Willets Point - report

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WILLETS POINT

LA CULTURA DELLA RIPARAZIONE NELLE MEGALOPOLI OCCIDENTALI


Studente | Paolo Tringali Relatore | Marco Navarra Facoltà di Architettura Siracusa Ateneo di Catania Relazione sul progetto di ricerca: “Willets - Point | la cultura della riparazione nelle megalopoli occidentali” 1 Feb. | 31 Mar 2008


IL TRIANGOLO DI FERRO

Willets Point, è un piccolo quartiere della megalopoli newyorkese che si trova nel territorio dei Queens ed è da molto tempo conosciuto con il nome di Iron Triangle, proprio a causa della funzione di mercato della riparazione di automobili che con il tempo ha assunto in relazione, non soltanto alla città ma rispetto a tutta la regione. Il “triangolo di ferro” si trova a circa una decina di km ad est di Manhattan in un importante nodo infrastrutturale della città: è delimitato a nord dal Northern Boulevard, a sud da Roosevelt Avenue e Flushing Meadows-Corona Park ed infine a chiude il triangolo nella parte est il fiume Flushing; esso è inoltre in una posizione strategica perchè facilmente raggiungibile attraverso le più importanti linee ferroviarie e della rete metropolitana oltre che dagli aeroporti La Guardia e Jfk. Fin dagli anni settanta quest’area è stata occupata da una serie di attività legate prevalentemente alla riparazione di auto, la vendita di pezzi di ricambio e altre collaterali. Per questo motivo Willets Point non ha subito una vera pianificazione, ma è piuttosto il frutto di una auto-organizzazione di una comunità, che in maniera spontanea ha “colonizzato” un area periferica della città, occupandola sostanzialmente con una sola attività produttiva molto specializzata: la riparazione dei veicoli. L’impianto urbano è quindi piuttosto elementare ed è costituito da una maglia a scacchiera regolare: gli isolati hanno una larghezza costante di circa 60 metri ed una lunghezza variabile tra i 60 ed i 190m; unica eccezione sulla regolarità della maglia è rappresentata proprio dalla di-


agonale tracciata da Willets Point Boulevard. Il risultato di questo sviluppo urbano informale è stato anche la quasi totale assenza di infrastrutture e servizi: le strade non sono asfaltate ma solo ricoperte da un manto di terra battuta ed inoltre non esistono marciapiedi nè fogne. All’interno del triangolo d’acciaio si trovano quasi esclusivamente attività correlate con la vendita o riparazione di pezzi di ricambio per automobili, cantieri di demolizione e piccoli siti per la raccolta dei rifiuti. L’unica eccezione è rappresentata da un bar, utilizzato tanto dai lavoratori che dai clienti.



NEW YORK CITY vs. WILLETS POINT

Quando il sindaco di NewYork, Michael Bloomberg, parla del “New York City’s next great neighborhood” (Il nuovo grande quartiere della città di NewYork) o piuttosto della “city’s first green community” (la prima comunità verde della città) e ancora di una “parte integrante del piano di sostenibilità a lungo termine definito PLANYC2030 , si riferisce chiaramente a Willets Point. L’interesse suscitato da quest’area è dato proprio dalla sua posizione strategica e dai suoi facili collegamenti infrastrutturali; per questo motivo l’amministrazione di NewYork ha stanziato un progetto da oltre 3 miliardi di dollari per la “riqualificazione” dell’area. Il progetto dell’amministrazione prevede circa 5500 unità abitative, un hotel ed un centro conferenze, circa 90.000mq di attività commerciali, e circa 50.000mq adibiti ad uffici. Secondo quanto sostiene il presidente della Development Corporation –dipartimento che si occupa degli investimenti economici– “la riqualificazione di Willets Point dovrà non solo fornire migliaia di residenze per le famiglie, ma soprattutto ripulirà la città da questo tipo di aree degradate......è arrivato il momento di fare di Willets Point un nodo economico e divenire un modello di collaborazione tra pubblico e privato”. Durante l’attività di ricerca uno dei nodi cruciali sono stati i colloqui e le interviste con il professor Tom Angotti docente presso l’Hunter College Department of Urban Affairs & Planning; il professor Angotti durante la sua attività di ricerca sviluppata negli ultimi anni ha condotto una attenta analisi e una mappatura dettagliata delle attività nel tentativo


di provare a dimostrare la sostenibilità di aree come Willets Point. Dai colloqui con il professor Angotti sono emerse alcune questioni su cui si è anche basata la mia breve indagine e raccolta di dati; questioni che fanno trasparire come l’idea di città verde e sostenibile venduta dall’amministrazione possa essere quantomeno sottoposta a dubbi ed evidenti incertezze: Autoriparazioni verdi Una questione che dall’analisi risulta urgente è se sia davvero ecologica (verde-per usare un eufemismo spesso abusato) la riconfigurazione dell’area di Willets Point: se il piano dell’ammainistrazione comunale andrà avanti, centinaia di meccanici ed officine saranno spinti verso i sobborghi vicini e dispersi in piccoli magazzini a bassa tecnologia. Una operazione in tal senso comporterà inevitabilmente che tutti gli scarti e gli olii inquinanti deivati da queste attività andranno a finire negli scarichi fognari invece di avere un sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti centralizzato per tutta l’area. Effetti economici Il principio della sostenibilità dovrebbe indicare i modi per rendere migliore la vita delle persone che appartengono ad una data comunità, senza arrecare danni all’ambiente. Realizzando il progetto dell’amministrazione, molte delle comunità di




