È Pasqua: Gesù è risorto!
ABBIAMO VISTO IL SIGNORE
Venuta sera le porte del cuore erano chiuse e gli occhi impauriti, non si vedeva orizzonte di gioia: la morte aveva rapito il Signore.
Erano pronti gli oli e gli aromi per consolare il suo corpo trafitto, ma il dolore cambiò in vera gioia quando Gesù ci mostrò le sue ferite.
Abbiamo visto il Signore, il Signore risorto da morte: alleluia, alleluia!
Maria piangeva vicino al sepolcro: «Hanno portato lontano il Signore!». Cercava invano il suo dolce Maestro, che era risorto per sempre da morte.
Alla sua voce, dolcissimo suono, vide lo Sposo raggiante di luce che le rivolse parole di vita per camminare ancora con lui. Rit.
Sulla parola del Cristo risorto noi con fiducia gettiamo le reti, saremo saldi e forti testimoni di questo incontro d’amore infinito.
Segni e prodigi il Signore rinnova se apri il cuore alla fede pasquale, se ascolterai la parola vivente con lui vivrai in comunione divina. Rit.
ABBIAMO VISTO IL SIGNORE
Paoline, Roma 2023 - Cd € 15,00 - Fascicolo musicale € 18,00
In questa nuova raccolta il M° Massimillo celebra i divini misteri della liturgia, come evento sfolgorante, nato dalla risurrezione di Gesù. Ogni discepolo è chiamato ad affermare: «Abbiamo visto il Signore». È questo il canto dell’esperienza di vita della Chiesa durante la Messa: vedere con gli occhi della fede, gustare con il cuore la carità nella comunione con i fratelli e le sorelle. Chiude la raccolta il brano Canterò per te, una sorta di danza gioiosa del cuore, perché l’incontro con Dio, avvenuto nella Parola e nel Pane, incide in modo determinante nella vita del cristiano.
Editoriale
M. Rosaria AttanasioDI GESÙ RISORTO
Carissimi catechisti e catechiste, mese di aprile ci immette nella pienezza del mistero pasquale, a partire dalla domenica delle Palme, cui segue il Triduo pasquale e la Pasqua di risurrezione di Gesù. Quale grande dono per noi: Gesù si consegna al Padre, lasciandosi «catturare» dagli uomini! Offre la sua vita per noi in uno slancio di amore grande, infinito, come è infinito l’amore di Dio Padre verso di noi. Non accusa, non recrimina nulla, ma procede a testa alta, da re, secondo il racconto di Giovanni, verso la croce. Anche in questi momenti di angoscia profonda e di dolore, non per sé, ma per tutti noi, manifesta misericordia e tenerezza verso ogni persona, nel desiderio di salvare tutti: amici e discepoli, nemici e accusatori: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
La forza potente dell’amore gratuito al Padre, ai fratelli e alle sorelle, lo libera dalle maglie della morte e, «come in un’esplosione di vita», risorge. In tal modo Gesù, per donarci la sua vita, sconfigge non solo la morte, ma anche il peccato, che ci rende schiavi e ci attanaglia. Da quel giorno di luce è possibile, per ognuno di noi, il passaggio trasformativo dall’individualismo all’amore, dalla vendetta al perdono, dal peccato alla vita nuova, dall’egoismo alla comunione… Ora non abbiamo più scusanti perché, se ci lasciamo abitare da Gesù, se celebriamo con partecipazione l’Eucaristia, che attualizza il mistero pasquale in noi e per noi, siamo pervasi dalla vita nuova
noi, così da trasformare i nostri meccanismi di morte, di chiusura, di autoesaltazione… in dinamismi di apertura, di solidarietà, di amore agli altri. In tale prospettiva si pongono gli itinerari e i tre incontri attivi sulla parola di Dio (pp. 23-27), che orientano a sperimentare la Parola attraverso il proprio corpo e nella vita. Mentre scrivo, si sta celebrando il funerale di Biagio Conte, un fratello laico, che sulla scia di Gesù si è prodigato per gli ultimi, non limitandosi a dare l’alloggio e i pasti, ma condividendo la situazione di marginalità, stando assieme a loro, per far riscoprire la dignità di persone e risollevarli dalle loro frustrazioni. Biagio dice ai giovani: «Anch’io ho rischiato di perdermi nell’indifferenza. Il vero pericolo dei nostri giorni è l’indifferenza; dobbiamo ricordarci che siamo tutti fratelli e aiutarci reciprocamente. State accorti ragazzi: voi siete il nostro futuro, uniamoci insieme per costruire un mondo migliore». La sua scelta nasce da una vocazione: «Accoglienza, perdono, preghiera, condivisione, presenza di Dio sono gli elementi senza i quali non esisterebbe la Missione Speranza e Carità», di cui è fondatore. È essenziale orientare i ragazzi a scoprire il progetto di Dio su di loro, per realizzarsi pienamente. La persona di Biagio, i suoi occhi profondi emanano luce e ci traggono fuori dalle nostre incongruenze, per proiettarci verso il Risorto e operare, in lui e con lui, come persone di luce!
