La Pieve
Comunità Pastorale Santa Maria Madre di Dio
2022
Notiziario delle parrocchie di Cadorago, Caslino al Piano e Bulgorello www.sanmartinocadorago.it - www.parrocchiacaslinoalpiano.it
ALLELUIA! Il sepolcro è vuoto Il Signore è vivo!
PASQUA è VITA
E’ PASQUA Carissimi parrocchiani e parrocchiane. È PASQUA! Il Vangelo ci parla di Maria di Magdala, una discepola, una donna che ha incontrato Cristo, l’incontro con Cristo le ha cambiato la vita. Di quell’uomo lei era più che amica, lo amava. Che cosa può fare una donna, ieri oggi e domani, quando muore la persona che ama? Immedesimiamoci in Maria di Magdala perché allora capiamo il suo essere lì la mattina, quando è ancora buio, sta andando al sepolcro. L’uomo che lei amava è morto. Che cosa può fare quella donna se non andare al luogo dove lo hanno messo, dove lo hanno posto, dove lo hanno sepolto. Chiunque abbia amato una persona nella vita e abbia affrontato il dramma della morte la può capire, è lì, prima ancora che sorga il sole, è già lì al sepolcro, appena la legge ebraica glielo ha permesso, è lì subito. Solo così possiamo capire l’angoscia che ha riempito il cuore di Maria Maddalena, arriva e la tomba è aperta e il corpo dell’uomo che lei amava non c’è più. Non c’è più neanche il segno di ciò che lei amava, quel corpo non c’è più, non c’è più niente. Si può andare a pregare su una tomba vuota? Maria corre da Giovanni da Pietro “Hanno portato via il Signore, non sappiamo dove lo hanno posto” e il Vangelo di Giovanni, ci racconta della corsa di Pietro e di Giovanni e Giovanni è giovane, molto giovane, corre veloce. Arriva prima ma sa che Pietro è Pietro e lo lascia entrare per primo e Pietro vede una tomba vuota, ci vuole la predilezione di Giovanni, quella predilezione che Giovanni aveva per Gesù e Gesù aveva per lui perché entrando e vedendo quei teli piegati con ordine, Giovanni comincia a intuire. Non aveva ancora capito ciò che le Scritture dicevano e cioè che Egli doveva risorgere dai morti, Giovanni intuisce, non ha ancora capito, perché si è mai visto se devi trafugare, rubare, sottrarre un cadavere che ti attardi a piegare i teli e a metterli in ordine da una parte. Chiunque abbia mai avuto la visita dei ladri a casa sa che i ladri non fanno le cose con ordine, con metodo, ma buttano tutto all’aria e quando entri tutto è in disordine. Il male e il peccato fa così, butta all’aria, la morte fa così getta nel disordine, nella disperazione, invece, in quella tomba entrando tutto è in ordine, il sudario avvolto da una parte, i teli deposti con ordine. Che cosa sta succedendo? Perché cercate tra i morti colui che è vivo, non è qui, è risorto è l’Annuncio di Pasqua. Maria Maddale-
na, Maria di Magdala hanno amato un uomo e quell’uomo non c’è più, ma, allora, quello che hanno portato nel cuore è un’illusione, è falso? “Ti amo più della mia stessa vita” e poi arriva la morte e in un attimo tutto sembra finito. Che fine fa il mio amore per te? Che fine fa l’amicizia che ho per te? Che fine fa la stima che ho per te? Che fine ha fatto tutto quello che tu hai detto? Legato alla mia memoria? Ai miei ricordi? Quanto è fragile questo affidamento. Alle fotografie che sbiadiscono nel tempo? A qualche foto digitale che fra una decina d’anni comincerà a perdersi nei suoi byte, perché neanche quelle durano in eterno anzi durano meno delle foto normali. Tutto si perde nel flusso del tempo? Il cuore dell’uomo si inganna? Quell’infiammarsi per ciò che Cristo diceva? Per ciò che di vero, di giusto, di bello diceva, è un inganno? Tutto è senza consistenza? Arriva la morte e in un attimo si perde tutto, persino il corpo. Perché cercate tra i morti colui che è vivo? L’Annuncio di Pasqua è questo: un uomo che era morto è vivo e presente ora, cioè il tuo cuore non ti inganna, il tuo amore, il tuo affetto è realmente per sempre perché se Cristo è risorto anche io posso vivere e allora quello che il mio cuore prova, quello che c’è nel mio cuore, quel desiderio di amore, di giustizia, di verità, di bellezza non è falso, non è un inganno, veramente io sono fatto per vivere, Io sono il Dio dei Viventi non dei defunti dice il Signore nell’Antico Testamento, Io sono il