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GIUGNO 2017
ANNO 10, NUMERO 5
PANTHEON VERONA NETWORK AMMINISTRATIVE VERONA AL VOTO, TUTTI I CANDIDATI
STORIA 1997 il blitz di San Marco, parla un ex "Serenissimo"
A E S C L U S IV H E L L ASA IN S E R IEposter
il In regalo di Cesena della festa
SPECIALE Sawari, la rivista dell'Accademia di Belle Arti
Silvia Nicolis "Il museo, un sogno lungo una vita"
GARDEN MATTARANA Pro f e s s i o n a l i tà
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matteo.scolari@giornalepantheon.it @ScolariMatteo
La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande.
Hans Georg Gadamer
Giugno 2017
EDITORIALE A Verona siamo in piena campagna elettorale. Ancora qualche giorno e scopriremo il nome del nuovo sindaco che prenderà il posto del primo cittadino uscente, Flavio Tosi, dopo un governo che dura da quasi un decennio. Molte le serate di presentazione dei candidati sul territorio, decine i punti cardine snocciolati all’interno dei vari programmi, centinaia le promesse più o meno realizzabili in un futuro prossimo. Ad ogni appuntamento, e per ogni candidato, viene tirato in ballo il tema della cultura. Tema alto, fondante di una società, imprescindibile senza dubbio, difficile da circoscrivere. Talmente difficile ed esteso che, a mio avviso, ci si dovrebbe concentrare ancor prima su un livello più basilare. Su quei fattori essenziali che compartecipano e contribuiscono alla formazione di una società più sana, autoregolamentata e proiettata verso un tanto auspicato “nuovo Umanesimo”. Fattori che ci riporterebbero di sicuro a una dimensione più sostenibile dal punto di vista sociale, economico e morale. Mi riferisco al senso civico e al senso di responsabilità di ognuno di noi, andati via via perdendosi nel corso degli ultimi decenni. Mi riferisco alla solidarietà tra le persone e all’attenzione nei confronti degli individui che incontriamo tutti i giorni in famiglia o al lavoro, a cui diamo poca importanza o a cui dedichiamo sempre meno tempo, anche se talvolta basterebbe anche solo un sorriso. Mi riferisco al fatto di ricordarci più spesso di avere dei doveri oltre che dei diritti. Mi riferisco, infine, al fatto che ognuno di noi, specie nei momenti più difficili, dovrebbe mettere a disposizione della comunità quel qualcosa in più, magari un talento, che, sommato a quello degli altri, potrebbe davvero dar luogo a una politica orientata al bene comune così come suggeriva Aristotele nei suoi scritti. Secondo il filosofo greco, infatti, "politica" significava proprio l'amministrazione della polis per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini potevano partecipare. Altri valori come l’onestà, la lealtà e la trasparenza nei rapporti interpersonali saranno determinanti per la costruzione della società del futuro. Almeno di quella che tutti vorremmo, quella che definiamo più genericamente “migliore”. Senza questi presupposti di natura etica e morale, senza impegnarci individualmente per un reale cambiamento, a partire dalla nostra quotidianità, non potremmo nemmeno sfiorare il concetto di cultura, che, secondo il mio modesto parere, fa rima con educazione: nei confronti del bello, di ciò che ci circonda. A questo punto sta a noi decidere da che parte stare. L’11 giugno alcuni di noi andranno a votare per eleggere il nuovo sindaco. Ricordiamoci che la vera politica la facciamo noi cittadini. Noi uomini e noi donne. Ogni giorno.
foto di Anna Mainenti
PENSIONATI VENETI
Verona ha raggiunto grandi risultati. Possiamo insieme fare ancora di più. + Famiglia con aiuti concreti a chi è in difficoltà, alle donne che lavorano e agli anziani; + Impresa con incentivi alle nuove attività; + Green con sempre più spazi cittadini; + Mobilità con infrastrutture efficienti. Insieme possiamo, si continua... Con Patrizia Bisinella Sindaco!
Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 24/05/2017
INDICE 6 8 12 16 18 20 22 24 36 50 54 58
HELLAS Quella lezione dei tifosi gialloblù IN COPERTINA A tu per tu con Silvia Nicolis VERSO IL VOTO Se fossi foco, arderei Verona ESCLUSIVA Moreno, ancora “serenissimo” PROFILI L’ultimo (o il primo) anarcagricoltore VOCI La star di “Ti lascio una canzone”, qualche anno dopo STREET ART Cibo, il Banksy della forchetta DAL LIBANO un Paese affranto? IL RALLY è un mestiere da sorelle IDEE Il Carpooling, questo sconosciuto SALUTE Quando si ammala la mente QUIDDITCH In campo con Harry Potter
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LIBRO DEL MESE
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Bellezza al Naturale
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IN CUCINA CON NICOLE
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L'oroscopo alla nostra maniera
pag
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Il fascino delLA Lessinia
G l i eventi di G I U G NO s ec ondo no i a pag 76
ERRATA CORRIGE - A pagina 26 di Pantheon 80 (anno 10, numero 5, maggio 2017) Simona Marchesini non è presidente di Alteritas ma coordinatore scientifico di Alteritas. ERRORI DA SEGNALARE? REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT
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SERIE A
QUELLA LEZIONE DEI TIFOSI DELL’HELLAS AL SISTEMA CALCIO
di Francesco Barana
Oltre 4 mila a Cesena, 10 mila in piazza Bra per la promozione in serie A. Mentre le pay tv comandano e gli stadi continuano a svuotarsi, Verona va in controtendenza: qui il calcio è ancora sentimento popolare e sociologico.
T
UTTO PUÒ l’amore. E, si sa, le promozioni sono come i figli, tutte belle uguali. Eppure la gioia che la notte del 18-19 maggio si è scatenata tra gli oltre 4 mila tifosi del Verona in esodo a Cesena, e i quasi 10 mila di piazza Bra, dà l’idea del rapporto endemico che c’è tra il Verona e decine di migliaia di veronesi. Perché quella conquistata la sera di Cesena-Verona è probabilmente la promozione più attesa e dovuta, e dunque meno romantica ed epica, della storia dell’Hellas, eppure i caroselli, clacson, canti e gli immancabili bagni nella fontana della Bra che si sono succeduti quella notte, sono l’emblema che non è solo calcio quando si tratta dell’Hellas Verona. Non
I giocatori dell'Hellas sotto la Curva a Cesena
è nemmeno solo sport. Figuriamoci se possa considerarsi semplice entertainment. C’è una storia, un senso di identità e comunità, un sentimento popolare dietro alle sue gesta, che siano imprese o fallimenti. C’è un mood di coinvolgimento totale tra quella maglia e i valori che essa rappresenta per un intero popolo. UN SENTIMENTO che era riaffiorato nella sua totalità nel memorabile derby con il Vicenza di due settimane prima, con il gol all’ultimo secondo di Romulo. Quella vittoria acciuffata in extremis ha in sostanza regalato la A al Verona e ha impresso una svolta emozionale a una stagione fin lì in
foto di Davide Casentini
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L’ e p i c a d i u n a p r o m o z i o n e
I diecimila in Bra
sordina, con la squadra di Pecchia poco empatica e molto altalenante, tra un avvio brillante e un lungo blackout nella parte centrale del campionato. Questo sentimento, che definiremmo sociologico e non tanto o solo calcistico, è la lezione più bella che Verona e i tifosi del Verona danno ai signori che reggono il sistema calcio. Signori ormai da troppi anni attenti solamente a spartirsi la “torta” miliardaria dei diritti tv e a porre davanti il contenitore rispetto al contenuto, dunque le tv rispetto alle stesse partite, al calendario, agli stadi e ai tifosi. Del resto «non c’è mondo al di fuori delle mura di Verona» scrisse Shakespeare. E Verona, unica città non capoluogo di regione ad aver vinto uno scudetto dal dopoguerra in poi con l’Hellas nel 1985, nella prossima stagione sarà - per la quinta volta - l’unica città non capoluogo di regione ad avere una stracittadina in serie A. Il Chievo, infatti, anche quest’anno con netto anticipo ha trovato la sua salvezza e si appresta nel 2017-18 a partecipare al suo 16 campionato di serie A in 17 anni. Verona con Milano, Roma, Torino e Genova torna capitale d’Italia.
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IN COPERTINA
IL S ACRIF IC IO,
QUELL’EDUCAZIONE IMPREVISTA
di Valentina Bazzani
Silvia Nicolis, presidente del Museo Nicolis, è una delle più importanti e stimate imprenditrici italiane. Realizzato nel 2000 da “un sogno lungo una vita” del padre Luciano, il museo si distingue per l’innovazione e la creatività con la quale promuove la cultura. Nel corso degli anni Silvia sta trasmettendo il know-how acquisito nell’azienda di famiglia (Gruppo Lamacart) anche nell’attività museale: una gestione dinamica e proattiva affidata a un team di collaboratori di alta professionalità, al dialogo con le istituzioni e il territorio, alle relazioni con le imprese, alla collaborazione con i media e il mondo della comunicazione.
C
osa rappresenta per lei il Museo Nicolis? Un'impresa museale oggi è un’opportunità e una grandissima responsabilità. È un’attività continua di interrelazione tra passato, presente e futuro. È un compito molto difficile perché le nuove generazioni sono talvolta lontane da tutto ciò che è storia: cavalcando però l’onda dello stile vintage, nel passato, ritrovano quei valori e punti di riferimento. È importante stimolarli attraverso mezzi più vicini: la tecnologia, i videoclip, la moda, gli eventi. È una delle imprenditrici italiane più stimate. Che capacità servono per portare avanti un’attività così importante? Partiamo dal presupposto che la competenza si apprende dallo studio, quindi ci dev’essere sempre una volontà personale che non è detto che sia legata ad una laurea, ma che deve essere in continuo aggiornamento con la curiosità di sapere. Alla base di tutto però restano i valori fondanti dell’esistenza, indipendentemente dal lavoro che si svolge: lo spirito di sacrificio, la buona volontà e l’umiltà. Un’altra cosa che cerco di trasmettere ai collaboratori è l’amore per il lavoro. Se pensiamo che l’80% della nostra giornata è dedicata a questo, vale la pena darne un senso profondo. Il lavoro diviene una scelta di vita, un mezzo di relazione e un motivo di crescita personale. Quello che ognuno porta a casa è una ricchezza intangibile anche per la famiglia. È importante inoltre lavorare bene sulla propria
Silvia Nicolis
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A tu per tu con Silvia Nicolis
autostima per sapersi dare il giusto valore. I suoi genitori sono stati un punto di riferimento importante. Cosa le hanno trasmesso? Ho ricevuto un’educazione piena d’amore, ma comunque molto rigorosa. Mio padre era degli anni ’30, nato povero, per cui la prima cosa che ci ha insegnato è stato il senso di sacrificio, anche fisico. Ci ha preparato con tanta umiltà a lavorare nel capannone. Quando ero giovane non capivo, ma lui ripeteva che sarebbero stati questi gli insegnamenti che avrei fatto miei negli imprevisti, nella comprensione delle situazioni e nella capacità di gestione emotiva. Oggi, che mi trovo a far fronte a grandi responsabilità, ringrazio i miei genitori per avermi dato questa “cassetta degli attrezzi”. Mi hanno trasmesso la capacità pratica di far fronte ad ogni giornata con le risorse che ci sono in quel momento. Grazie a loro ho saputo gestire la paura e ho il coraggio di vivere il presente dando il massimo. Come coniugare lavoro e vita privata? Lavorando anche 12 ore al giorno non distinguo lavoro da vita privata, anche perché mi piace “fare". È importante avere al proprio fianco una persona che condivida i tuoi valori, le tue scelte, ma che al contempo mantenga la propria identità, tifando per te. È il giusto compromesso che mi aiuta a trovare un equilibrio. È chiaro che si tratta di relazioni consapevoli in cui si condivide la vita per scelta e si punta sulla qualità e sulle cose che fanno bene ad entrambi. È impegnata anche per Confindustria e per la Camera di Commercio di Verona… Mi sono avvicinata alla vita associativa per ampliare i miei orizzonti. Il fatto di entrare nel gruppo giovani di Confindustria è stato un modo per confrontarmi con altre realtà, proporre le mie idee e capire se queste potevano essere interessanti. Successivamente ho conosciuto nuovi amici, colleghi e sono cresciuta. Grazie alle associazioni e alle istituzioni puoi contribuire attivamente alla crescita del territorio. Facendo rete si riesce ad attingere a risorse che diversamente non avresti per produrre risultati concreti che fanno la differenza. Progetti futuri? Oggi, per circostanze, si lavora spesso alla giornata, è difficile creare schemi. C’è un programma indicativo, ma siamo creativi e cerchiamo di sfruttare al massimo ogni opportunità di settimana in settimana. Abbiamo in cantiere un’altra mostra Foto di Anna Mainenti
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IN COPERTINA
A tu per tu con Silvia Nicolis
che seguirà quella di Vespa e numerose attività di internazionalizzazione. Il museo sta avendo un ottimo successo soprattutto all’estero. In un momento in cui i giovani sono così sfiduciati e stanchi, cosa si sente di consigliare loro per un futuro brillante? Un tempo i giovani vedevano il futuro come un sogno. Ora fa paura. In passato c’era l'audacia di lanciarsi a capofitto nella realizzazione dei propri obiettivi. Oggi forse dovremmo riacquistare quella leggerezza che permette di dar vita alla creatività, incanalando al meglio le risorse senza perdersi d’animo. Trasversalità, flessibilità e spirito di crescita sono importantissimi. Tante professioni che sembrano irraggiungibili in realtà danno molto spazio, anche se richiedono sacrificio e voglia di spostarsi. Serve
il coraggio di proporsi, talvolta di perdere. Ai giovanissimi consiglio di partire anche da lavori apparentemente semplici per poi cimentarsi in professioni più complesse che consentano di fare degli step. Non esistono lavori di serie A e lavori di serie B.
Mio padre diceva sempre: “Ogni soddisfazione può venire solo dal sacrificio, non far fare ai propri figli dei sacrifici significa crescere degli adulti senza soddisfazioni”
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AMMINISTRATIVE di M.S.
S’Ì FOSSI FOCO, ARDEREI VERON A PATRIZIA BISINELLA
FARE!
Iniziamo con la sicurezza, cosa farà per prevenire e non solo intervenire? Verona è una città più forte di prima dopo i dieci anni di amministrazioni Tosi : tra le più sicure e pulite d’Italia, ma vogliamo fare di più. Implementeremo delle tecnologie con nuove telecamere a lettura targhe, collegate al Ministero dell'Interno previo protocollo con la Prefettura. Ci impegneremo poi per contrastare l’evasione fiscale, verso quei soggetti che hanno evaso imposte statali e quelle comunali, quali ad esempio l'imposta di soggiorno e nel settore della conduzione di attività extralberghiere. A proposito di turismo, come si migliora il dato, ancora poco soddisfacente, della permanenza? Negli ultimi dieci anni i flussi turistici sono aumentati del 70 per cento, ma non vogliamo riposare sugli allori. Prioritario, soprattutto per una città a forte vocazione turistica come Verona è un’efficiente gestione del Servizio di Informazione e Accoglienza Turistica (IAT). Consolideremo la gestione dell’attuale ufficio IAT di via degli Alpini, adiacente piazza Bra, confermandone l’operato secondo gli standard qualitativi stabiliti dalla normativa regionale vigente e nella sempre più efficace capacità di rispondere alle esigenze dei diversi target turistici. Accanto alla positiva esperienza di questi anni della verona card, pensata però principalmente ad uso e consumo dei turisti, introdurremo la veronese card, una sorta di passaporto culturale, con validità annuale, per tutti i residenti. Sul capitolo della cultura resta aperta l’importante questione di Fondazione Arena... La Fondazione Arena ha bisogno di un modello privatistico nella gestione, con un’ulteriore iniezione di managerialità e la fine di una sindacalizzazione eccessiva. L’apporto dei privati è auspicabile ed auspicato, ma non immagino una “cessione” tout cout: dobbiamo, inoltre, attendere la nuova legge di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, e valutare le potenzialità di una sinergia operativa con la Fenice di Venezia. Certamente, vorrò una cabina di regia con le forze economiche della città per stabilire assieme azioni concrete. Molti accusano la seconda amministrazione tosiana di “immobilismo”, cosa farà per farli ricredere sulla squadra di Fare! ? Intanto non concordo sull’immobilismo. Amministrare è una “foresta che cresce ogni giorno”. Fa più rumore l’albero che cade, ovviamente, ma nel frattempo il sistema prosegue nello sviluppo. Verona è stata così. La seconda amministrazione Tosi ha dovuto reggere alla più grave crisi economica mondiale dal 1929 ad oggi, e Verona ne è uscita con dati in positivo. A questo aggiungo il controllo del territorio e la lotta al degrado che sono sotto gli occhi di tutto. Il nostro programma, oltre ai nuovi progetti, completerà quello che congiuntura e burocrazia hanno rallentato. Su questo, nessun dubbio.
ALESSANDRO GENNARI
MOVIMENTO 5 STELLE
Iniziamo con la sicurezza, cosa farà per prevenire e non solo intervenire? Vogliamo puntare su un controllo sociale diffuso, di prossimità anche attraverso piattaforme social per facilitare le segnalazioni dei cittadini. È importante introdurre nuovamente l’agente di quartiere e implementare la videosorveglianza diffusa sugli autobus e sui mezzi pubblici. In tema di accoglienza di migranti qual è la sua posizione? Come si comporterà con la Prefettura? Bisogna aprire un tavolo di dialogo con la Prefettura e con i Comuni della provincia perché siano chiare le regole del gioco. Le amministrazioni che ora dicono ‘no’ allo Sprar devono contribuire alla gestione dei flussi, per evitare grandi assembramenti nei centri urbani. Bisogna creare, poi, un regolamento comunale che preveda l’inserimento volontario non retribuito dei richiedenti in lavori socialmente utili, in sinergia con gli assessorati di competenza. Come affronterà il capitolo della cultura? Ci impegneremo a riportare nella nostra città mostre, eventi e manifestazioni di respiro internazionale. Rafforzeremo il sistema museale e delle biblioteche, rilanceremo il settore della musica e del teatro, con particolare riferimento a Fondazione Arena. L’anfiteatro è un gioiello che, da solo, è in grado di incassare trenta milioni ed è perfettamente in grado di mantenersi autonomamente: svenderlo è un errore. La nostra proposta salvaguarda quello che è un patrimonio di tutta la città: un bando internazionale per la scelta del sovrintendente, mettendo a capo di quella che è una vera e propria filiera culturale chi è in grado di valorizzarla meglio, e non, come fatto finora, gli amici degli amici. Abbiamo oltre un secolo di competenza nel settore lirico, La città è perfettamente in grado di andare avanti e di rendere questa sua eccellenza ancora più grande. Turismo a Verona bene, ma non benissimo. Come si migliora il dato della permanenza? Le parole d’ordine sono accoglienza e destagionalizzazione. Bisogna lavorare sull’offerta: introducendo la figura dell’ambasciatore digitale, rendendo i trasporti più efficienti e migliorando il coordinamento nella promozione anche con le Dmo. Abbiamo un progetto per promuovere l’immagine di Verona nel mondo. Basterebbe prendere quelle opere che sono negli scantinati e nelle soffitte dei musei, e creare delle esposizioni temporanee nei principali scali aeroportuali del mondo.
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Ai nastri di partenza
PROPOSTE, TEMI, IDEE. I NOVE CANDIDATI SINDACO ALLA PROVA DELLA CONCRETEZZA O R I E T TA S A L E M I
CENTROSINISTRA
La sicurezza può essere un tema anche di sinistra? Toglierei l’anche. La sicurezza è una priorità per l’agenda politica e amministrativa di qualsiasi sindaco. La sicurezza va costruita giorno dopo giorno. Servono progetti di contrasto del degrado urbano - a partire da una migliore illuminazione e dalla cura degli spazi - e interventi concreti di prevenzione e controllo, con un coordinamento sempre più stretto tra Polizia Municipale e le forze dell’ordine, un presidio costante quartiere per quartiere, anche con il vigile di quartiere, e l’applicazione, stringente e senza sconti, di tutti i nuovi poteri che sono in capo al sindaco. Un capitolo parallelo a quello della sicurezza è anche quello dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Come gestirà le richieste della Prefettura? L’approccio non deve essere ideologico. Un’accoglienza dal profilo diffuso e capillare permette la distribuzione in piccoli numeri e quindi anche un controllo maggiore. I sovraffollamenti sono responsabilità, anche e soprattutto, di chi si rifiuta di dialogare con le Istituzioni. Sboarina ha fatto della cultura il suo portabandiera. È credibile? Non possiamo limitarci ad esaurire il tema, parlando solo dell’assessorato alla cultura vacante, come fa qualcuno. Cultura significa essere in grado di dialogare con il tessuto associazionistico. Proponiamo una fondazione autonoma per i musei civici di Verona. Abbiamo una realtà virtuosa, a cui però oggi una gestione poco ordinata del patrimonio culturale veronese non permette di prendere il volo come potrebbe. Serve un nuovo modello che dia autonomia gestionale e di bilancio per valorizzare quanto fatto di positivo e incoraggiare nuove opportunità di sviluppo. Turismo a Verona bene, ma non benissimo. Come si migliora il dato della permanenza? Il turismo è il prodotto finale di due momenti: la promozione e l’accoglienza. Tale binomio necessita di basi solide per migliorare l’offerta sul piano qualitativo. Per quanto riguarda la promozione bisogna superare la frammentazione delle iniziative a livello comunale, provinciale e regionale. L’accoglienza dei visitatori non può essere gestita in maniera improvvisata. Deve essere chiaro il capitolo di bilancio dedicato agli incassi della tassa di soggiorno per finanziare tutto ciò che oggi non si fa o si fa solo in parte. Serve un cambio di passo, a partire da un piano strategico di promozione che metta a disposizione dei turisti tutti gli strumenti per orientarsi, vivere e fermarsi a Verona.
