Anno 8 numero 57. Marzo 2008. € 3,50
valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
Inserto speciale > finanza&microcredito
ROBERTO CACCURI / CONTRASTO
Fotoreportage > Emergenza ambientale
Dossier > Altro che isole sperdute, il denaro sporco si ricicla in Europa
Chi lava più bianco Internazionale > Costa d’Avorio: il traffico di rifiuti in Africa non è reato Finanza > Eni ed Enel le prime aziende nel mirino dell’azionariato critico Economia solidale > Inceneritori: i pareri non molto indipendenti Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.
| editoriale |
Finanza “grigia”
senza regole di Andrea Baranes
«L ECOR
L’AUTORE Andrea Baranes
Direttore dell’Osservatorio sulla Finanza (www.osservatoriofinanza.it) e responsabile delle campagne su banche private e finanza della CRBM (la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale). Collabora con la Fondazione Culturale di Banca Etica. È anche membro del comitato direttivo della rete internazionale BankTrack, che monitora gli impatti sociali e ambientali delle banche private.
è nello spessore delle mura di una prigione». Con questa espressione, l’ex ministro delle finanze inglese Denis Healey indicava la difficoltà di distinguere tra attività considerate legali – per quanto discutibili – come l’elusione fiscale, e illegali, quali l’evasione. Il discorso si può allargare all’insieme delle attività finanziarie, all’enorme “zona grigia” tra operazioni legali e illegali che rende impossibile tracciare una linea di separazione. Gli attuali meccanismi che consentono alle imprese e alle ristrette élite di ultra-ricchi di speculare e di eludere il fisco sono esattamente gli stessi che facilitano crimini quali il riciclaggio, la corruzione, i traffici di droga, armi o esseri umani. La segretezza e la mancanza di trasparenza, caratteristiche premianti dei paradisi fiscali, sono ricercate tanto dalle grandi imprese e dagli attori finanziari quanto dalla criminalità organizzata internazionale. I profitti delle mafie provengono e sono reinvestiti nei centri finanziari del pianeta. Gli interessi in gioco sono giganteschi. Al momento del fallimento la Enron aveva 692 società registrate nelle sole Isole Cayman. Le compagnie offshore vengono create a un ritmo di 150 mila l’anno e sono milioni in tutto il mondo, senza contare organismi quali i trust offshore e le fondazioni, che non hanno obbligo di registrazione e che si stima possano essere decine di milioni. È difficile riuscire a giustificare la loro esistenza, se non per garantire segretezza e anonimato. Ad oggi è risultato vano ogni tentativo di regolamentare gli Hedge Funds, i fondi altamente speculativi registrati in massima parte nei paradisi fiscali. Malgrado gli sforzi di diversi Paesi, Germania e Francia in testa, non solo non si è riusciti ad approvare delle regole, ma persino la promozione di linee guida volontarie e non vincolanti si è scontrata contro il muro delle lobby del settore. Il mantra neoliberista dell’autoregolamentazione dei mercati ha fallito. La progressiva liberalizzazione degli scambi finanziari e la deregulation hanno consentito questo stato di cose. Non è ancora passata la crisi dei mutui subprime che già se ne affaccia una nuova, legata alle carte revolving, mentre negli stessi giorni, in Francia, un trader spregiudicato causa un buco di cinque miliardi di euro a una delle più grandi banche europee. In seguito agli attentati dell’11 settembre del 2001 la comunità internazionale, Stati Uniti in testa, appariva intenzionata ad affrontare seriamente la questione, nel tentativo di identificare e prosciugare i canali di finanziamento del terrorismo internazionale. A distanza di sei anni sembra che tale proposito sia andato perduto, mentre la lotta al terrorismo si riassume nell’incremento delle spese militari. La necessità di regole è legata a motivi economici, di contrasto alla grande criminalità, ma anche alla tutela dei diritti umani e sociali e allo stesso concetto di democrazia. La finanza, che oggi domina tanto l’economia quanto la politica, deve tornare al suo ruolo originario: da fine a mezzo, per favorire gli scambi commerciali ed economici. Questo percorso deve iniziare con una azione seria e coordinata a livello internazionale di contrasto ai paradisi fiscali e ai meccanismi finanziari ad essi collegati.
A DIFFERENZA TRA ELUSIONE FISCALE ED EVASIONE FISCALE
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valori www.valori.it
anno 8 numero 57 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore
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Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it) Vincenzo Progida (impaginazione)
ROBERTO CACCURI / CONTRASTO
marzo 2008 mensile
Una montagna di rifuti di ogni genere, in una discarica a cielo aperto nella provincia di Roma. Due carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico) effettuano un’ispezione investigativa.
Roma, 2002
bandabassotti
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fotoreportage. Emergenza ambientale
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dossier. Finanza da riciclo La lavatrice della porta accanto I 39 metodi per lavare il denaro sporco Loretta Napoleoni: “Intrappolati in un’economia canaglia” Macao meravigliao. Un paradiso dove tutto è possibile La mappa delle lavanderie nel mondo
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lavanderia
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finanzaetica
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“Azione critica”, pronti... via Signoraggio: obiettivo sbagliato o problema vero Banche popolari: è arrivata l’ora delle riforme Andrea Ferrante: “Banca etica: essere diversi per diventare grandi” Preti attivisti contro suore padrone. In California esplode la protesta
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bruttiecattivi
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economiasolidale
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fotografie
Francesco Cabras (Greenpeace), Roberto Caccuri (Contrasto), Raffaele Masto stampa
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Dietro agli inceneritori, il business delle consulenze? La seconda vita dei computer (e degli ingegneri) Leggere la storia attraverso gli atti ufficiali Cooperazione allo sviluppo: Oxfam International sbarca in Italia
internazionale Costa d’Avorio: inquinare l’Africa non è reato Il business fantasma delle pattumiere globali E-waste: quando l’innovazione è irresponsabile Antartide: molto più di terra e ghiaccio
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LETTERE E CONTRIBUTI RELAZIONI ISTITUZIONALI E AMMINISTRAZIONE
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| bandabassotti |
Microcredito
Benetton salva l’Africa di Alessia Vinci
L MESE SCORSO, SULLE PAGINE DI SETTIMANALI E MENSILI, una notizia si ripeteva in modo quasi assordante. Più che le primarie americane, l’indipendenza del Kosovo o la campagna elettorale italiana, a dominare la stampa periodica nostrana è stata l’iniziativa di Benetton per il microcredito in Senegal. Foto di ragazzi africani, in pose tutt’altro che naturali, hanno tappezzato le pagine di decine di giornali e (questo è più “normale”) manifesti pubblicitari ovunque. Un ragazzo carico di scope e tappeti, un’altra con un sorriso stampato sul viso e una zappa in spalla, un pastore con una capretta di fianco sullo sfondo bianco di un asettico set fotografico. La prima domanda che sorge spontanea è: perché simulare a tavolino una realtà che esiste in qualsiasi villaggio o periferia di grandi città dell’Africa o dell’America Latina? E la seconda: qual è la grande notizia che ha attirato l’attenzione della stampa italiana? La si potrebbe sintetizzare così: finalmente qualcuno ha trovato un modo per salvare l’Africa. Chi? Benetton, neo-protagonista della finanza etica (hanno scritto così), che ha scoperto un nuovo strumento: il microcredito. È vero che la realtà può essere vista da diverse angolature, ma questa forse è un’interpretazione un po’ troppo fantasiosa. Senza voler entrare nel merito dell’eticità dell’azienda veneta, sarebbe il caso di ricordare che il microcredito esiste da decenni. Non è stato neanche inventato dal Nobel Yunus (citato dagli articoli sulla campagna Benetton). A lui va certamente il merito di averlo fatto affermare e diffondere, ma era già praticato dall’800, o prima ancora, nelle casse rurali e nelle piccole cooperative Ha fatto uscire dalla povertà di credito e risparmio, in Sudamerica come in Europa. Forse 89 milioni di persone. Ma solo bisogna rammentare al signor Benetton che, prima che lui oggi la stampa italiana si accorge sbarcasse in Senegal per finanziare (con quanti soldi? della microfinanza. Merito della Questo i giornali non lo hanno scritto) una nuova agenzia generosità del marchio veneto di microcredito, 133 milioni di persone nel mondo avevano e di una pubblicità invadente già avuto la loro chance grazie a un piccolo prestito. Il microcredito funziona? Certamente! Noi di Valori lo diciamo da sempre. In questi anni abbiamo raccontato le storie delle persone, vere, a cui il microcredito ha dato una possibilità. Di quegli 89 milioni di uomini e donne a cui ha permesso di uscire dalla soglia di povertà. Doveva arrivare Benetton a rivelarci quanto faccia bene il microcredito? Evidentemente sì. È triste ammetterlo ma forse l’aspetto che più sconcerta non è che un’azienda sfrutti una “buona azione” e se ne attribuisca la paternità per farsi pubblicità. Né che, in modo totalmente acritico, buona parte della stampa italiana dia risonanza enorme, non a una vera notizia ma a un’enorme campagna promozionale. Il fattore più grave è che la maggior parte dei lettori abbia pensato: però, non male questo microcredito, brava Benetton! La sensazione è che siano necessari belle facce, lustrini e foto finte per far conoscere una realtà che esiste da anni, che 3100 piccole agenzie di microfinanza, sparse in tutti gli angoli del Pianeta, coltivano faticosamente (un’altra domanda: perchè creare un’agenzia di microcredito quando ne esiste già una schiera, funzionano, avrebbero solo bisogno di finanziamenti, magari da una generosa impresa europea?). E allora, brava Benetton: ha saputo vedere in un’iniziativa, purtroppo semi conosciuta al grande pubblico, un’opportunità da cavalcare. Grazie Benetton: è riuscita dove noi non avremmo potuto senza budget milionari: far balzare agli onori della cronaca uno strumento dall’efficacia lapalissiana, ma relegato nel vocabolario comune tra termini come no global, terzo settore, cooperazione internazionale.
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ANNO 8 N.57
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ROBERTO CACCURI / CONTRASTO
| fotoreportage |
> Emergenza ambientale foto di Roberto Caccuri / Contrasto
Ci sono voluti 50 anni, 157 operai morti di cancro e un centinaio menomati in modo permanente, tutti lavoratori del Petrolchimico di Porto Marghera, per denunciare la pericolosità del cloruro di vinile monomero. Dieci anni fa il ministero varò il piano nazionale per la bonifica dei siti inquinati. Ma le aree contaminate continuano ad aumentare.
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n Italia la legalità in tema ambientale è ancora una semplice dichiarazione d’intenti. I numeri parlano da soli: negli ultimi 6 anni sono stati accertati oltre 133 mila illeciti ambientali, più di 100 mila le persone denunciate e circa 38 mila i sequestri effettuati (dati Rapporto Legambiente). Una situazione che evidenzia da una parte la mancanza di una cultura ambientale diffusa; dall’altra il grande lavoro repressivo delle forze dell’ordine, che deve però fare i conti con un apparato sanzionatorio che nella maggior parte dei casi prevede la sola contravvenzione. Nelle situazioni più gravi, quelle che finiscono davanti al giudice penale, c’è sempre in agguato la “beffa” della prescrizione. Tra i reati ambientali più gettonati c’è lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, l’apertura di discariche abusive, a volte anche nelle aree protette e nei parchi. Non poteva mancare poi l’abusivismo edilizio, vizio tipico e antico degli italiani, incentivato dai recenti condoni. Solo nel 2005 sono stati costruiti 60 mila edifici non autorizzati. Le cose non vanno meglio se si guarda al risanamento ambientale dei siti fortemente inquinati. Mentre altre nazioni hanno dato vita all’industria del disinquinamento, incentivando la ricerca e stimolando i territori al riutilizzo delle aree bonificate, in Italia tutto va a rilento. Dieci anni fa è stato varato dal ministero dell’Ambiente il programma nazionale di bonifica con l’obiettivo di “ripulire” e restituire alla collettività aree compromesse dagli scarichi delle fabbriche. Si tratta dei grandi poli industriali come il Petrolchimico di Porto Marghera, le acciaierie di Taranto e il distretto calzaturiero della valle del Chienti, nelle Marche. Aree contaminate dall’amianto e dal mercurio, acque dove si pesca pesce al Ddt, come accade nel Lago Maggiore. Siti inquinati dallo smaltimento illegale dei rifiuti speciali e pericolosi da parte delle ecomafie, soprattutto in Campania. Si stima che in Italia siano oltre 154 mila gli ettari di terreno contaminati dagli inquinanti più pericolosi. L’approvazione del piano nazionale per la bonifica di queste aree non ha sortito, però, grandi effetti. Continuano a essere ancora tante le fabbriche italiane che inquinano, come ad esempio quelle che usano il mercurio nella cella elettrolitica degli impianti chimici per produrre il cloro e la soda. La riconversione di questi impianti è chiesta ormai a gran voce dagli ambientalisti che hanno lanciato la campagna “Zero mercury”, coordinata dall’Eeb (European Environmental Bureau), il network delle associazioni ambientaliste europee. Degli 8 impianti cloro-soda ancora attivi nel nostro Paese, solo 2, quello di Assemini (Cagliari) e quello della Solvay di Rosignano (Livorno), sono stati riconvertiti alla tecnologia a membrana. Tutti gli altri, compreso quello di Porto Marghera, continuano ad usare indisturbati il mercurio. ANNO 8 N.57
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MARZO 2007
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L’AUTORE Roberto Caccuri è nato a Lodi nel 1975 e vive a Roma. Dal 2000 fa parte dello staff dell’agenzia fotografica Contrasto Segue soprattutto temi legati all’ambiente e all’inquinamento, in Italia e all’estero. Nel settembre 2004, il suo reportage sui cantieri delle linee ferroviarie ad Alta Velocità è stato esposto alla IX Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, presso la Fondazione Querini Stampalia e pubblicato poi nel libro “Sguardi su una grande opera”, edito nel 2006 da Electa. Sempre nel 2004 ha partecipato al progetto “36 ore in 100 città, Bnl per Telethon”, in cui ha raccontato con altri colleghi di Contrasto le iniziative legate alla raccolta di fondi per la ricerca, divenuto poi un libro edito da Contrasto Extra e Bnl. Nel marzo 2007 ha partecipato alla mostra “Italia, un’emozione Verde”, allestita dal mensile Geo alla fondazione Forma, Centro Internazionale di Fotografia di Milano, sui temi dell’ambiente e dei progetti di sviluppo eco-compatibile all’avanguardia nel territorio italiano. Nel 2007 ha realizzato per l’Enel un ampio reportage per l’annual report, raccontando il lavoro e la produzione di energia alternativa e tradizionale in tredici nazioni. All’autore Valori aveva già riservato il suo portfolio fotografico sul numero che proponeva il dossier sulle aree dismesse (n.52, settembre 2007).
Stabilimento Ilva: al calare della sera aumentano gli scarichi dei fumi industriali. Emissioni tossiche nella zona siderurgica. Il polo è sviluppato a fianco della città, in modo particolare nel quartiere popolare di Tamburi. Le norme di sicurezza per lo stoccaggio delle polveri minerarie non vengono osservate per ridurre i costi di produzione e i fumi tossici degli altoforni non vengono filtrati come invece prevede la legge.
Taranto, 2001
> Emergenza ambientale
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| fotoreportage |
Nella foto grande, l’acqua piovana si mescola ai rifiuti industriali della centrale elettrica dell’Eni. Sopra, dall’alto in basso: bovini al pascolo vicino allo stabilimento, i rifiuti tossici prodotti nelle miniere di Campiano inquinano il fiume Merse e gli effetti devastanti sulla natura circostante.
Grosseto, 2001
> Emergenza ambientale
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| fotoreportage |
Nella foto grande, una nave mercantile per il trasporto di sostanze chimiche ormeggiata lungo il canale industriale ovest, di fronte a una raffineria. Si stima che 80 milioni di metri cubi di sostanze tossiche siano state scaricate nella laguna e che circa 6 milioni di metri cubi di terreno contaminato siano da rimuovere dal fondo dei canali. Sopra, dall’alto in basso: pensionati pescano il cefalo in un canale di scarico dell’Enichem, una vasca di cemento nell’area dell’ex azienda chimica Agrimont che raccoglie terreni radioattivi provenienti dalla bonifica e una montagna di rifiuti ferrosi accumulata lungo una banchina.
Porto Marghera (Ve), 2001
> Emergenza ambientale
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| fotoreportage |
Nella foto grande, il centro di trattamento Idea granda, società mista Pirelli e Azienda Consorzio Smaltimento Rifiuti, dove viene prodotto il combustibile Cdr-p a partire dai rifiuti solidi urbani: stoccaggio di componenti a base di gomma e plastica non clorurata necessari alla produzione. Sopra, dall’alto in basso: la spiaggia vicino alla raffineria petrolifera Api, l’mpianto petrolchimico e di incenerimento rifiuti dell’Enichem e una discarica tra i boschi protetti sulla costa molisana.
Cuneo, 2003 / Falconara Marittima (An), 2001 / Mantova, 2001 / Campomarino (Cb), 2002
> Emergenza ambientale
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dossier
ROBERTO CACCURI / CONTRASTO
a cura di Paola Baiocchi, Andrea Baranes, Andrea Barolini, Paolo Fusi, Mauro Meggiolaro e Elisabetta Tramonto
La lavatrice della porta accanto >18 I 39 metodi per lavare il denaro sporco >18 Intrappolati in un’economia canaglia >20 Macao meravigliao. Un paradiso dove tutto è possibile >22 La mappa delle lavanderie nel mondo >24 Come non pagare le tasse e vivere felici >26
Carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico) durante un’ispezione investigativa in una discarica di rifiuti urbani a cielo aperto.
Roma, 2002
Riciclare ad arte
I soldi sporchi si lavano... vicino a casa Gli Usa hanno leggi restrittive. Russia, Cina ed Eu ropa meno. Cambiano i circuiti del riciclaggio. Si spostano dove “lavare” è più semplice, protetti da scarsi controlli e dal segreto bancario
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| dossier | finanza sporca |
La lavatrice della porta accanto
LE TRE TAPPE PRINCIPALI DEL LAVAGGIO DEL DANARO
Al Capone.
DOBBIAMO IL TERMINE “lavaggio del denaro” ad Al Capone, che copriva le entrate del contrabbando di alcolici, durante il proibizionismo degli anni ‘30, con l’attività di una catena di lavanderie. Le tecniche per operare il lavaggio si sono molto raffinate e diversificate, ma le tappe per “sbiancare” il denaro sono fondamentalmente tre:
A] PLACEMENT O PRELAVAGGIO
di Mauro Meggiolaro
a mela non cade mai lontano dall’albero. Come i soldi sporchi non vengono quasi mai lavati lontano dalla fonte di produzione. Trafficanti di droga e di armi, mercanti di schiavi, ricettatori, si trovano a loro agio vicino a casa. È lì che di solito effettuano il “placement”, il prelavaggio dei contanti, prima di reintegrarli nell’economia pulita (vedi BOX ). Dimenticatevi per un momento i coralli delle Bermuda e le acque trasparenti delle Bahamas. Le più grandi lavanderie di denaro del Pianeta si trovano negli Stati Uniti, in Russia, in Cina e sempre di più nei Paesi europei. Solo in Italia, secondo le stime dell’Eurispes, la ‘ndrangheta contribuirebbe al 5% del PIL (prodotto interno lordo),
L
Le più grandi lavanderie di denaro sporco non sono nelle isolette dei Carabi, ma nei grandi mercati finanziari dei Paesi sviluppati
il doppio di quello prodotto dall’intero settore agricolo. 36 miliardi di euro, legati per due terzi al traffico di droga, che rientrano in gioco attraverso il riciclaggio e si moltiplicano con l’investimento in proprietà immobiliari, beni di lusso, attività finanziarie e commerciali.
Il denaro proveniente dal traffico della droga o da altri crimini, viene raccolto e portato in una banca o in un’altra istituzione finanziaria. È la fase in cui più facilmente si può individuare il “denaro sporco”: infatti più sarà integrato nei flussi finanziari e più sarà difficile individuarlo. B] LAYERING O LAVAGGIO
In questa fase il denaro viene spedito in giro per il mondo per far perdere le tracce delle origini illegali. I “lavandai” trasferiscono il denaro dalla propria banca a quella della società X. Dopo parecchi trasferimenti le somme arrivano alla banca di un paradiso fiscale, che concede un prestito alla società Y, che a sua volta rilascia una falsa fattura alla società X. A questo punto la società X, che può essere una “lavanderia” o un prestanome, ha ricevuto denaro la cui origine non è più rintracciabile. Nella fase del lavaggio il denaro può girare il globo più volte, in appena un paio d’ore.
I 20 PAESI AL MONDO IN CUI SI RICICLA PIÙ DENARO SPORCO POSIZIONE
PAESE
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
STATI UNITI ISOLE CAYMAN RUSSIA ITALIA CINA ROMANIA CANADA CITTÀ DEL VATICANO LUSSEMBURGO FRANCIA BAHAMAS GERMANIA SVIZZERA BERMUDA PAESI BASSI LIECHTENSTEIN AUSTRIA HONG KONG GRAN BRETAGNA SPAGNA
% DEL RICICLAGGIO GLOBALE 18,9% 4,9% 4,2% 3,7% 3,3% 3,1% 3,0% 2,8% 2,8% 2,4% 2,3% 2,2% 2,1% 1,9% 1,7% 1,7% 1,7% 1,6% 1,6% 1,2%
DENARO RICICLATO IN MILIONI DI DOLLARI* 283.500 73.500 63.000 55.500 49.500 46.500 45.000 42.000 42.000 36.000 34.500 33.000 31.500 28.500 25.500 25.500 25.500 24.000 24.000 18.000
* STIME BASATE SUL MODELLO DI ATTRAZIONE GRAVITAZIONALE DEI FLUSSI DI DENARO SPORCO DI JOHN WALKER (1998) E SULLE IPOTESI DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, SECONDO CUI LA FINANZA NERA VARREBBE COMPLESSIVAMENTE 1.500 MILIARDI DI DOLLARI.
co, l’Europa sta diventando, in misura sempre maggiore, la meta preferita dell’economia criminale. Il merito è anche dell’euro. «La nuova valuta unificata offre alle organizzazioni già attive nel riciclaggio opportunità di crescita e guadagni inaspettati», spiega Loretta Napoleoni (vedi INTERVISTA ). Se un tempo la ‘ndrangheta lavava pacchi di banconote di diverse valute negli uffici di cambio per turisti pagando laute commissioni, oggi, con la moneta unica, tutto è diventato più facile. E i risultati si vedono a occhio nudo. «I dati della Guardia di Finanza dimostrano che dal 2001 al 2004 il riciclaggio di denaro in Italia è aumentato del 70%», continua la Napoleoni. «In Europa, l’assenza di una legge simile a quella statunitense si è dimostrata provvidenziale per le organizzazioni criminali».
C] INTEGRATION O INTEGRAZIONE
L’Europa lava più bianco
Terminata la fase vorticosa del lavaggio, il prestanome può cominciare a “parcheggiare” permanentemente il denaro, acquistando beni di lusso come yacht, auto prestigiose, diamanti, immobili oppure può investire nel mercato reale o nel settore finanziario.
Mentre gli Stati Uniti, dopo l’11 settembre, hanno approvato norme restrittive che rendono più difficile l’ingresso del denaro spor-
schede a cura di Paola Baiocchi
L’invasione dei taxi finanziari Ma non c’è solo l’euro. C’è anche un ambiente finanziario sempre più favorevole al lavaggio di denaro, creato dall’espansione senza precedenti dei mercati negli ultimi vent’anni. «Negli anni Ottanta il 50% delle operazioni finanziarie mondiali erano sottoposte a livelli elevati di regolamentazione», spiega Donato Masciandaro, ordina-
>>
II A] TECNICHE DELLA FASE DEL PLACEMENT (PRELAVAGGIO) 1. SMINUZZAMENTO 2. E CONSOLIDAMENTO (SMURFING AND STRUCTURING) Si usa per importi non molto grandi di danaro sporco, che viene ridotto in versamenti più piccoli restando al di sotto degli obblighi di denuncia. In Olanda, per esempio, il limite è di 15mila euro: per pulire 1,5 milioni di euro si dovranno, quindi, effettuare più di 100 versamenti.
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MASCHERAMENTO 3. CONTRABBANDO DI VALUTA 4. (CAMOUFLAGE) (CURRENCY SMUGGLING) Per introdurre grosse somme l contante è depositato in banche nel circuito bancario sono molto di Paesi con leggi blande contro utilizzati i falsi passaporti. Sui siti il riciclaggio. Da una prima banca internet specializzati, i documenti offshore, riparte verso un’altra più richiesti sono quelli veri, banca offshore. “Ripulito” entra di Paesi che non esistono nel circuito ufficiale. Svantaggi: più come l’Honduras britannico. il contante è pesante e difficile Un passaporto falso costa circa da dissimulare, si può facilmente 1000 dollari. essere scoperti. Di solito viene nascosto in bare, auto, barche o bombole di ossigeno per sportivi.
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TRAVELLERS 5. CHEQUES L’acquisto di Travellers cheques con “dirty money” è una lucrosa tecnica di riciclaggio. Il vantaggio dei Tc è che possono passare i confini senza obbligo di segnalazione. Inoltre sono emessi da società rispettabili e si possono convertire in contante senza correre alcun rischio.
TABELLA 1
FONTE: WALKER (1998) E UNGER (2007) IN D. MASCIANDARO, E. TAKÀTS, BRIGITTE UNGER, BLACK FINANCE. THE ECONOMICS OF MONEY LAUNDERING, EDWARD ELGAR, 2007
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B] TECNICHE DELLA FASE DI LAYERING (LAVAGGIO) GIOCO D’AZZARDO E CASINÒ (GAMBLING, CASINOS) I casinò sono utilizzati nella prima e nella terza fase del lavaggio: il danaro sporco può essere cambiato in fiches e, una volta riconvertito in contante, depositato in banca o trasformato in assegno. Ma un riciclatore può anche acquistare un casinò, formidabile fabbrica di contante, e far rientrare nei profitti il denaro sporco. Dovrà pagare le tasse, ma avrà una
copertura. Le vincite vengono trasferite dai casinò alle banche d’appoggio: nel 2003 il Casinò olandese ha trasferito 17,5 milioni di euro sulle banche dei vincitori; 7,5 sono andati a 132 giocatori e risultano provenire da attività non registrate ai tavoli da gioco. La nuova frontiera dell’azzardo è su internet, favorita dalla difficoltà dei controlli.
6. OPERAZIONI TRA BANCHE 7. ASSEGNI E TRATTE BANCARIE CORRISPONDENTI (BANK CHEQUES (CORRESPONDENT BANKING) AND BANK DRAFTS) Stabilendo una rete di relazioni Gli assegni, ma soprattutto internazionali tra banche, possono le tratte bancarie, usate operare in aree dove non hanno per trasferire fondi tra persone giurisdizione. Le banche o giurisdizioni, non vanno corrispondenti possono essere denunciate e non richiedono delle porte girevoli per far entrare identificazione se non superano fondi illegali nei circuiti regolari, determinati limiti (tra i 10 soprattutto attraverso Paesi e 15 mila euro). che non collaborano nella lotta al riciclaggio.
8. PAGAMENTI COLLETTIVI 9. CONTI DI PASSAGGIO (COLLECTIVE ACCOUNTS) (PAYABLE-THROUGH ACCOUNT) Un professionista stimato Il riciclatore deve avere un conto dalle istituzioni bancarie, può in una banca straniera, pagare ingenti somme a persone che ha un sistema di conti differenti che, naturalmente, di passaggio verso banche di altri sono d’accordo con il riciclatore. Paesi, per esempio gli Usa. Questi conti permettono di condurre affari nel secondo Paese, senza sottostare alle sue regole bancarie.
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10. PRESTITI CON POCHI O SENZA 11. PRESTITO PARALLELO 12. UFFICI DI CAMBIO 13. UFFICI DI TRASFERIMENTO 14. MERCATO ASSICURATIVO INTERESSI (LOAN AT LOW (BACK-TO-BACK LOANS) (MONEY EXCHANGE OFFICES) DEL DENARO (INSURANCE MARKET) OR NO INTEREST RATES) (MONEY TRANSFER OFFICES) Due aziende si prestano valuta: Il denaro può essere lavato Un sistema di riciclaggio passa Si possono trasferire ingenti una società Usa presta dollari attraverso uffici di cambio corrotti, Sembrano avere un ruolo rilevante dalle polizze di assicurazione somme ad altre persone, anche a una inglese negli Usa e riceve che non sollevano problemi sulle nel riciclaggio di denaro. Questi di beni veri o falsi, attraverso senza l’appoggio di conti bancari. l’equivalente in sterline. Il sistema quantità di contante cambiato. trasferimenti di valuta, veloci broker disonesti o ignari. I prestiti verranno restituiti poco serve per riciclare prestando, Oppure il riciclatore può essere e non molto costosi, pare siano Riscuotere i premi può essere alla volta, senza superare i limiti per esempio, contante il proprietario di un money usati soprattutto per la tratta un modo per restituire contanti di segnalazione. Chi riceve il prestito in Paraguay, che sarà poi exchange e incorporare il denaro degli immigrati e delle donne. al riciclatore che, per ridurre quasi sempre sa della provenienza trasferito in Svizzera e usato sporco ai profitti generati I controlli sono diversi a seconda il rischio di essere scoperto, dubbia del denaro, ma non a garanzia per l’acquisto dal cambio. Pagare le tasse dei Paesi. deve accertarsi che i reclami fatti ne fa parola, godendo dei benefici di un immobile in Olanda. su queste entrate ne legittima non diminuiscano il profitto degli interessi preferenziali. la provenienza. dell’assicuratore.
rio di Economia della regolamentazione finanziaria all’Università Bocconi di Milano. «Oggi siamo scesi al 20%, non perché sia cresciuta la finanza criminale, ma perché è cresciuto l’intero sistema finanziario ed è diventato sempre più complicato e più difficile da monitorare». Basti pensare al ruolo delle SPEs (Special Purpose Entities), entità finanziarie “destinate a scopi speciali”. Scatole societarie costruite apposta per adempiere a una sola funzione, che possono durare un giorno, un mese, un anno e poi scomparire nel nulla. Dei veri e propri “taxi” finanziari sui quali si sale per gestire attività di varia natura, rigorosamente al di fuori dei bilanci aziendali. Sulle SPEs si possono far confluire flussi di liquidità che si desidera sottrarre alla tassazione o alla contabilità, oppure montagne di mutui spazzatura, com’è successo con i subprime. Già usate con profitto dal Banco Ambrosiano, da Parmalat, Enron e dalla famigerata banca londinese BCCI, le SPEs oggi sono diventate una prassi per migliaia di grandi corporation a New York e a Londra, in Lussemburgo, in Irlanda, in Olanda o nelle isole dei Carabi. «L’ammontare
totale dei trasferimenti internazionali verso le SPEs è talmente elevato – circa otto volte il PIL dei Paesi Bassi – che non viene incluso nei calcoli delle bilance dei pagamenti nazionali», ha dichiarato Brigitte Unger, docente di Economia Pubblica all’Università di Utrecht.
L’Italia quarta lavanderia del mondo Vista l’impossibilità di definire con certezza la vera entità del riciclaggio di denaro nel mondo, la professoressa Unger ha recentemente rielaborato un modello (creato dal ricercatore australiano John Walker nel 1998) per stimare la quota di denaro sporco riciclato da ogni Paese, usando la teoria gravitazionale. Nel modello, la capacità di uno Stato di attrarre e lavare i proventi delle attività criminali è direttamente proporzionale al PIL pro capite, alla riservatezza delle operazioni bancarie e al volume dei depositi finanziari. Altri fattori considerati cruciali sono le politiche antiriciclaggio e la distanza tra il luogo di produzione del denaro sporco e il luogo in cui viene lavato. Applicando il modello gravitazionale, già utilizzato con successo in altri
15. VENDITE E ACQUISTI FITTIZI 16. FALSA FATTURAZIONE 17. SOCIETÀ DI COPERTURA 18. UFFICI DI FIDUCIA 19. ENTITÀ FINANZIARIE “DESTINATE (FICTITIOUS SALES (FAKE INVOICING) (SHELL COMPANIES) (TRUST OFFICES) A SCOPI SPECIALI” (SPECIAL AND PURCHASES) PURPOSE ENTITIES Si creano false fatture per quantità Aziende senza scopo commerciale, Forniscono consulenza legale O SPECIAL PURPOSE VEHICLES) Società di copertura producono elevate di merce di poco valore che servono per celare i veri o fiscale alle società straniere che documenti di vendita e d’acquisto e poi si inverte la procedura beneficiari degli affari e dei beni non svolgono attività commerciali Società che hanno sede all’estero, falsi verso altre società, senza che per dissimulare i guadagni. posseduti. La maggior parte in quel Paese, ma che vi hanno sulle quali si fanno arrivare le organizzazioni legittime ne siano È una tecnica molto difficile delle società di copertura ha sede sede per approfittare delle guadagni da un altro Paese, a conoscenza. I falsi documenti da scoprire, utilizzata soprattutto in Paesi conosciuti per la rigidità vantaggiose tasse sui diritti per ridistribuirli in una terza nascondono le entrate illegali. nell’import-export. del segreto bancario o per d’autore e sui dividendi (come nazione. Le multinazionali usano le blande leggi antiriciclaggio. in Olanda). La loro quantità spesso le SPEs per il trasferimento è molto diminuita da quando di fondi monetari interni, nel 2003 sono state messe sotto attraverso compagnie sussidiarie. il controllo della Banca Centrale.
ambiti economici, i risultati sono inquietanti. «I primi destinatari di denaro sporco risultano essere Paesi di una certa dimensione, con economie ben sviluppate, non piccole isole o centri offshore come siamo abituati a pensare», spiega Brigitte Unger. In testa ci sono gli Stati Uniti, con il 18,9% del denaro riciclato globalmente (in tutto 1.500 miliardi di dollari, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale), seguiti dalle Isole Cayman, dalla Russia e dall’Italia. All’ottavo posto compare Città del Vaticano, che precede il Lussemburgo, la Francia e le Bahamas. «Il riciclaggio ha un impatto notevole sull’economia, la società e la politica»,continua la Unger. «Condiziona le attività commerciali, incide sul livello dei prezzi, sullo sviluppo e sull’occupazione. Pregiudica la stabilità dei mercati finanziari». Per combatterlo con efficacia serve una forte volontà normativa a livello internazionale. Secondo gli studi di Donato Masciandaro e Brigitte Unger, una regolamentazione efficace potrebbe far crescere in breve tempo del 25% il costo del riciclaggio, distruggendo oltre 280 miliardi di dollari prodotti dall’economia nera.
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Intrappolati in un’economia canaglia Dopo il successo di “Terrorismo Spa”, un nuovo libro di Loretta Napoleoni. La politica ha perso il controllo dell’economia, che può compiere crimini, anche senza violare la legge. N’ESPRESSIONE ANTICA. Prima che George W. Bush nel 2002 la usasse per indicare gli Stati del cosiddetto “asse del male” (gli “stati canaglia”, tradotto dall’inglese “rogue states”), lo avevamo sentito solo in qualche film western. È anche un di Elisabetta Tramonto termine ambiguo: non positivo, ma neanche del tutto negativo. Per questo Loretta Napoleoni ha scelto di usarlo per il titolo del suo libro, “Economia canaglia”, che però descrive situazioni gravissime: riciclaggio di denaro, criminalità, schiavitù, arricchimento dei ricchi e impoverimento dei poveri.
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Loretta Napoleoni.
