valori
Anno 5 numero 32. Settembre 2005. € 3,00
Mensile di economia sociale e finanza etica
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
Fotoreportage > The Global Powerhouse
Dossier > Think tank e lobby: le élite che vogliono governare il mondo
I grandi suggeritori Finanza etica > Gli intoccabili della finanza statunitense finiscono in prigione Wto > Liberalizzare i servizi per privatizzare i beni comuni Economia solidale > Il microcredito per le donne. Oltre la povertà Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento
| editoriale |
L’autonomia della politica
contro i poteri forti
di Gianni Cipriani
ORPRESA ESTIVA: le inchieste sulle speculazioni finanziarie e il nuovo dibattito sulla questione morale hanno dimostrato che i poteri forti esistono. Dimenticati e sepolti dalle pernacchie dei nuovi padroni dell’informazione omologata, i paginoni di intercettazioni hanno riportato alla luce quelle che venivano bollate come “fantasie dietrologiche”: chi in questi anni ha parlato di poteri forti aveva semplicemente evidenziato un dato di fatto, l’esistenza di lobbies trasversali che riescono a condizionare in tutto o in parte la vita politica, sociale, istituzionale e le grandi scelte economiche. Tra tanti motivi di dissenso, una descrizione puntuale di ciò che io intendo come “poteri forti” è stata formulata da Ernesto Galli Della Loggia, il quale sul Corriere della Sera dell’11 agosto, parlando degli “avventurieri” che stanno cercando di condizionare il panorama informativo italiano, ha detto: «non è una nuova Tangentopoli, certo. Ma è qualcosa che alla fine produce un intreccio tra politica e affari egualmente patologico, o forse anche più, dal momento che sulla scia dell’esempio fornito dal presidente del Consiglio, per politica oggi si deve intendere quasi esclusivamente la rete di relazioni, il circuito di influenze, i disegni di potere, le leve economico-finanziario-giornalistiche facenti capo non già a partiti e correnti, ma a singole individualità impegnate in un accrescimento di potere anch’esso, alla fine, esclusivamente personale». Sottoscrivo perfino le virgole. Quando si affrontano queste tematiche bisogna però fare i conti anche con una dietrologia alimentata spesso da una letteratura dozzinale, nutrita da concezioni al limite della paranoia diffuse dai profeti del complotto a tutti i costi e priva di qualsiasi base scientifica, basata solo attraverso una costruzione distorta della realtà. Una caricatura. Che si ritorce proprio contro il lavoro di quei giornalisti, studiosi e politici che, al contrario, cercano di fare un’informazione seria, corretta ed approfondita. Spesso invece viene ingiustamente definita “dietrologia” una lettura assai più penetrante, profonda e meno formale della realtà. Spesso si vede oltre. Basti pensare, appunto, alle preoccupazioni sull’esistenza di nuove lobbies ed a quanto è emerso ultimamente a proposito di comitati e gruppi d’affari, gruppi di pressione, efficacemente documentati da decine di intercettazioni telefoniche. Bisogna saper distinguere, evitando di mettere in un unico calderone situazioni assai differenti. Una cosa è il Rotary, un’altra la massoneria, un’altra ancora è stata la P2. Una cosa gli affari. Un’altra gli affari illeciti. La stessa nozione di “poteri forti” non va confusa con quella di associazioni segrete. Che storicamente siano esistite organizzazioni o gruppi di pressione che abbiano tentato di condizionare la vita politica e sociale o di promuovere le carriere di affiliati e amici è fuori discussione. È un fenomeno antico quanto la politica. Proprio per questo credo che realisticamente che nè a medio nè a lungo termine si arriverà a un superamento di queste forme, chiamiamole così, di associazionismo lobbistico. Al di là degli aspetti criminali, di competenza della magistratura, una battaglia contro questi poteri non può essere vinta se non riaffermando l’autonomia della politica, della vita istituzionale e anche della vita sociale. Recuperare il primato della politica e liberarla, là dove esistono, dai condizionamenti. È l’unica ricetta possibile che può sterilizzare l’esistenza di questi aggregati, potentati o comitati d’affari che sotto forme differenti cercheranno sempre di influenzare la vita pubblica ed economica.
S BANCA ETICA
L’AUTORE Gianni Cipriani
giornalista, analista di intelligence e saggista, è considerato uno dei massimi esperti italiani in tema di terrorismo e servizi segreti. È stato consulente della Commissione parlamentare sulle stragi nella XIII legislatura e lo è attualmente della Commissione Mitrokhin. È direttore del Centro Studi Strategie Internazionali. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Sovranità limitata. Storia dell’eversione atlantica in Italia (con Antonio Cipriani, 1991); I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici (1993); Giudici contro. Le schedature dei servizi segreti (1994); Lo spionaggio politico in Italia. 1989-1991 (1998); Lo Stato invisibile. Storia dello spionaggio in Italia dal dopoguerra a oggi (2002); Brigate Rosse. La minaccia del nuovo terrorismo (2004).
.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 3 |
| sommario |
settembre 2005 mensile www.valori.it
anno 5 numero 32 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore
Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci
Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Ecor, Federazione Trentina delle Cooperative, Publistampa, Rodrigo Vergara
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
valori Liverpool Street Station, i pendolari della City raggiungono con la metropolitana uno dei principali centri finanziari mondiali.
Londra, 1999
bandabassotti
7
fotoreportage. The Global Powerhouse
8
dossier. Think Tank, i grandi suggeritori
16
Il potere di una élite che vorrebbe governare il mondo L’ascesa dei gruppi conservatori, dal Vietnam all’Iraq «Serbatoi di ideologia e di programmi politici» [INTERVISTA A ANDREW RICH ]
18 28
Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone
lavanderia
31
direttore editoriale
finanzaetica
32
Gli intoccabili della finanza finiscono in galera. Negli Stati Uniti Boom per le azioni solari. Ma il futuro è denso di incognite I manager che vogliono uno sviluppo sostenibile
35
bruttiecattivi
45
internazionale
46
Il mercato dei servizi fa gola in Europa e al Wto «Una liberalizzazione pericolosa anche per l’Italia» [INTERVISTA A GILBERTO ANTONELLI ] Bolkestein e Doha Round: due facce stessa medaglia [INTERVISTA A ANTONIO TRICARICO ]
49
Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)
macroscopio
54
abbonamento
economiasolidale
56
«Uscire dalla povertà non basta. Soprattutto per le donne» [INTERVISTA A ROSINA VALVERDE ] Un credito di valore sociale e umano
58 62
utopieconcrete
64
altrevoci
66
stilidivita
74
numeridivalori
77
padridell’economia
82
consiglio di amministrazione
Sabina Siniscalchi, Sergio Slavazza, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva (presidente@valori.it)
22
collegio dei sindaci
GIORNATE DI BERTINORO
Sabina Siniscalchi (siniscalchi@valori.it) direttore responsabile
Andrea Di Stefano (distefano@valori.it) redazione (redazione@valori.it)
Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Francesco Carcano, Sarah Pozzoli, Cristina Artoni, Elisabetta Tramonto
39 41
progetto grafico e impaginazione
Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it) Adriana Collura (infografica) fotografie
Peter Marlow (Magnum Photos/Contrasto)
50 52
stampa
10 numeri 25,00 euro ˜ sostenitore 50,00 euro come abbonarsi I
I
bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori bonifico bancario c/c n° 108836 - Abi 05018 - Cab 12100 - Cin A della Banca Popolare Etica Intestato a: Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato Attenzione: per l’attivazione immediata dell’abbonamento si prega di inviare copia del bonifico al fax 02.67491691 oppure file pdf all’indirizzo abbonamenti@valori.it
INVIARE LETTERE E CONTRIBUTI A È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte.
Cooperativa Editoriale Etica
Via Copernico 1, 20125 Milano
Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri.
tel. 02.67199099 fax 02.67491691 e-mail
Carta ecologica gr 90 Long Life prodotta secondo le norme Iso 9706 - Elemental Chlorine Free
distefano@valori.it redazione@valori.it direzione@valori.it |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 5 |
| bandabassotti |
Mecenati
Frodi agli investitori per amore del bel canto di Mauro Meggiolaro
«Q CISL INAS
UANDO FAI L’ELEMOSINA NON SUONARE LA TROMBA DAVANTI A TE». Il cattolico Alberto Vilar non sembra aver
preso troppo alla lettera il comandamento del vangelo di Matteo. In cambio di donazioni milionarie ai teatri dell’Opera di tutto il mondo esigeva che il suo nome comparisse a caratteri cubitali dove tutti potessero leggerlo. Ed è così che alla Royal Opera di Londra la sala principale è stata ribattezzata “Vilar Floral Hall”, al Metropolitan di New York il palco d’onore è diventato “Vilar Grand Tier” mentre a Vienna i sottotitoli digitali, gli stessi che Vilar ha regalato al Teatro Arcimboldi di Milano, sono per tutti i “Vilar Titel”. Grazie ai 250 milioni di dollari complessivamente donati o promessi alla lirica, Alberto Vilar è stato acclamato come il maggior sostenitore della musica classica di tutti i tempi, il più grande mecenate dopo i Medici. Tra maggio e giugno ha passato tre settimane in carcere. Ora è in libertà vigilata, dopo aver pagato una cauzione di 10 milioni di dollari. Deve difendersi dalle accuse di frode finanziaria, frode informatica e riciclaggio di denaro sporco. Il magnate cubano-americano, fondatore della società di gestione finanziaria Amerindo Investment Advisors, con sede a New York, avrebbe sottratto 5 milioni di dollari da un conto che gestiva su mandato di una cliente facoltosa, la panamense Lilian Cates, sua amica da una vita. I soldi sarebbero serviti per onorare le donazioni promesse a teatri, scuole e ospedali ma anche per fini più prosaici, come il pagamento della riparazione della lavastoviglie di casa. Il co-fondatore e direttore di Amerindo, Gary Tanaka, ugualmente Tra maggio e giugno è stato indagato, avrebbe invece distratto fondi dai conti dei clienti tre settimane in carcere. per aggiungere nuovi cavalli da corsa alla sua collezione. Ora è il libertà vigilata. La rapida ascesa e l’altrettanto rapida caduta del finanziere Deve difendersi dalle melomane è legata alla bolla di Internet. Già negli anni ottanta accuse di frodi, finanziaria Vilar aveva intuito l’enorme potenziale di crescita di società come e informatica, e riciclaggio Microsoft, e-Bay, Cisco, Yahoo e vi aveva investito. Negli anni novanta il patrimonio gestito dalla Amerindo ammontava a 8 miliardi di dollari, i clienti portavano a casa rendimenti annui a tre cifre e Vilar intascava le commissioni. Utilizzate per comprare cinque case, un jet privato, quadri di valore e soprattutto per sostenere l’opera, la sua grande passione. Ma nel 2000 il vento comincia a cambiare. I titoli tecnologici crollano e i fondi Amerindo chiudono il 2001 con perdite superiori al 50%. Intanto si diffonde il sospetto che Vilar non sia più in grado di mantenere le sue promesse di sponsorizzazione. Nel giugno del 2002 il Metropolitan di New York, dopo aver aspettato invano 20 milioni di dollari, cancella il nome del benefattore dal “Vilar Grand Tier”, che torna a chiamarsi semplicemente “Grand Tier”. Due mesi dopo la Los Angeles Opera deve cancellare dal programma “Guerra e Pace” di Prokofiev perché non sono arrivati i fondi. A fine luglio di quest’anno esce allo scoperto anche l’Opera di Londra. Se entro settembre non saranno versati i 10 milioni di sterline promessi, il nome di Vilar potrebbe sparire dalla prestigiosa “Floral Hall”. Non c’è niente di peggio per un filantropo del cadere in disgrazia presso i beneficiari. Ma i problemi di Alberto Vilar adesso sono ben altri. I capi di imputazione sono pesanti e l’ex miliardario rischia di finire al fresco per dieci anni. Il processo si preannuncia lungo e pieno di sorprese. E a cantare, per una volta, potrebbe toccare proprio a lui.
.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 7 |
| fotoreportage | PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
> The Global Powerhouse foto di Peter Marlow / Magnum Photos / Contrasto
Scossa dagli attentati terroristici dello scorso luglio e dalle successive minacce di nuovi attacchi, la City londinese, dopo la paura, ha ripreso la sua vita. Il centro degli affari ha tuttavia scoperto di essere vulnerabile ed esposto. Nel reportage di Peter Marlow la quotidianità e i luoghi di una fra le principali piazze finanziarie mondiali.
bonus elargiti due anni orsono avevano contribuito ad innalzare il livello di esclusività tra chi operava nella City londinese e chi viveva, più semplicemente, a Londra. La costante perdita di posti di lavoro nel settore finanziario (centomila licenziamenti dalla fine degli anni novanta) aveva segnato una inversione di tendenza. Nella City anche le decisioni di alcune grandi multinazionali e banche di spostare i settori commerciali e operativi di livello basso all'estero, in particolare in India, non sembravano preoccupare o frenare il valore degli immobili e il costo della vita. La delocalizzazione dei centri finanziari verso le località asiatiche aveva convinto già la Bank of America ad inaugurare nuovi uffici a New Delhi con personale cooptato dalla City per creare un tema locale che permettesse di ammansire i costi di gestione operativa. Un’operazione che ha visto interessati anche la Barclays e la Royal Bank of Scotland, che hanno allo studio progetti per trasferire le attività minori ma essenziali, come i centralini per il pubblico e servizi di informazione economica, indirizzari, rilevazione e analisi di dati e ricerche di mercato. La totale informatizzazione del sistema bancario e il collegamento tra le sedi consente infatti questa opportunità, facilitata dalla universale diffusione dell’inglese come lingua del mondo economico. Gli attentati dello scorso luglio e le minacce e i tentativi di ulteriori attacchi di matrice terroristica islamico radicale hanno ulteriormente accresciuto le difficoltà quotidiane dell’organizzazione della vita in una piazza finanziaria che compete con New York per il volume di scambi d’affari maggiore a livello mondiale. Le misure di sicurezza giudicate indispensabili dalle forze dell'ordine nella capitale londinese riguardano infatti numerosi edifici della City in cui, a dispetto della rilevanza economica, vi sarebbero situazioni di assoluta carenza di controlli. Nella City hanno sede numerose istituzioni finanziarie internazionali come la BERS, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo diretta da Jean Lemierre, costituita nel 1991 dai Paesi della Comunità Europea per favorire la transizione dei Paesi dell’Est verso l'economia di mercato. Studi legali come Sidley Austin Brown & Wood LLP, con un headquarters di 7.000 metri quadri, 95 avvocati in sede oltre ai 1550 che operano dagli uffici di Pechino, Bruxelles, Chicago, Dallas, Ginevra, Hong Kong, Los Angeles, New York, Tokyo, San Francisco, Shanghai, Singapore e Washington. Società di brokeraggio e assicurazioni come i Lloyd's, in grado di controllare un mercato da 22 miliardi di euro (dato 2003, capacità di sottoscrizione del mercato pari a 14,4 miliardi di sterline). Con Chicago e New York rivaleggia nel mercato dei “commodity future” (merci) e dei “financial future” (strumenti finanziari). Centro nevralgico della finanza mondiale, dopo gli attentati e nell'era della diffusione della tecnologia e del sapere ai paesi emergenti, la City si appresta a nuovi mutamenti in una storia inziata oltre trecento anni orsono.
I
| 8 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
L’AUTORE Peter Marlow Nato a Kenilworth, in Gran Bretagna, nel 1952, Peter Marlow viene spesso definito un fotogiornalista. Il suo progetto fotografico si è tuttavia negli anni connotato per una forte ricerca formale. La sua fama di reporter è legata alle immagini realizzate in Libano e alla documentazione del conflitto armato nell’Irlanda del Nord. La ricerca sul colore e sugli aspetti formali della composizione dell’immagine lo rendono un fotografo particolare, che coniuga i dettagli sociali e antropologici del fotogiornalismo con una accurata analisi cromatica e dell’inquadratura. Fotografa utilizzando prevalentemente il medio formato. All’inizio degli anni ’70 ha iniziato la sua collaborazione con l’agenzia parigina Sygma, reduce da un incarico come fotografo su navi da crociera italiane che si dirigevano verso i Caraibi, da cui è rientrato con un reportage su Haiti. Una ricerca fotografica su Liverpool negli anni di Margaret Thatcher ha ricevuto numerosi premi e nel 1986 la sua raccolta di fotografie, Remembering Vietnam, è stata premiata dall’Arts Council of Great Britain. Nel 1998 ha vinto Photographers Gallery Award e il National Headline Award. Autore negli anni recenti di numerosi reportage in Giappone e Usa, ha documentato l’ascesa del leader laburista Tony Blair con un esclusivo lavoro di ripresa fotografica. Dal 1980 è membro di Magnum Photos rappresentata in Italia da Contrasto.
Tra le conseguenze degli attentati dello scorso luglio a Londra, un prevedibile calo della vendita dei biglietti della “Tube”: un terzo in meno nel fine settimana. Nei giorni feriali la flessione è contenuta (-5%). I lavoratori della City non hanno rinunciato alle loro abitudini.
> The Global Powerhouse
Londra, 1999 |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 9 |
| fotoreportage |
Il Lloyd Building è stato progettato dall’architetto Richard Rogers, creatore del premiato studio RRP. La costruzione, iniziata nel 1978, è terminata dieci anni più tardi.
Londra, 1999
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
> The Global Powerhouse
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 11 |
| fotoreportage | Dal 2003 è attiva la Congestiong Charging “tassa sulla congestione urbana”, un pedaggio applicato dall’amministrazione laburista della capitale per limitare il traffico urbano nella City.
Londra, 1999
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
> The Global Powerhouse
| 12 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 13 |
| fotoreportage |
La “equity dealing room” di Merrill Lynch. Le transazioni finanziarie vengono analizzate dagli operatori per gli obblighi di segnalazione in caso di anomalie del mercato.
Londra,1999
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
> The Global Powerhouse
| 14 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 15 |
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
a cura di Paola Baiocchi, Andrea Di Stefano, Roberto Festa e Andrea Montella
Ideologia e precisi programmi politici >18 Il pensiero “neocon” dal Vietnam a oggi >22 Mappa non esaustiva a livello mondiale >24 Andrew Rich: «Un fenomeno da capire» >28
dossier
La City londinese è al centro di un fenomeno di trasformazione. Alcune multinazionali e banche, come la HSBC, Hong Kong e Shanghai Banking Corporation, la Barclays e la Royal Bank of Scotland, hanno annunciato un programma di progressiva riduzione della presenza operativa a Londra a favore sopratutto dell’India per gli elevatissimi costi di gestione nel quartiere degli affari londinese.
Londra, 1999
Think Tank
I grandi suggeritori “Serbatoi” di pensiero che analizzano le scelte politiche ed economiche dei governi nazionali. Dal dopoguerra ad oggi il potere dei “Think tank” sullo sfondo delle principali scelte strategiche
| 16 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 17 |
| dossier | think tank |
| dossier | think tank |
L’élite che vuole governare il mondo: eletta da nessuno, decide per tutti di Paola Baiocchi e Andrea Montella
«I
l mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fa produrre gli avvenimenti;
un gruppo un po’ più importante che veglia alla loro esecuzio* Presidente della Columbia University, della Carnegie Endowment for International Peace, della Pilgrims Society e membro del Council on Foreign Relations
ne e assiste al loro compimento e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto». Nicholas Murray Butler*
(Elizabeth, New Jersey 1862 – New York 1947)
THOMAS DWORZAK / MAGNUM PHOTOS
Durante la campagna elettorale americana del 2004 si sono fronteggiati due contendenti di due partiti opposti. Opposti, ma quanto diversi? I due candidati - il democratico John F. Kerry e il repubblicano George W. Bush - hanno tutti e due la stessa appartenenza, quella alla Skull and Bones (S&B) antica loggia segreta dell’Università di Yale. Fondata all’interno del campus nel 1832 da William Huntington Russell, rampollo di una famiglia che traeva la sua ricchezza dal traffico di oppio. La Skull and Bones (Teschio e Tibie) è una super loggia ispirata alla massoneria degli Illuminati di Baviera che seleziona ogni anno 15 studenti di Yale, scegliendo soprattutto i discendenti delle più ricche famiglie della costa orientale, meglio se figli di “bonesman”. Della loro associazione lasciano trapelare solo pochi particolari che ne accrescono il mito: il rito di iniziazione, condito da pratiche sadomaso, si svolge nella Tomba (il nome della sede all’interno dell’Università) con lo studente nudo sdraiato in una bara; al termine del rito all’iniziato vengono mostrate le “reliquie” della setta, tra cui le stoviglie d’argento appartenute a Hitler. Al di là degli aspetti pruriginosi dell’iniziazione, abbondano le simbologie inquietanti, che hanno molte attinenze con i rituali praticati dalle SS nel castello di Wewelsburg. Della Skull and Bones si parla in Secrets of the Tomb di Alexandra
Una collezione di spillette delle passate campagne al museo di Arte Popolare di Bowling Green, Ohio. Sotto, la fine del dibattito televisivo tra Bush e Kerry prima delle elezioni.
Usa, 2004
| 18 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
PER FARE UN PO’ DI LUCE THINK TANK. LOBBY. SEMINARI E GRUPPI DI STUDIO. Negli ultimi anni grazie alla rilevanza mediatica di alcuni eventi (dall’italianissimo seminario dello Studio Ambrosetti al Forum di Davos) gli osservatori più attenti hanno cominciato a porsi con sempre maggior forza pesanti interrogativi sul rapporto tra politica e gruppi di pressione. Molte delle scelte fatte dai governi, in nome e per conto dei cittadini che li hanno eletti, sono riconducibili alle indicazioni strategiche emerse dai “serbatoi di pensiero”, indipendentemente dallo loro forma (centri studi, associazioni, organizzazioni transnazionali). Sino alla caduta del Muro l’attenzione di questi organismi era stata prestata soprattutto alle relazioni internazionali, come se all’Internazionale Socialista le principali forze del mondo capitalistico avessero voluto rispondere con organismi sovranazionali in grado di contrastare l’ideologia comunista. Uno per tutti: la Trilateral Commission, creata negli anni Settanta per favorire le relazioni tra Usa, Europa Occidentale e Giappone, di cui sono stati membri, tra gli altri, Gianni Agnelli a Giorgio Benvenuto. Ma poco per volta questi organismi hanno assunto un ruolo crescente anche nell’indirizzare le politiche economiche di molti Stati sovrani. Temi come le privatizzazioni, l’apertura dei mercati finanziari, la riforma dei sistemi pensionistici, le politiche del lavoro, dell’istruzione e formazione, della sanità e dell’assistenza, sono oggetto di vere e proprie campagne che si sono delineate e concretizzate in occasione dei diversi forum internazionali promossi da questi organismi. Non si tratta di demonizzare la legittima attività svolta da associazioni o gruppi di studio, ma di chiarire il rapporto che esiste tra rappresentanti eletti democraticamente e queste strutture. Una grande operazione di trasparenza, quanto mai indispensabile in Europa dove, come denuncia una recente analisi del Corporate Europe Observatory, l’attività dei think tanks è crescente e sfugge a qualsiasi controllo, regolamentazione o obbligo di trasparenza. Questo dossier di Valori propone una ricostruzione del ruolo crescente di questi organismi e “serbatoi di pensiero” con l’obiettivo di mettere in evidenza i rischi per la democrazia insiti in queste élite di cui si diventa membri solo per cooptazione, i finanziamenti non sono sempre pubblici e soprattutto il legame con gli interessi economici delle grandi corporations a.d.s. è una delle massime espressioni del “conflitto di interessi”.
Robbins, un libro non ancora tradotto in italiano, in cui si fa risalire la passione per il nazismo agli anni in cui attraverso le società controllate dagli Skull and Bones (J.P. Morgan, Morgan Stanley Dean Witter e Brown Brothers Harriman, che diventeranno alcune delle principali banche d’affari nel Secondo Dopoguerra) finanziavano Hitler. Ulteriori particolari su questi legami sono descritti nel libro di Michael Zezima Salvate il soldato potere (il Saggiatore, 2004): i più importanti gruppi economici americani trafficavano con il governo nazista fornendogli i brevetti per la fabbricazione di armi e facendo produrre alla Ford (controllata dagli S&B) e alla General Motors in Germania i motori dei carri armati.
Dalla Skull and Bones di Yale al Council on Foreign Relations, dal Bilderberg Group alla Trilateral Commission: la storia dei circoli dove sono state scritte le agende delle “riforme” economiche e sociali I legami tra Prescott Bush e il nazismo A quell’epoca e in quei traffici c’era l’affiliato Prescott Bush (S&B 1917), nonno dell’attuale presidente, banchiere della Union Banking Corporation che aiutava economicamente il nazismo, e che ha anche utilizzato gli internati dei campi di concentramento per le produzioni delle aziende a lui collegate. Peraltro lo schiavismo è fortemente rappresentato - dice la Robbins nel suo libro - nei dipartimenti del college di Yale: otto su dodici sono intitolati a possessori di schiavi e nessuno ad abolizionisti. Lo schiavismo è stato alla base del successo economico degli Stati Uniti, soprattutto nei confronti delle merci europee: è proseguito anche dopo la guerra civile americana e si calcola che esistano ancora oggi centinaia di milioni di persone nel mondo, soprattutto bambini, che vivono in questa condizione. Per chiarire che la Skull and Bones è una vera struttura del potere e non una goliardica compagnia di bevitori elenchiamo qualcuno dei suoi affiliati: i banchieri David Rockefeller, John Pierpont Morgan, Averell Harriman. Tre presidenti americani: William Howard Taft, George Bush padre e il figlio George W. Bush. Fanno parte del club anche tre zii e due cugini dell'attuale presidente; nove bonesman sono stati eletti giudici della Corte suprema. Era un uomo delle ossa anche Henry Stimson, segretario di Stato di Franklin Delano Roosevelt durante la Seconda guerra mondiale. Sempre dalla Tomba provengono dirigenti della CIA, ambasciatori come Winston Lord, vari membri del Congresso e della Federal Reserve.
La nascita del Council on Foreign Relations Dalla Skull and Bones e dai suo membri sono nate altre organizzazioni: nel 1921 la famiglia Rockefeller finanzia il Council on Foreign Relations (CFR) del colonnello Edward Mandell House, eminenza grigia della politica estera USA, che alla Conferenza per la pace di Versailles del 1919 era stato tra i più attivi nel costruire i nuovi assetti politici dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, collaborando anche alla formazione della Società delle Nazioni – la struttura precedente all’ONU – che da subito ha al suo interno uomini del CFR. Nel Council on Foreign Relations si fondono le concezioni antidemocratiche della massoneria portate alle estreme conseguenze dagli Illuminati di Baviera e raccolte dal gruppo Skull and Bones, che prevedono la creazione di un governo mondiale di cui un gruppo ristretto detiene il potere, con la visione politica colonialista inglese, anch’essa mutuata dalle posizioni della massoneria che postulava un’alleanza tra le nazioni di “razza” anglosassone. Uno dei massimi esponenti di questa “visione” è stato Cecil Rhodes, fondatore dello stato razzista della Rhodesia.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 19 |
| dossier | think tank |
LE MANI SULLA CASA BIANCA SPESSO LA SFIDA TRA I CANDIDATI alle elezioni presidenziali statunitensi si è svolta tra due appartenenti al CFR: nel 1952 lo scontro tra Stevenson ed Eisenhower fu vinto da quest’ultimo. Nel 1960 fu la volta di Kennedy (che vinse) contro Nixon, altri due esponenti del CFR. Nel 1968 fu Nixon a vincere contro un altro membro del CFR, Humphrey e a fare il bis nel 1972 ancora contro un altro esponente del CFR, McGovern.
UNA FONTE “ISTITUZIONALE” SUL CORRIERE DELLA SERA del 31 luglio scorso sono stati pubblicati ampi stralci del rapporto approvato dal Council on Foreign Relations (CFR), dal titolo “Dopoguerra: come migliorare la strategia dopo i conflitti” redatto da Samuel Berger, consigliere per la sicurezza nazionale di Bill Clinton e dall’ex generale Brent Scowcroft, consigliere per la sicurezza nazionale di Bush padre. L’analisi contiene le indicazioni operative per potenziare il Dipartimento di Stato USA, per istituire un fondo fiduciario internazionale per facilitare gli affari americani nella ricostruzione in Iraq e preme per riformare l’ONU aumentando il controllo americano. Il testo è stato pubblicato senza commenti giornalistici e senza nessuna spiegazione di cosa sia il Council on Foreign Relations, come quando si pubblica un comunicato.
LIBRI
LIBRI
LIBRI
Alexandra Robbins Secrets of the tomb Paperback, 2003
Michael Zezima Salvate il soldato potere Il Saggiatore, 2004
Samuel P. Huntington Lo scontro delle civiltà Garzanti, 2000
| 20 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
La confluenza di queste idee reazionarie è alla base della nascita del CFR, che sancisce quindi l’alleanza tra gli interessi della politica imperiale inglese e l’espansionismo imperialista della borghesia americana. L’impero e l’imperialismo che si strutturano in un’alleanza tuttora esistente. Il nucleo iniziale del CFR era formato da 650 componenti, che sommato alle presenze degli anni successivi ha raggiunto un totale di quasi seimila persone, ovviamente oggi non tutte viventi. Tra le figure più interessanti del passato si trova il finanziere Thomas William Lamont che nel 1926 fece un prestito di cento milioni di dollari al fascismo, Allen Dulles capo della CIA dalla sua fondazione e suo fratello John Foster Dulles, segretario di Stato. Molti i banchieri tra cui Edgar Miles Bronfman della Banca di Montreal, famiglia che si è arricchita con il contrabbando di alcool durante il proibizionismo degli anni ‘20 e poi con la Seagram, la più grande multinazionale dei liquori. Bronfman è presidente del Consiglio mondiale ebraico che è presente in 66 Paesi; personalità politica poliedrica Bronfman intratteneva ottimi rapporti con i vertici dell’URSS e ha seguito con molto interesse l’evoluzione della svolta del PCI, incontrando a New York Napolitano e Occhetto il 16 maggio 1989. Ma anche Edward Teller, il fisico che ha costruito la bomba H, è stato ammesso con le sue posizioni guerrafondaie nel CFR; continuando ad elencare in ordine sparso troviamo Jimmy Carter, il suo segretario di Stato Cyrus Vance e il suo consigliere speciale per la sicurezza Zbigniew Brzezinsky. Troviamo la controversa figura di Richard Gardner prima avvocato di Gianni Agnelli, poi ambasciatore in Italia dal 1977 al 1981 durante il periodo cruciale della strategia della tensione culminata nel 1978 con il rapimento Moro. Secondo un documento dell’EIR (Executive Intelligence Review, 30 settembre 1985) Gardner sarebbe stato a capo dei servizi di informazione di Inter-Alpha gruppo bancario e finanziario, sospettato di essere all’origine della loggia massonica P2. È un membro del CFR Edward Luttwak consigliere per la sicurezza di Reagan, autore del libro Colpo di Stato: manuale pratico (Coup d’Etat: A practical handbook, Harvard University Press, 1968) in cui spiega come fare un colpo di Stato senza ricorrere alle masse o alle forze armate: «Un golpe consiste nell’infiltrare un segmento anche piccolo, ma cruciale dell’apparato statale, che poi verrà usato per togliere al governo il controllo di tutto il resto». Scorrendo la lista degli appartenenti al CFR si incontrano molti nomi interessanti della storia contemporanea, dall’ex presidente Bill Clinton, all’ex governatore Mario Cuomo, all’ex segretario di Stato Henry Kissinger, a George Soros l’attivo finanziere sponsorizzato dai Rothschild e l’ex CIA Frank Carlucci, ora capo assoluto dell’esclusivo Carlyle Group che ha visto tra i propri aderenti la famiglia Bin Laden, i Bush e i De Benedetti. Siedono nel CFR personaggi come Joseph Liebermann candidato alla vicepresidenza a fianco di Al Gore o Stuart Eizenstat ex vicesegretario al Tesoro; George Tenet ex capo della CIA, accanto a John D. Negroponte attuale unico responsabile dei servizi di sicurezza americani, oltre a decine di generali, e colonnelli, trait d’union tra le esigenze dei settori industriali e quelle militari, rapporti che possono servire anche per organizzare modifiche politiche nel mondo, come è avvenuto in Cile nel 1973, in Argentina o in Grecia nel 1967. Tra i nomi dei generali spicca William Westmoreland, autore del
è difficile pensare che Greenspan difenda gli interessi di tutto il popoField Manual, che contiene le direttive di come destabilizzare il clima lo americano, ed è anche difficile pensare che in organismi come il CFR, politico e sociale al fine di impedire l’accesso al governo dei partiti che operano con così poca trasparenza, si facciano gli interessi dei più. comunisti: manuale top secret di cui Licio Gelli custodiva una copia. Ovviamente tutto quello che viene discusso negli incontri annuali e nei lavori delle varie commissioni è oggetto del più stretto riDal CFR al Bilderberg Group serbo, nonostante sia presente all’interno del Council on Foreign ReIl vertice del CFR ha esportato su tutto il pianeta questo modello polations un’enorme quantità di direttori e giornalisti e il signore dei litico organizzativo, che ha nella riservatezza la sua intrinseca forza: media Rupert Murdoch. tra il 29 e il 31 maggio 1954 su iniziativa di Joseph Retinger, massoPoi si trovano moltissimi membri del primo e del secondo gone legato agli alti gradi della loggia polacca e svedese, con l’aiuto ecoverno Bush come: Dick Cheney il vicepresidente, Colin Powell ex nomico dalla famiglia Rockefeller in Olanda nell’Hotel Bilderberg segretario di Stato, Ari Fleischer portavoce della Casa bianca con granasce il Bilderberg Group. Un organismo sorto per raccordare gli indo di ministro, Douglas Feith sottosegretario alla Difesa, consigliere teressi delle élite capitalistiche e finanziarie al di qua e al di là deldelle politiche militari al Pentagono e capo dello studio legale Feith l’Oceano. Tra i primi partecipanti ci fu il principe Bernardo d’Olan& Zell con sede in Israele dove rappresenta la Israeli Armements Mada ex ufficiale delle SS, David Rockefeller, Averell Harriman, gli nufacturers. Poi Richard Haass direttore al Dipartimento di Stato del italiani Gianni Agnelli e Alcide De Gasperi. Policy Planning nonché direttore del National Security Programs, Ecco cosa hanno scritto alcuni giornalisti investigativi inglesi nel John Bolton ambasciatore all’ONU, Joshua Bolten chief policy direcmagazine on line di Bbc News a pochi giorni dal meeting del Bildertor della Casa bianca; Robert Zoellick US Trade Representative, neberg a Stresa nel 2004: «Si tratta di una delle associazioni più controverse dei nostri tempi, da alcuni accusata di decidere i destini del goziatore infaticabile sulla globalizzazione economica. Lewis Libby, mondo a porte chiuse. Nessuna parola di quanto viene detto nel corcapo dello staff del vicepresidente, Lincoln Bloomfield assistente al so degli incontri è mai trapelata. I giornalisti non vengono invitati e segretario di Stato per gli affari politico militari, Robert Satloff conquando in qualche occasione vengono concessi alcuni minuti a qualsigliere per la sicurezza nazionale, che dirige il Washington Instituche reporter, c’è l’obbligo di non far cenno ad alcun nome. I luoghi te for Near East Policy, Elliott Abrams già intimo di Bush padre e d’incontro sono tenuti segreti…» Bbc New continua riportando una coinvolto nella vicenda Iran-Contra durante la presidenza Reagan, dichiarazione dell’ex giornalista Tony Gosling, che guida una camincriminato per falsa testimonianza, nel ’91 si riconobbe colpevole pagna contro il Bildelberg dalla sua casa di Bristol in cui afferma: «Il e – come succede anche da noi – è stato premiato. principale problema è la segretezza. Quando tante persone con tanNel Council on Foreign Relations siedono i cosiddetti neocons coto potere si riuniscono in un posto, penso che noi abme Condoleezza Rice segretario di Stato, il professobiamo il diritto di sapere cosa sta succedendo». re di Harvard Samuel P. Huntington, Paul Wolfowitz LA PRESIDENZA Attuale presidente del Bilderberg è il belga Etienpresidente della Banca Mondiale, Richard Perle sugDEL CFR ne Davignon, vice presidente della Suez-Tractebel. geritore per la politica estera di Bush junior, che neFanno parte del segretariato del Bilderberg gli italiani gli anni ’70 è stato sorpreso dalla National Security American Express Company American International Group, Inc. Franco Bernabè, vicepresidente Rothschild Europa, Agency a passare documenti segretissimi all’ambaBP p.l.c. John Elkan, vicepresidente della Fiat, Mario Monti sciata di Israele e ha lavorato per la Soltan, fabbrica Citigroup Cognizant Technology dell’Università Bocconi ed ex presidente della Comd’armi israeliana. Solutions Corporation missione europea e dell’Antitrust; Tommaso Padoa Sono del CFR due giudici della Corte suprema: Computer Associates International, Inc. Schioppa della Banca centrale europea, Paolo ScaroRuth Bader Ginsburg e Sandra Day O’Connor. ApparConocoPhillips Company ni, attuale amministratore delegato dell’Eni, Dometengono al CFR il direttore esecutivo della CommisDrake Management LLC DynCorp International nico Siniscalco ministro delle Finanze, che si trovano sione d’indagine sull’11 di settembre Philip D. ZeExxon Mobil Corporation in compagnia dei già visti Paul Wolfwitz, Richard Perlikow, il presidente della Commissione Thomas H. Fortress Investment Group LLC GlaxoSmithKline le, David Rockefeller, Henry Kissinger (vedi box). L’aKean, il vicepresidente Lee H. Hamilton. In tutto sei Guardsmark LLC genda dell’ultimo incontro del gruppo, svoltosi in su tredici componenti della Commissione d’indagine. Interpipe Inc. Investcorp International, Inc. Germania nel maggio 2005, ha trattato di questi tePer motivi di brevità finiamo, ma in bellezza, parKingdon Capital mi: Iran, Iraq, il Medio Oriente, la non proliferazione lando di Alan Greenspan: capo della Federal Reserve, Kohlberg Kravis Roberts & Co. The McGraw-Hill Companies (senza specificare se si trattasse di armi nucleari o di banca centrale USA, organismo composto da banche McKinsey & Company, Inc. limitazione delle nascite), l’Asia, lo stato dell’econoprivate riconducibili quasi tutte a membri storici del Merrill Lynch & Co., Inc. Moody’s Investors Service mia mondiale, la Russia, le relazioni Europa-America. CFR come i Warburg della Warburg Bank di AmsterNike, Inc. dam, della Warburg Bank di Amburgo e della Kuhne & Reliance Industries Limited Toyota Motor North America, Inc. Loeb Bank di New York; i Rockefeller della Chase La Trilateral Commission Veritas Capital LLC Manhattan Bank di NY; i Lehman della Lehman Con l’espandersi del mercato asiatico e con l’accredal sito del Council Brothers di NY, poi ci sono i Rothschild della Rothsciuta importanza del Giappone, gli uomini della on Foreign Relations www.cfr.org schild Bank di Londra e della Rothschild Bank di BerliSkull and Bones, del CFR e del Bilderberg Group deno. Guardando la composizione della Federal Reverve cidono che bisogna sviluppare la loro influenza in
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 21 |
| dossier | think tank |
| dossier | think tank |
quell’area ed ecco nascere la Trilateral Commission, triangolo rappresentato da Nord America, Europa e Giappone. La Commissione Trilaterale viene concepita da un gruppo ristretto di americani, europei e giapponesi nel novembre 1972 in una proprietà dei Rockefeller nella Hudson Valley. Tra gli americani presenti c’erano: David Rockefeller, Zbigniew Brzezinsky, Henry Owen direttore della Brooking Institution per gli studi di politica estera e membro CFR, Henry Owen appartenente sia al CFR, che al Bilderberg e all’Istituto Internazionale di studi strategici di Londra (IISS). La prima riunione della Trilaterale ha luogo a Tokio il 23 novembre 1973 e l’entrata del Giappone rappresenta l’unica novità rispetto agli organismi precedenti: sempre uguale infatti la catena di comando che vediamo ripetersi. Sempre uguali le metodologie del dibattito: a porte chiuse, in luoghi esclusivi e senza comunicare le decisioni prese al resto del mondo. I cognomi che troviamo sono sempre gli stessi: Bush, gli Agnelli, Cyrus Vance, Kissinger, Walter Mondale, Richard Gardner, Bill Clinton, Jimmy Carter, Frank Carlucci, Richard Perle. L’ultimo degli incontri annuali della Trilateral si è svolto ad aprile al Mandarin hotel di Washington (http://www.trilateral.org/annmtgs/ programs/05WASH.htm) con in agenda questi punti: l’analisi della crescita della Cina e il suo impatto nel governo globale, un’analisi del voto americano, indirizzi strategici per l’amministrazione USA e molti altri temi tra cui la ricerca di nuove partnership per la Trilateral. La ricaduta degli indirizzi della Trilateral nelle scelte dei governi sul periodo medio-lungo si comprende dalla lettura delle parti più significative del programma esposto nel 1975 a Kyoto, alla riunione annuale della Trilateral Commission, da uno degli esponenti più reazionari del Council on Foreign Relations: il professor Samuel P. Huntington, l’uomo che abbiamo in seguito conosciuto per aver ela-
borato la strategia dei poteri forti per i prossimi decenni, descritta con grande cinismo nel suo libro Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (Garzanti, 1997).
