter usufruire del servizio. I dati sono in crescita continua: i veronesi si stanno dimostrando molto sensibili al tema della mobilità sostenibile. di Redazione
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un anno dal suo esordio, il car sharing GirACI di Aci Global e sviluppato a Verona in collaborazione con l'Automobile Club cittadino ha annunciato l'atteso ampliamento, ottenuto anche grazie alla collaborazione con il Comune di Verona e l'assessorato alla Mobilità e Traffico. Tre le novità principali: si allarga l’area di influenza, vengono inserite nel circuito 20 auto aggiuntive e si introduce il modello di prenotazione One Way. Per quanto riguarda l’area di influenza, verrà allargata ai quartieri della prima periferia creando delle aree “isola” lungo i principali assi di penetrazione delle vie di accesso alla città dai diversi quartieri. Ecco quindi che ZAI, Borgo Venezia, Borgo Roma ma anche i quartieri Stadio e Porta Palio sono stati inseriti nell'area entro la quale è possibile reperire e rilasciare le auto. L'ampliamento è stato pensato e disegnato
tenendo conto dei cittadini diretti ad impianti sportivi, centri riabilitativi/diagnostici, ma anche focalizzandosi sulle singole segnalazioni degli utenti GirACI. A questo si unisce anche l’aumento del parco auto, che con 20 nuove VW UP! (tutte e a benzina) salirà ad una flotta complessiva di 55 unità entro la metà di aprile. Questo incremento è conseguenza diretta di un lungo periodo di monitoraggio e studio che ACI Global ha portato avanti sin dai primi mesi del servizio. Infine, la novità della prenotazione One Way che permetterà di opzionare l’auto (parcheggiata su stallo dedicato) anche con tre giorni di anticipo rispetto alla necessità di utilizzo del singolo utente. Con le attese novità GirACI punta a consolidare e rafforzare i risultati che, a partire dallo scorso settembre, sono stati in continua crescita registrando un aumento costante del 30%
ogni mese, fino al record febbraio 2016 con quasi 790 (786, ndr) utilizzi singoli. «Verona è stata la nostra startup» ha detto Elio Barazza, Direttore Automotive di ACI Global «la prima città in cui abbiamo deciso di attivare il servizio di GirACI. Trovare il favore dei cittadini è il primo risultato soprattutto perché Verona è un centro molto più piccolo rispetto alle aree metropolitani dove il car sharing è già diffuso e funzionante. Stiamo lavorando ora alla definizione di alcuni nuovi stalli che saranno posizionati all’Aeroporto Valerio Catullo che permetterebbero di aggiungere un’altra importante funzionalità strategica al servizio». In fase di studio anche specifiche tariffe per le aziende, in modo da consentire un ulteriore abbattimento del traffico veicolare privato da e per la città.
La critica delle auto elettriche A seguito della conferenza stampa dello scorso 7 marzo, alcuni veronesi sono rimasti parzialmente delusi dal fatto che le 20 nuove auto entrate in servizio siano tutte a benzina, e non elettriche. Il motivo di questa decisione è legato alla difficoltà di attivare nuove colonnine di ricarica. Rispetto alle auto a benzina (tutte Euro 6, ndr) le auto elettriche non possono essere rilasciate ovunque, ma solamente negli stalli dotati di colonnine di ricarica. Non è escluso che nel prossimo futuro venga ampliata anche questa rete.
Condividiamo energia verde con le persone da oltre 92 anni 26 famiglie di Lugo di Grezzana (VR) fondano La Lucense per autoprodurre energia idroelettrica
1923
2011 89 famiglie di Verona partecipano alla Cooperativa Energyland per autoprodurre energia fotovoltaica
133 famiglie da 16 regioni italiane partecipano alla Cooperativa Energia Verde WeForGreen per autoprodurre energia fotovoltaica
2013
2016
oltre 600 famiglie italiane nei prossimi due anni potranno associarsi a WeForGreen e autoprodurre energia fotovoltaica, eolica ed idroelettrica
Partecipa anche tu al pi첫 grande progetto di energia condivisa dei prossimi anni... Numero verde 800 999 211 www.weforgreen.it
per adulti
Miriam Toews I miei piccoli dispiaceri (Marcos y Marcos)
a cura di Alessandra Scolari
TITOLO: Salta, Bart! AUTORE: Susanna Tamaro ILLUSTRATORE: Adriano Gon EDIZIONI Giunti Junior 2014 PREZZO: €14,00- PAGINE: 240 ETÀ DI LETTURA: da 9 anni
a cura di Mattia Zuanni
Rainer Maria Rilke Elegie duinesi (Einaudi)
EDITORIA PER RAGAZZI I
