EDIZIONE FEBBRAIO 2018
ANNO 10 - NUMERO 01
NUMERO OTTANTASETTE
I S PIRA ZION E C OR A GGIO SGUA R DI A LTI C UR A BELLEZZA META MOR FOSI
DIECI PAROLE PER VERONA RACCONTATE (ANCHE) DA VITTORINO ANDREOLI
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FEBBRAIO 2018
di
MATTEO SCOLARI
matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo
Q
EDITORIALE
ualche giorno fa mi sono commosso davanti alla televisione ascoltando la testimonianza composta, ma intensa, della neo senatrice a vita Liliana Segre (nominata dal Presidente Mattarella il 19 gennaio scorso), ospite su Rai Uno nel salotto domenicale di Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Nata a Milano nel 1930 da famiglia di origine ebraica, a soli otto anni dovette lasciare la scuola elementare per effetto delle leggi razziali introdotte dal fascismo, nel 1938. Nel 1943, assieme all’amato padre Alberto e a due cugini tentò la via della Svizzera per scampare dai rastrellamenti che in quei mesi si susseguivano sempre con maggior frequenza e violenza. Vennero intercettati, tutti e quattro, dalle guardie del Canton Ticino proprio sul confine e furono arrestati. Prima il carcere di Varese, poi di San Vittore e, il 30 gennaio 1944, il viaggio dal “Binario 21” della stazione di Milano, destinazione Birkenau-Auschwitz. Una settimana in un vagone merci stipato di persone, “piombato” all’esterno, fino all’arrivo nella gelida spianata del più grande campo di concentramento che i nazisti realizzarono per portare a termine la cosiddetta “soluzione finale”. Liliana non rivide mai più il padre, nemmeno i nonni paterni, anche loro deportati e uccisi nel 1944. Rimase a Birkenau fino al 27 gennaio 1945, poi il trasferimento a piedi, forzato e imposto dai tedeschi per sfuggire all’avanzata russa, verso il nord della Polonia, verso i campi di Ravensbrück e poi di Malchow. Il primo maggio di quello stesso anno la liberazione. Liliana Segre tornò a Milano nell'agosto 1945, pesava 32 chilogrammi. Per trent’anni non parlò mai di quello che le capitò, fino al 1990, quando iniziò ad andare nelle scuole, tra gli studenti: «Giovani scegliete sempre la vita, evitate che l’indifferenza abbia il sopravvento» ripete ad ogni fine incontro come lascito testamentario alla nuove generazioni. A lei, alle persone come lei, ai pochissimi sopravvissuti, testimoni di quella tragedia rimasti ancora al mondo, alle milioni di vittime dell’Olocausto e del conflitto mondiale, è dedicato questo numero speciale di Pantheon. Un numero, ve ne accorgerete, diverso dagli altri, fuori dagli schemi, celebrativo
COLUI CHE È CORAGGIOSO È LIBERO. SENECA
per i dieci anni di attività editoriale. Un numero che richiama alcune parole chiave che ci hanno accompagnato dal 2008 a oggi e che vorremmo ci accompagnassero in futuro, nel nostro mestiere, nella nostra vita, ogni giorno. Dal coraggio, che dimostrò proprio la giovane Segre, alle radici che ci legano al nostro territorio. Dalla cura e all’attenzione per noi stessi e per gli altri (che non dovrebbero mai mancare), alla metamorfosi, intesa come cambiamento, trasformazione, tendente al miglioramento personale e all’interno di una comunità. Per comprendere il significato profondo di queste dieci parole abbiamo chiesto l’aiuto al professor Vittorino Andreoli, che fu tra i primi ad aver dato fiducia al “progetto Pantheon” nel 2009, concedendoci una lucida riflessione sui tempi che stavano cambiando con l’avvento delle nuove tecnologie. Analisi che rivista al giorno d’oggi, assume le caratteristiche di una profezia. Grazie al professore, dunque. Grazie agli oltre 100 collaboratori del giornale dal 2008 a oggi, grazie ai tanti fornitori, grazie alle migliaia di persone intervistate. Grazie, soprattutto, alle centinaia di aziende che hanno scelto e stanno scegliendo il giornale e gli altri strumenti digitali del gruppo Verona Network (che da quest'anno annovera anche la storica Radio Adige) per comunicare ciò che hanno da dire o da raccontare. E perché credono in un progetto di crescita territoriale e di rete, quello che abbiamo presentato lo scorso dicembre in una meravigliosa Villa Arvedi che ci ha ospitato per la grande festa del decennale. Grazie, infine, a voi, che siete sempre più numerosi e partecipi. Che avete ancora a cuore i valori più autentici.
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 30/01/2018
Indice 6
D IE C I PA R O L E , P ER C HÉ?
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STORIE DI STORIA
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ANGOLO PET
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PILLOLE DI
MAMMA
LE RADICI
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L E M E TA M O R F O S I
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BELLEZZA AL NATURALE
20
IL CO R AG G I O
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IN CUCINA CON NICOLE
26
L A BE L L E Z Z A
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LA CURA
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L'OROSCOPO
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L ' IS PI R A Z I O N E
42
G L I S G UA R D I A L TI
46
L ' A R M O N I A
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L A SA PI D I TÀ
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LA LEGGEREZZA
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DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA
REDAZIONE E COLLABORATORI
REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, FLAVIO BRUTTI, MARCO MENINI, PAOLA SPOLON HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI FEBBRAIO 2018 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, GIORGIA CASTAGNA, CESAR COLATO FEDERICA LAVARINI, ANDREA NALE, EMANUELE PEZZO, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, GIOVANNA TONDINI, GIULIA ZAMPIERI, MARCO ZANONI. COPERTINA FLAVIO BRUTTI PROGETTO GRAFICO FLAVIO BRUTTI SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT - WEB: WWW.GIORNALEPANTHEON.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111 CONTRIBUTI PER PANTHEON MAGAZINE C/C POSTALE 93072262 INTESTATO A: INFOVAL SRL - VIALE DEL LAVORO 2, 37023 GREZZANA (VR)
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Introduzione
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COME ABBIAMO CHIESTO A
VITTORINO ANDREOLI
DI SPIEGARCI LE NOSTRE PAROLE L’idea è nata al tavolo dell’ultima riunione di redazione. Abbiamo pensato un po’ a Italo Calvino e alle sue Lezioni Americane. Lo scrittore nei suoi appunti per le conferenze che avrebbe dovuto tenere ad Harvard (ma non ci arrivò mai perché morì prima) aveva diviso tutto in sei capitoli, sei valori cardine della scrittura. Voleva portarseli dietro come amuleti necessari anche nel millennio che poi non riuscì a vedere. Nel nostro caso, dieci anni di Pantheon quindi, già l’avete intuito, dieci parole. Quelle determinanti, quelle a braccetto delle quali vogliamo continuare a raccontare ieri come oggi, ieri come domani. In questo esercizio di auto-analisi linguistica, abbiamo chiesto aiuto a Vittorino Andreoli. Perché il professore è attento ai contorni unici che ogni nome ritaglia. Perché, per noi (e speriamo che la definizione gli piaccia), è il sovrano veronese dell’esattezza.
«P
ronto?». «Eccoci, professore». «Una premessa però: quelle che le darò non sono definizioni. Scriva che sono suggestioni, ovvero interpretazioni attraversate dai sentimenti». Dieci suggestioni, dunque. Un sapere emotivo servito sul piatto d’argento della sintesi dallo psichiatra che da anni mette la realtà sul lettino. Perché per custodire le parole bisogna capirle, provarle, ripararle. Abbiamo fatto largo tra i pertugi stretti delle nostre sintassi veloci e abbiamo tirato fuori le radici, perché possiamo andare dappertutto solo se ascoltiamo il richiamo, come dice, o meglio, suggerisce Andreoli, «della piccola particella di mondo dove siamo nati». Ci siamo fermati a contare le trasformazioni, ma non ci bastavano le dita delle mani. Le abbiamo chiamate metamorfosi, perché con loro cambiano sempre anche pezzi di noi. Ci siamo accostati piano alle ferite che il coraggio non nega ma fa rifiorire. La bellezza, ah lei. Quella l’abbiamo affrontata di lato, per non bruciarci gli occhi come si fa con il sole. E poi la cura «l’espressione più felice per indicare una relazione». Fulminea, senza chiedere permesso, ci è arrivata addosso l’ispirazione, quel soffio miracoloso «che rende possibile ciò che non è mai stato». «L’uomo è grande perché ha sollevato lo sguardo da terra» e non si tratta solo del leopardiano “Che fai tu, luna, in ciel?”. È
qualcosa che tiene dentro anche le nostre montagne e la vita lassù, così adiacente al cielo. Sguardi alti ci è sembrata la sintesi più giusta. Imparassimo tutti a suonare le nostre qualità nel concerto di quelle degli altri, forse, l'ansiosa ambizione che ci urla nell’orecchio cambierebbe tono di voce perché l’armonia «è ciò che nasce dall’orchestra» e, proprio lei, l’orchestra «deve essere il metodo» per ogni agire. Magari con una punta di sapidità. Non si tratta solo di vivacità del sapore o del dado vegetale che dà vigore al brodo. È una qualità della mente. Quell’ironia dosata che ci permette di «interpretare il mondo per non averne paura». L’arguzia aiuta a scongiurare l’immobilismo dell’anima, perché ne smussa la gravità. In fin dei conti, i giorni falliti sono solo quelli che hanno rinunciato alla leggerezza come lente, anche se limitata e provvisoria, per guardare i nostri modesti paradossi quotidiani. «Ultima cosa, professore: ci siamo dimenticati qualche parola secondo lei?». «Direi! Ne ho scritto un elenco sul foglio qui vicino. Ma è il vostro lavoro, quindi non vi suggerisco niente». Il nostro mestiere, già. Ora che finisce la pagina, sarebbe, quindi, il momento di darvi un ritratto mentale di quello che saremo? Guardiamo il futuro un po’ alla Calvino, «senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi».
DI MIRYAM SCANDOLA
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Radici
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ono il fondamento di ciascun uomo. Egli può andare dappertutto (come insegna la globalizzazione) ma solo se ha profonde radici che lo richiamano alla piccola particella di mondo dove è nato. Per andare lontano, bisogna essere radicati. Come una pianta: tanto più si alza, tanto più sviluppa radici.
LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
SIAMO COSÌ, DI TERRA E RADICI
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i terra e radici. Quelle dell’infanzia e della giovinezza. Quelle in cui far crescere i sogni. I più puri e sinceri. Quelle del prezioso motto disneyano “Se puoi sognarlo, puoi farlo”, della voglia di creare un giornale, di dar voce a un territorio - la Valpantena - per certi aspetti in diffi-
coltà, non solo economica. Del desiderio personale di imparare una professione, quella giornalistica, sul campo, assieme a dei giovani, a dei coetanei, ragazzi come me. Di inaugurare una redazione, come i grandi di questo mestiere hanno fatto nei loro anni migliori, per dare un contributo, lasciare un segno, un mes-
DI MATTEO SCOLARI
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SIAMO COSÌ, DI TERRA E RADICI
saggio nuovo in una società sempre più complessa. Nasce così Pantheon, da questi pensieri. Il giorno di San Valentino di dieci anni fa. Dalla penna di un notaio che firma l’atto di costituzione della società editrice, e poi dritti a maggio di quello stesso anno, il 2008, per il primo numero del giornale, distribuito con orgoglio durante una sagra di paese, a Marzana. Un’emozione forte. Dieci anni, già: 87 numeri stampati, più di un milione di copie diffuse gratuitamente, 1350 punti di distribuzione oggi sul territorio di Verona e provincia, oltre 100 persone che hanno collaborato per la rivista, quasi 15 mila articoli scritti per il giornale e il sito internet della testata. Centinaia di persone intervistate, decine
di ore di formazione per i giovani, oltre 200 eventi realizzati sul territorio per cercare di trovare modelli e soluzioni, per creare rete, fornire nuovi sguardi. Un decennio in cui si è affacciato sul grande mondo dell’editoria anche il digitale, una rivoluzione. Un’opportunità, per noi. Queste poche righe per ripercorrere a ritroso una strada che non è stata sempre facile, ma che noi tutti (come redazione), rifaremmo. Pantheon è ciò che stringiamo tra le mani adesso, sono le voci e i volti che riconosciamo sulle pagine del giornale, sullo schermo di un telefono, sulla bacheca di un social. Pantheon siamo noi, di terra e radici. Con tanti sogni - questo sì - ancora da realizzare. Ancora da scrivere.
Radici
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FENOMENOLOGIA (BREVE) DI QUELLA VALPANTENA DOVE SIAMO NATI
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a trasformazione che la Valpantena ha subito negli ultimi dieci anni è evidente. È stato un passaggio che ha creato dei disagi però consente, oggi, di guardare il futuro con più entusiasmo. La famiglia e la società stanno ancora vivendo un cambiamento antropologico: denatalità e invecchia-
mento in primis. Mancano le giovani famiglie - a causa dell’instabilità del lavoro - con le conseguenze che questo implica sulle nascite. Tuttavia si sta recuperando la consapevolezza del grande ruolo della famiglia sia per la crescita della società che per valorizzare la Valpantena. Il settore lapideo ha perso aziende e manodo-
DI ALESSANDRA SCOLARI
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pera. Molteplici le cause, dalla frenata delle costruzioni, all’innovazione tecnologica che ha trasformato il sistema di lavorazione del marmo. Segnano una ripresa gli imprenditori che hanno tecnologicamente rinnovato le aziende, si sono dotati di personale specializzato ed esportano. Il settore delle costruzioni fatica ad inserirsi nella ristrutturazione del patrimonio esistente, un po’ per i maggiori costi che questo implica e non solo. Si assiste, abbastanza di frequente, all’acquisto di
appartamenti e case da parte di cittadini stranieri (europei). C’è il ritorno alla terra, alle coltivazioni pregiate - in primis i vitigni che sembrano giardini - e agli agriturismi. Questo fa ben sperare chi per la Valpantena progetterà un turismo di élite. La bretella di collegamento della SP6 con la Tangenziale Est è in dirittura di arrivo, paesaggio e clima restano incantevoli, mentre si amplia l’offerta di prodotti e servizi.
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“AFFIANCAMENTO” IN AGRICOLTURA, IN VIGORE IL NUOVO CONTRATTO
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on la legge di Stabilità 2018 (L. 205/2017), in vigore dal 1 gennaio, è stato introdotto il nuovo contratto di affiancamento in agricoltura al fine di promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in questo settore e il passaggio generazionale dell’impresa agricola. I giovani di età compresa tra i 18 e i 40 anni, non titolari del diritto di proprietà o di diritti reali su terreni agricoli, godono di particolari agevolazioni previdenziali e finanziarie se stipulano un contratto di affiancamento, di durata non superiore ai tre anni, con un imprenditore agricolo o con un coltivatore diretto di età superiore ai 65 anni o già pensionati. Tale contratto stabilisce l’obbligo per l’imprenditore e/o coltivatore diretto a trasferire al giovane le proprie competenze e da parte del giovane l’obbligo di contribuire direttamente alla gestione, anche manuale, dell’impresa e di apportare le innovazioni tecniche e
gestionali per il miglioramento dell’azienda d’accordo col titolare. Al giovane imprenditore agricolo spetta una percentuale di partecipazioni agli utili (dal 30% al 50%). Può essere previsto anche il subentro nella gestione dell’azienda. Spetta inoltre, nel caso di vendita di terreni agricoli da parte del titolare durante il periodo di affiancamento, e nei successivi sei mesi, il diritto di prelazione, cioè il diritto di acquistare a particolari condizioni, con le modalità previste dalla legge 590/1965 art.8. Sembrerebbe che per far sorgere il diritto di prelazione sia sufficiente l’esistenza del contratto di affiancamento e non anche gli altri requisiti previsti normalmente (per la prelazione agraria) in materia. Alcuni quesiti: nel caso di concorso tra imprenditore agricolo affiancato (non avente rapporto di parentela con il titolare) e coeredi coltivatori del proprietario venditore o tra imprenditore affiancato e confinanti
coltivatori diretti, chi prevale? E nel caso di acquisto di terreni agricoli spettano le agevolazioni IAP e piccola proprietà contadina anche se il giovane imprenditore affiancato non è preventivamente iscritto alla gestione previdenziale ed assistenziale INPS? Il nuovo contratto di affiancamento appena introdotto è una fattispecie di non facile applicazione per la quale sarà utile una interpretazione autentica del legislatore.
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Metamorfosi
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n’espressione straordinaria perché include il desiderio, cioè il sogno di cambiare. Il desiderio è la capacità che ha ciascuno di noi di pensarsi diverso domani. La metamorfosi non è che il sogno di mutare per poter inserirsi meglio del mondo. Se la metamorfosi è, dunque, il segreto della favola, il desiderio è il segreto dell’uomo. LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
SULLA MACCHINA DEL TEMPO In dieci anni quanto è cambiata Verona? Abbiamo provato ad intraprendere un viaggio a ritroso attraverso alcuni esempi del cambiamento in città, perché il futuro, in fondo, è già presente.
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uanto scorre veloce il tempo? Sembra ieri quando Pantheon ha iniziato a raccontare Verona, le sue valli, le sue montagne e le storie delle persone che qui abitano. Eppure, anche se due lustri sembrano effettivamente pochi, racchiudono in sé traguardi
raggiunti, qualche sconfitta, programmi e progetti che hanno segnato il presente di Verona e ne hanno ridisegnato i contorni. Abbiamo scelto cinque punti di vista attraverso cui provare a raccontare questo cambiamento, con un occhio verso quello che ci aspetta di qui ai prossimi 10 anni.
