Mensile Valori n.60 2008

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Anno 8 numero 60. Giugno 2008. € 3,50

valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

THOMAS DWORZAK / MAGNUM PHOTOS

supplemento > Agricoltura biologica

Fotoreportage > Afghanistan

Dossier > L’industria militare distrugge anche l’occupazione

Togliamogli i fondi Internazionale > Kyoto: il protocollo che piace più alla finanza che al Pianeta Finanza >“Derivatus paradoxus”, la crisi subprime secondo Alberto Berrini Economia solidale > Turismo e sostenibilità, binomio impossibile? Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.


| editoriale |

L’industria militare non crea

posti di lavoro di Gianni Alioti Responsabile Ufficio Internazionale Fim-Cisl

M ETICA SGR L’AUTORE Gianni Alioti: Perito Industriale, negli anni’70 è operaio metalmeccanico. Sindacalista FLM e in seguito nella FIM-CISL; è segretario generale della FIM-CISL Liguria dall’86 al ’92. Dal ‘92 al ‘95 è con la CISL a São Paulo, per partecipare allo sviluppo della CUT brasiliana e della CTA argentina. Dal 2003 è responsabile dell’Ufficio Internazionale Fim-Cisl. Dal 2003 è nel comitato esecutivo della FEM (Federazione Europea Metalmeccanici).

OLTI SONO CONVINTI CHE GLI INVESTIMENTI PER L’ACQUISTO di equipaggiamenti militari e di nuovi sistemi d’arma

creino occupazione e trascinino l’innovazione tecnologica. Ma in realtà in Europa nel settore industriale militare tra il 1993 e il 2003 sono stati cancellati 750 mila posti di lavoro (da 1 milione e 522 mila a 772 mila). Com’è stato possibile, dopo una flessione delle spese militari all’inizio degli anni 90, che dal 1996 i budget per la Difesa siano aumentati? Ciò dipende dalla crescita costante del fatturato per addetto (competitiveness); ma anche dal cosiddetto “disarmo strutturale”, ovvero la crescita geometrica dei costi unitari per sistema d’arma e, da ultimo, dai processi di fusione e ristrutturazione su scala europea e globale. La concentrazione e la razionalizzazione del settore in Europa sono ancora incomplete e in alcuni comparti registrano notevoli ritardi. Basti pensare che in questi anni sono stati sviluppati, industrializzati e prodotti quattro diversi carri armati (in Francia, in Germania, in Italia, in UK); 24 diversi programmi di veicoli blindati armati e tre diversi caccia con caratteristiche simili (il Rafale francese, il Gripen svedese e l’Eurofighter Typhoon coprodotto da diversi Paesi europei tra cui l’Italia). Il 5 dicembre 2007 la CE ha approvato un pacchetto di misure nel campo della Difesa, tra cui la proposta di due direttive comunitarie: una sugli appalti pubblici nel settore, l’altra sullo scambio intracomunitario di prodotti militari. Le stesse Forze Armate chiedono una maggiore coerenza e razionalizzazione delle attività industriali in Europa, in un’ottica di specializzazione produttiva e standardizzazione di parti, sistemi e piattaforme. Queste scelte, oltre ad aprire problemi di trasparenza e controllo dell’esportazione di armi sul piano europeo, stresseranno l’attuale struttura dell’industria militare, le cui criticità possono essere riassunte in cinque punti: 1. duplicazione degli sforzi nella ricerca-sviluppo e industrializzazione 2. esistenza di una sovraccapacità produttiva 3. produzione parallela di sistemi d’arma simili, con il risultato di ostacolare la standardizzazione degli equipaggiamenti militari e di moltiplicare i costi 4. inadeguatezza delle scelte nazionali 5. inefficienza e crescita dei costi risultante da una limitata competizione. Tutti gli studi e le analisi del settore convergono nel prevedere una nuova riduzione degli occupati pari al 30%, per effetto sia di acquisizioni e fusioni, sia di razionalizzazioni impiantistiche, tecnologiche, di prodotto-mercato, ma anche di delocalizzazioni produttive in Paesi low-cost. I differenti scenari politici distribuiranno solo diversamente nel tempo (da 3 a 10 anni) le perdite occupazionali, diluendone l’impatto ma non il risultato finale. A fronte di tutto ciò, nella strategia della CE manca completamente la previsione di misure per gestire le conseguenze sociali della ristrutturazione del settore. Viceversa, come sindacati, abbiamo bisogno - per anticipare i cambiamenti e tutelare adeguatamente i lavoratori coinvolti - di misure di sostegno alla riqualificazione professionale, all’accompagnamento verso la pensione, al trasferimento di competenze in altri campi di attività, alla reindustrializzazione di quei territori ad alta incidenza d’industria militare, favorendo un approccio territoriale alla diversificazione e riconversione nel civile. Va, quindi, lanciato a livello europeo un nuovo programma Konver, accompagnato da iniziative legislative nelle regioni direttamente interessate, che risponda a esigenze d’innovazione, conversione e diversificazione nel civile dell’industria militare, dettate - più che da ragioni di declino del settore come all’inizio degli anni ’90 - da processi di riorganizzazione, concentrazione, internazionalizzazione, oltre che di responsabilità sociale e comportamento etico delle imprese.

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giugno 2008 mensile

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anno 8 numero 60 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore

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Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza direzione generale

Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it) collegio dei sindaci

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Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org) direttore responsabile

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)

THOMAS DWORZAK / MAGNUM PHOTOS

valori Carri armati sfilano per la commemorazione del 28 aprile 1992, in ricordo della presa di potere dei Mujahidin.

Kabul, 2002

bandabassotti

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fotoreportage. Afghanistan

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dossier. Il militare nel fondo Fondi armati venduti alle famiglie Disinvestire dai cattivi Lo sporco lavoro dei trafficanti d’armi L’Italia ripudia la guerra? Mr Weldon: chi di lobby ferisce...

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lavanderia

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finanzaetica

Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Ilaria Bartolozzi, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi, Irene Panozzo, Francesca Paola Rampinelli, Elisabetta Tramonto

La crisi subprime tra finanza e filosofia Banco Popolare: lo spezzatino preoccupa i sindacati Co2, l’Italia promette tagli. Eni ed Enel (forse) non hanno sentito Finanza islamica: dietro ogni divieto economia ed etica

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progetto grafico e impaginazione

bruttiecattivi

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economiasolidale

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Si può viaggiare rispettando culture e ambiente? Lavoratori soddisfatti e non precari Testaccio, la musica e i paradossi delle banche Coabitare, un’altra vita urbana è possibile

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agorà

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internazionale Kyoto: per la finanza è un “ambiente” ideale Trilateral: aggiungi un posto a tavola Per il cioccolato la via più dolce è quella corta

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redazione (redazione@valori.it)

Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it) fotografie

Tommaso Bonaventura, Fabio Cuttica, Thomas Dworzak (Contrasto/Magnum Photos) stampa

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BAE Systems

L’ad Mike Turner fermato negli Usa di Andrea Barolini

ON POTEVA ESSERE UNO QUALSIASI dei ferrei (e per nulla selettivi) controlli anti-immigrazione alle dogane

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CISL

americane. La perquisizione che ha subito pochi giorni fa il gotha del colosso inglese BAE Systems (il principale fornitore di armi dell’Europa) all’aeroporto di Houston aveva tutt’altri obiettivi. Gli agenti sapevano benissimo di avere di fronte l’amministratore delegato della società, Mike Turner, e il direttore non esecutivo Nigel Rudd (anche presidente della British Airports Authority e vicepresidente della banca Barclays). Un “arresto” di mezzora. Il tempo di aprire computer, palmari e telefonini. Alla ricerca, soprattutto, di contatti e documenti arabi. Nel mirino del dipartimento di Giustizia americano (che ha chiesto ufficialmente la collaborazione di Londra), c’è infatti da tempo il caso BAE-Arabia Saudita. Breve riassunto dei fatti. BAE System è la terza più grande società specializzata in “supporti alla Difesa” del mondo e la prima in Europa. Nata nel 1999 dalla fusione delle inglesi Marconi Electronic Systems e British Aerospace, ha ottenuto nel 2007 ricavi netti per 922 milioni di sterline: oltre un miliardo e 150 milioni di euro. Il suo nome è presente nei principali business mondiali, vende ogni anno caccia e missili per 15,7 miliardi di sterline e intrattiene rapporti commerciali con oltre un centinaio di Paesi sparsi per tutto il Pianeta. Senza fare troppe distinzioni tra Stato e Stato. E senza nemmeno badare a quelli che, ad esempio, la Casa Bianca definisce (ancora!) “canaglia”. È questo che, probabilmente, ha fatto irritare gli americani. Non che le loro industrie d’armi evitino di fare affari con chiunque, nel mondo, abbia abbastanza soldi per pagarle. Ma è bene che lo facciano Ancora nella bufera il terzo dal giardino di casa (e quindi sotto controllo). fornitore d’armi del mondo: Le prime indagini, però, furono inglesi. Secondo l’accusa, Turner la polizia ferma a Houston & co. avrebbero stanziato cifre multimiliardarie – in nero – per l’ad Mike Turner. Nel mirino agevolare i business con Riyad. In particolare, l’inchiesta si concentra i pc: si cercano prove sul caso BAE-Arabia Saudita sull’affare “al-Yamamah”, sulle sue cifre da capogiro (43 miliardi di sterline) e sulla “merce” in gioco: cacciabombardieri Tornado e Hawk. Completi di contratti di addestramento e manutenzione di lungo periodo. Come dire: libretto d’istruzione e garanzia inclusi. Nel dicembre del 2006 il primo colpo di scena: l’Ufficio Frodi britannico (SFO) conclude l’inchiesta spiegando come l’affare avesse causato “seri danni” alle relazioni anglosaudite, minando inoltre la sicurezza nazionale. Insomma: la BAE aveva sbagliato. E doveva pagare. Intanto, però, l’inchiesta si fermava lì. Nonostante le forti critiche di alcuni politici inglesi. Il liberaldemocratico Vince Cable, ad esempio, dichiarò alla BBC che l’inchiesta era stata bloccata «da interferenze politiche finalizzate solo a proteggere interessi commerciali». Quindi entra in gioco la giustizia Usa: nel giugno del 2007 si apre un’inchiesta. Tre mesi dopo parte un’azione legale da un fondo pensione dell’americana Herper Woods, che possiede azioni BAE. I giudici sospettano che i dirigenti BAE abbiano violato le leggi anti-corruzione americane. E ritengono di poter giudicare la BAE negli Usa, perché per trasferire denaro su una serie di conti correnti controllati dal principe saudita Bandar, fu utilizzata la Riggs Bank di Washington. Ma i legali dell’azienda hanno ugualmente chiesto che gli imputati siano processati in Gran Bretagna. Perché? «Perché nessuno di loro vive in America». Paese in cui la legge sulla corruzione è molto severa. Ecco perché la BAE preme per un trasferimanto immediato. Non è detto, però, che gli avvocati facciano in tempo: a Londra, infatti, si parla di estradizione imminente per Turner e i suoi.