l libro: Narra la storia di Bart, alias Bartolomeo Leonardo Atari Commodore, un ragazzino di 10 anni che conosce quattro lingue, suona il violino, sa dipingere e a nuoto i tuffi?!. La sua vita è solitaria, programmata e super controllata (telecamere, sensori cattura-bugie e telefoni da polso). I genitori sono lontani per lavoro, la mamma lo segue attraverso il grande monitor e lo saluta con «Baciobacio». In casa sono vietati gli animali. I genitori (conosciutisi chattando), volevano Bart primo in ogni disciplina, lo obbligarono ad imparare il cinese e a chiamarli: Pierfrancesco e Amaranta. Che noia! Povero Bart! Però, un giorno incontra un vecchio cinese che gli regala un sacco con dentro un oggetto. Che sarà? È Zoe, una buffa gallina in cerca di libertà, che gli insegnerà a diventare «astuto», fa scattare la centralina…e lo accompagna nel Regno degli Eremiti: qui vivranno un’avventura superlativa!!! L’AUTORE: Susanna Tamaro è nata a Trieste nel 1957, a 19 anni si trasferì a Roma, dove si diplomò in cinematografia e iniziò con alcuni documentari scientifici per la televisione. Oggi vive sulle colline umbre. Il suo primo libro, Illmitz ( 1981), passò in sordina. Ricevette il premio Elsa Morante Opera Prima con La testa fra le nuvole. Il suo trionfo letterario è con Va’ dove ti porta il cuore (1994): sono stati venduti sedici milioni di copie ed è diventato un film. L’autrice in Salta, Bart!, riflette sui rischi dell’alta tecnologia e invita al rispetto degli esseri viventi e dell’ambiente. CURIOSITÀ: Questo libro per ragazzi è molto utile anche per gli adulti. Anticipa l’era dei robot in casa – dove primeggiano telecomandi e schermi al plasma - e la contrappone al mondo reale (seppur nella visione fantastica) dove dialogo e responsabilità dovrebbero essere la normalità. Per Bart i genitori decidono cosa deve mangiare e imparare. Studiare il cinese? A 10 anni? Al parco incontra Tien Lu, un vecchio saggio cinese, che lo difende dai bulletti del quartiere (specie Filiberto e il suo clan). E sarà il maestro Lu a fargli vivere nuove incredibili esperienze, ad insegnargli la parola magica e le mosse segrete per difendersi. Bart deve SALTARE! Nel mondo fantastico e surreale imparerà molte cose…..
BOX OFFICE
IL FILM:
Sei appena stato salvato da tua moglie che ti ha riportato in vita. Lei sostiene che ti chiami Henry. Dopo 5 minuti vieni colpito, tua moglie rapita, e forse e` il caso che tu vada a riprendertela. Chi l'ha rapita? Il suo nome è Akan, un folle personaggio a capo di un gruppo di mercenari e con un piano per dominare il mondo. Ti trovi a Mosca, città a te sconosciuta e tutti intorno vogliono ucciderti. Tutti tranne un misterioso alleato inglese di nome Jimmy. È probabile che lui sia dalla tua parte, ma non ne sei sicuro. Se riuscirai a sopravvivere alla follia, e a risolvere il mistero, potrai probabilmente capire il tuo obiettivo e la tua vera identità. Buona Fortuna. Ne avrai parecchio bisogno..
CURIOSITÀ:
Italian Book Challenge Libreria Pagina Dodici 29 marzo-8 aprile
evento
I consigli della Redazione
Hardcore, che ha fatto il suo esordio al Festival Internazionale di Toronto, dove è stato presentato il suo trailer ufficiale, rappresenta una piccola rivoluzione dell’industria dell’intrattenimento in quanto l’esperienza dello spettatore viene messa al primo posto, e così sparatorie, inseguimenti e combattimenti vengono amplificati. C’è chi lo reclama già come il film che potrebbe cambiare le carte in tavola per l’avvenire cinematografico; di certo la difficoltà di tenere il pubblico incollato per 90 minuti sullo stesso POV (punto di vista) potrebbe risultare, alla lunga, più una difficoltà che un vantaggio per lo spettatore.
TITOLO: Hardcore! GENERE: Azione REGIA: Ilya Naishuller ATTORI: Haley Bennett, Sharlto Copley, Danila Kozlovsky, Cyrus Arnold DURATA: 90 minuti USCITA (Italia): 13 aprile 2016
fotografa il codice QR per vedere il trailer
CLASSICI DA NON PERDERE Titolo: Ed Wood Genere: Biografico, Commedia Durata: 127 minuti Regia: Tim Burton Attori: Johnny Depp, Martin Landau, Sarah Jessica Parker, Patricia Arquette Nel 1952, il giovane e squattrinato artista Edward D. Wood Jr. dirige una scalcinata compagnia teatrale, ed è in cerca di mezzi per il proprio debutto nel mondo del cinema. Quando apprende da Variety Magazine che il produttore George Weiss è alla ricerca di un regista per girare un film biografico sulle vicende di Christine Jorgensen si reca entusiasta da Weiss chiedendogli di dirigere il film, certo del fatto che anche lui ami indossare abiti femminili possa rappresentare un punto a suo favore.
