John F. M. Samson
Ma quel versetto non dice forse che... Risposta alle dodici più ricorrenti obiezioni riguardo alla sovranità di Dio nell’Elezione
Edizioni Tempo di Riforma 2015
ISBN Titolo originale: TWELVE WHAT ABOUTS Answering Common Objections Concerning God's Sovereignty in Election, by John Samson, Foreword by John Hendryx Solid Ground Christian Books, 2012. http://www.heritagebooks.org/twelve-what-aboutsanswering-common-objections-concerning-godssovereignty-in-election/ Traduzione e adattamento di Paolo E. Castellina, revisione di Giovanni Brandi maggio 2015 http://www.riforma.net Se non è altrimenti specificato, tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione "La Nuova riveduta sui testi originali" (1994, edizione del 2006), a cura della Società Biblica di Ginevra. Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/.
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Prefazione di John Hendryx Desidero raccomandare, a tutti i lettori che cerchino onestamente di considerare queste questioni, questo bel trattato in cui il past. Samson risponde attentamente alla maggior parte delle obiezioni più comuni che vengono fatte alla dottrina biblica dell'Elezione divina. Conosco John da molti anni ora, ed ho avuto l'onore di lavorare accanto a lui nel nostro Blog http://www.reformationtheology.com/ dall'ottobre del 2005. Sebbene noi non ci siamo mai incontrati di persona, io lo conosco come un uomo integro che prende cura particolare che ogni affermazione teologica sia radicata nelle Scritture e nel suo contesto appropriato. Per quanto persino John creda che le tradizioni possano essere buone, io sono stato testimone diretto dell'umiltà di John e la sua disponibilità a verificare le sue stesse persuasioni alla luce del testo della Scrittura. Insieme ad ogni vero credente di ogni epoca, il past. Samson afferma che Dio comanda a tutti e dovunque di ravvedersi e di credere all'Evangelo, e che ogni persona che lo faccia sarà salvata. Cristo non fallisce mai di mantenere le Sue promesse e di accogliere tutti coloro che vengono a Lui. Egli pure afferma che tutti coloro che rispondono all'appello dell'Evangelo lo fanno perché lo desiderano. Per essere salvati dobbiamo tutti personalmente e volentieri confidare in Lui. Tutte queste affermazioni possono essere trovate fra le promesse della Bibbia. La stessa Bibbia, però, che afferma che tutti devono ravvedersi e credere in Gesù al fine di essere salvati, pure inequivocabilmente dichiara che tutti, proprio
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perché nascono asserviti al peccato, sono del tutto incapaci da sé stessi di ravvedersi e di credere. Respingere o ricevere Gesù Cristo come Signore e Salvatore non è un atto passivo e non-morale, ma una scelta morale fatta con la nostra volontà. Noi scegliamo ciò che amiamo. Colui o colei che respinge Cristo deliberatamente, sceglie di dire "no" a Cristo, e "sì" al proprio io ed al peccato. Allo stesso modo, chi accoglie Cristo dice di "sì" a Cristo e "no" al peccato ed al proprio io. Giovanni 3:19-20 afferma che l'uomo naturale non viene alla luce perché ama le tenebre. Lasciati a sé stessi uomini e donne sempre sceglierebbero di rimanere nelle tenebre. Se uno crede a Cristo o lo respinge, dipende completamente dalla disposizione del suo cuore. Indipendentemente dall'opera sovrannaturale dello Spirito Santo, la Bibbia dice che la nostra disposizione naturale è ostile a Dio e non possiamo comprendere la verità spirituale (Romani 8:7; 1 Corinzi 2:14). Grazie a Dio, però, la nuova nascita o rigenerazione, è il modo in cui Dio lo Spirito Santo applica le benedizioni redentrici di Cristo, che ci impartiscono la vita spirituale atta e metterci in grado di fare ciò che dobbiamo fare (ravvederci e credere all'Evangelo) ma che non siamo in grado di fare (mentre siamo nella carne), a causa del nostro asservimento al peccato (Giovanni 6:63,65). Chiare e semplici come ora ci appaiono le parole di Cristo a riguardo della Sua identità, è importante considerare come vi fosse un tempo quando persino i discepoli di Gesù (che pure avevano passato tre anni con Lui) non le comprendevano. Guardavano ma non vedevano, tendevano orecchi ma non udivano (Matteo 13:13). Essi non potevano comprendere che il Messia dovesse essere "strappato dalla terra dei viventi" 4
(Isaia 53:8). Essi rifiutavano di ricevere l'insegnamento che il loro Rabbi avrebbe dovuto morire. Quando alla fine fu crocifisso, quindi, essi erano rimasti confusi e Lo avevano abbandonato disperdendosi. Sebbene Gesù avesse detto loro questo molte volte, non l'avevano mai interiorizzato come un fatto. Rispetto ad esso erano ciechi. Vegliamo e preghiamo Dio contro un tale pregiudizio nel nostro proprio cuore. Facciamo attenzione ed evitiamo che tradizioni, nozioni preconcette e logica non assistita, prenda radice nel nostro cuore e ci renda ciechi rispetto a Gesù. Vi è solo un test per la verità: ciò che dice la Scrittura. Di fronte ad essa devono cadere tutti i pregiudizi che abbiamo in cuore. Anche i discepoli che leggevano le Scritture, però, ancora non comprendevano. Quando finalmente comprendono, che cos'è che aveva fatto in loro tutta la differenza? In che modo finalmente erano giunti a comprendere chi era Gesù? In Matteo 16:13-17 Gesù fa ai Suoi discepoli la domanda più importante che avrebbe potuto essere loro posta: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?» Essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti». Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?» Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli". Notate quale sia la prima cosa che Gesù vuole che Pietro capisca quando fa la sua dichiarazione: si tratta di un mistero che non può essere veramente conosciuto dalla ragione umana, ma solo per rivelazione da parte di Dio attraverso l'opera dello Spirito Santo (1 Corinzi 12:3; Matteo 11:25-27). "Carne e sangue" si riferiscono semplicemente alle
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risorse naturali umane senza l'intervento dello Spirito Santo. Lasciato a sé stesso con la sua depravazione naturale che lo acceca, Pietro non avrebbe mai compreso la verità, la bellezza e l'eccellenza di Cristo e la Sua vera identità. Lasciato a sé stesso, Simone non sarebbe stato affascinato da Gesù, il Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Ma Dio stesso gli aveva rivelato questa verità dandogli "un nuovo cuore" (Ezechiele 36:26) attraverso il quale lo Spirito lo aveva sospinto a chiamare Dio ABBA, PADRE (Romani 8:14-17). È così che i suoi occhi si aprono per la prima volta e riconosce chi è veramente Gesù. Indipendentemente dallo Spirito di Dio non c'è comprensione delle verità spirituali (1 Corinzi 2:10-14), persino quando Lui stesso ti sta guardando in faccia. Potresti comprendere intellettualmente ciò che significano le parole, ma il cuore è così naturalmente pieno di pregiudizi contro Cristo che lo Spirito deve prima disarmare questa ostilità per poter vedere la verità che c'è in esse. Indipendentemente da "un nuovo cuore", il problema della nostra condizione naturale è che siamo tutti spiritualmente ciechi (non semplicemente miopi). 2 Corinzi 4:3-4 dice: "Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio". È così che se Dio prima non apre i nostri occhi spirituali, noi non saremo mai in grado di riconoscere Gesù. Fintanto che Dio non interviene a sostituire i nostri occhi, noi siamo, come i discepoli, incapaci di riconoscere Cristo come realmente Egli è. Nella carne noi andiamo ad ascoltare un predicatore, possiamo leggere la Bibbia, eppure, fintanto che Dio
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non rivela Sé stesso direttamente a noi, noi siamo morti rispetto alle verità spirituali (Efesini 2:1). Sebbene noi si possa leggere il testo non Lo riconosciamo, proprio come i discepoli sulla via di Emmaus, fintanto che Gesù stesso non apre i loro occhi. Ecco perché abbiamo bisogno che Dio intervenga per rimuovere la nostra cecità spirituale affinché possiamo vedere chiaramente ciò che altrimenti andrebbe oltre le nostre risorse naturali per comprendere. Sembra che Gesù ritenga essenziale rammentare a Pietro questa verità come una verità della maggior importanza per continuare a seguire Pietro nel suo cammino spirituale. Sono molti nel nostro tempo, quelli che sono riluttanti a parlare ad un nuovo cristiano sulla sovranità di Dio nella salvezza per paura che la vedano come una cosa "troppo dura" da accettare. Eppure, quando Pietro fa la sua prima confessione di fede in Cristo, Gesù la pone come prima di fronte ad ogni altra verità. Questo avviene proprio perché Egli non vuole lasciare alcuno spazio a che Pietro attribuisca questa comprensione alla sua propria sapienza, prudenza, sano giudizio, o buon senso, non lasciando spazio alcuno ad un possibile vanto. Egli vuole, al contrario, rivolgere gli occhi di Pietro verso Dio come Autore della sua salvezza dall'eternità in Cristo (Efesini 1:35). La salvezza dal principio alla fine appartiene al Signore. Gesù non solo ci dona la Giustificazione quando veniamo a Lui con fede, ma ci vivifica quando, morti nel peccato, possiamo con certezza avere fede. Posso già a questo punto udire qualcuno che esclama: "...ma non è giusto!". Beh, possiamo tutti essere riconoscenti che Dio sia tanto "ingiusto". Se Dio operasse solo sulla base di ciò che è giusto, non vi sarebbe una sola persona viva che 7
leggerebbe oggi queste parole, perché tutti ben avremmo meritato solo la Sua ira. È proposito dell'autore rispondere a questo tipo di obiezioni alla dottrina biblica dell'Elezione. Come vedrete, le sue risposte sono tratte dal testo della Scrittura, non sono le sue idee o teorie. Egli ci rammenta che la Grazia ci è data gratuitamente e che essa non dipende da condizione alcuna che noi si debba assolvere. La Grazia non è la ricompensa della nostra fede, ma la sua stessa causa. Ancora, io voglio raccomandarvi quest'eccellente opera del past. Samson sull'argomento della sovrana grazia di Dio. John è uno dei cristiani più appassionati che io conosca il cui primo obiettivo è quello di far conoscere Cristo. Quest'opera sulla dottrina dell'Elezione non ne è eccezione. In essa troverete che lo scopo dell'Elezione è quello di portare ogni gloria a Gesù Cristo nella nostra salvezza. http://www.monergism.com, Gennaio 2012.
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Capitolo 1: Il luogo da cui iniziare. Sorpreso dalla grazia comune La grazia comune. Si tratta di un termine usato in teologia per descrivere quella grazia che Dio si compiace di dare ad ogni persona vivente del pianeta Terra. È chiamata "comune" non perché sia di poco prezzo, a buon mercato, da prendersi per scontata, ma perché tutti i viventi in comune la ricevono. Per definizione la grazia non può mai essere qualcosa che si possa esigere o che si meriti. Dio dà la Sua grazia non perché debba darla, ma perché Egli decide di impartirla. La Scrittura dice che Dio "fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Matteo 5:45). Dio è davvero molto generoso. Egli non discrimina il non-cristiano nel non mandargli la pioggia di cui ha bisogno, ma la dà gratuitamente sia a santi che a peccatori. Quello è ciò che dovrebbe stupirci. Anzi, la grandezza di questo fatto è tale da farci davvero stare a bocca aperta. Eppure, il concetto di grazia comune di solito non suscita in noi questi sentimenti, forse perché ci siamo tanto abituati, perché è così comune. Dobbiamo, però, ricordarci sempre che Dio si dimostra estremamente generoso nel concedere questo tipo di grazia, perché il punto è che Egli non sarebbe tenuto a farlo. Attraverso l'uso di un breve racconto, vorrei farvi dare un'occhiata nel perché la grazia comune dovrebbe stupirci a questo modo. Il racconto riguarda una giovane donna di 18 anni di York, in Inghilterra. Nata a Malta da genitori irlandesi, era fidanzata ad un brillante giovanotto dell'esercito britannico. Avevano progettato che, non appena la guerra fosse finita, entrambi avrebbero 9
servito il Signore come missionari, dovunque Egli li avrebbe condotti. Mandato in Francia durante il famoso D-Day del 6 giugno 1944, il giovane è gettato nel più bel mezzo della battaglia per la conquista della città di Caen, in Normandia. Tragicamente, poche settimane dopo, il 10 luglio 1944, egli è ucciso dalle pallottole nemiche. Nell'udire la notizia della morte del suo fidanzato, la giovane donna ne rimane devastata, con il cuore affranto. Mentre partecipa a dei culti a York, nei mesi che seguono, avrebbe udito di drammatiche testimonianze di protezione divina, allorché i militari ritornavano a casa e narravano le loro esperienze. Tutti questi soldati che ritornavano erano stati protetti da pericoli imminenti. Molti di questi soldati erano estremamente consapevoli del diretto intervento del Signore nel conservarli in vita. Ciononostante, la giovane donna doveva vivere sapendo che l'uomo che amava non sarebbe più tornato a casa. Quante domande tormentavano la mente di questa giovane donna. Nulla che le si potesse dire avrebbe potuto consolarla e calmare il suo dolore e cordoglio. E quelle domande ostili e persistenti continuavano ad affliggerla. Un giorno, era corsa in camera sua, gettandosi sul letto a piangere con grande dolore, come spesso faceva. Poi, qualcosa di molto forte le avvenne, un'esperienza che le cambia la vita. Il Signore stesso appare a questa giovane donna. Il bagliore della Sua gloria riempie la sua stanza. Non dice una parola. In quel momento, però, il Signore le aveva teso la mano. Era stata totalmente rapita dallo sguardo dei Suoi occhi. Le sorrideva e tutte le sue domande in un attimo erano scomparse. Il grido del suo cuore aveva
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trovato una risposta da quell'unico Suo sguardo, pieno di indicibile amore. Quella giovane donna parla raramente oggi di quanto le era accaduto. Però, quando lo fa, di solito solo a suoi stretti familiari ed amici, ancora una volta le scendono le lacrime solo a pensare alla grazia che aveva trovato nel volto di Cristo. Il racconto continua. Nello stesso tempo, un giovane militare gallese era di stanza nella stessa città di York in Inghilterra. Cresciuto cattolico-romano, questo giovane aveva avuto una forte conversione a Cristo mentre serviva nell'esercito britannico a Gibilterra. Nel comprendere l'Evangelo di Cristo, questo giovane era uscito dal sistema della Chiesa cattolica-romana, affrontandone però l'ostilità della sua famiglia. In seguito segue un corso di addestramento per servire come cappellano militare presso le forze armate britanniche. Avendo la vocazione di evangelista, questo giovane aveva visto innumerevoli uomini venire a Cristo mentre serviva in Francia ed in Belgio. Per un periodo di 18 mesi, il numero dei soldati che aveva visto giungere alla fede in Cristo erano arrivati ad essere ogni settimana delle centinaia. Un giorno, questo giovane uomo stava predicando nella città di York, ed i suoi occhi cadono su una certa giovane donna - quella della nostra storia. I due cominciano ben presto a vedersi e, dopo un po' si sposano. Passano anni di vita coniugale, e la speranza di avere un figlio cresceva sempre più forte. Quanto avrebbero voluto avere un figlio! Eppure il tempo passava senza che questo mai avvenisse. Trascorrono 17 anni di matrimonio e ancora nessun figlio. Proprio quando sembrava che ogni speranza 11
fosse perduta, la giovane donna rimane incinta. Che gioia aveva dovuto riempire quella casa a questa magnifica notizia! Due settimane prima del tempo, il bambino sta per nascere. Ne subentrano delle complicazioni e la madre perde molto sangue. La madre non stava affatto bene mentre il bambino lottava per la sua stessa vita. Una volta nato, il bambino è subito messo nell'incubatrice, dove ogni suo respiro affannoso diventa una dura lotta. Anni più tardi, il padre scrive queste parole: "Mi ricordo di essere stato chiamato in ospedale dove mio figlio giaceva fra la vita e la morte. Quando mi vedeva, si protendeva disperatamente verso di me. Non potevo fare nulla. Egli era in una tenda ad ossigeno. Il dottore mi diede una triste occhiata di solidarietà scuotendo la testa. Il bambino stava morendo". E continua: "Trovo così un angolo dove mi sono messo a pregare. Ho ringraziato Dio per la gioia che quel bambino aveva portato nella mia vita, per il privilegio di avere la responsabilità del suo benessere, anche se per poco tempo. Ho detto a Dio quanto significasse quel bambino per me ed aggiungo: 'di fatto egli appartiene a Te, ieri, ora e sempre. Signore, io lo affido alla Tua protezione. Egli per me vale più della mia vita, ma se lo vuoi prendere, io continuerò ad amarti e ti loderò per tutti i miei giorni. Quello, come avevo imparato anni più tardi, era un sacrificio di lode". La madre e il bambino sopravvivono e, di fatto, il bambino cresce robusto, in piena salute, fase dopo fase della sua prima infanzia. Poi, all'età di 13 mesi comincia a sviluppare una tosse, che diventa persistente. Il medico la diagnostica come una laringo-tracheo-bronchite. 12
Ogni sera dalle 8 alle 9, dalle 11 a mezzanotte, e poi di notte, dalle 4 alle 5, il bambino avrebbe tossito ad respiro che prendeva. La madre cercava ogni volta delle medicine e delle bevande calde, sperando di dargli un po' di sollievo, mentre l'intera famiglia cercava di dormire un po', almeno fino alla prossima sua crisi di tosse. Come potete immaginare, i genitori avrebbero avuto una ben difficile giornata di lavoro, dopo una tale disturbata notte. Il problema diventa sempre più pronunciato, tanto che ogni notte era punteggiata almeno da tre ore di tosse costante, con permanente disturbo del sonno. Questo va avanti così per quattro anni. Ogni autunno, il bambino era portato in ospedale in una tenda ad ossigeno per ristabilirsi un po' da queste severe crisi di respiro e di tosse. Al suo ritorno a casa, i genitori dovevano tenere un bollitore elettrico nella sua stanza per aiutarlo durante i suoi attacchi di bronchite. Dal settembre fino a maggio (dall'età di tre fino a sette anni) al ragazzo non era permesso di giocare fuori casa e sua madre doveva inventarsi giochi con carta e matite per intrattenerlo. All'età di 4 anni è sottoposto ad un'operazione di estrazione delle tonsille per vedere se questo avesse aiutato nella situazione, ma non vi sarà riposo fino all'età di sette anni quando le continue preghiere ricevono risposta e gli attacchi di tosse si fermano. I ragazzi del vicinato erano tutti più vecchi di lui, e così, quando aveva 8 anni, gli è permesso di correre e giocare un po' a calcio. Questo deve avere ispirato il ragazzo, perché, più tardi, nella squadra di calcio degli studenti di Chester, egli ne diventa il maggiore capocannoniere all'età di 14 e 15 anni. Una volta aveva segnato ben 9 goal in una singola partita ed i
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suoi allenatori cercavano di aiutarlo a diventare un giocatore di calcio professionista. Il Signore, però, per lui, aveva progetti molto diversi. Oggi serve il Signore come ministro dell'Evangelo. Sono sicuro che ne converrete che egli sia un trofeo della grazia di Dio. Perché vi ho raccontato tutto questo? Beh, lasciate che vi dica i nomi dei due genitori della storia. Il nome della donna è Muriel Grace Macnamara, e il nome dell'uomo è il rev. Redvers Joseph Samson. Quella signora è mia madre e quell'uomo è mio padre. Quindi, quella storia è in realtà, pure la mia storia. Io ero quel bambino che lottava fra la vita e la morte. Io ero quel bambino con gravi problemi di salute che solo a cercare di aiutare mio padre a spalare la neve di fronte a casa avrebbe significato correre all'ospedale con una doppia polmonite; e io sono quello stesso giovanotto che voleva diventare un grande calciatore, prima che il Signore intervenisse ad inviarlo in una direzione diversa. Ogni respiro che io faccio è un dono della Grazia divina. Io sono strabiliato quando penso a Dio, alla Sua grazia, che permette a tanti Suoi nemici di continuare a respirare la Sua aria e vedere gli splendori della Sua creazione, ogni giorno che Egli manda, ed essi godono della luce e del calore del sole come pure dei benefici della Sua pioggia. Davvero il Signore è straordinariamente generoso. Il Signore è buono verso tutti. Egli è il Datore di ogni vita e sostiene la vita sia dei predicatori dell'Evangelo che dei terroristi. La Scrittura dice: "...e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Difatti, in lui viviamo, ci muoviamo, e siamo, 14
come anche alcuni vostri poeti hanno detto: 'Poiché siamo anche sua discendenza'" (Atti 17:25,28). Il fatto stesso che voi stiate ora leggendo queste parole testimonia del fatto che Dio sia indicibilmente buono verso di voi. Un vecchio inno dice: "Contate le vostre benedizioni, nominatele una per una, e sarete sorpresi di ciò che il Signore ha fatto per voi". Mentre vi prendete del tempo per riflettere sulle benedizioni che Dio vi ha elargito durante la vostra vita, confido che voi, come me, rimaniate stupefatti della grazia comune. Voi ed io stiamo vivendo, respirando e muovendoci, grazie alla misericordia che Dio ci elargisce. Non è qualcosa da prendere alla leggera. Grazia comune è la designazione fatta dai teologi e parla di quanto la grazia ci accomuni solo in contrasto a quella grazia che è speciale. Nella grazia comune, Dio dà vita e salute, sole e pioggia, a quelli che non la meritano. Nella speciale grazia elettiva, Dio sceglie di intervenire nella vita di alcuni (ma non di tutti) quelli che già fanno esperienza della grazia comune, e impartisce vita nella morte di cuori umani affinché risorgano dalla morte spirituale (per nascere di nuovo). Ed è a questo tema - la speciale grazia elettiva di Dio che ora si rivolgerà il resto di questo volume, sia nel proclamarla che nel difenderla.
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Capitolo 2: Il vento soffia dove vuole Nei primi versetti di Giovanni capitolo 3, Gesù parla a Nicodemo, in termini inequivocabili, dell'assoluta necessità di nascere di nuovo (o di nascere "dall'alto"). Fintanto che un uomo non nasce di nuovo (non viene rigenerato, vivificato spiritualmente) non può entrare (e nemmeno vedere) il regno di Dio. Gesù mette in evidenza il fatto che questa nuova nascita non è un extra opzionale. È imperativo. Gesù dice: "Bisogna che nasciate di nuovo" (3:7). Gesù non dice a Nicodemo che cosa egli debba fare per nascere di nuovo perché non è in potere di Nicodemo operare egli stesso questo miracolo. "Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito" (Giovanni 3:6). Carne può solo produrre carne. È necessario lo Spirito per rigenerare lo spirito umano. Questo miracolo della rigenerazione non è cosa che possa conseguire lo sforzo umano, oppure ...un'operazione chirurgica fatta da soli. Questa nuova nascita non è un miglioramento della vecchia natura, ma una creazione del tutto nuova. Si tratta di una nascita, una nuova nascita, e come la prima di cui abbiamo fatto esperienza, non è avvenuta tramite la nostra propria decisione di nascere. La nostra volontà in questo non ha avuto ruolo alcuno. Siamo nati come risultato della volontà di altri quella dei nostri genitori e, naturalmente, quella di Dio, che si è avvalso dei rapporti intimi di un uomo e di una donna. In contrasto con la nostra prima nascita, questa nuova nascita non avviene attraverso mezzi umani. Solo Dio realizza questa nuova creazione in Cristo Gesù. Come afferma Giovanni, l'autore del vangelo, nel capitolo 1:12-13 "...a tutti quelli che l'hanno 17
ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio". Gesù rende chiaro che carne umana può solo produrre carne. È lo Spirito Santo che solo può ricreare lo spirito umano. Lo Spirito Santo è il solo possibile Agente che operi la rigenerazione dello spirito umano. Quando spiega questo fenomeno della nuova nascita, Gesù poi parla di qualcosa di molto misterioso - il vento. Il vento è misterioso, non perché non sia reale, ma perché non è qualcosa che noi si possa vedere. Sebbene ben sappiamo quand'è presente a causa dei suoi effetti, non abbiamo di fatto osservato il vento con i nostri occhi. Certo, abbiamo visto gli alberi ondeggiare, le foglie cadere, carte che girano per aria. Talvolta gli effetti del vento sono così potenti che l'unica parola che talvolta possiamo usare per i suoi effetti è "devastazione". Il vento può causare scompiglio su larga scala, come possono testimoniare le vittime di uragani. Il vento è misterioso, però, perché non lo possiamo vedere, né sappiamo da dove venga o dove vada. Sembra avere una mente propria. Al riguardo di questo, Gesù dice: "Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Giovanni 3:8). La parola "pneuma" in Greco, come "ruach" in ebraico, significa "respiro, vento o spirito". Qui Gesù fa un ovvio gioco di parole, descrivendo l'attività dello Spirito Santo nell'ambito della rigenerazione. Naturalmente, vi sarebbe molto di più da dire su questi versetti d'apertura in Giovanni capitolo 3. Fermiamoci però per un momento per apprezzare tutto l'impatto del verso 8. Qui Gesù ci insegna che 18
quando una persona è nata dallo Spirito, come il soffiare del vento l'invisibile e sovrano Spirito di Dio si è mosso con potenza. A differenza, però, dai disastri che un tornado può causare ad una città, questo "vento" non è affatto negativo. Sebbene sia estremamente potente, l'opera dello Spirito è di stupefacente precisione. Quando qualcuno nasce di nuovo, quello è evidenza del fatto che Dio, lo Spirito Santo, ha compiuto una sorta di grande operazione chirurgica. Egli ha estratto "un cuore di pietra" e l'ha sostituito con "un cuore di carne". Ezechiele 36:26-27 dice: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni". Si tratta davvero di un miracolo straordinario! Mi ricordo che, all'età di quattordici anni, mi ero recato ad un culto in chiesa. Proprio non avevo voglia di andarci e speravo che finisse presto (anche se era appena iniziato). Ci ero andato solo perché mio padre me l'aveva chiesto. Non avevo interesse alcuno per Cristo, né per ciò che la comunità cantava, e tanto meno avevo interesse per ciò che il predicatore aveva da dire. Durante il suo messaggio, però, è successo qualcosa. Il mio atteggiamento cambia completamente. Stavo cominciando ad avere interesse per le sue parole. Di fatto mi stava incuriosendo non poco. Ne ero rimasto affascinato e sono stato colpito dalla realtà del cielo e dell'inferno, e del bisogno che avevo del Salvatore. Per la prima volta nella mia vita ero attratto da un Tesoro di cui non mi ero mai reso conto prima. 19
Allora non lo sapevo, ma lo so ora, che quello che era accaduto in quella chiesa, quella domenica sera del 10 maggio 1980 a Chester, in Inghilterra era questo: lo Spirito Santo di Dio, invisibilmente aveva "soffiato" durante quel culto, e mentre stavo udendo l'Evangelo, con una potenza sovrana e colossale, eppure con l'abilità di un esperto chirurgo, Egli aveva operato nella mia anima. In un istante ero "nato dall'Alto", mi era stato rimosso il vecchio "cuore di pietra" e mi era stato messo, al posto, "un cuore di carne". Quando ha cominciato a battere, io desideravo conoscere il Maestro (posso dire davvero "di tutto cuore"), il Signore Gesù Cristo. Questo Gesù, per così dire, è uscito dalle vecchie pagine polverose della Bibbia ed è diventato ai miei occhi una Persona vivente. Tutto ad un tratto, ho voluto veramente conoscerlo, veramente ho desiderato che mi salvasse, e veramente ho voluto che la Sua volontà si realizzasse nella mia vita. E quando il predicatore ha fatto il suo appello evangelistico, io volentieri sono venuto a Cristo nel ravvedimento e nella fede. Se siete nati dallo Spirito, Dio ha fatto esattamente lo stesso con voi. Quel "sola" proclamato dalla Riforma, il "sola gratia" (solo per Grazia) semplicemente esprime la dottrina di ciò che Dio ha fatto per il Suo popolo nell'esperienza concreta. È Dio e Dio soltanto che ci salva. Tutto il merito, il credito, per quello, va a Lui perché questa nascita non ha nulla a che fare con la nostra intelligenza (come se avessimo stabilito noi, da noi stessi, chi sia Gesù), o con la nostra umiltà (come se noi stessi avessimo vinto il nostro orgoglio e ci fossimo umiliati per rispondere con fede all'Evangelo). No, mille volte no! Siamo cristiani, uomini e donne di fede, a causa della vittoriosa potenza dello Spirito di Dio che, per la Sua grazia misericordiosa, ha "preso d'assalto" il nostro cuore ostile e vi ha operato secondo la Sua sovrana 20
volontà. Egli ci ha rigenerato attraverso la Sua parola di verità, facendo in modo di farci trovare ora e per l'eternità, la nostra gioia ultima nella presenza di Dio. In Giovanni, capitolo 11, abbiamo il racconto di quando Gesù ha fatto risorgere Lazzaro dai morti. È interessante notare che dopo aver fatto l'esperienza di quella potente risurrezione, Lazzaro non sia andato a cercare un avvocato per poter denunciare Gesù di aver violato il suo diritto di rimanere morto! E nemmeno la gente di quella cittadina ha tentato di far causa a Gesù per non aver fatto risuscitare dalle loro tombe i loro parenti morti. No, tutti sono rimasti stupefatti dell'onnipotente appello di Gesù. Solo per la potenza della Sua Parola, Egli ha restituito alla vita un corpo che già stava corrompendosi. Naturalmente nessuno era stato maggiormente stupefatto della misericordia divina che lo stesso Lazzaro. Perché parliamo così tanto della Grazia di Dio? Perché, con Lazzaro, possiamo dire che grazie alla chiamata efficace di Dio, la Grazia ha conquistato il nostro cuore e ci ha riportato alla vita. Quand'eravamo spiritualmente morti nei nostri peccati e nelle nostre trasgressioni (in Efesini 2:1,5 la parola greca per "morto" è "nekros" vale a dire "morto come un cadavere"), Dio ci ha vivificato (Efesini 2:5). In Efesini 2:1-6 leggiamo le seguenti parole scritte da Paolo ai cristiani di Efeso: "Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, 21
ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù". Per citare ora "il principe dei predicatori", C. H. Spurgeon, egli ha detto: "Il grande Re, immortale, invisibile, la divina Persona, chiamata lo Spirito Santo: è Lui che stimola l'anima, altrimenti rimarrebbe morta per sempre. È lui che la rende soffice e malleabile, altrimenti non sarebbe mai sensibile. È Lui che impartisce potenza alla Parola predicata, altrimenti non potrebbe raggiungere di più che le orecchie. È Lui che spezza il cuore, è Lui che lo rende integro; Egli, dal principio alla fine, è in noi il grande Operatore di salvezza, proprio come per noi Gesù è stato il grande Autore della Salvezza" (Sermone "Cose che accompagnano la salvezza" (http://www.spurgeon.org/sermons/0152.htm). Stupenda grazia Stupenda grazia del Signor L'amor che mi salvò Dalla mia morte mi chiamò Io vivo del Suo amor Le mie paure cancellò Per darmi il Suo timor Prezioso giorno in cui trovai La mia fiducia in Lui Le mie catene lì spezzò Il sangue Suo mi riscattò E come pioggia su di noi 22
Stupenda grazia, eterno amor. Sicura è la promessa Sua La mia speranza è in Lui Lo scudo in cui confiderò Fin quando vita avrò. Le mie catene lì spezzò Il sangue Suo mi riscattò E come pioggia su di noi Stupenda grazia, eterno amor. Se la tempesta arriverà Se il mondo mi odierà In Dio che a vita mi chiamò Riposo troverò Per sempre in Lui starò Per sempre eterno amor. Preghiera. "Padre celeste, Sovrano Re, ascolta il nostro grido. Mentre l'Evangelo è annunciato in tutto il mondo, possa il Tuo Spirito Santo, come un vento potente e trionfante, conquistare oggi morti cuori umani! È l'unica speranza per le creature umane! Per l'onore del Tuo grande Nome e per la Tua gloria soltanto. Amen".