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DI GIORGIA CASTAGNA E MATTEO BELLAMOLI
SP6 WORK IN PROGRESS
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li abitanti della Valpantena hanno discusso per decenni su come risolvere il problema del traffico in vallata, ma la lunga gestazione dei lavori per il prolungamento della SP6 sono partiti solo a novembre 2016. Per un magazine come Pantheon che ha iniziato raccontando di queste zone, uno dei cambiamenti più evidenti di questi 10 anni è proprio il cantiere nei pressi del mangimificio Veronesi. Ma la vita di un territorio germoglia nella sua capacità critica, e anche se il dibattito SP6 sembra sopito, basta entrare in uno dei bar di Quinto di Valpantena per sentire subito rispo-
Ieri
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ste contrastanti: «Sarà un cambiamento epocale» dice un cliente, ma non occorre nemmeno ripetersi che l’amico poco distante gli fa subito eco, «Occorrerà attivare anche il secondo stralcio, altrimenti l’opera sarà di fatto senza un pezzo, quello più importante che collega alla Tangenziale Est». Pareri confermati anche dal Comitato per la Viabilità della Valpantena: «Dopo alcune decine di incontri, assemblee pubbliche e conferenze stampa che abbiamo organizzato e promosso tra il 2003 e il 2013 – ha detto Marco Pasquotti, presidente del Comitato – finalmente assistiamo ai lavori di realizzazione del prolungamen-
to della SP6. L’opera è assolutamente necessaria visto che i volumi di traffico arrivano a 1.200 veicoli/ora nelle ore di punta. Peccato che, per il momento, sia stato finanziato solo il primo tratto del tracciato e rimarrà poi da realizzare il secondo tratto. Si tratta di un’opera che consentirà di risolvere l’imbuto viabilistico attuale, e darà maggiore serenità a chi si sposta per lavoro in Valpantena o chi raggiunge la Lessinia nel weekend». Con il 2018 le risposte sono sempre più vicine perché, stando al programma lavori presentato all’avvio del cantiere, l’inaugurazione del nuovo tratto dovrebbe avvenire alla fine di quest’anno.
Metamorfosi
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SANTA MARTA
RIQUALIFICAZIONE PER UN POLO CULTURALE DIFFUSO DI GIORGIA CASTAGNA E MATTEO BELLAMOLI
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olpisce senza dubbio il grande lavoro fatto in questi 10 anni, che grazie alla condivisione di intenti dell’università di Verona, ha ridisegnato completamente i contorni del complesso di Santa Marta in un nuovo polo culturale che non ospita solo biblioteche e aule universitarie ma anche spazi che si potrebbero definire di cultura condivisa. Delle cinque storie che vi abbiamo proposto in queste pagine, è forse questa quella in cui si percepisce in modo più coinvolgente come il trascorrere del tempo sia diventato un
valore aggiunto, una spinta che permette non solo di vedere com’era questo posto negli anni scorsi, ma anche di intuirne potenzialità e dinamiche protratte verso il futuro. Un esempio su tutti è la biblioteca, con i suoi due chilometri e mezzo di scaffali, 200.000 pubblicazioni, quasi 350 posti a sedere e una location architettonica da lasciare senza fiato, con il suo stile urban che unisce la linea possente e austera di queste mura con la spinta moderna dello spazio che ospita. Per tuffarsi nel viaggio temporale del quale l’area di Santa Marta è sta-
ta ed è assoluta protagonista, anche la mostra Santa Marta. Storie e percorsi in mostra ideata da Maria Luisa Ferrari. Un percorso espositivo all’interno del quale è possibile rivivere il recupero edilizio di questo sito, le sue nuove funzioni in connessione con l’affascinante storia della Provianda di Santa Marta, dove un tempo di producevano pane e gallette. Anche per questo abbiamo inserito Santa Marta in questo ideologico percorso dei 10 anni, perché qui non è solo l’università che si racconta, ma anche la città intera.
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L’OSPEDALE DELLA DONNA E DEL BAMBINO SANITÀ VERONESE ALL’AVANGUARDIA
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orreva l’anno 2013 quando la vecchia Maternità di Borgo Trento, ultimata nel 1970, veniva completamente rasa al suolo per dare avvio ai lavori di costruzione dell’innovativo Ospedale della Donna e del Bambino. Realizzata a fianco del “Polo Chirurgico Confortini”, la struttura materno-infantile, prima nel suo genere in Veneto, risponde alle nuove esigenze della medicina moderna. Con i suoi 260 posti letto la struttura occupa una superficie di 27mila metri quadrati ed è distribuita su due edifici: un blocco di 8 piani per le degenze e una palazzina di 3 piani per gli ambulatori e le attività diurne, collegati tra loro da una piastra a due livelli che ospita le attività di Pronto soccorso pediatrico e ostetrico-ginecologico e di assistenza intensiva. All’interno si riuniscono tutti i reparti dal materno-infantile precedentemente distribuiti tra Borgo Trento e Borgo Roma, dai ricoveri alle cure intensive, day hospital, sale parto e operatorie, ambulatori, spazi di ricerca e didattica per tutte le specialità mediche e chirurgiche di area pediatrica e dell’intera sfera femminile. L’opera, fortemente voluta dalla Regione del Veneto è stata realizzata con un appalto aggiudicato nel 2012, (in cui rientra la realizzazione del «Blocco Nord» al Policlinico di Borgo Roma): in tutto l’investimento per le due nuove maxi-strutture ospedaliere ammonta a oltre 117 milioni di euro, di cui 33 a carico dell’azienda ospedaliera, 20 della Fondazione Cariverona, e 57 di privati in project financing.
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Metamorfosi
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FIERAGRICOLA VERONA LA RIVOLUZIONE 4.0 DEL SETTORE PRIMARIO
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ata nel 1898, Fieragricola festeggia quest'anno 120 anni di storia con l’edizione numero 113. La rassegna internazionale biennale andata in scena alla fiera di Verona dal 31 gennaio al 3 febbraio ha saputo stupire anche quest'anno con una formula rivolta a tutte le specializzazioni del settore agricolo che nell'ultimo decennio, assicurano gli organizzatori ha segnato una rivoluzione nei campi e sul mercato. Dieci padiglioni occupati, oltre 1.000 espositori, una superficie netta di 57mila metri quadrati (+4,4% sull’edizione precedente), un’area demo esterna di 7.500 metri quadrati allestita per gli Special Show, 980 animali (+63,3%), delegazioni commerciali provenienti da 33 Paesi esteri e tre concorsi sulle razze bovine, più di 120 convegni seguiti da corsi di abilitazione professionale. «Da sempre Fieragricola rappresenta un momento di confronto e di aggiornamento sui grandi temi politico-economici e su quelli tecnico-scientifici - ha spiegato il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese - nella logica di dare valore aggiunto e far emergere le caratteristiche di innovazione,
competitività e capacità di valorizzazione delle produzioni primarie. Qualità che, unite alla sostenibilità, sono gli elementi imprescindibili per affrontare la grande sfida della crescita demografica che nel 2050 porterà a quota 9 miliardi gli abitanti del pianeta Terra». A confermare la rivoluzione del settore, lo studio effettuato da Fieragricola-Nomisma sul tema “Agricoltura 2007-2017: cosa è cambiato?” che mostra come il primario rispetto ad altri settori abbia reagito per primo alla recessione cercando di irrobustirsi e innovarsi. «Siamo a metà del guado - ha dichiarato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani - più strutturati ma ancora non abbastanza rispetto ai competitor, più professionali ma in attesa del grande passo digitale e in parziale ripresa sul fronte delle nuove trattrici, più giovani in un comparto ancora tradizionalmente dominato da conduttori in età avanzata. Fieragricola ha analizzato l’ultimo decennio per capire come procedere verso il definitivo salto di qualità incentrando la rassegna sul tema della nuova Pac e dell’agricoltura 4.0».
ARTICOLO PUBBLIREDAZIONALE
ENERGIA E GAS DA 10 ANNI ORA IL DEBUTTO IN MOTOGP
La holding fondata nel 2007 dal veronese Matteo Ballarin consolida la propria posizione nel mercato internazionale con importanti acquisizioni in Croazia, Romania e Slovenia. Nel 2018 il marchio sarà sulle moto del team della MotoGp Estrella Galicia 0,0 Marc VDS
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tili e redditività in forte crescita, in controtendenza rispetto all’andamento generale del settore. Europe Energy, multinazionale veronese attiva nel mercato dell’energia elettrica e del gas con specializzazione nel trading, consulenza e vendita diretta agli utenti finali, compie dieci anni. Fondata nel 2007 dall’attuale presidente Matteo Ballarin, la holding ha festeggiato il traguardo con l’approvazione, qualche giorno fa, del decimo bilancio, confermando i numeri e i trend finanziari previsti a inizio anno e la capacità prospettica del proprio management.
si, ad esempio, ai gruppi internazionali che grazie al nostro Gruppo potranno trovare un unico riferimento amministrativo per le loro forniture di energia nei vari Paesi, piuttosto che applicare le opportune strategie di gestione del rischio delle commodity energetiche a livello globale e non più solo aziendale».
EBITDA che passa dai 2.076 milioni di euro del 2016 ai 4.187 milioni di quest’anno, con un incremento del 101 per cento. Un utile prima delle imposte che sale dai 1.721 milioni ai 4.066 milioni di euro del 2017, con un incremento del 136 per cento e un utile netto vicino al raddoppio, dai 1.342 milioni di euro ai 2.581 milioni dell’anno finanziario appena concluso, con un incremento del 92 per cento. I ricavi del 2017 sono stati 295.348 milioni di euro contro i 444.094 milioni del 2016 confermando un trend di diminuzione annunciato e che probabilmente ha raggiunto i livelli di minimo.
IN LINEA con questi obiettivi rientra il prestigioso accordo di sponsorizzazione triennale con il team MotoGp e Moto2 Estrella Galicia 0,0 Marc VDS. Il marchio Europe Energy sarà presente sulle moto che gareggeranno nelle prossime tre stagioni nella classe regina e nella Moto2 e accompagnerà i quattro piloti del team: il campione del mondo Moto2 in carica, Franco Morbidelli, e Thomas Luthi, in MotoGp e Alex Marquez e il campione del mondo Moto3 Joan Mir in Moto2. Internazionalizzazione sarà dunque la parola chiave del 2018 di Europe Energy, intesa non solo come espansione territoriale ma anche come esposizione del marchio su scala globale.
TRASFORMAZIONE ed efficientamento sono i capisaldi di Europe Energy. L’attività tradizionale di trading di energia elettrica, storico core business del Gruppo, ha proseguito sulle nuove direttive istituite già nel 2016 con un maggiore utilizzo di piattaforme di clearing per registrare le transazioni di energia e un grande focus sull’operatività short term. La piattaforma logistica permette di consegnare energia ovunque in Europa ed è un vero e proprio fiore all’occhiello della holding scaligera, la quale è già attiva in Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia e Slovenia. Proprio nei Balcani è stata rafforzata la presenza grazie all’acquisizione della maggioranza diretta delle società di vendita ai clienti finali in Romania e Slovenia e del 50 per cento in Croazia: «Per noi è importante esserci, essere innovativi e porre sempre al centro della strategia il cliente e i suoi bisogni – spiega Matteo Ballarin, presidente Europe Energy Holding - Si pen-
GLI OBIETTIVI di Europe Energy per il 2018 sono chiari: sviluppo e crescita della propria posizione sui mercati continentali, senza mai dimenticare l’attenzione alla gestione del rischio e il controllo della marginalità attesa.
MATTEO BALLARIN Presidente Europe Energy Holding
Metamorfosi
PIAZZA CORRUBIO IL LENTO CAMBIAMENTO
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i sono tante altre zone di Verona che sono state rivalutate, sistemate o anche solamente ridisegnate, ma Piazza Corrubbio ha subito una metamorfosi che ne ha toccato il profondo. Il cantiere per la realizzazione del discusso parcheggio e per la valorizzazione, esteticamente riuscita, dell’area pedonale, ha segnato gli ultimi dieci anni non solo della Piazza, ma di tutto il quartiere di San Zeno. Un cambiamento che ha portato con sé critiche e accesi dibattiti che anche oggi, a lavori conclusi, non smette di alimentare il confronto. Una riqualificazione che ha dato un nuovo volto a Piazza Corrubbio, dipingendola con i contorni di un luogo più moderno, vivibile e accogliente. Eppure chiacchierando con qualche abitante e
con gli esercenti che qui affacciano i loro locali, c’è ancora del risentimento per decisioni che secondo alcuni sono state prese senza coinvolgere adeguatamente il quartiere del “Papà del gnoco”. Voci che rappresentano una lettura della travagliata vicenda che noi tutti, veronesi più o meno vicini al quartiere, abbiamo interpretato sposando una delle due visioni contrapposte. Per questo motivo ci sembrano più affidabili le parole di Mr. Schigiel, americano appassionato d’auto che lo scorso maggio ha visto per la prima volta nella vita Piazza Corrubbio transitando con la sua Cisitalia 202 Cabriolet del 1952 durante una manifestazione di auto d’epoca: «Really welcoming! [veramente accogliente!]» che forse è una vittoria sia dell’architettura che, soprattutto, di tutti i sanzenati.
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IL MOSAICO DEGLI EX MAGAZZINI GENERALI
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'apripista è stato l’Ordine degli Ingegneri, poi sono arrivati gli altri inquilini: l’Ordine degli Architetti, i Consulenti del Lavoro e dei dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Una cittadella delle professioni che vanta a portata di mano l’Archivio di Stato. È sotto gli occhi di tutti la rigenerazione degli spazi urbani di Verona Sud, affidati dagli
anni Ottanta al vento dell’indecisione. Alcuni speravano che nascesse qui un vasto Polo culturale per la città, il cambio di destinazione d’uso ha silenziato quel sogno ma ha aperto nuove prospettive. Intanto a breve l’arrivo del punto vendita di Eataly di Oscar Farinetti negli spazi della cosiddetta ex Ghiacciaia, l’ex cella frigorifera degli ex Magazzini generali.
Coraggio
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e ne sono molti tipi. Tra i tanti ne prendo uno: il coraggio di vivere. Oggi, in un momento storico non facile, in una società in trasformazione. È più forte la paura del coraggio ma è necessario invertire questo rapporto. Il coraggio deve guardare avanti e oltrepassare le difficoltà. Il coraggio è la vittoria sulla paura. LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
GIACOMO SLEMER E QUEL GESTO D’AMORE SENZA SE E SENZA MA
Il giovane veronese, 24 anni, perse la vita il 15 agosto 2012, a Torbole, nel tentativo riuscito di salvare la propria fidanzata dalle correnti del fiume Sarca, affluente del Lago di Garda. Il 18 dicembre scorso, nel Palazzo del Governo di Trento, la consegna ai genitori della Medaglia d’oro al valore civile, alla memoria.
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a compiuto un gesto da eroe nel momento in cui bisognava dimostrare di esserlo. Senza se e senza ma. Giacomo Slemer è nella storia della Repubblica italiana e nel cuore di tante persone che l'hanno conosciuto quand’era in vita e che avranno modo di
ricordarlo, in futuro, anche grazie a questa alta onorificenza. La Medaglia d'oro al valore civile, alla memoria, conferita con decreto del Capo dello Stato Sergio Mattarella il 5 giugno 2017, su proposta del Ministro dell’Interno, è stata consegnata nelle mani dei genitori del ragazzo veronese, lunedì 18
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DI MATTEO SCOLARI
dicembre, dal commissario di Trento Antonio Gioffrè e dalla giudice della Corte costituzionale Daria de Pretis, nel corso di una solenne cerimonia che si è svolta nella sala di rappresentanza del Palazzo del Governo di Trento, davanti a numerose autorità civili, istituzionali e militari. Una cerimonia, alla quale ha presenziato anche il presidente della provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, in cui sono state consegnate otto onorificenze di cavaliere e una di ufficiale al merito della Repubblica e, come atto conclusivo, è stata data lettura delle motivazioni con le quali lo scorso giugno il Presidente Mattarella ha conferito la medaglia alla memoria di Slemer: «Con pronta determinazione e generoso slancio interveniva in soccorso della propria fidanzata che, scivolata nelle acque di un torrente, veniva trascinata al largo dalla corrente. Con molta difficoltà, nonostante un persistente dolore alla spalla e la presenza di forti vortici, la raggiungeva per ben due volte, senza riuscire ad afferrarla, perdendo tragicamente la vita per l’enorme sforzo profuso. Splendido esempio di straordinario coraggio e umana solidarietà, spinti fino all’estremo sacrificio. 15 agosto 2012 — Nago - Torbole (TN)». Un caldo mercoledì di ferragosto. Le sponde trentine e veronesi del Benaco affollate di persone. Pontili, scogli, sottili lembi di ciot-
toli formati da materiali di riporto utilizzati come spiagge. È attorno a uno di questi, formatosi nel tempo sulla foce del Sarca, che alle 18 circa si intensificano le correnti fredde del torrente che scendono da Pinzolo dopo aver attraversato un sistema di oltre 40 km di gallerie e condotte forzate per produrre energia da fonte idroelettrica. Giacomo è lì con Michela, la fidanzata. Pochi minuti, il lago s’increspa, il panico si diffonde tra i bagnanti colti di sorpresa, la fuga è generale. Michela rimane immobile, è in difficoltà a poche decine di metri dal bagnasciuga. Giacomo torna indietro, tenta di raggiungerla per due volte. Al secondo tentativo ci riesce, la spinge oltre la corrente che la sta trascinando verso ovest, dove la profondità del lago è maggiore. Pochi secondi, l’ultimo sguardo. Lui sparisce. Sul posto, mezz’ora più tardi, i vigili del fuoco, la protezione civile, l’elicottero del Suem 118, i carabinieri con l’unità nautica e la squadra sommozzatori di Trento con il robot subacqueo Rov, “Remote operate vehicle”. Il corpo di Giacomo Slemer verrà ritrovato e recuperato due giorni dopo, in una grotta a 25 metri di profondità, ai piedi di un costone di roccia che si erge a picco sullo specchio d’acqua a qualche centinaio di metri a nord da quell’ultimo sguardo. Da quell’ultimo gesto d’amore.