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SCAFFALI La 4^ fiera del libro nella scuola dell’infanzia di Castelrotto
L E G G E R E E S C R I V E R E : L A C U LT U R A SI SEMINA ANCHE TRA I PIÙ PICCOLI L’obiettivo delle fiere del libro all’interno delle scuole è di promuovere la lettura tra i bambini, ragazzi e genitori. Una valida alternativa ai tablet, video giochi e smarphone. E non per demonizzare questi strumenti tecnologici, bensì per formare piccoli lettori che diventeranno adulti responsabili. di Alessandra Scolari
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I numeri della 4ª Fiera del libro di Castelrotto: venduti 200 libri nuovi e circa 1100 di quelli usati! Raccolti 1820,20 euro da utilizzare per le attività della Scuola dell’Infanzia e Nido Integrato, presieduta da Alberto Accordini. Un’iniziativa che, per la quantità e qualità delle proposte, ha avuto un grande successo (vedi box). Significativi i premi in palio, dai 200 euro in contanti alla classe che la giuria ha ritenuto più meritevole - la terza elementare (sezione A) di San Floriano alla quale sono due primi premi ex equo - a buoni acquisto di materiale didattico e non, dai 40 ai 70 euro (primo premio). Al concorso ha partecipato anche la V elementare (sezione A) di Settimo di Pescantina, che si è aggiudicata i premi del concorso letterario: il pri-
mo premio è andato a Francesca (che ha descritto il suo viaggio in Ecuador), il secondo ad Aurora (per il suo sogno di un viaggio al Mar Rosso) e il terzo a Federico per la sua visita a Verona, nonché il materiale scolastico per la classe, ritirato dalla maestra Fabrizia Caneva. «Un nuovo modo di promuove e fare cultura» ha detto Siro Zampini che a nome dei genitori e maestre impegnate Rosaria, Elisa, Milena, Marcella, Lisa e Barbara - ha espresso l’entusiasmo per la buona riuscita dell’iniziativa.
I NUMERI
ono sempre positive le mostre di libri nelle scuole, specie nelle primarie. Promotrici, solitamente, sono le scuole stesse o i comitati dei genitori che si avvalgono delle librerie che portano i loro libri e collaborano nell’organizzazione di eventi collegati. Il tutto nell’intento di «seminare cultura» nelle giovani generazioni. Citiamo la 4^ edizione della fiera nella scuola dell’infanzia e nido integrato di Castelrotto, patrocinata dal comune di San Pietro In Cariano e promossa dai genitori, i quali oltre a raccogliere libri usati e gli sponsor, hanno organizzato molte iniziative. A partire dal laboratorio di danza - il tema era “Tutti a ballare” - al laboratorio creativo “Crea con le tue mani”, a quello in lingua inglese “Learn With Mummy”. In primo piano le letture animate “Dentro un libro ….per raccontare e immaginare” e il laboratorio musicale “Ma che musica maestro” e per i bambini “grandi” della materna e delle elementari il concorso artistico-letterario a tema “I luoghi di un viaggio fantastico”. Un disegno per la scuola d’infanzia e la I, II e III elementare, mentre per i ragazzi di IV e V, un racconto dal titolo “Un viaggio che vorrei fare o un viaggio che ho fatto”. Ha collaborato Libre!, una libreria ed emporio culturale, che ha sede in Via Scrimiari 51b, costituita in cooperativa, che si propone come «luogo di aggregazione, scambio e crescita».
APPUNTAMENTI A Verona la decima edizione della fiera dello sport giovanile
SPORT
di
Emanuele Pezzo
emanuele.pezzo@verona-pantheon.com @Manupegaso
SPORT EXPO, UN'EDIZIONE CON LA X MAIUSCOLA Nei padiglioni di Veronafiere, tra il 30 aprile e il 2 maggio sarà possibile far praticare ai nostri figli più di 40 attività sportive, dalle più conosciute alle meno note, ma tutte presenti nel veronese.
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uando scegliamo uno sport per i nostri figli, spesso lo facciamo con criterio pratico. Tante discipline ci affascinano e le apprezziamo per ciò che insegnano: eppure sembrano così distanti da arrivare a concludere che "una valga l'altra". Ma è veramente così? Per quattro giorni all'anno c'è un evento che può rispondere alla nostra domanda. A Verona torna, infatti, Sport Expo, la prima fiera dello sport giovanile d'Italia, che si svolgerà dal 30 aprile al 2 maggio nei padiglioni di Veronafiere, con ingresso da Porta San Zeno. Organizzato dall'assessorato allo sport del Comune di Verona, con la segreteria organizzativa di DNA Sport Consulting, Sport Expo è divenuto ormai un punto di riferimento nel Nord-est. L'evento raduna contemporaneamente più di 40 discipline, tutte praticate nel veronese. Così, com'è possibile portare i propri bimbi a cimentarsi in sport conosciuti e diffusi, si può anche far provare loro l'ebbrezza di attività meno note ma ugualmente eccitanti, magari non presenti
Sembra che uno sport valga l'altro: ma è veramente così?