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| fotoreportage |

> Afghanistan foto di Thomas Dworzak / Magnum Photos

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uesto reportage risale al 2002. L’anno prima, il 9 settembre del 2001, Ahmed Shah Massud, il leone del Panshir, considerato tuttora un eroe nazionale, l’uomo che aveva sconfitto gli invasori sovietici, viene assassinato da un commando kamikaze. La morte di Massud rappresenta uno spartiacque nella storia dell’Afghanistan perché il leader tagico era l’uomo che poteva mettere fine alla guerra infinita e fratricida che ha segnato il Paese. Nel 1989, dopo dieci anni di occupazione, i sovietici lasciano l’Afghanistan e un governo fantoccio in eredità, abbattuto tre anni dopo dagli insorti islamici. Nel 1996 tagichi e pashtun (il 63% della popolazione) siglano un’alleanza per dar vita ad un governo di unità nazionale, ma nel settembre dello stesso anno i talebani, ragazzi indottrinati nelle madrasse agricole e guidati dal mullah Mohamed Omar, occupano Kabul instaurando la legge islamica, la sharia. Il loro potere culturale e militare sul territorio si afferma e consolida velocemente, anche con un certo consenso della popolazione, perlomeno all’inizio. A contrastarli c'è solo l’Alleanza del Nord, quella guidata da Massud, di cui fanno parte uzbechi, (6%) tagichi (25%), turkmeni (2%), hazari (19%). L’alleanza conquista alcune aree del Paese, ma non riuscirà mai a conquistare la capitale Kabul. Il 2001, l’anno dell’attentato alle torri gemelle di New York, rappresenta la seconda svolta. I talebani si rifiutano di consegnare Osama Bin laden, il saudita capo di al-Qaida considerato l’ispiratore dell’attentato. E così nell’ottobre dello stesso anno i soldati americani e le truppe alleate della Nato intervengono facendo cadere il governo dei talebani, gli stessi che erano stati sostenuti in chiave antisovietica. A dicembre la conferenza di Bonn delle etnie afghane nomina il governo di transizione e nel giugno del 2002 l’assemblea dei capi tribali elegge il presidente e il capo del governo. Nel 2004 la riconferma di Hamid Karzai alle prime elezioni presidenziali non cambia di fatto il Paese, che rimane un puzzle di feudi. È infatti lo stesso presidente che, per ottenere il consenso e il disarmo dei “signori della guerra”, decide di trasformare i capi locali in governatori, ma la guerra tra le singole fazioni non finisce. A tutto ciò si deve aggiungere la presenza dei militari americani, circa 20 mila effettivi, e la forza multinazionale di sicurezza sotto comando Nato, di cui fanno parte anche i soldati italiani, che viene percepita dalla popolazione come forza di occupazione. Il risultato di questa situazione sono centinaia di migliaia di morti, perlopiù civili, quattro milioni di profughi, una mortalità infantile del 165% e un’economia in ginocchio. Le poche aree coltivabili si sono ridotte ancora di più a causa dei milioni di mine antiuomo disseminate su tutto il territorio afghano. ANNO 8 N.60

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THOMAS DWORZAK / MAGNUM PHOTOS

L’Afghanistan da quasi trent’anni non conosce pace. Prima l’invasione sovietica, poi le lotte fratricide tra le tante fazioni e l’omicidio di Massud, l’eroe nazionale. Infine, i talebani, l’intervento americano e della Nato. Quattro milioni di profughi, centinaia di migliaia di morti e una speranza di vita che non supera i 42 anni.

L’AUTORE Thomas Dworzak è nato a Kötzting, Germania, nel 1972. Comincia, dopo il liceo, a viaggiare e fotografare in Europa e nel Medio Oriente. Dopo alcuni reportage sulla guerra della ex Jugoslavia, dal 1993 al 1998 si stabilisce a Tbilisi, Georgia. Documenta i conflitti in Cecenia, Karabakh e Abkhazia e partecipa a un grande progetto sulla regione del Caucaso e del suo popolo. Dal 1999 si stabilisce a Parigi,

fotografa la crisi del Kosovo, per US News e World Report. Nello stesso anno torna in Cecenia. Dopo la caduta di Grozny, all’inizio del 2000, inizia un progetto riguardante l’impatto della guerra in Cecenia nel vicino Caucaso. Fotografa eventi in Israele, la guerra in Macedonia e la crisi dei rifugiati in Pakistan. Dopo l’11 settembre, Dworzak trascorre diversi mesi in Afghanistan per il New Yorker. Torna in Cecenia nel 2002. Realizza reportage in Iraq, Iran e Haiti, segue le rivoluzioni nelle

Kabul. Bambini si riparano dalla polvere sollevata da una tempesta di sabbia. In Afghanistan ci sono 23.500 chilometri di strade, ma solo 2.800 sono asfaltati.

ex repubbliche sovietiche della Georgia, Ucraina e Kirghizistan. A New York dal 2004, Dworzak fotografa il mondo della politica e l'impatto della guerra in Iraq. Attualmente sta lavorando sui progetti M * A * S * H Iraq e Valiassr, un saggio a Teheran. È membro della Magnum dal 2004. All’autore, Valori aveva riservato il suo portfolio fotografico sul numero che proponeva il fascicolo sulle aziende irresponsabili (n.53, ottobre 2007) e quello dedicato ai CPT (n.36, febbraio 2006).

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> Afghanistan

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> Afghanistan Sopra, Afghani in una tempesta di sabbia. A sinistra, dall’alto in basso: una ragazza in una agenzia di sminamento; un bambino con un piccione; una donna indossa un “Burkha” mentre trasporta un barile.

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FRANCESCO COCCO / CONTRASTO

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A sinistra, rifugiati afghani di ritorno dal Pakistan. Sopra, dall’alto in basso: Hamid Karzai nel corso di una sfilata di commemorazione dell’eroe nazionale Massud e del 28 aprile 1992, il giorno in cui i Mujahidin hanno preso il potere a Kabul nel corso della rivolta contro il governo sostenuto dai sovietici; visita e rassegna all’Accademia di polizia e all’esercito afgano.

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> Afghanistan Sopra, lavanderia nel fiume a Kabul. A sinistra, dall'alto in basso: borsa; donne indossano "Burkha" in un mercato; tappeti e, appesi ai muri, i ritratti del comandante Ahmed Shah Massud, il leone del Panshir.

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dossier

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a cura di Claudia Apel, Marco Atella, Paola Baiocchi, Andrea Baranes, Matteo Cavallito

Fondi armati venduti alle famiglie >18 Disinvestire dai cattivi >20 Lo sporco lavoro dei trafficanti d’armi >22 L’Italia ripudia la guerra? >24 Mr Weldon: chi di lobby ferisce... >26

Prove generali dell’esercito afghano per la sfilata commemorativa del 28 aprile 1992, il giorno in cui i Mujahidin presero il potere a Kabul nel corso della rivolta contro il governo sostenuto dai sovietici.

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Investire responsabile

Il militare nel fondo Nelle offerte ai risparmiatori le banche “infilano” bombe cluster, mine antiuomo, armi nucleari. È ora di reagire e chiedere anche alla politica investimenti nei settori di pace e riconversione.