Huntington, uno dei principali teorici Huntington nel 1975 nel suo rapporto sulla crisi della democrazia, analizzando le lotte degli anni Sessanta in America che avevano visto l’insorgere di una grande “ondata democratica”, sosteneva che le istanze dei movimenti avevano sovraccaricato il sistema politico di partecipazioni e rivendicazioni: «La vitalità della democrazia ha prodotto un sostanziale incremento delle attività del governo e un sostanziale calo della sua autorità (…) Un eccesso di democrazia significa un deficit di governabilità (…) Taluni dei problemi di governo degli Stati Uniti – continuava Huntington - scaturiscono proprio da un eccesso di democrazia. Ciò che occorre alla democrazia è invece un grado maggiore di moderazione». Huntington dava questi “consigli”: «In passato ogni società democratica ha avuto una popolazione marginale di dimensioni più o meno grandi, che non ha partecipato attivamente alla politica. In sé questa marginalità di alcuni gruppi è intrinsecamente antidemocratica, ma ha anche costituito uno dei fattori che hanno consentito alla democrazia di funzionare efficacemente. I gruppi sociali marginali, ad esempio i negri, partecipano ora pienamente al sistema politico. Però rimane ancora il pericolo di sovraccaricare il sistema politico con richieste che ne allargano le funzioni e ne scalzano l’autorità. È necessario quindi sostituire la minore emarginazione di alcuni gruppi con una maggiore limitazione di tutti i gruppi». Il nostro “sincero democratico” Huntington, per arrivare a questa diminuzione generalizzata di democrazia, propone nel suo rapporto: pianificazione sociale centra-
Nascita e successo dei gruppi di pressione
lizzata, un drastico ridimensionamento dell’educazione superiore e subordinazione dei programmi scolastici alle dimensioni del mercato del lavoro, unito ad un drastico riesame del Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti sulla libertà di stampa. Il programma di Huntington ha delle fortissime assonanze con quello della P2, elaborato negli stessi anni, e con gli obiettivi perseguiti dall’attuale ministro dell’Istruzione, Letizia Brichetto Moratti. Il ministro, che a diverso titolo è stato membro della Trilateral, si può perlomeno ipotizzare che sia stata influenzata dalle elaborazioni di questo organismo. Sulla libertà di stampa il rapporto CFR-Trilateral si dilungava molto asserendo che in circostanze speciali, non meglio identificate, è necessaria una censura preventiva di ciò che i giornali possono pubblicare e il diritto del governo di bloccare le informazioni alla fonte, consigliando alle associazioni professionali di categoria di intervenire limitando e selezionando l’accesso agli organi di stampa in caso contrario ci sarebbe stato un intervento diretto del governo. Dal 1975 ad oggi parecchia acqua è passata sotto i ponti, ma nonostante l’aumento degli strumenti di comunicazione abbiamo pochissime notizie della guerra in Iraq, in Italia si sta discutendo la riforma del codice penale militare che impedirà ai giornalisti di raccontare la guerra, negli USA è stata proibita la circolazione delle immagini, con la scusa della loro drammaticità, degli attentati dell’11 settembre 2001 e c’è stata una censura preventiva delle immagini sui fatti del 7 luglio scorso a Londra. Vale la pena di riprendere Colpo di Stato: manuale pratico di Luttwak ed andare a vedere cosa dice a proposito dei media e del compito che devono svolgere: «Il nostro obiettivo di lungo termine sarà di guadagnare l’accettazione delle masse, sì che l’uso della coercizione fisica non sia necessario (…) Il nostro
strumento in questa direzione sarà il controllo dei mezzi di comunicazione di massa (…) Le trasmissione radio e televisive avranno lo scopo non già di fornire informazioni sulla situazione, bensì di controllarne gli sviluppi grazie al nostro monopolio sui media (…)» Grazie ad organismi come il CFR, il Bilderberg, la Trilateral viene a crearsi sul pianeta una fitta ragnatela di relazioni strutturate e gerarchizzate, che sempre di più svolgono compiti di svuotamento dell’autonomia dei vari Stati e delle loro rappresentanze democraticamente elette, perseguendo gli obiettivi di quel golpe strisciante di cui Luttwak è il massimo teorico, come spiega nel suo manuale: «Purché l’esecuzione del golpe sia rapida, e finché noi siamo coperti dall’anonimato nessuna fazione politica avrà il motivo o l’opportunità di opporsi a noi (…) Siano in un sistema bipartitico come nel mondo anglosassone, dove i partiti sono in realtà coalizioni di gruppi di interesse, siano partiti basati su valori di classe o religione come nell’Europa continentale, i principali partiti politici negli Stati evoluti e democratici non presentano una minaccia diretta a un golpe. Anche se tali partiti hanno un sostegno di massa durante le elezioni, essi non sono versati alle tecniche dell’agitazione delle masse. La relativa stabilità della vita politica li ha privati dell’esperienza necessaria ad impiegare mezzi d’azione diretta, e tutta la loro operatività si riduce a vincere le periodiche elezioni». Parole forti, ma che danno il senso della distanza che c’è ormai tra il potere vero e i cittadini che devono recuperare il proprio ruolo nella vita e nella storia, impedendo che si completi quel disegno di società autoritaria che Luttwak nel suo manuale delinea: «Tutto il potere, tutta la partecipazione, è nelle mani di una piccola élite istruita, benestante e sicura, e quindi radicalmente differente dalla vasta maggioranza dei suoi cittadini, praticamente una razza a parte».
.
conservatori
I neocon sono partiti da lontano, come reazione al movimento pacifista contro la guerra in Vietnam. Con obiettivi precisi, grande capacità organizzativa e molto danaro a disposizione. Ora i democratici tentano di reagire. UN VENERDÌ COME TANTI a Washington. La capitale è il solito mix di politica, giornalismo, business, gente che va e che viene per chiedere e offrire qualcosa tra marmi di società, uffici di senatori, lobby ben raccolte sulla K Street. In un venerdì così, dove di Roberto Festa tutto appare rallentato dall’estate che muore, sono almeno 200 le occasioni di incontro, scambio, discussione, dibattito organizzati da università, ambasciate, fondazioni, istituti vari. Trenta di questi ruotano attorno ai conflitti internazionali – Iraq, Afghanistan, conflitto israelo-palestinese, Cecenia –, poi c'è il resto, dalla riforma delle pensioni all'acqua in Niger. Ad ascoltare, parlare, prendere appunti una fauna variegata e altrimenti incompatibile: diplomatici, funzionari pubblici,
È
| 22 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
spie, militari, studenti di relazioni internazionali, leader in esilio, autori di libri da promuovere, esperti che non possono uscire dal giro per nutrire le loro comparsate a pagamento nei talk-show. Il tutto annotato da giornalisti a caccia di opinioni e amplificato in diretta o differita sugli schermi seriosissimi di C-SPAN.
Serbatoi di pensiero A fare la parte del leone in questo fiume carsico di chiacchiere e idee ci sono ovviamente i think tank, serbatoi di pensiero, quelle istituzioni a metà strada tra ricerca, politica, marketing che hanno cambiato per sempre il panorama della capitale americana. Nomi come RAND Corporation, Heritage Foundation, Cato Institute, Ame-
rican Enterprise Institute, quasi sconosciuti fino a pochi anni fa, sono ora – dopo le guerre in Afghanistan e Iraq, in piena war on terror e battaglia sui valori – protagonisti irrinunciabili delle vicende nazionali e soprattutto internazionali. La storia della loro ascesa è stata più volte raccontata (due i libri fondamentali sull’argomento: Idea Brokers: Think Tanks And The Rise Of The New Policy Elite di James Smith, e il recente Think Tanks, Public Policy, and the Politics of Expertise di Andrew Rich). Basterà ricordare che i think tank – come li conosciamo oggi, istituti di consulenza, ben radicati nel governo e nel mondo degli affari, con un preciso orientamento ideologico – cominciano a proliferare sotto la presidenza di Ronald Reagan, per tornare a giocare un ruolo fondamentale con il pri-
mo mandato di George Bush. Non è un caso che il loro periodo di massimo splendore coincida con due presidenti che in forme diverse hanno fatto rivivere al mondo un clima da “guerra fredda”. I think tank sono infatti un fenomeno prettamente conservatore, legato a filo doppio con il partito repubblicano e con il grande business. Nascono come reazione alla cultura libertaria degli anni Sessanta. Nel 1970 il giudice della Corte Suprema Lewis Powell scriveva in una nota al National Chamber of Commerce che i migliori studenti americani «sono diventati anti-business a causa della guerra del Vietnam. Dobbiamo fare qualcosa». Tra le proposte di Powell, c’erano borse di studio nelle università, finanziamento a ricerche e, appunto, nuovi think tank.
|
ANNO 5 N.32
|
Il giudice Powell aveva auspicato la realizzazione di think tank per arginare le derive studentesche durante la guerra del Vietnam.
SETTEMBRE 2005
| valori | 23 |
I THINK TANK NEL MONDO STATI UNITI American Enterprise Institute (AEI) È il vero quartier generale dei neocon americani. Dal 1943, l’anno della fondazione, è il serbatoio di tutte le amministrazioni repubblicane. In un discorso all’AEI alla vigilia dell’invasione in Iraq, George Bush ha detto: «Avete fatto un lavoro così buono che la mia amministrazione ha preso www.aei.org a prestito 20 tra le vostre migliori menti». Brookings Institution È il più antico e prestigioso tra i think tank statunitensi. Con sede a Washington, è stato fondato nel 1916 da Robert Somers Brookings. Si descrive come “un’organizzazione indipendente, nonpartisan, impegnata nella ricerca, analisi, educazione, pubblicazione su temi relativi all’economia, alla politica estera e al governo globale”. Di orientamento liberal, con una forte vocazione centrista, la Brookings Institution era nella “lista nera” di Richard Nixon per la serrata critica della politica estera del presidente americano. Nel 1971 Nixon ordinò un’irruzione non autorizzata negli uffici dell Brookings alla ricerca di documenti riservati sulla guerra in Vietnam. Per i radicali americani è troppo moderata, per i conservatori su posizioni tendenziose e progressiste. Oggi la Brookings riceve fondi da fautori di modelli liberisti come la Bradley Foundation www.brook.edu ma anche da Teresa Heinz Kerry. Cato Institute Fondato a San Francisco nel 1977 da Edward H. Crane e Charles G. Koch, il Cato vuole “allargare i confini del discorso pubblico per favorire la diffusione dei tradizionali principi americani di stato minimo, libertà individuale, mercato, pace”. Il suo orientamento è libertario: tra i più decisi sostenitori di una riforma del sistema previdenziale, il Cato si è opposto alla guerra in Iraq, al Patriot www.cato.org Act, alla criminalizzazione delle droghe leggere. Center for Security Policy (CSP) Nel suo rapporto 2004, CSP scrive di non essere «soltanto un think tank – ma un agile, durevole, efficacissimo carro armato nella guerra delle idee sulla sicurezza nazionale». Fondamentale il ruolo di CPS nel collegare vertici militari e industria degli armamenti. La sua missione, è detto nello statuto costitutivo, è «promuovere la pace nel mondo attraverso la forza americana». www.centerforsecuritypolicy.org The Heritage Foundation Dal 1973 uno dei think tank più influenti in campo conservatore. Nasce grazie ai finanziamenti del produttore di birra Joseph Coors, proprietario della Coors Brewing Company. Ha guidato e accompagnato l’ascesa di Ronald Reagan, collaborando a disegnare la politica estera americana negli anni Ottanta e nei primi Novanta (molti dei suoi analisti sono nominati nella prima amministrazione Reagan). Decisive le analisi di Heritage per orientare l’atteggiamento statunitense in Angola, Cambogia, Nicaragua, Europa orientale. È Heritage che durante la presidenza Reagan modella l’idea dell’Unione Sovietica come “impero del male”, di cui è possibile sbarazzarsi. In politica economica sostiene la supply-side economics. Una sua pubblicazione del 1981, Mandate for Leadership, ha rivoluzionato carattere e natura della tradizionale consulenza politica. www.heritage.org The Hoover Institution on War, Revolution, and Peace Think Tank conservatore, fondato dal 31esimo presidente Herbert Hoover nel 1919 alla Stanford University. Dispone di una tra le più fornite biblioteche al mondo specializzate in guerre e conflitti. È stata definita “roccaforte” dell’anticomunismo occidentale e “banca dei cervelli” dell’amministrazione Bush, cui l’Hoover Institution ha prestato alcuni dei suoi membri (tra gli altri, Condoleeza Rice). Fondamentali nella visione dell’Hoover i principi della libertà individuale, economica e politica, dell’impresa, dello stato minimo. È stato uno dei principali centri di elaborazione della politica economica e fiscale americana www.hoov.stanford.edu degli anni Ottanta. The Hudson Institute Fondato nel 1961 a Croton-on-Hudson, New York, da alcuni fuorisciti di RAND Corporation guidati da Herman Kahn. Di ispirazione liberista, l’Hudson Institute vuole promuovere politiche pubbliche fondate «sull’impegno a favore del libero mercato e della responsabilità individuale, sulla fiducia nel potere della tecnologia di accompagnare il progresso, sul rispetto
| 24 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
per l’importanza della cultura e della religione negli affari umani, sulla determinazione a garantire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Il termine think tank è stato usato per la prima www.hudson.org volta proprio per definire l’Hudson Institute. Institute for Policy Studies (IPS) Di orientamento progressista, è stato fondato a Washington nel 1963 da due funzionari dell’amministrazione Kennedy: Marcus Raskin e Richard Carnet. I fondi iniziali sono stati forniti da un banchiere, James Warburg, e dall’industriale e filantropo Philip Stern. IPS ha svolto un ruolo importante nel movimento pacifista e per i diritti civili degli anni Sessanta, quindi in quello femminista e ambientale degli anni Settanta. Oggi i suoi campi d’interesse sono legati alla promozione della giustizia sociale, www.ips-dc.org ai diritti umani, al commercio equo. Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA) Sede a Washington, JINSA «comunica con l’establishment della sicurezza nazionale e con il pubblico più generale per spiegare il ruolo che Israele può e deve giocare nel rafforzare gli interessi americani, come pure il legame che esiste tra la politica di difesa americana e la sicurezza di Israele». Alcuni tra i più decisi sostenitori del Likud in Israele si trovano nel consiglio www.jinsa.org di amministrazione del JINSA. Project for the New American Century (PNAC) Fondato nel 1997 da William Kristol e Robert Kagan, ha tra i suoi obiettivi “promuovere la leadership globale degli Stati Uniti”. Il PNAC è uno dei luoghi dove è stata elaborata la politica neocon di questi anni. Nel suo statuto fondativo si proclama la necessità di un ritorno a una «politica estera reaganiana di forza militare e di chiarezza morale». www.newamericancentury.org RAND Corporation Nasce nel 1945, per offrire consulenze all’esercito americano. Oggi impiega 1100 persone, distribuite nei suoi sei uffici (tre sono in Europa: a Leida, Berlino e Cambridge). Oltre ai tradizionali settori di interesse (strategia militare, controllo geo-politico), oggi RAND offre analisi e consulenze nel settore aereospaziale, in quello informatico, sanitario, scolastico, del terrorismo, dei trasporti, dello sviluppo. Tra i suoi fellow, per anni, il teorico della “fine della storia” Francis Fukuyama. La “Bland Corporation” satirizzata da Stanley Kubrick nel Dottor www.rand.org Stranamore fa chiaro riferimento a RAND. EUROPA Adam Smith Institute (ASI) Dal 1977 propugna in Gran Bretagna idee favorevoli al libero mercato. Con gli oltre 300 rapporti pubblicati in quasi 30 anni, ha accompagnato il regno di Margaret Thatcher e poi la svolta www.adamsith.org liberista del Labour di Tony Blair. Brussels European and Global Economy Laboratory. È l’ultimo arrivato tra i think tank europei. Lanciato nel gennaio 2005 con una vocazione soprattutto economica, ha nominato www.bruegel.org Mario Monti alla presidenza. Center for Social and Economic Research Sede a Varsavia, dal 1991 si occupa della transizione alla democrazia dei paesi ex-comunisti, con particolare riguardo all’Asia centrale e alla regione transcaucasica. www.case.com.pl Centre for Economic Policy Research Dispone di oltre 550 ricercatori in tutta Europa. Gli interessi del Centre si concentrano sulle politiche commerciali, sull’integrazione dei paesi dell’Europa centrale e orientale, sul regionalismo www.cepr.org.uk all’interno del sistema economico globale. Centre for European Policy Studies Uno dei più antichi e influenti think tank europei. Nasce a Bruxelles nel 1983 come luogo di elaborazione di idee e proposte per il futuro dell’Europa. Dispone di fondi consistenti, raccolti attraverso adesioni, contributi da parte della Commissione Europea e degli stati nazionali, organizzazione di conferenze e pubblicazioni varie su temi di politica europea. www.ceps.be Centre for the New Europe Dal 1993 il CNE organizza eventi che riuniscono politici, giornalisti, leader, e pubblica rapporti di decisa ispirazione libertaria e liberista. Nasce dall’incontro di un avvocato e di un giornalista (entrambi belgi); il suo programma enfatizza soprattutto il libero mercato, con particolare attenzione alla
|
| dossier | turismo responsabile |
questione della privatizzazione del sistema sanitario. www.cne.org European Policy Center Fondato a Bruxelles nel 1997, l’EPC vuole mettere in contatto governi, mondo degli affari, autorità regionali, organizzazioni della società civile. Predilige analisi e ricerche sulle questioni www.theepc.be della sicurezza e dell’allargamento della UE. Fabian Society Dal 1884, il più glorioso dei think tank inglesi. Di ispirazione socialista, è affiliato al Labour inglese ma indipendente quanto a giudizi e proposte. Più che un’azione di definizione di strategie e politiche concrete, la Fabian Society svolge un ruolo di produzione e promozione di idee. www.fabian-society.org.uk Friends of Europe Il più giovane tra i grandi think tank europei, FoE nasce nel 1999 con l’obiettivo di stimolare il dibattito sul futuro dell’Europa, con particolare attenzione ai temi della tecnologia, dei media, della società civile. Nel suo statuto fondativo, sottolinea «l’indipendenza dalle istituzioni dell’Unione Europea» e l’assenza di ogni www.friendsofeurope.org coinvolgimento politico o nazionale. The New Policy Institute Attualmente, il più attivo dei think tank progressisti inglesi. Sorge nel 1996, con la volontà di promuovere la giustizia sociale in un sistema di economia di mercato. Tra le sue aree di interesse: sanità, servizi finanziari, sistema fiscale www.npi.org.uk e previdenziale. National Centre for Social Research Nasce nel 1969, con una forte vocazione all’analisi sociale più che economica, e mantiene oggi una fama di forte indipendenza www.natcen.ak.cu tra i grandi think tank europei. Policy Exchange Di recente istituzione (aprile 2002), è il think tank che oggi in Gran Bretagna più si impegna nella promozione di ideologie liberiste, di limitazione dei poteri dello stato, di libertà individuale e di impresa. Contribuiscono ai suoi bilanci www.policyexchange.org.uk le maggiori imprese europee. Social Market Foundation È il think tank che in Gran Bretagna accompagna l’ascesa del New Labour. Dal 1989 produce analisi sociali ed economiche che cercano di superare la contrapposizione tra socialdemocrazia e liberismo, per proporre una riforma di sanità, educazione, welfare in accordo con le nuove www.smf.co.uk esigenze dell’economia di mercato. AMERICA LATINA Institute for Liberty and Democracy L’Economist l’ha definito uno dei più influenti think tank al mondo. Pensa e realizza strategie per conquistare al libero mercato «milioni di persone che vivono nei paesi ex comunisti e in quelli in in via di sviluppo, www.ild.org.pe escluse dall’economia globale». International Center for Pension Reform Creato e presieduto da Josè Piñera, dal 1978 al 1980 Ministro del Lavoro di Pinochet, artefice della privatizzazione del sistema pensionistico cileno che oggi, attraverso l’ICPR, vorrebbe www.pensionreform.org esportare nel mondo intero. ASIA Centre for Monitoring Indian Economy Creato nel 1976 dall’economista Narottam Shah, il centro conta oggi 14 uffici e uno staff di 190 persone che si occupano di fornire dati sull’economia indiana a migliaia di imprese. www.cmie.com Unirle Institute of Economics Fondato nel 1993 da un gruppo di economisti cinesi, diffonde il verbo liberista nella terra di Mao. Si ispira dichiaratamente alle think tank nord-americane. AFRICA Imani: The Centre for Human Education Con sede in Ghana, Imani vuole stimolare la crescita di benessere economico in Ghana e in tutta Africa attraverso strumenti di mercato come il diritto di proprietà, lo stato di diritto, la libertà di espressione e di pensiero. In particolare si propone lo studio della globalizzazione e dei benefici della liberalizzazione commerciale in Africa.
Questo legame tra affari e cultura è essenziale per capire il “fenomeno think tank”. È la loro ascesa e un lavoro minuzioso di manipolazione dell’opinione pubblica e di pressione sui media a preparare quella rivoluzione conservatrice che si conclude con la rielezione di George Bush. Una generazione fa gli attivisti e le proteste per le strade e nelle università erano stati preparati dalla lettura di The Feminist Mystique di Betty Friedan, di Unsafe at Any Speed di Ralph Nader, di The Other America di Michael Harrington. La maggioranza repubblicana di oggi, il consenso alle guerre in Afghanistan e Iraq, la rinascita dei valori religiosi, lo scontro tra città e campagne, la rivalutazione dello hearthland dell’America bianca e protestante, si radicano invece in più di trent’anni di analisi dei think tank, nella loro rivalutazione dell’asse giudaico-cristiano, nell’enfasi sulla libertà individuale e sulla centralità della famiglia, sulle idee di prevenzione e di regime change come assi portanti della potenza americana. Se il radicalismo dei Sessanta aveva trasformato idee, morale, comportamenti, senza riuscire davvero a conquistare le stanze del potere, la rivoluzione conservatrice spinta dai think tank inaugura un inedito e vincente connubio di soldi, idee, potere , intellettuali e capitalisti, redazione di riviste e consigli di amministrazione. È stato anzitutto il fiume di denaro proveniente da decine di fondazioni a nutrire l’influenza e la fortuna dei “serbatoi di idee”. I nomi di queste fondazioni possono non dire molto al largo pubblico: Lynde and Harry Bradley, Smith and Richardson, Sarah Scaife, Earhart, Castle Rock, John Olin, David H. Koch. Non si tratta delle più ricche e prestigiose. Tutte insieme, non superano l’1,2 miliardi di dollari di bilancio. Niente di paragonabile, per esempio, alla Ford Foundation, che dichiara beni per 10,8 miliardi, o alla Rockfeller, con 3,2 miliardi. Ma a differenza di queste fondazioni più antiche e riconosciute, dedite soprattutto a interventi in campo umanitario, le sorelle più piccole e di spiccato orientamento conservatore si sono impegnate soprattutto nel finanziamento dell’American Enterprise Institute (AEI), della Heritage, dell’Hudson, del Cato.
Un lavoro minuzioso di analisi dei media e di preparazione del consenso che si radica attraverso i finanziamenti alla cultura
Un enorme flusso di danaro Un enorme flusso di denaro si è riversato su questi istituti, sui loro progetti, sulle loro strategie mediatiche (nel 2001, Cato Institute e Heritage Foundation hanno guadagnato più di duemila citazioni ciascuno sui media americani). Il travaso non ha riguardato soltanto i dollari ma anche le idee, gli uomini, le classi dirigenti.
CRESCONO COME FUNGHI. MA IN EUROPA POCO SE NE SA SONO ANCORA LONTANI dal potere dei cugini americani. Eppure i think-tank europei crescono e contano sempre di più. Li si ritrova soprattutto a Bruxelles, a contatto con gli organi dell’Unione Europea. Molti hanno forti legami negli Stati Uniti, professano lo stesso credo radicale nel libero mercato di RAND, Heritage Foundation, Cato Institute. Vogliono ridurre la pressione fiscale, il costoso welfare europeo. La European Public Affair Directory del 2005 ne ha censiti settanta, ma qualcuno sostiene che la cifra pecchi per difetto. Si va dallo European Policy Centre (EPC) al Centre for European Policy Studies (CEPS), sino ad associazioni come i Friends of Europe, il Centre for the New Europe, lo European Enterprise Institute. Un vero boom quindi, che però nasconde rischi e zone d’ombra. Il Corporate Europe Observatory (CEO), gruppo di Amsterdam che da anni segue l’attività di lobby e corporation, pubblica in questi giorni un rapporto molto preoccupato sulla trasparenza finanziaria dei “serbatoi di idee”. Secondo il CEO, nessuno dei 15 principali think tank europei fornisce informazioni corrette e complete sull’origine dei propri finanziamenti. «Sono soprattutto le associazioni ultra-liberali a essere le più reticenti», spiegano al CEO. Tanta riservatezza nasconderebbe cospicue donazioni da parte di corporation e multinazionali, secondo una formula di intreccio tra think tank e mondo degli affari già ampiamente rodata negli Stati Uniti. L’obiettivo sarebbe quello di influenzare il processo di decisione politica. Dicono gli analisti di CEO: «Se da un lato si pubblicano bilanci sociali che rivendicano, cifre alla mano, l’impegno a favore di ambiente e società, dall’altra si affida ai think-tank il compito di abbattere le ultime resistenze di politici e opinione pubblica al più sfrenato laissez-faire». Fatti e cifre riportate dal CEO rivelano una tendenza già in atto. Michael W. Hodin, vice-presidente dei corporate affaire, le attività di lobbying dell’industria farmaceutica americana Pfizer, è tra i fondatori del Center for the New Europe, organizzazione con sede a Bruxelles, molto attiva nella critica alle politiche ambientali dell’Unione Europea. Il Center ha tra l’altro ricevuto nel 2004 un contributo di 80 mila dollari dall’americana Exxon Mobile. Sempre la Exxon ha versato 115 mila dollari nelle casse di un altro think tank europeo, il londinese International Policy Network, negli ultimi anni particolarmente attivo contro il protocollo di Kyoto, accusato «di frenare la crescita dell’economia e lo sviluppo sociale ed ambientale». Per gli olandesi di CEO i fatti rivelano così la coincidenza tra le tesi sostenute dai pensatoi e gli interessi delle corporation che li finanziano. «In Europa la situazione è molto diversa, in certo modo più grave, rispetto agli Stati Uniti – spiegano ancora - Qui l’alleanza tra industria e associazioni trova terreno fertile nel deficit di rappresentatività delle istituzioni comunitarie. Lo scarso controllo dei cittadini sulle decisoni di Bruxelles garantisce alla folta pattuglia di lobbisti e interessi particolari una libertà di azione potenzialmente assai maggiore che negli USA». Ecco perché, secondo il CEO, è urgente un provvedimento che obblighi i think-tank alla trasparenza sull’origine finanziamenti. «Per restituire loro – concludono – un ruolo di legittimi partecipanti al dibattito pubblico, anziché di prestanome di interessi altrui, più o meno nascosti». r.f.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 25 |
| dossier | turismo responsabile |
ORIGINE INCERTA ANCORA APERTO IL DIBATTITO su quale sia stato il primo think tank (letteralmente “serbatoio di idee”). Alcuni risalgono alla “Fabian Society of Britain”, fondata nel 1884 per promuovere progetti di riforma sociale. Per altri è la Brookings Institution, fondata negli Stati Uniti nel 1916, ad aprire la strada ai moderni istituti di consulenza a governi e imprese. Il termine nella prima metà del Novecento serve soprattutto a definire organizzazioni con interessi nel settore militare. Con questi intenti nasce, nel 1945, RAND Corporation, tra i principali architetti della guerra fredda. Fino agli anni Settanta, i think tank non superano la dozzina e sono concentrati negli Stati Uniti; lavorano a stretto contatto con le amministrazioni, dispensano consulenza strategiche e di budget. L’ascesa al potere di Ronald Reagan cambia le cose. La nuova presidenza repubblicana è preparata e accompagnata dalla nascita di decine di think tank, che hanno come obiettivo quello di reagire alla cultura radicale degli anni sessanta. Nel 1973 nasce la Heritage Foundation, quindi il Manhattan Institute, poi l’American Enterprise Institute e l’Hoover Institute, tutti bastioni del pensiero conservatore. Oggi il termine think tank ha perso molto del significato originario. Sono nati centri di ricerca dei più vari orientamenti ideologici, l’offerta di consulenza si è allargata all’ambiente, alla salute, alle questioni istituzionali, al marketing, alla cultura e alle strategie di sviluppo.
John Bolton è stato nominato ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu malgrado le proteste di numerosi settori della società civile.
Le stesse persone si sono ritrovate nei consigli di amministrazione di fondazioni, think tank, finendo poi per prestare la loro opera anche nell’amministrazione Bush. La Smith Richardson Foundation, finanziata col denaro di Vicks VapoRub, ha dato nel 2000 1,6 milioni di dollari all’AEI, e di questi 125 mila dollari sono finiti in uno studio sulla politica estera diretto dall’attuale ambasciatore ONU John Bolton. Tra i fellows dell’AEI ci sono Richard Perle, a capo del Defense Policy Board del governo americano, e Michael Rubin, consulente del Pentagono per la strategia post-Saddam. Nel consiglio d’amministrazione dell’AEI siedono Lee Raymond, presidente di ExxonMobil, e William Stavropoulos, a capo di Dow Chemical Co. L’attuale presidente della Lynde and Harry Bradley Foundation, Michael Grebe, fa parte del consiglio d’amministrazione dell’Hoover Institute di Stanford University, insieme a gente come il segretario alla di-
il “politically “Anche correct” ha contribuito allo sviluppo del pensiero conservatore radicale ” | 26 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
fesa Donald Rumsfeld e a Richard Mellon Scaife, erede dei Mellon del petrolio e delle banche (da Stanford viene anche Condoleeza Rice). Un discorso a parte merita RAND, forse il più influente think tank conservatore, dal 1945 suggeritore palese e spesso occulto di Pentagono e Dipartimento di Stato. Con gli anni RAND ha moltiplicato le competenze: non più soltanto esercito e politica estera, ma salute, istruzione, giustizia, sicurezza, Welfare, infanzia. Non c’è settore della vita pubblica americana su cui RAND non abbia prodotto un rapporto, fornito una consulenza, sviluppato un progetto. Soltanto nel 2000 ha ottenuto dal governo americano, tra i suoi più assidui clienti, circa 140 milioni di dollari. Consulenze ben pagate, quindi, per un gruppo che vede rappresentate nel suo consiglio d’amministrazione alcune delle realtà economiche e finanziarie più forti degli Stati Uniti: il presidente di Columbia Pictures, quello di KB Home, la maggiore società di costruzioni d’America, il vice-presidente di General Motors, e così via. Tra gli altri, nel board di RAND, siede anche Frank C. Carlucci, protetto di Donald Rumsfeld e di Caspar Weinberger, segretario alla Difesa con Ronald Reagan nel 1987, oggi presidente emerito del gruppo Carlyle, titolare di contratti cospicui con il Pentagono in Iraq. Il cerchio quindi si chiude. Il governo americano paga per consulenze sull’Iraq un think tank guidato, tra gli altri, da un uomo d’affari la cui società produce profitti sulla guerra in Iraq.
Il conflitto d’interessi non è un problema L’idea del conflitto di interessi non ha mai attraversato in questi anni le stanze dell’élite dirigente washingtoniana (in sintonia peraltro con un’amministrazione che ha spesso piazzato fedelissimi e amici di famiglia in posti chiave). I think tank conservatori si sono sviluppati in un intreccio mai sperimentato prima di business, politica, ricerca. Una delle loro carte vincenti è stata del resto proprio la decisione con cui negli anni hanno perseguito piani ben concertati di pressione politica, campagne, strategie mediatiche. È vero che dietro queste campagne c’erano i soldi del miliardario eremita di Pittsburg Richard Mellon Scaife, o del produttore di birra del Colorado Joseph Coors, o dei Kock di Wichita. Ma i soldi non sono stati tutto. La generazione che ha costruito i think tank conservatori veniva da un’esperienza di esclusione e marginalizzazione durante tutti gli anni sessanta e settanta: giornalisti tenuti lontano dall’establishment, professori universitari in contrasto con la vulgata ortodossa della sinistra politically correct. Questo nocciolo duro arrabbiato e anti-establishment, alleato con la forza del capitalismo a stelle e strisce, è stato capace di creare una macchina da guerra organizzativa sconosciuta alla sinistra democratica e sindacale. I finanziamenti non
sono piovuti soltanto dal grande capitale ma anche da una miriade di privati coinvolti nelle battaglie della destra intellettuale: nel 2003 più della metà dei 31 milioni di dollari in donazioni della Heritage Foundation veniva proprio da singoli. I think tank sono stati capaci di creare azioni concordate in vista di fini comuni: più di una volta è toccato al Project for the New American Century (PNAC) colpire duro con progetti shock (uno per tutti, il celebre “Rebuilding America’s Defense” in cui prefigurava la nuova dottrina egemonica dell’amministrazione Bush), che poi Heritage o Cato rivendevano addomesticati alla maggioranza degli americani. E in questi anni i conservatori sono stati più capaci dei liberal di battere l’enorme provincia americana: ci sono 46 think tank conservatori fuori Washington, alcuni importanti come Cascade in Oregon e il Discovery Institute a Seattle. Organizzazione è la parola magica che ha concesso a questi serbatoi di mantenersi vitali e influenti. Heritage ha raddoppiato il suo bilancio dal 1998. L’Hoover Institute ha inaugurato un programma televisivo, “Uncommon Knowledge”. I think tank si sono divisi senza lacerarsi: il Cato è stato durissimo nei confronti della guerra in Iraq, concepita e appoggiata da American Enterprise e Heritage. Ancora oggi, a più di due anni dalla fine della guerra contro Saddam Hussein, le valutazioni restano diverse. L’American Enterprise Institute del falco Perle insiste per un ulteriore allargamento della sfera d’influenza americana, “esportando la democrazia” in Iran e mantenendo il pugno di ferro con i paesi dell’asse del male. Il Center for Strategic and International Studies, espressione delle gerarchie militari, è molto meno sensibile a idee di egemonia liberal-capitalistica globale e pensa soprattutto a un rafforzamento nella presenza delle truppe in Iraq. Ma i distinguo e l’ovvia diversità dei percorsi individuali non possono appannare il successo di un modello politico e organizzativo cui oggi cominciano a guardare anche i democratici e le istituzioni di orientamento liberal. Da alcuni mesi è per esempio operativa un’organizzazione, la Democratic Alliance, il cui obiettivo è raccogliere e distribuire fondi a think tank di orientamento chiaramente progressista. Spiega il presidente dell’Alliance, Steven Gluckstern, banchiere in pensione: «La sconfitta del novembre 2004 ci insegna una lezione: la formazione di una maggioranza progressista nel paese non può essere confinata al periodo elettorale». E allora, per cominciare a creare le condizioni di una maggioranza democratica in grado di vincere, l’Alliance si è messa alla ricerca di finanziatori. Già 80 tra privati e società si sono detti disponibili a versare 200 mila dollari all’anno. L’obiettivo è raccogliere 200 milioni in cinque anni, da canalizzare poi a gruppi di pressione e formazione del consenso. La lista dei beneficiari è già nelle mani e nella mente di Rob Stein, stratega democratico, vera guida
NON MANCANO LE MANETTE QUANTO SONO INDIPENDENTI I THINK TANK? Tentativi di influenzare il mercato, legami troppo stretti con generosissime corporation, intrecci con potenti e governi hanno messo negli ultimi mesi sempre più in discussione le analisi dispensate dagli istituti e rilanciate dai media di mezzo mondo. Il mese scorso è finita nella polvere la credibilità dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), tra i più potenti think tank pro-Israele con sede a Washington. L’accusa coinvolge Steven J. Rosen, ex-direttore degli affari internazionali dell’istituto, e il collega Keith Weissman, analista per il Medioriente, entrambi finiti ora agli arresti. Dal 1999 i due sono stati in contatto con un esperto del Pentagono, Lawrence A. Franklin, che avrebbe passato informazioni segretissime su attività terroristiche in Asia Centrale, un rapporto dell’FBI sull’attentato al complesso di Khobar in Arabia Saudita, e ancora dati riservati sulla rete di Al Qaeda, sulla politica americana in Iran, sulle operazioni militari degli alleati in Iraq. Le informazioni finivano sul tavolo di diplomatici, analisti di altri think tank, giornalisti. In un caso Rosen/Weissman vennero a conoscenza di un piano iraniano per rapire agenti israeliani nell’Iraq del nord (informazione subito passata a un agente dell’ambasciata israeliana a Washington). Per anni quindi l’AIPAC ha raccolto e diffuso informazioni riservate, di cui non poteva controllare l’attendibilità o rivelare la fonte, con l’obiettivo esplicito di influenzare i rapporti tra Stati Uniti e Israele e condizionare l’opinione pubblica sulle questioni mediorientali. Un caso che ha imbarazzato i governi americano e israeliano, e rilanciato accuse e sospetti sul ruolo effettivamente giocato dai think tank nella scena politica internazionale.
della Democratic Alliance, imbarcatosi nell’impresa dopo aver dato un’occhiata ad alcune cifre: negli ultimi due anni i think tank conservatori hanno portato a casa dai privati qualcosa come 295 milioni di dollari, quelli liberal 75 milioni. Una sproporzione che spiega la capacità della destra repubblicana di affermare certi temi del dibattito pubblico – valori, famiglia, religione – e che ha convinto i democratici a ripensare le loro infrastrutture economiche e organizzative. «Per 40 anni abbiamo fatto sentire la nostra voce da qualche parte, Casa Bianca, Congresso, Senato – ha detto Marc Buell, uomo d’affari di San Francisco, democratico e nel consiglio di Democratic Alliance -. Ora ci troviamo senza una vera voce. E per essere efficaci nel 21esimo secolo è necessario avere un’infrastruttura solida da un punto di vista finanziario».