Tra poco è già tempo di... STRAVERONA! Con l'arrivo della primavera torna la voglia di praticare sport all'aria aperta. Cosa c'è di meglio che farlo godendo delle bellezze della propria città? Si scaldano i motori per la 34esima Straverona, in programma nei giorni 14 e 15 maggio. L'appuntamento podistico, senza distinzione tra età e capacità fisiche, vuole essere un contenitore dove la sana pratica sportiva padroneggia, potendo ammirare gli stupendi scorci della nostra città. Il programma sarà ricchissimo: corse per i più piccoli, una staffetta Genitori&figli, tre percorsi per adulti e pure una CronoRun per chi vuole sfidare i propri limiti.
proprio a due passi da noi... ma poco più in là. La fiera, giunta ormai alla decima edizione in un crescendo continuo di visitatori, fino ai circa 60mila del 2015, quest'anno ha addirittura ottenuto il patrocinio del CONI Nazionale direttamente dal presidente Malagò. Pertanto, oltre
alla visita del capo dello sport italiano, è probabile la presenza di atleti che tra pochi mesi saranno ai giochi di Rio de Janeiro. L'obiettivo principale di Sport Expo, sponsorizzato da 8 edizioni da Lidl Italia e sviluppatosi ulteriormente grazie alla collaborazione con il mondo scolastico, è di promuovere la pratica sportiva e il corretto stile di vita, allo scopo di combattere l'abbandono che si verifica soprattutto in età adolescenziale.
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PALLANUOTO IN ROSA di Emanuele Pezzo
LO SPORT CHE NON T'ASPETTI La femminilità non è soltanto racchiusa nel cliché dell'eleganza e della grazia. La tenacia e la determinazione del cosiddetto "sesso debole" si esaltano soprattutto nelle poderose bracciate di chi vuole sovrastare l'avversario in un campo... acquatico.
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hi non ha mai provato, al mare oppure in piscina, a giocare con un pallone? La parte difficile è preoccuparsi di stare a galla, mentre quella divertente è che la palla gonfia d'aria ci pensa da sé, rifiutando categoricamente di immergersi del tutto. La combinazione tra nuoto e utilizzo di un pallone crea uno di quegli sport di squadra che vive all'ombra di discipline ben più pubblicizzate, salvo poi riemergere, è proprio il caso di dirlo, in occasione dei Giochi Olimpici. Chiamata anche "waterpolo", la pallanuoto è praticata anche a Verona: oltre alla Sport Management di serie A1 maschile, in A2 femminile c'è la CSS Pallanuoto, dotata anche di giovanili molto attive. La prima squadra: non chiamatele "donzelle" Due stagioni fa la CSS, società che gestisce le piscine Monte Bianco di S. Michele Extra, ha acquisito il titolo sportivo per partecipare alla serie A2. Altro che sport amatoriale: le atlete della prima squadra, provenienti da Pescara, Palermo, Trieste, Padova e Verona, effettuano quattro allenamenti a settimana dirette dall'allenatore napoletano De Giudice, più la partita di campionato alla domenica. Non si limitano a questo, viste le sedute quindicinali di mental training e le attività correlate, come la creazione del calendario 2016 (dal quale sono tratti gli scatti di questa pagina, ndr) per ottenere qualche entrata aggiuntiva. Il campionato, giunto quasi al termine del girone di andata, le vede inserite nel Girone
Nord, in cui soltanto le prime due squadre sulle dieci partecipanti accederanno ai playoff promozione. I prossimi impegni casalinghi: 17 aprile: CSS Verona - Albaro Nervi Genova (ore 16:30) 1 maggio: CSS Verona - Canottieri Milano (ore 16:30) Le giovanili esperienze in acqua: Sport indicato già a partire dagli 8 anni, la CSS partecipa ai campionati triveneti giovanili
ed è dotata di squadre Under 11 e 13 miste, Under 15 e 17 sia maschile che femminile. Inoltre offre opportunità indimenticabili ai propri atleti, come la partecipazione ai tornei internazionali estivi Yellow Ball (Napoli) e HaBaWaBa (Venezia). Contatti: Gaetano Del Giudice (resp. settore pallanuoto) 334 3405044 pallanuoto@csssport.com pagina Facebook di CSS Sport
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PANTHEON
UNDERGROUND di
MEMENTO
marco.nicolis@verona-pantheon.com
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artiamo da pochi semplicissimi elementi: una penna, un blocco pieno di fogli bianchi da scarabocchiare, da riempire di pensieri, emozioni, speranze e, perché no, anche arrabbiature varie, preoccupazioni a cui aggiungere un sacco ricolmo di idee da mettere nero su bianco. MeMento nasce proprio da qui. Nasce semplicemente da ciò che ci circonda, dal presente, dall’evolversi non sempre positivo della società moderna, dai problemi di tutti i giorni, da ciò che è la nuda realtà attorno a noi, il tutto incanalato e filtrato attraverso gli occhi e le note di Valentina, cantante e anima del duo che stiamo per conoscere. Il genere musicale in cui tutto questo turbinio di emozioni viene racchiuso è il “rock alternativo italiano”, un ambiente indipendente, rifugio e fucina di idee, luogo ideale per urlare le proprie emozioni e il proprio modo di vedere il mondo attraverso le note di una chitarra, perfetto per poter parlare di società e di amore senza il rischio di rendere ogni strofa “commerciale” come spesso e volentieri accade nel panorama musicale italiano. Qui c’è spazio solo per pensieri genuini. Bene, dopo anni di cover era giunto anche per Valentina il momento di prendere il volo: di avere voce. Spalleggiata da Niccolò Ferrari, chitarrista e all’occorrenza anche bassista, è nato un primo lungo fiume di brani inediti
