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MARZO 2018
di
MATTEO SCOLARI
C
EDITORIALE
osa lasciamo ai nostri ragazzi? Rimango perplesso, e devo dire anche segnato, nell’animo, rivedendo le immagini dell’insegnante di scuola elementare di Torino che inveisce, da sola, contro le forze dell’ordine, augurando la morte a dei poliziotti che sono lì solo per fare il loro lavoro, per garantire la sicurezza. Non si tratta di prendere posizione, di stare da una parte o dall’altra della barricata, o di farne una questione politica o, peggio, ideologica. Mi domando perché una docente - tra l’altro della scuola primaria - che con la bocca sguaiata non riesce a porre freno alla propria rabbia, con un atteggiamento così indecoroso e indegno per il ruolo pubblico che ricopre e per la categoria nobilissima che rappresenta, non si renda conto che in quel momento sta infliggendo dei colpi durissimi al futuro della nostra società. L’indimenticato Presidente della Repubblica Sandro Pertini ricordava spesso che i giovani non hanno bisogno di sermoni, ma di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. Modelli, punti di riferimento, punti fermi che le nuove generazioni fanno sempre più fatica a trovare o a individuare in una società destrutturata, indebolita, fragile. Classi dirigenziali talvolta impreparate o improvvisate, intere categorie istituzionali e imprenditoriali corrotte, leader politici che fomentano gli istinti più beceri dell’essere umano anziché aprire orizzonti di crescita morale ed economica. Insegnanti, come nel caso per fortuna isolato della maestra Lavinia Flavia Cassaro, che si dimenticano improvvisamente di avere il grande e delicatissimo compito di formare e di crescere i prossimi cittadini di questo paese anche, e soprattutto, con ciò che dicono e ciò che fanno.
Come possiamo pretendere allora che i nostri ragazzi e le nostre ragazze siano migliori di quello che sono? Non sono forse lo specchio di quello che noi stessi siamo o di quello che percepiscono di noi? Il triste fenomeno delle baby gang, oppure - rimanendo nell’ambito della scuola – i casi recenti degli alunni che aggrediscono o colpiscono fisicamente docenti o compagni, quest’ultimi vittime di bullismo. Non è arrivato forse il momento di chiedersi il perché esistano situazioni simili, sempre più frequenti? C’è qualcosa che ci sta sfuggendo? Quand’è che torneremo a farci carico, ognuno con il proprio ruolo, in famiglia, sul lavoro, all’interno della comunità, di una responsabilità individuale e civile nei confronti delle persone che abbiamo vicino e nei confronti del prossimo? L’essere società e in società significa questo. Pesare le parole, i comportamenti, rivalutare i gesti di educazione e di collaborazione. Soprattutto nei momenti più duri e difficili. Un esame di coscienza è quanto mai necessario oggi, da parte di ognuno di noi. Perché quello di cui non teniamo conto è che questa deriva valoriale e sociale, non fa sconti a nessuno e colpisce tutti, indistintamente, trascinandoci verso il basso. Non ci sono zone franche. Se non partiamo da qui, da una riflessione su quello che siamo e quello che possiamo dare per il bene nostro, dei nostri giovani e delle altre persone, dovremmo abituarci a tutto ciò che in questo momento non ci piace e ci preoccupa. Penso che non sia quello che desideriamo.
“PUÒ DARSI CHE NON SIATE RESPONSABILI PER LA SITUAZIONE IN CUI VI TROVATE, MA LO DIVENTERETE SE NON FATE NULLA PER CAMBIARLA.”
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 28/02/2018
IN COPERTINA
Lidia Caricasole e la giravolta che l’ha portata alla Juilliard
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IN PRIMO PIANO
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IL PERSONAGGIO
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A TU PER TU
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LA SUPER MANAGER
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AGRICOLTURA&CO
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SUL GATTO DELLE NEVI
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PILLOLE DI MAMMA
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ANGOLO PET
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STORIE DI STORIA
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BELLEZZA AL NATURALE
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IN CUCINA CON NICOLE
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L'OROSCOPO
Voce del verbo cambiare: quattro storie Carlo Rovelli, il fisico del tempo ribelle
Con la Signorina Silvani Francesca Rossi e i “suoi” musei
Due sorelle con il vizio della sostenibilità Una notte con il tracciatore delle piste
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TURISMO EMOZIONALE
52
QUEL VIAGGIO VERSO LOURDES
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DALLA LESSINIA AL SAHARA
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QUESTIONI DI TIFO
Le case sull’albero, in breve
Che è difficile da dimenticare
OSTR IL N O
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Indice
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Rigorosamente in Panda
Un sindaco alle Olimpiadi
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Sco pri le dich iara zioni d’am ore dei letto ri
ERRORI O SEGNALAZIONI? WHATSAPP 347 1058318 - REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT
DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA
REDAZIONE E COLLABORATORI
REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, FLAVIO BRUTTI, MARCO MENINI, PAOLA SPOLON HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI MARZO 2018 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, GIORGIA CASTAGNA, CESAR COLATO, FEDERICA LAVARINI, ANDREA NALE, EMANUELE PEZZO, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, GIOVANNA TONDINI, MARCO ZANONI. COPERTINA FLAVIO BRUTTI PROGETTO GRAFICO FLAVIO BRUTTI FOTO DI COPERTINA ANDREA DAL PRATO SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT - WEB: WWW.GIORNALEPANTHEON.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111 CONTRIBUTI PER PANTHEON MAGAZINE C/C POSTALE 93072262 INTESTATO A: INFOVAL SRL - VIALE DEL LAVORO 2, 37023 GREZZANA (VR)
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IN COPERTINA LIDIA CARICASOLE
«STUDIO ALLA JUILLIARD GRAZIE ALLE MIE SORELLE... E AL CROWDFUNDING» Vent’anni, veronese, unica ballerina italiana iscritta alla scuola di arti, musica e spettacolo numero uno negli Stati Uniti e tra le prime al mondo. Da Verona a New York grazie a un profondo amore per la danza, a un carattere determinato e alla solidarietà del web. DI MATTEO SCOLARI E MIRYAM SCANDOLA
PH ANDREA DEL PRATO
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H
a inaugurato a gennaio un blog nuovo di zecca: “Dance with Lidia – vita tra i corridoi della Juilliard”. Lo ha fatto per raccontare, giorno dopo giorno, un’esperienza unica ed eccezionale, quella che sta vivendo, dal settembre scorso, in una delle scuole di arte, musica e spettacolo più prestigiose del pianeta, ma lo ha fatto soprattutto per ringraziare le 130 persone che in poco più di un mese le hanno donato 12.269 dollari, per mezzo di una raccolta fondi sul web (il cosiddetto “crowdfunding”), fondamentali per realizzare il suo sogno di entrare alla Juilliard School e diventare una ballerina professionista. Lidia Caricasole nasce a Verona nel 1997, coltiva la passione per la danza da quando aveva cinque anni. Nel 2006 si iscrive alla Vic Ballet Academy di Vicolo Carmelitani Scalzi dove incontra Anat Weinberg, la sua insegnante, di origine israeliana, che sarà determinante per il suo percorso di formazione, e dove studierà due ore al giorno, tutti i
PH CHRISTIAN NARDIN
giorni, dal lunedì al venerdì, per più di dieci anni. Parallelamente si diploma al liceo artistico Boccioni di Verona. Nel 2015 l’occasione di partecipare a un corso estivo di danza, insieme ad altre 21 ragazze, organizzato dalla Juilliard di New York. Tre settimane intense, il ritorno in Italia con la Grande Mela nel cuore e nella mente. La decisione, nel 2016, di fare domanda per il corso universitario di quattro anni. Lidia torna negli States per l’audizione, convince, ma non basta. Un anno duro di allenamenti di nuovo alla Vic Ballet con un unico obiettivo: tornare oltreoceano e riprovarci. Ci riesce, seconda audizione a febbraio. Qualche settimana dopo la chiamata e la conferma di essere una delle 12 ballerine ammesse alla classe 2021. Unica italiana. Nonostante una borsa di studio, l’impegno economico per la retta annuale non è sostenibile per la sua famiglia, così l’idea di lanciare una campagna di raccolta fondi sul web che, come abbiamo detto, le ha permesso di raggiungere la quota richiesta e di iniziare questa meravigliosa avventura. Lidia, immaginiamo che tu stia vivendo un sogno ad occhi aperti. Chi ti senti di ringraziare? Innanzitutto le mie due sorelle che mi hanno sempre sostenuta e incoraggiata, così come la mia famiglia. Poi la mia insegnante, Anat Weinberg, la prima a convincermi che avrei potuto provare ad entrare alla Juilliard. Infine le persone che hanno risposto al mio appello su internet permettendomi di raccogliere i soldi necessari per raggiungere la quota di iscrizione universitaria. Sappiamo che poche settimane fa hai inaugurato un nuovo blog. A quale scopo? Sì, è vero, e per questo ringrazio sempre le mie due sorelle che mi aiutano a tenerlo aggiornato. Scrivo i testi nel fine settimana, nei pochi ritagli di tempo che ho, invio le foto e loro si occupano di tutto il resto. L’ho aperto per raccontare, giorno per giorno, questa incredibile esperienza, ma soprattutto per dare la possibilità a chi mi ha dato fiducia, anche per mezzo delle donazioni economiche, di vedere i progressi e di avere un effettivo riscontro in termini di risultati. Senti addosso una responsabilità ulteriore per questo? Assolutamente. La raccolta fondi è stata determinante per l’accesso alla scuola, non ce l’avrei fatta senza queste persone ed è giusto che io mi impegni al massimo anche per loro. Come mai l’idea di ricorrere al web? Negli Stati Uniti è una modalità piuttosto diffusa, in Italia un po’ meno: devo confessare che ho ricevuto anche qualche critica per una raccolta fondi per uno scopo diverso da quello solidale. Io ho solo provato a raccontare il mio sogno, la mia passione, e ho raccolto spontaneamente la sensibilità di molti. Devo dire che sono rimasta sorpresa, non mi aspettavo una risposta simile in un periodo di tempo così breve (un mese, ndr).
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IN COPERTIN A LIDIA CARICASO LE
Guarda il video
utilizzato per la campagna di crowdfunding
PH CHRISTIAN NARDIN
Ci racconti una tua giornata tipo? In aula alle 9 del mattino per una prima lezione teorica. Seguono due lezioni pratiche. Cinquanta minuti di pausa pranzo, poi altre due lezioni pratiche fino ad arrivare alle prove spettacoli. Finisco alle 19.30 circa, spesso anche alle 22.00 poiché seguo workshop serali. Dal lunedì al venerdì? Dal lunedì al sabato mattina. Sabato pomeriggio e domenica ho tempo per me, anche se lo spendo a teatro per andare a godermi spettacoli che in Italia, purtroppo, non ho occasione di vedere. Ci stiamo perdendo delle occasioni in Italia? Il mio sogno è quello di laurearmi e di lavorare come ballerina professionista. Vedo tante persone attorno a me, in Italia, che hanno la mia stessa passione, che sono motivate, ma allo stesso tempo sono preoccupate per una situazione di impoverimento del sistema culturale italiano, in particolare quello legato alla danza. Hanno chiuso molti corpi di ballo, tra cui quello di Verona. Rimangono in piedi quelli di Milano, Napoli e Roma. Troppo poco per un Paese come il nostro che avrebbe cultura da vendere. C’è molta competizione tra voi studenti della Juilliard? In realtà no. Non ci sono quei canoni rigidi che possiamo trovare, ad esempio, in altre scuole come l’American Ballet Theatre, sempre di New York, dove l’impostazione è più classica. Qui c’è un ottimo feeling con gli insegnanti che esigono tanto da noi, ma con un atteggiamento accomodante e costruttivo. La Juilliard è pur sempre uno dei migliori college al mondo. Nel 2015 hanno fatto richiesta di ammissione in 2.657 e solo il 7.2% di quest’ultimi è stato accettato. Tra gli alunni celebri ci sono nomi come Ohad Naharin, Paul Tay-
lor, Danielle Brooks, Samira Wiley e il compianto attore Robin Williams. Nel tuo blog c’è spazio anche per qualche consiglio Sì, e vero. Cerco di dare qualche suggerimento e qualche consiglio, in base alla mia esperienza fino a questo momento. Mi auguro che possano essere di aiuto a qualcuno. Hai qualche rito scaramantico prima di salire sul palco? Ho un mantra che ripeto nei momenti più difficili: “Ascolta la musica, scarica il peso al centro, riproduci la forma”. L’importante è non far trasparire la tensione, liberare la mente e dare il meglio di se stessi, e – come dice la mia ex insegnante – “Se sbagli, sbaglia alla grande!”. Ancor più importante di saper ballare bene è saper porre rimedio ai pasticci: non farne pubblicità con strane espressioni del viso, ma proseguire concentrati su quel che viene dopo, anche perché chi ti sta osservando potrebbe non essersene nemmeno accorto! Il prossimo futuro? Proseguire l’anno con massima determinazione. Nel frattempo, con l’aiuto delle mie sorelle, sto cercando altre forme di finanziamento per la retta dell’anno prossimo. A Verona ho trovato un’azienda, Cantine Pasqua, che ha scelto la mia immagine per una campagna marketing e questo mi ha permesso di fare un passo avanti per arrivare all’obiettivo. New York ti piace? Ho poco tempo per viverla, sono sempre in aula. Tuttavia mi ha regalato l’amore. Proprio qui ho trovato il fidanzato, un ragazzo che studia da attore in una scuola qui vicino.
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IN PRIMO PIANO
NIENTE DI PIÙ CHE
UN CAMBIAMENTO A tutti, una volta o l’altra, è capitato di vedere la propria strada interrotta. Un progetto che ci hanno accartocciato, un problema di salute che rimescola le carte, una persona perduta. La vita può andare in pezzi e noi ci troviamo bloccati davanti a modeste o gigantesche interruzioni. Che fare? Da eterni principianti delle vita, per esempio, si può tentare l’avventura enorme di ricominciare. DI MIRYAM SCANDOLA
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ONO ACCORSI IN TANTISSIMI a conoscere Miguel Castillo, l’icona di quello che vorremmo essere un po’ tutti: audaci nelle scelte. Insomma, quelli che, invece, di condannarsi alla statica lamentela, vanno diretti laggiù, saltano la fila degli incerti e afferrano la nuova possibilità, protasi del periodo ipotetico - sempre e comunque traballante - della felicità. Lui, l’avrete visto ovunque, tra giornali locali e testate nazionali. «Nonno Erasmus» l’hanno battezzato, con leggere variazioni sul tema, più o meno tutti. Dopo una vita da notaio in Spagna, questo signore valenciano non si è accontentato di condurre i suoi giorni nel riposo dell’abitudine. La sua miccia è stata un problema di salute, da lì l’iscrizione alla facoltà di storia. Ora sta facendo l’Erasmus a Verona. Con lui è venuta la moglie, forse, per controllare che partecipi alle lezioni e non ai «pigiama party», parte del pacchetto. Ci togliamo tutti il cappello davanti ai suoi 81 anni che spariscono di fronte alla freschezza con cui si siede nelle aule dove spadroneggiano giovinezze. Ma non è il solo. L’abbiamo ammirata in tanti la signora Irma, 93 anni, di Noventa Vicentina. Con il
Miguel Castillo tra i banchi dell'università di Verona
suo trolley rosso si è diretta al gate, come se stesse per andare a trovare un’amica nella città a fianco e, invece, da Malpensa è volata in Kenya. Là ora sta facendo la volontaria in un orfanotrofio. Non vi basta? Allora vi diciamo che sono 896 gli over 40 che hanno tentato la strada del ricominciare e attualmente frequentano l’ateneo scaligero. È BELLO SAPERE CHE CI SONO infinite opzioni di noi e che non siamo per forza definiti da quel paio di scelte grandi che abbiamo fatto ad un certo punto della nostra vita, quando abbiamo iniziato a camminare di buona lena per un sentiero e abbiamo escluso gli altri. Cambiare è un mestiere democratico: lo possono fare tutti. È pure un esercizio di intelligenza lasciarci (in parte) riscrivere dalle cose che ci capitano. Lo diceva Pavese, forse tentando di ripeterlo a se stesso che «l’unica gioia al mondo è cominciare». Fa paura? Certo che fa paura. La chiamano neofobia ed è esattamente quello che pensate: il terrore del nuovo. E, novità delle novità, per affrontarlo ci vuole coraggio. E poi non sempre si cambia in meglio, va detto: la cosiddetta “cura geografica”, per esempio, a volte non funziona. Partire, trasferirsi non è garanzia di niente, si piange anche nella via più luminosa della Borgogna, o in mezzo ai fascini di Brooklyn. Connessa e legata c’è anche l’altra eterna questione, quella dei rimpianti. Averne è normale e, forse, pure giusto. Il rammarico è come l’edera che si arrampica sulla casa. Quella linea di verde regala grazia ai muri grigi, ma non si può permetterle di abbracciare tutta la struttura. Altrimenti, andrà a finire, che, edera dopo edera, a furia di impilare rimpianti, soffocherà l'edificio di possibilità che potremmo essere.
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IN PRIMO PIANO VIAGGI PERENNI
COSA C’È OLTRE
LA VITA FELICE Era un medico veronese e viveva in zona Valdonega. Nel 2004 Corrado Passi stravolge tutto e si trasferisce in Sudafrica, abbandonando le strade certe di Verona e la professione conquistata, per dedicarsi ai suoi amori: la scrittura e Città del Capo.
Corrado Passi
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Ì, LO RIFAREI». «NO, NON TORNEREI». Risponde veloce alle prima domande, quelle necessarie eppure, per forza di cose, benedette dalla banalità. Non ha rimpianti, anzi, tutt’altro. «Mi sento completamente appagato» lo dice così, senza l’ostentazione insicura di chi vuole persuadere a tutti i costi. Lui è Corrado Passi, 54 anni.La cronaca della sua vita vira improvvisamente nel 2004 dopo un viaggio in Sudafrica per lavoro. Gli bastano quei giorni strappati ad una convention medica per capire. Oggi abita a Cape Town, ha una società che pianifica viaggi e itinerari personalizzati in Africa Australe e scrive tantissimo. «Tre ore ogni giorno, mai un minuto di meno».