Dio della vita, Io sono il Dio di Abramo, Isacco che sono vivi perché chiunque vive in me vive per sempre. La Pasqua è una domanda a ciascuno di noi: ma io desidero vivere? Ma io desidero che il mio amore vinca il tempo, io desidero che ciò che è giusto, che è vero, che è buono non finisca in niente ma sia per sempre? È l’Annuncio della Pasqua: sì, è per sempre. Per questo i cristiani sono gente gioiosa che lotta nella vita. Che senso ha lottare se poi tutto finisce in niente? Che senso ha agitarsi nella vita se poi tutto finisce? Io lotto sempre perché tutto è destinato ad essere. Per questo vale la pena di lottare per ciò che è giusto, per ciò che è buono, per ciò che è bello, per un amore, per un’amicizia perché è chiamato ad essere per sempre. Provate ad intuire come sarà esploso il cuore di Maria di Magdala, il cuore di Maria Maddalena il cuore di Pietro, di Giovanni quando, quello stesso giorno, uno ad uno, il Cristo gli è apparso. Sei vivo. Quale stupore per i Discepoli accorgersi che per Cristo la vita è vita. State attenti in settimana alle Letture del Vangelo che propongono le Apparizioni del Signore dopo la Resurrezione. Quante volte il Signore apparendo è più vivo, carnale, di noi stessi. Agli Apostoli pieni di paura: “Pace a voi, avete qualcosa da mangiare?” Si è mai visto un fantasma che mangia. Ma ancora di più: che cosa c’è di più bello nella vita che sedersi a tavolo con i propri amici e con la persona che ami, che cosa c’è di più bello di poter cucinare qualcosa per la persona che ami. E Cristo sul lago di Tiberiade attende i suoi discepoli che pescano preparandogli lui stesso del pesce pronto “Venite a mangiare” perché Cristo ama così la vita, la vita reale, la vita vera, quella degli uomini “Siediti e mangia con me”. Domandiamo questo al Signore perché questo è Pasqua il mio cuore non sbaglia, non si inganna, è vero, è Pasqua. Buona Pasqua a tutti. Don Andrea
CALENDARIO LITURGICO San Martino in Cadorago Giovedì 14 aprile ore 21:00 GIOVEDI’ SANTO
S. Messa in Coena Domini e a seguire Adorazione fino a mezzanotte in cappella
Venerdì 15 aprile
ore 15:00 Solenne liturgia della Passione VENERDI’ SANTO ore 21:00 Via Crucis della Comunità Pastorale in Oratorio a Cadorago Sabato 16 aprile ore 21:00 S. Veglia Pasquale SABATO SANTO Domenica 17 aprile ore 08:00 SANTA PASQUA ore 11:00
S. Messa S. Messa
S. Anna in Caslino al Piano Giovedì 14 aprile ore 21:00 GIOVEDI’ SANTO
S. Messa in Coena Domini e a seguire Adorazione fino a mezzanotte in cappella
Venerdì 15 aprile
Solenne liturgia della Passione
ore 18:00
VENERDI’ SANTO
Sabato 16 aprile ore 21:00 S. Veglia Pasquale SABATO SANTO Domenica 17 aprile ore 08:30 S. Messa SANTA PASQUA ore 11:00 S. Messa
Santi Giacomo e Filippo in Bulgorello Giovedì 14 aprile ore 20:30 GIOVEDI’ SANTO
S. Messa in Coena Domini e a seguire Adorazione fino a mezzanotte in cappella
Venerdì 15 aprile ore 15:00 Solenne liturgia della Passione VENERDI’ SANTO
Sabato 16 aprile ore 21:00 S. Veglia Pasquale SABATO SANTO Domenica 17 aprile ore 09:45
S. Messa
SANTA PASQUA
CONFESSIONI Venerdì 15 aprile dalle ore 16:00 (dopo la Liturgia della Croce) a San Martino in Cadorago, Sant’Anna in Caslino al piano e S. Giacomo e Filippo a Bulgorello Sabato 16 aprile dalle ore 09:30 alle 12:00 San Martino in Cadorago, Sant’Anna in Caslino al Piano e S. Giacomo e Filippo a Bulgorello dalle ore 14:30 alle 17:00 A S. Giacomo e Filippo in Bulgorello dalle ore 15:00 alle 17:30 A San Martino in Cadorago e Sant’Anna in Caslino al Piano
CONFESSIONI COMUNITARIE Con la presenza dei sacerdoti del Vicariato Lunedì 11 aprile ore 20:45 Lomazzo S. Vito Martedì 12 aprile ore 20:45 Rovellasca Mercoledì 13 aprile ore 20:45 Sant’Anna in Caslino al Piano
Celebrazione della Prima Confessione Sabato 23 APRILE al pomeriggio
Celebrazione della Confermazione
Sabato 14 maggio ore 20:30 al Santuario di Sant’Anna
S. Messa di prima Comunione
Domenica 15 maggio Ore 9.00 a Ss. Giacomo e Filippo in Bulgorello Ore 10.15 a San Martino in Cadorago Ore 11.30 a Sant’Anna in Caslino al Piano
