La Confessione. Abbracciati da Gesù

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LA CONFESSIONE ABBRACCIATI DA GESÙ

«Il perdono di Dio è più forte di ogni peccato». Papa Francesco


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Stampa: Arti Grafiche Fiorin, Sesto Ulteriano Direzione editoriale: Davide Cestari, Maria Serra

Grafica: G&C Milano - Lucia Crimi Illustrazioni: Anna Formaggio

© Piccola Casa Editrice per la presente pubblicazione Seconda ristampa: febbraio 2015


LA CONFESSIONE

ABBRACCIATI DA GESÙ Questo libretto è stato pensato per offrire ai bambini – accompagnati da genitori, sacerdoti, catechisti e insegnanti – uno strumento semplice per il cammino di preparazione alla Prima Confessione. Sono brani che, insieme alle illustrazioni, possono offrire spunti per rendere più facile l’inizio di questo cammino, fissando lo sguardo su Gesù. Il Sacramento della Confessione è l’incontro con Gesù. Non è un modo di dire: quando ci confessiamo, proprio Gesù – misteriosamente – è presente attraverso il sacerdote. Se ci pensiamo bene Giovanni, Andrea, Pietro, Giacomo e i loro amici non vedevano Dio direttamente, ma misteriosamente era presente in Gesù: «Chi vede me vede il Padre!». Stando con Lui capivano che era un tipo eccezionale: conosceva il loro cuore, spiegava la vita come nessun altro, comandava la natura, era proprio buono. L’unica spiegazione intelligente a quello che vedevano e sentivano era «Tu sei il Figlio di Dio!». Attraverso il Sacramento siamo continuamente vicini a Gesù, appoggiati al suo cuore, proprio come Giovanni nell’ultima cena. Lui è il nostro sostegno, ci riprende e con il tempo, secondo il disegno di Dio, guarisce tutte le nostre debolezze, perdonandoci e aiutandoci, perché noi non siamo capaci, con le nostre forze e le nostre buone intenzioni, di fare le cose fatte bene, le roviniamo... ma per fortuna c’è Lui! 1


Dio, attraverso il papà e la mamma, ci ha dato la vita e tutti noi apparteniamo a Lui. Quando eravamo piccoli, i nostri genitori hanno chiesto per noi il Sacramento del Battesimo, con il quale siamo stati chiamati a essere parte della Chiesa cioè del “Corpo di Gesù”. Con il Battesimo siamo rinati a una vita nuova, più bella, siamo “nuove creature”. Gesù, che ha vinto il male, ci chiama a un cammino che ci porterà a gustare la bellezza che nasce dalla sua amicizia.

Diventare grandi significa scoprire che Dio è nostro Padre e che tutto è un dono che Lui ci fa per diventare felici, passo dopo passo. Desideriamo sempre di più cose belle e grandi e vediamo che non ci basta mai niente. Proprio questo “desiderio infinito” è il segno più grande che siamo fatti da Dio e solo Lui può far splendere le nostre giornate e rendere eterna la nostra vita. In questo cammino Gesù stesso ha voluto farsi misteriosamente compagno per sostenerci, per curarci e per aiutarci. Il Battesimo ha lavato il peccato originale compiuto da Adamo ed Eva, ma rimangono in noi ancora delle conseguenze, come accade dopo un’influenza che rimane un po’ di tosse o di raffreddore: per questo spesso sbagliamo anche se vogliamo fare il bene. 2


Gesù è venuto per aiutarci, per riprenderci dopo ogni caduta. Se stiamo lontani da Lui e vogliamo fare da soli, come ci “pare e piace”, tutto diventa brutto. Come un fiore che strappato dal terreno appassisce, così è per noi se ci dimentichiamo di Dio che ci alimenta e ci sostiene.

Don Giussani – un sacerdote milanese, grande educatore – spiegava ai suoi studenti cos’era il peccato con questo esempio.

Se ogni tanto non puliamo la nostra anima, la “polvere” si accumula. Pensiamo alla nostra stanza: come sarebbe, se non la pulissimo mai?

- «Guardate che bel fiore!» - «Sì, bellissimo!».

Se stiamo vicini a Lui la vita diventa sempre più bella e questo ci fa capire che Gesù è veramente presente nei Sacramenti. È vero! Lui c’è e ci sostiene! Possiamo appoggiarci a Lui! E Lui “pulisce” la nostra anima e ci fa riprendere il cammino.

- «Ma Prof, così lo rovina!».

- «Prof, che peccato!».