Marco Nicolis
LE EMOZIONI “VERE” VENGONO DALLA MUSICA
VALENTINA ZANONI - VOCE, CHITARRA NICCOLÒ FERRARI - CHITARRA, BASSO , come detto, completamente senza filtri, spaziando attraverso pezzi che sembrano quasi dolci ballate come “La mitragliatrice” a altri più vivaci come “Crisi Economica”, mostrando di saper spaziare attraverso ritmi e umori completamente differenti tra loro. Ma ora l’obiettivo principale sono i palchi e le esibizioni live (ce ne saranno parecchie prossimamente) per accumulare esperienze e arrivare ad incidere un album,
Foto: Sabina Gheti
il primo. Questa la scaletta nel futuro di MeMento e di Valentina. Affinare la conoscenza della propria musica e dei propri strumenti per dar alla luce un lavoro che sappia trasmettere a chi lo ascolta tutta quella serie di emozioni che racchiude. Se nell’attesa di un futuro album volete un assaggio della musica di MeMento, cercate la loro pagina youtube e fateci sapere la vostra. Facebook/ MeMento
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UNDERGROUND
LUKAS INSAM TRIO IMPROVVISAZIONE, CREATIVITÀ E (TANTA) CURA PER I DETTAGLI
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er iniziare a conoscerli un po' meglio sarà necessario sviscerare proprio le prime tre parole con cui li abbiamo inizialmente descritti. Di loro possiamo, infatti, dire che corrispondono ad un gruppo di improvvisatori di professione, metodici sicuramente ma poco amanti delle prove in studio e del noioso automatismo degli spartiti musicali. Artisti alternativi con un repertorio musicale ricercato, graffiante, dal quale salta immediatamente all’orecchio la mancanza di un basso, sostituito da un’incalzante ritmo di pianoforte (hammond). Particolari in tutto, anche nelle vivaci esibizioni live e nell’abbigliamento “da concerto” (il gilet non può mai mancare, nemmeno sulla copertina del loro album). Un Trio decisamente non convenzionale esattamente come la loro musica, la quale propone una scaletta di pezzi che possono spaziare tranquillamente da lenti brani interamente in acustico a scatenati ritmi funk. Proprio dalla raccolta di tutte queste caratteristiche, lentamente affinate e amalgamate con il tempo, è nato il loro album, quello d’esordio, il quale ha visto la luce nel novembre 2015. Composto da un totale di 10 brani il disco risulta estremamente vivace, coinvolgente alla pari della loro presenza scenica, sempre curata e allo stesso tempo scatenata e divertente. Parlando di presenza sul palco possiamo tranquillamente
LUKAS INSAM: CHITARRA – VOCE NICO ALDEGANI: HAMMOND/PIANO DAVIDE ROPELE: BATTERIA affermate che i nostri tre artisti hanno oramai accumulato una discreta esperienza nelle esibizioni live, partecipando al Malcesine Blues Festival, 4° Raduno nazionale di Blues a Cerea, Festival Blues di Laives, Naturno e Mendola, Torrita Blues Festival e Pistoia Blues (per citarne alcuni). Ora, in attesa di un secondo lavoro della band (che, sono certo, arriverà),
La copertina ufficiale del disco è stata realizzata da Daniela De Fazio.
prendetevi un momento, mettete le cuffie e ascoltate i loro pezzi, fatevi un’idea della bontà di questo progetto, poi date uno sguardo agli appuntamenti in programma e seguiteli in una delle prossime date. Fatevi investire dall’energia della loro musica e fidatevi: non ne rimarrete delusi. Facebook/TheLukasInsamTrio
Territorio
Brevi da Verona e Provincia
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Spicchi
Due libri e due autrici per la rassegna “Il mondo in rosa” - GREZZANA
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A cura di Alessandra Scolari
troupe internazionale. Passano i giorni… Margherita va al consultorio, trova Marina che la rassicura «abbiamo la legge del ’78, siamo un paese civile finalmente!» Margherita risponde «adoro la civiltà ma non voglio abortire, non l’ho mai voluto!». Nel libro «La Herbaria» Barbara costruisce una situazione più complessa. È la fine del Settecento a Molina. La giovane Rosa ha delle menomazioni e tanta voglia di vivere. Ama Pietro il cugino: resta incinta, ma non vuole il bambino e va nel bosco da Malvina, l’Herbaria. Rosa agisce da sola, perde il bambino: resta libera, ma sola. Vive nell’intricata Valena alcuni anni, poi torna nella casa di Malvina. È “diversa”, però sensibile e responsabile, pronta ad «aiutare chiunque glielo chieda». Questo ha ereditato dall’Herbaria. Un tema che meriterebbe incontri specifici con gli esperti.