A Città del Capo ha dedicato, tempo fa, una guida (Cape Town, Polaris), «un gesto di gratitudine» verso il luogo che chiama casa da 14 anni. A Verona ci torna ma non spesso. A metà febbraio è venuto qui per l’uscita del suo primo romanzo Oltre la vita felice, che sarà tradotto pure in inglese. Del suo libro dice, per prima cosa, che non è autobiografico. Ma il titolo con la sua di storia qualcosa c’entra decisamente. Alla fine, se andiamo di sintesi, è la descrizione di un cambiamento in piena regola, di una, per quanto sofferta, “detonazione”. La protagonista è Maia, un architetto affermato che puntella le sue priorità con il lessico del business: una conference call di qua, una deadline di là. Poi le muore
DI MIRYAM SCANDOLA
L’ETERNA DOCCIA DI UN EX PRESIDENTE E LA PASSEGGIATA DI QUELLO NUOVO Il caricaturista Zapiro ritrae Jacop Zuma mentre si fa la doccia più o meno da sempre. O meglio, da quando l’ormai ex presidente disse che per proteggersi dall’hiv basta, appunto, una doccia. Il 20 febbraio, il nuovo presidente Cyril Ramaphosa, in cui molti confidano per vedere mantenute le promesse infrante dai dieci anni di Zuma, ha passeggiato in un quartiere popolare con un servizio di sicurezza molto esiguo. A sostenerlo, qualche giorno prima, durante l’insediamento c’era il nipote di Nelson Mandela avvolto da abiti tradizionali africani, con accanto la moglie bianca.
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A VERONA PERCHÉ…
Lo scorso 16 febbraio, grazie al supporto della Libreria di viaggio Gulliver, Corrado Passi ha presentato al Museo Africano il suo primo romanzo, dichiaratamente non autobiografico tranne, forse, che nel titolo: Oltre la vita felice.
il figlio e di fronte «al lutto più estremo di tutti» riscrive se stessa negli spazi sconfinati di un Sudafrica dipinto e definito dalla natura. Questa mamma infranta si ritrova? «Non credo nell’elaborazione del lutto, credo nell’elaborazione del tempo che dedichiamo al ricordo». Lo scrittore abbassa gli occhi quando dice che le nostre perdite non si riassorbono mai, vengono solo ridimensionate dall’imbuto della memoria che
concediamo loro, ogni giorno. «Ma non è un libro triste perché c’è un percorso interiore che porta Maia a scoprire cosa c’è oltre quello che lei considerava, prima della tragedia, una vita felice». Dentro c’è tanto, tantissimo paesaggio che non è mai semplice scenografia ma, piuttosto, un vero e tangibile co-protagonista. Come lo sono tutte le sensazioni che nascono dal mescolarsi di terra e vento. Quel «suono del silenzio» che fa provare a
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IN PRIMO PIANO VIAGGI PERENNI
Maia, Corrado prima l’ha sentito addosso, forse, addirittura il giorno del suo colpo di fulmine per il Sudafrica «il luogo in cui mi sono ritrovato». Perché in Italia, «la natura te la devi andare a cercare» là, invece, in piena Africa Australe «il colore del cielo» ti arriva negli occhi. COSÌ, CON UNA DECISIONE «improvvisa ma ponderata» assieme alla compagna che di mestiere fa la pianista, si è trasferito lì, «dove ogni giorno si sperimentano le quattro stagioni» nell’angolo più europeo di tutta l’Africa. «Non ho scelto un luogo facile» ammette «quando vivi in contesti così diversi devi sempre avere un piano B pronto». Mentre scriviamo siamo nei giorni delle dimissioni forzate del presidente Jacob Zuma (il 14 febbraio scorso, ndr), dopo 9 anni di governo abilmente coniugato con la corruzione. Corrado ci mette in guardia sullo stereotipo facile, che riduce tutto a definizioni stancamente decennali. L’eco
dell’apartheid non riassume l’intero strepitio di una delle nazioni più sviluppate del continente. «Certo i sudafricani si confrontano ogni giorno con l’eredità in parte tradita di Mandela». Un Paese che ha attraversato i tempi della disillusione e che è ancora impegnato a capirsi ma «i sudafricani hanno un’altissima volontà di imparare e questo non smette di affascinarmi». Di Verona qualcosa gli manca «il fatto di vedere la storia romana, medievale e rinascimentale scorrerti vicino» e poi gli affetti perché è diverso «partire a vent’anni quando i tuoi genitori ne hanno quaranta, e farlo quando tu ne hai quaranta e loro ottanta». Lui si è sentito chiamato dal quel Paese, patria di stupori costanti, e ha risposto. «Ma se hai troppa paura di cambiare allora non sei pronto al cambiamento». Non serve traslocare oltreoceano, bastano anche viaggi minimi come «andare ai giardini con il cane» per trasformare le proprie ore e metterci dentro, per un attimo, «la voce del vento».
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IN PRIMO PIANO UN CAMBIO DI PASSO
LE SNEAKERS? SONO IL MIO DIARIO Per fare grandi passi non basta avere le scarpe giuste. È vero e non è vero nel caso di Alessandro Marani. "Beater" è il nome del suo negozio con cui, ogni giorno, veste i piedi delle città. Il «mainstream» di Nike e Adidas se ne sta lontano dalle vetrine del suo piccolo regno che omaggia «la ricerca e la selezione». Il 3 marzo ha compiuto un anno questo avamposto di purezza formato sneaker.
DI MIRYAM SCANDOLA
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a profani, ci teniamo a debita distanza dal lessico del mestiere, anche solo per non offendere le orecchie di chi conosce il vocabolario a menadito. Le tomaie, per dire, sono la parte superiore delle scarpe, la copertina dell’ipotetico diario che è una calzatura, secondo Alessandro. Poi le suole, su quelle ci siamo, più o meno. Attenzione però: appena le nomini si apre il gigantesco compendio della tipologia di materiale. Ha un sapere enciclopedico in materia Alessandro Marani da cui estrae, volta per volta, i dettagli precisi che compongono un pezzo della cosmogonia dello streetwear. Nel 2017, mentre stava per compiere 40 anni, ha deciso che del lavoro come agente di commercio ne aveva abbastanza e ha aperto un negozio in centro, in via Sant’Alessio. L’ha chiamato “Beater”, negli scaffali ha messo solo e unicamente sneakers. Una la regola perenne: appena una scarpa diventa «mainstre-
am» allora è tempo di «mollarla». Ricerca e selezione, selezione e ricerca: questo, il «modus operandi di Beater» che non vuole inseguire brand, ma far sbocciare piccole tendenze che meritano, insomma «scarpe di valore con una storia alle spalle». C’è uno slancio narrativo nascosto dietro ogni stringa, ogni suola e Alessandro non vede l’ora di costruirci attorno una qualche sintesi. Prendete le Stan Smith, le avete viste ai piedi di mezzo mondo, con il loro candore interrotto da strisce verdi, ma sapete davvero chi è Mr Smith? Uno dei 20 tennisti migliori di sempre, nel 1972 ha vinto Wimbledon e oggi, nel tempo che non dedica al tennis, colleziona aneddoti legati alle “sue” scarpe. Per contro, di Chanel, Prada, Gucci che si sono buttate nell’avventura dello sporty chic Marani ha le idee chiare «non prendo in considerazione il fashion, quei brand nascono per l’abbigliamento, non hanno la cultura della sneaker». Gli escono veloci i nomi diversi della poetica che, invece, tiene ai piedi: le Karhu, quelle più tecniche, le Pony, più nostalgiche oppure le Huf che sembrano Converse ma «non hanno nulla a che spartire con le All Stars, sono nate da Keith Hufnagel sulla tavola del suo skateboard». In sostanza sono «dei pezzoni». Poi c’è “Beater”: il nome che troneggia sulle vetrine, titolo della sua passione. «È una filosofia: non c’entra niente con il battitore, la frusta per le uova».
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IN PRIMO PIANO Alessandro Marani
«Beater, nel gergo degli appassionati, vuol dire vangare, consumare. Perché la sneaker deve essere vissuta » sulla strada di ogni possibile esperienza. «È come una bella signora che si fa un baffo della carta d'identità» si legge, quasi come conferma, sulla pagina facebook della realtà. Un paio possono costare dai 90 ai 200 euro e Alessandro consiglia di «usarle come un diario», scriverci passi e incontri. Per andare dove? Intanto «andate in pace, masticatori di suole». È passato un anno… Le cose vanno bene, siamo una realtà piccola che punta alla qualità e non alla quantità. Mi ricordo l’inaugurazione: era un venerdì. Il giorno dopo mi sono svegliato ed ero un po’ spaesato: avevo appena stravolto la mia vita. Volevo creare qualcosa di mio che mi rappresentasse totalmente. Con tutte le gioie e responsabilità connesse. Ci credevo molto ma dovevo anche vedere come rispondeva il mercato. Lo rifarebbe? Certo. L’obiettivo è cercare di affermarsi come precursori in materia di sneakers. Fare ricerca e selezione. Cavalcare l’onda quando il prodotto sboccia e poi mollarlo. Cosa indossa in questo momento ai piedi? Asics gel lyte one, l’antesignana del modello
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gel, quella da cui è partita la tecnologia sulla suola. Nel 2017 per il 30esimo anniversario l’hanno rifatta mantenendo la colorazione originale (in negozio a breve arriverà il modello, anche se in un’altra variante di colore, ndr).
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C’è un’occasione in cui non metterebbe mai le sneakers? Non credo. Senza non mi sentirei me stesso. Chi compra sneakers ricercate a Verona? Ho clienti che sono già tornati due e tre volte. Il passaparola funziona a meraviglia. Diciamo che il mio cliente “tipo” ha dai 30 ai 60 anni. Ma non mancano i “maschi alfa”di 16 anni che si comprano il pezzone per marcare il loro ruolo nel gruppo. Insiste molto anche sul valore “narrativo”
di queste scarpe… Le nostre scarpe raccontano sempre delle storie. A casa ho aperto l’armadio murato di scatole e mi è caduto l’occhio su un paio, in cima. Mi è apparsa la sneaker di quando ero giovane. Tomaia rovinata, suola consumata: aveva fatto le sue. Ai tempi dovevi giostrarti con le paghette dei genitori per riuscire ad avere il pezzone ai piedi. Ho pensato a tutte le volte che le ho indossate e così, in un attimo, la mente ha iniziato a vagare…. Facebook.com/wearebeater
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IN PRIMO PIANO "INSEGUIMENTI" D’AMORE
C’È UN PO’ DI TERRA E UN ORIZZONTE, QUI PUOI VIVERE SEMPRE Alessandra viveva a Venezia. Ha lasciato i lagunari panorami per guardarne altri, dall’alto. A San Vitale, in Lessinia, con il suo amore Giovanni e con la loro azienda agricola che sceglie e risceglie il biologico con uno sguardo appassionato.
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E DIAMO APPUNTAMENTO IN UN BAR. Mentre ci racconta la sua storia non “stacca” nemmeno un attimo. Non si accorge neppure delle fettine di crostata al mirtillo che luccicano tra le tazzine. Il suo pensiero è appassionatamente concentrato a farci capire come l'arrivo in Lessinia abbia permesso la realizzazione concreta dei suoi ideali, dei desideri che, fin da giovane, aveva per se stessa, per il suo avvenire e per quello del mondo in cui voleva vivere. Alessandra Brollo è nata 41 anni fa in un piccolo paese vicino a San Donà di Piave, dove l'orizzonte non conosce i sussulti delle vette e l'aria non è ancora pervasa dalla salsedine dell'Adriatico. È cresciuta in una famiglia di estrazione operaia insieme ai suoi quattro fratelli, in campagna, con galline e vigne che servivano esclusivamente al sostentamento della famiglia. Poi, negli anni '90 si è iscritta a Scienze Politiche, a Padova, perché i concetti di “bene comune” e di “responsabilità sociale” continuavano a solleticarle dentro e cominciava a percepire che facevano parte di lei tanto quanto braccia e gambe. A Padova avviene l'incontro della sua vita: Giovanni Guglielmini, veronese di San Vitale, piccola frazione del comune di Roverè, in Lessinia centrale, iscritto a Scienze Agrarie, più grande di lei di tre anni. Lui le racconta della sua passione per la terra e l'allevamento, le parla dell'azienda agricola di famiglia dove vuole comunque ritornare dopo aver imparato il più possibile di agricoltura e zootecnia. Lei, invece, gli rivela i suoi grandi ideali, e anche il desiderio di concretizzarli, di renderli vita e futuro. Di lì a poco un altro incontro fondamentale: quello tra Alessandra e la realtà di Giovanni e della sua famiglia. Non le ci è voluto molto per capire che quelle colline ruvide che si inerpicavano sempre più in alto tra faggeti e pascoli, sarebbero diventate la sua casa. Perché “casa” per Alessandra è dove si condivide un sentire, dove si lavora insieme per realizzare un progetto che ha a che fare con un'etica condivisa, dove le scelte
personali hanno ricadute positive non solo su se stessi ma anche sul mondo che ci circonda. DAL 2009 L'ALLEVAMENTO CONVENZIONALE dell'attività di famiglia di Giovanni, destinato prevalentemente alla vendita del latte, è stato ripensato dalla giovane coppia ed è stato trasformato in un allevamento che produce carne biologica di pollo e bovino che viene lavorata e confezionata in azienda. Dal 2017 ricomincia la produzione di latte, conferito ad un caseificio della zona che con esso produce formaggi e mozzarelle bio. L’obiettivo è di dare inizio ad una catena virtuosa tra produzione e trasformazione che possa attrarre anche altre aziende della Lessinia. Quello che, oggi, Alessandra e Giovanni sono riusciti a realizzare, sostenuti e aiutati dai suoceri Maria Rosa e Giulio («persone molto intelligenti, a cui dobbiamo molto»), è la nascita di un piccolo microcosmo virtuoso basato sul rispetto per la natura («un dono che dobbiamo
DI MICHELA CANTERI
19 Alessandra Brollo
utilizzare con attenzione, seguendo i suoi ritmi e le sue capacità»), per l'ambiente, per cui ad ogni mucca è riservato un certo quantitativo di terra che permetta il suo sostentamento ma anche lo smaltimento dei liquami, e sulla ricerca di uno stile di vita sostenibile, che persegue un
equilibrio tra risorse e produzione. «Vogliamo una vita sobria, per noi e per i nostri figli», ci dice Alessandra. «Desiderare di avere molto più di quello che è sufficiente per vivere dignitosamente, significa togliere risorse agli altri e creare uno squilibrio nella ripartizione della ricchezza», sottolinea. «Come consumatori partecipiamo al Gas (gruppo di acquisto solidale) della Lessinia, per sostenere i produttori della zona o, quando non è possibile, le aziende che lavorano con responsabilità. Ci incontriamo ogni mese a Bosco Chiesanuova e cerchiamo nuove famiglie motivate». Oltre a questo, e Alessandra lo ripete diverse volte, il loro è un contesto dove ci si vuole bene, dove i clienti e i collaboratori sono amici, dove la fiducia è alla base di ogni relazione, anche di lavoro. Il tempo a disposizione è terminato, suo figlio Marco ha finito la lezione di pianoforte e deve andare a prenderlo. Le chiediamo dei suoi bimbi (oltre a Marco, 11 anni, ci sono Alberto, 7, e Giulio, 3) e lei si illumina. Ci dice: «A me sembra che non starebbero così bene in nessun'altra parte del mondo». E a noi vien da dire che se realtà come questa riuscissero a farsi sentire dalle nuove generazioni, con il pensiero che hanno dentro, nato semplicemente dal desiderio di migliorare il pianeta e concretizzato in scelte individuali responsabili quotidiane, forse il mondo ritroverebbe un po' di pace e di purezza.
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IN PRIMO PIANO CAMBIARE PANORAMA
A RITMO DI NATURA (E DI LESSINIA) Silvia Montanaro è una giovane veronese di 28 anni, laureata in lingue a Madrid. Un giorno ha lasciato la sua casa in centro a Verona per aprire «Stato Brado», un’azienda agricola in evoluzione che alleva cani pastore e pecore brogne, nella contrada Vanti di Velo Veronese.
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l mondo di Silvia è grande, grande quanto la sua mente e la sua voglia di mettersi in gioco. Voleva fare la «proffe», ma l'idea di lavorare in città la nauseava, visto che l'ha abbandonata a 23 anni per raggiungere la sua Lessinia e investirci. È una bionda con due occhi azzurri che ti scrutano e in cui riesci a leggere la sua tenacia, quella che l'ha condotta da sola in montagna, creando un allevamento unico e polifunzionale con i suoi pastori svizzeri (Griizot e del Lagorai, ndr) una sessantina di pecore brogne, un pony e tantissimi cuccioli di cane. Silvia fa un lavoro duro e umile, al freddo, nel fango e nello sterco, con gli animali che a volte non collaborano, ma lei non si dà per vinta: con la fatica e il sudore ottiene grandi risultati. Qualche anno fa, per dire del suo carattere, si presentò ad un evento sulle attività cinofile non solo con tre dei suoi cani ma anche con un’agnella di tre mesi al guinzaglio. Oggi la guardiamo muoversi nel suo rustico di 500 metri quadrati con due ettari di pascolo, e la sua ci sembra essere quasi una scelta spirituale. Che cosa voleva fare da grande? Ho studiato a Madrid per insegnare Lingue e letterature straniere perché è quello che mi viene meglio. Spagnolo e inglese li so come l'italiano, il mio tedesco, invece, si sta perdendo negli anni ma me la cavo; poi so il greco, il latino e l'arabo a livello scritto. Ho iniziato a studiare anche swahili, cinese, francese, croato, il ceco, però mi serve più tempo. L'idea di insegnare era fantastica: ero e sono molto portata, ma mi implicava scendere a troppi compromessi. Ha un cognome che si addice al luogo dove vive, che origini ha? Il mio cognome è del sud, infatti mio nonno paterno è della provincia di Caserta, mio padre invece è di Brescia e mia madre di Verona. Non è uno scherzo il mio cognome, perché non mi manca la città: odio il caldo, il sole e il traffico.