FEDERICO SBOARINA
CENTRODESTRA
Turismo a Verona bene, ma non benissimo. Come si migliora il dato della permanenza? Puntare sulla qualità non tanto sulla quantità. Verona non è per i turisti una meta di destinazione, ma solo di passaggio, appunto. Si fermano poco o non si fermano affatto. Ripartirei dalla cultura, colmando subito la lacuna dell’assessorato alla cultura. Una mancanza non più accettabile. Perché la cultura è un volano turistico ed economico che Verona non può scordare. Vorremmo destinare i proventi della tassa di soggiorno per gli investimenti necessari perché Verona diventi un polo di attrazione in competizione con le grandi capitali europee per qualità e varietà delle produzioni in un contesto architettonico unico. Quella di soggiorno deve essere una tassa di scopo, nel senso stringente del termine, che deve essere finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi.. Tra i punti principali del suo programma c'è proprio la cultura: un tema appannaggio della sinistra, di consueto. La cultura ha valori grandissimi che porta con sé: il primo è che è la cifra, lo spessore di una comunità. Non è un caso che vengano bruciate in una dittatura sempre prima i libri. La cultura, per una città come la nostra, con l’Arena e con tutto il suo territorio, evidentemente è un valore economico turistico fondamentale. Nel suo programma anche spazio alla sicurezza… Sarà essenziale intervenire con rapidità ed energia in quartieri che ormai stanno sfuggendo anche al controllo delle forze dell’ordine. Tolleranza zero e legittima difesa in casa propria, intendendo per “legittima difesa” che ogni atto del cittadino diretto a respingere attentati all’incolumità personale ed a difendere le proprie cose più care custodite all’interno del perimetro della propria casa, deve godere della causa della giustificazione. In tema di accoglienza di migranti la sua posizione è chiara... Va accolto nella nostra città solo quel 3 per cento che ha diritto di restarci, i rifugiati veri. Gli altri sono clandestini e vanno rimpatriati. L’ha ribadito anche una sentenza della Cassazione: i migranti devono conformarsi ai nostri valori, alle nostre leggi, alla nostra cultura. Chi non lo fa, deve andarsene. E se il 97 per cento dei richiedenti fosse davvero rimpatriato, il problema non ci sarebbe più.
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AMMINISTRATIVE
M I CHE LE B E R T U C C O
S I N I S T RA I N C O MU N E
Ci tiene a precisare che la sua, non è una riedizione della candidatura del 2012. Questa volta Bertucco corre con la società civile. «Vogliamo realizzare ciò per cui ci battiamo da anni: un’area pedonalizzata in ogni quartiere e l’estensione e il miglioramento delle aree verdi nella città, insieme al potenziamento del trasporto pubblico, dei percorsi ciclabili e dei parcheggi scambiatori per limitare il traffico privato. Valorizzazione e promozione, anche internazionale, del sistema culturale cittadino, a partire dalla Fondazione Arena e dai suoi lavoratori. Verona è ancora senza un Assessore alla Cultura! L'Arsenale è un bene comune della città e sarebbe un eccellente Polo Museale. Va totalmente rivista la politica urbanistica, tutta incentrata a creare future, costosissime, cattedrali nel cemento».
R OB E R T O B U S SI N EL L O
CASAPOUND
Tre i punti che riassumono l’agenda politica del candidato sindaco per CasaPound. «Casa, sociale e sicurezza, Verona deve ripartire da qui. I veronesi e gli italiani devono godere della priorità nell’assegnazione delle case. Noi ci muoveremo per la difesa del territorio e spingeremo perché Agec e Ater si indirizzino in primo luogo ai veronesi. Nel nostro programma anche un mutuo sociale, per difendere i veronesi e le realtà artigianali, contrastando la scelte scellerate di un’amministrazione che ha cementificato Verona Sud».
M I CHE LE CR OC E
VE RO N A P U L I TA
Ha scritto un libro che è diventato poi il suo programma, ha tappezzato la città di manifesti prima di tutti, quando ancora la campagna elettorale era a dir poco sopita. Michele Croce, candidato sindaco per Verona Pulita ha ben chiaro da dove partire. «Siamo l’unica vera alternativa civica. Il nostro programma è pubblico e nero su bianco da mesi, con anche l’indicazione delle coperture economiche. Tra le priorità la sicurezza su cui vogliamo lavorare da un lato incrementando la videosorveglianza, dall’altro con la figura del vigile di quartiere, pensando ad uffici mobili nelle zone più decentrate. L’altro punto è il lavoro, con uno sguardo al marketing territoriale: bisogna esportare in maniera forte il brand Verona all’estero . In agenda anche la il capitolo infrastrutturale, è necessario un ripensamento della viabilità con un’arteria di mezzi pubblici importante nei nodi più congestionati. Proponiamo soluzioni come un grande parcheggio scambiatore fuori dal casello di Verona Sud, con relativo servizio di navette-shuttle. Il mio primo giorno da sindaco? Istituirei una commissione comunale antimafia e anticorruzione, composta non da consiglieri comunali, ma da soggetti esterni incaricati di vagliare ogni singolo appalto e subappalto del Comune di Verona e di tutte le partecipate».
MA RCO G I ORL O
T U T T O C AMB I A
Un nome eracliteo per una lista, quella del candidato sindaco Marco Giorlo, che la politica promette di capovolgerla. «Stop ad agenzie interinali e cooperative, è la giunta che deve porsi come intermediaria tra le aziende e i cittadini disoccupati. Poi case popolari e assistenza sanitaria. Il mio primo provvedimento? Abolire la figura dei direttori generali nelle partecipate».
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Ai nastri di partenza
Verona rinasci!
FILIPPO GRIGOLINI
Il voto coerente per il futuro di Verona
POPOLO DELLA FAMIGLIA
Riconquistare uno spazio per la famiglia anche e soprattutto a Verona. Lascia ben pochi dubbi il profilo programmatico di Filippo Grigolini, candidato sindaco per • Azioni prioritarie per famiglie in difficoltà Popolo della Famiglia. «Pubblicheremo un’ordinanza che imporrà la chiusura • Reddito il di maternità e sostegno alle giovani coppie • «Fattore Famiglia» con riduzione delle tariffe dei servizi di tutte le attività commerciali non essenziali la domenica e i giorni festivi al di • Chiusura festiva degli esercizi commerciali fuori dal centro • Parco dello Scalo e promozione fuori delladell’ambiente cintura del centro storico, per recuperare il “tempo festivo” e riservarlo • Competenza e onestà nella gestione della città, bene di tutti Poi riduzione delle tariffe per i nuclei famigliari, sostegno economico • Rilancio dialla Verona famiglia. come eccellenza culturale ed economica • Innovazione, smart city e lavoro per i giovani concreto per la natalità, attenzione alle realtà sociali deboli. Infine, competenza e • Quartieri sicuri e vivibili con nuovi percorsi ciclabili trasparenza Programma e candidati:nelle partecipate, contrasto senza quartiere alla corruzione. La prima GRIGOLINI SINDACO www.pdfverona.it cosa che farei da sindaco? Prenderei il bilancio del Comune e quello delle partecipate, revisionerei le priorità per tagliare gli sprechi». Liberi e forti senza compromessi Famiglia al centro, per davvero!
Committente responsabile: Filippo Grigolini
CHE NE È DI
DAP I R AN ?
Il candidato sindaco per Msi-Destra Nazionale è ai titoli di coda per la corsa a Palazzo Barbieri. L’autista di mezzi pesanti, segretario regionale per il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, si è dovuto ritirare per irregolarità formali. Mentre scriviamo, Dapiran è in attesa dell’esito del suo ricorso al Tar. Se dovesse vincere, sarebbe da rifare il sorteggio per le posizioni sulla scheda elettorale.
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ESCLUSIVA
“S E RENISSIM O”
NONOSTANTE TUTTO
marco.menini@verona-pantheon.com @menini_marco
di Marco Menini
Vent’anni fa, l’8 maggio 1997, otto persone sbarcarono in piazza San Marco, a Venezia, con un tanko artigianale. Tra questi, anche il veronese Moreno Menini. Attraverso i suoi occhi e le sue parole, vi raccontiamo le fatiche e i successi di un’azione che ha segnato, almeno un poco, la storia veneta.
T
UTTO NASCE con la Repubblica di Venezia, o per meglio dire, con la sua fine. È il 12 maggio 1797 quando le truppe francesi di Napoleone Bonaparte invadono e conquistano la Serenissima. Duecento anni dopo, qualcuno ancora dice che «la storia veneta non è finita». A crederci è Moreno Menini, 40 anni, reduce dell’impresa che quest’anno compie 20 anni. Ne aveva altrettanti il giovane “serenissimo” che a quel tempo studiava Economia all’Università di Verona. I libri lo accompagnano nello studio dell’identità veneta, le conoscenze all’incontro con altri “aficionados” della Repubblica di Venezia. Oltre a Moreno, anche Gilberto, Cristian, Flavio, Antonio, Luca, Fausto e Andrea. «Non credevo ci fosse qualcun altro che credeva ancora nella resurrezione della Serenissima». La celebrazione del bicentenario della caduta della Repubblica di Venezia è il 12 maggio 1997. Per questa data gli otto “romantici” rivoluzionari annunciano un colpo al simbolo della città. Cominciano ad intromettersi nelle frequenze audio della Rai, precisamente in quelle del tg serale delle 20 di Rai 1. Il messaggio: «Convergete in piazza San Marco il 12 maggio per riportare in vita la Serenissima». GLI ITALIANI sono divisi tra fascinazione ed incredulità. Dieci (se non più) intromissioni effettuate tra marzo e maggio 1997 mettono in allerta le forze di polizia per il 12 maggio. Nessuno si attiva per quella notte dell’8 maggio, data in cui si consuma il vero e proprio attacco. Escono allo scoperto, anche se bardati con tute mimetiche; partono da Padova con un camper e un camion rimorchio che trasporta un finto tanko costruito in casa, munito di ruote e di un contraffatto cannone, che poi non è altro che il tubo di una stufa. Si dirigono a Venezia, dove a Tronchetto fanno salire i due mezzi sul traghetto: prima il camper, poi il camion messo di traverso. «Qui non sale più nessuno, dobbiamo partire». Mentre gli altri costringono il comandante a partire, Moreno «fa la guardia» a tre passeggeri che poco prima si erano imbarcati. L’azione è calibrata nei minimi dettagli: l'imbarcazione deve arrivare ad attraccare al
«Tutti ti dicono che la storia non ritorna. Tu invece vivi con la follia mentale che la storia possa tornare. Noi, per sette ore l’abbiamo dimostrato» pavimento della piazza. Conoscono le profondità dell’acqua e del battello; ce la fanno. Un imprevisto. Il portellone del traghetto non arriva al livello della piazza. Intanto un agente intima l’alt con una pistola. «State a distanza, e nessuno si farà male», annuncia Flavio. Con un asse di legno fanno saltare sulla terra ferma tanko e camper. Davanti il vuoto. Moreno sale in cima al tanko per poi scendere e fare piazza pulita togliendo le passerelle posizionate in quei giorni per l’acqua alta. Arrivano alla base del campanile. «Il momento sembrava surreale. Le poche persone in piazza ti guardavano esterrefatte. Qualche intervistato, che era presente quella notte, ha dichiarato poi che credeva si stesse girando la scena di un film». Mentre il tanko continua a girare per
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P a r l a u n o d e i p r o t a g o n i s t i d e l l’a s s a lt o a l c a m p a n i l e d i V e n e z i a UN'AZIONE COMUNQUE DA CONDANNARE L'assalto al campanile di San Marco dell'8 maggio 1997 ha portato all'arresto di tutti gli otto componenti del gruppo. Le condanne, tra cui “costituzione di banda armata” e “associazione sovversiva per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico”, vanno dai due anni e sei mesi (di Moreno), ai sei.
la piazza, Moreno scarica il camper e porta tutto dentro il campanile. Radio, Walkie Talkie, attrezzi per le interferenze radio, pali per bloccare le porte, ma anche viveri, oltre a bandiere e striscioni. Sopra sale chi poi farà le interferenze, sotto rimane anche Moreno, che si adopera per barricare tutte e due le porte di ingresso. «In quel momento ero pieno di entusiasmo - dice sorridendo Moreno - ma ero anche conscio che stavo facendo una cosa che era sotto gli occhi di tutti, e non sapevo come sarebbe andata a finire». Tutto il lavoro fatto negli anni prima (dal 1983 con il primo assemblaggio del tanko) sta per concretizzarsi. «Tutti ti dicono che la storia non ritorna. Tu invece vivi con la follia mentale che la storia possa tornare. Noi, per sette ore l’abbiamo dimostrato». La sensazione che prova mentre è barricato dentro il campanile è quella di esser tornato in un periodo storico diverso. «È stato come un 13 maggio 1797». Fuori la polizia grida «Chi siete? Cosa volete?», Moreno annuncia: «La risposta alle vostre richieste la daremo al
Tg1 delle 6:30». Alle 8:15 il GIS fa irruzione. Due anni e sei mesi con sospensione condizionale e non menzione. Durante i domiciliari, Moreno dà l’esame di Storia Economica. Quel che resta è il ricordo di un “assalto romantico”, «perché romantico è chi crede che sia la volontà a creare gli eventi politici». Un gesto di testimonianza, lo definisce così. «Oggi sono le istituzioni che possono concretizzare quegli ideali che ci hanno mosso vent’anni fa».
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PROFILI
IL "DECANTER" ZIGNOLI TRA TERRA, VINO E ANARCHIA
francesco.barana@verona-pantheon.com
di Francesco Barana
Fa solo 6 mila bottiglie all’anno, quando ne potrebbe produrre 80 mila. Ha vinto il premio Decanter 2017, uno dei più prestigiosi del mondo del wine. I suoi maestri: Veronelli, don Alberto Benedetti, Bakunin. «Il vino lo possono fare solo i poeti, gli altri fanno bevande».
L
a coscienza di Zeno. «Mi chiamano alle conferenze per parlare del mio vino, ma non mi interessa parlare del mio vino, ma di agricoltura, terra e biodiversità». La coscienza di Zeno (bis): «Il vino è di chi lo merita e se non si rispetta un equilibrio etico non lo si merita. Ho otto ettari di vigne, ma ne utilizzo due, potrei fare 80 mila bottiglie, ne faccio meno di 6 mila». Lo coscienza di Zeno (tris): «Non faccio pubblicità, voglio che sia la gente a cercarmi e a scegliermi». Zeno è Zeno Zignoli, 49 anni, della cantina Monte dei Ragni in località Mazzurega a Fumane, piccolo agricoltore “indipendente” vincitore del premio Decan-
ter 2017 (dall'omonima rivista inglese) – forse il più prestigioso concorso vinicolo al mondo - con 98/100 per il suo amarone 2010. Zeno per scelta produce poco, ma vende in Inghilterra, Stati Uniti e Giappone. «Non sono nato proprietario, ho fatto per anni il dipendente, sono venuto qui vent'anni fa dopo aver conosciuto mia moglie della famiglia Ragno. La mia fortuna è stata trovare delle vigne vecchie, la vecchiaia aiuta, vale per le piante come per l'uomo, tu riusciresti a parlare di Socrate con un bambino delle elementari?». Zignoli è questo, ti provoca e coinvolge. Tra Socrate e Veronelli (il famoso anarchenologo, giornalista e scrittore), Hemingway, De André e i sogni di anarchia di Bakunin. Non è la norma trovare un agricoltore che cita Socrate... Qualcuno diceva: «Il vino lo possono fare solo i poeti, gli altri fanno bevande». Va analizzato il senso delle parole: agricoltura è una parola straordinaria, etimologicamente significa agri-cultura e non agri-ignoranza. Il problema nel mondo dell’agricoltura è che si legge poco. Dovremmo meditare: la terra è madre, il principio cardine di ogni agricoltore dovrebbe essere prendersene cura, non sfruttarla, perché non ne abbiamo una di riserva. Nell'antica Grecia la terra veniva data solo a chi godeva del rispetto della comunità, pure l'Impero Romano la concedeva in gestione solo a chi rispettava degli obblighi legati all'interesse pubblico. Oggi invece? Negli ultimi 40 anni la terra l’hanno avvelenata. La monocultura è deleteria: sfrutta la terra anziché prendersene cura. Ma oggi la mentalità in parte sta cambiando e si sta recuperando la filosofia delle origini, anche se più per necessità che per volontà.
Zeno Zignoli
Cosa intende? Oggi chi compra ha più coscienza e conoscenza, direi consapevolezza su cosa mangia, non guarda solo al risparmio, di conseguenza chi produce è costretto a cambiare. Da qui la positiva realtà
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L ' U LT I M O ( O I L P R I M O ) A N A R C A G R I C O L T O R E
dei mercati a km zero, che tuttavia è nata per esigenza e interesse e non per volontà. In realtà bisognerebbe cambiare per intelligenza e non per costrizione; il cambiamento andrebbe pensato, preparato e non subìto. Dicono, per lei che fa solo 6 mila bottiglie l'anno è facile... Facile? La mia scelta è la più difficile. Mi ha spesso isolato, escluso. Non è facile scegliere di usare due ettari a vigna quando potresti averne otto che diventano 80 mila bottiglie che sono dei bei soldi. Anche perché lo stereotipo che la qualità paga è una cazzata, quello che conviene è un prodotto su cui ci puoi guadagnare tanto. Nel far le cose buone invece si spende, non si prende. In lei si sentono gli echi dell'anarchenolo-
go Luigi Veronelli, la possiamo definire un anarcagricoltore? Solo se il termine anarchia, che non vuol dire confusione, lo si riconduce al suo vero significato, quello di Bakunin, cioè un'organizzazione di persone che condividono delle regole. Veronelli l'ho conosciuto personalmente da giovane, ma l’ho approfondito in età matura leggendo le sue pubblicazioni. Il mio vero ispiratore è stato Alberto Benedetti, il prete del Sheré, che ho avuto la fortuna di conoscere, un personaggio straordinario e scomodo che in vita è stato condannato, isolato e vilipeso per le sue idee. Ora magari che non c’è più lo santificano… Succede spesso così… Sì, quando non ci sei più e possono modificare a piacimento la tua storia ed è lì allora che diventi santo.
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PERSONE
L a s ta r d i “ T i l a s c i o u n a c a n z o n e ” , q u a l c h e a n n o d o p o
LA VOCE GRAFFIANTE DELLA DOLCEZZA
ingrid.somma@verona-pantheon.com @ingridsomma89
di Ingrid Sommacampagna
Beatrice Pezzini, classe 1997, è una cantante veronese di Valeggio sul Mincio che si è fatta conoscere in tutta Italia e all'estero con il programma di Rai1 Ti lascio una canzone. Diplomata nel 2016 come geometra, continua a studiare canto, sotto lo sguardo ammirato (soprattutto) del suo papà.
B
eatrice ha partecipato a Ti lascio una canzone nel 2012, a 15 anni, dopo essere stata ammessa con il brano Nessun Dolore di Lucio Battisti, estasiando con la sua voce potente ma dolce, e con la sua presenza scenica. Si ripropose all'ottava edizione del programma dei «Big», dedicata agli ex concorrenti diventati maggiorenni, arrivando seconda in finale con una cover assieme a Noemi e con un brano di Jessie J. Nel 2013 è andata in America, e nel 2016, in Canada con il cast esibendosi nei teatri; nel 2014 ha pubblicato il suo primo singolo Ti amo tantissimo. Beatrice, com'è cominciata la tua carriera artistica? A 3 anni mi sono esibita al Teatro Smeraldo del mio paese e a 4 ho partecipato alle selezioni dello «Zecchino d'Oro», ma ero troppo piccola per entrare; subito dopo ho iniziato a studiare canto, provando altre selezioni sempre con il sostegno della mia famiglia, che è tuttora il mio punto di riferimento. Come riuscivi a dividerti tra la scuola e le puntate? Non è stato facile. La trasmissione mi impegnava per quattro mesi: il lunedì e il martedì frequentavo la scuola, il mercoledì partivo per Roma e le mattine fino a sabato facevo i compiti, mentre nei pomeriggi preparavo le canzoni per la puntata del sabato e la domenica tornavo a casa. Che consiglio daresti ai giovani che si avvicinano al mondo della musica? C'è molta strada da fare e molta pazienza da portare. Il mondo della musica è un ambiente complicato, bisogna lottare per raggiungere dei risultati, ma l'importante è divertirsi, quindi: coraggio!
Beatrice con il papà
Qualcun altro in famiglia è un artista? Mio nonno paterno cantava e si esibiva mentre mia mamma ha una bella voce acuta... quando sgrida! Mio fratello Federico di 16 anni suona la chitarra, e anch'io mi diletto, oltre al canto, con lo stesso strumento e il pianoforte. Ora a cosa ti stai dedicando? Ho passato il test di Architettura a Milano ma ho rinunciato per continuare a studiare canto con i maestri Elena Cipriani e Renato Giorgi e a esibirmi con il gruppo «Beatrice Pezzini e gli Sugar Babies», insieme a Nicola Berti e Matteo Staffoli. Inseguiamo un genere pop blues di musica '6090. Poi continuo a dare lezioni di canto e sto preparando altri singoli. Facebook.com/BeatricePezziniFansPage
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I GRAFFITI DI CIBO
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di Giorgia Castagna
Affascinati da torte, asparagi e fette biscottate sparse per Verona e dintorni abbiamo deciso di incontrare quello che preferiamo definire, dopo averlo conosciuto, un artista a tutto tondo. Infatti, dietro a ciò che per alcuni sono solo “dei bei graffiti” si nasconde tecnica, studio e passione che diventa per Cibo lavoro e filosofia. Quest’anno festeggia i suoi primi “vent’anni su muro” ma - ci spiega l’artista che preferisce rimanere anonimo - Cibo nasce più tardi come progetto parallelo ad altri, autenticati con altre firme. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare di lui e della sua street art.
C
osa l’ha spinto ad avvicinarsi a questo mondo? Sono rimasto affascinato dalla velocità con cui si poteva riempire un muro, dal potere comunicativo e dalla gestualità di questa passione. Il bello di questa forma d'arte è che è eterogenea: ci sono geometri, studenti dell'artistico, falegnami... ognuno porta il suo. Slegandosi dai dogmi dei musei e dalla boria dei galleristi, l'arte è tornata di tutti. Questo è un bene, anche se talvolta risulta pericoloso.