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on si salva nessuno. Intesa, Unicredit, Ubi, Montepaschi, Banco Popolare. Tutti i grandi Gruppi bancari italiani inseriscono nei loro fondi comuni di investimento titoli di imprese che producono armi ad alto potenziale distruttivo. Ne abbiamo avuto conferma il mese scorso, quando sui siti dei maggiori istituti finanziari italiani sono apparsi i rendiconti annuali di gestione dei fondi al 31.12.2007. Basta scaricare i file pdf e spulciare con pazienza i documenti. Pagina per pagina, fondo per fondo. Relazione del consiglio di amministrazione, situazione patrimoniale, situazione reddituale, andamento della quota, tracking error. Tutto a regola d’arte, come richiesto dalla normativa. Poi arrivano le pagine più interessanti: “Elenco analitico dei titoli in portafoglio”. In realtà le società di gestione sono tenute ad elencare solo i primi

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50, ma basta e avanza per fare interessanti scoperte. Partiamo da Eurizon Capital, la società di investimenti del Gruppo Intesa-Sanpaolo. Alla fine del 2007 il fondo Sanpaolo America (pag. 27 del Rendiconto) investiva 1,10 milioni di euro nella società Lockheed Martin. Colosso americano degli armamenti con un fatturato da 42 miliardi dollari e 140 mila dipendenti, nel 2007 ha reso in borsa il 16%. Ma il vero affare l’ha fatto chi ha comprato azioni Lockheed all’inizio del 2003, poco prima dello scoppio della guerra in Iraq. Oggi ha in tasca più del doppio di quello che aveva investito: +104%. Oltre 50 punti in più rispetto all’indice Dow Jones Industrial (+54,62% nello stesso periodo), che misura l’andamento medio dei mercati USA.

Mine antiuomo, bombe cluster, armi nucleari. Da anni le banche italiane le inseriscono nei fondi comuni che propongono ai clienti. Gli investitori responsabili non possono continuare a tacere | 18 | valori |

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PER IDENTIFICARE I TRAFFICI ILLEGALI DI ARMI c’è uno strumento in più: Eliana La Ferrara della Bocconi e Stefano Della Vigna di Berkeley hanno dimostrato nel loro studio Detecting illegal arms trade come sia possibile ricostruire i traffici illegali di armi attraverso la dinamica dei titoli azionari delle società di armamenti. La loro “pensata” ha la semplicità di tutte le idee geniali e si basa su una conoscenza approfondita dei meccanismi speculativi. Per la loro ricerca hanno preso in esame otto paesi sottoposti ad embargo dalle Nazioni Unite nel periodo 1990-2005 e hanno identificato 18 episodi di conflitto. Dopo ogni evento bellico hanno seguito l’andamento delle azioni di società che hanno sedi in paesi istituzionalmente deboli e con un elevato indice di corruzione: in questi paesi dalle “maglie larghe” ad ogni azione bellica gli andamenti dei titoli crescevano a livelli anomali, mentre diminuivano per quelli collocate in paesi dove i controlli sono più rigidi e un episodio di guerra fa prevedere un protrarsi dell’embargo che danneggia le società armiere. Facendo una ricerca deduttiva e incrociando i dati è possibile individuare le società che fanno traffici illegali e quali sono le situazioni di conflitto che se avvalgono. Quindi se i dispositivi di limitazione economica disposti dall’Onu non sono seguiti da questo genere di controlli, finiscono per favorire il traffico di armi e i paradisi fiscali. www.law.uchicago.edu/Lawecon/workshop-papers/dellavigna.pdf

COINVOLTE NELLA PRODUZIONE DI ARMI NUCLEARI SOCIETÀ

SETTORE

PAESE

BAE Systems Babcock International Group Boeing Daimler European Aeronautic Defence & Space Finmeccanica General Dynamics Lockheed Martin Northrop Grumman Serco Group

Aerospaziale e difesa Servizi Aerospaziale e difesa Automobili Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Servizi

UK UK USA Germania Francia Italia USA USA USA UK

COINVOLTE NELLA PRODUZIONE DI MINE ANTIUOMO

Grappoli di morte

SOCIETÀ

SETTORE

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Un colpo gobbo. I gestori Eurizon ci hanno visto giusto. Peccato che Lockheed Martin produca le famigerate cluster bombs. Bombe a grappolo che vengono lanciate da aerei, elicotteri o dall’artiglieria di terra. Poco dopo il lancio si aprono e rilasciano centinaia di sub-munizioni che si disperdono in aree molto vaste e, spesso, rimangono a terra inesplose, trasformandosi in ordigni assimilabili alle mine antiuomo: armi di mutilazione di massa. Mentre si sta preparando un trattato in-

Alliant Techsystems General Dynamics Lockheed Martin Raytheon Singapore Technologies Engineering TT electronics Textron

Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Elettronica e elettrotecnica Industria

USA USA USA USA Singapore UK USA

FONTE: EIRIS 2008

di Marco Atella

COINVOLTE NELLA PRODUZIONE DI BOMBE CLUSTER SOCIETÀ

SETTORE

PAESE

Alliant Techsystems BAE Systems General Dynamics Goodrich Corporation IHI L-3 Communications Holdings Lockheed Martin Meggitt Raytheon Rheinmetall Siemens

Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Industria Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Ingegneria industriale Elettronica e elettrotecnica

USA UK USA USA Giappone USA USA UK USA Germania Germania

ternazionale per la messa al bando delle cluster, su iniziativa del governo norvegese, la Lockheed ci fa sapere in un comunicato stampa che ha messo a punto un dispositivo “a buon mercato” per evitare che le munizioni a grappolo si disperdano troppo lontano dal luogo di lancio in caso di “avverse condizioni atmosferiche”. Precisione chirurgica, anche quando tira vento. Ma non perdiamoci in chiacchiere. Sempre in casa Eurizon, ma tra i fondi lussemburghesi, incontriamo Singapore Technologies Engineering. 190 mila dollari scarsi, nel fondo “Obiettivo Oceania”. Controllata dal governo di Singapore, è stata accusata dalla ONG Landmine Monitor di produrre mine antiuomo, attraverso la sua controllata Singapore Technologies Kinetics. Due i modelli disponibili: la VS 50 (a esplosione) e la VS 69 (a frammentazione). Copie di progetti disegnati in Italia. «Le nostre mine sono esclusivamente finalizzate all’addestramento dei militari e all’autodifesa, ma non all’esportazione», ha dichiarato Paul Koh Kok Hong, del ministero degli Affari esteri di Singapore. Fatto sta che l’isola città-stato avrebbe una delle più grandi riserve di mine antiuomo di tutto il Sudest asiatico. Che se ne farà? Forse le usa per difendersi dai pirati della Malesia?

Tutti le hanno. Nessuno ne parla

FONTE: EIRIS 2008

Fondi armati venduti alle famiglie È ora di reagire

CONFLITTI SPA: QUANDO L’EMBARGO NON BASTA

FONTE: EIRIS 2008

| dossier | fondi armati |

Ma Eurizon non è un caso isolato. Basta prendere in mano i rendiconti del Sistema Ducato, Gruppo Montepaschi. A pag. 459, all’interno del fondo Ducato Geo Globale, si trovano 40 mila azioni di Alliant Techsystems (ATK), per un valore di 3,11 milioni di euro. Dal 2006 ATK produce le mine antiuomo “Spider” per la difesa statunitense, in joint venture con Textron, società americana nella quale, a sua volta, investe 2,1 milioni di euro il fondo Bipitalia Henderson America, del Gruppo Banco Popolare. Entro il 2013, così riporta il budget dell’Office of the Secretary of the Army (Ufficio del Segretariato dell’esercito USA), saranno 839 i nuovi sistemi “Spider” prodotti, per un totale di 558 milioni di dollari di spesa. Del resto gli Stati Uniti sono tra i pochi Paesi che non hanno ancora ratificato la Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona. Bombe a grappolo come se piovesse anche nel fondo lussemburghese North American Basic Value di Pioneer, società di gestio-

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| dossier | fondi armati |

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stori italiani), che una famiglia su tre investe in fondi comuni, ci sono buone probabilità che almeno una bomba a grappolo o una mina siano finite, a vostra insaputa, in mezzo ai vostri risparmi. Se il solo pensiero vi toglie il sonno scrivete alla vostra banca e chiedete spiegazioni. È ora di reagire.

Potremmo continuare all’infinito, ma per ora ci fermiamo qui. Adesso la palla passa a voi. Avete capito come funziona il gioco. In questa pagina pubblichiamo una lista sintetica con i titoli da cercare nei Rendiconti e le relative tipologie di armi a cui sono collegati. Se è vero, come sostiene Assogestioni (associazione dei ge-

.

Anche le organizzazioni della società civile hanno compreso l’importanza delle campagne di pressione sugli investitori internazionali FONTE: ELABORAZIONE PROPRIA SU DATI DELLE SOCIETÀ

ne del Gruppo Unicredit, che investe quasi 15 milioni di dollari nell’americana Raytheon, e nel fondo UBI Pramerica Azioni Globali, che investe sia in Northrop Grumman (2,92 milioni di dollari) che in Lockheed Martin (2,72 milioni di euro), come riporta il rendiconto annuale a pag. 535.