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Capitolo 3: Un viaggio sorprendente Sono nato e cresciuto a Chester in Inghilterra. Mio padre era un evangelista battista e forse potreste trovare sorprendente apprendere che io non sia mai veramente cresciuto in un ambiente di chiesa. Certo, la nostra famiglia poteva essere considerata "un ambiente cristiano", ma mio padre era frequentemente in viaggio per predicare e mia madre ed io andavamo raramente con lui a culti domenicali. Questo fintanto che mio padre non diventa pastore di una chiesa locale. Quand'ero bambino consideravo gli incontri di chiesa estremamente noiosi ed ero molto più interessato al gioco del calcio. Volevo diventare un calciatore professionista. La mia parte favorita del culto domenicale era la benedizione finale - ero così contento che tutto fosse finalmente concluso! Rammento di avere visto mio padre che leggeva e studiava la sua Bibbia (allora probabilmente avevo nove anni) e pensavo tra me e me: "Mi sembra un esercizio così noioso - passare ore ed ore a leggere un libro che è difficile da leggere, in una lingua che non comprendo - potete stare tranquilli che non mi sorprenderete mai a fare una cosa simile!". Come ho menzionato nel capitolo precedente, una domenica sera, quando avevo circa 14 anni, mio padre mi chiede di andare con lui ad udire predicare un evangelista. Il suo sermone aveva per argomento il ritorno di Cristo. Mi ricordo che, benché il predicatore guardasse la folla, il suo sguardo sembrava concentrarsi su di me quando ad un certo punto dice: 'Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio'. Il mio primo pensiero era: 'Come fa quel predicatore a conoscere il mio peccato? Come fa a sapere che io sono un peccatore?". Come una 25
folgore dal cielo mi rendo così improvvisamente della mia condizione di perduto e che, in quella condizione, sarei stato molto imbarazzato se avessi dovuto stare di fronte a Dio. L'evangelista fa un appello alla salvezza ed io vi rispondo sollevando la mano, andando avanti fino al pulpito e firmando la cartolina che avevano provveduto... ma molto più di quello ero particolarmente consapevole del mio bisogno che Cristo fosse il mio Salvatore e che mi nascondesse dal giudizio di Dio. Quando più tardi sono tornato al mio posto (dopo 15 minuti nell'area destinata alla consulenza di chi aveva risposto all'appello), mi ricordo che mio padre aveva le lacrime che gli scendevano dal volto. Penso che fosse la prima volta che avessi visto mio padre piangere. Tempo dopo mi ha detto che lui e mia madre per molti anni avevano intensamente pregato per la mia salvezza. Poi ho cominciato a frequentare la chiesa su base regolare ma, guardando ora a quel tempo, uno dei più grossi cambiamenti nella mia vita era evidente per il mio nuovo amore per gli studi biblici. Spendevo molto denaro acquistando cassette (lo so, nel menzionare questi pezzi da museo rivelo la mia età) di insegnamento biblico. Non ne avevo mai abbastanza della Bibbia. Passavo 3-4 ore ogni sera per imparare testi biblici ed ascoltare insegnamenti biblici. Lo stesso appassionato desiderio per la Parola di Dio è ancora presente nella mia vita a tutt'oggi. Dopo vent'anni Facciamo ora un salto fino al novembre dell'anno 2000 (più di vent'anni dopo che ero stato convertito da adolescente). Ero stato nel ministero cristiano a pieno tempo sin da quando avevo terminato i miei anni di istruzione teologica nel giugno del 1987, ed
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avevo abbastanza fiducia che la mia conoscenza della Parola fosse sana. Ero pastore di una chiesa a Phoenix in Arizona (USA). Un giorno ho ricevuto un volantino attraverso la posta dal Ligonier Ministries che mi informavano che il dott. R. C. Sproul stava per venire a Scottsdale un venerdì sera ed un sabato mattina per delle lezioni. Era a breve distanza da casa mia a Phoenix. Fino ad allora non avevo mai udito di persona il dott. Sproul, ma i suoi video di insegnamento sulla Santità di Dio avevano fatto un grande impatto su di me qualche anno prima. Nel leggere meglio il contenuto di quel volantino, ho fatto un sobbalzo quando ho visto l'argomento sul quale si sarebbe concentrato - "Scelto da Dio - le dottrine bibliche sull'elezione e la predestinazione". Onestamente, pensavo, "Com'è sciocco che un uomo di quel calibro usi le sue energie per articolare un'idea così antiquata e ormai superata". Ero indeciso se andarlo ad ascoltare oppure no. Volevo ascoltare R. C. Sproul, ma non su quell'argomento. Un qualsiasi altro argomento sarebbe stato meglio, per quanto mi riguardava. Beh, finalmente ho deciso di andarci, ma mi sono seduto sull'ultima fila di sedie, così, se sarebbe diventato ovvio che il dott. Sproul stesse solo facendo un'esposizione sulle sue tradizioni teologiche, io avrei potuto andarmene quietamente senza disturbare la gente attorno a me. In ogni caso, mi aspettavo che la partecipazione a quell'incontro sarebbe durata poco. Sono rimasto per la prima sessione, e poi ho pensato: "Sì, mi sembra interessante. Non posso trovare delle obiezioni su quel che dice. Credo però che molti testi biblici potrebbero confutare le sue conclusioni". Ero però intrigato da quel che diceva, perché nulla di quel
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che udivo avrebbe potuto essere facilmente contestato. Poi la conferenza includeva una sessione per le domande dell'uditorio su quell'argomento. Mi sembrava davvero una buona opportunità perché molte delle questioni che la gente lì sollevava erano le stesse che avrei potuto fare io e, devo ammetterlo, la Scrittura era in grado di rispondervi, nel loro contesto biblico appropriato. La cosa stava cominciando ad allarmarmi e sono giunto a comprendere che l'intera questione richiedeva molta più ricerca di quello che io prima avessi pensato. Ho lasciato la conferenza senza essere stato convinto, ma mi disturbava enormemente che non avessi ascoltato nessun testo biblico che fosse stato preso fuori dal contesto, il tutto non faceva una grinza. Essendo assolutamente onesto con me stesso, ho dovuto ammettere che quello che prima davo per scontato su certi testi, di fatto era molto discutibile ed io stesso avrei potuto essere colpevole della stessa accusa che facevo a lui. Sapendo che fosse mio dovere credere ciò che la Scrittura dice su quell'argomento, ho ordinato molto materiale ed ho cominciato le mie ricerche. Non è mai piacevole esaminare tradizioni sostenute con tanta fermezza, e sentivo che quello era particolarmente vero nella mia posizione, proprio perché avevo insegnato cose diverse da quelle durante il mio ministero. Nessuno vuole ammettere la possibilità di essersi sbagliato. Devo dire che mi ci è voluto più di un anno di profonde ricerche su quell'argomento prima di rendermi conto che di fatto vi è nella Bibbia una chiara e coerente dottrina sull'elezione e sulla predestinazione. Pure sono giunto a vedere che per poter credere a ciò che la Bibbia insegna in 28
quest'area, io dovevo liberarmi dalle concezioni tradizionali che avevo ereditato prendendole per scontate. Sono stato io stesso stupefatto nel rendermi conto di uscire come da un bozzolo da questo studio che mi ero imposto come un cristiano pienamente riformato al riguardo delle dottrine della salvezza. Eppure, questo è ciò che è successo. Le Dottrine della Grazia Queste dottrine possono essere riassunte come segue: CORRUZIONE RADICALE - "Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?" (Geremia 17:9 ND). I peccatori sono del tutto impotenti a redimere sé stessi come pure a dare un qualsiasi contributo di meriti personali in vista della loro salvezza. A causa della Caduta dell'uomo, il peccatore non è moralmente neutrale, ma di fatto ostile verso Dio. Egli è a tutti gli effetti un nemico giurato di Dio. Egli è spiritualmente morto e quindi cieco e sordo rispetto alle cose di Dio. La sua volontà non è libera, è asservita alla sua natura malvagia; quindi non vuole e non può scegliere il bene e non il male. Ha quindi bisogno di molto di più che l'assistenza dello Spirito e di un'opera di persuasione per portare un peccatore a Cristo - gli è necessaria una radicale rigenerazione, attraverso la quale lo Spirito vivifica il peccatore e gli impartisce una nuova natura - un cuore di carne al posto di un cuore di pietra. La fede è l'evidenza della nuova nascita, non la causa di essa. Dato che sia il ravvedimento che la fede sono possibili solo grazie all'opera rigenerante di Dio, entrambe sono doni di Dio (Genesi 2:15-17; Salmi 51:5; Geremia 17:9; Giovanni 6:44; 8:34,47; 10:26; Romani 3:10-18, 5:12,
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8:7-8; 1 Corinzi 2:14; Efesini 2:1-9; Filippesi 1:29; 2 Timoteo 2:25; Ebrei 12:2; 1 Giovanni 5:1). ELEZIONE INCONDIZIONATA - "poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione" (Romani 9.11). La scelta che Dio ha fatto, sin da prima della fondazione del mondo, di certi individui da destinare alla grazia della salvezza, non è basata sulla Sua conoscenza anticipata di una risposta favorevole o di ubbidienza da parte umana, come il ravvedimento, la fede ecc. Al contrario, è Dio che dona il ravvedimento e la fede a tutti coloro che Egli ha scelto. Questi atti sono il risultato, non la causa dell'elezione da parte di Dio. L'elezione, quindi, non è stata né condizionata né determinata da qualità virtuose o atti che in anticipo avrebbe visto apparire in loro. È Dio che porta i Suoi eletti, attraverso la potenza del Suo Spirito, a che essi accettino volentieri Cristo. È la scelta che Dio fa del peccatore, non la scelta di Cristo fatta dal peccatore, la causa ultima della salvezza (Giovanni 1:12-13; Atti 11:18; 13:48; Romani 8:28-30; 9:6-21; 1 Corinzi 1:30; Efesini 1:4-11; 2:1-10). REDENZIONE PARTICOLARE - "Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati" (Matteo 1:21). "Questa morte del figlio di Dio è l'unico e perfettissimo sacrificio e l'unica soddisfazione per i peccati, di un prezzo e di un valore infiniti, che basta ampiamente all'espiazione dei peccati dell'intero mondo. Questa morte ha un così grande valore e tanta dignità, in quanto la persona che l'ha sofferta non è solo un vero uomo perfettamente santo, ma anche l'unico Figlio di Dio, di una stessa essenza eterna ed infinita del Padre e dello Spirito santo, come doveva essere il nostro Salvatore; ed anche 30
perché la sua morte è stata coniugata con il sentimento di collera e di maledizione di Dio, che avevamo meritati a causa dei nostri peccati" (Canoni di Dordrecht, 3:4). La dottrina della Redenzione particolare parla del disegno di Dio per quanto riguarda la Riconciliazione e chi esattamente Egli intendeva salvare quando Cristo è morto in croce. Cristo è morto come Sostituto (Vicario) portando su di Sé pienamente il peso dell'ira di Dio, e questo in favore del Suo popolo, quelli che Gli sono stati affidati. Egli ha pagato il prezzo dei loro peccati. Cristo intendeva salvare "le pecore del Suo gregge" e di fatto ha assicurato tutto ciò che era necessario per la loro salvezza. Il dono della fede viene infallibilmente applicato a tutti coloro per i quali Cristo è morto, garantendo così la loro salvezza (Isaia 53:5-11; Matteo 1:21; 20:28; Efesini 5:2,25-27; Tito 3:5-6; Giovanni 10:14-16, 26-30; 17:6-12; Atti 20:28; Romani 3:21-26; 5:12-21; 8:28-30; Ebrei 10:1014; Apocalisse 5:9-10; 7:9-10). CHIAMATA EFFICACE - "...e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati" (Romani 8:30). Oltre alla chiamata generale alla salvezza che è fatta a tutti coloro che odono l'Evangelo, lo Spirito Santo estende agli eletti una speciale chiamata interiore che inevitabilmente li conduce alla salvezza. La chiamata esteriore (che è rivolta a tutti senza distinzione) può essere, e spesso lo è, respinta; la chiamata interiore, però, che è rivolta solo agli eletti, non può essere respinta. Essa sempre risulta nella conversione. Per mezzo di questa speciale chiamata efficace, lo Spirito attira in maniera irresistibile i peccatori a Cristo. Egli non è limitato nella Sua opera di applicazione della salvezza dalla volontà umana, né, per avere successo,
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dipende dalla cooperazione umana. Lo Spirito, nella Sua grazia, fa sì che i peccatori eletti cooperino, credano, si ravvedano, vengano liberamente e volentieri a Cristo (Matteo 22:14; 23:37-39; Giovanni 1:12-13; 3:1-8; 3:16; 6:44; Romani 8:28-30; Efesini 2:1-6). LA PRESERVAZIONE DEI SANTI - "...e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati" (Romani 8:30). Il divino proposito di salvezza non può essere pregiudicato. Nessuno delle vere pecore del gregge di Cristo andrà mai perduta. Sebbene gli eletti possano per un certo tempo cadere anche in peccati gravi (come Pietro che aveva rinnegato Cristo), Dio li ristabilisce in comunione con Sé e assicura loro l'eterna salvezza. Questa salvezza implica l'opera della Trinità: Tutti coloro che vengono scelti da Dio Padre, redenti da Cristo il Figlio, ed ai quali lo Spirito Santo dona la fede, saranno eternamente salvati. Essi sono preservati nella fede dall'onnipotenza di Dio e persevereranno fino alla fine. Essi perseverano nella fede perché Lui li preserva (Giovanni 3:16; 6:35-40; 6:44; 10:27-29; Romani 8:28-39; Filippesi 1:6; 2:1213; Efesini 1:13-14; Giuda 1:24-25). L'iniziativa è di Dio Guardo così indietro nella mia vita e vedo l'intera cosa - il desiderio di studiare queste cose e rivedere accuratamente ciò in cui credevo (ho trovato molti che pure non sono disposti a farlo), e la capacità di vedere la verità - come un'opera della grazia di Dio nella mia vita. Che meravigliosa grazia Dio mi ha concesso quando ha aperto i miei occhi affinché vedessi queste cose.
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Questo libro non è inteso essere un trattato su queste dottrine. Vi sono già molte opere eccellenti in stampa che più che adeguatamente le espongono (vedasi l'elenco di libri raccomandati alla fine di questo libro). Lo scopo che mi sono prefisso nello scrivere questo libro è più semplificato e focalizzato. Cerco di provvedere risposte alle obiezioni che più di frequente vengono sollevate sul concetto della divina Elezione e Predestinazione. Io conosco queste obiezioni molto bene. Nel passato io stesso le ho sollevate una per una. Io mi rendo ben conto di quanta lotta interiore vi sia quando una persona vede mettere in questione e con successo, da parte della Scrittura, persuasioni molto radicate. Qualche volta la cosa può essere nulla di meno che una rivoluzione nella mente: comprendere cioè, la sovranità di Dio, e tutte le necessarie conseguenze che un tale grande raggiustamento del pensiero comporti. Detto questo, ora vorrei affermare in sintesi ciò che qui cerco di difendere. È semplicemente questo: Dio, prima ancora che il tempo iniziasse, sceglie un gruppo di persone dalla massa dell'umanità come oggetto della Sua misericordia - "Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano" (Apocalisse 7:9), e che sono chiamati "gli eletti" o semplicemente coloro che Dio ha scelto. Sono molti i testi biblici che esprimono questo. Eccone solo alcuni: •
Efesini 1:3-4 " Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha eletti prima della 33
creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui".
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Marco 13:20 "Se il Signore non avesse abbreviato quei giorni, nessuno scamperebbe; ma, a causa dei suoi eletti, egli ha abbreviato quei giorni".
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Matteo 24:31 "E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli".
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Romani 8:33 "Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica".
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1 Corinzi 1:27-29 "...ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio".
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Colossesi 3:12 "Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza".
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1 Pietro 2:9 "Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa".
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2 Timoteo 1:9 "Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità".
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2 Tessalonicesi 2:13 "Ma noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità".
Le chiare parole di Gesù Alcuni anni fa, stavo sentendo un sermone del dott. John McArthur in cui discuteva un brano di Giovanni capitolo 6. Ricordo di aver buttato giù in fretta qualche nota mentre lo seguivo. Recentemente ho ritrovato queste note e sebbene questa non sia una trascrizione esatta di quel che aveva detto, io credo che possano bene coglierne le idee principali. Così dicono le mie note: "Nella debole comprensione che la nostra mente limitata può cogliere (qui siamo su un terreno sacro) c'è stato un momento nell'eternità in cui il Padre ha fatto la determinazione di esprimere il Suo amore perfetto ed infinito per Suo Figlio (questo amore fra le Persone della Trinità a noi è incomprensibile ed inscrutabile, tanto è vasto). Questo, però, sappiamo dell'amore: che esso dona. Così, in un momento particolare dell'eternità, il Padre ha desiderato esprimere il Suo perfetto amore verso il Figlio. Il modo che Egli ha determinato per esprimerlo è di affidare al Figlio un'umanità redenta, come dono d'amore. Lo scopo di questa umanità redenta era quello di lodare e glorificare il Figlio per l'eternità e di servirlo in modo perfetto. Quello è stato il dono d'amore del Padre. Evidentemente i pianeti non erano sufficienti per questo. Nemmeno gli angeli sarebbero stati sufficienti allo scopo. Non solo Egli ha deciso di fare questo, ma ha anche deciso chi avrebbe fatto parte di questa umanità
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redenta e ne ha scritto i nomi nel Libro della vita, e prima ancora che avesse creato il mondo. È come se il Padre avesse detto: "Questo è il dono d'amore che voglio darti, ed essi per sempre loderanno e magnificheranno il Tuo Nome". La comunità dei redenti in cielo canta per sempre "Degno è l'Agnello". In un certo senso, voi ed io siamo in qualche modo accidentali. La salvezza è in primo luogo per l'onore del Figlio, non per l'onore del peccatore. Lo scopo non è solo che i salvati godano di una vita felice sapendo che i loro peccati sono perdonati e che il cielo li attende. Quello non è che un prodotto secondario. Lo scopo è quello di salvarvi, cosicché possiate lodare il Figlio per l'eternità. Giovanni 6:37-44 "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Perciò i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane che è disceso dal cielo». Dicevano: «Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come mai ora dice: "Io sono disceso dal cielo"?» Gesù rispose loro: «Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Il versetto 37 afferma: "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me". A Gesù viene affidato un gruppo
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chiamato gli Eletti o quelli che il Padre Gli ha dato. Questi sono un dono che il Padre fa al Figlio. Coloro che il Padre dona al Figlio verranno a Cristo. È inevitabile che lo facciano. E nessuno che faccia parte di questo gruppo sarà mai perduto. Sono sicuri perché Gesù porta a compimento l'opera che Suo Padre Gli ha dato da fare. Nessuno di quelli che il Padre ha scelto come Suoi dall'eternità andrà perduto". Guardate, allora, la sequenza biblica come si trova nei versetti 37-44 nello schema di McArthur: •
Tutti quelli che il Padre Gli dà verranno attirati
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Tutti quelli che sono attirati verranno a Cristo
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Tutti quelli che vengono a Cristo, Gesù li accoglie (e non ne respingerà nessuno di essi)
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Tutti coloro che sono attirati risorgeranno a vita eterna
Tutto questo non perché gli eletti siano inerentemente desiderabili!! È perché sono un dono che il Padre fa al Figlio. È per la perfetta gratitudine del Figlio verso Suo Padre che Egli allarga le braccia per ricevere questo dono. Poi il versetto 39 ci dice che nessuno di questi andrà mai perduto. Il Padre sceglie questa gente; poi scrive i loro nomi nel libro della vita dell'Agnello, il che è una registrazione accurata di chi farà parte di quell'umanità redenta. Tutti quelli che fanno parte di questo gruppo sono dati al Figlio come espressione di amore. Poi, nel corso del tempo, il Padre attira tutti coloro che fanno parte di questo gruppo. Quando il Padre li attira, questi peccatori vengono - tutti quelli che il Padre dà al Figlio verranno al Figlio. Quando questi peccatori arrivano, il Figlio li riceve. Quando il Figlio 37
li riceve, Egli li conserva e li farà risorgere nell'ultimo giorno, portando così a compimento il piano iniziale. Il versetto 38 mostra come Egli (Gesù) lo faccia - Egli viene giù per fare la volontà del Padre. Gesù non fallirà in questa Sua missione - Egli realizza perfettamente la volontà del Padre. Qual è la volontà del Padre di cui Egli qui parla? Versetto 39: "Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno". Gesù dice loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua" (Giovanni 4:34). Origliando una santa conversazione Ovviamente, quando parliamo di queste cose ci troviamo su un terreno sacro, ma ecco una trascrizione da un sermone di C. H. Spurgeon, dove egli descrive l'eterno patto di Redenzione e poi immagina come potrebbe essere stato se qualcuno avesse ascoltato segretamente questa conversazione. "Ora, in questo patto di grazia, dobbiamo prima di tutto osservare le alte parti contraenti fra le quali è stato stipulato. Il patto di grazia è stato fatto prima della fondazione del mondo fra Dio Padre e Dio il Figlio; o, per metterla in una luce più scritturale, è stato fatto mutualmente fra le tre divine Persone dell'adorabile Trinità. Io non posso dirvelo nella gloriosa lingua celeste in cui è stato scritto; sono lieto di riprodurlo nella lingua a cui sono abituate le nostre orecchie di carne e per il cuore di mortali. Ecco come si svolge il patto. Io, l'Altissimo Jahvè, con quest'atto, affido al mio unigenito ed amatissimo Figlio, un popolo, più
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numeroso delle stelle del cielo, che sarà da Lui lavato da ogni peccato, da Lui preservato, e conservato, e condotto e da Lui, alla fine, presentato di fronte al Mio trono, senza ruga o macchia alcuna, o cose di questo genere. Io mi impegno, sotto il giuramento di un solenne patto, e giuro per Me stesso, perché non posso giurare per nessuno di più grande, che questi, i quali affido ora a Cristo, saranno per sempre oggetto del Mio eterno amore. Essi io perdonerò attraverso i meriti del sangue. Ad essi io do perfetta giustizia; questi io adotterò e renderò miei figli e figlie, ed essi regneranno con Me attraverso Cristo per l'eternità. Così stabilisce il Mio glorioso patto. Pure lo Spirito Santo, come una delle alte parti contraenti da questa parte del patto, fa la Sua dichiarazione: "Con questo io mi impegno," disse Lui, "che tutti coloro che il Padre ha affidato al Figlio, a tempo debito io li vivificherò. Io mostrerò loro il bisogno della redenzione; io eliminerò da loro ogni speranza infondata, e distruggerò il loro rifugio di menzogne. Io li porterò al sangue dell'aspersione; io darò loro la fede attraverso la quale questo sangue sarà loro applicato, io opererò in loro ogni grazia; io manterrò viva la loro fede; io li purificherò e scaccerò da loro ogni depravazione, ed essi saranno presentati alla fine senza macchia o difetto. Questo era un lato del patto, che in questo stesso giorno è adempiuto e scrupolosamente tenuto. Per quanto riguarda l'altra parte del patto, questa era la parte di esso, Cristo impegnandosi e promettendola. Egli così ha dichiarato e si è impegnato con Suo Padre: Padre mio, per la parte del patto che mi riguarda, nella pienezza dei tempi io diventerò un uomo, Io prenderò su me stesso la forma e la natura 39
dell'umanità decaduta. Io vivrò nel loro mondo miserabile, e per il mio popolo, io osserverò perfettamente la legge. Io opererò una giustizia senza macchia, che sarà accettabile rispetto a che cosa esige la Tua giusta e santa legge. A tempo debito, io porterò i peccati di tutto il mio popolo. Tu esigerai da me i loro debiti; io sopporterò il castigo che sarà la loro pace, e per le mie battiture essi saranno guariti. Padre mio, io mi impegno e prometto che sarò ubbidiente fino alla morte, e persino alla morte di croce. Io magnificherò la Tua legge e la renderò onorevole. Io soffrirò tutto ciò che essi avrebbero dovuto soffrire. Io sopporterò la maledizione comminata dalla Tua Legge, e tutti gli strali della Tua ira saranno scaricati su di Me. Io risorgerò ancora; ascenderò al cielo; intercederò per loro alla Tua destra; e mi renderò responsabile per ciascuno di loro, affinché nessuno di quelli che Tu mi hai dato possa mai andare perduto, ma porterò tutte le Mie pecore, delle quali, per il mio sangue, tu Mi hai costituito il Pastore - Alla fine, io porterò al sicuro presso di Te ciascuna di esse". (Sermone, Il Sangue del Patto Eterno, pronunciato ilo 4 settembre 1859 alla Music Hall, Royal Surrey Gardens). In "Missione Salvezza degli Eletti" Gesù non perde nessuno di coloro che dall'eternità Gli sono affidati. Come disse l'angelo a Giuseppe: "Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati" (Matteo 1:21). È vero che la "Missione Salvezza degli Eletti" diventa "Missione Compiuta" (Apocalisse 5:9). Che cosa significa quel “ciò”? Negli ulteriori miei studi in questi argomenti, mi sono ritrovato a scandagliare ancora più a fondo in brani della Scrittura molto familiari. Uno di tali brani è Efesini 2:8-9 "Infatti è per grazia che siete stati 40
salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti". In queste parole l'apostolo Paolo distrugge ogni nozione di salvezza per opere. Siamo salvati dalla grazia di Dio, che è ricevuta per fede, ed in questo le opere non giocano ruolo alcuno. Come rende chiaro il versetto 10, senza dubbio Dio ha preparato per i credenti delle buone opere da compiere. Ma come affermano questo ed altri brani della Scrittura, le opere sono il frutto e non la radice della nostra salvezza. I veri credenti compiono opere buone, ma le opere non giocano ruolo alcuno in come noi riceviamo la salvezza, perché "non è in virtù di opere". Si tratta di un concetto molto chiaro. Sono state però sollevate molte questioni su ciò che esattamente si intenda con il termine "ciò" in Efesini 2:8. Noi sappiamo come qualunque cosa sia, si tratta di un dono di Dio, ma possiamo determinare esattamente che cosa sia questo dono? Alcuni dicono che il dono è "la fede", ed altri dicono "la salvezza". Ciò che potrebbe essere posto in discussione considerando la traduzione italiana, si capisce molto bene guardando l'originale greco. Mettendola in termini che tutti possano capire, la parola greca per "ciò" è traslitterata in italiano con "touto" e si trova nella forma neutra. Il modo per determinare a che cosa si riferisca è quello di guardare ad altri termini neutri che compaiono nel contesto immediato. Se non che, nel caso particolare, di termini neutri non ve ne sono. "Grazia" è femminile; "siete stati salvati" è maschile, e "fede" è pure femminile. In questo caso, quindi, quel "ciò" si riferisce alla proposizione precedente. La grazia, la salvezza, e la fede, sono tutti doni di Dio. 41
Paolo qui rende chiaro che nulla nella nostra salvezza procede da noi. La salvezza, la grazia e la fede, dal principio alla fine, tutto questo è dono di Dio, e non il risultato di opere. Dio ha disposto in questo modo la salvezza allo scopo di eliminare una qualsiasi cosa che avesse potuto essere oggetto del nostro vanto. Il vantarsi non è semplicemente scoraggiato, o ridotto al minimo, ma è completamente rimosso. Questo è perché l'intera opera della salvezza è opera di Dio dal principio alla fine: "non viene da voi; è il dono di Dio". La grazia per la quale siamo salvati e la fede che è il meccanismo attraverso il quale la riceviamo - sì, anche la fede - sono tutti doni di Dio. La salvezza appartiene al Signore e tutta la gloria per essa va a Dio soltanto. Prima di procedere, vorrei citare un ultimo versetto. Di fatto è una frase che si trova in Atti 13, una frase carica di profondo significato. Nel contesto, l'Apostolo aveva predicato la Parola di Dio e, come semplice commento all'avvenimento, Luca (lo scrittore) ci dice del risultato che vi ha osservato: "Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero" (Atti 13:48). Sarebbe facile leggere questo testo in fretta e proseguire. In effetti, Luca non si ferma a spiegare quest'affermazione. Da parte sua sembra solo un'osservazione casuale. Ora egli è pronto a procedere ad altre cose. Penna (o piuma) in mano, Luca è pronto a registrare per noi gli avvenimenti che seguono nella storia della chiesa antica. Un momento, però! Prima di affrettarci a vedere ciò che traspare in questo eccitante dramma, fermiamoci per un momento a pensare alle implicazioni dell'affermazione di Luca. Luca l'ha scritta, ma è lo Spirito Santo che l'ha ispirata e nessuna parola della 42
Scrittura è sprecata o superflua. Dio intende che noi guardiamo a questo avvenimento attraverso la lente della Sua prospettiva. Egli vuole che qui noi vediamo qualcosa di molto potente. Che cosa intendo dire? Tre domande Beh, mentre ci fermiamo a considerare questa frase, facciamoci tre domande: "tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero". 1. CHE COSA viene prima - credere oppure essere ordinati a vita eterna? Non c'è modo di evadere questa questione: la prima cosa è la destinazione alla vita eterna, poi viene la fede. Qui c'è un rapporto fra causa ed effetto. La causa è il decreto di Dio, invisibile, celeste ed eterno il determinare quello che deve avvenire; l'effetto è ciò che è osservabile sulla terra - la gente che risponde all'Evangelo con fede. La causa è l'ordinazione di Dio; l'effetto è l'umano che esercita la fede. 2. A credere CE NE SONO ALTRI? "tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero". La risposta non può che essere "No". Il numero della gente che crede NON È MAGGIORE di quelli che era stato determinato dovessero avere la fede. 3. A credere CE NE SONO DI MENO? "tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero". Ancora una volta la risposta deve essere "No". Tutti coloro che erano stati destinati a credere giungono alla fede. 43
Queste sono affermazioni molto audaci, sono sicuro che ne converrete. Eppure questo è ciò che insegnano le Scritture. La mia propria esperienza nel vedere questi (ed altri) testi biblici era di dire a me stesso qualcosa come "Certo, questi testi biblici mostrano che Dio ha un popolo eletto che Egli ha scelto incondizionatamente e destinato alla salvezza. Che dire però di altri testi che sembrano negare quest'idea?". Io sono persuaso che, sebbene le verità della Bibbia siano spesso misteriose, esse non sono mai contraddittorie. Quindi, se, o meglio, dato che, Dio ha reso chiara la Sua Parola nei testi biblici citati prima, è importante per noi passare in rassegna tutte le obiezioni che il nostro pensiero, influenzato dalle nostre tradizioni, spesso solleva. E questo è ciò che cercheremo di fare nel resto di quest'opera.