Nell'Hoover Institute della Stanford University figura anche Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa statunitense.
Il tentativo dei liberal Dovranno cambiare le modalità di raccolta dei finanziamenti, ma dovrà cambiare soprattutto il modo in cui questi soldi sono spesi. Sino a ora fondazioni e privati in campo democratico preferivano investire denaro su temi specifici: diritti delle donne, povertà, ambiente. La strategia ben più aggressiva dei think tank conservatori ha invece privilegiato i temi in quel momento all’ordine del giorno dell’agenda politica, con un’azione di pressing deciso sui politici del Congresso, con la coscienza dell’impor-
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 27 |
| dossier | think tank |
| dossier | think tank |
CORNELL CAPA C / MAGNUM PHOTOS
Una sostenirtrice di Barry Goldwater, l’outsider conservatore che a metà degli anni sessanta coalizzò i voti della destra radicale.
California, 1964
una forte e riconosciuta “Avere credibilità non è fondamentale, conta diffondere il pensiero ”
tanza dei nuovi media elettronici nel replicare le loro idee. Nel 2000 la progressista Mott Foundation ha distribuito 7,45 milioni di dollari in progetti di intervento politico e sociale, più della conservatrice Bradley Foundation, con i suoi 6,53 milioni. Ma mentre la Mott ha destinato soltanto 400 mila dollari in attività di organizzazione, la Bradley ci ha speso 3,8 milioni. Un think tank come Heritage si è posto una missione chiara: influenzare Capitol Hill, il Congresso. Il suo presidente, Edwin Feulner, pone instancabilmente degli obiettivi e ne misura la realizzazione. La Heritage vende idee conservatrici con la stessa passione con cui Coca Cola vende lattine di bibita gassata. A Feulner spetta il merito di aver inventato due paginette di briefing sui temi all’ordine del giorno nelle sedu-
te del Congresso. Sono distribuiti a tutti, senatori e deputati a corto di tempo, che se li leggono prima di entrare in aula (anche i democratici). È una strategia più volte criticata, ma che ha funzionato. E ha funzionato perché dietro restavano imprescindibili valori e principi. «Guardiamo in faccia la realtà, ognuno di questi gruppi ha un libro da piazzare, un’idea da vendere, una causa da far trionfare», ha detto l’analista democratico David Hoffman, riferendosi proprio ai think tank di destra. I vari Cato, RAND, Heritage, Hoover, AEI hanno vinto la guerra dell’influenza politica perché hanno vinto prima di tutto la “guerra culturale” in corso nella società americana. Dal “nonno” di tutti i neocon Irving Kristol fino ai giovani leoni di Fox News Channel,
un’intera generazione di intellettuali arrabbiati ha vilipeso la debolezza antipatriottica dei liberal, esaltato lo stato minimo, contrabbandato come assoluti valori e principi dell’esperienza americana. «Siamo un gruppo di maschi cinquantenni, in età da pensione, non potremmo trovare un altro lavoro», scherzava recentemente sul Washington Post un analista neocon. Quei “maschi cinquantenni” hanno trasformato Washington, cambiato le regole della politica, affermato un progetto egemonico che ha gramscianamente conquistato la società americana. È dalla capacità di contrastare culturalmente questo progetto che dipendono le sorti politiche dei democratici e la sopravvivenza di una cultura liberal e dei diritti sempre più in crisi nell’America 2005.
.
«Serbatoi di ideologia e programmi politici» Parla Andrew Rich, politologo del City College di New York, autore di Think Tanks, Public Policy, and the Politics of Expertise.
che hanno accompagnato la reazione conservatrice di questo ultimo decennio, provocando una ulteriore polarizzazione della politica americana, con una volontà di imporre valori e ideologie persino più forti degli interessi e dei legami con le grandi cordi r.f. poration. Sono questi secondo Andrew Rich i think tanks americani. Rich è un politologo del City College di New York, nel 2004 ha pubblicato Think Tanks, Public Policy, and the Politics of Expertise, frutto di sette anni di ricerche, la più completa analisi mai tentata dei think tanks americani, dei loro rapporti con la politica, dell’influenza sull’opinione pubblica.
I
STITUZIONI DI PARTE,
Andrew Rich, nel suo libro lei ha considerato il lavoro di centinaia di “serbatoi di idee” americani. A quali conclusioni è arrivato? Prevalgono gli aspetti ideologici, di parte, o i think tanks rispondono davvero a una richiesta di ricerca e analisi oggettiva dei fenomeni sociali? «Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito negli Stati Uniti alla crescita di think tanks chiaramente di parte, fautori di ideologie e di programmi politici e sociali generalmente conservatori, vicini agli ambienti del partito repubblicano. Da circa cinque anni si assiste al fenomeno opposto. La considerazione dell’importanza dei think tanks nell’orientamento dell’opinione pubblica ha favorito la nascita di istituti progressisti, liberal. La sproporzione a favore delle organizzazioni di ispirazione conservatrice resta comunque enorme. Ci sono poi le istituzioni più antiche, come la Brookings Institution e l’Urban Institute, che per certi versi sono più capaci di mantenersi neutrali. In generale comunque nei think tanks americani prevale l’ideologia sull’analisi il più possibile oggettiva dei fatti». Poco numerosi fino agli anni Settanta, i think tanks si
| 28 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
moltiplicano tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Perché? «Perché nascono come reazione alla cultura collettivistica del decennio precedente. Qui negli Stati Uniti i think tanks sono stati i principali veicoli dell’opposizione all’allargamento delle competenze del governo centrale. È in questi centri che si è elaborata una cultura di chiaro stampo liberista, favorevole al libero mercato e a un ruolo limitato del governo, che negli ultimi anni ha assunto anche un carattere più morale, etico, con la rivalutazione della famiglia, e non dello stato, come luogo fondamentale dello sviluppo umano. È un trend generale, che riguarda tutte le società occidentali, e che qui si impone a partire con la presidenza di Ronald Reagan. Negli Stati Uniti, in più, c’è stato un dato storico spesso non considerato con attenzione: la candidatura alla presidenza di Barry Goldwater nel 1964. Goldwater venne pesantemente sconfitto, ma per la prima volta attorno a lui si creò una base repubblicana fortemente ideologica, radicale, molto diversa dai conservatori classici. È questo milieu politico e culturale a produrre la futura classe dirigente di think tanks come la Heritage Foundation, il Cato Institute, il Project for the New American Century. Per la prima volta la candidatura di Goldwater offre a questa gente rappresentanza e credibilità politica». Ecco, proprio la questione della credibilità. Se la grande maggioranza dei think tanks è di parte, come è possibile considerarli soggetti credibili? Come valutare analisi e consulenze di gruppi così fortemente ideologizzati? «Perché è il mondo politico in generale a essere cambiato. I think tanks hanno accompagnato e prodotto una vera e propria rivoluzione nella politica americana. Tutto è ormai molto più polarizzato. I think tanks possono essere considerati soggetti credibili perché la vita politica ha assunto una radicalità un tempo sconosciuta. E poi,
«I Think Tank oggi possono essere credibili perchè la politica ha assunto una radicalità un tempo sconosciuta». in generale, la questione della credibilità non importa molto a questi gruppi, guidati da un complesso di idee, valori, norme sociali che essi proclamano esplicitamente. Le ricerche e le consulenze diventano veicoli di queste idee. La questione della neutralità della ricerca non li tocca, perché la loro è un’azione di propaganda, più che di ricerca. Non vogliono offrire dati di analisi, ma convincere della giustezza di certe politiche. Poi, ovviamente, ci sono molti modi per mantenere una maggiore credibilità. Alcuni think tanks, nonostante i loro orientamenti palesemente conservatori, cercano di non entrare direttamente nel processo politico». Il recente rapporto di un gruppo olandese, il Corporate Europe Observatory, mette in guardia sulla mancanza di trasparenza nei finanziamenti ai think tanks europei. Qual è la situazione negli Stati Uniti? «Qui i think tanks devono rendere pubblici i loro bilanci. L’ufficio delle tasse americano richiede che questi gruppi, come organizzazioni no-profit o ONG, presentino una dichiarazione pubblica e dettagliata sull’origine dei finanziamenti. Il sistema funziona piuttosto bene, non ho trovato nella mia ricerca zone oscure. I think tanks americani sono poi molto attenti agli aspetti etici, formali, del finanziamento. Per esempio evitano che un gruppo economico paghi per una ricerca che in qualche modo potrebbe coinvolgerlo. Sarebbe impossibile che una società petrolifera finanziasse uno studio sul consumo energetico. Questo consente ai think tanks, anche ai più radicali, di esibire una certa neutralità, attirando nuovi fondi, a scapito per esempio dei gruppi di pressione, delle lobby, percepite come molto meno affidabili e neutrali». Ecco, secondo lei quale influenza esercitano sui think tanks i grandi gruppi economici?
«Importante, ma non decisiva. È ovvio che tutti i principali gruppi economici americani – nel settore energetico, degli armamenti, della distribuzione, della salute – sono rappresentati nei consigli di amministrazione e nei bilanci dei think tanks. Ma il loro apporto non è determinante. Più spesso i soldi arrivano dalle fondazioni e dai singoli. È un dato su cui bisogna fare chiarezza. La natura ideologizzata, radicale, con una forte enfasi su principi e valori, fa sì che i think tanks tendano a privilegiare i progetti politici e sociali, più che gli intrecci con il capitale. Non a caso oggi questi gruppi forniscono una parte importante del personale politico di questa amministrazione: Richard Perle è legato all’American Enterprise Institute, Condoleeza Rice alla Hoover Institution. Per realizzare o favorire i loro progetti politici, molti think tanks conservatori sarebbero pronti ad allentare i rapporti con le corporation. Così, per esempio, il petrolio conta quando si tratta di occupare l’Iraq. Ma la diffusione della democrazia e del modello americano nel mondo non è una copertura, una sovrastruttura, rispetto agli interessi economici. Questa gente ci crede davvero». Che sviluppi possiamo immaginare per i think tanks americani? «Direi di due tipi. Da un lato assistiamo in tutto il mondo occidentale a un imbarbarimento della teoria e dell’analisi politologica. La politica considera la ricerca soltanto se questa può essere utilizzata e manipolata. La nostra è una fase di scarsa visione ed elaborazione. Dall’altro lato, nei prossimi anni, prevedo un aumento dei think tanks vicini ai democratici, di ispirazione liberal. A sinistra hanno capito l’importanza di questi gruppi, e soprattutto dopo la sconfitta elettorale di Kerry si rende necessaria un’opera di creazione del consenso. Sarà un processo lungo, di cui ancora non si vedono gli esiti, ma simile a quello intrapreso dalla destra americana a partire dagli anni Settanta».
.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 29 |
| lavanderia |
La spiaggia di Hitler
Il più lento efficace riciclaggio della storia di Paolo Fusi
ITLER AVEVA DATO L’ORDINE GIÀ NELLA PRIMA SETTIMANA DI CANCELLIERATO, NEL 1933. A Prora, la migliore spiaggia dell’Isola di Rügen (e quindi della Germania), sarebbe dovuto sorgere il più grande centro turistico del mondo: quattro chilometri e mezzo di edificio, diviso in otto blocchi, con 60.000 posti letto. A partire dall’estate 1939 ogni lavoratore tedesco avrebbe avuto diritto a due settimane di ferie gratuite insieme alla sua famiglia. La prima ed ultima estate di Prora resta per sempre impressa nei film di propaganda. Nel frattempo Prora è per la gran parte un edificio abbandonato. Durante la Guerra Fredda ospitava le truppe della Germania Est che sorvegliavano la costa. Nel blocco centrale ci sono due musei, due baretti, un negozio d’antiquariato, qualche scavezzacollo d’artista ed un surfista svitato che fa delle crêpes deliziose sul suo camper per pagarsi una vita di vacanze al mare. Poi, a gennaio, la mazzata. In un’asta riservata lo Stato ha venduto Prora a due società del Liechtenstein per 650.000 euro. Al responsabile del demanio federale non interessa sapere chi si nasconda dietro la misteriosa Uniconsulta: hanno pagato in contanti, ed il governo Schröder è disposto a tutto per cifre del genere. Prima sorpresa: la Uniconsulta era sotto procedimento per bancarotta fallimentare dal febbraio del 2004. Come poteva allora avere i contanti per comprare Prora? Mi metto in caccia ed acciuffo il “proprietario” di Uniconsulta - tale Michael Feichtinger, austriaco, genero del grande banchiere svizzero Julius Bär, amico del leader conservatore Jörg Haider, ma espulso da quel partito - per le sue idee estremiste di destra! Dai meandri del nazismo Contro Feichtinger indagano la procura di Vienna (per riciclaggio) al regime di Pinochet, passando per il Liechtenstein, e quella di Vaduz (per bancarotta fraudolenta). Il tizio, interpellato, arriva il denaro per l’acquisto dichiara solo nome, grado e numero di matricola. Naturalmente. dell’isola tedesca di Prora Ma si lascia scappare qualche altro nome. Come quello di un’altra delle sue società, la Mitsui Anstalt Vaduz, che ha cercato di comprare la maggioranza del pacchetto azionario di TV Berlin - vendita bloccata a causa del sospetto di legami tra il compratore ed il nazionalsocialismo. Ma la notizia migliore arriva da un collaboratore di Feichtinger. I soldi vengono dal Cile - ed esattamente da Colonia Dignidad, il villaggio della setta nazista di Paul Schäfer, un ufficiale delle SS che sbarcava il lunario torturando, violentando ed uccidendo per conto degli Stati Uniti e del regime di Pinochet. Colonia Dignidad diede riparo (ed un lavoro ben remunerato) a molti gerarchi nazisti - per esempio Klaus Barbie - finiti sul libro paga degli Usa. Dato che Schäfer è stato arrestato e la Colonia sta per essere chiusa, il patrimonio deve essere reinvestito al più presto - in Germania. Ma da dove viene il denaro? In quali cassaforti era chiuso? La Procura di Vaduz vorrebbe tanto dirlo. Ha mandato una nota al Ministero di Giustizia federale tedesco. Nessuna risposta. A Berlino la verità non la si vuole sapere. Individuiamo l’amministratore di quel denaro in Ahmed Huber, lo svizzero che amministrava la Bank Al Taqwa, legata ad Al-Qaida, e che i più grossi depositi sarebbero presso una banca ticinese, a suo tempo legata al regime fascista ed alla Repubblica di Salò. Il nome non lo facciamo, perchè quelli hanno la querela facile. Ma chi si interessa di storia della finanza sa benissimo quale sia la banca. A costoro poniamo una domanda: quanto denaro è ancora su certi conti vecchi di sessanta e più anni, pronto per essere utilizzato? Si tratta della più lenta operazione di riciclaggio della storia - ma anche di una delle più efficenti, non vi pare?
H
NOVAMONT
.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 31 |
| inbreve |
| inbreve |
Una valanga di condanne si abbatte sui manager Usa >35 Anche il solare è a rischio bolla finanziaria >39 Il primo Master in Finanza per lo sviluppo sostenibile >41
finanzaetica MODELLI DI RAPPRESENTANZA PER IL TERZO SETTORE AL CENTRO DEGLI INCONTRI DELLE GIORNATE DI BERTINORO
PRIMA CONDANNA PER MARKET ABUSE
TANGENTI DA CARLYLE AL TESORIERE REPUBBLICANO
I PRIMI FRUTTI DELL’AZIONE DI ETHOS SULLA NESTLÉ
NUOVI FONDI ALLO SRI LANKA PER RILANCIARE LE IMPRESE COOPERATIVE DISTRUTTE DALLO TSUNAMI
BP SOTTO ACCUSA PER I TAGLI ALLA SICUREZZA
Modelli di rappresentanza per il Terzo Settore. Anteprima sulle più aggiornate rilevazioni e analisi condotte dall’Istat. Le Giornate di Bertinoro (14 e 15 ottobre 2005) anche quest’anno si preannunciano come uno degli appuntamenti più importanti di confronto tra i principali studiosi ed esponenti dell’Economia. La sessione di apertura della mattina di venerdì 14 ottobre “Rappresentanza: modelli e prospettive per il Terzo Settore”, coordinata da Giulio Ecchia, avrà inizio con la relazione introduttiva di Stefano Zamagni, Enzo Rullani e Aldo Bonomi. Nel pomeriggio di venerdì l’attenzione sarà invece puntata su “Trasformazioni della partecipazione e ruolo del Terzo Settore”, un seminario coordinato da Pier Luigi Sacco che vedrà gli interventi di Mauro Magatti, Raoul Nacamulli, Ilvo Diamanti, Raffaello Vignali, Luigi Bobba. Sabato 15 la tavola rotonda conclusiva “Prospettive di rappresentanza in Italia”, in collaborazione con il Forum Permanente del Terzo Settore sarà introdotta e coordinata da Stefano Zamagni e vedrà gli interventi di Anna Maria Artoni, Pier Paolo Baretta, Edoardo Patriarca, Giuliano Poletti, Vincenzo Mannino. La rilevanza qualitativa e quantitativa raggiunta dal Terzo Settore, la crescente capacità di esprimere i bisogni emergenti dei cittadini, sono segnali che indicano chiaramente che è arrivato il momento di individuare i modelli di aggregazione di interessi che potranno portare a un riconoscimento sempre crescente del ruolo dei soggetti del terzo settore negli scenari futuri del Paese. «Il terzo settore deve definire le forme della rappresentanza e i livelli decisionali che lo rappresentino in maniera democratica, per dialogare alla pari con gli altri settori», sottolinea Stefano Zamagni, Presidente della Commissione Scientifica di AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) che promuove e organizza le Giornate di Bertinoro. Per ulteriori informazioni: www.legiornatedibertinoro.it
Prima condanna per market abuse in Gran Bretagna. Dopo tre mesi di processo la Fsa, (Financial Service Authority), in Europa l’unico organismo unificato sui mercati finanziari responsabile del controllo di 25.000 società operanti nel settore, ha giudicato colpevole di informazioni errate e distorte l’ex presidente e amministratore delegato dell’Ait Group, una società di software. Carl Rigby potrebbe essere quindi condannato ad una pena detentiva sino a sette anni di carcere. Si tratta del primo processo di questa natura condotto dalla Fsa. Nel maggio del 2002 Ait Group comunicò al London Stocks Exchange che i profitti sarebbero stati in linea con le previsioni del mercato con l’intento di spingere gli acquisti del titolo. Alla fine dello stesso mese di maggio i vertici della società furono costretti a ratificare le comunicazioni al mercato e le azioni persero in poche sedute l’80% del loro valore. Per la Fsa il procedimento è cruciale perché la nuova Autorità intende dimostrare ai manager e agli azionisti di controllo che il market abuse viene perseguito con severità per proteggere il mercato e i risparmiatori. E che le comunicazioni delle società devono essere attentamente soppesate prima della diffusione al pubblico.
Un nuovo scandalo colpisce il discusso Carlyle Group, il gruppo che lega a doppio filo la famiglia Bush con l’entourage saudita e la famiglia Bin Laden. Il 3 agosto scorso un Giurì federale ha aperto un indagine su un ex consigliere del fondo pensioni degli insegnanti dell’Illinois (30 miliardi di dollari amministrati) che avrebbe richiesto commissioni (tangenti) per l’affidamento della gestione dell’ingente patrimonio. A pagare oltre 4,5 milioni di dollari sotto forma di consulenze sarebbe stato proprio il fondo Carlyle: destinatario della munifica commissione Robert Kjellander, presidente del comitato elettorale di George W. Bush nella regione dei Grandi Laghi, recentemente nominato tesoriere del partito repubblicano. Quasi patetica la linea difensiva assunta da Carlyle: «abbiamo tentato in tutti i modi di contattare il fondo pensione degli insegnanti - si legge in una nota - invece di rivolgerci ad una costosa società di consulenza di Wall Street abbiamo scelto Kjellander che ha fatto un ottimo lavoro». Nel mirino della magistratura non ci sono, comunque, solo i repubblicani perché anche Joseph Cari, protagonista della raccolta fondi per la campagna del 2000, è accusato di aver richiesto un finanziamento da 850 mila dollari per portare in porto una compravendita di titoli per 85 milioni di dollari sempre per conto del fondo dell’Illinois.
La battaglia di Ethos contro lo strapotere del numero uno della Nestlé porta i primi frutti concreti. Il presidente e amministratore delegato Peter Brabeck, dopo aver ostentato totale chiusura e arroganza nei confronti della larga minoranza all’assemblea dei soci, ha deciso di effettuare un inedito sondaggio tra tutti i 130 mila azionisti iscritti al libro soci. Nel questionario, assolutamente anonimo, si domanda, tra l’altro, la posizione sull’eventuale abolizione del limite ai diritti di voto (oggi al 3% del capitale), sul quorum del 50% richiesto per l’approvazione di alcune operazioni straordinarie, sulle maggioranza qualificate richieste per la modifica dello statuto tra cui il numero dei membri del consiglio d’amministrazione e la durata del loro mandato. Nell’assemblea dei soci della Nestlé dell’aprile scorso Ethos si era fatta promotrice di una serie di mozioni contro il raddoppio delle cariche per Brabeck che alla presidenza ha aggiunto anche quella di amministratore delegato. L’azione condotta da Ethos per la trasparenza e una maggiore chiarezza nel rapporto tra organi di controllo e management aveva raccolto molti consensi tra fondi pensioni e singoli azionisti raggiungendo un inaspettato 35% dei voti mentre la delibera per il raddoppio delle cariche di Brabeck era passata con un risicatissimo 50,5%. .
Lo tsunami non ha distrutto soltanto vite umane, edifici, infrastrutture e siti naturali: in Sri Lanka è stato messo in ginocchio un tessuto economico fatto di microimprese, di cooperative, di attività agricole, artigianali, di pesca spesso slegate dai flussi turistici e fortemente radicate nelle tradizioni locali. Per questo gli interventi promossi da Etimos e Banca Etica, grazie ai 3 milioni di euro messi a disposizione dalla Protezione Civile, assumono una rilevanza sempre maggiore in questa seconda fase della ricostruzione. Nell’ambito del piano di intervento post tsunami, Sanasa Development Bank è la seconda realtà dello Sri Lanka a ricevere finanziamenti da Etimos e Banca Etica: in totale 200.000 euro di capitalizzazione e 30.000 per attività di formazione rivolte sia allo staff dell’organizzazione sia alla clientela. “Sanasa” è l’acronimo in lingua Sinhala di “movimento delle cooperative di credito e risparmio” ed è radicato nel territorio dello Sri Lanka da cento anni: si compone oggi di 8.400 cooperative di risparmio e credito, organizzate in federazione (la “Sanasa Federation”) e diffuse su tutto il territorio, con un totale di circa 856.000 membri, dei quali il 32% di età compresa tra i 18 ed i 35 anni e il 54% donne. Ogni cooperativa conta dai cento ai mille soci. I crediti erogati variano mediamente dai 200 ai 400 euro ma possono arrivare ad un importo massimo di 4000 euro. Attualmente Sanasa Bank sta attraversando il periodo post tsunami con molta difficoltà, a causa della forte crisi di liquidità. La distruzione di molte attività economiche ha determinato, infatti, una pesante ricaduta sul portafoglio prestiti delle cooperative di risparmio e credito, che necessitano di nuovi capitali per la ripresa delle attività. I 200.000 euro di capitalizzazione concessi verranno impiegati per ricostituire i fondi rotativi di 105 cooperative con un beneficio diretto per oltre 1000 famiglie e circa 3000 persone.
Riserve truccate, ricerche tagliate, raffinerie vecchie. E sicurezza in disarmo. Le big corporations petrolifere continuano a macinare utili stratosferici alle spalle di un miliardo di consumatori e di centinaia di migliaia di lavoratori che rischiano la pelle quasi ogni giorno. L’incidente alla raffineria di Texas City del colosso British Petroleum, che ha causato 15 morti e 170 feriti, ha riaperto il capitolo della sicurezza negli impianti di lavorazione dell’oro nero. L’atto d’accusa di Chuck Hamel, attivista per i lavoratori Bp dell’Alaska intervistato dal Financial Times, non necessita di alcun commento: «Gli addetti alla manutenzione hanno ricevuto dall’azienda la comunicazione che il loro budget era esaurito sino alla fine del 2006 – spiega Hamel – una valvola difettosa, responsabile di una consistente fuoriuscita incontrollata di petrolio, è stata riutilizzata nella realizzazione di una parte del nuovo oleodotto. Con i prezzi stabilmente sopra i 60 dollari al barile dovrebbe esserci un divieto assoluto per BP di tagliare gli investimenti in manutenzione e sicurezza. Purtroppo le decisioni sull’allocazione dei budget non sono prese dai lavoratori ma dai manager ossessionati dal raggiungimento delle performances con relativi mega bonus economici».
| 32 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 33 |
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
| Processi | finanzaetica |
“Guilty”, colpevole. E gli intoccabili della finanza finiscono in prigione Nel boom della new economy erano tra i supermanager più invidiati d’America. Ora gli ex Ceo di Adelphia, Worldcom e Tyco, giudicati responsabili di aver gonfiato i bilanci e di aver rubato a man bassa dalle casse delle compagnie, sono stati condannati a pene pesantissime. Il prossimo anno scoccherà l’ora del numero uno di Enron, la madre di tutti i crack. E la serie continua. CONDANNE WORLDCOM Bernard Ebbers
Scott Sullivan
David Myers
Buford Yates
Betty Vinson
Ex ceo, 63 anni Colpevole di frode, cospirazione e falso in bilancio
Ex direttore finanziario, 43 anni Colpevole di frodi contabili
Ex revisore, 47 anni Colpevole di associazione a delinquere, false comunicazioni e frodi contabili 1 anno e un giorno
Ex direttore dei revisori Colpevole di frode e associazione per delinquere
Ex manager dipartimento revisori, 49 anni Colpevole di frode e associazione per delinquere 5 mesi di carcere e 5 mesi domiciliari
25 anni
di Sarah Pozzoli
London’s Docklands Light Railway, andando al lavoro verso Poplar Station.
> The Global Powerhouse
Londra, 1999
| 34 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
5 anni
erano tra i manager più influenti d’America. Osannati e riveriti come dei re. Apparivano sulle copertine delle riviste più prestigiose, viaggiavano su jet privati, organizzavano feste da Mille e una notte. E le loro società, che sembravano galline dalle uova d’oro, erano tra le favorite degli analisti finanziari. L’11 marzo 2000 scoppia la bolla di Internet e nell’autunno 2001 il crack finanziario di Enron, il big del trading nell’energia, inaugura la lunga serie dei grandi scandali di “Corporate America”, che investono colossi del calibro di Worldcom, Tyco e Adelphia. In prima linea ci sono la Sec (Securities and Exchange Commission), l’autorità Usa di controllo della Borsa e il procuratore distrettuale di New York Eliot Spitzer che, nel corso delle indagini, mettono in luce tutte quelle pratiche di “finanza creativa” usate per moltiplicare profitti inesistenti, coprire buchi di bilancio e gonfiare il corso delle azioni. Con la complicità di revisori e banche d’investimento. Una truffa colossale ai danni di milioni di piccoli azionisti e lavoratori. A cui il Congresso risponde nel 2002 con l’approvazione della legge Sarbanes-Oxley che introduce pene pesantissime per gli amministratori responsabili di reati finanziari. Ebbene, in questi mesi hanno iniziato a fioccare le prime condanne nei confronti dei “re dell’economia” e
N
EGLI ANNI BOOM DELLA NEW ECONOMY
1 anno e un giorno
altre ne arriveranno. Il messaggio? Le truffe saranno perseguite con la massima durezza, anche se si appartiene al club dei supermanager.
L’american dream del figlio di immigrati greci La stagione estiva è stata inaugurata dal fondatore di Adelphia Communications, l’ottantenne John Rigas e dal figlio Timothy i quali, secondo quanto ha disposto il giudice federale alla fine di giugno (dopo la condanna della giuria del luglio 2004), dovranno passare in carcere rispettivamente 15 e 20 anni, perché giudicati colpevoli di aver rubato a man bassa dalle casse della società. Adelphia era un pesce ben più piccolo rispetto a Enron, Worldcom e Tyco International, ma il caso è considerato uno degli esempi più tristi e sconcertanti degli abusi perpetrati da “Corporate America”. L’accusa ha infatti dimostrato che il figlio di immigrati greci che nel 1952 dal nulla creò una delle più importanti tv via cavo d’America (nel 2002 contava 5,5 milioni di abbonati) e la progenie hanno attinto 100 milioni di dollari dalle casse aziendali e nascosto più di 2 miliardi di dollari di indebitamento per coprire spese personali. Insomma, consideravano l’azienda come se fosse loro proprietà esclusiva, nonostante fosse quotata dal 1986. E non si può certo dire che la famiglia Rigas avesse esi|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 35 |
| finanzaetica |
CHE FINE HANNO FATTO ENRON & CO.? DOVE SONO FINITE LE IMPRESE al centro degli scandali americani degli ultimi anni? Alcune hanno cambiato nome, altre sono state smembrate e svendute ai concorrenti, altre ancora hanno azzerato i vertici e sono risorte dalle ceneri, come un’araba fenice. Partiamo da Enron, la madre di tutti gli scandali. Se si digita www.enron.com si trova un sito che sembra un campo di battaglia. Una breve comunicazione avvisa che «Enron sta ristrutturando varie attività per distribuirle ai creditori e sta liquidando le rimanenti operazioni». In pratica la società non esiste più. Fa un certo effetto cliccare su “Jobs at Enron” (posti di lavoro a Enron) e scoprire che la ricerca non dà nessun risultato. Per gli ex dipendenti c’è però la possibilità di accedere in via riservata al servizio Career Services, un portale per la ricerca di impiego on-line. Che ne è stato invece della Tyco? Continua ad esistere e ad essere “a vital part of your world” (una parte vitale del tuo mondo). Nel 2002 le redini della società, che produce di tutto, dagli irrigatori per giardino agli aghi ipodermici, dai dispositivi elettronici ai sistemi di sicurezza antincendio, sono passate dalle mani di Mr Kozlowski a quelle di Edward Breen, che ha ereditato milioni di debiti e un business fuori controllo, gonfiato da una lunga successione di acquisizioni. Breen ha saputo risanare l’impresa, dimezzando i debiti grazie a una serie di cessioni e puntando tutto su settori a più alta crescita, come quello medicale. Tyco ha chiuso l’ultimo trimestre con profitti in crescita del 29% rispetto all’anno scorso. La società di telecomunicazioni Worldcom è riemersa dalla bancarotta del 2002 con il nuovo nome MCI. Nel maggio di quest’anno il consiglio di amministrazione ha deciso di svenderla alla società concorrente Verizon, accettando un’offerta di acquisto inferiore al 13% rispetto a quella avanzata da Qwest. Verizon sarebbe stata preferita perché considerata finanziariamente più solida di Qwest. E infine Adelphia, la quinta televisione via cavo degli Stati Uniti, che il 25 giugno 2002 ha dovuto dichiarare bancarotta. Nel 2003 ha sostituito completamente il suo Consiglio di Amministrazione e ha spostato la sede da Coudersport, in Pennsylvania, a Denver, in Colorado. Il 21 Aprile 2005 si è perfezionato il processo di vendita. Tutte le azioni della società sono passate nelle mani di Time Warner e Comcast Corporation. m.m.
genze spartane. L’elenco delle “spesucce” snocciolato per quattro mesi davanti alla giuria comprendeva: 1 milione di dollari al mese di “argent de poche”; 40 mila dollari all’anno per la massaggiatrice, 6mila dollari per trasportare in aereo un albero di Natale, migliaia di dollari per finanziare i film della figlia, altre migliaia per trasportare da un posto all’altro l’istruttrice di golf, milioni per l’acquisto di immobili e anche per un intero campo da golf. E ancora in attesa di un verdetto Michael Rigas, l’altro figlio e direttore operativo della società.
Da lattaio a re di Internet La parabola di Bernie Ebbers, l’ex ceo di Worldcom, l’uomo che nel ’98 Time Magazine definì «uno degli uomini di maggior successo nel nuovo modo delle telecomunicazioni e di Internet», sembra essersi conclusa a metà luglio. Quando il giudice federale gli ha inflitto 25 anni di carcere, dopo che a marzo una giuria newyorke| 36 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
se, in seguito a tre anni di indagini, sei settimane di processo e otto giorni di camera di consiglio, lo aveva ritenuto colpevole di tutti i reati contestatigli: associazione a delinquere, truffa e falso in una colossale manipolazione contabile da 11 miliardi di dollari che ha causato una bancarotta rovinosa per decine di migliaia di risparmiatori e 20mila licenziamenti. L’ex lattaio di origine canadese, che partendo nel 1983 da un piccola società di telefonia a Jackson, nel Mississipi, era riuscito a creare un colosso da oltre 100 miliardi di dollari (questa la capitalizzazione di Worldcom negli anni del boom della new economy), ha cercato di giocare la carta dell’ignoranza. «Non ero in grado in capire questioni finanziarie», ha detto Ebbers, che dopo essere stato espulso due volte dall’università, solo in età avanzata era riuscito a strappare una laurea alla modesta università del Mississipi. Per un po’ gli è andata bene perché i magistrati dell’accusa non erano riusciti a trovare niente di compromettente a suo carico: né documenti, né lettere, né messaggi di posta elettronica. Poi la situazione è precipitata: l’ex direttore finanziario della compagnia, Scott Sullivan, ha ammesso le sue responsabilità e raccontato i dettagli del coinvolgimento di Ebbero ricevendo in cambio un trattamento processuale di favore con una condanna a cinque anni di carcere. I difensori dell’ex ceo hanno cercato di mettere in dubbio la credibilità di Sullivan, sostenendo che aveva accettato di testimoniare per ottenere una riduzione della pena. Ma la giuria popolare ha creduto a Sullivan. «Ebbers era l’uomo al vertice dell’azienda. È difficile pensare che uno che occupa quel posto, non si rendesse conto di quello che stava succedendo», ha detto ai giornali Vicent Wright, uno dei giurati. Non è bastato a salvarlo dall’ergastolo virtuale (si tenga conto che Ebbers ha quasi 64 anni) neanche l’accettazione a conferire praticamente tutto il suo patrimonio personale (stimato fino a 45 milioni di dollari) per il risarcimento dei danni. E così, a meno di colpi di scena dell’ultim’ora (i difensori hanno preannunciato un appello), il 12 ottobre l’ex re di Internet dovrà presentarsi al carcere federale di Yazoo City, nel Mississipi per scontare la condanna.
Il re delle feste in Sardegna Dennis Kozlowsky, 58 anni, è stato condannato per truffa e appropriazione indebita di oltre 150 milioni di dollari – assieme al suo direttore finanziario Mark Swart, 44 anni – perpetrati nel periodo in cui fu a capo di Tyco International, una compagnia con attività nei settori più disparati (dall’elettronica alle forniture medicali), che nel 2002 (l’anno in cui scoppiò lo scandalo) poteva ancora contare su un fatturato annuale di 36 miliardi di dollari. La sentenza del giudice federale è attesa per il 19 settembre, in seguito al verdetto di colpevolezza emesso a fine giugno dalla giuria del tribunale di Manhattan:
ANDAMENTO DEL TITOLO WORLDCOM, PREZZO CHIUSURA FINE MESE $ 60 $ 50
28 LUGLIO 2000 WorldCom annuncia un taglio delle previsioni
5 OTTOBRE 1999 WorldCom si fonde con Sprint, un operazione da 115 miliardi successivamente bloccata dal regolatore
APRILE 1985 LDDS nomina Ebbero Ceo (amministratore delegato) e il neo attraverso dozzine di acquisizioni trasforma la compagnia in WorldCom
$ 40
10 NOVEMBRE 1997 WorldCom si fonde con MCI dando vita ad un operazione da 37 miliardi di dollari che si conclude nel settembre 1998
$ 30
31 DICEMBRE 1996 WorldCom acquista MFS Communications per 12,5 miliardi di dollari in azioni
$ 20
11 MARZO 2002 La SEC apre un’investigazione formale. Il mese dopo Ebbers si dimette 21 LUGLIO 2002 WorldCom porta i libri in tribunale dopo aver ammesso frodi contabili 2 MARZO 2004 Ebbers è posto in stato d’accusa dal Grand Jury 3 APRILE 2004 WorldCom esce dalla bancarotta come MCI.
25 MAGGIO 1995 LDDS diventa WorldCom Inc. dopo le acquisizioni di IDB WorldCom e WiTel
$ 10 $0 1985
‘86
‘87
‘88
‘89
‘90
‘91
‘92
l’accusa ha chiesto per entrambi 30 anni di carcere. E pensare che nel ’95 Kozlowsky si comportava come un austero castigatore degli abusi societari. Risale ad allora, infatti, una lettera in cui raccomandava massima severità per un ex revisore della Tyco accusato di aver sottratto denaro aziendale. «Malversazioni di questa natura, contro gli azionisti e la società, sono un crimine particolarmente grave», tuonava il manager. Da che pulpito!. Già verso la fine del 2000 conduceva una vita da nababbo: iniziò a comprare ville in Florida e appartamenti su Park Avenue, spese 6mila dollari per una tenda della doccia ricamata a mano. Per i 40 anni della moglie organizzò una festa in Sardegna a Cala Volpe, che costò alle casse della Tyco 1 milione di dollari, completa di una statua di ghiaccio del David di Michelangelo da cui sgorgavano fiumi di vodka. Fino ad arrivare al matrimonio della figlia celebrato con una festa degna del grande Gatsby nella sua tenuta nell’isola esclusiva di Nantucket.
Il capo stipite delle frodi: Kirk Shelton I segni del “marcio in Danimarca” non sono mancati negli ultimi anni anche negli Stati Uniti. Ben prima di Enron e Worldcom un caso aveva ricevuto l’appellativo della più grande frode nella storia del paese: si tratta della Cendant Corporation. Lo scorso 4 agosto l’ex vice chairman della società, E. Kirk Shelton, è stato condannato a dieci anni di carcere e al pagamento di un ingente risarcimento agli azionisti valutato collettivamente ad altri imputati in 3,3 miliardi di dollari. Shelton era stato per molto tempo il numero di CUC International che si era poi fusa con un'altra compagnia dando vita alla Cendant Corporation nel 1997, un’azienda operante nel settore del turismo e immobiliare. Dopo che la fusione era stata completata venne alla luce una frode da 19 miliardi di dollari che gli investigatori della Sec hanno accertato come risalente addirittura al 1983, quando CUC era stata quotata in Borsa. Shelton è stato ritenuto colpevole di associazione per delinquere, diverse tipologie di frodi e false comunicazioni alla Sec. Il giudice Al-
‘93
‘94
‘95
‘96
‘97
‘98
‘99
‘00
‘01
‘02
‘03
‘04
‘05
vin W. Thompson della corte di Hartford è stato particolarmente clemente con l’ex vice chairman della società perché una sfilata di testimoni ha sostenuto in aula che Shelton si era sempre comportato con estrema correttezza e senza alcun arricchimento personale. L’accusa aveva chiesto da 12 a 15 anni, la giuria aveva già indicato una condanna più mite (da 10 a 13) e il giudice ha poi optato per la condanna più lieve.