UNA GIORNATA IN SEMINARIO Cosa scrivere sul Seminario? Come raccontare la vita che si vive al suo interno? Come presentare chi sta compiendo questo cammino di vita? Ho pensato di raccontarvi in semplicità quello che facciamo ogni giorno, perché il seminario non è un fatto straordinario ma un tempo di almeno sei anni nel quale si vive la quotidianità camminando insieme cercando la compagnia del Signore. Intanto una premessa: il seminario è una comunità che ogni anno si aggiorna e cambia; solitamente i diaconi vengono ordinati presbiteri e chi è in Propedeutica entra in seminario. In questo anno 2021/2022 siamo in ventidue, provenienti delle diverse zone della nostra Diocesi ed anche un po’ più lontano. Infatti, stiamo vivendo il cammino di seminario insieme ad un ragazzo brasiliano in discernimento appartenente all’Opera «Divin prigioniero», fondata da don Giovanni Folci. Dopo questa introduzione possiamo iniziare il nostro viaggio nella quotidianità di un seminarista. Siete pronti? Iniziamo! La giornata inizia con la preghiera delle Lodi alle 7:00 e segue la celebrazione della S. Messa insieme ai nostri educatori (Rettore, Vicerettore e Padre Spirituale) e ad alcuni preti che vivono qui in seminario. Poi fino alle 8:30 viviamo un tempo di silenzio e meditazione personale, al quale segue la colazione. Alle 9:10 iniziano le lezioni che terminano alle 12:50 con una pausa intorno alle 11:00. A seguire andiamo tutti a pranzo e nel pomeriggio ognuno si organizza in base a quello che deve fare. Solitamente questo tempo è da investire nello studio, ma spesso lo usiamo anche per adempiere ai nostri incarichi comunitari. Quindi c’è chi va all’esterno e lavora nel parco del seminario, c’è chi prepara luoghi e tutto ciò che serve per le varie celebrazioni che viviamo, c’è chi si occupa del bar interno che abbiamo, c’è chi organizza attività relative all’animazione missionaria, c’è chi pensa a qualche proposta ludico-culturale da fare alla comunità. Poi oltre a questi impegni comunitari, ognuno di noi si organizza per il servizio che svolge nelle parrocchie dove siamo mandati. Ancora: bisogna anche trovare il tempo per andare a parlare con il nostro padre spirituale che è quel prete scelto dal Vescovo per aiutare i seminaristi a far discernimento e capire in profondità le ragioni che ci hanno portato a intraprendere questo cammino, le difficoltà e le rivelazioni belle che ci sono, in vista della scelta definitiva del dono totale della vita per, con e in Cristo. Il pomeriggio si riassume tutto nella preghiera dei Vespri che celebriamo ogni giorno insieme e con la Messa se non l’abbiamo già celebrata la mattina. Poi
è il momento della cena. Per quanto riguarda le serate, la maggior parte di queste sono occupate da qualche esperienza da vivere insieme, mentre il venerdì, a volte, è la serata libera che ci organizziamo come meglio crediamo. Quanto raccontato fin qui è quello che avviene quattro giorni a settimana. Il giovedì pomeriggio, il sabato e la domenica siamo in parrocchia a svolgere le attività che si organizzano ed è quindi il tempo importante della pastorale, del condividere con una comunità cristiana un cammino e toccare con mano cosa significa essere preti a servizio di una parte del popolo di Dio con tutte le gioie e le fatiche. È un tempo prezioso di sintesi e di pratica, per mettersi alla prova e intuire se vogliamo vivere per tutta la vita in questo modo. Quello che vi ho raccontato è qualcosa della nostra vita in seminario; per concludere vi chiedo un semplice ricordo nella preghiera per tutti noi e vi assicuro il mio. seminarista Alessio
PRIMA GIORNATA VICARIALE DEI CHIERICHETTI
Si è conclusa la prima giornata di incontro dei chierichetti del nostro vicariato nel giorno in cui si ricordano i nove anni dall’elezione di papa Francesco a Vescovo di Roma (13 marzo ndr). È stata una bellissima giornata completamente dedicata ai chierichetti di Ca.Bu.Ca, Lomazzo, Rovellasca e Manera che si sono incontrati a Bulgorello, dopo aver servito messa