471,00 237,00

IL RENDIMENTO DEI PRINCIPALI PRODUTTORI DI ARMI DALLA GUERRA IN IRAQ AD OGGI 120 VALORE DELLE AZIONI IN $ 110 100 108,71 90 80 70 60 50 40 53,27 30 20 10 0 31.12.02 14.05.08

a cura di Matteo Cavallito 124,00

110,98

112,00

93,24 85,69

75,10

75,16

65,03

62,35

31.12.02

36,57

30,07

27,43 14.05.08

31.12.02

14.05.08

RENDIMENTO 104,07%

RENDIMENTO 137,08%

RENDIMENTO:

185%

LOCKHEED MARTIN USA Nazione Stati Uniti Sede Bethesda, Maryland, USA Numero occupati 140.000 Fatturato (2007 Sales) 41,9 mld di dollari Utile netto 2007 3 mld di dollari Esordio in borsa 3 gennaio 1977

RAYTHEON USA Nazione Stati Uniti Sede Waltham, Massachusetts, USA Numero occupati 72.000 Fatturato (2007 Sales) 21,3 mld di dollari Utile netto 2007 2,578 mld di dollari Esordio in borsa 31 dicembre 1981

BOEING INTEGRATED DEFENCE SYSTEMS Nazione Stati Uniti Sede St. Louis, Missouri, USA Numero occupati 71.000 Fatturato (2007 Sales) 32 mld di dollari (totale Boeing 66,4 mld) Utile netto 2007 4,1 mld di dollari totale Boeing (utile netto IDS non disponibile) Esordio in borsa 2 gennaio 1962

31.12.02

14.05.08

RENDIMENTO

155%

GENERAL DYNAMICS USA Nazione Stati Uniti Sede Falls Church, Virginia Numero occupati 83.500 Fatturato (2007 Sales) 27,240 mld di dollari Utile netto 2007 2,072 mld di dollari Esordio in borsa 3 gennaio 1977

22,76

41,64

01.01.03

14.05.08

52,93 40,73

15,73 8,86

14.05.08

31.12.02

28,33 31.12.02

14.05.08

15,11

19,87

18.07.05

14.05.08

RENDIMENTO 82.95%

RENDIMENTO 77,54%

RENDIMENTO 165,3%

RENDIMENTO

31,5%

THALES GROUP Nazione Francia Sede Neuilly sur Seine (Francia) Numero occupati 68.000 Fatturato (2007 Sales) 12,296 mld di euro Utile netto 2007 1,009 mld di euro Esordio in borsa 1 gennaio 2003

EUROPEAN AERONAUTIC DEFENCE AND SPACE COMPANY (EADS) Nazione Francia, Germania, Spagna* Sede Parigi (Francia) e Ottobrunn (Germania) Numero occupati 116.000 Fatturato (2007 Sales) 39,123 mld di euro (60,4 mld di dollari) Utile netto 2007 -437 mln di euro (-674,7 mln di dollari) Esordio in borsa 10 luglio 2000

UNITED TECHNOLOGIES USA Nazione Stati Uniti Sede Hartford, Connecticut, USA Numero occupati 225.600 Fatturato (2007 Sales) 54,759 mld di dollari Utile netto 2007 4,224 mld di dollari Esordio in borsa 2 gennaio 1970

FINMECCANICA Nazione Italia Sede Roma (Italia) Numero occupati 60.748 Fatturato (2007 Sales) 13,429 mld di euro (20,7 mld di dollari) Utile netto 2007 521 milioni di euro (804 milioni di dollari) Esordio in borsa 18 luglio 2005

44,11 3,24

1,69 28.06.05

14.05.08

31.12.02

14.05.08

31.12.02

14.05.08

31.12.02

RENDIMENTO 29,95%

RENDIMENTO 70.26%

RENDIMENTO

78%

RHEINMETALL1 Nazione Germania Sede Düsseldorf (Germania) Numero occupati 19.200 Fatturato (2007 Sales) 4 mld di euro (6,1 mld di dollari) Utile netto 2007 150 milioni di euro (231 milioni di dollari) Esordio in borsa 28 giugno 2005

NORTHROP GRUMMAN Nazione Stati Uniti Sede Los Angeles, California, USA Numero occupati 120.000 Fatturato (2007 Sales) 32 mld di dollari Utile netto 2007 1,79 mld di dollari Esordio in borsa 31 dicembre 1981

ATK - ALLIANT TECHSYSTEMS INC.2 Nazione Stati Uniti Sede Edina, Minnesota (USA) Numero occupati 16.000 Fatturato (2007 Sales) 4,2 mld di dollari Utile netto 2007 226 mln di dollari Esordio in borsa 3 ottobre 1990

18.07.05

14.05.08

14.05.08

RENDIMENTO 279,84%

RENDIMENTO 111,6%

RENDIMENTO 91,72%

BAE SYSTEMS UK Nazione Regno Unito Sede Londra Numero occupati 97.500 Fatturato (2007 Sales) 15,710 mld di sterline (30,4 mld di dollari) Utile netto 2007 922 milioni di sterline (1,8 mld di dollari) Esordio in borsa 3 gennaio 2003

IHI CORPORATION ISHIKAWAJIMA HARIMA HEAVY INDUSTRIES3 Nazione Giappone Sede Tokyo (Giappone) Numero occupati 6.864 Fatturato (2007 Sales) 1.350 mld di yen (12,8 mld di dollari) Utile netto 2007 25,2 mld di yen (239,4 mln di dollari) Esordio in borsa 1 giugno 1998

SINGAPORE TECHNOLOGIES ENGINEERING LTD Nazione Singapore Sede Singapore Numero occupati 18.254 Fatturato (2007 Sales) 5 mld di dollari Utile netto 2007 503 mln di dollari Esordio in borsa dicembre 1997

*

NATA IL 10 LUGLIO 2000 DALLA FUSIONE DI AÉROSPATIALE-MATRA (FRANCIA), DORNIER GMBH E DAIMLERCHRYSLER AEROSPACE AG (GERMANIA) E CONSTRUCCIONES AERONÁUTICAS SA (SPAGNA) FONTE 1] WWW.RHEINMETALL.DE/PDFDOC/GB_2007/RHEINMETALL_IN_ZAHLEN_E_2007.PDF 2] HTTP://ATK.MEDIAROOM.COM/INDEX.PHP?S=PRESS_RELEASES&ITEM=816 3] WWW.IHI.CO.JP/IHI/IR/FACT/20080331-E.PDF HTTP://WWW.IHI.CO.JP/IHI/IR/FACT/20080331-E.PDF

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ANNO 8 N.60

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GIUGNO 2008

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FONTI DI FINANZIAMENTO PER ALCUNE IMPRESE DEL SETTORE MILITARE E DEGLI ARMAMENTI Buyers and suppliers credit

Bondholders

Bank Loans

Shareholders

80 70 60 50

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ANNO 8 N.60

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GIUGNO 2008

ATK

0

RHEINMETALL

10

FINMECCANICA

20

EADS

30

UNITED TECHNOLOGIES

40

THALES

BAE Systems Plc e Finmeccanica hanno dato vita alla joint venture MBDA, che starebbe sviluppando un missile terraaria con testata nucleare per l’esercito francese. L’esclusione è rimasta anche dopo che l’impresa italiana ha smentito categoricamente il coinvolgimento nella costruzione di armi nucleari. Lo stesso fondo ha escluso per motivi diversi altre imprese, come nel caso della Wal-Mart, accusata di “gravi e ripetute violazioni dei diritti umani e dei lavoratori” o della Freeport McMoRan Copper, per gli impatti ambientali delle sue attività minerarie nella Papua occidentale. Anche le organizzazioni della società civile hanno compreso le possibilità di tali iniziative, lanciando campagne di

GENERAL DYNAMICS

I

cune imprese e disinvestendo da altre, dispongono di una leva di grande efficacia nei confronti delle stesse imprese. È questa la sfida raccolta dal fondo pensionistico del governo norvegese, il Government Pension Fund – Global, controllato dal ministero delle Finanze e gestito dalla Banca centrale di Norvegia, la Norges Bank. Con oltre 300 miliardi di dollari in gestione, questo fondo pensione è il secondo più grande del mondo, alle spalle del Government Pension Investment giapponese. Ad inizio 2006, il fondo ha escluso sette compagnie, tra le quali l’italiana Finmeccanica, accusate di essere coinvolte nella produzione di armi nucleari. In particolare, EADS,

BAE SYSTEMS

la prima fonte di finanziamento per le imprese. Se questo è vero per alcuni settori, spesso i canali sono altri: l’emissione di azioni e obbligazioni, gli anticipi dei clienti o i crediti dei fornitori. È il caso dei produttori di armi. di Andrea Baranes Il GRAFICO mostra come, per alcune delle maggiori imprese del settore, i prestiti bancari non rappresentino che una fonte di finanziamento marginale rispetto ad azioni e obbligazioni. La quotazione di questi strumenti sui mercati finanziari assume quindi un’importanza rilevante. I gestori dei fondi, indirizzando le proprie scelte di investimento verso alPRESTITI BANCARI SONO SOLITAMENTE CONSIDERATI

LOCKHEED MARTIN

La responsabilità sociale arriva sui mercati finanziari. Dal Belgio una legge che proibisce la concessione di crediti a chi produce mine antiuomo e bombe cluster.

FONTE: TRENDS IN THE FINANCING OF FOUR SENSITIVE SECTORS STUDIO REALIZZATO DA PROFUNDO PER BANKTRACK, MARZO 2008

I fondi di investimento che disinvestono dai cattivi

| valori | 21 |


| dossier | fondi armati |

| dossier | fondi armati |

“RISPEDITE AL MITTENTE” L’AFRICA SI RIBELLA A MUGABE (E A PECHINO)

MERCATO DEGLI ARMAMENTI: RECESSIONE IN VISTA?