La regina del bon ton e il biotech Martha Stewart, la regina americana del bon ton che dal nulla ha costruito un impero televisivo ed editoriale, la Omnimedia Living (peraltro abbastanza in crisi), sta scontando nella sua residenza invernale a 60 chilometri da New York la pena inflittale nel luglio 2004 (cinque mesi di arresti domiciliari, altri cinque mesi di prigione già fatti e due di libertà vigilata) per i reati di associazione a delinquere, false dichiarazioni e ostruzione della giustizia nei confronti delle autorità che indagavano sulla vendita di 4mila titoli ImClone nel dicembre 2001. Una vendita alquanto sospetta, secondo l’accusa, perché legata a informazioni arrivate dal fondatore della società Sam Waksal, alla vigilia della bocciatura di un farmaco contro il cancro da parte delle autorità Usa. Anche Waksal naturalmente si sbarazzò delle azioni, commettendo il reato di insider trading per cui è stato condannato a sette anni di carcere. Tornando alla Stewart, rispetto agli altri casi si è trattato di un pesce piccolissimo (la transazione ammontava a 200mila dollari), ma ha conquistato le prime pagine dei giornali perché l’energica ultrasessantenne era un’icona negli Stati Uniti che dalla tv dispensava consigli sull’eleganza casalinga, sulle buone maniere a tavola, l’arte dell’arredare, di intrattenere, di cucinare. Tutto finito? Macché. Le traversie giudiziarie sembrano aver rinverdito la sua immagine un po’ opaca. Negli ultimi mesi ha conquistato le copertine di Newsweek e la menzione tra i 100 personaggi più influenti d’America scelti da Time. E poi ha siglato diversi accordi per nuove trasmissioni radio e tv. |
ANNO 5 N.32
|
ALTRE CONDANNE OLTRE WORLDCOM Kirk Shelton (Cendant)
Una frode da 19 miliardi di dollari È stato condannato a 10 anni di carcere, e una multa complessiva (insieme ad altri imputati) da 3,3 miliardi di dollari, per associazione per delinquere, falso e truffa. John Rigas e Timothy (Adelphia)
Un buco da 2,1 miliardi di dollari Sono stati condannati rispettivamente a 15 anni e 20 anni di carcere per frode, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita di denaro. Dennis Kozlowsky (Tyco)
Distolti dalle casse 150 milioni di dollari. La sentenza verrà emessa il prossimo 19 settembre. L’accusa ha chiesto 30 anni di reclusione assieme al direttore finanziario Mark Swart.
SETTEMBRE 2005
| valori | 37 |
| Solare | finanzaetica |
E IN ITALIA? I PRIMI CONDANNATI DI PARMALAT PATTEGGIANO e 11 mesi) anche per Stefano e Giovanni Tanzi (rispettivamente figlio e fratello di Calisto) e per gli ex contabili Gianfranco Bocchi e Claudio Pessina (un anno). Tra gli altri che hanno scelto il rito abbreviato, Alberto Ferraris (un anno e sei mesi), Domenico Barili (un anno e cinque mesi) e Francesco Giuffredi (dieci mesi). All’avvocato Giampaolo Zini, l’inventore del fondo Epicurum, e a Franco Gorreri, ex responsabile della Tesoreria e poi presidente di Banca Monte, sono stati accordati rispettivamente due anni e dieci mesi. Nessun patteggiamento, invece, per l’ex patron della società di Collecchio. Tanzi e altre 15 persone (ex manager, sindaci e revisori) sono stati rinviati a giudizio dal gup di Milano e dovranno rispondere di aggiotaggio, falso dei revisori e ostacolo alle attività della Consob. Il processo inizierà a settembre.
Kenneth Lay (Enron)
Un crac da 600 milioni di dollari Rischia 175 anni di reclusione per vari reati finanziari che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa. Il processo inizierà nel 2006.
| 38 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
.
ENDIMENTI A TRE, QUATTRO CIFRE. Era dai tempi della bolla di Internet che non si vedeva qualcosa di simile in borsa. Sta succedendo nel piccolo mondo del solare. Una ventina di azioni, per la maggior parte quotate a Francoforte. Titoli di imprese come SolarWorld, Solon, Phönix, Conergy, che producono pannelli fotovoltaici, celle, moduli. Tutto ha avuto inizio nel gennaio del 2004, quando il governo tedesco ha deciso di aggiornare la legge sulle energie rinnovabili aumentando del 40% il prezzo a cui garantisce l’acquisto dell’energia prodotta dal sole. Da 45 centesimi per Kilowatt si è passati a 62 centesimi. Le domande di pannelli, anche da parte dei privati, si sono impennate e in borsa è partito un vero e proprio rally. L’indice azionario PPVX (vedi GRAFICO ), che rappresenta l’andamento delle 18 azioni più importanti del settore, è salito del 182% nel 2004 e del 110,6% nei primi 7 mesi del 2005. Assieme ai prezzi delle azioni sale anche il numero degli occupati. SolarWorld, un’impresa che ha internalizzato tutta la catena di produzione dei pannelli, aveva meno di dieci dipendenti solo sette anni fa. Oggi sono quasi 700 in un settore che in Germania dà lavoro ormai a più di 30.000 persone. «La crescita è reale, i dati sugli utili delle imprese sono lì a testimoniarlo – spiega a Valori Max Deml, promotore dell’indice PPVX e direttore di Oeko-Invest, la rivista di riTABELLA GRAFICO COMPONENTI AL 29 LUGLIO 2005 RENDIMENTO INDICIZZATO IN EURO ferimento degli eco600% PAESE IMPRESA SETTORE RENDIMENTO % [01.01.05 – 29.07.05] investitori di lingua PPVX CAN Arise Technologies Commercio di moduli solari +17,6 500% tedesca. Utili che CAN Carmanah Technologies Lampade solari, Installazione pannelli +9,5* crescono di quaran400% D Conergy AG Moduli solari e invertitori +28,7* ta, cento, duecento USA DayStar Technologies Celle solari +394,7 300% USA Energy Conversion Devices Celle solari amorfe, batterie +29,2 volte all’anno. E AMEX 0IL 200% USA Evergreen Solar Celle solari +61,3 sembrano destinati Taiwan Motech Industries Produzione di moduli e celle solari +197,9 100% a salire ancora. «Le D Phönix SonnenStrom AG Moduli e Sistemi fotovoltaici +87,4 D Reinecke+Pohl Sun Energy Moduli e Sistemi fotovoltaici +42,3* energie rinnovabili D S.A.G. Solarstrom AG Installazione centrali fotovoltaiche +56,0 avranno un’imporD Solar-Fabrik AG Moduli fotovoltaici +3,7 tanza sempre magUSA Solar Integrated Technol. Tetti fotovoltaici +17,6 THAI Solartron Co. Ltd Moduli solari +24,1* giore – continua Deml - i combustibili fossili piano piano si stanno D SolarWorld AG Moduli solari, wafer di silicio +140,5 esaurendo mentre il sole splenderà per qualche miliardo di anni. AUS Solco Ltd. Moduli solari, Pompe fotovoltaiche 0,0 Non ci vuole una grande intelligenza per capire che stiamo entranD Solon AG Installazione moduli solari +88,3 D Sunways AG Celle Solari e invertitori +119,4 do in una nuova era. British Petroleum (una delle più grandi comUSA WorldWater & Power Corp. Pompe idrauliche solari +21,7 pagnie petrolifere del mondo) ha già cambiato il suo logo in Rendimento % complessivo Indice PPVX 01.01.05 – 29.07.05 +110,6 “Beyond Petroleum” (oltre il petrolio). Entro il 2050 conta di proDA INIZIO INVESTIMENTO. I RENDIMENTI SI RIFERISCONO RISPETTIVAMENTE AL 17.3.05, 30.3.05, 31.5.05 E 5.7.05. FONTE: OEKO-INVEST durre più del 50% del suo fatturato con il sole, il vento e l’idrogeno».
|
ANNO 5 N.32
|
8-07-’05
20-06-’05
20-05-’05
30-03-’05
18-02-’05
R
24-12-’04
La spada di Damocle oscilla pericolosamente sulla testa Maurice Hank Greenberg, 79 anni, l’ex storico ceo di American international group (Aig), costretto a dimettersi a marzo dopo quasi 40 anni al vertice della compagnia. Cosa è successo? Aig, che è il più grande gruppo americano di assicurazioni, a febbraio è finito sotto inchiesta del procuratore di Manhattan Eliot Spitzer per aver utilizzato un complesso e scorretto schema di contabilizzazione dei premi versati ad altre compagnie di riassicurazione per “gonfiare” i risultati finanziari. Greenberg, in particolare, dovrà rispondere di frode, manipolazioni contabili e truffa. L’atto d’accusa depositato da Spitzer contro il potente magnate della finanza è una delle fotografie migliori Non solo. Dalle ultime indagini sarebbe emerso che Greenberg è anche sotto accusa per insider trading. Oltre ad aver truccato i conti e a essersi portato a casa compensi, stock option e liquidazioni da capogiro, il potente vecchio della finanza Usa avrebbe venduto cospicui pacchetti di titoli della compagnia a poche ore dall’annuncio dell’inchiesta di Spitzer. Nel frattempo, la società ha ammesso pubblicamente di aver “cucinato i bilanci” degli ultimi cinque anni e a giugno, con alcuni mesi di ritardo rispetto alla scadenza prevista, ha reso noti i risultati “corretti”. Alla luce del riesame, Aig ha riportato per l’anno fiscale 2004 utili netti per 9,73 miliardi di dollari, l’11,9% in meno rispetto a quanto reso noto in via provvisoria a febbraio. La revisione dei conti del periodo 2000-2004 si è invece tradotta in un –2,7% del valore complessivo degli asset, che al 31 dicembre 2004 era dunque di 80,61 miliardi di dollari, 2,26 miliardi in meno rispetto ai calcoli precedenti.
29-10-’04
Un’operazione da 200mila dollari. È stata condannata a cinque mesi di carcere, altri cinque di arresti domiciliari e due di libertà vigilata per associazione a delinquere, false dichiarazioni e ostruzione della giustizia nei confronti delle autorità che indagavano sulla vendita di titoli ImClone. L’a.d di Imclone è stato condannato a sette anni
di Mauro Meggiolaro
Who’s next? Chi è il prossimo?
27-08-’04
Martha Stewart
sto e alcune migliaia di pensionati le pensioni investite in azioni della società, diventate ormai carta straccia.
9-04-’04
ALTRE CONDANNE OLTRE WORLDCOM
A gennaio Kenneth Lay, l’ex presidente di Enron, la madre di tutti i crack finanziari, dovrà rispondere di 11 capi d’accusa, dall’associazione a delinquere alla truffa, davanti al tribunale di Houston, in Texas. Lay, 63 anni, che ora è in libertà dietro una cauzione da 500mila dollari, rischia fino a 175 anni di carcere e 5,75 milioni di dollari di multa. La Sec, in un’azione coordinata, ha a sua volta accusato l’ex numero uno di aver venduto titoli Enron a prezzi che non rispecchiavano le condizioni finanziarie dell’azienda, di cui era a conoscenza, mettendosi in tasca 90 milioni di dollari solo nel 2001. E quindi, in sede civile, ha chiesto la restituzione di decine di milioni di dollari. Assieme a Lay sono stati incriminati i suoi luogotenenti: in particolare, l’ex ceo Jeffrey Skilling e l’ex capo dell’ufficio contabile Richard Causey. L’ex direttore finanziario Andrew Fastow, invece, sta collaborando con le autorità e ha patteggiato una condanna a 10 anni di carcere. L’ex chairman finora si è sempre dichiarato innocente. «Non ho fatto niente di male, l’incriminazione non è giustificata», ha detto all’indomani dell’atto d’accusa formale, nel luglio del 2004. Lay, che era uno degli executive più influenti d’America, in grado di vantare legami stretti con il presidente George W. Bush che lo aveva soprannominato “Kenny Boy”, guidò Enron per lungo tempo, trasformandola negli anni ’90 da oscura compagnia energetica in un colosso con interessi nelle più svariate attività (dall’acqua alle telecomunicazioni a banda larga), un fatturato annuale di oltre 100 miliardi di dollari e una capitalizzazione di mercato di oltre 70 miliardi. Quando il castello di sabbia crollò e la compagnia nel dicembre 2001 presentò i libri in tribunale per la dichiarazione di fallimento, diverse migliaia di dipendenti persero il po-
18-06-’04
Arriva l’ora di “Kenny boy”
I titoli dei produttori di pannelli fotovoltaici volano in borsa. Ma i movimenti speculativi, la scarsità di silicio e la probabile vittoria dei Cristiano-Democratici in Germania potrebbero presto rovinare la festa.
2-01-’04
A UN ANNO E MEZZO DAL CRACK, lo scorso giugno sono arrivate le prime condanne per il caso Parmalat. Il più grande scandalo finanziario della storia italiana, con un buco da 14,5 miliardi di euro. Undici persone hanno patteggiato pene comprese tra i dieci mesi e i due anni e mezzo per vari reati finanziari, tra cui aggiotaggio e false comunicazioni sociali. In cima alla lista delle condanne soft, compare Fausto Tonna, l’ex direttore finanziario che insieme a Calisto Tanzi ha portato la società alimentare al crack. Per Tonna due anni e sei mesi senza sospensione condizionale. Un anno e dieci mesi senza sospensione è andato anche a un altro ex direttore finanziario, Luciano Del Soldato. Sia Tonna, sia Del Soldato hanno chiesto di scontare la pena in affidamento ai servizi sociali. Condanne lievi (un anno
Per le azioni solari è tempo di boom. Ma il futuro è denso di incognite
SETTEMBRE 2005
| valori | 39 |
| Master | finanzaetica |
E IN BORSA IL SOLE BATTE IL PETROLIO L’INDICE AZIONARIO PHOTON PHOTOVOLTAIK PPVX è stato lanciato il 1° agosto 2001 da due società editoriali, la Solar Verlag di Aquisgrana e la Öko-Invest-Verlags di Vienna. Attualmente è composto dai titoli di 18 imprese (di cui 8 hanno sede in Germania e 5 negli USA) che producono più del 50% del loro fatturato con attività direttamente o indirettamente legate alla produzione, installazione o utilizzo di impianti fotovoltaici (vedi TABELLA ). Dalla partenza al 1° agosto 2005 il PPVX ha reso il 98,5%. Nello stesso periodo l’Amex Oil Index (petrolifero), ha reso circa l’89%. L’indice PPVX è stato però abbastanza volatile. Dall’agosto 2001 al marzo 2003 (punto di minimo) è sceso del 75%, per poi salire del 788% fino ad oggi. Per maggiori informazioni sull’indice PPVX si possono consultare i siti www.photon.de e www.oeko-invest.de
SOLARE: IN ITALIA QUALCOSA SI MUOVE IL 29 LUGLIO SCORSO i ministri delle attività produttive e dell’ambiente hanno presentato alla stampa il decreto che incentiva la produzione di energia elettrica da solare fotovoltaico. Dopo un iter estenuante, per la prima volta in Italia partirà un meccanismo che valorizza il kilowatt/ora (kWh) solare ceduto (dalle famiglie o dalle aziende) alla rete elettrica e consentirà di scontare una parte dell’energia prodotta e autoconsumata. Gli impianti che potranno essere realizzati sono distinti secondo tre differenti taglie: da 1 a 20 kW di potenza, da 20 a 50 kW, da 50 a 1000 kW. L’obiettivo del provvedimento è l’installazione di impianti per un totale di 100 MW di potenza (100.000 kW). Gli incentivi per kWh, che saranno garantiti per 20 anni dal momento dell’installazione, vanno da 0,45 a 0,50 €, un valore triplo rispetto a quello dell’energia normalmente consumata. «È un obiettivo modesto – precisa Leonardo Berlen di ISES Italia – in Germania 100 MW sono stati installati nel 2004 in soli 4 mesi, ma è un primo importante passo verso un più concreto sviluppo nel nostro paese della tecnologia fotovoltaica che molti paesi industrializzati ritengono strategica nel medio-lungo periodo e che da noi sconta ancora un pesante ritardo”. Per maggiori informazioni e per sapere a chi rivolgersi per installare un pannello fotovoltaico sul tetto di casa si possono consultare i seguenti siti: www.isesitalia.it/homed.html (sezione Tecnologie) www.ilsolea360gradi.it/Pubblicita/directory_FV.htm m.m. TARIFFE INCENTIVANTI DEL FOTOVOLTAICO PER 20 ANNI
Impianti di potenza da 1 a 20 kW Impianti di potenza da 20 kW a 50 kW Impianti di potenza da 50 kW a 1.000 kW
0,445 €/kWh 0,460 €/kWh 0,490 €/kWh
(valore massimo della tariffa soggetto a gara)
| 40 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
Ma i rendimenti astronomici di alcuni titoli cominciano a destare preoccupazione. «Gli investitori sono attratti fatalmente dalle performance elevate e dalla buona causa dell’investimento ecologico. È una miscela che rende ciechi», ha dichiarato al settimanale Der Spiegel Volker Pietsch, direttore dell’Istituto tedesco per la tutela dei risparmiatori. Il ricordo della bolla del 2000 si fa sempre più vivo. Anche perché attorno al boom del solare si stanno creando speculazioni poco chiare condotte da investitori che vogliono gettarsi al più presto sulla torta prima che la festa finisca. Come la cordata che, alla fine del 2004, ha rilevato l’impresa decotta BK Grundbesitz & Beteiligungen AG. Una scatola vuota, quotata in borsa, che è stata subito rinominata Reinecke +Pohl Sun Energy, per essere lanciata nel business del sole. Nel giro di cinque mesi il titolo di R + P ha guadagnato più del 1000% prima ancora che venisse installato un solo impianto. Ma la speculazione è solo uno dei problemi che insidiano la favola finanziaria del fotovoltaico. Un altro grosso pericolo è costituito dalla scarsità di silicio-solare, il materiale con cui vengono costruiti i pannelli. La produzione di silicio non riesce attualmente a soddisfare una domanda in continua crescita. Se non si troveranno soluzioni nel breve periodo, la messa in opera degli impianti potrebbe subire una brusca frenata. Il Bundesverband Solarindustrie (Associazione tedesca dei produttori dell’industria solare) ha calcolato che sarà necessario aspettare fino al 2007 prima di poter superare questa impasse. Max Deml è ottimista: «stanMax Deml, promotore dell’indice no entrando nel mercaPPVX e direttore to nuovi produttori. Aldi Oeko-Invest, la rivista cune imprese si stanno di riferimento attrezzando per farsi il degli eco-investitori di lingua tedesca. silicio in casa. Nei prossimi due anni i tempi di consegna si ridurranno progressivamente». C’è pero anche un rischio politico. La legge sulle energie rinnovabili, che ha fatto schizzare verso l’alto le azioni del solare, è stata fortemente voluta e difesa dalla coalizione rosso-verde guidata dal socialdemocratico Schröder. Cosa succederebbe se nelle elezioni anticipate del prossimo autunno dovessero vincere i cristiano-democratici (CDU) di Angela Merkel? In passato il partito della Merkel aveva parlato proprio di una riduzione degli incentivi al solare e all’eolico. Deml non sembra preoccupato: «la legge sulle energie rinnovabili è stata approvata anche con il voto dei cristiano-democratici, è improbabile che ritornino sulle loro posizioni. E poi l’energia pulita ha creato più di 130.000 posti di lavoro molti dei quali proprio nell’ex DDR, nelle regioni governate dalla CDU». Fatto sta che il 23 maggio 2005, il lunedì dopo le elezioni nel Land Nordreno-Vestfalia, che hanno segnato il tracollo della coalizione rosso-verde, le azioni del solare sono precipitate con perdite massime di oltre il 20% in un solo giorno. L’indice PPVX è sceso del 9,3%. «Non è il caso di allarmarsi - spiega Max Deml. Gran parte delle perdite sono state recuperate e la situazione è tornata presto alla normalità». Per quanto tempo ancora?
scelta “La di incentivare il rinnovabile non
può essere rimessa in discussione
”
.
I manager che vogliono lo sviluppo sostenibile
Non cercano profitti a decine di zeri. Non maneggiano trilioni di dollari. Ma pensano al futuro delle persone. Saranno i manager dello sviluppo sostenibile. Al via all’Università di Parma il Master di primo livello in Finanza per lo Sviluppo: obiettivo del primo anno il Microcredito. OLTA ACQUA DEVE PASSARE ANCORA SOTTO I PONTI. E molta strada resta da percorrere per rendere la finanza etica un tema di prima categoria nel dibattito sul rapporto tra economia, strumenti finanziari e ricadute sociali. Negli ambienti di Davide Venezia politici italiani e, purtroppo, anche in quelli accademici, la finanza etica non è un tema primario, nonostante il sistema di regole sia proprio nel nostro Paese particolarmente carente e nell’ultimo decennio siano proliferati gli episodi discutibili se non gravemente criminosi. Nel mondo universitario uno dei punti di riferimento è la Facoltà di Economia dell’Università di Parma e proprio nell’ateneo emiliano prenderà il via dal prossimo ottobre il Master Universitario di primo livello in Finanza per lo Sviluppo. Un iniziativa realizzata con il supporto della Fondazione responsabilità Etica di Banca Etica, espressamente rivolta, in questo primo anno, al Microcredito. Il corso fornisce un programma di studio autorevole e coerente nei campi delle politiche finanziarie di sviluppo e del management finanziario, con una specifica attenzione ai Paesi in via di sviluppo e alle aree di crisi economica. In particolare si studiano le modalità di accesso al sistema della finanza globale da parte dei Paesi più poveri, con l'obiettivo di rafforzare la loro crescita e le loro politiche di sviluppo. Tutto questo si inserisce in un processo d’analisi in cui vanno accuratamente investigati i sistemi socioeconomici, finanziari e di governance, tenendo conto dei diversi contesti culturali, politici e di sviluppo. Le lezioni saranno tenute sia da docenti universitari, sia da esperti italiani ed esteri del settore. Alla fine del Master è previsto uno stage di formazione, presso organizzazioni facenti parte della rete internazionale del sistema Banca Etica oppure presso alcune Università all’estero. Il professor Giulio Tagliavini, direttore del Dipartimento di economia dell’Ateneo di Parma è il presidente del Master ed uno dei motori dell’attività di ri-
M
cerca sui temi dello sviluppo sostenibile e della finanza etica. «Non mi meraviglia che l’approfondimento dei temi di finanza etica rappresenti dal punto di vista accademico una nicchia, al massimo una decina di colleghi su cento effettua studi e analisi approfondite in relazione alle caratteristiche etiche degli investimenti. La Facoltà di economia di Parma sta, invece, investendo da tempo sui temi che legano la finanza e lo sviluppo economico. Abbiamo impostato negli ultimi anni diversi programmi didattici e di ricerca in questo campo ed ora abbiamo pensato, assieme agli amici di Etimos, di avviare un Master in Finanza per lo sviluppo. Si tratta di un percorso didattico di carattere professionale incentrato sul microcredito». Negli altri paesi europei c’è la stessa “disattenzione”? «Direi decisamente di no. Basta osservare la situazione dei Paesi Scandinavi ma anche della Germania o del Regno Unito. Ad oggi direi che c’è ancora un distacco di 1 a 3 tra la situazione italiana e quella di realtà più evolute» Quali sono le finalità che vi proponete? «Per lo studente, ci proponiamo di fornire un percorso interessante e utile per impostare un carriera di soddisfazione. Per noi docenti, ci proponiamo invece di creare un’occasione per maturare nuove idee e spunti di riflessione. Il percorso del Master prevede occasioni per conoscere protagonisti italiani e stranieri nel campo del microcredito. La macchina didattica che si mette in moto presenta occasioni preziose per gli studenti e per i docenti; vogliamo realizzare un gruppo che, nel percorso di un anno, possa sviluppare assieme idee,valori, relazioni. L’iniziativa si caratterizza, infatti, per un equilibrio degli interventi didattici di carattere accademico e di carattere operativo; la docenza è divisa tra |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 41 |
sito web: www.etimos.it e-mail: master@etimos.it DURATA: la durata del Master sarà annuale, da ottobre 2005 ad agosto 2006, prevede 1500 ore complessive di impegno per il partecipante e si articola in due periodi. Il primo si compone di circa 480 ore di didattica in aula, da svolgersi il venerdì e il sabato, che si completano con circa 570 ore di studio individuale e di un periodo di stage. ISCRIZIONE: entro Settembre 2005. MODALITÀ D’ACCESSO: alla selezione possono partecipare i titolari di lauree triennali e quadriennali in Economia, Giurisprudenza, Ingegneria gestionale, Scienze politiche e in altri corsi di laurea che il Consiglio del Corso giudichi idonei all’atto della selezione. SBOCCHI OCCUPAZIONALI: all’interno dei programmi e progetti di cooperazione internazionale e decentrata è sempre più richiesta la figura di un esperto in tematiche legate alla finanza per lo sviluppo. Chi ha partecipato al Master potrà trovare lavoro presso le istituzioni sia pubbliche che private: le Ong, le organizzazioni attive nella cooperazione internazionale, gli Enti pubblici impegnati in progetti di cooperazione decentrata, le Agenzie di Sviluppo Internazionali. L’ATTIVITÀ DIDATTICA: è suddivisa in 5 moduli, attraverso un approccio che si muove da un inquadramento generale dei problemi relativi alle aree in via di sviluppo verso un’analisi sempre più dettagliata, che passa attraverso il settore finanziario per arrivare ai progetti di microfinanza. Percorsi di analisi dello sviluppo Strumenti e politiche di sviluppo locale; Antropologia dello sviluppo e di genere; Economia dello sviluppo. Governance delle istituzioni e dei mercati Economia degli intermediari finanziari; Gestione degli intermediari finanziari; Economia delle organizzazioni internazionali; Gestione e amministrazione delle istituzioni di microfinanza. Strumenti operativi di base Statistica applicata; Matematica finanziaria. Analisi e prodotti per la microfinanza Analisi finanziaria e stima del fabbisogno; Project design dei programmi di microfinanza legati al contesto locale Project management e project development dei programmi di microfinanza; Analisi e design di prodotti finanziari per le organizzazioni; Sviluppo di prodotti finanziari rivolti a utenti a basso reddito; Tecniche di fund raising. Tecniche manageriali e relazionali Gestione delle relazioni e dei gruppi.
.. . .. .. .. .. .. .. .
insegnanti che provengono dal campo della ricerca e insegnanti che hanno esperienza operative. Il Master, come prodotto didattico, si presta ad organizzare un percorso concentrato e rapidamente finalizzato ad uno sbocco lavorativo preciso». Quali sono le persone che hanno sviluppato il progetto? «Il progetto è stato concepito e sviluppato da un gruppo di lavoro in cui erano presenti per la Facoltà di economia Alessandro Arrighetti, professore ordinario di economia dello sviluppo, e Lucia Poletti e, per Etimos, Laura Foschi e Ilaria Urbinati». Quali sono le possibilità occupazionali che si aprono a chi completa il Master? | 42 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
VADEMECUM DEL MASTER
«Nella scelta di un percorso accademico, spesso ci si trova a seguire le proprie passioni, i propri ideali, a scapito delle possibilità di trovare rapidamente un lavoro, o diversamente a seguire le proprie convenienze lavorative, a scapito della mancanza di un profondo interesse in quello che si studia. Si tratta di un’alternativa rattristante. Il nostro percorso probabilmente esce da questo schema. Il Master in microcredito indubbiamente risponde agli interessi culturali ed anche agli ideali di diversi studenti ma, allo stesso tempo, consente di aprire precise prospettive di lavoro. Queste sono nel campo dell’iniziative finanziarie orientate in modo innovativo verso lo sviluppo, nei paesi più poveri ed anche in Italia. L’interesse verso il microcredito non è limitato al solo profilo teorico, ormai sono tante le iniziative lanciate o in corso di lancio e le occasioni di lavoro per persone formate in modo specifico in questo settore sono numerose. Il nostro Master risponde ad una precisa esigenza del mondo del lavoro, che ci è stata esplicitamente manifestata, e non abbiamo dubbi circa l’inserimento nel mondo del microcredito dei nostri studenti». Quali sono i requisiti per potersi iscrivere? «L’ordinamento universitario richiede che per partecipare ad un Master lo studente abbia già acquisito una laurea, che può essere quadriennale, secondo il vecchio ordinamento, o triennale, secondo il nuovo. Alcune lauree le consideriamo a priori coerenti con la finalità del Master; si tratta delle lauree in Economia, Giurisprudenza, Ingegneria gestionale, Scienze politiche; altre lauree verranno valutate caso per caso al fine di verificare una significativa attinenza del precedente percorso di studio con gli obiettivi che ci proponiamo. È evidente che il Master non ha una esclusiva finalità tecnica: fare microcredito non vuole dire calcolare tassi di interesse e sviluppare piani di ammortamento; il microcredito ha profili di tipo antropologico, culturale e di interazione personale che rendono accettabili percorsi di studio di provenienza assai vari». Quando partirà il Master? «Il Master prende avvio alla fine di ottobre. La domanda di partecipazione deve essere presentata entro il 30 settembre. Le selezioni sono previste il 6 ed il 7 ottobre. Le lezioni sono previste tutti i venerdì e sabato. Abbiamo preferito questa modalità in quanto abbiamo elementi per pensare che ciò favorisca lo studente che ha assunto altri impegni, dopo la sua laurea, e lo studente che non risiede a Parma e che deve ottimizzare gli spostamenti e la frequenza. Il corso, che si completa in 12 mesi, prevede uno stage finale». Un ultima domanda. Da esperto osservatore di questo settore cosa pensa del dibattito apertosi in Italia sull’ipotesi di regolamentazione dei prodotti etici? «Ritengo molto pericoloso il fatto che si possa ipotizzare che un qualche soggetto pubblico sia deputato a rilasciare il marchio di eticità ad un prodotto di investimento finanziario. Questa ipotesi apre un delicatissimo problema a monte: chi e come sarebbe in questa ipotesi abilitato a stabilire che cosa è etico e cosa no. L’affidamento ad un ente pubblico del ruolo di certificazione mi sembra veramente una scorciatoia sbagliata e pericolosa. Preferisco un eccesso di indeterminazione piuttosto che correre il rischio di determinare dei criteri ideologici».
Canary Wharf Station sulla Jubilee Line. La metropolitana di Londra, chiamata “The Underground” o più semplicemente “The Tube”, nel 2004 è stata utilizzata dai passeggeri per 976 milioni di corse. Il nome “The Tube”, (il tubo) deriva dalla forma dei suoi tunnel, a sezione circolare.
> The Global Powerhouse
.
Londra, 1999 |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 43 |
| bruttiecattivi |
Impresa sostenibile?
L’energivora Alcoa piace anche a Davos di Andrea Di Stefano
Ma dall’Amazzonia alla Sardegna, dal Texas al Suriname sono centinaia le comunità locali che hanno avuto a che fare con l’invadente e devastante presenza dell’Alcoa, primo produttore al mondo di alluminio, dissipatore di energia e inquinatore dell’aria, acqua e suolo al punto da essere sotto processo persino in Texas. Il gruppo Aluminum Company of America è da quattro anni membro del Dow Jones Sustainability Index e al Forum di Davos di inizio anno è stata anche eletta come una delle aziende più sostenibili al mondo insieme alla Toshiba e a Bp. Una scelta veramente discutibile e da discutere (così come quella del colosso britannico del petrolio sotto accusa persino dal Wall Street Journal e dal Financial Times per l’assenza di reali programmi ambientali e per il pesantissimo taglio agli investimenti nella sicurezza). La produzione di alluminio è indubbiamente difficile: la bauxite è il minerale base e deve il suo nome alla località di Les Baux, nella Francia meridionale, dove venne individuata per la prima volta nel 1821. La bauxite è sufficientemente ricca di ossido di alluminio, l’allumina, per permettere una produzione economica del metallo. Per ottenere il metallo dalla bauxite si utilizza come prima tappa il processo per estrarre dalla bauxite l’allumina, quindi il processo Hall-Jeroult, per produrre l’alluminio; in termini quantitativi, la produzione di 1 tonnellata di alluminio, richiede 2 tonnellate di allumina, ricavate da 4 tonnellate di bauxite. Poiché il processo di produzione di metallo primario è di tipo Ma i progetti che continua elettrolitico e richiede l’impiego di energia elettrica, le maggiori a sostenere sono concentrazioni e le maggiori capacità produttive sono localizzate devastanti per l’ambiente mentre gli impianti laddove sono disponibili risorse energetiche in abbondanza inquinano l’aria e il suolo ed a costi competitivi. Oppure dove, come nel caso islandese o amazzonico, è possibile costruire mega dighe artificiali in grado di fornire energia elettrica indispensabile per il processo produttivo che interessa all’Alcoa. Nel caso del Brasile la battaglia degli ambientalisti, almeno per ora, ha ottenuto i risultati auspicati. L’ipotesi di una grande centrale idroelettrica sul fiume brasiliano Araguaia sembra sia, infatti, sfumata. Il progetto era di un consorzio di imprese “energivore”: le brasiliane Companhia Vale do Rio Doce, Votorantim e Camargo Correa, l’americana Alcoa e l’anglo-australiana Bhp-Billiton. L’impianto di Santa Isabel avrebbe dovuto comportare investimenti per 800 milioni di dollari e divenire operativo dal 2009, con oltre mille megawatt di potenza. Dei 35 progetti approvati dal Brasile negli ultimi tre anni, questo sarebbe stato il più grande. L’opposizione degli ambientalisti per le drammatiche conseguenze (240 km quadrati sommersi, 6.800 abitanti da trasferire, siti archeologici perduti, la minaccia per i delfini di fiume, per le tartarughe e per altre specie animali) ha avuto la meglio: l’agenzia ambientale Ibama ha deciso che il fiume dovrà rimanere integro. Peraltro la disponibilità di energia elettrica in Brasile supera i consumi, anche se i soliti esperti ritengono importante che il Paese si prepari alle maggiori necessità di energia che verranno in seguito all’attesa crescita economica. Ai dubbi ambientali si sommano quelle relativi al conflitto d’interessi, prima durante e dopo la nomina dell’ex ceo dell’Alcoa come ministro del Tesoro del primo mandato di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti.
L’
DIARIO
ULTIMO IN ORDINE DI TEMPO, E RILEVANZA, È IL PROGETTO ISLANDESE.
.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 45 |
| inbreve |
| inbreve |
Il mercato dei servizi fa gola in Europa e al WTO >49 «Una liberalizzazione pericolosa anche per l’Italia» >50 Bolkestein e Doha Round due facce della stessa medaglia >52
internazionale ANCORA RIVELAZIONI SULL’11 SETTEMBRE
BRUTALE REPRESSIONE NELLE MALDIVE: GAYYOOM FA ARRESTARE CENTINAIA DI OPPOSITORI
SOSTEGNO CRESCENTE ALLA PROTESTA BOLIVIANA
BATTAGLIA ESTIVA CONTRO UNA MEGA DIGA IN ISLANDA
I SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO WAL-MART DECISE AZIONI DI LOTTA A PARTIRE DAL BRASILE
NUOVA FRENATA DELL’INDIA SULLE PRIVATIZZAZIONI
A metà del 2000, un’unità segreta del Pentagono, denominata Able danger, scoprì strani movimenti negli Usa di quattro arabi e sospettò che fossero uomini di Al Qaeda. Le leggi antiterrorismo dell’epoca impedirono ai militari di seguire una pista che poteva portare al piano dell’attacco all’America: i quattro erano tutti futuri kamikaze e tra loro c’era Mohammed Atta, il leader del commando dell’11 settembre. La rivelazione sul passo falso d’intelligence che avrebbe preceduto le stragi di New York e Washington arriva da Curt Weldon, un deputato repubblicano della Pennsylvania noto per le sue esternazioni. Weldon a giugno ne aveva parlato anche nell’aula della camera, al Congresso, ma in molti avevano pensato a una trovata pubblicitaria per spingere le vendite di un suo nuovo libro. Quando però il racconto di Weldon è stato avvalorato da un ex funzionario dell’intelligence militare, rimasto anonimo, il New York Times ha deciso di pubblicare la vicenda. Il tutto nonostante le riserve dei membri della disciolta commissione che ha indagato sull’11 settembre, che hanno detto di aver saputo dell’esistenza di Able danger, ma di non essere mai stati informati da nessuno del fatto che le spie del Pentagono avevano individuato quattro dei 19 terroristi kamikaze un anno prima del crollo delle Twin Towers.
Repressione sempre più brutale nel “paradiso” delle vacanze. Nella settimana di Ferragosto frequenti pacifiche manifestazioni di protesta sono state immediatamente disperse con la forza dai reparti speciali del governo del dittatore Maumoon Gayyoom. Il 12 agosto nella capitale era stata promossa una manifestazione per chiedere la liberazione di diversi esponenti dell’opposizione detenuti in modo completamente illegale dall’agosto dello scorso anno, quando analoghe manifestazioni per la democrazia furono represse nel sangue. La polizia è intervenuta disperdendo violentemente le manifestazioni e sono scattati poi decine di perquisizioni e arresti. In un primo tempo limitati alla capitale Malè, i raid sono avvenuti in diverse isole dell’arcipelago. «Dopo quattro giorni di proteste, è ora in corso una repressione brutale», ha detto Mohamed Latheef, portavoce del Partito democratico, che ha la propria base operativa nel vicino Sri Lanka. «Numerose persone sono state interrogate, picchiate e poi rilasciate», ha aggiunto Latheef, facendo riferimento a centinaia di fermi. Il governo di Malè ha confermato la detenzione di 130 persone, tra le quali anche il presidente del Partito democratico, Mohamed Nasheed. L’Asian Centre for Human Rights ha rivolto un appello pressante al governo indiano e alle Nazioni Unite perché vengano intensificate le pressioni sulla dittatura affinché Gayyoom lasci il potere che detiene in modo illegale da 25 anni e vengano promosse elezioni democratiche. L’ACHR chiede l’immediata liberazione degli attivisti dell’opposizione e del suo leader Mohamed Nasheed che dallo scorso 16 agosto avrebbe iniziato anche uno sciopero della fame.
Duecento delegati provenienti da diciassette paesi tra i quali Brasile, Perù, Paraguay, Argentina, Cile, Messico, Colombia, Venezuela, Usa, Spagna, Francia, Italia, Uk, Turchia e Bolivia, si sono riuniti dal 12 al 14 agosto per discutere delle iniziative transnazionali del movimento altermondialista. I delegati si sono suddivisi in quattro gruppi di lavoro: nazionalizzazione delle risorse petrolifere; difesa dell’ambiente e territorio; partecipazione politica della società civile; privatizzazioni. Ovviamente l’attenzione è stata catalizzata dal movimento popolare sempre più forte per la nazionalizzazione della risorsa gas in Bolivia. I delegati hanno deciso di costituire nuove forme di coordinamento, soprattutto alla luce degli interessi delle grandi compagnie petrolifere come la spagnola Repsol o la brasiliana Petrobas. Il 17 ottobre si svolgerà una manifestazione di protesta in contemporanea in tutti i 17 paesi interessati. L’obiettivo dell’incontro internazionale, promosso dalle principali organizzazioni sindacali boliviane, era di internazionalizzare l’azione di protesta popolare a sostegno della nazionalizzazione delle imprese energetiche del Paese. Nelle ultime settimane si è intensificata l’azione dei sindacati e delle organizzazioni sociali contro il saccheggio delle risorse locali.