Come è cominciato l'amore per gli animali? Dopo la laurea mi sono presa un cane incrocio pitbull, senza sapere niente di questo mondo; quando ho scoperto in che cosa consistesse la razza, ho cominciato, da autodidatta, a informarmi su come gestirlo al meglio; l'ho cresciuto così bene che la gente ha cominciato a chiedermi aiuto. Il mio nuovo interesse si è mescolato alla mia passione per l’insegnamento. Diventando istruttrice cinofila ho capito ancora di più che il mio futuro era proprio lì, tra gli animali, a maggior ragione in Lessinia, luogo in cui sono cresciuta, un posto trascurato ma con tanto potenziale.
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
Quali attività svolge? L'attività principale resta la pastorizia con l'allevamento cani e l'addestramento di cani, appunto, per la pastorizia. Collaboro anche con altre aziende che hanno bisogno di pastori. Oltre alle pecore, ho 11 cani femmine adulte, di cui tre fattrici con pedigree e cuccioli. Ospito tanti volontari che vengono qui per imparare, o persone interessate ai cani o che vogliono far lavorare il proprio quattro zampe con le peco-
SILVIA E LO SCONFINATO MONDO DI FACEBOOK
Sono tante le pagine curate da Silvia Montanaro sui social: Pastore svizzero Verona, Centro di tutela del pastore della Lessinia - Griizot, Adotta un agnello e Stato Brado: cinofilia e tradizioni con la relativa pagina web provvisoria (statobradocinofiliaetradizioni.wordpress.com).
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però, vivendo tra le contrade, ho riscontrato l'ingente presenza di due razze: il Grigione della Lessinia, che i vecchi chiamano Griizot, e il pastore del Lagorai. I primi sono cani da vacche molto forti, dal pelo morbido, e da sempre utilizzati in Lessinia, con il ceppo in comune con il pastore bergamasco; i secondi sono una razza di origine trentina, da pecore, che si sono mescolati ad altre razze nell’ultima trentina di anni.
re; nella struttura, infatti, ci sono camere con cui potrei creare un agriturismo o B&B. Finalmente, quest'estate, ultimerò i lavori strutturali alla mia azienda per poter partire ufficialmente con tante attività, tra queste: una piscina e una pensione per cani con casette più giardinetto recintato, la fattoria didattica, la nursery per i cuccioli; voglio offrire uno spazio piccolo, ma con alta qualità del servizio. Ho, inoltre, una convenzione con il comune di Velo Veronese per recuperare a mie spese i cani e le cucciolate indesiderate che potranno usufruire di due degli spazi della pensione. Come ha scoperto il pastore della Lessinia Griizot e del Lagorai? Principalmente allevo pastori svizzeri con pedigree, cioè pastori tedeschi bianchi, con cui faccio cucciolate e competizioni di estetica. In Lessinia,
Come si salvaguardano queste razze? Nessuno si era mai interessato prima a queste razze se non delle associazioni. Per salvaguardarle si raccolgono costantemente dati, perché, stiamo cercando di selezionare le cucciolate, recuperando quelle incrociate per ri-separarle e tornare alla razza pura con l'obiettivo di reindirizzarle al loro ruolo originale: cane da vacche per lavoro con vacche e cane da pecore per lavoro con pecore. In questo processo io sono una delle poche, a livello professionale, che ha a che fare con la cinofilia nella Lessinia, e che alleva e seleziona queste razze in via di riconoscimento. Come avviene la vendita, l'ordine o l'adozione dei cuccioli? Sono selettiva con i cani ma allo stesso tempo anche con i futuri proprietari, ai quali, se non rispondono a determinati requisiti, nego il cucciolo. Voglio dare al cane la garanzia di una famiglia perfetta e viceversa. L'allevatore deve garantire ai potenziali padroni gli standar di razza ma allo stesso tempo deve assicurarsi che il cane abbia una vita felice.
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IL PERSONAGGIO CARLO ROVELLI
LO SCIENZIATO DEL TEMPO RIBELLE Carlo Rovelli è uno dei più importanti fisici dei nostri tempi, responsabile del Centro di Fisica teorica all’Università di Luminy, quartiere sulle colline di Marsiglia a ridosso della splendida costa Les Calanques, dove dirige il Centro di studio sulla gravità quantistica. Per tutti è soprattutto l’autore del best seller Sette brevi lezioni di fisica, un caso editoriale in Italia e in Gran Bretagna, con oltre 500mila copie vendute e tradotto in quaranta lingue. Solo dopo questo grande successo, in tanti hanno scoperto che si tratta di una persona nata e cresciuta a Verona.
Che cosa cerca? «Un mondo in cui non siamo spaventati uno dell’altro.
Un mondo
senza sopraffazione, in cui collaborare sia più importante che competere»
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bbiamo cercato di raggiungerlo, sperando di poterlo incontrare proprio a Verona, dove forse lui stesso avrebbe preferito. Come nella fisica teorica, anche nella realtà macroscopica spazio e tempo danno sempre qualche “grattacapo”. Per fortuna, la disponibilità delle persone è spesso inaspettata. Professore, ci racconta le sue origini? Che ruolo ha avuto Verona nelle sue scelte? Mia mamma è piemontese e mio papà marchigiano, sono arrivati a Verona pochi anni
prima della mia nascita. A loro sono molto grato del modo in cui mi hanno educato, mi hanno aperto al mondo, incoraggiandomi a credere nelle mie idee e a portarle avanti. La scelta di studiare fisica è stata abbastanza casuale. Non sapevo bene cosa fosse prima di iniziare. L’educazione che ho avuto nelle scuole veronesi non eccelleva nella scienza. Ma è stata molto buona come cultura generale. Io volevo qualcosa di diverso. Ne L’ordine del tempo, il suo ultimo libro, afferma che uno scienziato è una persona
DI FEDERICA LAVARINI
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inquieta, ribelle. Come lo è stato lei in gioventù: impegno politico militante e perfino una condanna per reato d’opinione per il libro Fatti nostri. Che cosa cercava? Cercavo quello che penso ancora dovremmo cercare tutti: un mondo migliore, più gentile, più giusto, più umano, in cui non ci si faccia la guerra ma ci si aiuti. Un mondo
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in cui non siamo spaventati uno dell’altro. Un mondo senza sopraffazione, in cui collaborare sia più importante che competere. Come vede Verona alla luce della sua decennale esperienza di lavoro all’estero? Verona è una città culturalmente chiusa, spaventata da quello che viene dall’esterno.
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IL PERSONAGGIO CARLO ROVELLI Il clima culturale della città è stretto. Per me uscirne è stato scoprire spazi di pensiero e di luce. Il mondo è grande, pieno di gente meravigliosa e di idee splendide, di cui a Verona arriva spesso solo un brontolio un po’ ingrugnito. Spero che cambi, ma tornando dai miei viaggi vedo anche l’opposto: razzismo, arroganza, grettezza, poca generosità. Poi ci sono anche persone molto belle, piene di generosità e di coraggio, c’è sempre stata anche una Verona splendida che amo. Negli incipit di capitolo del L’ordine del tempo ci sono citazioni dalle Odi di Orazio, pubblicate da una casa editrice di Verona. Che cosa rappresenta questo libro, assieme a Fatti nostri, per Lei? Sono due esempi di lati nascosti di Verona che amo e ho molto amato. Le Edizioni del Paniere è una piccola casa editrice condotta anni fa da Sebastiano Saglimbeni che faceva libri deliziosi, tra cui uno dei libri che più ho amato nella mia vita e mi ha sempre accompagnato: una piccolissima raccolta di versi di Orazio tradotti in forma libera, e incantevole, da Giulio Galetto. È un libretto che mi regalò Ernesto, un caro amico veronese morto molti anni fa, che studiava fisica con me a Trento, compagno di pensieri di gioventù, bevute e confessioni notturne. Il mio primo libro, Fatti nostri, fu una collezione di scritti e immagini emersi dai movimenti giovanili della fine degli anni Settanta, pubblicata a Verona dall’editore Bertani, un personaggio coraggioso e generoso che ha rischiato il carcere per salvare dei compagni spagnoli che Franco stava condannando a morte, ed è riuscito a salvarli. Ci sono tante Verona… Qual è l’apporto che la fisica teorica e le sue intuizioni stanno dando al mondo? Non credo sia grandissimo. Ma forse, come provo a raccontare nei miei libri, la scienza può insegnarci a non accontentarci delle cose che già sappiamo, a scoprire che la realtà è più ricca e più coloraStop ta di quanto pensavamo prima…
CARLO ROVELLI, IN BREVE
Ha 61 anni ed è veronese. È uno dei padri della teoria della gravità quantistica a loop. Acclamato per la sua bravura nell’arte della divulgazione libro dopo libro, il più recente, L’ordine del tempo, è stato uno dei saggi più venduti nel 2017.
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A TU PER TU CON ANNA MAZZAMAURO
QUANTO MI HA TORMENTATA
LA SIGNORINA SILVANI Nota al grande pubblico per aver interpretato l'impiegata vamp della serie di Fantozzi, Anna Mazzamauro vanta una prestigiosa carriera artistica con tanti ruoli anche drammatici. L’abbiamo intervistata al Teatro Capitan Bovo di Isola della Scala, prima del suo spettacolo “Nuda e cruda”.
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urante la serata l’artista ha invitato il pubblico a spogliarsi dei ricordi cattivi, degli amori sbagliati, dei tabù del sesso, a liberarsi dalla
paura della vecchiaia, ad esibire la propria diversità attraverso le risate. Partendo dalla propria esperienza, Anna Mazzamauro ha parlato della vita e degli esordi cine-
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il servizio su:
www.giornalepantheon.it
matografici, prendendo spunto dalla “sua” bruttezza: «C’è un filo sottile che separa la comicità dal dramma: mi piace affrontare l’alternanza e la varietà degli argomenti». La protagonista, con estrema autoironia, si è spogliata interiormente dei complessi, si è liberata dei pregiudizi ricevuti che, proprio a causa della loro forte presenza, hanno reso questo spettacolo una confessione. DI VALENTINA BAZZANI
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Cosa rappresenta per lei il teatro? Il teatro è la mia vita, il mio amore. In ma-
niera molto arrogante potrei dirle che io sono il teatro (ride, ndr): sento in maniera talmente profonda che non può essere diversamente. Da quando mi sveglio a quando vado a dormire non faccio altro che pensare a quello che sto facendo, ai prossimi lavori. Soprattutto ai progetti perché mi aiutano a non invecchiare. Esorto tutti ad avere dei progetti: viaggiare, conoscersi, creare qualcosa. Viaggiando molto ho la possibilità di vedere tantissimi teatri meravigliosi: all’italiana, di architettura contemporanea,
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moderni, familiar-popolari. Questa è una ricchezza preziosa per il nostro Paese. Inoltre è fantastico incontrare persone che amano quest’arte, a prescindere dalla fama o dal risultato. Qual è tra le tante esperienze artistiche vissute quella che porta maggiormente nel cuore? In assoluto, Nannarella, lo spettacolo su Anna Magnani. Non è certo stato un tentativo di imitazione da parte mia ma di interpretazione perché detesto i paragoni. Quella rappresentazione era un incontro, un parallelo tra due donne che casualmente si chiamano allo stesso modo e sono romane. Parlo al presente perché la Magnani è nel nostro cuore e nei nostri ricordi. A volte io diventavo lei, lei diventava me, io la giudicavo, la criticavo e ci accordavamo in una presenza caratteriale forte, selvaggia, autentica. Questo spettacolo ha avuto la regia di Aldo Trionfo. E poi ho amato Cyrano de Bergerac. Sul palco posso essere uomo, donna, transessuale: a me interessa l’anima dei personaggi che interpreto. Cyrano amava, lottava, cercava la libertà, combatteva. Sul palcoscenico ha la capacità di toccare argomenti di estrema attualità con una forza artistica magistrale… Il personaggio in teatro può urlare, piangere, disperarsi. Sul palcoscenico si ha una massima libertà espressiva e questo emoziona davvero. Senza provocare emozione non si può fare teatro. Cosa rappresenta per lei la Signorina Silvani? Una sciocchina profondamente sola! Era emblema della solitudine proprio per la sua stupidità. La Silvani mi ha tormentata per tanti anni e adesso io mi vendico tormentando lei e sbattendola sul palcoscenico. Un messaggio ai nostri lettori… Il teatro è un modo per socializzare, una forma quasi sacra per darsi la mano e avvicinarsi all’altro. Continuate a frequentarlo!
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ANNA MAZZAMAURO E PAOLO VILLAGGIO, UN AMORE SEMPRE RIMANDATO? "È morta anche la mia giovinezza. Fantozzi è stato l’unico uomo che mi abbia veramente amato". Firmato: Anna Silvani. Nel post che ha scritto sui social il giorno della morte di Paolo Villaggio, la Mazzamauro non ha messo il suo vero cognome, perché, come l’attrice ha rivelato a Peter Gomez in una recente intervista, “non siamo mai diventati amici”, lui era “geniale ma uno snob”.
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LA SUPER MANAGER
«FACCIAMO SUONARE
LE CORDE DELLA CITTÀ» Francesca Rossi, la nuova direttrice dei musei civici veronesi si è insediata da poco più di un mese ma ha già preso in mano il timone di questo importante incarico tracciando una rotta ben precisa: aprire i musei a tutti con iniziative multidisciplinari, creando una rete di sinergie. Il suo approccio è connotato da quanto ha assimilato dalla sua precedente esperienza: la dinamicità tutta milanese.
Francesca Rossi
«Vorrei spogliare le istituzioni museali dall’idea che si ha di loro, cioè di mausolei. In realtà devono essere luoghi di incontro dove ognuno può trovare le sue risposte, non solamente gli studiosi»
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IETRO AD UN curriculum non c’è solo l’esperienza, c’è soprattutto la passione. È ciò che ci contraddistingue e che ci conduce su strade inesplorate per coinvolgere il maggior numero di persone. Ed è quello che ha fatto Francesca Rossi nella sua prima uscita pubblica a contatto con i cittadini l’11 febbraio durante il Mobility day. In quell’occasione, insieme ai curatori, la nuova direttrice ha condotto i turisti in un itinerario culturale alla conoscenza dei musei civici. «Le persone hanno avuto modo di scoprire chi sono, a chi è stata affidata la città, qual è il senso di fare sistema e quali sono le novità. Penso che il direttore, come il curatore, abbia il compito di trasmettere l’identità e i valori di un museo. E quello che è stato proposto è un modello che vorrei portare avanti perché fa in modo che si instauri un rapporto diretto con il cittadino il quale entra a far
parte della vita di un museo. Vorrei spogliare le istituzioni museali dall’idea che si ha di loro, cioè dei mausolei. In realtà devono essere luoghi di incontro dove ognuno può trovare le sue risposte, non solamente gli studiosi». Tra gli obiettivi della direttrice vi sono anche le iniziative multidisciplinari, di contaminazione di linguaggio fra musica, arte, letteratura, scrittura, in un potpourry di emozioni e di suggestioni. «Facciamo suonare le corde della città» è l’invito aperto a tutti nell’ottica di immaginare Verona come un museo diffuso a cielo aperto in cui le sedi culturali sono le sue stanze, fondate sulle collezioni e sulla ricerca che viene svolta. Per questo motivo particolare rilevanza assume la creazione di un brand identitario, unico. «Stiamo studiando delle iniziative di valorizzazione del nostro patrimonio per poterlo mettere in rete; cioè delle mostre itineranti che si possono
DI ERIKA PRANDI
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svolgere in vari siti». Per farlo, assicura Rossi, «lavoreremo molto con i social e cercheremo di introdurre degli strumenti multimediali che possano arricchire la visita o agevolare il visitatore, non solamente dentro ma anche fuori dai musei. BISOGNA però identificare la collocazione adatta che possa rispettare il decoro del monumento e soddisfare la sua fruizione all’interno di un percorso ad hoc». Oltre a questo vi
saranno anche importanti appuntamenti che cadranno l’anno prossimo (con il bicentenario dalla nascita dello storico dell’arte Giovanni Battista Cavalcaselle a cui è dedicato il museo degli affreschi) e il 2021 (in cui si celebreranno i settecento anni dalla morte di Dante) che vedranno il coinvolgimento di associazioni, enti e università. Tra i punti nell’agenda della nuova direttrice vi è anche la questione della Casa di Giulietta e del futuro del Museo di Storia Naturale. «Per la Casa di Giulietta – riferisce – c’è la volontà di lavorare sui contenuti culturali, di aggiornarli e di risolvere il tema della sicurezza e dell’accessibilità. Non è escluso poi l’intervento di privati come è consuetudine ovunque, ma bisogna prima stabilire delle linee comuni. Entro l’estate si deciderà. Per il Museo di Storia Naturale bisogna chiarire al più presto con Cariverona la sua destinazione, ma già dagli anni Sessanta si è segnalata l’esigenza di trovare nuove sale. Quello che però bisogna chiedersi non è il dove ma cosa vogliamo farne del museo. Se vogliamo tenerlo vivo come spazio di ricerca bisogna dare valore alla sua storia e trovargli uno spazio adeguato che potrebbe essere Castel San Pietro per la parte riferita all’archeologia. Se invece vogliamo che rimanga dov’è bisogna lavorare per un rinnovamento e un aggiornamento degli allestimenti. Non va tralasciata la sua importanza perché è il primo museo cittadino. È un palazzo storico e c’è da chiedersi se può raccontare ancora».
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DISPOSIZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO
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IL CONSENSO INFORMATO
a legge n. 219 del 22 dicembre 2017 ha regolamentato la normativa in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. In pratica viene affermata la tutela del diritto alla vita, alla salute, alla dignità e alla autodeterminazione della persona. L’ art. 1 comma 3 della stessa legge stabilisce che ogni persona ha il diritto di conoscere la propria condizione di salute e di essere informato in modo completo, aggiornato e comprensibile riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici, ai rischi degli accertamenti sanitari diagnostici e dei trattamenti sanitari, comprese le possibili alternative. Il paziente potrebbe anche rifiutare di ricevere le informazioni, indicando un familiare o una persona di sua fiducia. Tutte queste operazioni devono essere registrate nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico e devono risultare da atto scritto o tramite videoregistrazioni o altri dispositivi che
consentono di comunicare. Allo stesso tempo viene affermato il principio che ogni persona capace di agire ha il diritto di rifiutare qualsiasi accertamento diagnostico o di trattamento sanitario indicato e di revocare il consenso prestato. Costituiscono trattamenti sanitari la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale. Il paziente può rifiutare o ricevere tali trattamenti necessari alla sopravvivenza, spetterà al medico prospettare le conseguenze derivanti dalla decisione del paziente ed attivarsi per promuovere azioni di sostegno anche psicologico nei suoi confronti. È bene sottolineare che il medico che rispetta la volontà del paziente di rinunciare o rifiutare trattamenti sanitari è esentato da responsabilità civile e penale e che il paziente non può pretendere trattamenti sanitari contrari a norma di legge, alla deontologia e alle buone pratiche clinicoassistenziali.