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È GESÙ CHE TI ASPETTA «I Sacramenti non sono apparenze, non sono riti, ma sono la forza di Cristo; è Gesù Cristo presente nei Sacramenti. La grazia dei Sacramenti alimenta in noi una fede forte e gioiosa, una fede che sa stupirsi delle “meraviglie” di Dio e sa resistere agli idoli del mondo. Per questo è importante fare la Comunione, è importante che i bambini siano battezzati presto, che siano cresimati, perché i Sacramenti sono la presenza di Gesù Cristo in noi, una presenza che ci aiuta. È importante, quando ci sentiamo peccatori, accostarci al sacramento della Riconciliazione. Qualcuno potrà dire: “Ma ho paura, perché il prete mi bastonerà”. No, non ti bastonerà il prete; tu sai chi incontrerai nel sacramento della Riconciliazione? Incontrerai Gesù che ti perdona! È Gesù che ti aspetta lì; e questo è un Sacramento che fa crescere tutta la Chiesa».


LA GRAZIA DELLA VERGOGNA «Mi piace quando si confessano i bambini. “Ti rendo gloria Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno”. I piccoli hanno una certa saggezza. Quando un bambino viene a confessarsi, mai dice una cosa generale ma: “Padre, ho fatto questo e ho fatto questo alla mia zia, ho fatto questo là e all’altro ho detto questa parola” e dicono la parola. Sono concreti, hanno quella semplicità della verità. Noi abbiamo sempre la tendenza di nascondere la realtà delle nostre miserie. Ma c’è una cosa bella quando noi confessiamo i nostri peccati come sono: alla presenza di Dio sempre sentiamo quella grazia della vergogna, vergognarsi davanti a Dio è una grazia, è una grazia! Pensiamo a Pietro quando dopo il miracolo di Gesù nel lago: “Ma Signore allontanati da me, io sono peccatore”. Si vergognava del suo peccato davanti alla santità di Gesù Cristo». PAPA FRANCESCO


Un amore senza misura L’abbraccio di Dio è la cosa più bella di cui fare esperienza. È un Padre che ci vuole bene, che conosce il nostro cuore e sa che in tutto quello che facciamo noi cerchiamo la sua amicizia, anche se a volte vogliamo fare quello che ci “pare e piace” pensando così di essere contenti. Ma quando ci accorgiamo che diventiamo tristi lontano da Lui, ci riaccoglie abbracciandoci.

Dalla casa di suo padre se n’era andato ormai da tempo. Aveva preso quella decisione dopo averci pensato e ripensato. Aveva un’idea chiara in testa e voleva seguirla a tutti i costi. Già si vedeva libero di fare quello che voleva, senza dover lavorare i campi insieme a suo fratello maggiore. Una mattina si era presentato dal padre: «Dammi quello che mi spetta dei nostri beni!». Lui – anche se non capiva quella richiesta improvvisa – divise le sostanze e gli diede la parte che gli spettava. Anche il fratello maggiore non capiva, lì avevano tutto. La decisione, però, era presa: doveva andare, voleva divertirsi e avere per sé i soldi, le donne, il piacere. All’inizio le cose andavano bene. Ogni sera bevute e mangiate da un’osteria all’altra. La mattina si alzava quando aveva voglia. Vedeva una bella ragazza e la voleva. Le dava un bacio e poi subito ne vedeva un’altra che gli piaceva di più e allora un altro bacio e già pensava a un’altra. Poi un giorno, cacciando la mano in tasca per prendere i soldi e pagare l’ennesima bevuta, si accorse che era vuota. Guardò allora nella sacca, sotto il letto: niente! Aveva speso tutto! E le cose cominciarono a non andare più come prima. 6


Il paese stava attraversando una forte carestia. C’era poco da fare, tutte le porte a cui bussava rimanevano chiuse. Così si ritrovò a fare il guardiano di porci per un ricco signore della regione. I morsi della fame lo assalivano, avrebbe accettato volentieri anche le carrube di cui si nutrivano gli animali, pur di sfamarsi. Ma nessuno gliene dava e in mezzo al fango, così preso da quei crampi, cominciò a sentire la nostalgia di quello che aveva lasciato. Si rattristò, quanto gli dispiaceva, si era allontanato da casa convinto di trovare la felicità e si ritrovava trattato come un animale! Ai dolori per la fame, poi, si aggiungeva l’orgoglio ferito, che faceva ancor più male.

sciati i porci, partì per fare ritorno a casa. Non passava giorno senza che il padre, da quando il figlio più giovane era partito, si affacciasse alla finestra scrutando l’orizzonte. Quanto gli mancava quel figlio! Anche quel giorno si affacciò e l’occhiata, quasi furtiva, venne riempita da una felicità inaspettata. Il figlio, il più giovane, era là, stava tornando a casa. Dalla linea dell’orizzonte, lo stesso verso cui tempo prima si era allontanato fino a scomparire, ora, invece, si stava avvicinando.

Il desiderio di tornare iniziò a farsi largo, e a diventare più forte della vergogna. Iniziò a pensare: «In fondo anche l’ultimo servo di mio padre sta meglio di me. Tornerò e gli racconterò tutta la mia pena: “Non sono degno di essere tuo figlio, ma almeno prendimi come servo”». Così, la7


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