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Perché dunque usare il termine “canaglia” e non uno più negativo? Perché spesso si tratta di azioni che non violano alcuna
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legge, pur essendo anti-etiche e provocando danni e ingiustizie enormi. Con la globalizzazione e le nuove tecnologie, l’economia ha iniziato a correre e la politica non è riuscita a starle dietro, ne ha perso il controllo. Si è creata una zona grigia, all’interno della quale le “canaglie”, anche per intelligenza e furbizia, sono riuscite ad approfittare delle maglie larghe della legalità, traendo profitti con azioni criminali, non necessariamente illegali, o comunque difficili da portare alla luce. La globalizzazione quindi ha agevolato i crimini finanziari? Ha reso tutto più facile, veloce ed economico. Prendiamo il riciclaggio di denaro sporco. Un tempo richiedeva costi notevoli e un certo numero di giorni. Oggi basta
riempire un tir di contanti e farlo girare da un Paese all’altro in Europa. Non ci sono barriere né praticamente controlli. L’80% del riciclaggio avviene in contanti. E l’euro, una moneta unica in tutta Europa, ha facilitato gli spostamenti, eliminando anche i rallentamenti e i costi legati al cambio. Ci sono nuovi metodi oggi per riciclare denaro? Nuovi metodi e nuovi circuiti, reali e virtuali. Dopo l’11 settembre gli Stati Uniti hanno reso più difficile la circolazione di denaro sporco, che si è spostata in Europa. Internet poi è una lavanderia ideale, basti pensare al gioco d’azzardo on line. Per quanto riguarda i metodi, poi, il più “nuovo” e semplice è la contraffazione. Dalle borsette ai medicinali,
IL SISTEMA SOCIÉTÉ GÉNÉRALE? LAVANDERIA E SOLDI SOTTO IL MATERASSO VI SEMBRA POSSIBILE CHE JÉRÔME KERVIEL, questo Charlie Brown della finanza addetto ai plain vanilla - come vengono chiamate delle semplici operazioni sui futures - sia riuscito in completa solitudine a far vacillare i mercati europei e la terza banca francese? Kerviel parla e agli inquirenti illustra un ingranaggio ben rodato, in cui i suoi superiori non potevano non sapere che aveva superato le autorizzazioni e illustra alcuni “normali” trucchi del “sistema” per aggirare i controlli: per esempio la tecnica del “materasso”, che dissimula su più esercizi gli utili (o le perdite) raggiunte. Insomma - dice Kerviel - lui avrebbe lavorato solo negli interessi della banca, incoraggiato dai suoi superiori a correre dei rischi, a conoscenza del fatto che: «Se va bene, ha le gambe; ma se ti fai scoprire, ti impicchiamo». Un sistema per creare soldi dal niente addirittura più legale di quello per cui Société Générale è già stata “pizzicata”: il suo presidente in carica, Daniel Bouton, è accusato nel processo Sentier II, da poco iniziato, di aver lasciato prosperare un vasto traffico di assegni falsi tra Francia e Israele alla fine degli anni ‘90, circa sette milioni di euro trasmessi dall’Israele Discount Bank e cambiati dalla banca francese, nonostante Société Générale sapesse «che questo flusso era di provenienza criminale». Un sistema di riciclaggio di cui Bouton afferma di non essere a conoscenza, nonostante siano stati trovati documenti indirizzati al consiglio d’amministrazione, intitolati: “Affaire du Sentier, rischio di controllo della Société Générale per riciclaggio”. Ora una nuova indagine interna, conclusa nel dicembre 2007 dalla sezione antifrode della banca e consegnata alla Tracfin (il servizio antiriciclaggio di Bercy) rileva delle anomalie in almeno 900 conti, aperti a Parigi e provincia, che farebbero capo alla società di investimento di due fratelli russi, nell’orbita degli oligarchi di stanza a Londra: Roman Abramovitch, Oleg Deripaska e Lev Tchernoy. Negli ultimi due anni su questi conti sarebbero transitati centinaia di milioni di euro di dubbia origine, investiti in grandi progetti immobiliari a Parigi e in Costa Azzurra. «Finché si guadagna e la cosa non si vede troppo, non se ne parla» (dichiarazione di Jérôme Kerviel alla polizia). Pa.Bai.
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II B] LAVAGGIO
C] TECNICHE DELLA FASE DELL’INTEGRAZIONE (THE
20. OPERAZIONI BANCARIE 21. MERCATO NERO DI VALUTA SOTTERRANEE ESTERA (BLACK MARKET (UNDERGROUND BANKING) OF FOREIGN CURRENCY) Tutte le operazioni finanziarie che I riciclatori usano il mercato si svolgono al di fuori degli ambiti nero sia per non correre i rischi bancari regolati. I clienti tipo sono nel trasportare ingenti somme, immigrati illegali o regolari, sia per evitare di depositare ma con condizioni di lavoro poco grandi quantità di valuta estera chiare. In questi circuiti in cui si nelle banche del proprio Paese. mescolano familiarità, riservatezza e controllo informale, passa anche il lavaggio del denaro e il finanziamento al terrorismo.
22. INVESTIMENTI NEL MERCATO 23. DERIVATI 24. ACQUISTO DI BENI IMMOBILI DEI CAPITALI (CAPITAL (DERIVATIVES) (REAL ESTATE ACQUISITION) MARKET INVESTMENTS) Possono essere comprati Il “lavandaio” può investire Il riciclatore può investire il denaro dal riciclatore per investire i liquidi i proventi illegali in beni immobili in assets finanziari, soprattutto in attività legali, magari attraverso che difficilmente si svalutano. azioni e bonds a basso rischio. un broker. I derivati sono molto Gli occorre un agente immobiliare In questa fase gli assets sono più rischiosi degli strumenti disposto a non tener conto ancora abbastanza fluidi finanziari tradizionali. del fatto che voglia pagare e possono essere riconvertiti in contanti un bene molto rapidamente in contante. costoso. Gli immobili possono essere venduti subito dopo per dimostrare una fonte legittima di contanti.
un business miliardario e un modo perfetto per canalizzare i proventi dei crimini e, anzi, moltiplicarli.
LIBRI
Economia canaglia Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale Loretta Napoleoni il Saggiatore, 2008
Ma non si può intervenire per interrompere questi traffici? È difficile, proprio perché la politica è rimasta indietro e non ci sono leggi internazionali efficaci. Il riciclaggio avviene sotto i nostri occhi. Nel mercato immobiliare ad esempio. Il centro di Roma è sempre più in mano a stranieri super ricchi, oligarchi ed esponenti della mafia russa, che comprano case in contanti per riciclare denaro sporco. Ci sono agenti immobiliari disposti a eseguire queste transazioni e c’è una rete di avvocati e commercialisti europei che le permettono. Le autorità ne sono al corrente, ma non riescono a smascherarli perché le leggi li proteggono. In che senso la legge protegge i traffici illegali? Torniamo al problema iniziale: oggi l’economia è globalizzata, la politica no. Il denaro, pulito o sporco, può circolare rapidamente, ripulendosi da un passaggio all’altro. La legge invece è ingabbiata nei singoli Paesi. Se un carico di droga viene venduto in Spagna, il
guadagno in contanti può essere caricato su un camion e portato fino in Olanda, senza che nessuno lo fermi, né lo sappia. Zapatero e la polizia spagnola ha giurisdizione fino al confine, poi diventa tutto più lento e difficile. La ‘ndrangheta, invece riesce ad arrivare dappertutto e ad approfittare della globalizzazione. Chi trae vantaggio da tutto questo? Oltre alla criminalità organizzata, anche i super ricchi, gli oligarchi russi, gli hedge funds americani, che non violano alcuna legge, ma si comportano in modo non etico. E chi, invece, ci perde? Noi tutti, come consumatori, perché non abbiamo gli strumenti per approfittare di questa economia canaglia ma, al contrario, veniamo derubati. E anche come elettori perché ci vendono messaggi falsi, a cui siamo disposti a credere, perché ci tranquillizzano. Noi siamo le vittime, ma anche le cause. Cioè involontariamente anche noi contribuiamo alla finanza nera? Sì, nei piccoli gesti quotidiani. Ogni volta che compria-
INTEGRATION) 25. L’INDUSTRIA 26. IL MERCATO DELL’ORO 27. IL MERCATO DEI DIAMANTI 28. ACQUISTO DI GIOIELLI 29. ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO DELLA RISTORAZIONE (THE GOLD MARKET) (THE DIAMOND MARKET) (BUYNG JEWELS) PER L’ESPORTAZIONE (THE CATERING INDUSTRY) (PURCHASE OF CONSUMER L’oro ha il vantaggio di un buon I diamanti, come l’oro e altre 1,2 miliardi di dollari sono stati GOODS FOR EXPORT) In questo settore i riciclatori rapporto tra peso e redditività, gemme, hanno un alto valore recuperati nel 2003 a Los Angeles, investono spesso perché quindi rappresenta una delle aggiunto in un piccolo formato. nell’operazione La Mina, ricavati Il riciclatore compra beni è una fonte di contante quasi tipologie più semplici e più efficaci Sono, cioè, facilmente nascondibili delle vendite all’ingrosso di consumo come televisioni come i casinò: sia il pagamento di riciclaggio, sia in lingotti e trasportabili, inoltre possono e al minuto di gioielli, provenienti o elettrodomestici, che possono del lavoro dei dipendenti (spesso che lavorato. Viene usato essere commercializzati in tutto dal lavaggio del denaro essere tranquillamente esportati senza contratto) che gli incassi nel circuito del lavaggio del denaro il mondo. Per queste caratteristiche dei narcotrafficanti colombiani. e venduti all’estero, generando avvengono in contante, che copre proveniente dal narcotraffico, all’interno del mercato profitti legali. così le entrate illegali. dal crimine organizzato dei diamanti la criminalità e dal commercio illegale di merci. ha molte ramificazioni.
mo una falsa borsetta di Gucci alimentiamo un sistema malato. Perpetuiamo l’idea che sia un bene desiderato e facciamo aumentare i prezzi. O quando compriamo del pesce al supermercato, incentiviamo la pesca di frodo nel mar Baltico. O acquistando una maglietta da un euro al mercatino sosteniamo l’industria del falso cinese. Che cosa possiamo fare per spezzare questo circolo vizioso? Niente, è una sorta di enorme matrix, come il film, una realtà di illusioni che ci imprigionano e che non possiamo cambiare. Possiamo solo prenderne coscienza. È l’unico modo per essere liberi. E i politici, i governi possono fare qualcosa? Purtroppo no, nessuno in Occidente ha le armi per cambiare le cose. Siamo arrivati a un punto in cui non possiamo più tornare indietro. La situazione peggiorerà e, poi, la soluzione verrà da Oriente. Dalla Cina e dalla finanza islamica, che porrà regole e limiti morali e religiosi alla finanza sregolata di oggi. Non dobbiamo tentare di arginare questo processo, solo osservarlo in modo consapevole.
FALSE BORSE GRIFFATE VERE LAVANDERIE PER SOLDI SPORCHI UN COMPACT DISC MASTERIZZATO ILLEGALMENTE e il traffico internazionale di droga hanno in comune molto più di quanto si creda. Secondo un rapporto dell’agenzia Onu per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (Unicri), il commercio di falsi genera un giro d’affari mondiale di oltre 200 miliardi di dollari all’anno. In prima linea ci sono le Triadi cinesi, la Yakuza giapponese, la mafia russa e la camorra italiana. «Il traffico di merci contraffatte – spiega l’Unicri – svolge per la criminalità organizzata un ruolo duplice: è una fonte di finanziamento per le attività illecite e una via per riciclare denaro sporco». Nel 2002 negli Usa un’indagine su alcuni trafficanti di droga portò a rivelare che gli stessi gruppi criminali dediti allo spaccio si occupavano anche della vendita di beni “taroccati”. Nel 2002 in Messico le autorità scoprirono che i proventi del commercio dei falsi venivano riciclati nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione. La Direzione investigativa antimafia di Roma tre anni fa ha scoperto un’organizzazione dedita al riciclaggio attraverso il commercio di beni contraffatti. La polizia ceca nel 2001 ha sequestrato al confine con la Polonia tir pieni di cd “pirata” e narcotici, a conferma della stretta relazione tra contraffazione, riciclaggio e altre attività illecite. Cd, magliette, scarpe e borse falsificate, dunque, sono veri e propri “assett” dell’industra criminale organizzata, capaci di “riunire” numerose organizzazioni criminali in “coalizioni”, in grado di controllare giganteschi flussi finanziari. A.B.
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Macao meravigliao. Un paradiso dove tutto è possibile Una costola della Cina, rifugio per denaro che scotta, sintesi di come la finanza mondiale abbia deciso di dare il benvenuto ai soldi del crimine, per sostenere una traballante economia planetaria. MIEI SOLDI LI PORTO A MACAO. Una cosa del genere non me l’ha mai detta nessuno. A San Marino, Montecarlo, Lussemburgo, Panama o Tortola. Ma a Macao no. Eppure è uno dei Paesi offshore più incredibili. Nel dicembre del 1999 Macao è tornato alla Cina. Il Portogallo ha di Paolo Fusi ancora una forte rappresentanza in loco ed il portoghese è una delle lingue nazionali, ma dal punto di vista sostanziale Macao è Cina. Una componente multietnica e multiculturale che male si armonizza con il resto del Paese. Qui, più ancora che
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ad Hong Kong, la dirigenza cinese ha trovato clan con un potere enorme, attaccabili solo militarmente. Pechino però ha deciso di non cambiare gli equilibri e di trasformare Macao nella sua porta esclusiva offshore per gli affari in Africa, Europa ed Estremo Oriente.
Un utile caos Macao quindi è un caos: da un lato i casinò costruiti da Steve Wynn e Sheldon Adelson, i bordelli, le banche fetecchia, gli sportelli della hawala e della Western Union, tutto aperto 24 ore su 24. Dall’altra una
terra contadina, congelata nel periodo del colonialismo e arroccata sulla sua cultura meticcia cino-portoghese. Pechino cerca di tenere tutto sotto controllo, ma non ci riesce. L’unico atto che la Cina è riuscita a concludere è stata la condanna a 27 anni di prigione dell’ex ministro dei Trasporti e delle Costruzioni pubbliche, Ao Man Long, che tra il 1999 e il 2006 (gli anni del suo mandato) ha messo insieme 800 milioni di patacas (la moneta di Macao si chiama proprio così), la bella cifretta di circa 69 milioni di euro. Li ha messi insieme dando permessi di costruzione a 76 bighelloni stranieri. I cinesi che l’hanno corrotto
non sanno nemmeno dove siano finiti i soldi. Lui deve essere d’esempio. Una burla, non per il fatto che 27 anni di galera siano uno scherzo. Ma i soli 30 milioni di dollari sequestrati sui suoi conti bancari dimostrano che nessuno, nemmeno i cinesi, è in grado di controllare il mercato offshore di Macao. Un mercato in cui il fiduciario parla cinese, giapponese, arabo e portoghese. Quanto sia strategico lo si capisce senza essere esperti. Macao non solo ricicla i soldi di investimenti sporchi provenienti dalle mafie dell’intera Asia (e probabilmente dell’intero Pianeta) ma anche i miliardi di euro che arrivano dall’ePAG.26
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PARADISI FISCALI: LE LAVANDERIE DEL DENARO DA RIPULIRE
Gli attuali meccanismi che consentono alle imprese di eludere il fisco sono esattamente gli stessi che facilitano crimini quali il riciclaggio, la corruzione, i traffici di droga, di armi o di esseri umani.
IPOTESI DI COMPLOTTO 4
ISLANDA
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Le ITC (Islandic International Trading Company) sono compagnie di diritto islandese create con una legge del 1999. Pagano solo il 5% di imposte e possono essere create da cittadini di ogni nazionalità. Possono agire come intermediari nel commercio di servizi tra entità registrate al di fuori del territorio islandese.
IRLANDA
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Negli scorsi anni l’Irlanda è stata duramente criticata dagli altri Paesi dell’Unione Europea per i propri comportamenti in ambito fiscale, e in particolare per presunte elusioni delle norme sulla concorrenza in materia fiscale tra Paesi europei. Negli ultimi tempi il governo irlandese ha in parte rivisto la propria legislazione in materia per andare incontro alle richieste dell’UE, anche se alcuni vantaggi, in particolare dal punto di vista fiscale, sono ancora presenti.
GRAN BRETAGNA
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Le Limited Liability Partnership (LLP) possono operare senza alcun obbligo fiscale per le autorità della Gran Bretagna. I soci possono essere di qualunque nazionalità. Dipendono direttamente dalla Gran Bretagna le Isole della Manica (Jersey, Guernsey), Gibilterra , Isola di Man, e altri territori considerati tra i maggiori paradisi fiscali del pianeta.
OLANDA
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L’Olanda ospita circa 20.000 compagnie e imprese puramente nominali, senza alcuna presenza commerciale nel Paese. La Banca Centrale Olandese contava nel 2002 oltre 12.500 società finanziarie “per scopi speciali” (SPEs). Molte di queste compagnie fungono da tramite tra le filiali delle imprese transnazionali presenti nei Paesi ad elevata tassazione e i paradisi fiscali veri e propri, e in particolare con compagnie nominali situate nelle Antille olandesi o in altri territori offshore.
BELGIO Ha un sistema fiscale ad elevata tassazione, ma offre vantaggi consistenti per alcune particolari operazioni. Le più rilevanti sono alcune esenzioni dalla tassazione dei “capital gain” o la possibilità di usufruire di meccanismi di sgravi chiamati Notional Interest Deduction (NID). Grazie a questi meccanismi è possibile, per holding straniere, ottenere consistenti riduzioni del carico fiscale. Il Belgio è anche l’unico Paese al mondo, a parte la Cina, ad avere concluso un accordo bilaterale in materia fiscale con Hong Kong, con ulteriori vantaggi per le imprese presenti nelle due giurisdizioni.
ISLANDA
4 LONDRA [REGNO UNITO] ISOLA DI MAN OLANDA IRLANDA BELGIO 6 GUERNSEY 5 FRANCOFORTE [GERMANIA] SARK 7 E ALDERNEY LIECHTENSTEIN 8 JERSEY UNGHERIA LUSSEMBURGO INGUSCEZIA 9 SVIZZERA [RUSSIA] ANDORRA TRIESTE [ITALIA] 3 MONACO CAMPIONE [ITALIA] REPUBBLICA TURCA GIBILTERRA DI CIPRO NORD CIPRO MALTA SPAGNA [MELILLA] LIBANO MADEIRA [PORTOGALLO] TEL AVIV [ISRAELE]
NEW YORK [USA] BERMUDA
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9
Dal 1994 esiste in Ungheria una legge che permette di creare delle compagnie off-shore, note con l’acronimo KFT. È possibile registrarle in modo da non fare risultare i dettagli circa la proprietà.
BAHRAIN BAHRA DUBAI
BAHAMAS
ISOLE VERGINI AMERICANE ISOLE VERGINI BRITANNICHE ISOLE TURKS E CAICOS ANGUILLA ISOLE CAYMAN SAINT KITTS E NEVIS ANTIGUA E BARBUDA MONTSERRAT DOMINICA ARUBA SAINT LUCIA BARBADOS COSTA RICA SAINT VINCENT E GRENADINE BELIZE GRENADA PANAMA ANTILLE OLANDESI
TAIPEI [TAIWAN] MACAO HONG KONG ISOLE MARIANA DEL NORD
SOMA SOMALIA
LABUAN [MALESIA] LIBERIA
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SINGAPORE
USA
MALDIVE
Negli Usa sono state inventate le Limited Liability Corporation (LLC), compagnie che non hanno alcun obbligo fiscale. Simili alle LLP inglesi, sono un ibrido tra imprese tradizionali e partnership, e possono essere possedute anche da non residenti. Particolarmente diffuse abbondanti in Wyoming, Nevada e soprattutto il Delaware, dove è possibile usufruire di ulteriori vantaggi e “flessibilità” fiscali.
VANUATU
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NIUE TONGA ISOLE COOK
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SAMOA
MAURITIUS
L’Arcipelago di Madeira è a tutti gli effetti parte del Portogallo. Le imprese registrate su queste isole godono di enormi esenzioni fiscali, che non saranno riviste prima del 2011. Madeira ha anche una delle poche giurisdizioni – al di fuori del mondo anglosassone – a riconoscere lo stabilimento di trust offshore.
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NAURU
SEYCHELLES
S˜AO TOMÉ E PRINCIPE
PORTOGALLO
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ISOLE MARSHALL
FONTE: TAX JUSTICE NETWORK, IDENTIFYNIG TAX HAVENS AND OFFSHORE FINANCE CENTRES
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UNGHERIA
URUGUAI
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CAMPIONE D’ITALIA È un’enclave italiana in territorio svizzero. È l’unica zona italiana dove, per alcune transazioni e operazioni, vige la non imponibilità dell’ IVA. È parte del Canton Ticino dal punto di vista doganale, quindi si applicano le norme svizzere per quanto riguarda le transazioni e l’importexport. Questo ed altri “accorgimenti” garantiscono notevoli agevolazioni fiscali per i residenti, ma anche per le società di persone registrate a Campione.
SUD AFRICA
Secondo il Tax Justice Network, associazione non profit belga che si batte per un'equa distribuzione della tassazione a livello internazionale, oltre 70 Paesi al mondo possono essere definiti “paradisi fiscali”. Sono Stati che facilitano l'evasione delle tasse applicando aliquote molto basse e garantendo la segretezza di tutte le operazioni. Accanto ai territori offshore (Isole Cayman, Bahamas, Isole del Canale, ecc...) si stanno sviluppando sempre di più nuove aree assimilabili ai paradisi fiscali sulla “terra ferma” (onshore), come a New York, a Londra, o in Paesi insospettabili come il Belgio, l'Ungheria, l'Islanda. www.taxjustice.net
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Per i patiti delle “coincidenze significative” segnaliamo l’intervista a Martin Baker, scrittore ed ex cronista finanziario dell’International Herald Tribune, pubblicata su Le Temps, autorevole quotidiano della Svizzera romanda: Baker, nel suo romanzo Meltdown, uscito il 4 gennaio a Londra, racconta la storia di un trader francese che si sforza di nascondere le perdite prima di essere scoperto. La curiosità sulla coincidenza si fa più accesa scoprendo che Baker è marito di Nicola Horlick, che vanta una lunga carriera all’interno di Société Générale, prima come consigliera particolare di Philippe Collas, direttore generale di SG Asset Management (Sgam) e poi come fondatrice e direttore generale della filiale britannica di Sgam. Baker assicura di essersi ispirato a qualcosa successo in passato nel sistema finanziario francese, e di aver scritto almeno tredici versioni del libro: «Curiosamente – dice Baker – nella dodicesima versione del libro parlo di investimenti sui Delta Quadrant, mentre Kerviel investiva nei Delta One». Preveggenza vera, come quella di mister Day, americano, membro del consiglio di amministrazione di Société Générale, che il 9 gennaio ha venduto 85,7 milioni di euro di titoli della banca prima che le quotazioni crollassero. Oppure, come dice il sito francese solidariteetprogres.org, tutte le strade portano a Londra?
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II C] THE INTEGRATION
II NUOVE POSSIBILITÀ DI RICICLAGGIO ATTRAVERSO INTERNET (NEW MONEY LAUNDERING RISK)
30. ACQUISTO DI MERCI DI LUSSO 31. ATTIVITÀ MOLTO LIQUIDE 32. USARE LA VALUTA PER 33. IMPORT-EXPORT 34. ACQUISTO E CONTRABBANDO (AQUISITION OF LUXURY GOODS) (CASH-INTENSIVE BUSINESS) COMPLETARE UN’OPERAZIONE (EXPORT IMPORT BUSINESS) DI ARMI (ACQUISITION APPARENTEMENTE LEGALE AND SMUGGLING OF ARMS) Auto costose, superbarche e altri Nascondere le entrate illegali Può essere usato per falsificare (USING CURRENCY TO beni di lusso, possono essere assieme a quelle di un’attività i prezzi delle importazioni; È particolarmente comune SUPPLEMENT AN APPARENTLY comperati per uso personale che genera molto contante è una forma di falsificazione delle nei circuiti terroristici ed è esso LEGITIMATE TRANSACTION) o per esportazione: una delle - come un ristorante o un ufficio fatture, giocata sul sopravvalutare stesso origine di guadagni illeciti, qualità che rende attraenti questi di cambio - è una delle forme Il riciclatore compra un bene gli import e deprezzare l’export. che poi devono essere lavati. prodotti è che una grande quantità di lavaggio più vecchie: il denaro da 500mila euro e lo paga con I ricavi del commercio delle armi, di contanti può essere cambiata, lecito e quello di origine criminale, un bonifico da 300 più 200 mila con quelli del narcotraffico senza sentirsi fare troppe vengono versati su un unico conto. euro in contanti, da traffici illegali, e del crimine organizzato, domande dal venditore. ma nascosti da un’attività rappresentano le principali fonti di copertura che produce molti di denaro destinato al lavaggio. liquidi, come un ristorante.
vasione fiscale dei nuovi ricchi nei Paesi a più elevato tasso di crescita: Brasile, Angola, Cina, India. Per fare questo Macao offre addirittura fondi misti rispettosi della sharia e non. Baggianate, che servono solo di copertura ad operazioni finanziarie illegali, come del resto anche in Europa. Da noi hanno imparato che la lotta al riciclaggio serve per dare al cliente che ricicla la sensazione di non far nulla di male. Macao è la sintesi riuscita di come la piazza finanziaria mondiale, guidata dagli americani e dagli europei, abbia deciso di dare il benvenuto formale e sostanziale ai soldi del crimine per sostenere una traballante e mal gestita economia planetaria.
Da non credere Non credereste che abbiano copiato le società tedesche di associazione sulla scommessa (Faber). Tu ti iscrivi e la Faber scommette per te insieme a migliaia di altre persone, sicché la possibilità di vincere è altissima ma la vincita, divisa per migliaia di persone, è poca cosa. La Faber partecipa per te anche ai concorsi delle ditte che offrono viaggi alle Antille se compri aranciata, weekend alle Mauritius se compri i tamponi, una settimana a Viareggio se compri il digestivo. Solo che a Macao la società in oggetto offre una partecipazione alle scommesse degli ospiti dei casinò – una sorte di
35. ATTIVITÀ BANCARIE ON-LINE (ON-LINE BANKING) Hanno reso più facile per i riciclatori condurre transazioni, perché possono mantenere l’anonimato, evitando di andare in banca.
36. DENARO ELETTRONICO 37. ORO ELETTRONICO 38. CARTE TELEFONICHE PREPAGATE 39. SISTEMI RISERVATI (E-CASH) (E-GOLD) (PREPAID PHONE CARDS) (PROPRIETARY SYSTEMS) È più difficile da tracciare rispetto Si può comprare o vendere oro Possono essere comprate Pagamento o trasferimento al contante reale per la facilità su internet. Bisogna registrarsi, con denaro sporco e poi usate di fondi gestiti da providers con cui può girare il mondo senza ma è comunque una forma per comprare in forma anonima di servizi finanziari in tutto essere identificato. Con i soldi anonima di riciclaggio del denaro. su internet. Le possibilità di il mondo. Nel 2002 l’United States smaterializzati i riciclatori acquisto sono in costante crescita: Internal Revenue Service (Irs) non devono più preoccuparsi la Dutch Banking Association ha valutato che Mastercard di depositare grandi somme ha stimato che in Olanda, ha eseguito 1,7 milioni di contante; ogni pagamento nel 2004, il volume dei pagamenti di transazioni offshore, su o versamento viene eseguito attraverso internet è stato 230 mila conti, in almeno elettronicamente. 2 miliardi di euro e 1 miliardo 30 Paesi che hanno un segreto di euro gli acquisti con il telefonino. bancario molto stretto.
strumento finanziario derivato sull’esito delle scommesse, che serve ai casinò per creare una quantità di uscite esterne ed una quantità di denaro pulito fuori dalla nazione, perché la società di Macao ha una sede ad Hong Kong ma è diretta a Funchal, il capoluogo di Madeira (Portogallo). Un altro esempio: un’altra società offre partecipazioni a fondi chiusi su attività “illegali al di fuori da Macao”. Non viene detto cosa ci possa essere. A Macao la pedofilia non è reato, il traffico di organi non è reato, il traffico di esseri umani non è reato. C’è da pensare. Eppure Macao non è su nessuna lista nera di alcuna or-
ganizzazione internazionale. Macao ha solo otto banche proprie, delle quali quattro appartengono a banche cinesi. Il resto a commercianti portoghesi o americani. Di soldi veri, a Macao, non ce ne sono, perché i soldi dei casinos escono veloci come lampi e l’economia locale di ricchezza vera e propria, legata alla produzione di beni, praticamente non ne ha. Quindi le migliaia di società offshore di questa giurisdizione offrono molta più trasparenza che quelle (ad esempio) del Liechtenstein o delle Isole Vergini). Non hanno niente da nascondere perché laggiù tutto succede alla luce del sole. Una pacchia.
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Come non pagare le tasse e vivere felici Come funzionano i paradisi fiscali? Ecco svelati alcuni giochi di prestigio finanziari. Profitti che appaiono o scompaiono, prodotti comprati, in bilancio, ma mai arrivati in magazzino. Il denaro è veloce, difficile stargli dietro. IÙ DELLA METÀ DEL COMMERCIO MONDIALE passa per un paradiso
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fiscale. Ma il PIL, cioè la ricchezza effettivamente prodotta negli stessi paradisi fiscali, è inferiore al 3% del PIL del Pianeta. Perché una simile differenza? Semplice: per questi Paesi passa un enorme volume di scambi, realizzadi Andrea Baranes ti senza alcun fine produttivo, ma unicamente per eludere o evadere le tasse e nascondere i profitti e i redditi.
Utili che appaiono e scompaiono Uno dei metodi più utilizzati è il transfer pricing o prezzo di trasferimento. Secondo l’OCSE circa i due terzi del commercio internazionale si svolge all’interno di una stessa impresa, solo un terzo riguarda la vera e propria vendita di prodotti o servizi sul mercato. Cioè la maggior parte delle operazioni di import-export avviene tra due sussidiarie di una stessa multinazionale: una filiale compra o vende dei prodotti a un’altra in un Paese diverso. Non trattandosi di operazioni di mercato, è spesso possibile fissarne i prezzi in maniera arbitraria e far poi risultare gli utili dell’impresa nelle filiali situate nei Paesi a minore imposizione fiscale e le perdite dove la tassazione è maggiore, eludendo in questo modo il fisco.
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Un esempio
Meglio se intangibili
Una ditta italiana che vende succhi di frutta realizza a fine anno un milione di euro di profitti, sui quali dovrebbe pagare le tasse secondo la legge del nostro Paese. L’impresa crea però una filiale in un paradiso fiscale, che durante l’anno dichiara di vendere a quella italiana 1.000 litri di succo di frutta, a 1.000 euro l’uno. L’impresa in Italia ha ora un costo supplementare a bilancio di 1.000 x 1.000 = un milione di euro per l’acquisto dei succhi di frutta. Questo costo supplementare, benché fittizzio, va ad annullare, nelle scritture contabili, i profitti realmente realizzati dall’impresa. A fine anno, nel bilancio risulterà un profitto nullo e l’impresa non pagherà tasse. I profitti risulteranno ora nella filiale nel paradiso fiscale che avrà nel suo bilancio un’entrata supplementare di un milione di euro. Nei paradisi fiscali, non esiste però alcuna forma di tassazione sui profitti. Ecco fatto, il gioco di prestigio è riuscito: niente tasse da pagare. E non si tratta solo di un esempio: negli scorsi anni sono state registrate esportazioni di succo di mela a 1.012 dollari al litro, di secchi di plastica a 725 dollari al pezzo, di spazzolini da denti venduti a 5.600 dollari l’uno.
Il meccanismo, in se legittimo, del transfer pricing è ancora più efficace e meno controllabile quando ad essere trasferiti tra diverse filiali sono beni intangibili come loghi, marchi o brevetti. È sufficiente registrare il marchio in una filiale appositamente costituita in un paradiso fiscale. Tutti gli stabilimenti produttivi e le succursali, per utilizzare il marchio dell’impresa, dovranno pagare i diritti (copyright) alla filiale dove il marchio è stato registrato. In questo modo è possibile garantire, in maniera molto semplice e quasi automatica, un continuo trasferimento di denaro dagli stabilimenti produttivi alla filiale, creata nel paradiso fiscale con l’unico scopo di “custodire” il marchio. Considerando poi che ogni impresa è libera di attribuire al proprio logo il valore che crede, è possibile comprendere la forza di un tale meccanismo finanziario.
Altri trucchi Un metodo simile al transfer pricing è il cosiddetto mispricing. In questo caso la transazione avviene aumentando o diminuendo artificialmente il prezzo di un pro-
dotto o di una materia prima destinata al mercato o all’export. Ad esempio, in alcuni casi i diamanti africani sono stati esportati ad un prezzo che è solo una piccola frazione del loro reale valore. Tra il 1993 e il 1997 la Guinea ha segnalato l’esportazione di 2,6 milioni di carati di diamanti verso il Belgio, a un prezzo medio di 96 dollari al carato. Nello stesso lasso di tempo, il Belgio ha dichiarato al Diamond High Council l’importazione di 4,8 milioni di carati di diamanti dalla Guinea, a un prezzo medio di 167 dollari al carato. Altri meccanismi per alcuni versi simili riguardano l’utilizzo dell’indebitamento, con una filiale che presta denaro a un’altra in un secondo Paese. In altri casi le imprese multinazionali creano delle compagnie di assicurazione che operano solo per conto della stessa impresa, chiamate compagnie di assicurazione vincolate. Le società del gruppo pagano i premi assicurativi a questa compagnia di assicurazione vincolata, registrata in un paradiso fiscale, iscrivendo i premi pagati come costi nel bilancio delle filiali situate in Paesi ad elevata tassazione. L’obiettivo è sempre quello di spostare denaro e profitti tra diverse giurisdizioni.
LIBRI
Black Finance Donato Masciandaro, Elod Takats, Brigitte Unger Edward Elgar, 2007
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Evasione
Tesoro da difendere di Paolo Fusi
OLO PERCHÉ SONO PICCOLO E NERO... È UN’INGIUSTIZIA...» Caro Liechtenstein, tu non sei nero, sei solo sporco.
«S
CISL
Usa “Avacomelava” – e come profuma! Salvo poi incocciare in un regolamento dei conti dei servizi segreti tedeschi con il loro governo federale e scoprire che quanto lavato puzza più di prima. Mi spiego. Il BND, i servizi segreti tedeschi, compra per svariati milioni un cd da un impiegato della banca del principe del Liechtenstein, che contiene oltre mille nomi di cittadini di tutto il mondo (anche italiani) che hanno nascosto la loro evasione fiscale all’ombra della capace ala regale di Vaduz. Il mogio presidente del consiglio Othmar Hasler bofonchia fino a Berlino, dove Angela Merkel lo bacchetta sulle mani e chiede: «più trasparenza, perbacco!». A Vaduz i giovani delle associazioni bancarie e fiduciarie, invece, nelle loro regolamentari giacche nere e camicie bianche, strillano: «Noi non ci lasciamo minacciare. Non rubiamo, non ricicliamo, non abbiamo il segreto bancario, accanto ad ogni numero di conto illegalmente acquisito dal BND c’è il nome di una persona, l’indirizzo, la email e il telefono». Si è tentati di cadere nella trappola. “Piccoli pidocchiosi di uno sputo di terra, che fino a pochi mesi fa eravate contadini e ora nascondete i soldi dei potenti!” Questo pensano in molti. Io invece sono stufo, di queste bugie e di questo avanspettacolo. Il Liechtenstein va protetto, perché a livello bancario è uno dei Paesi più trasparenti al mondo. Il che non vuol dire che ogni singolo liechtensteinese sia un galantuomo. In Germania, invece, la legge sulla privacy vieta alle autorità di prendere troppe informazioni sui conti privati L’evasione fiscale nei paradisi – come è giusto che sia – a meno che non ci sia il sospetto protetti va difesa. Lo sanno motivato di un reato. Se si facessero controlli fiscali, la maggior i politici europei. Il riciclaggio parte dei lavoratori autonomi, banchieri, industriali, avvocati, di denaro sporco si fa a casa medici e politici tedeschi verrebbero arrestati il giorno dopo, nostra, per combatterlo non perché i soldi, per essere “nascosti” in Liechtenstein, escono c’è bisogno di andare lontano dai conti personali della Germania. Se si volesse sapere, insomma, si saprebbe. Come da noi. Ma i controlli non si fanno. Non si fanno per i seguenti motivi: A] la piazza finanziaria europea è con l’acqua alla gola e ricatta tutti, politici ed industriali in testa. Dopo i disastri sui derivati, da 20 anni gli immobili vengono iscritti a bilancio a prezzi sempre più folli. Ogni volta che una banca entra in crisi di liquidità (come la Westdeutsche Landesbank), in un giorno si passa dai proclami di nuove acquisizioni siderali alla bancarotta fulminea. Bum. Un fulmine. Poff. Fumo e cenere; B] da quando, sapientoni come siamo, abbiamo scorporato la creazione del plusvalore dalla produzione, abbiamo creato i Ricucci, i Geronzi, gli Gnutti e i Tronchetti, e abbiamo messo in ginocchio l’industria; ] C la spesa pubblica è fuori controllo. I servizi non funzionano più. Dare lavoro a tutti ha significato inserire nei quadri il personale peggiore della storia; D] i governi sono ostaggio di questa situazione e non sono più capaci di fare politica. Quindi, ogni centesimo non pagato in tasse, scippato ai ricatti delle banche e usato dai consumatori per rimettere in moto la produzione è una pianticella miracolosa nell’asfalto arido di Cinisello Balsamo. E va curata. Lo sa la Merkel, lo sapeva Blair, lo sa Sarkozy e anche i nostri. L’evasione fiscale nei paradisi protetti va difesa. Il Liechtenstein quei soldi li fa fruttare e spendere nei nostri Paesi. Il riciclaggio lo si fa negli Usa, Israele, Gran Bretagna, Germania, Paesi scandinavi, Olanda, Russia. La lotta al riciclaggio, signori miei, inizia da lì, da Cinisello Balsamo, e non finisce lontano da Fregene.
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“Azione critica”, pronti...via >32 Signoraggio: obiettivo sbagliato o problema vero >34 Preti attivisti contro suore padrone >40
finanzaetica LA SACE FINIRÀ IN MANO AI FONDI DI PRIVATE EQUITY?