Cibo è un progetto in continua evoluzione… La mia scelta di comunicare attraverso immagini mi ha, da sempre, dato la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio e di trasmettere concetti e idee rapidamente. Ricordo che lavoro sulla strada, un ambiente veloce, con molti fruitori, ma distratti. Progetto Cibo è la risposta a molte domande, è riconoscibile, è apolitico, rende felici le persone: mi permette di comunicare molti concetti con un linguaggio fresco e croccante. Per esempio, con il murales "Cornucopia della biodiversità" ho voluto descrivere le specie utili in agricoltura per la lotta biologica, valorizzando questi piccoli insetti che ci permettono di gustare gli ortaggi senza aggiunta di prodotti chimici. Naturalmente non sono didascalico, ma nemmeno criptico, un occhio attento vede i dettagli che inserisco e può cercare ulteriori informazioni per conto proprio e farsi un'opinione. Chi si nasconde dietro a Cibo? Io sono Cibo, ma lo siamo un po’ tutti. D'altronde non siamo quello che mangiamo? Fortunatamente, negli anni, ho attirato a me molte persone che hanno appoggiato la filosofia di Cibo e posso avvalermi di molte professionalità: dal musicista che mi compone le musiche per i miei video, all'amico che mi porta birre in cantiere. Da cosa è influenzata maggiormente la sua ricerca? Ho avuto la fortuna di essere grafico e fotografo per una testata nazionale di enogastronomia. Avevo un blog di viaggi culinari e, come dice mia madre, “sono più grande dentro di fuori”. Nella ristorazione ho coperto ogni mansione, dalla cucina alla sala, dal banco di un “locale vip” alla peggior osteria di paese. Viviamo in uno Stato che dovrebbe avere i piatti tipici nell'inno nazionale. Personalmente, sono rimasto qui, perché altrimenti vivrei
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A t u p e r t u c o n l’a n o n i m o A R T I S T A D E I M U R I
«La street art non è una risposta al grigio, ma una domanda colorata» d'obbligo e con buona probabilità nessuno si lamenterà. I parchetti pubblici per esempio: i bambini sono i primi che devono avere dei disegni sui muri, eppure nessuno pensa di recuperare quelli rovinati. Il mio lavoro? Vedo il disagio e faccio ordine. Tante volte mi chiamano per cancellare orribili scritte indicandomi le particolarità gastronomiche dell'area.
di nostalgia. In Italia, e specialmente a Verona, le tradizioni agricole e culinarie sono un vanto, io non faccio altro che elogiarne ulteriormente il territorio, le tradizioni, la tipicità. Tutto ciò è ispirazione. Perché dipinge? Perché non potrei farne a meno. Come vive l’illegalità, insita nella sua arte? Essere artisti è uno stile di vita molto difficile, bisogna abbandonare le leggi per darsi delle regole proprie. In alcuni casi non ti daranno mai il permesso, ma un intervento artistico è quasi
L’abc per ‘affrescare’ un muro? Pensa in grande! Dietro ad un murales c'è tanto studio tra progettazione, sopralluoghi e ricerca. Il mio è un lavoro con una grande valenza sociale, in un certo senso faccio violenza pure io, devo sempre pensare che il mio disegno andrà a cambiare il paesaggio e devo essere obiettivo. C’è un messaggio che vuole trasmettere con i suoi pezzi? Cerco di riportare un po’ di cultura, valorizzare il territorio e, se possibile, “strappare un ragionamento”. Non si deve pensare all'arte di strada come alle altre arti. È un’idea e come tale non è per sempre: ieri non c'era, domani chissà, tra dieci anni la si cancella per farne un'altra. Per quanto io voglia far durare i miei lavori, la vera opera d'arte sta nei ricordi di chi l'ha vista.
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REPORTAGE
4 V O LT I D A L L I B A N O
UN PAESE AFFRANTO?
miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola
di Miryam Scandola
Vivono e lavorano in Arabia Saudita, in Kuwait, a Dubai. Tornano un weekend su due in quel Paese che continuano ad amare durante la settimana. Chi sono i giovani libanesi di oggi? Ne abbiamo incontrato qualcuno a Beirut, di sfuggita, per il fine settimana.
DI PHILI P, E DI QUEL LAVOR O IN KUWAIT «Là ci sono esclusivamente libri di cucina e sull’interpretazione dei sogni, non le trovi le librerie: a che servono?». Ha ben chiaro la differenza con il qui, con il suo Libano, Philip, ingegnere nel settore del petrolio e pendolare settimanale, se così possiamo dire, nel vicino Kuwait. Ci lavora fino a giovedì, quando inizia il weekend islamico. Prende il biglietto e in qualche ora è a Beirut. «Ci vado per tagliarmi i capelli, per sistemare un paio di cose e per respirare la libertà». Rimane a malapena un giorno nella terra dove i libri non solo ci sono, ma probabilmente sono anche iniziati. Nella città di Jbeil, a nord, «i fenici hanno sviluppato il loro alfabeto lineare», il padre diretto delle nostre parole occidentali, per capirci. Philip parla, indica, sorride. Ha 35 anni e lo idealizza il suo Paese, perché non lo riesce a vivere. «Non si trova lavoro qui, un po’ come da voi». Passiamo davanti al Parlamento, bianco, splendente. È nuovo «perché non lo usano mai», fa dell’ironia di qualità perché li sa a memoria gli indici di produttività dei suoi politici. E sono, come dire, migliorabili. D’altronde, dopo due anni di poltrona vacante, è da poco che hanno un presidente. Quel Michel Aoun, cristiano maronita, che, recentemente, ha
detto che non è pensabile disarmare Hezbollah finché Israele continua ad occupare terra libanese. «Quello è il loro quartiere», abbassa la voce Philip quando parliamo del movimento di guerriglia che controlla il Sud e anche i corridoi della politica. Non dice niente di più. Accarezza il federalismo come ipotesi, la sua, per risolvere le differenze che dividono il Libano in percentuali: tra sunniti, sciiti, cristiani, ebrei e tutte le svariate minoranze. «Hanno messo una croce fosforescente sul campanile, così nelle foto, non si vede solo la moschea di Al-Amin ma anche un pezzo della chiesa cristiana maronita che nasconde». Siamo davanti allo splendore dell’architettura islamica voluta dall’ex premier Rafiq al-Hariri ad immagine e somiglianza della Moschea Blu di Istanbul. La risposta è il campanile fatto costruire in fretta, che stona con la facciata. Ma che importa, serviva un segno, dopo tutti quei nuovi minareti. «La rivincita cristiana di fronte alla tradizione che l’islam ci sta rubando». Dice con il sorriso che si confonde con un po’ di amarezza, Philip. Poi saluta perché è sabato, deve prendere l’aereo: la domenica si lavora in Kuwait, è il primo giorno della settimana.
La moschea di Al-Amin costruita accanto all'antica chiesa cristiana maronita
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L’azienda Guardini Pietre di Fane di Negrar ha realizzato un intervento completo all’interno del Frantoio Salvagno. Materiali di pietra e prodotti della terra si coniugano in un unico progetto. Il risultato: un ambiente elegante e raffinato che risalta la bellezza dei materiali e crea una scenografia unica per la lavorazione e la vendita dell’olio. Il pavimento rullato in Pietra della Lessinia, i portali in Pietra di Vicenza e le scale in Pietra della Lessinia ad effetto invecchiato sono solo un esempio di lavorazioni possibili. Altre realizzazioni: portali, cordoli, marciapiedi, gradini, oblò, mensole che sostengono la grondaia, finestre, copertine per l’esterno, pavimenti nella zona di imbottigliamento, scale per l’interno.
Naturalmente Pietra Naturale della Lessinia
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REPORTAGE
4 V O LT I D A L L I B A N O
D I SALIM, E DI QUELL’ARABO MESCOLATO Quando va a comprare la frutta inizia con un bonjour, ci aggancia un paio di subordinate in arabo e conclude con un bye. Salim, 26 anni quasi 27, fa fatica a scegliere una lingua. La sintesi del suo parlare è un’amalgama naturale. La diaspora della colonizzazione si insinua nelle sue frasi, come in quelle dei tanti coetanei che l’arabo lo parlano ma non lo sanno scrivere bene. Ci ha dedicato una canzone su questo chiacchierare aggrovigliato, pure il cantante franco libanese Bachar Mar Khalife. Intona Balcoon in arabo, francese e inglese come sonoro riassunto del Libano giovane di oggi. Salim
è nato nel 1990, con la fine della guerra civile. Ma ha fatto in tempo a vedere le truppe siriane andarsene nel 2006, dopo l’assassinio del premier Hariri, dopo la rivoluzione dei cedri. Sta a Dubai durante la settimana e quando gira per le strade della sua città preferita, Beirut, più che un cicerone sembra un turista. Nella foresta dei cedri di Dio, dove sono ancora silenti quegli stessi tronchi guardati dai fenici, dagli assiri, dai babilonesi, Salim sembra un fotografo impazzito. «Metti su Facebook questa foto, quella con il cedro più grande - insiste – in Italia devono vederlo. È uno dei più belli».
In fondo il cedro che Salim voleva farvi vedere
L'hotel Saint George, Beirut
D I RAMI E LARA, E DI QUELLA SPAZZATURA BOICOTTATA "Parigi del Medio Oriente" è l’epiteto che il Libano si è tenuto stretto per anni. Sembra ancora quella gemma incastonata nel Mediterraneo se si guardano i tantissimi turisti dei paesi del Golfo che affollano i ristoranti. Alla fine di un lungomare di fasti dove i grattacieli flirtano con gli yacht, nel sorriso insistente della ricchezza, c’è, però, lui. Il Saint George, l’hotel simbolo. L’hanno drappeggiato con un cartellone infinito“Stop Solidere” che mitiga appena il buio di una facciata di finestre spente. Prima si affacciava tutto il bel mondo da quell’albergo: emiri, presidenti, spie internazionali, bellezze come Marylin Monroe, e pure, si racconta, un giovane Osama Bin Laden. Solidere è un capitolo ancora faticoso della storia recente. Si tratta della società fondiaria dal profilo privato e pubblico nebuloso, che, negli anni ’90, ottenne, chiavi in mano, il compito di dare un nuovo volto al Libano disastrato. Vicino alla piscina dell’hotel c’è un video che va 24 ore su 24, come quelli interattivi dei musei, ed elenca i soprusi speculativi
dell’impresa, permessi dall’ex premier Rafiq alHariri, amatissimo da alcuni– non proprio da tutti- ucciso nel 2005 proprio lì davanti. Il cestino accanto al Saint George, è un cumulo di bicchieri di coca cola, di lattine di fazzoletti appallottolati. Sta sotto allo schermo di una resistenza piccola eppure costante, per questo «il governo lo boicotta, e dice agli spazzini di non svuotarlo» spiega Lara, che fa da poco la farmacista. Suo fratello Rami, quasi 30 anni, è uno di quelli a cui piace, nelle conversazioni, partire dai dettagli. Usa questo metodo per parlare di tutto, Siria compresa. «Il problema di oggi, per noi, sono i profughi. I bambini libanesi vanno a scuola la mattina, mentre il pomeriggio, quando loro sono a casa da un pezzo, i piccoli siriani arrivano ad occupare i banchi. Non si incontrano mai». Sono passati quasi quarantacinque anni dalla guerra civile e il vero interrogativo del Libano di oggi, è quanto, davvero, ricordare. E se si possa compiere il crimine bianco di andare avanti, con la Siria da un lato, Israele dall’altro.
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TECNOLOGIA
DA LLA LESS INIA, LA SCARPA PER L O SPAZ IO Inventata nel 1998 dai fratelli Vinco di Bosco Chiesanuova per il torrentismo, da sei anni questa particolare calzatura è la scarpa utilizzata nel programma di addestramento CAVES dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea, al quale partecipano astronauti europei, americani della NASA, russi, canadesi giapponesi e perfino i taikonauti cinesi. di Matteo Scolari
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ONO LÌ, posizionate all’interno di una teca verticale multipiano in vetro trasparente, assieme alle immagini autografate del canadese Jeremi Hassen, degli italiani Paolo Nespoli e Luca Parmitano o della statunitense Jessica Meir. Stiamo parlando delle scarpe tecniche artigianali Grigua, prodotte a mano, una a una, dai fratelli Daniele, Pierangelo e Roberto Vinco del calzaturificio Gaibana di Corbiolo, e utilizzate dal 2013 nel programma di addestramento CAVES dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea, al quale partecipano astronauti europei, americani della NASA, russi, canadesi giapponesi e perfino i taikonauti cinesi. Calzature speciali, dicevamo, nate nel 1998 per il torrentismo e scoperte dall’ESA circa sei anni fa grazie allo speleologo veronese di fama mondiale Francesco Sauro, che le ha mostrate
agli astronauti per la prima volta, indossandole, durante una delle sue frequenti esplorazioni nelle cavità più nascoste della Terra. «Francesco ci disse che rimasero molto colpiti da questa scarpa particolare che realizzammo per la prima volta quasi vent’anni fa per il torrentismo – racconta Daniele Vinco – Si tratta di una calzatura tecnica che richiede 54 passaggi durante la lavorazione, effettuata tutta rigorosamente a mano, e che deve la sua fortuna all’insieme degli elementi che la compongono, in particolare alla suola». «Quando ci fu comunicato l’interesse da parte dell’Agenzia spaziale europea nei confronti di questo nostro prodotto, rimanemmo sbalorditi, senza parole – prosegue ancora emozionato Daniele – L’astronauta statunitense Michael Reed Barratt ha presentato una relazione sulle scarpe direttamente alla NASA. Una cosa davvero straordinaria».
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S I C H I A M A G R I G U A E V i e n e p r o d o t t a P E R L’ E S A d a l c a l z a t u r i f i c i o G a i b a n a d i B O S C O
Credits: ESA-VITTORIO Crobu
A sinistra la teca con le scarpe Grigua utilizzate durante gli addestramenti e la foto autografata dell’astronauta statunitense Jessica Meir. In basso a destra la dedica dell’italiano Paolo Nespoli.
Da cinque anni circa ad oggi, una ventina di astronauti hanno indossato le Grigua per gli addestramenti nelle caverne per prepararsi alle missioni nello spazio. Un rapporto di collaborazione formale, ma di stima reciproca e di elevata professionalità tra l’ESA e il piccolo grande laboratorio artigianale della Lessinia. «L’Agenzia spaziale ci invia i numeri di scarpe dei loro astronauti con le misure in millimetri, noi le confezioniamo anche in base alla tipologia di piede (egizio, greco, romano, dal collo alto o basso...) tenendo conto dei minimi particolari. – aggiunge Daniele – In queste operazioni anche un solo millimetro può fare la differenza». «L’ultima spedizione, per Jessica Meir, l’abbiamo effettuata dall’ufficio postale di Bosco Chiesanuova: ci teniamo che le calzature utilizzate da un ente così importante partano da qui, dal paese in cui siamo nati e dove nostro padre Vincenzo, tanti anni fa, cominciò l’attività prima di cederla a noi figli». Alcune paia, una volta utilizzate, vengono rispedite in laboratorio. Qui vengono analizzate centimetro per centimetro, alla ricerca di spazi di maggiore usura, di segni da interpretare per capire il tipo di utilizzo e le correzioni da effettuare per il singolo astronauta.
Credits: ESA-SIRIO Sechi
«Le analizziamo, andiamo alla ricerca di tutti i dettagli per migliorare la volta successiva. C’è uno scambio di informazioni, riservate, tra noi e l’Agenzia per arrivare al risultato migliore e più performante. La soddisfazione maggiore l’abbiamo quando le paia di scarpe ritornano autografate, magari con le congratulazioni degli stessi astronauti. Questo ci ripaga davvero di tutto l’impegno che mettiamo nel nostro lavoro» sottolinea il più giovane dei Vinco. Gaibana non è nuovo alla realizzazione di scarpe speciali. Un primo prototipo di calzatura particolare fu scelto oltre 15 anni fa dalla squadra di elisoccorso di Milano ed oggi l’ES118HT e l’ES118 Hovering sono le calzature ufficiali di molti Pronti Emergenza d’Italia. «Per realizzare questi dispositivi di sicurezza abbiamo cercato di mantenere intatte le caratteristiche di solidità tipiche dello scarpone da alpinismo e di trekking, adattandole però alle esigenze professionali degli enti in questione. – conclude Daniele Vinco – Ad esempio, la scarpa ES118 Hovering ha una cavigliera più morbida che non va a stressare i tendini o a ingombrare gli autisti delle ambulanze quando si trovano alla guida del mezzo». «Tutte le informazioni, gli accorgimenti, le idee che nascono grazie a queste collaborazioni speciali, con l’ESA e con le altre realtà istituzionali con le quali operiamo - conclude Daniele Vinco - ci permettono di migliorare giorno dopo giorno e di inserire nei nostri prodotti elementi preziosi e sempre più innovativi». MODELLO ES118HT usato dai pronti emergenza
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VOLTI DI LESSINIA
L’A R T E D I G I A N N I F R A N C E S C H I N I
LA VOCAZIONE DI UN VIANDANTE
di Michela Canteri
Regala quadri a chi diventa, tra una chiacchiera e una sosta, un suo amico. Improvvisa spettacoli teatrali per i bambini, appende le sue opere sui muri delle contrade. L’ultima trovata artistica di Gianni Franceschini, viandante per scelta, è “Donne dei monti”, una mostra permanente in un sentiero di Roverè.
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N PAIO DI anni fa una mia amica mi disse che aveva un misterioso nuovo vicino di casa, e che aveva sentito all'ufficio postale che faceva “l'artista”. Due giorni dopo si accorse che l'uomo aveva dipinto un grande angelo sulla facciata della sua abitazione. Non abbiamo resistito e ci siamo presentante davanti alla sua porta con tre, tutt'altro che innocenti, tazzine di caffè. Quando siamo entrate non ci siamo trovate in una casa comune. Quello era il mondo di un artista, il mondo di Gianni Franceschini. Si trattava di un piccolo appartamento ordinato quasi interamente occupato dai suoi dipinti che si trovavano praticamente ovunque. Colori sgargianti, figure piatte e morbide abitavano la sua casa ed erano vive tanto quanto lo eravamo noi. Eppure, non so perché, di quel primo incontro ricordo soprattutto una piccola candela quasi consumata che fiammeggiava di luce bianca in una casa inondata di colore. Ci raccontò che era arrivato in Lessinia casualmente, da lupo randagio quale era ed è, in cerca di una tana dove, dice, «fermarsi a leggere un libro, dipingere un quadro, invitare delle persone a recitare poesie e raccontare storie». Sì, perché in fondo la casa per Gianni non è un luogo fisico in cui cercare posto per sé, quanto uno spazio in cui raccogliere i suoi libri e dipingere. Per il momento ha scartato l'idea di inserire anche un piccolo teatrino nel suo rifugio, ma prima o poi ci riuscirà. Per Franceschini l'arte è vita, è bellezza e incanto da disseminare ovunque. Egli ama lasciare una traccia di questa magia ad ogni tappa del suo peregrinare, regalando quadri a coloro che diventano suoi amici, presentando qualcuno dei suoi spettacoli teatrali per bambini, oppure partecipando a progetti teatrali altrui, o sistemando dei propri dipinti sui muri di una contrada, fino ad arrivare a mettere in piedi un'intera mostra permanente sulle
Era arrivato in Lessinia casualmente, da lupo randagio quale era ed è, in cerca di una tana dove fermarsi Gianni Franceschini
“Donne dei monti” all'interno di un sentiero nel parco pubblico di Roverè. MA SE L’ARTE percorre la vita di Gianni come il sangue nelle vene, l'ossigeno che la fa pulsare deriva dai rapporti umani. Non è un artista che non sa vivere nel mondo, come talvolta succede a quelli come lui. Perché quello a cui aspira è la semplicità e l'essenzialità che cerca sempre e ovunque tanto nella pittura e nel teatro, quanto nelle relazioni umane. E, come tutti i randagi, è sempre sulla strada, in un viaggio mai finito, mai compiuto. «Un antico pittore giapponese diceva parlando della sua arte: - Sono alla ricerca del bianco -. Ecco io ora sono immerso nei colori, ma cerco il bianco». E allora buon viaggio, caro Gianni. Continua a disseminare il tuo cammino di colori, per permetterti di sentire sempre quell'anelito di luce perfetta che ti fa pellegrino sulla terra.
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essinia capitale europea delle due ruote. Il 23, 24 e 25 giugno prossimi, a Bosco Chiesanuova, nel cuore della montagna veronese, va in scena la prima edizione del Lessinia Bike Festival. Un weekend ricchissimo di eventi e iniziative per grandi e piccini, per sportivi allenati e non, il cui tema principale è proprio la mountain bike, in tutte le sue più svariate declinazioni. Nel paese che ha dato i natali ai campioni olimpici Fulvio Valbusa e Paola Pezzo, e che sarà il quartier generale dell’intera manifestazione, verranno allestite anche un’area expo dedicata ai prodotti tipici locali, e la seconda edizione del Verona Outdoor Expo. All’interno del programma generale anche la ventesima edizione della Lessinia Legend, la marathon più lunga e conosciuta d’Italia che propone tre percorsi da 39, 62 e 125 chilometri, quest’ultimo, chiamato Extreme, per i più temerari della disciplina. «Abbiamo realizzato un programma ampio di appuntamenti proprio per consacrare la ventesima edizione della Legend
– spiega Simone Scandola, organizzatore e anima della manifestazione assieme a Remigio Birtele, Emiliano Ferrari e lo stesso Fulvio “Bubo” Valbusa - Nata nel lontano 1997, rappresenta oggi uno degli eventi più estremi, e per questo anche più attesi, del panorama europeo. Il suo percorso da 125 km, appartiene alla categoria di eventi sportivi divenuti ormai simbolo di un epico insieme di sport, fatica e scenari naturali di indimenticabile bellezza». «Un evento sportivo che lo scorso anno ha visto la partecipazione di oltre 700 iscritti, molti provenienti dal Sud Italia, tanti altri da Paesi quali Belgio, Germania, Austria e Svizzera – conclude Scandola - e oggi, a pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni, abbiamo ampiamente superato questo tetto. Segno, forse, che il lavoro che stiamo portando avanti è buono. Vorrei, inoltre, ricordare che oltre a me, Remigio, Emiliano e Fulvio e gli altri componenti dell’Associazione Lessinia Sport Eventi, ci sono più di duecento insostituibili volontari che permettono la realizzazione, assieme agli sponsor, di questo evento davvero unico nel suo genere».
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VERONESI NEL MONDO
UNA NUOVA DANZA CHE INIZIA
giulia.zampieri@verona-pantheon.com
di Giulia Zampieri
Lidia Caricasole, giovanissima ballerina veronese, sarà tra le 12 danzatrici ammesse alla prestigiosa Juilliard School di New York. E l'unica studentessa internazionale ad inseguire oltreoceano il proprio sogno. In punta di piedi.