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LA FORZA DEI BOSCHI E LA LEZIONE DELLE BETULLE
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l coraggio, a volte, non sta solo nel saper superare le difficoltà, bensì nel saperle accettare, in attesa che il dolore e la fatica ci plasmino e ci comunichino il senso della nostra sofferenza: crescere. Se ci poniamo in questa ottica, le ferite ci mettono profondamente in contatto con la vita, perché ci obbligano a fermarci, a riflettere, ad addentrarci nei misteri dell'esistenza, nei suoi antri più oscuri, per uscirne forse più forti, più consapevoli, persino molto migliori e, a volte, bellissimi. Ci parla di questo lo scrittore norvegese Lars Mytting nel suo ultimo libro, Sedici alberi. Autore del bestseller Norwegian Wood, che ha spopolato nel 2016, l'autore scandinavo ritorna a parlare di legno con un romanzo che racconta la storia di una famiglia e, sullo sfondo, le lacerazioni operate in Europa dalle due guerre mondiali. Un giorno Edvar, il giovane orfano che cerca di ricostruire il rapporto tra
il nonno e il fratello di lui Einar, si trova ad interrogarsi sul perché del dolore nel mezzo di un bosco di betulle con i tronchi torturati da cerchi di ferro. Edvar è spaventato: il nonno gli aveva ordinato di stare lontano dal betulleto perché i ferri, stretti da viti e bulloni, potevano staccarsi e conficcarglisi nella carne come proiettili. Ma egli non ha resistito, e così è riuscito a vedere da vicino l'opera del prozio Einar, che era stato un bravo ebanista. Il giorno dopo Edvar scopre a scuola che i cosiddetti “cerchi della crescita” avvolti ai tronchi di betulla, producono un legno pregiatissimo, fatto di linee che lo decorano meravigliosamente. Insomma, gli alberi più belli sono quelli che hanno sofferto e combattuto molto, e sono le loro ferite a renderli tali. Ci vuole certamente coraggio ad accettare le proprie cicatrici, ma, a volte, saperle accarezzare significa riconoscere loro il merito di ciò che siamo oggi, ossia il risultato di un percorso che si chiama vita.
DI MICHELA CANTERI
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ostoevskij nell’Idiota mette in bocca al principe Myškin la frase “La bellezza salverà il mondo”». Creare bellezza è la vetta più alta che possa toccare l’uomo. Oggi domina la bellezza di superficie. Ma c’è una bellezza più ampia e, se permettete, più bella. Quella della persona che è fatta sì di corpo ma anche di mente e di relazioni sociali. LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
VERONA LA PIÙ BELLA DEL REAME. E NON LO DICE SOLO SHAKESPEARE
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na Verona sempre più culturale e capace di attirare migliaia di visitatori, affascinati dalla varietà di proposte. È lo specchio della città degli ultimi dieci anni che è andata crescendo affermandosi come una delle principali mete turistiche d’Italia. Ad attirare i visitatori è soprattutto l’anfiteatro romano che l’anno scorso ha accolto 827.266 curiosi (nel 2013 era a 684.608). Al secondo posto il mito shakespeariano dei due innamorati più famosi al mondo che ha richiamato nella Casa di Giulietta 347.937 persone nel 2017. Al terzo posto il Museo di Castelvecchio che in quattro anni ha raddoppiato i suoi ingressi passando da 98mila a 183.179 visitatori. All’ultimo posto si attesta il Museo Maffeiano con 16.746 ingressi. Ma
negli ultimi dieci anni c’è stato anche altro. Se l’obiettivo è quello di creare una rete di poli museali, è da segnalare l’ampliamento della Galleria d’Arte Moderna e l’inaugurazione del Museo degli Affreschi avvenuti nel 2015, il rinnovo del Museo archeologico al Teatro Romano dell’ottobre dell’anno scorso e il restauro del palazzo del Capitanio ancora in corso. Rimane il nodo del trasferimento del Museo di storia naturale e del futuro dell’Arsenale, strettamente connessi. Tutt’attorno importanti mostre e manifestazioni che ogni anno arricchiscono l’offerta turistica. Nel 2016 è stata la volta del Vinitaly che ha celebrato 50 anni, mentre la Fondazione Arena nel 2013 ha festeggiato 100 anni di spettacoli lirici. Ancora più antica la Società Belle Arti che l’anno scorso ha spento ben 160 candeline.
DI ERIKA PRANDI
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DI ERIKA PRANDI
PORGERE LE PAROLE GIUSTE
UN POLO MUSEALE UNICO NON PER FORZA UN'UTOPIA
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n polo museale unico per tutta la città di Verona. È con questo auspicio che è iniziato l’anno nuovo, sotto l’insegna di una super dirigente, Francesca Rossi, nominata dalla giunta a dicembre. Con lei si vedranno accorpati il Museo di Castelvecchio, il Museo archeologico al Teatro Romano, il Museo degli affreschi, la Casa di Giulietta, il Museo Maffeiano e il Centro Internazionale Scavi Scaligeri con il Museo di Storia naturale e la Galleria d’Arte Moderna. Una scelta importante che va nella direzione di una visione unitaria e completa dell’intero patrimonio culturale della città che spazia dall’epoca romana a quella contemporanea. Sul Museo di Storia naturale si sta ancora aspettando una decisione in merito ad un suo futuro trasferimento: Castel
San Pietro o Arsenale? Nel frattempo sono molte le mostre offerte ai turisti in questi anni, a partire da quella su Girolamo dai Libri che nel 2008 ha accolto 36mila visitatori. Il 2011 si è chiuso con l’esposizione “Il Settecento a Verona” che, ad aprile 2012, ha contato 40.160 ingressi. Nel 2013 è stata la volta della mostra di Goldin Da Botticelli a Matisse. Volti e figure che ha catalizzato ben 94.160 visitatori. Sempre nel 2013 c’è stata l’altra importante esposizione di Linea d’Ombra Verso Monet che ha chiuso a febbraio 2014 con 211.315 ingressi. Un record assoluto. In quell’anno è da menzionare anche l’introduzione della Verona Card che ha semplificato il modo di accedere ai musei civici e l’importante e ultima mostra del Comune su Paolo Veronese che ha accolto 87mila visitatori.
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rendersi cura di se stessi a partire dalle parole che usiamo: è questo il tema di un ciclo di cinque incontri promossi dall’associazione La Cura sono Io con il Circolo dei Lettori di Verona per aiutare chi soffre a cambiare prospettiva. Ha preso il via il 19 gennaio scorso la rassegna Le parole che ci salvano, dedicata al potere delle parole come motori di cambiamenti positivi in ogni condizione psicofisica. Prima la poesia di Rilke con il saggista Lorenzo Gobbi, poi con Duccio Demetrio lo sconfinato universo della parola che cura se si impara a porgerla. Il 13 febbraio sarà la volta de “Le parole che salvano” con il prof.
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LA RIVOLUZIONE DI GUTENBERG (E NON C’ENTRANO I CARATTERI MOBILI)
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el chiacchiericcio di qualche sera, una volta è spuntata una storia su Pistoia. A raccontarla, con accento pericolosamente dantesco, una voce fiorentina. Ha detto che la chiamavano tutti “Tristoia”, diversamente non si poteva fare, visto che aveva la nomea di città più annoiata (e non solo) della Toscana. Poi il miracolo: iniziano a germogliare librerie, crescono localini, piccoli avamposti culturali come le biblioteche diventano i luoghi dove si trascorre la domenica in famiglia. «I centri commerciali? Svuotati», spiegava questo toscano prestato in maniera intermittente a Verona, dipingendo un quadro a pennellate, forse, idilliache ma non lontano dalla verità visto che l’anno scorso Pistoia è stata Capitale italiana della Cultura, sotto lo sguardo (assai) stupito di Firenze. Tornando a noi e al nostro territorio: il Comune di Sona, senza saperlo,
sta percorrendo un sentiero simile. Concerti, art sharing, fumetti, serate di briscola, una sequela di eventi a sfondo sociale e culturale: tutto si svolge rigorosamente in quel luogo nato per essere riempito; la biblioteca. Scorrendo la pagina Facebook dedicata allo spazio arriva immediata la freschezza dei giovani volontari che lo rendono vivo, online e offline, dal marzo 2016 grazie al rivoluzionario progetto che è già pronto per farsi modello. Prende, non a caso, il nome di Gutenberg l’iniziativa di cittadinanza attiva pensata per i giovani del Comune di Sona. E proprio lo sguardo serio dell’inventore della stampa a caratteri mobili sta lì, al centro della facciata appena ristrutturata e inaugurata della biblioteca. Non solo un omaggio di pietra all’uomo che, in fin dei conti, ha permesso i libri ma un invito. Quello di permettere alla cultura di svolgere il suo compito più intimo: essere un soffio che si diffonde.
DI MIRYAM SCANDOLA
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PORGERE LE PAROLE GIUSTE
DAL FILÒ A FRIDA KAHLO L’INDOMITO CIRCOLO ARTISTI DI GREZZANA
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a bellezza salverà il mondo» scrisse Dostoevskij, filosofia abbracciata da Luigi Ederle, presidente del Circolo Artisti di Grezzana, che aggiunge «occorre esserne convinti ed agire in quella direzione». Guida il Circolo da oltre 15 anni e, in accordo con gli associati (oggi una quindicina), gli ha dato una svolta: «puntare sulla qualità per trovare uno spazio nel contesto dell’arte contemporanea veronese». Il Presidente Ederle dopo aver inventato le serate dei «filò» della Lessinia, le ha trasformate in incontri mensili, aperti a tutti, di formazione artistica, con l’intervento di critici d’arte. Partiti dallo studio del Mantegna, sono passati a Giotto, al Caravaggio, a Chagall, a Frida Kahlo e altri. «Continueremo su questa linea perché è con il confronto che
DI ALESSANDRA SCOLARI
si affinano le proprie qualità artistiche». Conferma il poeta Ederle che con coraggio ha accettato la proposta di Arte in Piazza, una collettiva che ogni anno richiama a Grezzana una sessantina di artisti. «Il Circolo Artisti di Grezzana è aperto a tutti coloro che amano l’arte, accettano le sfide del confronto e ricercano la qualità artistica - sostiene il presidente – nel nostro gruppo si è creato un equilibrio, che vorremmo mantenere». Anche per i singoli artisti l’impegno e il ritmo è molto elevato: chiamati ovunque (anche fuori provincia) ad esporre le loro opere, spesso premiati e citati nelle riviste di arte. Per il futuro? L’obiettivo del Circolo resta la qualità e la crescita - poesia, scultura, pittura e audiovisivi - e saper cogliere le molte opportunità che si presentano.
Eugenio Borgna, Primario di Psichiatria dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara e le docenti universitarie di filosofia Linda Napolitano e Wanda Tommasi; il 28 febbraio “La scrittura che trasforma” con la scrittrice Alessandra Sarchi e il 14 marzo “Le parole della resilienza” con il pedagogista Carmine Lazzarini e la scrittrice Rita Nicolaidis. L’obiettivo degli incontri, che si tengono in Biblioteca Civica, è esplorare il potere di cura della parola, in particolare della parola che si fa scrittura, racconto. «Attraverso i contributi dei relatori invitati alla rassegna, - precisa Maria Teresa Ferrari, presidente de La Cura Sono Io scopriremo come le parole possono non solo cambiare i nostri stati d’animo, ma anche le nostre prospettive, indicandoci nuove direzioni e inesplorati orizzonti». In concomitanza con la rassegna è stato creato il gruppo chiuso su Facebook La Cura Sono Io – Raccontarsi. Iscrivendosi è possibile condividere esperienze e raccontare la propria storia. Le testimonianze più significative troveranno spazio sul sito www. lacurasonoio.it.
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L’INCLUSIONE BELLISSIMA 10 REALTÀ CHE LOTTANO PERCHÉ LA MERAVIGLIA SIA ACCESSIBILE
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erona è la città dell’amore: storia, arte, cultura e bellezza si sposano per incantare milioni di turisti. L’importanza dell’accessibilità come motore per richiamare il turismo è un aspetto da considerare, poiché in Europa il mercato potenziale di turisti con disabilità è di 80 milioni di persone.
DI VALENTINA BAZZANI
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Il progetto DisMappa si occupa dal 2012 di valorizzare il patrimonio storico di Verona tramite la mappatura dei luoghi e degli eventi accessibili alle persone che si spostano su sedie a rotelle. Segnala le proposte culturali e artistiche, gli incontri e le manifestazioni che si svolgono in città
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Dal 2016 l’Associazione DisMappa ha dato vita a Casa Dismappa, un’innovativa forma di ospitalità gratuita nel cuore di Verona per turisti in carrozzina
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DisMappa e l’Assessorato alla Cultura e alle Pari Opportunità del Comune di Verona hanno creato, inoltre, un Manifesto dei Teatri Accessibili, al fine di promuovere le attività artistiche e culturali rendendo più semplice la partecipazione del pubblico con disabilità (prenotazione, posti riservati ecc.). Hanno aderito all’iniziativa il Teatro Nuovo di Verona, il Piccolo Teatro di Giulietta, il Cinema Teatro Alcione, il Teatro Laboratorio, l’OperaForte, il Cinema Teatro San Massimo, il Teatro Camploy, il Teatro Fucina Culturale Machiavelli
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Non tutti i luoghi sono accessibili. Da questa considerazione è nato Vorrei ma non posso: quando le barriere architettoniche limitano i sogni, un documentario che dimostra difficoltà oggettive, lacune e incongruenze normative presenti nella città scaligera. Alessia Bottone, giornalista e scrittrice, ha cercato di guardare la vita da un altro punto di vista, producendo una video inchiesta sulle barriere architettoniche ancora presenti
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Oltre alle barriere architettoniche ci sono anche numerose barriere sensoriali. E proprio la linea 22 dell’autobus è l’unica che ha un GPS che permette alle persone non vedenti di sapere qual è la fermata successiva
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Cooperativa Yeah, costantemente attiva nella promozione del turismo accessibile, da novembre 2017 a gennaio 2018, ha organizzato un corso di formazione per operatori del settore turistico al Museo Nicolis di Villafranca. I partecipanti hanno avuto la possibilità di apprendere nozioni sui diversi tipi di disabilità (visiva, uditiva, motoria, cognitiva), su come programmare tour accessibili, occuparsi delle esigenze di persone disabili, fornire indicazioni o descrivere monumenti anche ai turisti con disabilità sensoriali
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L’Hotel Montemezzi di Vigasio e l’Hotel Roxy Plaza di Soave sono due gioielli per l’accoglienza inclusiva. Le strutture alberghiere sono completamente ristrutturate e accessibili a chi ha una disabilità
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“Easy Rider” di Gardaland è un servizio che offre un accompagnatore a disposizione dei visitatori con disabilità durante la giornata al parco
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Manuela Uber è una guida turistica autorizzata e specializzata in itinerari accessibili, in base ai diversi tipi di disabilità
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Il libro Turismo per tutti- 20 percorsi per conoscere la provincia di Verona a cura di Augusto Garau, presentato in Gran Guardia il 25 gennaio, è una guida pensata per dare la possibilità a tutti di potersi muovere avendo dei precisi punti di riferimento con una rosa ampia di itinerari possibili
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on si tratta solo della medicina che combatte le malattie: la cura sta proprio “nell’occuparsi di”. È l’espressione più felice per indicare una relazione. Un essere che si incontra con un altro essere. Sarebbe necessario riprendere e completare la sentenza socratica, quella che dice: ”Conosci te stesso”. Bisognerebbe, invece, dire; “Conosci te stesso per poterti relazionare meglio con l’altro”. Così, contemporaneamente, hai cura di te e dell’altro da te. LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
IN RIVA ALL’ADIGE LA MEDICINA HA FAME DI FUTURO
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icerca e innovazione sono binari che viaggiano paralleli verso un’unica direzione: incrementare il progresso scientifico nel campo della salute, dare risposte efficaci in termini di cure e terapie, prevenire l’insorgenza delle malattie. Ciò si riflette in trattamenti chirurgici che, oggi, si fanno sempre più specifici e a misura di persona nelle tecniche chirurgiche: per esempio la radioterapia che riesce a trattare i tumori come
“bersagli” da colpire. Poi le nanotecnologie: materiali, strumenti, sistemi farmacologici piccolissimi da immaginare, tuttavia capaci di interagire con le cellule, ma la cui efficacia è al vaglio, nella speranza di trovare soluzioni in campo diagnostico. O la stampa 3D applicata alla salute: rivoluzione in atto per sostituire organi malformati in settori che spaziano dalla neurochirurgia all’ortopedia, dalla chirurgia maxillo-facciale a quella cardiovascolare.