a biblioteca del comune di Grezzana nell’ambito della rassegna “Il mondo in rosa”, ogni anno con garbo e maestria riflette sui temi delle donne. Quest’anno ha preso in esame la grande potenzialità della donna: la sua partecipazione alla creazione dell’umanità. Già, all’origine di tutti gli esseri umani c’è una donna. Tema affrontato con i libri di Barbara Coffani e Camilla Cortese e con le loro protagoniste Margherita e Rosa che incontrano l’amore. Storia che Camilla ha costruito, facendola raccontare al bimbo in grembo alla madre in Carlo Fiore (EKT Edikit). Margherita dalle Langhe va a Torino per frequentare l’Università. Lì incontra un cronista de La Stampa: è amore! Non ne conosce nemmeno il nome: M, Emme, si fa chiamare. Pochi e intensi momenti vissuti insieme. Una sera M festeggia: va in Libano con una "LA MADRE" DI ANNA MARIA GRISI
Fes tival di R a m a 2 0 1 6 , la m us i c a a f in d i be n e - P E SC H IE R A
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i terrà dal 21 al 25 aprile nell'Ex Carcere XXX Maggio a Peschiera (Vr) il Festival Rama, una vera e propria rassegna musicale auto finanziata che si sta conquistando il ruolo di palcoscenico di tutto rispetto per la cultura musicale giovanile. Se sul bass e sul wave stage sono attesi progetti locali, sul live stage si esibiranno band di caratura nazionale ed internazionale. Da segnarsi, sabato 23 aprile il concerto dei Vallanzaska, gruppo divenuto celebre con il singolo Cheope che festeggerà con l'occasione i 25 anni di carriera. Con
loro suoneranno anche i veronesi O'Ciucciariello e i Disperato Circo Musicale, al lavoro sul nuovo album che sarà pubblicato da Azzurra Music. L'ingresso alle serate costerà 8 euro, ad eccetto di giovedì (solo 1 euro) e lunedì (5 euro). Saranno disponibili bar, pizzeria e ristorante con birre artigianali e possibilità di menù
Riapre la de le ga z i o n e A C I d i z o n a - BOR G O M IL A N O
È
nuovamente operativa la delegazione di Borgo Milano dell’Automobile Club Verona. Dopo un periodo di inattività obbligato dalle lungaggini per il cambio di gestione, gli uffici di Via Meloni n.1/A hanno riaperto al pubblico nei giorni scorsi con la nuova gestione curata dalla EVIT S.r.l. L’azienda coordinata dal’Ing. Gabriele Zivelonghi, con la quale l’Automobile Club Verona ha già collaborato per la delegazione di B.go Venezia, vanta un’indiscutibile esperienza nel mondo dell’automobile. Da sempre cura l’omologazione delle più svariate categorie di veicoli, ma nel corso
degli anni ha lavorato anche per l’erogazione di tutti i servizi di pratiche auto per i quali ora è operativa la delegazione di B.go Milano. Gli uffici della delegazione sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 18:00. Apertura straordinaria anche l’ultimo sabato dei mesi di Gennaio, Maggio e Settembre dalle ore 9:00 alle ore 12:00. Le visite per la convalida della patente si effettuano invece solo il giovedì alle ore 15:00 con il medico in sede. Informazioni e contatti al numero 045.567530 o via e-mail all’indirizzo veronaovest@evitsrl.it
A cura di Chiara Boni
vegan. Nessuna tessera richiesta. Il ricavato sarà devoluto in bene. www.festivalrama.com
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La raccolta fo n d i pe r la n uova a m b u l a n z a d e l l a C r oc e V e r d e - C E R R O
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na nuova ambulanza per la nostra montagna. Il costo? 100 mila euro che la sezione Lessinia della Croce Verde Verona, con il supporto dell'associazione Onlus Amici di Croce Verde Verona, cercherà di raccogliere con una serie di iniziative sul territorio. La prima in calendario è una serata evento con la Diapason Band, che si terrà sabato 30 aprile presso il Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova. L'esibizione prevista per le 21.30, sarà preceduta dall'apertura alle ore 18 di stand enogastronomici nella vicina piazza Marconi. L'iniziativa, il cui ricavato andrà interamente destinato ad acquisire il mezzo, è resa possibile grazie al patrocinio del Comune di Bosco Chiesanuova e alla collaborazione dei Gruppi Alpini di Bosco e Cerro, della Protezione Civile di Bosco, della sezione di Grezzana dell'Associaizone Nazionale Carabinieri. «L'ambulanza attualmente in uso ha quasi 10 anni ed ha percorso
più di 150 mila chilometri – sottolinea il responsabile di sede Flavio Dal corso, in carica dallo scorso n o v e m b r e . In Lessinia, prosegue, la zona d'intervento – è molto vasta e lontana dai presidi ospedalieri di zona. Va inoltre considerato che, nel periodo estivo, in montagna si ha un notevole aumento della popolazione dovuta al turismo e alla presenza dei villeggianti». Considerazioni, queste, che rendono indispensabile mettere a disposizione del territorio un mezzo sanitario moderno che garantisca