Il medico deve fare il possibile per alleviare le sofferenze del paziente ricorrendo alla terapia del dolore e alla cura palliativa astenendosi da trattamenti inutili e sproporzionati. Nei casi più gravi è possibile ricorre alla sedazione palliativa, profonda e continua. Infine, per i soggetti incapaci il consenso sarà presentato del legale rappresentante avendo sempre di mira la tutela della salute e il rispetto della dignità del soggetto.
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IL CONVEGNO DI FEDERMANAGER
WELFARE E CONCILIAZIONE
NELL’ERA 4.0
DI REDAZIONE
Di questo si discuterà giovedì 8 marzo, a Verona, all’evento organizzato dall’associazione rappresentativa dei manager in Italia e supportato da numerose sigle istituzionali. Un convegno e una tavola rotonda tutta al femminile per conoscere e capire le esigenze non solo della donna lavoratrice, ma dell’intera famiglia. Padri lavoratori compresi.
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N INGLESE SI PARLA di “work life balance”, in italiano più semplicemente equilibrio fra vita privata e vita lavorativa. Un’esigenza forte, reclamata come un vero e proprio diritto negli ultimi anni (specie se si è genitori) che interessa in modo collettivo padri e madri di famiglia, lavoratori e lavoratrici, e che coinvolge in modo diretto l’organizzazione aziendale e i titolari di azienda e di impresa. Stiamo parlando di conciliazione e di welfare, temi su cui ci si confronterà all’evento organizzato per l’8 marzo dal Gruppo Minerva di Federmanager Verona a Palazzo Erbisti, in via Leoncino 8, alle ore 17.30, un convegno con tre relatrici preparate sul tema, Paola Poli, referente di ALDAI, ovvero Federmanager Milano che rappresenta oltre 10.000 tra dirigenti e quadri, Isabella Covili Faggioli Presidente di AIDP, l’Associazione Italiana dei Direttori del Personale e Laura Turati referente della Fondazione Bellisario per Verona, network intitolato alla famosa imprenditrice che si occupa di parità di genere. Seguirà una tavola rotonda con ospiti del mondo della cultura, della piccola, media e grande impresa e dell’educazione formativa per analizzare alcuni casi concreti e raccogliere esperienze dirette in termini proprio di conciliazione lavoro-famiglia. Dopo una breve panoramica sullo stato dell’arte della conciliazione in Italia e all’estero, grazie al supporto di una ricerca effettuata dall’Università Bocconi di Milano, presentata da Paola Poli, verrà puntato lo sguardo su realtà più territoriali e veronesi. «I temi del welfare e della conciliazione sono cari alla nostra associazione e costituiscono le linee guida della nostra evoluzione presente e futura. – spiega Monica Dongili, vicepresidente di Federmanager Veneto e ideatrice dell’evento - Lo scopo principale di questo convegno è cercare, e promuovere, un’integrazione culturale che faccia convergere territorialmente realtà istituzionali, educative e aziendali su questi due concetti chiave per dare un impulso importante verso il futuro». «Parlare di conciliazione lavoro-famiglia oggi, significa parlare di un tema che riguarda la donna, la famiglia e la società, corrispondendo non solo a principi di pari opportunità ma soprattutto, con ampia visione, a obiettivi di efficienza economica (da studi della Banca d'Italia emerge che un maggior numero di occupate aumenterebbe le entrate fiscali e previdenziali stimolando anche la domanda di servizi
Claudia Bidoli Direttrice Federmanager Verona Monica Donigili Vicepresidente Federmanager Veneto
di cura con un effetto indiretto sul Pil). Le aziende oggi devono essere sostenibili nel tempo per sopravvivere alle grandi sfide organizzative di innovazione fra cui troviamo la flessibilità, la conciliazione e la trasformazione digitale. Mettere a disposizione politiche sociali e strumenti per armonizzare vita privata e professionale, sostenere le lavoratrici e i lavoratori, anche all’interno dell’azienda, non solo costituisce una risposta ad esigenze molto sentite da parte delle famiglie, ma permette alle aziende di aumentare e far crescere la competitività e la produttività nel prossimo futuro, in un mercato sempre più globale e internazionale, valorizzando il proprio “capitale umano». – prosegue Monica Dongili «Come Federmanager siamo soddisfatti dell’ampia partecipazione istituzionale che si è creata attorno a questo evento, organizzato proprio nel giorno dedicato alla donna come risorsa importante della famiglia. – conclude la vicepresidente – È un segnale che fa ben sperare per il futuro delle aziende, e delle famiglie e in particolare dei nostri giovani». «E per il quale - aggiunge la direttrice Claudia Bidoli- auspichiamo una partecipazione corale, non esclusivamente femminile, a riprova del fatto che l’argomento riguarda tutto il mondo del lavoro e tutto il tessuto sociale, senza distinzione di genere». Soddisfatto della convergenza e dell’attenzione istituzionale date all’evento anche il presidente di Federmanager Verona, Gianfranco Cicolin: «Lo hanno già ricordato la vicepresidente Monica Dongili e la direttrice Claudia Bidoli, stiamo lavorando con grande impegno, e da tempo, per far emergere i temi proposti in questo convegno. Ci auguriamo che il messaggio venga amplificato ed esteso da tutte le realtà istituzionali coinvolte che sono anche attrici e protagoniste del cambiamento».
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WELFARE E CONCILIAZIONE LA NUOVA DIMENSIONE DELLA MANAGERIALITÀ FEMMINILE NELL’INDUSTRY
4.0
ACCADEMIA DI AGRICOLTURA SCIENZE E LETTERE PALAZZO ERBISTI, VIA LEONCINO 8, VERONA
8 MARZO 2018
O R E 1 7. 3 0 - 1 9 . 3 0
- INGRESSO LIBERO -
RELATRICI PAOLA POLI REFERENTE MINERVA ALDAI MILANO ISABELLA COVILI FAGGIOLI PRESIDENTE NAZIONALE AIDP LAURA TURATI REFERENTE FONDAZIONE BELLISARIO VERONA
TAVOLA ROTONDA ALESSANDRA GIORDANO DIRETTORE DELIVERY INTOO/GI GROUP
FRANCESCA ROSSI DIRETTORE DEI MUSEI CIVICI DI VERONA
GIORGIA SPERI PRESIDENTE COSP VERONA
MARINA GARBELLOTTI PRESIDENTE COMITATO UNICO DI GARANZIA UNIVR
MARINA SCAVINI
FACILITATORE
PRESIDENTE API DONNE VERONA
MATTEO SCOLARI GIORNALISTA E DIRETTORE PANTHEON
SARA MOZZO VICEPRESIDENTE CONFINDUSTRIA VERONA
CONVEGNO PROMOSSO DAL GRUPPO MINERVA DI FEDERMANAGER VERONA CON IL PATROCINIO DELLA CONSIGLIERA DI PARITÀ DELLA PROVINCIA DI VERONA EVENTO INSERITO NEL PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE OTTOMARZO. FEMMINILE, PLURALE, 2018 PROMOSSO DALL’ASSESSORATO PARI OPPORTUNITÀ A S E G U I R E , U N B R I N D I S I O F F E R TO DA L L A C A N T I N A A L B I N O A R M A N I
MINERVA
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L’8 MARZO NECESSARIO
ABBIAMO UN PIANO L’hanno scritto «migliaia di mani in un anno di lotte», quelle del movimento “Non una di meno”. E il prossimo 8 marzo lo porteranno nelle piazze di tutta Italia, Verona compresa, in occasione dello sciopero globale delle donne.
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ONTRO LA VIOLENZA DI GENERE c’è un piano. Anzi, c’è il Piano contro la violenza maschile e la violenza di genere che il movimento “Non una di meno” ha presentato alla Casa internazionale delle donne di Roma lo scorso 21 novembre. Cinquantasette pagine, divise in dodici capitoli, per raccogliere tutte le grandi battaglie dei giorni nostri: la violenza di genere, in primis, ma anche il gap salariale tra uomini e donne, i tagli al welfare che penalizzano soprattutto la popolazione femminile, le difficoltà connesse all’accesso all’interruzione di gravidanza. Il Piano, «scritto da migliaia di mani in un anno di lotte», è stato elaborato nel corso di decine di assemblee svolte nei mesi scorsi in tutta Italia e si basa sul presupposto che «la violenza maschile contro le donne non può essere superata nell’ottica dell’emergenza» perché è un problema strutturale: «Ogni giorno è esercitata sui corpi e sulle vite di milioni di donne». “Non
una di meno” è la declinazione italiana del movimento “Ni Una Menos”, nato nel 2015 in Argentina per protestare l’ondata di violenza di genere che stava colpendo il paese. Da allora la marea nera e fucsia, i colori che caratterizzano il movimento femminista, ha invaso un po’ tutto il globo, trovando le proprie traduzioni in ogni paese: oltre al Miércoles Negro in Argentina e la Women’s March del 21 gennaio 2017 a Washington, un momento importante per il movimento è stata l’iniziativa nata in Polonia nel 2016, quando le donne scesero in piazza per impedire che venisse approvata dal Parlamento una legge che avrebbe reso l’accesso all’interruzione di gravidanza impraticabile. Come hanno spiegato diverse accademiche americane, tra cui Nancy Fraser e Angela Davis, quello proposto da “Non una di meno” è il femminismo del 99%: all’interno del gruppo si fondono anime diverse e complesse e proprio il pluralismo delle voci che compone
DI CHIARA BONI
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il movimento è considerato uno dei suoi punti di forza. IL PROSSIMO 8 MARZO, in occasione della Giornata internazionale della donna, “Non una di meno” si unirà allo sciopero globale delle donne indetto in più di trenta paesi in tutto il mondo: un’intera giornata per ribellarsi contro le forme di disuguaglianza tra uomini e donne che ancora esistono in ogni parte del globo. L’idea è che le donne non lavorino e non facciano acquisti per un giorno intero, per sottolineare il valore del loro lavoro all’interno della società. Anche “Non una di meno” Verona, capitolo veronese del movimento nazionale, scenderà in piazza l’8 marzo: dopo la manifestazione dello scorso anno, momento inaugurale del movimento nella città scaligera, anche nel 2018 è previsto un corteo nel centro città. Non si tratterà solo di una passeggiata per le vie di Verona, però, spiegano le organizzatrici: la giornata sarà l’occasione per proporre una discussione più ampia sui temi legati alla violenza di genere. Il corteo di “Non una di meno” porterà il suo messaggio anche a Veronetta: il quartiere a sinistra dell’Adige è infatti la casa di molti e molte migranti e “Non una di meno” vuole essere anche al loro fianco, per ribadire il legame tra antisessimo e antirazzismo. nonunadimeno.wordpress.com facebook.com/nonunadimenoverona/
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W@W! WOMEN AT WORK Si intitola W@W! Women at Work il progetto dedicato alle giovani donne e alle loro ambizioni: proposta all’interno delle attività formative pensate dallo spazio di coworking WELL, creato dalla cooperativa sociale Aribandus, l’iniziativa ha visto l’attivazione di percorsi formativi e di consulenza per guidare le giovani nel labirinto della ricerca del lavoro e della realizzazione di progetti auto-imprenditoriali. Per consentire alle mamme la partecipazione ai corsi è stato attivato anche un servizio di babysitting per bambini dai 12 ai 36 mesi. Nei prossimi mesi W@W! Women at Work si arricchirà grazie alla collaborazione con VeronaRosaDigitale, realtà territoriale pensata per agevolare e sviluppare la creazione di relazioni e opportunità dedicate alle donne che desiderano fare rete. Il 27 marzo e il 24 aprile, dalle 17 alle 18.30 nella sede di via Morelli, 17 (zona Stadio) si terranno gli ultimi due appuntamenti dedicati al tema della conciliazione famiglia-lavoro e delle nuove professioni digitali che hanno permesso a molte donne di reinventarsi e ricollocarsi in ambito lavorativo. Info: welcome@well-coworking.it | 045564362
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AGRICULTURA&CO
SORELLE
(ANCHE) DI SOSTENIBILITÀ La storica azienda vitivinicola Capurso, grazie alle sorelle Camilla e Selene, ha ripreso a produrre vini di alta qualità con uno sguardo importante verso la sostenibilità. Infatti, oggi è la prima realtà in Italia targata BFF, Bayer Forward Farming.
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’ERA UNA VOLTA IN VALPANTENA, a Nesente, contrada Gazzego, a soli sei chilometri da Verona, l’Azienda Vitivinicola Capurso, fondata nel 1896. Nella campagna, «la Moranda», si coltivavano grano, frutteti e vigneti. Ciò grazie al microclima della zona, alla prolungata esposizione giornaliera al sole, alla presenza di una leggera e costante ventilazione e all’origine alluvionale del terreno, argilloso e calcareo ciliegie e uve venivano belle e buone. Una produzione, quella vitivinicola, tramandata di generazione in generazione, di padre in figlio, fino ad ottenere, all’interno della DOC Valpolicella, lo status “Cru”, per la qualità dei vitigni. Oggi prosegue questa tradi-
zione di famiglia Nunzio Giovanni Capurso, con le figlie Camilla e Selene (quarta e quinta generazione), che coltivano 15 ettari di terra a vigneto, allevato con il metodo Guyot - uva Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Croatina - e nei restanti 2 ettari ciliegi e olivi. Cosa ha spinto le sorelle Camilla e Selene ad entrare in azienda? «Anzitutto la grande passione ed entusiasmo trasmessi da papà e mamma per sviluppare l’azienda agricola Moranda; poi il nostro amore per terra e vitigni che sono vita, ci impegnano e ci gratificano» ha precisato Camilla, 38 anni, laureata in Scienze della Formazione all’università di Verona (2006) e un passato di docente che ha lasciato per entrare in azienda (2012). Stessa
DI ALESSANDRA SCOLARI
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AGRICULTURA&CO
scelta la sorella Selene, 35 anni, laureata in Lingue e Culture per il Management Turistico all’Università di Verona (2007). «Papà ha iniziato nel 2000 a ristrutturare vigneti e fabbricati. A partire dalla tettoia e il capannone per il ricovero di attrezzi agricoli e trattori, dall’officina attrezzata, al fruttaio per la messa a riposo delle uve atte a produrre l’amarone. Poi la realizzazione della sala di degustazione, la sala riunioni, gli uffici, il punto vendita e la nuova cantina. Nel 2014 abbiamo aperto l'agriturismo Corte Moranda, ristrutturando completamente la casa storica dell'azienda (solo pernottamento e prima colazione, ndr), per accogliere gli amanti della natura». I progetti per il futuro sono chiari: «Dal 2015 lavoriamo una parte delle uve e produciamo vini di qualità destinati in Italia
GUARDARE LONTANO CON LE FORWARD FARMS Quando la tecnologia aiuta a garantire la qualità del prodotto ma soprattutto la sostenibilità ambientale. Il programma Bayer Forward farming è attivo da diversi anni in altri Paesi dell'Ue: Francia, Belgio, Germania e Olanda. Entro il 2020 sarà sviluppato anche in Brasile, Stati Uniti, Scandinavia e Costa Rica. L’azienda Capurso è la prima in Italia ad aderire al progetto. Si tratta di un modo nuovo di concepire l’attività, una sorta di fattoria del futuro che prevede un controllo completo dal seme al raccolto, con l'inserimento dei mezzi tecnici, integrati, per dimostrare come la gestione delle colture sia fatta in modo responsabile e professionale. Con l'obiettivo di preservare la qualità della produzione salvaguardando l'ambiente, per uno sviluppo qualitativo e, insieme, sostenibile.
e all’estero, come l'Amarone della Valpolicella DOCG, il Valpolicella DOC Superiore e un rosso Verona IGT, che abbiamo chiamato “Diavolo Rosso”, dedicato ai nostri setter irlandesi. L’obiettivo è di produrre massimo 30/40mila bottiglie. Nel 2016, la Bayer SpA ha individuato in noi il partner ideale per far partire il progetto Bayer Forward Farming in Italia. Siamo la prima azienda vitivinicola BFF in Italia, in cui dimostriamo, perché ci crediamo, che un’agricoltura sostenibile è possibile. Per noi è una grande opportunità che ci qualifica e impegna in nuove attività, con dimostrazioni, in tecniche all’avanguardia nella gestione del vigneto. L’obiettivo del progetto, che ad oggi continua, è quello di salvaguardare sempre di più la salute dell’uomo e dell’ambiente».
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Giornalista veronese, dopo la diagnosi di tumore ha creato una linea di cappelli «per scaldare i pensieri buoni e coprire quelli brutti». Speaker al TEDxVerona 2017, il Corriere della Sera l’ha premiata meno di un mese fa.
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«Il cancro si affronta con grazia»
La rivoluzione dolce di Maria Teresa Ferrari
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È LA MOGLIE DI FABRIZIO DE ANDRÉ NEL BIOPIC PRINCIPE LIBERO È ANCHE FULVIA PER I TAVIANI, NINA PER FRANCESCA COMENCINI, UNA SIRENA PER COTRONEO... NELLA VITA È UNA RIVOLUZIONARIA. CHE HA TANTA PAURA DI FERMARSI...
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UNA NOTTE SUL GATTO DELLE NEVI
IL TRACCIATORE DI PISTE Abbiamo accompagnato Maurizio Mazo nella sua nottata “tipo” da trent’anni. Partenza alle tre e via a sfidare nevicate e tempeste, battendo le piste per i fondisti e per i pedoni. Un lavoro silenzioso e costante punteggiato da quotidiano eroismo e premiato da certe albe incredibili.