nella proprie parrocchie, per passare del tempo assieme e riflettere, questa volta, sul significato dell’essere chierichetto e ministrante. Dopo un abbondante e delizioso pranzo non sono certamente mancati momenti di gioco in cui i nostri chierichetti, divisi in squadre, si sono sfidati in un quiz preparato dai nostri seminaristi: Alessio da Ca.Bu.Ca, Roberto da Rovellasca e Alex da Lomazzo. Il pomeriggio è poi continuato con un momento di riflessione e condivisione tra i più piccoli e i più grandi, reso possibile anche grazie alla importante presenza dei ragazzi del Sicomoro, esperienza già conosciuta nel nostro Vicariato. Per concludere il pomeriggio i nostri chierichetti si sono ritrovati in chiesa per un breve momento di preghiera accompagnata dal can-
to. Infine non poteva mancare una ricca merenda resa possibile dalla generosità dei genitori. La bella giornata si è conclusa con i chierichetti entusiasti e i Seminaristi, i ragazzi del Sicomoro e Vicari contenti. Giovanni Verga
CAMPO INVERNALE
Ci sono persone e luoghi che ci parlano senza bisogno di tante parole. Basta venire in contatto con loro per incidere qualcosa dentro di noi e questo Campo ne è stato l’esempio perfetto. Si può dire che nel gruppo sono l’ultimo arrivato: ho sempre frequentato questo ambiente ma negli ultimi anni l’ho abbandonato; perché? Il motivo non lo conosco, so solo che qualcosa o magari qualcuno mi ha riportato su questa strada. Partecipare a questo campo è stato un modo per ripartire e avere avuto modo di farlo con persone belle, ma soprattutto spensierate e a volte stupide tanto quanto me, mi ha dato la giusta carica per vivere al meglio le “ferie”! Tralasciando la routine giornaliera, ricca di buongiorni molto particolari, pasti degni di una puntata di “Unti e bisunti” e rotule vaganti sulle discese
innevate quello che mi ha colpito è stata l’energia e la voglia con la quale tutti arrivavano al momento serale, forse quello più bello, dove ho potuto conoscere a fondo ogni membro del gruppo: come scordare la tenacia di Don Remo con la quale non si faceva scappare neanche una vittoria ad ogni gioco da tavolo o delle serenate al piano di Alessio che accompagnavano praticamente ogni momento, ma soprattutto, l’appuntamento fisso a “Chi l’ha visto” Simo Clerici! Non sono mancati gli spazi dedicati al Signore: abbiamo avuto modo di conoscere la figura di Suor Francesca Saverio Cabrini, donna che con la sua determinazione è stata in grado di migliorare la vita a molte persone. A rendere ancora più positiva l’esperienza è stato “er Covid”, temuto da molti ma non dai nostri 5 eroi: Alessio, il Don, Leo, Simo Clerici e il Sottoscritto che ha dovuto subire la delicatezza quasi chirurgica dei tamponi di Dr. Remo. Scherzi a parte, nella sua “negatività” ha reso ancora più affiatato il legame che ci unisce, alimentando il desiderio di rincontrarci una volta finiti i giorni di quarantena! Ai genitori, al Don, ad Alessio, alla chef pluristellata Maina, alle capre del posto che ci hanno offerto una fantastica panna cotta, ma soprattutto a tutti i ragazzi e ragazze con cui ho passato una settimana fantastica… GRAZIE! Giovanni Rossi
DON BOSCO Tutte le grandi storie vanno raccontate, ma meglio se nella maniera giusta. La storia di Don Bosco potevamo raccontarla con le parole, semplicemente, come ogni storia, ma questa sto-
ria non è una qualunque. Volevamo far vivere la storia attraverso i suoi personaggi, che sono veri, non lasciarli astratti, non lasciarli un’idea, perché la storia di Don Bosco è l’esempio che le idee non sempre rimangono sulla carta. La giornata prevedeva varie tappe dove parti della storia del santo venivano raccontate attraverso gli occhi di un personaggio intimo della sua vita. Non era la storia di Don Bosco raccontata da lui stesso o da qualcu-
no che non lo conosceva, ma da suo fratello, da sua madre e altre persone che vivevano con lui e che sentivano le sue parole. Questi personaggi erano interpretati da vari animatori che come attori si mettevano nei panni di essi, così che si potesse sentire il profumo delle storie e non solo le parole. La storia di Don Bosco ci insegna davvero che i sogni e le parole non rimangono sulla carta o si disperdono nell’aria, ma che hanno effetto su ogni cosa del nostro presente, ci dimostra che la forza di volontà porta ovunque. Il sogno di un bambino piemontese che abitava nella povertà della campagna di aggregare sotto l’amore di Dio i giovani e non lasciare che si perdessero non rimase un sogno, ma nacque l’oratorio, lo stesso oratorio che vediamo ancora oggi, lo stesso oratorio che ancora oggi vivia-