SE LA DITTATURA DI ROBERT MUGABE dovesse cadere in tempi rapidi, la clamorosa protesta dei portuali di Durban, Sudafrica, potrebbe presto assurgere alla mitologia nazionale diventando per lo Zimbabwe qualcosa di molto simile a ciò che il “Boston Tea Party” (l’atto di protesta assunto a simbolo dell’inizio della Rivoluzione americana) è per gli Stati Uniti da 235 anni a questa parte. Ad aprile, proprio l’opposizione degli attivisti sindacali alle operazioni di scarico dei quasi tre milioni di proiettili (e delle migliaia di kalashnikov) inviati dalla Cina all’agonizzante Mugabe aveva convinto il governo di Pretoria a bloccare il transito delle armi attraverso il Paese. La decisione del Sudafrica, imitata in seguito da Mozambico, Angola e Zambia, ha convinto le autorità cinesi a richiamare in patria il cargo senza troppe esitazioni. Il regime di Pechino, che resta molto attivo nel mercato globale degli armamenti garantendo forniture, tra gli altri, alla giunta militare birmana, opera da tempo senza remore nel continente africano. Dopo la brutta figura di fine aprile, però, la Cina rischia di perdere un cliente solido come lo Zimbabwe che, in caso di cambio di regime, potrebbe cercare nuovi fornitori. L’Occidente è alla finestra. M.C.

IL MERCATO MONDIALE DELLE ARMI RALLENTA e per le imprese del comparto bellico arriva l’ora della recessione. È l’“allarme”, per dirla ironicamente, lanciato alla fine di aprile dal Financial Times che ha messo in guardia quegli investitori che negli ultimi anni avevano trovato nel settore della “difesa” un porto più che sicuro cui approdare. Dalla fine del 2002 a oggi tutte le principali multinazionali del comparto hanno registrato rendimenti azionari da sogno [vedi SCHEDE ] trainati dalla crescita degli ordini che ha accompagnato le missioni militari in Iraq e Afghanistan. Un’inversione di tendenza sembra però già in atto. La presenza alleata sui teatri di guerra degli ultimi anni va ridimensionandosi facendo calare gli ordini, e una vittoria dei democratici alle presidenziali USA di novembre potrebbe sancire il definitivo cambio di rotta. In questo clima di disimpegno il ministero della Difesa britannico temporeggia sui programmi di difesa preoccupando le principali compagnie nazionali del settore. Tra queste, la super-redditizia Bae Systems (+280% di rendimento dal 2003 a oggi) rischia anche di andare incontro a quell’inchiesta per corruzione stoppata nel 2006 dal Serious Fraud Office su pressione del governo saudita, l’acquirente coinvolto nello scandalo. M.C.

LIBRI

a cura di Angelica Romano prefazione di Alex Zanotelli Napoli chiama Vicenza Disarmare i territori Costruire la pace Gandhi Edizioni, 2008

LO SPORCO LAVORO DEI TRAFFICANTI D’ARMI

pressione sugli investitori istituzionali. È il caso della Sudan Divestment Task Force, che chiede di non investire nelle imprese che provocano impatti negativi sulla situazione nel Darfur senza portare benefici alla popolazione sudanese. A marzo del 2008, ben 24 stati degli Usa avevano adottato politiche di disinvestimento legate al Sudan, oltre a una sessantina di università, diversi enti locali e i due fondi pensione californiani CalSTRS e CalPERS. Lo scorso aprile, anche il fondo pensione del Parlamento europeo ha deciso di disinvestire dalla Petro China, l’azienda petrolifera cinese che ha forti legami con il governo di Khartoum. Analogamente diversi fondi, come quello neozelandese New Zealand Superannuation Fund, alcuni fondi pensione olandesi e diverse banche in Belgio, negli ultimi anni hanno deciso di vendere i titoli delle imprese coinvolte nella produzione di armi chimiche e biologiche, nucleari,

JOHN BREDENKAMP

| 22 | valori |

ANNO 8 N.60

di mine antiuomo e di munizioni cluster. Proprio il Belgio si è posto all’avanguardia nei rapporti tra industria delle armi “controverse” e investimenti finanziari, approvando nel 2007 una legge che proibisce la concessione di crediti e l’investimento in imprese che producono mine antiuomo e bombe cluster. Alcune banche belghe avevano anticipato queste disposizioni. Il ramo di gestione patrimoniale della KBC sin dal 2004 ha escluso da tutti i propri investimenti le compagnie coinvolte nella produzione, sviluppo o commercio di cluster bombs o mine antiuomo. Sul proprio sito la banca pubblica un elenco, aggiornato ogni anno, delle imprese implicate in queste produzioni (vedi BOX ). Queste imprese, tra le quali c’è nuovamente l’italiana Finmeccanica, sono informate in modo da potere eventualmente replicare. Se queste iniziative hanno portato ad ottimi risultati,

VIKTOR ANATOLEVIC BOUT

Nato in Sudfrica nel 1940, l’ex giocatore di rugby della Rhodesia è oggi uno degli uomini più ricchi della Gran Bretagna, anche se ha un passaporto sudafricano, uno olandese e uno dello Zimbabwe. Arrivato nel 1968 in Olanda, inizia qui la sua carriera come commerciante di tabacco, con la sua società Casalee Group di Anversa, con la quale si copre di successi, non solo perché diventa il 5° commerciante mondiale di tabacco, ma soprattutto per il coinvolgimento in numerosi processi riguardanti il traffico

di armi, la violazione di convenzioni internazionali, la vendita di mine all’Iraq o la fornitura di armamenti alla Rhodesia. Da tutte queste vicende esce senza un graffio, tenendo la bocca chiusa e vendendo il Casalee Group. La vendita gli frutta 100 milioni di dollari, con cui apre una nuova società, il “Breco Group”. Ma i membri del consiglio di amministrazione di Breco sono gli stessi di Casalee. E il business continua. Citato nei rapporti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sotto indagine per i suoi legami con l’industria aerospaziale britannica, sentiremo ancora parlare di Mister Bredenkamp.

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GIUGNO 2008

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Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, definito un sanguinario dittatore, affronta il 27 giugno il secondo turno delle elezioni presidenziali.

Nato nel 1967, Bout mette a frutto la sua conoscenza di sei lingue nel suo primo lavoro in Mozambico, come traduttore per l’aviazione russa. Nel 1993, dopo la caduta del Muro di Berlino comincia la sua ascesa: ad appena 26 anni acquista due arrugginiti cargo Antonov e inizia la sua carriera di commerciante. Impaziente e sovversivo smette rapidamente di trattare solo polli surgelati e fiori recisi. Aumenta i suoi margini commerciando diamanti, attrezzatura mineraria, fucili semiautomatici, granate ed elicotteri da combattimento.

Un Dubai AW Hawk Mk 61 serial 501 della Bae Systems, il cui amministratore delegato, Mike Turner, è stato recentemente fermato e perquisito a Houston, Texas.

in particolare riguardo alla presa di coscienza tanto del pubblico quanto dei gestori in merito al ruolo degli investimenti sui mercati finanziari, è necessario segnalare alcuni limiti. Il primo è legato alla mancanza di trasparenza dei moderni strumenti finanziari. I fondi possono investire in altri fondi di investimento, in un sistema di scatole cinesi che difficilmente permette di conoscere in quali imprese si stia convogliando denaro. Nel 2007, l’Università di Harvard, una delle prime a dichiarare di avere disinvestito dalle imprese che facevano affari in Sudan, è stata al centro di una polemica dopo che si è scoperto che possedeva delle quote di fondi di investimento che a loro volta detenevano delle azioni della Petro China. In secondo luogo, disinvestire significa troncare ogni rapporto con la compagnia, e quindi rinunciare a ogni altra possibilità di influenzarne le scelte. Diversi gestori uti-

JEAN-BERNARD LASNAUD In questo modo si guadagna una torbida fama: il nome dell’ex commerciante di fiori comincia ad aleggiare su quasi tutti i conflitti del mondo. Diventa conosciuto come “squalo” che rifornisce entrambe le fazioni in guerra, in modo da garantirsi investimenti di “lungo termine”. Sia che si tratti dei ribelli del Ruf della Sierra Leone, dell’Unita angolana, dell’esercito liberiano di Charles Taylor, del gruppo filippino di AbuSayyaf o dei Talebani, l’organizzazione di Bout consegna ovunque a chiunque. Bout è stato arrestato il 6 marzo 2008 in Thailandia mentre stava caricando una fornitura di armi destinate alle Farc colombiane.

Nato nel 1942 Jean Bernard Lasnaud è un bell’uomo, affabile, un buon marito e un padre premuroso che, fino all’inizio degli anni 90, vive nella Florida del Sud. In seguito, come tanti, cerca la fortuna con le vendite on line. Sia che voglia un lanciagranate, un missile SCUD, un ospedale da campo da 400 posti letto per il giardino, oppure talco, carne argentina o un Hotel Esplanade a 5 stelle, Lasnaud è in grado di consegnare tutto, preciso e veloce come pochi. Se volete provare anche voi l’ebbrezza dell’ordine on line,

lizzano i diritti di voto e di partecipazione connessi all’essere azionisti, portando in assemblea la voce delle campagne e delle persone impattate dalle azioni dell’impresa e ponendo domande su specifiche questioni o progetti. È in questa direzione che la Fondazione Culturale Responsabilità Etica ha intrapreso da quest’anno un’iniziativa di Azionariato Critico. Tenere i titoli di un’impresa per cercare di influenzarne i comportamenti o al contrario venderli per non rendersi complice di eventuali violazioni. Due strade con obiettivi diversi, ma che in entrambi i casi cercano di sfruttare l’enorme potere che la finanza ha conquistato negli ultimi anni. Due strade che si stanno affermando anche in Italia, come strumento di democrazia economica e per ottenere dalle imprese una maggiore responsabilità, sostenibilità e trasparenza.