immigrati residenti nel Queen verranno sradicate, poichè il megaprogetto metterà in crisi quello specifico equilibrio socio-economico. Il Futuro degli affari Sebbene il progetto prometta molti posti di lavoro, nuove possibilità di formazione professionale, e migliori prospettive per i richhi che potranno usufruirne, è anche vero che sradicare un intera comunità produttiva e specializzata come quella di Willets Point che in decenni di lavoro e generazioni di meccanici ha costruito una rete di clienti ed un mercato di pezzi di ricambio che è il più grande della “East Coast”, è tutt’altro che sostenibile. Lo spazio aereo Osservando le mappe che rappresentano rotte e corridoi di volo dei vicini aereoporti, si rileva immediatamente come l’area di Willets Point ricada all’interno di uno dei cooridoi di volo dell’aereoporto “La Guardia” e circondato da sopraelevate. Le cronache insegnano come spesso anche le partite di baseball, tenute nel vicion stadio dei mets, vengono spesso disturbate dal fragore degli aereoplani. E’ impossibile pertanto immaginare in quest’area funzioni residenziali, a meno di trasformare abitazioni e uffici in gabbie con vetri anti rumore e potenti impianti di condizionamento per tutto il complesso, che certamente non contribuiscono ad alcuna sostenibilità dell’area.


Flushing & Corona: rinnovamento a corto raggio Nel suo piano di rinnovamento della città, l’amministrazione ha dichiarato di aver programmato un piano di riqualificazione dell’area dei Flushing di cui sia Willets Point che l’adiacente quartiere Corona fanno parte; di fatto però il nuovo progetto per il triangolo di ferro rappresenta una enclave chiusa in se stessa (quasi si potrebbe definire una Gated-comunity) che rimmarrà del tutto seperata –tanto fisicamente che socialmente– dal quartiere di Corona, che rappresenta uno dei più ricchi distretti multiculturali della città (Ispanici e Asitici). Il parco (fittizio?) Il progetto, prevede inoltre la realizzazione di un piccolo parco urbano all’interno della nuova enclave che si vuole realizzare: il parco sarà da ogni lato circondato da alti e densi edifici, rinunciando così ad ogni genere di relazione con il Flushing Meadows Corona Park (1939) il secondo più grande parco urbano della città di NewYork. “Grandi benefici”....per chi? Le parole sostenibiltà o comunità verde suscitano sempre un certo fascino, e rispondo spesso più ad esigenze di marketing che a vere problematiche. Come spesso accode vale la pena chiedersi chi e cosa sia effettivamente sostenuto: ciò che appare evidente osservando con attegiamento critico la proposta per Willets Point è che certamente sarà un buon affare


per le società di real estate che realizzaranno l’appalto, ma si può dire lo stesso delle comunità locali. La domanda alla quale non si può, in definitiva, rinunciare è se sia effettivamente il “megaprogetto” dell’amministrazione la soluzione migliore per Willets Point; o se piuttosto non si possano prevedere visioni e progetti che amplifichino la rete di risorse esistente risolvendo i problemi concreti con una maggiore (e reale) sostenibilità ed una minore spesa publica (e certamente anche minori introiti per pochi ricchi gruppi finanziari).


UN RETE DI RIPARATORI

Da sempre gli interessi economici relativi alla posizione strategica dell’area di Willets Point ed alla sua rete di collegamenti infrastrutturali hanno spinto l’opinione publica a credere che l’area ed isuoi abitanti fossero un pericoloso ghetto criminale. Ciò che è stato possibile osservare durante le numerose esplorazioni ed interviste effettuate, era una caotica ma fiorente rete lavorativa con una struttura funzionale (seppur con i limiti dovuti alla mancanza di infrastrutture e servizi). Sul viale principale Willets Point Avenue un automobilista può fermarsi e chiedere ad uno dei broker (procuratori–così loro stessi definisco il primo nodo di questo meccanismo economico), e chiedere dove trovare un carburatore o una centralina elettronica per la sua automobile. Il broker ci indirizzerà verso il giusto viale e l’officina specializzata in cui trovare il pezzo di cui abbiamo necessità. Qui vengono portati e stoccati in magazzini differenti parti meccaniche, elettriche o elettroniche provenienti da ogni tipo e marca di autoveicoli, da tutta la regione. “Ciò che si osserva è un sistema produttivo in continuo movimento e ricco di vitalità e potenziale, che è ciò che spesso i grossi gruppi manageriali tentano di imitare all’interno delle loro aziende prendendo spunto proprio da reti efficenti e creative come Willets Point” –spiega ancora il professor Angotti. Se ne deduce che il potenziale economico di Willets Point va messo necessariamente in stretta relazione, tanto con la sua capacità produt-


tiva come mercato della riparazione dell’auto, tanto con una evidente vocazione a trasformarsi in quello che potrebbe definirsi un distretto per il riciclaggio. Il professor angotti ricorda ancora nella sua intervista un recente articolo apparso sul The Wall Street Journal (21 Marzo, 2006), –il principale quotidiano economico della stampa americana– in cui si sottolieava il potenziale economico proprio del settore dela riparazione auto (citando più volte il caso di Willets Point. Il nostro punto di vista è stato quello di spostare l’ottica della pianificazione da quella puramente speculativa del real-estate, ad una riflessione che coinvolga processi e meccanismi già profondamente radicati in una certa area, che non soltanto posseggono già delle qualità intrinseche, ma possono anche, se opportunamente migliorati, rappresentare una opportunità di crescita (questa si seriamente sostenibile) per l’intero distretto dei Queens.




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