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ANZA dall'età di 5 anni, e da quando ha deciso di dedicare a questa forma d’arte tutta la sua passione ha percorso la strada che da casa porta alla sala prove della Vic Ballet Academy di Verona più di 26 mila volte. Ogni giorno, con lo stesso sogno in testa: diventare una ballerina professionista. Oggi, dopo 11 anni di studio, affrontati con passione e vera umiltà, questa distanza ha ironicamente assunto un altro valore perché equivale esattamente ai chilometri che separano Lidia dalla Juilliard School di New York. Almeno fino a settembre, quando sarà l'unica studentessa internazionale a studiare e ballare tra le aule di una delle più prestigiose scuole di arti e spettacolo al mondo. Tutto nasce da una promessa, ci racconta Lidia, quando nel 2013 la sua insegnante di danza la incoraggia a tentare l'ammissione per il corso estivo alla Juilliard. Due anni di duro lavoro, affrontato tra le ore di studio e le 14 ore settimanali di prove, portano Lidia oltreoceano: nel 2015 è anche lei una
delle 22 ragazze a frequentare le 3 settimane di corso estivo. «Dopo quell'esperienza, ben presto quella promessa è diventata un sogno: tentare l'ammissione al corso universitario di 4 anni». Il primo tentativo è nel febbraio 2016, quando Lidia ottiene la tanto sospirata audizione. Poco dopo, la notizia: Lidia è tra le 7 ballerine in lista di attesa. «La prima reazione è stata di sconforto e delusione, ma poco dopo ho sentito crescere in me una determinazione ancora più forte. Così ho deciso che per l'anno a venire mi sarei dedicata con ancora più forza e dedizione a questo sogno». Con la preziosa e insostituibile guida dei suoi insegnanti, a febbraio 2017 Lidia vola ancora a New York per la sua seconda audizione. «Quel giorno ero agitatissima, e oltre alla comprensibile tensione, avevo dormito poco e non stavo bene. Ho superato, speranzosa e anche sorpresa, le varie selezioni previste e due settimane dopo ho ricevuto la telefonata tanto attesa. Questa volta, con un esito positivo!». Dopo la felicità iniziale, arrivano le questioni
Lidia Caricasole
Ballerà tra le aule di una delle più prestigiose scuole di arti e spettacolo al mondo
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La ballerina che andrà alla Juilliard
pratiche però: la retta per il primo anno di studio è molto alta e nonostante la borsa di studio, l'incondizionato supporto della sua famiglia e i risparmi che Lidia mette da parte lavorando come commessa, una parte è ancora scoperta. «Abbiamo così pensato di lanciare una raccolta fondi: la generosità e il supporto che amici, conoscenti ma anche sconosciuti hanno dimostrato per me significa davvero molto!». COSA LE ASPETTA ORA? A fine agosto Lidia raggiungerà New York e inizierà a vivere il suo sogno: ogni giorno lezioni di danza, classica e moderna, e poi laboratori coreografici e lezioni accademiche perché l’obiettivo di questa scuola è quello di formare, attraverso la danza, degli artisti a tutto tondo. Quattro anni, quelli che aspettano Lidia, trascorsi lontano da casa e dalla sua famiglia certo, ma condivisi in un campus animato dall'entusiasmo e dalla passione di giovanissimi talenti provenienti da ogni parte del mondo. E poi? «Dopo questi anni di studio, che di certo saranno intensi e preziosissimi, mi piacerebbe ballare in una compagnia. All'estero, perché in Italia la danza è una forma d'arte spesso dimenticata». E poi chissà, magari ritornare per custodire qui quel patrimonio, invisibile ma essenziale, che ci rende ciò che siamo.
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Le mancavano 12.254 dollari per riuscire a pagare la retta del primo anno alla Juilliard di New York , e allora Lidia ha pensato di mettere online il suo sogno. Come? Attraverso una campagna di raccolta fondi sul portale generosity.com, e poi la ricchezza d’animo di qualcuno ha fatto il resto. L’ultima volta che noi abbiamo guardato era arrivata, a furia di donazioni da amici e sconosciuti, a quota 10.926 dollari. Per donare: www.generosity.com/education…/lidia-dreams-juilliard
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SORELLE AL VOLANTE E CHE VOLANTE
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di Matteo Bellamoli
Loro sono Erika e Arianna Benedetti, sorelle di Mezzane di Sotto che hanno deciso, controcorrente, di cimentarsi con il rally pur non conoscendo niente della disciplina. Una storia di determinazione, passione e un pizzico di follia.
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I SONO un’infinità di proverbi e dicerie che collegano donne e motori. Erika e Arianna Benedetti li hanno praticamente scardinati tutti. Perché quando hanno deciso di cimentarsi nel rally, hanno dimostrato che la determinazione e la passione nel perseguire un obiettivo sono in grado di abbattere anche i muri di gomma. Da complete profane della materia hanno già messo alle spalle due eventi, il 2° Rally dei Colli Scaligeri e l’11° Rally della Romagna, facendo rumoreggiare l’ambiente sul loro particolarissimo debutto. La loro è una storia che va raccontata perché, essenzialmente, hanno deciso di confrontarsi con un mondo che ha ancora contorni prettamente maschili e sembra terribilmente distante dalle corde dell’universo femminile. Invece no, hanno preso questa sfida prima di tutto contro loro
stesse per dimostrare di potercela fare. Determinazione, entusiasmo e un pizzico di follia, appunto. Come tanti coetanei hanno seguito i rally come svago assieme alla famiglia prima e agli amici poi, ma la scintilla è arrivata solo lo scorso anno, quando hanno deciso di provarci per davvero. In un primo momento si sono iscritte al Rally Italia Talent, una formula ideata qualche anno fa che mette in palio tra giovani che non hanno mai staccato la licenza sportiva (documento obbligatorio per partecipare a manifestazioni di automobilismo sportivo ndr) la possibilità di partecipare ad un rally a caratura nazionale. Erika, classe 1984, si è iscritta alla categoria piloti ma non ha passato le selezioni, mentre Arianna, classe 1992, ad entrambe, e proprio nella categoria piloti è Erika e Arianna Benedetti
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MOTORI
I L R A L LY I N R O S A
Erika e Arianna con Sabrina Tumolo (ultima a destra) e Linda Tripi, abituale navigatrice di Sabrina
arrivata fino alla semifinale. La cosa sembrava doversi fermare lì, ma la voglia di provarci era ancora tanta. Nell’autunno dello scorso anno, quasi per caso, Erika conosce Sabrina Tumolo, pilota e istruttore di secondo livello della scuola federale Aci Sport che porta avanti privatamente anche una scuola di rally. La domanda è molto semplice: «Cosa dobbiamo fare per correre?». Sabrina, che di esperienza ne ha da vendere e i rally li conosce come le sue tasche, forse in un primo momento rimane un po’ spiazzata, ma poi ci crede e a poche settimane dal 2° Rally dei Colli Scaligeri, che si disputa guarda caso anche dalle parti di Mezzane di Sotto, decide di dare alle due ragazze una chance. Erika e Arianna affrontano un piccolo corso intensivo, Erika come pilota e Arianna come navigatore, su prove speciali, traiettorie, note, controlli orari e tutte quelle regole tecniche che, per chi segue il rally solo dall’esterno, sono del tutto sconosciute. DOMENICA 19 MARZO si ritrovano così a bordo della Renault Clio N3 del Company Rally Team alla partenza della loro prima prova speciale. «Nel momento in cui il semaforo ha scandito gli ultimi secondi prima dello start» racconta Erika, «non so dire cosa mi passava per la testa. Ho provato qualcosa misto a soddisfazione e tensione. Ho schiacciato il pedale e ho cercato di non pensarci». «Da sorelle abbiamo trovato subito un grande feeling in auto» prosegue Arianna, «anche se ci
siamo rese conto dopo pochi metri che non sarebbe stata una passeggiata. Ma non ci siamo lasciate scoraggiare per nessun motivo». La loro avventura dura purtroppo solo pochi chilometri perché prima della seconda prova la Clio si ammutolisce e le lascia per strada, ma bastano quei pochi chilometri per mettersi alle spalle quindici vetture e portare a casa comunque un grande sorriso. La loro seconda occasione arriva qualche settimana dopo all’11° Rally della Romagna, una gara con 340 chilometri di percorso e oltre 60 chilometri di prove cronometrate. Erika e Arianna partono a tutta velocità e si migliorano di prova in prova fino a quando, sulla quarta speciale, commettono un piccolo errore e finiscono con le ruote anteriori in un fossetto. «Da profane abbiamo tirato i remi in barca non immaginando che nei rally esistesse la famosa “compagnia della spinta”» scherzano. «Gli spettatori presenti ci hanno aiutato a rimettere la macchina in strada per farci ripartire». A quel punto, nuovamente in corsa, spariscono tutte le velleità di classifica, l’obiettivo è il traguardo che raggiungono tra gli applausi degli amici, del team e della famiglia. Papà Giancarlo, mamma Gabriella e il fratello Luca sono all’arrivo per accogliere le loro portabandiera. «Non sappiamo con sicurezza quali saranno i nostri programmi per i prossimi mesi, a parte la laurea di Arianna» concludono, «però siamo sicure che torneremo in macchina molto presto, perchè come stiamo dicendo da un po’ di tempo “non vi libererete tanto facilmente di noi”».
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PANTHEON VERONA MAGAZINE
RIVISTA DEGLI STUDENTI DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VERONA
issue.02 giugno 2017
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VERONA
Il numero completo è visionabile e scaricabile dal sito dell’Accademia di Belle Arti di Verona http://www.accademiabelleartiverona.it/
Sawari è la nozione utilizzata dai monaci zen per sintetizzare il loro ideale di bellezza acustica. Il termine significa “tocco” ma l’uso comune ne evidenzia spesso anche il significato di “ostacolo” e di “ciclo mestruale”, intendendo così come l’ostacolo sia anche sempre un’occasione potenzialmente creativa. In questi impedimenti alla tecnica esecutiva, un esperto zen ritrova un aspetto tipico della sua disciplina spirituale, che consiste nell’avvicinare il processo musicale al travaglio con cui la natura produce le sue creature imperfette. La naturale bellezza di un suono non è data dalla sua purezza (un’idealizzazione) ma dal suo esibire lo stesso equilibrio tra ordine e disordine ritenuto esistere nell’universo.
L’Accademia di Belle Arti di Verona è tra le più antiche accademie di Belle Arti al mondo, una delle cinque accademie storiche italiane. L’Accademia offre titoli di studio equipollenti alla Laurea triennale e specialistica. È inserita nel sistema accademico pubblico, comparto A.F.A.M. (Alta Formazione Artistica e Musicale) del Ministero dell’ Istruzione, Università e Ricerca con i seguenti corsi: – corso di primo livello in Decorazione, Pittura, Progettazione Artistica per l’Impresa (Design), Scenografia, Scultura – corso di secondo livello in Design “Art Direction and Product Design, direzione Artistica e design di prodotto” – corso di secondo livello interscuola in “Atelier Direction, mediazione culturale dell’arte” – corso quinquennale di Restauro a ciclo unico di 2° livello accreditato presso il MIBAC-MIUR Questo corso, con iscrizione a numero programmato, rappresenta un punto di eccellenza per l’Accademia di Belle Arti di Verona che per tale aspetto si pone come una delle prime Accademie italiane (la sola nel Triveneto) a rilasciarne il diploma di Alta Formazione, abilitante alla professione di restauratore di beni culturali. L’Accademia di Belle Arti di Verona si presenta sulla scena culturale e sociale come un’istituzione viva, che vuole costantemente rinnovarsi e potenziare il proprio ambito di attività e bacino di utenza. Lo scopo principale è quello di stimolare, promuovere e realizzare in collaborazione con importanti partner istituzionali, associativi e imprese nazionali ed internazionali una maggiore integrazione con il territorio e la creazione di nuovi programmi di studio e di ricerca. Tra gli scopi dell’Accademia, polo culturale della città di Verona, figurano anche la promozione e la diffusione della conoscenza e dello studio delle arti e della cultura storica e artistica della sua città e di tutto il Veneto.
SAWARI Rivista on-line degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Verona Redazione Matteo Tacconi Hanno collaborato a questo numero Giulia Gabos Ortensia Benussi Giada Pongiluppi Massimo Tenuti Barbara Ruperti Sara Minighin Re: ambient, start, play Chiara Ermacora Margherita Marzari Alice Sampietri Anna Sampietri Agnese De Pedrini Chiara Zuanazzi Bruno Lovato Matilde Amatucci Maria Tezza Riccardo Virgiliani Michele Minoia Veronica Sinardi Marta Ferretti Reparto Grafico Matteo Tacconi Alexandru Pacicovschi Rachele Boccadoro Illustrazioni Anna Dietzel E-mail sawariaba@gmail.com Accademia di Belle Arti di Verona Via Carlo Montanari, 5 - 37122 Verona Tel. 045 8000082 - Fax 045 8005425 http://www.accademiabelleartiverona.it
© 2017 Sawari Magazine. Tutti i diritti sono riservati.
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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VERONA
La nostra accademia
Un’Accademia rinnovata
Un’Accademia rinnovata
Il comparto AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) è un insieme di istituzioni eterogenee e dagli ambiti differenti: Conservatori di Musica, Accademie di Belle Arti e le istituzioni destinate all'insegnamento di arte drammatica, cinematografica e coreutica. La storia recente degli AFAM comincia con la legge 508 del 1999 che prevede una profonda riforma del settore. L'intento complessivo era di riconoscere all'istruzione artistica e musicale un livello pari alla tradizionale istruzione universitaria, sul modello della maggior parte dei paesi europei. Dopo anni d’immobilità, la riforma inizia finalmente a concretizzarsi con la legge 147 del 2013 e il D. M. 489 del 2016. Il 20 maggio 2017 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (in collaborazione con il Comune di Verona) sigla l’accordo che avvia un percorso triennale di statizzazione nell’Accademia di Belle Arti di Verona. Questo percorso sperimentale iniziato a Verona, Genova e Perugia prevede uno stanziamento di 2 milioni annui, ripartiti tra le tre Accademie, per il triennio 2016-2018, che si sommerà al finanziamento ordinario. Il Comune di Verona, che sostiene l’Accademia, ha approvato l’Accordo di Programma con il quale assicura il sostegno finanziario e la messa a disposizione di locali e spazi che ha mantenuto sino ad oggi. “Per la nostra Accademia – dichiara il presidente Stefano Pachera – la sigla dell’accordo rappresenta un momento molto significativo. La statizzazione porterà con sé la stabilità necessaria all’Accademia per intraprendere una strada di costante sviluppo, assicurando alla città di Verona un polo culturale, fucina di creatività artistica e crescita socio-economica”.
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“Con questo accordo l’Accademia di Belle Arti di Verona diventerà una vera e propria Accademia di Stato – sottolinea il Sindaco Flavio Tosi – un passaggio fondamentale per lo sviluppo e la crescita di questa storica istituzione che rappresenta non solo un punto di riferimento nel mondo dell’arte ma, soprattutto, una possibilità formativa apprezzata e ricercata da numerosi studenti, veronesi e non solo”. Infine la Ministra Valeria Fedeli dichiara: “Qui a Verona, si conclude la prima fase di un percorso cruciale per il futuro delle Accademie non statali, quelle che definiamo comunemente ‘storiche’. Dopo un lunghissimo – davvero troppo lungo – e sofferto periodo di gestazione successivo al varo della Legge 508 del 1999, la legge che sanciva l’autonomia delle istituzioni AFAM, viene siglato il terzo accordo di statizzazione progressiva dopo quelli di Perugia e Genova ratificati durante il mese di aprile. È un passo fondamentale che valorizza un settore importante della nostra formazione e del nostro patrimonio culturale”.
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Nuove Tecnologie dell’Arte
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VERONA
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Nuove Tecnologie dell’Arte
Dall’Anno Accademico 2017-2018 sarà attiva la Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte (corrispondente ad “Arte e Media” nelle Accademie e facoltà artistiche europee). L’obiettivo è formare i futuri operatori artistici, preparandoli nelle molteplici applicazioni delle arti digitali e dei linguaggi multimediali (ambienti e sistemi interattivi, animazione e modellazione digitali, computer graphic, arti ed eventi performativi multimediali, fotografia e cinematografia, sceneggiatura, regia multimediale, riprese e montaggio video, sound e light design video installazioni, editoria, illustrazione, fumetto, videogiochi, app per dispositivi mobili, etc.). L’avvento delle nuove tecnologie digitali ha modificato radicalmente la società e le modalità della comunicazione attraverso i media. L’emergere di nuovi paradigmi ha trasformato l’operare dell’artista, che grazie all’utilizzo di tecniche inedite può sviluppare poetiche e linguaggi profondamente innovativi. La connessione che lega arte e tecnologie digitali necessita di competenze e capacità progettuali specifiche. Il corso di Nuove
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Tecnologie dell’Arte propone un’offerta formativa completa, basata su un approccio sia teorico-critico che laboratoriale così da offrire agli studenti gli strumenti e la preparazione necessaria per affrontare la ricerca artistica in modo produttivo e consapevole. Il numero programmato di studenti per corso permetterà di raggiungere un’alta qualità di formazione. I laboratori d’indirizzo saranno dotati delle tecnologie più recenti (tavolette grafiche, visori per realtà virtuale e realtà aumentata, software, lim, proiettori per il video mapping, stampante 3D, plotter, telecamere, fotocamere, sistemi di traking, etc.). In tal senso il piano di studi intende favorire un approccio coerente con la tradizione delle Accademie di Belle Arti, evitando che la mera tecnica divenga preponderante, ma perseguendo un modello in grado di coniugare pratica artistica e sapere teorico.
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Huellas de la memoria · di Matteo Tacconi
Huellas de la memoria “Huellas de la memoria è solidarietà con i familiari, è un coro che si alza contro la violenza narco-Statale in Messico ed in Sud America, è un’opera collettiva che dà voce a chi non ne ha” - lamericalatina.net Huellas de la memoria è una campagna internazionale contro la desapariciòn forzata. Dal 2013, Huellas de la memoria si è trasformato in un progetto collettivo al quale al momento partecipano studenti, artisti, fotografi e intellettuali assieme ai familiari dei desaparecidos, per mantenerne vivo il ricordo e per far sì che le orme della memoria illuminino i tempi bui. Dal 1° maggio nell’atrio dell’Accademia sono stati esposti 40 paia di scarpe, utilizzate dai familiari durante la ricerca dei propri cari. Sulle suole è stato inciso un messaggio, poi impresso su quadri che diventano vere e proprie opere d’arte, simbolo di un dolore straziante, ma al contempo di una grande speranza. Simbolo di una lotta che tutt’oggi continua. Simbolo di una lotta che dobbiamo portare sulle nostre spalle, perché dobbiamo riuscire a informarci, anche quando i media locali non danno risalto alle “lontane” ingiustizie del mondo. Abbiamo sete di sapere critico, la lucha sigue!
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Accade qui · Il fotografo della città vecchia · di Matteo Tacconi
Il fotografo della città vecchia
Ci sono stati fotografi che, pure involontariamente, hanno contribuito a creare simboli. Il fotografo svizzero René Burri, mentre immortala le pose del guerrigliero argentino Ernesto Guevara, ne è la prova. Il soggetto fotografato era totalmente cosciente di ciò che sarebbe accaduto, ma il fotografo non l’aveva certo previsto: lo scatto è ora un messaggio, è ora un simbolo rivoluzionario. Cosa accade quando è invece lo stesso fotografo a scegliere di utilizzare la propria arte
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come veicolo per la rivoluzione? Questa è la storia di come le armi da imbracciare per lottare l'ingiustizia siano sempre le più inaspettate. Non più canne di fucile, non più grilletti, ma obiettivi fotografici e pulsanti di scatto. E quali sarebbero dunque i luoghi di questa rivoluzione? Sono i luoghi che il lodato libero mercato ha dilaniato in nome del dio denaro. Quei luoghi dimenticati dal tempo dove il nostro occhio non arriva, dove non vogliono che arrivi. Quei luoghi dove il sole
del buon Dio non da i suoi raggi, potrebbe dire De André nella sua "Città Vecchia". Tutto questo panorama è ritratto dall'obiettivo di Ugo Panella. È martedì 10 gennaio e sono le 10:30 quando Panella mostra a noi studenti i suoi reportage. In Aula Magna c'è un silenzio tombale, sono le immagini a rapire il nostro fiato. Dopo una breve descrizione del proprio lavoro, si inizia con la visione del primo reportage: l'Afghanistan.
Accade qui · Il fotografo della città vecchia · di Matteo Tacconi
Il paese viene fotografato sotto due punti di vista: quello militare e quello civile. La guerra infuria, i bozzoli saltano, e la sabbia si fa nebbia: questo vortice di morte è solo una parte di tutto il materiale che porta Panella. L'altro aspetto nascosto dell'Afghanistan sono i residui di umanità in quella terra vessata dal conflitto. Ci sono gli aquiloni dei bambini, le madri che accudiscono i figli, e toccanti scene di vita quotidiana. Inizia il secondo reportage: le prostitute bambine del Bangladesh. È un viaggio tra i volti afflitti di ragazze mercificate, strumento di piacere e profitto economico. Panella qui ci parla del progetto Pangea: l'azione umanitaria che, tramite forme di microcredito, cerca di togliere le donne dalla schiavitù, dando loro possibilità di crearsi un nuovo lavoro. Così c'è chi inizia a produrre stoffe e chi crea collane, per trovare non solo la stabilità economica, ma la dignità umana. Il terzo reportage è su Park Circus Station, sulle vite di coloro costretti ad abitare in massa a fianco dei binari di Calcutta, in India. Con il quarto reportage si torna in Bangladesh. Questo è forse il più forte, per quanto riguarda l'impatto visivo: i soggetti inquadrati sono le donne sfigurate dall'acido. Donne vittime di una società che le classifica come
beni di scambio, e che le marchia dei loro presunti peccati nei confronti dei mariti, nei confronti dei padroni. È così che il pegno da pagare per il sospetto maschile diventa passare un'esistenza portando sul volto i segni dell'acido sulfurico. Quinto reportage: gli amputati della guerra civile in Sierra Leone. Qui sono ritratte le popolazioni vessate da dieci anni di guerre per i diamanti. Esseri umani a metà, è questa la definizione dei personaggi qui inquadrati da Panella. Esseri umani a metà perché, così come i loro arti, anche la loro umanità è stata confiscata. Sesto reportage. Questa volta siamo in Italia, precisamente in un vecchio manicomio sulle montagne calabresi. Nato come un ricovero per derelitti e ripudiati di ogni specie che è diventato reggia per un prete e discarica umana per chi c'è finito dentro. Abusi, violenze e corruzione erano all'ordine del giorno nella casa di riposo Papa Giovanni XXIII, struttura dismessa nel 2013. Lo sguardo del fotografo viaggia tra l'euforia di matti, sguardi di solitudine e l'abbandono umano, dando prova di come ancora una volta l'obiettivo sia capace di arrivare laddove la quotidianità proibisce. Il settimo reportage è sugli ospedali oncologici pediatrici a Kiev, Ucraina.