mo. In quella giornata si poteva vedere il sogno di San Giovanni Bosco che si realizzava mentre veniva raccontata la sua stessa storia, era la dimostrazione che ce l’aveva fatta, che tutti gli sforzi per creare questa
di Giovanni Bosco! E in realtà ce ne sono, e ne abbiamo un esempio qui vicino a noi. Un grande grazie al Prete dei ragazzi per eccellenza, che non muoia mai la tua idea! Alessandro
associazione di amore non erano stati vani, ma che vivevano, e funzionavano. Quella giornata è stata un grande grazie alla forza di un uomo che ha dedicato tutto all’amore per i giovani, che soprattutto in questi periodi sono lasciati a loro stessi, alla violenza e alla droga, ce ne fossero a migliaia
CARNEVALE
ALLA RICERCA DEI COLORI DI ARLECCHINO Ricco di allegria e colori, il carnevale è un insieme di coriandoli, maschere e stelle filanti. La spensieratezza domina: la gente canta, balla, gli occhi sono inondati da un’inarrestabile gioia; è così che la nostra comunità ha passato la domenica del 27 febbraio 2022. Un pomeriggio di risate ed intrattenimento per bambini e adulti! “Oh no, Arlecchino ha perso i suoi colori, aiutatelo a ritrovarli!” È così che abbiamo accolto i piccoli mascherati pieni di curiosità. Un giocone ideato da noi animatori, vestiti monocromatici, dai brillanti rosso, arancione, giallo, verde, azzur-
ro, rosa, argento ed infine, il più ricercato: l’oro. La giornata era stupenda: i raggi di luce ci avvolgevano nelle vie in festa dove ci siamo nascosti per mettere un pizzico di brio al gioco. Al rientro in oratorio ci attendeva una deliziosa merenda: l’odore di frittelle, chiacchiere, salamelle e zucchero filato riempiva l’aria di festa. Un pomeriggio di serenità, per risollevarci della triste situazione in cui stiamo vivendo e per trovare allegria e compagnia come un piccolo rifugio. Emma
SALA “DON ALFREDO NICOLARDI” Il giorno 12 febbraio 2022, nella casa ”Simone di Cirene” a Buccinigo d’Erba, è stata intitolata una sala studioincontri a don Alfredo Nicolardi, nostro indimenticabile parroco. La casa offre un luogo di accoglienza
All’inizio della cerimonia una partecipante ha ringraziato tutti coloro che hanno conosciuto l’anima buona di don Alfredo che dal cielo continuerà a intercedere per tutti noi che siamo ancora in cammino.
a quei sacerdoti che vivono un periodo di difficoltà; qui essi riscoprono “la bellezza dello studio insieme, dell’approfondimento culturale e della conoscenza di testimoni della vita buona”. La realizzazione di questo progetto è andata in porto grazie ai contributi dei parrocchiani di Rebbio, Garzeno, Catasco, Caslino, Bulgorello e Cadorago che don Alfredo ha servito con amorevolezza.
Il Vescovo Oscar saluta i presenti benedicendo don Alfredo che è ancora spiritualmente vivo in tutte le parrocchie in cui ha svolto con impegno e amore il proprio ministero.
Mette poi in evidenza che questa comunitaà Simone di Cirene è un dono prezioso sia per gli ospiti che per la diocesi intera, questo è un luogo di
Vangelo dove si vive la compassione di Gesù per tutti coloro che hanno bisogno di aiuto; dove c’è il bene, ci sono tante realtà positive anche se ferite. Ognuno di noi può aiutare a risolvere i problemi perché il Signore moltiplica il bene che facciamo; tutti possiamo diventare testimoni di misericordia e strumenti di grazia. Dopo la Santa Messa don Andrea Straffi, esperto d’arte e amico fraterno di don Alfredo, spiega, con la
preparazione che lo caratterizza, le immagini che decorano l’aula. Mette in evidenza le scelte motivate da ragioni personali scaturite dalla lunga e profonda amicizia con don Alfredo. Le analisi dei quadri di Cezanne, Caravaggio, Michelangelo, Beato Angelico e Giotto sono intervallate da scritti di autori che don Alfredo amava molto come don Giussani, Dostoevskij e Montale. La decorazione della sala dedicata al don termina con l’ultimo suo scritto nel giornalino parrocchiale del Natale 2020 che rappresenta il suo Testamento Spirituale. Il Vescovo legge infine l’invocazione a Dio Onnipotente che culmina con la Benedizione.