DI MARTA BICEGO
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IL DNA SI FA ACCESSIBILE
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li scienziati ne sono convinti. «Molte indicazioni sono già arrivate e tante altre arriveranno dalla lettura del Dna, con Verona a fare da capofila», assicura Massimo Delledonne, docente di genetica dell’ateneo scaligero e direttore scientifico di Personal Genomics. Ex spin-off nata in ambiente universitario, ora parte del gigante Sol con laboratori in via Roveggia, fu la prima a livello italiano a leggere per esteso il codice genetico di un individuo. Con risparmio di tempo e il vantaggio di ridurre le tempistiche: «Servono meno di 24 ore per interpretare un intero genoma umano», chiarisce
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il genetista. Per sfogliare e comprendere cioè le pagine della corposa enciclopedia che costituisce la vita umana e nei cui capitoli andare alla ricerca della predisposizione a patologie quali Alzheimer, epilessia, neoplasie, fibrosi cistica, diabete, schizofrenia. A una cifra abbastanza contenuta, compresa tra i 2-3mila euro, ma che è destinata a diminuire grazie all’avanzamento della scienza. Come spesa non è paragonabile ai 3 milioni di dollari che nel 2001 sborsarono gli Stati Uniti per il sequenziamento completo del primo genoma in un’operazione che coinvolse un migliaio di ricercatori. Dal prossimo febbraio,
CURA E FEDE SENZA FRONTIERE
DI MARTA BICEGO
CHIRURGIA E RIABILITAZIONE,
I ROBOT INDOSSANO IL CAMICE
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’intelligenza artificiale non sostituirà la mano del chirurgo, ma aiuterà ad agire meglio. A partire da tale principio, e guardando a un non lontano domani in cui le macchine sapranno muoversi (quasi) in totale autonomia con i bisturi, nei laboratori di robotica dell’università di Verona il robot chirurgico intelligente I-Sur si esercita sotto lo sguardo attento dei ricercatori in sinergia con un altro sofisticato strumento, il robot da Vinci. L’ultimo modello (Xi) viene utilizzato dal 2014 nelle sale operatorie dell’ospedale Sacro Cuore don Calabria di Negrar principalmente per interventi di urologia, ma anche in ginecologia e chirurgia generale. La chirurgia robotica mininvasiva garantisce di intervenire in maniera più precisa in siti anatomici impervi, offrendo al chirurgo una visione in 3D e ad alta definizione dell’operazione; riduce i
anticipa, l’azienda potrà effettuare in riva all’Adige molti dei test di diagnosi prenatale, tra cui l’amniocentesi, che normalmente venivano raccolti negli ospedali italiani e inviati in America per avere gli esiti. Il futuro, chiosa, non è solo nell’individuare la predisposizione alle malattie, ma nell’affinare la diagnosi. Tra le nuove armi per monitorare le neoplasie c’è la biopsia liquida: screening da un prelievo del sangue, precisa, «che permette di risolvere i problemi di recidiva e di monitorare in tempi rapidi l’evoluzione delle cellule tumorali. Una frontiera che vede ancora una volta la nostra città in prima linea».
rischi di complicanze, provoca una minima perdita ematica e minor dolore per il paziente; assicura infine un recupero post operatorio più rapido. Sempre nel nosocomio della Valpolicella, funzionale però alla riabilitazione, è presente l’esoscheletro robotizzato Ekso: struttura in acciaio e carbonio che si indossa sopra gli indumenti; è attivato da minimi spostamenti del corpo che innescano il movimento del passo grazie a quattro motori elettromeccanici. L’uso nella fase più precoce della riabilitazione può consentire un migliore e più veloce recupero della funzione deambulatoria per lesioni incomplete; nelle lesioni complete i vantaggi sono sia psicologici sia legati al mantenimento di articolarità e trofismo muscolare, alla riduzione della perdita di massa ossea e spasticità, al miglioramento delle funzioni intestinali e cardiocircolatorie.
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ono passati 160 anni dall’apparizione della Madonna di Lourdes. Era il 1858 quando la quattordicenne Bernadette Soubirous disse di aver visto «una bella signora» nella grotta poco lontano dal sobborgo di Massabielle. Veste bianca, velo candido, cintura azzurra e una rosa gialla sui piedi: dalla descrizione della giovane contadina nacque non solo il filone preciso dell’iconografia di Maria ma anche il flusso di pellegrini che ogni anno raggiunge il luogo delle apparizioni. Unitalsi Verona compirà l’annuale pellegrinaggio al santuario francese dal 2 al 7 aprile. Un’esperienza di fede che si compone anche, per i volontari, di un esercizio di cura e assistenza verso le tante persone con disabilità e i malati che sfidano le difficoltà fisiche per un approdo spirituale più grande. Ad accompagnare il viaggio di preghiera sarà anche il Vescovo Mons. Giuseppe Zenti. Si tratta di un’esperienza profonda per Raffaello Ferrari, tra i responsabili della sezione scaligera di Unitalsi, che da 15 anni si spende per rendere meno difficile il viaggio agli ammalati. «Hanno bisogno di tutto ma loro fede granitica è un grande esempio per tutti noi». Le iscrizioni sono aperte fino alle prime settimane di marzo: tel 0458033676 oppure email: verona@unitalsitriveneta.it. La sede di Unitalsi Verona è in via Bacilieri 1/a.
Cura
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LA VERONA CHE CURA LE DONNE Se i dati ISTAT riferiti al fenomeno in Italia sono ancora preoccupanti, il movimento internazionale #MeToo e la recente Marcia delle Donne ci raccontano però che qualcosa sta cambiando. Com’è fatta (in dieci punti) la violenza di genere in Italia e a Verona.
1 UNA SU TRE «La violenza, in particolare, è diventata così normalizzata da essere vista in molti casi come una parte accettabile dell’essere donna», ha spiegato recentemente Anne-Birgitte Albrectsen, CEO di Plan International, commentando la ricerca sulla violenza di genere realizzata dalla sua associazione in diversi Paesi del mondo. A livello globale, è tristemente noto che una donna su tre subisce qualche tipo di violenza nell’arco della sua vita: lo spiegano da anni le Nazioni Unite ed è un dato sempre attuale, che non sembra avere intenzione di cambiare.
2 IN ITALIA I dati Istat sui reati di stalking, maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali in Italia sono in calo. Le denunce per stalking sono state
8480 tra gennaio e settembre 2017, il 15,76% in meno rispetto alle 10.067 nello stesso periodo del 2016; i maltrattamenti in famiglia sono stati 9818, circa duecento in meno, e le violenze sessuali (di cui oltre il 90% su donne) sono calate dell’1,16%. Ma, come spiega la Polizia, i dati non sono rassicuranti, tutt’altro: «la riduzione delle denunce può nascondere un sommerso di paura e solitudine». «Quello che viene denunciato è il 4% di quanto effettivamente avviene. È necessaria un’operazione culturale», ha spiegato, infatti, Oria Gargano, presidente della cooperativa Be Free che si occupa di violenze e discriminazioni contro le donne.
3 IN VENETO Sono 21 i centri antiviolenza sul territorio della Regione, 10 le case rifugio e 9 le case di secondo livello. Lo scorso anno le strutture protette in
DI CHIARA BONI
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Veneto hanno accolto 1989 donne vittime di violenza, 82 in più dell’anno precedente. Anche il numero dei contatti e delle richieste di aiuto ai Centri di ascolto risulta in crescita: i 4500 contatti del 2015 sono diventati 5318 nel 2016. Nel novembre del 2017 è stato varato un piano straordinario di formazione per il personale sanitario, finanziato dalla Regione con un milione di euro: «L’obiettivo è preparare il personale sanitario e dei servizi sociosanitari a riconoscere i segnali della violenza di genere e ad affiancare donne e minori nel percorso di consapevolezza e autotutela», ha spiegato l’assessore al sociale Manuela Lanzarin.
4 QUANDO NON
BASTA DIRE BASTA Sul territorio veronese dal 1990, il Telefono Rosa ha fatto della lotta contro la violenza alle donne la sua battaglia. Creata da donne e rivolta a tutte le donne, l’associazione si definisce un “Centro di orientamento per i diritti delle donne”. Fornisce un servizio di ascolto telefonico, tramite il lavoro di volontarie che quotidianamente offrono informazioni, aiuto, sostegno alle donne che contattano il 0458015831 e che, se lo desiderano, possono restare anonime. Il Telefono Rosa si avvale anche della preziosa collaborazione di uno staff di avvocate e psicologhe che offrono consulenze legali e psicologiche gratuite. Sono numerosi i progetti che il Telefono Rosa promuove su tutto il territoSPAZIO PUBBLICITARIO
rio, sempre nell’ottica di combattere la cultura del silenzio e colmare le lacune di informazione delle donne sui propri diritti.
5 INSIEME È MEGLIO Un altro modo in cui il Telefono Rosa vuole essere vicino alle donne che hanno vissuto situazioni di violenza è la promozione di gruppi di auto-mutuo aiuto gratuiti: tenuti da una psicologa volontaria, sono un’occasione per uscire dall’isolamento, per raccontarsi, per condividere informazioni ed esperienze. Per le volontarie del Telefono Rosa, proprio nel confronto con altre donne che hanno vissuto esperienze simili si possono trovare illimitate risorse di vicinanza e supporto, scoprendo così nuove possibilità.
6 CHI BEN COMINCIA Consapevoli dell’importanza della promozione anche tra i più giovani di una cultura della comprensione, della tolleranza e del rispetto, le volontarie del Telefono Rosa organizzano incontri nelle scuole per entrare in contatto diretto con studenti, studentesse e insegnanti: l’obiettivo è quello di fornire strumenti per riconoscere e arginare il fenomeno della violenza, ragionando su stereotipi di genere, comportamenti illegali e loro conseguenze, anche penali (si pensi al cyberbulli-
Cura
smo o alle molestie), e poi, come costruire e mantenere relazioni rispettose.
7 UN POSTO DOVE COMINCIARE
Parallela all’azione del Telefono Rosa, anche quella del Comune di Verona, che per le donne vittime di violenza, in difficoltà abitativa o in situazioni di disagio psicosociale ha ideato un percorso di aiuto e sostegno immediato: sono cinque le strutture presenti sul territorio, per un totale di trenta posti letto, pensati per offrire accoglienza a donne italiane e straniere in disagio abitativo, con minori o in stato di gravidanza, ma anche donne maltrattate o vittime dello sfruttamento della prostituzione, che quindi necessitano di protezione.
8 DA SEGNARSI IN AGENDA
L’universo femminile, però, va anche celebrato: la rassegna T-Donna, realizzato in coordinamento con la manifestazione Ottomarzo. Femminile, plurale e in collaborazione con l’Associazione delle giuriste veronesi VE.G.A., da febbraio ad aprile 2018 proporrà nove spettacoli e cinque conferenze che vogliono mettere al centro l’altra metà del cielo: oltre a celebrare la figura della donna, la rassegna vuole affrontare in modo diretto alcuni temi importanti, come la violenza, fisica e psicologica, e le discriminazioni di genere. T-Donna ha preso il via venerdì 2 febbraio nel nuovo spazio culturale Modus, in piazza Orti di Spagna, nel quartiere San Zeno (ve ne parliamo a pag. 46).
9 QUALCOSA SI MUOVE Si è persino guadagnato il prestigioso riconoscimento di “Person of the Year” del Time nel 2017: il movimento globale che ha fatto della sua potentissima arma
l’hashtag #MeToo prima di finire in copertina è però riuscito a scoperchiare una lunga serie di molestie e abusi, nel mondo di Hollywood ma non solo. Il movimento nato sulla scia dello scandalo provocato dalle rivelazioni di alcune attrici, definito come «il cambiamento sociale più veloce negli ultimi decenni», è divenuto una valvola di sfogo per tutti coloro che, almeno una volta nella vita, sono stati vittime di violenze sessuali e hanno deciso di denunciarle pubblicamente dopo averle tenute nascoste per anni.
10 A CHI CHIEDERE AIUTO A VERONA 1. NUMERO VERDE ANTIVIOLENZA DONNA 1522: Servizio nazionale multilingue attivo 24 ore su 24 2. TELEFONO ROSA VERONA 045.8015831 | trverona@gmail.com 3. PREFETTURA 045.8673411 | prefettura.verona@interno.it 4. CONSULTORI FAMILIARI www.comune.verona.it 5. CENTRO ANTIVIOLENZA PETRA 800392722 petra.antiviolenza@comune.verona.it 6. CASA DELLA GIOVANE 045.596880 | www.protezionedellagiovane.it 7. ISOLINA E… www.isolinae.it | isolinaverona@gmail.com 8. CASA DI RAMIA 045 8032573 | casadiramia@comune.verona.it 9. S.I.N.T.E.S.I il portale per le donne: europedirect.provincia.vr.it/sintesi 10. SPAZIO DI ASCOLTO PER UOMINI MALTRATTANTI 333 9313148 spazio.uomini@comune.verona.it
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Ispirazione
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U
na parola che definisce la grandezza della mente. Talvolta siamo noi stessi i primi ad essere meravigliati da quello che riusciamo a creare. L’ispirazione è specificamente umana. L’uomo è l’unico vivente portato a trovare il nuovo, a rendere possibile ciò che non è mai stato.
LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
SE ALLA RECEPTION C’È
PEPPER, IL ROBOT GENTILE
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e parlavamo qualche numero fa (Pantheon 70) con Giorgio Metta dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), creatore di iCube: i robot umanoidi entreranno presto nella nostra vita, sarà più o meno come è stato per i cellulari, ci adegueremo alle nuove tecnologie e potremmo sfruttarle a nostro vantaggio. Una prova di questo è “Pepper”, il robot umanoide che a partire dalle prossime vacanze di Pasqua riceverà i clienti del Parc Hotel di Peschiera del Garda. È francese, la SoftBank Robotics, l’azienda produttrice del simpatico concierge, mentre R1, l’analogo robot umanoide dell’ITT pensato per il largo consumo e l’aiuto domestico, è al momento ancora un prototipo. Pepper è stato metaforicamente “assunto” dalla catena Parc Hotels Italia dopo il superamento di un “colloquio attitudinale”. Ovvero il sondaggio dei ricercatori
del Centro Internazionale di Studi sull'Economia Turistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia inviato a 7000 clienti della catena alberghiera. Quello che i ricercatori volevano capire dai potenziali clienti è come avrebbero recepito la presenza di un elemento di innovazione ancora estraneo all’esperienza italiana, ma già diffuso in altre importanti catene alberghiere d’oltreoceano. Le risposte mettono la curiosità come prima reazione, seguita dalla simpatia e un po’ di indifferenza. La clientela italiana è la più propensa a questa innovazione rispetto a quella tedesca (insieme raggiungono il 90% degli ospiti totali). Se Pepper viene visto bene come receptionist, per altri ruoli viene percepito come meno adeguato a causa delle difficoltà d’interazione. Presto Pepper, o Robby come lo vorrebbe chiamare chi ha partecipato al sondaggio, sarà pronto a riceverci.
DI FEDERICA LAVARINI
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VERONA E I BITCOIN LE ROSE FIORIRANNO?
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itcoin, chi l’ha visto? Termine, e concetto, ancora sconosciuto alla classica “casalinga di Voghera” e lo sarà, probabilmente, ancora per un po’ di tempo. Parliamo di una valuta digitale, utilizzabile solo attraverso la rete, che non ha bisogno di banche centrali, nazionali o sovranazionali e che rappresenta la nuova sfida e frontiera della legislazione internazionale. L’ideatore di bitcoin è un non meglio identificato Satoshi Nakamoto, teorizzatore di un sistema di transazione di denaro basato sulla crittografia digitale, per la quale è indispensabile una competenza informatica super specialistica. A questo proposito, Verona può vantare più di qualche asso nella manica: a partire dai natali dati a Thomas Bertani, ingegnere informatico under-30 fon-
datore di BitBoat, una società italiana con sede a Londra, che permette di acquistare bitcoin dal tabaccaio o in posta. Sul fronte normativo, il Tribunale di Verona ha dato il via all’applicazione della IV direttiva antiriciclaggio UE al mondo delle criptovalute: applicando il Codice del consumo in una causa tra investitori in bitcoin, considerandone la vendita «attività professionale di prestazioni di servizi a titolo oneroso, svolta in favore di consumatori». «L’interesse per la valuta virtuale e il suo utilizzo è senza alcun dubbio in crescita» afferma Andrea Belvedere, fondatore della \tconio.it. «La famosa blockchain è un registro pubblico che rende tracciabili tutti gli scambi, il contrario dunque di possibili illiceità a cui i bitcoin sono talvolta associati».
DI FEDERICA LAVARINI
ANATOMIA DI UN SALISCENDI Serve uno stomaco di ferro per star dietro alle montagne russe dei bitcoin. Nel 2012 la criptomoneta valeva 5 dollari, a dicembre 2017 ha toccato quota 20mila dollari. I primi giorni di gennaio il crollo. È l’inizio della bolla per alcuni analisti. Per altri, il bitcoin che perde quota arrivando a pesare metà del valore raggiunto poche settimane prima non è che un fenomeno fisiologico. Secondo gli ottimisti, tra cui Tom Lee, il finanziere che con la sua Fundstrat Global Advisor ha portato la regina delle monete digitali a Wall Street, la criptomoneta nel 2018 toccherà i 25mila dollari. Solo il tempo potrà dire chi ha avuto ragione nella battaglia della fiducia. Viste le incredibili oscillazioni di valore, gli investimenti rimangono comunque ad alto rischio.