UNA CAUSA DELLA RIVOLTA IN CIAD? IL PETROLIO
L’INDIA SOSPENDE LA LICENZA A UBS
SUBPRIME: IN CAMPO GLI AZIONISTI ATTIVI USA
BANK TRACK DÀ I VOTI ALLE LINEE GUIDA DI 45 GRANDI BANCHE INTERNAZIONALI
BOICOTTAGGIO DEL COTONE UZBEKO. DANNI IN BANGLADESH
Il ministero dell’Economia ha incaricato Lehman Brothers di “valutare le opzioni strategiche di valorizzazione del gruppo Sace”. Questo potrebbe significare la cessione al mercato di uno degli ultimi “gioielli” totalmente in mano al Tesoro. Ma Sace Group, la società che assicura le attività delle imprese italiane che operano all’estero (un patrimonio netto di circa sei miliardi di euro), ben presto potrebbe aprire il suo capitale a fondi privati. Le ipotesi attualmente allo studio sono comunque più di una: la quotazione in Borsa, un partner industriale che possa affiancarla nelle sue attività o l’ingresso di fondi di private equity. L’opzione della quotazione è ostacolata dal fatto che la Sace, pur essendo una società per azioni, svolge un compito di natura pubblicistica, assistendo le imprese italiane anche in zone ad alto rischio. Un’attività che difficilmente potrebbe essere affidata a privati. Diverso sarebbe il discorso per Sace Bt (breve termine, ovvero coperture assicurative del credito nel breve periodo, a 12-24 mesi) che, più simile a un operatore privato, potrebbe varcare più facilmente le porte di Piazza Affari. Ma bisognerebbe prima smembrare il gruppo. Sarà comunque Lehman Brothers a presentare le diverse ipotesi praticabili e a sondare il terreno per capire, come spiegava il direttore generale del ministero dell’Economia Vittorio Grilli, «se sussistano possibili interessi di soggetti privati italiani e/o esteri per un’ipotesi di apertura del capitale della società». Una cosa è certa: le cifre della Sace potrebbero far gola a molti, viste anche le possibilità di espansione del gruppo. I numeri sono indiscutibili: un utile netto di 212 milioni e un utile lordo di 330 (+35%). E il piano industriale approvato prevede corposi dividendi per l’azionista unico (il Tesoro). L’obiettivo è raggiungere 463 milioni di premi lordi consolidati entro il 2010 (+51,8% rispetto ai 305 milioni previsti per il 2007).
In tutto il Paese sembra tornata la calma e si rincorrono voci di almeno un migliaio di morti durante gli scontri che si sono verificati il mese scorso tra ribelli e soldati governativi. Intanto si sta provando ad analizzare i reali motivi dietro il tentato colpo di stato in Ciad. Ci aveva già provato ECA Watch, la rete di Ong che promuovono una campagna sulle agenzie di credito all’export. Per ECA Watch una delle ragioni della forte
La Reserve Bank of India (Banca Centrale Indiana) ha sospeso la licenza, concessa un anno fa, al colosso bancario svizzero UBS, che le consentiva di aprire filiali per la clientela business nel Paese asiatico. UBS non avrebbe collaborato con le autorità indiane in un’indagine riguardante un sospetto caso di riciclaggio di denaro tra la Svizzera, New York, le Isole Vergini Britanniche e la città di Pune, nel Maharashtra. Il lavaggio di denaro sarebbe collegato al traffico d’armi e avrebbe come protagonisti Hassan Ali Khan, un uomo d’affari indiano che alleva cavalli e Adnan Khashoggi, il noto miliardario saudita commerciante d’armi, residente nel Principato di Monaco. Secondo quanto riporta l’Hindustan Times, Hassan Ali Khan avrebbe otto miliardi di dollari depositati principalmente presso l’UBS. Sempre nell’ambito degli accertamenti sul riciclaggio di denaro, lo scorso dicembre la Reserve Bank aveva bloccato l’acquisto da parte di UBS della divisione investimenti indiana della Standard Chartered Bank.
Infuriati per i disastri provocati dai mutui spazzatura, gli azionisti attivi americani sono pronti a scendere in campo contro le banche. Alla vigilia delle assemblee si moltiplicano le iniziative: campagne di raccolta voti, mozioni, lettere. Nel mirino la gestione dei rischi delle grandi corporation finanziarie, “disastrosa” secondo gli investitori. «È ora di chiedere ai responsabili delle banche i dettagli delle operazioni su titoli rischiosi, per valutare il rischio di potenziali scandali futuri», ha dichiarato Jennifer O’Dell, del sindacato Liuna (Laborers’ International Union of North America), il cui fondo pensione ha appoggiato buona parte delle iniziative. CtW Investment Group, che rappresenta i diritti di voto di sette sigle sindacali, ha spedito lettere ai dirigenti di sei gruppi bancari chiedendo più trasparenza sui criteri di valutazione dei rischi sui mutui. «Se le risposte non saranno soddisfacenti, voteremo contro la rielezione degli amministratori», ha spiegato al Wall Street Journal Michael Garland, responsabile per l’azionariato attivo in CtW. Tra i bersagli Morgan Stanley, Citigroup e Merrill Lynch. Intanto le banche cercano in tutti i modi di ostacolare la presentazione di mozioni in assemblea sollevando eccezioni di “non ammissibilità” davanti alla SEC (la Consob americana). Secondo i big della finanza sono decisioni che spettano solo ai manager, non ai sindacati.
Il settore bancario sta mostrando dei progressi nello sviluppo di politiche creditizie che tengano in considerazione aspetti sociali, ambientali e di tutela dei diritti umani. Ma è un processo lento e squilibrato. Alcune banche guidano il processo, altre rimangono indietro. E resta una distanza preoccupante tra l’adozione di politiche e la loro implementazione nelle operazioni quotidiane. Sono queste le principali conclusioni della pubblicazione e della sezione on line “Mind The Gap”, lanciate il mese scorso da BankTrack, la rete di 27 organizzazioni internazionali della società civile che monitora il settore finanziario e delle banche private. Il rapporto, basato su una ricerca di 10 mesi, valuta le politiche sul credito di 45 tra i più grandi gruppi bancari internazionali secondo tre dimensioni: il contenuto di policy di settore e su specifiche tematiche, il livello di trasparenza e di accountability, e l’implementazione delle stesse policy. La ricerca si focalizza sulle policy riguardanti l’agricoltura, le dighe, la pesca, le foreste, il commercio di armi e l’industria militare, le miniere, il petrolio e il gas, la biodiversità, i cambiamenti climatici, i diritti umani, dei popoli indigeni e dei lavoratori, la tassazione e gli inquinanti. Le linee guida delle banche sono comparate con i migliori standard internazionali. I risultati sono presentati seguendo il profilo di ognuna delle 45 banche. Tra i dati più interessanti: il fatto che 36 delle 45 banche analizzate non hanno alcuna policy riguardante l’agricoltura o che solo una banca ha sviluppato una policy riguardante la pesca e le attività connesse. Solo 4 banche hanno sviluppato policy sia per il settore minerario che per quello riguardante petrolio e gas. Ancora nessuna banca ha sviluppato una policy riguardante l’elusione fiscale e i paradisi fiscali. Il rapporto completo su www.banktrack.org
La raccolta del cotone in Uzbekistan (secondo produttore mondiale) sarebbe effettuata con l’uso di lavoro minorile forzato sotto la protezione della polizia. Lo denuncia l’ONG britannica Environmental Justice Foundation (www.ejfoundation.org). Su pressione dell’opinione pubblica, sollevata da un reportage della BBC, la grande distribuzione inglese ha deciso di mettere al bando il cotone uzbeko. Dopo la catena di supermercati Tesco, hanno aderito al boicottaggio anche Marks & Spencer, Matalan e Debenhams. In particolare, Debenhams annuncia indagini in singoli Paesi, a cominciare dal Bangladesh, per controllare che la propria politica venga rispettata dai fornitori. Ma è proprio dal Bangladesh (uno degli Stati più poveri del mondo) che arrivano le prime proteste degli industriali tessili: il 65% del cotone lavorato nel Paese asiatico proviene infatti dall’Uzbekistan. L’industria tessile del Bangladesh dà lavoro a 4 milioni di persone, quasi tutte donne, e contribuisce al 5% del PIL e al 78% dell’export.
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instabilità socio-politica in Ciad è il controverso Chad-Cameroon Oil and Pipeline, che ha significato l’apertura di 300 pozzi petroliferi nel Ciad meridionale e la costruzione di un oleodotto di 1.100 km che arriva al mare in Camerun attraversando la foresta tropicale e le zone dove abitano popolazioni indigene Pigmee Bakola. Il progetto, sostenuto dalla Banca Mondiale e da numerose agenzie di credito all’export, ha comportato numerosi episodi di violazioni dei diritti umani, scempi ambientali e scarsa trasparenza nell’utilizzo dei proventi, quasi mai impiegati per le compensazioni dovute alle popolazioni impattate dall’opera. Il tutto, con il sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali.
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ALLE PAROLE AI FATTI. Lo avevamo annunciato sull’ultimo numero (dicembre-gennaio) e al convegno che Valori ha organizzato a Milano il 21 gennaio scorso (all’Università Cattolica del Sacro Cuore). Ora l’iniziativa di azionariato critico, di Elisabetta Tramonto promossa dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica, con la collaborazione di Valori e dell’Osservatorio Finanza (www.osservatorio finanza.it), è diventata realtà. Le imprese italiane su cui puntare sono state scelte: Eni ed Enel. La Fondazione ha già comprato le azioni (250 di Enel e 80 di Eni), diventando così ufficialmente azionista delle due società, con tutti i diritti che comporta questo ruolo: in particolare poter Lo striscione issato da Greenpeace accedere e votare alle assemblee ed avere un contatto dia fianco del palazzo retto con i vertici delle imprese. «Negli ultimi anni abdell’Enel a Brindisi lo scorso novembre: biamo tentato in ogni modo di instaurare un dialogo “Il primo assassino con il Cda (consiglio di amministrazione) di Eni ed Enel, del clima in Italia”.
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ma è stato praticamente impossibile», spiega Andrea Baranes, di CRBM. «L’azionariato critico è uno strumento in più, che si affianca alle campagne che già esistono, per cercare di influenzare la politica delle aziende che, in qualche modo, danneggiano l’ambiente, violano i diritti umani, insomma, non considerano il proprio impatto negativo sul mondo esterno». A proporre i nomi delle due società sono state Crbm, per Eni, e Greenpeace, per Enel. La Fondazione Culturale Responsabilità Etica ha affidato la scelta a queste protagoniste della società civile, attive da anni nel monitoraggio e nella difesa dei diritti umani e dell’ambiente. Ma perché proprio Eni ed Enel? Sono le imprese più “cattive” nel panorama italiano? «Non si possono attribuire etichette del genere – risponde Andrea Baranes –. Diciamo che sono due tra le società che offrono maggiori spunti di critica. Abbiamo voluto puntare su imprese che fossero già nel mirino di diverse campagne di contestazione». «Non vogliamo ripartire da zero, ma continuare il lavoro già avviato da altri», aggiunge Ugo Biggeri, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica. Eni ed Enel sono le due società che Legambiente aveva scelto di inserire nel suo esperimento di “azionariato ecologista”, portato avanti negli anni Novanta. «Nel 2000, nell’ultimo intervento di Legambiente a un’assemblea di Enel, era stato presentato un documento in cui la società ambientalista lodava il comportamento della compagnia energetica sostenendo che, rispetto a vent’anni prima, aveva effettuato notevoli passi avanti verso un miglioramento dell’impatto ambientale, grazie alla totale liquidazione del nucleare e alla limitazione dell’uso del carbone – racconta Biggeri –. Oggi, otto anni dopo, la situazione è completamente diversa: an-
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Come si può cambiare la politica di un’impresa, per renderla più equa e rispettosa dell’ambiente e dei diritti umani? Comprando le sue azioni. Inizia da Eni ed Enel l’avventura della Fondazione Culturale Responsabilità Etica.
Delta del Niger, dove sorgono numerosi impianti della ziché andare avanti siamo tornati indietro. Enel ha ricompagnia e dove milioni di persone vivono con meno preso a investire nel nucleare, anche se fuori dall’Italia, e di due dollari al giorno. nella produzione di energia dal carbone». Si pensi alI prossimi passi dell’azionariato critico? Bisogna prel’impianto di Belene, in Bulgaria, che dovrebbe sorgere in pararsi per le assemblee delle due società, che si terranuna zona altamente sismica. E Mochovce, la centrale nuno il 28 (Enel) e il 29 aprile (Eni). «Stiamo studiando i bicleare della Slovenske Elektrarne, nella Repubblica Slolanci, civilistici e di sostenibilità, di Eni ed Enel, e i vacca, dove Enel costruirà due nuovi reattori da 440 MW verbali delle assemblee del 2007, per trovare spunti – anciascuno. Un intervento su un vecchio impianto sovietinuncia Andrea Baranes –. Poi ci occuperemo di coinvolco, che, secondo Crbm, comporta rischi elevatissimi in gere i piccoli azionisti e di individuare i fondi etici che caso di fuoriuscite radioattive e di attacchi terroristici, investono in Enel (sono ben 47) e in Eni, e verificare se perché sarà realizzato senza scudo di protezione. possano essere interessati ad azioni congiunte». Il camEni, invece, è nell’occhio del ciclone degli ambientamino è iniziato. «Un lungo cammino, non ci aspettialisti per l’impatto dei suoi giacimenti petroliferi. Come mo di ottenere dei risultati immediati. quello di Kashagan, sul mar Caspio, per INFO Ci vorranno anni – sottolinea Andrea cui Crbm denuncia i “rischi ambientali e Baranes – E non è una guerra contro nessociali connessi all’esplorazione del giaciValori terrà costantemente suno, vogliamo sviluppare anche in Itamento, ricchissimo di un petrolio di quainformati i lettori sui passi dell’iniziativa. lia un nuovo strumento di partecipaziolità molto bassa, contenente nella sua Sui numeri in uscita ogni mese ne dei cittadini alla vita economica e parte gassosa oltre 40 sostanze tossiche” e sui siti www.valori.it cercare di influenzare il comportamento (da www.crbm.org). Ma Eni è accusata ane www.osservatoriofinanza.it delle imprese». che di violare i diritti umani nella zone sul
Un momento della manifestazione di Greenpeace al porto di Brindisi per contrastare la politica energetica dell’Enel.
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| finanzaetica | dietro la moneta |
| finanzaetica | ni cambiamenti in Bankitalia sono avvenuti: la carica di governatore non è più a vita e l’articolo 3 dello Statuto della Banca centrale, richiamato nella causa, è stato modificato eliminando la parte che riconduceva la proprietà di Bankitalia a enti pubblici.
La trasversalità del signoraggio
Signoraggio: obiettivo sbagliato o problema vero? È un dibattito che sembra nato dal nulla e fa presa negli ambienti più diversi grazie a toni accesi e titoli come “La del “seigneur” che poteva indebitarsi senza pagare interessi. Sul sito della Banca d’Italia, uno dei quindici istituti che forma il Sistema delle banche centrali europee (Sebc), si legge che il signoraggio è di Paola Baiocchi “l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione della moneta”. Sembrerebbe un termine per specialisti, che circola solo tra addetti della finanza. Ma la questione è più complicata: digitando la parola “signoraggio” su internet, escono paginate di siti con spiegazioni non solo tecniche ma molto ideologiche e poi blog di discussione e anche un link che rimanda ad uno spettacolo di Beppe Grillo, in cui il comico ragiona coloritamente sui banchieri centrali. Insomma sul signoraggio si è aperto un dibattito che ha toni bellicosi e si è diffuso dalle pagine web alle televisioni locali, per attecchire nella rete dei Gruppi di acquisto solidali (Gas), far proseliti tra i sindacalisti dei bancari e far nascere anche un’associazione che si chiama P.ri.m.it, Programma per la riforma monetaria italiana e ha come obiettivo “cambiare il mondo”. Cominciamo dai contenuti, perché è doveroso cercare di capire chi non si limita a guardare il mondo, ma vuole contribuire al suo cambiamento. La maggior parte dei siti dove si parla di signoraggio
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L SIGNORAGGIO ERA UN VECCHIO PRIVILEGIO DEL PRINCIPE,
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non contiene documentazione propria, ma riprende i punti messi in circolazione dall’attivissimo Sandro Pascucci, promotore dell’associazione P.ri.m.it. e animatore del sito www.signoraggio.com che rimanda a sua volta a molti video su Youtube.
Lo male dello monno La critica al signoraggio, che è anche definito “lo male dello monno” è articolata grosso modo così: “Ai danni del popolo è in atto una colossale truffa monetaria da parte dei poteri forti finanziari, che controllano e gestiscono le nostre vite attraverso il controllo del denaro e dell’economia. Bankitalia SpA e la Banca centrale europea sono enti privati; la Bce non risponde a nessun governo, stampa la moneta e la presta allo Stato al valore impresso su di essa, maggiorato di un tasso di interesse. La differenza tra quanto la Bce incassa prestando la banconota allo Stato e quanto spende per stamparla si chiama signoraggio. Ma, soprattutto – si afferma sui siti del signoraggio -, le enormi somme di denaro creato dal nulla (moneta cartacea più moneta scritturale) vengono prestati allo Stato, ai cittadini, alle imprese private che debbono poi restituire le somme erogate in moneta reale più gli interessi”. Dopo queste dichiarazioni c’è chi continua affermando che Bce, Bankitalia, le banche, i politici e i burocrati sono colpevoli di
Subito dopo la sentenza del giudice di pace, il 3 ottobre 2005, Teodoro Buontempo, all’epoca di An, presenta una proposta di legge dal titolo “Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza”, che prevede di utilizzare il signoraggio per introdurre un sistema di conti di cittadinanza e altri strumenti come il reddito di cittadinanza. Ispiratore di questa legge è Giacinto Auriti, “docente universitario e ideologo”, come riporta il sito www.sovranitàpopolare.org nel necrologio per la sua morte, l’11 agosto 2006. Auriti ha teorizzato il “valore indotto della moneta” e ha realizzato nel suo paese natale, Guardiagrele in Abruzzo, il Simec (Simbolo econometrico di valore indotto) ovvero la moneta locale. Auriti e la sua sovranità monetaria popolare piacciono molto ai fascisti di Forza nuova che l’hanno inserita nel loro programma, ma sono anche il trait d’union delle simpatie che nascono verso il dibattito sul signoraggio all’interno dei Gas o delle reti di economia solidale. Ma quella nei confronti del signoraggio è veramente una battaglia centrale, basata su fondamenti solidi? Il professor Giulio Tagliavini, docente del Master per lo sviluppo dell’Università di Parma ci ha risposto così: «La campagna Simone Martini: Guidoriccio contro il signoraggio si basa sull’ipotesi che i vantaggi da signoda Fogliano all’assedio di Montemassi, 1328. Affresco raggio finiscano in mani private e non a vantaggio della collettinella Sala del Mappamondo, vità. Ma questa premessa è sbagliata: lo Statuto della Bce prevede Palazzo Pubblico, Siena. che gli utili finiscano in capo alle Banche centrali nazionali che detengono il capitale della stessa Bce. L’utile che arriva alla Banca d’Italia viene poi girato agli aventi diritto secondo quanto dicolossale truffa ai danni del popolo”. sposto dagli art. 54 e 57 dello Statuto. Questi - continua il professor Tagliavini - prevedono che agli azionisti "privati" venga una serie di reati come “eversione della Costituzione per aver traassicurata una resa del 6% sul capitale nominale, bassissimo (il casferito il potere sovrano a organismi privati, peculato, associaziopitale della Banca d’Italia è di 156.000 euro ed è suddiviso in quone di tipo mafioso, attentato all’indipendenza dello Stato, ecc.”. te di partecipazione nominative di 0,52 euro ciascuna). Tutto il reMentre i fondatori del P.ri.m.it. sostengono la necessità di “fare sto viene girato al Tesoro e, quindi, all’Erario. Si possono trovare scuola, formare e informare”. tutti i dettagli nella relazione al bilancio della Banca d’Italia, diLa via legale nei confronti del signoraggio è stata tentata: il 26 sponibile sul sito nella parte specifica sul bilancio della Banca settembre 2005 l’avvocato Antonio Tanza dell’Adusbef ha ottenud’Italia, alla voce “distribuzione del risultato”». to dal giudice di pace di Lecce una sentenza di condanna nei conLa questione del signoraggio agita gli animi su richieste di fronti della Banca d’Italia per “sottrazione del reddito di signoragequità, ma dopo averli agitati non li porta da nessuna parte, non gio a danno alla collettività”, quantificato da una perizia tecnica mette in discussione la proprietà privata di cui le banche sono in circa cinque miliardi di euro per il periodo 1996-2003, ossia 87 espressione, anzi potrebbe aprire ad una richiesta di ripubblicizzaeuro per cittadino residente. «Bankitalia ha presentato ricorso – ci zione di Bankitalia, che farebbe guadagnare ulteriormente le banspiega Antonio Tanza – è ha ottenuto una sentenza dalle tre corti che, che hanno già stabilito il valore delle loro quote a un prezzo di riunite di Cassazione, che però non entra nel merito, ma chiarisce mercato molto diverso dal valore nominasolo la carenza di competenza del giudice». IN RETE le. E quale forza politica potrebbe opporsi in In altre parole dice che non è compito dei Italia a questi poteri fortissimi? Nessuna, vigiudici sindacare sulle funzioni statuali di www.simec.org sto che non c’è un partito bolscevico come politica monetaria e di adesione ai trattati. www.sovranitamonetariapopolare.org www.signoraggio.com nella Russia del 1917, quando le banche so«Ma cause così non ne faccio più – concluwww.studiotanza.it no state nazionalizzate - caso unico al monde l’avvocato Tanza – sono poteri fortissiwww.bancaditalia.it do - senza contropartita e messe sotto il mi, mi è bastato sollevare il problema». www.disinformazione.it/nuovo_statuto_bankitalia.htm controllo dei Soviet dei deputati operai. E dopo aver sollevato il problema alcu-
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Banche popolari: è arrivata l’ora delle riforme
N’ANOMALIA. Viste da Bruxelles le banche po-
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polari italiane sembrano mosche bianche, governate secondo regole ottocentesche. Voto capitario (“una testa, un voto” invece di di Mauro Meggiolaro “un’azione, un voto”), clausola di gradimento all’ingresso di nuovi azionisti, limiti restrittivi al possesso di azioni da parte dei soci (0,5% del capitale). Eppure si muovono, producono profitti e competono con grandi banche private. Per restare sul mercato, però, hanno bisogno urgentemente di riforme e di riscoprire lo spirito mutualistico delle origini. È questa la diagnosi del sindacato Fiba-Cisl, nella ricerca “Banche popolari: sviluppo, democrazia economica e partecipazione dei lavoratori”. «È vero che la Commissione Europea ha deciso di non avviare la procedura di infrazione nei confronti delle banche popolari», spiega Giuseppe Gallo, segretario generale Fiba, «ma non significa che tutto debba continuare come prima: i rischi sarebbero troppo elevati».
I numeri di un successo In effetti, agli inizi di ottobre, Charlie McCreevy, commissario UE per il Mercato Interno, aveva abbandonato il progetto di estendere a livello europeo il principio “un’azione - un voto”. Se fosse passato avrebbe fatto cadere il “voto capitario”, la colonna portante su cui si reggono le popolari, dove, quando si tratta di votare, puoi avere in mano anche centomila azioni ma conti sempre e solo come uno. «Non c’è prova economica di un vincolo causale fra le deviazioni dal principio di proporzionalità e le performance economiche delle imprese», ha dichiarato McCreevy. Tradotto in parole semplici significa che le popolari saranno pure un’anomalia, ma in fin dei conti funzionano bene. «Il rap| 36 | valori |
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LE PROPOSTE DI RIFORMA VOTO CAPITARIO Mantenimento del principio “una testa, un voto”. Fiba-Cisl propone di innalzare i limiti alla raccolta delle deleghe con la definizione di soglie percentuali rapportate alla dimensione del capitale (e non con tetti quantitativi come quelli previsti dalla attuale disciplina). Superamento dei limiti in caso di sollecitazione delle deleghe. LIMITE AL POSSESSO DI AZIONI Innalzamento del limite (oggi allo 0,5%), distinguendo tra investitori privati e istituzionali. Fiba-Cisl propone il 3% per i fondi di investimento e le fondazioni bancarie e il 5% per i fondi pensione chiusi. MUTUALITÀ Nessun richiamo alla mutualità nella proposta di legge. Fiba propone di inserirla come requisito per distinguere le popolari dalle altre banche. CLAUSOLA DI GRADIMENTO Regola “anacronistica” che Fiba propone di abolire.
porto sofferenze/impieghi è da sempre inferiore rispetto al resto del sistema bancario», continua Gallo, «perché le popolari sono banche del territorio, hanno un rapporto più diretto con i clienti e riescono ad allocare il credito in modo più efficiente» (vedi GRAFICO). Il modello “localistico”, che avvicina le banche popolari alle famiglie e alle piccole e medie imprese, raggiunge in Italia oltre otto milioni di clienti in 7.700 sportelli, circa un quarto del totale del sistema bancario (vedi TABELLA). Squadra che vince non si cambia? In realtà no, anche perché la squadra rischia di essere sempre la stessa. Da decenni.
RAPPORTO SOFFERENZE LORDE/IMPIEGHI TOTALI
I NUMERI DELLE POP
Sistema bancario italiano Banche Popolari
10 8
Tornare alle origini
6 4 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004
che è costato caro, per esempio, al Gruppo Preatoni nel tentativo di scalare la Popolare di Crema, poi acquisita dalla Lodi di Fiorani. Come spezzare la catena di un potere sempre più autoreferenziale? La bozza di riforma delle popolari, in discussione al Senato ,prevede di alzare i limiti al possesso di azioni e di introdurre nuove regole di governance, per assicurare che parte dei componenti del board e del Collegio Sindacale siano scelti dai fondi di investi-
Istituti di credito 93 comprese Spa contr. Sportelli 7.700 Soci 1.045.000 di banche pop. coop. Clienti 8.100.000 Dipendenti 73.000 Totale Attivo 387mld Provvista 272mld Impieghi 252mld QUOTE DI MERCATO Provvista 20,5 Impieghi 19,9 Sportelli 24,1
STATISTICHE AL 31/10/2006 (DATI PROVVISORI) FONTE: ASSOCIAZIONE NAZIONALE FRA BANCHE POPOLARI
il sindacato Fiba-Cisl. Che chiede nuovo ossigeno al legislatore per il modello bancario cooperativo.
L’ULTIMA FUMATA NERA SULLA RIFORMA DELLE POPOLARI si è vista il 21 dicembre scorso, nella VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato. A causa dei contrasti tra le forze politiche, la discussione è ormai rimandata a dopo le elezioni, quando il nuovo Parlamento si sarà insediato. In Commissione si erano comunque raggiunti punti condivisi da tutti gli schieramenti: innalzamento della quota di possesso azionario (3% per le popolari quotate in borsa, 1% per le non quotate, che salirebbe al 5% per i fondi comuni e i fondi pensione), aumento delle deleghe e iniziative per favorire la partecipazione dei soci. Molto probabilmente in primavera si ripartirà da qui, ma non mancheranno le difficoltà. Con la crisi di governo, la strada della riforma è ancora più in salita. M.M.
FONTE: FIBA CISL, BANCHE POPOLARI: SVILUPPO ECONOMICO, DEMOCRAZIA ECONOMICA E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI
Scarsa mutualità e onnipotenza degli amministratori. Sono questi i mali delle popolari secondo
mento che detengono una partecipazione nel capitale della banca. La Fiba, nel suo documento, propone inoltre che siano introdotti “limiti massimi alla durata dei mandati degli amministratori” e “strumenti che garantiscano realistiche possibilità di organizzare il voto”, per esempio aumentando i limiti alla raccolta delle deleghe.
LA RIFORMA INTERROTTA DALLA CRISI DI GOVERNO
Ma il nodo centrale della riforma, secondo il sindacato dei bancari Cisl, dovrebbe essere la tanto sbandierata, ma ormai quasi del tutto perduta, “mutualità”: il reciproco aiuto tra i soci che, alla fine dell’Ottocento, aveva portato alla nascita del credito popolare e cooperativo per combattere l’usura. «Nella bozza di riforma non è richiesto in alcun modo il requisito della mutualità», spiega Giuseppe Gallo. «In realtà dovrebbe essere questa la principale caratteristica che distingue le banche cooperative dalle altre banche. Nell’odierna attività delle popolari, specie quelle quotate o di notevoli dimensioni, è difficile, se non impossibile, identificare un qualche elemento che indichi il beneficio dell’essere socio, in termini di partecipazione all’attività delle banca, ma anche di accesso ai servizi a condizioni agevolate». Aperte al cambiamento, integrate con le economie locali, attente alla distribuzione di valore a tutti gli stakeholder e orientate al medio-lungo periodo. Sono queste le popolari del futuro secondo la Fiba. Quelle che potranno costruire il terzo polo, alternativo a Intesa-San Paolo e UnicreditCapitalia e necessariamente “pluricentrico”, perché legato alle economie locali.
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Il rischio dell’autoreferenzialità
Adriano Sella
Philanthropy Centro Studi
Sergio Paronetto
A cura delle ACLI
A cura delle ACLI
«Il voto capitario e i limiti al possesso di azioni, pensati come difesa da eventuali scalate, in molti casi hanno finito per indebolire i soci dando sempre più potere a una ristretta cerchia di amministratori», spiega Gallo. I Consigli di amministrazione diventano spesso “direttòri” dove i consiglieri sono candidati dal presidente e rimangono in carica per un numero indefinito di mandati. «Nelle assemblee della maggioranza delle popolari», si legge nella ricerca Fiba-Cisl, «i responsabili delle agenzie sono come grandi elettori ai quali, in genere, è demandato il compito di portare in assemblea i soci clienti delle loro strutture». «Va da sé che più uno ne porta, più aggiunge voti favorevoli all’operato del Consiglio», continua Giuseppe Gallo. «E chi più porta, ovviamente, più acquista meriti con la Direzione». Un altro ostacolo a una gestione trasparente del governo nelle banche popolari è la “clausola di gradimento”, una norma che permette di accettare tra i soci solo le persone “gradite” al Cda, escludendo chi potrebbe criticare l’operato dei dirigenti in assemblea. Un “anacronismo”
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Banca Etica: essere diversi per diventare grandi
Continua il dibattito sul futuro di Banca Etica, lanciato lo scorso settembre dalla redazione di Valori. A dare il suo punto di vista questo mese tocca ad Andrea Ferrante, presidente dell’Aiab, l’associazione italiana per l’agricoltura bio.
“B
ANCA ETICA HA RAGIONE DI ESISTERE se è diversa dal-
le altre banche, altrimenti non ne ha”. Si riassume in questa frase la riflessione sul futuro dell’istituto di credito nato a Padova di Andrea Ferrante, presidente dell’Aiab, di Andrea Ferrante l’associazione italiana per l’agricoltura biologica, tra i soci fondatori della banca. Ma è solo l’inizio del suo intervento nel dibattito lanciato dalla Redazione di Valori lo scorso settembre, a cui hanno già contribuito Leonardo Becchetti, professore di economia politica all’Università di Torvergata a Roma (Valori di novembre) e Tonino Perna, docente di sociologia economica all’Università degli Studi di Messina (Valori dicembre-gennaio).
ro e arretrato, per quanto faccia profitti a palate non può essere definito un modello virtuoso. Credo che ce ne sia abbastanza per reclamare la nostra diversità, partendo anche da una posizione di forza non indifferente: la nostra base sociale è il meglio del terzo settore italiano e tutti insieme rappresentiamo diversi milioni di persone. Insomma, non siamo la banca di pochi inguaribili alternativi, ne rappresentiamo qualche milione! Qualche milione di persone pensa che un altro sistema economico-finanziario è possibile e alcune migliaia di imprese, sociali e non, lo stanno praticando ogni giorno.
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DISTINGUERSI NELLA GIUNGLA DEI PRODOTTI e delle banche “responsabili” e rivolte al Terzo Settore e in particolare confrontarsi anche con la sfida di Banca Prossima (patrimonio iniziale di 100 milioni di euro, un centinaio di dipendenti), nuovo CRESCITA VS COERENZA ETICA/MISSION: è possibile soggetto che nasce appunto da Banca IntesaSanpaolo. mantenere i valori fondanti (il “sogno”) di Banca Etica, mirando ad un’espansione? È possibile uscire dall’ambiguità Sviluppo non significa omologazione. Il biologico per arrivare a tutdi banca alternativa? ti non deve passare per forza dalle mani di Wall Mart (la più grande catena di distribuzione a livello mondiale). Cosi la banca per crescere Dal punto di vista di chi sta cercando di cambiare un modello di pronon si deve uniformare ad IntesaSanPaolo. Mantenere duzione e, in qualche modo, ha vinto la scommessa ril’alterità è fondamentale. La nostra diversità deve essere spetto al mercato, grazie a milioni di cittadini che scella forza trainante che ci fa superare le innegabili ineffigono il biologico, non è concepibile che Banca Etica non cienze. La banca deve crescere nella sua capacità di racsia più coraggiosa nell’essere diversa. Siamo usciti da una colta fondi da questi milioni di potenziali clienti, che desequela infinita di scandali finanziari, dai furbetti del vono sentire Banca Etica come il loro strumento di quartiere ai prestiti subprime americani. Siamo in una sicambiamento sociale, così come lo sono le loro associatuazione in cui tre grandi gruppi bancari controllano zioni. Dobbiamo avere la velocità di saper investire bequasi tutto e l’accesso al credito è un dramma per la picne perché il cambiamento lo dobbiamo fare ora. Solo il cola e media impresa. Ci sono praterie di fronte a noi per Andrea Ferrante, biologico, oggi, vale in termini di mercato, in Italia, oldeclamare la nostra diversità e mettere in causa un sipresidente dell’Aiab, l’associazione italiana tre 2 miliardi di euro e siamo poco meno del 2% dei constema che è una delle zavorre di questo Paese. Quelle per l’agricoltura sumi privati degli Italiani. Ma nello stesso tempo il 70% stesse banche, hanno tenuto Telecom Italia ferma per un biologica. degli Italiani ha consumato anche solo saltuariamente anno per capire quale amministratore delegato fosse a biologico. Facciamo in modo che sia meno saltuario, che le nostre loro più congeniale e noi non abbiamo detto assolutamente nulla. campagne cambino, che i rapporti di produzione rispondano alle E’ stato più coraggioso il Sole 24 ore. Il nostro sistema bancario è ca-
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esigenze dei cittadini e dell’ambiente. Noi ci proviamo e Banca Etica può e deve essere al nostro fianco.
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PARTECIPAZIONE E MAGGIOR COINVOLGIMENTO DEI SOCI: strumenti di gestione aperta (come bandi) per la sponsorizzazione di iniziative; migliorare la capacità di ascolto e di risposta alle esigenze di clienti e soci; migliorare i meccanismi elettorali, da molti soci considerati troppo “blindati”. Banca Etica ha, fino ad oggi, avuto troppo rispetto di Banca d’Italia, troppa preoccupazione di essere valutata come un istituto di credito, ma non siamo solo questo. Banca Etica non è piccola, dietro ha milioni di persone. E qui entra il rapporto con i soci che dobbiamo completamente rilanciare. La debolezza verso l’esterno della banca riflette la cronica debolezza del terzo settore nella sua capacità di rappresentarsi, ma questo non può e non deve essere la scusa per nasconderci. Banca Etica è la nostra banca e dobbiamo spingerla ad osare di più. AIAB, per esempio, vorrebbe un istituto di credito che abbia il coraggio di individuare l’agroalimentare come uno degli assi strategici della sue attività. Un agroalimentare che trova nell’agricoltura biologica il suo modello per affermarsi in senso giusto, buono, etico e sostenibile. Allora dobbiamo ripensare al nostro modo di rapportarci al mondo rurale, che oggi è sommerso dai debiti. Dobbiamo essere una risposta reale per chi fa scelte coraggiose, come investire nell’agricoltura biologica per cambiare il modello di produzione e consumo. E Banca Etica deve essere presente lì, nei territori, accanto a queste persone, accanto ai gruppi di acquisto che si vogliono organizzare, accanto a chi costruisce nuovi modelli di distribuzione. La banca ha nei suoi soci la grande capacità di essere ovunque, di sostenere l’attività delle poche filiali e dei banchieri ambulanti grazie ad una rete di soci che è un patrimonio immenso. E deve essere trai-
nante, culturalmente avanzata e valorizzare al meglio il patrimonio che gli arriva dalla propria base sociale, altrimenti questa stessa base rischia di allontanarsi e di percepire la banca come un progetto, magari bello, ma che bene o male si è realizzato e non è più prioritario. Questo è il modo in cui Banca Etica cresce diventando un pezzo essenziale della scommessa sull’innovazione di questo Paese.
9.