Caro don Alfredo aiutaci, dal cielo, a mettere in pratica i tuoi insegnamenti e proteggi i tuoi fratelli sacerdoti che sono in difficolta’! Piercarla Monti
PROGETTO “ADOZIONI A DISTANZA” Congregazione Figlie di S. Maria della Provvidenza Opera don Guanella
Dal 1998 la Congregazione Figlie di S. Maria della Provvidenza – Opera Don Guanella, si impegna ad aiutare le missioni guanelliane attraverso il progetto “Adozione a distanza”. Tale progetto si è diffuso attraverso contatti personali e la nostra rivista “La Voce” In che cosa consiste. Si tratta di aiutare economicamente i bambini e le bambine dai 3 ai 20 anni che sono ospitate nelle nostre case, provenienti da famiglie disagiate, povere e a volte abbandonati. Questi bambini/e, ragazzi/e, sono seguite dalle nostre Consorelle, dai volontari laici, dagli operatori che hanno fatto loro, il carisma del nostro Santo Fondatore Don Guanella: “ Date pane e paradiso”. Da dove provengono? Dall’Europa: Romania; Brasile in parecchie città, dalle favelas, dall’Amazzonia, dall’Argentina, dal Paraguay, Colombia, Rep. Dem. del Congo, USA, India, Fiippine, Messico. Attualmente i bambini adottati sono parecchi, però molte famiglie hanno lasciato questo progetto, così, sono molti i bambini che attendono una famiglia che si prenda cura di loro facendo diventare realtà questo sogno di solidarietà e di amore. I bisogni dei nostri ospiti sono molteplici: dalle necessità primarie all’istruzione e alle cure sanitarie. A volte capita che le famiglie vengano a visitare i propri figli approfittando della carità delle Suore e degli operatori per portare via un po’ di cibo. Con il gruppo missionario PMG (Presenza Missionaria Guanelliana) in questi ultimi anni abbiamo aiutato le Comunità dell’Amazzonia e del Congo, attraverso la vendita di panettoni e colombe per dare loro la possibilità di assistere chi bussa alla loro porta e dare loro un tetto per poter vivere dignitosamente. Suore incaricate Per la parte amministrativa: Roma - Sr. Fausta della Torre P.zza S. Pancrazio 9 – Roma Tel. 06/588.20.82 email: sr.fausta@cgfsmp.org
Sr. Ginetta Quatra, attualmente residente a Como ma facente parte della Comunità Pastorale S. Maria Madre di Dio cell. 3474878009 email: suorginettaquatra@gmail.com Come si svolge il tutto: Sr. Ginetta ha le schede dei bambini in attesa di adozione a distanza; è Lei che invia all’adottante richiedente la scheda con i dati importanti, la fotografia del bambino, l’indirizzo delle suore guanelliane dove il bambino risiede. Direttamente dalla suora incaricata si possono avere notizie tramite la forma di comunicazione di cui ogni adottante dispone:cellulare, email…. Per sostenere le necessità primarie, si considera che l’offerta annuale per l’adozione è di 350 euro; ognuno può scegliere la forma che meglio desidera per fare il versamento suddividendo l’importo: mensili, bimestrale, trimestrale, semestrale, annuale: ccp: 56048093 intestato a: Figlie di S.Maria della Provvidenza “Progetti” P:zza S. Pancrazio 9 – 00152 ROMA (specificando: Per adozione) Oppure: BANCA INTESA SAN PAOLO IBAM IT04 L030 6909 6061 0000 0001 546 - BCITITMM 55000 – FIL ACCENTRATA TER S Intestazione: IST. FIGLIE S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA ADOZIONI A DISTANZA P.ZZA S. PANCRAZIO , 9 00152 ROMA Sono a disposizione per chi volesse chiarimenti in merito o volesse parlare con me. In anticipo GRAZIE per quello che farete. Sr. Ginetta ***** Dopo aver letto l’articolo di suor Ginetta, che ringrazio, mi permetto di proporlo realmente a tutta la Comunità pastorale, come GESTO PASQUALE, come cioè frutto della gioia pasquale. Se la Quaresima è spesso percepita come tempo di rinuncia, la Pasqua sia percepita come tempo di Vita. E una delle cose più belle è sostenere la vita. Anche nella forma che suor Ginetta ci propone. don Andrea
ALLA MEMORIA DI LUIGI CLERICI Luigi Clerici: “Costruttore di speranze, animatore cristiano del mondo del lavoro.” A 50 anni dalla morte Articolo tratto principalmente da: “BULGORELLO, la Parrocchia, il Borgo” 1898/1998 - centenario di fondazione della Parrocchia