LA RICERCA SI SIEDE AL BAR E RINUNCIA (PER UN PO’) AGLI ACCADEMISMI
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piegare la scienza, i suoi progressi, le sue frontiere è una sfida sempre più importante per le istituzioni che finanziano la ricerca. L’engagement del pubblico, non necessariamente addetto ai lavori, è un obiettivo imprescindibile per far sì che i cittadini si avvicinino e sentano propri i risultati scientifici che derivano dalla ricerca finanziata con la spesa pubblica. Obiettivi ambiziosi che anche l’università di Verona, tra le prime nella classifica dell’Agenzia per la valutazione della ricerca scientifica (ANVUR), sta
realizzando con iniziative originali destinate a pubblici diversi. La più recente è GoTo Science, che prende spunto e reinventa in chiave tutta veronese la famosa Pint of Science. Il goto di vino come accompagnamento al racconto di ricercatori dell’Ateneo scaligero che illustrano cosa studiano, perché lo fanno, quali risultati hanno ottenuto, quali le prospettive. In primavera, Kids University è, invece, l’altro grande evento ricco di iniziative per avvicinare i bambini al mondo della scienza, nell’età più felice per quel che riguarda curiosità, apprendi-
mento sensoriale e crescita. Ci sono poi i Dipartimenti che si aprono al pubblico, come nell’iniziativa Scienze Motorie&Friends che nel mese di maggio vede la partecipazione degli studenti e del personale dell’ateneo per promuovere uno stile di vita in cui l’attività sportiva è il fulcro della salute e del benessere della persona. Iniziative nelle quali il coinvolgimento del pubblico è fondamentale perché la ricerca, oggi, non è più appannaggio solo di chi lavora nei laboratori o nei centri di studio ma è l’elemento chiave del nostro futuro.
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DI MAMME SOCIAL E PAPÀ DIGITALI
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l prorompente irrompere della tecnologia nella vita dei nostri figli in questi ultimi anni ci ha un po’ spiazzato. Diciamoci la verità, non sappiamo ancora se è un bene o un male, tuttavia adolescenti e bambini usano quotidianamente i nuovi dispositivi tecnologici, per la scuola o per le loro svariate attività. Con il pc o anche solo con lo smartphone studiano, ascoltano musica, guardano video, giocano, si scambiano informazioni. C’è da dire che diversi genitori di oggi sono nativi digitali, cioè nati e cresciuti in corrispondenza con la diffusione dei nuovi processi informatici e non hanno alcuna difficoltà a destreggiarsi nell’offerta, sempre più abbondante, di applicazioni dedicate a loro. Altri, anagraficamente più vecchi, alle volte, fanno fatica ma, con qualche
piccola ricerca sul web o con il consiglio di amici più esperti, trovano in poco tempo ciò che serve loro. Prima di elogiare la tecnologia e gli strumenti a disposizione dei genitori, mi piacerebbe sottolineare che la cosa più importante, secondo il mio parere di “mamma nativa digitale”, sia comprendere che, internet, Facebook, Instagram, tutti i social e perfino Whatsapp sono soltanto dei mezzi con i quali ci troviamo a convivere. «Sono scatole vuote», e qui cito Matteo Bussola (Sono puri i loro sogni, Einaudi 2017), «siamo noi i responsabili dei contenuti» e del modo in cui li usiamo, soprattutto noi genitori. Credo che il problema non sia educare i propri figli ad utilizzare questi strumenti, il problema è educare i propri figli e basta, dove “e basta” è, naturalmente, un eufemismo.
DI SARA AVESANI
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Giornalista veronese, dopo la diagnosi di tumore ha creato una linea di cappelli «per scaldare i pensieri buoni e coprire quelli brutti». Speaker al TEDxVerona 2017, il Corriere della Sera l’ha premiata meno di un mese fa.
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REPORTAGE IL LUPO IN
LESSINIA,
CRONACA DI UNA PREDAZIONE
«Il cancro si affronta con grazia»
La rivoluzione dolce di Maria Teresa Ferrari
Bellè
PANTHEON
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È LA MOGLIE DI FABRIZIO DE ANDRÉ NEL BIOPIC PRINCIPE LIBERO È ANCHE FULVIA PER I TAVIANI, NINA PER FRANCESCA COMENCINI, UNA SIRENA PER COTRONEO... NELLA VITA È UNA RIVOLUZIONARIA. CHE HA TANTA PAURA DI FERMARSI...
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10 EVENTI OGNI ANNO
LE IDEE DELLA VERONA DA AMARE
SOCIAL
SOCIAL
RADIO VISIONE
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GAZINE - @PantheonVerona - @pantheonmagazine
Sguardi Alti
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"Che fai tu, luna, in ciel?”, diceva Leopardi. L’uomo è grande perché ha sollevato lo sguardo dalla terra. La maggior parte degli animali è obbligata a guardare in basso. Noi, invece, possiamo abbandonare gli occhi al cielo. E c’è persino chi, lì, ha visto una vita futura.
LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
LA MONTAGNA ACCANTONATA
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e montagne coprono circa il 27% della superficie terrestre (quasi la metà del territorio italiano), e più del 50% della popolazione mondiale dipende dall'acqua che esse forniscono per bere, per cucinare, per irrigare, per la produzione di energia elettrica, per l’industria. Inoltre, poiché esse sono poco abitate (ci vive il 12% della popolazione mondiale), sono diventate un rifugio per specie animali e vegetali che in pianura potrebbero essere già scomparse. Insomma, quello che succede sulla vetta più lontana e irraggiungibile influisce sulle forme di vita nelle valli, nei bacini d’acqua dolce e persino nei mari. Eppure, nonostante la sua centralità in ambito ambientale e non, il sistema economico globale sembra averle, se non dimenticate, sicuramente accantonate. La montagna è un ambiente
complesso. È difficile viverci, lavorarci, coltivare, investirci. Solo chi possiede una buona dose di resilienza resiste. Quindi è necessario non aspettare oltre. Chi è investito di questa possibilità e responsabilità deve iniziare a lavorare a fianco delle comunità locali, anche le nostre, per dare loro maggiori strumenti, per allontanare lo spettro dell'isolamento culturale, per permettere lo sviluppo sostenibile, la crescita e la competitività della montagna affinché si valorizzino le risorse naturali e culturali del suo territorio. La montagna, e la Lessinia non fa eccezione, è spesso vista come un'opportunità di godere della natura e del buon cibo in maniera frugale, come se finita la passeggiata e il pranzo in malga si chiudesse il sipario e non restasse altro da fare che andarsene. In realtà la vita di chi abita in alto è fatta principalmen-
DI MICHELA CANTERI
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te di passione quotidiana che non cerca clamore, di cieca e testarda resistenza, di folte radici che riconducono sempre e comunque alla terra, aspra, dura. Ma generosa, baciata
dal vento, dal sole, dalla neve, dalla pioggia, dalla rugiada, dal tepore della primavera, dai colori succosi dell'autunno. E allora via. Che il vero spettacolo inizi.
DI MICHELA CANTERI
GUARDARE OLTRE LE VETTE CON I NOSTRI DON MATTEO
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a Don Camillo a Don Matteo le cose non sono cambiate poi tanto. Per fortuna o no, viviamo in un Paese in cui le figure di riferimento da un punto di vista sociale e morale, specialmente nelle piccole comunità, sono rimaste le stesse. Ma, soprattutto, ne è rimasto il desiderio. Di questi tempi, ne abbiamo continue prove, la politica fatica a farsi sentire vicino alle persone che, ahinoi, rispondono con la disaffezione e la sfiducia. La religione, invece, a dispetto delle polemiche e degli scandali a carico della Chiesa, sembra continuare a creare un certo interesse. Non che non si levino voci di malcontento, di sfiducia, di irritazione. Certo. Però basta sentire l'ondata di freschezza portata in Lessinia dall'arrivo di nuovi parroci in questi ultimi mesi e anni, per capire che le loro figure un senso continuano ad averlo. L'entusiasmo con cui li hanno ac-
colti le loro parrocchie (oggi Unità Pastorali), significa che le comunità desiderano avere una guida, sentire che qualcuno veglia su di esse e le accudisce con amorevole pietà. Ciò che di insolito caratterizza alcuni di questi sacerdoti, soprattutto per la Lessinia, sono i loro segni particolari: belli, brillanti e... giovani. Don Nicola Giacomi, che ha preso servizio a Tregnago, ha quarant'anni tondi; don Matteo Zandonà, parroco a Roverè, ha da poco superato i 30, e don Fabio Gastaldelli, a Cerro, i 30 non li ha ancora compiuti. Fanno un secolo in tre. Il loro compito, non facile, sarà quello di traghettare la Lessinia verso un futuro di pace, garantita dal radicarsi di quell'amore assoluto che fa parte di tutte le religioni. Là, sulle vette delle nostre montagne, appiccicati al cielo, si respira aria di libertà, di profonda pace, di armonia. Se Dio abita veramente lì (e chi non lo spera?) non può odiare nessuno.
LA LEGGENDA DEL MONTE PIÙ BALDO DI TUTTI (E DELLA SUA BELLA) DI MIRYAM SCANDOLA Valpantena, Val d'Illasi e Valpolicella sono tre sorelle nate da un amore dei migliori, rarefatto non solo per ragioni di altezza. Quando si è infranto, le lacrime hanno riempito il Lago di Garda. Preparate i fazzoletti perché la leggenda vuole che Lessinia, la più bella principessa delle Alpi vestita del fascino irresistibile dei modesti, si innamorasse del vigoroso e gentile Monte Baldo. Rifiutò corteggiatori di rocciosa insistenza come il tenace Monviso e scelse lui che la conquistò con svariate e infinite tipologie di fiori. In fondo, lo chiamano Giardino d'Europa per qualche ragione. Si amarono e si unirono. L'invidia delle altre principesse delle Alpi (una su tutte l'altezzosa Marmolada) li separò non prima che riuscissero a dare alla luce tre figlie, tre valli dalle bellezze diverse. Monte Baldo, riferisce ancora l’eco del mito, non si è affatto rassegnato alla lontananza e affida tuttora al vento la sua serenata per quella montagna imprecisa che è la sua Lessinia. Quando non ci sono nuvole, riescono pure ancora a guardarsi. Un libricino prezioso firmato da Alessandro Anderloni qualche anno fa (La leggenda di Lessinia e Montebaldo, 2013) , con dosata poesia, rende conto del mitologico abbraccio generato ogni volta che il cielo terso si apre davanti al nostro sguardo fortunato.
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LE LETTERE DI
UN ALPINO DI TREGNAGO DIVENTANO UN DOCUFILM
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a Grande Guerra ha mangiato innumerevoli vite, e queste, spesso, sono finite in un angolo buio della storia, senza lasciare più traccia. A Tregnago, invece, il musicista Emanuele Zanfretta e il regista Simone Cunego, hanno voluto omaggiare con il docufilm Il Tempo di una Stagione la storia del tregnaghese Federico Gaetano Battisti, alpino partito volontario nel 1917 e aspirante ufficiale medico. Il materiale per la trama è stato ricavato dalle lettere originali contenute in un libricino conservato da una loro compaesana e dalle foto prese dagli archivi delle famiglie di Tregnago. La storia è stata girata, con attori amatoriali, a Marcemigo di Tregnago, in Villa Bonuzzi di Illasi, nelle 52 Gallerie del Pasubio e a Malga Pidocchio. «L'idea del film è nata da
un lavoro teatrale precedentemente impostato e realizzato nel 2014. Le lettere di Federico Gaetano sono molto chiare e intrise di sentimenti indirizzati ai suoi Alpini, alla famiglia e in particolar modo alla madre», spiega Zanfretta. «Dato che il legame era forte, ci è sembrato giusto raccontare la Prima Guerra Mondiale dal punto di vista di chi è rimasto a casa, attraverso le paure e le emozioni dei parenti e di un intero paese, in una situazione in cui le informazioni arrivavano dilazionate nel tempo» spiega Cunego. Il film è dedicato a Federico Gaetano Battisti e a tutti i caduti della Grande Guerra. Biblioteche, istituzioni e scuole interessate alla sua proiezione possono contattare l'indirizzo mail: iltempodiunastagione@gmail.com.
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
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Armonia
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R
imanda all’orchestra e alla moltitudine degli strumenti. Serve a poco un violino che suona bene ma che non si armonizza. L’armonia è ciò che nasce dall’orchestra e l’orchestra dovrebbe essere il modello, il metodo di produzione di ogni cosa in questo mondo.
LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
MELODIA CHIAMA MELODIA
T
ra i luoghi che portano musica, e bellezza, nella nostra città, da pochissimi giorni c’è anche Modus, il nuovo spazio culturale nato a San Zeno con un già ricchissimo cartellone di musica, teatro e cinema. Non distante il Cohen, l’ormai storico pub di via Scarsellini, tappa obbligata per chi ama jazz, folk rock e blues. Per chi preferisce la musica classica invece, la locanda Lo Speziale organizza la sua prima Schubertiade: venerdì 2 febbraio in agenda una serata interamente dedicata a Schubert, che no, non ha composto solo l’Ave Maria! All’aperto, con il Festival Rama che ogni anno permette l’inizio della bella stagione, o d’inverno al rifugio nei grandi teatri riscoperti della nostra città, la musica c’è sempre: il meraviglioso Teatro Ristori e lo
splendido Salieri. Lo spettacolo poi ci lascia senza fiato se prende vita in Arena, in quel capolavoro che è un’opera d’arte! E poi, un colorificio? Banale se diciamo che al Kroen se ne vedono e sentono di tutti i colori? E un parco? Sì, perché oltre allo spettacolo della natura e di chi se ne prende cura, al Parco alla Fonte i giardinieri sociali ci regalano letture e poesia, o serate per festeggiare il Solstizio, con tanto di falò se d’inverno. E poi lei, quell’avventura meravigliosa che prende il nome di Fucina Culturale Machiavelli: un laboratorio, in costante subbuglio di suoni, idee e parole che, attraversando in musica, teatro e cinema paesaggi e pensieri lontani, ci permette di andare dove non siamo mai stati. Come sa fare, sempre e bene, ogni forma di armonia.
DI GIULIA ZAMPIERI
AL NULLA SI REAGISCE
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LUOGHI CULTURALI CHE NON LO ERANO
C DI GIOVANNA TONDINI
i sono luoghi e non luoghi. Quelli conosciuti ai più e quelli ancora da scoprire. Intorno vi ruota un mondo fatto e animato da persone, volenterose, spesso volontarie, sicuramente amanti del proprio territorio e della propria città. Persone che hanno deciso di associarsi per dare e comunicare qualcosa. Persone di quella generazione che ha potuto viaggiare, vedere, osservare, e portare un’ondata di aria nuova a casa propria. Questo è ciò che accade a Verona negli ultimi anni. «C’è stata una reazione al nulla», afferma Elena Sauro di Interzona. E grazie a questo fermento sono nate tante associazioni – come tante sono morte – con uno spirito propositivo e costruttivo. Che si riconosce anche nella volontà di unirsi, di fare rete. Spirito, questo, ormai indispensabile e necessario per poter proseguire e non dover chiudere i battenti. Se dunque l’associazione Interzona, operativa da più di vent’anni, non ha più una sede fissa presso il Magazzino 22, le collaborazioni che ha intessuto di recente le hanno permesso di continuare le attività in altri spazi. Anche l’arte teatrale, dal canto suo, ha trovato nuove sedi, tra le tante, Fonderia Aperta, nata da un’idea di Roberto To-
tola. Dunque, che lo spazio ci sia o non ci sia non importa. C’è chi, come l’associazione RiVer, punta proprio a valorizzare luoghi poco conosciuti alla città, animandoli con eventi culturali che, di volta in volta, si adattano allo spazio scelto. E chi punta al recupero di siti storici come l’APS Forte Sofia e OperaForte a S. Caterina. La risposta positiva del pubblico senz’altro palesa la presenza di un bisogno nella città scaligera. «Ma la difficoltà maggiore rimane quella di cambiare effettivamente il pubblico», afferma Matteo Zamboni, della rivista Salmon Magazine, termometro della cultura scaligera underground ma non solo. Dopotutto, dobbiamo fare i conti con una mentalità campanilista, diffidente e individualista, che non solo appartiene al nostro territorio, ma è sempre più dilagante nella società occidentale in cui viviamo. La sfida è quindi il cambiamento del concetto di cultura, che deve diventare impresa. Concetto di cui in Europa si parla da anni, ma che in Italia, luogo di eccellenza della cultura, fatica ancora a diffondersi e ad attecchire. La speranza è che sia questo tipo di iniziativa a salvare un luogo rinomato come l’Arsenale, prima che cada definitivamente nell’oblio.
