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Genova, la Diga rispetta il cronoprogramma

Si è tenuto il 6 giugno scorso, al Palazzo San Giorgio di Genova, un forum organizzato dal quotidiano cittadino, Il Secolo XIX, in collaborazione con The MediTelegraph e Ttm–Tecnologie Trasporti Mare intitolato. Titolo, “I nuovi confini della sostenibilità–Il mare e la transizione energetica: cambiare rotta per non cambiare gli obiettivi.” Tra i vari temi affrontati durante la giornata, il nodo progettuale della nuova Diga Foranea, con i lavori già avviati dal 4 maggio scorso con la posa della “prima pietra”, ovvero una gettata di ghiaia a 500 metri dalle banchine di Sampierdarena. Tra gli interventi, quello di Paolo Emilio Signorini, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e, dal 2021, Commissario Straordinario per la realizzazione della Nuova Diga Foranea di Genova. Signorini si è dimostrato ottimista e confidente per quel che riguarda i lavori della nuova Diga, confermando il pieno rispetto del cronoprogramma, con l’avvio della palificazione che andrà a consolidare lo strato di ghiaia tutt’ora in posa al ritmo di circa 2.000 tonnellate giornaliere (vedi articolo su questo numero di Perforare). Per quanto riguarda la fase successiva, cioè la posa dei cassoni - che inizierà auspicabilmente tra agosto e settembre - si attende lo screening imminente di Valutazione dell’impatto ambientale da parte della Regione Liguria. Al via libera, la costruzione dei cassoni sarà avviata nel bacino di Vado Ligure, a Savona.

“Resta lo stabilimento di Pra’, che contiamo di non dover usare - commenta il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti - Tuttavia, si tratta di un’opera che deve essere conclusa nei tempi del collegato Draghi al PNRR, quindi entro il 2026. Dal momento che gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, preferiamo comunque mantenerla nel piano di cantiere”.

Nel 2021 il ministero dei Trasporti spagnolo aveva assegnato ad Acciona, realtà primaria dell’ingegneria civile, il progetto di riabilitazione ed espansione del Ponte del Centenario di Siviglia. Gestito in joint venture con Tecade e Freyssinet, questo progetto sarà ricordato a lungo, non tanto per la portata dell’investimento - circa 75 milioni di euro - ma per l’implementazione di tecnologie a idrogeno finalizzate alla riduzione delle emissioni di CO2 all’interno del cantiere.

Nello specifico, Acciona ha impiegato un gruppo elettrogeno dotato di fuel cell modello GEH2, sviluppato da EODev. L’unità, già installata, sostituisce il tradizionale gruppo elettrogeno a propulsione diesel; l’azienda prevede che in sei mesi, ovvero l’intero periodo di implementazione iniziale, saranno evitate circa 24 tonnellate di CO2 e risparmiati 8.000 litri di combustibile fossile. Ma le novità non finiscono qui. Per la prima volta a livello internazionale è stato infatti installato in un cantiere una torre faro a zero emissioni alimentata da una fuel cell a idrogeno, sviluppata da Atlas Copco. Quella del Ponte del Centenario non è la prima volta in cui Acciona fa affidamento su tecnologie a idrogeno. Ne sono un esempio le pietre miliari raggiunte a livello mondiale nel progetto di costruzione del penitenziario Norte III a Zubieta (San Sebastián), dove una gru a torre è stata azionata da un generatore elettrico portatile a base di idrogeno, e nella costruzione della strada CA-1907, New Access to Alcalá del Valle (Cádiz), dove è stato utilizzato un gruppo elettrogeno basato su fuel cell H2, alimentato da metanolo verde riformato in loco.

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