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I SVEGLIAMO NEL CUORE DELLA NOTTE. Sulle note di una bufera facciamo muovere i grossi motori dei due Gatti delle nevi. Hanno pure un nome: il 100 e il 500, cingolati con la corazza rispettivamente rossa e nera, visibili come le creature selvagge solo dagli sportivi mattinieri (i primi li abbiamo avvistati alle 6 del mattino). In sella ad uno c’è Marco Melotti, gestore del Rifugio Bocca di Selva (dal 2009). Noi saliamo però con un altro uomo delle nevi, o meglio, “un orso delle nevi”,
FOTO E TESTO DI MARCO MENINI
citando Elena, gagliarda figura abbarbicata nella casetta di legno che fa da biglietteria sulle piste da fondo. Geloso del suo “gatto” come i veri aficionados. Persona solitaria, anche se non si direbbe, Maurizio Mazo va indietro con la memoria: dalla stagione 1987-88 ad oggi sono trent’anni. E non ha mai detto basta, se non nei ritagli di tempo spesi a sistemare una perdita d’olio o una pala bloccata mentre imperversa una tempesta. Cinquantaquattro anni, elettricista dalle 8 alle 19, operatore del Gatto delle nevi da
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ottobre a Pasqua, dalle 3 alle 8 di mattina, indicativamente. Come fa a reggere, lo può capire solo chi come lui riesce a rilassarsi nel mezzo del nulla apparente, a rimanere sveglio sotto lo sguardo accecante del buio della notte. Con Maurizio, oltre a Marco Melotti, c’è Francesco Vinco, che si prende cura delle pedonali tra Castelberto e le Fittanze. Tutti e tre sono di Lessinia Turistport, la società che dagli anni Novanta ha in concessione la gestione delle piste da fondo. A loro si devono le piste battute, utilizzabili da fondisti e pedoni (su percorsi separati, ci tengono a precisare). Se riusciamo a raggiungere luoghi come Bocchetta Gaibana o una delle vette più suggestive della Lessinia come cima Mezzogiorno, non è certo perché la montagna si risveglia così. Ogni notte, durante la stagione, c’è qualcuno che apre varchi
nella neve, «per il piacere di vederli nascere», come spiega il più longevo dei tracciatori di piste in Lessinia. E non è nemmeno facile. Di notte non ci sono punti di riferimento, solo i paletti che segnano la direzione. I RISCHI SONO SEMPRE DIETRO GLI ACCUMULI DI NEVE, meglio conosciuti come “cavallette”, o “sgonfe”, in dialetto. Quando c'è una bufera il Gatto delle nevi «si deve fermare». Il paesaggio si appanna e tutto diventa pericoloso, «la montagna mostra tutte le sue asperità». E tu sei lì da solo, con una ricetrasmittente che, ogni tanto, il tuo compagno di alzatacce attiva, per conoscere la tua posizione, la forza del vento o la scarsa visibilità. A volte sulla superficie vergine della neve si vedono le tracce di animali, volpi, per la maggior
DI MARCO MENINI
parte, e di lupi, con le loro grosse impronte. Ne hai mai visto qualcuno? Domanda scontata. «Lupi? Un paio di volte in vita». Non lo si fa certo per vedere un lupo, questo lavoro. «Passione», l’unica via di salvezza se si vuole sopravvivere a queste alzatacce. «L'apice della soddisfazione? L’alba». Poi corri tutti i giorni e addosso ti scivola anche la bellezza della neve, mentre «quassù non succede mai». «Eroe della neve? Forse solo per una persona, per mia figlia Greta, che io chiamo Titty».
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UNA NOTTE SUL GATTO DELLE NEVI
TRA STORIE VERE E LEGGENDE Vaio delle Butele: siamo in zona pozza del Rondinello. Si narra che nell'antichità due ragazze in questa piccola valle siano state sbranate dai lupi. Dosso del Pirolin: sul crinale che va verso cima Mezzogiorno, si costeggia il filo spinato che fa da confine tra Veneto e Trentino. Al tempo degli austriaci c'era una caserma, che i finanzieri usavano per contrastare il fenomeno del contrabbando. Tra i trafficanti di caffè e zucchero c'era un personaggio detto Pirolin che morì in una tormenta mentre tornava da uno scambio sul sentiero della Vecchietta.
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TURISMO EMOZIONALE A MISURA DI BARONE RAMPANTE
TUTTI SU PER TERRA, MAGARI IN UNA CASA SULL’ALBERO Si avvicina timidamente la primavera e con essa la voglia di progettare qualche vacanza, breve o lunga che sia. Gli alberi non accoglieranno solo foglie, fiori o frutti. La Regione Veneto ha, infatti, iniziato a riconoscere le case sugli alberi come strutture ricettive.
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EMPRE PIÙ TURISTI SCELGONO per le loro vacanze una dimora sull’albero, quasi a voler entrare sempre più in contatto con la natura, o forse a compimento del sogno di qualsiasi bambino. L’idea di trovare un riparo da frenesia e ritmi stressanti avvolti tra grandi rami di alberi secolari, non è più un desiderio impossibile ma realtà. Ad accogliere la continua evoluzione della do-
manda turistica nazionale ed internazionale è la Regione del Veneto che tramite delibera ha predisposto per gli interessati ad avviare la nuova attività: modalità di apertura e di esercizio, spazi e servizi minimi di interesse turistico necessari, prescrizioni igienico – sanitarie e di sicurezza, edilizie, urbanistiche e paesaggistiche necessarie per la realizzazione e tutte le norme di gestione per le nuove strutture ricettive denominate “case sugli alberi”. Il Veneto, che vanta 70 milioni di presenze e 17 miliardi di euro di fatturato, ed è la regione più visitata d’Italia (l'unica nella top ten europea grazie al trittico Mare, Dolomiti e Venezia, ndr) non si pone limiti e mette così il primo tassello verso lo sviluppo del cosiddetto ‘turismo emozionale’. «Il riconoscimento delle case sugli alberi come strutture ricettive – fa sapere il governatore Luca Zaia - è un importante traguardo, ma stiamo lavorando, anche attraverso deroghe e agevolazioni, all’affermazione di nuove forme di ospitalità che sicuramente avranno sempre più interesse e mercato in Italia e all’estero, come il glamping, dove soggiorno all’aria aperta e glamour si fondono, ma anche le houseboat, gli alloggi nelle valli da pesca, e tanto altro ancora». Il progetto case sugli alberi è quindi solo la prima delle tante tipologie di strutture ricettive in ambienti naturali che saranno disciplinate da normativa regionale, come ha chiarito l’assessore regionale al Turismo Federico Caner. «Nel prossimo futuro ci occuperemo anche di alloggi galleggianti su fiumi e canali, di palafitte collocate stabilmente su superfici acquee, di spazi abitabili all’interno di grandi botti di legno e di alloggi ricavati in cavità naturali, come le grotte. È un modello di ricettività già presente in altri Paesi, un’esperienza innovativa che garantisce una fruizione turistica del tutto originale e sostenibile del
DI GIORGIA CASTAGNA
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IL PRESIDENTE ZAIA: «IL RICONOSCIMENTO DELLE CASE SUGLI ALBERI COME STRUTTURE RICETTIVE È UN IMPORTANTE TRAGUARDO, MA STIAMO LAVORANDO, ANCHE ATTRAVERSO DEROGHE E AGEVOLAZIONI, ALL’AFFERMAZIONE DI NUOVE FORME DI OSPITALITÀ COME IL GLAMPING, DOVE SOGGIORNO ALL’ARIA APERTA E GLAMOUR SI FONDONO, MA ANCHE LE HOUSEBOAT» patrimonio territoriale, compatibile con l’ambiente. Una forma di ospitalità che contribuirà a valorizzare soprattutto quelle aree del Veneto di grande pregio paesaggistico e naturalistico, innalzando ulteriormente la competitività turistica delle nostre terre».
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NELLA TOP 10 DELLE REGIONI PIÙ VISITATE IN UE, IL VENETO PIACE, E TANTO.
Spagna, Francia e Italia sono le destinazioni preferite dei turisti europei, ma solo la Regione del Veneto rientra nella "top ten" dell'Unione europea. A constatarlo Eurostat, l'ufficio Statistico della Comunità Europea che raccoglie ed elabora i dati dell'UE a fini statistici. Secondo l’ultima pubblicazione del Regional Yearbook 2017 alla voce «numero di notti trascorse in strutture ricettive turistiche nelle venti principali regioni turistiche dell'Unione Europea, entro il 2015» il Veneto si conferma la regione più turistica d'Italia ed è sesta fra le oltre 200 europee per numero di notti passate sul territorio dai vacanzieri (63,3 milioni) nel 2015.
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FARE IL BENE E FARLO BENE
LA CASA DI DEBORAH DA SOGNO A REALTÀ
Un progetto che promuove la famiglia come bellezza, risorsa e speranza e che mette al centro, come obiettivo privilegiato, gli adolescenti.
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’ERA UNA VOLTA UN SOGNO». Sono queste le parole che la dott. ssa Giuseppina Vellone sceglie di utilizzare per introdurre il suo progetto. Un sogno, appunto. Un sogno che si è finalmente realizzato. Un sogno che ha condiviso per lungo tempo con una sua collega, ma prima di tutto amica, Deborah Libardi. Due professioniste che della loro professione hanno fatto una missione. Per i giovani, anzitutto. Per coloro che rimangono soli, perché alle spalle manca la famiglia. Non importa il colore politico, la concezione di famiglia che ognuno ha. I figli sono e rimangono figli. E la prima loro esigenza è quella di essere amati, voluti, e soprattutto seguiti. «Ci sono voluti anni prima che la mia idea prendesse corpo», ci spiega la Vellone. Era
il 2006 quando la psichiatra, già psicoterapeuta di coppia e consulente del Tribunale penale e civile di Verona, sente l’esigenza di lavorare sulla prevenzione. Poi è arrivato il momento giusto. Prima la conoscenza con la Libardi, che la quale ha condiviso la volontà di occuparsi «di cose belle». Elemento propulsore del progetto, dove la famiglia è concepita come «risorsa, bellezza e speranza». Successivamente sono state coinvolte persone, enti privati ed enti pubblici. «La cosa che più mi ha sorpreso, in maniera positiva, è stata la loro reazione. Tutti si sono detti subito disponibili, senza chiedere in cambio nulla. Hanno compreso appieno il progetto». Tra i sostenitori compare dunque la Diocesi di Verona, nella persona di Don Martino Signoretto, vicario alla cultura, che ha ac-
DI GIOVANNA TONDINI
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FARE IL BENE E FARLO BENE
colto con estremo interesse le sollecitazioni, vista «l’emergenza legata alla mancanza di aiuti nei confronti dei minori, e delle famiglie allo sbaraglio». Si è quindi detta disponibile sia come supporto istituzionale, sia nella ricerca di un luogo adeguato dove svolgere le attività del progetto. Sarà infatti una casa di ascolto e accoglienza quella che si intende realizzare a breve. “La casa di Deborah”, dedicata all’amica e collega della dott.ssa Vellone, venuta a mancare nel settembre del 2016, dove «giovani anziani dedichino parte del loro tempo e donino le loro conoscenze ed abilità a ragazzi che dentro la famiglia vivono momenti di difficoltà». Sarà un vero e proprio “laboratorio intergenerazionale”, dove si svolgeranno attività che spaziano dallo studio alla musica, dalla cucina al teatro. E sarà proprio dall’incontro e dalla relazione che ragazzi e adulti coinvolti potranno capire la positività dello stare insieme, nell’ottica di una promozione del bene comune.
dualistica e utilitaristica, dove la relazione familiare diventa un ostacolo alla libertà personale». Ma anche perché si scontra con una realtà italiana dove lo Stato destina solo lo 0,8% del Pil a favore della famiglia, contro una media europea dell’1.7%. L’importante, per ora, è che si siano mosse le acque e mobilitate le risorse. Le basi necessarie per creare una rete propulsiva nel territorio. Ricordando sempre che questo impegno è prima di tutto a favore dei giovani. Quindi del loro e del nostro futuro.
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LA RETE CHE GIUSEPPINA è riuscita a intessere ha creato una squadra, fatta di “alleati”. Tra questi compaiono anche i nomi del professore di economia Federico Perali, dell’Università di Verona, e dell’ingegnere Maurizio Bernardi, ex sindaco di Castelnuovo del Garda. Data «la fragilità economica e emotiva delle componenti più vulnerabili della famiglia in preoccupante aumento», Perali punta a una forma moderna di welfare, che non vada più a chiedere soldi alle famiglie benestanti, ma che si rivolga alle aziende, che possono diventare partner diretto del progetto in cambio di servizi di sostegno per i giovani. Dal “walfare risarcitorio e assistenziale” prende le distanze anche Maurizio Bernardi, che sostiene l’idea di dare un nuovo progetto di vita ai giovani in difficoltà, puntando quindi a un “walfare generativo”. Sarà quindi proprio la rete tra le famiglie, le istituzioni, in primis il Comune, e le imprese a rendere sostenibile il progetto. Si tratta di una vera e propria sfida, non solo perché inserita «in un clima mediaticoculturale che promuove la cultura indivi-
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
17 aprile 2018, ore 18.00, presentazione del progetto alle famiglie, presso il Vescovado di Verona. 19 aprile 2018, dalle ore 9.00, Giornata di Studi in ricordo di Deborah Libardi “Un vecchio e un bambino si presero per mano … “. I nonni come risorsa, presso il Salone dei Vescovi in P.zza Vescovado 7, Verona.
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SE ANDARE È UN MODO DI PREGARE
QUEL VIAGGIO VERSO LOURDES
CHE È DIFFICILE DA DIMENTICARE Secondo l’Unitalsi scaligera è l’antidoto contro l’indifferenza che può esser di beneficio alle giovani generazioni. A raccontarlo è chi è partito e chi attende, il 2 aprile, di ripartire per il pellegrinaggio diocesano nel 160° anniversario dall’apparizione della Vergine Maria a santa Bernadette.
«I
L VERO PELLEGRINAGGIO A LOURDES inizia con la partenza del treno: conosci persone nuove, ti confidi con loro, nascono amicizie. Scopri dentro di te la gioia, il sorriso che dà coraggio agli altri». C’è un comune denominatore nel viaggio che ogni anno l’Unitalsi organizza nella cittadina francese ai piedi dei Pirenei: è l’emozione che germoglia alla partenza, cresce cullata dallo sferragliare del convoglio sulle rotaie, s’intensifica avvicinandosi ai luoghi in cui nel 1858 la Vergine Maria apparve alla giovane Bernadette. «L’aria di Lourdes è un respiro d’amore», prosegue Marco nel racconto. La sua testimonianza di pellegrino compone una delle pagine del grande libro dell’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali, realtà con sezioni e sottosezioni in tutta Italia. Fu fondata nel 1903 quando il ventenne Giovan Battista
Tomassi, partito da Roma nella convinzione di togliersi la vita davanti alla grotta se non fosse guarito dalla grave artrite deformante che lo costringeva in carrozzella, rimase colpito dalla presenza dei volontari e dall’amorevole impegno nel donare conforto, serenità e speranza ai sofferenti. «Per quanto riguarda Verona, siamo al 61° pellegrinaggio diocesano. Partiremo il 2 aprile, il lunedì di Pasqua, com’è tradizione per permettere a chi frequenta il secondo anno di Teologia al seminario di venire con noi e il vescovo, mons. Giuseppe Zenti», esordisce il presidente dell’Unitalsi scaligera, Raffaello Ferrari. Descrive la doppia anima dell’associazione, un impegno fatto di volontariato e servizio, che si declina non soltanto nell’essere pellegrini a Lourdes, ma nel raggiungere i malati a casa per portar loro l’eucarestia e nel ritrovarsi per la catechesi.
DI MARTA BICEGO
53 Raffaello Ferrari con un ragazzo che ha partecipato al pellegrinaggio
Foto archivio Unitalsi Verona
«L’aria di Lourdes è un respiro d’amore»
NEL 2017 PARTIRONO IN 960 a bordo di due aerei e in treno con carrozza attrezzata per il trasporto delle persone allettate; quest’anno ci sarà anche un pullman. L’itinerario su rotaie dura venti ore, spiega, «ma il pellegrinaggio inizia già quando ci diamo appuntamento in stazione a Porta Nuova e prosegue nella condivisione dei pranzi, nella preghiera, nella convivenza tra persone che spesso si incontrano per la prima volta e vivono una situazione unica». Vari sono i momenti che accompagnano la permanenza: dalla messa di apertura nella chiesa di Santa Bernadette alla celebrazione eucaristica internazionale che riunisce tutti i pellegrini presenti a Lourdes, dai momenti di riflessione alla celebrazione con l’unzione dei sofferenti. «Quest’ultimo è un momento commovente che i malati attendono per l’intero anno: lo vivono come vacanza ed evasione dalla quotidianità, tanto che nessuno vorrebbe mai tornare a casa», confessa SPAZIO PUBBLICITARIO
Ferrari, la cui storia conta la presenza a quindici pellegrinaggi alla rupe di Massabielle. È inevitabile. La trepidazione tocca uno a uno i partecipanti: da chi soffre ai pellegrini, dal personale in servizio nella veste di barellieri e sorelle volontari ai sanitari. Viaggiando, fa notare, «sono nate vocazioni sacerdotali e religiose, unioni familiari, idee di creare case famiglia. Nonostante l’impegno economico e di tempo richiesto, tanti ancora si rendono disponibili a partire». La cosa più bella, dice, sono le relazioni che germogliano e accompagnano ciascuno nel quotidiano, in famiglia, al lavoro. «Il vero beneficio si ha quando ci si riempie del bene altrui, quando si comprende dove è la presenza di Dio nel dolore». È un antidoto contro l’indifferenza, perciò l’Unitalsi agevola le quote di partecipazione per i giovani. Le iscrizioni sono aperte: informazioni al numero 045.8033676 o presso la sede in via Bacilieri 1/a dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30.