INVESTIRE NELLA COMUNICAZIONE: maggiore trasparenza delle informazioni, visibilità sui media di massa, capacità di fornire messaggi che vadano oltre il target dei “già sensibili”. Investire nelle attività culturali e di ricerca, anche attraverso la creazione di un centro studi al servizio dell’economia sostenibile. L’Altraeconomia è una realtà che dà lavoro a migliaia di persone, contribuisce alla qualità della vita di centinaia di migliaia di famiglie. Il problema è che non ne siamo consapevoli e tanto meno lo comunichiamo. Banca Etica si sente troppo banca, comunica principalmente numeri, intesi come risparmio raccolto o credito erogato. Ma è molto di più: è un progetto culturale che sta costruendo un nuovo sistema finanziario, in Italia e all’estero, che è un pezzo intrinsecamente collegato a quell’altraeconomia che pratica nuovi modelli di welfare di prossimità, di sport e cultura diffusa e accessibile a tutti, di nuovi modelli di produzione socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibili, in primis l’agricoltura biologica ed il commercio equo. E’ qualcosa che coinvolge quotidianamente alcuni milioni di italiani e noi sbagliamo perché non riusciamo a metterli in rete ed assumere questa consapevolezza. Noi non abbiamo grandi fatturarti, ma abbiamo milioni di piccoli fatturati che muovono centinaia di migliaia di occupati. Mi chiedo perché ogni battito d’ali di Fiat, che ha meno occupati di noi, ha una mediatizzazione cento volte superiore alle nostre iniziative, che insieme valgono molto, ma molto, di più.
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Preti attivisti contro suore padrone In California esplode la protesta
Le suore di St. Joseph gestiscono quattordici ospedali dove i sindacati si sentono sotto assedio. A fianco dei
dipendenti scendono i preti locali. Invocando la Dottrina Sociale della Chiesa. che una cosa del genere potesse succedere in un ospedale cattolico», racconta Sadrac Martinez. Da dieci anni lavora al Mission Hospital, in California. Premiato più volte come di Mauro Meggiolaro “impiegato modello”, nel giugno del 2007 viene sospeso e minacciato di licenziamento. Cos’ha combinato Sadrac di tanto grave? Niente. Si è solo messo in testa di riunire un po’ di colleghi per formare una rappresentanza sindacale. «Molti di noi non hanno accesso all’assicurazione sanitaria e ad altri servizi di base», spiega. «Aderendo a un sindacato avremmo potuto far sentire la nostra voce in modo più efficace». Quando il suo nome appare in una lettera pubblica e la sua foto viene vista in una newsletter sindacale, per Sadrac cominciano i guai. L’ospedale lo sospende per “abbandono del posto di lavoro” e solo la mobilitazione dei colleghi e delle parrocchie, che inondano di telefonate la direzione, riesce a salvarlo dal licenziamento.
«N
ON AVREI MAI IMMAGINATO
se appaltato a una ditta del Colorado, in ottobre. «Oggi non le vedi più. Pensano solo al bilancio, ai dollari».
Un monsignore a capo dei ribelli
Nonostante le intimidazioni, il malcontento dei dipendenti riesce ad organizzarsi e fa breccia nelle parrocchie, tanto che il vescovo di Santa Rosa, dove ha sede l’ospedale più colpito dalle proteste, chiede a Monsignor John Brenkle, il prete più rispettato della diocesi, di intervenire come mediatore. Alle rivendicazioni sindacali si associa subito una “disputa teologica”. «La Chiesa ha sempre difeso il diritto dei lavoratori a riunirsi nei sindacati», spiega Brenkle. «Lo dice chiaramente la Dottrina Sociale della Chiesa, l’ha ripetuto a chiare lettere Giovanni Paolo II. Purtroppo in molti casi i datori di lavoro cattolici non si comportano diversamente dagli altri. E le Sorelle di St. Joseph sono andate oltre, permettendo agli interessi economici di prevalere sul rispetto dei diritti». Brenkle e altri sacerdoti non mancano mai alle fiaccolate e alle marce di solidarietà per i dipendenti del St. Joseph System. Nel 2007 hanno chiesto alle Sorelle di adottare precise linee guida per assiLe suore da tre miliardi di dollari curare lo svolgimento di regolari elezioni sindacali. Perché il punto La storia di Martinez è solo una delle tante che si sentono circoladolente è proprio questo: SEIU, il più importante sindacato degli re nel St. Joseph Health System: quattordici ospedali gestiti dalle Stati Uniti che sta seguendo le trattative, ha paura che il voto dei Sorelle di San Giuseppe, oltre 21.000 dipendenti e un fatturato di dipendenti sull’adesione a un gruppo sindacale possa essere inqui3,5 miliardi di dollari. Le suore, naturalmente, la pensano in monato dalle intimidazioni e che, alla fine, prevalgano i contrari per do diverso. «I nostri dipendenti hanno il diritto di scegliere se vola paura di perdere il posto di lavoro. Prima di votare serve un “Fair gliono aderire o meno a un sindacato», hanno dichiarato al San Election Agreement”, un accordo con nuove regole. Per ottenerlo Francisco Chronicle, alla fine di gennaio. «In tema di rappresentanal più presto è partita la campagna “Justice at St. Joseph Health Syza sindacale seguiamo le leggi federali». Che dire allora delle constem” ed è stato messo in piedi un sito internet con tutte le testitinue intimidazioni o degli incontri obbligatori in cui si spiegano monianze e i video delle fiaccolate. Monsii danni economici provocati dai sindacati? IN RETE gnor Brenkle sorride tra le magliette viola «Una volta le suore lavoravano al nostro dei sindacalisti e i camici bianchi degli infianco, erano una presenza confortante», www.justiceatstjhs.org fermieri. Mentre le suore continuano ad esspiega Lori Serrano, per 28 anni centraliniwww.youtube.com/watch?v=EuoVEyx7AWk sere sorde a ogni richiesta. sta al St. Joseph prima che il suo lavoro fos-
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APPUNTAMENTI MARZO >MAGGIO 12 marzo ROMA PRESENTAZIONE DEL BILANCIO DI ENEL Presentazione bilancio consolidato del Gruppo www.enel.it 14 marzo ROMA PRESENTAZIONE DEL BILANCIO DI ENI Presentazione del bilancio consolidato e bilancio di esercizio al 31 dicembre 2007 E del Bilancio di sostenibilità 2007 www.eni.it 14 marzo TRENTO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI SEFEA (Società Europea Finanza Etica e Alternativa) Approvazione del bilancio e discussione sulle possibilità di intervento in Corsica e Romania
14 e 15 Marzo AREZZO VIVERE A RATE: FAMIGLIE A RISCHIO USURA Spettacolo teatrale, film, libro e dibattito sul tema del sovraindebitamento e dell’usura. 21 tappe in tutta la Toscana nel 2008. (le altre date: 19 e 20 Marzo a SAN CASCIANO VAL DI PESA; 28 e 29 Marzo a MONTEVARCHI; 4 aprile a PISA, 8 e 9 aprile a MONTEPULCIANO www.bancaetica.com www.teatridimbarco.it
27-28 marzo BUDAPEST (UNGHERIA) MICROFINANCE FORUM 2008 Conferenza internazionale sulla Microfinanza www.uniglobalresearch.eu 2,9,16 aprile TREZZO SULL’ADDA (MI) L’ODORE DEI SOLDI INTRODUZIONE ALLA FINANZA ETICA E SOLIDALE Ciclo di serate alla Casa della cultura “Finanza speculativa o finanza etica? Conoscere per scegliere”, con Andrea Di Stefano (2 aprile, ore 21) “L’interesse più alto. La sfida di Banca Popolare Etica”, con Marina Coppo (9 aprile, ore 21) “Microcredito, commercio equo e finanza solidale”, con Carlo Brugnoli, CTM Altromercato (16 aprile, ore 21)
5 aprile LA FINANZA ETICA PER IL BIOLOGICO in oltre 100 negozi dei circuiti B’io e Naturasì in tutta Italia Terza edizione della giornata di sensibilizzazione sull’economia alternativa e la spesa bio, promossa da Ecor e Banca Etica. www.naturasi.it www.b-io.it
11 aprile BERLINO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI FEBEA (Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative)
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
Discussione sulla nomina del nuovo presidente della Federazione www.febea.org 12 e 13 aprile WASHINGTON D. C. (USA) “SPRING MEETINGS” della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale www.worldbank.org www.imf.org
22 aprile ZURIGO (SVIZZERA) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI SWISSCOM Ethos partecipa rappresentando i diritti di voto dei fondi pensione pubblici svizzeri. Verifica del rispetto degli obiettivi legati al Carbon Disclosure Project, relativo ai cambiamenti climatici Altre assemblee a cui Ethos parteciperà: 4 marzo BASILEA ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI ROCHE 10 aprile LOSANNA ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI NESTLÉ www.ethosfund.ch
30 aprile FABRIANO (ANCONA) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI INDESIT COMPANY Etica Sgr partecipa, vota e interviene. Verifica del piano di certificazione ambientale degli stabilimenti. www.eticasgr.it |
28 aprile ROMA ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI ENEL La Fondazione Culturale Responsabilità Etica partecipa e interviene nell’ambito del progetto “Azionariato Critico”, in collaborazione con Greenpeace, CRBM (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale) e Valori. www.osservatoriofinanza.it 29 aprile ROMA ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI ENI La Fondazione Culturale Responsabilità Etica partecipa e interviene nell’ambito del progetto “Azionariato Critico”, in collaborazione con Greenpeace, CRBM (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale) e Valori. www.osservatoriofinanza.it 7-9 Maggio AMSTERDAM (OLANDA) GRI CONFERENCE 2008: The Amsterdam Global Conference on Sustainability and Transparency Conferenza rivolta agli esperti nel campo della sostenibilità ambientale in ambito urbano. www.globalreporting.org 10 maggio TORINO LA VALUTAZIONE SOCIO AMBIENTALE IN BANCA ETICA presso il Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi n. 13 orario 10.00 – 17.00. incontro organizzato dal GIT Torino-Asti in collaborazione con i GIT piemontesi www.bancaetica.org/torino-asti
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Gasdotti peruviani
Meno foresta amazzonica, più armi di Luca Manes CRBM
NA QUANTITÀ ESORBITANTE DI GAS. Oltre 310 miliardi di metri cubi allo stato naturale e 600 milioni di barili allo stato liquido. Il tutto nel sottosuolo di una delle foreste pluviali di maggior pregio ecologico di tutto il Pianeta, nella valle di Urubamba, nel sud-ovest peruviano dell’Amazzonia, a 500 chilometri dalla capitale Lima. Ma la natura rigogliosa e incontaminata, le acque limpide del fiume Camisea e la presenza di esseri umani limitata ad alcuni gruppi di indigeni, non hanno fermato lo sfruttamento di una risorsa naturale così preziosa. Dopo aver costruito un primo gasdotto, il cosiddetto Camisea I, negli ultimi mesi si è deciso di realizzare le infrastrutture per il trasporto del gas in forma liquida. Una seconda pipeline che avrà un percorso in buona parte parallelo a quello della prima (oltre 500 chilometri). Tanto per cambiare, la ricerca del profitto ha prevalso sul rispetto della natura, ma non è tutto. Perché è stato deciso che quasi la metà dei proventi derivanti dalle due pipeline finanzieranno il Fondo per la Difesa Nazionale, con un vincolo specifico e inderogabile all’acquisto di armi per l’esercito e la polizia peruviana. «Dobbiamo acquistare migliori equipaggiamenti per le nostre forze di sicurezza», ha recentemente dichiarato alla stampa il ministro della Difesa Antero Flores Aroaz. Il secondo gasdotto comporterà costi elevati, almeno 3,9 miliardi di dollari. Ma per il più grande investimento della storia del Perù non è stato difficile trovare finanziatori. Tra le tante agenzie di credito all’export che hanno assicurato il loro sostegno ci sono Una seconda pipeline di 500 l’italiana Sace e la statunitense ExIm Bank – gli americani chilometri è pronta nella valle sono da oltre un decennio grandi tifosi di Camisea – di Urubamba. Stavolta servirà mentre l’Inter-American Development Bank ha stanziato a finanziare l’esercito del Perù. 800 milioni di dollari. Non si è tirata indietro nemmeno E tra le agenzie di credito la Banca mondiale. A inizio febbraio ha approvato all’export c’è l’italiana Sace... un prestito di 300 milioni di dollari al consorzio costruttore, di cui fanno parte la spagnola Repsol e la texana Hunt Oil. Oltre alle ovvie perplessità ambientali, emergono anche dubbi sulla reale fattibilità economica della seconda fase del progetto. Secondo Glenn P. Jenkins, economista di Harvard a cui si è rivolta la Ong statunitense Amazon Watch, al Perù converrebbe tenersi il gas e non esportarlo in forma liquida. Invece l’esecutivo di Lima ha addirittura cambiato una parte della legislazione nazionale per facilitare la riuscita del progetto. Sempre Amazon Watch, che ha redatto un dettagliato rapporto sul caso, ha contestato alla Banca mondiale di non aver preso in considerazione gli impatti sulle popolazioni indigene. Quale sia il valore aggiunto che l’istituzione porterà entrando nel progetto rimane un mistero. Evidentemente la distruzione di un altro angolo di Amazzonia per finanziare anche l’acquisto di armi rientra nell’accezione di sviluppo della Banca mondiale. Nel suo board solo i rappresentanti scandinavo e tedesco hanno provato una timida opposizione, ma poi la decisione finale è stata presa ad unanimità. E l’Italia? Lo scorso dicembre, in assoluta segretezza, la Sace ha approvato una garanzia di 250 milioni di dollari per Camisea II. Perchè il governo italiano abbia deciso di finanziare un progetto contestato come Camisea – il cui gas per altro non sembra essere destinato al mercato italiano – rimane poco chiaro. Forse perché la Saipem, società del gruppo ENI, specializzata in infrastrutture per il trasporto del gas, figura tra i costruttori degli impianti marini sulla costa, da dove il gas verrà imbarcato verso i mercati orientali.
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Ambiente. Inceneritori, rifiuti e consulenze >46 Tecnologia. La seconda vita dei computer >49 Cooperazione. Oxfam sbarca in Italia >53
economiasolidale WWF, UN MILIONE DI CONDOMINI EFFICIENTI
PIEMONTE E LAZIO INSIEME PER IL NUOVO FOTOVOLTAICO
«ROMA NON SPRECA»: ACCORDO CON TODIS PER RECUPERARE LE ECCEDENZE ALIMENTARI
«VIVERE A RATE» LA TOSCANA A TEATRO CONTRO L’USURA
POLITECNICO DI MILANO, UNIVERSITÀ AL LAVORO PER UN’AUTO E UNA MOBILITÀ SOSTENIBILI
PRODOTTI BIOLOGICI CONTRO IL CAROSPESA
“Un milione di condomini efficienti in tutta Italia”. È il progetto ideato da WWF all’interno della Campagna GenerAzione Clima (http://generazioneclima.wwf.it). Un “accordo di collaborazione” per abbattere le emissioni di gas serra e ridurre il fabbisogno energetico delle unità immobiliari e di edilizia economica e popolare. L’iniziativa sarà resa possibile grazie all’adesione di Federcasa (che associa 114 istituti autonomi per le case popolari per un totale di 850 mila alloggi) ed Esco Italia, società specializzata in interventi di riduzione dei consumi di energia. L’ambizioso traguardo, se raggiunto, rappresenterebbe il 40% dell’obiettivo di riduzione previsto dal Protocollo di Kyoto per il nostro Paese. Per ridurre il peso della bolletta si realizzeranno interventi di efficienza energetica sulle strutture edilizie. L’adesione al progetto è aperta a tutti i condomini che abbiano già avviato o intendano avviare un percorso di messa in efficienza. Per questo, è stato istituito un Osservatorio, un cantiere costituito da un primo campione di condomini che hanno già aderito, insieme al Wwf, a un programma per migliorare la propria efficienza energetica o hanno avviato un monitoraggio dei propri consumi ed emissioni.
Piemonte e Lazio insieme per la ricerca sulle energie alternative. Lo stabilisce l’intesa siglata tra le due regioni per sviluppare il fotovoltaico di terza generazione, annunciata alla fine dello scorso anno dall’assessore all’Ambiente del Lazio, Filiberto Zaratti: «Il fotovoltaico di terza generazione - spiega - è uno dei punti cardine sul quale far leva per superare il ritardo tecnologico e industriale del Paese. La collaborazione con la Regione Piemonte può portare energia pulita, benessere e posti di lavoro». «Il Piemonte - ha aggiunto Andrea Bairati, assessore piemontese alle Politiche per l’innovazione - sta investendo in questi anni risorse rilevanti nel settore della sostenibilità energetico-ambientale. Questa intesa permetterà a università, centri di ricerca e poli di eccellenza di ottimizzare le proprie attività». Già da due anni all’ateneo romano di Tor Vergata si sperimenta la tecnologia “Dye Solar Cell” basata sulla “fotosintesi artificiale”, che utilizza uno strato di colorante (il “dye”) spalmato tra due lastre di vetro: un composto di titanio e rutenio che, colpito dalla luce solare, genera una corrente elettrica molte volte superiore a quella prodotta nella fotosintesi naturale.
Spesso basta poco per evitare gli effetti deleteri del consumismo sfrenato. Lo dimostra il protocollo d’intesa che il Comune di Roma ha firmato con la catena di supermercati Todis per il recupero delle eccedenze alimentari. «Con questo progetto spiega Raffaela Milano, assessore alle Politiche Sociali - il Campidoglio si propone un duplice obiettivo: ridurre gli sprechi attraverso la raccolta degli alimenti non più commercializzabili (ma perfettamente commestibili) e sostenere il volontariato cittadino, impegnato nella lotta alla povertà e al disagio sociale». In effetti il valore economico e alimentare degli alimenti recuperabili è impressionante: si stima che, solo a Roma, siano ogni anno 8.500 tonnellate (2 mila solo nei supermercati), pari a 35 milioni di euro. L’equivalente di 13 mila pasti al giorno: è come se ognuno di noi buttasse via – quotidianamente – alimenti “buoni” per 12 euro. L’intesa coinvolge i 55 punti vendita Todis della Capitale. La procedura per la raccolta degli alimenti è semplice: giornalmente, alcuni dipendenti della “piattaforma alimentare” Todis di Fiano Romano (che serve i discount della capitale) individuano e mettono da parte i prodotti giudicati invendibili dalla normativa commerciale, ma che mantengono le caratteristiche igienicosanitarie per essere consumati. Allo stesso tempo, viene comunicato all’ufficio comunale "Roma non spreca" l’elenco delle eccedenze. Gli operatori analizzano l’offerta e la collegano con le esigenze di case famiglia, mense e centri di accoglienza. I prodotti vengono quindi donati alle associazioni cittadine impegnate nella lotta alla povertà e al disagio, che hanno siglato con il Comune un accordo per la redistribuzione degli alimenti. Le aziende che vogliono aderire a "Roma Non Spreca", o che vogliono avere più informazioni sul progetto, possono scrivere a romanonspreca@gmail.com.
Cinema, teatro, un dibattito e un libro. Per affrontare un problema che colpisce sempre più famiglie in Italia: il sovraindebitamento e il rischio di cadere nella morsa dell’usura. È iniziato il 25 febbraio a Firenze il progetto itinerante “Vivere a rate – Famiglie a rischio usura”, organizzato dalla Regione Toscana, insieme alla Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’usura e a una serie di associazioni, sindacati e movimenti di consumatori. Toccherà 21 città toscane durante tutto l’anno. Obiettivi: promuovere la cultura della legalità nei giovani, educare a un uso responsabile del denaro, sensibilizzare le famiglie sul tema del sovraindebitamento e dell’usura. Gli strumenti: uno spettacolo teatrale intitolato “Un matrimonio quasi felice” di Nicola Zavagli, Beatrice Visibelli, Giovanni Esposito e gli attori della compagnia Teatri d’Imbarco, che racconta la storia di una famiglia alle prese con il problema dei debiti. Un film “Vite strozzate” di Richy Tognazzi, con Luca Zingaretti, Sabrina Ferilli e Vincent Lindon, sul mondo sommerso dell’usura, visto dagli occhi delle vittime. Un incontro sul tema “Debiti familiari”, con esperti del settore. E un libro “Vita a credito”, distribuito gratis, che contiene materiale sull’ usura. I prossimi appuntamenti: Arezzo (14 e 15 marzo), San Casciano Val di Pesa (19 e 20 marzo), Montevarchi (28 e 29 marzo), Pisa (4 aprile), Montepulciano (8 e 9 aprile).
Un’auto iper-efficiente, progettata per ridurre del 95% i costi ambientali nell’intero ciclo di vita, da introdurre nel mercato indiano e cinese, ma anche un sistema di mobilità sostenibile. È il progetto del Vehicle Design Summit (VDS, www.vehicledesignsummit.org), un consorzio di trenta università nel mondo, coordinato dall’MIT di Boston. Istituti come il Massachusetts Institute of Technology di Boston (USA), la SCUT – South China University of Technology (Cina), la Makerere University di Kampala (Uganda), il Delhi College Of Engineering (India), l’Hong Kong Polytechnic (Cina), la Princeton University (USA), il GroepT a Leuven (Belgio), l’R.V.College of Engineering di Bangalore (India). L’Italia è rappresentata dal Politecnico di Milano, con l’Unità di ricerca Design e Innovazione di sistema per la Sostenibilità, DIS, guidata dal professor Carlo Vezzoli. Quest’anno i team coinvolti nel progetto si sono incontrati proprio a Milano, dal 25 gennaio al 1 febbraio. Ogni università si occupa di ricerca, analisi e sviluppo di una parte meccanica, strategica o gestionale del progetto. Al Politecnico è affidato il compito di progettare l’intero sistema di partnership, interazioni e servizi per la mobilità sostenibile. Ma il VDS è solo uno dei progetti seguiti gruppo del professor Vezzoli, che si occupa di studiare, fornendo anche consulenza alle imprese, metodi e procedure per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti, nell’intero ciclo di vita, dalla loro costruzione all’uso, allo smaltimento. Ridurre i consumi di energia, sia durante la produzione sia al momento dell’utilizzo del prodotto; limitare l’uso di materiali; allungare la vita del prodotto e dei materiali. Sono alcuni degli obiettivi. Per approfondire: Design per la sostenibilità ambientale (Vezzoli e Manzini, con il patrocinio delle Nazioni Unite, Zanichelli editore, 2007) e System design for sustainability. Theory, methods and tools for a sustainable “satisfaction-system” design (Vezzoli, Maggioli editore, Rimini, 2007).
La spesa è diventata un salasso? Qualche rimedio c’è. La catena dei 59 supermercati NaturaSì (www.naturasi.com) e la rete dei 260 negozi biologici che espongono l’insegna “B’io” (www.b-io.it) hanno infatti lanciato il progetto “Prezzo bloccato a marzo 2007 – zero aumenti”. L’iniziativa prevede il mantenimento dei prezzi di oltre sessanta prodotti (scelti in modo da ricostruire la “spesatipo” di una famiglia italiana) al livello di un anno fa. Il costo rimarrà fermo fino al prossimo 30 giugno. L’iniziativa, pensata per venire incontro alle esigenze dei consumatori meno abbienti, è frutto di un accordo tra negozianti, distributori e produttori, che hanno deciso di rinunciare ad una parte dei propri guadagni. Il “paniere bio” è composto, nello specifico, da prodotti per la prima colazione (latte, zucchero, biscotti, marmellate), prodotti da forno (grissini, pane, cracker), bibite e succhi di frutta, yogurt, uova e detersivi. La scelta è vasta soprattutto per i primi piatti: in particolare sughi, condimenti ed una trentina di tipi diversi di pasta, farina e riso. Completano l’elenco l’olio extravergine di oliva e la polpa di pomodoro.
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Dietro agli inceneritori un business fatto di consulenze?
Impianto di incenerimento rifiuti Enichem e ciminiera della centrale elettrica ROBERTO CACCURI/CONTRASTO
Mantova, 2001
Politici e docenti si alternano in convegni e conferenze. Nomi che ricorrono ogni volta che si parla di inceneritori. Forse di vera emergenza non si tratta, ma fatto sta che i sacchetti maleodoranti per le strade di Napoli ci sono e una soluzione va trovata. Per molti gli inceneritori sono il rimedio ideale, per altri un danno anche peggiodi Matteo Incerti re. Contro la loro realizzazione gli abitanti scendono in piazza mentre l’Ordine dei medici dell’Emilia Romagna e quello francese chiedono una moratoria. Si parla di alter-
L’
EMERGENZA RIFIUTI.
native con un minore impatto ambientale e sanitario e, oltretutto, meno costose. Alternative spesso censurate, come ricorda anche Marco Travaglio nel libro «La scomparsa dei fatti». Chi ha ragione? Per rispondere ci si appella alle competenze tecniche di superesperti. Vengono chiamati in causa docenti universitari e politici, si organizzano studi e convegni, il tutto regolarmente finanziato in base alle normative vigenti. Sulle competenze e la serietà di questi professionisti nessuno ha dubbi, anche se vedere che tra gli spon-
sor dei corsi e dei convegni, che dovrebbero fare chiarezza ed essere neutrali e obiettivi, ci sono multinazionali che costruiscono inceneritori, suscita qualche perplessità. Tra le università italiane, il Politecnico di Milano è tra le più attraenti per chi intende occuparsi di combustione di rifiuti. Tra i suoi partner ufficiali del settore: la Poliplacment, la Fooster&Wheeler Italia (branca italiana di una multinazionale americana che costruisce inceneritori) e la multinazionale francese Veolia Environnement che costruisce anch’essa inceneritori e discariche. Per preparare al meglio gli esperti d’incenerimento vengono organizzati corsi universitari, come quello dei docenti Consonni e Giugliano nel 2005 per la sede di Piacenza del Politecnico di Milano con il sostegno di diverse ex municipalizzate come l’allora Ampsa, Tidone Energia del Gruppo Asm Brescia, Tesa Piacenza (oggi in Enia Spa). Tra i docenti l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, dirigenti di Hera, Pirelli e Federambiente. Il polo scientifico di Rimini dell’università di Bologna, tra i suoi sponsor ufficiali, vede anche il gruppo Hera Spa che da Modena fino alla Romagna gestisce ben sette impianti d’incenerimento di rifiuti solidi urbani, per i quali ha chiesto anche l’ampliamento. Fino al 2007 il presidente dell’Istituto di economia delle fonti di energia (IEFE) dell’università Bocconi, è stato l’ingegner Renzo Capra, a capo di Asm Brescia. Da annotare anche il corso universitario per diventare «Tecnico superiore per il monitoraggio e la gestione dell’ambiente», realizzato anche grazie a Asm Brescia Spa.
«UNIVERSITÀ COME JUKEBOX» IL PROFESSOR MICHELE GIUGLIANO, docente di «Trattamento delle emissioni in atmosfera” al Politecnico di Milano, e il professor Mario Grosso, che insegna ai corsi di “Rifiuti Solidi” e di “Ingegneria Sanitaria Ambientale” sempre al Politecnico di Milano, rispondono alle critiche di conflitto di interesse che vengono loro rivolte da molti. Nessun problema. Professor Giugliano c’è chi critica il fatto che alcuni di voi effettuino studi finanziati da aziende come Eni, Snam, Asm Brescia…
Mah, non so. Alcuni di noi... noi lavoriamo per l’università. Ma anche i vostri studi sono stati finanziati...
Naturalmente, l’università, come sapete, adesso è una specie di Jukebox. Viviamo con delle ricerche che, in gran parte, vengono commissionate dall’esterno, perché i contributi ministeriali e della Comunità Europea per la ricerca sono modesti. Quindi ciascuno di noi se ha un curriculum piuttosto corposo… Professor Grosso, c’è chi contesta i vostri studi sostenendo che bisogna guardare se hanno referenze legate a certe aziende. Ad esempio nel suo curriculum compare Fooster&Wheeler, una multinazionale che costruisce inceneritori...
Idee confuse: siamo pro o contro? L’iniziativa Nimby Forum (acronimo di Not In My Back Yard, cioè "Non nel mio cortile”), promossa da enti, istituzioni ed imprese ha invece l’intento di promuovere la costruzione d’impianti di smaltimento e infrastrutture “pesanti” spesso oggetto di contestazioni da parte delle popolazioni. Il direttore del comitato scientifico è stato in passato Andrea Gilardoni, già presidente dell’Amsa Milano e poi di Waste Italia, ramo italiano della multinazionale che costruisce, tra l’altro, inceneritori. Nell’attuale comitato scientifico di Nimby Forum troviamo anche Franco Battaglia, docente di chimica all’università di Modena e
Lì ho trovato un lavoro che era semplicemente legato alla quantificazione dei rifiuti per un tipo d’inceneritore. Avendo una particolare competenza sulla tecnologia di questi impianti, è chiaro che, quando si tratta di fare delle valutazioni, mi consultino. Non vedo particolari problemi. M.I.
ESPERTI, INCARICHI E FINANZIATORI UMBERTO ARENA
ANTONIO BALLARIN DENTI
STEFANO CONSONNI
STEFANO CERNUSCHI
PAOLO CENTOLA
UNIVERSITÀ DI NAPOLI CONSULENZE: Enichem, Eniricerche, Enel INCARICHI: Commissariato Governo per Emergenza Rifiuti Campania (96-97), Comitato Scientifico Regione Campania (2001-2004)
CATTOLICA MILANO CONSULENZE: ASM Brescia INCARICHI: Membro Osservatorio Tecnico Scientifico su Inceneritore Brescia (97) che controlla e certifica le emissioni in ambiente dell’inceneritore Asm. Ballarin Denti cura attraverso il Crasl dell’Università Cattolica l’annuale Rapporto di sostenibilità di Asm (controllori = controllati)
POLITECNICO MILANO Responsabile sede distaccata di Piacenza CONSULENZE: Asm Brescia,Italcementi, Snam, Franco Tosi, Ansaldo RICERCHE FINANZIATE DA: Aem Milano, Pirelli Ambiente, Federambiente, Enel, CESI, Ansaldo Ricerche INCARICHI: consigliere Asm Piacenza. Ex presidente di Tecnoborgo Spa, che ha costruito l’inceneritore di Piacenza. Membro di commissioni di appalti per la realizzazione di inceneritori
POLITECNICO MILANO Insegna “Termovalorizzazione” al Politecnico di Milano (sede di Piacenza). I corsi sono organizzati con Ampsa, Tisone Energia Tesa Piacenza. Autore di pubblicazioni per la CIPA. CORSI E RICERCHE IN COLLABORAZIONE CON: ASM Brescia, Consorzio Smaltimento rifiuti di Lecco, CUEIM (Consorzio Universitario Economia Industriale e Manageriale), SNAM, ENI, Istituto per l’Ambiente, ABB SAE Sadelmi, AEM Cremona
POLITECNICO MILANO CONSULENZE: “Processo Andrea Rossi” (petrolio dai rifiuti-Petroldragon) dove è consulente dell’imputato ATTIVITÀ: co-proprietario della Progress Srl che lavora tra le altre con Asm Brescia, Hera Bologna, Bas Power srl di Bergamo, Cogeme Spa di Brescia, ItalCol spa di Castelfiorentino, La Terni Hena
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EUGENIO DE FRAJA FRANGIPANE CIPA SRL (Centro Ingegneria Protezione Ambiente) ATTIVITÀ: ha fondato il corso di “Ingegneria Sanitaria” da cui provengono i fautori dell’incenerimento. Dagli anni 70 ha fatto parte di commissioni d’appalto ed è stato direttore dei lavori di impianti di incenerimento. Nel 2002 ha costruito quello di Livorno. Proprietario di CIPA Srl ed altre società. Ha effettuato consulenze che hanno bocciato la raccolta differenziata spinta con il porta a porta
RENATO GAVASCI
UMBERTO GHEZZI
MICHELE GIUGLIANO
MICHELE GROSSO
AURELIO MISITI
DANIELE FORTINI
UNIVERSITÀ TOR VERGATA DI ROMA REFERENZE: Consulente presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici, il Provveditorato regionale delle opere pubbliche per il Lazio e l’ISTAT. Presente in moltissime commissioni per la realizzazione di piani o l’aggiudicazione di appalti per inceneritori. Membro del comitato scientifico Nuova Gea, rivista di Federambiente. CONVEGNI: “Il Termovalorizzatore di Walter”, Nuovo Psi, Roma
POLITECNICO MILANO REFERENZE: Piani di Progettazione o Revisione Piano Provinciali Riufiti come a Milano dove propone inceneritori. Scelto dalla Provincia di Reggio Emilia CONVEGNI: partecipa a convegni pro incenerimento a Firenze (2001-Provincia), Treviso (Unindustria-2003)
POLITECNICO MILANO CORSO E RICERCHE IN COLLABORAZIONE CON: ASM Brescia, Consorzio Smaltimento Rifiuti di Lecco, CUEM, ENI, Istituto per l’Ambiente. SNAM, Snam Progetti, ABB SAE Sadelmi, AEM Cremona. DIRETTORE DEL CORSO: “Recupero Energetico rifiuti” a Piacenza nel 2004 in collaborazione con Tidone Energie - Asm Brescia, Amsa Milano, Tesa Piacenza CONSULENZE: Asm Brescia REFERENZE: è nel comitato scientifico di CIPA Srl
POLITECNICO MILANO REFERENZE: ha lavorato, tra gli altri, con Technical Adivosor Project Financing Rifiuti, Polo Parona Lomellina-Fooster&Wheeler, Inceneritore di Colleferro (RM), Mediocredito, BancaIntesa, ENIA SpA. CONSULENZE TECNICHE: ACSEL Valsusa nell’ambito del tavolo tecnico per l’individuazione degli impianti di pretrattamento dei rifiuti da alimentare all’inceneritore della Provincia di Torino
LA SAPIENZA ROMA REFERENZE: presidente della municipalizzata Acea. Docente di Ingegneria Sanitaria. Nel ’94 nominato presidente del Consiglio superiore ai lavori pubblici dove promuove il Ponte sullo Stretto di Messina e il MOSE. Assessore ai Lavori Pubblici a Reggio Calabria, oggi fa parte della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Il 17 ottobre scorso alla Camera dichiara: «Sono stato protagonista nella costruzione di impianti più moderni come a Brescia»
PRESIDENTE FEDERAMBIENTE REFERENZE: copresidente della CEWEP (Confederazione Europea Inceneritori)
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CHI FINANZIA LA FONDAZIONE VERONESI? LA FONDAZIONE VERONESI, creata dall’omonimo professor Umberto, vive grazie al contributo di grandi aziende, nazionali e multinazionali impegnate nei più svariati settori: dal petrolio alla costruzione di inceneritori, dalla distribuzione di acque minerali in bottiglie di plastica alla telefonia mobile, fino ai colossi dell’energia e dell’acqua. Scorrendo tra i tantissimi partner della Fondazione, troviamo acciaierie (la Acciai Brianza e la Co.met Acciai), compagnie telefoniche (Telecom e 3), colossi industriali dell’acqua minerale in bottiglia (Ferrarelle e San Pellegrino), l’Enel, che - oltre a gestire centrali a carbone e ad olio combustibile - sta investendo all’estero sull’energia nucleare. Tra i partner anche Pirelli, Eni e Mondadori Ancora, la società Autostrada Ligure Toscana e Veolia, multinazionale francese che costruisce discariche e inceneritori. Essa detiene anche il 49% della Tecnoborgo di Piacenza, che gestisce il termovalorizzatore della città, e il 60% della Energonut, che controlla l’analogo impianto di Pozzilli (oltre ad essere in gara per completare quello di Acerra). Il gruppo Veolia è anche la più grande multinazionale dell’acqua del mondo, con un giro d’affari che nel 1999 era pari a 50 miliardi di dollari. M.I.
SI CAMBIA IDEA SUI CIP6 CIP6, DALLE BOLLETTE DELLA LUCE DEGLI ITALIANI direttamente agli inceneritori della Campania spacciandoli per “fonti rinnovabili”. A volte ritornano, nonostante i richiami e le procedure d’infrazione aperte dall’Unione europea. Con un vero e proprio blitz Romano Prodi il 31 gennaio ha firmato l’ordinanza che «garantisce le agevolazioni tariffarie per la vendita dell’energia elettrica (Cip6) agli inceneritori campani in costruzione». «In questo modo si procederà più rapidamente alla realizzazione degli impianti di termodistruzione o di gassificazione che saranno realizzati nei terreni di Acerra, S. Maria la Fossa e della provincia di Salerno», si legge sul sito del governo. Un dettaglio: il giorno precedente A2A (Asm Brescia e Aem Milano) e Veolia Italia si erano ritirate dalla gara per l’inceneritore di Acerra. Il direttore commerciale di Veolia Italia Andrea Ramonda spiegò al Sole 24 Ore come la scelta derivasse proprio dalla mancanza di garanzie sui contributi Cip6. Contributi aboliti dal governo per rispettare le norme Ue. Sono stati accontentati da Prodi il giorno seguente. Ciò nonostante nel 2003, con il professore alla guida dell’Ue, il commissario Loyola De Palacio ribadì che per la direttiva «la parte non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte rinnovabile».