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Capitolo 4: ...e l'amore di Dio? (prima parte) Una delle ragioni principali per cui alcuni cristiani respingono la comprensione riformata (ed io credo biblica) dell'Elezione divina è a causa delle tradizioni associate con il concetto di amore di Dio. La forte reazione di alcuni contro la dottrina della Sovranità di Dio nell'Elezione è spesso dovuta al desiderio di difendere ciò che essi credono essere l'intero messaggio della Bibbia. Essi credono che una tale dottrina metta in questione l'attributo divino dell'amore, anzi, ne sia un attacco frontale. E' facile vedere come esso possa essere per loro una questione particolarmente sensibile ed emotiva. E' necessario avere molta cura nel indicare quei testi biblici che possano chiarire ciò che viene detto. Non tutti sembrano essere aperti a riesaminare le loro persuasioni e presupposti perché queste tradizioni sono molto potenti. La tradizione che Dio ami tutti esattamente allo stesso modo è molto forte. Devo dire che, per molti anni, questo è stato esattamente il caso nella mia vita. Molti credono di non aver bisogno di esaminare quei testi perché, nella loro mente, il loro concetto di amore corrisponderebbe già a ciò che insegna la Bibbia. Lo considerano come qualcosa di assodato ed indiscutibile. Giustamente, il dott. James White ha detto: "Coloro che maggiormente sono schiavi della loro tradizione sono proprio quelli che non pensano di averne alcuna". Per giungere ad una comprensione autenticamente biblica è di importanza vitale riconoscere che i presupposti sui quali ci fondiamo potrebbero non essere giusti, e così sottoporli ad attenta verifica alla
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luce della Scrittura affinché sia la Bibbia a confermare che essi siano validi oppure no. Abbiamo tutti la tendenza, infatti, a proiettare nella Scrittura cose che non vi sono esplicitamente affermate e poi venircene via con tradizioni che non sono di fatto insegnate dalla Bibbia. Ecco perché avere un cuore ed una mente aperta, in spirito di preghiera, è essenziale se davvero vogliamo permettere alla Scrittura di governare il nostro pensiero. Il bisogno più grande Qual è il bisogno più grande della Chiesa? Io credo che ciò di cui la Chiesa ha maggiormente bisogno è DIO come Egli è realmente, e dell'EVANGELO come realmente esso è. Se uno di questi è distorto, lo sarà pure l'altro. Se siete dei cristiani autentici, avrete il desiderio di conoscere l'unico e vero Dio così come Egli si è rivelato. Vorrete conoscerlo e distanziarvi da tutte le idee a Suo riguardo che non siano bibliche. Questo è ciò che presuppongo su di voi, i lettori, allorché esploriamo il primo capitolo sull'amore di Dio. L'amore è uno degli attributi di Dio. La Bibbia afferma praticamente in ogni pagina quanto meraviglioso sia l'amore di Dio. "Dio è amore" (1 Giovanni 4:8). Che vi potrebbe essere di più chiaro? Beh, di fatto, quanto studiamo la Bibbia, la dottrina dell'amore di Dio si rivela molto più complessa di quanto sulle prime noi si sia pronti a riconoscere. Il compito del teologo è quello di prendere tutto ciò che la Bibbia ci dice su un certo argomento ed esporlo in modo ordinato e sensato. La teologia è una scienza. Un tempo la teologia era chiamata "la regina delle scienze" ed una persona non poteva dire di avere avuto un'istruzione piena senza almeno completare un corso di teologia. Teologia 46
semplicemente vuol dire "studio di Dio", e tutti sono teologi, nel senso che tutti hanno una qualche idea su Dio. Anche gli atei credono a qualcosa su Dio: essi negano la Sua esistenza. La questione, quindi, non è se noi siamo o non siamo teologi. Che siamo "teologi" è un fatto. La vera questione è: "Siamo dei buoni o dei cattivi teologi?". Allora, da dove possiamo partire quando si tratta di delineare l'amore di Dio? Partiamo dal vedere come l'amore di Dio si inserisca nel grande schema delle cose. Ecco ciò che noi sappiamo: Dio è. Dio è del tutto perfetto e non ha bisogno di cambiare, perché ammettere che Egli possa cambiare vorrebbe dire ammettere che quel che era prima non era del tutto perfetto. Dio è perfetto nel Suoi attributi ed è stato così da sempre. Egli sempre agisce in conformità con ciò che Egli è e quindi tutto ciò che Egli fa è perfetto. In Deuteronomio 32:3-4, Mosè scrive: "...poiché io proclamerò il nome del SIGNORE.Magnificate il nostro Dio! Egli è la rocca, l'opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio fedele e senza iniquità. Egli è giusto e retto". Dio non è cambiato mai in alcun modo. Né ora né mai. Dio stesso dice: "Io, il Signore, non cambio" (Malachia 3:6). Ciononostante, in gran parte delle chiese oggi, molte delle caratteristiche o attributi di Dio sono stati deliberatamente oscurate alla vista. Certo, sono ancora presentati gli attributi più popolari di Dio, come il suo amore, la Sua grazia, e la Sua misericordia. Eppure si assiste ad un grande oscuramento di certi altri Suoi attributi, come la Sua santità, giustizia, rettitudine, ira e sovranità. Indubbiamente questo è un problema, un grosso problema. Ecco ciò che intendo. Ad un buffet, non troviamo alcuna Polizia del Buffet che ci osserva per vedere se
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mettiamo nel piatto ogni singolo tipo di cibo che sia offerto, accusandoci poi di non averlo fatto, magari di "discriminazione" contro determinati cibi, se prendiamo per mangiarli solo alcuni tipi e non tutti. Noi siamo liberi di scegliere quale tipo di cibo mangeremo e quali no. Lo facciamo "con impunità", perché non avremo nessuna conseguenza penale per aver passato oltre un certo cibo o non aver messo nel nostro piatto magari un pezzo di torta di mele... Diciamolo chiaramente: gli attributi di Dio non sono una linea di un buffet dal quale prendiamo ciò che preferiamo. Non siamo invitati a scegliere gli attributi di Dio che preferiamo lasciando gli altri. Non abbiamo alcun diritto di dire: "Lascio la sovranità e prendo solo l'Amore", Dio non ci permette di lasciare da parte alcuni dei Suoi attributi. Dio è tutto quello che Egli dice di essere. Credere solo in alcune delle Sue caratteristiche ed ignorare le altre, significa inventarci il Dio che più ci fa comodo o preferiamo. Per questo c'è un termine biblico: idolatria! Un idolo può essere fabbricato e messo in piedi non solo con le mani, ma anche con il nostro cuore e la nostra mente. Vi è un solo Dio e qualsiasi altro dio che non corrisponda a quello che di Sé Egli ha rivelato nella Scrittura è un falso Dio. Romani 5:8-9 dichiara: "Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira". Ogni peccato che la creatura umana commetta è un atto di "tradimento cosmico" e Dio, essendo santo e giusto, non è solo nei Suoi diritti quello di essere irato con noi, ma deve esserlo. È per questa ragione che trattare alla leggera il peccato, o un qualche peccato, e dire che Dio "ci passa sopra", significa affermare
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che a Dio non importi più di quel tanto della Sua santità. Una tale cosa è impossibile. Il peccato deve ricevere una sanzione penale, quella che Lui per esso ha stabilito, altrimenti Dio non sarebbe giusto. Dio ha pieno diritto di manifestare verso le Sue creature la Sua ira santa e giusta. Eppure, l'ira non è l'unico attributo che Egli manifesti. Egli pure manifesta grande misericordia. Difatti, Dio, nel Suo amore, ha inviato Suo Figlio nel mondo per salvare creature umane dalla Sua stessa intensa ira, quella che giustamente si manifesta verso tutti coloro che peccano verso di Lui. Romani 11:22 "Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio...". Se noi ci concentriamo su uno solo di questi attributi ad esclusione degli altri, distorciamo l'immagine biblica di Dio. E pure distorciamo l'Evangelo. Ebrei 10:31 dice: "È terribile cadere nelle mani del Dio vivente". La calamità ultima in cui potremmo cadere è finire nelle mani del Dio vivente, non essere trovati "a posto" con Lui e dover affrontare il giudizio pieno dell'ira di Dio per l'eternità. Se questo è, com'è, il più grande pericolo in cui potremmo incorrere, allora, essere salvati da esso è la liberazione e salvezza più grande in assoluto che potremmo avere. Alla croce, Gesù ha preso su di Sé la conseguenza ultima dei peccati di tutti quelli che avrebbero creduto in Lui ed ha assorbito in Sé stesso la condanna che la giusta ira di Dio Padre prevede come conseguenza penale del peccato. Egli era il Sostituto, il Vicario perfetto che ha portato su di Sé la santa e giusta ira di Dio, realizzando riconciliazione e piena propiziazione in favore di quelli che Gli appartengono, il Suo popolo (la propiziazione è un sacrificio che distoglie l'ira di Dio dai peccatori). L'ira di Dio è
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distolta solo dai credenti. Gli increduli rimangono sottoposti all'ira di Dio. Giovanni 3:36 dice: "Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui". Se essi perseverano nell'atteggiamento di sfida e di negazione di Dio e del Suo Cristo, essi dovranno patire nella sua pienezza tutta l'ira di Dio. Il ritorno di Gesù in terra sarà un avvenimento segnato sia da grande gioia che da gran terrore, perché sebbene Egli sia scudo per tutti coloro che credono in Lui, la Sua ira sarà riversata su tutti coloro che non saranno riconosciuti come Suoi soggetti. Apocalisse 19:11-16 descrive il terrore che incoglierà molti al Suo ritorno: "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro. Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente. E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI". Questa sicuramente non è l'immagine di Cristo che la chiesa ama rappresentare, ma è quella biblica. Gli increduli non passano oggi notti insonni nel timore di incontrare Dio, perché la chiesa ha detto loro: "Dio vi ama ed ha un meraviglioso piano per la vostra vita". A loro non è stato detto della necessità di fuggire dall'ira che sta per piombargli addosso, perché sono stati rassicurati che questo loro non avverrà... È stato 50
loro detto che Dio li ama incondizionatamente, il che, per loro, significa che come hanno vissuto e vivono non avrà per loro alcuna conseguenza e che, anzi, van bene così come si trovano. Certo essi non sentono la minaccia del giudizio di Dio. Perché dovrebbero? Eppure il messaggio dell'Evangelo è questo: Tutti coloro che ripongono la loro fiducia in Cristo come loro Salvatore e Signore sono salvati da Dio in Cristo, ma anche da Dio nel senso di "dalla Sua giusta ira") e per Dio. Il pendolo C'è stato un tempo, nella storia della Chiesa, dove si evidenziava troppo l'ira ed il giudizio di Dio. Vi erano predicatori che ardentemente minacciavano sempre il loro uditorio con il fuoco e le fiamme della dannazione e dell'inferno. Ora sembra che il pendolo sia andato completamente in direzione opposta tanto che la gente sente solo parlare di un non meglio definito "amore di Dio", sentimentale e superficiale. Il che è inteso come molto rassicurante: un amore che è tutto "accoglienza" e nessuna condanna. Ricordo che qualche tempo fa, mentre leggevo il libro degli Atti degli apostoli, prendevo particolare nota di come essi avessero predicato l'Evangelo. Che cosa predicavano? Che cosa mettevano in particolare evidenza? Qual era la somma e la sostanza della predicazione apostolica? Ero rimasto scioccato dai risultati del mio studio. Sapete quale? Che gli apostoli non menzionavano mai l'amore di Dio, nemmeno una volta! Questo non vuol dire che Dio non ami le Sue creature umane, anzi. Ma sono rimasto scioccato nel rendermi conto che l'amore di Dio, in quelle predicazioni, non fosse mai in prominenza, specialmente se le
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confrontiamo con quanto prevalentemente si sente oggi predicare: l'amore è l'unica cosa che si sente. Nel Nuovo Testamento si parla molto dell'amore di Dio, ma la maggior parte dei casi in cui se ne parla, nelle epistole, questo discorso è fatto alla chiesa, e non agli increduli. Nel prossimo capitolo considereremo la natura multiforme dell'amore di Dio.
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Capitolo 5: ...e l'amore di Dio? (seconda parte) Come creature umane noi siamo in grado di manifestare diversi tipi di amore. Amiamo la nostra poltrona favorita ed amiamo la nostra famiglia, ma si spera non allo stesso modo. Se la nostra casa andasse in fiamme, il primo pensiero che avremmo è assicurarci che tutti i membri della nostra famiglia fossero al sicuro e non in pericolo - salvare la nostra poltrona favorita verrebbe solo dopo, se possibile. Amiamo i nostri animali domestici ma amiamo di più nostra moglie o nostro marito. Amiamo il nostro Paese molto più di quanto amiamo l'azienda elettrica che fornisce energia alla nostra casa. Allo stesso modo, Dio ha più di un grado o di una misura d'amore. Il Suo amore ha molte facce ed è multi-dimensionale. Dio il Padre ama il Suo eterno Figlio più di quanto ami i piccioni sul tetto di casa mia. Egli si dimostra amorevole di tutte le Sue creature eppure è chiaro che Egli riserva un amore speciale per il Suo popolo eletto. Alcuni fanno un balzo di sorpresa quando si rendono conto delle ramificazioni di Giovanni 3:16 "Perché Dio ha tanto amato il MONDO, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Ho visto dei cristiani duellare a colpi di versetti biblici: uno citava dei versetti e l'altro ne citava altri che apparentemente negavano quelli addotti dal primo. Un tale spettacolo è solo segno di immaturità. Uno dice: "Dio ama il mondo", mentre l'altro cita il Salmo 5:5 che Dio detesta tutti gli operatori di iniquità. 53
Sebbene Giovanni 3:16, piuttosto che il Salmo 5:5, è verosimilmente maggiormente esposto ed incorniciato nelle nostre case, entrambi questi versetti sono presenti nella Bibbia ed il buon teologo non sceglie di credere al versetto che gli piace di più piuttosto che all'altro, ma cerca di armonizzare TUTTO ciò che la Scrittura rivela. Io credo che la risposta a questi tipi di dilemmi potenziali sta nel comprendere che l'amore di Dio è multi-dimensionale e presenta molti aspetti diversi. Dio ha diversi gradi di amore. Diversi significati di “mondo” Cercherò di trattare di Giovanni 3:16 in un capitolo successivo. Per il momento, però, è interessante notare che Giovanni fa uso del termine "mondo" in almeno dieci modi diversi, e questo solo nel suo vangelo. "Mondo" può significare: (1) L'intero universo. "Egli era nel mondo [il pianeta Terra], e il mondo [il pianeta Terra e, per implicazione, tutto l'universo] fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo [la gente del mondo] non l'ha conosciuto" (Giovanni 1:10); "Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse" (Giovanni 17:5). (2) La terra fisica. "Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Giovanni 13:1); "Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero" (Giovanni 21:25). (3) Il sistema corrotto di questo mondo. "Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato
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fuori il principe di questo mondo" (Giovanni 12:31); "Io non parlerò più con voi per molto, perché viene il principe di questo mondo. Egli non può nulla contro di me" (Giovanni 14:30); "...quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato" (Giovanni 16:11). (4) Tutta l'umanità meno i cristiani. "Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie." (Giovanni 7:7); "Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me" (Giovanni 15:18). (5) Un grande gruppo, ma meno che tutta l'umanità. "Perciò i farisei dicevano tra di loro: «Vedete che non guadagnate nulla? Ecco, il mondo gli corre dietro!»" (Giovanni 12:19). (6) Solo gli eletti. "Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Giovanni 3:17). (7) Solo i non-eletti. "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuo" (Giovanni 17:9). (8) L'ambito dell'umanità. "Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto" (Giovanni 1:10). Questa, probabilmente è pure la migliore comprensione di 'mondo' in Giovanni 3:16. (9) Giudei e Gentili (non solo Israele, ma anche molti di altre nazioni. ..."e dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo" (Giovanni 4:42). (10) Il pubblico in generale (distinto da un pubblico privato) non solo in piccoli gruppi privati. " Perciò i suoi fratelli gli dissero: «Parti di qua e va' in 55
Giudea, affinché i tuoi discepoli vedano anch'essi le opere che tu fai. Poiché nessuno agisce in segreto, quando cerca di essere riconosciuto pubblicamente. Se tu fai queste cose, manifèstati al mondo»" (Giovanni 7:3-4). Guardare a questa lista può essere molto utile soprattutto quando le tradizioni regnano supreme nella mente di tanta gente per la quale "mondo" significherebbe sempre tutta l'umanità. Qualche volta è così, ma la maggior parte delle volte no. È una tradizione molto forte ma che non regge di fronte ad un attento scrutinio biblico. Giacobbe ed Esaù Proseguiamo, e consideriamo un brano della Scrittura che ci fa capire molto a proposito dell'amore multidimensionale di Dio. Romani 9:10-18. "Ma c'è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre; poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; com'è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il
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mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole". In qualsiasi modo comprendiamo la frase: "Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù" in Romani 9, penso che tutti sarebbero d'accordo sul fatto che l'amore di Dio per Giacobbe era certamente diverso o di tipo diverso che il Suo amore per Esaù. Dev'essere così, altrimenti questo testo sarebbe privo di significato. Se però è così, allora questo unico versetto è tale da confutare l'idea che Dio ami tutti allo stesso modo. Vi sono diverse dimensioni nell'amore di Dio. Alcuni cercano di evitare questa conclusione dicendo che Giacobbe ed Esaù sono poi diventati grandi nazioni, e quindi entrambi sono stati benedetti. Il testo stesso, però, si riferisce a singoli individui (Giacobbe ed Esaù in seno alla loro madre) e non a nazioni, anche se le nazioni sono composte da individui. Per Dio, riporre il Suo amore su una nazione e respingerne un'altra, certamente comporta delle conseguenze per gli individui che la compongono - cosicché la conclusione che alcuni cercano di evitare (che Dio elegge alcuni ma non tutti - e che Egli ama alcuni in modo speciale, in un modo diverso da tutti gli altri) rimane inevitabile. Rammentiamoci qui pure del contesto. Paolo qui spiega il motivo per il quale non tutto il popolo di Israele ha abbracciato il loro Messia ed è giunto alla salvezza. Egli ci ha appena detto che la Parola di Dio non ha fallito perché non tutto Israele è Israele (Romani 9:6). Non tutto Israele nei termini di discendenza fisica è considerato agli occhi di Dio come Israele. Tutto "Israele" (come Dio definisce Israele) ha abbracciato il Messia (il Signore Gesù Cristo) perché essi erano coloro ai quali era stata fatta la promessa. Quello è il punto che Paolo vuole
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affermare in quel brano della sua lettera ed il pensiero segue ininterrotto da Romani 8 a Romani 9, e questo ci porta, appunto, a "Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù". L'apostolo Paolo sta spiegando perché la Parola di Dio non abbia in alcun modo fallito perché tutto Israele (com'è definito da Dio) sarà salvato e nulla separerà il vero popolo di Dio dall'amore di Dio (cosa che era stata chiarita in Romani 8). "poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che dipende non da opere, ma da colui che chiama)" - uno dei fratelli è stato scelto e non l'altro. Dio manifesta la Sua misericordia a chi ritiene opportuno manifestarla. Il proposito elettivo di Dio di manifestare il suo amore elettivo a Giacobbe e non a Esaù, è UNA SPIEGAZIONE del perché la parola di Dio non abbia fallito in alcun modo. La promessa di Dio è verace e la Sua parola realizza sempre lo scopo che Dio si era proposto. Tutti gli eletti riceveranno questa misericordia. Questo è ciò che ci insegna l'intero brano di Romani 9. La scelta che Dio opera di un fratello e non dell'altro, non era basata su ciò che essi avevano fatto (le loro opere), ma era basata sulla potente chiamata efficace di Dio (qualcosa che pure è chiarito in Romani 8), dove si afferma che tutti i chiamati vengono giustificati. Il fatto è che Dio è sovrano. Come tale Egli si riserva il diritto di avere misericordia su chi vuole e di passare oltre agli altri senza farne loro oggetto, lasciandoli nella loro ostile disposizione verso di Lui. Dio aveva rivelato Sé stesso ad Abraamo in un modo diverso dai suoi vicini di casa. Leggiamo del misterioso amore che Dio ha per Israele - misterioso perché Dio non spiega mai perché lo ami. 58
Egli non manca, infatti, di rendere chiaro che la sua scelta non è avvenuta sulla base di alcunché essi fossero od avessero fatto. Il Suo amore per loro era più grande di quello che aveva verso le nazioni loro circostanti. Egli voleva un popolo per Sé stesso e quindi in modo sovrano ed incondizionato Egli ha scelto Israele come Suo tesoro particolare. Ha scelto Israele, e non gli Ittiti, gli Amoriti o i Filistei. Ecco le parole stesse che Dio rivolge ad Israele: "Infatti tu sei un popolo consacrato al SIGNORE tuo Dio. Il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. Il SIGNORE si è affezionato a voi e vi ha scelti, non perché foste più numerosi di tutti gli altri popoli, anzi siete meno numerosi di ogni altro popolo, ma perché il SIGNORE vi ama: il SIGNORE vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d'Egitto, perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri" (Deuteronomio 7:6-8). Dopo la Sua risurrezione, Cristo appare a Saulo di Tarso sulla via che porta a Damasco, ma non a Ponzio Pilato nella sua camera da letto. L'intera Bibbia parla di Dio che è sovrano nell'impartire la Sua misericordia. È così dappertutto nella Bibbia - molti sono venuti da me settimane dopo che mi hanno udito insegnare su questo argomento e, sebbene avessero ammesso che dapprima erano stati interiormente ostili e resistenti verso un tale insegnamento, dopo aver riconsiderata la cosa da loro stessi (e io dico, non tutti sono preparati per farlo), hanno fatto commenti come: "È stupefacente! Ora vedo questa verità dovunque guardo nelle Scritture!".
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Una persona mi ha detto recentemente: "Ora io vedo l'amore elettivo di Dio in posti che non avrei mai immaginato. Sto leggendo la mia Bibbia ed ora vedo questo nelle parabole di Gesù, ed in molti altri luoghi. Io vedo che Gesù si rallegrava quando la verità di Dio era appositamente nascosta ad alcuni e rivelata ad altri. Ho letto questo tipo di brani per anni e non me ne sono mai accorto!". Luca 10:21-22 descrive come una volta Gesù si era rallegrato "In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo»". Commentando questi versetti, un altro ha detto: "Ha scombussolato tutto il mio mondo rendermi conto che Gesù si era rallegrato che il Padre avesse nascosto la verità ad alcuni. Egli si rallegrava dell'amore elettivo del Padre. Quella che per me un tempo era per me una cosa ripugnante, ora, però è dolcezza e luce, e la posso vedere". Se Gesù si rallegra del fatto che il Padre nasconde la verità (il che parla di attività) ad alcuni e la rivela ad altri, io penso che almeno dovremmo chiedercene il perché! Perché il fatto Dio voglia nascondere certe cose ad alcuni e rivelarle ad altri è cosa così preziosa per il nostro Signore? Perché la cosa non ci eccita tanto quanto eccitava Gesù? Certamente questa è cosa sulla quale riflettere. Dal versetto 14 il ragionamento di Paolo in Romani 9 continua: Dio considera cosa perfettamente giusta dispensare la Sua misericordia come meglio ritiene 60
opportuno. La misericordia, per definizione, non può essere cosa che si possa pretendere. Nessuno può pretendere misericordia. Il fatto che nessun angelo decaduto sarà mai redento non è causa di problemi intellettuali per gli angeli in cielo. Il giusto carattere di Dio rimane intatto e gli angeli di Dio cantano in continuazione: "Santo, santo, santo è il Signore Dio degli eserciti!". Ciò che dovrebbe sorprenderci del testo: "Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù", non è che Dio abbia odiato Esaù. Esaù era un peccatore e meritava l'ira di Dio tanto quanto il resto di noi. Quello che dovrebbe meravigliarci è che Egli avesse fatto oggetto del Suo amore uno come Giacobbe! Questo sì che dovrebbe scioccarci! Perché mai Dio avrebbe voluto avere a che fare con un tale peccatore? Tristemente, però, noi raramente esprimiamo il nostro stupore per tale misericordia. Perché? Perché io penso che, nel profondo del nostro cuore noi tendiamo a credere che tutti meritino misericordia. La verità è che ciascuno di noi è peccatore pari pari a Giacobbe. Fintanto, però, che non intendiamo questo, noi non coglieremo quanto sia stupefacente la Grazia che Dio ci impartisce in Cristo. Tutti ricevono una qualche misericordia - Dio era stato molto misericordioso verso Giacobbe, ma alla fin fine, Esaù non riceve la stessa misericordia di suo fratello Giacobbe. Dio manda la Sua benefica pioggia su tutti - sui giusti e sugli ingiusti. Egli, però, impartisce il Suo amore efficace e redentore solo su alcuni. Non tutti saranno salvati. Alcuni periranno. È il fatto che anche un solo peccatore possa essere contato fra la schiera celeste perché è stato redento dalla pura misericordia di Dio: ecco quel che dovrebbe renderci stupefatti. Il fatto è che questo numero non sarà solo di pochi, ma è vasto tanto da non potersi contare. 61
Apocalisse 7:9-10 "Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribĂš, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E gridavano a gran voce, dicendo: ÂŤLa salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all'AgnelloÂť". Alleluia! Che meraviglioso Salvatore!