Durante tutta l’estate un gruppo di ambientalisti, provenienti da diverse parti del mondo, ha organizzato nella piana antistante Kárahnjúkar, nell’Islanda orientale, una tendopoli per protestare contro la costruzione di un’immensa centrale idroelettrica. Il progetto, sostenuto dal governo, prevede la realizzazione di un articolato sistema di dighe che modificherà il corso di due fiumi della regione e porterà alla nascita di un bacino artificiale di grandi dimensioni La diga e la centrale idroelettrica permetteranno, secondo il Governo islandese, di raggiungere l’autosufficienza energetica dell’isola, ma portano con sé due tipi di problemi. Innanzitutto quello ambientale, dal momento che l’impatto di strutture come queste sarà fortissimo per zone ancora pressochè incontaminate. Inoltre, la facilità di ottenere energia comporterà l’inizio di una gara per approdare in Islanda e aprire fabbriche per l’estrazione d’allumino e di manganese, di cui il Paese è ricco. È già, infatti, in costruzione l’immenso stabilimento a Reydarfordur da parte dell’Alcoa, multinazionale con sede a Pittsbourg, per l’estrazione dell’alluminio e sono molto avanti le trattative della giunta comunale di Reykjanes con la brasiliana Companhia Vale do Rio Doce per la costruzione di fabbriche di manganese.
Dopo mesi di analisi e preparativi le organizzazioni sindacali sono in grado di lanciare il progetto Wal-Mart mentre si moltiplicano le class action per discriminazione sessuale promosse da lavoratrici donne contro il colosso della distribuzione. Lo hanno deciso a Chigaco nel corso della conferenza dell’Uni (Union network internatonal), una federazione con sede in Europa che rappresenta 15 milioni di lavoratori in 100 paesi. L’anno scorso i membri dell’Uni incaricati di lavorare al progetto Wal-Mart hanno tenuto degli incontri con i leader sindacali in Cina e si sono incontrati anche con le loro controparti in Russia, dove la Wal-Mart ha dichiarato di non avere attualmente progetti di apertura di negozi. La Wal-Mart, che impiega 1,6 milioni di lavoratori in tutto il mondo, è il primo gruppo della grande distribuzione organizzata al mondo ed è considerata una delle aziende con le peggiori condizioni salariali e di lavoro. La maggior parte dei suoi lavoratori (1,2 milioni) si trova negli Stati Uniti, dove la società ha finora opposto una feroce resistenza a qualunque tentativo di organizzazione sindacale, mentre i restanti dipendenti sono impiegati in Argentina, Brasile, Canada, Cina, Germania, Corea del Sud, Messico e Gran Bretagna. Alcuni dipendenti della Wal-Mart in Germania, Brasile e Argentina sono iscritti ai sindacati, ma solo laddove la società ha acquistato delle attività in cui un’organizzazione sindacale era già presente. La Uni non ha specificato a quali paesi sarà rivolta l’azione sindacale, ma ha riferito che si concentrerà su quei paesi con elevate percentuali di lavoratori sindacalizzati, fra i quali probabilmente figurerà il Brasile.
Il ministro delle finanze indiano, P. Chidambaram ha confermato il blocco dei piani di vendita delle partecipazioni strategiche in 13 società controllate dal governo. Il governo, ha spiegato il responsabile del dicastero economico, è ancora favorevole all’offerta di azioni attraverso il mercato come metodo per ridurre le proprie partecipazioni in alcune società statali, ma intende rivedere le procedure. Sinora si è infatti proceduto alla vendita di partecipazioni di maggioranza a un acquirente scelto tramite trattative private. La notizia fa seguito ai ritardi registrati nell’ambito di una proposta di vendita del 10% della quota del governo indiano nel produttore di impianti per la generazione di energia elettrica Bharat Heavy electricals. Il precedente governo, guidato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata, aveva promosso decisamente la privatizzazione attraverso la vendita di partecipazioni strategiche in società statali ottenendo, nell’anno fiscale 2003/2004, un introito di 155,47 milioni di rupie (pari a 3,58 miliardi di dollari). La nuova maggioranza che guida l’India, costituita da una coalizione tra il Partito del Congresso e formazioni minori di ispirazione comunista, ha deciso di rivedere completamente il piano di dismissioni.
| 46 | valori |
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 47 |
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
| Wto | internazionale |
Liberi tutti! I servizi fanno gola sulle sponde dell’Oceano Dalla direttiva Bolkestein, al vaglio del parlamento europeo, agli accordi Gats, in discussione da quattro anni al Wto, il punto di arrivo è uno solo: conquistare una fetta di una torta molto appetitosa, il mercato dei servizi
Vista della City dall’ascensore del “Lloyds Building”. I Lloyds di Londra sono il principale mercato assicurativo mondiale.
> The Global Powerhouse
Londra, 1999
| 48 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
P. VIROT / WHO
i trasporti, le telecomunicazioni, l’energia elettrica. Dal punto di vista di noi utenti sono servizi, più o meno essenziali, di cui usufruiamo quotidianamente. Dal punto di vista delle imprese che li erogano sono una miniera d’oro, il cuore deldi Elisabetta Tramonto l’economia presente e futura. Il settore dei servizi è in continua crescita. Oggi rappresenta circa il 60% dell’economia mondiale e dà lavoro al 30% degli occupati nel mondo. Un boccone prelibato per le multinazionali europee e statunitensi leader nei settori dei trasporti, dell’energia elettrica, delle telecomunicazioni e che ambiscono ad allargare i propri orizzonti puntando su nuovi mercati. Proprio l’apertura del mercato dei servizi è al centro dell’attenzione sia nell’Unione euDonne e bambini trasportano acqua ropea, con una direttiva al vaglio del parlamento che propone la creazione di un mercato nelle vicinanze di Alem Kitmama, unico dei servizi in Europa, sia tra le mura del Wto, l’organizzazione mondiale per il coma Nord Est di Addis-Ababa. Etiopia, 2002 mercio, dove da quattro anni Paesi ricchi e poveri si scontrano sul tema della liberalizzazione dei servizi. Un tema delicato perché molti di questi servizi permettono di soddisfare bisogni primari, o comunque importanti per la rebbero le multinazionali europee e statunitensi leader mondiali nel vita dell’uomo, come bere, ottenere cure mediche, riscaldarsi, muosettore dei servizi. Queste potrebbero infatti sfruttare conoscenze e versi, comunicare, imparare. Europa e Stati Uniti vorrebbero darli in pacompetenze già acquisite per espandere il propri mercati. Ma i pericosto al libero mercato. Chi ci guadagnerebbe? Sicuramente le imprese li maggiori gravano sulle popolazioni, in particolare quelle più povere, che erogano i servizi, che avrebbero nuovi mercati da conquistare. Seche non avrebbero più alcuna garanzia di poter accedere liberamente condo alcuni anche i consumatori, perché in teoria più concorrenza a servizi spesso fondamentali come l’acqua e la sanità. dovrebbe portare a un calo dei prezzi e a un miglioramento della qualità. Sarà vero? Di fatto la posta in gioco è alta e l’esperienza finora semL’acqua e la sete di profitto bra dimostrare il contrario. Emblematico il caso di un bene primario come l’acqua. Nella maggior parte dei paesi sviluppati è gestita dal settore pubblico: negli Stati Uniti, in Giappone, in Germania, Svezia, Olanda. Se il Wto approvasse la Muro contro muro al Wto liberalizzazione di tutti i servizi, anche l’erogazione di acqua potrebbe Un punto d’incontro tra i membri del Wto in tema di servizi appare essere privatizzata, in qualsiasi Paese. Le tariffe sarebbero stabilite da ancora lontano. Da quattro anni i membri dell’organizzazione monimprese private sulla base della legge della domanda e dell’offerta. L’acdiale per i commercio discutono dei nuovi accordi per regolare il mercesso a un bene fondamentale come l’acqua potrebbe addirittura essecato internazionale dei servizi, il Gats, senza trovare un accordo. Per ora re negato a chi non potesse permettersela. Tutto si riduce a una quesolo un gruppo ristretto di servizi è regolato dal Gats ed è quindi pristione di profitto. Il mercato idrico mondiale vale circa 800 miliardi di vatizzabile. Ma Europa e Stati Uniti vorrebbero che il maggior numero dollari all’anno. Solo il 5% di questa enorme somma attualmente è nelpossibile di servizi nel maggior numero possibile di Stati siano liberale mani del settore privato. Da qui si comprende l’insistenza con cui le lizzati. I Paesi in via di sviluppo si oppongono. Facile comprendere il multinazionali europee e statunitensi chiedono al Wto la liberalizzaperché. Liberalizzare i servizi significherebbe permetterne la privatizzione dell’oro blu. Le maggiori pressioni in Europa arrivano dalla Franzazione. Anche servizi di utilità sociale che oggi sono gestiti a livello cia, dove hanno sede colossi dell’acqua come Vivendi e Suez, e dalla statale finirebbero sul libero mercato, diventando nuovi settori da conGermania, che difende gli interessi della Rwe. Se l’acqua dei Paesi in via quistare per le imprese internazionali. Peccato che ad approfittarne sa-
L’
ISTRUZIONE, LA SANITÀ, L’EROGAZIONE DELL’ACQUA,
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 49 |
| internazionale |
ESCE SUPACHAI ENTRA LAMY CAMBIO AL VERTICE DEL WTO PASCAL LAMY, francese, 58 anni, socialista, ex commissario europeo al commercio nella commissione Prodi. Dal primo settembre è il nuovo direttore generale del Wto. «È l’uomo che gli altermondialisti detestano» così lo definiscono proprio gli “altermondialisti” di Attac sul loro sito Internet. La cattiva fama di Lamy risale al 2003 quando, alla conferenza ministeriale di Cancun in Messico, difese con i denti la liberalizzazione dei mercati pubblici e degli investimenti, anche nei Paesi poveri. Proprio a lui adesso toccherà il compito di sbloccare i negoziati del Doha Round.
di sviluppo finisse nelle loro mani, molto probabilmente le tariffe spiccherebbero il volo. È successo in Bolivia nel 2000. Il governo decise di privatizzare la gestione idrica di Cochabamba, la terza città del paese, e firmò un contratto per 40 anni con la multinazionale statunitense Bechtel. In pochi mesi le bollette dell’acqua aumentarono del 300%, scatenando la “prima guerra dell’acqua”. Oltre centomila persone marciarono nel centro di Cochabamba, ci furono scontri e feriti. Alla fine il governo fu costretto a cedere e rescisse il contratto con la Bechtel. Un lieto fine impensabile se la privatizzazione dell’erogazione di acqua fosse stata sancita dal Wto. Le norme fissate dall’organizzazione mondiale per il commercio, infatti, sono scolpite nella pietra. Una volta emanate, non sono più modificabili e violarle comporta conseguenze gravissime. La Bechtel ha avviato un’azione legale contro il governo boliviano, ma fronteggiare una multinazionale è cosa ben diversa rispetto a dover affrontare il Wto. Quest’anno in Bolivia la storia si è ripetuta. Un nuovo contratto di gestione dei servizi idrici e fognari di due città boliviane, El Alto e La Paz, concesso a un’altra multinazionale: Aguas de Illimani, appartenente al gruppo francese dell’acqua Suez. E la Bolivia non è certo l’unico Stato ad aver pagato le conseguenze della privatizzazione dell’acqua. Un altro caso limite è l’Indonesia, dove l’acqua è una risorsa critica. Quando c’è, durante la stagione delle piogge, porta inondazioni e malattie; quando non c’è durante la stagione secca, la gente muore di sete. Il governo ha pensato bene di cedere ai privati il
settore idrico, rilasciando concessioni a multinazionali come la Danone e la Coca Cola. Milioni di litri d’acqua sono così pompati dalle falde per essere venduti in bottiglia. Oggi in Indonesia un litro di acqua imbottigliata può arrivare a costare più di un litro di gasolio. La gente non ha i soldi per acquistarla e muore di sete.
Abbattere le barriere nell’Ue
Ormai da più di un anno il tema dei servizi è entrato anche nell’agenda dell’Unione europea. La direttiva Bolkestein presentata dalla Commissione europea mira alla creazione di un mercato unico dei servizi in Europa, dove qualsiasi impresa dell’Ue possa erogare servizi in uno degli altri 25 Paesi membri senza incontrare alcun ostacolo. Un’iniziativa che, nelle finalità dichiarate dalla commissione europea, dovrebbe permettere di aumentare la concorrenza nell’Ue per “ampliare la scelta, migliorare la qualità e ridurre i prezzi per i consumatori”. Questi gli obiettivi indicati nella presentazione iniziale della direttiva, oltre che “incoraggiare l'innovazione, migliorare la competitività e creare posti di lavoro di alta qualità nel settore”. “Peccato che in molti casi quegli ostacoli che la direttiva si prefigge di rimuovere non siano altro che vincoli introdotti dai diversi Stati a tutela dei lavoratori, dell’ambiente o della qualità del servizio” sottolinea Antonio Tricarico. Ma il cuore della direttiva Bolkestein, il principale fattore di rischio, è il principio del Paese d’origine, secondo cui un’impresa, ovunque eroghi i propri servizi, dovrà rispondere esclusivamente alla legge del Paese in cui ha sede. I problemi nascono quando nei diversi Paesi coinvolti vigono differenti normative con differenti livelli di tutela. È il caso dei nuovi membri dell’Unione europea. I Paesi dell’ex blocco sovietico non hanno ancora armonizzato la propria legislazione interna con quelle degli altri paesi europei. In molti casi sono quasi assenti diritti dei lavoratori, tutela dell’ambiente, standard qualitativi. Ci si troverebbe, ad esempio, a dover applicare la normativa polacca a un impresa che fornisce servizi sanitari in Italia le conseguenze sarebbero disastrose. Ma le pressioni da parte delle multinazionali dei servizi sulla commissione europea sono fortissime.. Sono in molti a ritenere che la direttiva Bolkestein non sia altro che un passo sul cammino del Gats.
La liberalizzazione dei servizi: il gioco in cui guadagna chi è già forte e perde chi è fragile, con un’attenta selezione dei servizi da privatizzare
L’
| 50 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
I PRINCIPALI ACCORDI ALLA BASE DEL WTO (WORLD TRADE ORGANIZATION) SONO: il NAMA (Non Agricultural Market Access), che regola la circolazione e le tariffe delle merci non agricole, quindi prodotti industriali, ma anche derivati dell’industria estrattiva, mineraria, del legname e della pesca; l’AoA (Agreement on Agriculture), che regola il commercio dei prodotti agricoli; il GATS (General Agreement on Trade in Service), che regola il mercato dei servizi; il TRIPs (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights), che regola la circolazione internazionale delle proprietà intellettuali (brevetti, diritti d’autore, ecc). Al momento sono ancora in vigore gli accordi definiti tra il 1986 e il 1994, durante il primo ciclo di negoziati chiamato Uruguay round, che ha dato vita allo stesso Wto. Nel 2001 è iniziato un nuovo ciclo di negoziati, il cosiddetto Doha round, con lo scopo di rivedere gli accordi in vigore verso una sempre maggiore liberalizzazione del commercio internazionale. I negoziati sono tuttora in corso e da quattro anni i 148 membri del Wto non riescono a trovare un accordo.
. . . .
A CHE PUNTO SIAMO? Dopo Doha nel 2001, i negoziati sono continuati: al vertice di Cancun nel 2003, dove la trattativa si è interrotta, a Ginevra a luglio del 2004 in un consiglio generale, che ha dato il via alla ripresa dei negoziati, lo scorso luglio sempre in un consiglio generale a Ginevra. Ancora una volta non si è trovato un accordo. Il prossimo appuntamento è fissato per il 19 e il 20 ottobre a Ginevra, poi sarà la volta dell’assemblea ministeriale di Hong Kong dal 13 al 18 dicembre. Ma neanche il quell’occasione si arriverà una conclusione del Doha round. La data ultima dovrebbe essere dicembre 2006.
.. . ..
TRE QUESTIONI IRRISOLTE L’abolizione dei sussidi all’agricoltura. Questo è il nodo cruciale che sta impedendo la conclusione dei negoziati al Wto. Europa e Stati Uniti stanziano ogni anno cospicue somme a sostegno delle rispettive produzioni agricole (18 miliardi di dollari gli Usa nel 2003), distorcendo i mercati. Grazie ai sussidi governativi, infatti, i prodotti agricoli europei e statunitensi arrivano sul mercato con prezzi molto più bassi rispetto a quelli dei Paesi in via di sviluppo. I Paesi del Sud del mondo chiedono quindi l’eliminazione dei sussidi all’agricoltura, ma Europa e Stati Uniti non cedono e continuano a rimbalzarsi le responsabilità. Negli ultimi incontri l’UE si è detta pronta a negoziare una data per la fine dei sussidi, ma chiede un impegno analogo da parte degli Usa. L’abbassamento, se non l’azzeramento, delle tariffe doganali dei prodotti industriali. Al momento le tariffe che regolano la circolazione internazionale delle merci variano da Paese a Paese: sono più alte nel Sud del mondo e più contenute in Europa e Stati Uniti. Lo scopo è proteggere le economie, ancora deboli, dei Paesi in via di sviluppo. Gli Usa chiedono l’azzeramento dei dazi doganali per tutti i prodotti. Se ciò accadesse le imprese dei Pvs potrebbero non sopportare la concorrenza delle multinazionali occidentali. L’ampliamento della lista dei servizi da liberalizzare. Oggi solo un gruppo ristretto di servizi è regolato dal Gats. La proposta di Europa e Stati Uniti, osteggiata dai Paesi in via di sviluppo, amplia la liberalizzazione anche a servizi essenziali come sanità, istruzione, erogazione di acqua e energia, trasporti. La definizione dei servizi da includere nel nuovo Gats sarà frutto di una contrattazione: ciascun Paese dovrà presentare una lista dei servizi che si offre di mettere sul mercato e di quelli per cui chiede la liberalizzazione in altri Stati. L’Europa ha già presentato il proprio pacchetto di richieste e offerte a un centinaio di Stati. 20 Paesi in via di sviluppo non hanno ancora presentato le loro offerte. Europa e Usa si lamentano per la scarsa qualità delle offerte.
.
Rischi anche per l’Italia da una liberalizzazione UNIONE EUROPEA, CON LA DIRETTIVA BOLKESTEIN, e il Wto, con le nuove proposte del Gats, mirano a creare un mercato dei servizi più libero e quindi più competitivo, promettendo vantaggi per le imprese e per i consumatori. Ma immettere i servizi sul libero mercato porta effettivamente benefici? «In teoria sì, ma la realtà è diversa. Secondo la teoria economica, infatti, un aumento della libertà genera maggiore con-
NUOVI ACCORDI PER IL WTO, UNA META ANCORA LONTANA
correnza, tra le imprese e tra i Paesi, e quindi un miglioramento della qualità, una riduzione dei prezzi e una maggiore possibilità di scelta per i consumatori. Ma questo vale solo se si riescono a creare condizioni di concorrenza perfetta. Cosa impossibile nella realtà. Troppe sono le differenze tra i Paesi coinvolti: tra i vecchi e i nuovi membri dell’Unione europea, tra il Nord e il Sud del mondo. I vantaggi della libera-
senza limiti potrebbe anche portare benefici. È l’opinione di Gilberto Antonelli, professore di Economia Politica all’Università di Bologna. lizzazione sono tutt’altro che scontati e i rischi sono molti». A quali rischi si riferisce? «Per quanto riguarda la direttiva Bolkestein nei paesi di nuova adesione all’Ue lo Stato sociale non è sviluppato, manca quindi una vasta serie di tutele sociali, ambientali, del lavoro. Il rischio è che creando un unico mercato dei servizi si faccia leva sulla
norme più deboli di Paesi come la Polonia per aggirare le rigidità presenti nel mercato del lavoro degli altri Paesi europei come l’Italia o la Francia. In realtà queste rigidità non sono altro che forme di tutela dei lavoratori e dell’ambiente. Non bisogna però neanche condannare a priori ogni forma di flessibilità, anzi. La crescita economica si ottiene solo con l’integrazione e il rinnovamento, anche nel settore dei servizi che oggi è il fulcro |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 51 |
| internazionale |
| internazionale |
dell’economia mondiale. La possibilità per le imprese di fornire servizi in qualsiasi Stato membro dell’Ue è fondamentale per garantire una crescita economica. D’altra parte però bisogna considerare la tipologia di attività a cui ci riferiamo. Siamo di fronte ad ambiti molto diversi, dai servizi di pubblica utilità come elettricità acqua e gas, ai sevizi alla persona, ai servizi professionali, allo sport, alla scuola e alla salute. Il limite maggiore che vedo nella direttiva Bolkestein è questo approccio orizzontale che vuole sottoporre tutti i settori dei servizi alle stesse regole». Quale sarebbe un’alternativa ragionevole? «Distinguere tra un settore e l’altro. I servizi finanziari e le telecomunicazioni, ad esempio, sono esclusi dalla direttiva Bolkestein. I primi esplicitamente, i secondi, di fatto, in funzione del-
le regolamentazioni di settore. Credo che trattarli separatamente sia corretto. Necessitano una regolamentazione ad hoc. Ma lo stesso ragionamento vale anche per gli altri settori. Ci sono servizi a cui la privatizzazione farebbe bene, altri invece per i quali un processo di liberalizzazione provocherebbe danni enormi». Quali sono i servizi a cui la liberalizzazione farebbe bene e quelli invece che dovrebbero essere esclusi dalla direttiva Bolkestein e dal Gats? «Per settori dove vigono monopoli o forti posizioni dominanti, la privatizzazione potrebbe portare dei benefici. Dovrebbero quindi essere inseriti nell’elenco dei servizi da liberalizzare il settore turistico, i servizi di consulenza manageriale e gestionale, le professioni liberali come ad esempio l’avvocato, le
agenzie di lavoro interinale e i servizi di assunzione, la distribuzione, il settore immobiliare. Dovrebbero invece essere esclusi dal processo di liberalizzazione settori sensibili da punto di vista sociale come l’elettricità, l’erogazione dell’acqua, la scuola, la sanità e tutti i settori in cui non c’è un vero e proprio mercato, ma dove le eventuali inefficienze non possono essere eliminate con un processo di liberalizzazione». Chi vince e chi perde dalla liberalizzazione del mercato dei servizi? «Semplificando si può dire che è un gioco in cui guadagna chi è già forte e perde chi è fragile. E purtroppo in quest’ultimo gruppo ci sarebbe anche l’Italia. A guadagnare sarebbero i Paesi che hanno già una solida capacità produttiva, un elevato po-
tenziale di crescita e dove il settore dei servizi è più sviluppato. Questi Paesi potrebbero sfruttare le nuove opportunità di mercato che si genererebbero dalla liberalizzazione del settore dei servizi. Prevedo invece solo svantaggi per chi questo elevato potenziale di crescita al momento non ce l’ha, come i Paesi di nuova adesione all’Europa, i Paesi in via di sviluppo e purtroppo anche l’Italia, che è sempre molto fragile, a metà di un processo di trasformazione che non finisce mai. Prevedo problemi per i lavoratori, lo dimostra anche il fatto che le organizzazioni sindacali non sono state coinvolte nel processo di costruzione della direttiva Bolkestein. Prevedo problemi nell’affermazione di una responsabilità sociale d’impresa. La spinta alla realizzazione dei bilanci sociali potrebbe essere contenuta da questa tendenza liberalizzatrice».
.
Direttiva Bolkestein: vince chi offre meno tutele L’obiettivo è uno solo: conquistare il mercato dei servizi. Vincono le multinazionali. Perdono i Paesi poveri, i lavoratori e l’ambiente». della direttiva Bolkestein? «Creare un mercato unico dei servizi in Europa. Questo, nelle intenzioni dichiarate dalla direttiva, permetterebbe di aumentare la concorrenza tra le imprese europee, creando condizioni migliori per i consumatori in termini di prezzi più bassi e qualità più alta. Nel breve termine è possibile che ciò avvenga, ma si tratterebbe di benefici temporanei che scomparirebbero presto e che comunque andrebbero a discapito di fattori come la qualità del servizio, la tutela ambientale e i diritti dei lavoratori, che sarebbero completamente calpestati. La direttiva Bolkestein introduce elementi molto pericolosi, che innescano una gara al ribasso».
Q
UAL’È LO SCOPO
Quali sono questi elementi pericolosi introdotti dalla direttiva Bolkestein? «L’Unione Europea finora ha sempre operato seguendo un principio di armonizzazione, prendendo il meglio delle diverse legislazioni nazionali. La direttiva Bolkestein invece innesca una corsa a trovare il Paese con la legislazione sociale e ambientale più debole. La direttiva introduce il “principio del Paese d’origine” secondo cui un’azienda che eroga una servizio in qualsiasi Paese dell’Ue è sottoposta unicamente alla legislazione del Paese dove ha sede. Quindi un’azienda lituana, ad esempio, potrebbe venire a vendere i propri servizi in Italia dovendo rispettare unicamente la legislazione lituana. Peccato che in Lituania e negli altri Paesi dell’Europa dell’Est sono quasi assenti le tutele dei lavoratori e le norme a salvaguardia dell’ambiente. Diversa anche la normativa fiscale. Quale incentivo migliore per un’impresa italiana a creare società fantoccio in un Paese dell’Est Europa, per usufruire di minori tutele del lavoro e dell’ambiente, e poi erogare i servizi in Italia? In più l’attuale proposta prevede che in caso di infrazioni o di torti subiti sul luogo di lavoro, il lavoratore dovrebbe rivolgersi agli ispettori del lavoro del Paese dove l’azienda ha la sede sociale. Diventerebbe quindi impossibile qualsiasi controllo sugli standard sociali, ambientali e sui diritti del lavoro. Verrebbe così creato un mercato unico da un punto di vista | 52 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
economico, finanziario e commerciale senza che sia stata fatta la stessa cosa sul fronte dei diritti». Chi guadagnerebbe e chi perderebbe quindi dal via libera alla direttiva Bolkenstein? «I primi a pagare sarebbero sicuramente i lavoratori, che vedrebbero ridotti o addirittura cancellati i propri diritti, poi toccherebbe ai consumatori, che si troverebbero di fronte a uno standard qualitativo inferiore. A vincere sarebbero solo le grandi multinazionali che operano nel settore dei servizi, che potrebbero delocalizzare le loro attività nei Paesi a basso costo del lavoro e a bassa tutela ambientale e sociale. Il settore dei servizi rappresenta una miniera d’oro per le multinazionali dei servizi europee, soprattutto tedesche, francesi e britanniche. A spingere per l’approvazione della direttiva sono proprio le potenti lobby europee dei servizi, primo fra tutti lo European services forum. Le pressioni per la liberalizzazione del mercato dell’acqua sono arrivate dalla Francia, dove operano colossi come Lyonnaise des eaux e Vivendi». Perché la commissione europea sta spingendo la direttiva Bolkenstein? «Un mercato unico dei servizi in Europa servirebbe da palestra per le imprese europee, in modo che diventino più competitive in casa per poi reggere meglio la competizione dei giganti americani o del Sud-Eest asiatico sul mercato internazionale. Il via libera alla direttiva Bolkestein sarebbe solo un primo passo verso la liberalizzazione del mercato internazionale dei servizi, in discussione al Wto. Una volta creato un mercato unico dei servizi in Europa, la Commissione europea potrebbe presentarsi al Wto con un potere maggiore e sarebbe in grado di mettere sul piatto dei negoziati un unico mercato europeo dei servizi». Direttiva Bolkestein e Gats sono dunque le due facce di una sola medaglia? «Hanno moltissimi punti in comune. Entrambi mirano a una com-
Andrea Baranes, della Campagna per la riforma della Banca Mondiale, analizza il tentativo di liberalizzare i servizi in Europa e al Wto. pleta liberalizzazione del settore dei servizi che da beni essenziali vengono trasformati in merci. Servizi come i trasporti, l’istruzione, la gestione dell’acqua diventano solo fonte di ipotetici vantaggi commerciali e finanziari. Con l’approvazione del Gats e la liberalizzazione del mercato internazionale dei servizi a pagare le conseguenze sarebbero i Paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli che non hanno una loro industria dei servizi. Sarebbero in balia delle multinazionali che si impossesserebbero di interi settori economici nei Paesi poveri, creando degli oligopoli e imponendo i loro prezzi anche per servizi essenziali come l’energia e l’acqua. Lo abbiamo visto in Bolivia e in molti altri
casi. Quando c’è stata la privatizzazione dei servizi idrici i prezzi sono aumentati, l’acqua arrivava solo nelle fasce urbane più ricche e gli standard qualitativi erano decisamente inferiori». L’Italia ha forti interessi nel settore dei servizi? «Il ministero del commercio con l’estero ha sollecitato le imprese a indicare che cosa vogliono ottenere nei negoziati del Gats al tavolo del Wto. Gli unici ad aver risposto sono Enel, Acea, Poste italiane ed Eni, interessate alla liberalizzazione dei rispettivi settori. L’Italia è un paese dove le grandi multinazionali si contano sulla punta delle dita».
Guida internazionale alle professioni e al lavoro nel non profit di Macro Crescenzi, Elena Bonacini, Asvi pp. 384 - euro 25,00
Impegni di giustizia Guida del mondo Il mondo visto dal Sud 2005/2006 pp. 624 - euro 39,00 Editrice Missionaria Italiana
Rapporto sul debito 2000/2005 Fondazione Giustizia e Solidarietà pp. 320 - euro 14,00
.
Terra è libertà! La questione agraria in America Latina di Luca Martinelli, Annalisa Messina pp. 160 - euro 9,00
Migrantemente Il popolo invisibile prende la parola di Sabatino Annecchiarico pp. 192 - euro 10,00
Editrice Missionaria Italiana
RICHIEDERE NELLE MIGLIORI LIBRERIE O DIRETTAMENTE ALL’EDITORE: ordini@emi.it - www.emi.it - tel. 051326027
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
| macroscopio |
Politica e ambiente
Un silenzio assordante di Walter Ganapini
PROTOCOLLO DI KYOTO e ad altrettanto pochi mesi da una competizione elettorale cruciale alla luce della percezione diffusa di declino del paese, in Italia si registri l’assordante assenza dal dibattito politico di qualsivoglia riflessione su strategie ed azioni per uno sviluppo di qualità sul piano ambientale, altrove ovunque percepito nella sua valenza intrinseca anche di fattore competitivo sui mercati globali. Questo silenzio assordante fa il paio con un vuoto informativo che deve preoccupare. Un esempio per tutti: non una riga è stata spesa, da noi, per la notizia (che ha avuto spazio su ogni giornale europeo) che la produzione cerealicola nel territorio dell’Unione ha subito nel 2005 un calo del 10%, da tutti messo in connessione con gli effetti del cambiamento climatico globale in atto. Solo qualche giornale locale ha riferito dei cali produttivi nostrani per rilanciare le rituali richieste di sussidi e risarcimenti. Molto spazio, però, è stato dedicato a trapianti non di vegetali, ma di bulbi piliferi! Ancora, è solo grazie ad uno studio di matrice sindacale che qualche riga è stata spesa per denunciare il colabrodo degli acquedotti italiani che disperdono il prezioso bene comune acqua Molto spazio alle non notizie in una quota che varia dal 30-35% dell’area padana o al dibattito sul Ponte all’oltre 55-60% nel Mezzogiorno, grazie alla sullo Stretto. Ma le vere pluridecennale assenza di una qualunque politica tematiche ambientali, anche nelle loro opportunità di manutenzione di tali infrastrutture critiche ed allo di sviluppo, sono dimenticate svuotamento in fase attuativa di strumenti normativi esistenti, dalla Legge Galli in poi. L’allarme circa gli acquedotti può essere esteso alle reti fognarie ed alla depurazione dei reflui, ma noi dibattiamo di Ponte sullo Stretto, non della straordinaria occasione di sviluppo qualificato e dell’altrettanto qualificata occupazione che una strategia di manutenzione consentirebbe di rendere immediatamente concreta. In tema di rifiuti oscilliamo tra la preparazione della nuova grande emergenza campana, che accompagnerà l’uscita di scena da quella realtà della FIBE, società del Gruppo Impregilo, alla contestuale richiesta di ricorrere alla meno europea delle opzioni, il vecchio incenerimento che tanto contribuisce ad inquinare l’aria che respiriamo. Parallelamente, in materia di energia, ottiene l’onore delle cronache solo l’arrembante richiesta di un ritorno al nucleare, del tutto immotivata sul piano delle convenienze economiche (fatte salve quelle dei proponenti e dei loro sponsors) oltrechè di quelle ambientali. Riusciamo poi nel miracolo di vedere l’unica contraddizione, sempre in tema di energia, aprirsi in campo ambientalista a proposito del cruciale contributo che l’energia del vento potrebbe dare all’attuazione delle previsioni del Protocollo di Kyoto anche nel nostro paese. Ciò che sconforta è che l’assordante silenzio veda ampiamente coinvolto anche l’ambito culturale e politico che si candida a riprendere la guida del paese.
C
OLPISCE CHE, A POCHI MESI DALL’ENTRATA IN VIGORE DEL
La capitale inglese ha oltre sette milioni di abitanti, undici contando l’area metropolitana. Il Pil pro capite è di 22.800 dollari anno. Il tasso di disoccupazione in Inghilterra è del 2,8%. Nel settore finanziario sono tuttavia stati frequenti negli anni recenti licenziamenti e ricollocamenti.
> The Global Powerhouse
.
| 54 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
Londra, 1999 |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 55 |
| inbreve |
| inbreve |
«Il microcredito non solo contro la povertà» >58 Finanziare iniziative valutando l’impatto umano ed etico >62
economiasolidale UN SOSTEGNO PER GARANTIRE LA CIGS AI LAVORATORI
UN OSTELLO SUL LIDO DI OSTIA GESTITO DA UNA COOP DI EX CASSAINTEGRATI PER CONTO DEL CAMPIDOGLIO
CASA SEMPRE PIÙ DIFFICILE PER ITALIANI E STRANIERI
DALLE ACLI UNA RICERCA SUI CONSUMI RESPONSABILI
IN UNO STUDIO SUL MICROCREDITO IN ITALIA LA PRIMA ANALISI DEL FENOMENO
UN SOFTWARE DI GESTIONE PER IL CREDITO SOCIALE
Undici comuni della cintura ovest torinese hanno avviato un progetto per anticipare la Cassa integrazione straordinaria ai lavoratori in difficoltà. I comuni sono riuniti da alcuni anni nel “Patto Territoriale della zona ovest di Torino”, accordo tra enti, parti sociali ed economiche per promuovere lo sviluppo locale e attuare interventi e idee progettuali che nascono dal basso e rispondono realmente ai bisogni del territorio. Questi comuni hanno stabilito di anticipare ai propri cittadini, occupati in aziende fallite o sottoposte a liquidazione coatta, il trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria. Nel quadro di una congiuntura economica complessa, infatti, non è eccezionale il caso di aziende i cui lavoratori maturino, a seguito di crisi produttive, il diritto ai benefici della Cigs. La situazione è particolarmente grave in caso di liquidazione coatta amministrativa, dove lavoratori che già da mesi non percepiscono regolare retribuzione non possono beneficiare del Trattamento di Fine Rapporto. Si tratta di persone che pur vantando crediti legittimi nei confronti dell’azienda fallita, versano in una situazione di assoluto bisogno dal punto di vista della disponibilità finanziaria. Se l’azienda è fallita o sottoposta a liquidazione coatta amministrativa, questa prassi non è attuabile, e i lavoratori rimangono anche diversi mesi senza alcun reddito.
Un ostello sul litorale romano gestito da una cooperativa di ex cassaintegrati Valtur: si tratta dell'ex colonia Vittorio Emanuele III di Ostia, sito sul lungomare Paolo Toscanelli. Il grande stabile, attualmente occupato da famiglie senza casa, sarà preso in consegna dalla cooperativa Verderame, composta da ex lavoratori della Valtur in mobilità, che lo gestirà per conto del comune di Roma, con l’impegno, dopo la necessaria ristrutturazione, di adibirlo a ostello. La struttura sarà composta da 32 stanze, sale d’intrattenimento e ristorazione. L’apertura è prevista per il prossimo Natale. «La struttura dell’ex colonia Vittorio Emanuele III di Ostia torna alla città e al suo litorale. Si tratta di un momento importante nel progetto di valorizzazione di cui abbiamo disegnato i contorni nel recente convegno sul Lido di Roma nel 2015», ha commentato il sindaco di Roma, Walter Veltroni. «Le famiglie senza casa che avevano cercato una soluzione nella grande struttura saranno sistemate, con il loro pieno accordo, in alloggi certamente più appropriati e più dignitosi e questo è già un motivo di grande soddisfazione, che testimonia ancora una volta la sensibilità, l’attenzione e lo spirito di solidarietà sociale che ispira il nostro lavoro di amministratori. Nello stesso tempo», ha aggiunto Veltroni, «si potrà dar corso all’assegnazione di una parte importante dell’ex colonia alla cooperativa Verderame che attrezzeranno un ostello per la gioventù in grado di accogliere tra 140 e 150 persone. D’intesa con i soci della cooperativa, lavoreremo perché questa struttura ricettiva, fondamentale tanto per il litorale che per tutta l’intera città, sia pronta e disponibile già dalla prossima estate. Ancora una volta attenzione alle ragioni sociali e promozione delle potenzialità turistiche del litorale romano si legano e si intrecciano», ha concluso il sindaco di Roma, «nello spirito delle iniziative già portate a compimento, come la biblioteca Elsa Morante e il Teatro del Lido».
Il rallentamento economico sta cambiando le tendenze e le scelte anche nel mercato immobiliare, sia per quel che riguarda gli italiani che gli immigrati. Lo hanno constatato gli operatori dell’Agenzia Sociale per la Casa, il servizio di accompagnamento sociale all’affitto e all’acquisto abitativo voluto dalla Caritas diocesana vicentina e che ha maturato un’attenzione particolare alle persone immigrate. L’Agenzia, che conta cinque sportelli nel vicentino ha rilevato infatti che nell’ultimo anno si fatica di più a comprare casa, per la maggiore fragilità dei rapporti di lavoro, la maggior prudenza delle banche nel concedere mutui, per i prezzi delle abitazioni, che non diminuiscono. «Abbiamo anche constatato un aumento delle richieste di aiuto nell’orientamento e nelle pratiche di accompagnamento socioamministrativo da parte di famiglie italiane e una crescita dei casi di conflittualità fra vicini di diverse culture che ci sembra dia conto di una maggiore difficoltà di convivenza ed evidenzia la necessità di nuovi strumenti per le politiche abitative» spiegano all’Agenzia. Nata nel 2001, l’Agenzia Sociale per la Casa è un progetto promosso dalla Caritas diocesana attraverso il suo braccio operativo Diakonia Onlus, in collaborazione con una pluralità di attori sociali del territorio, e da quest anno gode del contributo della Camera di Commercio di Vicenza.
Le Acli nazionali e l’IREF (Istituto di ricerche educative e formative) hanno presentato una ricerca sul consumo responsabile. L’analisi ha preso in considerazione il consumo critico, il commercio equo e solidale, la finanza etica e forme partecipate di acquisto solidale. La ricerca, commissionata dalla Fondazione Cariplo, è stata condotta su un campione qualificato ed ha riguardato le pratiche ed i valori assegnati al consumo oltre agli orientamenti sociali e alle valutazioni sul quadro economico complessivo, al fine di fare una valutazione sulla correlazione tra la formazione sociale e politica, le abitudini quotidiane e la propensione ad una scelta etica degli acquisti. Un terzo degli intervistati ha dimostrato conoscenza ed interesse verso la valutazione etica degli acquisti, con un indirizzamento verso le botteghe del commercio equo e solidale. Un dato in forte crescita è rappresentato dalla scelta di stili di vita maggiormente sobri, un fenomeno valutabile sia come conseguenza dell’aumento dei costi di vita sia come rifiuto di un sistema che crea un legame costante tra aumento dei costi e necessità di sopperirvi per mantenere stili di vita abitudinari. Circa un terzo dei “consumatori responsabili” attua pratiche dirette di sostegno ad aziende etiche e di adesione a forme di protesta verso aziende ritenute non etiche.
