Manuale di pubblica felicità - Estratto

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Che cosa ha a che fare la felicità con l’economia? No, non è questione di soldi: economia non significa solo mercato e marketing, ma è prendersi cura della casa comune gestendo al meglio le risorse perché tutti possano vivere bene. Economia vuol dire riconoscere i bisogni di ciascuno, ridurre gli sprechi, usare bene i beni. Economia è anche uomo, donna, ambiente, lavoro. In ogni capitolo affronteremo uno degli aspetti legati al prendersi cura della casa comune. Troverai la spiegazione di alcuni termini, approfondimenti, domande ed esercizi per far crescere con piccoli gesti la consapevolezza. Troverai, inoltre, le testimonianze di giovani protagonisti dell’economia di oggi: ricercatori, studenti, imprenditori che sognano un mondo migliore e mettono le proprie competenze al servizio di tutti.


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VALENTINA ROTONDI

MANUALE DI PUBBLICA FELICITà


PAOLINE Editoriale Libri

© FIGLIE DI SAN PAOLO, 2022 Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milano www.paoline.it • www.paolinestore.it edlibri.mi@paoline.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)


Ai miei figli, perché sappiano fare della propria vita un capolavoro. A mio marito, perché ogni giorno mi insegna che la vita stessa è un capolavoro. Essere buoni è qualche cosa, fare il bene è molto meglio. Robert Baden-Powell



Fare economia ovvero « prendersi cura della casa »

Se ti chiedessi di dirmi la prima cosa a cui pensi quando senti pronunciare la parola «economia», che cosa mi risponderesti? Io ti direi «casa». Sì, semplicemente casa. No, non sto scherzando. Se ti va ti racconto una storia. La storia di come l’etimologia di una parola, ovvero la sua storia, possa aiutarci a fare chiarezza su cosa quella parola significhi davvero. La parola economia, infatti, prima e innanziomia Econ= tutto vuol dire «cura». sa ll a c a Cura di cosa? « Cura e d a r cu della casa». Di quale casa stiamo parlando? Della casa in cui abiti, certo, ma anche di quella che condividi con i tuoi amici e parenti nelle relazioni quotidiane e, più in generale, del mondo in cui vivi. Ti senti confusa/o? 7


Non ti preoccupare, è normale. Nelle prossime pagine proverò a spiegarti perché prenderti cura della tua casa significa fare economia. Iniziamo, allora.

omia » deriva La parola « econ e significa, dal greco oikos ch e nomos appunto, « casa » gge » . La che significa « le e, quindi, è: traduzione letteral casa ». « la legge della

? ?

E qual è la legge che regola la casa? Detto in altri termini, qual è la condizione necessaria perché in una casa si possa vivere bene?

Occorre che i suoi abitanti gestiscano al meglio le risorse disponibili affinché i bisogni di tutti vengano soddisfatti senza per questo 8


far prevalere i fini del singolo su quelli della collettività. Ecco cosa significa fare economia! Economia è prendersi cura al meglio delle risorse perché tutti possano vivere bene. Chi si occupa di una casa, chi la gestisce ogni giorno, sa che questo non è affatto scontato né tantomeno facile. Significa saper riconoscere i bisogni di ciascun membro, mettere in relazione le persone, cercare di fare il possibile con risorse spesso limitate. Gestire una casa significa anche ridurre gli sprechi, amministrare i beni, soprattutto quelli comuni. Economia è l’insieme della domanda e dell’offerta, dei compratori e dei venditori, ovvero è il «mercato», ma non solo quello. Economia è anche uomo, donna, ragazzi, ambiente, lavoro, scuola. Economia è la storia di ogni comunità e degli individui che la vivono. In questo breve volume ti accompagnerò alla scoperta di un nuovo, eppure tanto antico, modo di intendere e vivere l’economia. Lo farò in maniera semplice, dedicando ogni capitolo alle esperienze di giovani protagonisti dell’economia di oggi e lasciando spesso a loro la parola: ricercatori, studenti, imprenditori, persone comuni che sognano un mondo migliore e mettono le proprie competenze al servizio di tutti. Se lo vuoi, anche tu puoi diventare uno di questi sognatori e metterti all’opera per costruire un futuro migliore. 9