SARKIS SOGHANALIAN fate un salto su www.gec-intl.com, e fateci sapere. Lasnaud costruisce un impero chiamato Caribean Group, che riesce a vendere da 1 a 2,5 milioni di dollari di merce l’anno. Poi, ironia della sorte, viene accusato di contrabbando d’armi e tentata truffa dai tribunali europei e l’Interpol gli dà la caccia perché è ricercato dall’Argentina, paese dal quale ha contrabbandato 6.500 tonnellate di armi verso Fiume, in Croazia, a metà degli anni 90. Una partita del valore di 50 milioni di dollari. Alla fine Lasnaud viene arrestato in Svizzera nel 2003. Dovrà scontare 22 anni nelle prigioni argentine.

Soghanalian è un armeno nato nel ‘29 (o forse nel ‘30) cresciuto in Libano, che pesa più di 130 chili e ama raccontare di come sia stata dura crescere in tempi difficili, senza poter studiare, cominciando a lavorare con l’esercito francese a 14 anni. Sostiene che un armeno, se vuole sopravvivere, deve crescere lottando e lavorando. Questa triste prospettiva di vita è forse stata la molla che ha spinto il peso massimo Soghanalian a salire fino ai circoli più alti del governo Usa eseguendo ordini per Cia e Fbi, che lo assumono

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LIBRI

Seymour Melman Guerra S.p.A. L’economia militare e il declino degli Stati Uniti Città Aperta Edizioni, 2006 Fabbriche di morte: è possibile convertirle? Pironti,1982

ADNAN MOHAMMED KASHOGGI negli anni 80 per vendere armi all’Iraq nella guerra contro l’Iran. Con quegli affari si arricchisce, guadagnando più di 1,6 miliardi di dollari. Ma Sarkis Soghanalian, abituato a lavorare per sopravvivere, non si accontenta. E non smette di trasportare fucili, pistole mitragliatrici e munizioni in decine di zone di guerra in Africa e in Sudamerica. Soghanalian vive e lavora per più di 20 anni negli Usa, con uffici in Francia e in Giordania. Dopo l’ultima condanna riesce ad uscire dal carcere grazie all’aiuto del governo Usa, secondo il quale Soghanalian sarebbe “di notevole utilità per l’applicazione delle leggi internazionali”.

Nato nel 1935 alla Mecca, figlio del medico personale di re Abdul-Aziz Ibn Saud I, Adnan Kashoggi ha alle spalle un’onorata carriera che lo ha portato alla ricchezza e a uno stile di vita opulento. I più lo conoscono solo come uomo d’affari con uno yacht privato da 86 metri, usato anche nel film di 007 “Mai dire mai”. Ma la sua gli ricchezza deriva dall’aver fatto arrivare gli armamenti americani all’esercito saudita negli anni 50. Con la sua società Triad Holding Corporation, registrata in Lussemburgo e operante a Beirut, ha assunto il ruolo

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ANNO 8 N.60

di principale agenzia per i maggiori produttori occidentali di armi in Arabia Saudita e ha diretto il commercio delle armi Usa fra Medioriente e Stati Uniti, guadagnandosi la fama di essere uno degli agenti più importanti dell’industria internazionale delle armi degli anni 60. L’80 per cento di tutte le consegne di armi dagli Usa all’Arabia Saudita sarebbero passate per le sue mani negli anni 70. Noto anche per aver aiutato il dittatore filippino Marcos a dilapidare i fondi pubblici, Kashoggi vive attualmente tra Parigi, Cannes, Roma, Beirut, Riad e le isole Canarie. a cura di Claudia Apel

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GIUGNO 2008

| valori | 23 |


AUTOMAZIONE 9%

7% 0%

OCCUPATI DIRETTI NEL MILITARE, NELL’AEROSPAZIALE E DELLA DIFESA IN ITALIA 57.000 50.000 45.000

40.000

30.000 30.000

29.000

28.000

20.000

10.000 0 1990

1994

1998

2002

6

5,2

5

45

4,4

43,3 4

3,1 35

2

FYROM NATO HQ SKOPJE

BOSNIA ERZEGOVINA EURFOR ALTHEA EUPM NATO HQ SARAJEVO ALBANIA ALBANIA 2 - 28° GRUPPO NAVALE DIE NATO HQ TIRANA

36 35

33,5 0

LE OPERAZIONI MILITARI INTERNAZIONALI IN CORSO

KOSOVO KFOR UNMIK MALTA MIATM

REPUBBLICA DI CIPRO UNFICYP

MAROCCO MINURSO 30

IRAQ NTM-I [XX]

MEDITERRANEO ORIENTALE “ACTIVE ENDEAVOUR” E FORZE NAVALI PERMANENTI DELLA NATO EGITTO MFO

L’ELENCO È LUNGO MA FORSE INCOMPLETO: Finmeccanica ha assunto figli e parenti di politici e militari. Elio Mastella, figlio di Clemente, Davide Marini, figlio dell’ex Presidente del Senato Franco Marini, Alessandro Forlani, figlio dell’ex leader della DC Arnaldo Forlani, Caio Giulio Cesare Mussolini, parente di Alessandra Mussolini. E Guglielmo Cucchi, figlio del gen. Giuseppe Cucchi segretario del Cesis (ex organo di coordinamento dei servizi segreti), Andrea Brancosini, genero di Niccolò Pollari ex Sismi, Paolo Venturosi, figlio dell’ammiraglio Guido, Fabiana Gallitelli, figlia di Leonardo Gallitelli capo di Stato Maggiore dei carabinieri, Andrea Bellini figlio del generale Bellini, Emiliano Sarmi, figlio dell’amministratore delegato delle Poste Massimo Sarmi. http://nuke.disarmiamoli.org

Q

Sognando America L’accordo per gli elicotteri presidenziali Usa è sicuramente importante, ma i giornali hanno parlato di “straordinario successo italia-

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GIUGNO 2008

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no”, senza sottolineare che Finmeccanica è subfornitore della Lockheed, che è prime contractor e integratore di sistemi, con responsabilità globale del programma e della consegna dell'elicottero Us101 ai clienti. Gli apparecchi si costruiranno negli stabilimenti Lockheed di Owego NY e di Amarillo (Texas), perché le leggi americane impongono il “Buy America” cioè che almeno il 60% sia di fabbricazione a stelle e strisce. Anzi Guarguaglini ha dichiarato che si sono tenuti larghi per vincere la gara e hanno previsto una quota attorno all’80%. Rifatti i conti in proporzione (1,7 miliardi di dollari per la prima fase della commessa) il rientro per la società controllata dal ministero dell’Economia è più di immagine che di sostanza. Ma il “sogno” americano sono soprattutto le lobby realizzate dai deputati «alla luce del sole» come ha detto ancora Guarguaglini parlando di Hillary Clinton, che ha appoggiato l’Us101 perché verrà realizzato nello stato di New York dove è senatrice. Lobby tanto alla luce del sole che ogni tanto qualcuno resta abbagliato. Come è successo a Curt Weldon, deputato repubblicano e lobbista influente finito sotto inchiesta in Pennsylvania (vedi articolo pag. 26). Finmeccanica non è oggetto di indagine in quella vicenda e non lo è nemmeno nell’inchiesta aperta per insider trading

PAKISTAN – INDIA UNMOGIP

AFGHANISTAN EUPOL AFGHANISTAN ISAF HQ - RC-C RC-W - PRT- FSB

SUDAN AMIS II

SOMALIA AMISOM

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO EUSEC RD CONGO EUPOL RD CONGO

L’Italia ripudia la guerra? Le ultime Finanziarie sono state scritte da Finmeccanica e dalla difesa. La maggior parte dei fondi per l’innovazione

MEDIO ORIENTE UNTSO PALESTINA – EGITTO EU BAM RAFAH

TUTTI I “FIGLI DI” IN FINMECCANICA

2006

UANDO ENTRA IN CAMPO L’ORGOGLIO NAZIONALE scatta qualcosa dentro di noi che ci fa diventare tutti dei tifosi: se un’industria veste i colori dell’Italia all’estero o è portatrice di un’eccellenza, allora il livello della critica si abbassa e siamo tutti ferraristi. di Paola Baiocchi Succede attorno a Finmeccanica, che ha anche qualche mezzo in più rispetto alle altre aziende per far circolare giudizi positivi: la pratica di fare lobby, che il suo amministratore delegato Pier Francesco Guarguaglini ha più volte apertamente rivendicato. «La lobby realizzata dai governi italiano e inglese per controbattere quella americana ha fatto sì che siamo stati presi in considerazione ed abbiamo vinto la commessa» ha dichiarato a febbraio 2005 alla commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dopo che AgustaWestland, (al 100% di Finmeccanica) in consorzio con Lockheed e Bell avevano sconfitto Sikorsky, fornitore storico statunitense della flotta presidenziale di elicotteri.

