Una rete di ricercatori, appassionati, accademici e artigiani, ritrovatasi lo scorso settembre alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige per la due giorni di Fuoco Perfetto/Trentino Stove Camp, lavora in sinergia scambiandosi informazioni e competenze. Dal Cetamb di Brescia all’Università dell’Insubria, dal CNR al Disa di Udine, dal Foxlab a singoli ricercatori di Padova, Macerata, Como e consulenti di permacultura, la comunità italiana delle stufe migliorate si mantiene in contatto con soggetti attivi a livello internazionale (GIZ, Aprovecho) e a fine ottobre ha incontrato alla Farnesina il delegato di Hillary Clinton presso la Global Alliance for Clean Cookstoves, Kris Balderston, cui ha presentato le sue attività. Tra queste, il progetto BeBi, seguito da Alessandro Peressotti, Franco Miglietta, Irene Criscuoli e Davide Caregnato.
IL PROGETTO BEBI Il progetto BeBi, finanziato dal programma ACP dell’UE e realizzato attraverso una partnership fra università, centri di ricerca, ong, con capofila l’Università di Udine, ha lo scopo di distribuire e testare stufe pirolitiche e il loro sottoprodotto (carbone vegetale chiamato biochar) in Togo, Sierra Leone e Ghana, per ridurre la deforestazione, migliorare la qualità dei suoli per l’aumento delle rese agricole, contenere le emissioni di gas serra e l’impatto della cottura tradizionale di cibi.