Una casa piena di persone

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Relazioni, fiducia e felicità: le parole dell’economia civile

Forse non ti aspettavi di iniziare un libro che omia Econ= parla di economia con ia , fiduc i n o i z tre parole che solitamente rela ità e felic nei talk show televisivi che trattano questo argomento o nelle pagine dei quotidiani a essa dedicate nessuno utilizza. Invece le relazioni e la felicità sono le basi di ogni sistema economico, insieme a un’altra cosa altrettanto importante: la fiducia.

P

er capire il perché, ti chiedo di fare un balzo indietro nel tempo e di trasferirti per un attimo con la fantasia a Napoli, nel novembre del 1754, giorno in cui è stata istituita la prima cattedra univer11


sitaria di Economia in Europa precedendo di qualche anno la prestigiosa università di Oxford. La cattedra è stata affidata ad Antonio Genovesi, un giovane sacerdote originario di Castiglione, in provincia di Salerno. Il nome esatto era «cattedra di Commercio e Meccanica», ma lo stesso Genovesi amava chiamarla «cattedra di Economia Civile».

Se l’aggettivo «civile» ti suona strano messo al fianco della parola «economia», prova a chiederti come ci starebbe il suo opposto: incivile. L’economia, come ormai dicono in molti, o è civile o non è economia. Per capire questo concetto facciamo nuovamente il gioco dell’etimologia e andiamo a scoprire il significato originale della parola. La parola «civile» deriva dal latino civis, cittadino. Tornando alla definizione di economia data sopra, potremmo dire che l’economia civile è la «cura della casa del cittadino ». Ogni cittadino è tale perché fa parte di una comunità, ovvero vive in relazione con altri cittadini. Ecco allora che uno degli elementi più importanti dell’economia è, appunto, la comunità, l’insieme delle relazioni 12


che gli individui tessono all’interno della società. Perché queste relazioni siano positive, occorre che tra le persone si instauri un rapporto di fiducia.

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Relazioni

Le relazioni che costruiamo ogni giorno con altre persone sono dei beni anche per il sistema economico. Due economisti contemporanei, Benedetto Gui e Carole Uhlaner, hanno infatti definito le relazioni che legano le persone nella società «beni relazionali ». Come tali, questi beni hanno delle caratteristiche particolari molto interessanti. Proviamo a definirle insieme pensando alle nostre relazioni quotidiane, per esempio al rapporto speciale che abbiamo con i nostri amici. Anzitutto, i beni relazionali non possono essere né prodotti né consumati da un individuo singolo: un’amicizia per produrre «ben-essere» richiede almeno due persone. Allo stesso modo, le relazioni sono dei beni per l’economia in quanto possono essere goduti solo se condivisi. Detta in altri termini, se tutti fossimo amici solo di noi stessi non produrremmo benessere. È quindi la relazione stessa tra le persone a costituire un bene. Questo bene derivante dalla qualità delle relazioni e dalle relazioni di qualità si trasmette non solo 13


agli amici che vivono la relazione, ma si moltiplica e si estende anche alla società nel suo complesso. Pensiamo per esempio alla nostra classe. La soddisfazione, il benessere che otteniamo dalla partecipazione alla scuola dipende sì da quello che impariamo, ma anche dalla qualità delle relazioni che sappiamo tessere ogni giorno con i compagni e i professori, a tal punto che, una classe in cui si litiga quotidianamente, è una classe in cui nessuno sta bene e tutti imparano meno. Al contrario, se gli studenti vivono in armonia è più probabile che tutti saranno in grado di imparare meglio e anche gli insegnanti saranno più sereni e più produttivi. La qualità delle relazioni, e quindi il loro « valore » per l’economia, dipende in gran parte dalle motivazioni delle persone. Se, per esempio, un rappresentante di classe decidesse di mettere delle regole per limitare i litigi, ma lo facesse al solo scopo di ridurre la probabilità che la classe incorra in sanzioni come saltare l’intervallo o la gita e non perché crede che una classe in cui si sta bene sia una classe in cui si impara di più, otterrebbe quasi certamente un risultato meno importante di quello che otterrebbe curando meglio le relazioni tra le persone. Il valore delle relazioni infatti è 14