LIBANO UNIFIL - OPERAZIONE “LEONTE”

40

3,7

3

2005

6%

50

1

4%

0

55

50,7

7

2000

9%

8

OCCUPATI [ IN MIGLIAIA ] 8,3

1995

6%

FATTURATO [ IN MILIARDI DI EURO ]

1990

10%

8%

FATTURATO E OCCUPATI NELL’INDUSTRIA AERONAUTICA ITALIANA 9

1985

6%

17%

15%

FONTE: ELABORAZIONE PROPRIA SU DATI AIAD E IAI (ISTITUTO AFFARI INTERNAZIONALI)

10

20%

25% SISTEMI DI DIFESA

TRASPORTI

20

SPAZIO

AREONAUTICA

26%

ELETTRONICA PER LA DIFESA

32%

ELICOTTERISTICA

30

ENERGIA

1995 2005

FONTE: MINISTERO DELLA DIFESA

STRUTTURA DI FINMECCANICA PER SETTORE DI ATTIVITÀ

FONTE: AIAD

| dossier | fondi armati | FONTE: AIAD (ASSOCIAZIONE INDUSTRIE AEROSPAZIO E DIFESA)

| dossier | fondi armati |

Sono 8.255 i militari italiani attualmente impegnati in missioni all’estero. Erano 7.714 nel 2007, 8,804 nel 2006 e 10.661 nel 2005.

industriale sono andati a programmi militari: il Joint Strike Fighter costerà 131 caccia nucleari (e 13 miliardi di euro). dalla Security Exchange Commission (Sec) e dalla Consob su un ingegnere romano per un’operazione sui titoli Finmeccanica a ridosso dell’annunciato acquisto della statunitense Drs, che avrebbe fruttato al professionista 2,1 milioni di euro.

sarà ulteriormente a disposizione della strategia militare americana, e Finmeccanica si strutturerà sempre di più come un complesso militare-industriale in grado di influenzare la nostra programmazione economica e la nostra politica estera. Gianni Alioti, responsabile dell’ufficio internazionale della Fim-Cisl parla chiaro: «Le due Finanziarie 2007 e 2008 sono state scritte dal ministero della Difesa e da FinmecIl complesso militare-industriale canica: sul triennio sono stati stanziati più di 4 miliardi in programmi La proposta di acquisto per la Drs, produttrice di sistemi di comudi acquisto-ricerca-sviluppo di nuovi sistemi d’arma, che sono tutti nicazione per i mezzi delle forze armate Usa (dagli elicotteri programmi militari, ma non sono all’interno del bilancio della Difed’attacco Apache ai caccia F-16) in qualsiasi modo andrà a finire va sa, ma delle Attività produttive nel Fondo per la competitività e sviesaminata a fondo. Si è sottolineato che per l’Italia vuol dire entraluppo delle imprese (vedi TABELLA ). Si è spostare nel novero dei più fidati alleati del PenL’ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE to il baricentro della politica industriale tutto tagono, ma anche che questa entrata sbisul militare con circa 10 miliardi di euro a solancerebbe la difesa europea verso l’altra L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA come strumento stegno del business di “Finmeccanica e dinsponda dell’Atlantico. di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo torni”, contro 1,7 miliardi di euro per la comMa sensazionale è anche la ventilata ofdi risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, petitività e lo sviluppo industriale in campo ferta di acquisto della Drs da parte della franalle limitazioni di sovranità necessarie civile, meno di 1,2 miliardi nella ricerca e inco–tedesca Eads (European Aeronautic Dead un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia novazione e 0,1 miliardi per la promozione fence and Space), dato che la Francia non fa fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni delle fonti energetiche rinnovabili». nemmeno parte della Nato. Se l’acquisto di internazionali rivolte a tale scopo. Un allarme alla progressiva militarizzazioDrs verrà concluso da Finmeccanica, l’Italia

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ambasciatore per l’Italia negli Usa e anche l’ammiraglio Guido Venturoni, ex capo di Stato maggiore della Difesa e primo italiano a riwww.finmeccanica.it coprire la carica di presidente del Comitato Militare della Nato». E www.LockheedMartin.com in sovrappiù anche Riccardo Varaldo presidente della Scuola supewww.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/21022008_bilanci riore Sant’Anna di Pisa, uno dei centri di ricerca italiani dove vengowww.nodalmolin.org no sviluppati progetti congiunti con Israele, come previsto dalla legwww.nof35.org ge 94/2005. La legge 94, che è passata al Senato con l’appoggio del Gruppo Democratici di sinistra-Ulivo al governo Berlusconi, stabilisce la collaborazione tra i ministeri della Difesa e delle Forze Armate ne dell’Italia viene lanciato anche da Andrea Licata, del Centro studi tra i due Paesi, e la cooperazione alla ricerca, sviluppo e produzione per la Pace Università di Trieste, e del Comitato Vicenza Est: «L’Italia è di tecnologie militari. «Nel campo tecnologico e scientifico – spiega seconda solo agli Usa per la presenza di forze militari all’estero: siamo Manlio Dinucci su il Manifesto – siamo nell’area grigia in cui non c’è impegnati in una ventina di Paesi dal Libano all’Afghanistan. più una netta demarcazione tra fini civili e ricerca a fini L’allargamento di Vicenza serve agli Usa come base di ap* NOTA militari. Per di più il memorandum sulla cooperazione poggio a sud delle Alpi per interventi fuori area, in Mediomilitare con Israele stabilisce che le attività derivanti dalriente e Africa. Mi sembra che si perda completamente di Alla chiusura di Valori l’accordo saranno soggette all’accordo sulla sicurezza» vista il dettato costituzionale. Noi chiediamo – conclude il Cda di Finmeccanica era in fase di rinnovo, quindi massima segretezza. Andrea Licata – che non si costruisca la nuova Ederle, ma alcune cariche anche che si chiuda la vecchia base di Vicenza». potrebbero essere variate. Aggiornamenti «Nel consiglio di amministrazione di Finmeccani(Ri)conversione su: www.valori.it ca* – riprende Alioti – siedono Giovanni Castellaneta, Dal 1995 in poi Finmeccanica ha avviato una riconversione

al contrario: dal civile al militare. Fino a quel momento i 2/3 della produzione erano civili, ora il rapporto si è rovesciato (vedi GRAFICO pag. 24). «Oltre tutte le considerazioni etiche - dice Gianni Alioti - la scelta del militare non è neppure conveniente dal punto di vista occupazionale: dal 1993 al 2003 in Europa si sono persi 750 mila posti di lavoro legati direttamente al militare. Un altro esempio: la partecipazione dell’Italia al Joint Strike Fighter, è subordinata all’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35, e la spesa prevista oscilla tra 12,3 e 14,5 miliardi di euro. Se investissimo la stessa cifra nell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili avremmo in Italia dai 116 mila ai 203 mila nuovi posti di lavoro; stime realistiche ottenute sul rapporto investimenti/nuovi posti di lavoro nel settore in Germania». Contro i 10 mila nuovi posti di lavoro di cui parla Lorenzo Forcieri che, da sottosegretario alla Difesa, l’anno scorso ha firmato a Washington il contratto. Ma soprattutto cosa c’entra un cacciabombardiere nucleare da combattimento con la Costituzione italiana? Se lo chiedono gli oppositori al progetto, riuniti nel Coordinamento contro gli F-35, che una volta al mese manifestano davanti alla base di Cameri (Novara) dove dovrebbero venire assemblati.

SPESE MILITARI ASCRITTE AL BILANCIO DELLA DIFESA SPESE MILITARI COMPESSIVE

17.000

16.607

[ IN MILIARDI DI EURO ]

DIFESA CONTRO SICUREZZA PUBBLICA FUNZIONE DIFESA [ FORZE ARMATE ]

FUNZIONE SICUREZZA PUBBLICA [ ARMA DEI CARABINIERI ]

FUNZIONI ESTERNE PENSIONI PROVVISORIE

20.000

TOTALE 20.928,4 +17,69% +25,74% 15.223,9 RISPETTO AL 2006

16.000 15.224 14.709

15.000

15.000

14.150 13.660

14.000

TOTALE 18.134,5 12.437,3

TOTALE 17.782,2 12.106,7

13.800 13.630 10.000

13.000

12.106

5.000 5.271,4 2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

10.000

2001

11.000 0

115,4 288,7

5.282,0 304,1 111,1

5.358,3 115,4 230,8

FINANZIARIA 2008

12.437 FINANZIARIA 2007

12.292

FINANZIARIA 2006

12.630 12.000

INVESTIMENTI PUBBLICI NEL MILITARE AL DI FUORI DEL BILANCIO DELLA DIFESA

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Fondo per la competitività e sviluppo delle imprese 3.480 milioni di euro dal 2007 al 2010 + 2.850 milioni dal 2011 in programmi esclusivamente militari Nel 2008 il 71% degli incentivi destinati per lo sviluppo industriale sono nel militare Finanziamenti pluriennali per programma Fremm 465 milioni dal 2007 al 2010 + 1.530 milioni dal 2011 in poi Fondo per sostituzione, ripristino e manutenzione di mezzi, materiali, sistemi, infrastrutture ed equipaggiamenti militari 1.390 milioni dal 2007 al 2010

Mr. Weldon: chi di lobby ferisce... Un impiego nelle pubbliche relazioni della AgustaWestland per la figlia, favori per gli amici. In Pennsylvania il deputato repubblicano finisce sotto indagine. TTIVO, RAPPRESENTATIVO E MOLTO INFLUENTE.