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Accade qui · Il fotografo della città vecchia · di Matteo Tacconi
Qui la scelta controversa di Panella è quella di inquadrare il rapporto padre e figlio, il tutto contornato da strutture fatiscenti e abbandono. Questa scelta fa emergere la potenza dell'affetto paterno e materno, forse potente anche più della morte, ormai divenuta presenza ordinaria a fianco dei bambini.
in divenire, perché nel suo piccolo lui sta lottando contro ingiustizie oramai radicate con forza nel tessuto sociale. Un piccolo sforzo, come quel piccolo colibrì che in una antica favola africana cercava di spegnere un incendio nella savana.
L'ottavo e ultimo reportage è a Korogocho, una tra le dieci bidonville che circondano Nairobi. Qui scopriamo la figura di padre Alex Zanotelli, prete comboniano, che è riuscito ad affiancare alla propria devozione la lotta per l'emancipazione dei più deboli e per la giustizia sociale. Tutto questo scontrandosi con il forte potere economico di lobbies che reclamavano l'intero territorio per speculazoni edilizie. Ha lottato per i diritti dei lavoratori ed è riuscito a dar vita a un progetto di riciclo della discarica nairobiana. È questa la dimostrazione della vera essenza del cristianesimo, una fede che non abbandona e non dimentica gli ultimi. Otto reportage totali. Un'esperienza a fianco di un appassionato di storie umane, un fotografo della e con la rivoluzione. Nonostante ciò quando si chiede a Ugo come faccia a sopportare tutto il peso di quei paesaggi, tutta la rabbia di quell'ingiustizia, lui sorride. Sorride perché il dolore e le emozioni si metabolizzano, però non si dimenticano. Il lavoro del ribelle con la fotocamera è
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Noi non possiamo permetterci di essere indifferenti a tutto questo, dobbiamo iniziare a portare acqua per spegnere il fuoco, assieme.
Accade qui · Re: ambient, start, play · delle ragazze del 5° anno di restauro
Re: ambient, start, play
Re: è un progetto creato dalle studentesse di Restauro del quinto anno (PFP1/PFP2) dell’Accademia di Belle Arti di Verona, nell’ambito del corso di “Informazioni per l’arte: Mezzi e metodi”, coordinato dal docente Stefano Raimondi. Il progetto è nato con lo scopo di diffondere e ricordare ai più l'importanza civile e culturale dell'arte del restauro, spesso tanto sottovalutata o data per scontata. Cogliendo quest'occasione, il nostro intento è quello di sottolineare in modo concreto quanto la conservazione delle opere d'arte nel tempo sia fondamentale per poter continuare a raccontare la nostra storia e proteggere la nostra memoria.
Come possiamo tradurre concretamente questo messaggio? Ridando nuova luce a un luogo trascurato ormai da tempo e in balìa di un lento degrado, a causa dell’abbandono da parte della cittadinanza. Opere d'arte, monumenti o intere zone che hanno bisogno di cure per poter continuare a essere tramandate di generazione in generazione attraverso la loro storia, la loro vita e la loro memoria. Nello specifico, con questo progetto si è pensato di riscoprire e valorizzare, attraverso il restauro, le opere di Street-art realizzate nel 2006 da diversi artisti nell’ambito del progetto Comunale “Urban” e di riqualificare il contesto.
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Accade qui · Re: ambient, start, play · delle ragazze del 5° anno di restauro
Opera originale su muro di Peeta (2006)
Restauro e riqualificazione in corso!
La zona periferica in cui stiamo agendo, è una galleria d’arte a cielo aperto situata a Verona in via Pallone, a fianco delle antiche mura scaligere e dei giardini De Balaguer. Qui le opere di Peeta, Deban, Shen, Nahe e numerosi altri artisti riconosciuti a livello internazionale si presentano alla città con i loro colori e forme. Desideriamo che alla cittadinanza sia permessa la riscoperta di questa parte di città dimenticata, con la speranza che possa ritornare a vivere e a essere teatro di nuove espressioni artistiche. La riscoperta e il recupero di questo luogo sono iniziati con il corso di “Restauro dei Dipinti Murali Contemporanei” seguito dalle ragazze del quinto anno del profilo PFP1. Attraverso il lavoro di consolidamento, pulitura e rimozione del degrado biologico si è potuto restituire il messaggio di queste opere. Nel novembre 2016 durante il corso di “Informazione per l’arte: mezzi e metodi”, la sinergia creatasi con le ragazze del profilo PFP2 ha fatto nascere il progetto “Re:”.
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“Re:” ha come obbiettivo quello di re-inserire una zona “periferica” all’interno del circuito cittadino, di farla rivivere, coinvolgendo nuovamente le arti in questa coraggiosa impresa. Lo stesso Peeta (ospite in Accademia il 10 aprile) ha avuto modo di apprezzare l’intervento svolto sinora, rivedendo la sua opera realizzata 11 anni fa. Durante l’incontro il noto graffiti writer, ormai famoso a livello internazionale, si è detto entusiasta di quanto realizzato sinora. E’ stato strano, per lui, vedere quanto prodotto e quanto lavoro sia stato dedicato alla sua opera, poiché generalmente la street art non viene trattata con la stessa cura dedicata alle altre tecniche artistiche, quindi non è destinata a durare nel tempo.
Accade qui · Linea Terra Acqua · di Marta Ferretti
Linea Terra-Acqua Parco di Arte Natura
La relazione tra arte e natura è radicalmente cambiata rispetto al passato: gli artisti non cercano più la mimesi, non realizzano più copie rappresentative e imitative della natura, piuttosto cercano d’identificarsi con essa, attraversandola simbolicamente e trasformando in opera artistica l’esperienza che ne scaturisce. Le nuove consapevolezze dell’ambiente, sostenute da una riflessione sulla sostenibilità del rapporto tra uomo e natura, spingono il lavoro di alcuni gruppi artistici - già a partire dagli anni Sessanta - ad abbandonare il Museo per agire direttamente nello spazio aperto. È nella dimensione pubblica e nel regime del naturale che trovano la spinta per affrontare questioni storiche, sociali e politiche del mondo che abitano. Non si tratta di operazioni che si limitano alla riproduzione simbolica o poetica dell’elemento naturale o all’impiego del materiale per le sue qualità estetiche, ma di interventi che dedicano una particolare attenzione al valore antropologico della relazione tra l’uomo e la natura. Tuttora è opportuno definire le opere di tendenze come la Land Art, Art in Nature e l’Arte Ecologica con un termine di portata più vasta come Arte Ambientale. Questi termini sottolineano il comune denominatore di queste ricerche: l’azione artistica nell’ambiente naturale con interventi che mettono in luce l’esperienza, dell’artista prima e
dello spettatore poi, nella natura. Con l’obiettivo di promuovere i giovani artisti, unitamente a uno sviluppo consapevole del territorio veronese, l’Accademia di Belle Arti di Verona dedica particolare attenzione a progetti sperimentali in grado di configurarsi come veri e propri spazi di innovazione, dove gli artisti possano diventare attivatori di nuove dinamiche di relazione tra i cittadini e proporre nuovi sguardi sull’ambiente. “LINEA TERRA-ACQUA. Parco di Arte Natura” è un progetto nato sulla spinta di questa visione: costruire a Lazise un laboratorio a cielo aperto dove la natura del lago di Garda incontra l’arte contemporanea, avviando un processo creativo aperto alle potenzialità del luogo ed esperienza unica per i suoi visitatori. Per la posizione strategica e per le caratteristiche morfologiche dell’area, questa linea di terra appare come un naturale percorso per accedere alla spiaggia seguendo un sentiero in natura. Qui le opere di 12 giovani artisti, dopo un approfondito percorso di ricerca guidato dal prof. Daniele Salvalai, portato avanti nell’ambito del corso di Scultura e allargato a tutti gli studenti dell’Accademia, hanno trovato spazio per svilupparsi e prendere forma. Gli artisti hanno riprodotto forme organiche, utilizzato i rami, la sabbia, i sassi del
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Accade qui · Linea Terra Acqua · di Marta Ferretti luogo. Hanno scavato, attraversato, cercato tracce di memorie sepolte, si sono persi per ritrovarsi in nuove presenze che dalla terra si spostano ora nei boschi. Come esploratori sono scesi sul campo e hanno, con tutta la loro forza creativa, immaginato nuove strade per aprire orizzonti e sovvertire i percorsi già dati. Linea Terra-Acqua è un spazio attivo, necessariamente da percorrere lentamente, alla scoperta degli interventi site specific installati in loco. L’intento è quello di portare alla luce le ricchezze del territorio e innescare nuove consapevolezze sul rapporto Uomo-Natura.
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Io, la penso così!
Piccole Crisalidi · di Barbara Ruperti
Piccole Crisalidi La farfalla vive un giorno solo. Lo sapevi? Sorge e tramonta col sole, certo che lo sapevi. Mi piace pensare che abbia scambiato il tempo della vita con la vita stessa. Un patto con Madre Natura. Un'esistenza ardente, piena, febbrile e delicata come lo stelo di un fiore. Baciata dal tempo di un istante indelebile, sfiorata dalle labbra di una folata di vento. Lo sapevi. Lo sapevi! Lo sapevi. Voi siete come piccole crisalidi. Attendete nel vostro caldo, accogliente, piccolo bozzolo, il vostro momento. Attendete, attendete una vita intera, una vita di rinunce, dolori e rimpianti. Siete incompleti come feti di bambini mai nati. Io ti offro un giorno. Lo sapevi. Non cent'anni, non mille. Un giorno solo, ti libererò dalla tua prigione di larva e ti donerò un bel paio di ali. Con quelle solcherai il cielo, infrangerai la barriera del suono, sfiorerai il limite dell'universo e urlerai in faccia a Dio quanto questo maledetto mondo non sia mai stato abbastanza, quanto ti sia sentito dannatamente stretto nelle tue scarpe di piccola larva. Io ti accoglierò tra le mie braccia, ti cullerò tra le onde del mare, rimuoverò il cancro delle tue paure, leccherò le tue ferite e bacerò i tuoi occhi. Ti prenderò per mano e ti svelerò i segreti del mondo, ti racconterò le favole più dolci e smaschererò i tuoi miraggi. Insieme risaliremo le radici delle montagne e
scaleremo le nuvole fino ai nidi delle aquile. Al calar del sole ti coprirò di brina. Ti stringerò più forte. Ti scalderò. Lo sapevi. Sarà tutto più caldo quando mi lascerai entrare. Lasciami entrare! Dopo tutto lo sapevi. Lo hai sempre saputo. Ti entrerò nel cervello e ti squarcerò i pensieri. Ti morderò. Spolperò le tue ossa. Consumerò la tua carne, scaverò il tuo petto con le unghie e i denti e ti mangerò il cuore. Ti strapperò la pelle fino a vederti dentro. Ti brucerò, ti arderò vivo e consumerò le tue braci al vento. Dopotutto lo sapevi. Ora fa freddo. È buio. Lasciati andare. Lo sapevi, avrei tirato le fila della tua vita fino alla fine dello spettacolo. Ora fa freddo, è buio. Lasciati andare. Che si spengano le luci e cali il sipario.
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Il passato ci insegna, il presente ci sfida, il domani ci (a)spetta!
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VERONA Anna Dietzel, Giulia Gabos, Ortensia Benussi, Giada Pongiluppi, Massimo Tenuti, Barbara Ruperti, Sara Minighin, Re: ambient-start-play, Chiara Ermacora, Margherita Marzari, Veronica Finardi, Alice Sampietri, Anna Sampietri, Agnese De Pedrini, Chiara Zuanazzi, Bruno Lovato, Matilde Amatucci, Marta Ferretti, Maria Tezza, Riccardo Virgiliani, Michele Minoia, Matteo Tacconi, Alexandru Pacicovschi, Rachele Boccadoro Š 2017 Sawari Magazine. Tutti i diritti sono riservati.
CULTURA
DI CHE PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI RIVELA
L’ARTE
erika.prandi@verona-pantheon.com
di Erika Prandi
CON UN TOCCO IN PIÙ
Unire la dimensione spirituale a quella artistica, far incontrare il divino con l’umano. Mondi diversi ma complementari che trovano la loro espressione nelle attività dell’associazione Rivela che, da ben quindici anni, organizza mostre in tutta la provincia di Verona. Un successo crescente che attesta l’alta qualità dei progetti presentati. Ce ne ha parlato il presidente Ermanno Benetti.
Il presidente Ermanno Benetti con la volontaria Raffaella Grossato
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UATTRO mostre, quaranta esposizioni, venticinquemila visite guidate e oltre cinquecento volontari. Questi sono i numeri che in un anno riesce a raggiungere l’associazione Rivela, nata quindici anni fa per volontà di un gruppo di amici, accomunati dallo stesso “credo”. «Siamo partiti con il desiderio di trasmettere ciò che abbiamo imparato dal meeting di Rimini con Comunione e Liberazione – spiega Benetti -. Per quell’occasione venivano organizzate delle mostre, messe poi a disposizione di associazioni, centri culturali, e altre realtà di tutta Italia. Ne venivano fatte circa due all’anno e anch’io le ho portate nella mia parrocchia di Bussolengo. L’intento è quello di far assaporare un certo tipo di cultura all’interno di una festa che rischia di essere svuotata di contenuti. LE SAGRE sono nate quasi tutte attorno alla figura del Santo Patrono, ma molto spesso si riducono al solito format in cui prevale l’aspetto gastronomico. Ecco, volevamo dargli un valore in più.
Le mostre non approfondiscono solo l’aspetto artistico, ma si concentrano soprattutto su quello umano». Dalle prime esposizioni alla creazione dell’associazione il passo è stato breve. L’obiettivo è semplice: mettere anche gli altri nelle condizioni di realizzare qualcosa. «La formula è stata fin da subito quella di creare un calendario annuale di appuntamenti– continua il presidente -. Questo ci ha permesso di suddividere i costi tra i vari paesi e monitorare le spese. Abbiamo iniziato con ventiquattro esposizioni che poi nel tempo sono aumentate fino ad arrivare alle attuali quaranta. Negli anni abbiamo visto crescere il numero di paesi, ma sono aumentati soprattutto i volontari che formiamo personalmente». Quest’anno le quattro mostre della rassegna “Guardare alla bellezza che non tramonta” hanno come titolo “Raffaello. Il vero, il bello, il giusto”, “Tessere la Tua lode. Le opere lignee di frá Giovanni da Verona in Santa Maria in Organo”, “Fatima nel cuore della storia” e “Madre Teresa. Vita, spiritualità e messaggio”.
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VERONA RISUONA
TRA CONFINI E SOGLIE
di Federica Lavarini
Limina è, non a caso, il nome scelto per l’edizione 2017 di Verona Risuona, iniziativa culturale nata dodici anni fa per iniziativa dell’Accademia di Belle Arti di Verona, del Conservatorio “Evaristo Dall’Abaco” e dell’Università di Musica e Teatro di Göteborg.
L
IMINA è un sostantivo plurale latino che ha il duplice significato di confine e di soglia, indica una separazione ma, al contempo, un’apertura. Approfondire questa ambivalenza attraverso il linguaggio universale della musica è una metafora della ricerca artistica contemporanea, dove la contaminazione ha spesso l’obiettivo di far sì che l’arte non sia più un elemento elitario, come siamo talvolta portati a pensare, bensì mezzo di comunicazione e rapporto quotidiano tra le persone. Francesco Ronzon, docente di antropologia culturale all’Accademia di Belle Arti di Verona e al Politecnico di Milano, definisce «Verona Risuona come un organismo monocellulare, nel quale ogni anno la forma cambia e cresce grazie all’amplificazione dell’energia e della creatività che viene da una sempre più ampia rete di collaborazioni». La Sound Art, di cui Verona Risuona è promotrice, è l’uso di suoni a fini artistici. Un aspetto importante della filosofia della manifestazione è stato quello di voler operare “dal basso”. Si è sempre cercato di mischiare ciò che è maturo con ciò che è ancora acerbo, ciò che è strutturato con ciò che non è ancora rifinito. La rassegna basa la sua lunga esistenza sulla scommessa della partecipazione collettiva da parte della società più giovane e attenta ai cambiamenti culturali, aperta al dialogo tra diversi tipi di arte e strumenti musicali e, soprattutto, all’impatto dell’arte sul pensiero nella nostra società. Verona Risuona vive e continua ad andare in scena grazie soprattutto all’esistenza di una comunità che si prende cura della sua esistenza.
«SE PENSO ad una lezione generale che si può trarre dai dodici anni di esistenza della rassegna – sottolinea Francesco Ronzon – mi sembra che l’esperienza di Verona Risuona evidenzi come l’arte non sia, e non sia mai stata un affare di esperti avvolto da regole ferree, ma piuttosto un’area sociale di gioco, di pratica e di espressione largamente porosa, nebulosa e diffusa negli interstizi del vivere quotidiano». foto di Anna Mainenti
«Il concetto dei limiti è stato sviluppato nelle immagini con il tema della gabbia. La locandina raffigura appunto due uccellini che si trasformano in amplificatori per suggerire la connessione con Verona Risuona. Anche le foto degli artisti riprendono il concetto della gabbia con i giochi di luce e ombra creati dall’architettura della location in cui sono state scattate (zona industriale di Basso Acquar)» spiega Anna Mainenti che collabora da 2 anni alla realizzazione delle immagini per le locandine di Verona Risuona. Fotografa professionista nel settore food, ritratti, design/architettura e moda è docente di fotografia ed esperta nella fotografia per social media e corporate.
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L’ e d i z i o n e 2 0 1 7 foto di Anna Mainenti
«L’arte è un’area sociale di gioco, di pratica e di espressione largamente porosa, nebulosa e diffusa negli interstizi del vivere quotidiano»
VE RON A R I S U ONA , TA P PA PE R TA PPA Fitto il calendario di appuntamenti, partito con l’inaugurazione del 23 maggio all’Accademia di Belle Arti, con Limina Aesthetica, uno speciale audio-visual live set mapping; il 27 maggio Forte San Briccio ha ospitato mostre e installazioni da parte del collettivo degli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Verona nel contesto di Limina Geographica; il 1 giugno è stata la volta di Limina Aquatica all’Antica Dogana di Fiume ai Filippini, dove flauto, viola, vibrafono e clarinetto hanno abbracciato la tecnomusic dell’artista polacca Vituma. Scenografia privilegiata anche quest’anno Veronetta, dove il tema del limite può essere in-
teso soprattutto nel senso di diversità tra etnie. Così come Forte San Briccio, dove alla fine dell’Ottocento si trovava il confine tra Regno d’Italia e Austria, è stato il luogo dove Limina Geographica ha proposto il tema dei confini tra Stati, spesso causa di conflitti ma anche di progressi culturali e sociali. In generale, il concept di VeronaRisuona 2017 vuole far riflettere su come il nostro mondo sensibile sia attraversato da linee di confine di ogni tipo: muri, forme visibili, paesaggi sonori. In egual modo, vuole sottolineare anche come la vita quotidiana ruoti attorno a limiti e separazioni dalla natura ambivalente: talvolta sedi di lotte, contestazioni e separazioni, talvolta luoghi di incontro, negoziazione e trasgressione.
“RIORDINIAMO IL VOSTRO SAPERE”
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SCORCI
L’A M B I G U I TÀ
DELLA BELLEZZA
claudia.buccola@verona-pantheon.com
di Claudia Buccola
La giovane artista slovena Špela Volčič si racconta alla Galleria Fuori le Mura, in occasione della sua mostra fotografica Et fiat lux, curata da Anna Volpe.
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’ARTE CONTEMPORANEA a Verona abita in luoghi più e meno noti, e proprio negli ultimi anni sono nati in città nuovi spazi, giovani e informali, dove conoscere e godere delle opere di promettenti menti del panorama artistico internazionale. Uno di questi è la Galleria Fuori le Mura, che ha ospitato di recente la mostra fotografica Et fiat lux di Špela Volčič, curata da Anna Volpe. Volčič è una giovane artista slovena, che fin dalla prima adolescenza si è accostata alla fotografia: «Ho iniziato a studiare fotografia a 14 anni, al liceo a Lubiana – racconta l’artista - dove ho imparato le basi tecniche. Poi a 18 anni mi sono trasferita a Milano per frequentare la CFP Riccado Bauer, una scuola di fotografia molto conosciuta, dall’impostazione in stile Bauhaus: si lavorava tantissimo sulla progettazione, e ho potuto focalizzarmi su questo visto che avevo già le basi tecniche. Poi, dopo alcune esperienze in vari studi, mi sono iscritta al corso di arti visive dello IUAV di Venezia, dove ho potuto approfondire le basi teoriche del processo artistico e avere una visione d’insieme delle arti oltre la fotografia». Una solida preparazione teorica e un grande spirito di dedizione, che certamente smentiscono il grande luogo comune dell’artista contemporaneo improvvisato. I soggetti principali del progetto di Et fiat lux sono fiori finti ritratti in ikebane (composizioni di bouquet) ma la vera protagonista degli otto scatti che compongono la serie è la luce, una luce d’ispirazione barocca che colpisce e definisce l’immagine nella sua completezza, vitalità e movimento. I fiori emergono dal buio e sono completamente definiti dal chiaroscuro. DI FRONTE agli scatti di Volčič anche l’occhio meno avvezzo all’arte non può che riconoscere un’oggettiva bellezza, nata dal lavoro consapevole dell’artista: «Oggi tutti siamo abituati alla fotografia come gesto immediato, i miei scatti invece sono solo l’atto finale di un lungo lavoro di progettazione e composizione nel mio studio, a Gorizia – spiega Špela – anche per questo ho scelto di lavorare prevalentemente in analogico: per il piacere di dedicare del tempo a ciascuna fotografia, quasi come se fosse un dipinto. In
particolare questa serie è stata scattata con un banco ottico». Ma cosa c’è oltre alla bellezza? Il senso dell’opera è chiarito proprio dall’artista, che ha fatto dell’ambiguità uno dei temi principali del suo portfolio: «La fotografia è il mezzo che per eccellenza riproduce la realtà, la serie Et fiat lux invece la mette in discussione, ingannando chi guarda i fiori e pensa che siano veri, e lo fa senza alcuna manipolazione digitale». Questo espediente si evolve ulteriormente nell’unica fotografia della serie scattata su pellicola al tungsteno, in cui non compaiono
GALLERIA FUORI LE MURA via G. Fracastoro 15 045.8400529 Info@galleriafuorilemura.it www.galleriafuorilemura.it Facebook/Fuori-le-mura
ŠPELA VOLČIČ www.spelavolcic.net
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Fotografia contemporanea (a Verona)
fiori: la composizione ha toni onirici e i fiori esistono soltanto come macchie di luce, un’assenza-presenza elegante e molto evocativa. Negli altri scatti, invece, è un trionfo di fiori di plastica, oggetti che nel contesto quotidiano sono tutt’altro che eleganti, al limite del kitsch: «I fiori che utilizzo sono realizzati per
la grande distribuzione, sono oggetti cheap resi belli dalla finzione della fotografia. Li ho scelti come soggetto principale, perché parlano della nostra società contemporanea, alla ricerca continua dell’imitazione perfetta della natura, un’operazione che produce una bellezza sterile, apparente e vuota».