tempi di intervento e assistenza adeguati alle necessità. Per informazioni scrivere a: lessinia@croceverdeverona.org Per fare donazioni: IBAN:IT36 V080 1189 2200 0002 5100 815
La primavera si festeggia come si deve a Malga Gravazzo - S. ANNA D'ALFAEDO
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na manifestazione simbolo della Lessinia. Il 1 Maggio si svolgerà la tredicesima edizione della Festa di Primavera di Malga Gravazzo, a Sant’ Anna d’Alfaedo con la collaborazione della parrocchia alla quale andrà parte del ricavato. La giornata avrà il chiaro intento di rinnovare gli usi e i costumi più antichi della montagna veronese. Tutto ruoterà attorno alla caratteristica Malga Gravazzo, ristrutturata negli ultimi anni dai
residenti della contrada, con l’aiuto delle istituzioni locali. La giornata si aprirà con la consueta messa delle 11, prima del pranzo conviviale a base dei tipici gnocchi di malga, che saranno preparati nei tradizionali pentoloni di rame. Durante la festa inoltre spazio anche per l’intrattenimento. Il 1 Maggio di Malga Gravazzo infatti sarà allietato da musica e giochi per grandi e bambini. La manifestazione si svolgerà al coperto, in caso di pioggia.
“Giganti”: a Villa Vendri il nuovo libro di Stefano Lorenzetto - SANTA MARIA IN STELLE
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i mancano gli uomini. Abbondano invece gli ometti. I diversamente uomini. È questa la tragedia del nostro tempo». Così il giornalista veronese Stefano Lorenzetto nel suo nuovo libro "Giganti. Italiani seri nel Paese del blablà" (Marsilio) che verrà presentato in anteprima nazionale mercoledì 20 aprile alle ore 20.30 nella splendida cornice di Villa Vendri, in Valpantena. A dialogare con l’autore ci sarà il docente Patrizio Del Prete. Lorenzetto, in quest’opera, delinea un brillantissimo quanto sconfortante ritratto di un'Italia ormai in balia della mediocrità e della
rassegnazione in cui a tenere le redini del potere sono «tanti pigmei senza qualità morali né intellettuali». Ed ecco che, invece, trovano spazio nelle pagine del corposo volume (396 pp.) i “tesori” che il giornalista è riuscito a trovare lungo la strada, come l'imprenditore che assume i malati di cancro, il pittore privo di braccia che ha mantenuto la famiglia usando solo la propria bocca o la cieca diventata nonna di 15.123 nipoti che dovevano essere abortiti. La serata, organizzata in collaborazione anche con Pantheon Magazine di Verona, è a ingresso libero.
IN CUCINA CON
INGREDIENTI (per 4 persone) 350gr di riso semintegrale 4 carote grattugiate, 1 cipolla 100gr di lenticchie secche 1 cucchiaio di curcuma brodo vegetale salato
RISOTTO SEMINTEGRALE
con curcuma, carote e lenticchie
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COULIS DI FRAGOLE con fonduta di cioccolato
(PE R 4 PER SON E)
15 0g r di frag ol e he ro 2 cu cc hi ai di zu cc on e lim o IL su cc o di me zz at o ol cc cio 10 0g r di fo nd en te
Una varia nte sana e nutriente Cuocete le lenticchie in acqua bollente per 20 minuti. Soffriggete la cipolla, aggiungete il riso e fatelo tostare. Versate due mestoli di brodo, unite le carote, le lenticchie e mescolate. Terminate la cottura aggiungendo brodo poco a poco. Spegnete il fuoco, unite la curcuma e mescolate. Mettete il coperchio per 5 minuti poi servite.
nicole.scevaroli@verona-pantheon.com
Nicole Scevaroli
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NICOLE
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Un dolce l eggero per compl etare una cena di primavera Frullate le fragole con lo zucchero ed il succo di limone. Sciogliete il cioccolato fondente a bagnomaria. Dividetelo tra i bicchieri finché è ancora caldo poi versateci sopra la coulis. Va servito subito.
Il Roadshow di “L e Ricette Dal Mondo di Nicol e” iL prossimO gustosO appuntamentO
Martedì 19 aprile ore 20.45 nella sala Bodenheim del Centro culturale Eugenio Turri, via Segni 2, Grezzana
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25 APR APERTIOLE IL MATT INO
BELLEZZA AL NATURALE Acqua di rose L’acqua di rose è una ricetta di bellezza adatta a tutti i tipi di pelle, che sa di primavera e allo stesso tempo ci porta indietro nel tempo: era, infatti, un rimedio utilizzato dalle nostre nonne per profumare delicatamente la pelle, lenire e rinfrescare il viso.