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Capitolo 6: ...e il libero arbitrio? Perché state leggendo ora queste parole? Sì, perché state leggendo ora proprio questa frase? Ci sono miliardi di altre frasi là fuori che aspettano di essere lette, in molte lingue diverse! Adesso, però, siete di fronte a questa pagina e ne state leggendo le parole. Perché? Beh, potrebbe darsi che qualche fanatico "riformato" vi stia ora puntando una pistola alla tempia dicendovi che se non leggete queste parole vi ammazza. In quel caso si tratterebbe di quello che qualcuno ha definito "un riformatore da mettere in gabbia". E' quello che alcuni suggeriscono per quelli che, dopo essere giunti a comprendere le Dottrine della Grazia, avrebbero bisogno di essere segregati in una gabbia per almeno due anni. Perché? Perché il loro zelo per la verità della Riforma deve essere moderato da misure atte ad insegnargli a non affliggere la gente con la sua propaganda martellante. Difatti vi manda in continuazione libri, CD, mp3, DVD e e-mail, non importa se non avete mai mostrato alcun interesse per queste cose. Il periodo natalizio è il suo tempo favorito dell'anno, perché solo attende con ansia questa opportunità per mandarvi il libro di R. C. Sproul "Scelto da Dio". Possiamo capire che abbia spirito missionario, ma la cosa migliore per lui sarebbe chiuderlo in una gabbia per almeno due anni affinché si calmi un poco! Così alcuni pensano. In ogni caso, anche se ci fosse un "pazzo riformato" con una pistola puntata alla vostra tempia, ancora avete fatto la scelta di leggere queste parole piuttosto che ricevere il colpo di una pistola... Preferite leggere questo al posto di sentire l'impatto di una pallottola. Ora, comunque, state leggendo questo perché lo volete. Di fatto, perché questa è ora la vostra 63
inclinazione più forte, non c'è proprio modo che voi in questo momento leggiate altro. E' impossibile che voi vogliate leggere ora qualcosa di differente, e questo continuerete a fare fintanto che sentirete un desiderio maggiore di fare o di leggere qualcos'altro. Allora, cos'è esattamente il libero arbitrio? Ce l'abbiamo? Ce l'ha Dio? Quanto libera è la volontà di Dio? Può Lui fare tutto quello che vuole? Possiamo noi fare tutto quello che vogliamo? Queste questioni, naturalmente, non sono nuove. Esse sono state la fonte di innumerevoli conversazioni e dibattiti sia fra la gente comune che fra i maggiori teologi della Chiesa per tutta la sua storia. Martin Lutero, anziano, riconsiderando il suo ministero svolto nella sua vita, aveva considerato il libro che aveva scritto sulla volontà umana come la sua opera più importante. Nella mente di Lutero, non comprendere la questione della volontà umana significa non comprendere la dottrina della Riforma del sola gratia. Aveva affermato: "Se qualcuno attribuisce la salvezza alla volontà umana, anche solo in minima parte, non conosce alcunché della grazia e non ha compreso Gesù Cristo in modo corretto" (Lutero, citato da C. H. Spurgeon - New Park Street Pulpit, Sermone 52, "Il libero arbitrio - uno schiavo", vol 1 p. 395). Non credo che si tratti di una questione particolarmente complicata, ecco perché sto scrivendo qui questo breve capitolo. Non si tratta di un intero trattato sulla volontà umana. Credo però che si possa dire abbastanza anche in breve almeno per cominciare a riflettere. Giungere ad una comprensione della volontà umana, per quanto non complicato, è spesso un'impresa pregiudicata dalle nostre personali tradizioni, sostenute con ostinazione e le nostre naturali 64
tendenze antropocentriche. Nasciamo pelagiani per natura, pensando di poter essere tutto ciò che vogliamo essere, di fare tutto ciò che vogliamo fare, non importa se in tutto questo Dio abbia una Sua volontà. Gli esseri umani hanno una volontà. Dio ha una volontà. Che cosa significa questo, però, esattamente? I limiti stanno nella nostra natura Possiamo fare tutto ciò che scegliamo di fare? Possiamo volare fino alla luna senza l'aiuto di complicate macchine? Possiamo andare a Polo Nord e sopravvivere con addosso solo una maglietta a maniche corte, calzoncini e ciabatte? Possiamo prendere un profondo respiro e vivere sott'acqua per un giorno senza ossigeno? No, il libero arbitrio umano, la nostra libera volontà è necessariamente limitata per natura. Non è nella natura umana e nelle sue capacità quello di volare fino alla luna senza aiuti, sopravvivere nel freddo intenso senza un'adeguata copertura, o sopravvivere in acqua senza ossigeno. Il problema non sta nella volontà, ma nella natura umana. Perché se non è nella natura umana di fare un qualcosa, non siamo liberi di fare quel qualcosa. Avete notato che, sebbene il termine "libero arbitrio" sia sbandierato a piè sospinto ogni giorno, nella Scrittura non lo trovate mai menzionato in questa o in altre forme. La "volontarietà" compare solo nell'Antico Testamento quando si parla di "offerte volontarie", che semplicemente significa quei doni monetari che sono offerti al di là di quanto Dio esiga nella Sua Legge. Questo, però, è irrilevante per la nostra discussione. Nella Scrittura non si parla di libero arbitrio, o di "libera volontà" perché la volontà umana, con la Caduta, ha subito una radicale 65
corruzione. Proprio perché la nostra natura di esseri umani irrigenerati non ha interesse a cercare Dio (Romani 3:11), la nostra volontà sceglie, immancabilmente, il 100% delle volte, di voltare le spalle a Dio, piuttosto che andare verso di Lui. Questo non è dovuto ad un qualche handicap fisico, ma è una questione morale, della quale siamo tutti responsabili. Il peccato di Adamo ha causato la Caduta, che poi ha avuto conseguenze radicali per tutta la sua discendenza. Come nostro capo federale e perfetto rappresentante, Adamo ha peccato a nome nostro. Prima, però, di dire che non è giusto che Dio dichiari l'intera umanità colpevole in Adamo, dobbiamo comprenderne l'altra faccia della medaglia. Essa è la meravigliosa verità che tutti coloro che sono in comunione con Cristo vengono dichiarati non colpevoli, e riconosciuti giusti a causa della perfetta giustizia di Cristo che viene loro accreditata. Non possiamo credere in uno di questi "accreditamenti" o imputazioni, senza l'altro e pretendere di essere biblici nel nostro pensiero. Siamo tutti perfettamente rappresentati da Adamo. Egli era un personaggio storico autentico, non una leggenda o un mito. Tutta l'umanità era rappresentata da Adamo e dichiarata colpevole a causa del peccato di Adamo (Romani 5:12,19); tutti coloro che sono in Cristo (l'Ultimo Adamo) sono dichiarati giusti a causa della giustizia di Cristo loro accreditata (Romani 5:17; 2 Corinzi 5:21)."Come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati" (1 Corinzi 15:22). Il past. Steve Weaver scrive: "Una buona definizione di libera volontà è la capacità della mente di operare delle scelte secondo la nostra natura”. Questa definizione di 'libera volontà' si applica pure per la libera volontà di Dio. Anch'Egli è limitato dalla Sua
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natura! E' per questo che Dio non può peccare! Perché? Perché non è nella Sua natura! Dio, però, ha una volontà libera e, a differenza degli esseri umani, Egli ha una natura buona e santa". Jonathan Edwards disse che la volontà è la mente che sceglie: per quanto vi sia una distinzione fra mente e volontà, le due sono inseparabili nell'agire. Noi non facciamo una scelta senza che la mente la approvi. Noi agiamo sempre secondo l'inclinazione più forte al momento della scelta. Noi scegliamo in accordo con l'inclinazione più forte in un dato momento. Perché avete oggi indossato i vestiti che avete portato oggi? Era perché le cose che avete messo addosso avevano per voi un appello maggiore delle altre cose che avevate nel guardaroba. Ora è possibile che non avevate altro a disposizione che i vestiti che vi siete messi. Anche se così fosse, il vostro desiderio di indossare qualcosa era più grande del vostro desiderio di indossare nulla, da cui la scelta. Ancora, noi scegliamo secondo l'inclinazione più forte al momento della scelta. Quando commettiamo un peccato, in quel momento il nostro desidero di peccare è più forte che il nostro desiderio di ubbidire a Cristo. Io credo che questo sia la cosa più inquietante dei peccati che commettiamo. In quel particolare momento quando ho peccato, il peccato esercitava su di me un appello maggiore che ubbidire al mio Signore. Questa è la tristezza secondo Dio che produce il ravvedimento (2 Corinzi 7:10). La Bibbia insegna che io (come creatura umana decaduta e peccatrice) non sono libero di scegliere Dio perché la cosa è contraria alla mia natura. Ecco perché è necessario acquisire una nuova natura, quella che ci viene data dallo Spirito Santo nel momento della rigenerazione. Fintanto che non 67
nasciamo di nuovo, non possiamo entrare e nemmeno vedere il regno di Dio (Giovanni 3). Sebbene alla creatura umana si comandi di cercare il Signore mentre lo si può trovare e di venire a Cristo, aspetteremo invano che qualcuno lo facesse. Romani 3:11 dice letteralmente: "Non c'è nessuno che cerchi Dio". Giovanni 6:44 dice: "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Letteralmente, il versetto dice: "Nessuno è in grado". Proprio come non siamo in grado di volare fino alla luna senza aiuto, le chiare parole di Cristo qui mostrano come l'essere umano non sia in grado di venire a Lui senza l'intervento diretto di Dio. Ecco alcune riflessioni del dott. R. C. Sproul al riguardo di questo versetto; "In primo luogo, notiamo come Gesù dica "Nessuno". Questa è una dichiarazione negativa universale. Non dice che alcuni non siano in grado di venire se il Padre non li attira. Significa che assolutamente nessuno può venire se Dio per primo non fa qualcosa. L'umanità è così depravata nella condizione di Caduta che, indipendentemente dalla Grazia irresistibile di Dio, nessuno si volgerebbe mai di per sé stesso a Dio. In secondo luogo, notiamo come Gesù dica: "può". Rammentiamoci che questo "può" non è concessivo "non può perché così ha deciso, ma potrebbe", ma significa "non è assolutamente in grado, ammesso e non concesso che lo volesse". Gesù non sta dicendo nemmeno che nessuno "ha il permesso" di venire a Lui, ma che egli non è in grado di venire a Lui, è impossibile. Questa è la dottrina biblica della totale incapacità. In terzo luogo, notiamo il "se non". Questo introduce un'eccezione. A parte da questa eccezione, nessuno mai si volgerebbe a Gesù". 68
Infine, veniamo alla parola "lo attira". Alcuni hanno suggerito che questa parola significhi "attirare con parole suadenti e persuasive" o "sedurre abilmente", quasi che fosse solo un incoraggiamento alla libera volontà umana. Non si tratta nemmeno di adescamento, allettamento, o richiamo. Questo non è il caso. In Giacomo 2:6 troviamo: "Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali?". In Atti 16:19 troviamo: "I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità". "Attirare" e "trascinare", nell'originale greco è lo stesso verbo. Gerhard Kittel, nel Dizionario Teologico del Nuovo Testamento dice che la parola tradotta con "attirare" in Giovanni 6:44 significa "costringere con autorità irresistibile". Era stata usata nel greco classico per attingere l'acqua da un pozzo. Noi non persuadiamo o seduciamo l'acqua dal pozzo perché venga su da noi... La forziamo contro la forza di gravità di venire su tirandola. Così è con noi. Siamo così depravati che per poterne salvare qualcuno deve costringerlo! (dall'opera: "Scelti da Dio"). Il carattere stupefacente e la bellezza della Grazia di Dio è che proprio quando noi siamo in condizione di morte spirituale, lo Spirito opera per rendere gli Eletti desiderosi di venire. Egli cambia la disposizione del cuore umano ribelle, estraendovi il cuore di pietra e sostituendolo con un cuore di carne, affinché venga volentieri a Lui. Quando molti citano Giovanni 6:44 essi menzionano la prima parte del versetto: "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato", ma essi ne omettono la seconda parte: "e io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
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Gesù ci dà qui un pensiero molto significativo ed è qualcosa che non dovremmo mancare di rilevare. Egli dice che chi è attirato a Lui sarà pure fatto risuscitare nell'ultimo giorno, vale a dire a vita eterna con Cristo in cielo. Le parole originali tradotte dal greco koiné in italiano sono: "...lo tira e lui e io lo farò alzare". Quel "lo" e "lui" sono separati da una sola parola greca. Questo è importante, perché linguisticamente non c'è modo di intendere che "attirare" e "far risorgere" si riferiscano a due persone diverse. Lo stesso che è attirato è anche fatto risorgere a vita eterna. Ovviamente qui si tratta di un'identica azione efficace e potente da parte di Dio che risulta nella salvezza. Ulteriori testi biblici
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Giovanni 1:12-13. "...ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio".
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Giovanni 3:3. "Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio»".
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Giovanni 6:36-37. "Ma io ve l'ho detto: "Voi mi avete visto, eppure non credete!" Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori".
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Giovanni 8:33-34. "Essi gli risposero: «Noi siamo discendenti d'Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: "Voi diverrete liberi"?» Gesù rispose loro: «In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato".
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Giovanni 8:47. "Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio".
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Giovanni 10:26-27. "...ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono".
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Romani 9:16. "Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia".
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Capitolo 7: La preconoscenza Romani 8:28-30 "Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati". In quella che i teologi chiamano: "La catena d'oro della Redenzione", Dio ci rivela la catena infrangibile che inizia nell'eternità passata, va attraverso il tempo e si proietta nell'eternità futura. Questa catena è forgiata da Dio stesso ed è composta da cinque anelli che non possono essere spezzati: Dio preconosce, predestina, chiama, giustifica e glorifica. Notate come non vi sia che una sola ambiguità nel testo, qualcosa di non affermato esplicitamente ma che è presupposto, vale a dire la parola "tutti". La vediamo chiaramente qualora, invece che "tutti" inserissimo "alcuni di..." ottenendo l'effetto seguente: "Perché (alcuni di) quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati; (alcuni di) quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e (alcuni di) quelli che ha chiamato ha giustificato; e (alcuni di) quelli che ha giustificato li ha pure glorificati". Se fosse così, quale tipo di conforto e di sicurezza ci darebbe? Potremmo noi forse dire: "Chi ci potrà separare dall'amore di Cristo?". Se fosse così, io credo che la nostra risposta sarebbe che vi sono molte cose che di fatto potrebbero separarci dall'amore di Cristo (se il presupposto inteso in questo brano fosse "alcuni"). Questo testo, allora, non avrebbe senso alcuno e certamente non ci darebbe alcun tipo di sicurezza in Cristo, proprio
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quello che Paolo cerca di comunicarci in questo testo di Romani 8. Si potrebbe senz'altro dire che il 100% degli studiosi della Bibbia è d'accordo che il testo in esame implichi che tutti quelli che Dio ha preconosciuto Egli ha predestinato, che tutti quelli che Dio ha predestinato ha chiamato, che tutti quelli che Egli ha chiamato ha giustificato, e che tutti quelli che Egli ha giustificato, pure ha glorificato. Quelli ce Dio ha preconosciuto In Romani 8:29 leggiamo: "Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo". Il testo non lascia forse intendere che, dato che la preconoscenza precede la predestinazione, la predestinazione sia semplicemente basata sulla preconoscenza di Dio? In altre parole, dato che Dio preconosce o conosce anticipatamente (con conoscenza piena e completa) ciò che una persona farà e chi risponderà favorevolmente e con fede all'Evangelo, Egli semplicemente predestina coloro che Egli sa che avranno fede. Giusto? Certamente questo è il modo in cui per molti anni io stesso comprendevo questo testo e questo è il modo in cui a tutt'oggi molti trattano la questione della predestinazione. Io pure ero solito indicare 1 Pietro 1:1-2 "eletti ... secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo" e presumevo che questo versetto avrebbe aggiunto maggiore peso alla mia argomentazione che l'elezione e la predestinazione siano basate sul fatto che Dio conosca in precedenza ciò che noi faremo.
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A prima vista, questo certamente sembra essere un'interpretazione legittima, perché nel testo di Romani 8:29 la parola "preconosce" viene prima di "predestina". La cosa non ci dovrebbe sorprendere. Dio, infatti, ha sicuramente bisogno di conoscere la persona che intende predestinare a qualcosa. Dio non predestina persone sconosciute ma specifici individui che Egli conosce. Tutto questo nessuno lo contesta e nemmeno potrebbe essere usato per sostenere l'una o l'altra posizione. In entrambi i sistemi la preconoscenza viene necessariamente prima della predestinazione. La vera questione è che cosa esattamente significhi per Dio conoscere qualcuno. Vi erano di fatto un certo numero di problemi nel modo in cui io comprendevo "precognizione" - non ultimo dei quali che la Scrittura rivela molto chiaramente che, lasciato a sé stesso, l'uomo sceglierà sempre contro Cristo a causa della sua ostile disposizione verso Dio. L'uomo, infatti, è spiritualmente morto ed ha bisogno che il suo cuore di pietra sia rimosso e sostituito con un cuore di carne prima che abbia un qualsiasi interesse nel cercare il Dio della Bibbia (Romani 3:11; 8:7-8; 1 Corinzi 2:14). Senza la rigenerazione l'uomo è nemico giurato di Dio. Come afferma A. W. Pink, "Dio non ha eletto dei peccatori perché Egli aveva previsto che avrebbero creduto, per la semplice e sufficiente ragione che nessun peccatore giunge alla fede solo quando Dio gliela concede, proprio come nessuno può vedere fintanto che Dio non gli dia la vista" (A. W. Pink, La natura di Dio).
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L'interpretazione, poi, non regge perché il verbo "preconoscere" non significa solo conoscere in anticipo azioni future, ma ha un significato molto più preciso. Il verbo "preconoscere" (in greco: "proginosko") in Romani 8:29 indica un'azione compiuta da Dio. Che cosa allora esattamente Dio compie? Il testo dice: "Quelli che ha preconosciuto". Per comprendere correttamente il significato di questo termine biblico, piuttosto che semplicemente presumerne il significato (cosa che molti fanno) dovremmo studiarne bene le caratteristiche. Dobbiamo rivolgerci a testi biblici che abbiano Dio come soggetto di quel verbo (come in questo caso). Il significato di questo verbo, infatti, è diverso a seconda se il suo soggetto sia Dio oppure una creatura umana. Tutti converranno, infatti, sul fatto che Dio "conosce" in modo diverso dal modo in cui noi conosciamo. Nel Nuovo Testamento troviamo il verbo "proginosko" tre volte in riferimento a Dio (Romani 8:29; 11:2; 1 Pietro 1:20). Questo è rilevante per rispondere alla domanda: "Che cosa, o chi è conosciuto da Dio?". In Romani 8:29 il complemento oggetto del verbo è un pronome che fa riferimento ai chiamati del vers. 28. In Romani 11:2, l'oggetto a cui si riferisce il verbo è "il Suo popolo". In 1 Pietro 1:20, l'oggetto è Gesú Cristo stesso. Ciascuno di questi riferimenti, poi, rappresenta Dio che preconosce persone, non azioni. 1 Pietro 1:20 dice: "...preconosciuto prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi" (ND). Quando Dio dice di aver "preconosciuto" Cristo, forse che intende dire che Egli semplicemente sapesse che Gesù avrebbe fatto decisioni corrette o
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avesse fede in Suo Padre? Certo che no. Questo parla della personale intimità del Padre con il Figlio amato. Dire che Dio preconosca atti, fede, comportamento, scelte ecc. significa presupporre qualcosa in questo termine del quale il testo biblico non rende testimonianza. Dio "preconosce" persone, non azioni. Certo, Dio conosce, sa, quel che la gente farà, ma questo non è mai il modo in cui la Bibbia intende "preconoscere". In che modo questo si rapporta a ciò che vediamo nell'Antico Testamento? Là incontriamo pure un termine corrispondente al "preconoscere" del Nuovo Testamento, vale a dire quello del termine ebraico "yada", al "conoscere" individui. Per esempio, in Geremia 1:5 Dio dice a Geremia: "Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni". Vediamo lo stesso concetto nel come Dio "conosce" Mosè. Esodo 33:17: "Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente". Anche qui vediamo la natura personale del modo in cui Dio conosce un individuo. Questo parla dell'intimità ed affetto che Dio nutriva per Mosè nel fatto che egli avesse trovato grazia agli occhi del Signore. Dio aveva scelto Mosè affinché lui diventasse recettore della Sua tenera misericordia. Citerò solo più un brano dove vediamo come questo "yada" si riferisca a Dio che possiede un'intimità personale ed affetto. Amos 3:2, nel parlare di Israele dice: "Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra; perciò vi castigherò per tutte le vostre trasgressioni". Invece che "conosciuto" la versione CEI traduce: "eletto" e di fatto vi sono ragioni molto
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forti, a causa del contesto, per tradurlo in quest'ultimo modo. Dovrebbe essere quindi ovvio che Dio non solo avesse semplicemente saputo o conosciuto su Israele (e non le altre nazioni!), e nemmeno conosciuto le azioni future degli israeliti (e non quelle delle altre nazioni!). Questo "conoscere" di Israele è intimo e personale. Parla della grazia di Dio che li sceglie come Suo popolo particolare secondo i Suoi sovrani propositi. Il verbo "yada" è pure usato in Genesi 4:1 laddove è detto che Adamo "conobbe" Eva. Risultato di questa "conoscenza" è che Eva rimase incinta, rivelando così un intimo coinvolgimento personale con lei. Tutto questo è importante ed è riflesso coerentemente in tutta la Bibbia. Ogni qual volta questo verbo è usato nel Nuovo Testamento, insieme al significato corrispondente nell'Antico, questo ci dà una solida base per comprendere ciò che voglia dire di fatto "precognizione". Il dott. White, nel suo libro: "La libertà del vasaio", afferma: "Quando Paolo dice: 'Coloro che ha preconosciuto', egli parla di un'azione da parte di Dio che è altrettanto 'solitaria'. teocentrica e personale di ogni altra azione in quella sequenza. Dio preconosce (sceglie di entrare in rapporto con); Dio predestina; Dio chiama; Dio giustifica; Dio glorifica. Dal principio alla fine è Dio ad essere attivo, è Dio che compie (porta a compimento) tutte queste cose". Pre-conoscere, quindi, non indica una raccolta passiva di conoscenza infallibile delle azioni future di creature libere", ma rivela, al contrario che, dall'inizio alla fine, la salvezza è qualcosa che Dio realizza. E' Dio e Dio solo che salva, alla sola gloria del Suo nome. Citando a questo riguardo il dott. James Montgomery Boyce nel suo commento a Romani 8:29: "...'quelli che 78
ha preconosciuto' non significa che Dio abbia conosciuto in anticipo ciò che alcune delle Sue creature avrebbero fatto. Qui non sta affatto parlando di azioni umane. Al contrario, parla interamente di Dio e di ciò che Dio fa. Ciascuno di questi termini è così: Dio preconosce, Dio predestina, Dio chiama, Dio giustifica, Dio glorifica. Oltretutto, oggetto della precognizione divina non sono le azioni umane, ma le persone stesse che le compiono. In questo senso, può solo significare che Dio ha fissato una speciale attenzione su di loro o li ha amati in maniera salvifica. Stabilire il messaggio della Grazia Romani 11:5-6 dichiara: 'Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. 6 Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia'". Permettetemi di citare qui Mark Webb: "Anche lo studente della Bibbia più distratto ammette che indubbiamente la Bibbia faccia uso del linguaggio dell'elezione quando parla degli eterni propositi di Dio. Ciononostante molti cercano di eludere le implicazioni di quel linguaggio rifugiandosi nel concetto spurio di 'elezione condizionale' (cioè che la scelta di Dio, o elezione, di certe persone alla salvezza sia condizionata dal Suo 'prevedere' in loro la fede) ... Se fosse vero il concetto di 'elezione condizionale', se la scelta da parte di Dio fosse determinata dalla mia scelta di Lui, gli effetti pratici di questo insegnamento non sarebbe diverso dal caso in cui non esistesse alcuna elezione! Prova di questa affermazione la si può trovare nel fatto che i raggruppamenti che la sostengono menzionano raramente, se non mai, l'argomento. Perché poi dovrebbero farlo? A che scopo? Dato che si insegna che Dio avrebbe fatto tutto il possibile per salvare e che ora toccherebbe a 79
noi di fare la nostra scelta, è la volontà umana che alla fin fine diventa fattore determinante e dominante nella salvezza. Ogni qual volta si rende la scelta di Dio di salvare incentrata in ciò che Egli prevede nell'uomo - sia esso le sue opere, la sua fede o le sue scelte - si pregiudica efficacemente l'intero concetto della salvezza per sola grazia! O la salvezza dipende dalla libera scelta e beneplacito di Dio - il principio cioè di 'grazia', oppure dipende da qualcosa che l'uomo produce - il che è il principio delle 'opere'. Non importa quindi tanto se questa 'cosa' che Dio prevedrebbe sia qualcosa di tangibile, veduto esteriormente nella vita umana, oppure qualcosa di intangibile, presente interiormente e veduto solo da Dio. Non importa se questo sia una cosa grande, o se sia cosa piccola. Fintanto che il 'contributo' umano è la parte critica e determinante, si ha sempre un sistema basato sulle 'opere' e non sulla grazia. Illustriamolo in questo modo. Supponete che venite da me e dite: 'Marco, ho qui un'auto che vale 15.000 euro. Se mi dai 15.000 euro ti do la macchina. In questo caso tutti concorderemmo che non si tratta di 'grazia' ma di 'opere'. Cerchiamo ora di mescolare i due concetti. Mettiamo che voi diciate: 'Marco, ho qui un'auto da 15.000 euro. Ti farò grazia di 14.999 euro, se tu mi paghi semplicemente 1 euro". Saremmo allora riusciti a mescolare la grazia con le 'opere'? No. Perché qual è la differenza pratica fra le due offerte? La differenza di prezzo, benché grande, cambia forse il fatto che quell'auto verrà comprata per un euro? Vedete, venite comunque a me sulla base del 'vendere' e non del 'dare'. Non avete cambiato il principio: avete semplicemente cambiato il prezzo! Questo è esattamente il punto di Paolo in Romani 11:5-6. L'elezione 'incondizionata' è il solo concetto di
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elezione coerente con la salvezza gratuita, per grazia! … Intenzionalmente Dio ha progettato questa salvezza in modo tale affinché nessuno potesse gloriarsene anche solo minimamente! Non l'ha progettata affinché il vantarsene potesse essere scoraggiato e ridotto solo ad un minimo - l'ha fatto in modo tale che ogni motivo di vanto ne fosse assolutamente escluso! L'elezione fa precisamente quello (Che differenza fa? Una discussione dell'unità evangelica delle dottrine della grazia). Come ha affermato John Hendryx, "Se Dio conoscesse alcuni che, ancora prima di crearli, avrebbero scelto di andare all'inferno, allora questa era una certezza fissa (anche prima della loro creazione); perché allora Dio ha proceduto a crearli? Ovviamente era, nella loro prospettiva, sempre nell'ambito della Sua Provvidenza che queste persone fossero perdute … o se Dio già preconosceva chi sarebbe stato salvato, allora perché essi continuano a sostenere che Egli stia cercando di salvare tutti? Certamente Dio già sa chi siano le persone che lo saranno: perché mai allora mandare lo Spirito santo a coloro che Egli già sa che lo respingeranno?" [www.monergism.com]. Alla fin fine, quando si sottopone a scrutinio questa concezione, essa logicamente pregiudica la posizione stessa che si sta cercando di affermare. "Ma," direbbero altri, "Dio li ha eletti in previsione della loro fede". Ora, è Dio che dona la fede, quindi, egli non avrebbe potuto eleggerli sulla base della fede che Egli prevede. Ci sono venti mendicanti in strada, ed io mi propongo di dare ad uno di loro uno scellino; ma dirà forse qualcuno che io mi sono proposto di dare a quello uno scellino, che l'ho eletto affinché ricevesse quello scellino, perché io prevedo che egli lo prenda? Questo sarebbe un discorso assurdo. Allo stesso modo, dire che Dio abbia eletto degli uomini perché aveva previsto che avrebbero avuto fede, il 81
che è salvezza in stato germinale, anche quello sarebbe troppo assurdo per noi da ascoltare anche per un solo momento" (C. H. Spurgeon, dal suo sermone intitolato "Elezione", predicato il 2 settembre 1855, a New Park Street Chapel, Soutwark).
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Capitolo 8: Ma Giovanni 3:16 non dice forse... La domanda che di solito viene posta è: "Come potete mai conciliare Giovanni 3:16 con la vostra dottrina sull'elezione divina?". Sono molti a presumere che non sia possibile. Di fatto, però, se guardiamo attentamente a quel testo senza presumerne il significato, Giovanni 3:16 è un meraviglioso testo biblico che in nessun modo pregiudica la verità della Elezione divina. Si tratta certamente del versetto più famoso dell'intera Bibbia. Qui Gesù dice: "Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Quando odono l'insegnamento biblico sull'argomento dell'elezione divina, alcuni cercano immediato rifugio in una comprensione tradizionale e, se posso dire, non biblica, di questo versetto. Essi dicono questo: "Dio non può eleggere certuni a salvezza, perché Giovanni 3:16 dice che Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché CHIUNQUE crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Quindi, Dio ha fatto la Sua parte nell'offrirci il dono della salvezza in Suo Figlio, e lascia a noi di ricevere quel dono attraverso la fede. Amen. Caso risolto!". Sebbene questa sia una tradizione molto comune, ed una che io stesso ho sostenuto per molti anni, è necessario rilevare che, nonostante la sottolineatura che molti fanno su quel "chiunque", il testo non discute affatto chi abbia o non abbia la capacità di credere.
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Qualcuno potrebbe allo stesso modo citare Giovanni 3:16 per suggerire che tutte le chiese debbano avere per terra tappeti di colore rosso... Perché? Perché quello non è l'argomento a cui quel versetto si rivolge. Il versetto è citato spesso, ma, di fatto, non ha rilevanza alcuna per l'argomento in questione. Per comprendere un testo nel Nuovo Testamento, dobbiamo verificare la lingua originale in cui è stato scritto, vale a dire il greco Koiné. Potrebbe essere una grande sorpresa per alcuni apprendere che nel testo greco originale di Giovanni 3:16, non c'è alcuna parola che corrisponda al nostro "chiunque" in italiano. E' stata inserito nelle nostre bibbie il termine "chiunque" per esprimere una frase difficile da esprimere in modo scorrevole in italiano. Letteralmente, il testo dice: "affinché 'ogni credente' o 'tutti coloro che credono' in Lui, non periscano, ma abbiano vita eterna". In essenza dice "tutti i credenti", non "chiunque". Questo è ciò che viene comunicato, Dice che non esiste nessuno che creda che non riceva vita eterna e che perisca". Sebbene le nostre traduzioni italiane dicano: "chiunque creda", il testo originale dovrebbe essere espresso più accuratamente con "ogni credente", e l'enfasi non è tanto sul "chiunque" (che in italiano ha altre sfumature), ma sulla fede. Coloro che CREDONO non avranno una conseguenza, ma ne avranno un'altra. Essi non periranno ma avranno vita eterna. Perché? A causa del verbo principale - Dio HA DATO Suo Figlio. Dio ha dato Suo Figlio per il proposito (in greco: hina) che tutti i credenti non periscano, ma che ogni credente abbia vita eterna.
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Giovanni 3:16 parla di fatto di una limitazione - di una redenzione particolare, non universale. Perché chiaramente, non tutti saranno salvati. Solo coloro che credono in Cristo, i credenti in Lui, sono salvati. Il Padre ha amato il mondo in questo modo: Egli ha dato Suo Figlio con lo scopo di salvare quelli che credono. Il Figlio è dato cosicché i credenti non periscano, ma, al contrario, abbiano vita eterna. Quello è il proposito, lo scopo, del dare. E' così che Giovanni 3:16 insegna che: TUTTI quelli che fanno A (credere in Lui) non faranno B (periranno) ma avranno C (vita eterna) Che cosa dice questo testo su chi crederanno o sono in grado di credere? La risposta è ASSOLUTAMENTE NIENTE! Il testo non tratta della questione di chi crederà o di chi può credere. Se però volete sapere che cosa dice Giovanni su chi possa esercitare fede, egli si occupa di questo argomento, ma non in questo testo. Se andate indietro di qualche versetto nel capitolo, fino a Giovanni 3:3, Giovanni cita Gesù che dice: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio". Quello è chiaro, non è vero? Gesù dice che un requisito, una condizione necessaria, deve essere soddisfatta prima che qualcuno possa entrare nel regno di Dio, cioè deve "nascere di nuovo". Entriamo nel regno di Dio attraverso la fede. Per entrare nel regno di Dio, però, dobbiamo prima essere nati di nuovo, essere rigenerati spiritualmente, essere resi spiritualmente viventi. Se PRIMA non nasciamo di nuovo, non possiamo entrare nel regno di Dio.
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Questo stesso argomento è trattato da Gesù tre capitoli dopo, in Giovanni 6:44, dov'è detto: "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Bisogna pure notare che colui o colei che è attratto dal Padre al Figlio, sarà pure fatto risorgere nell'Ultimo Giorno per ricevere vita eterna. (Giovanni 6:39-40). In Giovanni 6:65, Gesù dice: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre". Naturalmente, tutti coloro che esercitano fede saranno salvati. Giovanni 3:16 lo insegna chiaramente. Tutti coloro che credono in Cristo non periranno ma hanno vita eterna. Quel che dobbiamo chiederci è: "Chi avrà fede?". La concezione biblica e riformata è che solo gli eletti saranno portati alla fede. Nessuno può venire a Cristo fintanto che Dio non faccia qualcosa per mettere in grado quella persona di venirci. Così, perché molti non vedono che cosa dice Giovanni 3:16 o vi leggono ciò che quel versetto non contiene (eisegesi)? E' facile rispondere a questa domanda. E' per il modo in cui hanno udito continuamente fare uso di Giovanni 3:16. Si è sviluppata in loro un'idea preconcetta di quel che quel versetto dovrebbe dire, non riescono a mettere in questione quel presupposto per leggere in quel testo ciò che di fatto esso dice. E' una tradizione. E se osate metterla in questione, potreste ben essere accusati di mettere in questione la stessa Parola di Dio. E quello può creare molte reazioni emotive.