«La fotografia è il mezzo che per eccellenza riproduce la realtà, la serie Et fiat lux invece la mette in discussione, ingannando chi guarda i fiori e pensa che siano veri»
New Collection Summer 2017 Via Roma, 68 Grezzana (VR) - 045 865 0471
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CULTURA
COSA NASCONDE GIARDINO GIUSTI
ESPERIENZE DA
(RI)SCOPRIRE
di Marta Bicego
A metterle in luce il Festival Biblico, quest’anno in una formula itinerante che ha permesso di percorrere itinerari in luoghi urbani inconsueti nei quali respirare aria di cultura, storia, arte.
“F
ELICE CHI ha la strada nel cuore”. Era un’esortazione ad andare alla scoperta e riscoperta della Verona d’oltre Adige la tredicesima edizione del Festival Biblico: invito che prosegue a conclusione delle tre giornate scandite, dal 19 al 21 maggio scorsi, dagli eventi della manifestazione promossa dalla Diocesi scaligera. La rassegna dedicata alle Sacre Scritture si è declinata infatti in un pellegrinaggio urbano dalle molteplici tappe: una chiesa, una scuola, un giardino, una mensa in cui fare sosta. E da dove ripartire con uno spirito nuovo. E con la soddisfazione di aver fatto proprie alcune curiosità tutte scaligere che spaziano dalla storia alla cultura fino all’arte (pure culinaria) e all’architettura. AFFASCINANTE è stato, ad esempio, riscoprire la Rondella delle Boccare: una fortificazione militare dalla singolare struttura a volta anulare addossata all’attuale Istituto tecnico Marco Polo. Realizzata
dalla Serenissima tra il 1522 e 1525 su disegno di un architetto di cui non si conosce il nome, la casamatta veneziana è considerata da sempre il più bell’esempio di rondella in territorio veronese. Non è un caso se Napoleone la risparmiò dalla distruzione; e se, durante la seconda guerra mondiale, fu adattata a rifugio dai bombardamenti aerei, fungendo da protezione soprattutto per le donne partorienti. Da via Moschini a Veronetta: nucleo preistorico cittadino che fu sede prescelta da varie famiglie nobili, come quella dei Giusti. Originari della Toscana e divenuti cavalieri della Repubblica Veneta, scelsero di stabilirsi nel quartiere che si snoda lungo la via Postumia. Dell’antica strada romana ridisegnarono la prospettiva, lasciando in eredità uno dei più importanti giardini all’italiana del Nord Est: Giardino Giusti appunto, risalente al quattordicesimo secolo; e alla famiglia toscana è intitolata inoltre una cappella, nella chiesa di Santa Maria in Organo, con una pala d’altare che porta la firma di Domenico Morone.
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Il mercato elettrico sta cambiando e noi guardiamo al futuro con un nuovo modello per l’energia di casa In un momento in cui le tariffe tutelate dall’autorità stanno scomparendo e le bollette sono “transitorie” verso il libero mercato, scegli di metterti al riparo. Non essere solo un utente ma diventa socio della cooperativa che produce la tua energia 100% rinnovabile e conveniente, perché la paghi al prezzo del “mercato all’ingrosso”. Dal 2010 stiamo cambiando l’energia di Verona. Ad oggi siamo la prima cooperativa energetica europea di cittadini che è stata certificata EKOenergy, per l’elevato standard di qualità e di sostenibilità della nostra energia. Centinaia di veronesi hanno già scelto WeForGreen: cambiare l’energia di casa è un’azione semplice, che non comporta alcun disservizio, ma migliora la qualità dell’energia che consumi. Tu cosa aspetti?
PROMOZIONE RISERVATA ai lettori di Pantheon e ai soci di Verona Network: aderire a WeForGreen costa la metà!
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CARTA DI VERONA E ve nt o innovazione e tecnol ogia
PROVE DI FUTUR O AL CONVEGNO SULLE RETI E TECNOLOGICHE
di Redazione
Megatrend, scenari futuristici, modelli di interconnessione digitale, ricerca universitaria e ruolo delle imprese: questi alcuni dei temi trattati giovedì 18 maggio durante il convegno organizzato dall’Associazione Verona Network presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri. Lanciato anche un progetto sulla condivisione di dati che mette a disposizione tre borse di studio studenti o neolaureati in materie economico-scientifiche.
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uanti saranno gli abitanti sulla Terra nel 2050? Ben 9,7 miliardi. Quanta anidride carbonica procapite produrremo nel 2030 per il nostro fabbisogno di energia? Circa 3 tonnellate a persona. Quanti saranno gli utilizzatori di internet nel 2025? Oltre 4,7 miliardi. E ancora, quanti oggetti connessi alla rete avremo fra trent’anni? Più di 100 miliardi. Numeri che fanno impressione e che l’OCSE, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha diffuso recentemente in un rapporto ufficiale che delinea i cosiddetti megatrend (proiezioni macro) a livello globale. A presentarli, lo scorso 18 maggio presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri di Verona, davanti a una platea di oltre 100 persone composta in particolare da giovani, è stato l’ingegner Marco Casagni, vice Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA. Casagni ha spiegato come nei prossimi decenni l’economia, il lavoro e la produttività si sposteranno, e avranno un tasso di sviluppo maggiore, nei paesi asiatici quali la Cina e l’India e che tra trent’anni, nel mondo, il 70% delle persone vivrà nei grandi centri urbani e nelle metropoli. Innovazione tecnologica che nei Paesi OCSE sostituirà il 10% del lavoro svolto da persone attraverso i processi di automatizzazione, ma che allo stesso tempo garantirà nuove opportunità che ad oggi sono difficili anche solo da immaginare. Un altro ingegnere, Emiliano Verga ha raccontato l’esperienza di E015, l’ecosistema digitale gratu-
ito nato nel 2013 in vista di Expo Milano, che oggi raccoglie e mette in connessione dati di oltre 600 realtà della Regione Lombardia e di altre parti del nord Italia. Attraverso un protocollo digitale standardizzato i dati forniti dai principali enti pubblici e privati (orari dei treni, degli autobus, disponibilità di parcheggi, di bici e auto in sharing, orari di apertura musei, chiese, strutture private...), vengono messe a disposizione di tutti in un unico ambiente virtuale che favorisce lo sviluppo della cosiddetta smart city (città intelligente). Proprio legata a E015 è l’iniziativa lanciata in questa occasione dall’Associazione Verona Network che mette a disposizione 5mila euro per finanziare tre borse di studio destinate a tre studenti dell’Università di Verona, selezionati tra i Dipartimenti di Informatica ed Economia e Commercio. I tre giovani avranno il compito di verificare la possibilità di ricreare anche nella nostra città un “ecosistema digitale” sul modello lombardo. I risultati dell’indagine verranno presentati a ottobre. Al convegno hanno partecipato poi anche Alessia Canteri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri, e Valentino Trainotti, direttore della Banca di Verona. E ancora Mario Pezzotti, delegato alla Ricerca dell’Università degli Studi di Verona, Bruno Giordano, vice presidente di Confindustria per le aggregazioni di filiera e startup per la crescita, Andrea Ferrarese, direttore operativo di Agsm Lighting S.r.l., e Andrea Coppini, Responsabile Digital & Innovation di Iccrea Banca – Banca di Verona.
Da sinistra: Casagni, Pezzotti, Giordano, Scolari, Coppini, Trainotti, Zanini
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20 milioni in finanziamenti per il Piano Industria 4.0
Iperammortamento al 250% e Superammortamento al 140%: prestiti per le aziende che vogliono usufruire delle agevolazioni previste dal piano “Industria 4.0� del Governo
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SHARING
IL CARPOOLING, QUESTO SCONOSCIUTO
giovanna.tondini@verona-pantheon.com
di Giovanna Tondini
Ore 19.30. Parcheggio del parco. Una macchina ferma. Il suo conducente si sta guardando intorno. Cerca di indovinare quale sia il volto di chi salirà sulla sua macchina. Manca un’ora all’inizio dello spettacolo. Eccolo finalmente! Sì, deve essere lui. E quella a fianco sarà la sua ragazza. «Ciao, piacere». «Piacere». Un sorriso, una stretta di mano e poi tutti in macchina. No, aspetta, si era iscritto un altro ragazzo all’equipaggio. Un «Ciao!» lo fa sobbalzare. Bene, ora ci siamo tutti. Si può partire.
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A COSA STA succedendo? Una compagnia di sconosciuti, nella stessa macchina, con in comune solo la passione per il teatro?
E perché no? «Ci vuole un po’ di avventura nel quotidiano, altrimenti la vita è piatta», dice Andrea Biondani, giovane farmacista, originario veneto ma “nomade per molti anni”, ora abitante a Legnago, amante dei viaggi, e guidato nella vita dalla curiosità. Tanta curiosità! Non necessariamente però dobbiamo buttarci da un ponte con il bungee jumping o fare gare di velocità in macchina per cercare l’avventura, quando non siamo capaci di uscire dalla diffidenza verso l’altro e quindi a fare la cosa più semplice e naturale del mondo: guardarci in faccia. Preferiamo l’high tech allo human touch, come scrivono alcuni. Per dirla con parole semplici, la vera sfida oggi è la relazione. Negli ultimi tempi sembra che la cultura abbia chiara questa tendenza. Un movimento che va senz’altro controcorrente. Contro cioè la caduta gravitazionale verso l’isolamento dell’individuo. Se poi all’avventura culturale aggiungiamo l’aspetto ambientale, con la valorizzazione del mobilità sostenibile, abbiamo realizzato il carpooling per gli eventi. Cioè, Happyways. «Nel 2013 partecipai a un corso sull’Europrogettazione. Per la relazione finale presentai l’idea di creare un calendario di eventi unico e di fornire la possibilità di raggiungerli in maniera sostenibile», ci spiega Biondani. Un’idea nata da un concetto chiaro: viaggia, scopri cose nuove, torna e adattale al tuo ambiente e territorio. GRAZIE AL SOSTEGNO DI MAG (Società Mutua per L’Autogestione), Andrea fu messo in contatto con chi era interessato a sviluppare insieme a lui il progetto. In questo
A sinistra Andrea, a destra Paolo
modo conobbe Paolo Andrioli di Verona, suo attuale socio. «Nel 2014 siamo stati selezionati tra i cinque finalisti allo Smart Competition Veneto. Un contest europeo dedicato a idee innovative». È stato proprio alla finale di Bratislava che Andrea ha conosciuto i ragazzi di Evensi di Modena, oggi partner chiave, che fornisce il database eventi a Happyways. Tornati da Bratislava, Biondani e Andrioli hanno fondato la società, procedendo subito allo sviluppo del portale, il cui avvio è stato però ritardato da una disavventura, sul finire del 2015. Poi nel 2016 c’è stata una seconda nascita. I due giovani soci hanno rilanciato il progetto con una campagna di crowdfunding su Eppela, che è andata a buon fine. Ciò ha permesso di terminare il portale, grazie alla collaborazione con Francesco Sisorio (Picta Agenzia Web), e di renderlo disponibile anche su mobile. Attualmente in Italia Happyways è una realtà unica. È già attiva su tutta la penisola, con 35.000 eventi su scala nazionale al mese, per
«Ci vuole un po’ di avventura nel quotidiano, altrimenti la vita è piatta»
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H a p p y w ay s , o v v e r o l a c o n d i v i s i o n e s u q u at t r o r u o t e
un totale di circa 50.000 all’anno. «Sono tante già le organizzazioni che hanno richiesto la nostra collaborazione, come la Federazione Italiana Rugby, e su questo piano siamo sempre più in espansione». Per il prossimo anno scolastico «stiamo prendendo contatti con l’università per fornire il servizio anche agli studenti in maniera gratuita». E già il 18 giugno è in programma il primo Happyways Fest a Legnago. «Un evento che vorrebbe diventare un format da esportare nel prossimo futuro, con l’idea di mettere insieme blues, intrattenimento musicale, sostenibilità ambientale e le realtà associative del territorio». Insomma, un modo anche questo di creare rete, nel segno della sostenibilità, appunto. Perché, è bene sottolinearlo, «una mente chiusa, che nega quello che non comprende, smarrisce la chiave della creatività» (Salonia, 2001).
Da non confondere… Carsharing > quando una ditta mette a disposizione veicoli che si possono prendere in affitto. Carpooling > quando il proprietario dell’auto mette a disposizione posti liberi sul proprio mezzo. Come funziona? Una volta individuato un evento di proprio interesse, si può creare un equipaggio, mettendo a disposizione i posti liberi nella propria auto, oppure aggiungersi a un equipaggio già esistente. Guarda: www.happyways.it
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TEDX
VERONA RUN
È TEMPO DI CORRERE (A RITMO DI ROCK)
chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni
di Chiara Boni
Il 3 giugno si corre con TEDxVerona: per la prima volta in Italia, il format dedicato alle “idee che meritano di essere diffuse” declina la sua proposta in una corsa non competitiva che attraverserà le vie di Verona. In attesa dell’evento di ottobre, che sul palco della Gran Guardia porterà idee e innovazione a ritmo di rock ‘n’ roll.
«U
N’ ESPLOSIONE di energia e grinta», promettono gli organizzatori: la TEDxVerona Run, primo evento nel suo genere sul suolo italiano, organizzato in collaborazione con Movimentore e con il contributo di Crédit Agricole FriulAdria, si configura già come uno degli eventi più in vista dell’estate veronese. Si tratta di una corsa non competitiva, targata TEDxVerona, che sabato 3 giugno attraverserà tutto il centro storico della città scaligera, per un totale di 7,5 chilometri. Sarà la cornice di Porta Palio ad accogliere l’evento podistico, che prenderà il via alle 19.30. I partecipanti avranno anche l’occasione di prendere parte all’irrinunciabile TEDx Party, subito dopo la corsa: sarà sempre Porta Palio ad ospitare musica dal vivo, food truck e un maxischermo per permettere a tutti di assistere alla finale di Champions League Juventus-Real Madrid. L’iscrizione alla corsa è possibile solo online, all’indirizzo www.run. tedxverona.com, fino al raggiungimento di 500 iscritti. LA TEDxVERONA Run costituisce la prima, grintosa tappa che condurrà gli appassionati all’evento vero e proprio: TEDxVerona tornerà a tingere di rosso il Palazzo della Gran Guardia il 7 e l’8 ottobre prossimi. Per l’edizione 2017, infatti, il grande evento dedicato alle idee e all’innovazione raddoppia gli sforzi, con due giorni di workshop e conferenze. Dopo il grande successo della scorsa edizione, dedicata al tema “*Re- *prefisso futuro: re-invent, re-think, re-lay”, il filo conduttore della kermesse veronese di quest’anno sarà invece “Time to rock”: sul palco della Gran Guardia si alterneranno, come sempre, relatori e relatrici italiani e stranieri, per raccontare storie ed esperienze che ispirino un cambiamento in positivo, con la promessa di «alzare il volume delle idee».
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SALUTE
DIALOGHI CHE CURANO
marta.bicego@verona-pantheon.com @MartaBicego
di Marta Bicego
Trasmettere fiducia e speranza attraverso la parola e l’ascolto. Da oltre trent’anni, è l’impegno dell’Associazione italiana per la tutela della salute mentale al fianco delle persone che convivono con il disagio psichico e possono trovare sostegno nei gruppi di auto mutuo aiuto.
Tante le esistenze che si incrociano nella sede al civico 6 di via Bertoni
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AVANTI ALLA malattia mentale, c'è una risorsa chiamata dialogo. Non è scontato quando si ha a che fare con il disagio psichico. Da una parola pronunciata al momento giusto può nascere la forza per guarire dalla vergogna e dalla negatività, talvolta dalla paura; può innescarsi quella scintilla che sostiene il malato, e quanti se ne prendono cura, permettendogli di uscire dalla solitudine dell'emarginazione. Stati d’animo che alla sezione scaligera dell’Associazione italiana per la tutela della salute mentale (AITSaM) sanno ormai riconoscere al primo sguardo in chi bussa alla loro porta per trovare un sostegno. Diffusa a livello nazionale, la Onlus è presente a Verona dal 1985 ed è composta in parte da malati e soprattutto da familiari che si sono trovati, loro malgrado, a convivere con le patologie psichiatriche dei propri cari. Ci sono genitori, spesso non più giovani, il cui figlio risiede in una comunità protetta e combattono con il senso di colpa. Ci sono madri che portano da sole il carico di un dolore enorme.
Esistenze che si incrociano nella sede al civico 6 di via Bertoni: qui ogni primo e terzo venerdì del mese, dalle 15 alle 18, varie persone si incontrano e confrontano prendendo parte ai gruppi di auto mutuo aiuto. E, visto che le richieste sono in aumento, «talvolta ci si trova la sera, il giovedì alle 20. Un gruppo serale è nato di recente pure ad Affi», spiega la presidente Alda Perosin. «Noi ci siamo», sembra ribadire tra tante riflessioni, ricordando che l’associazione garantisce anche ascolto telefonico (ai numeri 045.8014166 e 348.1083917) a chi ha difficoltà di spostamento. GLI OBIETTIVI dell’AITSaM sono molteplici: dar voce alle sofferenze per far sì che non si trasformino in isolamento; far conoscere le leggi che tutelano i malati e suggerire come rapportarsi con i servizi socio-sanitari; ribadire che i farmaci non possono essere l’unica terapia per “sedare” i problemi. Non ultimo, portare avanti una rivoluzione culturale per sconfiggere lo stigma: il giudizio negativo che nella società si traduce in disprezzo o timore verso chi è considerato “diverso” e finisce
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Quando si ammala la mente
A volte le parole riaccendono la voglia di aggrapparsi alla vita
©atelierorlandi.com
con l’essere etichettato come “matto”. In tal senso, c’è molto lavoro da fare, perché negli anni poco è cambiato: «La malattia mentale è ancora difficile da accettare. Lo testimonia il fatto che molti arrivano da noi quando la situazione è grave e si trascina da anni. Davanti a una diagnosi, la reazione è chiudersi in se stessi. Ciò che suggeriamo è invece uscire allo scoperto e lasciarsi aiutare». Quella psichiatrica, ribadisce Perosin, «è una patologia uguale a tutte le altre. Non deve essere vissuta con vergogna, ma si deve affrontare con consapevolezza». E incalza: «Servirebbero percorsi terapeutici su misura, sostegno psicologico, opportunità lavorative e programmi di inserimento sociale mirati». In tale direzione la Onlus indirizza le energie: «Stiamo pensando di aprire, in collaborazione con la cooperativa sociale Panta Rei, una stireria che dia occupazione a chi è affetto da disagio mentale», anticipa. Piccoli passi, chiosa, «per far sentire
la nostra presenza». Il disagio mentale, conclude, «è una grande povertà e come tale è un’invocazione di vita. Si ha paura di parlarne perché è una sofferenza dell’anima e ci pone un interrogativo sul senso della vita. L’esperienza di questi decenni ci conferma tuttavia che la vicinanza, l’amicizia, l’affetto, la partecipazione sono il migliore aiuto per superare paure, disagio, solitudine. Trasmettere fiducia, riaccendere la speranza e la voglia di aggrapparsi alla vita è il nostro impegno primario». www.aitsamverona.it
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INIZIATIVE
PARLARE DI TUMORE AL SENO
INSIEME LA PAURA È MENO PAURA
di Erika Prandi
Il tumore al seno è un male che si può sconfiggere. Con l’aiuto di tutti. Ci vuole positività per poter dire poi “Forza, è curabile”. Come il titolo dell’iniziativa ideata da Maria Cristina Gamba, organizzatrice di eventi e cantante, pensato per dare un messaggio di speranza e di gioia a chi si trova in questa situazione, ma anche per tenere alta l’attenzione.
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OSITIVITÀ e allegria per dire “Forza, è curabile”. Il tumore al seno: un male che non deve spaventare, è il sottotitolo dell’iniziativa ideata da Maria Cristina Gamba che si svolgerà il 9 giugno alle 18.30 nella sala Zanotto e nel chiostro di San Zeno. «L’idea mi è venuta a seguito di un intervento subìto per una mastectomia. Volevo fare qualcosa per sensibilizzare le donne, perché purtroppo tante volte non prestano particolare attenzione alle problematiche relative ad un mancato controllo al seno. Io non avevo nessun sintomo eppure mi hanno trovato una forma tumorale. Ma ho deciso di reagire e di inventarmi un’iniziativa positiva per loro». Ad essere coinvolto, però, non è solo il genere femminile, come sottolinea Gamba: «è un problema che riguarda anche gli uomini, ma più in generale le famiglie in cui si verificano casi di tumore al seno». Per questo motivo l’evento è pensato per accogliere tutti, creare dei momenti di solidarietà reciproca, e soprattutto di informazione. Annamaria Molino, responsabile della delegazione di Verona della Fondazione Umberto Veronesi, che ha dato il patrocinio, parlerà dell’aspetto scientifico, mentre Simonetta Chesini intervisterà quattro donne che hanno vinto la loro battaglia. Il buffet sarà un connubio tra la tradizione salentina e veronese grazie alla collaborazione con gli Amici del Salento e i cuochi di Isola della Scala. Infine, alle 21 si svolgerà uno spettacolo musicale e di poesia nel chiostro dell’abbazia. La manifestazione è organizzata in collaborazione con Europa Donna e Moica, e prevede un contributo di 20 euro. Per informazioni mariacristinagamba@libero.it
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LO SPORT CHE NON TI ASPETTI
Q U I D D I T C H , A LT R O C H E C O S P L A Y E R
SE IN CAMPO SCENDE PURE
HARRY POTTER
emanuele.pezzo@verona-pantheon.com @Manupegaso
di Emanuele Pezzo
Lo sport nato dalla collana di Harry Potter, partito nel 2005 da un gruppo di studenti statunitensi, si sta diffondendo in tutto il mondo. Anche la nostra città ha la sua realtà, l'Hydras Verona Quidditch Team, che progetta di partecipare al prossimo campionato italiano.