Giovane, con un raggio d’azione prevalentemente a carattere locale, declinato concretamente in modi molto eterogenei che spaziano dal prestito d’onore alla microfinanza, dal piccolo prestito erogato a famiglie in difficoltà a quello per studenti meritevoli ma privi di mezzi finanziari per proseguire gli studi, con forti potenzialità di crescita ma ancora visto con un una certa diffidenza dalle banche, sebbene impegnate in prima linea nell’attuazione dei programmi. È il ritratto del microcredito italiano tracciato dalla società di consulenza Borgomeo&Co nel primo rapporto sul settore in Italia, realizzato per conto di Unicredit. Al 31 dicembre 2004 si registravano complessivamente 59 programmi di microcredito, al netto del prestito d’onore, la più grande operazione di microcredito in Europa finalizzata all’autoimprenditorialità che in pochi anni ha consentito l’erogazione di circa 660 milioni di euro sotto forma di mutui, con un tasso di restituzione superiore all’80 per cento. Dei 59 programmi censiti corrispondenti a 7.950 prestiti erogati per un volume complessivo di oltre 75 milioni, il 59% ha finalità di sostegno finanziario indistinto per i beneficiari, il 32% mira ad avviare o sostenere un’attività economica, mentre appena il 9% è rappresentato da prestiti per gli studenti. Tra i soggetti promotori di iniziative di microcredito la parte del leone (41%) spetta a soggetti privati estranei al mondo bancario (fondazioni non bancarie, enti religiosi e non profit, mutue di autogestione): a essi fanno capo il 65% dei prestiti e il 70% del valore. Seguono, con il 32%, i soggetti pubblici (università, regioni, enti locali, cui fanno capo il 24% dei prestiti e il 21% del valore) e con il 27% il mondo bancario (incluse le fondazioni di origine bancaria, 11% dei prestiti e 8% del valore).
Banca Popolare Etica è la prima società che ha aderito al progetto “Lavoro&Sviluppo”, un articolato sistema di servizi frutto dell’Accordo di Programma tra il Ministero delle Attività Produttive e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per l’integrazione tra le politiche industriali e del lavoro per lo sviluppo delle aree svantaggiate del Meridione. Il Programma è realizzato da Italia Lavoro, l’agenzia governativa per le politiche attive dell’occupazione, con la collaborazione dell’Istituto per la Promozione Industriale (Ipi), agenzia tecnica del Ministero delle Attività Produttive. Banca Popolare Etica ha dato la sua disponibilità a ospitare per un breve percorso di formazione, nella propria sede di Padova , 13 giovani disoccupati provenienti da Campania, Calabria, Puglia, ma anche Sicilia e Sardegna. La loro formazione sarà mirata ad apprendere le competenze per l’utilizzo di un programma ideato da Banca Etica per la gestione dei dati relativi all’analisi dello stato, dal punto di vista economico e sociale, delle cooperative e delle associazioni aderenti, nelle quali i tirocinanti saranno inseriti. L’istituto di credito è infatti destinato a promuovere l’economia e la finanza sociale in Italia, proponendosi come punto di riferimento per il sostegno e lo sviluppo di tutte le organizzazioni che si preoccupano dell’impatto ambientale e sociale della loro attività.
| 56 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 57 |
| economiasolidale | microcredito |
«Uscire dalla povertà non basta. Soprattutto per le donne» Parla Rosina Valverde, prima donna eletta nel consiglio d’amministrazione di Etimos, da oltre un decennio impegnata nello sviluppo di iniziative di microcredito espressamente rivolte alle comunità rurali. UZCO, CHE PER GLI ANTICHI INCA ERA L'OMBELICO DEL MONDO, è diventata lo scorso maggio la capitale del microcredito. Nella città andina infatti si è svolta "Compartimos" l'assemblea annuale dei soci del consorzio Etimos, che ha visto presenti una quarantina di organizzazioni provenienti da più di venti Paesi dell'Europa, dell'Africa e dell'America Latina: istituzioni di microfinanza, cooperative di risparmio e credito, associazioni, cooperative di produttori, realtà di Alessandra Silenti piccole e grandi che in contesti estremamente diversi lavorano per permettere ad un numero sempre maggiore di persone l'accesso al credito e per rafforzare la microimprenditorialità, facendone uno strumento di sviluppo territoriale e non di profitto individuale. In questi anni infatti il Consorzio Etimos, partner privilegiato di Banca Etica per la microfinanza nei Paesi in via di sviluppo, è riuscito a costruire e a rafforzare a livello mondiale una rete sempre più fitta di organizzazioni locali: non si tratta esclusivamente istituzioni di microcredito ma di un’ampia area di economia solidale che comprende anche la produzione e il commercio (legati ad esperienze cooperativistiche e ai circuiti del Fair Trade), le attività di promozione sociale e il rafforzamento della microimpresa. La forza e la singolarità dell’esperienza Rosina Valverde Delgado, di Etimos consiste proprio nella sua forma di consorgiovane economista zio, che mette al primo posti i valori della mutualità e peruviana, si occupa del cooperativismo, puntando a coniugarli con la sodi microcredito fin dal 1994, quando ha avviato nell’area stenibilità economico-finanziaria e con l’impatto sodi Cusco la prima agenzia ciale delle proprie attività che vengono realizzate di un’organizzazione allora esclusivamente grazie alla raccolta di risparmio presso chiamata Fondecap. i propri soci. In questo 2005, che è stato proclamato “Anno internazionale del microcredito”, Etimos ha voluto dimostrare la propria fisionomia di consorzio internazionale anche nel rinnovo delle cariche sociali. Per la prima volta infatti nella sua storia ormai ultradecennale una donna del “sud del mondo” è stata eletta nel Consiglio di amministrazione. Rosina Valverde Delgado, giovane economista peruviana, si occupa di microcredito fin dal 1994, quando ha avviato nell’area di Cusco la prima agenzia di un’organizzazione allora chiamata Fondecap. Dall’evoluzione
C
condivisione come “La scelta etica e una costante azione
di scambio di conoscenze operative
”
| 58 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
| economiasolidale |
UN CREDITO DI GRANDE QUALITÀ SOTTO IL PROFILO DELL’IMPATTO SOCIALE MIDE (Microcredito para el desarrollo) rappresenta una delle organizzazioni esemplari tra quelle finanziate da Etimos. Innanzitutto perché opera in alcuni fra i dipartimenti andini più poveri del Perù, offrendo i suoi servizi ad una fascia di popolazione che al 60% viene classificata come “estremamente povera”: si tratta prevalentemente di donne di etnia quechua, spesso analfabete e frequentemente vittime di violenze o discriminazioni anche in famiglia. In secondo luogo per la singolare metodologia di credito elaborata, che dedica una particolare attenzione alle ricadute del credito sulla qualità della vita delle beneficiarie, attuando un vero e proprio percorso di formazione che incorpora elementi strettamente legati al credito (cos’è? come va gestito? perché va restituito?) ed altri di vera e propria alfabetizzazione, autocoscienza e autostima. Mide opera quasi esclusivamente in ambito rurale (nel 90% dei casi) attraverso una rete di 8 agenzie (i dipendenti sono attualmente 15, di cui 9 funzionari di credito) e un intenso lavoro nelle singole comunità. Altri dati significativi: la percentuale di donne sulla clientela complessiva sfiora il 95%, i prestiti di gruppo sono il 74%, quelli ad organizzazioni locali di madri e donne il 24%, quelli individuali soltanto il 5%. In ogni caso gli importi finanziati variano dai 15 ai 400 dollari mentre il periodo di restituzione si aggira intorno ai 5 mesi. Indicatori di MIDE a Marzo 2005: Portafoglio totale: 1.797.729.3; Nuevos Soles Numero clienti: 3850; Portafoglio a rischio superiore ai 30 giorni: 4.40%.
UN FUTURO ALL’INSEGNA DEL MICRO A PARTIRE DAGLI ANNI ’70 il settore della piccola e microimpresa (considerando tanto quella formalmente costituita quanto quella informale) è cresciuto progressivamente in tutta l’America Latina, registrando tassi d’incremento esponenziali soprattutto a partire dagli anni ’80, anche in virtù di una trasformazione del modello economico dominante (aggiustamenti strutturali, apertura dei mercati e globalizzazione). Il settore della piccola e media impresa rappresenta il target dei beneficiari delle istituzioni di microfinanza. In Perù il 78% della popolazione economicamente attiva è impegnato nella piccola e microimpresa:10 milioni e mezzo di lavratori (nel 2004) La media del lavoratori occupati nella piccola e microimpresa nei diversi paesi dell’America Latina è del 60%. La piccola e microimpresa rappresenta il 98% delle nuove imprese che nascono in America Latina. L’incidenza della piccola e microimpresa sul Prodotto interno lordo è compresa tra il 30% e il 50% in America Latina e si attesta sul 46% in Perù.
di questa prima esperienza nasce Mide (Microcredito para el desarrollo), un’Ong attiva sempre nell’area di Cusco in ambito rurale e con un target quasi esclusivamente femminile composto da donne quechua che appartengono alle fasce economicamente più deboli della popolazione e sono spesso analfabete. Rosina Valverde rappresenta realmente la voce e le istanze delle organizzazioni dei Paesi in via di sviluppo all’interno di un consorzio finanziario “sui generis” che mette in contatto risparmiatori e investitori eticamente orientati ed esperienze di microfinanza ed economia sociale in America Latina, Africa, Europa orientale ed Asia. L’abbiamo intervistata subito dopo la sua elezione. Cosa significa per un’organizzazione del Sud del mondo far parte di Etimos? «Etimos è un consorzio finanziario ma ha una marcata sensibilità sociale, che si esprime principalmente nella stretta relazione di lavoro che viene avviata con le organizzazioni finanziate nella sua atLA STORIA DI ETIMOS tenzione a indagare, tramite le organizzazioni locali socie, i processi economici e so1989 Viene fondata ciali che il microcredito determina nelle la cooperativa comunità locali, nella popolazione che acfinanziaria Ctm-Mag: un’iniziativa cede al credito. Questa preoccupazione di risparmio non è così evidente in altri soggetti che autogestito per sostenere lo sviluppo operano internazionalmente nell’ambito del commercio equo della microfinanza». e solidale e Sostegno finanziario e sensibilità per gli aspetti sociali: oltre a questo cosa può offrire Etimos ai soci? «Etimos gioca un ruolo importante come catalizzatore di legami tra istituzioni ed esperienze che operano in contesti spesso lontani e differenti. Questi legami si traducono in uno scambio reciproco di conoscenze tecniche ed operative, soprattutto su temi gestionali, sull’evoluzione delle metodologie, sul monitoraggio e la valutazione degli impatti sociali. Per questo l’assemblea annuale dei soci, che abbiamo chiamato “Compartimos” (condividiamo), è un momento fortemente partecipato da tutte le organizzazioni: la condivisione di esperienze serve realmente a migliorare e implementare l’attività istituzionale delle singole organizzazioni». In occasione dell’anno internazionale del microcredito Etimos ha organizzato la propria assemblea annuale dei soci proprio in Perù, a Cusco, dove |
ANNO 5 N.32
|
dell’economia sociale nel nostro Paese. In 10 anni di attività, grazie alle risorse di oltre 5000 risparmiatori, Ctm-Mag riesce ad erogare finanziamenti per 30 milioni di euro. 1997 Ctm-Mag partecipa al primo Microcredit Summit a Washington. 1999 Con l’avvio di Banca popolare Etica, di cui è socio fondatore, Ctm-Mag cambia denominazione e ambito di operatività. Nasce il consorzio Etimos, che sposta decisamente l’attenzione dal contesto nazionale a quello internazionale, puntando sulla microfinanza come strumento di sviluppo economico e sociale nei paesi più poveri: dall’America del sud a quella centrale, dall’Africa all’est europeo.
SETTEMBRE 2005
| valori | 59 |
| economiasolidale |
| economiasolidale |
I NUMERI DI ETIMOS 31/12/2004
LA RETE N. Soci italiani N. Soci esteri Totale soci
31/12/2003
31/12/2002
31/12/2001
144 62 206
137 41 178
159 35 194
248 25 273
DATI OPERATIVI Capitale sociale Raccolta depositi soci
1.258.008,00 5.706.295,11
964.404 4.921.545,05
670.510,92 2.966.155,36
534.830,86 2.992.163,93
PORTAFOGLIO FINANZIAMENTI Portafoglio finanziamenti Italia Portafoglio finanziamenti estero Totale portafoglio finanziamenti a soci Finanziamenti a controllate Totale finanziamenti
828.574,93 5.466.065,92 6.294.640,85 2.042.635,69 8.337.276,54
724.465,96 5.152.952,29 6.138.525,19 1.451.500,00 7.590.025,19
852.410,38 3.116.017,40 3.968.427,78 0,00 3.968.427,78
1.536.667,23 2.060.911,18 3.597.578,41 0,00 3.597.578,41
11 4 42 11 68
10 3 33 4 50
11 1 25 1 38
21 1 15 3 40
FINANZIAMENTI EROGATI (NEL 2004) Numero dei Finanziamenti 37 Valore monetario dei Finanziamenti 3.913.068,12
-
-
-
PRESTITI Prestiti in Italia Prestiti in Europa Prestiti in America Latina Prestiti in Africa Totale prestiti
(valore in euro)
tu operi da oltre 10 anni a contatto con la popolazione rurale. Qual è la situazione economica peruviana? Attualmente in PerÚ viviamo un momento di recessione, nonostante alcuni dei principali indicatori socioeconomici segnalino un miglioramento: come, ad esempio, la crescita della produzione nazionale da gennaio a giugno del 5,95% e la rivalutazione del Nuevo Sol rispetto al dollaro dello 0,4%. La verità è che questi miglioramenti non si riflettono in modo diretto sull’economia quotidiana delle famiglie con i redditi piÚ bassi. Nel suo discorso del 28 luglio il Presidente Toledo ha annunciato la riduzione dell’estrema povertà dal 24,1% della popolazione nel 2001 al 19,2 nel 2004; nelle aree rurali si è passati dal 49,8 % del 2001 al 40,3% del 2004: significa concretamente che circa un milione tra uomini e donne si sono affrancati da una condizione di estre-
“
Gli indicatori economici parlano di fase di crescita ma nell’economia delle famiglie la recessione è molto evidente
�
| 60 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
ma povertà . Gli oppositori sostengono comunque che si tratta di risultati inferiori agli obiettivi dichiarati da Toledo. In un contesto cosÏ difficile come quello peruviano che ruolo ha svolto la microfinanza da quando hai cominciato ad occupartene nel 1994? In questo decennio in PerÚ la microfinanza ha conosciuto uno sviluppo interessante. Da un lato ci sono organizzazioni come le cosiddette Edpyme (Entitades para el desarrollo de la pequena e microempresa) che hanno ottenuto un riconoscimento formale dalla Superintendencia de Banca y Seguros; rispetto alle banche però non possono raccogliere risparmio e questo è un grosso svantaggio. Dall’altro lato ci sono altre istituzioni, come le Ong, che puntano soprattutto sulla dimensione sociale, affrontando le sfide piÚ difficili: tra queste la messa a punto di prodotti e metodologie di credito adeguati alle necessità dei contesti piÚ poveri, senza però perdere di vista l’obiettivo della sostenibilità finanziaria e della permanenza sul mercato.
La tua esperienza personale e quella di Mide sono fortemente legate proprio a questa fascia di popolazione rurale che vive in estrema povertà . Quali sono le prospettive attuali? La popolazione rurale di fatto è esclusa dalle politiche di governo. Certo ci sono varie iniziative, ma sono tutte di stampo paternalista e poco mirate. L’esclusione sociale, i rapporti di potere all’interno delle comunità e delle famiglie, la mancanza di una rappresentanza politica dei campesinos determina questo risultato: le politiche governative difficilmente favoriscono questa fascia di popolazione Inoltre bisogna tenere in considerazione la difficile situazione socioeconomica di un paese dove i mercati rurali sono piccoli e precari e i prodotti agricoli costano sempre meno. La popolazione rurale non è coperta dalle minacce future del libero commercio e non conosce alternative alla produzione agricola, se non precarie (ad esempio nell’allevamento). E le donne? All’interno delle relazioni che si instaurano nelle comunità rurali, incontriamo forti tendenze maschiliste: le donne nella maggior parte dei casi non sono libere di prendere decisioni autonome perchÊ subiscono violenze psicologiche e fisiche, inoltre molte di loro non hanno potuto accedere ad un'istruzione di base e sono analfabete. Ma di fronte a questa situazione c’è una gran vo-
lontà e forza di reagire: queste donne hanno solo bisogno diventare consapevoli delle proprie capacità . Il credito può diventare uno degli strumenti fondamentali di questo processo? Mide è una istituzione di microcredito: noi operiamo concedendo crediti. Ma quando riflettiamo sulla nostra visione della società e sulla ripercussione delle nostre attività all’interno delle famiglie, ci rendiamo conto che è necessario utilizzare una metodologia non convenzionale. Qualche anno fa abbiamo fatto una ricerca tra le nostre beneficiarie per scoprire qual è la condizione femminile in ambito rurale e abbiamo scoperto una realtà fatta spesso di violenza o di sopraffazione Le donne riuscivano magari ad avere credito però chi decideva e controllava era il marito! Per questa ragione Mide ha deciso di introdurre nelle sue metodologie creditizie un sistema di apprendistato: noi impariamo da loro e loro imparano da noi, è un viaggio di andata e ritorno. Con questa metodologia, conosciuta con il nome di Reflect Action, le donne esprimono le proprie capacità , riflettono sulla loro vita, la povertà che le circonda e i rapporti con la famiglia nel contesto della comunità . In questo modo, acquisiscono la consapevolezza di poter migliorare la loro esistenza utilizzando lo strumento del microcredito e avviando iniziative imprenditoriali autogestite. Mide dà la possibilità di incominciare a riflettere su questi argomenti affinchÊ esse possano cambiare la loro vita, camminando da sole.
6>Â?iĂ€ÂˆÂœĂŠ iÂ?>˜`Ă€Âˆ
Quali sono i principali risultati ? ÂŤQuando abbiamo iniziato ad analizzare i risultati del nostro lavoro, guardavamo soprattutto agli aspetti economici e alla capacitĂ delle donne di restituire i prestiti ricevuti. Poi ci siamo resi conto che un aumento delle entrate monetarie non comportava automaticamente un miglioramento nell'educazione dei figli. Ad esempio, se incontri una donna con dei soldi in tasca e quando vai a casa sua trovi che i suoi figli non sono andati a scuola e il marito è ubriaco, allora ti rendi conto che il credito da solo non basta. Il nostro obiettivo è di far capire alle donne che, anche se lavoriamo con il credito, il risultato da raggiungere deve essere la scolarizzazione delle figlie perchĂŠ questa è l’unica via per garantire loro un reale “empowermentâ€? e un futuro di autonomia. Una donna analfabeta è una donna senza occhi; queste donne non sono cieche nel senso reale della parola ma non sapendo leggere si sentono tali. Il fatto di dare una educazione a queste donne e dare loro occhi, le permette di esprimersi facendoci conoscere quello che sentono e pensanoÂť.
*Ă€iv>Ă˘ÂˆÂœÂ˜iĂŠ`ÂˆĂŠ Ă€>˜VÂœĂŠ ÂœÂ“ÂŤĂ€iĂ˘Ă˘Âˆ
ÂˆĂ•ĂƒiÂŤÂŤiĂŠ >vvĂ•Â?Â?ˆ
ÂˆĂ•ĂƒiÂŤÂŤiĂŠ >vvĂ•Â?Â?ˆ
1 Ê "Ê ½ /,"Ê *"
ĂŠ " " ½>`ÂœĂ˘ÂˆÂœÂ˜iĂŠ>ĂŠ`ÂˆĂƒĂŒ>Â˜Ă˘>ĂŠÂˆÂ˜ĂŠ ĂŒ>Â?ˆ>
1-/ Ă&#x160; "<< Ă&#x2022;Â&#x2C6;`>Ă&#x160;Ă&#x160;>Â?Ă&#x160;Â&#x201C;>Ă&#x152;Ă&#x20AC;Â&#x2C6;Â&#x201C;Â&#x153;Â&#x2DC;Â&#x2C6;Â&#x153; Â&#x2C6;Â&#x2DC;Ă&#x160;Ă&#x192;Ă&#x152;Â&#x2C6;Â?iĂ&#x160;iÂľĂ&#x2022;Â&#x153;Ă&#x160;iĂ&#x160;Ă&#x192;Â&#x153;Â?Â&#x2C6;`>Â?i
°Ă&#x160;Ă&#x201C;ääĂ&#x160;Â&#x2021; EĂ&#x160;£ä]Ă&#x17D;Ă&#x17D; >Ă&#x160;VĂ&#x2022;Ă&#x20AC;>Ă&#x160;`iÂ?Â?iĂ&#x160;
1 << , Ă&#x160; ½ " " >Ă&#x160;Ă&#x192;wĂ&#x160;`>Ă&#x160;`iÂ?Â?>Ă&#x160;}Â?Â&#x153;L>Â?Â&#x2C6;ââ>âÂ&#x2C6;Â&#x153;Â&#x2DC;i *Ă&#x20AC;iĂ&#x192;iÂ&#x2DC;Ă&#x152;>âÂ&#x2C6;Â&#x153;Â&#x2DC;iĂ&#x160;`Â&#x2C6;Ă&#x160; Ă&#x2022;Â&#x2C6;}Â&#x2C6;Ă&#x160; Â&#x153;LL> °Ă&#x160;Ă&#x201C;Ă&#x2021;äĂ&#x160;Â&#x2021;Ă&#x160;E ÂŁĂ&#x201C;]Â&#x2122;ÂŁ
.vĂ?Ă&#x161;Â&#x2DC;¨Â&#x192;ÂŹĂ?ÂŁJòÂ&#x2DC;¨Â&#x2DC;Ă&#x161;vĂ&#x161;JbĂ&#x2026;ĂĽÂ&#x2DC;Ă&#x201C;Ă&#x153;Â&#x2DC;hĂ&#x161; lÂ&#x2DC;Ă&#x153;Ă?Â&#x2DC;bvĂ&#x161;"¨Ă&#x153;Â&#x2DC; AÂ&#x2DC;JĂ&#x161; vÂ?¨J¨Â&#x2DC;iĂ&#x161;Â&#x2039;Ă&#x161;Â&#x2014;Ă&#x161;4JĂ?¨¨Ă&#x161;½A žĂ&#x161;Â&#x2014;Ă&#x161;7vÂ&#x;Ă&#x20AC;Ă&#x161;Ă´ĂŁĂ&#x20AC;ŠĂ&#x2DC;Ă&#x2014;Ă´Ă&#x20AC;{³ôĂ&#x2014; vlÂ&#x2DC;Ă&#x153;Ă?Â&#x2DC;bvVÂťJlĂ?v£¨Ă&#x153;Â&#x2DC;Ă&#x20AC;Â&#x2DC;Ă&#x153;Ă&#x161; Â&#x2014;Ă&#x161; ĂŹĂŹĂŹĂ&#x20AC;ÂťJlĂ?v£¨Ă&#x153;Â&#x2DC;Ă&#x20AC;Â&#x2DC;Ă&#x153;
°66°
1 Ă&#x160;-/", , Ă&#x160; " Ă&#x160; " Ă&#x160;ÂŁ vviĂ&#x152;Ă&#x152;Â&#x2C6;Ă&#x203A;Â&#x2C6;Ă&#x152;DĂ&#x160;iĂ&#x160;Ă&#x192;iĂ&#x192;Ă&#x192;Ă&#x2022;>Â?Â&#x2C6;Ă&#x152;D ÂŤiĂ&#x20AC;Ă&#x160;Â&#x2C6;Ă&#x160;L>Â&#x201C;LÂ&#x2C6;Â&#x2DC;Â&#x2C6;Ă&#x160;iĂ&#x160;Â?iĂ&#x160;L>Â&#x201C;LÂ&#x2C6;Â&#x2DC;i ,"Ă&#x160;ÂłĂ&#x160; 1 °Ă&#x160;£ääĂ&#x160;Â&#x2021; E ÂŁ{]Ă&#x201C;ä
°Ă&#x160;näĂ&#x160;Â&#x2021;Ă&#x160;EĂ&#x160;Ă&#x2021;]xä
Â&#x2DC;Ă&#x152;Ă&#x20AC;Â&#x153;`Ă&#x2022;âÂ&#x2C6;Â&#x153;Â&#x2DC;iĂ&#x160;`Â&#x2C6;Ă&#x160;`Â&#x153;Â&#x2DC;Ă&#x160; Â&#x2C6;Â&#x2DC;Â&#x153;Ă&#x160;,Â&#x2C6;}Â&#x153;Â?`Â&#x2C6;
2003 Il consorzio allarga le proprie attivitĂ anche ai servizi non finanziari, facendo propria lâ&#x20AC;&#x2122;esperienza e il know-how di Fondazione Choros nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito della ricerca, progettazione, formazione e assistenza tecnica. Attualmente il consorzio lavora in stretta collaborazione con Banca Etica, di cui è socio fondatore: una partnership che costituisce un modello per altre esperienze di finanza etica e solidale anche a livello internazionale.
.
Ă&#x160; "Ă&#x160; Ă&#x160; ** " -Ă&#x152;Â&#x153;Ă&#x20AC;Â&#x2C6;iĂ&#x160;`Â&#x2C6;Ă&#x160;iĂ?Ă&#x160;Ă&#x2022;Â?Ă&#x152;Â&#x2C6;Â&#x201C;Â&#x2C6;Ă&#x160;`iÂ?Â?>Ă&#x160;VÂ?>Ă&#x192;Ă&#x192;i
*Ă&#x20AC;iĂ&#x192;iÂ&#x2DC;Ă&#x152;>âÂ&#x2C6;Â&#x153;Â&#x2DC;iĂ&#x160;`Â&#x2C6;Ă&#x160; VÂ&#x2026;Â&#x2C6;Â?Â?iĂ&#x160; Ă&#x20AC;`Â&#x2C6;}¢ °Ă&#x160;ÂŁÂŁĂ&#x201C;Ă&#x160;Â&#x2021;Ă&#x160;E n]Ă&#x201C;Ă&#x2C6;
2002 Etimos è tra i soci fondatori di Sefea (la Società europea per la finanza etica e alternativa), confermandosi tra i protagonisti della finanza etica e solidale a livello continentale.
Qual è il ruolo di Etimos in tutto questo? ÂŤEtimos è per Mide un alleato strategico da molti anni: dandoci credito ha creduto nella validitĂ sociale del nostro lavoro ma anche nella nostra sostenibilitĂ finanziaria. Questa sostenibilitĂ infatti è stata fin dallâ&#x20AC;&#x2122;inizio il nostro obiettivo: non riuscire a raggiungerla avrebbe sminuito anche il valore sociale del nostro impegnoÂť.
>LĂ&#x20AC;Â&#x2C6;iÂ?Â?>Ă&#x160; iĂ&#x20AC;Â&#x153;Â&#x2DC;Â&#x2C6; Â&#x2DC;Ă&#x152;Â&#x153;Â&#x2DC;iÂ?Â?>Ă&#x160;6>Â&#x2DC;`iÂ?Â?Â&#x2C6;
* , "-- Ă&#x160; < Ă&#x2022;Â&#x153;Ă&#x203A;iĂ&#x160;Â&#x2C6;`iiĂ&#x160;`>Â?Ă&#x160;Â&#x201C;Â&#x153;Â&#x2DC;`Â&#x153;Ă&#x160;Â&#x2DC;Â&#x153;Â&#x2DC;ÂŤĂ&#x20AC;Â&#x153;wĂ&#x160;Ă&#x152;
LA STORIA DI ETIMOS
°66°
1 Ă&#x160;-/", , Ă&#x160; " Ă&#x160; " Ă&#x160;Ă&#x201C; vviĂ&#x152;Ă&#x152;Â&#x2C6;Ă&#x203A;Â&#x2C6;Ă&#x152;DĂ&#x160;iĂ&#x160;Ă&#x192;iĂ&#x192;Ă&#x192;Ă&#x2022;>Â?Â&#x2C6;Ă&#x152;D ÂŤiĂ&#x20AC;Ă&#x160;Â&#x2C6;Ă&#x160;Ă&#x20AC;>}>ââÂ&#x2C6;Ă&#x160;iĂ&#x160;Â?iĂ&#x160;Ă&#x20AC;>}>ââi
1"6 Ă&#x160; < "
°Ă&#x160;£ä{Ă&#x160;Â&#x2021;Ă&#x160;EĂ&#x160;Ă&#x2021;]ää
,"Ă&#x160;ÂłĂ&#x160; 1 °Ă&#x160;Ă&#x201C;{{Ă&#x160;Â&#x2021; EĂ&#x160;ÂŁĂ&#x2C6;]Ă&#x2021;n
- Ă&#x160;- Ă&#x160; Ă&#x160;*1' ÂŁ]Ă&#x201C;]Ă&#x17D;Ă&#x160;iĂ&#x160;{ Ă&#x160;Ă&#x20AC;>}>ââÂ&#x2C6;Ă&#x160;ViĂ&#x20AC;V>Â&#x2DC;Â&#x153; ÂŤ>Ă&#x20AC;Â&#x153;Â?iĂ&#x160;Â&#x2DC;Ă&#x2022;Â&#x153;Ă&#x203A;i °Ă&#x160;{nĂ&#x160;Â&#x2021; E Ă&#x201C;]xäĂ&#x160;V>`>Ă&#x2022;Â&#x2DC;Â&#x153; Â- Ă&#x160;- Ă&#x160;{\ EĂ&#x160;Ă&#x17D;]ääŽ
Â&#x2C6;>Â&#x2DC;vĂ&#x20AC;>Â&#x2DC;VÂ&#x153;Ă&#x160;,>Ă&#x203A;>Ă&#x192;Â&#x2C6;
Ă&#x160;6" Ă&#x160; Ă&#x160;1 Ă&#x160;- < "Ă&#x160;-"//
iLÂ&#x153;Â?iââ>Ă&#x160;iĂ&#x160;vÂ&#x153;Ă&#x20AC;â>Ă&#x160;`iÂ?Â?>Ă&#x160;*>Ă&#x20AC;Â&#x153;Â?> °Ă&#x160;xĂ&#x201C;Ă&#x160;Â&#x2021; E x]xä
3#/.4/ $%, 0%2 ) ,%44/2) $) h6!,/2)v #(% 2)#()%$%2!../ ) ,)"2) !,, %$)42)#% -/.4) #)4!.$/ 15%34! ).3%2:)/.%
| economiasolidale | banca etica |
| economiasolidale |
Un credito di valore sociale e umano
CREDITO CONSAPEVOLE ALCUNE DELLE REALTÀ COINVOLTE NEL PROGETTO DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE PROMOSSO DA BANCA ETICA. Consorzio COOB (Arezzo): consorzio di 16 cooperative sociali di tipo B, di inserimento lavorativo, creatosi durante l’EQUAL ISTS e al cui percorso di creazione a partecipato anche Banca Etica. Le cooperative socie, di limitata dimensione, svolgono svariate attività. Consorzio Ivana Garonzi (Mestre): il consorzio interregionale Ivana Garonzi raggruppa 15 cooperative sociali di cui 7 di tipo B e 6 di tipo A di lunga e provata esperienza nel campo dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e dei servizi socio educativi con sede nel Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Si tratta di società di dimensioni medio-grandi.
L’istruttoria per il credito si trasforma in un occasione di confronto, formazione e informazione all’insegna di criteri di valore sociale. Un sistema bancario etico per il finanziamento ad iniziative che sostengono lo sviluppo umano. a qualsiasi forma di credito le imprese devono sottoporsi ad una serie di verifiche dei parametri di affidabilità e solvibilità: fatturato, capacità di produrre liquidità, rotazione del danaro, capitadi Marcello Quaresimin lizzazione, numero dei dipendenti e collaboratori, condizioni di mercato, Ufficio progetti Banca Popolare Etica presenza di patrimoni mobiliari o immobiliari, solvibilità personale degli imprenditori-promotori del business. Contro questi criteri si sono sempre scontrate non solo le imprese “sociali” ma anche chiunque intende avviare una nuova attività economica. In Italia si sono spesso registrate involuzioni perverse: la rigidità degli istituti di credito e le difficoltà frapposte nell’avvio di nuove attività sono state più volte indicate tra le cause principali delle difficoltà del sistema di favorire l’innovazione. Banca Popolare Etica intende ora valorizzare questo percorso per far diventare l’istruttoria un’occasione di autentico confronto. Scopo primario dell’Istituto è dare credito alle iniziative economiche che sostengono un reale sviluppo umano e che producono un beneficio sociale. La coerenza con questi principi è la base del rapporto fiduciario tra la Banca e il risparmiatore, che può diventare così soggetto attivo nel sostegno di queste iniziative. Così anche il cliente che riceve credito può partecipare attivamente al processo di erogazione utilizzando gli strumenti di analisi predisposti e la consulenza offerta dagli uffici dedicati di Banca Etica.
P
ER ACCEDERE
Il Vari oltre i parametri tradizionali Si attua così un modo innovativo di fare finanza attraverso due livelli di istruttoria: l’analisi classica, basata su valutazioni economiche, patrimoniali e finanziarie la valutazione etico-sociale che approfondisce il valore aggiunto in termini sociali dell’attività imprenditoriale, la sua credibilità e la coerenza con i valori di riferimento della banca. Attraverso un sistema di formazione e consulenza a distanza si possono fornire formazione, consulenza finanziaria e tutoraggio alle imprese sociali. Una piattaforma tecnologica appositamente studia-
. .
| 62 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
ta (X-TRAINING) strutturata su tre temi: la formazione a distanza, la contabilità sociale e analisi economico-finanziaria, I consulenti sono organizzati in un apposito ufficio della Banca che raccoglie importanti competenze per la gestione economica, finanziaria e sociale per le imprese responsabili. Sono a disposizione tutor per la gestione operativa degli strumenti sia formativi che di analisi, una funzione indispensabile quando il percorso formativo si svolge per un gruppo di aziende, costituito e coordinato come aula virtuale.
La formazione a distanza L’utilizzo di questo strumento permette il superamento dei limiti sia spaziali che temporali e la condivisione di contenuti tramite strumenti telematici. Si tratta di apprendimenti di tipo cooperativo attraverso lo scambio tra utenti e tra utenti e esperti. La formazione a distanza sviluppata oggi in Italia spesso si limita a un processo di autoapprendimento mediante strumenti digitali, ad esempio attraverso la distribuzione di CD-Rom e dispense elettroniche che se da una parte consente il superamento dei limiti spaziali e temporali della lezione d’aula, dall’altra può produrre l’isolamento dell’utente che determina molto spesso l’abbandono del percorso formativo. X-TRAINING, la piattaforma utilizzata da Banca Etica, riduce di molto questa eventualità attraverso l’utilizzo di metodologie innovative che prevedono l’erogazione di moduli multimediali, la realizzazione di percorsi formativi individuali, la valutazione continua e l’assistenza all’apprendimento, la stretta collaborazione tra utenti e tra utenti ed esperti, attraverso la funzione di tutoraggio. Le aree didattiche formative utilizzate e sviluppate da Banca Etica sono: bilancio sociale, gestione aziendale, business plan e modello VA.R.I., come argomento monografico di Banca Popolare Etica per la ricerca di “valori, requisiti ed indicatori” di una impresa responsabile.
La contabilità sociale Il Bilancio Sociale è uno strumento che sta assumendo una sempre maggiore rilevanza e diffusione. Spesso le imprese sociali non dispongono delle necessarie competenze per la realizzazione del processo di rendicontazione sociale ed è stato predisposto un software destinato ad
Cooperativa Solidarietà (Monteriggioni-Siena): cooperativa sociale di tipo B piuttosto grande (90 soci e 170 persone tra soci e dipendenti) – lavorano con università (servizi di portierato e consegne posta) – con aziende ospedaliere (front-office altre funzioni impiegatizie) e ASL. Sono stati partner nell’EQUAL ISTS. Cooperativa La proposta (Siena): cooperativa sociale di tipo B piccola (32 soci). Attività svolte: ristorazione, agricoltura biologica, servizi con enti (front office, consegna materiale). Sono stati partner nell’EQUAL ISTS. Cooperativa Il Nodo (Follonica-Grosseto): cooperativa sociale di tipo B (25 soci lavoratori). Attività svolte: raccolta differenziata, gestione verde, assemblaggio e compostaggio materiale elettrico, raccolta catone, collabora con il carcere di Massa Marittima, consegna di beni a domicilio (hanno una convezione con la COOP), servizi di pulizia per le barche, gestione di una spiaggia. Sono stati partner nell’EQUAL ISTS. Cooperativa sociale Uscita di Sicurezza (Grosseto): È una cooperativa di tipo A di circa 80 soci che svolgono vari servizi alla persona. Sono stati partner nell’EQUAL ISTS. Cooperativa Il tulipano (Fabriano-Ancona): cooperativa di tipo B costituita da 45 soci volontari, 5 soci ordinari (di cui 4 lavoratori), 50 soci svantaggiati (di cui 24 lavoratori). Attività svolte: servizi di mensa e pulizia, custodia di parcheggi e infrastrutture, custodia e reception per strutture museali, front office, servizio centralino e call center, servizi di uscierato e presidio di uffici, attività di affiancamento di personale con qualifiche impiegatizie, operaie e di operatore ecologico, gestione servizi bar e ostelli, servizi vari a richiesta del committente, progettazione per linee di finanziamento pubblico. Associazione On the road (San Benedetto del Tronto-Ascoli Piceno): opera a diretto contatto con le persone coinvolte nei fenomeni dell’immigrazione, del traffico di esseri umani, della prostituzione, per aumentare le loro possibilità di autotutela, di affrancamento da forme di disagio violenza e sfruttamento, per offrire percorsi di inserimento sociale e lavorativo, di autonomia ed autodeterminazione.
aziende con finalità civili e sociali, per la creazione e lo sviluppo di un sistema di contabilità sociale, che consente di creare il sistema informativo per la raccolta di tutti i dati rilevanti ai fini del bilancio sociale. Le informazioni sono organizzate per argomenti: l’azienda, definendone l’organizzazione e le attività commerciali e produttive le relazioni con i portatori d’interesse gli eventi gestiti e la comunicazione interna ed esterna i contratti di pubblica utilità, in convenzione con Enti di Pubblica Ammnistrazione la formazione Il database permette di censire tutti gli stakeholder dell’impresa e di registrare le informazioni di carattere sociale. I report riassuntivi forniscono la base per sviluppare il vero e proprio bilancio sociale.
. .. . .
L’applicativo si interfaccia inoltre al modello di valutazione eticosociale già utilizzato da Banca Etica basato su alcuni valori principali: partecipazione democratica; cooperazione ed associazionismo; trasparenza; pari opportunità; rispetto dell’ambiente; qualità sociale prodotta; rispetto delle condizioni di lavoro; volontariato; solidarietà.
.. .. .. .. .
L’analisi di bilancio Con l’applicativo per l’analisi di bilancio e la pianificazione aziendale, Banca Etica mette a disposizione di chi gestisce l’impresa sociale le proprie competenze di valutazione ed asseverazione di iniziative imprenditoriali. L’utilizzo dell’applicativo permette all’imprenditore sociale di ottenere: La riclassificazione del bilancio in modo sintetico e analitico I principali indici I flussi di cassa e il rendiconto finanziario La pianificazione economico e finanziaria Con le informazioni ottenute dall’elaborazione dei dati l’imprenditore sociale può disporre degli elementi necessari per valutare l’andamento della propria azienda, individuare gli eventuali aspetti critici su cui intervenire anche per definire il reale fabbisogno finanziario e le opportune modalità di copertura.