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Armonia
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DOVE TROVARE SCHEGGE
DI ARMONIA
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BASTIONE DELLE MADDALENE
Kroen
Giardino
Boccatrezza FUCINA CULTURALE MACHIAVELLI Forte Sofia
FORTE S. CATERINA
Sofar Sounds
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LA MUSICA SEGRETA CHE ARRIVA A DOMICILIO
M
usica “da una stanza”, musica intima. Arriva dall’Inghilterra l’idea di Sofar Sounds, un evento “confidenziale” al buio e a porte chiuse. Nasce perché due amici sono ad un concerto e non riescono ad apprezzarlo a causa del chiacchiericcio unito al rumore dei bicchieri che sbattono uno contro l’altro. Così decidono di portarsi a casa il gruppo che in quel momento stava suonando, garantendo loro il silenzio che meritano. Ed è così che Sofar prende il volo nel 2009 per poi raggiungere Parigi, New York e sì, negli anni successivi anche Verona. Cos’è lo si può riassumere così: concerti segreti, spazi inusuali e un clima di assoluto rispetto
DI MARCO MENINI
nei confronti della musica. Un evento per soli intenditori, per chi la musica la ama pulita, senza le ingombranti voci di chi non è interessato. Del programma non si sa niente, al momento della prenotazione, per questo bisogna fidarsi ed essere pronti ad accogliere la sorpresa. Si sa solo che sono in tre ad esibirsi. Lo spazio resta sconosciuto fino a poco prima dell’evento. Ci si può ritrovare seduti su un tetto, un attico, un ufficio, un negozio, una cucina, una camera da letto, ovunque. Ci si può candidare come artisti oppure si può offrire il proprio spazio nella pagina ufficiale, ovvero qui: www.sofarsounds.com
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Armonia
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AMATA VERONETTA
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l barber shop oltre l’hipster che pettina, citiamo, «le teste di mezza Verona e poi ci mangia gli gnocchi sopra». L’ex ballerina che con il decoratore esperto della tecnica marocchina del Tadelakt ha preso un vecchio magazzino e ne ha forgiato una scuola di cucina. E poi ancora il «buchetto aperto da tre sconsiderati» che è diventata una radio con una consolle mai disertata dalla qualità. Semplicemente «stupendo» per dirlo come lo dice la nuova mappa di Veronetta, ovvero senza peli sulla lingua e con cognizione di causa. In fondo, questo compendio cartaceo che sta in una mano, è nato proprio da chi del quartiere vagamente bullizzato dalla storia con un nomignolo dopo l’altro, conosce ogni insenatura dorata. La redazione di Salmon Magazine ha realizzato una rassegna premiando chi cerca di migliorare un tassello della città «con iniziative dell’oggi, non dell’altro ieri». Giulietta e Romeo neanche per sogno, la mappa è
un omaggio a Mercutio «lo sfigato che ci ha perso pure le penne». E così seguendo lui, il personaggio meno rimpianto della prosa shakespeariana si scoprono bottiglierie, empori, alimentari, bar, avamposti culturali di svariate dimensioni e identità. E si finisce per amare ogni lineamento, ruga e tentativo di questo quartiere multietnico, ridotto a qualche buio aggettivo dalle sintesi frettolose della cronaca. Per capirla, Veronetta, bisogna camminarla. Per questo «abbiamo pensato ad una mappetta. Soluzione vecchia come il cucco ma, proprio per questo, ancora funzionale e di facile fruizione» spiega Salmon sul portale dove è possibile scaricare questo gioiellino (www.salmonmagazine.com/followmercutio/). L’edizione cartacea si trova dappertutto. Se volete andare sul sicuro, diciamo vicino alla cassa di qualche intenso negozietto. Per tutto il resto: www.salmonmagazine.it
DI MIRYAM SCANDOLA
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INNOVAZIONE
ARTICOLO PUBBLIREDAZIONALE
COME SI TROVANO NUOVI CLIENTI ONLINE? Un domanda non scontata nel mare affollatissimo del web. Con alcune accortezze, le attività di marketing online possono diventare, per aziende, attività commerciali e professionisti, ottime opportunità per attrarre nuovi clienti.
DAVIDE COBELLI Titolare di BestRank
P
er prima cosa bisogna distinguere tra chi in questo momento cerca attivamente un prodotto o un servizio e chi, invece, potrebbe sì essere interessato a ciò che vendiamo ma in questo momento non lo conosce o non sa di volerlo. Per spiegare meglio questa differenza e quali soluzioni adottare è utile introdurre due concetti: la domanda esplicita e la domanda latente. PER DOMANDA ESPLICITA s’intende il bisogno che una persona è consapevole di avere e desidera soddisfare. L’utente che ha chiara la sua necessità il più delle volte la manifesta digitando delle specifiche parole chiave su Google. Potrebbe quindi cercare il nome di un prodotto o di un servizio. In questo caso, l’azienda ha la possibilità di far comparire un annuncio nella pagina dei risultati di Google tramite lo strumento pubblicitario Google AdWords e da lì far atterrare l’utente sul proprio sito web dove può scoprire i dettagli sul servizio offerto o sul prodotto venduto. Ciascuno
di noi cerca online le cose più disparate: come risolvere problemi di salute, dove andare a cena, dove trovare negozi di uno specifico brand e molto altro ancora. Per intercettare le domande esplicite che gli utenti fanno sul motore di ricerca si può, quindi, attivare una campagna pubblicitaria su Google oppure ottimizzare il proprio sito con attività SEO di posizionamento sui motori di ricerca in modo da comparire all’interno dei cosiddetti risultati organici, ovvero i 10 risultati che Google visualizza nella prima pagina oltre agli annunci pubblicitari. LA DOMANDA LATENTE, invece, è l’ombrello sotto il quale si trovano tutti i desideri dei clienti potenziali che non stanno cercando attivamente un prodotto/ servizio su Internet, perché ancora non lo conoscono o non hanno urgenza di acquistarlo. L’interesse può scaturire grazie allo stimolo che l’azienda o il professionista riesce a costruire sulla base di dati come l’età, il sesso, la zona di residenza, lavoro svolto, interessi e passioni. Se il potenziale cliente target ha quindi delle caratteristiche demografiche o degli interessi specifici è possibile, ad esempio, far visualizzare dei messaggi pubblicitari mirati su Facebook. L’annuncio raggiunge unicamente il segmento di utenti che soddisfa i requisiti della clientela ideale, ovvero quella che potrebbe essere molto interessata al prodotto o al servizio in questione, ma che, magari, non lo sa ancora.
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Sapidità
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V
uol dire gusto, qualcosa che è ricco di sapore. I cibi sono una grande donazione della natura. Ma io la sapidità preferisco associarla alla mente. Alla capacità di essere spiritosi, arguti e ironici. L’Ironia ci aiuta a vincere una realtà perché riusciamo a vederla in un modo che è melanconico e insieme gioioso: serve ad interpretare il mondo per non averne paura. LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
C
LA PEARÀ NON È UNA QUESTIONE PRIVATA
’è un elenco tutto speciale che tutela i piatti enogastronomici della nostra tavola. Sulla porta d’ingresso oppure su qualche vetro impolverato fermate l’occhio: se appare la targhetta del “Ristorante tipico di Verona”, siete capitati in una delle 14 attività, che, a colpi di piatti, difendono strenuamente il sapore scaligero. Sono sette i nuovi entrati nel novero degli araldi dell’ortodossia gastronomica veronese: si va dall’Osteria Dogana Vecia all’Osteria dal Cavaliere passando per la Locanda Ristori. Poi la Bottega del Vino, il Caffè Monte Baldo, Al Calmiere e il Ristorante Scaligero. Il Comune ha distribuito lo scorso 24 gennaio a queste sette anime del patrimonio culinario nostrano altrettanti contrassegni (che si aggiungono ai sette ristoranti già in elenco). Tante le promesse in alle-
gato alle targhe. I progetti comunali in cantiere prevedono la creazione di un sito tematico dedicato alla promozione e pure una rosa di eventi appositi. Fra questi, già a partire dalla prossima primavera, un calendario di appuntamenti con protagonista un prodotto tipico locale per ogni stagione, che gli esercenti potranno inserire nei loro menù, dando vitalità all’enogastronomia del territorio e, al contempo, promuovendo la creazione di percorsi turistici fortemente caratteristici. E allora, senza paura, via di pastissada, pearà, polenta e renga. Sì, perché, tra l’altro, chi propone piatti della tradizione veronese paga meno tasse. Questo almeno, stando alla proposta di riforma del regolamento comunale che punta a premiare la devozione alla tradizione con la Tari scontata del 50 per cento.
DI MIRYAM SCANDOLA
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DI MIRYAM SCANDOLA
LA CUCINA DEI VICINI (E DI TUTTI GLI ALTRI)
È SEMPRE PIÚ BUONA
I
nfinite ciotole colme di tutte le varianti di hummus che il nostro palato neanche credeva di meritare. Il sapore deciso della carne eritrea, lo yogurt onnipresente nella cucina bulgara. Non si va ad “Indovina chi viene a cena?” per incontrare un potenziale o futuro amore, si va per lasciarsi stupire dai sapori di Paesi lontani resi vicini dalla voce di chi li spiega: famiglie di origine straniera che risiedono a Verona. L’indirizzo della casa viene comunicato il giorno prima della cena. Nessuno può scegliere a quale tavolo finire. Ci si trova così catapultati nel regno dei piatti lituani, persi tra le pietanze della Repubblica Democratica del Congo oppure lì, a cercare di pronunciare con accento impossibile i nomi di certi cibi iraniani e srilankesi. 38 cene organizzate finora e 130 ospiti accolti nelle cucine intime di 28 famiglie per un totale di 27 nazionalità rappresentate. Ad assaggiare mondi affascinanti e sconosciuti non si presentano solo i veronesi ma anche cittadini di origine straniera. Insomma, tra una polpetta di ceci e la foto del matrimonio che troneggia sulla credenza, si compie l’incipit di quelle politiche culturali dal basso, invocate ma non sempre praticate. Un progetto di relazione che sceglie il cibo come prima, piccola pietra per costruire architetture comunitarie complesse e necessarie. L’evento, nato a Torino nel 2011 grazie a Rete Italiana di Cultura Popolare e poi diffuso in altre città, è dal 2013 approdato a Verona con il sostegno di Net GenerationVeronetta129, Mag e CookPad. Senza interruzioni, questo è il quinto anno di “Indovina chi viene a cena?”. Si può già cerchiare il calendario per le prossime date: sabato 24 febbraio, sabato 24 marzo, sabato 28 aprile. Per partecipare basta prenotare il proprio posto entro dieci giorni dalla data scelta a info@veronetta129.it o al numero 3345291538. Il contributo per ogni cena è di 15 euro e verrà devoluto alle famiglie ospitanti.
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE PER LA NATURA. LA STORIA BREVE DE “IL ROCCOLO DI MONTICELLI” DI MARCO MENINI
S
iamo sempre più attenti a quello che mangiamo e beviamo, nella quantità come nella qualità, e a questo corrisponde una risposta da parte dei produttori, che incollano parole coraggiose sui prodotti: “senza additivi”, “fonte di fibre”, ecc. Una risposta incoraggiante la abbiamo anche nel settore vinicolo, che in Veneto rappresenta una grande fetta della produzione nostrana e che sembra aver iniziato a dare una decelerata sul fronte dell’uso dei pesticidi in agricoltura. Se ne parla un po’ ovunque degli effetti collaterali dei pesticidi, nuvole di vapore più o meno chimiche che si ergono dai nostri campi, finendo su foglie, frutta, e infine nelle nostre vie aeree. La direzione, per fortuna, sembra essere quella di un ritorno ad un utilizzo sempre più limitato di sostanze chimiche in agricoltura. Sono di quest’idea anche Giacomo Forapan e Silvia Tezza, giovani veronesi impegnati rispettivamente nel settore enologico e agrario. Partono nel 2013 con in mano solo un vigneto di famiglia dimenticato nella valle di Mezzane; studiano e mettono in pratica le loro idee in quella realtà che poi chiameranno “Il Roccolo di Monticelli”. Il taglio deciso è proprio sulle sostanze chimiche: l’unico schermo è un mix di rame e zolfo, che anche a bassi dosaggi permette una crescita sana della pianta e quindi delle uve. Il fil rouge che unisce i due vini bianchi è proprio questo: lasciare la natura libera di esprimersi. Ora, attraverso fermentazioni spontanee, nella loro cantina hanno dato vita a due vini bianchi, il “Monticelli bianco” e la “Cinciallegra”. Potete conoscerli meglio qui: www.ilroccolodimonticelli.it
Sapidità
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LA CUCINA VERONESE
NELLE (BUONE) MANI DEI FOODBLOGGER
N
el 2018 a farci venire l’acquolina in bocca ci pensa il cellulare con le immagini che troviamo sparpagliate sul web. Il modo più veloce per trovare le ricette sono i milioni di contenuti creati dai food blog, quelle pagine online che somigliano a diari di bordo, scritti ed illustrati da ragazze e ragazzi, signore o signori che vogliono condividere i loro esperimenti culinari con il mondo. A Verona ne abbiamo scelti 7 che sembrano avere nel cuore le nostre ricette della tradizione. Cominciamo con il blog “Il pomodorino confit” di Giulia Moscardo che propone appunti vegetariani e peccati di gola, tra cui la ricetta della torta russa e le frittelle di mele e uvetta. Nel blog “Lo zenzero candito”
troverete Silvia Richelli, di origini veronesi ma trasferita in Trentino per lavoro. Tra i suoi tanti esperimenti c’è il nadalin e il castagnaccio. Non vi perdete la versione della sbrisolona di Alice Martini, su “Kitchen bloody kitchen” dove cucina cose vegan, fotografa e scribacchia, ma soprattutto mangia. Michela Gomiero, invece, nel blog “Il macina caffè” vi consiglia il lesso con la pearà e il risotto al radicchio e monte veronese. Con “Cindy star” Cinzia Martellini Cortella si cimenta con la torta sabbiosa e con gli gnocchi di patate al burro e cannella. Maria Guadin, farmacista ed amante della cucina sana, pubblica su “Pillole di bontà” la ricetta dei risi e bisi, mentre Giulia Rivetti di “Emozioni e salute in cucina” propone la pastisada de caval e la polenta.
DI NICOLE SCEVAROLI
I SETTE BLOG VERONESI
CHE VI SALVERANNO DALL’INDECISIONE GASTRONOMICA: 1
www.ilpomodorinoconfit.com
2
www.lozenzerocandito.ifood.it
3
www.kitchenbloodykitchen.com
4
ilmacinacaffe.blogspot.it
cindystarblog.blogspot.it
5
blog.giallozafferano.it/pilloledibonta/
6
emozioniesaluteincucina.wordpress.com
7
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DI NICOLE SCEVAROLI
LA CUCINA DA ARGOMENTO
“PER CASALINGHE” AD INTRATTENIMENTO
PER TUTTI
BAKERY E HAMBURGERIE GOURMET, PANETTONI ARTIGIANALI E PEARÀ “ALL YOU CAN IT”
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N
el 2008 a parlare di cucina era Antonella Clerici con l'intramontabile prova del cuoco in onda ad ora di pranzo. Negli anni successivi sono arrivati Simone Rugiati, Benedetta Parodi e Carlo Cracco con ricette, sfide e messaggi che hanno dato un fascino nuovo alla cucina nella nostra quotidianità. Facendo due passi per Verona oggi troviamo diverse bakery, le pasticcerie in stile americano, ma anche decine di hamburgerie all’italiana che hanno trasformato in cibo gourmet quello che prima era fast food. La pizza oggi è a lievitazione naturale, il panettone artigianale e nei ristoranti la pearà viene proposta in menù “all you can it”. Insieme alla curiosità in questi anni è aumentata l’informazione. Nel 2009 il ministero della Salute ha apportato diverse modifiche alla piramide alimentare, un diagramma che ci suggerisce cosa mangiare per poter vivere in salute. Il cibo e la biodiversità, nel 2015, sono stati protagonisti dell’Expo di Milano. Si è diffuso il concetto di intolleranza alimentare, dieta vegetariana e vegana per permettere a tutti di godere del piacere del cibo. Al supermercato, dove è aumentata l’offerta, i biscotti ora contengono zucchero di canna, la pasta sfoglia si trova anche senza glutine, il latte senza lattosio, le creme spalmabili senza olio di palma e la verdura è a chilometro zero.
Leggerezza
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I
l corpo è pesante. La materia la chiamano massa per ricordarne il peso. Ma l’uomo, attraverso la sua mente, può diventare leggero come un angelo.
LA SUGGESTIONE DI VITTORINO ANDREOLI
INDULGENZE LUDICHE
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l sorriso è una deroga coraggiosa ad ogni manfrina lamentosa. Niente di nuovo sul fronte dei luoghi comuni, direte. Eppure, non tutti riusciamo a riconoscere alla distrazione, anche per il tempo di una gioia veloce, il suo potere. Non stiamo parlando della bisboccia frastornante che lascia deserti. Ma della leggerezza del gioco che ci restituisce riempiti. Il tema della condivisione, banalizzato dalla retorica che, suo malgrado, l’accompagna, trova il suo apice nei perimetri delle regole, serie ma intelligentemente negoziabili, di una cosa come una partita di S-cianco, per dire. A Verona ce lo ricorda con garbata insistenza AGA (Associazione Giochi Antichi). La realtà nata, incredibilmente, da un manipolo di eterni giocatori, miete un’iniziativa dopo l’altra. Ha creato, ancora nel 2007, un Centro di Documentazione sul Gioco Tradizionale entrato a far parte del Sistema Bibliotecario Urbano del Comune di Verona con archivio bibliografico, fotografico e multimediale. Oltre ad essere l’anima da quindici anni del Tocatì- Il Festival Internazionale dei Giochi in Strada (dal 13 al 16 settembre 2018), AGA ricerca, studia e sostiene il gioco tradizionale
sul territorio italiano. Fa parte di AEJST (Association Européenne des Jeux et Sports Traditionnels) e della Rete Italiana di Cultura Popolare. L’associazione ha cercato e cerca, per ogni dove, le comunità ludiche che praticano quel patrimonio immateriale da salvaguardare (come comanda l’UNESCO) che è il gioco tradizionale. Ha lottato per recuperare la Lippa in salsa scaligera, (ovvero l’amato S-cianco) e c’è riuscita. Nel 2008 ha elaborato il primo manifesto in Italia che definisce e valorizza le Comunità ludiche tradizionali secondo le direttive UNESCO sui beni immateriali. Nel 2015 AGA ha firmato pure Giochi Tradizionali d’Italia- Viaggio nel Paese che gioca, un racconto corale sullo spirito del giocare, una regione dopo l’altra. Insomma la sua è un’infatuazione perenne per il ludico perché «è un linguaggio estremamente ricco di sfumature e applicazioni pratiche: permette di parlare alla persona nella sua globalità», si legge tra le ragioni dell’associazione. Il modo meno sgrammaticato per stare oggi, sembra dire, è non tanto nella baldoria senza né capo né coda, quanto nel suo ideale contrario: il gioco e il suo sguardo indulgente sulle cose.