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UÒ NASCERE uno sport dalle pagine di un libro? Pare assurdo, ancor più se il testo in questione parla di una scuola per maghi. Eppure è quello che sta accadendo anche a Verona con il quidditch, competizione che sulle pagine di J. K. Rowling viene praticata da Harry Potter e compagni a cavalcioni di scope volanti. A parlarcene è Tommaso Corcioni, insegnante di educazione fisica e allenatore dell'Hydras, la squadra veronese: «È innegabile che ci riferiamo alla celeberrima serie di libri, ma con le doverose modifiche il quidditch è diventato in tutto e per tutto uno sport, che raccoglie elementi dell'hockey, del rugby e del dodgeball, tanto da vedere organizzate competizioni internazionali». DUE SQUADRE di sette giocatori, un campo ovoidale, sei anelli di diversa altezza (tre per squadra) da centrare per totalizzare 10 punti e un boccino d'oro dal valore di 30 punti capace di far terminare la contesa: queste sono in breve le caratteristiche di una disciplina nata nel 2005 negli Stati Uniti e che ora ha federazioni in Europa ed America. Ruoli e palle
sono diversi: il portiere presidia gli anelli; i tre cacciatori si contendono la pluffa, con cui si tenta la via degli anelli; i due battitori usano i bolidi, con cui mettere temporaneamente fuori gioco un avversario colpendolo; il cercatore deve prendere il boccino d'oro, portato in campo dopo 18 minuti circa dal boccinatore. «Può sembrare uno sport difficile e con tante regole – prosegue Corcioni – ma una volta in campo tutti i tasselli vanno a posto e non vi sono incertezze sui ruoli. Certo è che si corre molto, quindi i cambi sono illimitati e arrivare all'obiettivo diventa molto tattico». Di una cosa ci dimenticavamo. Se Harry Potter era su una scopa, il giocatore del quidditch "reale" deve correre con un bastone da 1 metro tra le gambe, particolare che complica parecchio il gioco di palla e i placcaggi. Non si può negare che sia uno sport interessante, ancor più perché misto, quindi aperto a tutti... anche ai non appassionati di letteratura per ragazzi. hydrasveronaquidditch@gmail.com Facebook/ HydrasVeronaQuidditchTeam
Se Harry Potter era a cavalcioni di una scopa, nel quidditch "reale" i giocatori tengono un bastone di legno tra le gambe
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•Domenica 11 giugno ore 17.00 presso “Grotta dell’acqua” a Ponte di Veja INTERVISTA IMPOSSIBILE ALL’UOMO DI NEANDERTHAL •Domenica 18 giugno dalle ore 15.00 alle ore 18.00 presso Riparo Falasco Stallavena SPETTACOLO: ILBURATTINO RACCONTA... •Sabato 24 giugno ore 21.00 Sorgente della Stria,Villa Balladoro Malfatti - Campagnola di Novaglie SPETTACOLO TREATRALE “NELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI BATTISTA LA SORVENTE DELL’ ANGUANA” •Domenica 2 luglio dalle ore 10.0 alle ore 18.00 presso Mulino “del Baraca” a Bellori LA BALLATA DI BELLORI IL BOSCO DEL MULINO
PROGRAMMA Estate/Autunno 2017 Sette appuntamenti dedicati al bene più prezioso ed alla iscoperta dei luoghi e delle tradizioni del nostro territorio
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TRIATHLON
78 ANNI E NON SENTIRLI
NON CONTA L'ETÀ, MA LA TEMPRA
di Emanuele Pezzo
Francesco Fiori è un atleta d'acciaio, che alla soglia degli ottant'anni si allena ogni giorno, anche individualmente, per rendere al meglio in gara. Un triatleta che fa della corsa il suo punto forte e per il quale oro e argento sono metalli molto diversi.
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A CAPACITÀ principale di uno sportivo è quella di trasformare le proprie energie in movimento. Nella mentalità comune gli atleti migliori sono quelli nel fior fiore dell'età. Eppure c'è chi fa di tutto per contraddire questo assunto. Altro che gioventù allo sbaraglio. Francesco Fiori di primavere ne ha 78 e gareggia con la Verona Triathlon dopo esperienze nel calcio e nell'atletica leggera. A chi gli chiede come mai voglia ancora faticare anziché godersi la vita da pensionato, risponde: «Ogni tanto penso di smettere. Però la squadra mi sostiene, mi diverto molto e soprattutto vinco». Fiori partecipa stabilmente alle competizioni nazionali, europee e mondiali di triathlon e duathlon, e nella propria categoria master riporta risultati grandiosi con tempi da far impallidire anche i più giovani. «IL MIO ANNO migliore – ci racconta – è stato il 2013: prima ho vinto il titolo europeo ad Alanya, in Turchia, poi ad Iseo ho conquistato quello tricolore. Infine ai mondiali di Londra mi sono tolto la soddisfazione di vincere l'oro. Ho solo un rammarico: aver colto solo l'argento nella gara di duathlon». Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che nel "triplice" si gareggia su distanza olimpica (1500 m di nuoto, 40 km bici, 10 km corsa) e in gara sprint con distanze dimezzate. Francesco si allena tutta la settimana, con sedute di carico e di scarico, e adopera le gare stesse in preparazione degli avvenimenti più importanti. Come quelli alle porte, cioè gli europei a Düsseldorf (olimpica) e Kitzbühel (sprint) e i mondiali di Rotterdam. Tempra d'acciaio che si rivela nello sguardo tenace, sotto il quale si nasconde chi cerca emozioni da una disciplina tra le più dure. «Il triathlon è una gara coinvolgente – conclude –, sono tre prove in cui ci si esalta. Una volta finita la competizione non si può non essere felici».
Francesco Fiori
«Ogni tanto penso di smettere. Però la squadra mi sostiene, mi diverto molto e vinco»
Fiori partecipa alle competizioni nazionali, europee e mondiali di triathlon e duathlon
Tour
VALPANTENA Portiamo Verona nel mondo e il mondo a Verona
We’ll bring Verona around the world and the world into Verona
Tour VALPANTENA
Tour VALPOLICELLA Tour SOAVE Tour LAGO DI GARDA
Immergiti nel gusto e nella tradizione con Food&Wine Valpantena. Un fantastico viaggio alla scoperta del magnifico territorio e delle più gustose e raffinate specialità veronesi! Lose yourself in the taste and the tradition with Food&Wine Valpantena. An exciting journey discovering the wonderful land and the most delicious and refined wines and food of Verona.
PARTENZA Orari: ore 14.00 in Piazza Bra (VR)
RITORNO Orari: ore 18:30 Piazza Bra (VR)
COSTO DEL BIGLIETTO: 79 € (59 € con la Verona Network Card)
DATE Ogni venerdì dal 19/05
DEPARTURE 14.00 (Verona - Piazza Bra)
ARRIVAL TIMES 18.30 (Verona - Piazza Bra)
TICKETS: 79 € (59 € with Verona Network Card)
DATES Each friday from 19/05
1a step
CANTINA BERTANI
VISITA DELLA CANTINA E DEGUSTAZIONE DI VINI TOUR OF THE WINERY AND WINE TASTING EXPERIENCE
2a step
REDORO FRANTOI VENETI DEGUSTAZIONE E VISITA PRESSO L’OLEIFICIO OLIVE OIL TASTING AND VISIT TO THE MILL
3a step
VILLA ARVEDI VISITA GUIDATA ALLA SPLENDIDA VILLA ARVEDI GUIDED TOUR OF THE AMAZING VILLA ARVEDI
4a step
CANTINA VALPANTENA VERONA VISITA E DEGUSTAZIONE PRESSO LA CANTINA VALPANTENA TOUR OF THE WINERY AND WINE TASTING EXPERIENCE
informazioni - information
045 8650746 - ticket@veronanetwork.it www.veronanetwork.it
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ANGOLO PET
Ogni mese quello che c’è da sapere
DI CA PRE E DI SCELTE DI VITA
di Ingrid Sommacampagna
Due veronesi, Mattia Boscaini e Damiano Bonamini hanno creato un mini-allevamento di capre a Badia Calavena. Le capre svolgono un'importante funzione di salvaguardia del territorio e producono un tipo di latte che non causa intolleranze come, invece, capita con i derivati dall'assunzione di latte vaccino.
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AMBIARE VITA si può. Per esempio, ritornando a quelle attività agricole che prevedono il contatto diretto con gli animali, come l'allevamento estensivo di capre. È un progetto che valorizza il territorio, lavorando in maniera sostenibile e rispettando gli animali quello realizzato da Mattia, operaio di giorno, e Damiano, pizzaiolo la sera. Sognano, perfino, che diventi la loro prima occupazione. La stalla – “prestata” a titolo gratuito da una coppia di anziani - ha vicino un pascolo recintato da reti elettriche, dove le dieci capre domestiche, che comprendono la Bionda dell'Adamello (italiana) e la Camosciata delle Alpi (svizzera), passano le giornate.
A sinistra Mattia Boscaini a destra Damiano Bonamini
LE CAPRE SONO ANIMALI utili per le pulizia di boschi e argini, infatti, eliminano piante infestanti e arbusti, nutrendosi di germogli, rami, frumento e fieno. Sono, inoltre, docili, forti ed adattabili a varie condizioni climatiche. «Il latte di capra è meno grasso e non dà intolleranze, perché è simile, per composizione, al latte umano. Si ricavano formaggi che hanno una stagionatura di massimo tre mesi. Noi produciamo robiole, caciotte e ricotte; inoltre, ho provato a fare un Montasio e un 'crosta fiorita', con buoni risultati», spiega Mattia, che a febbraio ha ottenuto un certificato all'Accademia Internazionale dell'Arte Casearia di Treviso. «Abbiamo deciso di comprare pochi esemplari alla volta per fare esperienza. In futuro vorremmo creare una fattoria didattica, ma ora puntiamo alla produzione di formaggi, e tra due anni anche di altri prodotti. Serve impegno e pazienza, perché i risultati arriveranno con il tempo, e dobbiamo essere anche imprenditori di noi stessi, puntando alla qualità», conclude Damiano, che ha lavorato in Australia, nel 2013, in una fattoria con 10mila capre selvatiche. az.orkobeko@gmail.com
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a cura di Chiara Boni
Pagine per i grandi
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L LIBRO: Il percorso, quasi incredibile, di Trevor Noah dal Sudafrica post apartheid all’America degli show televisivi, comincia con un crimine: la sua nascita. Nato, infatti, da padre bianco, emigrato svizzero, e da madre nera, di origine Xhosa, quando le unioni come questa erano ancora punibili per legge con la reclusione fino a cinque anni di carcere, Trevor è costretto a passare i primi anni della sua vita in una sorta di clandestinità. L’autobiografia raccoglie frammenti di una vita passata a fare i conti con gli strascichi dell’apartheid, tra storie tragicomiche e momenti di tensione e paura.
Titolo: Born a Crime: Stories from a South African Childhood Autore: Trevor Noah Casa Editrice: Random House Pagine: 304
L’AUTRICE: Trevor Noah, nato a Johannesburg nel 1984, è attore e conduttore televisivo. Poliglotta (parla inglese, xhosa, zulu, sotho, tswana, tsonga, afrikaans ma anche un po’ di tedesco e spagnolo), si è affermato come comico in Sudafrica prima di emigrare negli Stati Uniti. Nel 2012 è diventato il primo cabarettista sudafricano a comparire nel The Tonight Show e, nel maggio 2013, è stato il primo ad intervenire nel Late Show presentato da David Letterman. Dal 2015 conduce stabilmente The Daily Show, seguitissimo programma comico prodotto da Comedy Central. CURIOSITÀ: Figura centrale nell’autobiografia di Trevor Noah è la madre, Patricia Nombuyiselo Noah, a cui il libro è dedicato. Coraggiosa quando si tratta di sfidare ingiustizie sociali, fervente religiosa che non sa rinunciare a una domenica di culto, amorevole e combattiva, è stata certamente la più grande influenza nella vita dello scrittore. Nel 2009 è sopravvissuta a un tentato omicidio da parte dell’ex marito: Noah ha scelto di raccontare l’episodio nella sua autobiografia con la speranza di fare luce sul problema degli abusi domestici in Sudafrica.
a cura di Alessandra Scolari
Pagine per i (più) piccoli
I
L LIBRO: Racconta la storia di Davide e della sua splendida gatta Maine Coon, entrata ne Il Giardino dei Musi Eterni, ovvero il cimitero per animali (ne esistono molti in Italia). Ginger è un Àniman: uno spirito invisibile agli occhi umani, pur facendo parte del mondo. La sua vita come quella dei suoi amici Àniman - tra cui Orson (il pastore abruzzese eroico, affettuoso e buffone, capace di entrare nel cuori di tutti i lettori), il cane poliziotto Ted, la dolce porcellina e la saggia tartaruga Mamma Kurma - trascorre felice fra tuffi nella pioggia e corse nel vento. Vi è anche Nonnina, un'umana un po' speciale che va a far loro visita. Tutto bene? No! Alcune minacce incombono sugli Àniman. Ci sono misteri che non si spiegano. Per di più questo terreno sta per essere venduto a una società edile…
Titolo: Il giardino dei musi eterni Autore: Bruno Tognolini Casa Editrice: Salani 2017 Pagine: 270 Età di lettura: Dai 9-10 anni in su
L’AUTORE: Bruno Tognolini (Cagliari 1951) avrebbe dovuto diventare medico a Cagliari. Invece nel 1975 si trasferì a Bologna e conseguì la laurea al Dams e iniziò con il teatro. Ha cominciato a scrivere storie per bambini a quarant’anni, forse per raccontarle in rima alla figlioletta Angela: da allora non ha più smesso. Ha scritto libri, testi per L’Albero Azzurro e La Melevisione, per il teatro, canzoni e videogiochi. Nel 2007 ricevette il Premio Andersen come «miglior scrittore italiano per ragazzi». Nel 2011 con il suo Rime di Rabbia, ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria del Premio Andersen. Tognolini è famoso anche per le filastrocche. CURIOSITÀ: L’autore in questo libro ha provato a descrivere l’aldilà degli animali, amici cari dei bambini (e non solo). Un racconto sorprendente, anche per i ragazzini degli smartphone e dei videogame, giocato sul linguaggio: alla tartaruga una voce solenne, squillante quella della porcellina, burbero il tono di Ted. Ne è uscita una lingua dalle mille sfumature. Un romanzo fresco di stampa anche per gli adulti, che amano con trasporto gli animali. Per raccontare questo grande carico sentimentale (dei ragazzi e degli adulti), occorreva un bel giallo, come è quello di Tognolini.
Se vi serve un po 'di poesia
La dimora del tempo sospeso del poeta del paesaggio Franco Arminio
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UNDERGROUND
S TRU MENTI ROTTI E SUONI PERFETTI
marco.nicolis@verona-pantheon.com
di Marco Nicolis
Avreste mai immaginato che anche da un “vecchio” strumento rotto potessero fiorire delle nuove idee, della “nuova” musica? Bene, oggi posso assicurarvi che è possibile, perché la voglia di suonare e fare buona musica non muore mai. Fabio Trombini - EffettoFoto
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RA VI CHIEDERETE perché parliamo proprio di strumenti rotti? Facile, perché la storia ed il nome della nostra band mensile parte proprio da qui, precisamente da un crash (uno dei piatti che compongono una batteria) messo particolarmente male, da una sala prove decisamente provvisoria e da cinque ragazzacci innamorati del punk rock e del grunge anni '80 e '90. Vi presentiamo i Kracked Krash. Partiamo dalla loro prima “sala prove”, un salotto di casa di uno dei componenti del gruppo dove, con l’aiuto di una chitarra un po’ sgangherata, di un basso in prestito e da una batteria decisamente “improvvisata” (sì, parliamo di una batteria giocattolo) tutto è cominciato. Come? Beh, con quella semplicità ed innocenza che la musica dovrebbe sempre avere. Successivamente, l’approdo in una “nuova” (per modo di dire) sala prove dove perfino i piatti della batteria erano ridotti male (come detto, proprio da questo “crash” rotto è nato il nome) quindi lascio alla vostra immaginazione pensare al resto. Nel frattempo arriva
MA T T IA CA R MA G NA NI - B A TTE RIA MA R CO R E S ID O R I - VOC E S T E FA NO D E L MA NS O - C H IA TA RRA E LE TTRICA L UIG I D E L MA NS O - B A SSO A L E S S A ND R O TA G L IA PIE T R A - C H ITA RRA A C USTICA il disco First, il primo lavoro della band. MA PROSEGUENDO per gradi, torniamo alle prime giornate passate dai nostri cinque ragazzi ad improvvisare riff e assoli. Infatti, dopo qualche tempo impiegato per conoscersi (musicalmente parlando) e affrontare l’abbandono di alcuni membri della band, i Kracked trovano la quadratura del cerchio con Marco Residori, voce della band ed ultimo acquisto. Da lì, consolidata la formazione, è cominciata questa avventura che, vedendo la passione e la grinta di Mattia, Marco, Stefano, Luigi e Alessandro, più che avventura
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I KRACKED KRASH, IN SINTESI
possiamo chiamarla missione. Una missione ben precisa, una missione che parte da testi originali, intelligenti e mai banali. Musica, come detto, dagli influssi rockeggianti, che parla di vita vissuta, società, vittorie e sconfitte, non sguarnita da tecnicismi e dettagli tipici dei brani dei nostri tempi, nata dalla voglia di emergere di cinque artisti autodidatti, che fanno della passione e della grinta la loro scuola. A dimostrazione della bontà del lavoro di questi ragazzi, i Kracked sono stati inseriti tra i finalisti dell’Emergenza Festival 2017 che si è svolto al Blocco Music Hall di San Giovanni Lupatoto. Una
volta archiviata l’esperienza, ci sarà tempo per dare uno sguardo al futuro. Tempo per pubblicare un secondo album che ormai è quasi pronto per essere registrato e presentato al pubblico e, perché no, magari ci sarà spazio anche per un tour. Chissà. Per queste cose però ci vorrà ancora un po’ di attesa ma, nel frattempo, vi invito almeno virtualmente a buttare un orecchio alla musica dei Kracked ascoltando i loro brani su Spotify, Amazon ed anche Itunes, oppure seguendoli sulla loro pagina: Facebook.com/krackedkrashband Ascoltateli e dateci un vostro parere.
BELLEZZA AL NATURALE L’olio di ricino Tristemente noto dall’epoca fascista, l’olio di ricino è anche un prezioso alleato fra i rimedi di bellezza naturali, soprattutto nella cura di ciglia e capelli, ma anche per il trattamento di cicatrici e acne lieve.
Stimola la crescita e l’infoltimento dei capelli questo è forse l’uso cosmetico più conosciuto dell’olio di ricino, che contiene acidi grassi omega-6 e omega-9, che rinforzano e nutrono il bulbo e il fusto del capello. Con quest’olio si può dunque fare un massaggio sulla cute per qualche minuto e lasciar riposare coprendo i capelli con una cuffia, anche tutta la notte, per poi procedere al normale lavaggio. Per ottenere risultati visibili è bene ripetere il trattamento ogni 7-14 giorni.
Stimola la crescita e l’infoltimento di ciglia e sopracciglia come per i capelli, anche ciglia e sopracciglia possono beneficiare delle proprietà dell’olio di ricino. Per averle più lunghe e folte è possibile applicare ogni sera prima di andare a dormire un po’ di olio, facendo attenzione che non vada negli occhi. Per questo scopo si può utilizzare il pennellino di un mascara terminato, dopo un accurato lavaggio. I risultati dovrebbero essere visibili in un paio di settimane!
Riduce i segni dell'acne lieve grazie all'acido ricinoleico, che si trova in grandi quantità nell'olio di ricino. Per ridurre i segni dell’acne si può applicare l’olio sul viso dopo averlo lavato prima di andare a dormire. Dopo averlo lasciato agire tutta la notte, risciacquare al mattino.
Aiuta a ridurre l e cicatrici l'applicazione regolare di olio di ricino può aiutare a ridurre le cicatrici. Gli acidi grassi contenuti in quest'olio penetrano rapidamente nel tessuto cicatriziale e favoriscono la crescita del tessuto sano circostante.
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Cucinare è amore che si può assaggiare senzalattesenzauova.ifood.it
STASERA SUSHI MA ALL'ITALIANA! INGREDIENTI
(per 3 persone)
• 300gr di riso originario • 600ml di acqua • 4 zucchine • 400gr salmone crudo (abbattuto)* • olio, • zenzero in polvere • sesamo, salsa di soia
Mettete riso e acqua in un tegame, portate a bollore, fate cuocere 15 minuti, spegnete il fuoco e mettete il coperchio. Fate cuocere le zucchine a vapore. Marinate il salmone con olio e zenzero. Condite con salsa di soia e semi di sesamo. *chiedete al pescivendolo di darvi del salmone che si possa mangiare crudo. Altrimenti usate del salmone affumicato.
CROSTATA LAMPONE E MERINGA Questo dolce è dedicato a tutti quelli che mi dicono di osare di più! INGREDIENTI (per la frolla) • 200gr farina 1* • 50gr fecola • 2 rossi d'uovo • 70gr di zucchero • 70gr di olio girasole • 60gr di acqua • 5gr di lievito per dolci • un pizzico di sale • marmellata di lamponi (per la meringa) • 2 bianchi d'uovo • 70gr di zucchero • aroma limone
*provate la farina 1 è come la 00 ma meno raffinata
Mescolate gli ingredienti della frolla. Sistematela in una tortiera. Farcite con la marmellata. Sbattete gli albumi con lo zucchero fino ad ottenere una spuma bianca. Ricoprite la torta, infornate a 170 gradi per 30 minuti.