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AVVENTURE INCONSUETE
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DALLA LESSINIA AL DESERTO DEL SAHARA (RIGOROSAMENTE)
IN PANDA
3600 chilometri a bordo di una Panda Sisley attraverso il Marocco. Ivano Griso e Tommaso Salizzoni protagonisti al “Panda Raid”, un rally amatoriale che ammette al via solo la celeberrima berlinetta di casa Fiat.
«Si affrontano condizioni di guida molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Un esempio? La guida sulla sabbia: bisogna navigarla per non restare insabbiati. Serve sensibilità e interpretazione del paesaggio»
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A MADRID A MARRAKECH SU UNA FIAT PANDA DEL 1987. Ivano Griso e Tommaso Salizzoni, vecchie volpi del rallysmo veronese, sono i protagonisti di un’avventura motoristica davvero affascinante, il “Panda Raid”, un rally amatoriale da Madrid a Marrakech che ammette al via solo Fiat Panda, due o quattro ruote motrici, o l’omonima spagnola Seat Marbella. L’insolita partecipazione li ha visti partire da Verona lo scorso 27 febbraio a bordo di una Panda Sisley che, dopo le amorevoli cure di Saverio Zenari dell’Autofficina SZ di Roverè Veronese e con il supporto di tanti altri appassionati come il Jambo Club 4X4, ha il compito di portarli attraverso deserti, mulattiere e piccoli villaggi fino al traguardo finale. Ammortizzatori rialzati, gomme tassellate da fuori strada, fari supplementari, due ruote di scorta sul tetto e rivestimenti sottoscocca per proteggere le parti sensibili dagli urti hanno avuto il compito di trasformare la Panda in un piccolo carro armato da deserto, ma a tutto il resto dovranno pensarci loro, Ivano e Tommaso. Dopo la tappa di avvicinamento a Madrid, e il trasferimento a Motril, non molto distante da Gibilterra, la coppia che porta in gara i colori della Scuderia Omega e della Beppe Motors si è imbarcata destinazione Marocco, dove mentre leggete questo articolo stanno tentando di completare tutte le sette tappe, da circa 300/400 chilometri ciascuna, con il solo ausilio di cartine geografiche, bussole, benzina, acqua, una
corda di cinque metri e una tenda dove dormire. Gli organizzatori installano su ciascuna vettura un segnalatore GPS che permette di individuare la posizione di ogni concorrente, ma gli equipaggi non possono usare nessuna tecnologia. «La gara hanno raccontato poco prima della partenza, - è una sorta di regolarità a media. Si parte per ogni tappa a 30 secondi uno dall’altro per affrontare il percorso della giornata caratterizzato da dei “check point” dove è obbligatorio il passaggio per giungere alla località successiva. Non conta la velocità. Ogni tappa ha una media di percorrenza che detta il tempo massimo, ma la classifica è a punteggio. Ciascun concorrente parte con 4000 punti, e ogni penalità, errore o richiesta di aiuto per insabbiamenti, rotture o altri motivi meccanici, per citarne alcuni, comporta la decurtazione del punteggio. Vince chi arriva a Marrakech con il maggior numero di punti». GRISO E SALIZZONI HANNO COMPETENZE MECCANICHE, una vera manna in una maratona come questa, ma occorre anche fortuna, sangue freddo e un pizzico di follia. «Si affrontano condizioni di guida molto diverse da quelle a cui siamo abituati» spiegano, «come ad esempio la guida sulla sabbia. La sabbia va “navigata” per non restare insabbiati, serve sensibilità e interpretazione di ogni passaggio. È chiaro che avendo altri concorrenti davanti si possono seguire le tracce di chi precede, ma non sempre è la scelta migliore». Un’esperienza che sta sicuramente mettendo alla
DI MATTEO BELLAMOLI
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il servizio su:
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prova le capacità fisiche e mentali dell'equipaggio e l'affidabilità tecnica della Panda, lanciata sulle piste del Nord Africa con un solo unico obiettivo: il raggiungimento del traguardo. Importante ricordare che nell’avventura di Griso e Salizzoni c’è anche un importante aspetto sociale. «Questa manifestazione – proseguono - è nata per portare anche aiuti alle zone più povere del Marocco. Oltre all’aspetto di supporto economico alla popolazione garantito dall’organizzatore, anche gli equipaggi possono in qualche modo contribuire». E, infatti la coppia veronese ha caricato in auto, oltre a tutto il necessario tecnico per le riparazioni, anche
quaderni, penne e materiale di cancelleria da regalare ai bambini che incontreranno durante il percorso. «Ci è sembrato un piccolo gesto necessario per sposare quanto più possibile le finalità di questo evento, non solo quelle ludicosportive». Se riusciranno nell’impresa, a Marrakech li aspetteranno amici e famiglie, prima di riprendere la strada per Tangeri dove via mare torneranno in Italia, a Genova. Verona potrà celebrarli al prossimo Rally dei Colli Scaligeri, in programma domenica 18 marzo a Montorio, quando Griso e Salizzoni godranno del loro meritato momento di gloria, comunque vada, sulla pedana di arrivo della manifestazione.
RONNIE QUINTARELLI “ASSAGGIA” LA FERRARI F1 1989 A SUZUKA Un’emozione sportiva che pochi al mondo hanno potuto provare. Lo scorso 30 novembre, sulla pista di Suzuka, Ronnie Quintarelli ha potuto effettuare un test esclusivo di circa venti giri, con la leggendaria Ferrari 035/5 3.5 V12 utilizzata da Nigel Mansell nel Campionato del Mondo F1 1989. Il campione veronese, oggi impegnato nel Super GT con Nissan, è stato contattato da Ferrari Giappone per questa unica opportunità, concretizzata nel corso di uno degli eventi Ferrari più importanti del Giappone organizzato in collaborazione con la concessionaria Ferrari di Kobe. La macchina, di proprietà del famoso collezionista giapponese Takeshi Ashida, è oggi conservata e gestita proprio da Ferrari Giappone ed è stata messa a disposizione in via esclusiva a Quintarelli. Lo stesso Ashida, al termine del test, dopo aver visto la sua creatura scendere in pista in mano a uno dei piloti più forti oggi impegnati nella terra del Sol Levante è parso particolarmente
soddisfatto. «Il suono del motore 12 cilindri mi è rimasto veramente impresso, sin dai momenti che lo scaldavano sul cavalletto al box» ha commentato Quintarelli ai nostri microfoni. «La macchina è aerodinamicamente semplice ma ancora terribilmente bella e abbastanza bilanciata. Ho avuto ottime sensazioni alla guida, soprattutto nel primo settore dove si affrontano ad altissimo ritmo le famose “S” di Suzuka. La cosa che mi ha creato un po’ di difficoltà sono stati solo i freni, che essendo ancora in acciaio non sono performanti come quelli in carbonio delle vetture attuali. Mi ha impressionato la semplicità della strumentazione, la tecnologia ha fatto passi da gigante in soli trent’anni, ma dopo un paio di giro per capire come usare al meglio il cambio semi automatico, ho iniziato a spingere e divertirmi. Sul circuito di Suzuka mi sono appassionato alle corse quando ero bambino, e girare con questa vettura mi ha fatto tornare con
la mente alle leggendarie battaglie tra Prost e Senna, tant’è che quando sono sceso - ha concluso il campione di Sant’Anna d’Alfaedo - l’emozione è stata davvero tanta».
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QUESTIONI DI TIFO
UN SINDACO
ALLE OLIMPIADI Claudio Melotti, primo cittadino di Bosco Chiesanuova, è reduce dall'esperienza olimpica in Corea del Sud: a Pyeongchang. Per tifare la fondista veronese Lucia Scardoni, ha passato una decina di giorni tra freddo, trasferimenti e chiacchierate con un amico storico ed uno conosciuto durante il viaggio. Il sindaco Melotti, l'ultimo a destra, con i suoi compagni di viaggio
Il comune Bosco Chiesanuova può vantare ben quattro atleti alle olimpiadi dal 1996 in poi. La prima è stata Paola Pezzo, oro nella mountain bike ad Atlanta e Sydney.
C
'è chi deve sudare quattro anni per vedere sventolare la bandiera a cerchi olimpici... e chi, in un certo senso, cinque: è il caso di un tifoso particolare, il sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti, appena tornato da Pyeongchang dov'è stato per supportare la fondista, e compaesana, Lucia Scardoni. Era la prima esperienza alle Olimpiadi? No, ero già stato ad Atene per vedere Paola Pezzo e a Torino per le prove di Sabina e Fulvio Valbusa. Lucia è la quarta atleta olimpica di Bosco Chiesanuova che seguo per dare il mio supporto. Com'è andata in Corea del Sud? Ho avuto la fortuna di passare una decina di giorni con due amici. Primo Bertolina, fratello del fondista Mirco, l'ho conosciuto in aereo. Poi c'era Ivo, il papà di Lucia, amico da tempo. Di italiani ne abbiamo trovati: erano pochissimi, tra
lo stadio del fondo e Seul ne ho contati non più di una quindicina. Quindi era facile fare amicizia con loro. È stata anche un'esperienza di arricchimento culturale: Seul è una metropoli praticamente occidentale, ma è un luogo totalmente diverso da quelli ai quali siamo abituati. Come le è parsa l'Olimpiade? Un sito adattissimo visto il freddo, anche se di neve ce n'era poca. I tifosi però erano quasi obbligati a fermarsi nella capitale, dovendosi sottoporre ad una lunga serie di trasferimenti per recarsi nei luoghi di gara. Per noi ha significato fare colazione e poi andare avanti a panini o sandwich: solo una sera siamo riusciti a mangiare una bistecca. Non è un ambiente per un'Olimpiade invernale: piste tecnicamente perfette e strutture ottime, ma mancano, come dire, paesaggio e mentalità. Per fare un esempio, andare in Val di Fiemme è tutt'altra cosa.
DI EMANUELE PEZZO
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ni non li contiamo nemmeno più. È un ottimo risultato che conferma come il movimento fondistico di Bosco riesca a far metter fuori il naso a molti dei propri atleti. È un onore anche per l'amministrazione comunale che da sempre è vicina alle associazioni sportive.
LA COREA DI LUCIA SCARDONI, IN BREVE Lucia Scardoni è atleta del Gs Fiamme Gialle ed ha gareggiato in quattro prove alle Olimpiadi di Pyeongchang. Il risultato migliore è stato il 24° posto nella prova sprint in tecnica classica, buono anche il 9° posto conquistato nella staffetta 4x5 km. Più indietro il piazzamento nella 10 km in pattinato (39° posto) e nella durissima 30 km (41°). Lucia è attualmente 79^ nella classifica di Coppa del Mondo, quarta delle sei italiane in graduatoria.
Da amministratore: l'Olimpiade è un'opportunità o uno spreco? Chi mi conosce sa che non avrei mai rinunciato ad un'opportunità come le Olimpiadi a Roma. Certe occasioni straordinarie possono servire anche al futuro di una località. Solo un pazzo rinuncerebbe senza pensarci troppo. Nel nostro piccolo, a Bosco Chiesanuova, abbiamo fatto molto e nessuno ha mai rubato nulla: se riusciamo noi, possono farlo anche altrove.
Cosa pensa delle prove della Scardoni? Qualificarsi per un'Olimpiade è già un risultato straordinario. Lucia è stata una delle migliori italiane nella sprint, ha gareggiato nella 10 km, ha fatto un'ottima frazione in staffetta e ha sudato nella 30 km. È un'atleta completa che può puntare anche alle prossime Olimpiadi a Pechino, dove sarà ancora più matura. Gli italiani tradizionalmente vengono fuori più tardi. Spesso non si pensa a cosa significa fare un'Olimpiade, forse perché a Bosco Chiesanuova i titoli italia-
C'è un aspetto in cui la nostra montagna potrebbe sentirsi pronta per un'Olimpiade? Non credo. Con un bell'investimento potremmo puntare ad ospitare una gara di Coppa Europa, forse di Coppa del Mondo, di fondo o biathlon. Il calore della gente è straordinario, ma manca la logistica. Se avesse le risorse necessarie, su cosa punterebbe innanzitutto? Non abbiamo scelta: sullo sci di fondo o sul ciclismo. Sono attività in linea con la nostra tradizione di montagna e che permettono anche una determinata sostenibilità.
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QUANDO SI DICE CORRERE
VERSO I MONDIALI CON IL VENTO TRA I CAPELLI Anna Polinari è una giovanissima sprinter di Marzana, che si allena fino a dieci ore a settimana nelle discipline corte dell'atletica leggera, tra cui 400 m piani e ad ostacoli. Sacrifici affiancati allo studio, verso un futuro sportivo che potrebbe essere veramente importante. DI EMANUELE PEZZO
A inizio marzo Anna Polinari sarà impegnata a Nantes nell'Incontro internazionale under 20 indoor a Nantes, meeting con atleti di Italia, Francia e Germania.
Dopo l'ottavo posto ai Campionati Italiani assoluti indoor Anna spera di partecipare ai Mondiali juniores in Finlandia
«Q
UANDO CORRO NON SENTO NULLA, né lo speaker che parla né la voce del mio allenatore». Potrebbe essere la rivelazione della sprinter caraibica del momento. Invece è una frase pronunciata in semplicità da una giovane veronese che tra qualche anno potrebbe essere tra le punte di diamante della nazionale italiana nei grandi eventi internazionali di atletica leggera. Si chiama Anna Polinari, è originaria di Marzana e nelle sue parole racchiude la purezza dello sport. «Fino a qualche anno fa - spiega l'atleta della Fondazione Bentegodi - correvo senza nemmeno capire cosa volesse dire fare un buon tempo. Ho continuato con l'atletica perché avevo un bel gruppo di allenamento». ANNA SI ALLENA CINQUE VOLTE a settimana con il tecnico Fabio Lotti, che segue lei ed un'altra atleta. Non ha nessun grillo per la testa questa diciannovenne quattrocentista (spesso ad ostacoli), se non quello dello sport. Una progres-
sione senza rallentamenti, anche per la capacità di conciliare sport e studio. Anna frequenta il quinto anno al liceo Montanari, indirizzo economico sociale, ma per il post-maturità punta altre mete: «Vorrei provare l'accesso a fisioterapia: mi ha sempre affascinato questa figura vista spesso a bordo pista. Il lavoro è importante, ma vorrei anche prendermi il tempo per continuare ad essere atleta. Farò sport finché riuscirò ad essere competitiva». Dopo l'ottavo posto ai campionati italiani assoluti indoor di Ancona nei 400 m, Anna spera di partecipare ai mondiali juniores di luglio a Tampere (Finlandia), negli ostacoli e nella staffetta 4x200. Con l’ambizione caparbia di chi persegue i propri obiettivi: «In gara sono estremamente competitiva: allo sparo le amiche diventano avversarie e penso solo a correre, per me e per il lavoro che faccio con il mio allenatore». Un'atleta che "pesta duro" nonostante l'acido lattico nei quadricipiti, ma con la leggerezza nello sguardo di chi, in fondo, ha tutta una vita davanti.
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e la febbre DEL VENERDÌ SERA
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Il fine settimana a casa ammalati è un grande classico, magari anche l’unico weekend della stagione, in cui avevate deciso di andare in montagna “per respirare bene” e di non stipulare, per scaramanzia, la polizza di annullamento viaggio.
L
’AUTO ERA GIÀ PRONTA, da giorni avevate incastrato nel baule, stile tetris: due passeggini, due parapioggia, i sacchi nanna, lo zaino da montagna, la tuta da sci, gli scarponcini, i dopo sci, lo scalda collo, gli scalda piedi, gli scalda qualsiasi cosa, tre berretti perché uno andrà perso di sicuro e i guanti, ovviamente non quelli con le dita ma le manopole. Cos’altro? Una piccola “dispensuccia”, che la cambusa di Soldini della traversata Atlantica ci fa un baffo, e il beauty delle medicine (lo detesto!). Siete state delle ingenue. Questo inverno è implacabile: bronchite, tosse, otite, gastroenterite si susseguono senza sosta. Sarà l’inquinamento, l’aria irrespirabile a cui ormai ci siamo abituati ma, ahimè, i nostri piccoli nanetti, soprattutto se frequentano l’asilo nido o la scuola materna, non hanno scampo. Mia mamma dice sempre che una volta non era così, che io non mi sono mai ammalata così tanto: quindi qualcosa di diverso ci sarà. Oltre all’ambiente, è cambiata la percezione di alcuni malesseri ordinari come, per esempio, il raffreddore. Oggi tutto viene medicalizzato e curato fin da subito con i farmaci. 37 di febbre? Hai già dato la tachipirina e, se sei al tuo primo figlio, probabilmente sei già al pronto soccorso. Invece, se non strettamente necessario, è bene evitare gli ospedali, dove i batteri o i virus, di cui, da brave mamme, ormai conoscete alla perfezione la differenza, sono giganteschi. Vi ricordate quelli grigi e pelosi di “Siamo fatti così”? Quelli che venivano inseguiti da quei globuli bianchi cicciotti vestiti da poliziotti: ce ne sono milioni. PULIRE LE MANI, fare i lavaggi nasali, l’aerosol (anche se sono in molti a sostenere che non serva), fermenti lattici e vitamine A, B, C, D… praticamente tutto l’alfabeto sono pratiche utili, tuttavia l’asilo è l’asilo e i bimbi, si sa, si donano in tutto e per tutto: si baciano e abbracciano senza limiti. Sono dei mocciosi, cioè letteralmente, pieni di moccio che amano follemente condividere e scambiare fra loro.
A tutto questo si aggiunge il senso di colpa della mamma lavoratrice che pensa, “se fossi a casa, non si ammalerebbero”. Ma in ufficio poi? Se il tuo capo non ha figli, o magari di figli ne ha, ma non se ne è mai occupato, ti devi giustificare e sei a disagio. Risultato? Ti senti un fallimento, hai la sensazione di non combinare niente di buono: né come mamma né come professionista. Credo che, fra tanti motivi, molte mamme, purtroppo, decidano di lasciare il proprio lavoro perché non sono in grado di soddisfare tutte le aspettative che il loro ruolo nella società richiede, anzi impone direi. C’è ancora tanta strada da fare e tanti inverni da affrontare.