Nato a Bulgorello l’8 novembre 1910 e morto a Milano il 22 marzo 1972 Luigi Clerici, di umile famiglia di fede cattolica, papà falegname e mamma casalinga, è forse stato il più grande Bulgorellese. Dopo la scuola elementare frequentò il collegio arcivescovile a Saronno e Tradate, diplomandosi a pieni voti in ragioneria; a detta dei suoi educatori Luigi fu sempre il primo, sia nella carità, sia nel profitto. Contabile in un’azienda commerciale milanese fino allo scoppio della guerra mondiale, a Bulgorello fu sovente collaboratore di don Alessandro Bianchi nell’organizzazione dei movimenti di Azione Cattolica, che abbracciò nell’ambiente ambrosiano degli anni trenta. Militare nell’arma del Genio durante la guerra, dopo un ritorno a Bulgorello espatriò in Svizzera per non sottostare alla follia della repubblica fascista di Salò, ritrovando numerosi esponenti del movimento cattolico milanese e completando gli studi all’università di Zurigo, ove conobbe ed ebbe per maestro Amintore Fanfani. Soltanto nel dopoguerra riuscì a seguire la sua vocazione sociale, lasciando il sicuro e ben remunerato lavoro per valorizzare al massimo le ACLI, associazione dei lavoratori cri-
stiani, che contribuì a fondare e della quale fu prima segretario e, nel decennio 1953-1963 l’illuminato presidente a Milano, dimostrando di essere un attento lettore dei “segni dei tempi”. Furono gli anni del boom economico italiano e del Trattato di Roma che avviò l’Europa unita, ma anche della cortina di ferro e del muro contro muro nazionale sia in politica, sia in un sindacato politicizzato di prevalenza marxista. Uomo di costante quotidiana preghiera, attribuì importanza fondamentale agli studi, alla forma-zione e all’azione; prima del Sindacato Libero sorsero le ACLI di Luigi Clerici a suffragare le ansie e le speranze del popolo lavoratore di fede cattolica. Se oggi il primo maggio è la festa di San Giuseppe Lavoratore (istituita il 1°maggio 1955 da Papa Pio XII come Festa di San Giuseppe Artigiano per aiutare i lavoratori cristiani a non perdere il senso cristiano del lavoro) lo si deve alle ACLI di Luigi Clerici e alle loro precedenti iniziative per la Festa del Lavoro. Dal profilo della Fondazione Luigi Clerici: [Crede nell’educazione come crescita della persona e nell’acquisizione del dominio delle conoscenze come condizione per la libertà vera dell’uomo e del lavoratore; crede che i lavoratori debbano crescere riflettendo e studiando, ma anche facendo, cioè rendendosi da subito responsabili della propria autoelevazione nella solidarietà. Percepisce i bisogni veri della gente, della classe lavoratrice del suo tempo
e, talvolta, li prevede; sotto sue sollecitazioni attentamente e costantemente vigilate e sorrette dal suo chiaro intuito nascono opere concrete, in qualche caso assolutamente nuove, in risposta a specifici bisogni come il patronato, i corsi di formazione anche residenziali, gli alloggi per lavoratori e specialmente per giovani lavoratori, le mense e gli spacci cooperativi, le
case per le ferie dei lavoratori e delle loro famiglie, la cooperazione edilizia. Tutte queste attività sono informate ad una visione complessiva che offre un ampio respiro ad ogni iniziativa e ad ogni struttura; ne abbiamo esempi nelle azioni di sostegno ai baraccati e ai senza tetto, nello spirito animatore delle celebrazioni del Primo Maggio, nelle lunghe campagne per realizzare il collegamento tra “il mondo che lavora e il mondo che prega” e tra “il mondo che lavora e il mondo che soffre”. In queste iniziative si esprime la tensione di Clerici a fare delle ACLI un movimento di educazione ad una fede incarnata, nella quale il lavoratore possa trovare il senso vero del proprio lavoro come corresponsabilità con l’opera creatrice, redentrice
e trasformatrice di Dio e sulla quale fondare la propria autopromozione. Si può a questo punto capire perché la vita di Luigi Clerici sia così strettamente intrecciata con le iniziative di formazione professionale, eppure in esse non si esaurisca, ma si esalti nel concetto più ampio di formazione: dell’uomo, del cittadino, del lavoratore, del cristiano, in libertà, autonomia, responsabilità, verità, solidarietà.] Intensa in quel campo fu la collaborazione con in cardinale di Milano mons. Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, oggi Santo, “Arcivescovo dei lavoratori in un mondo -in fieri-” (Aldo Carera, 2016, cap. Montini arcivescovo di Milano). Molte volte la portinaia del palazzo di via Primaticcio a Milano, ove Luigi abitava, andava in confusione vedendo in incognito il cardinale recar-si in casa Clerici. È doveroso un suo breve profilo di quel periodo. Durante la reggenza della cattedra ambrosiana Montini si qualificò come uno degli esponenti più progressisti della gerarchia cattolica, intraprendendo nuovi metodi per la cura pastorale che a sua detta erano necessari per un’accurata riforma. L’obiettivo era reintrodurre la fede in una città che a causa di molti eventi e del relativismo moderno aveva perso il senso della religione. L’arcivescovo disse a tal proposito: “Se solo noi potessimo dire Padre Nostro sapendo cosa significhi, noi capiremmo dunque la fede cristiana.” (Peter Hebblethwaite, Paul VI: The First Modern Pope., Paulist Press, 1993) Se la grande missione da lui avviata non trovò completo sviluppo, seppe tuttavia coinvolgere forze economi-
che di rilievo, cercando il dialogo e la conciliazione con tutte le forze sociali e avviando una vera e propria cristianizzazione delle fasce lavoratrici, soprattutto attraverso le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI). Pio XII lo convocò a Roma nell’ottobre del 1957 perché gli riferisse su tale sua nuova attività; in quell’occasione Montini presentò al pontefice il Secondo congresso mondiale per l’apostolato laico. Come vice-segretario dello Stato Pontificio aveva infatti lavorato all’unificazione delle organizzazioni del mondo laicale; scrisse: ”Apostolato significa amore. Noi ameremo tutti, specialmente quanti hanno bisogno di aiuto (…) Ameremo il nostro tempo, la nostra tecnologia, la nostra arte, i nostri sport, il nostro mondo.” (Andrea Lazzarini, Paolo VI, Profilo di Montini, Casa Editrice Herder)
tante altre autorevoli persone dell’epoca era il confidente di tutti, perché ciò che attraeva era la sua umiltà, la sua trasparenza, la sua onestà. Nel brianzolo Castello di Monguzzo era presente una scuola delle ACLI per il perfezionamento tecnico e culturale dei lavoratori; al suo arrivo era accolto come un patriarca, l’affetto e la riconoscenza per questo semplice uomo erano spontanei. Antitesi della vanità, quando era il momento di raccogliere applausi per qualche importante sua realizzazione si rifugiava dietro le quinte prefe-rendo lasciare visibilità ai suoi collaboratori; con la notorietà alcuni fecero carriera politica e fra questi ricordiamo l’on. Vittorino Colombo, in Parlamento per 34 anni, più volte ministro e presidente del Senato, che sempre ossequiò in Luigi il suo grande Maestro. Se l’umiltà fu la sua prerogativa, la preghiera fu il suo viatico: cercandolo alle ACLI di Milano ci si sentiva frequentemente rispondere “è in cappella”. ”Mi unisco a voi per ringraziare il Signore che ha suscitato in Luigi Clerici l’opzione di offrire la sua vita non solo per la Chiesa ma per i lavoratori.” (Cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano)
Ma la vera grandezza di Luigi Clerici fu di carattere spirituale: tutto il suo operare nel campo materiale per dare case ai non abbienti, per sanare ingiustizie e alleviare sofferenze si manifestò soprattutto per amore di Dio e dei Fratelli. Conoscente e amico di Marcello Boldrini e Giordano Dell’Amore, degli affini nell’animo Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, nonché di
“… perché il cristianesimo non è un’idea, ma una persona, Gesù, che passa attraverso le persone e nella storia.” (estratto dall’omelia pronunciata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ai funerali di David Sassoli presidente del Parlamento Europeo)
Andrea Zoanni
ANAGRAFICA PARROCCHIALE CASLINO AL PIANO
CADORAGO
BULGORELLO
Battesimi
Battesimi
Battesimi
Fusi Irene Govoni Leila
Galli Nicole
Galli Adele Beghin Edoardo Delsante Matilde Martino Chloe Viaro Andrea
Defunti Amadeo Vittorio Guarnaschelli Filomena Ferrario Giuseppe Mallone Olimpia Scalzo Giuseppina Pizzi Venanzio Sonvico Renato Faverio Patrizia Matrimoni Bona Lorenzo Francesco Valerio Balma Benedetta
Defunti Bianchi Pierluigi Colombo Emilio Lipera Pietro Tigani Vincenzo Campi Carolina Gagnone Mario Negrini Elda Di Giovanni Rina Alberti Margherita Verga Gianfranco Sonvico Elsa
Matrimoni Bizzotti Francesco Veronica Peverelli Ragusano Vito Erica Cattaneo Pasinato Simone Greta Calizzi Defunti Arici Luigi Stefanoni Anna Auteri Renato Carnini Giacomo Melchiorre Evangelista Introzzi Giuseppina Longoni Sergio Guarisco Claudio Correddu Maria Vittoria Zanutto Fabrizio Messina Eugenia Marcolin Gabriela
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