Buona Pasqua di luce e di condivisione!
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7APRILE 2023
PERCORSO DI APRILE
«Gioire»: la felicità per i bambini è il modo di vivere ogni realtà, piccola o grande che sia. Per noi adulti: dipende dallo sguardo, che occorre allenare a «guardare» in profondità; dal cuore; dalla nostra capacità di stupirci e di fidarci (Le domande dei bambini); Amore, obbedienza e gioia sono dimensioni collegate… Giovanni evidenzia che la gioia vera si sperimenta solo se ci immergiamo nell’unica sorgente di amore, che lega il Padre al Figlio, e unisce tutti i credenti fra loro e con Gesù (La Parola dentro la vita); «Il profumo» del credente è la sua gioia, frutto dell’amore che si fa dono e servizio, e che trae origine dal Signore. Si offrono attività e celebrazione della Parola per assaporare la fragranza della gioia che si sprigiona dall’amore (Celebrare la vita in famiglia); l’itinerario per i genitori conduce, attraverso dinamiche, a interrogarsi sul significato della felicità, per scoprire che le sue radici profonde sono nell’amore di Dio, ricevuto e donato;
per i bambini educa, tramite attività, a scoprire che sono davvero felici se accolgono l’amore del Signore, sperimentano la bellezza dell’amicizia con lui e se ne rallegrano;
per i ragazzi conduce, attraverso dinamiche, a scoprire il progetto del Padre, che in Gesù entra nel nostro cuore, perché ci amiamo fra noi come loro si amano, per avere, così, la vera gioia; per i piccoli orienta a vivere la gioia che nasce dall’amore e dal fare il bene, realizzando l’agamograph. Colora il disegno: «La nostra gioia è Gesù».
Sussidi: Gesù risorto, Maestro ed Emmanuele. Tre incontri attivi sulla parola di Dio, con indicazioni per interiorizzare la Parola e vivere gli eventi della risurrezione di Gesù con il proprio corpo.
Gli altri contributi focalizzano: unzione degli infermi, sacra Sindone; Vangelo della domenica, con riflessioni, giochi, dinamiche, preghiere; la gioia della Pasqua espressa nel canto dell’Exsultet; il catechista istituito: suoi compiti e percorso di formazione; dalle parrocchie: Natale all’insegna della pace e presepe green.
In pista con Gesù e i suoi amici
Nives Gribaudo - Paola DuttocoSa o cHi ti renDe FeLice
OBIETTIVO
Introdurre i bambini di 3-5 anni a vivere la gioia che nasce dall’amore e dal fare il bene. Gli adulti, prima di presentare il tema, preparano alcuni esempi personali di vita, facilmente comprensibili dal bambino. Catechiste/i o insegnanti adattano il percorso agli incontri di gruppo.
IN DIALOGO CON I PICCOLI
Canto: SENTO LA GIOIA (G. e G. Tittarelli - M. Piccotti - M. Danieli, È la musica di festa, Paoline), cerca su YouTube (Guarda, impara e danza!)
In una giornata, in cui siamo riuniti come famiglia, parliamo con il bambino della gioia.
Mamma Oggi sono contenta perché possiamo stare insieme e, soprattutto, perché ci vogliamo bene. Tu, sei felice?
Ascoltiamo il bambino.
Papà Non è sempre facile essere felici, ma Gesù, parlando ai suoi discepoli, rivelò qual è la gioia vera. Ascoltiamo il Vangelo (Gv 15,9-17) e scopriamolo insieme.
VIDEO: Vangelo bambini e ragazzi: 6 domenica di Pasqua B (Mauro Manzoni), da YouTube
Mamma Gesù ha detto ai suoi amici: amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Questo è il segreto della felicità: volersi bene.
Papà Ha comunicato loro che li ama infinitamente, proprio come Dio Padre ama lui. E ama noi allo stesso modo, sempre e comunque, anche quando non siamo troppo buoni. E noi? Vogliamo bene a chi ci fa irritare?
PREGHIERA
Ascoltiamo il bambino.
Mamma Gesù ha detto: rimanete nel mio amore. Cioè, se crediamo che lui ci ama tantissimo, anche noi possiamo volere bene a tutti.
Papà Se tutti ci volessimo bene, non ci sarebbero litigi, guerre e sofferenze.
Mamma Il Signore ci chiede di impegnarci per rendere il mondo un luogo di gioia, riconoscendo l’amore che ci circonda e imparando a dire e dare l’amore, con le parole e con i gesti.
Papà Che ne dite di allenarci a scoprire i piccoli gesti di affetto intorno a noi? Ogni giorno ci racconteremo le cose belle che abbiamo notato.