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Questo testo, naturalmente, è solo un esempio dei molti che potrebbero essere citati, ma mostra quanto possono essere potenti le nostre tradizioni. Dobbiamo continuamente esaminare le nostre tradizioni e mettere sotto la luce della Parola di Dio per vedere se veramente reggono. Se esse possono essere confermate da uno studio dettagliato del testo della Scrittura, possiamo essere certi che le tradizioni siano valide. Se no, allora ce ne dobbiamo liberare. Che Dio sia dichiarato verace ed ogni uomo un bugiardo ... anche se "l'uomo" qui si riferisce a tante credenze alle quali noi ci teniamo stretti, ma che non sono comprovate dalla Scrittura stessa.
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Capitolo 9: Ma Pietro 3:9 non dice forse.... Senz'alcun dubbio questo è il versetto biblico maggiormente citato da coloro che vorrebbero negare la dottrina biblica dell'Elezione. Semplicemente si dà per scontato che cosa significherebbe e chi lo cita non si prende neppure la briga di studiarlo a fondo, il che descrive molto bene che cosa possa fare una tradizione. Devo ammettere che io stesso per molti anni ho fatto proprio questo. Chi pensa di non seguire alcuna tradizione sono proprio quelli che ne sono maggiormente schiavi. Prima di tutto, leggiamo questo versetto nel suo contesto: "(1) Carissimi, questa è già la seconda lettera che vi scrivo; e in entrambe io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria, (2) perché vi ricordiate le parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e Salvatore trasmessovi dai vostri apostoli. (3) Sappiate questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo i propri desideri peccaminosi (4) e diranno: «Dov'è la promessa della sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano come dal principio della creazione». (5) Ma costoro dimenticano volontariamente che nel passato, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall'acqua e sussistente in mezzo all'acqua; (6) e che, per queste stesse cause, il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì; (7) mentre i cieli e la terra attuali sono conservati 89
dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi. (8) Ma voi, carissimi, non dimenticate quest'unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. (9) Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento" (2 Pietro 3:1-9). La prima cosa che notiamo che l'argomento di questo brano non è la salvezza ma il ritorno di Cristo. Qui Pietro spiega la ragione del ritardo in questo ritorno. Egli tornerà più che certamente e questo sarà "come un ladro nella notte" (v. 10). La seconda cosa da notare è che il versetto in questione, il 9, parla della volontà di Dio. "Egli non vuole" che qualcosa accada. Da lungo tempo i teologi riconoscono che vi sono tre modi in cui le Scritture parlano della volontà di Dio. Vi è quella che è chiamata la sovrana volontà decretale [1]. Essa si riferisce alla volontà per la quale Dio realizza tutto ciò che decreta. Si tratta di qualcosa che accade SEMPRE. Niente e nessuno può impedirla, frustrarla, vanificarla (Isaia 46:10-11). Questa volontà è pure chiamata la volontà segreta di Dio, perché rimane nascosta a noi fintanto che si realizza nel corso del tempo. In secondo luogo vi è la volontà precettiva di Dio. Questa è la volontà di Dio rivelata nella Sua Legge, comandamenti o precetti. Come rivela il corso della storia umana, le creature umane sono in grado di infrangere, contravvenire a questi comandamenti e lo fanno ogni giorno. E' importare affermare, però, che per quanto le creature umane abbiano la capacità di infrangere questi precetti, essi non hanno il diritto 90
di farlo. Le Sue creature hanno il preciso obbligo di ubbidire a tutti i Suoi comandamenti e, se non lo fanno, saranno sottoposte a giudizio. In terzo luogo, abbiamo la volontà di disposizione di Dio. Il dott. R. C. Sproul afferma: "Questa volontà descrive l'atteggiamento di Dio. Definisce quel che Gli piace. Per esempio, Dio non prende piacere alcuno nella morte dell'empio, eppure Egli più certamente vuole o decreta la morte dell'empio. Il piacere ultimo di Dio sta nella propria santità e giustizia. Quando Egli giudica il mondo, Egli si rallegra che la Sua giustizia e la Sua rettitudine sia fatta prevalere, eppure non gode in senso vendicativo quando i colpevoli ricevono il castigo che meritano. Dio si compiace quando noi troviamo piacere nell'ubbidirgli. Egli è profondamente dispiaciuto quando noi disubbidiamo" ("Verità essenziali della fede cristiana"). Vi sono molti nell'ambito riformato che guardano a 2 Pietro 3:9 e sentono che qui Dio esprima la Sua volontà di disposizione. Essi credono che il testo dica che Dio non desidera vedere che una qualsiasi creatura umana perisca (in un certo senso), anche se quello è esattamente ciò che avverrà se una persona non giunge al Ravvedimento. Il fatto che vi siano creature umane che periscano non è qualcosa che renda felice Dio. Egli avrebbe piacere se questo non succedesse. Per sostenere la Sua santità e la Sua giustizia, però, Egli deve punire i peccatori ribelli facendoli finire per l'eternità all'inferno. Si potrebbe discutere molto su questa concezione del testo, ed io ho molti amici riformati che vi si attengono. Essa sembra risolvere molti problemi. Io, però, preferisco assumere una idea diversa a causa di ciò che vedo quando seguo i pronomi che vengono usati in questo testo.
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Chi sono quei “tutti”? Le persone alle quali qui Pietro si rivolge sono chiaramente identificabili. Egli parla di "schernitori" come ad "essi", ma in ogni altro luogo egli parla al suo uditorio come a "voi" e "carissimi". Credo che questo sia molto importante. "Tutti" significa "tutti", non è vero? Beh, di solito sì, ma non sempre. Questo deve essere determinato dal contesto in cui si trovano queste parole. Quando un insegnante è di fronte alla sua classe e sta per iniziare la lezione, chiede agli studenti: "Siamo tutti qui?", oppure: "Tutti sono presenti?". Egli non sta chiedendo se tutti gli abitanti del pianeta terra siano nella sua aula! A causa del contesto in cui è posta la domanda, comprendiamo come egli si riferisca a tutti nell'ambito di una certa classe o tipo - in questo caso, tutti gli studenti nella classe. Dire che egli si riferisca a tutti gli abitanti del pianeta terra significherebbe equivocare grossolanamente il significato della domanda intesa. La questione in 2 Pietro 3:9 è se quel "tutti" si riferisca a tutte le creature umane senza eccezione, o se si riferisca a tutti nell'ambito di un dato gruppo. Il contesto di 2 Pietro 3:9 indica che Pietro si sta riferendo ad un gruppo specifico, e non a tutta l'umanità. L'uditorio è confermato quando Pietro scrive: "Carissimi, questa è già la seconda lettera che vi scrivo; e in entrambe io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria" (2 Pietro 3:1). Possiamo essere più specifici? Sì, perché se questa è la seconda lettera che è stata loro inviata, la prima rende chiaro a chi si sta rivolgendo: "Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia" (1 Pietro 1:1). 92
In 2 Pietro 3:8-9 Pietro sta quindi scrivendo agli eletti: "Ma voi, carissimi, non dimenticate quest'unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento". Sono d'accordo con il dott. Sproul (ed altri studiosi) che credono come qui la volontà di Dio di cui si parla non sia la Sua volontà di disposizione, ma la Sua sovrana volontà decretale. Dio non vuole che nessuno di loro perisca e non permetterà in alcun modo che avvenga. Data questa premessa, quindi, se quel "tutti" si riferisce a ciascun essere umano nella storia, questo versetto proverebbe l'universalismo, e non il Cristianesimo. (L'universalismo è la falsa dottrina che insegna che alla fine tutti saranno salvati, e nessuno andrà all'inferno). Se Dio non vuole (nella Sua sovrana volontà decretale) che qualcuno perisca, allora cosa? Nessuno mai perirà! Eppure, in questo contesto, il "tutti" che Dio non vuole che periscano è limitato allo stesso gruppo al quale sta scrivendo, gli eletti; e quei tutti che giungeranno al Ravvedimento è lo stesso gruppo. Questa interpretazione è perfettamente sensata nel brano in esame, combacia con tutto quanto essa afferma. La seconda venuta di Cristo è stata "ritardata" affinché tutti gli eletti giungano a salvezza. Gli eletti non sono giustificati dall'Elezione, ma per avere riposto la loro fede in Cristo. Se una persona deve essere salvata, essa dovrà venire a Cristo con ravvedimento e fede. La dottrina dell'Elezione sovrana spiega semplicemente chi lo
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farà. Gli eletti giungeranno al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Gesù ci assicura di questo quando dice: "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori" (Giovanni 6:37) ed è confermata dalla testimonianza di Luca in Atti 13:48 quando osserva che: " tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero". 2 Pietro capitolo 3 ci insegna che la ragione per la quale Cristo non è ancora tornato è perché vi sono molti eletti che ancora non sono stati raccolti nell'ovile di Cristo. Ecco perché Egli non è tornato ieri. A questo punto nel tempo, non tutti gli eletti sono giunti ancora al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Quindi Cristo non è ancora tornato sulla terra nella Sua potenza e gloria. La seconda venuta di Cristo può sembrare ad alcuni che ritardi, ma Dio sta avendo pazienza con noi (voi, amati) e non vuole che alcuno perisca ma che tutti (quelli che sono dall'eternità destinati alla salvezza) non periscano ma giungano, a luogo e a tempo, al ravvedimento. Per parlare personalmente, sono contento che Cristo non sia tornato il giorno prima che io fossi convertito! Se fosse successo io sarei stato perduto per sempre nei miei peccati. Piuttosto che negare l'Elezione, questo versetto, dunque, compreso nel suo contesto biblico, è uno dei più forti in suo favore. Il contesto di 2 Pietro 3 grida in modo inequivocabile che Pietro, quando scrive di "tutti", di fatto si riferisca a tutti gli eletti. Note [1] Dicesi decretale ciò che ha la forza di un decreto. Cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/decretale/
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Capitolo 10: Ma Timoteo 2:4 non dice forse... In che modo l'Elezione sovrana potrebbe essere vera quando 1 Timoteo 2:4 dice chiaramente che Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità"? Nel capitolo precedente, ho menzionato che alcuni studiosi che rispetto grandemente hanno interpretato il testo di 2 Pietro 3:9 attraverso le lenti di ciò che essi vedono come la volontà dispositiva di Dio. Molti fra questi stessi studiosi interpreterebbero 1 Timoteo 2:4 allo stesso modo. Essi direbbero che Dio desidera che tutti siano salvati e che vengano alla conoscenza della verità (in un senso) ma che pure Egli permette a molti di resistere alla Sua volontà e, così facendo, di finire perduti per sempre. Si potrebbe ancora dire molto su questa interpretazione. Eppure, ancora una volta, io credo che un esame attento del testo stesso ci indica una direzione diversa, che cercherò di delineare qui, Prima di farlo, però, permettetevi di dire che è del tutto possibile che qualcuno non si ponga delle domande su un testo della Scrittura perché presume di averlo già capito. Questo è il segno distintivo della tradizione. Ciechi di fronti ai nostri stessi presupposti, crediamo di non avere bisogno di considerare un testo oggettivamente e vedere se la comprensione che ne abbiamo possa essere verificata dal testo stesso. Però, se facciamo un profondo respiro e ci armiamo del coraggio necessario per farci la semplice domanda: "Che cosa ci dice il contesto sull'uso che fa della parola 'tutti' qui in questo testo?", io credo che noi giungeremmo all'interpretazione corretta.
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Di fatto, è di vitale importanza fare questo, perché il contesto ci informa sul modo in cui una data parola sia usata e come debba essere intesa. Il significato dela parola “tutti” La parola tradotta con "tutti" in 1 Timoteo 2:4 è il greco "pas". Come ho menzionato nel capitolo precedente, talvolta la parola "tutti" si riferisce a tutta la gente dovunque sia. In altre occasioni significa "di ogni tipo" o "tutte le classi o tipi", o "tutti nell'ambito di un certo tipo o classe". Nella stessa lettera, scritta ovviamente dallo stesso autore, leggiamo le espressioni molto conosciute del capitolo 6 versetto 10: "L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali" (CEI) tradotta dalla nostra Riveduta: " l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori". Gli studiosi moderni riconoscono che il termine "pas" talvolta significa "tutti" e qualche volta "ogni specie", in dipendenza dal contesto in cui si trova. Menziono questo perché, quando esaminiamo 1 Timoteo 2:4, io credo che il termine "tutti" sia usato nello stesso modo, in riferimento, cioè, ad ogni specie di uomini, e proprio sulla base del contesto in cui si trova. Ecco il brano di 1 Timoteo 2:1-4: "Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini
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siano salvati e vengano alla conoscenza della verità". Chi sono "tutti gli uomini" del versetto 1? Si tratta di una questione molto importante perché io credo che il "tutti gli uomini" del versetto 1 sia lo stesso del versetto 4, dato che l'argomento non cambia in alcun modo in questo brano. Quando Paolo scrive: "Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini" forse che chiede a Timoteo di procurarsi l'equivalente di un libro del telefono e, partendo dall'alfa (la prima lettera dell'alfabeto greco) arrivare fino all'omega (l'ultima) e mettersi a fare suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per ogni singolo individuo della città... oppure, più di quello, per tutto il mondo? Non lo credo. Perché dico questo? Perché Paolo qualifica il versetto 1 con il versetto 2 quando parla di re (i re sono tipi di uomini) e quelli che sono costituiti in autorità (ancora dei tipi di persone). Perché dovremmo pregare per loro? Uno dei motivi per i quali dovremmo pregare per loro è perché queste persone (re e quelli costituiti in autorità) prendono delle decisioni che influiscono sulla popolazione in generale. Se queste persone hanno gli occhi aperti, essi non diventano persecutori dei cristiani, ma metteranno in atto delle leggi che di fatto pongono un freno al peccato, cosicché "possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità". Dobbiamo pregare per le autorità civili perché il buon governo può significare una certa misura di pace nella società. Allora sarà più facile diffondere l'Evangelo quando non vi è turbamento sociale. 97
Il testo pure indica un'altra ragione per cui dovremmo pregare, cioè che Dio desidera che tutti (tutti chi?) ogni tipo di persone, incluse quelle influenti e in autorità nella società - siano salvate. Il suo messaggio a Timoteo era questo: Non pregate solo per i contadini e la gente umile del popolo (quelli che allora maggiormente venivano a Cristo), ma ricordate di pregare per i re e per le stesse autorità civili che stanno perseguitando i cristiani. Fate della preghiera di questo tipo una priorità. Fatelo "prima di ogni altra cosa". Prega per queste persone, Timoteo. Fa' in modo che la Chiesa preghi per queste persone, perché Dio desidera che ogni tipo di persone - anche re ed imperatori - e l'élite della società - persone di ogni tipo, siano salvate. Dobbiamo rammentarci che i primi cristiani provenivano soprattutto dalle classi più basse della società, e così questo sarebbe stato per loro una GRANDE notizia. Come Paolo scrive in un altro luogo, in 1 Corinzi 1:26-29: "Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio". Torniamo ora al brano di 1 Timoteo 2, perché c'è ancora altro che dovremmo cogliervi. Normalmente, i versetti che seguono al v. 4 non sono tenuti tanto in considerazione, ma lo dovrebbero. La prima parola stessa dopo il vers. 4 è quello che traduciamo con: "Infatti" (v. 5), una parola di connessione, che congiunge quel che è stato detto prima con quello che segue.
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Perché dobbiamo pregare per ogni tipo di uomini affinché siano salvati e vengano alla conoscenza della verità? La risposta è perché: "...c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo" (v. 5-6). SE quel "tutti gli uomini" si riferisse a tutti gli abitanti del pianeta terra, saremmo di fronte ad un grosso problema teologico. Il dott. James White delinea questo problema nel seguente modo: "In primo luogo, se uno prende il "tutti gli uomini" del v. 4 col significato di "tutti gli uomini individualmente", non ne conseguirebbe per necessità che Cristo deve essere pure mediatore per tutti gli uomini? Se uno dice: "Sì, Cristo è il mediatore di ogni singolo essere umano", non ne conseguirebbe che Cristo di fatto fallisce nel suo compito di mediatore ogni qual volta una persona neghi la Sua opera attraverso il proprio onnipotente atto di libero arbitrio? Si potrebbe sperare che nessuno studioso della Bibbia mai promuoverebbe una simile idea, perché chiunque abbia familiarità del rapporto esistente fra espiazione, mediazione ed intercessione nella lettera agli Ebrei sa bene che fare una tale affermazione capovolgerebbe l'intera argomentazione di Ebrei 7-10. Per il momento, rileviamo semplicemente come sia molto più coerente con la teologia biblica il riconoscere che Cristo media in favore degli eletti e li salva perfettamente, piuttosto che asserire che Cristo media per tutti. Il secondo punto è strettamente legato al primo: il riscatto che Cristo offre nel sacrificio che Egli fa di Sé stesso o è salvifico oppure non lo è. Se esso fosse fatto in favore di tutti gli uomini, allora 99
inevitabilmente tutti gli uomini sarebbero salvati. Ancora, però, vediamo com'è molto più coerente riconoscere che lo stesso significato di "tutti gli uomini" e "tutti" fluisce attraverso tutto il brano, e quando guardiamo alle inappuntabilmente chiare affermazioni della Scrittura al riguardo della fattiva intenzione e risultato dell'opera di Cristo sulla croce, vedremo come vi sia nessun altro mezzo coerente di interpretare queste parole in 1 Timoteo (Dall'opera: "La libertà del vasellaio", p. 142). Dobbiamo comprendere come la funzione o proposito di un mediatore è quella di mediare - venire in mezzo a due parti estraniate l'una all'altra al fine di riportarle assieme. Ora, se "tutti gli uomini" si riferisse ad ogni singolo individuo sulla terra, allora, in primo luogo, Cristo spesso fallisce nella Sua opera di mediatore - perché la Scrittura rende chiaro che l'ira di Dio senza alcun dubbio cadrà su molti all'inferno. In secondo luogo, saremmo lasciati con un riscatto che, nel caso di quelli che finiscono all'inferno, di fatto non paga per il loro peccato - essi sono infatti ancora all'inferno che pagano per i loro peccati. Se Cristo di fatto ha pagato per i peccati di coloro che finiscono all'inferno, che cosa mai avrebbe realizzato il sacrificio di Cristo per loro? La risposta sarebbe proprio nulla. Saremmo lasciati con un riscatto che di fatto non compie alcuna espiazione una semplice redenzione ipotetica che nella realtà dei fatti non consegue nulla per il peccatore perduto. Saremmo così lasciati con il Mediatore che fallisce nel Suo compito e che fornisce una redenzione che di fatto non redime proprio nulla. Esito perfino a scrivere queste parole, talmente sono scandalose. Questo, però, è esattamente ciò con il quale saremmo lasciati se "tutti gli uomini" significasse tutti senza eccezione.
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Cristo, però, è molto di più che un Salvatore ipotetico. Al contrario, Egli adempie alla profezia originale di Matteo 1:21 quando l'angelo dice a Giuseppe: "Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati". Proprio come Cristo, nella Sua Preghiera sacerdotale rende chiaro che Egli stava pregando il Padre per un popolo distinto, delle persone specifiche e non per l'intero mondo: "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi" (Giovanni 17:9) - così Egli è morto (lo stesso giorno successivo) al fine di salvarle. Coloro per cui ha pregato sono esattamente le stesse persone per le quali Egli è morto, ed ancora le stesse persone per le quali Egli ora fa opera di mediazione alla presenza di Dio. Egli è il Sommo Sacerdote perfetto, il Salvatore perfetto ed il Mediatore perfetto in favore del Suo popolo, di coloro che Gli appartengono perché il Padre glieli ha affidati. Volgendoci ora ad un altro testo biblico, in Apocalisse 5, ci viene dato un altro scorcio profetico nel futuro che ci rivela che cosa Gesù, l'Agnello, abbia conseguito di fatto nella Sua opera espiatoria sulla croce. Egli non ha salvato "tutti" o reso la salvezza "potenzialmente disponibile" a tutti. Egli ha compiuto un'efficace opera espiatoria con il fine, l'obiettivo di salvare persone specifiche. Che cos'è che di fatto Egli ha conseguito? In Apocalisse 5:9, l'inno celeste risuona alla lode dell'Agnello e dice: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato [di fatto] a Dio, con il tuo sangue, gente [specifica] di ogni tribù, lingua, popolo e nazione". Notate in questo versetto le parole specifiche. Lo esprime meglio la Nuova Diodati quando fa uso della preposizione DA: "Tu sei degno di prendere il libro e
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di aprirne i sigilli, perché sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comprati a Dio da ogni tribù, lingua, popolo e nazione", ma il significato è chiaro ed è lo stesso. Il greco per "da" è "ek", che significa "fuori da" ogni tribù, lingua, popolo e nazione; non tutti senza eccezione, ma tutti senza distinzione. Cito questo brano di Apocalisse 5 perché è in perfetta armonia con 1 Timoteo 2:4, che chiaramente insegna come Dio desideri che tutti (i tipi di persone) siano salvati e che giungano alla conoscenza della verità. Attorno al Suo trono Dio avrà rappresentata ogni tribù, lingua, etnia e nazione, che canterà in onore dell'Agnello che è stato immolato per redimerli. Alleluia! Che grande Salvatore!
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Capitolo 11: Ma Matteo 23:37 non dice forse... Come forse avrete già trovato dopo aver lottato con il contenuto di questo libro, le tradizioni possono essere molto forti. Non c'è forse testo che più di questo possa riflettere la verità di questa affermazione. Ho chiesto recentemente ad un gruppo di studio biblico di adulti di aprire le loro bibbie a Matteo 23:37 e di seguirlo con me. Ho detto loro di ascoltare le mie parole mentre ne leggevo il testo di fronte a loro. Ho chiesto loro di prestare molta attenzione alle mie parole perché li ho avvertiti che avrei apposta fatto un piccolissimo cambiamento ed avrei omesso di leggere ad alta voce da quel testo due parole. Ho detto loro che volevo vedere se essi avessero potuto identificare le due parole che io omettevo. Ho letto il versetto ad alta voce come segue: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte vi ho voluto raccogliere, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!". Il gruppo è rimasto in silenzio. Poi ho ripetuto il processo. Completando la seconda lettura ho guardato ed ho visto le teste di tutti immersi nelle loro bibbie e nessuno è intervenuto. Nessuno ha detto una parola. Ho aspettato altri venti secondi e poi ho detto "Va bene, lasciate che lo legga ancora", ed ho ripetuto il processo. Che cos'è successo poi?
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Beh, anche se avevo loro detto di fare bene attenzione alla mia omissione intenzionale, è stato solo dopo la mia quarta lettura di tutto quel versetto che un individuo ha alzato la mano per indicare la risposta corretta. Solo dopo la quarta volta uno di quegli adulti ha rilevato il fatto che dalla lettura avevo omesso "i tuoi figli". Ho riconosciuto la risposta corretta e poi ho riletto il testo esattamente come compare nella Bibbia, questa volta sottolineando con la voce le parole che prima avevo mancato di includere. Matteo 23:37 di fatto dice: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere I TUOI FIGLI, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!". Che differenza fanno nel testo quelle parole? Tutta la differenza del mondo, come cercherò di spiegare. Perché ho condotto questo esercizio? La risposta è molto semplice. Volevo che essi prendessero coscienza della potenza delle tradizioni. Sono così potenti che persino dopo averli preavvertiti, spesso leggiamo il testo nel modo che abbiamo sempre interpretato il testo, piuttosto che permettere al testo di parlare di per sé stesso. In questo breve ma potente esercizio, io leggo il testo nel modo che la gente l'ha di solito interpretato per tradizione, non nel modo che di fatto il testo si esprime. E l'omissione di quelle due parole cambia del tutto la sua interpretazione. In questo testo la maggior parte della gente presume quattro cose:
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1) Gesù voleva salvare i Giudei ai quali stava parlando. 2) Sebbene l'avesse desiderato, Egli non l'ha potuto fare. 3) La ragione di questo era il loro rifiuto ostinato di permettere di essere raccolti (Cristo voleva, ma loro "non hanno voluto"). 4) La conclusione: Affinché la Grazia di Dio raggiunga i suoi obiettivi nella salvezza delle anime, essa dipende dalla volontà dell'uomo. Nonostante tutti i tentativi di attirarli, la grazia di Dio non l’ha può vincere l'ostinata volontà dell'uomo se l'uomo non sceglie di cooperare. Dio spesso rimane frustrato nei Suoi tentativi, che risultano quindi vani. Cristo ha cercato di fare del Suo meglio per raccogliere questa gente, fino al punto delle lacrime. Alla fine, però, la resistenza umana ha impedito, bloccato la Sua volontà. Quello che ora sto per dire vi potrebbe scioccare, ma nessuno dei quattro presupposti che ho citato è valido, vero. Quando guardiamo a quel testo, troviamo come il contesto di quel brano è che Gesù sta proclamando un giudizio di condanna sui capi del popolo ebraico. Si potrebbe dire che in questo capitolo Gesù pronuncia le Sue parole di condanna più dure che si trovano in qualunque altro luogo dei quattro vangeli. La domanda che dovremmo farci riguarda all'identità di "Gerusalemme" qui nel testo. Sono molti a credere che il termine si riferisca a ogni singolo individuo ed abitante della città. Questa interpretazione, però, è valida? Il contesto mostra come Gesù stia rivolgendo il Suo discorso ai capi degli Ebrei. Dio ha mandato loro i Suoi profeti ed essi (i capi religiosi) li hanno fatti 105
ammazzare. Gesù poi fa una differenziazione fra il popolo al quale Egli si rivolge e "i tuoi figli", quelli che Egli cerca di raccogliere. "Gerusalemme", così, si riferisce ai capi religiosi della città. Spero che voi possiate vedere questo. Il popolo che il Signore voleva raccogliere non è lo stesso popolo che "non voleva". No, Gesù qui sta condannando i capi religiosi e dice che Egli voleva raccogliere i loro figli (quelli di cui loro avevano la cura spirituale). Essi, però, (i capi), non volevano. I capi di fatto avevano fatto tutto ciò che era in loro potere per mettersi di mezzo ed impedire che Gesù raccogliesse quelli che voleva raccogliere. Avevano gettato dubbi e sospetti sul carattere di Gesù ed avevano detto che i Suoi miracoli erano attuati per mezzo della potenza di satana. Essi poi avevano minacciato chiunque che avesse confessato Gesù come il Messia con l'espulsione dalla sinagoga! Questa è esattamente la questione che Gesù solleva pochi versetti prima (v. 13) dove Egli dice: "Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare". In tutti i vangeli sinottici (Matteo, Marco, e Luca), le parole di Cristo vengono riportate fedelmente. In Matteo 18:6; Marco 9:42; e Luca 17:2 troviamo le parole di Cristo in cui Egli censura i capi e dice loro (quasi parola per parola): "Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare". Questi capi religiosi erano gli stessi che avrebbero dovuto aiutare quelli sotto la loro cura spirituale a riconoscere il Messia quando sarebbe venuto. Essi avrebbero dovuto condurre la parata nei termini di annunciare la gioiosa notizia che Colui che da tempo stavano
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aspettando era finalmente giunto. Al contrario, essi si erano posti frontalmente in opposizione a Lui e persino avevano cercato di ucciderlo. La loro colpa, quindi, era immensa agli occhi di Dio. Matteo 23:37 non parla della questione dell'elezione o se oppure no la Grazia di Dio sia irresistibile per gli eletti. Questo vuol dire equivocare completamente il testo. Si tratta, al contrario delle parole di condanna che Cristo rivolge agli scribi ed ai Farisei di Gerusalemme: "Ho cercato di raccogliere i vostri figli, ma voi non avete voluto". Quindi: guai a voi! Una parola finale prima di procedere. Qualcuno potrebbe sollevare un'obiezione dire: "Così, siamo d'accordo che Gesù cercava di raccogliere i figli ed i padri spirituali della città non Glielo permettevano. Non è quindi chiaro che la volontà di Dio sia stata contrastata con successo, non per volontà dei figli, ma per la volontà dei capi, e non ne consegue forse che la volontà a salvare di Dio può essere pregiudicata?". Tutto ciò che posso dire è: "No, non significa affatto quello". Il testo non può essere usato per sostanziare una tale argomentazione, e questo perché la questione se Gesù abbia o no fallito di raccogliere quelle persone, non è semplicemente sollevata qui. Dovreste essere impegnati in una totale eisegesi (imporre al testo una lettura che gli è estranea) per giungere ad una tale idea. Questo concetto non solo NON è esplicitamente affermato, ma neanche lo è implicitamente - questo è ciò che voglio affermare con forza. Ciò che il testo insegna è che Cristo desiderava raccogliere i figli dei capi e che i capi non volevano che questo avvenisse, e questo è il motivo per il quale sono sotto la giusta condanna di Dio. Il testo non dice assolutamente nulla al riguardo se Gesù avesse fallito
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nel raccogliere i figli che Egli desiderava. Assolutamente nulla! Noi dovremmo fondare il nostro pensiero su affermazioni chiare ed esplicite della Scrittura - cose che vi sono derivate esegeticamente (dal testo stesso della Scrittura). Al riguardo di questa questione, Gesù parla in termini molto chiaro quando afferma: "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori" (Giovanni 6:37). E' una frase di grande conforto. Egli dice: "Tutti", non "alcuni", e neanche "la maggior parte", ma TUTTI quelli che il Padre mi dà verranno a me. Nota: La TILC traduce erroneamente, con lo stesso pregiudizio, quando afferma: "Gerusalemme! Gerusalemme! Tu che metti a morte i profeti e uccidi a colpi di pietra quelli che Dio ti manda! Quante volte ho voluto riunire i tuoi abitanti attorno a me, come una gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali! Ma voi non avete voluto".
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Capitolo 12: Ma 1 Timoteo 4:10 non dice forse... Questo è un versetto che viene spesso addotto come obiezione alla Sovranità di Dio nell'Elezione. "(infatti per questo fatichiamo e combattiamo): abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti" (1 Timoteo 4:10). Ha avuto molte interpretazioni. Eccone alcune: (1) UNIVERSALISMO. Gli universalisti interpretano questa frase, che Dio è "il Salvatore di tutti gli uomini", per significare che tutti saranno salvati. Questo è contrario ad ogni sana dottrina e, di fatto, è stato da sempre considerato nella Chiesa come un'eresia. I proponenti di quest'idea mettono in rilievo l'amore di Dio come primo e principale attributo di Dio ad esclusione di tutti gli altri, come la Sua Santità e la Sua Giustizia. Quest'eresia è facilmente confutabile dato che la Bibbia rende molto chiaro che vi saranno persone che finiranno all'inferno per sempre. (Apocalisse 14:9-11; 20:15; Matteo 5:21-22, 27-30; 23:15,33; 25:31-46). (2) ARMINIANISMO. Gli arminiani normalmente interpretano questo versetto per dire che Dio vuole salvare tutti ma che il Suo desiderio è spesso frustrato dall'ostinato libero arbitrio dell'uomo. Notate che il versetto non dice che Egli vuole salvare, ma che di fatto salva: Egli è di fatto il Salvatore (almeno in qualche senso) di tutti gli uomini, non semplicemente un Salvatore potenziale. Inoltre, secondo Isaia 46:10, la volontà di Dio non è mai frustrata. Egli realizza sempre quello che si propone di fare.