Reggio, vice presidente dell’associazione Galileo 2001 (il cui presidente onorario è Umberto Veronesi). Battaglia è noto per le sue teorie controcorrente quali l’«inesistenza di ogni inquinamento da elettrosmog» e ha definito una «bufala» i cambiamenti climatici. Recentemente ha anche dichiarato che «non conviene differenziare i rifiuti, meglio bruciarli». Tra i partner di Nimby Forum figurano aziende del settore e multiutilities: da Actelios/Gruppo Falck a AEM Milano, da Amsa Milano a Amiu Genova E ancora, tra le altre, Waste Italia, Autostrade, Edison, Enel, Endesa, Gruppo Impregilo, Stretto di Messina, TAV/Ferrovie dello Stato, Terna. Del gruppo fanno parte anche gli Amici della Terra, che se all’estero contrastano gli inceneritori in Italia li difendono a spada tratta. Misteri…
Il mondo della sanità... In tema di impatto ambientale e sanitario degli inceneritori troviamo spesso impegnati Giuseppe Viviano e Loredana Musmeci dell’Istituto Superiore della Sanità. Le loro pubblicazioni più impor| 48 | valori |
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tanti in questo settore si possono trovare sul portale del Comitato Termotecnico Italiano (www.cti2000.it). Il dottor Viviano viene chiamato spesso come esperto da parte di comuni che vogliono realizzare inceneritori, come ad esempio Parma. Insieme alla dottoressa Musmeci, ai docenti Aurelio Misiti e Renato Gavasci, fanno parte del comitato scientifico di Nuova Gea, la rivista di Federambiente. Presidente dell’associazione, che riunisce le multiutility e aziende collegate, è Daniele Fortini che è anche il copresidente della Confederazione europea dei gestori d’impianti d’incenerimento, il CEWEP. In tema di sanità è interessante il caso di Brescia, dove è in funzione il più grande inceneritore d’Europa, da 800 mila tonnellate di rifiuti, dell’Asm Brescia. Presso l’Asl locale è attivo da anni un registro tumori. Dal dicembre del 2004 il presidente dell’Asm è stato chiamato a far parte del Comitato Tecnico-Scientifico dello stesso registro. E la stessa Asm ha finanziato nel maggio 2006, con due borse di studio da 15 mila euro ciascuna, l’attività del registro. In Romagna invece Hera risulta tra i finanziatori di diverse attività dell’Istituto oncologico romagnolo (Ior). Lo stesso, in collaborazione con Hera, ha promosso una campagna di prevenzione per i dipendenti della multiutility. Il professor Dino Amadori, che fa parte del comitato scientifico dello Ior, lo scorso autunno ha difeso il ministro Pierluigi Bersani nella polemica scatenata dall’ordine dei medici dell’Emilia Romagna che chiedeva una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori nella regione.
«Gps Analog Computer», 1950. Scienziati e ingegneri usarono questo strumento per risolvere complessi problemi industriali. Si trattava, infatti, di una macchina estremamente adattabile.
La seconda vita dei computer (e degli ingegneri)
...e quello della politica Alleanza Nazionale, i Ds, oggi confluiti nel Pd, e FI sono la stessa cosa quando si parla di inceneritori e finanziamenti regolarmente registrati da parte di importanti aziende del settore. Per chi si occupa di combustione di rifiuti investire su questi partiti «è una questione di vicinanza ideale». Lo ha dichiarato con chiarezza a Report su Rai3, nell’autunno 2006, l’amministratore delegato di Waste Italia, Pietro Colucci, presidente anche di Assoambiente. Sempre riguardo alla politica trasversale, Paolo Togni, già a.d. di Waste Italia e poi capo di gabinetto del ministro all’Ambiente Altero Matteoli, è tra i soci della Fondazione Sorella Natura insieme all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e al candidato premier del Pd Walter Veltroni. Tra i soci benemeriti della Fondazione Sorella Natura anche Ermete Realacci, vice presidente del Kyoto Club, l’organizzazione che punta a promuovere politiche tese a ridurre i gas-serra e ha, come soci, ex municipalizzate come Asm Brescia ed aziende del settore energetico come Eni, Enel, Edison, Pirelli.
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Sistemi operativi sempre più ingombranti – ma non più funzionali - e corse consumistiche all’ultimo modello, condannano a vecchiaia precoce pc che invece possono essere «ricondizionati» e continuare a operare. Al servizio delle comunità che usano il software libero e di chi non può permettersi le nuove tecnologie
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I APRONO, LI TESTANO, LI RIASSEMBLANO e li rimettono in uso.
Questi «riabilitatori» sono i volontari di Ingegneria senza frontiere (Isf), rete di associazioni nata una decina di anni fa nelle università italiane, che recuperano compudi Paola Baiocchi ter considerati buoni per il cassonetto, ma a cui invece si può prolungare la vita. Così facendo, da una parte, riducono la massa di rifiuti in circolazione e, dall’altra, forni-
scono l’accesso all’informatica anche a chi non se lo può permettere, riducendo il digital divide (l’esclusione di una parte del mondo dalle nuove tecnologie, ndr). Dimentichiamo l’immagine di tecnici che si fidano solo dei numeri che abbiamo avuto finora degli ingegneri: alla teoria serve il confronto con la realtà e se ne sono accorti anche alla Ferrari, dove Luca di Monteze|
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UN PO’ DI TRASHWARE IN ITALIA SONO TANTISSIME LE ASSOCIAZIONI e i centri che si occupano di trashware in Italia ed è impossibile riportarli tutti. Segnaliamo solo alcuni dei più attivi e rimandiamo per un elenco esaustivo al sito wiki di trashitalia, aperto in scrittura e lettura come Wikipedia, che è il contenitore e il luogo di scambio di esperienze di chi fa trashware. http://trashware.linux.it/wiki/TrashWiki
BINARIO ETICO: cooperativa nata a Roma nel febbraio 2006 come spin-off di Isf, svolge ora un’attività lavorativa che promuove il trashware nel terzo settore. http://www.binarioetico.org
GOLEM: il Gruppo Operativo Linux Empoli (Fi) è un’associazione di volontariato nata nel 2006 che ha sede all’interno dell’ex mercato ortofrutticolo. Organizza corsi di alfabetizzazione su GNU/Linux e il software libero; recupera materiale informatico dismesso e ha realizzato, attraverso l’opera volontaria e non retribuita dei suoi membri, progetti di trashware destinati alle popolazioni del Sahara, ma anche per la locale associazione Auser o per realizzare un’aula multimediale alla scuola elementare Descalzi-Polacco di Genova. http://golem.linux.it/index.php/GOLEM
molo ha annunciato che gli ingegneri passeranno due mesi alla catena di montaggio per capire i problemi della produzione, seguendo una tradizione già consolidata nel Gruppo Bitron, di Grugliasco nel torinese (poi sarebbe interessante sperimentare in fabbrica lo scambio di ruoli da operaio a ingegnere). I giovani, appena laureati o che stanno terminando gli studi e aderiscono a Ingegneria senza frontiere, hanno un approccio etico verso i problemi: «Isf è nata come collegamento tra il Nord e il Sud, in un progetto comune – ci dice Samuele Catusian, Isf di Pisa – noi lavoriamo per dare una mano a comunità svantaggiate e per questo abbiamo avviato parecchie iniziative». Due si sono appena concluse: dotare l’associazione Africa insieme di Pisa di una decina di computer ricondizionati, per gestire la regolarizzazione degli immigrati, nell’ambito del decreto flussi. «L’altra era con computer nuovi – ci dice Samuele – perché si è trattato di avviare l’anagrafe in alcune comunità rurali del Burkina Faso. Abbiamo reperito un software adatto in francese e abbiamo progettato delle postazioni informatiche alimentate con generatori fotovoltaici standalone, in grado di funzionare nelle circoscrizioni del Sahel, dove non c’è rete elettrica».
Montagne di tecno-spazzatura Si stima che ogni europeo produca in media 14 chili di tecno-spazzatura (e-waste) ogni anno e questa è anche la quantità che già oggi viene raccolta separatamente in Svezia e Norvegia; in Italia è appena entrata in vigore, dopo tre rinvii, la legge che disciplina la materia dei Raee, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. I dati del 2005 dell’Agenzia dell’ambiente, Apat, indicavano che su 101mila tonnellate di Raee prodotte ne venivano differenziate il 10 per cento circa. Il resto, | 50 | valori |
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Leggere la storia attraverso gli atti ufficiali
COMPUTERINATI: è un’associazione attiva a Trento i cui obiettivi sono la sensibilizzazione circa i problemi ecologici, sociali ed economici inerenti all’utilizzo squilibrato delle risorse tecnologiche (ovvero il cosiddetto divario digitale) e la proposta di una soluzione. L’associazione promuove inoltre l’utilizzo del Software Libero nella Pubblica Amministrazione, nelle scuole, in altre associazioni e in aziende. http://www.computerinati.org INGEGNERIA SENZA FRONTIERE: sul suo sito wiki è possibile trovare gli indirizzi delle 18 sedi italiane. http://isf-italia.org/
GLOSSARIO TRASHWARE Con questa parola composta dai termini inglesi «hardware» (macchinario) e «trash» (spazzatura), si intende il recupero di pc dismessi e destinati allo smaltimento. Vengono «ripristinati» grazie all’utilizzo di software libero. Spesso sono utilizzati per scopi di utilità sociale e culturale. SOFTWARE LIBERO È un programma rilasciato con una licenza che permette a tutti di utilizzarlo e che ne incoraggia lo studio, la condivisione, le modifiche e la distribuzione. Nasce dall’idea di Richard Stallman di sviluppare un sistema operativo basato su Unix, distribuito con licenza libera; il progetto verrà poi chiamato «Gnu». LINUX O GNU/LINUX È un sistema operativo con codice aperto (open source) nato dalla collaborazione di migliaia di sviluppatori in tutto il mondo, che permette agli utenti di visionare i codici sorgente e ridistribuire il sistema nel formato originario o modificato.
dice Legambiente, va a finire in gran parte in discarica, in piccola parte negli inceneritori e infine nell’ambiente. I rifiuti elettronici rischiano di finire in giro per il mondo, magari a Guyu, nella Cina meridionale dove nelle riciclerie lavorano in condizioni pericolose adulti e bambini. La nuova legge consentirà una gestione dei rifiuti più virtuosa in Italia e soprattutto sarà obbligatorio per i rivenditori raccogliere gratuitamente le apparecchiature obsolete in cambio di quelle nuove vendute. «Allo stesso tempo – ci dice Raphael Bartalesi, ingegnere meccanico di Isf Pisa – questa normativa renderà più trasparente la gestione delle apparecchiature e anche il loro recupero». È importante anche la Direttiva RoHS, che a partire dal 1° luglio 2006 limita, anche se non elimina del tutto, sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse nel mercato comunitario, come piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (PBB) o etere di difenile polibromurato (PBDE). Un’indagine di Greenpeace del 2007 ha confermato l’uso di altre sostanze e materiali pericolosi, a base di bromo o cloro, nei computer di marche famose: la loro pericolosità risulta soprattutto nelle operazioni di riciclaggio o di smaltimento di prodotti di consumo, perché possono determinare la formazione di altre sostanze pericolose, quali diossine e furani bromurati o clorurati come nel caso dell’incenerimento dei rifiuti. Indagini recenti hanno sottolineato il potenziale impatto dell’uso di composti ritardanti di fiamma, oggi non regolati dalla direttiva europea, sulla salute dei lavoratori impiegati negli impianti di riciclaggio. Un altro valido motivo per contenere il numero dei computer in circolazione, estendendo il loro periodo di vita.
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Nel flusso di informazioni che ogni giorno ci investe, il passato recente viene riscritto un poco alla volta. La Fondazione Micheletti ci offre un’occasione per leggere direttamente (e in digitale) le fonti della mussoliniana Repubblica Sociale Italiana. Senza cadere nelle trappole del revisionismo. ALLA CARTA VELINA AL DVD. La Fondazione Luigi MicheOperazioni contro ribelli e banditi letti di Brescia, Centro di ricerca sull’età contemporaLeggendo i notiziari si sente crescere il senso di accerchiamento pronea, ha appena pubblicato una delle sue raccolte più vocato dalle azioni sempre più numerose dei partigiani, chiamati riimportanti: grazie al contributo della belli o banditi, ma si sente anche il disappunto di chi vede sfuggirsi Fondazione Cariplo sono stati digitalizdi mano il controllo. Come nel rapporto del 25 novembre del ‘43, di Andrea Montella zati i 15mila notiziari della Guardia Nada Milano: «In questura domina l’antifascismo; il contegno dei cazionale Repubblicana (Gnr), il principale organo di polizia della Rerabinieri fazioso ed anti-Asse dopo l’armistizio ha sfociato addirittupubblica Sociale Italiana (Rsi), che giornalmente redigeva rapra in opera di sabotaggio. Gli stessi vigili urbani sono stati visti porti riservati attraverso il suo ufficio “Ia Sezione Situazione” leggere i manifesti unitamente con la folla anziché provvee li inviava a Mussolini e a pochi altri gerarchi fascisti. dere a toglierli ed a disperdere l’assembramento». «Erano dattiloscritti su carta velina – ci spiega Pier Paolo I rapporti del Comando generale della Gnr registrano le Poggio, storico e direttore della Fondazione – la digitalizza“Astensioni dal lavoro o scioperi”, le “Attività dei banditi e zione è stata fatta manualmente, pagina per pagina dei ribelli”, le “Attività sovversive e antinazionali”, le proprio per la fragilità dei supporti. Il contributo sto“Operazioni contro banditi e ribelli”, la situazione rico di questi notiziari è fondamentale per la conodell’ “Ordine e spirito pubblico”. scenza della Repubblica Sociale e degli ultimi due anI testi hanno tutta la secchezza e l’asetticità dei ni di guerra, perché si tratta di informative ad uso inrapporti di polizia. Poche righe descrivono terno, quasi del tutto prive di propaganda». l’operazione che porta alla cattura della famiglia CerI notiziari della Gnr furono recuperati nel 1965 da vi, avvenuta il 25 novembre del ‘43, e la sua sanguiLuigi Micheletti, l’imprenditore che ha dato vita alla nosa conclusione è tutta in questa frase: «Il comando Fa parte della collezione Fondazione, raccogliendo un insieme documentale tedesco ha avocato a sé l’interrogatorio dei prigioniedel Musil il Cinemobile Fiat dalla caratteristiche molto originali (vedi BOX ). Nei ri di nazionalità nemica, mentre il comando della 79 618. un mezzo attrezzato per la proiezione itinerante notiziari è riportato l’intero arco cronologico della legione provvede a quello dei rinnegati italiani». nei centri abitati che non Repubblica Sociale Italiana, dal 23 settembre del 1943 disponevano di cinema. È stato attivo dal 1936 al 25 aprile del 1945. Una fonte importante per La Fondazione Luigi Micheletti agli anni Sessanta. l’analisi delle vicende politiche, economiche e sociaTutto comincia con l’Archivio di Storia della ResiSopra, il dvd della fondazione Micheletti li del Paese all’epoca della Repubblica Sociale Italiana, stenza che Luigi Micheletti, partigiano della 122° Briora consultabile in Dvd e su internet (www.musil.bs.it/notiziari_gnr gata Garibaldi, raccoglie negli anni Sessanta. Negli anni Settanta gli e www.fondazionemicheletti.it). interessi si allargano e Micheletti lascia l’attività di imprenditore nel La documentazione è ancora più interessante se si considera che settore dell’impiantistica civile e industriale per la creazione di un in Italia la discussione sul fascismo è oggetto di revisionismo semcentro di ricerca sulla storia contemporanea. Nel 1981 l’Archivio si pre più diffuso (vedi BOX ) e che le proposte di dotarsi di un museo costituisce in Fondazione con riconoscimento giuridico; grazie ad sul ventennio, analogo a quello che è stato realizzato a Norimberga un accordo con il Comune di Brescia l’anno successivo si trasferisce sul periodo storico del nazismo, arrivano solo da nostalgici. nell’attuale sede.
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Cooperazione allo sviluppo, Oxfam International sbarca in Italia
NERE NUVOLE PARLANTI: REVISIONISMO A FUMETTI ANCHE CON I FUMETTI SI PUÒ REVISIONARE LA STORIA, anzi, le strisce disegnate si prestano bene a sovrapporre immagini che ritoccano gli avvenimenti e contribuiscono a far nascere un immaginario collettivo in cui non si sa più come si sono svolti i fatti. Così al Lucca Comics, l’appuntamento per gli appassionati delle “nuvole parlanti” che dal 1966 si svolge nella città toscana e lo scorso novembre ha attirato circa 85mila visitatori, tra le bancarelle di manga era possibile trovare anche un inquietante fumetto dal titolo: “DeciMas, operazione Demone ariano”. Un opuscolo di trentadue pagine patinate e molto nere in cui i protagonisti sono la muscolosa Falange Quirina, “un gruppo di soldati delle forze fasciste di Mussolini” che sono venuti a conoscenza di un progetto nazista per creare dei mutanti invincibili e, quindi, decidono di liberare gli ebrei utilizzati come cavie e di diventare nei confronti “del terrore generato da Hitler [...] il solo ostacolo che si pone d’innanzi alla sua avanzata”. Una storia senza nessun fondamento di verità, pubblicata dalla Axaleon di Teverola (Ce) che riscrive la storia della Decima Mas del golpista Junio Valerio Borghese in chiave di opposizione al nazismo, mentre quel funebre corpo speciale del fascismo non si è mai opposto alle direttive del regime, anzi ha aderito alla Repubblica Sociale e, nel dopoguerra, la Decima è stata utilizzata in funzione antidemocratica e anticomunista dagli americani, come è riportato da Giuseppe Casarrubea nel libro “La storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra”. Riscrivere la storia con un fumetto può sembrare un’operazione ingenua, ma non lo è. Perché i suoi lettori sono soprattutto giovani, che molto spesso non hanno gli strumenti per valutare che il racconto è un falso storico e accolgono un’immagine della Decima Mas “ripulita” dai sanguinosi crimini di cui si è macchiata. Pa.Bai.
INFO Fondazione Luigi Micheletti Centro di ricerca sull’età contemporanea via Cairoli, 9 25122 Brescia tel. 030 48578 fax 030 45203 www.fondazionemicheletti.it
Lotta contro Aids, povertà, diseguaglianze. Un impegno per portare la quota di aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,7% del Pil nel nostro Paese. Con questi obiettivi la Ong internazionale apre i battenti ad Arezzo. In collaborazione con Ucodep, premiata nel 2005 come «migliore organizzazione non profit» ENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA e il governo sui temi della
I nuclei principali della raccolta riguardano la Seconda guerra mondiale, con una forte attenzione per la Resistenza, Salò, il collaborazionismo e i “nuovi movimenti” che hanno avuto origine a partire dal ‘68. Infine, e con sempre maggior impegno, viene documentata la storia dell’industria (soprattutto come archeologia industriale e storia della tecnica) e dell’ambiente. 60mila volumi e 11mila testate formano la biblioteca e l’emeroteca delle Fondazione che ha anche una sezione iconografi-
ca, una fototeca, una cineteca e numerosi fondi d’archivio come il fondo Giovanni Pesce e il fondo Laura Conti. Il progetto più impegnativo della Fondazione è il Museo dell’Industria e del Lavoro “Eugenio Battisti”, che sta sorgendo a Brescia e si svilupperà sul territorio. Parte del materiale raccolto è già visibile sul sito www.musil.bs.it e comprende anche i materiali acquisiti dagli stabilimenti cinematografici milanesi, F.lli Donato e Gamma Film di Roberto Gavioli, grandi autori di film d’animazione.
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LA POLITICA ESTERA ITALIANA VERSO I PAESI IN VIA DI SVILUPPO e le scelte in tema di immigrazione e di commercio internazionale incidono sulla povertà globale. Per questo è importante operare nel vostro Paese. Parola di Jeremy Hobbs, direttore esecutivo di Oxfam International.
L’ITALIA, PER LA SUA COLLOCAZIONE GEOGRAFICA, può essere un ponte per le nuove potenze emergenti e contribuire a creare nella Ue un positivo impegno verso l’Africa subsahariana». È l’analisi di Francesco Petrelli, presidente di Ucodep.
Perché la partnership con Ucodep?
Ucodep può fornirci informazioni molto utili sul contesto italiano e dialogare con attori chiave per influenzare le decisioni prese nel vostro Paese.
osservatorio
etica
nuove povertàtutto è grande Dal disagio alla prosperità: risposte che nella capitale. Anche le in senso Roma mette in campo, della città positivo e negativo. L’economia restano padroni. cambia ma i palazzinari
E perché non un impegno “diretto”?
Non abbiamo risorse sufficienti per allargare la nostra membership anche all’Italia. Collaborare con una Ong italiana qualificata ha più senso. Em.Is.
a e > Cin portag Fotore
È per questo che Oxfam ha scelto il nostro Paese?
L’Italia avrà la presidenza del G8 nel 2009: può quindi svolgere un grande ruolo nelle sedi di dibattito internazionale. Negli ultimi anni avete percepito segnali di attenzione dalle istituzioni?
Il governo uscente ha fatto scelte positive: il disegno di legge per riformare la cooperazione, la nomina di un viceministro ad hoc e i concreti aumenti delle risorse per l’aiuto allo sviluppo. Ma serve di più. Ovvero?
L’Italia deve contribuire a disegnare un modello di cooperazione più efficiente e innovativo con una maggiore qualità dell’aiuto pubblico. Serve una collaborazione tra istituzioni, società civile, università e settore privato. Em.Is.
medicinali
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Fotoreportage > Erbe
FRANCESCO PETRELLI: «INSIEME, PER UN MODELLO INNOVATIVO DI COOPERAZIONE»
Non ho dubbi. Soprattutto riguardo all’aiuto allo sviluppo, in particolare nelle aree del Medio Oriente, del Mediterraneo e dell’Africa, nel fissare regole per il commercio internazionale e nel processo di riforma della Politica Agricola Comune della Ue che partirà fra poche settimane.
Anno 6 numero 44. Novembre 2006. € 3,50
Anno 7 numero 48. Aprile 2007. € 3,50
JEREMY HOBBS: «IN ITALIA, PER LE GRANDI SFIDE DELLO SVILUPPO»
L’Italia può quindi avere un ruolo centrale nelle grandi sfide globali?
Ti ricordiamo che nel penultimo numero ricevi una lettera di avviso e il ccp, nell’ultimo solo il ccp Se non ti ricordi quando scade o se desideri rinnovare e non riesci a fare il pagamento in tempo utile chiama lo 02 67199099 o scrivi a abbonamenti@valori.it Potremo così prenderne nota in anticipo e continuare ad inviarti la rivista senza interruzioni 49.
S
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valori Anno 7 numero Maggio 2007. € 3,50
Fondo mondiale per la lotta all’Aids. Ma Oxfam chiede di povertà e dell’ingiustizia globale, perché l’Italia adotti popiù: «un impegno su altri cinque punti – prosegue la litiche che estendano a tutti l’accesso alla salute, all’istruChapman -: portare la quota di aiuto pubblico allo svizione, all’acqua. Nasce sotto questi auspici l’ufficio luppo allo 0,7% del Pil entro il 2015; migliorare la qualità italiano per le campagne di Oxfam International, degli aiuti; attivare un maggiore coordinamento tra i midi Emanuele Isonio una fra le principali confederazioni di Ong con senisteri coinvolti nell’erogazione dei fondi; adottare prodi in 13 nazioni, oltre 3 mila partner, progetti in più di poste innovative di finanziamento, coinvolgendo il setI NUMERI 100 Paesi e investimenti per 638 milioni di dollari. Per la tore privato, e recepire nel disegno di legge sulla cooperaresponsabile in Italia, Farida Chapman, segnali incoragzione (bloccato in Parlamento dalla fine prematura della 1942 L’anno di nascita gianti nel settore della cooperazione internazionale ci solegislatura, ndr) le raccomandazioni dell’Ocse e della Ue». 13 Le organizzazioni confederate no già stati negli ultimi due anni del governo Prodi. Nel- Per raggiungere questi obiettivi l’ufficio italiano di Ox3000 I partner in tutto la Finanziaria 2007 e, ancor più, in quella 2008 sono stafam, che avrà sede ad Arezzo, collaborerà con Ucodep, il mondo ti incrementati i fondi per l’aiuto allo svilupuna Ong che dal 1976 lavora in Italia e in al638 I milioni di dollari po, sono state stanziate risorse per la canceltri 14 paesi del Sud del mondo, insignita nel LINK UTILI investiti in programmi di sviluppo lazione del debito multilaterale fino al 2048. 2005 del Premio Ferpi-Sole 24 Ore come miwww.oxfam.org E l’Italia quest’anno è stato il primo Paese ad gliore organizzazione non profit per il pro100 I Paesi coinvolti www.ucodep.org aver versato la quota annuale di contributo al prio bilancio sociale.
Fotoreportage > Spazzatura spaziale
PATRICK
Il crack de ro ll’iper l futu ro de Terra a impatto zero Lavo
/ A3 / CONTRASTO ALBERTO CRISTOFARI
Fotoreporta ge > Centri commercial i zione Dossier > La occupa catena di monta dito e ggio del consu alità red mo non garan o d’attu tisce le prome tornan sse azione Dossier > Si apre una nuova era per l’economia all’insegna ocalizz del della sostenibilità la re Internazion er > Olt ssima ale > La diffic Dossi ca Pro con mano Finan ile Ban cacci ca za erà toc Economia> L’azionariato attivoa al tesoro rubato dai si chiam cco, si ienza solidale > alza la voce. dittatori ven Paolo oltre il chi La giornata con E cerca San la alleati an di azion ppia I.P. redito ntesa
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS
MARTIN PARR / MAGNUM PHOTOS
JONAS BENDIKSEN / MAGNUM PHOTOS
N / MAGNUM ZACHMAN
PHOTOS
sh Fotoreportage > Banglade
Dossier > La prima mapp a di indicatori alternativi per le buone economie I
Aboliamo il Pi
| per ad unus l’ha vinto Microcredito > Muhamm
la pace. Solo un primo
passo
ia Nobel all’econom li e organizzazioni criminali
finanza s’intrecciano nella battaglie onte a nuove
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APPUNTAMENTI MARZO >MAGGIO 6 e 14 Marzo e 5 Aprile MILANO LABORATORIO DI STUDIO SULL’ECONOMIA SOCIALE “Economia della responsabilità sociale: è possibile creare valore con i valori?” (6 marzo) “Economia civile: lo stato dell’arte e nuovi sentieri di partecipazione” (14 marzo) “Economia della responsabilità sociale: forme di impresa alternative” (5 aprile) Circoscrizione dei Soci di Milano di Banca Etica www.bancaetica.org 11 - 15 Marzo MILANO NEXT ENERGY 2008 Salone biennale dedicato all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili Nuovo Quartiere Fiera Milano di Rho Reed Exhibitions Italia www.nextenergy.biz
14 marzo MESTRE STAGE-MEETING INTERNAZIONALE DELLA RETE PROGETTO PACE DAL TITOLO: “PER I GIOVANI LA PACE NON È UTOPIA”. Presso il Palasport “Taliercio” È l’ottava edizione, sono attesi circa 3.000 giovani dall’Italia e dall’estero. Ci sarà anche il Concorso internazionale “I Giovani e l’Arte”. www.besta.it/reteprogettopace www.bancaetica.com 14 marzo ABBADIA DI PIASTRA (MACERATA) | 54 | valori |
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CONFERENZA NAZIONALE DELL'AGRICOLTURA Forum “Sostenibilità ambientale, nuovi rapporti con i cambiamenti climatici, uso delle risorse idriche, delle energie rinnovabili e assetti territoriali e paesaggistici” agriregionieuropa.univpm.it /eventi.php 15 marzo BARI XIII GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE Libera, www.libera.it
15 marzo ROVIGO MOBILITÀ LEGGERA PER AREE FRAGILI Come conciliare sostenibilità e libertà di movimento nelle aree periferiche. Ore 9, palazzo Celio, via Ricchieri 10. Convegno organizzato dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica e dai soci polesani di Banca Etica www.bancaetica.com 15 marzo LISSONE (MILANO) ENERGIE RINNOVABILI E BENESSERE AMBIENTALE Conferenza sulla geotermia ed il riscaldamento radiante www.ecodialogando.com 20 - 27 Marzo BORGO SAN LORENZO (FI) FIERA DELLE ENERGIE RINNOVABILI E DELLA BIOEDILIZIA
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
28 - 30 Marzo CESENA AGROFER Salone delle Agroenergie, Risparmio Energetico, Bioedilizia www.expoagrofer.it 11 Aprile PARMA IL RISCHIO AMBIENTALE NASCOSTO: LE RADIAZIONI Associazione Donne Ambientaliste Sala de Strobel, Via Palestro 3
11 - 13 Aprile MILANO FA’ LA COSA GIUSTA Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili Fiera Milano City http://falacosagiusta.org 12 Aprile MUGGIÒ (MI) CONFERENZA SU ISOLAMENTO TERMICO ED ACUSTICO Fra risparmio energetico e benessere abitativo www.ecodialogando.com 16 - 30 Aprile MILANO SETTIMANE SOLIDALI 2008 Due settimane organizzate dal Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) di Milano dedicate alle scuole elementari, medie e superiori per approfondire, in un’atmosfera di festa, i temi della salvaguardia del pianeta e dello sviluppo sostenibile. www.pimemilano.com
mostra-convegno internazionale
16-20 Aprile TRIESTE LO SVILUPPO SOSTENIBILE NELL’ERA DELLA CONOSCENZA Fiera Internazionale dell’Editoria Scientifica. Regione Friuli Venezia Giulia e Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati - Sissa www.festrieste.it
terrafutura
19-20 Aprile I GIORNI DELLE RINNOVABILI IMPIANTI APERTI AI CITTADINI Centinaia di privati, organizzazioni, aziende e studi professionali aprono al pubblico il proprio impianto a fonti rinnovabili www.isesitalia.it
firenze - fortezza da basso
5 maggio PALERMO FESTA PIZZO-FREE Fiera del consumo critico AddioPizzo www.addiopizzo.org
8 – 9 maggio MILANO RINENERGY Energie rinnovabili ed efficienza energetica per uno sviluppo sostenibile www.rinenergy.it 10 Maggio MONZA IL SOLARE TERMICO Conferenza divulgativa www.ecodialogando.com 15 – 17 maggio VERONA SOLAREXPO 2008 & GREENBUILDING Mostra e Convegno internazionale su efficienza energetica e architettura sostenibile Fiera di Verona www.solarexpo.com
buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile
abitare
23-25 maggio 2008 5ª edizione ingresso libero
produrre
www.terrafutura.it
coltivare agire
governare
Terra Futura 2008 è promossa e organizzata dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Consorzio Etimos, Etica SGR, Rivista “Valori”) e da Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA, Centro SIeCI-Mani Tese, Coordinamento Agende 21 locali italiane, FISAC CGIL Toscana, Rete di Lilliput, Rete Nuovo Municipio, WWF, Wuppertal Institut, ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, UNCEM-Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani, UPI-Unione delle Province d’Italia, Lega delle Autonomie Locali, Coordinamento Nazionale Enti locali per la Pace e i Diritti Umani, FIBA-CISL, FederBio-Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, AGICES Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, AIAB-Associazione Italiana per Agricoltura Biologica, Forum Permanente del Terzo Settore, Fairtrade TransFair Italia, Alleanza per il Clima, UNEP-United Nations Environment Programme, UNDP-United Nations Development Programme, Associazione internazionale “Cultura & Progetto Sostenibili”, AIEL-Associazione Italiana Energia dal Legno, APER-Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, ANAB-Associazione Nazionale Architettura Bioecologica. L’evento gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Media partner: Valori, Arcoiris Tv, Asca, Carta, Ecoradio, La Nuova Ecologia, Redattore Sociale, Unimondo, Vita-non profit magazine.
Terra Futura è un evento a “zero emissioni CO2” grazie a Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Piazza dei Ciompi, 11 - 50122 Firenze Tel. +39 049/8771121 - Fax +39 049/8771199 fondazione@bancaetica.org
Organizzazione evento ADESCOOP-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. Via Boscovich, 12 - 35136 Padova Tel. +39 049/8726599 - Fax +39 049/8726568 info@terrafutura.it
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Inquinare l’Africa non è reato >58 Il business fantasma delle pattumiere globali >60 Antartide: molto più di terra e ghiaccio >63
internazionale SHANGHAI HUALIAN ACCUSE IN CINA PAURA IN USA
TATA MOTORS, MA QUANTO COSTA IL LOW COST?
INDIA, SANZIONI IN VISTA PER I FARMACI EUROPEI
L’ALTA VELOCITÀ SBARCA IN SUDAMERICA
LIBERTÀ NEL LAVORO: LA CAMBOGIA MEGLIO DELLA FINLANDIA
VENEZUELA ACCUSE TRA ESERCITO E MINATORI
La Shanghai Hualian, nota azienda farmaceutica cinese di proprietà statale è accusata di aver provocato danni gravissimi a 200 pazienti già malati di cancro. Secondo gli inquirenti dell’Authority cinese per i medicinali, a provocare la paralisi che dalla scorsa estate affligge i malati sarebbe stata infatti la somministrazione di un farmaco anti-tumorale contaminato da un composto tossico. La notizia getta nel panico il sistema sanitario americano che da anni ha concesso alla Shanghai Hualian il monopolio per la fornitura della celebre pillola RU-486 utilizzata per la pratica dell’aborto farmacologico. Pur evitando di commentare a fondo la vicenda, la Food and Drug Administration USA ha precisato in una nota che l’impianto cinese che produce la RU-486 non ha niente a che vedere con l’installazione produttiva del farmaco anticancro, ha superato un’ispezione della FDA stessa nel maggio scorso. In una dichiarazione rilasciata al New York Times, il noto avvocato Sidney Wolfe, esperto di cause collettive dei consumatori, ha espresso notevole preoccupazione sul possibile occultamento della verità da parte dei produttori cinesi suggerendo che gli impianti che riforniscono gli Stati Uniti siano immediatamente ispezionati. Fondata nel 1939, la Shanghai Hualian Pharmaceutical Company esporta medicinali in oltre 70 Paesi del mondo.
A metà strada tra la Ford T e la Fiat 500, la Tata Nano si appresta a invadere il mercato indiano, imponendosi all’attenzione del settore come la vettura più economica del mondo. L’automobile, che dovrebbe essere messa in vendita al prezzo di poco più di 2000 dollari (circa la metà del valore di mercato della concorrente più economica), aspira a trasformarsi nella principale protagonista del processo di motorizzazione della società indiana diventando al tempo stesso un modello per i mercati del Terzo Mondo. I progetti della Tata Motor scatenano però le proteste dei contadini dell’area di Singur, nel Bengala Occidentale, che si sono visti espropriare i terreni dal governo locale (che vede il partito comunista nel ruolo di soggetto di maggioranza) per lasciare spazio al nuovo complesso industriale. In una dichiarazione rilasciata al quotidiano britannico Daily Telegraph, il titolare della casa automobilistica Ratan Tata ha espresso il suo entusiasmo per il progetto. “Abbiamo a disposizione una macchina popolare costruita allo scopo di rispettare i requisiti di sicurezza e le norme di emissione”, ha affermato. Nel mese di gennaio, la Tata ha riportato vendite totali per 54.796 unità realizzando il miglior risultato mensile dell’anno fiscale corrente. L’azienda è inoltre vicina all’acquisizione dei marchi Jaguar e Land Rover attualmente controllati da Ford Motor Company.
La Banca Mondiale potrebbe sanzionare a breve svariate case farmaceutiche europee accusate di aver realizzato un cartello allo scopo di “sovraccaricare” un programma antimalaria realizzato dalla stessa istituzione finanziaria. A quanto riferisce il Wall Street Journal, un’indagine condotta recentemente avrebbe rivelato come quattro compagnie del Vecchio Continente, le tedesche Bayer e BASF, l’Aventis CropScience (di proprietà della Bayer) e la Zeneca Agrochemicals (controllata dalla svizzera Syngenta) avrebbero dominato le gare d’appalto praticando prezzi eccessivamente uniformi per non destare sospetti. Secondo l’accusa, a partire dal 1999, ovvero due anni dopo l’avvio di un programma sanitario di bonifica, le quattro aziende avrebbero dato vita a un cartello capace di fruttare commesse pari a 33 milioni di dollari per la fornitura di un noto pesticida: il piretroide. Le case farmaceutiche rischiano ora di dover rispondere tanto alla Banca Mondiale quanto alla giustizia indiana che dal 2006 collabora con l’istituzione di Washington nelle indagini orientate a portare alla luce i casi di corruzione e frode che hanno accompagnato i programmi sanitari promossi nel Paese nel corso dell’ultimo decennio.
È atteso per i prossimi mesi l’avvio dei lavori per la realizzazione degli oltre 700 chilometri di linea ferroviaria ad alta velocità capace di collegare Buenos Aires alle città argentine di Rosario e Córdoba. Il progetto nasce dall’accordo tra il governo argentino e il consorzio Veloxia guidato dalla multinazionale francese Alston e integrato dalla partecipazione della spagnola Isolux Corsán e dalle argentine Iecsa ed Emepa. L’operazione, che vale circa un miliardo di euro, dovrebbe essere completata in tre anni. Secondo gli auspici espressi dal presidente argentino Cristina Fernández Kirchner, la costruzione dell’alta velocità dovrebbe rappresentare un passo verso la modernizzazione del Paese e un esempio per il resto del Subcontinente. Sarà infatti la prima linea “grande vitesse” dell’America Latina, fino ad ora esclusa da un simile sistema di trasporti. In Europa, dove le linee tgv, già attive da anni, sono tuttora in espansione, i progetti di alta velocità hanno incontrato spesso le proteste dei gruppi ambientalisti e dei comitati nelle aree interessate. Contestato sia il violento impatto sul territorio sia lo spreco di risorse per una soluzione “di lusso” a discapito di più economici progetti di rinnovamento delle linee ferroviarie esistenti. A lavori ultimati, i viaggiatori potranno arrivare da Buenos Aires a Córdoba in 3 ore. Attualmente ce ne vogliono circa 14.