Mamma E cerchiamo anche noi di fare buone azioni, di essere gentili e disponibili, di dire parole belle come grazie, scusa, ti voglio bene.
Papà Sono sicuro che, in tal modo, proveremo una grande gioia, come ci ha rivelato Gesù.
Signore, insegnaci a vedere il bello e il buono in ogni fratello e sorella, e ad essere artigiani di buone azioni e di gioia. Amen.
Canto: MA CHE GIOIA (Ivi), cerca su Spotify e il video su YouTube
Disegni sono elaborati con immagini riprese dal blog «El rincón de Las Melli».
ATTIVITÀ: AGAMOGRAPH «AMAREÈLAVERAGIOIA»
Mamma Per ricordarci che amarci ci fa stare bene, coloriamo il disegno di Gesù che ci ama e di una famiglia felice.
Papà Potremmo anche realizzare alcuni cuori di carta da regalare alle persone che incontriamo, per dire loro che sono importanti per noi!
Materiale: due disegni stampati in formato A4, due fogli bianchi A4, colori, colla, forbici, righello, nastro adesivo. Per il biglietto: cartoncini colorati…
«ANCHE IO VOGLIO BENE AGLI ALTRI!»
Per la realizzazione: GUARDA IL VIDEO sul canale YouTube Paoline: Tutorial Agamograph «Amare è la vera gioia - In pista con Gesù e i suoi amici», playlist Catechisti parrocchiali.
PROGRAMMAZIONE
2022-2023
Set.Ott. | Gen 18,1-8
Perché accogliere con gioia?
Dicembre | Lc 2,1-18
Cosa ti stupisce?
marzO | Gv 13,1-11
Quanto ci ama Gesù?
aprile | Gv 15,9-17
Cosa o chi ti rende felice?
maggiO | Gv 6,4-13
Insieme è più bello?
«SONO FELICE: Gesù mi vuole bene…»
Colora il disegno Redazione
LA NOSTRA GIOIA È GESÙ
Si consegna a ogni ragazza/o la fotocopia ingrandita del disegno, da colorare ispirandosi all’illustrazione del poster. Ognuna/o riporta sul proprio disegno una frase del Vangelo (Gv 15,9-17) o del suo commento, che sente più significativa. Poi la condivide in gruppo. Scrive, quindi, una preghiera di lode a Gesù, nostro Amico, che ci comunica la vera gioia e ci rivela il suo amore. Egli ci invita ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati.
A ogni invocazione di lode si risponde: Lode a te, Gesù risorto, che ci doni la tua gioia!
Sussidi liturgici e pastorali
GESÙ RISORTO
MAESTRO ED EMMANUELE
Tre incontri attivi sulla parola di Dio
Proponiamo una lettura narrativa del cap. 28 del Vangelo secondo Matteo (Pasqua, anno A), dedicato alla risurrezione di Gesù. Ogni catechista è chiamato a interiorizzare nella mente e nel cuore questo racconto, attraverso l’approfondimento delle sue principali coordinate narrative (spazio-tempo, personaggi, trama), per sviluppare alcune attività con i bambini e i ragazzi della catechesi. Si offre qualche proposta caratterizzata da «metodi attivi», per far incontrare ai bambini – e ai loro genitori – la parola di Dio non solo tramite conoscenze, ma attraverso il proprio corpo e la propria vita. Tali metodologie attive sono state organizzate e unificate nel «bibliodramma» (cfr. box).
1 UN RACCONTO
UNITARIO
IN TRE EPISODI - Mt 28
Cominciamo con la lettura del cap. 28 del Vangelo secondo Matteo, che racconta la straordinaria esperienza che i discepoli hanno fatto – e anzitutto le donne – del loro Maestro risorto e vivente, dopo i giorni della sua passione e morte. È da leggere per intero, di seguito.
Dopo la lettura una prima domanda da porsi: per approfondire un testo più lungo, rispetto a quelli che la liturgia ritaglia per noi, come suddividerlo? Non fidiamoci delle nostre Bibbie, che propongono ripartizioni motivate spesso da criteri editoriali.
I CRITERI NARRATIVI per suddividere un racconto in scene ed episodi sono i seguenti: spostamenti di spazio e di tempo e cambiamenti di personaggi. Dove questi due criteri convergono possiamo porre le cesure maggiori nel racconto.
Nel racconto del cap. 28 si rileva uno spostamento spaziale importante al v. 11: ci si sposta improvvisamente da un luogo situato nei pressi del sepolcro, alla città di Gerusalemme. Qui assistiamo anche a un cambiamento di personaggi tra il v. 10 e il v. 11 dove, al posto delle donne, sempre presenti nelle scene precedenti, compaiono per la prima volta le guardie e i capi dei sacerdoti.