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(3) UNA VARIANTE DI ARMINIANISMO. Dio è il Salvatore di tutti, ma sebbene tutti possano essere salvati, lo sono di fatto solo i credenti. Questo, però, ancora, non è ciò che dice il testo. (4) LA CONCEZIONE RIFORMATA - Dio è il Salvatore di tutti gli uomini (in un senso) e specialmente di coloro che credono (in un altro senso). Perché è quest'ultima la sola interpretazione corretta? Beh, se ci mettiamo a studiare i termini "salvezza" e "Salvatore" nella Bibbia, troveremo che comportano molte sfumature - molti diversi modi in cui Dio salva. L'aspetto più importante della salvezza è: essere salvati dall'ira di Dio (Romani 5:6-9), ma la salvezza pure include l'essere salvati dai propri nemici (Salmo 18:3); preservazione (Matteo 8:25); guarigione fisica (Matteo 9:22; Giacomo 5:15), ecc. Quando, in Atti 27:22,31 ,44, si parla del naufragio della nave sulla quale era imbarcato l'apostolo Paolo, si dice che Dio abbia salvato (la vita) non solo sua, ma anche quella di tutti coloro che erano a bordo con lui. Vi sono numerosi modi in cui può avvenire la "salvezza". Questo meriterebbe uno studio biblico specifico. Quando studiamo il significato del termine "Salvatore" (in greco soter) nella versione dei Settanta (la traduzione dell'Antico Testamento in Greco) vediamo come questa parola sia usata in modo assai meno grandioso di quello che siamo abituati ad attribuirgli. Un esempio è il giudice Otniel chiamato Soter (Salvatore) o liberatore perché ha liberato gli israeliti dalle mani del re della Mesopotamia (Giudici 3:9). 2 Re 13:5 parla di Dio che dà ad Israele un "Salvatore" così che essi possano essere liberati dalle mani dei Siriani. I Giudici di Israele erano "salvatori", come afferma Neemia 9:27 "Perciò tu li hai messi in mano ai loro nemici, che li hanno oppressi; ma al
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tempo della loro afflizione essi hanno gridato a te, e tu li hai esauditi dal cielo; e, nella tua immensa misericordia, hai dato loro dei liberatori, che li hanno salvati dalle mani dei loro nemici". Si potrebbe dire molto di più per dare sostanza a quest'idea di un salvatore, ma io penso che quanto abbiamo detto qui provi il punto in questione. Dio provvede cibo (Salmo 104:27-28), luce del sole e pioggia (Matteo 5:45), come pure vita e respiro a tutte le cose (Atti 17:25), perché "in lui viviamo, ci muoviamo, e siamo" (Atti 17:28). Dio preserva, libera e supplisce ai bisogni di tutti coloro che vivono in questo mondo, ed è in questo senso che Egli estende loro la Sua grazia. Come ho già detto nel capitolo: Un buon posto da cui partire Sorpreso dalla grazia comune, si tratta di una "grazia comune" solo nel senso che tutti la ricevono. Questa grazia di fatto già dovrebbe essere per noi fonte di stupefazione ed ammirazione, perché Dio non è obbligato a dare nulla a nessuno. Dio sostiene la vita anche dei Suoi peggiori nemici, e spesso per molte decine d'anni! Per quanto, però, essa possa essere meravigliosa, si tratta solo di una grazia temporanea perché tutte le persone non rigenerate alla fine moriranno e dovranno affrontare il Giudizio di Dio (Ebrei 9:27). Io credo che 1 Timoteo 4:10 insegni che Dio è il Salvatore (soter - preservatore, sostenitore e liberatore) di tutti gli uomini, di ciascuna creatura umana, che manifesta a tutti la Sua misericordia ogni giorno della loro vita, ma specialmente a coloro che credono (e che ricevono piena salvezza dalla Sua ira come pure ricevono in Cristo vita eterna.
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Capitolo 13: Ma Giovanni 12:32 non dice forse... In un capitolo precedente abbiamo già discusso brevemente Giovanni 6:34-45. In quel brano, l'insegnamento di Gesù potrebbe essere riassunto come segue: Fintanto che non sia concesso [che Dio non lo conceda ad una persona in modo specifico], nessuno può venire a Cristo. Tutti coloro ai quali questo è stato accordato, saranno attratti [tratti] a Cristo e [di fatto] verranno a Cristo, e tutti questi saranno fatti risorgere a vita eterna l'ultimo giorno. Stando così le cose, che significa Giovanni 12:32, dove Gesù dice: "...e io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me"? Quel che ora sto per dire vi potrebbe sorprendere, ma come ho cercato di spiegarvi altrove, il termine "tutti" nella Bibbia ha un certo numero di significati diversi. Noi tendiamo a presumere che quando Gesù parla di attirare "tutti", Egli si riferisca ad ogni singolo individuo del pianeta. Beh, quello potrebbe talvolta essere così, ma è il CONTESTO dove troviamo questa frase che ci può dire se questa supposizione sia corretta oppure mal-riposta. Anche oggi facciamo uso dei termini "tutti" o "ogni" in molti modi diversi. Quando un insegnante in una classe chiede: "Siamo tutti qui?", oppure "Tutti stanno ascoltando?", comprendiamo che egli non stia parlando di ciascuno dei sette miliardi e più di persone che ci sono sul pianeta, ma degli studenti che compongono quella classe. Quando si usa la parola "tutti", essa è usata in un certo contesto. In questa illustrazione, il "tutti" si pone nel contesto di un'aula scolastica, e non include tutti i giocatori di calcio in Islanda, "tutti" i dentisti della Danimarca, 112
oppure tutti i commercianti di tappeti della Georgia. Strappare quel "tutti" fuori dal suo contesto e dire che quell'insegnante si riferiva a tutti gli abitanti del mondo, significa equivocare del tutto il modo in cui quella parola è stata usata. Così, in che modo potremmo comprendere la natura di quell'attirare in Giovanni 12:32? Chi sono esattamente quelli che vengono attirati? La risposta la troviamo smettendo di essere pigri, impegnandoci in uno studio serio e permettendo alla Scrittura di mettere in questione le nostre tradizioni, i nostri presupposti non pertinenti. Se allora la nostra comprensione del contesto gioca un ruolo così importante nella corretta interpretazione del testo, qual è esattamente il contesto di Giovanni 12? Beh, si tratta di un contesto diverso da quello che troviamo in Giovanni 6. In Giovanni 12, dei Greci (o Gentili) stavano accostandosi a Gesù e credendo in Lui. Giovanni 12:20-22 "Or tra quelli che salivano alla festa per adorare c'erano alcuni Greci. Questi dunque, avvicinatisi a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, gli fecero questa richiesta: «Signore, vorremmo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea; e Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù". Il dott. James White, nel suo libro "La libertà del vasaio" (p. 163), descrive quel contesto come segue: Giovanni 12 racconta degli avvenimenti finali del ministero pubblico di Gesù. Dopo questo particolare avvenimento, il Signore si ritira in un periodo di ministero privato verso i Suoi discepoli poco prima di andare alla croce. Le parole finali del ministero pubblico di Gesù sono sollecitate dall'arrivo di certi Greci che vogliono incontrare Gesù. Quest'importante volgere degli avvenimenti sta all'origine 113
dell'insegnamento che segue. Ora Gesù viene cercato da non-giudei, dei Gentili. E' proprio quando Gesù viene informato di questo, che dice: "L'ora è venuta, che il Figlio dell'uomo dev'essere glorificato" (23). E' dunque questo il contesto che ci conduce alle parole di Gesù del versetto 32-33. "Ora, l'animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest'ora. Padre, glorifica il tuo nome!». Allora venne una voce dal cielo: «L'ho glorificato, e lo glorificherò di nuovo!». Perciò la folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Gli ha parlato un angelo». Gesù disse: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo; e io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me». Così diceva per indicare di qual morte doveva morire". Io credo che nel suo contesto, quel "tutti" si riferisca a Giudei e Gentili assieme, non a ciascun individuo o persona sulla terra. Attraverso la Sua opera sulla croce, Gesù attirerà a Sé da ogni nazione ogni tipo di persone, incluse quelle che non sono incluse dal Patto al quale è legato Israele. Dobbiamo tenere a mente che questo allora era un pensiero estremamente radicale per i Giudei che Lo ascoltavano pronunciare queste parole. Follia o pietra di scandalo? Guardiamo la questione da un altro angolo e facciamoci la domanda: "E' vero che tutti sulla terra sono attirati alla croce?". E' forse quello che la Bibbia veramente insegna sulla croce? Che cosa dice la Scrittura? Dice che per i Gentili la croce è una follia e che per i Giudei è cosa 114
scandalosa. 1 Corinzi 1:22-24 "Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio". Domanda: "Chi è che considera la croce come qualcosa di diverso da una follia o uno scandalo?". Risposta: "Quelli che sono chiamati ... tanto Giudei quanto Greci" (Per "Greci" qui si intende "Gentili"). Ancora una volta, citando il dott. White: Per chi Cristo è potenza e sapienza di Dio? Per "i chiamati". Che cos'è la predicazione della croce per quelli che non sono chiamati? Qualcosa che li attira o qualcosa che li respinge? La risposta è ovvia. La croce di Cristo per il mondo è una follia. Queste considerazioni, insieme al contesto immediato dei Gentili che cercano Cristo, rendono chiaro che quando Cristo è innalzato sulla croce, Egli attirerà a Sé tutti, sia Giudei che Gentili. Questo è lo stesso che dire che Egli possiede pecore che non sono di quell'ovile (Giovanni 10:16), i Gentili, che diventano un corpo solo in Cristo (Efesini 2:13-16). Se noi presumessimo che Dio stia attirando ogni singolo individuo del pianeta, incontreremmo un problema di notevole entità quando usiamo questo per interpretare Giovanni 12:32 (fuori da questo contesto) e poi cerchiamo di comprendere alla sua luce il significato di "attirare" in Giovanni 6:44. Consideriamo pure che noi avremmo bisogno di dimostrare che il semplice termine "attirare" DEVE avere esattamente lo stesso significato ed oggetti in entrambi i contesti - qualcosa che non ritengo proprio possibile fare. Qual è il problema? 115
Beh, se facciamo questo, finiamo solo per ammettere la dottrina non biblica dell'universalismo (tutti verranno salvati). Perché? Perché Gesù dice in Giovanni 6:44 "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Colui che qui viene attirato è pure fatto risorgere a vita eterna. Se tutti sulla terra fossero attirati, allora tutti sarebbero salvati, il che, sono sicuro che ne converrete, non si tratta di una posizione biblica, perché le Scritture insegnano chiaramente che non tutti erediteranno la vita eterna. Più che risolvere la questione, questa interpretazione causa gravi problemi e di fatto pregiudica la verità dell'Evangelo. Credo quindi che dobbiamo scartare del tutto questo presupposto, ed interpretare entrambi i brani nel loro contesto biblico. Risultato ne sarà una rivelazione coerente dei propositi sovrani di Dio nell'attirare a Sé i Suoi eletti, per i Suoi propositi, sia Giudei che Gentili, da ogni tribù, popolo, lingua e nazione.
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Capitolo 14: Che dire sulla Riprovazione? Il XVI secolo è stato famoso almeno per due monumentali avvenimenti: la Riforma protestante e la Rivoluzione copernicana. Senza dubbio avete udito della Riforma, dove uomini come Martin Lutero sono stati suscitati da Dio per riportare la Chiesa all'unico e vero Evangelo biblico. Con i Riformatori protestanti del passato e con la sola Scrittura come unico nostro sicuro fondamento, noi affermiamo che la Giustificazione è per Grazia soltanto, attraverso la sola Fede, grazie a Cristo soltanto, ed unicamente per la gloria di Dio. Nel 1543 Nicolò Copernico pubblica il suo trattato De Revolutionis Orbium Coelestium (La rivoluzione delle sfere celesti) dove presenta una nuova visione del mondo: il modello eliocentrico (il sole sta al centro). Prima di Copernico la gente credeva che la terra stesse al centro dell'universo, ma Copernico era stato in grado di provare che non era così, che il sole, e non la terra, che sta al centro del sistema solare. Questa scoperta è tale da scuotere sia il mondo scientifico che religioso. Le conseguenze di questa scoperta sono drammatiche. La nostra concezione del mondo è stata cambiata per sempre. La teoria di Copernico all'inizio non riscuote molta popolarità. Anche se il trattato che ne parla era stato dedicato al Papa, essa viene considerata eretica sia rispetto ai criteri della scienza di allora che della religione. Un tale pensiero (che la terra non stia al centro dell'universo) si era rivelato così oltraggioso che molti scienziati e, tristemente, molti teologi, si erano rifiutati persino di guardare nel telescopio di Copernico, tanto le tradizioni umane, sia nel campo della scienza che della religione, erano così forti. 117
Eppure Copernico aveva ragione, e la sua scoperta rivoluzionaria era necessaria se si voleva progredire. Io credo che anche nella Chiesa oggi sia necessaria un'identica rivoluzione. Quel che era riconosciuto dalle generazioni passate è andato in gran parte perduto nella Chiesa moderna. L'Evangelo biblico lo si sente sempre più di rado. Certo, alcuni suoi elementi sono rimasti, ma i fatti dell'Evangelo sono presentati in maniera antropocentrica (con al centro l'uomo) e non in maniera teocentrica (con al centro Dio). Uno dei bisogni più urgenti dei nostri giorni è che di fatto la Chiesa ha bisogno di essere evangelizzata un'altra volta! Noi, la Chiesa, abbiamo bisogno di udire un Evangelo fondato sulla Bibbia ed incentrato in Dio ed in Cristo. Abbiamo bisogno d'udire di Dio com'Egli è realmente e dell'Evangelo della Grazia di Dio in Gesù Cristo com'esso è realmente! E tutto questo parte dal comprendere che Dio sta al centro e non noi. L'uomo naturale è così ostile verso Dio che se potesse Lo ucciderebbe, anche se questo potesse significare la fine della propria esistenza. Egli pure odia il fatto che Dio è sovrano. Quando parlo di sovranità di Dio, intendo dire che Egli fa quel che vuole, quando vuole e nel modo che vuole senza dover chiedere il permesso ad alcuno. Jonathan Edwards così ricorda la propria esperienza: "Sin dalla mia infanzia, la mia mente è stata sempre piena di obiezioni alla dottrina della sovranità di Dio. Mi è sempre sembrata una dottrina orribile. Pure ricordo molto bene il tempo in cui sono stato persuaso e pienamente soddisfatto di questa sovranità di Dio e della Sua giustizia allorché Egli dall'eternità ha disposto quanto riguarda gli uomini, secondo il Suo sovrano beneplacito. E' allora che la mia
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mente ha conosciuto un meraviglioso cambiamento, rispetto a questa dottrina. La mia mente in essa ha trovato riposo e hanno trovato fine tutti i miei cavilli ed obiezioni. L'assoluta sovranità di Dio è ciò di cui la mia mente è ora sicura. Dal momento della mia prima persuasione, però, ho avuto, rispetto ad allora, un altro senso della sovranità divina. Non solo una persuasione, ma una piacevole persuasione. Quella dottrina mi è apparsa estremamente piacevole, chiara e dolce. L'assoluta sovranità è ciò che io amo attribuire a Dio. La mia prima persuasione, però, non era così". In un altro luogo, egli scrive: "Quando gli uomini sono decaduti, e sono diventati peccaminosi, Dio, con la Sua sovranità, ha il diritto di determinare sulla loro redenzione come a Lui piace. Egli ha il diritto di determinare se ne redimerà qualcuno oppure no. Egli avrebbe potuto, se lo avesse voluto, lasciare che tutti perissero o avrebbe potuto redimerli tutti. Oppure redimere alcuni e lasciare gli altri. E se lo fa, Egli può prendere chi vuole e lasciare chi vuole. Supporre che tutti si sono pregiudicati il Suo favore e meritano di perire, e supporre che Egli possa lasciare che qualcuno di loro non perisca, implica una contraddizione, perché suppone che quel tale abbia un qualche diritto al favore di Dio, e non sia giustamente passibile di perire, il che è contrario alla supposizione. E' giusto che Dio ordini queste cose secondo il Suo beneplacito. In ragione della Sua grandezza e gloria, per la quale Egli è infinitamente al di sopra di tutti, Egli è degno di essere sovrano, e che in ogni cosa Egli faccia 119
ciò che Gli piace. Egli è degno di rendere Sé stesso il proprio fine e che Egli non renda altro che la Sua propria sapienza Sua regola nel perseguire quel fine senza che debba chiedere consiglio a nessuno e senza che debba rendere conto a nessuno di quel che Egli fa. E' del tutto appropriato che Colui che è assolutamente perfetto ed assolutamente savio, e fonte stessa di ogni sapienza, determini ogni cosa secondo la Sua propria volontà, anche le cose della più grande importanza. E' giusto che Egli sia sovrano in questo modo, perché Egli è l'Essere primo da cui proviene ogni altra cosa. Egli è il Creatore di tutte le cose e tutto è assolutamente ed universalmente dipendente da Lui. Quindi è del tutto giusto che Egli agisca come sovrano possessore del cielo e della terra. (da "La giustizia di Dio nella dannazione dei peccatori"). C. H. Spurgeon così predicava: "Non c'è attributo di Dio che sia di maggior conforto ai Suoi figlioli che la dottrina della Sovranità di Dio. Nelle circostanze più avverse, nelle afflizioni più grandi, essi credono che ad ordinare le loro afflizioni sia stata la Sua sovranità, che la Sua sovranità le sovrasta e che la Sovranità le santifichi tutte. Non c'è nulla per cui i figlioli di Dio dovrebbero maggiormente sostenere di fronte ai suoi avversari che il dominio del loro Padrone su tutta la terra - la regalità di Dio su tutte le opere delle Sue mani, il trono di Dio ed il Suo diritto di sedere su quel trono. D'altro canto, non c'è dottrina più odiata di questa dai figli di questo mondo, nessuna verità che più di questa sia stata presa a calci come la grande, stupenda e più che certa dottrina della 120
sovranità dell'infinito Jahweh. Gli uomini permetterebbero a Dio di essere dovunque, eccetto che sul Suo trono". (Sermone "La Sovranità Divina" del 4 maggio 1856 alla New Park Street Chapel, Soutwark). In Isaia 46:8-10 Dio dichiara: "Ricordatevi di questo e mostratevi uomini! O trasgressori, rientrate in voi stessi! Ricordate il passato, le cose antiche; perché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me. Io annuncio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà". Dio consegue tutto ciò che Egli si è proposto di fare. I suoi piani non possono mai essere impediti o frustrati. All'uomo naturale non solo non piace questa dottrina, ma verso di essa nutre un odio profondo tanto da immaginare di potersene vendicare. Come disse J. C. Ryle, "Di tutte le dottrine della Bibbia, nessuna è così offensiva alla natura umana come la dottrina della Sovranità di Dio" (Commentario su Luca 4:22-33, cfr. www.gracegems.org). È l'uomo che vuole essere in controllo delle cose. Egli vuole essere padrone del proprio destino. Egli odia dover ammettere il fatto che Dio sieda sul Suo trono e che un giorno dovrà rendere conto di sé stesso a Lui. Più ancora di questo l'uomo odia dover essere impotente ad impedire che si realizzino i propositi ultimi di Dio. L'idea è ripugnante per "l'uomo autonomo", governato, come egli suppone, dal proprio "libero arbitrio". Nonostante questo, il fatto rimane che Dio è in controllo di ogni cosa. L'uomo non è al centro dell'universo, ma Dio! E' tempo per la Chiesa di far risuonare ancora questa verità! "Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la 121
gloria in eterno. Amen" (Romani 11:36). Ogni cosa avviene "secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà" (Efesini 1:11). Proprio come l'umanità doveva riaggiustare le proprie idee secondo la scoperta di Copernico, noi abbiamo bisogno di riaggiustare il nostro pensiero secondo i fatti della Scrittura. Dio è sovrano! Le cose stanno così ed in nessun altro modo! Dio è sovrano in ogni cosa, incluso il modo con il quale Egli dispensa la Sua grazia. I Riformatori dichiaravano: "Sola Gratia" (per la sola Grazia), e con quella dichiarazione essi intendevano grazia all'inizio, grazia alla fine, grazia nel mezzo, grazia che non fallisce, grazia senza mescolanza alcuna, grazia senza aggiunte, grazia che non ammette alcuna base per il nostro proprio vanto, grazia che preclude ogni motivo di gloria, se non nel Signore. Così come molti ai tempi di Copernico si erano rifiutati di guardare nel suo telescopio, molti, nel nostro tempo, rifiutano di guardare alle Scritture. Che questo non sia per voi e per me. Quando si parla della riprovazione, non c'è alcun dubbio che si tratta non semplicemente di una questione intellettuale, ma di una questione di grande carica emotiva. E' così tanto da rendere molto difficile per chiunque fra noi di considerarla in modo anche solo vagamente oggettivo. E' così perché questa questione ha a che fare con gente concreta che deve affrontare un'eternità di estremo castigo sotto la mano del Giudizio di Dio. E' una questione estremamente difficile per tutti noi da affrontare emozionalmente. Detto questo, cerchiamo almeno di guardare a questa questione attraverso le lenti della Bibbia (che cosa Dio ci rivela al riguardo). Ecco che cosa sappiamo. Tutti i cristiani che credono alla Bibbia affermano che Dio conosce la fine fin
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dall'inizio e che quindi ha una conoscenza completa del futuro. Quindi, Egli crea persone che sa benissimo finiranno un giorno all'inferno. Non c'è modo di evitare questa conclusione. Indubbiamente Dio conosce quelle che sono le Sue pecore e quelle che non Gli appartengono (vedasi Giovanni 10:25-26) e ci sono testi biblici che parlano esplicitamente della predestinazione e della riprovazione. Uno di questi, per esempio, è 1 Pietro 2:8: "Essi, essendo disubbidienti, inciampano nella parola; e a questo sono stati anche destinati". Anche coloro che credono sono a questo predestinati. Atti 13:48 dice: "Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero". Al riguardo della Bestia in Apocalisse ci vien detto: "L'adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello che è stato immolato" (Apocalisse 13:8). Questo versetto soltanto è sufficiente per risolvere la questione. Dio conosce l'identità di coloro che adoreranno la Bestia (e che quindi si avviano verso l'eterna perdizione) e Dio lo sapeva prim'ancora che il mondo stesso fosse creato. Ancora una volta possiamo mettere questo in contrasto con i discepoli ai quali Gesù dice di rallegrarsi perché i loro nomi sono scritti in cielo (Luca 10:20) e con coloro che lavoravano accanto all'apostolo Paolo: "Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita" (Filippesi 4:3).
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Indubbiamente la dottrina della divina Predestinazione ha l'altra faccia della medaglia: quella della Riprovazione. Ecco un estratto dal libro di Lorraine Boettner: "La Dottrina riformata della Predestinazione". Il comando di Cristo rivolto agli empi nel Giudizio finale: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!" (Matteo 25:41) è il decreto di riprovazione più forte che si potrebbe immaginare ed è lo stesso in principio, sia che sia stato emesso nel tempo che nell'eternità. Ciò che è giusto per Dio fare nel tempo, non è sbagliato per Lui includerlo nel Suo piano eterno. In un'occasione Gesù stesso dichiara: "Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi" (Giovanni 9:39). In un'altra occasione dice: "«Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli" (Matteo 11:25). E' difficile per noi renderci conto che l'adorabile Redentore e solo Salvatore degli uomini, sia per alcuni una tale pietra di inciampo, eppure quello è ciò che le Scritture dichiarano a Suo riguardo. Persino prima della Sua nascita era stato detto di Lui: "Ecco, costui è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione" (Luca 2:34). Quando poi nella Sua preghiera di intercessione, nel Giardino del Getsemani, dice: "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi" (Giovanni 17:9), i non eletti vengono chiaramente ripudiati.
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Gesù stesso dichiara che una delle ragioni per le quali Lui stesso parla in parabole è che la verità fosse nascosta da coloro per i quali non era intesa. Lasciamo che la storia sacra parli da sé stessa: "Allora i discepoli si avvicinarono e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?» Egli rispose loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono. E si adempie in loro la profezia d'Isaia che dice:"Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca" (Matteo 10:13-15; Isaia 6:9-10). In queste parole abbiamo un'applicazione di quanto Gesù dice: "Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino" (Matteo 7:6). Chi afferma che Gesù abbia voluto destinare la Sua verità salvifica a tutti contraddice palesemente ciò che dice Cristo stesso. Per il non-eletto la Bibbia è un libro sigillato ed è solo al vero cristiano che è dato di vedere e di comprendere queste cose. Tanto è importante questa verità che lo Spirito Santo si è compiaciuto di ripetere questo versetto di Isaia nel Nuovo Testamento per ben sei volte: Matteo 13:1415; Marco 4:12; Luca 8:10; Giovanni 12:40; Atti 28:27; Romani 11:9-10.
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Romani 9 ci spiega perché Dio voglia mai creare delle persone pur sapendo che il loro destino finale sarà l'eternità all'inferno - per dimostrare la Sua ira e per rendere noto il suo potere (vedasi passi qui sotto). Questo non ci sarà mai "digeribile" fintanto che il nostro punto di partenza nel perseguire la verità sia l'uomo e i suoi sentimenti, perché persino come uomini e donne redenti sentiamo più simpatia per i nostri compagni peccatori che per la santità e giustizia di Dio. Pensateci per un attimo e credo che la cosa vi colpisca al cuore stesso, perché di fatto abbiamo molto più in comune, mettiamo, con Hitler e con Stalin che con la maestà, santità e gloria dell'onnipotente Iddio e questo fatto stesso rivela quanto profondo sia il nostro degrado morale e spirituale. MA, se facciamo un grande spostamento di paradigma e vediamo la vita, l'universo e tutto il resto dal punto di vista della giustizia di Dio, tanto da glorificare in ogni suo attributo, allora tutto comincerà ad avere senso perfetto. Io credo che con delle menti che siano totalmente santificate in Cielo, noi ci rallegreremo che la giustizia di Dio sia completamente glorificata. Qui però, la nostra natura decaduta ci fa rabbrividire che degli essere umani come noi, per quanto cattivi siano, debbano patire il giudizio di Dio per tutta l'eternità sapendo che Dio già sapeva, anzi, aveva determinato che quella sarebbe stata la fine di quella particolare creatura prima ancora che fosse portata all'esistenza. Da questa parte del cielo è molto duro vedere come il desiderio di Dio di rendere manifesti i Suoi attributi come Rettitudine, Giustizia ed Ira, sia una valida ragione per la quale fa come fa. In Cielo, però, con
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menti glorificate e santificate, non avremo più problemi al riguardo. Io penso che il seguente brano di Romani 9 mostri chiaramente come sia perfettamente giusto che Dio manifesti i Suoi attributi persino nella dannazione di "vasi d'ira preparati per la dannazione" proprio come fa nel redimere i "vasi di misericordia". E' certo che Dio pensa in questo modo: "Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà?». Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?». Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c'è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d'ira preparati per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri?" (Romani 9:14:24).
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Chiunque faccia fatica ad accettare questo concetto comprendo che abbia bisogno di molto di più che la citazione di qualche versetto. Vi chiederei però di continuare, per così dire, a lottare con esso e di investigare ulteriormente le Scritture su questo argomento. Vi indicherò ulteriore materiale da leggere al termine di questo libro. Io so che la mia personale lotta con questo concetto non era perché le Scritture non fossero chiare al riguardo, perché indubbiamente lo sono. Il mio problema era che A ME NON PIACEVA ciò che la Scrittura insegna, che questo non si adattava ai miei preconcetti su Dio. Alla fine mi sono reso conto che continuare questa lotta significava oppormi a Dio stesso. Egli è il Dio che ha ispirato Romani 9 ed è proprio a Lui che un giorno dovremo rendere conto. Odierei essere trovato fra coloro che Lo hanno sfidato e dover rendergli conto della mia costante opposizione a Lui nonostante quanto afferma la verità che Egli ha rivelato. Un'ultima cosa. Molti hanno un concetto sbagliato di questa dottrina, quello che va sotto il nome di "Uguaglianza ultimativa". Questa falsa concezione della Riprovazione sostiene che Dio operi nel reprobo per causare la sua dannazione tanto quanto Egli operi nell'eletto per causare la sua salvezza. Questo, ovviamente, non è il caso. E' vero che Dio "Fa misericordia a chi vuole ed indurisce chi vuole" (Romani 9:18), ma dobbiamo comprendere come vi siano due modi possibili a che Dio indurisca i cuori. In un primo scenario, sarebbe Dio ad iniettare il male nell'anima di un uomo. Un tale pensiero è ripugnante ed è del tutto contrario a quanto dice la Scrittura. Nell'altro scenario, Dio potrebbe semplicemente lasciare l'uomo nel suo stato di ribellione non 128
impartendogli la grazia speciale che Egli dona ai Suoi eletti. La disposizione naturale dell'uomo irrigenerato è quella di opposizione a Dio. Tutto ciò che deve fare per indurire il cuore è trattenere, negare la speciale grazia che dà agli eletti lasciandoli nel loro odioso, orgoglioso e malvagio atto di sfida verso di Lui. In tutto questo non c'è la minima traccia di ingiustizia. Dio, o dispensa la giustizia che è meritata, oppure l'indicibile misericordia che non è meritata. Nessuno, però, assolutamente nessuno, riceve ingiustizia dalla mano di Dio.