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Hai presente la sensazione di quando tocchi il cielo con un dito per una sola parola detta dalla persona che ami? Ecco, tu sei questo per me. Francesca Se riscopri il bimbo che è in te, allora saprai cosa vuol dire amare. Davide
Ti guardo e mi perdo nei ricordi, della nostra gioventù, delle nostre risate spensierate, di ciò che qualcuno chiama i "bei tempi". Ti guardo e ti amo, oggi come allora, il mio cuore batte forte per una tua risata, per un movimento del viso, per tutto ciò che ho vissuto e tutt'ora vivo. Siamo nonni, siamo sposati da 40 anni, ma in te io vedo il ragazzo che mi ha fatto innamorare. E ti amo ogni giorno un po’ di più. Daria Tu sei casa
A te che ho incontrato in un tempo sbagliato ma che sei il mio eterno posto giusto. G.
Lucia
Credo in te, anche quando tutti mi dicono di non farlo.
E adesso mi sento come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Un dolore senza lacrime, profondo. Ma sono felice per te. Per quello che stai facendo per te stesso. Voglio che tu sia felice e, se questo significa che tu debba allontanarti da me per un po' , che sia così. Ti penso e ti sono vicina. Anche se non ci sentiamo e non ci vediamo, spero che la forza che ti mando ti arrivi e ti aiuti. Nel frattempo vado avanti con la mia vita, sognando di poterla un giorno condividere con te. C'è chi sostiene che, se ami qualcuno, lo devi lasciare libero: se torna, sarà tuo per sempre, se non torna, significa che non è mai stato tuo. Buon viaggio
M.
Lara
Metterò tutto l'impegno che ho per superarti, ma poi basterà una somiglianza, un tratto del viso di uno sconosciuto, un modo di tenere i bastoncini al sushi e io mi ritroverò lì, nel punto esatto in cui mi hai lasciato. ( A.)
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LIBRO DEL MESE 64 A CURA DI
PAGINE PER I GRANDI
CHIARA BONI
IL LIBRO Del mettersi a nudo, figurativamente e no, Lena Dunham ha fatto la sua carriera: l’acclamata creatrice della serie tv Girls espone in questo libro, a metà tra un’autobiografia e un libro di autoaiuto, i dettagli, anche quelli più grotteschi e imbarazzanti, della vita di una ventenne sulla strada giusta per diventare adulta. L’AUTRICE Creatrice, produttrice esecutiva, sceneggiatrice, regista e interprete della serie tv cult Girls, trasmessa da HBO e in Italia da Mtv, Lena Dunham ha già fatto conoscere il suo stile unico e irriverente al pubblico del piccolo schermo. Non sono quel tipo di ragazza è il suo primo libro, ma collabora da tempo con il New Yorker ed è co-fondatrice della newsletter a carattere femminista Lenny.
Titolo: Non sono quel tipo di ragazza Autrice: Lena Dunham Traduzione: Tiziana Lo Porto Casa Editrice: Sperling & Kupfer Pagine: 262
CURIOSITÀ Dalle sessioni di terapia quando era ancora una ragazzina alle prime esperienze di vita al college, dai pessimi fidanzati da cui scappare a gambe levate al riuscire a ingrassare di quattro chili mangiando solo cibi sani: racconti di vita di Lena Dunham non si risparmiano nulla, ma proprio nulla. Forse anche per questo, all’alba dei trent’anni, l’autrice è già considerata la voce della sua generazione. O comunque, «una voce di una generazione».
PAGINE PER I PIÙ PICCOLI
A CURA DI
ALESSANDRA SCOLARI
IL LIBRO Racconta la storia di Precious, una bambina di sette anni che abita in Botswana. Ha perso la mamma ma ha un papà adorabile, un cuore grande e un talento particolare. Nella sua scuola spariscono fette di torta farcita e panini alla marmellata rossa, i ragazzi accusano Poloko, un ragazzo robusto e con le mani «un po’ appiccicose», che nega di essere un ladro e subisce le conseguenze delle false accuse. Precious, come sua amica, vuole vederci chiaro. Scopre i veri ladri, ma deve dimostrarlo. Escogita un piano «zuccheroso» e li consegna alla giustizia. L’AUTORE Alexander McCall Smith, nato e cresciuto in Africa, è stato professore di diritto all'Università di Edimburgo e vicepresidente della commissione per la genetica della Gran Bretagna. Ha scritto molti libri di vario genere, prima di dedicarsi alla narrativa per ragazzi. Il suo linguaggio è delicato e immediato. Anche in questo libro ci si dimentica che l’autore è un adulto: sembrerebbe scritto dalla piccola Ramotswe. Sua anche la serie di Precious Ramotswe e della Ladies' Detective Agency N.1.
Titolo: Precious e le scimmie. Il primo caso di Mma Ramotswe
Autore:
Alexander McCall Smith
Traduzione:
Serena Bertetto Illustratore: I. McIntosh Editore: Guanda, Collana: Le Gabbianelle Pagine: 83
CURIOSITÀ Si tratta di una favola divertente, narrata con semplicità ed illustrata da bellissimi disegni che ritraggono i vari personaggi. Bella la storia raccontata dal padre (il libro si presta ad essere letto ad alta voce) alla piccola Precious che fa molte domande e, infatti, «da grande sarebbe potuta diventare una detective». Un testo che può insegnare molto anche agli adulti sui temi dell’amicizia e del rispetto. Tocca (anche se non esplicitamente) il problema del bullismo. Precious, cercando i veri colpevoli, ne smorza gli effetti quasi sul nascere: Sepo e Tapiwa «avevano imparato la lezione». Se mi posso permettere, l’unico neo: la maestra non invita i ragazzi a chiedere scusa al compagno.
SE VI SERVE UN PO' DI POESIA Sii paziente verso tutto ciò / che è irrisolto nel tuo cuore e… / cerca di amare le domande, che sono simili a / stanze chiuse a chiave e a libri scritti / in una lingua straniera. /
Non cercare ora le risposte che possono esserti date / poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. / Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano / giorno in cui avrai la risposta.
Rainer Maria Rilke (da Lettera ad un giovane poeta)
INNOVAZIONE
ARTICOLO PUBBLIREDAZIONALE
MARKETING ONLINE?
ECCO COME MISURARE IL RITORNO DEI TUOI INVESTIMENTI Uno dei principali vantaggi delle attività di marketing online rispetto agli investimenti “tradizionali” su stampa, radio, volantini, cartellonistica, televisione... sta nella possibilità di misurare il ritorno economico di ciò che hai investito per sapere quanti contatti, clienti, vendite ha generato quella specifica attività di marketing digitale.
DAVIDE COBELLI Titolare di BestRank
Q
uando si investe in qualsiasi forma di pubblicità o attività di marketing è fondamentale misurare il ritorno economico generato da quell’investimento. Da questo punto di vista, internet è il canale migliore poiché consente di tracciare nel dettaglio quanti contatti o vendite hanno generato le tue campagne pubblicitarie. Strumenti gratuiti come Google Analytics, consentono di monitorare quante persone visitano il sito web, da dove provengono (motore di ricerca, social network, link su siti terzi...), che pagine visitano, quanto tempo si soffermano su di esse, e molte altre informazioni utili. Ovviamente per tracciare nel dettaglio questi e altri dati, gli strumenti di Analytics devono essere installati e configurati opportunamente. Questo però è solo l’inizio, con delle configurazioni avanzate è infatti possibile tracciare le azioni significative che gli utenti compiono all’interno del tuo sito web, azioni come la compilazione di un modulo di contatto, chiamate da smartphone, click su indirizzi email presenti nel sito, vendite di prodotti, download di cataloghi/brochure ed altro. L’ASPETTO PIÙ IMPORTANTE però è che si riescono a misurare quali e quante di queste azioni sono generate da ogni campagna di marketing online attiva. Se ad esempio investi in campagne pubblicitarie online con Google AdWords e Facebook Advertising, fai dell’attività di “posizionamento” sui motori di ricerca (SEO, Search Engine Optimization) oppure invii delle newsletter periodiche, configurando opportunamente Google Analytics ed integrandolo nel sito web aziendale puoi
tracciare quali sono le azioni di marketing online che ti stanno portando maggiori risultati. L’obiettivo di tale analisi è quello di poter decidere in che modo ripartire i tuoi investimenti di marketing e calcolare con estrema precisione il ritorno economico generato da ogni campagna pubblicitaria. OLTRE A GOOGLE ANALYTICS configurato correttamente ed integrato con le campagne online, un altro strumento che può risultare molto utile è Yandex Metrica. Ha molte funzioni che ti consentono di vedere dove gli utenti cliccano all’interno del tuo sito web, quali sono le sezioni su cui si soffermano maggiormente, come muovono il mouse, ma soprattutto integra uno strumento di Session Replay, ovvero registra dei video con il comportamento dell’utente nel sito e quindi puoi andare a vedere come fosse un cortometraggio quello che hanno fatto gli utenti all’interno mentre navigavano tra le varie sezioni, pagine e contenuti. I tuoi investimenti in attività di marketing devono essere sempre misurabili per evitare di sprecare budget in iniziative pubblicitarie che non ti portano il ritorno desiderato. Sapere cosa ti porta risultati, e poterli misurare, è fondamentale per poter direzionare al meglio tutti gli investimenti futuri.
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BOX OFFICE
66 a cura di Mattia Zuanni
IL FILM
Anno 2045. Il mondo sta per collassare. Tutte gli abitanti della Terra hanno trovato un solo modo, o meglio un solo mondo, per fuggire alla realtà; la salvezza si chiama OASIS, un enorme universo di realtà virtuale creato dall’eccentrico miliardario James Halliday. Alla morte di Halliday, la sua ultima idea è destinata a cambiare la vita nel mondo reale; tutta la sua immensa fortuna andrà in dote a colui che per primo troverà l’Easter egg nascosto in OASIS. Inizia la caccia al tesoro.
CURIOSITÀ
Il film è basato sul romanzo omonimo di Ernest Cline; la Warner Bros ha acquistato i diritti del romanzo nel 2010. Dal 2014 in poi, la pellicola è stata proposta a nomi altisonanti come Cristopher Nolan (Inception solo per citare uno dei suoi ultimi lavori), Robert Zemeckis (sua la trilogia di Ritorno al Futuro); alla fine la regia è stata affidata a Spielberg, sicuramente non un novellino, che torna a lavorare con la Warner Bros come regista in un film di fantascienza, 16 anni dopo da A.I. – Intelligenza Artificiale.
Titolo: Ready Player One Genere: Fantascienza Durata: 110 minuti Regia: Steven Spielberg Attori: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, Simon Pegg Uscita (Italia): 29 marzo
C LASSICI DA NON PERDERE Titolo: Okja Genere: Avventura, Fantascienza Durata: 121 minuti Regia: Bong Joon-ho Attori: Ahn Seo-hyun, Tilda Swinton, Paul Dano, Jake Gyllenhall
Per dieci anni meravigliosi la giovane Mija si è presa cura di Okja, un enorme animale, ma un amico ancora più grande, nella sua casa tra le montagne della Corea del Sud. Tutto cambia quando la multinazionale Mirando Corporation prende Okja e lo porta a New York: la CEO Lucy Mirando, ossessionata dall'apparenza e da se stessa, ha grandi progetti per il più caro amico di Mija.
foto
notizia
Scatti d 'arte di C olato Cesar WWW.CESARPHOTOGRAPHER.COM foto di Colato Cesar
Una foto e una storia Decima puntata di La bellezza del passato, una caccia al tesoro per (ri) scoprire le meraviglie culturali del nostro territorio grazie alla luce della fotografia, un mese per volta. Il fotografo veronese Colato Cesar, per marzo ha ritratto Villa Buri, perché se vogliamo, in tempi di primavera che si sgranchisce, non c’è un luogo più indicato per rappresentare un inizio. Apparteneva alla famiglia Buri, questo gioiello che si lascia guardare a San Michele Extra. Dal 2003 nasce l’Onlus omonima, una vera costellazione di attività per il sociale e per il volontariato. Proprio nel parco, un tempo giardino di raffinate passeggiate ottocentesche, oggi, ogni anno, vanno in scena le variopinte e affascinanti danze della Festa dei Popoli. www.cesarphotographer.com
ANGOLO PET
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OGNI MESE QUELLO CHE C’È DA SAPERE
UN PO’ CANI
UN PO’ EROI Roberto Zampieri, operatore cinofilo di Asparetto di Cerea, è l'ideatore di Progetto Serena Onlus, che prepara cani d'allerta di qualsiasi razza in caso di ipo o iper glicemia dei loro padroni diabetici. Zampieri è riuscito a sbarcare in televisione e a collaborare con varie realtà per aiutare con i cani le persone malate.
G
LI ANIMALI POSSONO, in alcune occasioni, addirittura salvarci la vita, come nel caso dei cani d'allerta diabete. Progetto Serena, nato alla fine del 2013, forma cani per l'allerta iper ed ipo nel diabete, un aiuto costante soprattutto durante la notte. Quando una crisi glicemica sta arrivando i diabetici emettono delle particelle acetoniche ed ormonali (espulse con le urine e con l'alito) captate dai cani che li avvertono o chiamano i familiari, anticipando dunque l'ipo o la iper. «Nel 2015 siamo riusciti a diventare una Onlus, e ad oggi, i nostri cani d'allerta, in preparazione, sono 85 in tutta Italia, con più di una ventina di istruttori in tutto il territorio, anche in Sicilia, con un corso che partirà a maggio e, in Sardegna. Abbiamo richieste anche da Spagna e Belgio. I nostri cani addestrati hanno salvato le vite di cinque pazienti, e alcuni di questi episodi sono stati raccontati nelle trasmissioni Cani eroi
di Rai2, Vita in diretta di Rai1 e nel programma L'Arena di Noè di Telearena. Siamo riusciti ad allargare l'operatività di Progetto Serena restando sempre a livello sociale e semi volontaristico, cercando di mantenere i costi a un livello minimo per poter aiutare chi ha realmente bisogno», spiega Zampieri. PROGETTO SERENA HA INIZIATO SPERIMENTAZIONI con associazioni come l'ANTS Onlus per l'autismo e la Medical Detection Dogs Italy, per la ricerca sull'olfatto canino per l'individuazione e la diagnosi precoce di tumore nell'uomo con l'uso di cani. È in vendita il loro libro Un tartufo per la Vita, di Silvia Allegri e Roberto Zampieri (2016, edizioniosiride), e a breve uscirà il secondo Con il Fiuto ti Aiuto con all'interno un fumetto, a cura di Nicole Vecchini. A disposizione c'è anche il Protocollo cani allerta nel diabete aggiornato, un metodo unico e provato sul campo, redatto da Zampieri, che rimane ad uso esclusivo di Progetto Serena, con linee guida strutturate di esercizi e considerazioni. «L’obiettivo è quello di riuscire a far avere a tutti i diabetici un cane d'allerta da amare che garantisca, allo stesso tempo,un contributo importante per la salute. Vogliamo che questo bellissimo progetto continui grazie all’aiuto di tutti quelli che credono in noi», conclude Roberto. INFO: www.progettoserenaonlus.it - 3489633068 - info@progettoserenaonlus.it
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
STORIE DI STORIA 69
LIBERAMENTE ROMANZATE
Porte aperte alla
Capitolare
L
A CAPITOLARE È LA BIBLIOTECA più antica del mondo! Un proclama che incorona la nostra città come una delle capitali più importanti della cultura mondiale. Un risultato eccezionale di cui noi veronesi dovremmo andare fieri ma soprattutto ringraziare l’amanuense Ursicino e i nazisti. Sento le vostre certezze sgretolarsi. Quindici secoli di storia, più di milleduecento manoscritti tra cui appunto quello del buon Ursicino che, contrariamente a quanto era consuetudine nella sua epoca, riportò la data del primo agosto 517 in fondo ad un testo da lui trascritto sulle vite di San Martino e San Paolo di Tebe. Amanuense rivoluzionario? Questo non lo sappiamo ma è grazie a quella data che la Capitolare si è vista attribuire questo importante riconoscimento. PURE UMBERTO ECO RIPRESE nel suo Baudolino l’indovinello veronese (presente alla Capitolare), testo rappresentante del più antico italiano vol-
DI MARCO
ZANONI
gare “se pareba boves/alba pràtalia aràba/et albo versòrio teneba/et negro sèmen seminava”. A voi la ricerca della traduzione oppure una visita alla Biblioteca che, a due passi dal Duomo di Verona, da qualche settimana ha aperto le sue porte ai visitatori. Il tempo e la storia, poi, portarono anche Napoleone in città che, da entusiasta predatore qual era, decise di trafugare più di trentuno testi e di trasferirli alla Bibliothèque de France da dove poi tornarono (non tutti) solo dopo il Congresso di Vienna. Infine i nazisti; grazie a una loro soffiata molti dei testi giunti oggi fino a noi, si salvarono dal bombardamento alleato del 4 gennaio 1945 che rase quasi al suolo la Capitolare. I Monument’s Man con la svastica, amici delle belle arti italiane, avevano già fatto trasferire gran parte del tesoro della Biblioteca ad Erbezzo. La storia ha i suoi inaspettati crocevia: tra quei nazisti c’era un tale che si chiamava Wolfgang Hagemann il quale, per laurearsi prima della guerra, aveva studiato proprio alla Capitolare.
ADICONSUM 70
FATTURAZIONE A 28 GIORNI INTERVIENE L'ANTITRUST Aperta un'istruttoria su un possibile accordo tra TIM, Vodafone, Fastweb e Wind Tre finalizzato a preservare l’aumento dei prezzi e a restringere la possibilità dei clienti di beneficiare del confronto concorrenziale tra operatori in sede di esercizio del diritto di recesso.