Un altro cambiamento importante avviene tra il v. 15 e il v. 16 dove ci si sposta dalla città di Gerusalemme alla Galilea e compaiono, per la prima volta, gli undici discepoli. A livello temporale, poi, il narratore si sofferma al v. 15 per raccontare qualcosa che arriva fino alla sua epoca, diversi decenni più tardi: afferma che la menzogna del furto del corpo di Gesù è durata parecchio, ma niente in confronto alla presenza di Gesù risorto con i suoi, che durerà fino alla fine del mondo (cfr. v. 20). Il racconto si può suddividere in tre episodi: 28,1-10 (con due scene nei vv. 1-7.8-10); 28,11-15; 28,16-20.
2 LA TRAMA - Mt 28
Il secondo passaggio è comprendere la trama del racconto. Questa comporta sempre una situazione iniziale, un evento che rompe l’equilibrio e innesca una trasformazione, con ostacoli e passi in avanti, fino a un picco della tensione e a uno scioglimento che conduce a una situazione finale. Ad esempio nei vv. 1-10 l’innesco della trasformazione avviene con il terremoto e la comparsa dell’angelo (v. 2) alle donne, che erano andate al sepolcro solo per onorare il corpo morto di Gesù. Eppure qualcosa di straordinario e molto lontano dalle loro aspettative è accaduto.
L’angelo annuncia alle donne la risurrezione di Gesù, il Crocifisso, e le invita a portare la loro testimonianza ai discepoli, preannunziando l’incontro con il Risorto in Galilea. Inizia la corsa delle donne, con timore e gioia grande: avranno la forza di annunciare un evento tanto strano e difficile da credere ai loro amici? Qui entra in gioco Gesù stesso che va loro incontro, come uno sposo – il dettaglio dei piedi che le donne abbracciano indica la sua qualità sponsale – e le incoraggia a non temere.
Tutto sembrerebbe risolto: ora le donne, fatta l’esperienza personale del Risorto e incoraggiate da lui, non avranno più paura…
Il narratore, tuttavia, sceglie di abbandonare la scena delle donne per metterci davanti a un’altra corsa, quella delle guardie, che raggiungono i sommi sacerdoti per raccontare il fatto (vv. 11-15). I capi sono molto preoccupati che una notizia del genere possa destabilizzare l’opinione pubblica, per cui fabbricano con i soldi una menzogna, la più grossa fake news della storia, sperando di nascondere quanto accaduto realmente. Garantiscono loro, i capi, a liberare le guardie dal timore di aver dato una testimonianza falsa all’autorità romana: basteranno un po’ di soldi in più. In effetti la fake news si tramanda per un po’, ma rimane circoscritta fra i giudei, ossia in una comunità abbastanza ristretta di persone, se si confronta, invece, la prospettiva universale che Gesù sta per offrire ai suoi discepoli.
La trama arriva, ora, al suo momento culminante: l’incontro di Gesù con i suoi undici discepoli in Galilea. Il narratore dà per scontato che le donne abbiano annunciato Gesù risorto e abbiano comunicato loro l’appuntamento in Galilea. Essi sono sul monte indicato da Gesù. E qui, al culmine dell’attesa dei discepoli – e anche della nostra, come lettori –, avviene l’incontro: lo vedono e si prostrano.
C’è, però, un ultimo ostacolo, di natura interiore: essi dubitano. Il ricordo della morte in croce di Gesù era troppo forte nelle loro menti e nei loro cuori, perché si potessero fidare subito: forse erano in preda a un delirio, a una visione mentale? A questo punto è Gesù stesso a prendere l’iniziativa e ad avvicinarsi. La sua parola autorevole è in grado di superare ogni dubbio e vincere ogni resistenza, conducendo la trama al suo finale scioglimento.
La missione di comunicare la Parola a ogni persona si compie nella generazione di nuovi discepoli: non è, quindi, solo un messaggio teorico o ideale, ma è la generazione di una nuova vita, di una nuova realtà umana, quella di far diventare suoi discepoli tutti i popoli del mondo! In questo processo i discepoli non saranno soli, ma accompagnati, fino alla fine, da Colui che è con loro. Sì, il Messia predetto da Isaia (Is 7,14), l’Emmanuele, il Dio con noi è con loro per tutto il tempo della storia, come Risorto.
La trama si scioglie verso una situazione finale che è la vita della Chiesa di tutti i tempi e, in particolare, la nostra vita di lettori e discepoli di Gesù, chiamati a fare la stessa esperienza del Risorto, grazie alle parole del Vangelo.
3 I PERSONAGGI DEL RACCONTO
Il terzo ed ultimo passaggio per comprendere bene il racconto è soffermarsi sui personaggi e sulle loro caratterizzazioni: parole, sentimenti, percezioni e azioni.