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Capitolo 15: Che dire dei perduti che ci stanno particolarmente a cuore? Lasciate che affronti la questione raccontandovi un'esperienza dal lontano passato. Nel IV secolo vi era una donna cristiana molto devota di nome Monica. Era sposata ad un uomo di alto rango che però non condivideva la sua fede cristiana. Lui spesso si comportava in modo crudele verso di lei e la maltrattava. Monica ogni giorno andava in chiesa e pregava per la conversione del marito. Diverso tempo dopo, l'uomo di fatto diventa cristiano. Ciononostante, il dolore e l'angoscia che suo marito le aveva causato era niente in confronto a quel che aveva sofferto per il loro figlio maggiore. Il suo cuore di mamma le si spezzava nel vedere che vita sconsiderata il figlio facesse. Egli non solo non condivideva la fede cristiana della madre, ma si era associato a gruppi anti-cristiani e faceva uso della sua mente acuta per trascinare altri sulla sua strada di perdizione. Viveva una vita del tutto immorale. Aveva avuto un'amante, ma l'aveva lasciata per un'altra e da essa aveva avuto un figlio, fuori dal matrimonio, di nome Adeodato. Monica non era personalmente in grado di convincere suo figlio della verità della fede cristiana, ma era determinata a non smettere di pregare fintanto che il figlio non fosse divenuto cristiano. Questo era andato avanti per vent'anni e Monica persisteva a pregare per suo figlio, apparentemente senza risultato. Il figlio avrebbe scritto piÚ tardi di questo dicendo che la madre piangeva la sua morte spirituale piÚ di quanto una qualsiasi madre piangesse sul corpo morto di suo figlio. Lacerata nel suo spirito, Monica si era recata a raccontare della sua vicenda al noto vescovo di Milano Ambrogio. 131
Dopo aver udito dell'angoscia della sua anima, Ambrogio le dice: "Torna a casa, e Dio ti benedica perché non è possibile che perisca il figlio di tali lacrime". Monica, così, accetta questa risposta come se avesse ricevuto una parola da Dio stesso. Le preghiere di Monica all'improvviso sono esaudite. Un giorno, mentre il figlio era in giardino, profondamente affranto a causa dei suoi peccati, indubbiamente lo Spirito Santo stava operando in lui. Nei suoi scritti egli racconta quel che gli era avvenuto dopo. Ode improvvisamente la voce di un ragazzo o di una ragazza che proviene da una casa accanto e che insistentemente cantava la frase latina: "Tolle lege, tolle lege" che tradotta vuol dire: "Prendi e leggi, prendi e leggi". Più tardi, nei suoi scritti, egli racconta: "Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: "Prendi e leggi, prendi e leggi". Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte. Arginata la piena delle lacrime, mi alzai. L'unica interpretazione possibile era per me che si trattasse di un comando divino ad aprire il libro e a leggere il primo verso che vi avrei trovato. Avevo sentito dire di Antonio che ricevette un monito dal Vangelo, sopraggiungendo per caso mentre si leggeva: "Va', vendi tutte le cose che hai, dàlle ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi". Egli lo interpretò come un oracolo indirizzato a se stesso e immediatamente si rivolse a te. Così tornai concitato al luogo dove stava seduto 132
Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: "Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue concupiscenze". Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono" [Confessioni, 8:12:29]. In un singolo istante, molti anni di preghiera di Monica avevano ricevuto risposta. Suo figlio aveva fatto esperienza di una drammatica conversione a Cristo che avrebbe trasformato tutta la sua vita. Quel che Monica non avrebbe conosciuto, era l'influenza che suo figlio avrebbe avuto non solo sui suoi contemporanei ma anche su molte generazioni future. Suo figlio sarebbe diventato uno dei più grandi doni di Dio alla Sua chiesa: Agostino di Ippona (354430 AD). Non c'è dubbio che Agostino sia stato il più grande teologo della Chiesa (al di fuori dal Nuovo Testamento) per i primi mille anni e, di fatto, il più grande teologo della storia della chiesa. Gli scritti di Agostino sull'argomento della Grazia, avrebbero avuto una massiccia influenza sia su Martin Lutero (egli stesso monaco agostiniano) che su Giovanni Calvino. Dio ha fatto uso di questi uomini per causare il più grande movimento di Dio nella storia della Chiesa, allorché intere nazioni furono portate sotto l'influenza dell'Evangelo durante la Riforma protestante del XVI secolo. Allo stesso modo, se consideriamo il racconto biblico dell'uomo che era giunto alla fede in Cristo proprio al
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termine della sua vita, l'uomo conosciuto come "il ladrone sulla croce", noi dovremmo notare come fino all'ultimo istante della sua vita non c'era nulla di esteriormente osservabile da indicarci si trattasse di uno degli eletti di Dio. Fino a quel tempo, quell'uomo era vissuto come un notorio criminale con apparentemente nessun interesse di seguire Cristo. Il fatto che egli indubbiamente fosse uno degli eletti di Dio diventa chiaro soltanto quando giunge a Cristo pochi istanti prima della sua morte. Appeso ad una croce accanto a Gesù, egli si volta verso di Lui e Gli dice: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno" (Luca 23:42). Immediatamente, dopo aver detto queste parole, a quest'uomo viene dato l'unico ed indicibile privilegio di sentirsi dire da Gesù stesso che egli sarebbe stato con Lui in Paradiso quello stesso giorno (v. 43). Che chiare parole di certezza! Semmai qualcuno possa essere certo della sua salvezza, era lui quell'uomo! Facendo uso della nostra mente santificata, forse potremmo immaginare sua madre, cristiana, che aveva pregato per suo figlio ribelle. Si tratta, naturalmente, di una speculazione - ma immaginiamo per un momento che sua madre fosse ancora viva e, come seguace di Cristo, stesse seguendo quel giorno quegli avvenimenti. Non ci sarebbe stato nulla che avesse potuto osservare con i suoi sensi che indicasse come l'ultima ora della vita di suo figlio potesse essere quella della sua conversione. Sarebbe sembrata solo la fine tragica di una vita tragica. Potrei immaginare la sua amara ed intensa afflizione nel vedere suo figlio camminare verso la stessa collina con il Salvatore perché quella fine se la meritava. E poi, apparentemente uscito dal nulla, lo Spirito Santo che si muove in modo invisibile ma irresistibile con la Sua grazia, eccolo che estrae il suo
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cuore spirituale di pietra e gli dà un nuovo cuore, con nuove inclinazioni e sentimenti, così diverso da prima... Immediatamente suo figlio ripone la sua fede nell'opera di Colui che gli sta morendo accanto. E senza alcun ritardo, gli viene data sicurezza ultima che quel giorno non sarebbe terminato prima che lui sarebbe stato con Cristo in Paradiso. Come dico, questa è una speculazione al riguardo di sua madre e dell'angoscia del suo cuore, ma quel che è certo è che quell'uomo fu convertito poche ore prima di morire. Nessuno, nel modo più assoluto, può essere considerato irraggiungibile da Dio, nemmeno all'ultimo momento della sua vita. Sia lode al Signore! La Scrittura ci dice: "Il Signore conosce quelli che sono suoi" (2 Timoteo 2:19). L'identità degli Eletti è conosciuta solo a Dio, non a noi. Potremmo presumere che qualcuno non sia un Eletto solo vedendolo sfidare Dio fino all'ultimo respiro della sua vita. Sebbene che la salvezza dei nostri figli o cari rimanga sempre nelle mani di Dio, dovrebbe essere d'immenso conforto per noi sapere che se la conversione di un individuo ci sta profondamente a cuore e ne facciamo costantemente oggetto di preghiera, in sé stessa questa è già una forte indicazione che è Dio stesso ad essere dietro a tutto questo e che Lui ce l'ha messo in cuore affinché Egli usi questo nostro fardello e preghiera come mezzo per realizzare i Suoi fini (la conversione di una delle Sue pecore elette). Proprio come il Signore ha aperto il cuore di Lidia per rispondere alle cose dette da Paolo (Atti 16:13-14), così la nostra unica speranza è che Dio voglia aprire il cuore di quelli che amiamo e che ci stanno a cuore. La salvezza (ed il tempo della conversione) appartiene al Signore (Giona 2:9).
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Capitolo 16: ...e la preghiera e l'evangelizzazione? Spesso si sente fare la domanda: “Se è Dio che elegge alcuni alla salvezza, che senso avrebbe la preghiera e l’evangelizzazione? Abbiamo già discusso in grandi linee la questione della preghiera nel capitolo precedente. Permettetemi, così, di focalizzare qui la mia risposta sull'elemento “evangelizzazione” della questione in discussione. Quando mi si chiede questo, di solito inizio con l’alterare la formulazione della domanda stessa. Cambierei quel “se” con “dato che”. Ecco ciò che intendo. Dato che la Divina Elezione è chiaramente insegnata nelle Scritture, sarebbe meglio chiedersi: “Dato che Dio elegge certuni alla salvezza, perché ci viene detto di evangelizzare?”. La prima ovvia risposta a questa domanda è: Perché Dio ci dice di farlo. La stessa Bibbia che insegna la Divina Elezione in Romani, capitoli 8 e 9, pure ci dà Romani 10, che dice: “Come udranno se non c’è chi predichi” (Romani 10:24). Non c’è alcuna contraddizione fra Romani 10 e Romani 8-9. Prestabiliti sono sia i fini che i mezzi Dio stabilisce sia i fini che i mezzi per giungervi. Il fine è che i Suoi eletti giungano alla fede salvifica. I mezzi sono: La proclamazione dell’Evangelo. In Giovanni 10:16 Gesù dice: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore”.
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Gesù ha già pecore dal popolo ebraico. Eppure Egli sa che ha anche altre pecore “che non sono di questo ovile” (il riferimento è agli altri popoli, le Genti). Essi ascolteranno la Sua voce. Il fine è: gli eletti fra i popoli non-ebrei che giungono nel Regno. Il mezzo è: Gesù che predica ed insegna. In Matteo, capitolo 11, vediamo ancora una volta come Gesù radica l’evangelizzazione nell’elezione e, ancora una volta, non c’è alcuna contraddizione fra le due cose… Matteo 11 “(25) In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. (26) Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. (27) Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. (28) Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. (29) Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; (30) poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero»”. Notate come qui Gesù ci insegni: •
(1) Dio nasconde delle cose ad alcuni e le riveli ad altri (Elezione sovrana);
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(2) L’appello evangelistico si rivolge a tutti: “Venite a me voi tutti…”.
Per decine d’anni avevo letto queste parole ma quello che facevo era separare ciò che si trova nei versetti 25-27, che parla della Sovranità di Dio nell’elezione, da quello che segue nel testo al v. 28, dove Gesù 138
invita tutti a venire a Lui, come se fossero due cose non collegate. Ora io vedo come siano state dette senza tirare il fiato, per così dire, e fra di loro non c’è contraddizione alcuna. Notate pure l’esperienza dei primi Apostoli in Atti 13: “(43) Dopo che la riunione si fu sciolta, molti Giudei e proseliti pii seguirono Paolo e Barnaba; i quali, parlando loro, li convincevano a perseverare nella grazia di Dio. (44) Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per udire la Parola di Dio. (45) Ma i Giudei, vedendo la folla, furono pieni di invidia e, bestemmiando, contraddicevano le cose dette da Paolo. (46) Ma Paolo e Barnaba dissero con franchezza: «Era necessario che a voi per primi si annunciasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri. (47) Così infatti ci ha ordinato il Signore, dicendo: "Io ti ho posto come luce dei popoli, perché tu porti la salvezza fino all'estremità della terra"». (48) Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero”. In un precedente capitolo avevamo citato il versetto 48 per mostrare come chi giunge alla fede è perché sia stato preordinato da Dio a farlo. Ora io cito il contesto più vasto per mostrare il semplice concetto che Dio prestabilisce sia il fine (gli eletti che giungono alla fede) che i mezzi (la predicazione dell’Evangelo). Dovremmo pure notare come il Signore aveva parlato all’Apostolo Paolo, nel più bel mezzo di una situazione di grave tensione, dicendogli di rimanere in una certa città. Perché fa questo?
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“ ...perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città». Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio” (Atti 18:10-11). In altre parole, il Signore dice a Paolo: “Stai qui perché ho un popolo numeroso in questa città … ho molte delle Mie pecore qui che ascolteranno la Mia voce e Mi seguiranno quando tu predicherai nel Mio nome”. Dio prestabilisce sia il fine - le Sue pecore elette che ascolteranno la voce di Cristo - ed i mezzi - la preghiera e la predicazione dell’Evangelo a tutti. E tutti quelli che erano ordinati a vita eterna credettero. Il fatto è che noi non sappiamo chi siano gli eletti. Essi non vanno in giro con una grande lettera E tatuata sulla loro fronte. Dobbiamo perciò andare in tutto il mondo e predicare a tutti l’Evangelo, anche se sappiamo che soltanto i Suoi eletti risponderanno con fede alla predicazione dell’Evangelo. Senza l’elezione, l’evangelizzazione sarebbe come se un venditore ambulante che cerca di vendere i suoi prodotti in un cimitero. L’umanità è spiritualmente “morta nei falli e nei peccati” (Efesini 2:1), e solo attraverso l’atto di grazia di Dio nell’elezione, predestinazione e rigenerazione di persone specifiche, qualcuno mai giungerà a Cristo con fede. Come scrisse il dott. R. C. Sproul: “Se la decisione finale per la salvezza di peccatori decaduti fosse lasciata nelle mani di peccatori decaduti, perderemmo ogni speranza che qualcuno possa mai essere salvato” (Scelti da Dio). Ancora, Dio prestabilisce sia i fini che i mezzi ed i mezzi sono stati altrettanto stabiliti da Dio che i fini.
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A. A. Hodge una volta si è domandato: “Se Dio ha eternamente decretato che tu viva, a che serve respirare? Se Dio ha eternamente decretato che tu parli, a che serve aprire la bocca? Se Dio ha eternamente decretato che tu abbia un raccolto, a che serve seminare? Se Dio ha eternamente decretato che il tuo stomaco contenga cibo, a che serve mangiare?”. Hodge ha risposto alle sue stesse domande dicendo: “Al fine di educarci, Dio esige che noi si faccia uso dei mezzi, altrimenti si resterà privi dei fini da cui quei mezzi dipendono. Tanti sono gli stolti che fan sì che la natura trascendentale dell’eternità e del rapporto della vita eterna di Dio alla vita nel tempo di un uomo diventi per loro una scusa per trascurare la preghiera. È la stessa stoltezza di chi rende lo stesso eterno decreto una scusa per non masticare il suo cibo o per non volontariamente riempire d’aria i suoi polmoni”. È un ragionamento che non fa una grinza, non è vero? È pure importante rilevare come le nostre preghiere per i non credenti sarebbero del tutto futili, se Dio non avesse il potere di portare qualcuno dalla morte spirituale alla vita. Coloro che rifiutano la sovranità divina nella salvezza di fatto presuppongono che Dio non possa veramente aiutare gli irrigenerati dando loro una nuova comprensione delle cose, perché così Dio, se lo facesse (secondo il loro sistema teologico) interferirebbe con il loro libero arbitrio. È così che, secondo quel modo di pensare, quando preghiamo per dei non credenti, Dio può solo fare qualcosa al di fuori da loro (suggerendo, incoraggiando, offrendo la grazia), ma Egli non può fare nulla dentro di loro (togliendo il loro cuore di pietra e sostituendolo con uno di carne con un desiderio positivo per Cristo). Il che, se ci pensate bene, non aiuta molto coloro che non hanno alcun desiderio per Dio e che sono morti
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nelle loro trasgressioni e peccati. In altre parole, non avrebbe alcun senso pregare affinché delle persone vengano a Cristo se Dio non potesse aprire i cuori. Questa era la testimonianza di Lidia, come ci informa Luca in Atti 16:14 “ Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo”. I passi di ammonimento Il principio dei fini e dei mezzi è uno strumento molto utile quando si tratta di comprendere il senso dei numerosi passi del Nuovo Testamento che contengono ammonizioni, specialmente come le troviamo nella lettera agli Ebrei. Sono molti a credere che questi testi insegnino che i veri credenti potrebbero perdere la loro salvezza. Però, come scrive Thomas Schreiner in un articolo scritto il 29 dicembre 2011 su www.credomag.com: “Dobbiamo rammentarci come i brani sono avvertimenti ed ammonimenti. In sé stessi non dicono nulla se i credenti possano o non possano di fatto decadere dalla salvezza. Non si tratta di dichiarazioni, ma di ammonimenti. Alcuni potrebbero osservare che tali ammonimenti sarebbero inutili se i credenti non potessero perdere la salvezza. Sarebbero una sciocca perdita di tempo! Questa obiezione, però, non regge se si tiene conto come gli ammonimenti sono i mezzi attraverso i quali Dio preserva i Suoi eletti. Io affermo che quei passi di ammonimento sono sempre efficaci nella vita degli eletti, cioè, quelli che sono veramente salvati prestano ascolto a quegli ammonimenti, ed è precisamente prestando ascolto a quegli ammonimenti che essi vengono preservati fino alla fine”.
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Ritornando ancora una volta al tema di questo capitolo, possiamo fare le seguenti affermazioni scritturali basandoci su quel che ci è rivelato nell’Evangelo di Giovanni: Tutti coloro che il Padre ha scelto dall’eternità per appartenergli, Egli li ha affidati al Figlio (Giovanni 6:37), e tutti coloro che Egli ha affidato al Figlio, il Figlio li conosce (Giovanni 10:3) e chiama (Giovanni 3:5). Tutti coloro che Egli chiama Lo conoscono (Giovanni 10:14) e riconoscono la Sua voce (Giovanni 10:4-5) e vengono a Lui (Giovanni 6:37) e Lo seguono (Giovanni 10:24,27). Il Figlio dà la Sua vita per le Sue pecore (Giovanni 10:11) e dà loro vita eterna (Giovanni 10:28) e li conserva nella Parola del Padre (Giovanni 17:6), tanto che neanche uno di loro andrà perduto (Giovanni 6:39) e così il Figlio ne sarà glorificato per sempre (Giovanni 17:10). Questo è il fondamento indistruttibile di una salvezza infallibile che ridonda alla fine alla gloria sia del Padre come del Figlio. Nessuna delle pecore di Cristo rigetterà alla fine la Sua Parola. Sebbene Egli permetta che alcune delle Sue pecore resistano alla Parola per un certo tempo, essi non lo faranno per sempre. Gesù disse: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori” (Giovanni 6:37). Che promessa! E quale grande privilegio quello di condividere l’Evangelo con la gente, mentre siamo testimoni di come il Buon Pastore raccolga le Sue pecore. Si potrebbe dire molto di più. La stessa storia della chiesa dimostra come credere nell’elezione abbia fatto tutt’altro che frustrare e vanificare le missioni, anzi, le ha promosse. Si può dimostrare molto facilmente che, nella storia della chiesa, gli uomini che sono stati maggiormente usati da Dio nella causa
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dell’evangelizzazione credessero appassionatamente nella grazia sovrana di Dio nell’Elezione. Un controversialista disse un giorno: “Se pensassi che Dio avesse un popolo eletto io non mi prenderei la briga di predicare”. Quella, però, è la ragione stessa per la quale predico. Quello che renderebbe lui inattivo è lo stesso trampolino di lancio del mio zelo. Se il Signore non avesse un popolo da salvare, avrei ben poco di cui rallegrarmi nel mio ministero. Io credo che Dio salverà i Suoi eletti e pure credo che se non predico l’Evangelo io dovrò rendere conto del loro sangue” (C. H. Spurgeon - http://www.spurgeon.org/sermons/2303.htm). "Io spero di poterci infiammare a vicenda e che ci sarà una santa emulazione fra di noi, che abbasseremo del tutto l’uomo ed innalzeremo il Signore Gesù Cristo. Nient’altro che le dottrine della Riforma lo possono fare. Tutte le altre lasciano l’uomo al suo libero arbitrio e lo rendono, in parte almeno, salvatore di sé stesso. Anima mia, non avvicinarti neppure al segreto di coloro che insegnano tali cose… Io so che Cristo è tutto in tutti. L’uomo non è nulla. Egli ha il libero arbitrio solo per andare all’inferno, ma nessuno per andare in cielo, fintanto che Dio non opera in lui secondo il Suo beneplacito" (George Whitfield, opere, p. 89-90). "Oh l’eccellenza della dottrina dell’Elezione e della perseveranza finale dei santi! Io sono persuaso che fintanto che un uomo non giunge a credere ed a sentire queste importanti verità, egli non potrà essere savio. Quando però sarà convinto di queste ed assicurato della loro applicazione al suo cuore, allora egli indubbiamente camminerà per fede! L’amore, non la paura, lo costringe ad ubbidire". (George Whitfield, opere, p. 101).
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Capitolo 17: La fede salvifica Il tema principale della lettera ai cristiani di Roma, scritta dall’apostolo Paolo, è l’Evangelo stesso. Essa, infatti, risponde alla domanda: “In che modo una persona ingiusta potrà mai essere accettabile di fronte ad un Dio santo e giusto?”. In brani come quello che si trovano da 3:20 a 4:8 egli evidenzia in modo chiaro come noi veniamo giustificati (come Dio ci dichiari giusti ai Suoi occhi) sulla base della sola fede e non sulla base di alcunché noi si faccia. Fra i molti altri testi che lo affermano troviamo Tito 3:5; Galati 2:16; Efesini 2:8-9; Filippesi 3:9. Romani 3:28; 4:3-8 dichiara: “...poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge … infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia. Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo: «Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato»”. Avendo stabilito biblicamente il caso, vale a dire che siamo giustificati per fede indipendentemente dalle nostre opere, dobbiamo ora porci la domanda: “Quale tipo di fede è quella che ci giustifica?”. In altre parole, che cosa vuol dire avere una fede salvifica autentica, genuina? Dire d'avere fede non basta Questa è esattamente la questione alla quale si rivolge Giacomo nel capitolo 2 della sua epistola. Scrive al versetto 14: “A che serve, fratelli miei, se 145
uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?”. L’ovvia risposta alla domanda retorica di Giacomo è “No, quello non è il tipo di fede che salva. La vera fede produce delle opere”. Non è mai abbastanza semplicemente affermare di avere fede. Nessuno può dirsi salvato semplicemente facendo una vuota e formale confessione di fede. Quel che si professa deve essere posseduto di fatto affinché esista la giustificazione. Giacomo ci insegna chiaramente che se davvero è presente fede genuina, essa necessariamente produrrà il frutto di opere. Quella è la natura stessa della fede. Di fatto, se le opere non conseguono alla “fede”, quella è la prova che non si tratta di una fede autentica, ma semplicemente di una pretesa infondata. Non c’è alcun disaccordo fra ciò che scrive Giacomo e quello che troviamo in Romani ed il resto degli scritti di Paolo. La fede priva di opere conseguenti è fede morta, ed una fede morta non ha mai salvato nessuno. Una fede autentica è una fede vivente che inevitabilmente si farà conoscere con azioni od opere conseguenti. Eppure, benché queste buone opere procedano da una fede autentica, esse stesse non sono parte della base della nostra giustificazione. Le nostre opere non ci guadagnano alcun merito, di esse non ci possiamo in alcun modo vantare: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9). L’unica opera che contribuisca alla nostra giustificazione è l’opera di Gesù; non l’opera di Gesù in noi, ma l’opera di Gesù per noi. I Suoi meriti sono gli unici meriti che per noi contano. Paolo ci dice che siamo giustificati per fede indipendentemente dalle 146
(nostre) opere, e Giacomo ci dice che il tipo di fede che ci salva produrrà necessariamente delle opere. I tre elementi della fede I Riformatori del XVI secolo erano molto chiari a questo riguardo. Essi descrivevano la vera fede salvifica come quella che possiede tre elementi, descritti dai termini latini: notitia, assensus, e fiducia. 1. IL CONTENUTO O INFORMAZIONE (notitia) Proprio come il nostro termine moderno “notizia”, essa riguarda l’informazione o la conoscenza della verità dell’Evangelo. Dobbiamo comprendere i fatti dell’Evangelo. Che cos’è che esattamente dobbiamo credere? Certo, una persona non ha bisogno di essere un teologo altamente istruito per essere salvata. Lo Spirito Santo attira ad una conoscenza salvifica di Cristo sia adulti che bambini. Eppure, quando dei bambini sono convertiti a Cristo, essi potrebbero non conoscere ogni dettaglio della fede, o neanche avere una comprensione particolareggiata dell’opera di espiazione compiuta da Cristo, ma sapere semplicemente che Cristo è morto per i loro peccati. Credo che si potrebbe ragionevolmente dire che una persona realmente salvata, sebbene non possa non essere in grado di articolare il contenuto dell’Evangelo dettagliatamente, non lo respingerà quando lo ode. Credo che sia un punto molto importante quel che ha fatto Gesù quando ha detto: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:27-28). Le vere pecore di Cristo conoscono per istinto la voce del Pastore e Lo seguono. La persona che è stata rigenerata si sottomette umilmente al fedele insegnamento delle 147
Scritture quando le ode (le Scritture sono la voce del Pastore), a differenza di quelli che sono ancora nella carne e che rimangono del tutto incapaci di farlo (Romani 8:7-8). Questa notitia include il credere in un Dio solo, la piena umanità (1 Giovanni 4:3) e divinità di Cristo (Giovanni 8:24), e la Sua morte in croce per i peccatori (1 Corinzi 15:3), come pure la Sua risurrezione fisica dai morti. Romani 10:9 ci dice: “perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”. Credo che la notitia pure includa una qualche comprensione della grazia di Dio nella salvezza - vale a dire che Dio ci salva a causa dell’opera di Cristo in favore dei peccatori. Il dott. James White scrive: La grazia di Dio è potente, e porta piena salvezza all’anima della persona che dispera di qualsiasi altra cosa che non sia la grazia sovrana ed immeritata. Dio non può stringere la mano che porta in essa l’idea di merito, o di buone opere, o di qualsiasi altra cosa che pretenda di aggiungere alla grazia. “Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia”(Romani 11:6). La meravigliosa grazia di Dio non può essere mescolata con i presunti meriti umani. La mano che tiene stretta alla propria presunta bontà, o cerca di insinuarvi un merito qui e una buona opera là, non troverà la mano aperta della grazia di Dio. Solo una mano vuota combacia con la mano aperta della grazia. Solo la persona che trova in Cristo il suo tutto sarà, così facendo, essere considerata giusta di fronte a Dio. Questo è il motivo per il quale le Scritture dicono che è per fede affinché possa essere in accordo con la grazia: nella sapienza di Dio, Egli esclude ogni motivo di vanto da parte
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dell’uomo rendendo la salvezza solo per grazia” (La mano vuota della fede, opuscolo). 2. IL CREDERE (assensus) - È del tutto possibile comprendere qualcosa (la notitia) eppure non crederlo personalmente (assensus). Dobbiamo quindi essere in grado di dire: “Io comprendo e credo nel contenuto dell’Evangelo”. 3. COINVOLGIMENTO (fiducia) - Il terzo componente della fede salvifica è una piena fiducia in Colui che ci ha amato ed è morto per noi e personale coinvolgimento in Lui. Questo è di importanza critica perché è possibile comprendere queste verità, credere che siano vere, eppure ritrarsi dall’essere necessariamente personalmente coinvolti in Cristo tanto da esserne attivamente discepoli. Possedere solo le prime due parti (notitia e assensus), senza la terza parte (fiducia), ci qualifica solo ad essere dei demoni! Giacomo 2:19 dichiara: “Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano”. Anche i demoni comprendono e credono, ma quello non vuol dire che essi abbiano parte alcuna della redenzione! La vera fede salvifica produce sempre il frutto di opere buone. È nella sua stessa natura. Sebbene le nostre opere non giochino parte alcuna nel giustificarci di fronte a Dio, esse giustificano o rivendicano di fronte al mondo che ci guarda la nostra affermazione di avere fede. La nostra vita dovrebbe dimostrare che la fede che professiamo era ed è pure posseduta. Nel considerare la tua propria posizione di fronte a Dio, potresti tu dire che essa è basata su ciò che il Signore Gesù ha fatto al tuo posto (piuttosto che quello che tu fai per Lui)? Potresti dire onestamente che tu abbia affidato a Lui il tuo destino eterno, e credi pienamente che Egli abbia portato i tuoi peccati 149
sulla croce, che Egli è risorto dai morti e che, senza alcun dubbio, Egli è il tuo personale Signore e Salvatore? Credi che Egli ha perdonato i tuoi peccati e che ti abbia dato la Sua giustizia, affinché tu possa essere giustificato (dichiarato giusto di fronte a Lui) sia ora che nel Giorno del Giudizio? Se in questo momento tu non sei in grado di rispondere affermativamente a queste domande, io prego che Dio ti dia il dono del vero ravvedimento e della vera fede, allontanandoti da ogni tentativo di considerarti giusto da te stesso o di pretendere di conquistarti da solo questa giustizia, e, al contrario, tu trasferisca ogni fiducia personale al perfetto Salvatore, il Signore Gesù Cristo. Invoca il Nome del Signore e sii salvato.