INGREDIENTI • 1 tazza di petali di rosa
Occorrente • Una ciotola di vetro resistente al calore
• 2 tazze di acqua distillata (circa 500 ml)
• Una garza di cotone o lino • Un barattolo di vetro a chiusura ermetica
Procedimento Lavate bene i petali di rosa eliminando ogni forma di impurità; essendo l’acqua di rose destinata alla nostra pelle è importante scegliere con cura i petali, selezionandoli da rose che sappiamo essere non trattate (escluse, quindi, quelle del fioraio). Fate bollire le due tazze di acqua distillata. Disponete i petali di rosa nella nella ciotola di vetro resistente al calore, versateci sopra l’acqua bollente, coprite con un coperchio e lasciate riposare per almeno 30 minuti. Una volta raffreddata, il passo finale consiste nel filtrare l’acqua utilizzando un setaccio, o meglio una garza fine di cotone o di lino. A questo punto l’acqua di rose è pronta, e i petali utilizzati per la preparazione possono essere smaltiti nei vasi di piante o nella compostiera.
Modalità d’uso L’acqua di rose è un ottimo tonico, ideale dopo la detersione e prima di applicare la crema idratante. Versatene una piccola quantità su un batuffolo di cotone e passatelo su tutto il viso.
Conservazione Conservate l’acqua di rose pura in un barattolo di vetro a chiusura ermetica, in questo modo l’acqua può durare fino a 10 giorni. Per una durata maggiore è possibile aggiungere all’acqua di rose un cucchiaio di alcool.
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ADICONSUM Consumatori consapevoli
PRODOTTI “NATURALI”
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA? In ambito agroalimentare la consapevolezza dei consumatori è cresciuta notevolmente nel corso degli ultimi anni. Grazie infatti al rilievo mediatico concesso ai temi dell'ecologia e della corretta alimentazione, un numero crescente di persone fanno oggi attenzione ai prodotti che acquistano. Ma non tutte le etichette dicono la verità.
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ade in Italy, km0, biologico sono diciture che partendo da un pubblico di nicchia hanno saputo conquistare l'attenzione di una vasta platea. Ovviamente questa tendenza non è sfuggita agli esperti di marketing e, più in generale, alle aziende produttrici che hanno voluto – o dovuto - adeguarsi a questo sviluppo del mercato in direzione del consumo consapevole. Tra i tanti virtuosi, però, si nasconde anche chi, approfittando dei cosiddetti vuoti normativi – cioè la mancanza di una specifica legge in materia – tenta di convincere gli acquirenti tramite l'utilizzo in etichetta di terminologie invitanti ma spesso prive di vero valore aggiunto. Desta qualche preoccupazione, ad esempio, il sempre più diffuso utilizzo della qualifica “naturale”, presente anche nelle varianti “di origine naturale” o “100% naturale”. Non c'è dubbio che un simile richiamo alla genuinità possa giocare un ruolo determinante nella scelta del compratore il quale pensa di trovarsi di fronte ad un prodotto salutare e direttamente originato dalla terra, un prodotto che non abbia subito alterazioni e senza additivi chimici.
Ma è veramente così? Dipende... Il problema risiede nel fatto che, come sopra precisato, non esiste una legge specifica che regoli l'utilizzo di tale aggettivo sulle etichette. Esiste però una normativa generica, di emanazione europea, riguardante l'utilizzo delle “informazioni volontarie” nelle etichette dei prodotti alimentari (Reg. UE 1169/2011), la quale si limita a stabilire che queste informazioni aggiuntive non dovrebbero essere ambigue o indurre in errore il consumatore e, soprattutto, dovrebbero trovare origine in comprovati dati scientifici. Ciò significa che sebbene non siano previsti requisiti tassativi per inserire l'aggettivo naturale su un determinato prodotto, in linea teorica, l'azienda produttrice sottoposta a verifica, dovrebbe essere in grado di dimostrare l'effettiva
qualità naturale del prodotto stesso. La fiducia del consumatore, dunque, dovrebbe basarsi su un potenziale - e alquanto improbabile – controllo qualità a posteriori, contrariamente a quanto accade nei sistemi di certificazione fondati su regole rigide e controlli preventivi, come, ad esempio, i prodotti a marchio biologico. Appare opportuno, pertanto, tenere a mente la differenza che esiste, soprattutto in ambito agroalimentare, tra una vera certificazione ed una volontaria aggettivazione della merce da parte della stessa azienda produttrice. E, ancor più, è lecito domandarsi, all'atto della scelta, se e quanto l'indicazione “naturale” rispecchi una migliore qualità di prodotto e non, semplicemente, uno studiato stratagemma di condizionamento.
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