Guardando ai sentimenti, si nota il timore e la gioia delle donne: sentimenti contrastanti, che possono condurre a scelte diverse. Le donne sono davanti a un bivio: eseguire o no un comando così strano, che avrebbe potuto farle credere pazze? Rispetto alle guardie, che erano come morte per lo spavento, queste donne hanno una marcia in più: corrono, e in questa corsa Gesù viene loro incontro con le sue parole di incoraggiamento, che riprendono l’annuncio di risurrezione dell’angelo. Gesù si lascia perfino abbracciare i piedi dalle donne, non ha paura del contatto fisico, per rassicurarle e dare la forza di portare l’annuncio ai suoi discepoli.
C’è, poi, la preoccupazione dei capi di Israele e delle guardie. Essi agiscono per calcoli motivati dalla paura: da parte dei capi è la paura di una notizia, che avrebbe potuto sconvolgere la gente e turbare i loro equilibri di potere; da parte delle guardie è la paura di non obbedire ai capi, che sembra superiore
Anno 2022-2023
DOSSIER
Io piu gli altri inserto da staccare
Aprile 2023
Ognuno ha bisogno del «tu» fin dalla nascita. Il comportamento prosociale, cioè lo stile di relazione, è la risultante di un processo in cui sono implicati molti fattori: empatia, assertività, risoluzione di problemi, autocontrollo; e richiede il superamento dell’aggressività e della competitività… (Io - Tu - Noi). Il gruppo di amici è il mondo con cui i ragazzi si confrontano, in cui manifestano il desiderio di amare e di essere amati; molti, però, si lasciano catturare dal «branco», che favorisce regressione e intolleranza. Come evitare di perdere la propria identità e stabilire vere amicizie? Lo scopriranno attraverso tre canzoni (Musica e fede). Il film evidenzia che, per stare bene con gli altri, occorre perdonare se stessi. Il branco, infatti, che vessa Nishimiya con atti di bullismo, è un gruppo di ragazzi incerti e complessati, a caccia d’affetto, capaci di gesti di egoismo sadico, e di improvvisi scoppi di pianto e di pentimento (Ciak, si gira). Gli altri si rapportano come: folla, gruppo, branco. Per evitare ai ragazzi di cadere in gruppi fasulli e in branchi distruttivi, è bene favorire esperienze di gruppo sane e arricchenti (Bibbia nella vita). Il dipinto di Giotto offre una scena di amicizia e comunione profonda: Gesù, che si dona, tiene insieme caratteri e temperamenti opposti (Bibbia nell’arte). Una testimonianza di amore e di condivisione emerge dalla vicenda dell’immigrato Rumon (Testimone), e dall’impegno per la vita, fin dalla sua gestazione, del medico Noia (A tu per tu con…). La grazia di amare senza misura ci viene da Gesù e a lui la chiediamo (Celebrazione). «Tu cerchi l’incontro vero con gli altri? Scoprilo con il Test».
Attenti ai ragazzi (12-16 anni), che soffrono un senso di solitudine e di abbandono delle famiglie, si intende orientarli a costruirsi un’identità equilibrata e sociale, nella libertà e responsabilità, sulla scia di Gesù e dei suoi amici/testimoni (influencer). L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, nei ritiri, nei campiscuola, e a scuola.
TEMA: #dameaTe
1. Solo?! Brrr 2. Alla ricerca di me
Libertà cercasi
Mi voglio bene
Mi specchio 5. Io nel mondo
Io piu gli altri.
GIUSEPPE NOIA
A tu per tu con…
Barbara Corsano barbara.corsano@gmail.comSalve, prof. Giuseppe, presentati ai nostri ragazzi.
R. Sono un ginecologo, che ama difendere la vita, soprattutto quando è più fragile, come Blek Macigno, un eroe dei fumetti.
Sei cofondatore e presidente della Fondazione «Il Cuore in una Goccia» Onlus: cosa significa il suo nome e qual è lo scopo?
R. «Il Cuore in una Goccia» ha lo scopo di affiancare le famiglie che hanno ricevuto una diagnosi di grave patologia fetale. Offre tre braccia di sostegno: un braccio di supporto scientifico; uno di condivisione solidale di altre famiglie; uno di supporto spirituale, che fonda la sua azione non solo sulla preghiera, ma anche su aiuti concreti, come il sostegno psicologico ed economico. Il nome nasce da una frase di Madre Teresa: «Abbiamo messo una goccia di scienza, di condivisione solidale, e di supporto spirituale e pratico ed è arrivato realmente l’oceano di Dio»: più di 2000 famiglie affiancate, accompagnate, amate.
Sei medico, ginecologo e direttore del
l’Hospice Perinatale Centro per le Cure
Palliative Prenatali «Santa Madre Teresa di Calcutta» del Policlinico Gemelli di Roma. Puoi spiegarci chi accoglie e in che modo?
R. Dinanzi a una diagnosi prenatale di malformazione, la tentazione è quella di risolvere il problema (= figlio) con l’aborto; ma eliminare il sofferente non elimina la sofferenza, anzi l’aggrava. Accogliere queste famiglie è proporre un cammino di dignità – che si fa insieme medici e famiglie – per quella vita e di continuità del progetto genitoriale. Anche là dove non c’è
una cura, c’è sempre «il prendersi cura» del malato, donando amore, presenza e competenza. Parli spesso di «medicina condivisa»: cosa intendi? E c’è posto per Dio nella scienza?