La Heritage Foundation e il Wall Street Journal hanno pubblicato l’Index of Economic Freedom 2008, una guida ai Paesi dove esiste la maggiore libertà economica, ovvero dove “gli individui sono liberi di lavorare, produrre, consumare e investire nel modo che preferiscono. E questa libertà è tanto garantita dallo stato quanto non limitata dallo stato”. Vengono prese in considerazioni dieci “libertà”. Tra queste, la labour freedom, un parametro che non indica, come ci si potrebbe aspettare, il raggiungimento di alti standard per i diritti dei lavoratori, ma la libertà per chi fa affari. Tra i Paesi con il punteggio più alto, su una scala che arriva a 100, troviamo la Georgia con 99,9, la Nigeria con 90,6 e l’Uganda con 93,9. Voti mediocri invece per Norvegia (53,9) e Svezia (62). Anche se di poco, la Cambogia (49,1) batte la Finlandia (48,8). Uno splendido esempio di cosa intenda il mondo del business per “libertà nel lavoro”. Spicca tra le altre categorie la fiscal freedom. In questo caso, Paesi considerati paradisi fiscali, quali le Mauritius, il Bahrein o le Bahamas, ottengono punteggi nettamente superiori a 90/100, mentre nazioni come la Francia o l’Italia raggiungono a malapena i 50 punti, e la Danimarca (35) o la Svezia (32,7) si situano ancora più in basso. Un discorso analogo si potrebbe fare per la scelta delle altre “libertà”, da quella monetaria a quella finanziaria, da quella commerciale e quella sugli investimenti. Nella classifica complessiva, ai primi due posti troviamo Hong Kong e Singapore. Forse i migliori esempi di applicazione dell’ideologia liberista, ma certamente non due Paesi noti per garantire libertà e tutelare i diritti. L’Italia si piazza al 64esimo posto, alle spalle di Mongolia, Albania, Botswana, Oman, Uganda e Belize. Se questa è la definizione di “libertà economica”, per una volta, non ci sentiamo di criticare il nostro Paese. In una classifica del genere, non sembra un merito puntare ai primi posti, anzi…
Non si placa la violenta polemica tra i sindacalisti del movimento politico venezuelano Causa Radical e l’esercito di Caracas. Al centro dello scontro le operazioni di repressione delle attività di estrazione mineraria illegale realizzate presso la località di El Chiguao, nello stato del Bolívar. “I militari stanno violando i diritti umani, ci sono tre donne e quattro minatori feriti”, ha dichiarato il dirigente sindacale Andrés Velásquez alla stampa del suo Paese. Di parere opposto l’ispettore generale dell’esercito Félix Antonio Velásquez che, rispondendo alle accuse del sindacato, ha difeso le operazioni dei suoi uomini definendole coerenti con la legge e la costituzione del Paese. Le azioni condotte dal governo di Caracas nella zona rientrano nel programma di riconversione delle attività produttive nell’area. Obiettivo dichiarato è l’abbattimento delle attività estrattive abusive allo scopo di promuovere la tutela ambientale riconvertendo il lavoro degli improvvisati operatori locali. La Causa Radical, (comunemente noto come LCR), è un movimento politico di orientamento operaio fondato da un gruppo di sindacalisti nel 1971.
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Inquinare l’Africa non è reato
Un disastro ecologico passato sotto silenzio. Mille tonnellate di sostanze
tossiche scaricate nelle discariche di Abidjan. Ammassi di rifuti senza norme di sicurezza, accanto alle baraccopoli. Mentre la popolazione locale muore e si ammala, l’Europa si gira dall’altra parte. 19 AGOSTO DEL 2006 la nave Probo Koala attracca al porto di Abidjan. Dopo le manovre di ancoraggio e sbrigate senza problemi le formalità di rito, sul molo arrivano una serie di camion che prendono in consegna un carico di fusti di liquami sommariamente riempiti e sigillati. Quei fusti vengono scaricati nottetempo in diciannove discariche situate intorno al porto. Parlare di discariche è improprio, si tratta di depositi spontanei di rifiuti utilizzati dalla popolazione che abita le di Raffaele Masto baraccopoli che punteggiano la laguna di Abidjan. Sono sufficienti poche ore e quei liquami chimici tossici fanno sentire i loro effetti: centinaia e poi migliaia di persone cominciano ad accusare difficoltà respiratorie, irritazioni alle vie aeree, sfoghi cutanei e malesseri vari, ma ci vogliono ben diciotto giorni prima che il fatto assuma la dignità di una notizia di interesse mondiale e le agenzie comincino a inserirla nelle loro reti.
Notizie da lontano e da vicino In Italia la prima agenzia Ansa è delle 20,12 del 6 settembre. Si dava notizia di tre morti e circa tremila persone intossicate. Al ritmo di un lancio al giorno l’Ansa seguì la vicenda fino al 27 settembre: i morti erano diventati ufficialmente dieci e le autorità riferivano di 69 ricoveri e ben centomila visite mediche. Da quel momento l’Ansa considerò chiusa la vicenda. Il bilancio ufficiale era grave, ma ben lontano da storici disastri ambientali come quello di Bophal, dell’Icmesa di Seveso o di Cernobyl. Eppure quei dati ufficiali quasi certamente non esprimevano la situazione reale. In Costa d’Avorio il sistema sanitario è tutto a pagamento. Quando la gente ha problemi non va nemmeno in ospedale e non si cerca un medico, dato che non avrebbe denaro per pagare. Semplicemente aspetta che passi...se passa. Le discariche poi erano tutte adiacenti a quelle sterminate baraccopoli di nullatenenti che sorgono nella zona del porto. Sono abitate da lavoratori occasionali che trovano da vivere nelle mille occupazioni saltuarie, precarie e poco pagate che | 58 | valori |
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lo scalo offre. Certamente una fascia di popolazione che non si può pagare la sanità. È molto probabile dunque che la maggior parte delle persone colpite non abbia chiesto aiuto in ospedali o ambulatori e di conseguenza non sia stata conteggiata nel bilancio ufficiale. Stando così le cose quelle cifre vanno almeno raddoppiate o triplicate. Impossibile sapere poi che danni quelle sostanze nocive abbiano lasciato sulla popolazione.
Un disastro sotto silenzio Se si va sul posto oggi, a un anno e mezzo di distanza, è però facile capire, dai racconti dalla gente, che quella vicenda non è affatto archiviata. Basta farvi accenno e si formano immediatamente crocchi di gente che non chiedono altro che di rievocarla e non solo per raccontare il passato. Ancora oggi molti a Port Bouet o a Cocody affermano di essere vittime degli stessi sintomi di allora: bruciori, irritazioni alla gola, lacrimazione degli occhi. Non si fa fatica a crederci: per arrivare a Port Bouet si attraversa una parte della laguna di Abidjan, un paesaggio surreale punteggiato da enormi pile di container
RAFFAELE MASTO
Sopra, nella baia di Abidjan la popolazione vive ancora di pesca ma è sempre più difficile trovare pesce non contaminato. Sotto, la baraccopoli di Port Bouet: un insieme di abitazioni costruite con legni marci, lamiere arrugginite e muri costruiti a secco, ma mai terminati.
AFRICA
COSTA D’AVORIO
OCEANO ATLANTICO
Costa d’Avorio, 2008. RAFFAELE MASTO
L
A NOTTE DEL
ammucchiati alla bell’è meglio, alcuni sbrecciati, altri, che sembrano abbandonati, con il loro contenuto fuoriuscito, mentre tutt’intorno sfrecciano tir caricati all’inverosimile senza nessun controllo né ordine apparente. Ad intervalli le narici sono assalite da folate di aria puzzolente e non si tratta di spazzatura, ma di odori provenienti da prodotti chimici dei quali è impossibile stabilire la natura. In questo scenario da “Blade Runner” improvvisamente spunta una baraccopoli: abitazioni costruite con legni marci inchiodati, lamiere arrugginite di ondulex, muri costruiti a secco e mai ultimati, bambini che giocano nella polvere, mercatini improvvisati. Laurent è un ragazzotto in canottiera e ricorda bene quei giorni di un anno e mezzo fa: «Non respiravo più – racconta - Ero stato ingaggiato per scaricare una nave di materiale edile, lavoravo col muletto sul ponte e, ad un certo punto, dovetti fermarmi perchè non ci vedevo, gli occhi mi lacrimavano in continuazione. Poi cominciò a bruciarmi la gola. Anche i miei colleghi stavano male ce ne andammo pensando che fosse qualche sostanza presente su quella nave, ma le cose non mi-
gliorarono. Poi mi resi conto che anche nel mio quartiere tutti provavano più o meno gli stessi sintomi. Fu terribile, non sapevamo dove andare, era come essere in una camera a gas all’aperto». Laurent racconta queste cose chiedendo conferma alla gente che gli sta intorno che assente e poi, con il caratteristico fatalismo africano, non può fare a meno di buttare la cosa sul ridere: «Oggi ci sono rimaste le carp soule, le carpe ubriache, si fanno pescare con troppa facilità, le chiamiamo per nome e vengono». La gente che fa capannello scoppia a ridere e lui aggiunge: «Forse siamo ubriachi anche noi perchè il pizzicorio alla gola e gli occhi rossi ce li abbiamo anche adesso...».
Tanto è solo Africa… Eppure quella vicenda in Europa passò quasi sotto silenzio. Non ci furono inviati, né inchieste giornalistiche, né grandi titoli per quello che, indubbiamente, è stato uno dei disastri ambientali più gravi in Africa degli ultimi decenni. A sottostimarlo certamente contribuì il fatto che si trattava di Africa, un continente che non |
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ABIDJAN 2006: I PROTAGONISTI
RAFFAELE MASTO
Il gioco delle tre carte tra denaro e rifiuti
Sopra, ai margini delle baraccopoli di Port Bouet, le coste sono un cumulo di rifiuti. Ma la gente del posto trova la forza di ironizzare sulla tragedia. Parla di carpe ubriache che abboccano appena le chiami. Peccato che, invece, i pesci siano le prime vittime dell’inquinamento provocato dai rifiuti.
Costa d’Avorio, 2007.
trova molto spazio, in genere, nei media occidentali. C’è da chiedersi: cosa sarebbe successo se fosse avvenuto in Brianza? O nella Ruhr in Germania? O nell’hinterland di Lione? Ma forse in Germania, in Italia, in Francia quella vicenda non sarebbe potuta accadere perchè da decenni è proprio l’Africa che fa da collettore dei rifiuti industriali dell’Occidente. Le prove sono molte ma le inchieste per individuare le responsabilità si sono sempre perse nelle intricatissime vicende che vedono coinvolti politici e faccendieri stranieri, società fantasma, multinazionali e potentissime lobby che trovano estremamente conveniente guadagnare sull’enorme differenza
economica che passa tra lo smaltimento dei rifiuti secondo le norme dei Paesi sviluppati e lo scarico selvaggio in Stati africani poverissimi o in guerra, magari con la connivenza stessa delle élite politiche locali che si guadagnano la loro tangente. Tra agosto e settembre del 2006 ad Abidjan c’era Damiano Rizzi, presidente di Soleterre, una Ong (organizzazione non governativa) italiana che lavora sul posto, proprio tra la gente delle baraccopoli colpite. «Inviai sms e email a tutti i giornali italiani ma in pochissimi si interessarono alla cosa, non mi spiegavo perchè e insistetti, ma niente da fare. Mi rassegnai, conveniva pensare a cosa fa-
Del resto anche la nebulosa nella quale finì poi la vicenda accredita l’ipotesi del “solito” traffico di rifiuti. La Probo Koala è una nave battente bandiera panamense, di proprietà di un armatore greco e noleggiata dalla multinazionale olandese Trafigura. Per lo scarico fu ingaggiata una società fantasma locale, la Tommy, che procurò i diciannove camion che per trenta ore scaricarono tra le 400 e le 1000 tonnellate di sostanze tossiche nelle discariche di Abidjan. Impossibile sapere con precisione di che tipo di sostanze si trattava né quale autorità portuale dette l’autorizzazione per lo scarico. Fu aperta un’inchiesta e arrivarono tecnici francesi che proposero la costruzione di un bunker per smaltire i rifiuti tossici. Dell’esito dell’inchiesta non si seppe più nulla e il bunker non risulta nemmeno costruito. Bisogna aspettare il febbraio successivo per avere nuove notizie sulla vicenda: la Trafigura decise di pagare 150 milioni di euro alla Costa d’Avorio in cambio dell’impunità. Sulla carta quel denaro avrebbe dovuto essere distribuito tra la popolazione colpita. Di fatto ne fu elargita una piccola parte e poi, nella confusione più totale, tutto fu interrotto con la motivazione che era impossibile individuare le persone colpite e il grado di danno subito. Si poteva usare quel denaro per migliorare le condizioni di vita nelle baraccopoli colpite, invece, almeno fino ad oggi, è rimasto nelle casse dello stato o, il sospetto è legittimo, è andato ad incrementare la tangente che presumibilmente qualcuno (politici? vertici del porto?) aveva già intascato.
Meglio dimenticare Oggi quella vicenda, a parte l’inchiesta che formalmente è ancora in corso, è finita nel dimenticatoio. La Costa
CON I SUOI 1.500 LAVORATORI DISLOCATI IN 35 PAESI, la Trafigura Beheer B.V. è una delle principali società del settore trasporti nel segmento petrolio e minerali. Fondata nel 1993, la Trafigura opera dai suoi uffici elvetici di Lucerna anche se è registrata per ragioni fiscali ad Amsterdam, in Olanda. Grazie alla disponibilità di un network gestito dalla consociata Puma Energy International e da imprese terze operanti in outsourcing, la Trafigura dispone di una capacità di magazzino di venti milioni di barili. La sede centrale della Puma Energy è a Miami anche se risulta registrata a Nassau, nelle Bahamas. Le sedi operative sono in America Latina (Argentina, Brasile, Paraguay, Panama, Guatemala, Honduras, El Salvador e Cuba), Repubblica Democratica del Congo e Australia. Registrata a Panama, l’imbarcazione Probo Koala appartiene alla flotta della multinazionale greca Prime Marine Inc., una società specializzata nel trasporto di idrocarburi, oli vegetali e prodotti chimici. Secondo quanto riferì a suo tempo il quotidiano olandese NRC Handelsblad, la Probo Koala avrebbe dovuto essere “ripulita” dall’azienda olandese Afvalstoffen Terminal Moerdijk (ATM) la cui richiesta di mezzo milione di euro fu però considerata esorbitante. Fu allora che la Puma Energy, già responsabile dell’ingaggio della Prime Marine, volse lo sguardo alla Costa d’Avorio siglando un’intesa con l’azienda locale Tommy Compagnie che, contattata attraverso un intermediario ivoriano, la società di carico/scarico WAIBS, si era offerta di sbrigare il lavoro per la miseria di 18.500 euro. La WAIBS risulta tuttora registrata ad Abidjan (numero di fax 0022525310008 per chi volesse verificare…) mentre della Tommy si sono perse le tracce. M.C.
d’Avorio ha problemi ben più importanti: il Paese è spaccato a metà per la guerra civile, vige un fragile cessate il fuoco e bisogna fare le elezioni politiche. Gli unici a ricordare sono gli abitanti delle bidonville colpite, che sentono ancora il pizzicorio in gola e le difficoltà respiratorie. Impossibile sapere se si tratti degli effetti attenuati dal tempo di quell’inquinamento o di altri scarichi di sostanze tossiche. Si, perchè quello che sembra certo è che il businnes dei rifiuti non si ferma. Nel settembre successivo la Probo Koala è stata fermata dai militanti di Greenpeace nel porto estone di Paldiski dove, pare, si stesse preparando per un nuovo viaggio.
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INFO SOLETERRE ONLUS è un’organizzazione che geatisce progetti di cooperazione in Marocco, Ucraina, Sierra Leone, El Salvador e Costa d’Avorio, dove interviene con presidi sanitari e sociali, a favore della popolazione. www.soleterre.org
Il Business fantasma delle pattumiere globali Nessuno sa dire con precisione a quanto ammonti il giro d’affari. Ma il traffico internazionale di rifiuti, dall’Asia all’Africa, lascia la sua inconfondibile scia di veleno e sfruttamento. Complice una legislazione del tutto inefficace. EL MONDO SONO DIFFUSISSIME,
il loro numero è incalcolabile, il loro odore caratteristico. Sono colline, montagne, promontori artificiali non riportati dalle carte geografiche. Sono diffuse a macchia di leopardo e sono una delle principali pecudi Matteo Cavallito liarità d’importazione del Terzo Mondo. Per chi non ritenesse sufficienti questi indizi sveliamo subito il mistero: stiamo parlando dei cumuli di rifiuti occidentali che sbarcano illegalmente nei Paesi in via di sviluppo trasformandosi in montagne maleodoranti, settiche e, nella maggior parte dei casi, tossiche che vengono scalate ogni giorno da un esercito di lavoratori improvvisati, chiamati a svolgere l’opera di recupero o smaltimento per conto di
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imprese private, imprenditori dilettanti del rifiuto e, in ultima analisi, dei consumatori e delle corporation del Primo Mondo.
I dati, questi sconosciuti I crimini legati al traffico illecito di rifiuti si realizzano facilmente quando si ha una significativa differenza di costi tra il trasporto, lo smaltimento e il riciclaggio legale e quello illegale. A favorire il fenomeno sono le opportunità di profitto del sommerso, l’incremento dei traffici commerciali internazionali e la diffusa impunità. Tra il 2004 e il 2006, i controlli effettuati nell’ambito del secondo “IMPEL TFS Seaport Project” dell’Unione Europea in un contesto di cooperazione internazionale tra 11 Paesi in 17 porti del Vecchio Continente ha
portato alla verifica dei requisiti di carico di 1.103 navi adibite al trasporto di rifiuti. Risultato: nel 51% dei casi si è riscontrata una situazione di trasporto illegale, nel 43% delle imbarcazioni sono state individuate irregolarità di qualche genere e solo nel 6% si è potuto certificare un pieno rispetto della normativa. Indagini come questa aiutano a comprendere quanto diffuso possa essere il fenomeno, ma la determinazione delle sue dimensioni globali, tuttavia, resta ancora un miraggio. «La vera notizia è che i dati complessivi del traffico internazionale dei rifiuti non esistono», spiega Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente. Nel corso degli anni, l’associazione ambientalista ha raccolto le cifre fornite dalle dogane italiane elaborando rapporti di denuncia am-
piamente documentati ma inevitabilmente parziali: sebbene varie Ong internazionali abbiano condotto ricerche analoghe, nessun coordinamento globale delle indagini è mai stato promosso a livello istituzionale determinando, per conseguenza, l’impossibilità di presentare stime più o meno attendibili circa la portata della vicenda tanto nei suoi aspetti di traffico regolamentato quanto in quelli di commercio illegale. Escludendo il progetto IMPEL, la stessa Unione Europea non ha fatto eccezione confermando in pieno il sospetto di essere “allergica” alla pubblicità delle informazioni. «So che i dati relativi all’area UE in realtà esistono – spiega il consulente di Greenpeace Roberto Ferrigno – ma nel corso della mia esperienza non ho mai visto alcun rapporto messo a disposizione del pubblico». |
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OGNI ANNO NEL MONDO vengono prodotti tra i 20 e i 50 milioni di tonnellate di prodotti elettronici destinati in breve tempo a trasformarsi in rifiuti pericolosi. È l’allarme lanciato dalle organizzazioni ambientaliste impegnate negli ultimi anni a denunciare i pericoli dell’e-waste, i prodotti di scarto dell’industria hi-tech. «I rifiuti elettronici rappresentano oggi il 5% di tutti i rifiuti solidi urbani e sono tra i più pericolosi – spiega Vittoria Polidori, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -. Il loro tasso di crescita è circa tre volte superiore a quello medio della categoria». A contribuire all’espansione del fenomeno (massima stima annuale +5%) ci sono ovviamente la riduzione del ciclo di vita dei prodotti e lo sviluppo dei mercati emergenti. Secondo Greenpeace, nel 2006 la sola Europa avrebbe prodotto dagli 8 ai 12 milioni di tonnellate di e-waste contribuendo ad alimentare una tendenza ancora più evidente nei Paesi in via di sviluppo dove, si stima, la produzione di apparecchiature elettriche ed elettroniche dovrebbe triplicare nel prossimo quinquennio. Secondo i dati resi noti dal movimento ambientalista, nel 2010 il mercato mondiale riceverà 716 milioni di nuovi computer grazie anche al crescente contributo di Cina (178 milioni) e India (80 milioni). I primi programmi di riciclaggio dei prodotti elettronici furono avviati nel corso dell’ultimo decennio del Ventesimo secolo in alcuni Paesi dell’Unione Europea, negli Stati Uniti e in Giappone. Ma la maggior parte dei governi, sottolinea oggi Greenpeace, si dimostrò incapace di gestire la proliferazione dei rottami. Proprio quest’ultimo aspetto ha aperto di fatto la strada a una pericolosa abitudine all’esternalizzazione con evidenti ricadute in termini di sostenibilità ambientale e sociale. «Quella del recupero dei materiali è un’attività estremamente remunerativa – sottolinea la Polidori - . Il problema dei Paesi in via di sviluppo è che posseggono “impianti” che nella realtà non sono impianti». Nel Terzo Mondo, in altre parole, l’attività di recupero rischia di trasformarsi quasi sempre nell’ennesima occasione di sfruttamento di una manodopera prodotta tanto dall’iniziativa degli speculatori quanto dalla stessa Convenzione di Basilea che permette l’export dell’e-waste a scopo di riciclaggio. Il rischio di contaminazione da cloruri, bromo e ftalati, complica ulteriormente la situazione. Dal punto di vista degli ambientalisti la soluzione del problema deve necessariamente passare dall’assunzione di responsabilità da parte dei produttori di elettronica chiamati a progettare una diversa gestione dell’intero ciclo di vita delle apparecchiature che implichi l’onere del ritiro, dello smaltimento e del recupero. Matteo Cavallito
I rifiuti elettronici crescono a ritmi da record, trainati dall’innovazione e da una corsa all’esternalizzazione che penalizza i Paesi del Sud | 62 | valori |
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Antartide: molto più di terra e ghiaccio
Legge e disordine I movimenti transnazionali di rifiuti sono regolati, a livello globale, dalla Convenzione di Basilea e, su scala europea, dalla cosiddetta “Waste Shipment Regulation”, con l’obiettivo di assicurare un trattamento eco-compatibile del carico nei luoghi di destinazione. Approvata nel 1989 ma entrata in vigore solo tre anni dopo, la “Basel Convention on the Control of Transboundary Movements of Hazardous Wastes and Their Disposal” ha diviso la maggior parte dei rifiuti destinati allo smaltimento e al riciclaggio in due macrocategorie: i materiali più pericolosi costituiscono le cosiddette “lista rossa” e “lista ambra”, quelli non pericolosi compongono invece la “lista verde”. Allo stato attuale della legislazione continentale ed internazionale, i rifiuti pericolosi possono circolare solo all’interno dell’UE ed essere eventualmente inviati in Paesi appartenenti all’OECD (Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo), mentre i materiali in lista verde godono di transito libero dietro la semplice autorizzazione scritta del Paese ricevente. Inutile sottolineare come, ad oggi, la maggioranza delle violazioni riguardino la mancata dichiarazione del carico trasportato e l’attribuzione di certificazione “verde” per materiali appartenenti alla “lista rossa”. Secondo Ferrigno, più volte chiamato a collaborare con la Commissione Europea in veste di esperto di tematiche ambientali, a favorire quei traffici illegali già alimentati da quel mix di corruzione, illegalità e sottosviluppo economico che caratterizza i Paesi del Terzo Mondo c’è un fenomeno nuovo. «I trattati internazionali sono già di per sé carenti – spiega – ma, come se non bastasse, negli ultimi tempi abbiamo assistito a una progressiva erosione delle norme che ha condotto a una vera e propria deregolamentazione del rifiuto». La lista dei materiali dismessi in lista verde continua infatti ad aumentare coinvolgendo, tra gli altri, i rifiuti elettronici (e-waste) mentre per un Paese come gli Stati Uniti, firmatario ma non ratificatore della Convenzione di Basilea, il rifiuto resta a oggi un prodotto commercializzabile il cui libero mercato non può essere limitato da alcun tipo di ostacolo legislativo (Basilea inclusa).
NOAA RESEARCH
E-WASTE: QUANDO L’INNOVAZIONE È IRRESPONSABILE
A partire dal 2009 le nazioni Unite affronteranno la complicata questione delle richieste di sovranità sul continente antartico. Ma le tensioni diplomatiche e le difficoltà tecniche sembrano aver congelato un ipotetico sfruttamento delle risorse naturali. Petrolio in testa.
Speranza cinese «L’epoca dei grandi importatori si è ormai chiusa», sottolinea Ferrigno, convinto che la “polverizzazione” di un mercato capace oggi di interessare massicciamente Africa, America Latina ed Europa Orientale abbia reso ancor più incontrollabile il fenomeno. Nel contesto attuale il solo vero esempio positivo è rappresentato dalla storia recente della Cina, una nazione passata nel giro di pochi anni da pattumiera indiscriminata a leader globale nelle tecniche di smaltimento. Al di là del contributo pratico, i cinesi, che riciclano oggi l’80% delle bottiglie di plastiche, hanno saputo dimostrare come qualsiasi soluzione del problema passi necessariamente dall’aumento della sensibilità verso le tematiche ambientali e umane da parte dei singoli Paesi. In caso contrario qualsiasi regolamentazione legislativa non potrà che risultare inefficace aprendo la strada alla crescita delle montagne artificiali che sorgono in prossimità dei porti o nelle discariche improvvisate e all’aumento del numero degli intossicati, dei morti e dei lavoratori del riciclo. Soggetti invisibili al pari di quel traffico globale di cui, a 19 anni da Basilea, non esistono ancora cifre ufficiali.
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A GRAN BRETAGNA AVANZA LE SUE RICHIESTE, l’Argentina si indigna, il Cile si allarma e il Venezuela prova a inserirsi in un affare cui era sempre stato estraneo. Australia, Francia, Norvegia e Nuova Zelanda stanno per il momento alla finestra, ma senza di Matteo Cavallito ipotizzare alcuna rinuncia. Manca oltre un anno alla scadenza sui reclami di sovranità fissata L’Osservatorio del Polo Sud è una dalle Nazioni Unite, ma la corsa alla colonizzazione del delle quattro basi Polo Sud è già incominciata e le tensioni diplomatiche di osservazione atmosferica del non si sono fatte attendere. Quello della “spartizione” del Laboratorio di ricerca continente di ghiaccio è un problema di vecchia data che sul sistema Terra del NOAA. È situato la legislazione internazionale ha da tempo scelto di non al polo sud geografico, risolvere. Nel corso degli anni il corpus normativo trana 2.837 metri sopra il livello del mare. snazionale ha infatti optato per un congelamento delle Ha iniziato a fornire contese in attesa di tempi migliori; ora però qualcuno ha dati sull’atmopsfera nel 1957, anno deciso di dare una svolta alla politica dell’attendismo prointernazionale vocando un inevitabile effetto domino capace di risvedella Geofisica. gliare in tempi brevi i singoli interessi nazionali. Antartide, 2007.
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Contese scongelate Definito come l’insieme delle terre emerse e non a sud del 60° parallelo australe, l’Antartide è considerato territorio internazionale dal 1959, anno della stesura del principale documento d’intesa. Entrato in vigore nel 1961, il Trattato Antartico ha sospeso per trent’anni ogni discussione relativa alla sovranità promuovendo al tempo stesso la cooperazione internazionale nelle attività di ricerca scientifica e vietando gli esperimenti nucleari. A diciassette anni dalla ripresa delle discussioni, l’Onu ha fissato al maggio 2009 il termine ultimo per presentare reclami di sovranità sul Continente prima che la commissione apposita inizi a valutare le richieste studiando un’eventuale modifica del trattato. Siamo molto lontani da un’ipotetica spartizione ma ogni mossa diplomatica sembra già in grado di provocare l’allarme presso i governi interessati. Lo scorso ottobre, il Foreign Office britannico ha reso noto di aver presen|
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NOAA RESEARCH
le stelle se non fosse che, pur nell’eventualità di una spartizione del continente, gli ostacoli allo sfruttamento delle risorse sarebbero almeno due. In primo luogo l’attuale stato della legislazione proibisce l’estrazione a scopo commerciale. Il Protocollo di Madrid firmato nel 1991 ha frenato per 50 anni dalla sua effettiva entrata in vigore la corsa alle risorse. In assenza di un’intesa unanime dei contraenti non sarà possibile trivellare legalmente la crosta, se non per scopi scientifici, fino al 2048. Quand’anche il trattato fosse modificato in anticipo, le difficoltà all’estrazione di massa resterebbero enormi. «Le condizioni ambientali dell’Antartide sono decisamente più proibitive rispetto a quelle del Polo Nord», spiega Massimo Frezzotti, responsabile del settore glaciologia del Programma Nazionale di Ricerche sull’Antartide (PNRA) italiano, secondo il quale le temperature particolarmente rigide (con una media invernale compresa tra i -15° della costa e i -50° dell’interno), i venti intensi e i movimenti di iceberg “grandi come il Belgio” renderebbero le operazioni estrattive estremamente sconvenienti da un punto di vista economico. «Tecnicamente un’estrazione è sempre possibile – aggiunge – il problema è la sua convenienza. Non importa che il prezzo del petrolio si aggiri sui 100 dollari per barile, i costi della sua estrazione nell’Antartide sarebbero comunque esorbitanti». In un contesto ambientale particolarmente proibitivo, a fare eccezione, secondo il ricercatore del PNRA, sarebbe però la cosiddetta Penisola Antartica che si caratterizza per una conformazione geologica sostanzialmente analoga a quella delle Ande e un contesto climatico ed eolico decisamente più “accogliente”. Non è chiaro se l’area, sicuramente ricca di minerali, possegga anche significativi giacimenti di petrolio, ma è evidente che la sua peculiarità ambientale sarebbe in grado di spiegare come mai proprio la zona a ovest del Mare di Weddel sia oggi l’unica ad essere contesa da ben tre nazioni. In una rosa di possibili candidati, Argentina, Cile e Gran Bretagna costituiscono oggi i peggiori pretendenti possibili. Le tre nazioni sono state impegnate in passato in feroci contese territoriali in Sudamerica. A ventisei anni dalla fine del conflitto, l’Argentina potrebbe approfittare del reclamo antartico per riproporre con forza la questione delle isole Falkland in sede ONU, complicando ulteriormente i già difficili rapporti con Londra. Di fronte a un orizzonte temporale particolarmente lungo, proprio l’opportunità di trovare nelle contese del Polo Sud un pretesto per scatenare vecchi rancori appare oggi come il principale rischio nella tutela delle relazioni internazionali. I miliardi di barili, al contrario, sembrano poter aspettare.
Sopra, l’Osservatorio di ricerca atmosferica della stazione del Polo Sud “Amundsen-Scott”. È operativa dal 1997. La sua costruzione è stata finanziata dalla National Science Foundation per la ricerca scientifica sui fenomeni atmosferici.
Antartide, 2007.
tato all’ONU la richiesta di riconoscimento di sovranità su circa 1,5 milioni di chilometri quadrati di continente in conseguenza di un reclamo risalente al primo sbarco di una nave di Sua Maestà nel lontano 1908. L’area confina accuratamente con la zona rivendicata dalla Norvegia ma finisce per comprendere l’intero territorio “argentino” e quasi metà della porzione reclamata dal Cile che, a sua volta, sconfina su quella Penisola Antartica che il Governo di Buenos Aires vorrebbe poter fare definitivamente sua. A complicare ulteriormente le cose ci si è messo anche il Venezuela che, all’inizio di gennaio, ha dato il via alla propria partecipazione nella contesa. A dire il vero, Caracas non ha ancora avanzato nessuna richiesta formale ma l’istituzione di una Commissione Presidenziale Antartica, incaricata (art. 3 comma 2 del decreto n. 5.802/2008) di “favorire la cooperazione internazionale proponendo i necessari cambi di status”, ha già allarmato i richiedenti di vecchia data.