DI MIRYAM SCANDOLA
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IL MEDICO CHE PRESCRISSE L’ALLEGRIA e fece nascere il Carnevale in Lessinia
DI MICHELA CANTERI
E
sistono infinite leggende nate per raccontare la nascita del Carnevale. E nemmeno noi veronesi facciamo eccezione. Una leggenda diffusasi in Lessinia, ad esempio, racconta di come i festeggiamenti carnevaleschi siano stati incoraggiati da un medico di montagna, il quale, di fronte allo stato di stanchezza e di apatia dei montanari, affetti dal cosiddetto “stalaìsso” (parola che indica l'odore di stalla, ossia il luogo in cui i montanari stavano rinchiusi durante il lungo inverno uscendone quasi depressi), suggerì loro di mascherarsi e di andare di contrada in contrada a far festa. Detto fatto: i montanari accolsero molto volentieri il suggerimento, ma i loro istinti goderecci provocarono l'immediato intervento del parroco, guida spirituale di queste comunità, il quale concordò con il medico che dopo i festeggiamenti carnevaleschi doveva seguire un periodo
di penitenza. È così che nacque la Quaresima. Non è un caso che il Carnevale abbia luogo nel periodo dell'anno in cui la morte della natura lascia il passo al suo risveglio. In alcune civiltà antiche la fecondità della terra era strettamente collegata al ridere, tanto che la semina era accompagnata dal riso. E non è neppure un caso che tale momento termini con la Quaresima, che i cristiani fanno coincidere con la fine dei riti delle purificazioni romane, durante le quali si viveva una fase di sregolatezza e disordine per poi tornare alla normalità. Ciò che ci ricorda il Carnevale e, in particolare, la leggenda lessinica, è che divertirsi fa bene alla salute. Ricordiamoci come ci siamo sentiti dopo che l'ultima risata ci è scoppiata nel petto. È stato bello, vero? E allora ascoltiamo quel dottore là. Spogliamoci dei nostri panni a volte troppo pesanti e travestiamoci di allegria.
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QUANTO DURANO LE
EMOZIONI SPORTIVE?
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iù si invecchia e più il tempo sembra passare in modo fugace, sfuggendo come sabbia dalle mani. Eppure per il filosofo Kant il tempo è il modo con cui l'uomo dispone le proprie sensazioni. Quelle legate allo sport – battiti di cuore, scariche di adrenalina, stille di sudore e voglia di coprirsi gli occhi – sono in grado di spezzare lancette e sbiadire i quadranti digitali, distanziando quel che è vicino ed avvicinando ciò che ormai è impolverato. Sembra ieri che i fratelli Valbusa hanno appeso gli sci da fondo al chiodo a chiusura di una carriera con podi mondiali e medaglie olimpiche. E invece, già si affievolisce l'eco delle imprese di Rio, distanti solo due anni da oggi. Il trionfo di Elia Viviani nel ciclismo su pista e l'Oro sfuggito ad uno strepitoso iron man come Michele Ferrarin nel triathlon danno l'idea di essere già negli annali di storia sportiva. Pla-
nando sugli sport di squadra, il discorso va di pari passo. Qualche tifoso ricorderà come fosse ieri quando, dieci anni fa, l'Hellas Verona battagliava sui campi della C1. Più lontane le emozioni della vittoria della serie B del Chievo, avvenuta nello stesso periodo, calata nella normalità da dieci stagioni consecutive in massima categoria. Una regolarità che spariglia le carte, come quella del calcio femminile, con l'AGSM Verona pluriscudettata e sempre ai massimi livelli. Ma anche di chi rincorre da tempo l'acuto, come la Calzedonia nel volley e la Zardini Etichette nell'hockey inline. Pure se la vetta si chiama promozione, come per la Tezenis del basket oppure Verona Rugby e Valpolicella nello sport della palla ovale. Sport e tempo: una clessidra in cui l'enfasi del risultato agonistico e la passione del tifo possono tramutare i granelli di sabbia in acqua o in macigni.
DI EMANUELE PEZZO
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MONOTONIA CALCISTICA DI GIOVANNA TONDINI
COME USCIRNE
«M
io figlio vorrebbe giocare a calcio». «Mio figlio spero non voglia giocare a calcio». «Cosa potrebbe fare mio figlio che non sia calcio?!». Il mondo dello sport veronese sta cambiando veste. Proprio il calcio si è tinto di rosa, e le squadre femminili veronesi in serie A sono ben due. Anche il rugby, che certo ha una sua storia nel nostro territorio, ha conosciuto una rinascita, così come la scherma. Agli sport tradizionali però si stanno aggiungendo proposte che per lungo tempo sono state di nicchia, o che nel nostro immaginario abbiamo sempre associato a fasce di età adulta. Le bocce, per esempio, stanno registrando un grande movimento tra i giovani. Lo stesso dicasi per il triathlon, sport di grande resistenza e fatica fisica. Ci sono poi attività, di cui non si conosceva nemmeno l’esistenza, dove la competizione lascia spazio alla voglia di avventura e di libertà di movimento. Il parkour, dove il praticante deve superare degli ostacoli su qualsiasi terreno facendo solo
uso del proprio corpo, è una di queste. La Val d’Adige è diventata invece motivo di attrazione per l’highline, dove ragazzi provenienti da ogni parte del mondo attraversano il vuoto camminando in equilibrio su una fune. Verona negli ultimi anni non solo si è aperta a nuove realtà sportive, ma è anche riuscita a eccellere in alcune di esse. Si pensi solo all’arrampicata sportiva, sempre più diffusa grazie all’apertura nel 2008 del centro King Rock, il cui team di atleti lo troviamo spesso sui podi più alti nelle gare regionali e nazionali. Molte sono anche le vittorie che la squadra di tamburello, di Cavaion veronese, si è portata a casa finora. Per non parlare della pallamano femminile di Dossobuono, che attualmente milita nella serie A prima divisione. La speranza è che questa apertura generale porti a sensibilizzare anche le istituzioni e chi è in grado di sostenere economicamente il mondo sportivo, non rilegandolo solo alle discipline che ormai conosciamo da tempo.
SPORT VERONESI C H E A N DAVA N O R I CO R DAT I A R R A M P I C ATA S P O R T I V A PA R K O U R HIGHLINE T R I AT H L O N PA L L A M A N O F E M M I N I L E TA M B U R E L L O BOCCE CALCIO FEMMINILE RUGBY SCHERMA
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PERCHÉ ISCRIVERSI ALLA SCUOLA CARLO PERUCCI
“P
arlare dell’avvenire ad un ragazzo significa chiedergli di misurare l’infinito con un decimetro”. (1) È così che i ragazzi vivono gli anni della scuola media: un giorno alla volta, una sfida ogni giorno, un centimetro al mese, ma in bilico sulla spaventosa vertigine del proprio futuro, un futuro così lontano e, al tempo stesso, così incombente. Eppure gli anni della scuola media volano: sono come un libro di moltissime pagine sfogliato a tutta velocità. La scuola media è un passaggio breve, ma cruciale: raccoglie in sé i timori infantili degli alunni di prima ed i tormenti adolescenziali dei ragazzi di terza, con il delicatissimo compito di trasformare i bambini in adolescenti e di indirizzarli sulla strada della vita. È per questo che la scelta della scuola è molto importante. La scuola media Carlo Perucci, a Marzana, ha i giusti requisiti per svolgere al meglio questo delicato compito. Ciò che per primo salta agli occhi è l’ambiente: la scuola è ospitata dall’Istituto delle Sorelle della Sacra Famiglia ed il contesto è perciò familiare, curato ed accogliente. Le classi, a sezione unica, offrono ai ragazzi il vantaggio di potersi conoscere per nome e di relazionarsi facilmente con tutti gli insegnanti.
SONO APERTE LE PREISCRIZIONI
PER GLI ALUNNI DI QUARTA E TERZA ELEMENTARE La scuola Perucci non organizza giornate di scuola aperta: chi volesse visitarla ed avere un colloquio con il preside (Prof. Damiano Ceschi) o con la vice-preside (Prof.ssa Miriam Dal Bosco), può prendere appuntamento telefonando (045.550018, 342.7175127) o inviando una mail (info@ scuolaperucci.it). In tale occasione sarà possibile preiscrivere (senza obblighi) il proprio figlio, assicurandosi un posto nella classe.
(1) Daniel Pennac, Diario di scuola, 2008, Feltrinelli editore.
ARTICOLO PUBBLIREDAZIONALE
E sono questi ultimi, gli insegnanti, a rafforzare lo spirito di familiarità e di attenzione alla persona. Il corpo docente è formato da professori preparati e fortemente motivati, che vivono il ruolo di educatori con passione e che collaborano tra loro come in una vera e propria squadra educativa. Essi puntano anzitutto alla cura del rapporto con i ragazzi, dedicando loro rispetto ed attenzione e guidandoli nella loro crescita personale, attraverso momenti di tutoring e percorsi dedicati alla spiritualità e all’orientamento per la scelta della scuola superiore. Altro fiore all’occhiello è la qualità della proposta formativa, che mira a dare ai ragazzi un’istruzione solida, che li prepari ad affrontare con serenità il loro percorso di studi. Oltre al normale curricolo scolastico, nel quale si affrontano i nuclei fondanti ed i contenuti imprescindibili delle varie materie, la scuola
offre dei laboratori opzionali pomeridiani, che permettono ai ragazzi di approfondire i più diversi campi d’interesse, dallo studio/ potenziamento delle lingue (inglese, spagnolo e latino) a corsi più ricreativi come quello di cucina o di calcetto, con un’offerta che si rinnova ogni anno. Alla Scuola Perucci si lavora, ma ci si diverte anche! Non è un caso se, proprio nell’anno scolastico 2017/2018, la Perucci ha compiuto il suo quarantesimo anno d’età e l’ha celebrato come un traguardo importante e, soprattutto, condiviso, con due generazioni di alunni che ancora tornano con piacere a visitare la loro vecchia scuola. Ed è per questo che possiamo affermare con certezza e con orgoglio che, per quanto velocemente passino, gli anni della scuola media lasciano il segno!
ALCUNE DELLE OFFERTE CARATTERISTICHE DELLA SCUOLA PERUCCI Inglese potenziato (5 ore settimanali) Corsi di preparazione alla certificazione linguistica europea Possibilità di partecipare ad una settimana di stage in Inghilterra Corso di informatica di base in classe con pc portatili per ogni alunno Trasporto Studio assistito con insegnanti della scuola
LA SCUOLA È GESTITA DA SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO PARITARIA CATTOLICA "CARLO PERUCCI" Via Are Coltri, 3 - 37142 Marzana - Verona - Tel. 045.55.00.18 - 342.7175127 - info@scuolaperucci.it - www.scuolaperucci.it
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IL MURO DI GIULIETTA (CARTACEO)
T
i ho annegata più di una sera nell’ultimo bicchiere, quello che bevo da solo quando
Avrei voluto abbracciarti oggi. Vederti mentre passeggi per scendere dalla macchina e correre
tutti i miei amici si stanno per alzare, eppure
ad abbracciarti. In silenzio, non ce lo diciamo,
rimasto solo il ghiaccio ti vengo a cercare. Siamo
sarebbero i nostri sette anni
contemporaneamente un inizio ed una fine, una
(( M.)
parola scritta e poi cancellata. Non lo so che gusto abbia la tua pelle, se ti danno fastidio i baci sul collo, il profumo dei tuoi capelli e se ti si ingrossa
Ti ricordi quando hai letto a voce alta, con tono
qualche vena sulla fronte quando inizi a litigare.
sincero, le storie di quell’atlante dei paesi sognati?
Non lo so, se preferisci Sempione o stare al mare,
Leggevi di Cibola e delle sue sette città d’oro
se sorpassi, se ascolti Flume o
esistite solo nel coraggio di chi le ha cercate. Io
quello che passa la radio. Non lo immagino perché
ti stavo accanto. Averti vicino per me è stato un
lo vorrei provare. (Tommaso)
A te e ai tuoi occhi aggrovigliati verso mete che non sapevi. A te e al bacio che non ti ho dato
miracolo breve, un punto di grazia capace di andare oltre alla paura che ferma ogni cuore. Spero di incontrarti di nuovo, un giorno, a Cibola o nella città che, magari, potrebbe capirci.
mentre ti perdevo. ( M.)
(Scandolina)
l’ultima notizia che ho di te. (Cesare)
Mi attacco al dolore perché è
Sei il tipo d’uomo che sognerei per mia figlia. ( Lucia)
Ti guardo negli occhi e vorrei usare paroloni per
Mi ricordo di cose minime: come quella volta che
dirti ciò che sento per te,
ti ho accarezzato i capelli e mi è sembrato un
ma la verità è che non li so usare.
alla mia mano. (Giulia)
Potrei dichiararmi con una canzone;
dono inconcepibile che capitava per caso
ma non so cantare. Potrei... Vorrei... Ma la verità è che non so. Non so neanche stare in silenzio, perché il mio cuore ormai spento freme, scalpita, grida il tuo nome. Ascoltalo, te ne prego. È l’unica verità che so. Ascoltalo, te ne prego, perché è sincero. ( Damiano)
Mi manchi. (Giovanni)
Terra sicura cammino, tu, mia montagna, rifugio
segreto, da te il dono più grande. Grazie. ( Lully) In quei baci, rubati alla moltitudine della stazione centrale, esistevamo solo noi. ( Lino)
Somewhere, beyond all these fate’s tests to overcome, there is a place for us. I’ll meet you there. ( Pru)
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STORIE DI STORIA 64
Tutti
LIBERAMENTE ROMANZATE
a Teatro!
T
REDICI ANNI conditi da ritardi e complicazioni. Un’attesa così lunga non l’ho mai provata prima: è stato un lento e continuo logorio. Oggi però è il gran giorno, finalmente ci siamo! Il Teatro verrà inaugurato e il programma è davvero eccezionale. Nà barca de schèi, el Marchese lè mato! Adoro i miei concittadini, con una frase hanno riassunto benissimo il mio impegno per la riuscita di quest’impresa. Ho sborsato ventimila ducati, cifra ragguardevole per la mia epoca. So però di averli spesi bene, su quel palco stasera salirà Antonio Vivaldi (quello delle Quattro Stagioni, avete presente?) che musicherà il mio libretto, la Fida Ninfa, opera che è giunta fino a voi, abitanti del Ventunesimo secolo. LA PLATEA è gremita mentre all’esterno si affrettano le ultime carrozze traboccanti di dame e galantuomini. Un’esibizione meravigliosa che attira i popolani, attenti osservatori in crocchi ciarlanti
DI MARCO
ZANONI
tutt’intorno. Perché non c’è nulla che possa fermare lo spettacolo! Non i bivacchi delle truppe tedesche ai confini della Repubblica e nemmeno la predica infuocata contro l’apertura del Teatro di padre Concina dal pulpito di Sant’Anastasia. Il momento è arrivato e dalla platea parte un lungo e fragoroso applauso: Vivaldi è entrato in scena e le prime note dei suoi tre Atti si diffondono, salendo fino ai palchi sovrapposti che adornano il Teatro dell’Accademia. Il Filarmonico (come lo chiamate voi oggi) è un pezzo di storia di questa città, qui lo stupore e la gioia sono di casa. È un luogo simbolo che vi abbiamo tramandato, un Teatro che racconta la storia della nostra città, proprio come fate voi di Pantheon che avete raggiunto un traguardo importante. Dieci anni che ne varranno almeno altri cento: perché raccontare la storia di Verona, è il mestiere più bello del mondo. Con affetto, Marchese, Scipione Francesco Maffei
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ANGOLO PET
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OGNI MESE QUELLO CHE C’È DA SAPERE
QUANDO MUORE LUI, IL NOSTRO AMICO A QUATTRO ZAMPE L'improvvisa perdita di un animale domestico può mettere in crisi il nostro sistema emotivo. In alcuni casi si tratta di un vero e proprio lutto, descritto in molta letteratura come «pet loss», da elaborare nel tempo.
DI INGRID
SOMMACAMPAGNA
L
A PALLA ABBANDONATA nel giardino, la ciotola vuota, il giochino rosicchiato e lasciato sotto al divano. Che cos'è quel vuoto che sentiamo improvvisamente, quell'angoscia che sale e quella paura di non aver fatto abbastanza? Sono forti e non scontati i sentimenti di una persona nei confronti di un animale domestico. La morte fa crollare un punto di riferimento, venendo meno, di conseguenza, tutte quelle routine quotidiane legate alla cura. Non è facile abitare in una casa che d'un tratto è vuota e silenziosa; ci si scopre impreparati, disorientati, nutrendo, come nei confronti delle persone, sensi di colpa, ansia, angoscia, solitudine, rifiuto, negazione, tristezza, depressione e rabbia. In queste nostre vite, così caotiche, loro ci danno sicurezza, protezione, conforto e felicità, senza giudicarci, facendoci sentire completamente noi stessi. IL «PET LOSS COUNSELING» è un intervento di supporto psicologico nel lutto per la morte di un animale da compagnia ancora poco diffuso in Italia; spesso, infatti, sono i veterinari a dare un sostegno emotivo durante una diagnosi terminale, l'eutanasia o la morte. La loro morte rimette in discussione la nostra vita, perché è come se perdessimo una par-
te di noi, ripensando al tempo passato con loro e al nostro stesso invecchiare, visto che i nostri animaletti ci accompagnano in un periodo della nostra vita. «Ho avuto pazienti nei quali la morte del cagnolino ha aggravato lo stato depressivo preesistente. Quando muore un animale domestico si apre un vuoto nella vita del padrone assimilabile al lutto per la perdita di una persona cara. Si attraversano le stesse fasi: fase di irrealtà, durante la quale non si crede davvero che il nostro animale sia morto; fase di protesta, che è quella del pianto; l'ultima è quella di accettazione dalla quale inizia l'elaborazione del lutto vera e propria. È necessario esprimere le proprie emozioni, non bloccarle, e fare quello che più fa stare bene. Esattamente come per gli esseri umani, troveremo conforto nella sepoltura del nostro cucciolo, perché sapremo dove trovarlo», spiega Alessandra Maggia, psicologa e scrittrice. Le Leggenda del Ponte dell'Arcobaleno, tramandata dagli indiani d'America, è una poesia dedicata a chi soffre per la perdita di un animale e a tutti gli animali che hanno amato un essere umano nella loro vita terrena. Un piccolo conforto: «E i tuoi occhi incontreranno di nuovo i suoi sinceri che tanto ti hanno cercato, per tanto tempo assenti dalla tua vita, ma mai dal tuo cuore».