R. La medicina condivisa è l’uovo di Colombo: contro una medicina di scienza verticistica, narcisistica e miope, la condivisione delle esperienze cliniche fra i medici esprime una scienza, palestra di umiltà e di pazienza, che fa crescere culturalmente i medici che la attuano. Condividere scelte diagnostiche e terapeutiche e confrontarsi è il sale del team del nostro Hospice Perinatale. Ogni decisione è condivisa non solo nel team, ma anche con le coppie che si sentono accolte e sostenute, generando in loro fiducia, speranza e serenità: «Qui al Gemelli abbiamo trovato molto più di una risposta scientifica: una famiglia». C’è sicuramente posto per Dio nella scienza: san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno affermato che la scienza e la fede sono le due ali che fanno volare l’uomo. Da 40 anni volo a 4000 metri di altezza e sono felice di fare il medico.
Quale consiglio daresti ai ragazzi per vivere «il gruppo» come forza, che genera bene per sé, per l’altro, per il mondo, e non come branco?
R. Consiglio di chiedersi, pensando ai loro amici: «Cosa posso fare per rendere più felice il mio amico o la mia amica?». Se si parte da questo presupposto nascono molte idee e si gioisce di più, facendo contenti gli altri, piuttosto che se stessi. Ci si scopre originali, conviviali, e la gioia che ci esplode dentro attirerà gli altri verso di noi, e li spingerà a fare come noi. In tal modo il branco non ha motivo di esistere: nasce una vera rete di amicizia autentica e duratura.
DALL’ IO AL NOI : UN PROCESSO CONTINUO
Io - Tu - Noi Franca Feliziani Kannheiser felizianikannheiser@hotmail.comIn ogni momento della vita, fin dal concepimento, non esiste un io che non sia in rapporto con un tu. La modalità della relazione cambia, però, nelle diverse fasi dello sviluppo. Nella preadolescenza e nell’adolescenza il bisogno di entrare in relazione supera i confini della famiglia per estendersi al gruppo dei pari. La capacità di interagire con essi rappresenta un vero e proprio compito di sviluppo e il suo successo influisce sulla esperienza del sentirsi persona. Ogni educatore che si assume il compito di accompagnare il ragazzo in questo processo continuo dall’io al noi – e, dunque, anche il catechista – necessita di alcune conoscenze psicologiche che orientino il suo operato, ad esempio, in merito a cosa si intende per comportamento prosociale, quali siano le sue caratteristiche e che cosa lo favorisce.
COMPORTAMENTO PROSOCIALE
Quante volte ci rivolgiamo ai nostri ragazzi con raccomandazioni del tipo: «Dovete essere tutti amici; bisogna aiutare tutti e non solo chi ci è simpatico. Occorre perdonare e non vendicarsi di chi ci fa qualche dispetto!». E appoggiamo queste raccomandazioni sull’esempio di Gesù o dei santi! Ci accorgiamo, però, che le nostre esortazioni, spesso, non sono ascoltate. Solo per la cattiva volontà dei ragazzi? Certamente no. Il cammino è lungo e complesso, e non basta conoscere i principi etici cristiani, per tradurre la loro conoscenza in atteggiamenti e comportamenti. Lo sviluppo della coscienza etica cristiana richiede, come presupposto, quello della coscienza prosociale. Osserviamo più da vicino il proces-
so che rende un individuo capace di comportamento prosociale, cioè di uno stile di relazione che salvaguarda e favorisce lo sviluppo armonico della persona, rendendola capace di accogliere e produrre comunicazione positiva con gli altri. Esso è la risultante di un processo in cui convergono molti fattori, fra cui l’empatia, l’assertività, la capacità di individuare e risolvere problemi, l’autocontrollo; e richiede il superamento di atteggiamenti antagonisti, come l’aggressività, la passività e la competitività. Per agire in modo prosociale un ragazzo deve possedere, prima di tutto, un sufficiente grado di autostima. Chi si sente inferiore agli altri, chi non sa riconoscere le proprie qualità e potenzialità, non potrà riconoscere l’altro come valore e cercherà o di assoggettarlo o di assoggettarsi a lui.
Le ricerche dimostrano che anche bambini molto piccoli sono capaci di comportamento prosociale. Tale vissuto è, tuttavia, ancora in germe ed è molto diverso dall’altruismo, che può manifestare un adulto maturo. Allo stato iniziale esso è occasionale e spontaneo; è selettivo: dipende dalla simpatia e dall’affetto che ispira una persona; è legato alla situazione: a volte sì e a volte no; si confonde con motivazioni egoistiche; è fortemente condizionato dall’aspettativa di ricompense materiali o psicologiche: lode, riconoscimento, ecc. Esiste, tuttavia, nell’individuo di ogni età una disponibilità al comportamento prosociale, che può essere sviluppata ed educata, passando da un comportamento quasi «istintivo» a una condotta consapevole, che si mette in atto anche quando necessita sacrificare o rimandare la propria soddisfazione per il bene dell’altro.