Oro nero, ma anche scontri diplomatici Ma cosa spinge le nazioni coinvolte ad avanzare pretese di “dominio”? La risposta sembrerebbe scontata e chiamerebbe in causa tanto la questione petrolifera quanto le risorse ittiche e minerarie. Ad alimentare i sogni di ricchezza c’è soprattutto uno studio condotto alcuni anni fa dall’Energy Information Administration, l’agenzia statistica del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Secondo il rapporto, la crosta antartica celerebbe straordinarie opportunità di trivellazioni petrolifere: nella sola area delle acque di Weddell e del Mare di Ross si collocherebbero non meno di 50 miliardi di barili di oro nero. L’eccitazione delle compagnie petrolifere salirebbe al| 64 | valori |
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APPUNTAMENTI MARZO >MAGGIO 9 Marzo SPAGNA ELEZIONI GENERALI 14 marzo IRAN ELEZIONI LEGISLATIVE
15-18 Marzo MERIDA (MESSICO) 9° CONFERENZA MONDIALE SULLA PREVENZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SICUREZZA Who (Organizzazione mondiale della sanità), che quest’anno compie 60 anni. www.who.int 15 Marzo GUINEA ELEZIONI PARLAMENTARI 22 Marzo TAIWAN ELEZIONI PRESIDENZIALI E REFERENDUM
31 Marzo – 4 Aprile NAIROBI (KENIA) CONFERENZA REGIONALE PER L’AFRICA (25° SESSIONE) FAO - FOOD AND AGRICULTURE ORGANIZATION È la seconda conferenza regionale promossa dalla FAO nel 2008. Gli appuntamenti successivi saranno dedicati ad America Latina e Caraibi (14-18 aprile), Asia e Pacifico (19-23 maggio) ed Europa (23-27 giugno). www.fao.org 31 Marzo – 3 Aprile BRUXELLES (BELGIO) EWEC 2008. CONFERENZA ED ESPOSIZIONE EUROPEA DELL’ENERGIA EOLICA
BRUSSELS EXPO Per la prima volta nella storia della manifestazione l’evento ospiterà l’atteso Wind Energy Finance Forum, un’occasione di dibattito tra gli esperti del settore finanziario correlato all’energia eolica. www.ewec2008.info
1 - 4 Aprile MOSCA ECOMONDO RUSSIA 2008 Confservizi International, Rimini Fiera Spa e l’Istituto Russo per lo Sviluppo Regionale. Sono attesi alla fiera circa 4000 delegati provenienti da 68 regioni delle repubbliche autonome della Federazione Russa: dirigenti dei ministeri e degli enti pubblici, funzionari delle principali imprese dei settori energetico, petrolchimico, farmaceutico, siderurgico e delle utilities. www.ecomondo.com 6 Aprile MONTENEGRO ELEZIONI PRESIDENZIALI 7 Aprile WHO - ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ GIORNATA MONDIALE DELLA SANITÀ L’edizione 2008 si concentra sul tema della protezione della salute dagli effetti dei cambiamenti climatici, un fenomeno riconosciuto come “minaccia crescente” da parte del WHO. www.who.int
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
7 - 8 Aprile L’AIA (OLANDA) 2° CONFERENZA DELL’ORGANIZZAZIONE CONTRO LE ARMI CHIMICHE www.un.org 9 - 11 Aprile CORK (IRLANDA) XIII ENERGIE-CITÈS ANNUAL RENDEZVOUS Associazione degli enti locali europei per una politica energetica sostenibile. Al centro del dibattito gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020: ridurre del 20% le emissioni gassose, aumentare del 20% l’efficienza energetica, portare le energie rinnovabili a quota 20% sul totale del consumo continentale. www.energie-cites.org
15 - 16 aprile BUENOS AIRES (ARGENTINA) RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DEL COMMERCIO DEL MERCOSUR (MERCADO COMÚN DEL SUR). È il mercato comune dell’America Latina, creato nel 1991 da Brasile, Agentina, Uruguay e Paraguay (nel 1995 sono stati aboliti i dazi doganali tra i quattro Paesi ed è stata istituita una tariffa doganale comune verso l’esterno). Oggi ne fa parte anche il Venezuela (dal 2006) e, come Stati associati, la Bolivia, il Cile, la Colombia, l’Ecuador e il Perù. www.mercosur.int 18 aprile COREA DEL SUD ELEZIONI PARLAMENTARI 20 aprile PARAGUAY ELEZIONI GENERALI |
20 - 25 Aprile ACCRA (GHANA) ONU. CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO (12° SESSIONE) Il vertice, il più grande mai organizzato dal Ghana, conta sulla partecipazione di 4000 esponenti dei 193 stati membri dell’organismo. Tema dell’incontro le sfide dell’economia globale e il loro impatto sullo sviluppo. www.unctad.org 25 Aprile PARIGI (FRANCIA) CONFERENZA SULL’EFFICIENZA DELLE RISORSE OECD - Organizzazione per la Cooperazione economica e lo sviluppo. www.oecd.org 26 Aprile OEDERAN (GERMANIA) GIORNATA DELLE ENERGIE RINNOVABILI 2008 L’iniziativa, promossa a livello nazionale, è aperta ad operatori industriali, cittadini, attivisti e aziende interessate a mostrare nuovi possibili impieghi delle fonti energetiche rinnovabili. www.energietag.de 26-29 Aprile CHICAGO (USA) ALL THINGS ORGANIC Conferenza ed esposizione dell’agricoltura biologica e dei produttori indipendenti www.organicexpo.com 3-6 Maggio MADRID (SPAGNA) ADB - ASIAN DEVELOPMENT BANK (Banca per lo sviluppo dell’Asia) meeting annuale
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Gli Hambro
Banche, P2 e l’ipoteca sulla democrazia
A sinistra, Eugenio Cefis. Dopo l’uccisione di Mattei fu il suo successore all’Eni. Cefis affidò il figlio Giorgio a Enrico Cuccia. Sopra, Visco, D’Alema e, in secondo piano, Fassino durante l’Italian Business Club di Londra, il 2 maggio 1995. A destra, la centrale di Vemork, a Rjukan in Norvegia, dove i nazisti preparavano l’acqua pesante per l’atomica. L’operazione ha ispirato il film “Gli eroi di Telemark”.
di Andrea Montella
L’ipoteca significa cautela, la speculazione audacia: “ il finanziere è un misto di entrambe le doti ”
Sir Henry Drummond Wolf
HAMBRO PARE SIA STATO UN MERCANTE DANESE DI SETE, Joachim, morto a Copenhagen nel 1806, mentre un’altra versione narra che erano avventurieri vichinghi. Ma nell’albo conservato nella banca il capostipite è Joseph (1780-1848) figlio di Joachim, vissuto nel Middlesex, banchiere che estese i commerci dalla seta al settore alimentare. Agli inizi dell’800 la neutrale Danimarca attraversava un brutto momento: aveva rifiutato l’alleanza con gli inglesi che, per risposta, la cannoneggiarono costringendola alla resa. Federico VI si alleò con i francesi e per i danesi le guerre napoleoniche furono un vero disastro: nel 1814 dovettero cedere la Norvegia alla Svezia e l’Helgoland all’Inghilterra. Hambro, invece, grazie alle guerre e all’industria alimentare prosperava; tra i suoi 400 clienti c’erano figure come Charles Hambro. Nella II Guerra Meyer Amschel Rothschild di Francoforte, il figlio Nathan di Londra e il conte danese Adam Wilhelm Moltke. mondiale gestì Joseph ebbe un solo figlio: Carl Joachim, nato nel 1808 a Copenhagen, dove compì i primi studi, che completò a le finanze del governo norvegese in esilio. Brema, Le Havre e negli Usa. Tornato in patria e visto il ridimensionamento della Danimarca, cercò un luogo miglioSi batté contro re per la banca e fu attratto dall’Inghilterra. Nel 1843 Joseph diventò, per decreto del Parlamento, cittadino britannil’esercito nazista co; nel 1844 fu nominato banchiere di corte da re Carlo XIV di Svezia e Norvegia. Il 6 ottobre 1851 Carl Joachim divenne barone di Danimarca, per meriti acquisiti nella guerra contro i prussiani. Nello stesso anno divenne ministro delle Finanze del regno di Sardegna il massone Camillo Benso conte di Cavour, la mente dell’unificazione italiana, tanto che il nome Risorgimento viene dal quotidiano da lui fu chiamato al trono della Grecia il principe danese Vilhelm. Fu con fondato nel 1847 con Balbo e il conte di Santa Rosa. Cavour diffiuna lettera di credito di 10mila sterline che il principe partì nel 1863 cilmente sarebbe riuscito a unificare l’Italia, avendo il Piemonte un per Atene, dove governò con il nome di Giorgio I. deficit di 3 milioni di sterline, quindi cercò un prestito. Si rivolse ai Carl Joachim ebbe tre figli, ma per la carriera di banchiere scelse Baring che rifiutarono, per evitare un conflitto con i Rothschild, egeEverard, che studiò a Eton e a Cambridge, entrò nella banca nel 1864 moni nel regno dei Savoia. Hambro, invece, accettò la sfida e suge alla morte del padre, nel 1877 ereditò 500mila sterline. Everard digerì un’ipoteca sulle ferrovie piemontesi con emissione di obbligavenne amico di John Pierpont Morgan e del principe di Galles, il fuzioni con un’opzione sulle azioni delle ferrovie. Operazione turo re Edoardo VII; fu nominato direttore della Banca d’Inghilterra e osteggiata dai Rothschild, che rischiò di portare Hambro alla rovina. investito cavaliere. Siamo nell’epoca dei grandi prestiti esteri: gli HamCavour seguendo i consigli di Hambro aumentò le tasse, facilitò il bro predisposero prestiti per la Svezia, la Danimarca, la Norvegia, commercio, favorì il sistema bipartitico di tipo inglese. Grazie alle l’India, l’Italia e la Russia, per centinaia di milioni di sterline. ferrovie piemontesi quando fu dichiarata guerra all’Austria, nel Nel 1921 dopo la fusione con la British Bank of Northern Com1859, le truppe francesi raggiunsero rapidamente la Pianura Padana, merce, posseduta dalla Enskilda Bank e da varie casse di risparmio favorendo la sconfitta austriaca. Era iniziata l’unificazione d’Italia, scandinave, cambiò nome in Hambros Bank. come diceva il motto di lord John Russell: «L’Italia agli italiani». Per Nella seconda guerra mondiale sir Charles Hambro gestì le finanquesti “aiuti” la banca Hambro fu per moltissimo tempo agente paze del governo norvegese in esilio e fu a capo dello Special Operations gatore del governo italiano. Executive (SOE) che condusse l’Operazione Gunnerside, il sabotaggio Grazie ai buoni uffici del banchiere, dopo la rimozione di re Otto, nel febbraio ’43 della centrale di Vemork, in Norvegia, dove i nazisti
I
L PRIMO DEGLI
Forse nacquero come mercanti di seta. Forse erano avventurieri vichinghi. Nell’albero genealogico degli Hambro ci sono banchieri di corte, baroni e cavalieri. Ma anche rapporti d’affari con Michele Sindona, paradisi fiscali e tanta politica
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preparavano l’acqua pesante necessaria alla fabbricazione dell’atomica. Aveva buone relazioni con la famiglia svedese Wallenberg e la loro Stockholms Enskilda Bank, grazie al matrimonio con la vedova di Marcus Wallenberg. Charles Hambro teneva i collegamenti con la Resistenza italiana attraverso Eugenio Cefis, comandante delle “Brigate di Dio”. Cefis (il nemico di Mattei all’Eni), con Edgardo Sogno (l’uomo del Golpe bianco) e più tardi con il bancarottiere Michele Sindona, sono stati per la Banca Hambros i punti di riferimento per condizionare le scelte del nostro Paese nel dopoguerra. Per chiarire la portata dei personaggi citiamo documenti recentemente emersi, in cui Cefis viene indicato come uno dei vertici della Loggia P2. In una nota dell’agente del Sismi, nome in codice Turi, si afferma: «La Loggia P2 è stata fondata da Eugenio Cefis che l’ha gestita sino a quando è rimasto presidente della Montedison. Da tale periodo ha abbandonato il timone, a cui è subentrato il duo Ortolani-Gelli...». La Banca Hambros ha intrattenuto rapporti d’affari con Sindona attraverso il cugino di Charles Hambro, John McCaffery, referente in Italia della Banca e agente del SOE, legatissimo ai servizi segreti ingle-
si. La Banca Hambros, anticomunista doc, possedeva il 24,5% del capitale della Banca Privata di Sindona e insieme il 50% della SGI, immobiliare del Vaticano. È da studiare a fondo il ruolo che questi banchieri hanno svolto nella parte più nera della storia d’Italia. Nel 1967 trasferirono le loro attività nei paradisi fiscali britannici delle Isole del Canale, Jersey e Guernsey, e nel 1981 anche a Gibilterra. Gli anni 70 per la Hambros rappresentano l’espansione nei settori degli asset management, assicurativi e fondi d’investimento; nel contempo fu colpita dalla crisi del settore cantieristico ed ebbe un contenzioso con il governo norvegese e con il magnate Hilmar Reksten, durato 25 anni. Nel 1986 Hambros Trust, il maggior azionista della banca fu sciolto: Charles Hambro, con i figli Clare, Charles e Alex, rimase con la banca, mentre Jocelyn, con i figli Rupert, Richard e James, fondò la JO Hambro & Sons. Nel febbraio 1998 gli amministratori della Hambros PLC (Public Limited Company) proposero la vendita della Hambros Bank Ltd alla banca francese Société Générale: la maggioranza degli azionisti accettò. Hambros PLC, inclusi i fondi d’investimento e gli equity, verrà in seguito ceduta alla sudafricana Investec. A novembre dello stesso anno le principali attività di private banking prendono il nome di SG Hambros Bank & Trust Limited. Parallelamente le attività svolte a Londra, Jersey, Guernsey, Gibilterra e la Coutts Bank alle Bahamas diventarono parte di SG Hambros. In continuità con il passato gli Hambro continuano a influenzare le politiche dei vari Paesi, in luoghi non istituzionali, per esempio nell’Italian Business Club, esclusivo circolo londinese frequentato da: Pietro Antonelli della Hambros Bank, Bernardo Attolico di Barclays, Enrico Pedretti di Paribas, Carlo de Joincare Narten della Morgan Grenfell, Giovanni Theodoli-Braschi di NatWest, Leonardo Giangreco di Merrill Lynch International, ecc. Significativo l’incontro che si è svolto il 2 maggio ‘95: nell’esclusivo club erano presenti D’Alema, Fassino e Visco, che hanno rivendicato al Pds il grande merito di aver promosso per primo in Italia la politica delle privatizzazioni e che spingono per una “rivoluzione liberale”. Affermando di costruire un sistema con meno garanzie, ma più opportunità. Già, ma per chi?
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economiaefinanza
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altrevoci LA CAMPANIA LA CAMORRA E LE VIE INFINITE DEI RIFIUTI
OBIETTIVI DI SVILUPPO FORZA E LIMITI
NELLE METROPOLI LA FORMA È GLOBALE
SENZA IL NORD LA SINISTRA NON VINCE
ONORA IL PADRE PER L’ORDINE NEL MONDO
LA BOXE A COLPI DI MAHLER È GIÀ MITO
In pochi ricordano la storia dell’autotrasportatore italo-argentino Mario Tamburrino. Era la notte del 4 febbraio del 1991, lui guidava il suo camion da Cuneo verso un paese del vesuviano, nel quale non arrivò mai. Terminò il suo viaggio all’ospedale Cardarelli di Napoli, quasi in fin di vita. I medici gli diagnosticarono una sindrome da avvelenamento da sostanze sconosciute. La magistratura aprì un’inchiesta. Doveva essere un’indagine «d’ufficio». Portò a scoprire, invece, un’enorme filiera clandestina che sommergeva la Campania di rifiuti. E la camorra di soldi. La storia è raccontata da Alessandro Iacuelli nelle prime pagine de “Le vie infinte dei rifiuti”, libro-inchiesta (con prefazione di Ermete Realacci) che ripercorre i sentieri contorti dell’emergenza rifiuti. Tamburrino trasportava rifiuti tossici prodotti da un’industria piemontese. Si perse e decise di scaricare i rifiuti in una strada di campagna. Ma uno dei 571 fusti si ruppe, facendogli schizzare una schiuma giallastra in pieno volto. I medici gli salvarono la vita, non la vista. La sua storia consentì ai giudici di risalire l’intera filiera dei rifiuti. E di scoprire che «’a monnezza è oro». Salute pubblica, politica, inceneritori e attualità: Iacuelli racconta l’intera questione dei rifiuti in Campania.
La Emi propone uno strumento agile che raccoglie la riflessione e le esperienze educative delle ong promotrici del progetto “Obiettivi del millennio e cooperazione decentrata”, nato per stimolare il dibattito sugli 8 obiettivi di sviluppo del millennio, la loro forza e i loro limiti. Nel libro ci sono diversi percorsi didattici, realizzati in numerose scuole con il coinvolgimento di insegnanti e studenti, in cui vengono proposte delle prassi per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi entro il 2015. I percorsi didattici, corredati di allegati esplicativi, comprendono: proposte di attività legate a ogni singolo obiettivo, lavori di gruppo sulla povertà, giochi di ruolo e di simulazione e numerose attività di feedback per sondare e far emergere ciò che gli studenti hanno appreso.
«Le grandi città del mondo sono il luogo in cui una molteplicità di processi di globalizzazione assume forme concrete, localizzate. Queste forme sono, in buona sostanza, la globalizzazione». Saskia Sassen, una delle massime studiose della globalizzazione, docente di Sociologia alla Columbia University, ritorna nelle librerie. L’autrice analizza i processi economici, politico-sociali e culturali che superano i confini nazionali e che possono essere ricondotti al concetto di globalizzazione, rendendo conto anche delle nuove metodologie di ricerca che sono oggi utilizzate per lo studio di questi fenomeni. Si sofferma sulle interazioni presenti tra strutture internazionali e realtà locali e sulle trasformazioni che hanno riguardato negli ultimi anni le telecomunicazioni, la dislocazione delle risorse finanziare, la gestione dei movimenti migratori.
Da quando esistono Forza Italia e la Lega, la “questione settentrionale” è diventata uno dei trailer mediatici più di successo della seconda repubblica. Ma la sinistra, nel profondo nord, ha sempre perso. Nord terra ostile, appunto. Attraverso un’analisi acuta e disincantata il libro racconta in presa diretta la modernizzazione, spesso caotica ma vitale, di territori a capitalismo diffuso dove la qualità delle infrastrutture, la competitività della propria azienda, i tanti lavori invece del”posto fisso”, il rapporto con il fisco, le lentezze della burocrazia e l’emergenza sicurezza sono dimensioni decisive nelle scelte di voto. Attardata su logori schemi fordisti, la sinistra italiana continua a non saper leggere i mutamenti produttivi e le composizioni sociali che nell’ultimo ventennio hanno investito la parte più dinamica del paese, oggi in piena “secessione di velluto”.
“Onora il padre” venne già pubblicato nel 2000 nei Gialli Mondadori. All’epoca però Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo criminale”, utilizzò lo pseudonimo di John Giudice. Il libro nasce da una sceneggiatura scritta da De Cataldo, Fausto Brizzi e Marco Martani, ma questa nuova edizione, «riveduta e corretta», ha sostanzialmente la forza di una vera e propria novità. Il libro racconta la storia di un poliziotto e di un serial killer, che però è anche un padre. Amore filiale e tradimenti, suspense e orrore, ma soprattutto la tacita crudeltà del rapporto tra padri e figli sono al centro di un thriller veloce, coinvolgente, capace di mettere in dubbio le ragioni e il senso delle cose. Per riportare l’ordine, la Legge dei Padri dovrà essere infranta e la catena del sangue spezzata.
SASKIA SASSEN UNA SOCIOLOGIA DELLA GLOBALIZZAZIONE
MARCO ALFIERI NORD TERRA OSTILE
Einaudi, 2008
C’è un incontro di boxe che più di ogni altro è rimasto nella memoria storica del popolo argentino. È la sfida tra “El toro de las pampas” Luis Ángel Firpo e il campione del mondo statunitense Jack Dempsey, disputata a New York il 14 settembre 1923. Il match dura solo due round. Nel primo Dempsey va al tappeto una volta contro le sette di Firpo. Nel secondo Firpo mette Dempsey alle corde e con una serie di colpi ben assestati lo fa cadere fuori dal ring per diciassette secondi. Ma per l’arbitro i secondi sono nove, così Demsey può continuare a combattere e mette a tappeto Firpo. Nel 1923 in Argentina succedono altre due cose importanti: la prima sinfonia di Mahler viene diretta da Richard Strauss a Buenos Aires. E poi c’è un morto, seppellito dall’oblio della storia e ritirato fuori cinquant’anni dopo da due giornalisti, incaricati di rispolverare notizie datate 1923, l’anno di nascita del quotidiano per cui lavorano.
AA.VV. 8 OBIETTIVI O POVERTÀ
ALESSANDRO IACUELLI LE VIE INFINITE DEI RIFIUTI
Emi, 2008
Rinascita Edizioni, 2008
Einaudi, 2008
GIAN CARLO DE CATALDO ONORA IL PADRE
Marsilio, 2008 MARTIN KOHAN FUORI I SECONDI
Einaudi, 2008
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OTTO DONNE RACCONTANO L’UNIVERSO FEMMINILE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA L’UOMO CHE SFIDÒ LA MAFIA E VINSE
Nel 2007 si intitolava “Voi siete qui”, una fortunata edizione dedicata agli esordienti. Quest’anno Minimum Fax ripropone la sua antologia guardando Un attacco al cuore dello Stato, un colpo che come un’onda rischiò di portarsi via anche all’universo femminile. la speranza di sconfiggere la mafia. Fu anche Un’operazione originale questo il 3 settembre del 1982, il giorno in cui, dal titolo “Tu sei lei”, curata nel centro di Palermo, il prefetto Carlo Alberto dallo scrittore e saggista Dalla Chiesa venne ucciso in un agguato Giuseppe Genna, instancabile mafioso. Con lui morirono anche la sua seconda agitatore culturale del nostro moglie, Emmanuela Setti Carraro e l’agente panorama letterario. di scorta Domenico Russo. Lo Stato fu colpito Le otto scrittrici italiane nel suo simbolo principale e si trovò faccia che partecipano al progetto a faccia con quel potere che riuscì a imporsi sono: Donata Feroldi, Esther con tutta la forza e la cattiveria che possedeva. G., Helena Janeczek, Babsi Sono passati venticinque anni da quella data Jones, Federica Manzon, Alina e quell’invincibilità che la mafia vantava si sta Marazzi, Veronica Raimo, ora finalmente sgretolando. «Li stanno prendendo Carola Susani. Con i loro uno per uno, sia in Sicilia che negli Stati Uniti racconti testimoniano, – racconta Nando Dalla Chiesa, figlio del generale con fermezza e senza sconti ucciso –. Negli ultimi anni le forze dell’ordine buonisti, la marginalizzazione stanno facendo passi da gigante, anche delle donne italiane, nonostante nel conquistare la giusta autonomia dalla le lotte e le conquiste politica che gli spetta. L’arresto di Bernardo del passato sul fronte Provenzano, in un momento in cui il governo dei diritti. Nel libro si affrontano era praticamente assente poichè nominato i temi della vita: l’identità, da un giorno, ne è l’esempio perfetto». Nando il corpo, il parto, la morte. Dalla Chiesa è l’autore di “Delitto imperfetto”, pubblicato per la prima volta 25 anni fa e riproposto da Melampo una giovane casa editrice che ospita autori che sono stati protagonisti della storia recente. Un bell’esempio di narrazione civile.
AA.VV. TU SEI LEI
Minimum Fax, 2008
NANDO DALLA CHIESA DELITTO IMPERFETTO
Melampo, 2007
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fotografia
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IL BARBIERE DI SICILIA ARCHETIPO DEL MASCHIO Un lavoro dedicato alle botteghe di barbiere in Sicilia, luoghi eletti della quotidianità e della tradizione, ma anche archetipo della cultura maschile siciliana. Il fotografo Armando Rotoletti ha percorso la regione ritraendo situazioni e personaggi oggi quasi del tutto scomparsi, componendo un quadro di sapore documentaristico ed antropologico, con le parole di Igor Man, «fragile amarcord che il rasoio del tempo presente porterà via». «Tornavo in Sicilia dopo anni di lontananza, proprio quando si cominciavano a vedere gli effetti della modernità… auto, cemento, locali all’americana, e subito realizzai che le vecchie barberie erano il soggetto più urgente e significativo che potessi darmi. La bottega del barbiere: un’istituzione sacra senza averne la minima apparenza, ma più temibile della chiesa consacrata che dominava la piazza principale». Per informazioni sul catalogo: www.armandorotoletti.com
DA TORONTO A MILANO RACCONTA LA TUA CITTÀ
ARMANDO ROTOLETTI BARBIERI DI SICILIA
Fino al 15 maggio
The Mobile City è un progetto che coinvolge due metropoli: Toronto e Milano. Lo scopo è quello di gettare un ponte culturale tra le due realtà, attraverso il racconto della città per immagini. Per farlo gli ideatori del progetto (Camera di Commercio Italiana a Toronto, Provincia di Milano, Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano, Città di Toronto) hanno indetto un grande concorso di fotografia scattate con il telefono cellulare o con la macchina digitale, riservato a ragazzi tra i 16 e i 22 anni delle due città. La direzione artistica è affidata al Museo di Fotografia Contemporanea. Il progetto si articola in due fasi: il concorso fotografico, con un sito web2.0 attivo per tutta la durata del progetto; lo scambio culturale tra i vincitori di Toronto e Milano, seguito da una mostra e dalla pubblicazione di un libro. Il concorso ha inizio il 15 febbraio e terminerà il 15 maggio. I ragazzi dovranno presentare una serie di fotografie, da 3 a 5, con un breve testo di commento. I temi proposti sono i seguenti: persone, temi sociali, paesaggio e vita urbana, come la mia cultura interagisce con varie altre culture, futuro, la mia idea di globalizzazione, democrazia, libertà. Tutte le immagini, sia di Milano che di Toronto, saranno caricate sul sito web, che rappresenta il cuore del progetto.
IL CORPO VISIONARIO DI GIORDANO MORGANTI
FORME E SPAZIO RIVISTI DA LISTRI
WEB SEMANTICO LA SVOLTA DELLA RETE
P. H. Frankenstein è il titolo della trilogia che documenta le tre ricerche condotte tra il 1977 e il 2007 dal fotografo Giordano Morganti. Soggetto del primo volume, The Body (1978-1983), è il corpo umano, dissezionato e raccontato attraverso i suoi dettagli. Mind’s Friends: The New Monarchy (1977-2007) ritrae e si confronta con la gente degli ospedali psichiatrici, mentre Soul (1989-2007) è incentrata sulla natura. Tre cicli tematici, di per sé compiuti, che risultano tuttavia strettamente legati l’uno all’altro, e che simboleggiano il corpo, la mente e l’anima di Frankenstein. I tre volumi accolgono 230 fotografie in bianco e nero, oltre a numerosi testi critici e interviste di Daniele Astrologo, Flavio Caroli, Raffaele Bedarida, Ando Gilardi, Roberto Mutti, Sandro Parmiggiani, Marco Tagliaferro e Walter Schonenberger.
Le fotografie di Massimo Listri sono in mostra a Palazzo Reale a Milano. Listri è un artista che ama lo spazio e la sua abilità è portare alla luce un mondo decorativo di stanze, luoghi monumentali, antiche biblioteche e palazzi talvolta dimenticati. Cerca e trova con lo sguardo simmetrie su muri, capitelli e volte, facendo emergere in piena luce la bellezza appannata dalla polvere del tempo. L’artista nella sua carriera ha realizzato una serie di straordinari ritratti in bianco e nero che raccontano grandi personaggi del Novecento come Montale, René Clair, Carlo Bo, Pier Paolo Pasolini, Federico Zeri, sir Harold Acton. Ma Listri è altrettanto noto per la sua capacità di registrare il senso più alto dell’architettura: per anni si è immerso nelle grandi biblioteche, ha scavato in archivi e tesori ecclesiastici, nel fasto mediceo delle pietre dure, tra l’ambra, l’avorio e gli argenti dei principi del nord.
Cresce il web e cresce anche l’esigenza dei navigatori di fare domande sempre più strutturate ai motori di ricerca senza finire in un magma indistinto di documenti. Insomma, farsi capire dalla macchina è la nuova frontiera. E non basta più inserire parole legate tra loro dai connettori logici, ma occorrono informazioni più strutturate, che vengano comprese dal motore di ricerca nella giusta dimensione di contesto. Wikipedia ha aperto la via al web semantico, ma altre banche dati stanno nascendo in rete. Una di queste è Dbpedia (http://dbpedia.org), un progetto nato dalla collaborazione dell’università di Lipsia, della Freie Universitat di Berlino e della società OpenLinkSoftware. Altro esempio è Freebase, creato da Metaweb Technologies, con base a San Francisco. Un database costruito dalla comunità per la comunità, e totalmente gratuito
Giordano Morganti
Fino al 30 marzo
www.metaweb.com
P.H. FRANKESTEIN
PALAZZO REALE MILANO
Silvana Editoriale, 2007
UN SITO INTERATTIVO PER VALUTARE LA CONOSCENZA DELL’ITALIANO Sapete coniugare verbi regolari e irregolari? Conoscete la differenza tra articolo determinato e indeterminato? E che ne dite delle preposizioni semplici... e di quelle articolate? Se volete sapere in che condizioni è il vostro italiano non dovete far altro che andare sul sito della Società Dante Alighieri (www.ladante.it) e cimentarvi con il test. Un’iniziativa che già nel 2007 aveva avuto un grande successo tra i navigatori, con l’accesso di migliaia di utenti dall’estero ma anche da enti istituzionali, scuole e università italiane. La campagna didattica interattiva intrapresa prosegue con l’inserimento di una nuova serie di esercizi ideati dai linguisti del Plida (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) con lo scopo di consentire una divertente quanto impegnativa valutazione della propria conoscenza della lingua italiana. Il portale della “Dante” presenta una nuova batteria di inedite prove ordinate secondo i sei livelli della Certificazione Plida, a loro volta conformi ai sei livelli del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, con l’opportunità di una valutazione immediata grazie alla visualizzazione delle risposte esatte o errate.
www.ladante.it
multimedia
ADOLF ED EVA L’AMORE AI TEMPI DEL NAZISMO
GOLDEN GATE IL NUOVO TEMPIO SACRIFICALE
È la storia d’amore più torbida del Novecento. Un misto di disperazione ed esaltazione. La relazione tra Adolf Hitler e la sua amante segreta Eva Braun durò dal 1932 al 1945. Sempre insieme, nella gloria e nella polvere. Per la prima volta un documentario ritrae Hitler nella sua intimità, attraverso gli occhi e l’obiettivo di Eva Braun. Lei stessa girò, infatti, dei filmati amatoriali nello chalet del Berghof, nelle Alpi Bavaresi, centro decisionale del nazismo dove il fuhrer amava ricevere i suoi collaboratori. Il documentario è composto da foto inedite di Heinrich Hoffmann, fotografo ufficiale di Hitler e del Partito. Uno sguardo unico sulla vita privata e i crimini pubblici del dittatore tedesco. Tra i contenuti extra anche l’intervista allo scrittore Giuseppe Genna, autore del romanzo “Adolf Hitler” (Mondadori), che racconta tutti gli amori del fuhrer prima di Eva Braun.
Il regista Eric Steel ha documentato la morte per un anno. Per tutto il 2004 la sua cinepresa ha filmato tutti i suicidi avvenuti dal ponte Golden Gate di San Francisco. Suicidi nella nebbia, che contrastano con l’imponente figura di questo simbolo della contemporaneità. “The Bridge” è un film che fa male e che viaggia costantemente sul crinale dell’immoralità, del cinismo. Sono 24 suicidi e una serie di tentativi non riusciti. La morte attende la cinepresa e diventa attesa nello spettatore. Ci sono interviste di persone vicine ai suicidi ma anche di chi è stato solo testimone involontario del loro dramma. The Bridge è un viaggio che indaga in uno dei tabù più profondi dell’umanità, uno sguardo nei meandri più bui e impenetrabili dell’animo umano. I destini di queste 24 persone sono uniti dal ponte e da una caduta di 4 secondi. Il Golden Gate Bridge è sempre sullo sfondo, come un tempio in attesa del sacrificio.
ISABELLE CLARKE DANIEL COSTELLE LA DONNA CHE AMAVA HITLER
Cecchi Gori, 2008
ERIC STEEL THE BRIDGE
WWW.MOBILECITYPHOTO.ORG
2008
| 70 | valori |
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Eagles Pictures, 2008
ANNO 8 N.57
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MARZO 2008
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ANNO 8 N.57
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MARZO 2008
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MANGIARE NATURALE CON I CICLI DELLA VITA La Biolca nasce nel 1977 con l’obiettivo di sperimentare un tipo di alimentazione che salvaguardi la salute dell’uomo e la salute del pianeta, ovvero un’alimentazione a misura umana con l’utilizzo di prodotti naturali e l’esclusione della chimica. I promotori di questa iniziativa prendono a modello le indicazioni date in Germania negli anni venti sotto l’impulso degli studi antroposofici: un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e collegata ai cicli vitali che discendono dal cosmo. Nel 1990, proprio per divulgare queste elaborazioni, nasce il mensile “Biolcalenda”, una sorta di newsletter antesignana per i soci. Oggi La Biolca, che ha sede nella ex stazione ferroviaria di Battaglia Terme in provincia di Padova, è una associazione culturale senza finalità di lucro, che si ispira agli ideali della non violenza e che opera nell’ambito dell’alimentazione naturale, dell’agricoltura biologica e delle terapie naturali.
CON LA CANAPA POTREMMO SALVARE IL MONDO Fusilli, spaghetti, muesli, vestiti, borse, olio e semi. Tutti prodotti fatti con la canapa e proposti dalla ditta Ganjamaica. Sono talmente tante le applicazioni e gli impieghi della canapa, che negare a questa pianta dal fusto alto e sottile il riconosimento di risorsa primaria è molto difficile. Con le materie prime della canapa si possono, infatti, produrre tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili, materiali per l’edilizia ed anche un olio alimentare di altissime qualità. Il tutto in modo pulito ed economicamente conveniente. «La canapa è una creatura meravigliosa è ecocompatibile già dalla coltivazione – scrivono i responsabili di Ganjamaica – in quanto non necessita di alcun trattamento chimico, di conseguenza non danneggia l’ambiente e non è tossica in alcun utilizzo da parte dell’uomo. Non impoverisce il terreno, anzi lo ristabilizza, infatti, la canapa veniva anche utilizzata per riequilibrare i terreni impoveriti dalle coltivazioni intensive». Ganjamaica è un’iniziativa che nasce da persone fermamente convinte che, l’utilizzo della canapa, grazie alle sue proprietà ed al largo utilizzo che ne può derivare, potrebbe «salvare il mondo».
www.ganjamaica.altervista.org
terrafutura
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“AAM” UNA TERRA NUOVA DA ABITARE
MEDICINA AYURVEDICA LA CURA NATURALE
All’inizio la rivista si chiamava “Tam”, dove la sigla significava “terra, alimentazione, medicina”. Con il tempo si è passati ad “Aam Terra Nuova”, cioè “agricoltura, alimentazione, medicina”. Una sigla che riunisce in sè gli argomenti che vengono trattati: si va dall’alimentazione naturale alla medicina non convenzionale, dallo stile di vita solidale al rispetto dell’ambiente, fino all’agricoltura biologica. Oggi “Aam Terra Nuova” è una rivista mensile e una casa editrice impegnata su tutti questi temi. Nelle 80 pagine che la compongono, oltre ai temi originari si sono aggiunti la bioarchitettura, le tecnologie dolci, il bioregionalismo, la musica, la sessualità, le scienze olistiche, la finanza etica, e l’ecoturismo. La rivista ha inoltre lo scopo di collegare tra loro le diverse realtà ed esperienze dell’area eco-biopacifista, come i coordinamenti regionali per l’agricoltura biologica e la Rete italiana dei villaggi ecologici.
Curarsi con la scienza dell’Ayurveda e far conoscere le filosofie orientali. Sono questi gli scopi dell’associazione Ska ayurveda, nata a Milano nella prima metà degli anni 90. L’associazione, sotto la guida di Basiliza Querimit, presidente e fondatrice del centro, propone seminari, conferenze e corsi di massaggio e medicina ayurveda. Insieme al centro è stata fondata anche l’associazione Ska Onlus Sans Frontières che a sua volta collabora con la Ska Ayurvedic Foundation nelle Filippine. Quest’ultima ha ottenuto dal governo filippino un’area di 158 ettari , di cui 19 destinati alle strutture di accoglienza della fondazione e circa 139 ettari per la coltivazione degli alberi e delle piante medicinali. In questo modo la fondazione riuscirà a garantire cure e medicine alle popolazioni più povere, garantendo loro un approvvigionamento di medicinali partendo proprio dal rispetto dei principi della cultura medica locale.
www.aamterranuova.it
www.ska-ayu.org
www.labiolca.it
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ANNO 8 N.57
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future
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L’EROS È AVANGUARDIA NEI SERVIZI TECNOLOGICI LE SCUSE DEL GOVERNO AGLI ABORIGENI DIVENTANO FENOMENO MEDIATICO
Mercato dell’eros come avanguardia dei nuovi servizi tecnologici. Era già accaduto con Polaroid, Videotel, videoregistratori, home video, tv satellitare, internet, servizi telefonici a valore aggiunto, fotografia digitale, P2P, Mms. Si è ripetuto con i dvd, di cui questo mercato è stato probabilmente il solo ad esplorare tutte le possibili funzionalità (tra cui il multiangle) e accade ora per Web 2.0. Se ne sono accorti anche i consulenti finanziari per aspiranti imprenditori. Per tutte queste tecnologie di comunicazione la possibilità di accesso, produzione o scambio di contenuti di tipo erotico e pornografico ha rappresentato una fondamentale chiave di successo e di sviluppo tecnologico. Nonostante la timidezza o le cautele culturali, religiose e personali che determinano la “non presentabilità” ufficiale del mercato nel settore marketing, l’eros e la sua rappresentazione sono considerati dagli analisti e da numerosi trend del settore tecnologico il primo dei contenuti in grado di attirare “first adopter” su molte piattaforme tecnologiche.
Ripetute tre volte in tono solenne, le scuse ufficiali del governo australiano sono arrivate agli aborigeni anche attraverso i grandi media pubblici urbani australiani. Da megaschermi e media-facade poste a Melbourne, Adelaide, Sidney l’atto di pubblico pentimento per il dolore patito dalla “Stolen Generation” si è trasformato in fenomeno mediatico. Dai megascreen il primo ministro Kevin Rudd ha chiesto tre volte scusa: per i bambini sequestrati legalmente alle famiglie aborigene, per la degradazione inflitta, per la distruzione forzata di famiglie e comunità. Complice la medianicità del messaggio, reso fortemente evocativo dal media utilizzato, la reazione delle persone nelle strade è stata particolarmente suggestiva, con abbracci liberatori e scene di commozione. Per molti anni il tema delle violazioni dei diritti degli aborigeni è stato considerato tabù e l’atto pubblico di pentimento ha assunto in carattere di “evento” dal forte impatto visivo e comunicazionale. L’Australia è considerata all’avanguardia sotto il profilo della comunicazione di massa in luoghi urbani. A Melbourne è sorta la prima piazza, Federation Square, pensata interamente intorno al concetto di interattività e partecipazione collettiva attraverso strumenti di interazione e innovazione visiva. Al centro della piazza è stata installata una grande facciata interattiva mentre il complesso alle spalle offre esperienze di partecipazione multisensoriale fortemente improntate alla partecipazione popolare e collettiva.
SUPERCAR ELETTRICA PER I VIP CALIFORNIANI
PENTAGONO PROGETTA CERVELLO ARTIFICIALE
Per i vip ecologicamente corretti è scattata la corsa all’acquisto della Tesla Roadster P1, primo modello di autovettura ad inaugurare il segmento di lusso delle automobili elettriche ed ecocompatibili di fascia alta. Il prezzo di listino di circa centomila dollari non ha scoraggiato i primi novanta clienti tra cui i blog segnalano il governatore della California Arnold Schwarzenegger e l’attore George Clooney. L’autorizzazione concessa a Tesla per la circolazione sulle strade americane apre di fatto un mercato potenzialmente rilevante, di cui i novecento esemplari prodotti in serie dall’azienda automobilistica statunitense sono la prima esperienza industriale. L’azienda aveva ad oggi accumulato circa sei mesi di ritardo rispetto al progetto iniziale sia per la definizione del piano industriale da 140 milioni di euro in investimenti sia per l’iter autorizzativo. Tra i soci della innovativa società che ha sede nella Silicon Valley vi sono anche i fondatori di Google, Page e Brin, che hanno partecipato al primo finanziamento dell’impresa.
Le previsioni di Omer Simpson non erano sbagliate. Darpa, l’organizzazione finanziata dal Pentagono per la ricerca a scopo militare, ha deciso di investire e puntare con decisione alla realizzazione di un cervello artificiale in grado di competere e superare quello umano. Per riuscirci ha deciso di invitare tutti gli scienziati statunitensi a fornire il proprio contributo. Secondo il sito punto-informatico.it l’agenzia governativa intende investire sul Systems of Neuromorphic Adaptive Plastic Scalable Electronics (SyNAPSE) una cifra modesta nella fase iniziale ma ci sarebbero già preparativi per un ingresso in grande stile nella ricerca sul settore. Ad inizio marzo è previsto un convegno che prennuncia la metodologia di lavorazione e che prevede il coinvolgimento di quattro aree: hardware, architettura, simulazione ed ambiente. Tra i maggiori ostacoli alla realizzazione la necessità di ideare tecniche di simulazione adatte a replicare il funzionamento dei neurocircuiti, in grado di prevedere quali saranno i comportamenti del prodotto finito prima che venga costruito.