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ADICONSUM 68
IL ( GRANDE) POTERE DELLA CONCILIAZIONE PARITETICA È un metodo di risoluzione extragiudiziale delle controversie che consente alle parti – consumatore e azienda – di confrontarsi, tramite i propri rappresentanti, al fine di trovare una soluzione condivisa e realmente soddisfacente per entrambe. In tempi rapidi ed in maniera economica, evitando il ricorso in giudizio.
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
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UANDO INSORGE un problema con una grossa controparte il cittadino si trova spesso a lottare contro un muro fatto di risponditori automatici, call centers all’estero, agenzie di recupero credito e lettere di sollecito. Un sistema studiato e ben attuato per condurre il cliente allo sfinimento morale e all’abbandono del reclamo. I pochi che resistono si avvicinano un passo alla volta all’opzione finale: intentare una causa. Si aggiungono così ulteriori patemi all’animo già lesionato del povero utente: costi da anticipare, lunghi tempi di attesa ed incertezza del giudizio. Seppure si debba ammettere che, in alcuni casi, la via giudiziaria rappresenti l’unica possibilità di soddisfazione per i diritti del contraente debole, negli ultimi anni hanno assunto sempre maggiore rilevanza metodi stragiudiziali di risoluzione alternativa delle controversie. Si tratta di procedimenti di varia natura che permettono alle parti di risolvere una vertenza senza passare da un giudice ordinario, risparmiando tempo e denaro. Nell’ambito consumeristico la metodologia
più diffusa è la conciliazione paritetica. ESSA TROVA ORIGINE in un accordo stipulato fra associazioni dei consumatori e società, sulla base di specifici protocolli di intesa sottoscritti dalle parti. Tali accordi - nei settori in cui è previsto - sono anche riconosciuti dalle Authority competenti. I regolamenti attuativi dei protocolli, poi, stabiliscono le norme operative di una procedura in cui il consumatore è rappresentato da un conciliatore che lo assiste, così come la società viene rappresentata da un proprio conciliatore. Negli incontri, che possono avvenire anche online, i conciliatori cercano di individuare un accordo satisfattivo che verrà inserito in un verbale il quale risulterà vincolante sia per il consumatore che per l'azienda, ponendo così fine alla controversia. Nei casi in cui, invece, l'accordo non venga raggiunto verrà ugualmente redatto un apposito verbale che consentirà di proseguire il reclamo nelle opportune sedi giudiziarie. Ma è bene sapere che, nei settori più rodati, il 96% delle conciliazioni paritetiche trova esito positivo.
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PILLOLE DI MAMMA
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IL SONNO
(Quale sonno?) DEI BAMBINI
DI SARA
AVESANI
In cima alla lista dei miei buoni propositi per il 2018 c’è quello di trovare una soluzione per dormire di più. Sì perché, è da quando è nata la grande che qui non si chiude occhio e sarei disposta a qualsiasi cosa per una bella dormita. E non credo di essere l’unica.
D
A POCO SI SONO AFFACCIATE sul mondo del lavoro delle “nuove figure professionali”: le tate della notte che promettono miracoli. Si trovano facilmente su internet ma è quasi impossibile ingaggiarle perché sono richiestissime. Anche se è pur vero che tentar non nuoce. D’altro canto i genitori logorati dalle nottate in bianco che chiamerò, per semplicità, i disperati, sono disposti ad ogni sacrificio, pur di aiutare i propri figli a dormire. Siete genitori disperati, se le avete provate tutte. Se avete fasciato i bimbi con la mussola. Se avete comprato cuscini ergonomici da migliaia di euro. Se avete acquistato una culla con un motorino installato sotto per non bloccare mai il movimento. Se avete imparato le ninne nanne più dolci del mondo, cantato qualsiasi cosa, magari anche qualche pezzo irriverente di Marco Masini dei bei tempi. Se avete accesso phon, aspirapolvere o scaricato tutte le applicazioni possibili immaginabili per generare il cosiddetto rumore bianco (simulatore dell’ ”ambiente pancia della mamma”). Se avete letto circa cento libri, da Tracy Hogg del metodo Easy, di cui io sono una grande fan, al “coniglio che si voleva addormentare”, al tremendo metodo Estivill di “fate la nanna”. Siete disperati, se avete fatto almeno dieci gite notturne in auto o se, il papà è sceso in strada anche con -4°, al freddo e al gelo, a prendere tutte le buche con il passeggino. Lo siete, se hanno regalato a vostro marito una t-shirt con la scritta “Dad man walking” anche se voi non ne avete visto nemmeno una puntata. Se avete speso l’impossibile in erboristeria, combinando come un piccolo chimico i più improbabili fiori di Bach con la melatonina. Se, altre milioni di cose, che solo una mamma e papà esasperati possono comprendere. DISPERATI DI QUESTO MODO: coraggio, siamo in molti. Portate pazienza, anche se so che è difficile. Non dormire spezza gli equilibri di famiglia e anche l’autostima. Se avete deciso di provare una strada, perseguirtela con dedizione. Oppure provate a consultare qualche esperto, una puericultrice o una di queste meravigliose fate notturne. Tenete sempre bene a mente che ogni bambino è diverso e vive circostanze diverse in maniera diversa. Cosa possiamo fare in concreto? Si possono seguire i tutorial di Clio Make-up per nascondere perfettamente le
occhiaie, le mie sono talmente nere che le potrei usare come lavagna per scrivere la lista delle cose da fare. E poi state distanti, anzi distantissimi, da quelli che hanno i figli tranquilli, quelli che dormono tutta notte, quelli che sai “ho fatto questo, ho fatto quello e mio figlio dorme”… siate onesti, avete avuto solo fortuna! Al bando anche quelli che hanno il coraggio di lamentarsi perché il figlio dorme SOLO di notte, ma di giorno è sempre sveglio, personalmente io questi proprio non li reggo. Comunque le vecchie nonne dicevano che i bambini che dormono meno, sono i più intelligenti: magra consolazione ma meglio di niente. Perseverate nella vostra mission impossible che prima o poi diventeranno grandi. Dimenticavo, un consiglio pratico: mettete sempre tutti i giochi a posto perché è un attimo calpestare un sonaglietto proprio appena avete messo giù il vostro pargoletto, gettandovi nella sconfitta più totale.
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BELLEZZA AL NATURALE l’aceto di mele
Tutti i benefici dell’a ceto di mel e L’aceto di mele è un ingrediente che tutti abbiamo in casa e che ha moltissimi benefici per la cura del corpo e, soprattutto, dei capelli: è antibatterico, antinfiammatorio ed è un vero toccasana per il cuoio capelluto. In particolare, questo ingrediente è utile nel trattamento della forfora. Ecco tre semplici modi per utilizzarlo, per avere capelli sempre splendenti.
Utilizzarlo puro Uno dei modi più semplici per sfruttare i benefici dell’aceto di mele è usarlo direttamente sul cuoio capelluto, massaggiando e lasciando in posa, avvolgendo i capelli in un asciugamano tiepido. Per chi soffre di forfora questo trattamento è consigliato almeno due volte alla settimana, per un mese.
In infusione con l a menta Se si fanno bollire 7-8 foglie di menta in 200 ml d’acqua e si aggiunge altrettanto aceto di mele, si ottiene una soluzione perfetta da vaporizzare sul cuoio capelluto, con l’aiuto di una boccetta spray. Prima dell’uso il composto deve riposare un paio d’ore.
In una ma schera Aggiungendo yogurt all’aceto di mele si ottiene una maschera da risciacquo perfetta per chi soffre di forfora. Basterà mescolare i due ingredienti, applicare sul cuoio capelluto e lasciare in posa almeno 15 minuti, prima di risciacquare.
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CALENDARIO DEL MESE G li
eventi di Febbraio secondo noi
a cura di
Paola Spolon
02
ERITREA, fine e rinascita di un sogno africano Alessandro Pellegatta Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
03
Coinquilino Cercasi… Luogo: Cinema Teatro San Massimo Ora: 21.00
04
Attento Pierino arriva il lupo Luogo: Teatro DIM di Castelnuovo del Garda Ora: 16.30
05
Nomadi Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00
06
Di’ che ti manda Picone Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00
07
I Protagonisti del Prog Luogo: Casa Novarini, San Giovanni Lupatoto Ora: 21.00
08
Villaggio di Carnevale “Mascheraverona” Luogo: San Zeno Ora: tutto il giorno
09
10
Jekyll on Ice Luogo: Teatro DIM di Castelnuovo del Garda Ora: 21.00
11
01
Musica e Scuola, Feijoada Brasileira…di Tutto un Pop! Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
Una delle ultime sere di Carnevale Luogo: Cinema Teatro San Massimo Ora: 17.00
12
Venerdi Gnocolar
Concerto dell’Accademia Strumentale Italiana Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
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14
Spazza via il ricordo di amori opachi e sgualcisciti il cuore solo per chi ha il coraggio di accoglierne il battito.
15
Il falso problema di Ugolino Luogo: Pagina Dodici Libreria Ora: 18.30
16
Oltre la tua vita felice (Sudafrica) - Corrado Passi Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
17
Un sabato sera con i fiocchi Luogo: Funny Viaggi, Verona Ora: 16.00
18
Gensan Giulietta e Romeo Half Marathon 2018 Luogo: Piazza Bra Ora: 10.00
19
Diego Dini Ciacci e Sim So Young Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
20
Delitto/Castigo Luogo: Teatro Salieri Ora: 20.45
21
E i compiti chi li fa? Luogo: EduCare, Lugagnano Ora: 20.30
22
La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli Luogo: Cinema Teatro Astra Ora: 21.00
23
Roberta e i Negroni Luogo: Bar The Brothers Ora: 22.30
24
Extra Vagante. Il circo contemporaneo Luogo: Teatro DIM di Castelnuovo del Garda Ora: 21.00
25
US Rails Luogo: Bar The Brothers Ora: 19.30
26
Mario Brunello Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00
27
Due Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00
13
Fiera di San Valentino Luogo: Bussolengo Ora: tutto il giorno
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legenda Carlo & Giorgio Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45 MOSTRE/ARTE
CINEMA
LIBRI
MUSEO
SPORT
INCONTRI
FIERA
DANZA
MUSICA
AMORE
CARNEVALE
TEATRO
in cucina con Nicole
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Cucinare è amore che si può assaggiare senzalattesenzauova.ifood.it a cura di NICOLE SCEVAROLI
...perché a carnevale ogni peccato vale!
LE PIZZETTE FRITTE della mia mamma INGREDIENTI • 400g di farina 00 • 100g di farina integrale • 1 cubetto di lievito di birra • 1 cucchiaino di zucchero • 150-180g di acqua tiepida • 1 cucchiaino di sale
Sciogliete il lievito in 50ml di acqua tiepida assieme allo zucchero. Aggiungete farine, sale, l'acqua rimanente ed impastate. Fate lievitare una notte. Stendete la pasta, ritagliate dei dischi. Fate lievitare 2 ore. Friggete. Farcite con pomodoro, mozzarella e affettati.
una variante leggera perché cotte al forno, ma dal profumo inconfondibile
LE FRITTELLE DI MELE INGREDIENTI • 2 mele • 140g di farina di kamut • 150ml di latte • 30g di burro fuso • 1 uovo • buccia di limone grattugiata • 1 cucchiaino di lievito • zucchero a velo
Mescolate farina, latte, burro, buccia di limone, lievito e uovo. Private le mele del torsolo. Affettatele ed asciugatele con della carta. Intingetele nella pastella poi adagiatele sulla banda del forno. Fate cuocere 15-20 minuti. Guarnite con zucchero a velo.
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L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
21 MARZO - 20 APRILE
21 APRILE - 20 MAGGIO
21 MAGGIO - 21 GIUGNO
In Cina per secoli i poeti usavano “l’orologio ad incenso”: meditazione e scrittura dovevano durare tutto il tempo in cui la stanza era pregna del profumo sprigionato da un bastoncino ardente. Era un tempo indefinito, profumato ed etereo. Quante volte alla settimana prendi del tempo per te che non sia scandito dalla matematica?
Lo sai che l’amore è solo chimica, eppure lo provi lo stesso. Lo sai che il tramonto è solo luce che entra nell’atmosfera in modo particolare, eppure lo guardi. Il tuo problema più grande di questo momento è il blocco che la razionalità ti crea. Impara dalle situazioni in cui l’emozione che ti dà qualcosa è più forte della sua spiegazione o limitata descrizione.
Quanti momenti che sembravano inutili e mediocri si sono rivelati a posteriori i momenti più belli della nostra vita? La bellezza appare soltanto nella significatività di una luminescenza, nel legame con noi futuri e noi passati, non nell’immediato. Un giorno il te futuro potrebbe guardare ad oggi e pensarlo come uno dei più bei momenti di sempre. Tanto vale sorridere per anticipare il corso delle cose, no?
ARIETE
TORO
GEMELLI
22 GIUGNO - 22 LUGLIO
CANCRO
In questo nuovo anno devi smettere di pensare a tutto ciò che compone la tua vita come ad un elenco di cose in successione enciclopedica. Inizia a cercare le connessioni tra gli elementi che ti circondano: il tuo colore preferito e l’angoscia per un bacio mai dato hanno un punto di contatto dentro di te. Prova a scovare legami di questo tipo e riempirai i vuoti tra le cose.
23 LUGLIO - 23 AGOSTO
24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE
23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE
23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
Quante volte ti sei sentito male per aver sprecato il tuo tempo? Ricorda: vivere alla velocità doppia non ti porta a godere del doppio delle opzioni di vita. La vita realizzata non è legata alla quantità. Prova a smetterla per qualche tempo di fare zapping tra le possibilità esistenziali e scendi nella profondità di qualcuna.
Passiamo più o meno tutti la nostra vita a sentirci orgogliosi per cose che non hanno la minima importanza, per un nuovo vestito, la vittoria della nostra squadra, un’idea avuta o un’argomentazione vinta. Mettiamo da parte l’inutilità. Cos’è che, quando ti guardi allo specchio, ti fa pensare di poter essere realmente orgoglioso di te stesso?
Hai bisogno di una cosa con cui coccolarti questo mese, e dovi trovarla dentro di te non là fuori. Anzi devi trovare al di fuori di te il dentro di te: sto impazzendo? Non direi. Quando ti senti triste pensa che sicuramente, in questo momento, sei al centro perfetto dei pensieri di qualcuno, almeno di una persona. Sei dentro l’intimità più nascosta di qualcuno perso nel mondo. Non è questa l’immortalità?
Calvino ha scritto che «la superficie delle cose è inesauribile». Prova a raccogliere queste parole per farne una massima e per qualche tempo diffida della profondità. Accogli solo ciò che è semplice, facile e limpido: persona, libro, film o concetto che sia. Rilassati e naviga sulle cose senza mai dover andare in apnea.
23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE
SAGITTARIO
In tedesco frei (libero), friede (pace) e freund (amico) derivano dalla radice fri, che significa “amare”. Libero originariamente significa “appartenere agli amici o agli amanti”. La società ci insegna ad essere indipendenti, arroccati su noi stessi, ma la vera libertà è solo legata ad una relazione d’amicizia o di amore. Si è liberi solo quando si è felici di appartenere agli altri.
22 DICEMBRE - 20 GENNAIO
21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
La scoperta di questo nuovo anno è la leggerezza della vita: ci facciamo troppo prendere ed emozionare da cose senza peso reale. La zavorra di tutti questi elementi che attanagliano il cuore è nulla se paragonata a quanto ti stai perdendo perché sei offuscato da piccolezze. Te ne stai accorgendo da solo, non è vero? Prosegui su questa strada.
La vita in questo inizio anno ti mette di fronte a delle scelte molto difficili ma per fortuna tutte piuttosto belle. Devi già prendere una decisione e devi farlo in fretta: è meglio cercare di avere attorno a sé più amici possibili o cercare di coltivare bene, con calma e fino in fondo le poche amicizie che si hanno già? Vuoi conquistare un amico o rinnovarne uno già presente? A te la scelta…
20 FEBBRAIO - 20 MARZO
PESCI
Spesso le cose che più ci angosciano lo fanno perché le chiamiamo con le parole sbagliate. Prova ad iniziare dai “problemi”: smetti di chiamarli così e di sentirti in pace e felice soltanto quando nessuno di questi è lì ad assillarti. “Problemi” ci saranno sempre, chiamali allora “situazioni”, “cose” da considerare parte di te e affrontare in modo del tutto tuo. Fatti forgiare dagli attimi che ti succedono.
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