Altresì l’empatia si trasforma da reazione istintiva (un bambino piccolo può piangere se vede un
altro piangere e rispondere alla felicità dell’altro ridendo gioiosamente) alla comprensione delle motivazioni che spingono le azioni di un altro. Man mano che le capacità cognitive aumentano, si imparerà a riflettere sul significato delle proprie azioni e sulle motivazioni delle proprie scelte, ci si confronterà con le idee e il comportamento di altre persone, si sceglieranno modelli a cui ispirarsi, si verificherà il proprio comportamento alla luce di valori e ideali.
Una scoperta di grande importanza per psicologi ed educatori è quella effettuata, verso la metà degli anni ’90, dal prof. Giacomo Rizzolatti e dalla sua équipe presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma. Questi ricercatori hanno individuato un tipo di neuroni che si attivano sia quando il soggetto compie un’azione sia quando la vede compiere da un altro: l’azione osservata è, in qualche modo, riconosciuta come propria. Tali neuroni, chiamati «mirror neurons», neuroni specchio, permettono di comprendere le azioni osservate e di imitarle. Esiste, dunque, un legame empatico tra noi e gli altri, un sistema di scambi anche a livello neurologico che potrebbe essere alla base del comportamento altruistico e costituire il presupposto biologico del comportamento etico.
Fondamentale è la capacità dell’individuo di attribuire stati mentali a sé e agli altri. All’età di tre/quattro anni il bambino comincia a intuire che l’altro ha una mente propria con pensieri e desideri personali, che possono essere diversi dai suoi. Riconoscere l’altro come portatore di un suo pensiero, di desideri ed emozioni è condizione indispensabile per entrare in rapporto con lui, distinguendosi da lui. Entrare in un rapporto empatico senza confondersi è il presuppo-
PROGRAMMAZIONE 2022-2023
Set.-Ott.
SOLI O INSIEME? Novembre
CHI SONO IO?
Dicembre
L’ASCOLTO PER UNA CRESCITA INTEGRALE
Gennaio
IL CORPO E L’INCONTRO
Marzo
L’ADOLESCENTE: AUTONOMIA E CONTENIMENTO
Aprile
DALL’IO AL NOI: UN PROCESSO CONTINUO
Maggio
IL GRUPPO: UN NUOVO NOI
sto dell’interazione sociale. Anche il comportamento etico, quindi, ha basi neurofisiologiche e psicologiche, e dipende dalla maturazione della persona, che avviene secondo tappe e ritmi ben precisi, ma che può essere promossa e stimolata dall’azione educativa.
IL GRUPPO COME PAESAGGIO
Diventare e sentirsi gruppo è facilitato da esercizi e giochi, che coinvolgono pensieri, emozioni e fantasie, come in questo esempio. I ragazzi si dividono in gruppetti di quattro: ogni gruppo ha il compito di disegnare l’intero gruppo «come se fosse un paesaggio»: un paesaggio marino, una città, anche uno zoo, ecc. Al termine dei lavori i dipinti si appendono alle pareti e tutti i ragazzi si trasformano in visitatori della mostra. Dopo alcuni minuti si scambiano le impressioni raccolte:
Quale disegno risponde maggiormente all’idea che ho di questo gruppo?
Quali caratteristiche ne sono evidenziate?
Come sono stati rappresentati i ragazzi?
Ci sono anch’io? Sono soddisfatto di come sono stato disegnato?
Come è stato rappresentato il catechista? E gli animatori? Sono d’accordo? Aggiungerei qualcosa?
Sei di quelli che stanno bene da soli, che, quando sono con altre persone, si sentono un pesce fuor d’acqua? O tra quelli che hanno bisogno di condivisione, incontro e relazione, cioè di rapportarsi con gli altri come dell’aria per respirare? Rispondi alle domande per scoprirlo.
Quale operazione ti rappresenta?
a. L’addizione.
b. La divisione.
c. La moltiplicazione.
Una persona ti parla:
a. ti distrai facilmente.
b. la guardi e l’ascolti.
c. l’ascolti guardando il cellulare.
A un bivio scegli:
a. la strada più breve.
b. il percorso che ti porta alla meta.
c. la via che già conosci.
da 9 a 14 punti:
IL PRIMO PASSO
Non ti risulta per niente facile compiere il primo passo verso l’altro. Ti chiudi a riccio per non rischiare di restare deluso dalle persone. Supera la tua paura, lasciati coinvolgere e fa’ emergere la tua voglia di condivisione e di relazione.