Richard Avedon, autoritratto, Provo, Utah 1980 © 2008 The Richard Avedon Foundation
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RICHARD AVEDON
FOTOGRAFIE 1946-2004 14 febbraio | 8 giugno 2008 Tutti i giorni ore 10-20 giovedì e venerdì fino alle 22 lunedì chiuso
con lo speciale contributo di
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ANNO 8 N.57
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MARZO 2008
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economiaefinanza
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altrevoci LA CAMPANIA LA CAMORRA E LE VIE INFINITE DEI RIFIUTI
OBIETTIVI DI SVILUPPO FORZA E LIMITI
NELLE METROPOLI LA FORMA È GLOBALE
SENZA IL NORD LA SINISTRA NON VINCE
ONORA IL PADRE PER L’ORDINE NEL MONDO
LA BOXE A COLPI DI MAHLER È GIÀ MITO
In pochi ricordano la storia dell’autotrasportatore italo-argentino Mario Tamburrino. Era la notte del 4 febbraio del 1991, lui guidava il suo camion da Cuneo verso un paese del vesuviano, nel quale non arrivò mai. Terminò il suo viaggio all’ospedale Cardarelli di Napoli, quasi in fin di vita. I medici gli diagnosticarono una sindrome da avvelenamento da sostanze sconosciute. La magistratura aprì un’inchiesta. Doveva essere un’indagine «d’ufficio». Portò a scoprire, invece, un’enorme filiera clandestina che sommergeva la Campania di rifiuti. E la camorra di soldi. La storia è raccontata da Alessandro Iacuelli nelle prime pagine de “Le vie infinte dei rifiuti”, libro-inchiesta (con prefazione di Ermete Realacci) che ripercorre i sentieri contorti dell’emergenza rifiuti. Tamburrino trasportava rifiuti tossici prodotti da un’industria piemontese. Si perse e decise di scaricare i rifiuti in una strada di campagna. Ma uno dei 571 fusti si ruppe, facendogli schizzare una schiuma giallastra in pieno volto. I medici gli salvarono la vita, non la vista. La sua storia consentì ai giudici di risalire l’intera filiera dei rifiuti. E di scoprire che «’a monnezza è oro». Salute pubblica, politica, inceneritori e attualità: Iacuelli racconta l’intera questione dei rifiuti in Campania.
La Emi propone uno strumento agile che raccoglie la riflessione e le esperienze educative delle ong promotrici del progetto “Obiettivi del millennio e cooperazione decentrata”, nato per stimolare il dibattito sugli 8 obiettivi di sviluppo del millennio, la loro forza e i loro limiti. Nel libro ci sono diversi percorsi didattici, realizzati in numerose scuole con il coinvolgimento di insegnanti e studenti, in cui vengono proposte delle prassi per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi entro il 2015. I percorsi didattici, corredati di allegati esplicativi, comprendono: proposte di attività legate a ogni singolo obiettivo, lavori di gruppo sulla povertà, giochi di ruolo e di simulazione e numerose attività di feedback per sondare e far emergere ciò che gli studenti hanno appreso.
«Le grandi città del mondo sono il luogo in cui una molteplicità di processi di globalizzazione assume forme concrete, localizzate. Queste forme sono, in buona sostanza, la globalizzazione». Saskia Sassen, una delle massime studiose della globalizzazione, docente di Sociologia alla Columbia University, ritorna nelle librerie. L’autrice analizza i processi economici, politico-sociali e culturali che superano i confini nazionali e che possono essere ricondotti al concetto di globalizzazione, rendendo conto anche delle nuove metodologie di ricerca che sono oggi utilizzate per lo studio di questi fenomeni. Si sofferma sulle interazioni presenti tra strutture internazionali e realtà locali e sulle trasformazioni che hanno riguardato negli ultimi anni le telecomunicazioni, la dislocazione delle risorse finanziare, la gestione dei movimenti migratori.
Da quando esistono Forza Italia e la Lega, la “questione settentrionale” è diventata uno dei trailer mediatici più di successo della seconda repubblica. Ma la sinistra, nel profondo nord, ha sempre perso. Nord terra ostile, appunto. Attraverso un’analisi acuta e disincantata il libro racconta in presa diretta la modernizzazione, spesso caotica ma vitale, di territori a capitalismo diffuso dove la qualità delle infrastrutture, la competitività della propria azienda, i tanti lavori invece del”posto fisso”, il rapporto con il fisco, le lentezze della burocrazia e l’emergenza sicurezza sono dimensioni decisive nelle scelte di voto. Attardata su logori schemi fordisti, la sinistra italiana continua a non saper leggere i mutamenti produttivi e le composizioni sociali che nell’ultimo ventennio hanno investito la parte più dinamica del paese, oggi in piena “secessione di velluto”.
“Onora il padre” venne già pubblicato nel 2000 nei Gialli Mondadori. All’epoca però Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo criminale”, utilizzò lo pseudonimo di John Giudice. Il libro nasce da una sceneggiatura scritta da De Cataldo, Fausto Brizzi e Marco Martani, ma questa nuova edizione, «riveduta e corretta», ha sostanzialmente la forza di una vera e propria novità. Il libro racconta la storia di un poliziotto e di un serial killer, che però è anche un padre. Amore filiale e tradimenti, suspense e orrore, ma soprattutto la tacita crudeltà del rapporto tra padri e figli sono al centro di un thriller veloce, coinvolgente, capace di mettere in dubbio le ragioni e il senso delle cose. Per riportare l’ordine, la Legge dei Padri dovrà essere infranta e la catena del sangue spezzata.
SASKIA SASSEN UNA SOCIOLOGIA DELLA GLOBALIZZAZIONE
MARCO ALFIERI NORD TERRA OSTILE
Einaudi, 2008
C’è un incontro di boxe che più di ogni altro è rimasto nella memoria storica del popolo argentino. È la sfida tra “El toro de las pampas” Luis Ángel Firpo e il campione del mondo statunitense Jack Dempsey, disputata a New York il 14 settembre 1923. Il match dura solo due round. Nel primo Dempsey va al tappeto una volta contro le sette di Firpo. Nel secondo Firpo mette Dempsey alle corde e con una serie di colpi ben assestati lo fa cadere fuori dal ring per diciassette secondi. Ma per l’arbitro i secondi sono nove, così Demsey può continuare a combattere e mette a tappeto Firpo. Nel 1923 in Argentina succedono altre due cose importanti: la prima sinfonia di Mahler viene diretta da Richard Strauss a Buenos Aires. E poi c’è un morto, seppellito dall’oblio della storia e ritirato fuori cinquant’anni dopo da due giornalisti, incaricati di rispolverare notizie datate 1923, l’anno di nascita del quotidiano per cui lavorano.
AA.VV. 8 OBIETTIVI O POVERTÀ
ALESSANDRO IACUELLI LE VIE INFINITE DEI RIFIUTI
Emi, 2008
Rinascita Edizioni, 2008
Einaudi, 2008
GIAN CARLO DE CATALDO ONORA IL PADRE
Marsilio, 2008 MARTIN KOHAN FUORI I SECONDI
Einaudi, 2008
narrativa
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OTTO DONNE RACCONTANO L’UNIVERSO FEMMINILE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA L’UOMO CHE SFIDÒ LA MAFIA E VINSE
Nel 2007 si intitolava “Voi siete qui”, una fortunata edizione dedicata agli esordienti. Quest’anno Minimum Fax ripropone la sua antologia guardando Un attacco al cuore dello Stato, un colpo che come un’onda rischiò di portarsi via anche all’universo femminile. la speranza di sconfiggere la mafia. Fu anche Un’operazione originale questo il 3 settembre del 1982, il giorno in cui, dal titolo “Tu sei lei”, curata nel centro di Palermo, il prefetto Carlo Alberto dallo scrittore e saggista Dalla Chiesa venne ucciso in un agguato Giuseppe Genna, instancabile mafioso. Con lui morirono anche la sua seconda agitatore culturale del nostro moglie, Emmanuela Setti Carraro e l’agente panorama letterario. di scorta Domenico Russo. Lo Stato fu colpito Le otto scrittrici italiane nel suo simbolo principale e si trovò faccia che partecipano al progetto a faccia con quel potere che riuscì a imporsi sono: Donata Feroldi, Esther con tutta la forza e la cattiveria che possedeva. G., Helena Janeczek, Babsi Sono passati venticinque anni da quella data Jones, Federica Manzon, Alina e quell’invincibilità che la mafia vantava si sta Marazzi, Veronica Raimo, ora finalmente sgretolando. «Li stanno prendendo Carola Susani. Con i loro uno per uno, sia in Sicilia che negli Stati Uniti racconti testimoniano, – racconta Nando Dalla Chiesa, figlio del generale con fermezza e senza sconti ucciso –. Negli ultimi anni le forze dell’ordine buonisti, la marginalizzazione stanno facendo passi da gigante, anche delle donne italiane, nonostante nel conquistare la giusta autonomia dalla le lotte e le conquiste politica che gli spetta. L’arresto di Bernardo del passato sul fronte Provenzano, in un momento in cui il governo dei diritti. Nel libro si affrontano era praticamente assente poichè nominato i temi della vita: l’identità, da un giorno, ne è l’esempio perfetto». Nando il corpo, il parto, la morte. Dalla Chiesa è l’autore di “Delitto imperfetto”, pubblicato per la prima volta 25 anni fa e riproposto da Melampo una giovane casa editrice che ospita autori che sono stati protagonisti della storia recente. Un bell’esempio di narrazione civile.
AA.VV. TU SEI LEI
Minimum Fax, 2008
NANDO DALLA CHIESA DELITTO IMPERFETTO
Melampo, 2007
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fotografia
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IL BARBIERE DI SICILIA ARCHETIPO DEL MASCHIO Un lavoro dedicato alle botteghe di barbiere in Sicilia, luoghi eletti della quotidianità e della tradizione, ma anche archetipo della cultura maschile siciliana. Il fotografo Armando Rotoletti ha percorso la regione ritraendo situazioni e personaggi oggi quasi del tutto scomparsi, componendo un quadro di sapore documentaristico ed antropologico, con le parole di Igor Man, «fragile amarcord che il rasoio del tempo presente porterà via». «Tornavo in Sicilia dopo anni di lontananza, proprio quando si cominciavano a vedere gli effetti della modernità… auto, cemento, locali all’americana, e subito realizzai che le vecchie barberie erano il soggetto più urgente e significativo che potessi darmi. La bottega del barbiere: un’istituzione sacra senza averne la minima apparenza, ma più temibile della chiesa consacrata che dominava la piazza principale». Per informazioni sul catalogo: www.armandorotoletti.com
DA TORONTO A MILANO RACCONTA LA TUA CITTÀ
ARMANDO ROTOLETTI BARBIERI DI SICILIA
Fino al 15 maggio
The Mobile City è un progetto che coinvolge due metropoli: Toronto e Milano. Lo scopo è quello di gettare un ponte culturale tra le due realtà, attraverso il racconto della città per immagini. Per farlo gli ideatori del progetto (Camera di Commercio Italiana a Toronto, Provincia di Milano, Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano, Città di Toronto) hanno indetto un grande concorso di fotografia scattate con il telefono cellulare o con la macchina digitale, riservato a ragazzi tra i 16 e i 22 anni delle due città. La direzione artistica è affidata al Museo di Fotografia Contemporanea. Il progetto si articola in due fasi: il concorso fotografico, con un sito web2.0 attivo per tutta la durata del progetto; lo scambio culturale tra i vincitori di Toronto e Milano, seguito da una mostra e dalla pubblicazione di un libro. Il concorso ha inizio il 15 febbraio e terminerà il 15 maggio. I ragazzi dovranno presentare una serie di fotografie, da 3 a 5, con un breve testo di commento. I temi proposti sono i seguenti: persone, temi sociali, paesaggio e vita urbana, come la mia cultura interagisce con varie altre culture, futuro, la mia idea di globalizzazione, democrazia, libertà. Tutte le immagini, sia di Milano che di Toronto, saranno caricate sul sito web, che rappresenta il cuore del progetto.
IL CORPO VISIONARIO DI GIORDANO MORGANTI
FORME E SPAZIO RIVISTI DA LISTRI
WEB SEMANTICO LA SVOLTA DELLA RETE
P. H. Frankenstein è il titolo della trilogia che documenta le tre ricerche condotte tra il 1977 e il 2007 dal fotografo Giordano Morganti. Soggetto del primo volume, The Body (1978-1983), è il corpo umano, dissezionato e raccontato attraverso i suoi dettagli. Mind’s Friends: The New Monarchy (1977-2007) ritrae e si confronta con la gente degli ospedali psichiatrici, mentre Soul (1989-2007) è incentrata sulla natura. Tre cicli tematici, di per sé compiuti, che risultano tuttavia strettamente legati l’uno all’altro, e che simboleggiano il corpo, la mente e l’anima di Frankenstein. I tre volumi accolgono 230 fotografie in bianco e nero, oltre a numerosi testi critici e interviste di Daniele Astrologo, Flavio Caroli, Raffaele Bedarida, Ando Gilardi, Roberto Mutti, Sandro Parmiggiani, Marco Tagliaferro e Walter Schonenberger.
Le fotografie di Massimo Listri sono in mostra a Palazzo Reale a Milano. Listri è un artista che ama lo spazio e la sua abilità è portare alla luce un mondo decorativo di stanze, luoghi monumentali, antiche biblioteche e palazzi talvolta dimenticati. Cerca e trova con lo sguardo simmetrie su muri, capitelli e volte, facendo emergere in piena luce la bellezza appannata dalla polvere del tempo. L’artista nella sua carriera ha realizzato una serie di straordinari ritratti in bianco e nero che raccontano grandi personaggi del Novecento come Montale, René Clair, Carlo Bo, Pier Paolo Pasolini, Federico Zeri, sir Harold Acton. Ma Listri è altrettanto noto per la sua capacità di registrare il senso più alto dell’architettura: per anni si è immerso nelle grandi biblioteche, ha scavato in archivi e tesori ecclesiastici, nel fasto mediceo delle pietre dure, tra l’ambra, l’avorio e gli argenti dei principi del nord.
Cresce il web e cresce anche l’esigenza dei navigatori di fare domande sempre più strutturate ai motori di ricerca senza finire in un magma indistinto di documenti. Insomma, farsi capire dalla macchina è la nuova frontiera. E non basta più inserire parole legate tra loro dai connettori logici, ma occorrono informazioni più strutturate, che vengano comprese dal motore di ricerca nella giusta dimensione di contesto. Wikipedia ha aperto la via al web semantico, ma altre banche dati stanno nascendo in rete. Una di queste è Dbpedia (http://dbpedia.org), un progetto nato dalla collaborazione dell’università di Lipsia, della Freie Universitat di Berlino e della società OpenLinkSoftware. Altro esempio è Freebase, creato da Metaweb Technologies, con base a San Francisco. Un database costruito dalla comunità per la comunità, e totalmente gratuito
Giordano Morganti
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PALAZZO REALE MILANO
Silvana Editoriale, 2007
UN SITO INTERATTIVO PER VALUTARE LA CONOSCENZA DELL’ITALIANO Sapete coniugare verbi regolari e irregolari? Conoscete la differenza tra articolo determinato e indeterminato? E che ne dite delle preposizioni semplici... e di quelle articolate? Se volete sapere in che condizioni è il vostro italiano non dovete far altro che andare sul sito della Società Dante Alighieri (www.ladante.it) e cimentarvi con il test. Un’iniziativa che già nel 2007 aveva avuto un grande successo tra i navigatori, con l’accesso di migliaia di utenti dall’estero ma anche da enti istituzionali, scuole e università italiane. La campagna didattica interattiva intrapresa prosegue con l’inserimento di una nuova serie di esercizi ideati dai linguisti del Plida (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) con lo scopo di consentire una divertente quanto impegnativa valutazione della propria conoscenza della lingua italiana. Il portale della “Dante” presenta una nuova batteria di inedite prove ordinate secondo i sei livelli della Certificazione Plida, a loro volta conformi ai sei livelli del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, con l’opportunità di una valutazione immediata grazie alla visualizzazione delle risposte esatte o errate.
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ADOLF ED EVA L’AMORE AI TEMPI DEL NAZISMO
GOLDEN GATE IL NUOVO TEMPIO SACRIFICALE
È la storia d’amore più torbida del Novecento. Un misto di disperazione ed esaltazione. La relazione tra Adolf Hitler e la sua amante segreta Eva Braun durò dal 1932 al 1945. Sempre insieme, nella gloria e nella polvere. Per la prima volta un documentario ritrae Hitler nella sua intimità, attraverso gli occhi e l’obiettivo di Eva Braun. Lei stessa girò, infatti, dei filmati amatoriali nello chalet del Berghof, nelle Alpi Bavaresi, centro decisionale del nazismo dove il fuhrer amava ricevere i suoi collaboratori. Il documentario è composto da foto inedite di Heinrich Hoffmann, fotografo ufficiale di Hitler e del Partito. Uno sguardo unico sulla vita privata e i crimini pubblici del dittatore tedesco. Tra i contenuti extra anche l’intervista allo scrittore Giuseppe Genna, autore del romanzo “Adolf Hitler” (Mondadori), che racconta tutti gli amori del fuhrer prima di Eva Braun.
Il regista Eric Steel ha documentato la morte per un anno. Per tutto il 2004 la sua cinepresa ha filmato tutti i suicidi avvenuti dal ponte Golden Gate di San Francisco. Suicidi nella nebbia, che contrastano con l’imponente figura di questo simbolo della contemporaneità. “The Bridge” è un film che fa male e che viaggia costantemente sul crinale dell’immoralità, del cinismo. Sono 24 suicidi e una serie di tentativi non riusciti. La morte attende la cinepresa e diventa attesa nello spettatore. Ci sono interviste di persone vicine ai suicidi ma anche di chi è stato solo testimone involontario del loro dramma. The Bridge è un viaggio che indaga in uno dei tabù più profondi dell’umanità, uno sguardo nei meandri più bui e impenetrabili dell’animo umano. I destini di queste 24 persone sono uniti dal ponte e da una caduta di 4 secondi. Il Golden Gate Bridge è sempre sullo sfondo, come un tempio in attesa del sacrificio.
ISABELLE CLARKE DANIEL COSTELLE LA DONNA CHE AMAVA HITLER
Cecchi Gori, 2008
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MANGIARE NATURALE CON I CICLI DELLA VITA La Biolca nasce nel 1977 con l’obiettivo di sperimentare un tipo di alimentazione che salvaguardi la salute dell’uomo e la salute del pianeta, ovvero un’alimentazione a misura umana con l’utilizzo di prodotti naturali e l’esclusione della chimica. I promotori di questa iniziativa prendono a modello le indicazioni date in Germania negli anni venti sotto l’impulso degli studi antroposofici: un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e collegata ai cicli vitali che discendono dal cosmo. Nel 1990, proprio per divulgare queste elaborazioni, nasce il mensile “Biolcalenda”, una sorta di newsletter antesignana per i soci. Oggi La Biolca, che ha sede nella ex stazione ferroviaria di Battaglia Terme in provincia di Padova, è una associazione culturale senza finalità di lucro, che si ispira agli ideali della non violenza e che opera nell’ambito dell’alimentazione naturale, dell’agricoltura biologica e delle terapie naturali.
CON LA CANAPA POTREMMO SALVARE IL MONDO Fusilli, spaghetti, muesli, vestiti, borse, olio e semi. Tutti prodotti fatti con la canapa e proposti dalla ditta Ganjamaica. Sono talmente tante le applicazioni e gli impieghi della canapa, che negare a questa pianta dal fusto alto e sottile il riconosimento di risorsa primaria è molto difficile. Con le materie prime della canapa si possono, infatti, produrre tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili, materiali per l’edilizia ed anche un olio alimentare di altissime qualità. Il tutto in modo pulito ed economicamente conveniente. «La canapa è una creatura meravigliosa è ecocompatibile già dalla coltivazione – scrivono i responsabili di Ganjamaica – in quanto non necessita di alcun trattamento chimico, di conseguenza non danneggia l’ambiente e non è tossica in alcun utilizzo da parte dell’uomo. Non impoverisce il terreno, anzi lo ristabilizza, infatti, la canapa veniva anche utilizzata per riequilibrare i terreni impoveriti dalle coltivazioni intensive». Ganjamaica è un’iniziativa che nasce da persone fermamente convinte che, l’utilizzo della canapa, grazie alle sue proprietà ed al largo utilizzo che ne può derivare, potrebbe «salvare il mondo».
www.ganjamaica.altervista.org
terrafutura
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“AAM” UNA TERRA NUOVA DA ABITARE
MEDICINA AYURVEDICA LA CURA NATURALE
All’inizio la rivista si chiamava “Tam”, dove la sigla significava “terra, alimentazione, medicina”. Con il tempo si è passati ad “Aam Terra Nuova”, cioè “agricoltura, alimentazione, medicina”. Una sigla che riunisce in sè gli argomenti che vengono trattati: si va dall’alimentazione naturale alla medicina non convenzionale, dallo stile di vita solidale al rispetto dell’ambiente, fino all’agricoltura biologica. Oggi “Aam Terra Nuova” è una rivista mensile e una casa editrice impegnata su tutti questi temi. Nelle 80 pagine che la compongono, oltre ai temi originari si sono aggiunti la bioarchitettura, le tecnologie dolci, il bioregionalismo, la musica, la sessualità, le scienze olistiche, la finanza etica, e l’ecoturismo. La rivista ha inoltre lo scopo di collegare tra loro le diverse realtà ed esperienze dell’area eco-biopacifista, come i coordinamenti regionali per l’agricoltura biologica e la Rete italiana dei villaggi ecologici.
Curarsi con la scienza dell’Ayurveda e far conoscere le filosofie orientali. Sono questi gli scopi dell’associazione Ska ayurveda, nata a Milano nella prima metà degli anni 90. L’associazione, sotto la guida di Basiliza Querimit, presidente e fondatrice del centro, propone seminari, conferenze e corsi di massaggio e medicina ayurveda. Insieme al centro è stata fondata anche l’associazione Ska Onlus Sans Frontières che a sua volta collabora con la Ska Ayurvedic Foundation nelle Filippine. Quest’ultima ha ottenuto dal governo filippino un’area di 158 ettari , di cui 19 destinati alle strutture di accoglienza della fondazione e circa 139 ettari per la coltivazione degli alberi e delle piante medicinali. In questo modo la fondazione riuscirà a garantire cure e medicine alle popolazioni più povere, garantendo loro un approvvigionamento di medicinali partendo proprio dal rispetto dei principi della cultura medica locale.
www.aamterranuova.it
www.ska-ayu.org
www.labiolca.it
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L’EROS È AVANGUARDIA NEI SERVIZI TECNOLOGICI LE SCUSE DEL GOVERNO AGLI ABORIGENI DIVENTANO FENOMENO MEDIATICO
Mercato dell’eros come avanguardia dei nuovi servizi tecnologici. Era già accaduto con Polaroid, Videotel, videoregistratori, home video, tv satellitare, internet, servizi telefonici a valore aggiunto, fotografia digitale, P2P, Mms. Si è ripetuto con i dvd, di cui questo mercato è stato probabilmente il solo ad esplorare tutte le possibili funzionalità (tra cui il multiangle) e accade ora per Web 2.0. Se ne sono accorti anche i consulenti finanziari per aspiranti imprenditori. Per tutte queste tecnologie di comunicazione la possibilità di accesso, produzione o scambio di contenuti di tipo erotico e pornografico ha rappresentato una fondamentale chiave di successo e di sviluppo tecnologico. Nonostante la timidezza o le cautele culturali, religiose e personali che determinano la “non presentabilità” ufficiale del mercato nel settore marketing, l’eros e la sua rappresentazione sono considerati dagli analisti e da numerosi trend del settore tecnologico il primo dei contenuti in grado di attirare “first adopter” su molte piattaforme tecnologiche.
Ripetute tre volte in tono solenne, le scuse ufficiali del governo australiano sono arrivate agli aborigeni anche attraverso i grandi media pubblici urbani australiani. Da megaschermi e media-facade poste a Melbourne, Adelaide, Sidney l’atto di pubblico pentimento per il dolore patito dalla “Stolen Generation” si è trasformato in fenomeno mediatico. Dai megascreen il primo ministro Kevin Rudd ha chiesto tre volte scusa: per i bambini sequestrati legalmente alle famiglie aborigene, per la degradazione inflitta, per la distruzione forzata di famiglie e comunità. Complice la medianicità del messaggio, reso fortemente evocativo dal media utilizzato, la reazione delle persone nelle strade è stata particolarmente suggestiva, con abbracci liberatori e scene di commozione. Per molti anni il tema delle violazioni dei diritti degli aborigeni è stato considerato tabù e l’atto pubblico di pentimento ha assunto in carattere di “evento” dal forte impatto visivo e comunicazionale. L’Australia è considerata all’avanguardia sotto il profilo della comunicazione di massa in luoghi urbani. A Melbourne è sorta la prima piazza, Federation Square, pensata interamente intorno al concetto di interattività e partecipazione collettiva attraverso strumenti di interazione e innovazione visiva. Al centro della piazza è stata installata una grande facciata interattiva mentre il complesso alle spalle offre esperienze di partecipazione multisensoriale fortemente improntate alla partecipazione popolare e collettiva.
SUPERCAR ELETTRICA PER I VIP CALIFORNIANI
PENTAGONO PROGETTA CERVELLO ARTIFICIALE
Per i vip ecologicamente corretti è scattata la corsa all’acquisto della Tesla Roadster P1, primo modello di autovettura ad inaugurare il segmento di lusso delle automobili elettriche ed ecocompatibili di fascia alta. Il prezzo di listino di circa centomila dollari non ha scoraggiato i primi novanta clienti tra cui i blog segnalano il governatore della California Arnold Schwarzenegger e l’attore George Clooney. L’autorizzazione concessa a Tesla per la circolazione sulle strade americane apre di fatto un mercato potenzialmente rilevante, di cui i novecento esemplari prodotti in serie dall’azienda automobilistica statunitense sono la prima esperienza industriale. L’azienda aveva ad oggi accumulato circa sei mesi di ritardo rispetto al progetto iniziale sia per la definizione del piano industriale da 140 milioni di euro in investimenti sia per l’iter autorizzativo. Tra i soci della innovativa società che ha sede nella Silicon Valley vi sono anche i fondatori di Google, Page e Brin, che hanno partecipato al primo finanziamento dell’impresa.
Le previsioni di Omer Simpson non erano sbagliate. Darpa, l’organizzazione finanziata dal Pentagono per la ricerca a scopo militare, ha deciso di investire e puntare con decisione alla realizzazione di un cervello artificiale in grado di competere e superare quello umano. Per riuscirci ha deciso di invitare tutti gli scienziati statunitensi a fornire il proprio contributo. Secondo il sito punto-informatico.it l’agenzia governativa intende investire sul Systems of Neuromorphic Adaptive Plastic Scalable Electronics (SyNAPSE) una cifra modesta nella fase iniziale ma ci sarebbero già preparativi per un ingresso in grande stile nella ricerca sul settore. Ad inizio marzo è previsto un convegno che prennuncia la metodologia di lavorazione e che prevede il coinvolgimento di quattro aree: hardware, architettura, simulazione ed ambiente. Tra i maggiori ostacoli alla realizzazione la necessità di ideare tecniche di simulazione adatte a replicare il funzionamento dei neurocircuiti, in grado di prevedere quali saranno i comportamenti del prodotto finito prima che venga costruito.
Richard Avedon, autoritratto, Provo, Utah 1980 © 2008 The Richard Avedon Foundation
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RICHARD AVEDON
FOTOGRAFIE 1946-2004 14 febbraio | 8 giugno 2008 Tutti i giorni ore 10-20 giovedì e venerdì fino alle 22 lunedì chiuso
con lo speciale contributo di
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VALORI NEW ENERGY INDEX
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uscito
il
Q U E S T O
n.93
N U M E R O 93 2008
anno XII numero 93 marzo 2008 € 7,90
Le speculari miserie della Chiesa e dei laici
RIVISTA MENSILE DIRETTA DA GOFFREDO FOFI
Il potere delle banche
Il “sistema Mastella”
Ranchetti su don Milani Poesie di Moira Egan e Dejan Ilic Ricardo Piglia, Andrea Bajani, Alina Marazzi, Silvia Ballestra, Nuovi fumettisti Usa
La disfatta dell’Università contro la globalizzazione in India L’idea di giardino
Ecologia e biologia: Vandana Shiva, Angioni, Bettin, Clément, Rossi
ARTE CULTURA CULTURA SCIENZA SCIENZA SOCIETÀ SOCIETÀ ARTE
Vandana Shiva e le lotte
Giro d’Italia: Grandi banche, minimi politici Miseria della chiesa, miseria del laicismo L’università inutile Nel regno di Mastella Pi Erre a Milano
Abengoa Ballard Power First Solar Canadian Hydro Conergy Solar Millennium Fuel Cell Energy Gamesa Novozymes Ocean Power Tech Biogas Nord Phoenix Solar Q-Cells RePower Solarworld Solon Schmack Biogas Sunways Suntech Power Vestas Wind Systems
Biocarburanti/solare Tecnologie dell’idrogeno Pannelli solari Energia idroelettrica/eolica Pannelli solari Pannelli solari Tecnologie dell’idrogeno Pale eoliche Enzimi/biocarburanti Energia del moto ondoso Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche Pannelli solari Pannelli solari Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche
Siviglia, Spagna Vancouver, Canada Phoenix, USA Calgary, Canada Amburgo, Germania Erlangen, Germania Danbury, CT-USA Madrid, Spagna Bagsværd, Danimarca Warwick, Gran Bretagna Bielefeld, Germania Sulzemoos, Germania Thalheim, Germania Amburgo, Germania Bonn, Germania Berlino, Germania Schwandorf, Germania Konstanz, Germania Wuxi, Cina Randers, Danimarca
CORSO DELL’AZIONE 20.02.2008
RENDIMENTO DAL 30.09.06 AL 20.02.2008
22,81 € CAD 5,18 138,85 € 5,71 CAD 14,08 € 26,47 € 8,10 $ 26,52 € 456,00 DKK 13,77 $ 10,44 € 34,07 € 62,65 € 152,50 € 31,99 € 55,28 € 18,67 € 7,60 € 40,24 $ 526,00 DKK
0,53% -23,36% -22,56% 1,25% -63,03% -73,81% -7,96% 53,47% 1,70% -17,88% -77,13% 131,77% 93,96% 174,28% -26,17% 86,95% -46,83% 1,06% 6,35% 235,25%
+21,39% € = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)
Testa a testa tra India e Cina MERCATI SONO A PEZZI. Gli insaccati marci dei subprime continuano a seminare distruzio13,69% ne nelle borse. Ne sta facendo le spese anche il nostro Valori New Energy, l’indice verde Amex Oil Index [in Euro] che abbiamo lanciato per gioco alla fine del 2006. Negli ultimi due mesi ha perso qua21,39% si 40 punti, tornando ai livelli di un anno fa. Gli unici a non deludere sono i titoli dell’eoliValori New Energy Index [in Euro] co: Vestas, RePower e Gamesa rallentano, ma continuano a segnare rendimenti straordinaRendimenti dal 30.09.2006 al 20.02.2008 ri. Proprio sull’eolico sono entrate recentemente in competizione l’India e la Cina, alla ricerca di nuova energia per alimentare una crescita econoSolar Millennium www.solarmillennium.de Sede Erlangen, Germania mica senza precedenti. Pechino soddisfa il 70% del Borsa FSE – Francoforte sul Meno suo fabbisogno energetico bruciando carbone e, Rendimento 29.09.06 – 20.02.08 n. d. (il titolo è entrato nell’indice al 31.10.2007) secondo un rapporto della Banca Mondiale, staAttività Società tedesca specializzata nella produzione di pannelli solari termici. rebbe già pagando il 4% del suo prodotto interno È stata la prima impresa al mondo a realizzare i concentratori solari parabolici lordo in spese mediche, per curare le malattie creaideati dal fisico italiano Carlo Rubbia ed installati per la prima volta nel sud della Spagna nel 2006. È quotata in borsa dal luglio del 2005. te dall’inquinamento dell’aria. Ma la Cina sta correndo ai ripari: i 5 Gigawatt (GW) di capacità inRicavi [Milioni di €] Utile [Milioni di €] Numero dipendenti 2005 stallata nell’eolico che si proponeva di ottenere 2006 17,83 10,1 50 entro il 2010 sono già stati abbondantemente rag14,25 40 7,3 giunti. Nel 2020, secondo i programmi, saranno sei volte di più. L’India con 8 GW guida ancora la classifica dei Paesi emergenti. Ma, molto probabilmente, presto sarà costretta a rincorrere.
I
Il piano regionale sardo Abusi edilizi in Puglia SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB ROMA
Intervista ad Alina Marazzi e Silvia Ballestra Tre fumettisti americani
www.lostraniero.net R edaz io ne : v ia de gl i S ci al oia 3 00 1 9 6 R o m a tel . 0 6 /3 6 0 0 2 5 16 fa x 0 6 / 3 2 8 2 8 2 4 0 lo. st r a n ie r o @c on tr a st o. it
BORSA
di Mauro Meggiolaro
del paesaggista Clèment
Le lotte di potere sui geni
ATTIVITÀ
UN’IMPRESA AL MESE
è
NOME TITOLO
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in collaborazione con www.eticasgr.it |
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Il lavoro del futuro
Anno 8 numero 57. Marzo 2008. € 3,50
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Il risanamento dell’ambiente
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
Fotoreportage > Emergenza ambientale
di Massimiliano Pontillo
EGGENDO L’ULTIMO RAPPORTO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI DELL’IPCC (il comitato intergovernativo sul mutamento climatico, creato dall’Onu) ci si rende drammaticamente conto a quale degrado sia stata condotta la Terra da questo modello di crescita, sviluppo e consumi. E si comprende quanto sia determinante e centrale la questione ambientale nei prossimi anni. Altrettanto evidente è la devastazione sociale frutto delle politiche liberiste dominanti e dissennate: l’ultima tragedia di Torino e il crescente numero di morti sul lavoro hanno confermato la svalorizzazione e la perdita dei più elementari e primari diritti umani. Ma si guardi anche all’estensione della povertà, al ridimensionamento delle prestazioni fondamentali dello Stato sociale, quali previdenza sanità e istruzione, all’iniqua distribuzione della ricchezza e all’esercito di giovani che vivono nell’incertezza del domani, per comprendere un disagio ormai capillare e disarmante. Ecco la questione. Crisi ambientale e sociale sono fenomeni strettamente intrecciati tra loro e non possono essere affrontati separatamente: gli ambientalisti pensano all’ambiente, il sindacato alle questioni sociali. Serve invece un progetto capace di rispondere a entrambi i problemi. Le classi dominanti, finora, non hanno pensato a uno sviluppo compatibile, né ambientalmente né socialmente, perché a guidare le loro danze non ci sono mai state le priorità della vita di donne e uomini, ma quelle della produzione La capacità dell’economia del mero profitto, attraverso le merci. di generare sviluppo è sempre Servirà dunque un ambientalismo capace più legata alle sfide del cambiamento di intrecciare obiettivi squisitamente ecologici, climatico. Già dieci anni fa come la riduzione dell’inquinamento, con altri Legambiente dimostrò come sociali, come l’occupazione, la giustizia, la qualità investire sull’ambiente paga... e la dignità del lavoro. Sarebbe vacuo parlare di società eco-sostenibile se non fossimo in grado di dimostrare che essa è elemento costitutivo per produrre meglio, in modo più pulito e con minor fatica. La sconfitta del liberismo è l’obiettivo comune su cui realizzare l’unità fra le iniziative e i conflitti degli ambientalisti, da un lato, e, dall’altro, le mobilitazioni sociali contro la precarizzazione del lavoro e il declino industriale o quelli per la difesa dello Stato sociale e i diritti del lavoro, a partire dalla sicurezza. Oltre un decennio fa Legambiente lanciò un piano del lavoro che dimostrava come investire nel risanamento ambientale e, più in generale, nella riconversione ecologica dell’economia, non era un costo ma una grande occasione di rilancio del Paese e un’opportunità per creare lavoro stabile e di qualità. Su quel piano si sviluppò un rapporto e un’azione comune tra associazione e sindacato, ma non passò; al contrario, si impose la precarizzazione del lavoro. Va ricostruito un tessuto di relazioni unitarie con l’obiettivo di dar vita a un movimento di massa con una piattaforma basata sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, sulla coesione sociale, sulla comune opposizione alla privatizzazione dei beni comuni, su un modello energetico rinnovabile e a bassi consumi per tutelare il clima del nostro Pianeta: l’unico che abbiamo.
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ROBERTO CACCURI / CONTRASTO
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Dossier > Altro che isole sperdute, il denaro sporco si ricicla in Europa
Chi lava più bianco Internazionale > Costa d’Avorio: il traffico di rifiuti in Africa non è reato Finanza > Eni ed Enel le prime aziende nel mirino dell’azionariato critico Economia solidale > Inceneritori: i pareri non molto indipendenti Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.
il mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità valori: informàti e consapevoli
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