.. ..
Le prospettive Queste offerte sono state costruite grazie a sperimentazioni con alcune società cooperative ed associazioni che hanno partecipato a percorsi formativi finalizzati allo sviluppo imprenditoriale. Questi percorsi hanno incontrato anche l’interesse di Enti Pubblici Europei e Regionali che hanno finanziato Azioni di Sistema Equal. In particolare sono state realizzate sperimentazioni in Toscana, Umbria e Veneto e a livello nazionale con un progetto di sviluppo di imprese sociali nel settore delle fonti di energia rinnovabili. Ora si tratta di verificare come il metodo proposto dalla Banca possa venire inserito nell’organizzazione aziendale. Certamente il cliente beneficia di strumenti innovativi ma assume impegni nuovi e diversi rispetto alle forme tradizionali di rapporto commerciale con istituti di credito. Per queste ragioni è indispensabile proseguire la sperimentazione: finora sono stati perfezionati gli strumenti, ora verranno verificati i processi di utilizzo degli stessi. In Umbria, Toscana, Veneto e Marche, sono state individuate 13 imprese partner della Banca che ospiteranno giovani disoccupate e disoccupati provenienti dal sud Italia. Questi giovani usufruiranno di un breve percorso formativo offerto dalla Banca per proseguire nella crescita professionale e nell’utilizzo del sistema di strumenti di analisi aziendale presso le realtà ospitanti. Obiettivo del progetto è permettere a questi tirocinanti di riproporre, al termine del percorso formativo, questo approccio alle informazioni dell’azienda in piccole e medie imprese del territorio di provenienza. Il programma è coordinato da Italia Lavoro l'agenzia governativa per le politiche attive dell'occupazione, con la collaborazione dell'Istituto per la Promozione Industriale (Ipi), agenzia tecnica del Ministero delle Attività Produttive.
.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 63 |
PETER MARLOW / MAGNUM PHOTOS
| utopieconcrete |
Tanzania
Piccoli leasing per le donne di Davide Venezia
CONCRETI. EFFICACI. E soprattutto in grado di far crescere non solo le disponibilità economiche ma anche sé stessi. Agnes Arley è una signora tanzanese di 48 anni con sette figli. Lavora come segretaria alla Tanzania Audit Corporation dal 1980. Ma il suo salario è come al solito bassissimo. Per incrementare i propri introiti cerca di sfruttare una passione per il cucito. Chiede aiuto a Seba (Sero Business Wmen Association) dove frequenta un corso di formazione di quattro giorni e riceve un aiuto per acquistare in leasing una macchina per cucire. L’impresa funziona e Agnes si rivolge a Selfina, un’organizzazione specializzata nel microleasing, per ottenere un finanziamento da 1 milione di scelline tanzanesi per acquistare una fotocopiatrice. Oggi Agnes Arley è titolare di un’agenzia di segretariato, Chuma Secretarial Service (letteralmente servizi di segretaria d’acciaio), che occupa quattro persone e può contare su una discreta dotazione tecnica (due fotocopiatrici, due pc, una stampante, una macchina per la stampa laminata). La piccola attività ha reso totalmente autosufficiente Agnes Arley e offerto un’opportunità di lavoro ad alter tre donne, compresa una delle sue figlie. Il caso di Arley è paradigmatico delle opportunità offerte da Selfina, un organizzazione specializzata nel micro-leasing in Tanzania che ha ricevuto alla fine dello scorso anno un finanziamento di 50.000 dollari dal Consorzio Etimos da rimborsare entro il 2006. Selfina ha una struttura Selfina finanzia l’acquisto ridotta all’osso con 24 persone e tgre uffici sul territorio di macchinari per favorire con l’obiettivo di estendere la propria presenza in altre lo sviluppo di attività che possano garantire reddito regioni del Paese. e autosufficienza I destinatari dell’intervento della struttura, con base a Dar er Salaam e la regione costiera, sono donne e contadini. Il tasso di solvibilità è del 100% e Selfina privilegia l’avvio di nuove attività o lo sviluppo di piccole iniziative esistenti. Diversamente da altri operatori del microcredito l’intervento è diretto sulla persona, che è chiamata a discutere assieme a Selfina la validità del proprio progetto e, soprattutto, con la formula del micro-leasing la destinazione del finanziamento è assolutamente certa. Per molte donne è rischioso avere del danaro liquido in casa perchè c’è il rischio concreto che venga fagocitato dai familiari o nel peggiore dei casi venga volatilizzato dai mariti per bere o per il gioco. I beni che vengono acquistati sono frigoriferi, impastatrici e macchinari per la produzione alimentare; macchine cucitrici manuali e elettriche, macchine per il ricamo; fotocopiatrici, computers e stampanti, macchine da scrivere; pompe per l’acqua, materiali di carpenteria, arredi per asili nido. Una volta esaminato il progetto la destinataria di un eventuale micro-leasing è tenuta solo a frequentare un corso di formazione di un’ora il lunedì mattina. Dal punto di vista burocratico le pratiche sono ridotte al minimo: bisogna compliare un modulo con la richiesta e individuare due soggetti garanti. Selfina spinge perchè sia il marito e\o un familiare a prestare questa sorta di garanzia. Allo scorso 30 marzo erano circa 800 i contraenti di contratti di micro-leasing ad un tasso di interesse del 2,53% mensile.
L
A POLITICA DEI PICCOLI PASSI.
La lettura dei quotidiani finanziari prima di affrontare l’intensa giornata degli scambi commerciali è un rito di ogni broker. Ogni mutamento sociale o tensione internazionale si traduranno nella necessità o nell’opportunità di compiere operazioni di scambio.
> The Global Powerhouse
.
| 64 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
Londra, 1999 |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 65 |
|
altrevoci
economiaefinanza
|
UN’ANALISI APPROFONDITA DEL FENOMENO DEL MOBBING IN ITALIA
CONSEGNE SPECIALI PER LA CIA DAL MONDO
L’ESPERIENZA DEI GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI
GUIDA AD UN RISPARMIO ETICO E PROTETTO
ANALISI DI AL JAZEERA TRA NOVITÀ E SPERANZA
SESSUALITÀ E PARADISO NELL’ISLAM QUOTIDIANO
Gli episodi di mobbing si moltiplicano nelle grandi e nelle piccole aziende trasformando in una vera e propria necessità, e non più in un accademico esercizio di studio, la comprensione dei meccanismi di questa crudele modalità di relazione lavorativa e sociale. In Italia la “European fundation for the improvement of living and working conditions” (un’istituzione dell’Unione Europea), ha valutato che il fenomeno ha coinvolto almeno il 4,2% dei lavoratori fino al 2000 ed è tendenzialmente in aumento. Giuseppe Favretto, ordinario di Psicologia del lavoro a Verona e curatore del volume, mette in guardia dal considerare mobbing qualsiasi pressione esercitata da un capo in ambito lavorativo. Il lavoro è per sua stessa natura luogo di conflitti ed è quindi indispensabile saper distinguere l’intenzionalità che li sottende. Altrettanto indispensabile, però, saper riconoscere che il fenomeno non può e non deve essere ricondotto unicamente a un problema di relazione tra due attori, “mobber” e “mobbizzato”, ma va considerato più estesamente dato che sono le macro-condizioni sociali e organizzative ad alimentarlo. Interessante in questo quadro anche la relazione instauratasi con le nuove forme contrattuali che hanno istituzionalizzato il precariato e il lavoro e a termine. L’obiettivo del testo è analizzare il fenomeno nel senso più ampio per giungere all’articolazione della proposta di un nuovo tipo di organizzazione del lavoro che allontani il rischio di casi di mobbing.
In uscita a inizio ottobre per Feltrinelli, il libro di Guido Olimpio affronta il delicato tema dei rapimenti compiuti dalla Cia in tutto il mondo dopo l’11 settembre 2001. In Italia è stato dedicato molto spazio all’inchiesta sul rapimento di Abu Omar, estremista egiziano e Imam della moschea di via Quaranta a Milano, sequestrato da un commando nei pressi della sua abitazione. Per il Diritto, un rapimento. Per la Cia una “consegna speciale” concordata con il Paese in cui si svolgeva l’azione. Abu Omar viene portato nella base di Aviano, quindi con un aereo speciale al Cairo. L’imam finisce in un carcere di massima sicurezza egiziano, uno di quei penitenziari chiamati dalla Cia “Hotel California”, luoghi in cui sai quando entri ma non quando esci. Una rete di prigioni segrete per prigionieri fantasma, esistenti in Giordania, Siria, Afghanistan, Marocco, Egitto. Tutti paesi che ogni anno compaiono nelle liste nere di Amnesty International e in cui la tortura è un deterrente e un crimine quotidiano.
Pubblicata da Edizioni Lavoro, la guida ai gruppi di acquisto solidali intende tracciare un percorso che fornisca informazioni e spunti utili alle persone che decidono di intraprendere un progetto comune per acquistare beni e servizi. Nella Guida vengono analizzate le diverse problematiche sociali, giuridiche e fiscali con particolare riferimento alle diverse tipologie di gruppo. Vengono forniti spunti ed esemplificazioni utili quali basi per la costruzione del piano operativo. Alcuni capitoli specifici analizzano i diversi tipi di gruppi, nonché il rapporto degli stessi con Internet; nell’appendice vengono poi presentate due esperienze diverse di gruppi d’acquisto operanti nell’area milanese e l’esperienza di un produttore che collabora con iniziative specifiche. Marino Perotta è dipendente di un importante gruppo bancario e dal 1989 svolge attività sindacale a tempo pieno presso l’Ust Cisl di Milano. Attualmente è responsabile del Dipartimento servizi e presidente della Società di servizi della Cisl di Milano.
Una guida a come proteggere i propri risparmi e gestire con consapevolezza e responsabilità gli investimenti. Cesare Valentini, autore del volume “Il risparmio protetto” è un consulente finanziario indipendente e nel libro di Editori Riuniti affronta il tema di come sfuggire al richiamo dei prodotti rischiosi, anche alla luce degli scandali Parmalat, Cirio e Argentina. Un capitolo del testo è dedicato agli investimenti responsabili e a stili di vita e pratiche collettive. L’approccio dell’autore al tema è rigoroso e viene preannunciato con il rifiuto di considerare etico ciò che «prevede la devoluzione di una fettina ai “poveri” perchè con questa scusa ancora oggi le istituzioni finanziarie ingannano persone sensibili con prodotti pessimi». Il testo comprende un commento alla recente “legge di tutela del risparmio” e indica alcune strade percorribili per un progetto di ricerca di benessere che inizialmente individuale possa diventare collettivo con pratiche di vita e di gestione del risparmio innovative.
Nel novembre 1996 lo stato del Qatar lancia Al Jazeera, prima rete televisiva all news araba. “L’opinione e l’opinione contraria” è lo slogan dei suoi programmi, che presto le assicurano una reputazione mondiale, accompagnata da numerose polemiche. Spesso accusata di essere troppo filo Usa da parte araba, dopo l’11 settembre Al Jazeera diventa per molta della stampa occidentale la rete portavoce di bin Laden e del terrorismo di stampo islamico. Il volume vuole analizzare il caso Al Jazeera con i parametri in uso per l’analisi dei network televisivi (l’economia, i modelli di programmazione, la legislazione, la storia dei media nel particolare contesto storico, sociale e politico dove nascono) per comprendere che tipo di televisione sia, quali valori comunica, quali obiettivi persegue. E comprendere come possa generare aspettative che vanno oltre il “fare televisione”: l’apertura del dibattito nelle società arabe, la mobilitazione politica, la partecipazione democratica.
Dopo l’affermarsi di Al Quaeda come riconosciuto simbolo della guerra santa all’Occidente, le tematiche riguardanti l’Islam sono entrate nelle discussioni quotidiane. Il rischio dei luoghi comuni in questi casi diviene palpabile. Il volume di Abdelwahab Bouhdiba edito da Bruno Mondadori affronta in forma originale il rapporto tra l’Islam e la sessualità. In questo saggio, in cui si fondono letteratura e sociologia all’interno di un approccio globale alla cultura islamica, Bouhdiba propone un confronto tra i precetti dettati dai testi della tradizione musulmana e la pratica sessuale dell’Islam contemporaneo. Si svela così un quadro inaspettato di una comunità estremamente vitale in cui la sessualità ha un’importanza rilevante e diventa una fonte di gioia. Da questo continuo dialogo tra sacro e desiderio erotico emerge una visione del Paradiso che rappresenta la piena realizzazione del credente e la trascendenza della sua fisicità. Un libro per iniziare in modo inedito un approccio culturale all’Islam.
RACCOLTI IN UN VOLUME DELLE EDIZIONI LAVORO GLI ATTI DI TERRA FUTURA 2004 Introducendo il volume che raccogli gli atti di Terra Futura 2004, Pierpaolo Baretta segretario confederale della Cisl, scrive «Terra Futura rappresenta uno straordinario appuntamento, che si avvia a divenire permanente, dove liberamente si confrontano sensibilità diverse, animate dal comune desiderio di prefigurare e costruire una terra futura più giusta, più equa, più libera, dove le regole del gioco non siano le regole di pochi a scapito dei molti, che spesso sono anche i più indifesi. Un obiettivo significativo e ambizioso al quale non si sono sottratti i partecipanti alle diverse tavole rotonde dell’edizione 2004 che si sono confrontati con passione e competenza, cercando di immaginare nuovi scenari». Alla scorsa edizione presso la Fortezza da Basso a Firenze hanno partecipato oltre 48.500 visitatori che hanno preso attivamente parte a convegni, dibattiti e workshop con numerosi espositori a cui è stato chiesto di certificare l’adesione concreta, nelle loro pratiche quotidiane e nelle relazioni commerciali, ai principi etici e produttivi di Terra Futura, come spiegato da Ugo Biggeri, presidente Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus «abbiamo chiesto agli espositori di "autocertificare" le proprie buone pratiche. Un esperimento che in Italia non ha precedenti»
Realizzare sempre nuovi brevetti, in base alle richieste di mercato, sembra essere il tratto che contraddistingue gran parte del processo scientifico della fine del Novecento. Ad avvantaggiarsi di questa corsa al mercato sono le grandi corporation. Anche in campo scientifico, compaiono i primi tentativi organizzati di frenare questa corsa attraverso l’implementazione dell’idea di Creative Commons, la diffusione sotto licenza di prodotti intellettuali con una serie di limitazioni stabilite dagli autori, che non limitano un loro uso pubblico. La rivista scientifica Nature, come citano gli autori del testo, ha sostenuto il movimento Open Source. Anche l’accessibilità ai risultati delle ricerche scientifiche è ritenuta da gran parte della comunità scientifica una condizione necessaria per il libero sviluppo della ricerca. I lavori pubblicati sono realizzati, nella maggior parte dei casi, con finanziamenti pubblici, ma i costi di accesso alla pubblicistica specializzata sono elevati, sopratutto per le economie emergenti.
ABDELWAHAB BOUHDIBA LA SESSUALITÀ NELL’ISLAM
AA.VV TERRA FUTURA 2004, GLI ATTI
LASER IL SAPERE LIBERATO
Bruno Mondadori, 2005
Edizioni Lavoro, 2005
Feltrinelli, 2005
GIUSEPPE FAVRETTO LE FORME DEL MOBBING
Cortina, 2005
| 66 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
GUIDO OLIMPIO OPERAZIONE HOTEL CALIFORNIA
MARINO PERROTTA GRUPPI D’ACQUISTO
Feltrinelli, 2005
Edizioni Lavoro, 2005
CESARE VALENTINI IL RISPARMIO PROTETTO
Editori Riuniti, 2005
DONATELLA DELLA RATTA AL JAZEERA
Bruno Mondadori, 2005
CREATIVE COMMONS PER LA SCIENZA
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 67 |
narrativa
| altrevoci |
|
| altrevoci |
IL DOLORE DEI RICORDI NASCOSTI NEL CUORE
L’AMORE IMMAGINATO DI RAMÒN E ADELE
Sabina è una doppiatrice cinematografica e deve fare i conti con un ambiente antipatico in cui il sesso garantisce la continuità del lavoro. Il suo compagno Franco è un attore alla ricerca di ruoli extra-commerciali e il suo carattere limpido fa sì che trovi inaspettatamente un interlocutore in un regista ancorato alle regole del business. La relazione fra Sabina e Franco è vitale, appagante, ricca di futuro. Quando resta incinta Sabina preferisce però lasciare all’oscuro il compagno e passare il Natale in America dove vive il fratello. L’idea di dar forma a una famiglia la costringe a riflettere sulla sua, sull’apparente lindore che la memoria continua a restituirle. Quando il fratello le fa capire che il severo padre ha abusato di entrambi i figli con il silenzio complice della madre per Sabina è un trauma difficile da metabolizzare ed avverte la terribile ambiguità della verità: si può amare fino alla violenza? Fin dove si può dire la “bestia” che abbiamo nel cuore? Dal libro è stato tratto il film presentato al Festival di Venezia 2005.
Una ragazza viene trovata morta in un campo di saggina. Qualcuno l’ha pugnalata alle spalle. A rinvenire il cadavere è Ramòn, un giovane del vicino paese di Loma Grande. La riconosce: è Adele, ragazza che da qualche tempo riempiva le sue fantasie più nascoste ma a cui non aveva mai rivolto la parola. Di fronte al suo corpo nudo e violato è assalito da un misto di terrore e lussuria. Al contatto con la sua pelle morbida e immobile ha la sensazione di conoscerla da sempre. Ma ora è morta. In un primo momento nessuno a Loma Grande sembra riconoscere la giovane, ma per tutti è la ragazza di Ramòn che non negando la relazione alimenta la fantasia collettiva tanto da sentirsi in dovere di vendicare la giovane. Il meccanismo impietoso del destino si è messo in moto e nessuno può più fermarlo. Raziocinio e compassione vengono sacrificati mentre i singoli individui della comunità soccombono alle pulsioni sanguinarie di un paese sull’orlo della follia. E a poco a poco, nel piccolo paesino, inizia a diffondersi un dolce odore di morte.
NEI SOTTERRANEI DI REYKJAVIK I MISTERI DELLA CITTÀ DEI BARATTOLI
CRISTINA COMENCINI LA BESTIA NEL CUORE
GUILLERMO ARRIAGA UN DOLCE ODORE DI MORTE
Guanda, 2005
Feltrinelli, 2005
Fazi, 2005
| 68 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
Un giorno di un piovoso e freddo autunno islandese un uomo di settant’anni viene ritrovato cadavere nel suo appartamento, ucciso con un violento colpo alla testa. Accanto al corpo, un misterioso biglietto scritto a mano, all’apparenza incomprensibile. All’agente Erlendur e ai due colleghi che lo affiancano sembra un caso quasi banale, «il tipico omicidio islandese». Ma non appena cominciano a scavare un po’ più a fondo, scoprono che l’uomo, tale Holberg, ha un passato torbido alle spalle: negli anni Sessanta venne denunciato per stupro, ma non ci fu mai un processo. La donna che lo accusava ebbe una figlia, che morì a quattro anni di tumore al cervello. Da qui in poi le indagini si fanno serrate: Erlendur decide di far riesumare il corpo della bambina per effettuare una nuova autopsia, alla ricerca di una prova che la legherebbe indissolubilmente a Holberg. E questa intuizione lo porta alla scoperta di una città sconosciuta e segreta, una Reykjavík sommersa, un suo doppio sotterraneo chiamato Città dei barattoli: la sezione della facoltà di Medicina in cui una volta venivano conservati organi umani a scopi scientifici e didattici, una realtà inquietante che riflette l’ossessione di un Paese per le malattie e per l’autoconservazione. ARNALDUR INDRIDASON SOTTO LA CITTÀ
UN DELITTO PER LA LONTANA BELLEZZA
FOTOGRAFIA CHE GIOCA ALLA FELICITÀ CON ARTE
L’ossessione del guardare anima questo testo di Witold Gombrowicz. L’autore riassumeva lo sviluppo del testo in poche battute: «due signori di una certa età incontrano una coppia di adolescenti che sembrano violentemente attratti da un sex-appeal reciproco. I giovani però non hanno l’aria di accorgersene, il che esaspera i due signori, che vorrebbero veder realizzata tutta quella bellezza, veder esplodere quella giovane poesia. Cercano di indurre il ragazzo e la ragazza ad amarsi, di buttarli l’una nelle braccia dell’altro. A poco a poco i due signori si innamorano della coppia. Vogliono a tutti i costi penetrare dentro quel fascino. Scoprono che un delitto, un peccato commesso insieme a loro, può farli intrufolare in quella intimità altrimenti impenetrabile e organizzano un assassinio in comune». Witold Gombrowicz (19041969) è considerato il più grande scrittore polacco del secolo. Nato a Maloszyce e vissuto a Varsavia fino allo scoppio della guerra, abitò a Buenos Aires per venticinque anni, a Berlino e in Francia.
Con la forza delle sue immagini ha filmato numerose campagne pubblicitarie e un servizio choc sulle violenze domestiche e i diritti delle donne maltrattate per Amnesty International (le immagini sono visibili sul sito problemwhatproblem.com). Artista dell’immagine contemporanea prestata alla pubblicità, Diana Scheunemann pubblica per il prolifico editore Damiani (un vero caso nella editoria fotografica italiana, analogo per alcuni versi alla raffinata produzione della libreria-editrice Scalo di Zurigo) un antologia con la prefazione di Rankin. A trent’anni appena compiuti e con un difficile vissuto personale, la fotografa tedesca ha pubblicato alcuni volumi e realizzato campagne mondiali. Nel suo stile si ritrovano alcuni elementi che hanno reso celebre un regista come Larry Clark. La rivista di tendenza Dazed and Confused le ha dato la notorietà e le immagini di suoi amici ripresi senza filtri e pudori nella loro vita e intimità, senza il filtro della drammaticità ma quasi in una rivendicazione del diritto alla felicità e alla fisicità, sono state esposte in numerose gallerie europee.
WITOLD GOMBROWICZ PORNOGRAFIA
Feltrinelli, 2005
fotografia
|
LE MAGIE DI MAN RAY IN UNA GRANDE ANTOLOGIA
IMMAGINI DELLA CLASSE AGIATA
Damiani editore, pubblica un antologia di Man Ray è stato uno dei più grandi artisti del XX secolo. Compagno di strada di Marcel Duchamp e di André Breton, ha fatto diventare la fotografia un’arte al pari della pittura e scultura. Ha partecipato alle avanguardie del Dadaismo e del Surrealismo ed ha sempre continuato a svolgere la professione di fotografo a tempo pieno. Molte delle sue fotografie sono diventate delle vere e proprie icone del secolo scorso, attraverso le sue immagini sono state anche documentate non soltanto le mostre e le opere degli altri artisti d’avanguardia, ma anche si sono tramandate le atmosfere di Parigi o di New York dagli anni ‘20 agli anni ‘40, quando l’arte contemporanea si stava espandendo in tutto il mondo. Inoltre Man Ray ha inventato tecniche come la solarizzazione, i rayogrammi o i cliché verre, ampliando le possibilità espressive della fotografia, e dimostrando come la fotografia poteva comunicare in modo specifico e completamente diverso dalle altre arti.
Catalogo della mostra di Londra il volume presenta la interessante serie di ritratti realizzati in ambienti della classe agiata europea. Una interessante osservazione e uno spaccato della società europea di oggi in fotogrammi ambientati che sono anche notevole esempio di foto di ritratto. Tina Barney ha utilizzato per i ritratti una camera 4 x 5 con stativo e luci. Un mezzo non agevole per la ripresa on the road ma certamente utile per la realizzazione di immagini di ritratto che hanno la volontà di rappresentare un preciso momento storico e una classe sociale. Le immagini di The Europeans sono state realizzate nell’arco di otto anni. Nata nel 1945, vive e lavora a New York dove si è affermata come fotografa a partire dagli anni ottanta. Autodidatta, ha realizzato lo scorso anno una mostra per il Museum of Modern Art di New York. La mostra “The Europeans” presenta cinquanta scatti ambientati nel mondo ovattato ed esclusivo e sovente paradossole del ceto agiato di Inghilterra, Italia e Germania, Austria e Francia.
DIANA SCHEUNEMANN DIANA SCHEUNEMANN
MAN RAY MAGIE
TINA BARNEY THE EUROPEANS
Damiani Editore, 2005
Damiani Editore, 2005
Steidl, 2005
UN DIARIO AFFETTUOSO E DIGITALE DI FRANK HORVAT NELLA CASA IN PROVENZA La Veronique è l’ultimo libro del quasi ottantenne fotografo Frank Horvat ed è stato realizzato, per la prima volta, con un apparecchio digitale, nel raggio di cinquanta metri dalla casa in Provenza dove lui e la moglie Veronique Aubry soggiornavano per un periodo. Il lavoro fotografico è stato realizzato tra l’ottobre del 2002 e il settembre del 2003. Le 83 fotografie a colori, testimoniano un luogo molto caro, intimamente conosciuto e catturano momenti personali di profonda bellezza e raffinatezza. Questa raccolta è legata alla realizzazione di un libro, pubblicato in edizione limitata e di cui si trovano alcuni estratti nel sito del fotografo “www.horvatland.com”. «Mi chiedo se questo è il mio lavoro più recente o se sarà l’ultimo», scrive l’anziano fotografo, approdato per questo emotivo viaggio nei dintorni della sua casa e del suo amore (Veronique è sia il nome di sua moglie sia il nome della tenuta in Provenza) alle nuove tecnologie digitali. È un racconto di emozioni visive nato dall’esigenza di lasciare una traccia di momenti intimi, insistendo sulle piccole cose, dove Frank Horvat ama posare gli occhi e soffermare la sua attenzione.
FRANK HORVAT LA VERONIQUE
Assolibri, 2005
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 69 |
| altrevoci |
LICENZIARE IL PADRE PER OTTIMIZZARE L’IMPRESA
contrasto
multimedia
|
FIDEL CASTRO E CUBA SECONDO OLIVER STONE
L’ETICA DELLA MONTAGNA E DEGLI SCALATORI
Fidel Castro raccontato da Oliver Stone per il grande schermo. Castro ha concesso al regista di seguirlo con una macchina da presa, senza interruzioni e di filmarlo per quattro giorni con continue domande. Stone ha offerto a Castro la possibilità di fermare la macchina da presa in ogni momento, una richiesta mai formulata. Il film comincia con due uomini sullo schermo: da una parte Stone che tenta di esprimere scetticismo, dall’altra Castro che talvolta risponde, spesso elude le domande ed esercita il suo indubbio talento di anziano fascinatore. Stone chiede conto, come non si potrebbe fare con nessun altro Presidente, di ogni tema scomodo: dalla repressione dei dissidenti alla disastrosa situazione economica, fino alla morte del Che e agli incontri con Nixon. Castro risponde lucidamente, espone una sua visione del mondo e poi trascina con sé per le strade di Cuba, tra ospedali e gallerie d’arte mentre il vecchio leader si mischia ai giovani cubani che lo abbracciano senza scorta e senza protezioni. Quale sia l’idea che si ha del monocrate Lider Maximo cubano, il documento è di grande rilievo e utile a capirne di più.
Venti anni dopo una sfortunata ascesa sulle Ande, un alpinista racconta cosa accadde tra lui e il compagno per ristabilire la verità di fronte alla comunità degli alpinisti e ribadire la fraternità al suo compagno di scalata e l’approvazione della difficile scelta operata in mezzo ai ghiacci. È il 1985 a Siula Grande, in Perù, dove i due alpinisti Joe Simpson e Simon Yates stanno affrontando una delle più difficili pareti delle Ande quando Joe scivola sul ghiaccio della superficie d’appoggio e sente un dolore lancinante alla gamba, che si è spezzata. Ventisei gradi sottozero, una tormenta, il compagno legato alla sola corda di sicurezza. Simpson tenta di calarlo a fondo valle, dove potrà raggiungere il campo base e chiamare aiuto. È il solo modo per cercare la salvezza. Indugiare significa con certezza la morte per entrambi. La tormenta solleva una coltre di neve. I due compagni si perdono di vista. Joe potrebbe essere già a valle, il peso è insostenibile. Simpson decide di tagliare la corda di sicurezza. L’amico sopravviverà...
LAURENT CANTET RISORSE UMANE
OLIVER STONE COMANDANTE
KEVIN MACDONALD LA MORTE SOSPESA
Edizioni Internazionale, 2005
Feltrinelli, 2005
Feltrinelli, 2005
Distribuito dalla attivissime edizioni dvd del settimanale l’Internazionale, il film di Laurent Cantet “Risorse umane” muove le sue fila dal rapporto tra un padre e un figlio alle prese con un duro conflitto sindacale. Frank, laureato in economia aziendale, torna dai genitori per uno stage estivo proprio nella ditta dove, come operaio, vi lavora il padre. Molto presto Frank, che viene assegnato al reparto “Risorse umane”, capisce che il suo operato servirà ad un progetto di ridefinizione dell’organigramma dell’azienda che prevede il licenziamento di un buon numero di operai, tra i quali suo padre. Un buon film, con equilibrati apporti di senso, girato con tocco sapiente da Laurent Cantet, al suo primo lungometraggio e vincitore del Premio Nuovi Registi al San Sebastian Festival. Dietro una storia familiare, questo film mette in gioco il rapporto tra sfera pubblica e privata, la situazione degli individui, i legami sociali, il contesto politico, il coinvolgimento individuale e collettivo.
LA RICERCA QUADRIENNALE DI MARY ELLEN MARK SUI GEMELLI Mary Ellen Mark è considerata una delle poche artiste in grado di lavorare in equilibrio tra arte, documentazione sociale e fotogiornalismo. Il progetto Twins è il risultato di quattro anni di visite al “Twins days festival” dell’Ohio. Dal progetto sono nati un libro e un dvd, reperibile sul sito della Aperture Foundation. Lo spunto per il reportage è legato al dato secondo cui negli Stati UNiti un bambino su ottanta viene al mondo insieme al suo gemello. La ricerca fotografica di Mary Ellen Mark, celebre fotografa americana laureata in storia dell’arte, si è tradotta anche in una mostra itinerante che toccato numerosi paesi europei. Mary Ellen Mar collabora regolarmente con riviste come The New Yorker, Life, Harpers Bazar, Rolling Stones e Vogue. Ha lavorato sul set del “Satyricon” di Fellini e con Forman alla realizzazione di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, da cui è nato il volume “Ward 81”, ambientato tra le stanze di un manicomio. MARY ELLEN MARK TWINS
Aperture Foundation, 2004
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 71 |
|
in rete
| altrevoci |
IL CONFLITTO IN IRAQ VISTO DA CIVILI E VOLONTARI
AZIONARIATO ATTIVO E FONDI ETICI IN ITALIA
«Saddam è caduto, l’Iraq è stato occupato dagli eserciti statunitense e britannico, cui si sono aggiunti i soldati italiani, giapponese e polacchi, che hanno promesso pace e democrazia. Per ora non si vede né l’una, né l’altra». Promosso dall’associazione “Un ponte per...”, il sito “osservatorio Iraq” vuole offrire uno spazio aggiornato e documentato sulla situazione della popolazione civile e del conflitto in Iraq attingendo a informazioni ufficiali e a media indipendenti e corrispondenze dagli operatori internazionali presenti sul luogo del conflitto. «Questo sito riporterà i risultati del lavoro di ricerca, inchiesta, documentazione che l’Osservatorio produrrà ed in particolare informazioni sulla presenza italiana in Iraq (militare, civile, affaristica) e i rapporti che delegazioni e visitatori invieranno dall’Iraq». Un compito non semplice, per la difficoltà di reperire e verificare le informazioni in un quadro in cui le vittime civili e militari si contano ormai a centinaia e il diritto all’informazione è ampiamente compromesso dal coprifuoco militare e dalla pratica dei sequestri mirati.
I fondi di investimento Valori Responsabili di Etica Sgr, società di gestione del risparmio che appartiene al Gruppo Banca Etica, investono esclusivamente in imprese e Stati selezionati in base a rigorosi criteri sociali e ambientali. Esclusi a priori i titoli di Paesi dittatoriali o di società che producono armi, energia nucleare o sono coinvolte in altre pratiche lesive della dignità dell’uomo e degli animali. Su www.eticasgr.it è possibile consultare la lista completa dei titoli nei quali i fondi investono e capire perché, per esempio, Nike e Adidas sono state bocciate mentre hanno passato l’esame Canon, Indesit o Intel. Informazioni dettagliate anche sulle altre attività della società, come il sostegno a progetti di microcredito in Italia e l’azionariato attivo. Il sito, che ha un alto livello di accessibilità anche per i non vedenti, è stato progettato con programmi Open Source da Hi-Lab (Handicap Integrazione Laboratorio), che impiega persone disabili e lotta contro l’emarginazione nella Locride.
ANNO 5 N.32
DAL VENEZUELA ARRIVA TELESUR, IN DIRETTA L’INFORMAZIONE LATINAMERICANA Il progetto è ambizioso e solo la ricchezza del Venezuela ne ha potuto permettere la nascita. Telesur, nata su volontà del presidente Hugo Chavez e con il sostegno dei governi di Cuba, Argentina e Uruguay, si presenta come la voce dell’America Latina, uno spazio indipendente dai governi (alcuni dei quali, come Cuba, non possono offrire buone referenze in tema di libertà d’opinione) ma non neutrale. Perchè il conflitto è aperto, gli Usa hanno ostinatamente cercato di far cadere il governo Chavez che è diventato un nuovo simbolo dell’indipendenza del “cortile di casa” degli Usa. Il governo nordamericano, per non smentire il suo approccio interventista, ha elaborato una legge per disturbare con “immagini e suoni speciali” il segnale di Telesur, impedendone le trasmissioni affinché, ha sostenuto il deputato repubblicano della Florida Connie Mack in un artificio logico che rasenta il paradosso «il popolo venezuelano possa conoscere le idee di libertà, sicurezza e prosperità» che gli Usa possono garantire al Venezuela se cambia governo. Dalla neonata televisione tuttavia ostentano entusiasmo per l’avventura e poca attenzione alle minacce di pirateria televisiva statunitense. Il motto della televisione, annuncia il colombiano Jorge Botero, sarà “indipendenza si, neutralità no”. Il segnale verrà trasmesso anche per le parabole europee con un’iniziale finestra aperta prossimamente su arcoiris.tv.
Si sono riuniti in un cartello di associazioni con l’obiettivo di spingere i governi nazionali a raggiungere gli obiettivi della campagna Onu per i “Millennium Goals”. «Si tratta di obiettivi cruciali, come eliminare la povertà estrema e la fame; eliminare le disparità fra i sessi, combattere il degrado ambientale, assicurare a tutti l’accesso all’educazione, alle cure sanitarie e all’acqua entro il 2015». Per raggiungere questi obiettivi è necessaria una forte pressione sui leader politici dei Paesi ricchi e dei Paesi poveri affinché mantengano gli impegni presi. Obiettivi alti, ma neppure troppo ambiziosi. Al punto che una organizzazione come l’Onu, non accusabile di estremismo soprattutto in questa sua fase storica, li ha fatti propri. «Affinché i governi realizzino le loro promesse è necessario che tutti i cittadini, di ogni paese, facciano sentire la propria voce, e si schierino apertamente a favore di un mondo più giusto» spiegano gli aderenti alla campagna, che è ora online per offrire un supporto informativo e di rilancio delle numerose iniziative previste.
WWW.TELESURTV.NET
WWW.MILLENNIUMCAMPAIGN.IT
WWW.ETICASGR.IT
WWW.OSSERVATORIOIRAQ.IT | 72 | valori |
GRUPPI IN RETE PER I MILLENIUM GOALS
|
SETTEMBRE 2005
|
radio popolare
stilidivita IN USA VENTIMILA DOLLARI PER OGNI RECLUTA
UN TRADUTTORE MONDIALE PER LA LOTTA AL TERRORISMO CHIESTO DAI MILITARI USA
SPECULAZIONE SUI SIMBOLI UCRAINI DELLA RIVOLUZIONE
SI CERCANO FARMACI PER LA PAURA DELLA PANDEMIA
EMAIL E CHIAMATE DAI CALL CENTER SOTTO ESAME
L’Iraq fa paura, anche ai ragazzi americani. Da mesi ormai la campagna per il reclutamento di nuove reclute è in sofferenza perchè il timore di essere inviati sul fronte di guerra iracheno è molto sentito. Il Dipartimento della Difesa ha quindi adottato una doppia strategia: arruolamenti via Internet attraverso società specializzate e aumento dei benefit, che ormai assomigliano molto ad una vera e propria campagna di ingaggio. Il bonus iniziale per chi “firma” è stato fissato in ventimila euro, una cifra non elevatissima ma utile per motivare gli indecisi, cui è stata aggiunta la possibilità di un contributo di cinquantamila dollari sul mutuo per la casa. Per scandagliare la Rete alla ricerca di buoni candidati per l’arruolamento è stato anche impiegato un particolare programma, chiamato “Jamrs” che incrocia i dati disponibili in database acquistati da aziende pubbliche e private, con particolare attenzione alla comunità ispanica, in cui è maggiore il tasso di disoccupazione. Per favorire questi ingressi nell’esercito, accanto agli incentivi economici, sono stati tolte le discriminanti su chi era segnalato per consumo di droghe e alcol o per essere stato detenuto.
Lo hanno chiamato GALE, Global Autonomous Language Explotation, e dovrebbe essere per i militari statunitensi la chiave di interpretazione in tempo reale della comunicazione in lingua araba e nelle lingue e dialetti cinesi e indiani. Il GALE sarà un orecchio elettronico poliglotta, dotato di sofisticati sistemi di riconoscimento vocale che permetteranno la traduzione in tempo reale di audio e testi in più linguaggi. Il programma ufficiale del progetto punta alla nascita di tre strumenti capaci di affrontare le cruciali richieste di intelligence e servizi di sicurezza: due “motori” in grado di traslitterare e tradurre testi e conversazioni, uniti ad un’interfaccia che permetta l’analisi e lo stoccaggio dei dati raccolti. La tecnologia si baserà probabilmente su un proprio sistema operativo, soprannominato Language Exploitation Environment. Questo software permetterà l’integrazione funzionale dei tre strumenti in uno solo. Il Pentagono esige margini di accuratezza e precisione estremamente alti. Stando alle rivelazioni degli esperti internazionali in Human Language Technologies, le conoscenze attuali consentono di creare tecnologie di riconoscimento vocale con affidabilità pari al 95%. Una volta ultimato, il progetto potrà analizzare trasmissioni televisive, intercettazioni telefoniche, programmi radio. GALE raccoglierà, tradurrà e metterà a disposizione dei militari anche le informazioni provenienti da gruppi di discussione, giornali e blog. Negli corso degli ultimi anni, il Dipartimento per la Difesa degli USA ha chiesto più volte alla comunità accademica di realizzare una macchina in grado di riconoscere, tradurre ed immagazzinare un’immensa mole di dati multimediali provenienti dal mondo dei media arabi e sinofoni.