Scoprirai te stesso nell’incontro con l’altro, e ti ritroverai più ricco e felice.
In fila alla biglietteria:
a. ti annoi!
b. fai amicizia con chi ti è intorno.
c. scambi qualche parola per educazione.
Una mano:
a. tesa.
b. pulita.
c. in tasca.
Un amico è triste:
a. ti avvicini e gli parli.
b. lo lasci ai suoi pensieri.
c. fai di tutto per distrarlo.
da 15 a 21 punti: VISTA DALL’ANGOLO
Il tuo sorriso è:
a. a 32 denti.
b. sincero.
c. appena accennato.
Il tuo diario è:
a. personale e segreto.
b. colorato, con qualche pagina mancante.
c. ricco di disegni e messaggi dei tuoi amici.
Devi organizzare una festa:
a. è impegnativo, ma divertente.
b. non ti piace.
c. ti rende felice.
da 22 a 27 punti:
CON LA MANO TESA
Sei vivace, allegro, sensibile eppure, a volte, ti ritrovi in un angolo a guardare gli altri che condividono la vita e l’amicizia. Costruire relazioni sincere, mostrarsi attento all’altro non è semplice, costa fatica e si può restare «scottati» da esperienze negative. Ma scegliere di fare terra bruciata intorno a sé non porta alcun frutto.
Sei molto estroverso, la tua compagnia è piacevole, sei sempre pronto a metterti in relazione con l’altro, a tendere la mano, a fare tua la storia di chi incontri. Niente può fermarti: quando sei fra le persone, sei nel tuo habitat naturale. L’empatia è la tua risorsa migliore; attento, però, a non trasformare questo dono in inutile invadenza.
AMICI AMATI DA GESÙ
Celebrazione
Francesca Langella fransua80@libero.it
Si prepara l’angolo della preghiera: Bibbia aperta, icona di Gesù e lampada accesa. Ci si dispone in cerchio. Al centro si mette un cartellone a forma di cuore.
Canto: INCONTRARE TE (Marco Mellino, Mi ami tu?, Paoline), cerca su YouTube
Preghiera: Vieni in noi, Spirito Santo: illumina la nostra vita con la sapienza del Vangelo. Vieni in noi, Spirito Santo: donaci un vero amore per Gesù e la grazia di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Vieni in noi, Spirito Santo: fa’ che rimaniamo uniti a Gesù e fra noi, perché la nostra gioia sia piena. Amen.
Catechista. A volte pensiamo o presumiamo di farcela da soli e di non avere bisogno di nessuno e di nulla. È una grande illusione! Il segreto per vivere in maniera significativa è riconoscere che ognuno di noi ha doni particolari e che, solo mettendo insieme i propri talenti e armonizzandoci fra noi, possiamo costruire qualcosa di bello. Nel Vangelo, che ascolteremo, Gesù ci «confida» che siamo suoi amici, amati da lui e da Dio Padre di un amore gratuito e trasformante, e ci chiama ad amarci con dedizione, per riconoscerci e vivere come fratelli e sorelle.
IN ASCOLTO DELLA PAROLA:
Gv 15,9-14
1 Ragazzo. Signore, scusami se, a volte, mi allontano da te; riempimi della tua grazia, per rimanere sempre unito a te, che sei l’amore.
2 Ragazzo. Signore, quando in me abita la tristezza, donami la tua gioia piena, che nessuno potrà togliermi, così potrò superare serenamente le fatiche e i dispiaceri della vita.
3 Ragazzo. Signore, a volte, per presunzione, voglio attuare i miei impegni da solo; aiutami a riconoscere che è più bello stare assieme agli altri e condividere la vita con i miei familiari e amici.
Catechista. Gesù ci svela la dimensione fondamentale della vita, che consiste nel sentirsi profondamente amati da Dio, in modo unico e speciale; questa certezza ci infonde tanta gioia. Il nostro Maestro è venuto a comunicarci e a compiere il comandamento nuovo: «Amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato», fino a offrire la sua vita per noi, suoi amici. Ascoltando la sua Parola e seguendo il suo esempio impariamo a intraprendere la strada dell’amore per farci dono per gli altri e, così, essere ricolmi di gioia.
Gesto. Ogni ragazzo scrive su un cartellone a forma di cuore il nome del compagno o della compagna alla sua destra e una sua qualità; poi ciascuno condivide quanto ha espresso.
Preghiera. Tu, Signore, sei il nostro Amico! Amico: perché sei il legame che unisce, ma non imprigiona. Amico: perché sei la stella che guida, ma non abbaglia. Amico: perché sei lo sguardo che scruta, ma non giudica. Amico: perché sei il fratello che corregge, ma non umilia. Amico: perché sei il cuore che ama, ma non esige. Tu, Signore, sei il nostro unico vero Amico! Amen.
Canto: CANTA E CAMMINA (Francesco Buttazzo, Vita nuova con te, Paoline), cerca su YouTube