così importante che quando si cerca di dargli un prezzo, di metterlo in vendita, viene meno. Se, cioè, un rappresentante di classe cerca di «trasformare» le relazioni tra i compagni solo per ottenere un guadagno, la gratuità che caratterizza i beni relazionali si sgretola e con essa il suo valore. Pensa ai tuoi amici. Siete legati perché insieme state bene, non perché tu ricavi qualcosa dalla relazione. Se così fosse, infatti, l’amicizia finirebbe nel momento in cui venissero meno le «cose che vi uniscono ». Le amicizie vere, invece, vivono al di là delle cose e le superano. Ne è testimonianza il fatto che esistono amicizie che durano per decenni nonostante guerra, povertà e miseria. La misura delle relazioni non sono le cose, è l’infinito. Proprio per questo il loro valore non avrà mai prezzo.

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Fiducia

La fiducia gioca un ruolo fondamentale in qualsiasi relazione interpersonale. Quando due persone si incontrano e decidono di scambiare qualcosa (un’esperienza, un bene, un’attività o qualsiasi altra cosa) devono fidarsi l’uno dell’altro. Senza fiducia reciproca nessuno sarebbe disposto a fare uno scambio. Anche l’economia si basa sulla fiducia. 15


Facciamo un esempio pratico: immagina che un membro della tua famiglia ti chieda di andare al mercato ad acquistare delle mele. Questa richiesta ti viene fatta perché in casa non ci sono più mele. La persona che ti manda a compiere questa commissione svolge però un lavoro che le consente di guadagnare uno stipendio, ovvero i soldi (tecnicamente chiamata « moneta» e con essa si intende qualsiasi tipo di soldi: le banconote e i centesimi), che ti consegna prima di andare al mercato cosicché tu possa scambiare moneta con altri beni. Ora, quali sono le condizioni necessarie perché si verifichi lo scambio « moneta al posto di mele »? Occorre che tu ti fidi del commerciante che ti venderà delle buone mele in cambio delle monete che tu gli darai. Occorre anche che il commerciante si fidi di te e dell’autenticità delle monete che gli consegnerai, ovvero deve riconoscere il loro valore. La moneta è un mezzo di scambio che si basa, appunto, sulla fiducia.

FIDUCIA

In passato la moneta non esisteva e tutti gli scambi venivano effettuati attraverso il baratto ovvero scam16


biando beni con altri beni. Chi produceva mele andava al mercato e offriva mele in cambio di pere, chi produceva carne scambiava carne con mele e così via. Spesso però era necessario procedere di merce in merce, di baratto in baratto, prima di ottenere la merce di cui si aveva bisogno. Trovare un accordo sul valore delle merci da scambiare non era facile. Senza contare che non tutti i beni potevano essere conservati. I beni deperibili (per esempio latte, pane e frutta) erano buoni e vendibili solo per un brevissimo periodo. Chi li possedeva, quindi, doveva riuscire a scambiarli il più velocemente possibile con altri beni che potessero essere conservati più a lungo, come sale e metalli preziosi. Chi non possedeva beni che potessero essere conservati si trovava in una posizione di svantaggio. L’invenzione della moneta è stata quindi una vera e propria rivoluzione che ha richiesto moltissima fiducia reciproca.

L

e prime monete erano piccole porzioni di metalli preziosi allo stato grezzo. Affinché lo scambio si realizzasse, chi accettava il metallo prezioso in cambio di una merce doveva fidarsi del fatto che fosse davvero prezioso, nonché del suo peso e della sua purezza. Per evitare lunghe discussioni tra le due parti, il passo successivo fu quello di utilizzare delle porzioni di metallo prezioso standard (di un peso definito e con17


cordato) e si arrivò quindi alla coniazione delle prime autentiche monete. Su ogni moneta il sovrano apponeva alcune iscrizioni e immagini che ne garantivano il valore. Ogni moneta aveva quindi una dimensione e un peso che dipendeva dalla quantità di metallo prezioso in essa contenuto. Questa idea agevolò moltissimo il commercio: per scambiare merci di uguale valore bastava contare lo stesso numero di monete.

