Intervista a Mauro Maugliani.

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Donne, uomini, volti di una quotidianità fragile, catturati nel vortice dei sentimenti, pronunciati con le increspature del volto. La luce, smarrita, ma speranzosa degli sguardi. Italia, ma anche Europa, i luoghi del suo andare, delle sue mostre. Opere che attraversano l'iride del visitatore, catturandolo, forse in cerca di un'identità comune, corpi che diventano "reliquia dello sguardo". "Siamo carne ed ossa, individui soli. Personaggi che si interrogano. Ologrammi, iconici, di un'umanità persa, amerà ripetere l'autore. E' il tempo, sospeso, di un contatto irraggiungibile. E' la perfezione tecnica di ogni singolo, minuzioso dettaglio fisionomico. E' l'identità pittorica che pone una distanza invalicabile, un accostamento differito. E' Mauro Maugliani, diplomato all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 1991, a raccontarsi a noi, cosi.


Intervista: Pasquariello Maddalena Opere che rappresentano l'evoluzione emotiva e temporale dei volti, che narrano l'anima e le tensioni evolutive della vita: cosa sentono i suoi volti, quelli che sceglie di catturare? «I miei volti sono sguardi di un'umanità' fragile, sguardi persi, smarriti, dimessi ad una quotidianità precaria. Il senso dello smarrimento, la mancanza di progettualità rispetto ad una società cruda che fagocita se stessa.» ​ Potremmo definirli, per questo, anche volti non contemporanei? Nel senso che sfuggono all'attuale? «No, anzi più attuali che mai, perché rappresentano questo momento storico dove tutto il tessuto sociale e' in crisi, loro in realtà non scappano ma "subiscono" il cinismo delle nuove regole del mercato e della alienazione che ne deriva. La vita scorre sulla pelle e traccia le sue pieghe. Angoscia, dolore ma anche speranza, figli del Matrix dei mutamenti sociali, in un labirinto dello spirito cibernetico che disorienta, scolla, isola.» ​ "Noli me tangere", titolo della sua mostra alla Pinacoteca di Gaeta,sembra evocativo di un'irraggiungibilità tattile. Da cosa si distanziano i suoi personaggi? «A questa domanda devo citarti un pezzo del testo critico di Alessia Carlino che ha curato la mia mostra, e che credo sia molto esaustiva: "l'identità pittorica pone una distanza invalicabile, un accostamento differito, laddove l'opera stessa esige una tale distanza per essere goduta e vista. Noli me tangere é l'imperativo che prescrive di non tentare di


impadronirsi di ciò che essenzialmente si allontana, e che proprio allontanandosi ci tocca". Evocativo certo, e sacro nel contenuto. I volti sono il vuoto irraggiungibile, dei sentimenti.» Sacralità: elemento chiave della sala video, con l'opera istallativa "The Sixth Hour". L'inginocchiatoio, simbolo religioso, induce a compiere un gesto poco connaturato all'essere umano. Qual è il suo significato, il collegamento con le sue opere? «Quell'opera installativa dal titolo the Sixth Hour, di matrice videografica, narra l'inconsistenza dello spirito, la vacuità della carne, un viaggio visionario metaforico tra i cimiteri che fanno parte delle mie passeggiate d'infanzia con mia nonna, memoria, ricordi evocativi, su quello che siamo è quello che saremo. Quelle stesse domande mai risolte ancora oggi. In fondo anche le foto dei morti, hanno la stessa potenza evocativa. Per il gesto di inginocchiarsi invece, è una mia provocazione, un modo di interrogarsi sulle consuetudini rituali, rispetto al sacro.»


E lo strumento adoperato, la penna bic, è indicativo del fatto che l'essenza sfumi e si evolva? «L'inchiostro si ossida, si dissolve, cambia, in una metamorfosi che io non posso più controllare, e questo mi affascina. Il fatto che l'opera si trasformi in maniera autonoma, sconvolge il mio lavoro che trova nella tecnica una natura imprescindibile, ma nulla in fondo è ciò che si vede per sempre, anche le cose cambiano. » Sito ufficiale dell'artista: http://www.mauglianiart.com/Mauro_04_12_2011/home.html


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