Venite a vedere - Luca Doninelli

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gli incontri del vangelo raccontati da

Luca Doninelli

VENITE A VEDERE

Illustrazioni di Chiara Gobbo



gli incontri del vangelo raccontati da

Luca Doninelli

VENITE A VEDERE Illustrazioni di Chiara Gobbo



Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Dal Vangelo di Giovanni; 1, 35-39

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Simone e Andrea

erano fratelli S

imone era il maggiore. L’amico più caro di Simone era Giacomo, mentre l’amico del cuore di Andrea era Giovanni, fratello di Giacomo. Le due famiglie erano sempre andate d’accordo. Vivevano a Betsaida, un villaggio sul lago di Tiberiade, vicino a Cafarnao. Il lago era piccolo ma ricco di pesci, e i quattro ragazzi avevano messo insieme i pochi soldi che avevano per comprare qualche barca e lavorare insieme. Facevano tutti i pescatori. Andrea e Simone si volevano un gran bene, ma nel carattere si somigliavano assai poco. Simone era irascibile, s’infiammava per un’idea e non era velocissimo a capire. Quando, però, capiva, era più profondo degli altri. Capiva più lentamente, ma capiva di più. Andrea, invece, era più allegro, più vispo e capiva tutto al volo. Simone si sforzava di capire, serrava le mascelle, stringeva i pugni, ma Andrea arrivava sempre prima. Furbi si nasce, dicono. Simone, però, non si arrabbiava se Andrea era più furbo di lui, anzi, lo guardava tutto stupito e gli diceva: «Fa’ capire anche a me». Allora Andrea spiegava, e mentre spiegava il viso di Simone appariva sempre più meravigliato. Alla fine, quello che aveva capito di più era sempre Simone. Simone e Andrea erano stati fortunati ad avere i genitori che avevano. La mamma quand’era ragazzina aveva conosciuto la profetessa Anna, che stava tutto il 5


giorno al Tempio di Gerusalemme. La loro mamma si trovava giusto al Tempio anche il giorno in cui un’altra ragazza aveva portato ad Anna il suo bambino appena nato. Questa ragazza si chiamava Maria, e veniva da Nazareth. Alla vista del bambino, Anna si era inginocchiata, vecchia com’era (aveva ottantaquattro anni) e si era messa a ringraziare Dio. Non erano molti, anche a quel tempo, coloro che credevano ardentemente alla venuta del Messia. Anna era una di quei pochi e, grazie a lei, lo fu anche la famiglia di Simone e Andrea. La mamma non aveva mai rivelato a Simone e Andrea ciò che aveva visto in quel giorno lontano, però non l’aveva mai dimenticato. Tutto si sarebbe rivelato da sé, senza bisogno di parlare tanto. Andrea aveva imparato a imparare. A guardare e imparare. A imparare da quelli a cui prima aveva insegnato. Aveva imparato ad amare la profondità di Simone, che lui non aveva: così come Simone aveva sempre amato la sua astuzia. Anche quando si sposò, Andrea rimase molto vicino alla sua famiglia. Non solo restò a vivere nella stessa casa – così usava a quel tempo – ma continuò a lavorare con suo fratello, con Giacomo e Giovanni, come aveva sempre fatto. Sua moglie lo amava molto. Era una donna giovane, piccola e dai grandi occhi grigio-azzurri. Non era di molte parole, ma con quei grandi occhi vedeva tutto, non le sfuggiva mai nulla. Anche Andrea le voleva bene, però non le dedicava molte attenzioni. A una donna piace che il marito arrivi a casa, di tanto in tanto, con un mazzolino di fiori per lei. O che porti in dono un vestito nuovo, un piccolo ornamento. Bene. Andrea non era tipo da fare queste cose. Lui, fiori non ne portava. Non era fatto, lui, per queste cose, e quando non si è fatti in un certo modo è inutile cercare di cambiare. Lui diceva sempre così. Nei primi tempi del loro matrimonio, ogni tanto sua moglie si lamentava per questo. Andrea allargava le braccia. 6


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Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente. Dal Vangelo di Giovanni; 11, 32-33

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l’amico che Gesù

resuscitò L

a vicenda di Lazzaro, l’amico che Gesù volle resuscitare dai morti, potrebbe fare un po’ paura. Non a noi, s’intende, ma a quelli là sotto, diavoli e diavoletti, che quando muore qualcuno se lo tengono stretto e non gli va di restituirlo. Gesù infatti non solo li costrinse a restituire Lazzaro, ma annunciò loro che, dopo morto, sarebbe sceso a liberare le anime per portarle in Paradiso. Ma, per venire alla nostra storia, bisogna sapere che al tempo di Gesù non c’erano molte medicine, l’igiene era quello che era e la gente si ammalava spesso e molti erano quelli che morivano ancora giovani. A trent’anni, Gesù aveva già visto parecchi suoi amici morire prima del tempo, e ne aveva sempre provato un grande dolore. Fino a quel momento, però, non ne aveva resuscitato neanche uno, anzi: non gli era nemmeno mai venuto in mente di farlo. Le leggi della natura, infatti, qualche volta sono molto dure, ma sono buone, perché così le ha volute Dio. Gesù era il Figlio di Dio, ed era venuto al mondo non per cambiare quello che Dio aveva fatto, ma per completarlo. Cosa vuol dire “completare”? Vuol dire aggiungere ciò che manca. Dio ha fatto l’universo affinché l’uomo Lo cerchi e Lo ami. Se non mancasse niente, cosa dovremmo cercare? Perciò Dio ha fatto il mondo come un enigma.

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Di fronte a quello sguardo, Pietro si sentÏ quasi mancare. C’erano, in quegli occhi, il mare e la luna sul mare, il sole e i pianeti, tutte le stelle del cielo, e poi tutte le foglie di tutti gli alberi, le nuvole, i fili d’erba. Un amore, una misericordia senza fine.

Euro 10,00 ISBN 978-88-97086-94-9

9 788897 086949

www.piccolacasaeditrice.it info@piccolacasaeditrice.it


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