La moneta è un mezzo di pagamento, è un’unità di misura attraverso la quale si può esprimere il valore delle merci. La quantità di moneta che esprime il valore di una merce è chiamato prezzo. Ti vorrei far notare due sfumature. Nella frase precedente non ho usato la parola «bene» ma «merce». Esiste una sottile ma importantissima differenza tra le due. La parola «bene» è stata spesso usata dai primi economisti per riferirsi ad alcune merci.

deriva dal latino cosa che bonum e indica qual e delle aumenta il benesser cietà. persone e della so

« Bene »

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Nell’idea originale dei primi economisti, perciò, non tutte le merci e non tutte le cose dell’economia erano dei beni, cioè delle cose buone. Vi erano cose che, anziché aumentare il benessere, paradossalmente lo riducevano. In un certo senso erano dei mali per l’economia. Eppure anche questi « mali » potevano avere un prezzo. Non tutto quello che è prodotto e scambiato nell’economia è quindi un bene per l’economia stessa e per la società. Prova a pensare, per esempio, alle armi, alle droghe, al gioco d’azzardo, alle plastiche in eccesso. Sono dei prodotti, hanno un prezzo ma, certamente, non aumentano il benessere delle persone e della società. Ed eccoci alla seconda sfumatura. Poco sopra abbiamo detto che il prezzo esprime il valore della merce. È sempre così?

?

È giusto affermare che solo ciò che ha un prezzo ha un valore?

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L’economia «sospesa»: la storia di Giandonato Salvia, ideatore dell’app TuCum Iniziare la giornata con la carica di un buon caffè bevuto al bar è un’abitudine alla quale molti non sanno rinunciare. Ma cosa c’entra il caffè con l’economia? Per rispondere a questa domanda voglio raccontarti la storia del «caffè sospeso». A Napoli, sin dai primi del Novecento, si usava offrire un caffè al bar agli amici dicendo al barista: « Pago un caffè per il mio amico Ciro che sta per arrivare, lascialo in sospeso». Quando Ciro arrivava al bar, beveva il caffè che gli era stato offerto e cominciava la sua giornata felice perché qualcuno aveva pensato a lui. Oggi l’usanza del caffè sospeso si è diffusa in tutta Italia e in molte parti del mondo: è un bel modo per «prendersi cura» di chi non può permettersi di fare colazione, un gesto di accoglienza e di condivisione. Da questa tradizione nasce l’economia « sospesa » che, prendendo ispirazione dalla semplice tazzina di caffè, va oltre e si estende a tutti i beni e i servizi presenti sul mercato: il pane, la frutta, il biglietto del cinema, il taglio di capelli e così via. Tutto sospeso, perfino la possibilità di studiare e di ottenere un lavoro. Il primo esperimento concreto di economia sospesa è stato realizzato a Treia, in provincia di Macerata, grazie 34


a un giovane economista con grandi idee, Giandonato Salvia, che ha creato TuCum, un’app che permette di donare un pasto alle persone più bisognose contrastando il fenomeno dei «falsi poveri» e del racket dell’elemosina. Tecnologia e solidarietà a servizio del bene comune: questa è l’economia che ci piace! Se vuoi conoscere più da vicino l’esperienza dell’app TuCum visita il sito www.appacutis.it.

Esercizio

Pensa alla tua giornata tipo. Cosa compri con i soldi o cosa i tuoi genitori scambiano con la moneta? Quali altre monete diverse spendi e quali guadagni? Quanta felicità e gratuità ricevi e produci? Prova a realizzare insieme ai tuoi amici alcune scenette che rappresentano situazioni quotidiane che coinvolgano diversi tipi di monete di scambio. Puoi partire dallo schema seguente. Andando a scuola a piedi •• Tua sorella ti confida che è dispiaciuta perché non ha capito l’argomento di matematica e tra pochi giorni ha la verifica; le assicuri che nel pomeriggio glielo spiegherai. Lei, contenta, ti promette che 35


trascorrerà un po’ di tempo con te giocando al tuo gioco preferito.