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T R A N S A Z I O N I : S E N Z A N O TA I O È U N R I S C H I O mediante utilizzo abusivo del medesimo strumento. Questi due recenti provvedimenti in materia societaria dimostrano che la sola tecnologia non è sufficiente a eliminare i rischi delle transazioni senza la figura del notaio. Se le parti contraenti si fossero rivolte al notaio (pubblico ufficiale), non avrebbero corso nessun rischio e i trasferimenti delle quote sarebbero avvenuti con piena validità ed efficacia.
Il Tribunale di Milano, il 24 aprile scorso, ha ordinato a una persona che si era nominata amministratrice di una S.r.l. di procedere alla cancellazione della sua nomina in quanto avvenuta con utilizzo abusivo della smart card da parte di terzi. Il Tribunale di Roma, con sentenza del 23 gennaio 2017, ha ritenuto nulla la cessione di quote di una S.r.l. in quanto il trasferimento era avvenuto sempre
Il vero problema oggi è la sicurezza nelle transazioni. Chi garantisce il cittadino che il trasferimento delle quote sociali o dell’immobile è avvenuto nel rispetto della legge e con pieno effetto nei confronti delle parti e di terzi? Quale tutela ha il consumatore? Si sta diffondendo l’idea che l’istituzione del notaio sia inutile e superata e che con la tecnologia si possa fare tutto. Niente di più sbagliato. L’aver eliminato il notaio nei trasferimenti delle quote di S.r.l. o nei trasferimenti degli autoveicoli, quali vantaggi ha portato al compratore? Ha ridotto i costi, eliminato la burocrazia? Certamente no, anzi, ha peg-
giorato la situazione. La liberalizzazione voluta dal governo Bersani – Visco, e successivi, ha portato a un aumento delle truffe e delle operazioni fraudolente. In Italia circolano circa 150.000 autoveicoli fantasma e quattro milioni di veicoli non assicurati (dati Ania 2016). Il maggior danno lo subisce il sistema economico, perché la sicurezza dei traffici giuridici è un valore economico che fa risparmiare i costi (giuridici e non) e che incentiva gli investimenti e crea trasparenza. I rischi di un mercato senza regole e senza intermediari qualificati, che si fonda sulla sola tecnologia informatica, sono quindi fondati e diffusi oggi. Così come segnalato da tempo dai notai e dimostrato dalle due recenti decisioni giudiziali riportate all’inizio. È necessario e doveroso rivedere tutta la materia se si vuole favorire e garantire la ripresa economica del Paese. Il notariato, sicuramente, farà la sua parte mettendo a disposizione la propria competenza e professionalità a tutela del cittadino, soprattutto dei soggetti più deboli.
Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it
VER NA
N E T W O R K
L E S S I N IA TERRITORIO E AMBIENTE
LA MONTAGNA CHIAMA, VERONA RISPONDE
GIOVEDÌ 15 GIUGNO 2017
DALLE ORE 18.00 ALLE 19.30 Cinema Teatro Vittoria Piazza Guglielmo Marconi, 35 - BOSCO CHIESANUOVA VERONA
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BOX OFFICE
a cura di Mattia Zuanni
IL FILM
La liceale Venus aspira a lasciare la sua casa di Staten Island, per andare al college in California. Per racimolare un po’ di soldi decide di iscriversi a Nerve: un gioco di realtà aumentata online dove le persone si possono arruolare come "giocatori" e ricevere per ogni missione svolta una ricompensa in denaro oppure, come "osservatori", pagare per guardare le imprese dei primi. La giovane si ritroverà ben presto immersa totalmente nel gioco, subendo una serie di ripercussioni nel mondo reale, in cui ogni sua mossa comincia a diventare manipolata da una comunità anonima di "osservatori", con sfide che diventeranno man mano sempre più pericolose, fino a rischiare la vita.
CURIOSITÀ
Dave Franco è il fratello minore del più conosciuto James Franco (prossimo film in cui lo vedremo protagonista sarà l’attesissimo Alien: Covenant). Sul piccolo schermo ha recitato nel ruolo di Cole, nell’ultima stagione della fortunata serie Scrubs-Medici ai primi ferri. Il cognome Roberts non vi dice niente? Ebbene sì, l’attrice Emma può vantarsi di avere una zia piuttosto conosciuta; parliamo di Julia (Pretty Woman, Ocean’s Twelve, Mangia prega ama) vincitrice di un premio Oscar e tre Golden Globe…
Titolo: Nerve Genere: Thriller Durata: 96 minuti Regia: Henry Joost, Ariel Schulman Attori: Emma Roberts, Dave Franco, Machine Gun Kelly, Juliette Lewis Uscita (Italia): 15 giugno
fotografa il
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#BUILDYOURFUTURE
RIQUALIFICAZIONE SISMICA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA RIFACIMENTO MANTI DI COPERTURA OPERE CIVILI E INDUSTRIALI
QUALITÀ E INNOVAZIONE, DA TRE GENERAZIONI NEL MONDO DELL’EDILIZIA GIRLANDA DI GIRLANDA GIANFRANCO Via Dante Alighieri, 4 – Bosco Chiesanuova (VR) Cell. 348 6046842 – 338 9769913
S E R V I Z I
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C LASSICI DA NON PERDERE Titolo: The Hurt Locker Genere: Drammatico Durata: 130 minuti Regia: Kathryn Bigelo Attori: Jeremy Renner, Anthony Mackie, Brian Geraghty, Ralph Fiennes
Iraq. Una squadra specializzata nella ricerca e neutralizzazione delle mine, si appresta ad entrare in una delle tante città martoriate dalla guerra. Ognuno dei membri della squadra sa che chiunque, nella città, potrebbe essere un nemico e qualsiasi cosa potrebbe essere un ordigno pronto ad esplodere. Scatti d 'arte di C olato Cesar
foto
Facebook.com/Cesarfhoto
foto di Colato Cesar
Una foto e una storia
notizia
Quarta puntata di La bellezza del passato, una caccia al tesoro per (ri)conoscere le meraviglie culturali del nostro territorio grazie alla luce della fotografia, un mese per volta. Per maggio, il fotografo veronese Colato Cesar ha illuminato il forte San Mattia, eredità quasi perfettamente conservata del periodo austriaco. Eretto a metà dell’Ottocento, dopo i lavori di manutenzione realizzati dal Comune nel 2001, oggi il forte è meta, purtroppo, poco frequentata, e talvolta preda dei vandali e del lento assalto della natura che tenta di riprendersi il suo posto.
LA PROVINCIA DI VERONA HA CLASSIFICATO B&B LE NOSARE CON 4 LEONI
COME ARRIVARE AL B&B LE NOSARE In auto, dal Casello autostradale di Verona Est, procedere in direzione Nord lungo la Tangenziale Est. Seguire le indicazioni per Bosco Chiesanuova. Percorrere la Strada Provinciale 6 in direzione Bosco Chiesanuova per 30 chilometri. Una volta in paese arrivare al palaghiaccio e seguire le indicazioni per Verona, al primo stop in fondo alla discesa girare a destra e proseguire per circa 3 km. Passata la contrada Morandini si arriva a Tonghe di sotto
Contrada Tonghe di Sotto - 37021 Bosco Chiesanuova (VR) 348 8189152 Nico - 347 4636775 Stefano info@beblenosare.it - www.beblenosare.it
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NEWS DAL MONDO
di Marco Menini
L’A R I A I N U N B I C C H I E R E
I N S TA G R A M V E R S O L’A R C H I V I O
Il dispositivo estrae acqua dolce dall'aria, anche laddove l'umidità è di appena il 20%. Il sistema, ideato dal MIT e dall'Università della California, è costituito da un materiale speciale che riesce a trattenere il vapore acqueo, composto da zirconio e acido adipico.
Spazio archivio o oblio? Per ora il cassetto resterà privato, ma ci sarà. A piccoli passi anche Instagram va verso la costruzione di un social network completo, permettendo ai suoi utenti di archiviare i post, che si potranno poi condividere in futuro.
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LA BIO PITTURA IONIZZANTE SANIFICA L'ARIA ELIMINANDO I CATTIVI ODORI GENERALITA` E INDICAZIONI DI IMPIEGO: Ülkerfarbe Biotech è una pittura minerale completamente a base di vetro cavo, vetro ceramico e silici icoloidali, reagisce chimicamente con i supporti minerali mediante un processo denominato “silicatizzazione” garantendo una perfetta adesione del supporto.
La sua particolare struttura microalveolare sfrutta l’umidità dell’ambiente per generare acqua ionizzata agli ioni d’argento avente proprietà antibatteriche.
Ülkerfarbe Biotech elimina la maggior parte dei gas inquinanti attraverso un processo naturale senza utilizzare sostanze chimiche.
Ülkerfarbe Biotech è l’unica idropittura sanificante in grado di agire in modo efficace migliorando la qualità dell’aria dei nostri ambienti grazie al suo principio attivo brevettato a livello internazionale.
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NEWS DA VERONA
di Marco Menini
“G u l l i v e r L i b r i p e r v i a g g i a r e e g l i a p p u n ta m e n t i d i g i u g n o Q U A N D O I S E N T I E R I S I FA N N O E P I C I Si avvicina la Lessinia Legend. Nell'attesa, mettiamo le mani sulle nostre bici e andiamo a goderci i sentieri che le nostre montagne ci offrono. Saremo accompagnati nelle tracce dai Raccoon Riders al Fest Trail di Garda l'11 giugno. Ma se non vi sentite pronti c'è sempre il corso di guida in sicurezza (sulla mountain bike), organizzato da “Fuorisella MTB School” e previsto per il 10 giugno a Lugo di Grezzana.
Giovedì 8 giugno si corre dall'Alaska alla Patagonia con il libro “Viaggio in solitaria sulla vecchia Vespa” di Ilario Lavarra. 2000 km di racconti e fotografie che disegnano, tra gli altri paradisi, l'America Latina e i Caraibi. Non è da meno il fascino della Basilicata che va in scena venerdì 16 giugno. Esaltata per le tradizioni dei suoi paesi, la Lucania è raccontata con gli acquerelli dell'autore francese Fabrice Moireau in “Basilicata. Terra, acqua, fuoco e cuori d'argilla”. Si approfondisce la conoscenza di questa Regione con il coast to coast di Andrea Semplici “Alberi e Uomini”. Museo Africano, ore 20:30
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STORIE DI STORIA
LIBERAMENTE ROMANZATE
U n r a ga zzino
d av vero talentuoso
C
orreva l’anno 1771, era il 7 gennaio e faceva un freddo boia. Le campane della chiesa di San Tomaso suonavano a festa, erano da poco passate le undici e la carrozza procedeva a rilento tra i sampietrini, i garzoni e gli ambulanti che strillavano sul Lungadige, appena dopo il Ponte Nuovo. Una piccola folla già attendeva nella piazzetta. Popolani e nobili mescolati tra loro e attirati dalla curiosità di vedere, ascoltare, insomma di confutare la bravura di quel giovinetto di appena tredici anni elegantemente vestito e profumato che scese dalla carrozza seguendo il padre Leopold, orgoglioso quest’ultimo, per tutto l’interesse suscitato dal suo figliolo. La gente s’accalcava, cori entusiasti salivano verso un cielo senza nuvole: “che bel buteleto” dicevano le donne, “lè massa picolo” seguitavano gli anziani, “sì tuti mati” decretavano i disinteressati di passaggio. I preti si fecero largo tra la folla e fecero passare i due ospiti attraverso il chiostro. Nessuno si aspettava una risposta di pubblico di quella portata, nessuno sospettava di poter assistere alla performance di una star che da lì a qualche tempo sarebbe diventata interna-
di Marco Zanoni
zionale (anche nei decenni, e parecchi, a venire). La folla s’accomodò tra i banchi della chiesa e attese. Il ragazzino prese posto, c’era un organo da suonare, c’era da lasciar estasiato il pubblico, c’era infine da confermare il talento che l’Accademia Filarmonica due giorni prima aveva sancito. Quel ragazzino ha un gran perizia e ci sa davvero fare, avevan detto i professoroni. C’era quell’organo si diceva, costruito nel 1716 da Giuseppe Bonatti da Desenzano. Così Wolfgang cominciò a pigiare sui tasti mentre le gote s’imporporavano per la concentrazione. L’organo accompagnò magnificamente l’improvvisazione del giovinetto e così dai banchi si levò un coro di “lè proprio bravo” e “robe da non creder”. Narra la storia (che non è leggenda anche se un po’ ci assomiglia) che su quell’organo alla fine dell’esibizione Amadeus (il secondo nome dell’artista) ci abbia inciso sopra le sue iniziali con un temperino. Correva l’anno 1771, era il 7 gennaio e faceva un freddo boia. In quel giorno, a Verona, un Wolfgang Amadeus Mozart fece una delle sue prime esibizioni in pubblico. Che poi non si dica che Verona non è mai stata al centro della Storia, quella con la “S” maiuscola s’intende.
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ADICONSUM
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
ROAMING, ADDIO SOVRAPREZZI Il roaming a tariffa nazionale vuole agevolare le comunicazioni quando si è in viaggio e si applica a coloro che vivono in Europa e si recano in altri paesi dell'UE per lavoro o per svago.
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ON SONO LONTANI i tempi in cui, per utilizzare il telefono fuori dai confini nazionali, bisognava essere in possesso di un contratto di abbonamento appoggiato ad una carta di credito, con l'ansia di concentrare in pochi secondi qualsivoglia chiamata, fatta o ricevuta. E ancor più recenti sono i ricordi di addebiti stratosferici generati dalla mancata disattivazione del traffico dati durante le permanenze all'estero. Ecco quindi che, sull'uscio della stagione vacanziera, arriva una lieta notizia: dal 15 giugno terminerà l'era dei sovrapprezzi per il roaming all'interno dell'Unione Europea. Roam Like At Home è il motto scelto dalla Commissione Europea che lascia bene intendere il contenuto della nuova regolamentazione. Di fatto tutte le comunicazioni (chiamate, SMS e dati) effettuate in un altro paese della UE verranno conteggiate secondo l'offerta casalinga senza sgraditi addebiti aggiuntivi. Perlomeno questo è quanto si legge nella pagina dedicata sul sito della Commissione Europea (ec.europa.eu). Eppure è lecito temere che il passaggio al nuovo regime possa incontrare alcuni ostacoli. Non tutte le società
telefoniche, infatti, si sono dimostrate entusiaste per il cambiamento in atto. Niente di cui stupirsi considerato che il roaming, sino ad oggi, è costato ai cittadini europei la bellezza di 8,5 miliardi di euro all’anno, al punto da rappresentare il 10% dei ricavi dei gestori telefonici. TRA POSSIBILI deroghe e limiti, dunque, le eccezioni alla regola non mancano e si percepisce un forte rischio che possa farne le spese, ancora una volta, il cittadino poco attento. In particolar modo destano preoccupazione le restrizioni applicabili al pacchetto dati. Se a casa si hanno dati mobili illimitati o molto economici, l'operatore potrà applicare un limite di protezione (fair use) sull'utilizzo dei dati stessi durante il roaming. Anche se, in tal caso, la compagnia telefonica è obbligata ad informare in anticipo il proprio cliente è meglio accertarsi, prima di partire, che il proprio gestore riconosca e applichi correttamente il Roam Like At Home. Qualora poi, finite le ferie, voi torniate ma i conti no, non esitate a sporgere una segnalazione all'AGCOM o ad una associazione consumatori.
Giugno 01
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2017 02
GIOVEDÌ
VENERDÌ
FESTA DELLA REPUBBLICA “Berlin days, Paris nights” con Ute Lemper” Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
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Palio del Chiaretto Luogo: Bardolino Ora: tutto il giorno Toni Servillo Luogo: Teatro Romano Ora: 21.15
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MERCOLEDÌ
GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI
Massimo Recalcati – Lacan e il desiderio Luogo: Giardino Giusti Ora: 18.30
Goran Bregović Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30 Gloria Campaner – I romantici Chopin e Beethoven Luogo: Giardino Giusti Ora: 18.30
Federico Buffa Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30
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LUNEDÌ MARTEDÌ
MERCOLEDÌ
GIORNATA MONDIALE DEL DONATORE DI SANGUE
Accompagnate qualcuno a cui volete bene nel suo posto preferito
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GIOVEDÌ
Indossate il vostro sorriso migliore
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LUNEDÌ
MARTEDÌ
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SABATO
Vinicio Capossela Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30 La Sentenza Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45
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VENERDÌ
Mangiare le idee Luogo: Sala Futurista, Palazzo Righettini-Fraccaroli Ora: 20.00 Apertura della Sagra dei Fumetti Luogo: Zona stadio Bentegodi Ora: tutto il giorno
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GIOVEDÌ
GIORNATA MONDIALE DEL VENTO Workshop “Lessinia, territorio e ambiente” Luogo: Sala Olimpica del Teatro Cinema Vittoria (Bosco Chiesanuova) Ora: 18.00
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MERCOLEDÌ
GIORNATA MONDIALE DELLO YOGA Billy Cobham Band Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
Francesco Gabbani Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
non ce lo siamo dimenticato: non ci stava
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DOMENICA
Simona Molinari - Loving Ella Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
Paolo Fresu - “Devil Quartet” Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
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MARTEDÌ
Ermal Meta Luogo: Teatro Romano Ora: 21.15
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MERCOLEDÌ
El derby de Verona – ArteFatto Teatro Luogo: Ex Arsenale austriaco Ora: 21.30
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gli eventi del mese secondo noi 04
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DOMENICA
Luna in Piazza Bra Luogo: Piazza Bra Ora: dalle 22.00 alle 01.00
Oltre la Linea di LaFogliaeilVento Luogo: Museo Africano Ora: 15.30
Rag’n’bone Man Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
22
Studi
GIOVEDÌ
David Gazarov Trio special guest Sandro Roy Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
29
Morgan al Festival della Bellezza Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30
GIOVEDÌ
Fate quello che vi piace, piu lentamente del solito
DOMENICA
Philippe Daverio – Picasso Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30
17
VENERDÌ
Matching Ties a Verona Luogo: Fondazione Centro Campostrini Ora: 21.00
WMA2017 Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00
11
SABATO
Massimo Cacciari Luogo: Teatro Romano Ora: 21:30
16
06
MARTEDÌ
GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE
L’arte rifiorisce in primavera | visite gratuite Luogo: GAM Ora: alle 11.00 e alle 16.00
10
LUNEDÌ
SABATO
Weekend della Scienza – Il paleontologo Luogo: Parco Natura Viva Ora: tutto il giorno La seconda luna di miele Luogo: Teatro Stimmate Ora: 16:00
23
VENERDÌ
Nabucco – Apertura del Festival Lirico Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00 Raphael Gualazzi – Love Life Peace Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
30
Umberto Galimberti Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30
12
LUNEDÌ
GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE Guardatevi
“Iqbal: bambini senza paura”
18
DOMENICA
Verona Force Run Luogo: Piazza San Zeno Ora: 10.30-14.00 Tony Bennett Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
24
SABATO
Corso di Brush Lettering con CarrieDesign Luogo: Riot Clothing Space Ora: 15:30-18:00 Aida (Versione Futuristica) Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00
legenda
VENERDÌ
RDS Breakfast Run Luogo: Centro storico Ora: 5:45 Garden’s Wall Festival 2017 Luogo: via Tommaso da Vico Ora: 18.00
MOSTRE/ARTE
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A CURA DI
94
Andrea Nale
L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
Essere soddisfatti dalla vita è una questione di vocabolario. Sentiamo una vita vuota quando manca “l'amore" o “la realizzazione personale". Perché non ci preoccupiamo della "fiducia degli altri", “la trasparenza dell'esistere", “l'avventura"? Ci sono tante cose da migliorare e rincorrere, non fissarti su quelle più scontate.
Che tipo di finzione preferisci adottare ogni giorno? Mostrarti felice anche quando non lo sei o lamentarti in continuazione anche quando sembra andare tutto bene, per attirare l'attenzione?
Per lasciarsi il passato alle spalle il problema non è voltare pagina, è non farsi disturbare dai caratteri della pagina precedente che si intravedono ancora, storti e incomprensibili. Il problema non è girare pagina, è scegliere di essere il tipo giusto di carta.
Pensi di esserti arreso, di non aver una strada che sia la tua e uno straccio di desiderio da inseguire? Ricorda quel che dice il filosofo: «Possiamo fare tutte le cose che vogliamo ogni volta che non vogliamo nulla».
21 MARZO - 20 APRILE
21 APRILE - 20 MAGGIO
21 MAGGIO - 21 GIUGNO
22 GIUGNO - 22 LUGLIO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
Spesso nella vita ci spaventano i cambiamenti perché pensiamo che trasformino radicalmente tutto il nostro essere. Prova, invece, a fare un elenco delle cose che rimarrebbero uguali, se dovessi fare quella benedetta scelta: sono tantissime.
Hai notato anche tu che per quanto una persona possa viaggiare, studiare, acculturarsi, alla fine i valori fondamentali della vita sono i due - tre che ti ha insegnato la mamma da piccolo? Quali sono i tuoi?
Non vedere tutto bianco o tutto nero. Preferisci i periodi di luce, è ovvio, ma ricorda che è solo nel nero più assoluto che si vedono le lucciole brillare.
Quando si sta bene il tempo è una linea ordinata e ben dispiegata, tutto viene e verrà al momento giusto. Nella sofferenza, tutto sembra accaderci senza un senso, tutto sembra lontano, piatto all'infinito. Concentrati sul presente o sul futuro più vicino a te: ama il prossimo.
23 LUGLIO - 23 AGOSTO
24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE
23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE
23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE
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Ti senti affranto perché non trovi il coraggio di cambiare vita? Poco male, questo malessere significa che la vita non è riuscita a cambiare te.
Da Pirandello abbiamo imparato che siamo una persona diversa per ogni persona che incontriamo. Sapresti invece ritrovare ciò che, in te, rimane costante in ogni incontro?
Per risolvere un problema è necessario dare al problema una forma che lo renda risolvibile. Per questo parliamo con gli altri: trovati uno "scultore" di fiducia a cui confidare la tua forma grezza e chiamalo amico.
Più di tutto al mondo ciò che cerchi di nascondere agli altri è la tua vulnerabilità. I momenti in cui riesci a farla emergere sono, per questo, i momenti più belli, con le persone migliori.
23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE
22 DICEMBRE - 20 GENNAIO
21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO
20 FEBBRAIO - 20 MARZO
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