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
D
A QUALCHE TEMPO si era diffusa tra le compagnie di telecomunicazioni la prassi di modificare l’usuale cadenza mensile di rinnovo delle offerte e di fatturazione dei servizi. Tale novità non aveva destato grosse preoccupazioni sin quando le Associazioni dei Consumatori non hanno fatto notare che in questo modo i rinnovi annuali aumentavano da dodici a tredici determinando un aumento occulto del prezzo. Un comportamento illegittimo da parte delle compagnie di telecomunicazioni contro il quale, a marzo dell'anno scorso, era intervenuta l’Autorità Garante del settore imponendo agli operatori della telefonia fissa e di quella ibrida (cioè fissa e mobile) di tornare alla modalità di fatturazione mensile. MA LE GRANDI SOCIETÀ TELEFONICHE non hanno fatto marcia indietro continuando con la fatturazione quadrisettimanale. È stato necessario, quindi, l'intervento legislativo per porre fine alla pratica commerciale scorretta e così, a fine anno, il D.L. 148/2017 ha stabilito: a) l'obbligo per gli operatori di servizi di comunicazione elettronica di pre-
vedere una cadenza di rinnovo delle offerte o della fatturazione dei servizi su base mensile o di multipli di mese b) un termine massimo di 120 gg. per adeguarsi alla nuova normativa; c) rimborso forfettario pari a 50€ a favore dell'utente per le compagnie che non rispetteranno la legge. A questo punto le compagnie telefoniche non hanno tardato a rimodulare i loro contratti tornando a riferirsi al mese. Peccato però che le quattro maggiori società della telefonia – Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb - hanno prontamente spalmato l’introito dell’estinto tredicesimo rinnovo sui dodici restanti, mantenendo l'aumento dell'8,3% precedentemente praticato. Nelle comunicazioni inviate ai propri clienti le compagnie li avvisano che, nel caso in cui non volessero accettare questo aumento, hanno la facoltà di recedere e passare ad altro operatore. Ma cosa può fare il singolo utente se anche gli altri operatori hanno aumentato le tariffe? Questa strana sinergia tra i quattro colossi, però, non è piaciuta all'Antitrust che, sul finire di febbraio, ha aperto un'istruttoria per accertare se tali imprese abbiano messo in atto un accordo anticoncorrenziale vietato per legge.
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Il mercato elettrico sta cambiando e noi guardiamo al futuro con un nuovo modello per l’energia di casa In un momento in cui le tariffe tutelate dall’autorità stanno scomparendo e le bollette sono “transitorie” verso il libero mercato, scegli di metterti al riparo. Non essere solo un utente ma diventa socio della cooperativa che produce la tua energia 100% rinnovabile e conveniente, perché la paghi al prezzo del “mercato all’ingrosso”. Dal 2010 stiamo cambiando l’energia di Verona. Ad oggi siamo la prima cooperativa energetica europea di cittadini che è stata certificata EKOenergy, per l’elevato standard di qualità e di sostenibilità della nostra energia. Centinaia di veronesi hanno già scelto WeForGreen: cambiare l’energia di casa è un’azione semplice, che non comporta alcun disservizio, ma migliora la qualità dell’energia che consumi. Tu cosa aspetti?
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1. Collegati su www.weforgreen.it/aderisci e seleziona nel campo “Come ci hai conosciuto?” l’opzione Pantheon - Verona Network. 2. Scegli di aderire come Socio Consumatore. 3. Compila il form, bastano 5 minuti. 4. Nella prima bolletta riceverai un rimborso da ForGreen di 25 euro per ripagarti metà del costo di adesione. Non hai il computer a portata di mano? Fotografa questo box per ricordare i passaggi!
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Quando ci si lava i capelli l’applicazione del balsamo è fondamentale: districa e nutre, garantendo così una chioma splendente. In commercio esistono moltissimi balsami formulati con ingredienti naturali e non dannosi per i capelli, ma è possibile anche preparare un balsamo fai da te a casa, con pochi ingredienti che tutti hanno nel frigorifero.
Ingredienti un uovo
un limone yogurt
miele
Procedimento In un recipiente mescolate un tuorlo d’uovo, il succo filtrato di un limone, un cucchiaio di yogurt e due cucchiaini di miele fino ad ottenere un composto omogeneo. Distribuite il balsamo fai da te solo sulle lunghezze, evitando il cuoio capelluto, e lasciate in posa almeno cinque minuti. Risciacquate con acqua fredda o tiepida, avendo cura di rimuovere tutti gli eventuali residui di balsamo e infine procedete normalmente con l’asciugatura. Aggiungendo yogurt all’aceto di mele si ottiene una maschera da risciacquo perfetta per chi soffre di forfora. Basterà mescolare i due ingredienti, applicare sul cuoio capelluto e lasciare in posa almeno 15 minuti, prima di risciacquare.
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CALENDARIO DEL MESE Gli eventi di Marzo 2018
01 04 07 10
FOOD COOP Luogo: Cinema Aurora Ora: 20.45
VETRINA DELL’AMARONE Luogo: Villa Mosconi Bertani Ora: tutto il giorno
DEGUSTAZIONI INBOTTIGLIA Tasting in the Dark Luogo: Hosteria Moderna Ora: 20.30
a cura di Paola Spolon
02
ISLANDA SEGRETA Montecroci & Roccati Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
03
E ORA? È ORA? Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00
05
LEZIONI DI PITTURA Luogo: Cinema Teatro Nuovo San Michele Ora: 21.00
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PRIDE - Academovie Luogo: Accademia di Belle Arti Verona Ora: 17.30
09
KILLING CANGRANDE Luogo: Castelvecchio Ora: 20.00
08 11
NERO COME UN CANARINO Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00
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Festa della donna
SU E GIÙ PER VERONA Luogo: Ponte Pietra Ora: 10.00
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IL GIRO DEL MONDO IN 80 POETI Luogo: Sede Associazione Aurora Ora: 18.30
legenda MOSTRE/ARTE
CINEMA
LIBRI
MUSEO
SPORT
INCONTRI
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LA STRADA Luogo: Fucina Culturale Machiavelli Ora: 21.00
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LA CITTÀ DEL JAZZ Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00
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AZALAI - Carlo Maver Luogo: Cohen Pub & Music Ora: 21.00
19 22 25 28
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MACBETH? Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45
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3° RALLY DEI COLLI SCALIGERI Luogo: Verona Ora: tutto il giorno
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HISTORIE DU SOLDAT Stravinsky Luogo: Teatro Ristori Ora: 17.00
ROBERTO CACCIAPAGLIA Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00
20
L’ostinazione della primavera sta tutta l , nel coraggio di aprirsi alla fatica del rifiorire, per quanti cieli invernali le siano crollati addosso. Una bella metafora anche per noi, giardini non sempre cos ostinati.
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BANFF FILM FESTIVAL Luogo: Cinema Kappadue Ora: 21.00
NON TI PAGO Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00
23
VIAGGIO ALL’EDEN Emanuele Giordana Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
24
VERONA: CITTÀ AFFRESCATA Luogo: Verona Ora: 09.00
CORTE SGARZERIE Luogo: Area archeologica di Corte Sgarzerie Ora: 17.00
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LO SPECCHIO DEI SOGNI Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00
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K2 AND THE INVISIBLE FOOTMEN Luogo: CAI Verona Ora: 21.00
SINFONIETTA CRACOVIA Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.45
FIERA
DANZA
29 MUSICA
30 VISITA GUIDATA POLO SANTA MARTA Luogo: Verona Ora: 17.00
AMORE
CARNEVALE
non ce lo siamo dimenticati: non ci stava
31 TEATRO
IL LIBERTY A VERONA Luogo: Verona Ora: 09.00
in cucina con Nicole
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Cucinare è amore che si può assaggiare a cura di NICOLE SCEVAROLI
senzalattesenzauova.ifood.it
Per un piatto così vale la pena sporcarsi le mani
RAVIOLI SEMINTEGRALI ALLE LENTICCHIE Con pomodorini e cavolo nero INGREDIENTI • 200g farina semintegrale • 50g semola grano duro • 2 uova e 1 tuorlo • lenticchie cotte • aglio, sale • pomodorini • cavolo nero
Mescolate le farine alle uova, impastate, fate riposare 30 minuti. Tirate la pasta. Frullate lenticchie, aglio, sale. Farcite, chiudete e cuocete i ravioli. Saltate i pomodorini in padella con olio, aglio e cavolo nero. Tuffateci i ravioli.
Ricetta infallibile della mia nonna Maria, cotta nella pentola fornetto
LA TORTA SABBIOSA INGREDIENTI • 5 uova • 7 cucchiai di zucchero • 250g fecola • 1 bustina di lievito vanigliato
Sbattete uova, zucchero, olio e fecola per almeno 5 minuti. Aggiungete il lievito. Imburrate la pentola, cospargetela di zucchero e farina. Trasferite il composto, poi mettete sul fuoco per circa 30 minuti. Se preferite usare il forno: 180 gradi per 40 minuti.
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L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
21 APRILE - 20 MAGGIO
21 MAGGIO - 21 GIUGNO
22 GIUGNO - 22 LUGLIO
Quando succede qualcosa di brutto pensiamo che tutto diventi nero, che il futuro sia una macchia di oblio e tristezza. Non è così, vivendo ci accorgiamo subito come le piccole cose quotidiane, quelle infinitesimali, non cambiano mai. Per questo sono così importanti, perché sono la base di tutto. Il fondo immutabile su cui potrai sempre risollevarti. Non credi che sia il momento di badarci e coltivarle?
Sono già finiti i propositi di inizio anno? Qual è una cosa che secondo te non farai mai più perché è ormai troppo tardi per farla? Sei sicuro che sia così tardi?
Ci sono ancora persone il cui scopo della vita è far sì che le proprie gesta vengano narrate nei secoli, come facevano gli antichi? Forse molto pochi, forse non ha più senso. Però concorderai con me che è interessante pensare alle cose per cui, nel nostro piccolo, verremo ricordati. Questo, e per le prossime decine di anni, è il momento di iniziare a creare piccoli gesti e atteggiamenti che ci sopravvivranno e verranno raccontati da chi ci ha amato e vissuto.
21 MARZO - 20 APRILE
ARIETE
Herman Melville era solito andare per mare quando si sentiva triste, quando percepiva addosso a sé un "novembre umido e piovigginoso". E tu? Hai un luogo speciale che ti risollevi il morale e ti faccia riordinare le cose? Pensaci, e rifletti sul motivo per cui lo fa. Ti avvicinerà di un passo al lontanissimo segreto della felicità.
TORO
CANCRO
GEMELLI
23 LUGLIO - 23 AGOSTO
24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE
23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE
23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
Hai mai visto dei pinguini sugli scogli aspettare le onde? Vengono trascinati in mare, sbattuti sulla roccia, presi dai vortici dell'acqua...ma vengono anche spinti verso l'alto per raggiungere le vette più alte della scogliera: passano la vita così. Direi che per te è venuto il momento di valutare cosa puoi cogliere dalla burrasca.
Nella campagna elettorale appena passata c'è chi ha sbandierato valori come la famiglia, la patria, la libertà, il progresso. Enzo Biagi diceva che, alla fin fine, i valori in cui crediamo davvero sono quelli che ci ha insegnato nostra madre da bambini. Quali sono i tuoi? Organizza una piccola campagna elettorale esistenziale da promuovere silenziosamente per il resto della tua vita.
23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE
SAGITTARIO
Nella vita, il significato di tutto quello che vediamo, e che in qualche modo ci riguarda, è il frutto di tutte le cose che abbiamo visto e ci hanno riguardato precedentemente. Vediamo il mondo con gli occhi delle nostre esperienze e costruiamo così la nostra verità. Quando incontri qualcuno in disaccordo con te, con una visione opposta del mondo, non pensarlo come un nemico, affrontalo come un universo completamente sconosciuto da dover esplorare. Chissà che esperienze lontane dalle tue, chissà che abissi e meraviglie.
Quante volte la fisica ci ha insegnato la certezza del rapporto azione -reazione? Mollando un sasso per terra cadrà di certo, gettando dell'acqua sul fuoco si spegnerà di sicuro. Ebbene, so che stai rimandando un determinato evento per paura delle sue conseguenze, certo che siano nefaste. Non è così: la fisica si rovescerà, e niente andrà come te lo aspetti ma molto, molto meglio.
22 DICEMBRE - 20 GENNAIO
21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
De André cantava: «Primavera non bussa lei entra sicura». Nell'ultimo periodo ti stai voltando troppo spesso dall'altra parte rispetto a quelle novità - belle o brutte che siano - che si stanno affacciando sulla soglia della tua vita. Affrontale a viso aperto e ci guadagnerai tutto quanto, altrimenti ne verrai travolto. Coraggio.
So che stai vivendo rinchiuso in te stesso pieno di paure, cercando di tirare avanti, giorno dopo giorno, sempre “sull'attenti” nel tentativo di allontanare preventivamente le cose brutte. Pensi che tutto ciò di cui hai paura ti possa capitare? La matematica verrà in tuo aiuto. Ti faccio solo una domanda: qual è la percentuale di ansie e timori che si sono veramente realizzati alla fine di un giorno di paura?
Quante volte hai portato a termine veramente un gesto, un'azione che avevi il sentore avrebbe migliorato drasticamente la tua vita? Siamo a marzo, direi che sei abbondantemente fuori tempo massimo per crearti le svolte da solo. Tutto ti è propizio: tocca solo a te.
20 FEBBRAIO - 20 MARZO
PESCI
Quando inizi un corso, quando impari qualcosa di nuovo, sbagli spessissimo in principio: sbagli un sacco di cose, fai errori goffi che ti perdoni pensando che stai ancora facendo pratica. Perché allora ti condanni così tanto nella tua vita? Questa è la tua vita, non l’hai mai provata prima, hai pochissima pratica e l'avrai sempre, perché incolparti?
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Dal primo organizzatore diretto di fiere in Italia: tanti eventi da non perdere, tanti appuntamenti per farsi trovare.
VERONAFIERE CALENDARIO 2018 MANIFESTAZIONI IN ITALIA GENNAIO 18-21 Motor Bike Expo The international motorcycle show 23-24 Innovabiomed Innovazione al servizio dell’industria biomedicale 31/01-03/02 Fieragricola International agricultural technologies show 31/01-03/02 Eurocarne Soluzioni per la filiera corta 31/01-03/02 Fruit & Veg Innovation Tecnologie innovative alla radice della coltivazione FEBBRAIO 14-20 Concorso Sol d’Oro - EVOO Days 18 Mostra scambio del giocattolo d’epoca 21-25 Progetto Fuoco Mostra internazionale di impianti ed attrezzature per la produzione di calore ed energia dalla combustione di legna MARZO 01 Concorso Internazionale di packaging 03-04 Passion Art Tattoo Convention La manifestazione dedicata all’arte del tatuaggio 09-11 Sport Expo La fiera dello sport giovanile 11 Mostra mercato del disco 17-18 Model Expo Italy Fiera del modellismo 17-18 Elettroexpo Fiera dell’elettronica, dell’informatica e del radioamatore APRILE 11-13 5 Star Wines 11 Wine without walls 13-16 Vinitaly and the City La magia del Fuori Salone nel centro di Verona 14 OperaWine Finest Italian wines, 100 great producers 15-18 Vinitaly Salone internazionale del vino e dei distillati 15-18 Enolitech Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie 15-18 Sol&Agrifood Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità MAGGIO 04-06 Verona Legend Cars Fiera delle auto d’epoca 15-17 Automotive Dealer Day Informazioni, strategie e strumenti per la commercializzazione automobilistica 19-21 Vapitaly Fiera internazionale del vaping 25-27 Veronafil Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 25-27 Verona Mineral Show Geo Business Fiera internazionale di minerali, fossili e preziosi GIUGNO 07-09 Regioni della birra Mostra delle eccellenze tedesche 21-22 Enovitis in campo Prove di macchine nel vigneto (Il Naviglio Società Agricola - Fabbrico Reggio Emilia) SETTEMBRE 08-10 CosmoBike Show International bike exhibition 08-16 PF Tecnologie (Bari)* Il riscaldamento a legna e pellet 26-29 Marmomac Mostra internazionale di marmi, design e tecnologie
OTTOBRE 09-11 OIL&nonOIL-S&TC Energie, carburanti e servizi per la mobilità 12-15 ArtVerona Art Project Fair 17-18 Home & building Domotica & building technologies 17-18 Acquaria Tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria 17-18 Save Soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori 17-18 MCM Manutenzione industriale 25-26 Asphaltica (Roma) Salone delle soluzioni e tecnologie per produzioni stradali, sicurezza e infrastrutture 25-28 Fieracavalli La fiera dedicata ai cavalli e all’equitazione NOVEMBRE 10-11 Elettroexpo Fiera dell’elettronica, dell’informatica e del radioamatore 23-25 Verona Mineral Show Geo Shop Fiera internazionale di minerali, fossili e preziosi 23-25 Veronafil Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 29/11-01/12 Job & Orienta Mostra convegno nazionale Orientamento, scuola, formazione, lavoro DICEMBRE 04-05 wine2wine Il forum sul business del vino 04-05 Wi.Bev International Wine & Beverage technologies event
MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO 30 GEN - 01 FEB StonExpo/Marmomac Americas @ TISE - Las Vegas - USA The International Surface Event 06-08 FEB CasaMédinit - IDF Oman - Muscat Interior design décor & furniture expo 18-19 FEB Marmomac Samoter Egypt Expo-conference su pietre, design, tecnologie, macchine movimento terra e per l’edilizia. 14-17 MAR CasaMédinit - Design Shanghai Interior design décor & furniture expo 18-21 MAR Vinitaly International Cina Chengdu - Shangri La Hotel 22-25 MAR CasaMédinit - For Habitat - Praga Interior design décor & furniture expo 24-28 APR Fieragricola Marocco @ SIAM - AREA ITALIA Padiglione Internazionale 10 MAG Vinitaly International USA - Taste of Hope New York 05-08 GIU Vitória Stone Fair Marmomac Latin America - Vitória - Brasile Fiera internazionale del marmo e granito 07-09 AGO Mec Show - Vitória - Brasile Salone della metalmeccanica, dell’energia e dell’automazione 07-09 AGO Expo Constrocoes - Vitória - Brasile Feira da Construção do Espírito Santo 22-25 AGO Feiragricola - Vitória - Brasile 28-31 AGO Cachoeiro stone fair - Cachoeiro de Itapemirim Brasile Fiera internazionale del marmo e del granito SET Concorso Sol d’Oro Emisfero Sud SET Vinitaly International Cina Shangai - Wine & Dine Festival 25-27 OTT Médinit Expo - Casablanca - Marocco Salone italiano del design e delle tecnologie per la decorazione d’interni e la costruzione. 08-10 NOV Vinitaly International Hong Kong International Wine & Spirits Fair 19 NOV Vinitaly International Russia
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