•• Incontri il giardiniere dei vicini che ha accidentalmente rotto il sacchetto dei semi; lo aiuti a raccoglierli tutti e lui per ringraziarti ti offre tre semi di pomodoro (potrai piantarli in classe e prendertene cura con i tuoi compagni).

•• Vedi in fondo alla strada una tua compagna di classe che viene in bicicletta, ma le è caduta la catena; le dai una mano a rimetterla e ti offre per merenda una focaccia fatta da sua nonna (che fortuna! Proprio oggi ti eri dimenticato di mettere la merenda nello zaino!). •• Rincorri il cane della signora Maria che, come al solito, è scappato. Quando glielo riporti lei, per ringraziarti, ti regala un vecchio fumetto che suo nipote non legge più perché sa della tua passione per la lettura. •• Arrivi a scuola soddisfatto e condividi con altri quanto hai «guadagnato», creando momenti di gioia. Hai ricevuto, in questo modo, anche sorrisi e felicità.

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indice

Fare economia ovvero « prendersi cura della casa »

pag. 7

Una casa piena di persone

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1. Relazioni, fiducia e felicità: le parole dell’economia civile

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2. Relazioni 3. Fiducia

Imprese che massimizzano il «bene»: la storia di Francesco Mondora, amministratore delegato di Mondora Srl

4. Alla ricerca della (pubblica) felicità

5. L’importanza della gratuità e della reciprocità L’economia «sospesa»: la storia di Giandonato Salvia, ideatore dell ’app TuCum

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Una casa con delle regole

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1. Istituzioni e pubblica felicità: i limiti che fanno crescere

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Esercizio

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Crescere in una democrazia. La parola all’esperto Domenico Rossignoli, ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

2. Istituzioni formali e informali

pag. 39 »

41

Una casa di cui prendersi cura

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47

1. Bene comune: lavorare insieme e su di sé per salvare tutti

L’acquisto solidale: la testimonianza di Paolo e Tommaso Reggiani

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47

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L’energia che unisce: la testimonianza di Maurizio Pitzolu, Venture Capital Investor

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Una casa in cui nessuno è dimenticato

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1. Diversità: limite o opportunità?

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3. Eguaglianza o uguaglianza?

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Esercizio

2. Cooperazione e salvaguardia

Esercizio

2. Diseguaglianze Esercizio

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» »

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62 66

Una casa piena di vita

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1. Donne e uomini: diversità che rendono bella la vita

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2. Bambini

Figli e futuro: la testimonianza di Matteo Rizzoli, professore Associato presso l ’Università LUMSA di Roma

pag. 71

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Buone pratiche dal mondo

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77

Le parole della pubblica felicità

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Per saperne di più

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Referenze fotografiche

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Esercizio

Una casa che guarda al futuro: l’Economia di Francesco

»

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Valentina Rotondi è ricercatrice a Lu-

gano e presso il dipartimento di Sociologia dell’Università di Oxford. Studia i fenomeni della società umana; in particolare economia dello sviluppo e comportamentale con uno sguardo multidisciplinare. È moglie di Leonardo e mamma di Giovanni e Caterina. Scout di formazione, ha svolto ricerca sul campo in Siria, Palestina, Perù, Panama, Vietnam, Cambogia ed Etiopia. Nel tempo libero ama scrivere per raccontare quanto è bello il mondo.


Q

uando senti pronunciare la parola «eco­ nomia», qual è la prima cosa che ti viene

in mente? Io ti direi «casa». Sì, semplicemente casa.

Qi1ale casa? La casa in cui abiti, ma anche quella che condividi con i tuoi amici nelle relazioni quo­ tidiane e, di più, il mondo in cui vivi, la casa comune! Prendersi cura della casa è rendere possibile la felicità.

€ 10,90

19N 58

li l i l l l 1 1 1 1 1 1 1 1

ISBN 978-88-315-5380-3

� Compra On Line

9 788831 553803


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