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Capitolo 18: I dardi infuocati del Maligno Una delle prime cose che Dio ha fatto per me dopo essere giunto alla fede in Cristo, è stata quella di darmi una stabile e profonda certezza di salvezza. Romani 8:16 ci dice: “Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio”. Questa testimonianza interiore mi ha portato alla certa conoscenza che, nonostante tutti i miei difetti ed incoerenze, di fatto io appartengo a Lui: sono e sarò Suo per tutta l’eternità. Quando leggo le Scritture le meraviglie di questa grande salvezza diventano sempre più chiare. Dio mi ha salvato. Sono Suo e Cristo veramente mi ama e mi ha dato vita eterna. Una pace celeste ha così inondato la mia anima. Io potevo e posso dire: “Io sono dell'amico mio; e l'amico mio è mio”. Poi, però, ad un certo punto del mio cammino, questa mia pace è stata disturbata. Le meraviglie della Sua grazia, operate attraverso Cristo e la Sua opera redentrice, si sono come oscurate … non perché avessi letto dei libri che, mettendo in questione le affermazioni della fede cristiana, mi avessero in qualche modo messo in crisi, ma è proprio leggendo le Sacre Scritture che cominciavo a trovare affermazioni che apparentemente mostravano come la mia salvezza, dopo tutto, fosse più fragile ed insicura di quanto avessi immaginato. Non so se abbiate avuto in qualche modo questa stessa mia esperienza. Ecco cosa intendo dire. Certo leggevo testi rassicuranti come: “...né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:39). Poi, però, trovavo
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pure scritto: “...ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Matteo 24:13). Leggevo “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16), ma poi trovavo pure: “Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, … mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano” (1 Corinzi 15:1-2). Pensavo così: A quale di queste affermazioni devo credere? Da una parte mi si dice che devo essere certo della vita eterna, dall’altra che qualcuno potrebbe pure “credere invano”. Non sono forse contraddizioni? Da una parte leggo che ciò che Dio inizia a fare in una persona, Egli lo porterà sicuramente a compimento (Filippesi 1:16) e che “quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati” (Romani 8:30). Questo mostra come coloro che sono stati veramente giustificati non potranno più sbagliare strada e perdersi, ma che arriveranno tutti alla destinazione della gloria. Non posso neanche immaginare per un solo momento Gesù che fallisce il compito assegnatogli da Suo Padre, vale a dire portare a compimento, fino in fondo, la Sua volontà. In Giovanni 6:39, difatti, Gesù rende chiaro quale sia la volontà del Padre: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno”. Testi biblici come questi mi davano grande sicurezza che ero stato salvato per sola grazia attraverso la sola fede in Cristo soltanto, ma poi leggevo altri testi biblici come quello che dice: “Impegnatevi a cercare
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la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:14). Quello era un versetto che mi spaventava e che continuamente affliggeva la mia coscienza. Per quanto santa fosse diventata la mia vita rispetto quello che ero prima della conversione, sapevo molto bene di non essere mai veramente all’altezza degli obiettivi che io stesso mi ponevo, per non parlare poi degli alti standard morali e spirituali pretesi da Dio. Eppure, fin da ragazzo, amavo le Scritture e passavo molte ore a studiarle. Se pregavo, però, per venti minuti, subito mi veniva di pensare: “Se tu fossi un vero cristiano pregheresti per molto più tempo”. Da dove mi venivano pensieri come quelli? Sapevo che probabilmente venivano dal nemico, ma avevo ben poche risorse per combattere contro pensieri di questo tipo. Se condividevo la fede con un amico, la mia coscienza mi avrebbe subito rilevato come vi fosse anche un’altra persona laggiù in fondo alla strada, che avrei potuto fermare per testimoniarle della mia fede e non l’avevo fatto. Non era mai abbastanza quello che potevo fare per soddisfare la mia coscienza. Udivo sermoni dove il predicatore parlava della differenza fra la convinzione di peccato operata dallo Spirito Santo e il senso di essere condannato (che viene dal diavolo), e sebbene comprendere questa distinzione mi aiutasse, la mia coscienza gridava ancora più forte e mi diceva che ancora non ero santo tanto quanto avrei dovuto essere. Faceva sempre capolino in me il pensiero ossessionante che “senza la santità nessuno vedrà il Signore”. Le menzogne velenose del maligno erano come dardi infuocati scagliati continuamente contro la mia mente. Il nemico non si fa problemi a citare la Bibbia (Matteo 4:5). Guardando ora indietro nel tempo, mi rendo 153
conto come egli profittasse della mia mancanza di conoscenza. Il risultato di tutto questo era che versetti biblici intesi per benedirmi, ispirarmi e confortarmi, diventavano invece fonte di grande confusione ed afflizione del cuore. Che cosa poi è avvenuto per far cessare questo circolo vizioso, questa spirale che voleva farmi cadere in sempre maggiore disperazione? La risposta mi è giunta in seguito a molto pensare. “Pensare?” direste voi. “Questo non ci sembra molto spirituale...”. Forse vi sareste aspettati che io dicessi di aver avuto delle “esperienze”, che magari io fossi stato a qualche conferenza ed avessi avuto una sorta di “visione della gloria”, o forse che io fossi stato “rapito in cielo” per avere il privilegio di vedere il mio nome scritto nel Libro dell’Agnello e ritornare poi sulla terra... Beh, non è quello che è successo. Quel che è successo è che semplicemente io ho pensato, ho riflettuto su di questo. Mi sono reso conto come le contraddizioni siano il segno distintivo dell’errore e non della verità. So che Dio non è un bugiardo e che la Sua Parola è sempre veritiera. Questa persuasione non mi aveva mai abbandonato in tutto quel difficile periodo. Quel che sono giunto a comprendere è che c’era modo di armonizzare queste affermazioni della Scrittura e comprenderne il senso. Il rimedio a quel mio problema era venuto dal comprendere un semplice concetto - qualcosa che mi era stato insegnato a scuola nelle lezioni di grammatica, vale a dire la differenza intercorrente fra proposizioni prescrittive e proposizioni descrittive. “Che cosa? Ci stai dicendo che hai potuto far fuggire il nemico rammentandoti di che cosa ti era stato insegnato nelle lezioni di grammatica? Questo non ci sembra molto spirituale...”. 154
Beh, forse non è spirituale, ma la verità mi è apparsa in tutta la sua chiarezza quando ho compreso come vi siano due modi per considerare una qualsiasi affermazione, e quindi anche quelle menzionate più sopra. Un modo di considerare le cose mi aveva lasciato confuso e disorientato, e l’altro modo mi ha permesso di vedere ogni cosa con chiarezza. La prima serie di affermazioni bibliche insegnano che coloro che credono in Cristo hanno vita eterna... che chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato, e così via. La seconda serie di affermazioni bibliche si riferiscono alla necessità di perseverare, di continuare fino alla fine. Queste ultime affermazioni possono essere definite come prescrittive (vale a dire: ci dicono di fare qualcosa) OPPURE possono essere considerate come descrittive (vale a dire: descrivono azioni in corso). Quando vengono considerate come descrittive, allora i conti tornano e se ne vede il senso. Ecco che cosa intendo dire. Prendiamo, per esempio, il testo che dice: “Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (Matteo 24:10). Potremmo interpretarlo come se dicesse: “Beh, non potrai mai avere la piena certezza della salvezza fintanto che non avrai perseverato fino alla fine. Il caso è chiuso. Nessuno sulla terra potrà mai avere questa certezza”. Questo è uno dei modi per leggere quelle parole e molti, di fatto, le interpretano a quel modo. Però, questo modo di intenderle ci mette contro un intero libro della Bibbia, vale a dire la prima lettera di Giovanni. Giovanni scrive: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13). Giovanni e, naturalmente, Dio, che ha ispirato queste
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parole, le ha scritte per assicurare i suoi lettori di essere in condizione di salvezza. Qual è allora la verità sulla certezza di salvezza: “Nessuno la può conoscere”? Oppure “Dio vuole che la conosciamo”? Il fatto che Dio vuole che noi sappiamo di essere salvati è una chiara affermazione delle Scritture. Non esistono altri modi per intendere queste parole. Il modo per conciliare quelle due affermazioni, quindi, mi è diventato chiaro. I versetti che insegnano che dobbiamo perseverare fino alla fine sono descrittivi e non prescrittivi. Un vero cristiano HA BISOGNO di perseverare. Di fatto, egli DEVE perseverare - fino alla fine. C’è però la verità che viene in mio soccorso e che mi dice: LA FEDE SALVIFICA PERSEVERA. Questo dimostra che la vera fede salvifica ha un’origine sovrannaturale. IL VERO CRISTIANO PERSEVERA FINO ALLA FINE. Matteo descrive il carattere del vero santo, del vero cristiano, vale a dire come uno che persevera. Se vedete una persona che persevera, rimane costante fino alla fine, quello è prova del fatto che si tratta di una persona veramente salvata. Chi persevera è una persona salvata. L’apostolo Giovanni mette in chiaro che coloro che non perseverano nella fede, di fatto non erano mai stati veri credenti. 1 Giovanni 2:19 dice: “Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.”. Ancora una volta qui vediamo come il vero cristiano PERSEVERA - chi persevera nella fede è una persona salvata. Oh quanto questo mi aveva aiutato! Potevo vedere come vi sia un falso tipo di fede che assomiglia molto ad una fede genuina ma che, di fatto, non è autentica. Coloro che hanno questo tipo di “fede” non durano 156
continuano per un periodo più o meno lungo, ma poi, a causa degli impegni mondani, dell'inganno delle ricchezze, dell'avidità delle altre cose o della prova, si tirano indietro. Non vi ricorda forse questo una delle parabole di Gesù? Certo, la parabola del seminatore in Matteo 13 e Marco 4. Coloro che hanno la Parola ben piantata nel terreno del loro cuore persevereranno. Devono perseverare e certamente persevereranno! “Aspetta un momento,” qualcuno di potrebbe dire, “ancora non hai perseverato fino alla fine: come sai se lo farai?”. Oh, questo ritorna alla prima cosa menzionata in questo capitolo; la pace stabile e profonda che lo Spirito Santo mi ha donato quando la prima volta ho riposto in Cristo l’intera mia vita. Egli mi ha dato la certezza di appartenere a Dio. Ora mi chiede di esaminare me stesso per vedere se sono nella fede, di fare a me stesso domande del tipo: “Stai perseverando nella fede, anche nei momenti più difficili?”. La risposta è “Sì” e la buona notizia è che, visto che Egli è la fonte della mia fede (non è il prodotto della mia natura carnale e non rigenerata) … perché è Lui che ha iniziato in me quest’opera buona, io posso aver fiducia di questo: che colui che ha cominciato in me questa opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. “Che dire, però, della santità, John, sei tu santo come dovresti essere? Beh, devo ammettere che i criteri di santità che Dio ci mette davanti sono perfetti, e certamente per tutti i giorni della mia vita io ne sarò ben al di sotto. “Allora, John, quello non vuole forse dire che non potrai mai avere alcuna reale certezza di salvezza?”.
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Niente affatto, perché io riconosco in me della santità. Io tocco con mano come io stia crescendo nella santificazione. Sono stato “messo a parte” per appartenere a Dio. La mia accettabilità di fronte a Dio è basata sull’essere giustificato per grazia soltanto attraverso la sola fede in Cristo soltanto (1) e la meravigliosa verità è che Cristo stesso è la mia santificazione. Sebbene il processo del rendermi maggiormente simile a Lui sia certamente iniziato in me (anche se molte volte io manco nell’onorare il Signore come dovrei), un progresso è indubbiamente in corso. Io voglio essere santo. Senza dubbio io desidero vivere libero dal peccato. La santità, però, per la quale io posso stare con fiducia davanti a Dio, è la santità stessa di Cristo, che mi è stata accreditata (2). “Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, SANTIFICAZIONE e redenzione; affinché, com'è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore»” (1 Corinzi 1:30-31). La mia preghiera sincera è questa: “Signore, rendimi maggiormente come Te. Aiutami ad odiare il peccato ogni giorno sempre di più ed amare sempre di più le tue vie. Attirami sempre di più vicino a Te, non cercando di guadagnare la salvezza attraverso le mie opere, ma perché io sono una persona salvata che vuole, desidera e anela sempre di più di Te”. La persona salvata resiste, si impegna, rinforza il suo passo, persevera. Essa deve farlo e lo farà. Perché? Perché ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in me un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Nessuna delle Sue (vere) pecore andrà mai perduta. Alleluia! Che pastore! Alleluia! Che Salvatore!
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(1) “La giustificazione per sola grazia, attraverso la sola fede, a causa di Cristo soltanto, non conduce a peccare maggiormente. Al contrario, è l’unica e sicura casa-base dalla quale può essere lanciato l’attacco contro il peccato. Tutti i bombardieri che fanno cadere le loro bombe sulle fortezze dei peccati che rimangono nella nostra vita partono dall’aeroporto della giustificazione per sola fede. I missili che lanciamo contro gli attacchi incipienti della tentazione, sono lanciati dalla base della giustificazione per sola fede. L’intera e trionfante offensiva che dura tutta la nostra vita, chiamata ‘operazione santificazione’ - attraverso la quale ingaggiamo la nostra guerra contro la corruzione che rimane nella nostra vita - è sostenuta dalle risorse dello Spirito che provengono da una base sicura ed imprendibile - la giustificazione per sola fede. Questa operazione avrà sicuro successo, ma solo perché proviene da quella inattaccabile base.” (John Piper, sermone: “Come giungiamo a conoscere il peccato”, Romani 7:7-12. www.desiringgod,org). (2) Nella Scrittura la santità non ha a che fare in prima istanza con il nostro comportamento, ma con l’essere messi a parte, consacrati, per appartenere a Dio ed al Suo servizio. Essere santi significa appartenere a Dio, unicamente riservati per Dio. Dio dichiara che il Suo popolo si trova nella condizione o posizione di santità in virtù della Persona e dell’opera di Cristo (Colossesi 1:2). Ebrei 10:10 dice: “In virtù di questa «volontà» noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre”. Poi, avendoci dichiarati santi, Dio si impegna nel compito di renderci santi, plasmando il nostro carattere per diventare sempre di più conforme all’immagine di Cristo. Questo aspetto della santità è questione di diventare progressivamente in pratica ciò che già siamo “posizionalmente” in Cristo. 159
Ebrei 12:10: “Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità”.
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Capitolo 19 – Dislessia spirituale La dislessia distorce la realtà. Le sue conseguenze possono essere disastrose e causa indicibili difficoltà ad una moltitudine di persone. La dislessia è una sindrome classificata tra i disturbi specifici di apprendimento. La sua principale manifestazione consiste nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti di leggere velocemente e correttamente ad alta voce, scambiando, per esempio, una parola o una lettera per un’altra, saltando le parole di un testo o anche righe. Tali difficoltà non possono essere ricondotte a insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali, ma a disfunzioni in determinate aree del cervello. Per coloro che non sono avvezzi a questo problema, immaginate di avere di fronte ai vostri occhi, scritta chiaramente, la parola PECCATO ed il vostro cervello l’interpreta come PERCASO. Sicuramente la differenza fra le due è grande e fonte di equivoci. Si può ben simpatizzare con tutti coloro che per tutta la loro vita devono lottare con il problema della dislessia. Muovendoci ora nel campo spirituale, io credo che pure moltitudini di cristiani soffrano di quella che potrei chiamare una sorta di “dislessia spirituale”. Questa definizione l’ho letta alcuni anni fa e l’ho trovata davvero centrata. I teologi, naturalmente, non ne fanno uso. Essi si sentirebbero molto più a loro agio a descrivere questo concetto come “gli effetti noetici del peccato”, il che è il semplice riconoscimento che dalla Caduta di Adamo, tutte le facoltà dell’essere umano sono state intaccate negativamente, inclusa la mente. In termini più semplici si potrebbe dire che di fatto oggi non
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ragioniamo più in modo chiaro e preciso come avremmo fatto se non ci fosse stata la Caduta. Secondo 1 Corinzi 13, da questo lato della gloria noi vediamo le cose come attraverso un antico specchio, vale a dire in modo oscuro e confuso. Un giorno comprenderemo le cose esattamente (nella misura in cui le nostre menti limitate possano comprendere l’infinito). Ora, però, noi tutti abbiamo le nostre tradizioni e i nostri angoli oscuri. Se noi sapessimo esattamente dove sbagliamo, cambieremmo immediatamente il nostro punto di vista. La questione, però, è che noi non li vediamo fintanto che Dio lo Spirito Santo non ci illumina correggendo gli effetti della nostra depravazione. Una persona che soffra di dislessia spirituale legge certi testi biblici e, sebbene le parole davanti ai suoi occhi siano chiare, a causa delle tradizioni umane che condizionano la sua mente, ne confonde il significato o gli sfuggono le parole chiave di quella frase, oppure ancora travisa completamente, non comprendendolo, il significato di quel che legge. “Gli sembra” che il testo dica una cosa, ma, di fatto, non la dice. Parlo qui sulla base della mia esperienza personale e posso onestamente dire che nel passato, per molto tempo, leggevo dei testi biblici in un certo modo (dandone quella che credevo esserne la giusta interpretazione) finché, improvvisamente, lo Spirito Santo ha guarito la mia dislessia spirituale, profondamente radicata in me, permettendomi di vedere non ciò che mi sembrava, ma ciò che di fatto dice la Scrittura. Questo è avvenuto in modo particolare nel mio cammino teologico verso la teologia riformata. Dico questo (e lo spero) non per orgoglio spirituale, ma semplicemente sulla base della mia sincera riconoscenza verso Dio per avere aperto la mia capacità di intendere la vera natura della Sua grazia. Permettetemi di citare solo alcuni esempi di ciò a cui 162
mi riferisco, attraverso alcune citazioni tratte dal vangelo di Giovanni. Come ho citato precedentemente, in Giovanni, capitolo 3, Gesù mette in chiara evidenza il fatto che se uno non nasce di nuovo non può vedere il Regno di Dio - o entrarvi (Giovanni 3:3,5). Io avevo compreso correttamente che per entrare nel Regno di Dio è necessaria la fede. La mia dislessia spirituale, però, non mi permetteva di vedere il chiaro significato delle parole di Cristo. Gesù dice che solo coloro che nascono di nuovo possono entrarvi. La mia tradizione diceva che se io avessi esercitato la fede io sarei entrato nel Regno di Dio e sarei nato di nuovo. Il problema di questa concezione è che essa permette di entrare nel Regno di Dio a persone che non sono nate di nuovo, cosa che Cristo dice essere impossibile. Un tale concetto di fatto capovolge le parole di Gesù. Fintanto che qualcuno non nasce di nuovo (per prima cosa) questi non potrà entrare nel Regno di Dio. Quindi è chiaro che qui la rigenerazione preceda la fede. Questo non è l’unico luogo delle Scritture che insegna questa verità. I tempi dei verbi usati qui nell’originale greco di 1 Giovanni 5:1 rivelano che colui o colei che continua a credere (presente continuo) è (già) nato da Dio. Il credere è evidenza e prova della rigenerazione, non il contrario. Questo, naturalmente, è in perfetta armonia con le chiare parole di Gesù in Giovanni 3. Un altro esempio è Giovanni 6:37, un testo che è già stato menzionato e discusso in questo libro. Qui Gesù fa l’affermazione che: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me...”. Il contesto qui è che Gesù si rivolge ad una folla di persone che, secondo le Sue stesse parole, non credono in Lui (v. 36). Poi Egli spiega la loro
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incredulità, iniziando con il versetto che stiamo ora esaminando. Per molti anni, io vedevo queste parole, ma le interpretavo con gli occhiali della mia tradizione, che dicevano che Dio, essendo onnisciente e conoscendo il futuro prima che avvenga, aveva previsto che quelle persone sarebbero venute a Cristo e che a tutti coloro che appartengono a questo gruppo sarebbero stati dati dal Padre al Figlio. Questa era la mia dislessia spirituale! Io avevo capovolto le chiare parole di Gesù. Per vedere questo, mentre guardiamo questo testo, poniamoci la domanda: Che cos’è che viene prima: quelli che vengono, oppure il Padre che dà? E’ chiaro che viene prima il Padre che dà. Quando Gesù spiega l’incredulità della folla di fronte a Lui, Egli ci insegna che il Padre dà al Figlio un certo gruppo di persone che, a suo tempo, verranno al Figlio. La mia tradizione capovolgeva l’ordine del testo, credendo che fosse l’andare della gente al Figlio che spingesse il Padre ad affidare quel popolo al Figlio. Gesù, però, insegna che sono tutti coloro che il Padre ha affidato al Figlio, quelli che di fatto verranno al Figlio. Il testo finale che vorrei citare per mostrare come la dislessia spirituale possa influire su di noi è Giovanni 10:25-26. Ancora una volta qui Gesù si rivolge ad una folla di increduli e dice: “Ve l'ho detto, e non lo credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me; ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore”. Per molti anni leggevo questa affermazione di Cristo senza cogliere veramente ciò che essa dice. Al contrario, l’interpretavo attraverso le lenti della mia 164
tradizione, che affermano come la gente possa decidere di far parte del gregge di Cristo. In altre parole, se qualcuno non fa parte del gregge di Cristo, può semplicemente scegliere di farne parte - se crede in Lui questa sua fede gli darà titolo ad essere una delle “pecore” di Cristo. Questo, però, è l’esatto opposto di ciò che Gesù dice. Gesù guarda negli occhi quella gente dicendo loro che la ragione per la quale non credono è perché non appartengono al Suo gregge. Ancora una volta qui la mia tradizione aveva capovolto completamente le parole di Gesù. Gesù dice: “voi non credete, perché non siete delle mie pecore”. Naturalmente, né io né alcun altro ha il diritto di capovolgere le parole di Gesù. Come discepolo di Cristo, il mio ruolo è quello di permettergli di essere il Signore sul mio pensiero, venire alla Sua Parola e permettere a qualsiasi tradizione che io abbia di essere o confermata dalla Sua Parola, o confutata da quella stessa Parola. Ci vuole talvolta molto coraggio per permettere alle nostre tradizioni di essere messe in questione e denunciate come errate dalla luce della Scrittura, ma una volta che si verifica che una certa tradizione è in opposizione alla verità delle Scritture, io non sono più tenuto a seguire quella tradizione, anzi, la devo decisamente abbandonare. Sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo (e tradizione) bugiardo. Io sono giunto ad abbracciare la teologia riformata non per amore di un qualche sistema teologico, ma perché amo e rispetto la Parola di Dio e trovo che la Bibbia insegna le dottrine della grazia. Sono pure giunto a vedere come la mia interpretazione tradizionale della Scrittura non fosse altro che dislessia spirituale.
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Certo, io ho ancora in me stesso degli angoli oscuri (se potessi riconoscerli come tali non sarebbero piÚ angoli oscuri), ma sono riconoscente a Dio per la luce che mi ha mostrato che mette in rilievo come la Sua grazia sia realmente grazia. Vorrei sfidare ancora ciascuno di noi a guardare alla Parola di Cristo. Se voi, come me, trovate che di fatto avete capovolto le chiare parole di GesÚ, vi chiedo espressamente di avere il coraggio di rinunciare alla vostra tradizione e di abbracciare la dottrina di Cristo. La mia costante preghiera sia per me stesso che per tutti coloro che leggono queste parole è che Dio possa condurci e guidarci nella verità della Sua Parola.
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Capitolo 20: L'araldo del Re Mi pongo oggi di fronte a voi come l’araldo del Re con un messaggio di suprema importanza. Il Re che io servo è il Creatore di ogni cosa. Egli vi ha creato per Sé stesso, vi ha dato la vita ed ogni benedizione a piene e generose mani. Ciononostante, tutta l’umanità ha un cuore ribelle e viola le Sue leggi senz’alcuno scrupolo. Ogni peccato che commettiamo è un atto di alto tradimento, un’arrogante sfida al Suo diritto di proprietà ed al Suo santo carattere. Essendo un Re giusto e santo, Egli deve necessariamente infliggere a tutti i colpevoli il castigo che, secondo la Sua giustizia, essi meritano. Questi proditori atti di ribellione meritano la piena misura della Sua ira. Egli ha tutto il diritto di condannare ogni ribelle al castigo eterno spazzandolo via dalla faccia della terra. Ciononostante, questo grande Re, mosso da amore e manifestando così la Sua generosa misericordia, ha inviato nel mondo il Suo Figlio amatissimo per vivere una vita di giustizia e, alla croce, per portare su di Sé la colpa ed il castigo di tutti coloro che avrebbero creduto in Lui. E’ così che, a tutti coloro che rinunciano ad ogni tentativo di giustificare sé stessi e che pure trovano il loro rifugio in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, questo Re annuncia che Egli perdonerà tutti i loro atti di tradimento sulla base e in virtù del fatto che il Suo stesso Figlio è stato punito al posto loro. Inoltre, Egli trasferirà la giustizia di Suo Figlio sul loro conto affinché possano stare di fronte a Lui senza colpa alcuna e giusti. Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.
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Tutti coloro, così, che si rifugiano nel Figlio non dovranno più affrontare l’ira ardente e santa del Re; devono solo confidare nel Signore Gesù Cristo, credere in Lui, il Salvatore risorto, ora incoronato sul trono del cielo. Questa è la buona notizia che sono stato inviato a proclamare come Suo araldo. Giovanni capitolo 3 versetto 36 dice: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui”. Voi tutti che siete ribelli al Re, ascoltate la Parola del Signore: Ravvedetevi dal vostro tradimento e da tutti i vani tentativi di piacere a Lui. Confidate in Suo Figlio. Confidate nell’opera che Egli ha compiuto sulla croce. Venite a Lui in questo stesso momento. Fate di Lui il vostro rifugio. Il Re, così, estenderà a voi pure il pieno perdono di tutti i vostri atti di alto tradimento e vi darà un posto alla tavola del Suo banchetto. Là godrete per sempre del favore del Re ed ogni cosa in abbondanza. Sarete ricolmi delle Sue benedizioni per sempre, e pieni di gioia in Sua presenza.
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Ulteriori risorse raccomandate Questi sono i libri delle nostre edizioni "Tempo di Riforma", acquistabili online presso la casa editrice "on demand" www.lulu.com a questo indirizzo: http://www.lulu.com/spotlight/paolocastellina - Sono disponibili anche in versione e-book. 1. La Sovranità di Dio, di Arthur W. Pink. Copertina morbida, 291 Pagine. Prezzo €15,00. Chi o che cosa governa la realtà? Le cieche e spietate forze della natura in un costante flusso e riflusso privo di senso, oppure Dio che, con sapienza, porta avanti irresistibilmente i Suoi sovrani propositi? Il teologo e biblista evangelico-riformato Arthur W. Pink (18861952) espone sistematicamente in questo saggio ciò che la Bibbia rivela sullo stretto controllo che Dio, Creatore e Signore dell'universo, mantiene su ogni cosa e persona nel perseguimento dei Suoi sovrani ed irresistibili propositi. 2. La dottrina dell'Elezione, di Arthur W. Pink. Copertina morbida, 265 Pagine. Prezzo €18,00. Esposizione sistematica della dottrina biblica dell'elezione (predestinazione). La sua fonte, verità, giustizia, natura, disegno, manifestazione, effetti, efficacia, felicità, i suoi oppositori e perché è necessario renderla nota. 3. Gli attributi del carattere di Dio, di Arthur W. Pink. Copertina morbida, 107 Pagine. Prezzo €10,00. Attraverso tutta la Bibbia, il Dio vero e vivente rivela le caratteristiche ed attributi della Sua personalità, quelle che manifesta nei Suoi rapporti con l'umanità ed il Suo popolo. Il teologo, biblista e pastore Arthur W. Pink (1886-1952) ci accompagna a scoprirle ed apprezzarle.
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4. La confessione di fede della Chiesa riformata, di Heinrich Bullinger (1566). 107 Pagine. Prezzo €10,00. La Confessione di fede della chiesa riformata fu composta da Heinrich Bullinger per sé stesso quarant'anni dopo essere succeduto a Ulrico Zwingli a capo della chiesa di Zurigo. Questa confessione di fede è stata divulgata dai suoi amici, nel 1566, con il nome di Seconda confessione elvetica o Confessione elvetica posteriore ed è diventata da allora la più popolare e diffusa confessione di tede delle chiese riformate. Consta di 30 articoli. Le rubriche marginali esistono nell'originale e, benché vengano generalmente omesse nelle traduzioni, sono parte integrante del testo. Questa traduzione è tratta da: “Confessioni di fede delle chiese cristiane”, a cura di Romeo Fabbri. Bologna: EDB, 1996, p. 770, riaggiustata sulla base della traduzione italiana del 1777 pubblicata a Coira presso A. B. Otto. Questa edizione è a cura del past. evangelico Paolo Castellina, che ne ha aggiunto pure capoversi e le note esplicative. 5. La Confessione di fede valdese del 1655, di Paolo Castellina, copertina morbida, 343 Pagine. Prezzo €20,00. La Confessione di fede del movimento valdese, pubblicata in italiano nel 1655 in consonanza con l'insegnamento della Riforma protestante, è qui presentata con esposizione e commento didattico del past. Paolo E. Castellina: un prezioso retaggio con la quale anche la nostra generazione di cristiani deve confrontarsi per continuare ad essere fedele alla divina Rivelazione. In comunione con la fede del popolo di Dio attraverso la storia, essa ci può aiutare a preservare le nostre chiese da ricorrenti errori e degenerazioni che pregiudicano la nostra testimonianza cristiana. La Confessione di fede del 1655 è pure presentata parallelamente alla
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precedente Confessione di fede dei valdesi del 1560 basata sulla Confessione gallicana. 6. Il Catechismo di Heidelberg, di Gaspare Olivetano, Zaccaria Ursino. Copertina morbida, 146 Pagine, prezzo €12,00. Il Catechismo di Heidelberg (1563) è un manuale di istruzione di dottrina cristiana che, sotto forma di domande e risposte, suddivise per ogni domenica dell'anno, si propone di trasmettere gli insegnamenti fondamentali della fede cristiana nella prospettiva evangelica-riformata. Tradotto oggi in molte lingue ed utilizzato a tutt'oggi, è considerato non solo uno dei catechismi più influenti prodotti dal Protestantesimo, ma una delle principali confessioni di fede delle Chiese riformate incluse nelle Tre formule di unità. Ulteriori risorse sono disponibili su Internet nel vasto sito del past. Paolo E. Castellina, all'indirizzo http://www.riforma.net
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Indice generale PREFAZIONE................................................................3 CAPITOLO 1: IL LUOGO DA CUI INIZIARE. SORPRESO DALLA GRAZIA COMUNE................................................9 CAPITOLO 2: IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE................17 CAPITOLO 3: UN VIAGGIO SORPRENDENTE...................25 Dopo vent'anni....................................................26 Le Dottrine della Grazia......................................29 L'iniziativa è di Dio..............................................32 Le chiare parole di Gesù.....................................35 Origliando una santa conversazione...................38 Che cosa significa quel “ciò”?.............................40 Tre domande.......................................................43 CAPITOLO 4: ...E L'AMORE DI DIO? (PRIMA PARTE).......45 Il bisogno più grande..........................................46 Il pendolo.............................................................51 CAPITOLO 5: ...E L'AMORE DI DIO? (SECONDA PARTE)...53 Diversi significati di “mondo”.............................54 Giacobbe ed Esaù................................................56 CAPITOLO 6: ...E IL LIBERO ARBITRIO?.........................63 I limiti stanno nella nostra natura.......................65 Ulteriori testi biblici............................................70 CAPITOLO 7: LA PRECONOSCENZA..............................73 Quelli ce Dio ha preconosciuto............................74 Stabilire il messaggio della Grazia......................79 CAPITOLO 8: MA GIOVANNI 3:16 NON DICE FORSE.... . .83 CAPITOLO 9: MA PIETRO 3:9 NON DICE FORSE............89 173
Chi sono quei “tutti”?..........................................92 CAPITOLO 10: MA TIMOTEO 2:4 NON DICE FORSE.......95 Il significato dela parola “tutti”...........................96 CAPITOLO 11: MA MATTEO 23:37 NON DICE FORSE... .............................................................................. 103 CAPITOLO 12: MA 1 TIMOTEO 4:10 NON DICE FORSE... .............................................................................. 109 CAPITOLO 13: MA GIOVANNI 12:32 NON DICE FORSE... .............................................................................. 112 Follia o pietra di scandalo?...............................114 CAPITOLO 14: CHE DIRE SULLA RIPROVAZIONE?........117 CAPITOLO 15: CHE DIRE DEI PERDUTI CHE CI STANNO PARTICOLARMENTE A CUORE?...................................131 CAPITOLO 16: ...E LA PREGHIERA E L'EVANGELIZZAZIONE?.............................................137 Prestabiliti sono sia i fini che i mezzi................137 I passi di ammonimento....................................142 CAPITOLO 17: LA FEDE SALVIFICA.............................145 Dire d'avere fede non basta..............................145 I tre elementi della fede....................................147 CAPITOLO 18: I DARDI INFUOCATI DEL MALIGNO.......151 CAPITOLO 19 – DISLESSIA SPIRITUALE......................161 CAPITOLO 20: L'ARALDO DEL RE..............................167 ULTERIORI RISORSE RACCOMANDATE.........................169
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