Anche la rivoluzione è un prodotto e va registrato e tutelato. La famiglia del presidente ucraino Viktor Yushchenko si difende così dalle accuse che le sono arrivate dal dimissionario vice capo dell’amministrazione fiscale del Paese secondo cui proprio i familiari del leader ucraino avrebbero preteso la registrazione e il trasferimento a loro nome di loghi, simboli e parole d’ordine della “rivoluzione arancione” che aveva conquistato l’attenzione dei media di tutto mondo. Il giornalista che ha sollevato il caso, destando un’enorme clamore nel Paese, si è visto definire dal Presidente ucraino “un killer”. Nella sua inchiesta vi erano numerosi riferimenti al figlio diciannovenne del presidente, Andriy, che condurrebbe una inspiegabile vita sfarzosa con automobili di lusso e cene nei locali più esclusivi. Viktor Yushchenko ha pubblicamente invitato il figlio a «andare a casa del giornalista e sbattergli sotto il muso» il conto del ristorante citato nell’articolo. Grande preoccupazione è stata manifestata dalle organizzazioni che si occupano di media e diritti umani in Ucraina che pure avevano visto con favore l’elezione di Yushchenko dopo anni di lotte per l’indipendenza dell’informazione nel Paese.
Numerose segnalazioni sono comparse sulla stampa internazionale per la temuta pandemia, l’epidemia globale di derivazione aviaria che potrebbe diffondersi rapidamente in tutto il pianeta. A trarne i primi profitti è stata un’azienda britannica, la Acambis, il cui annuncio di un prossimo vaccino antinfluenzale globale ha visto il titolo premiato in Borsa. La sperimentazione sull’uomo è però appena iniziata e le stime più ottimistiche parlano di almeno quattro anni prima di una possibile commercializzazione del prodotto che consentirebbe di vaccinarsi una o due volte nell’arco della vita contro le più diffuse forme influenzali e costituirebbe una base difensiva contro le nuove forme di epidemia. Le modificazioni dei virus dell’influenza dei polli e dei maiali stanno destando nella comunità scientifica grande apprensione. I casi di infezioni fra volatili si susseguono in continuazione. Dall’Asia alla fine della primavera sono passati alla Siberia e, tramite alcune specie di uccelli migratori, minacciano la Russia europea. Il timore più volte manifestato nei consessi internazionali e in seno all’Organizzazione Mondiale della Sanità è quello dello sviluppo di una pandemia mondiale prima che siano stati approntati adeguati strumenti di controllo.
Mentre in Italia vi è un dibattito aperto su nuove norme relative all’utilizzo e alla diffusione delle intercettazioni telefoniche, la Commissione Europea sta valutando su richiesta britannica una nuova normativa che dovrebbe imporre ad operatori e provider di tutta Europa la registrazione da uno a tre anni dei log degli accessi Internet, dei mittenti e dei destinatari delle email o delle telefonate, della localizzazione di chi chiama da un cellulare e via dicendo. La grande diffusione in tutta Europa dei centri di telefonia viene giudicata un fattore di rischio dall’intelligence. Per la Commissione Europea il possesso dei dati equivale però ad una vera e propria intercettazione e la Commissione sta spingendosi in un territorio ufficialmente inesplorato, quello dell’intercettazione di massa in nome della sicurezza. Secondo il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, «è ovvio che la “data retention” è uno strumento cruciale nella lotta al terrorismo: i terroristi devono comunicare tra di loro e nel farlo lasciano tracce». Il provvedimento dovrà poi essere esaminato dai singoli Paesi.
| 74 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
AUMENTA IL CONSUMO DI METANFETAMINE NEGLI STATI UNITI E CRESCONO RISCHI E DISAGI PER I MINORI Il consumo di metanfetamine nelle zone rurali e nelle piccole cittadine statunitensi è in costante aumento e se ne avvertono le prime conseguenze sul sistema sanitario e sociale. In Oklahoma e Kentucky il problema sta assumendo una forte visibilità, anche a causa dell’aumentata richiesta di servizi sanitari e assistenziali. La droga sintetica, resa descritta nel film “Spun”, ha avuto una notevole diffusione non anche grazie alla facile reperibilità e al basso costo. Solo nell’ultimo anno in Kentucky vi è stata una crescita del 12% del numero di bambini per il quali è stato chiesto un affido temporaneo, figli di coppie disagiate con problemi di tossicodipendenza. Le metanfetamine vengono realizzate in modo artigianale con componenti acquistati in farmacia senza ricetta e quindi vendute ad un costo molto inferiore rispetto ad altre droghe sintetiche. Il componente base è la pseudoefredina, contenuta in numerosi farmaci da banco contro il raffreddore. Dallo scorso anno in Oklahoma sono state poste per arginare il fenomeno limitazioni alla vendita che non hanno inciso sulla diffusione del fenomeno. Le metanfetemine producono un intenso desiderio sessuale e una frenesia che può protrarsi per giorni ed espongono spesso i minori ad abusi da parte degli adulti. Quando subentrano il crollo fisico e il sonno i minori si trovano esposti all’abbandono totale e in questa fase sovente vengono segnalati agli assistenti sociali per l’avvio del programma di affido.
LA MONSANTO SI DEDICA AGLI ANIMALI OGM E LI BREVETTA
ANCHE NELLO SPAZIO I RIFIUTI SONO UN PROBLEMA
La Monsanto avrebbe fatto domanda per brevettare maiali con determinate caratteristiche. Eric Gall di Greenpeace, intervenendo alla Conferenza internazionale su biodiversità e biopirateria, in corso a Nuova Delhi, ha spiegato che «la Monsanto sta ancora una volta cercando di controllare il cibo con quest’operazione che rappresenta un abuso alle norme sulla brevettabilità ed un affronto agli allevatori di tutto il mondo». Consegnata alla World Intellectual Property Organisation (WIPO), a Ginevra, la richiesta di brevetto riguarda 160 Paesi del mondo. Se concesso, non si potranno più allevare maiali con alcune determinate caratteristiche oppure bisognerà pagare delle royalties alla Monsanto. Il brevetto copre anche lo screening per specifiche caratteristiche genetiche naturali in base alle quali i maiali crescono più velocemente. La Monsanto vuole entrare in un mercato crescente, quello in cui la domanda di carne sarà più alta a livello globale. Questi maiali e i loro discendenti saranno tutti brevettati, e bisognerà pagare le royalties a Monsanto. La politica aggressiva della Monsanto per la promozione di mais e soia Ogm e per il monopolio delle sementi è ampiamente nota e il timore è che possa estendersi ad altri settori alimentari.
Oltre quarant’anni di lanci nello spazio hanno disperso al di là dell’atmosfera migliaia di oggetti che gravitano senza meta attorno alla Terra, in una fascia compresa tra i quattrocento e i quattromila chilometri di altezza rispetto alla superficie terrestre. Con la ripresa dei nuovi programmi spaziali rappresentano una minaccia per le missioni spaziali del futuro. In orbita ci sono circa trentamila oggetti di dimensioni superiori ai dieci centimetri. Rottami di ogni tipo, frammenti sprigionati da esplosioni, chiavi o bulloni sfuggiti a qualche astronauta. Ancora più numerosi sono gli oggetti di dimensione compresa tra uno e dieci centimetri (non meno di centomila frammenti), ma non si devono trascurare i frammenti di dimensioni inferiori, che viaggiano nello spazio a una velocità compresa tra sette e undici chilometri orari e in un eventuale impatto con le strutture fragili e leggere dei satelliti possono liberare un’energia pari a quella di una bomba a mano. Anche noi terrestri corriamo dei rischi: dal 1957 ad oggi sono stati oltre ventimila i “rientri” di frammenti dallo spazio e non sempre si trattava di frammenti di piccole dimensioni. Anche presso istituti europei di ricerca sono stati avviati programmi per studiare possibili soluzioni al problema.
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 75 |
informazionedisinformazione
| ANNI NECESSSARI AFFINCHÈ LA POPOLAZIONE MONDIALE AUMENTI DI UN MILIARDO DI ABITANTI
9 mld 8 mld
EVOLUZIONE DELLA POPOLAZIONE EUROPEA A 25 PER GRUPPI DI ETÀ FINO AL 2050
7 mld
+ 180,5%
6 mld
Evoluzione media -2,1%
5 mld 4 mld
+ 44,1%
3 mld 2 mld 1 mld 1800
1930
La segnalazione è stata fatta da Naomi Klein con un articolo sul The Guardian. La notizia era di quelle destinate a quella censura automatica che scatta nel conteggio delle vittime. Accaduto il giorno precedente all’attentato di Londra, l’attacco armato compiuto dalle truppe Onu ad una sede di fedeli di Jean-Bertrand Aristide ad Haiti nel quartiere Cité Soleil avrebbe meritato le prime pagine dei quotidiani. Ed è caduto nel silenzio per la vecchia regola secondo cui ci sono morti che pesano come sassi e morti che pesano come piume. Cinque morti secondo l’Onu tra i fedeli dell’ex presidente, deposto con un golpe nel 1994. Almeno venti morti, uccisi durante l’attacco di almeno trecento soldati dell’Onu, secondo numerosi testimoni indipendenti. Joseph Guyler Delva, corrispondente della Reuters, afferma di aver visto «sette cadaveri solo in una casa, inclusi due bambini e una donna sui 60 anni». Ali Besnaci, direttore di Médecins Sans Frontières ad Haiti, ha confermato che il giorno dell’assalto una trentina di persone (il fatto viene definito «senza precedenti») in maggioranza donne e bambini, sono giunte alla clinica di Médecins Sans Frontières con ferite da arma da fuoco.
Più che l’effetto, preoccupano i modi. La censura applicata dalla Polizia Postale nei confronti del sito “Rosa Nera”, definito “anarco insurrezionalista” ha scatenato nella Rete italiana una serie di problematiche di grande peso in una società democratica. Nell’ambito della stessa inchiesta, promossa dalla Procura di Bologna, è stato richiesto al sito antagonista italiano“autistici/inventati” di oscurare una casella mail attivata da “rosa nera” presso il dominio “autistici/ inventati.org”. Una richiesta eseguita perchè non vi sarebbero stati gli estremi per opporvisi e perchè si trattava della chiusura forzata di un indirizzo mail senza richiesta di identificazione dell’account. Allegato al materiale inviato ai legali di autistici/inventati.org emergeva però un particolare di grande rilievo. Un anno prima, la Polizia Postale avrebbe prelevato presso la sede del server Aruba (dove autisti/inventati si appoggiava per l’housing con macchine di propria proprietà) i codici con i quale avrebbe potenzialmente potuto seguire tutto il traffico sul sito antagonista, senza notificare il provvedimento ai responsabili dei computer in housing. Ne è derivata ora una campagna online di boicottaggio verso Aruba.
| 76 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
CENTINAIA DI SITI OSCURATI IN CANADA PER CENSURA DOVE ANCHE LA RETE È SORVEGLIATA UN CONGRESSO SULLA LIBERTÀ DI STAMPA La scelta è stata fortemente sostenuta dal governo di Zine el-Abidine Ben Ali che dichiara di voler aprire il Paese alla democrazia e a importanti riforme. Per ora i rappresentanti di Reporter Sans Frontieres (Rsf) hanno potuto documentare solo l’intensa attività di intelligence e sorveglianza della polizia tunisina che intende fare del secondo Convegno mondiale sulla società dell’informazione un appuntamento di gala della Tunisia nel consesso internazionale, senza spiacevoli fuori programma a cura dell’opposizione, degli attivisti democratici e dei diritti umani. Secondo Rsf, «permettere ad un Paese che imprigiona delle persone perchè usano internet e che censura siti d’informazione di organizzare un convegno mondiale sulla libertà di stampa, è una scelta che va al di là di ogni comprensione». Sotto accusa oltre al governo di Ben Ali anche le Nazioni Unite, cui è rivolto un ultimo appello affinché denuncino con chiarezza le politiche repressive sulla libertà di informazione praticate a Tunisi, sperando che l’effetto mediatico del Convegno possa favorire l’approvazione di provvedimenti per una effettiva liberalizzazione dell’audiovisivo e contro la censura praticata sulla Rete. Il governo tunisino ha organizzato una vera e propria campagna contro l’informazione in internet, istituendo una vera e propria cyber-polizia che fa ricorso anche ad azioni di hackeraggio. Il controllo sulla Rete è strettissimo con numerose denunce ed eclatanti arresti.
Telus è il principale fornitore di servizi per Internet canadese. L’episodio di censura sulla Rete che lo ha visto protagonista ha come oggetto il forum online degli aderenti alla Telecommunications Workers Union, il sindacato che riunisce gli addetti al settore delle telecomunicazioni. Oltre tredicimila impiegati di Telus appartengono a questa importante unione di lavoratori. Alla fine di luglio la pubblicazione di alcuni messaggi sul forum, ritenuti particolarmente caustici e denigratori e relativi alle condizioni di lavoro in Telus, ha fatto scattare un arbitrario blocco della distribuzione online del forum ritenuto «particolarmente intimidatorio e pericoloso» dai vertici aziendali. La vicenda è stata riferita dalla stampa internazionale e, in Italia, da Punto Informatico. Il risultato è stata la strada sbarrata per chiunque tentasse di accedere alle informazioni discriminate. Gli amministratori hanno posto un filtro su un intera rete di host virtuali - una mossa che ha impedito l’accesso non solo al sito sindacale, ma a migliaia di pagine ospitate sui server di Telus e a 766 siti, facendo scattare le proteste e il clamore internazionale per la maldestra censura.
1974
1987
1999
2013
2028
- 25,8%
- 19,5%
+ 8,7%
30 anni
14 anni
13 anni
12 anni
14 anni
15 anni
2054
26 anni
0-14 anni
15-24 anni
25-39 anni
40-54 anni
55-64 anni
65-79 anni
80 + anni
123
Sempre più giovani poveri nei paesi in via di sviluppo gior parte nasce nei paesi in via di sviluppo. Si stima che la popolazione delle nazioni più povere triplicherà nei prossimi 45 anni. Ogle stime passerebbe dagli attuali 6,5 miliardi di persone a cirgi, quasi il 40 per cento della popolazione mondiale ha meno di 20 ca 9,1 miliardi entro il 2050, potrebbe avere «gravi conseanni. Tra questi, l'85 per cento vive nel mondo in via di sviluppo, guenze sulla sicurezza» non solo per un paese o una regione, ma per dove c'è scarsità di posti di lavoro, di risorse e di opportunità educail mondo intero. Sono alcune conclusioni del nuovo rapporto delle tive, ha aggiunto. Lo studio prevede che la popolazione di alcuni Nazioni Unite sulla crescita demografica. Nonostante il tasso di crePaesi in via di sviluppo, tra cui Afghanistan, Burkina Faso e Uganda, scita abbia registrato una freanata e il nucleo dei figli per donna nel triplicherà nei prossimi 50 anni. Anwarul K. Chowdhury, sottoseSud del Mondo si sia ridotto da sei a tre negli ultimi quarantanni , gretario generale e alto rappresentante per i Paesi meno sviluppati, nei Paesi in via di sviluppo la situazione non è per nulla migliorata. dichiara che sebbene le dimensioni complessive della popolazione Viceversa nel primo mondo dei ricchi i giovani sono sempre meno. nella maggior parte dei PVS non siano ampie, l’alto tasso di crescita La crescita della popolazione globale – specialmente nel mondo poin molte di queste nazioni «costituivero e affamato dei paesi più poveri – DISTRIBUZIONE NEL 2005 DELLA POPOLAZIONE MONDIALE sce un serio limite ai loro sforzi verso «crea problemi di sicurezza nazionale, lo sviluppo». «La lotta contro la pocome conflitti civili e terrorismo», diSu 6,465 miliardi di persone vertà, la fame e le malattie intrapresa chiara il Population Institute con sede dai Pvs è seriamente ostacolata dal a Washington, in un rapporto pubbli11% rapido aumento della popolazione e cato in coincidenza con la Giornata Europa 5% 61% dai suoi effetti che si ‘trascinano’ su mondiale della popolazione. America del Nord Asia tutti i loro obiettivi di sviluppo sociaOgni anno, 77 milioni di persone li ed economici», ha sottolineato si aggiungono alla popolazione del 14% Chowdhury. pianeta - 146 ogni minuto - e la magAfrica
I
L RAPIDO INCREMENTO DELLA POPOLAZIONE mondiale, che secondo
Fonte: Eurostat, Onu, Population Reference Bureau
LA POLIZIA A CACCIA DEI DATI SU ARUBA
1960
- 25%
numeri 130 anni
MORTI COME SASSI E MORTI COME PIUME
- 19,4%
Fonte: Eurostat, Onu, Population Reference Bureau
| stilidivita |
9% America del Sud
|
ANNO 5 N.32
.
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 77 |
| numeridell’economia |
| numeridell’economia |
672,7
22,3
POCHE NASCITE MA NON INVECCHIA SOLO L’ITALIA ETÀ
2025
FRANCIA 2050
2005
2025
CINA 2050
2005
2025
6,1
2005
2025
1971-82
5,8
11,2
10,7
10,2
288,8
261,6
224,5
350,2
337,2
34,9
29,0
20,8
36,9
35,2
33,3
890,3
897,6
752,4
658,9
864,7
| 78 | valori |
ANNO 5 N.32
17,9
|
18,2
SETTEMBRE 2005
12,6
|
18,2
20,8
143,2
285,9
418,2
87,8
167,3
2,7/3,7 1,4/2,3 1,7/2,7 1,7/3,0 2,4/3,8 1,6/2,5 1,7/2,4 1,0/1,8 0,6/1,2 1,1/3,3 1,0/2,2 2,3/3,9 2,5/3,2 1,0/2,0 2,5/4,0 1,4/2,2
2,5 (2,6) 2,0 (2,1) 2,0 (2,1) 2,4 (2,5) 2,7 2,1 1,9 (2,0) 0,9 0,1 (0,8) 1,1 1,1 2,7 2,8 (2,7) 1,2 (1,3) 3,5 (3,7) 1,4 (1,5)
3,2 2,0 (2,1) 2,2 2,2 3,0 2,2 2,0 (2,1) 1,5 1,0 (1,5) 1,8 (1,9) 1,7 2,6 2,8 (2,7) 1,7 (1,8) 3,2 1,8 (1,9)
Fonte: elaborazioni Csc dati Ocse
1996-01 2,4
2,3
2,0
2,1
1,7 1,1
1,1
UE
ITA
USA
UE
ITA
USA
UE
Fonte: Mediobanca
ENI
Aurelia
Seat Pagine Gialle
Autostrade
Lottomatica
1,5
105
-5,6 -0,6 +3,4 -2,6 1,8 2,2 -0,3 2,9 -1,0 3,6 3,5 -4,9 7,0 11,9 -6,2 0,5
-5,0 -0,8 3,3 -2,6 1,5 2,1 -0,1 2,9 -1,1 3,6 3,5 -5,0 6,4 11,4 -6,0 0,5
Fonte: elaborazioni Csc dati Ocse
Abitazione Energia Salute Educazione Divertimenti Veicoli
100
0,2
95 0,2 0,1
USA
2,6 1,6 1,7 1,9 2,1 1,7 1,6 1,1 1,9 0,3 1,0 2,6 1,5 1,2 2,5 1,6
SI TRASFORMANO I CONSUMI
110
0,4 ITA
BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL) 2005 2006
Cambiamenti nella struttura 2005-2050 (2005=100)
0,6
USA
2006
115
1,0 0,3
0,3
2,6 2,0 1,9 1,8 2,0 1,4 1,6 1,4 1,9 0,3 1,4 2,9 1,2 1,2 2,8 1,8
Variazioni % medie nel periodo
938,2 0,4
2005
2002-03 Popolazione Pil procapite
1,7
284,8
308,5
Mediaset
1,9/3,4 1,6/2,3 1,1/2,5 2,2/3,0 2,3/3,2 1,5/2,6 1,5/2,6 0,4/1,2 0,0/1,0 0,6/1,6 0,7/1,5 2,3/3,3 2,4/3,3 0,9/1,6 3,3/4,0 1,1/1,7
0,1 14,4
TIM
MEDIA 2006
2050
0,4 Oltre 60 anni
SIAS
MEDIA 2005
1983-95
2,7
INFLAZIONE
MIN/MAX 2006
Australia Austria Belgio Gran Bretagna Canada Danimarca Francia Germania Italia Giappone Olanda Spagna Svezia Svizzera Stati Uniti Area Euro
1,0 15-59 anni
Erg
PIL MIN/MAX 2005
2,3 7,9
Acea
PAESE
INDIA 2050
2005
LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI
2,1 Fino ai 14 anni
81,1
POPOLAZIONE E PRODUTTIVITÀ
ITALIA 2005
90,4 82,4
Autostrada TO-Mi
3,00 5,47 9,29 2,89 7,31 2,00 3,49 1,45 3,25 6,75 19,77 3,72 7,01 9,58 2,91 10,50 9,40 3,63 7,10 16,11 1,78 6,36 4,70 13,00
Fonte: Mediobanca
+87,6 Luglio -32,4 Giugno +27,4 Giugno +24,0 Giugno -0,1 Maggio +16,3 Giugno +16,3 Giugno +2,1 Luglio -6,7 Giugno +11,0 Giugno +39,9 Luglio +8,7 Luglio +1,5 Aprile -9,8 Giugno +3,8 Giugno +22,6 I Trimestre -9,5 I Trimestre -8,0 Luglio -2,1 Giugno -38,3 Giugno +1,0 Giugno - 2,7 I Trimestre -3,4 Giugno +108,6 Giugno
101,6
Tenaris S.A.
+1,8 Lug. +3,3 Giu. +7,8 Lug. +3,0 Lug. +7,1 Lug. -0,2 Giu. +2,5 Lug. +2,4 Lug. +5,3 Lug. +9,6 Lug. +6,6 Lug. +3,1 Lug. +4,9 Lug. +4,5 Lug. +1,4 Lug. +15,3 Lug. +4,7 Giu. +1,6 Lug. +2,8 Giu. +7,8 Lug. +1,7 Lug. +3,7 Lug. +1,3 Lug. +12,5 Lug.
Caltagirone
Lug. Giu. Mar. Giu. Mag. Giu. Giu. Giu. Giu. Giu. Giu. Giu. Mag. Giu. Giu. Mag. 2004 Mag. Giu. Giu. Giu. Giu. Giu. Lug.
145,9
TASSI INTERESSE
Eni
+16,1 +11,7 +10,1 +3,4 +5,4 +11,1 +4,1 +1,3 +8,8 +2,0 +6,3 +7,4 +2,1 +0,7 +5,9 +10,4 +3,3 +5,2 +2,3 +1,6 +3,7 +6,5 +6,8 +4,9
BILANCIA COMMERCIALE
Bulgari
Cina +9,5 II Trimestre India +7,0 I Trimestre Indonesia +5,5 II Trimestre Malesia +5,7 II Trimestre Filippine +4,6 I Trimestre Singapore +5,2 II Trimestre Corea del Sud +3,3 II Trimestre Taiwan +2,5 I Trimestre Tailandia +3,3 I Trimestre Argentina +8,0 I Trimestre Brasile +2,9 I Trimestre Cile +5,7 I Trimestre Colombia +3,6 I Trimestre Messico +3,1 II Trimestre Perù +4,6 Giugno Venezuela +7,9 I Trimestre Egitto +4,7 IV Trimestre Israele +4,8 II Trimestre Sud Africa +4,2 I Trimestre Turchia +4,8 I Trimestre Repubblica Ceca +4,4 I Trimestre Ungheria +2,9 I Trimestre Polonia +2,9 II Trimestre Russia +5,2 I Trimestre
PREZZI AL CONSUMO
2002 Buzzi Unicem
207,1
9,7
22,4 21,4 Italmobiliare
.
Indagine Censis basata sulle stime di 747 testimonial provinciali, individuati tra i rappresentanti del mondo dell’impresa e del lavoro, delle istituzioni e del mondo delle professioni. Il 60% indica il lavoro irregolare prestato dagli immigrati come uno dei fenomeni più rilevanti
25,2
181 PRODUZIONE INDUSTRIALE
37,4 32,5 32,2 32 30,4
LE NAZIONI EMERGENTI PIL
L’ECONOMIA SOMMERSA
Utile corrente/Fatturato 2004
39,1
226,8 226,3
PAESE
47,6
Capitale netto tangibile in % dei debiti finanziari
primo trimestre). Sul fronte dell’inflazione i dati più preoccupanti arrivano dai paesi del Sud America (Brasile, Argentina e Perù) e del Sud Est asiatico con l’eccezione della Cina, sul cui dato statistico gravano molti interrogativi stante il boom della produzione industriale (+16,1% nel luglio scorso) e dei consumi interni.
ASM Brescia
I
gno. Bene, ma in modo meno eclatante, l’andamento degli scambi anche per Brasile, Cina, Corea del Sud, Indonesia e Malesia. In materia di prodotto interno lordo il primato spetta ancora una volta alla Cina (+9,5% nel secondo trimestre) e all’India (+7% sempre nel secondo quarter). Continua la ripresa dell’Argentina (+8% nel
RCS Media Group
lordo dei paesi emergenti riprende a correre, ma anche l’inflazione e i tassi d’interesse, salvo alcune eccezioni, si muovono al rialzo. Tra i paesi produttori di petrolio e di gas spicca il clamoroso risultato della bilancia commerciale della Russia che mette a segno un surplus di oltre 100 miliardi di dollari nello scorso mese di giuL PRODOTTO INTERNO
I MIGLIORI PER CAPACITÀ DI PROFITTO
Fonte: Indagine Censis
I GRUPPI PIÙ SOLIDI DEL 2004
Snam rete gas
Russia: record con il petrolio
UE
ITA
90 2005 2010
2015 2020 2025
|
ANNO 5 N.32
|
2030 2035 2040
SETTEMBRE 2005
2045 2050
| valori | 79 |
|
indiceetico
| numeridivalori |
|
IL PORTAFOGLIO DI VALORI
NORDISKT HÅLLBARHET INDEX NOME TITOLO
ATTIVITÀ
BORSA
Electrolux H&M Trelleborg Orkla Kesko Statoil Svenska Handelsbanken Storebrand Gambro Coloplast Novozymes Metso Skanska Tomra Tietoenator Nokia Holmen UPM-Kymmene Telenor Hafslund
elettrodomestici abbigliamento componenti meccaniche alimentari/media distribuzione petrolio servizi bancari assicurazioni tecnologia medica tecnologia medica farmaceutici macchine industriali edilizia macchine industriali software telefoni carta carta telecomunicazioni utilities
Stoccolma, Svezia Stoccolma, Svezia Stoccolma, Svezia Oslo, Norvegia Helsinki, Finlandia Oslo, Norvegia Stoccolma, Svezia Oslo, Norvegia Stoccolma, Svezia Copenaghen, Danimarca Copenaghen, Danimarca Helsinki, Finlandia Stoccolma, Svezia Oslo, Norvegia Helsinki, Finlandia Helsinki, Finlandia Stoccolma, Svezia Helsinki, Finlandia Oslo, Norvegia Oslo, Norvegia
Rendimento del portafoglio dal 31.12.2004 al 29.07.2005
CORSO DELL’AZIONE AL 29.07.2005
RENDIMENTO DAL 31.12.2004 AL 29.07.2005
174,50 SEK 277,00 SEK 129,00 SEK 255,00 NOK 22,450 € 141,00 NOK 167,50 SEK 64,50 NOK 113,00 SEK 361,50 DKK 314,00 DKK 19,85 € 100,50 SEK 35,20 NOK 26,90 € 13,17 € 216,50 SEK 16,03 € 56,00 NOK 46,00 NOK
9,77% 14,41% 9,15% 46,49% 25,07% 55,30% -7,42% 15,37% 14,03% 19,94% 12,95% 70,24% 20,49% 10,61% 14,96% 13,34% -10,00% -2,02% 6,54% 22,79%
+18,10%
NOME TITOLO
ATTIVITÀ
BORSA
Sabaf Heidelberger Druck. CSX Body Shop International Henkel Aviva Svenska Handelsbanken Novo Nordisk Merck Kgaa 3M Company FLS Industries Mayr – Melnhof Karton Verizon Cisco Systems Canon Stmicroelectronics BG Group Severn Trent Vestas Wind Systems Boiron
pezzi per forni a gas macchine per la stampa trasporti cosmetici detergenti, cosmetici assicurazioni servizi bancari farmaceutici farmaceutici/chimica grafica, edilizia edilizia cartone telecomunicazioni tecnologia Informatica tecnologia digitale semiconduttori gas ciclo acqua pale eoliche medicina omeopatica
Milano, Italia Francoforte, Germania New York, USA Londra, Gran Bretagna Francoforte, Germania Londra, Gran Bretagna Stoccolma, Svezia Copenaghen, Danimarca Darmstadt, Germania New York, USA Copenaghen, Danimarca Vienna, Austria New York, USA New York, USA Tokyo, Giappone Milano, Italia Londra, Gran Bretagna Londra, Gran Bretagna Copenaghen, Danimarca Parigi, Francia
pagine a cura di Mauro Meggiolaro
UN’IMPRESA AL MESE
UN’IMPRESA AL MESE
16,73 € 27,58 € 45,54 USD 233,13 £ 77,54 € 656,89 £ 167,50 SEK 318,00 DKK 73,24 USD 75,00 USD 122,50 DKK 118,20 € 34,23 USD 19,15 USD 5.560,00 JPY 14,21 € 475,89 £ 980,37 £ 113,00 DKK 23,58 €
-12,10% 10,32% 27,39% 48,51% 21,16% 6,96% -7,42% 6,03% 45,61% 2,46% 18,57% -5,67% -5,26% 11,13% 3,57% -0,04% 35,02% 3,65% 65,67% -3,76%
+14,23%
Testa a testa con il mercato
ONTINUA L’ASCESA DEL
.
RENDIMENTO DAL 31.12.2004 AL 29.07.2005
€ = euro, £ = sterline inglesi, USD = dollari USA, SEK = corone svedesi, DKK = corone danesi, JPY = yen giapponesi
In Scandinavia l’etica paga NORDISKT. Dopo sette mesi chiude a +18,10%. Il Nordiskt Hållbarhet Index è una nostra invenzione. È composto da venti imprese scandinave all’avanguarRendimenti dal 31.12.2004 al 29.07.2005 Nordiskt Index [in Euro] 18,10% dia nel rispetto dell’ambiente e dei diritti. Ogni mese confrontiamo la sua performance con quella del DJ Eurostoxx 50, un indice che raccoglie le magEurostoxx 50 price Index [in Euro] 12,72% giori imprese europee, senza però applicare criteri sociali e ambientali. È un gioco, per capire se investire in modo responsabile fa bene anche al portafoglio. I risultati finora sono incoraggianti. Da inizio anno il Trelleborg nostro indice etico nordico ha sempre battuSede Trelleborg, Svezia Borsa SSE, Stoccolma to l’indice europeo convenzionale. Il mese Rendimento 31.12.2004 - 31.05.2005 +9,15% scorso il divario tra i due indici è arrivato al Attività Trelleborg produce componenti in gomma per automobili e veicoli industriali. Impiega 21.000 persone in 40 Paesi. Nel 2004 ha realizzato un fatturato di circa 23 milioni suo massimo: più di 5 punti di distacco. Medi corone svedesi (2,4 milioni di euro). glio di tutti ha fatto la finlandese Metso (+70,24% da inizio anno), che produce macResponsabilità sociale Giudizio complessivo Attenzione ai diritti umani. Impiego stabile. Chiare linee guida sulla politica ambientale. chine per la lavorazione della carta ed è molto attenta agli aspetti ambientali del design Politica sociale interna Trelleborg è riuscita a mantenere stabile l’impiego nel corso degli anni. Ha buoni programmi di formazione e investe nella comunicazione interna. industriale. L’impresa in vetrina questo mese Politica ambientale Più del 50% degli impianti sono certificati ISO14001. Le responsabilità in campo è Trelleborg (+9,15%). Ha sede in Svezia e proambientale sono ben definite. I dati sulla riduzione delle emissioni di CO2 e del consumo duce componenti per automobili. Nel 2004 di energia non sono però ancora soddisfacenti. ha raddoppiato gli investimenti ambientali e Politica sociale esterna Ben elaborata la politica sul rispetto dei diritti umani, nonostante la presenza di Trelleborg ha aumentato del 50% il volume di rifiuti che in Paesi sensibili sia limitata. è riuscita a riciclare.
CORSO DELL’AZIONE AL 29.07.2005
Rendimento del portafoglio dal 31.12.2004 al 29.07.2005
€ = euro, SEK = corone svedesi, DKK = corone danesi, NOK = corone norvegesi
C
portafoglioetico
| numeridivalori |
N TESTA PER UN SOFFIO. Il portafoglio etico di Valori chiude luglio a +14,23%, appena un quarto di punto in più rispetto all’indice MSCI World, che rappresenta l’andamento dei principali mercati internazionali. Nei primi sette Portafoglio di Valori [in Euro] Rendimenti dal 31.12.2004 al 29.07.2005 14,23% mesi di gioco ha reso più di tutti Vestas, impresa danese che produce pale eoliche. Con una performance del 65% è uno dei dieci titoli che in assoluto hanno fatto MSCI DM World price Index [in Euro] 13,96% meglio a livello mondiale da inizio anno. Dopo il rally di luglio i mercati sono piombati nella sonnolenza estiva. I fatti di Londra non sembrano aver turbato più di tanto gli investitori. Business as usual, la vita continua. RimaHenkel Sede D’dorf, Germania Borsa FSE, Francoforte ne però ancora da spiegare la caduta della sterlina Rendimento 31.12.2004 - 31.05.2005 +21,16% (-6% sul dollaro) nei giorni immediatamente preAttività Henkel è una società multinazionale che produce detergenti, cosmetici e adesivi (Dixan, Perlana, cedenti il primo attacco. Secondo alcuni è possiVernel, Super Attak, Loctite, Pritt). È attiva in più di 70 paesi. Impiega circa 60.000 persone. bile che i terroristi abbiano scommesso al ribasso sulla valuta britannica sapendo in anticipo che il Responsabilità sociale pound avrebbe perso valore dopo l’attentato. Che Giudizio complessivo Grande attenzione alla formazione e al lavoro in team. Leader nell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Ridotti al minimo i test sugli animali e l’uso di ingredienti OGM. i terroristi abbiano imparato a fare dei propri atPolitica sociale interna Henkel dà molta importanza alla formazione e al lavoro in team. Investe in modo sostanziale tacchi delle vincenti operazioni d’investimento finella prevenzione di incidenti sul lavoro. Le relazioni con i dipendenti sono considerate positive nanziario? Un’ipotesi del genere era stata fatta andai sindacati. che dopo l’11 settembre. Per ora si tratta solo di Politica ambientale Henkel aspira a diventare leader nel suo settore in campo ambientale. È all’avanguardia nell’uso di fonti di energia rinnovabili. supposizioni che difficilmente potranno essere Test sugli animali e OGM La società si impegna a ridurre al minimo i test sugli animali e a passare a metodi alternativi verificate. Nel dedalo dei circuiti elettronici di paquando ciò sia possibile. Henkel garantisce che i suoi prodotti finali non contengono proteine gamento risalire agli esecutori degli ordini di veno DNA geneticamente modificati. dita o di acquisto è quasi impossibile.
I
.
in collaborazione con www.eticasgr.it | 80 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
|
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
| valori | 81 |
| padridell’economia |
Karl Marx
Sviluppo sociale benessere economico di Francesca Paola Rampinelli
«D
A CIASCUNO SECONDO LE SUE ABILITÀ, A CIASCUNO SECONDO LE SUE NECESSITÀ». «La teoria dei comunisti può
essere raccolta in una singola frase: abolizione della proprietà privata.» Queste due frasi possono ritenersi paradigmatiche del sistema filosofico-politico di Karl Marx, il pensatore tedesco considerato il padre del movimento dei lavoratori. L’amico e collaboratore per lunghi anni Friedrich Engels lo definirà alla sua morte «l’uomo che per primo diede al socialismo, e con esso a tutto il movimento operaio dei nostri giorni, una base scientifica». Per Marx, infatti, nel passato «i filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi; ma il punto ora è di cambiarlo». Karl Marx nasce a Treviri nel 1818. Il padre è un brillante avvocato ebreo, convertito al protestantesimo per motivi politici, ma su posizioni sostanzialmente agnostiche da cui il giovane Marx riceve un’educazione fondamentalmente improntata al liberalismo. Spirito inquieto e gaudente (durante i primi anni di università viene persino arrestato per ubriachezza), dopo gli studi classici, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Bonn e poi a Berlino dove entra in contatto con il club dei «giovani hegeliani». Si laureerà in filosofia nel 1841 all’Università di Jena con una tesi sulla Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro. Dopo la laurea si dedica al giornalismo politico come caporedattore della Gazzetta renana ma è rapidamente costretto a trasferirsi a Parigi in seguito alla chiusura del giornale da parte del governo prussiano. Nello stesso anno, il 1843, termina la stesura della Critica della filosofia del diritto di Hegel, in cui affronta Secondo il pensatore polemicamente i problemi della filosofia politica moderna. tedesco la lotta di classe L’esplicito passaggio di Marx al comunismo coincide con l’uscita, e l’abolizione della proprietà privata sono passaggi nel 1844, del primo ed unico numero degli Annali franco-tedeschi, necessari per raggiungere redatti insieme a Rouge, sui quali appaiono due saggi assolutamente «il vero regno della libertà» innovativi per l’epoca: La questione ebraica e Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. A Parigi Marx conosce Friedrich Engels e comincia quella che si rivelerà una grande amicizia e una profonda intesa intellettuale. Dall’incontro con Engels infatti scaturisce il nuovo interesse per le materie economiche. Nel 1845 Marx viene espulso dalla Francia e si trasferisce a Bruxelles, dove mette a punto L’ideologia tedesca (1845-1846), scritta in collaborazione con Engels, prima organica esposizione di quell’analisi filosofica che sarà definita “materialismo storico”. Nel 1848 la Lega dei comunisti, il cui primo congresso si è svolto a Londra nel 1847, gli propone di stendere un documento teorico-programmatico: il Manifesto del partito comunista, edito a Londra, sempre in collaborazione con Engels, in cui si comincia a teorizzare la lotta di classe. Nel 1849 Marx si trasferisce, definitivamente, a Londra, dove, dopo un fallimentare tentativo di riorganizzazione della Lega dei comunisti, nel 1851 si ritira dalla politica attiva e si dedica con sempre maggiore attenzione agli studi economici che porteranno alla stesura dei Lineamenti fondamentali della Critica dell’economia politica. Nel 1866 inizia il primo libro del Capitale, che viene pubblicato ad Amburgo nel 1867 (il secondo ed il terzo volume appariranno postumi nel 1885 e nel 1894). Nel frattempo, nel 1864, è nata l’Associazione Internazionale dei Lavoratori per la quale Marx rappresenterà sempre un fondamentale punto di riferimento. Karl Marx muore a Londra nel 1883. Da allora diventa l’incarnazione dello “spettro” che si aggira per l’Europa. Oggi è in vetta a tutti i sondaggi come principale pensatore. Grazie alle “locuste del capitalismo”.
.
| 82 | valori |
ANNO 5 N.32
|
SETTEMBRE 2005
|
valori
lo leggi solo se ti abboni
[ 10 numeri 25,00 euro
sostenitore 50,00 euro ] ˜ Telefona dalle 9.30 alle 15.30 al numero 02 67479116 o entra nel sito www.valori.it
come abbonarsi Bollettino postale
c/c n° 28027324
Intestato a:
Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano
Causale:
Abbonamento/Rinnovo Valori
Bonifico bancario
c/c n° 108836 Abi 05018 Cab 12100 Cin A della Banca Popolare Etica
Intestato a:
Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano
Causale:
Abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato
Attenzione:
Per l’attivazione immediata dell’abbonamento si prega di inviare copia del bonifico al fax 0267491691 oppure file pdf all’indirizzo abbonamenti@valori.it