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FILM

Ari Folman Waltz with Bashir: dimenticare la storia produzione Israele, Germania, Francia, 2008

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Proprio l’uomo giusto al posto giusto. Curt Weldon, vicepresidente della commissione difesa della Camera, eletto dieci volte parlamentare repubdi Paola Baiocchi blicano per la Pennsylvania, è finito nel 2006 sotto inchiesta proprio in quello Stato con l’accusa di aver approfittato della sua posizione per favorire AgustaWestland nella gara d’appalto per la fornitura della flotta di elicotteri presidenziali. La storia, anche se si svolge dall’altra parte dell’Oceano, ha un sapore Mediterraneo: Kimberly Weldon, ex assistente sociale e figlia del deputato, è stata assunta come

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addetta alle pubbliche relazioni da AgustaWestland solo pochi giorni dopo l’intervento di suo padre a un convegno Italia-Usa-Gb, sponsorizzato da Finmeccanica a Portofino. I contribuenti americani avrebbero finanziato il soggiorno di Mr. Weldon nel prestigioso albergo italiano con una diaria di 1.153 dollari al giorno e con il viaggio su un jet militare. «Ma - riporta il New York Times - per Weldon la conferenza sarebbe stata una vittoria perché dopo molti anni di promozione del gruppo militare italiano, questo avrebbe finalmente conseguito degli importanti risultati al Pentagono». «E – aggiunge il giornale – dei suoi sforzi avrebbero beneficiato anche il suo distretto, la sua famiglia, i suoi ami-

ci e i suoi conti bancari». Dieci manager americani del gruppo Finmeccanica con le loro mogli, sono risultati tra i principali contribuenti alla campagna elettorale 2006 di Weldon. Donazioni che si sono aggiunte a quelle di Lockheed e Boeing. Invece Oto Melara, una società del gruppo Finmeccanica, avrebbe assunto per 60 mila dollari come lobbista federale Cecila Grimes, amica di Weldon e agente immobiliare. Insomma il deputato avrebbe superato i limiti consentiti all’attività di lobby. L’indagine gli è costata la sconfitta alla rielezione nel 2006, e la costituzione di un cospicuo fondo per la sua difesa. Finmeccanica, che non è indagata nel procedimento americano, manifesta la sua completa estraneità ai fatti.

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FONTE: FIM-CISL

LE SPESE MILITARI IN ITALIA NELLE ULTIME FINANZIARIE

FATTURATO: PIÙ DEL 5% DA PRODUZIONE E COMMERCIO DI ARMI E LORO COMPONENTI

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FONTE: FIM-CISL

FONTE: FIM-CISL

INFO

SOCIETÀ

SETTORE

PAESE

Alcatel-Lucent Alliant Techsystems Atkins (WS) Autonomy Corporation BAE Systems Babcock International Group Boeing CBS Chemring Group Cobham Computer Sciences Detica Group e2v technologies European Aeronautic Defence & Space Filtronic Finmeccanica James Fisher and Sons Fluor Corporation GKN General Dynamics Goodrich Corporation Hampson Industries Harris Honeywell International IHI Indra Sistemas Interserve ITT Corporation KBR Kawasaki Heavy Industries L-3 Communications Holdings Lockheed Martin MTU Aero Engines Holding Meggitt Mitsubishi Heavy Industries Mitsui Engineering & Shipbuilding Nord Anglia Education Northrop Grumman Oshkosh Truck Corporation QinetiQ Group Raytheon Rheinmetall Rockwell Collins Rolls-Royce Group S.O.I.TEC Safran Serco Group Singapore Technologies Engineering Smiths Group Spotless Group Textron Thales UMECO Ultra Electronics Holdings United Technologies VT Group Varian Medical Systems Weir Group Zodiac

Hardware Aerospaziale e difesa Servizi Software e computer services Aerospaziale e difesa Servizi Aerospaziale e difesa Media Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Software e computer services Software e computer services Elettronica e elettrotecnica Aerospaziale e difesa Hardware Aerospaziale e difesa Trasporti industriali Costruzioni Automobili Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Hardware Industria Industria Software e computer services Servizi Industria Costruzioni Ingegneria industriale Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Ingegneria industriale Ingegneria industriale Servizi Aerospaziale e difesa Ingegneria industriale Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Ingegneria industriale Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Hardware Aerospaziale e difesa Support Services Aerospaziale e difesa Industria Servizi Industria Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Aerospaziale e difesa Apparecchiature sanitarie e servizi Ingegneria industriale Aerospaziale e difesa

Francia USA UK UK UK UK USA USA UK UK USA UK UK Francia UK Italia UK USA UK USA USA UK USA USA Giappone Spagna UK USA USA Giappone USA USA Germania UK Giappone Giappone UK USA USA UK USA Germania USA UK Francia Francia UK Singapore UK Australia USA Francia UK UK USA UK USA UK Francia

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FONTE: EIRIS 2008

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Bitonto, a Est dell’Australia

L’alta velocità che non ti aspetti di Paolo Fusi

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Farfalle d’inverno, un libro edito dalla Cooperativa Editoriale Etica di Lucia Valcepina con fotografie di Fabrizio Padovani

È uscito! Farfalle d’inverno, un diario di viaggio con i contenuti del reportage e i colori del romanzo, un racconto illustrato che si addentra nel mondo del non profit attraverso l’incontro con quattordici realtà italiane sostenute da Banca Etica. La testimonianza, dai toni multiformi, onirici e realistici, poetici e concreti, s’intreccia con il percorso esistenziale del protagonista, nel confronto vitale con un universo sommerso e operoso ispirato dai valori della Socialità. A orientare l’opera, la convinzione che il progresso sociale sia principalmente un processo creativo, nato dalla capacità di immaginare, reinventare, trasformare il vivere grazie a un atteggiamento lucido e sognante, irriverente e provocatorio, tenace e disincantato. Gli attori della sfida hanno gli occhi di un clown, lo sguardo di chi dedica la propria vita all’accoglienza e alla marginalità, la voce di chi lancia una sfida alla Storia, di chi trasforma luoghi di conflitto in terre di pace... I loro volti, i gesti, i vissuti accompagnano il viaggiatore nel cuore della lotta al disagio, della cooperazione internazionale, della produzione artistica condivisa. Dal confronto non può che nascere il cambiamento e la persuasione che chiunque è parte, anche se inconsapevole, della Rete sociale e, per questo, chiamato a operare una scelta. PREZZO DI COPERTINA euro 14

PREZZO SCONTATO PER ABBONATI E LETTORI DELLA RIVISTA VALORI euro 12

COME EFFETTUARE IL VERSAMENTO con bollettino postale sul C/C 28027324 intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 1, 20125 Milano con bonifico bancario sul C/C EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica, intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1, 20125 Milano causale: inserire nome e cognome, indirizzo completo ed e-mail del destinatario specificando “acquisto libro Farfalle d’inverno” Per ulteriori informazioni, telefona dalle ore 9,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 18,00 al numero 02.67199099, scrivi a info@valori.it o entra nel sito www.valori.it

I COLPO SALTA FUORI CHE TRA I PRETENDENTI DELLE “SLOT” nel servizio nazionale della TAV (Treni ad alta velocità) ci sia

anche una società romana che gestisce una piccolissima ferrovia locale nella provincia di Bari, la Ferrotramviaria SpA. Di notizie balzane ce ne sono sempre un sacco, ma questa mi sembrava più divertente delle altre, così sono andato a metterci il naso. Finché mi sono limitato alla società stessa ho trovato una leggera polemica, poi sedatasi, relativa alla stazione di Bitonto. Ferrotramviaria è consocia (con un sesto del capitale) di RTC, una società importante che agisce tra Reggio Calabria e la frontiera con l’Austria, per spostare su rotaia i trasporti che attualmente avvengono via camion. Una cosa bella e utile. Poi, però, mi sono reso conto che Ferrotramviaria non può avere i soldi per fare ciò che fa. Ho guardato i bilanci, le cifre sugli utenti della ferroviuccia bitontina, e ho cominciato a chiedermi chi fossero quei mecenati della locomotiva impegnati in tale sforzo biblico, che nel frattempo dalla società svizzera Stadler di Bussnang hanno comprato per undici milioni (oltre la metà dell’intero bilancio di Ferrotramviaria) quattro treni supermoderni per la TAV. Ho chiesto a RFI e a tutti gli uffici competenti. Mi hanno detto che la TAV a Bari, se tutto va bene, arriverà nel 2020, ma meglio scommettere sul 2025. Come hanno fatto Luca di Montezemolo, Diego Della Valle e Banca Intesa, che insieme hanno costituito NTV, l’unica società che finora abbia osato sfidare il monopolio delle Ferrovie dello Stato, grazie alla liberalizzazione stabilita dall’Ue. Un altro fatto: Ferrotramviaria non ha mai ufficialmente chiesto una “slot” per la TAV. Una slot è il diritto di far passare un proprio treno sulla rete nazionale (gestita da RFI) ad una data ora in un dato giorno della settimana. Intanto nell’ambiente bancario internazionale c’è qualcuno che chiede appoggi per il finanziamento del progetto faraonico Una piccola ferrovia nella di Ferrotramviaria. Dietro c’è un conte sanmarinese, azionista provincia di Bari al centro di un intrigo internazionale. di riferimento della SMI San Marino Investimenti, ambasciatore della Repubblica del Monte Titano in diversi Paesi tutt’altro che esotici Protagonisti: un conte di (come Malta, dove il conte conserva alcune società offshore dal nome San Marino, i soliti paradisi altisonante come “Vittoriosa”) e gestore di una finanziaria romana, fiscali e molti molti soldi la ITI, controllata fondamentalmente da una Banca dell’Arcipelago delle Vanuatu, 1.750 km a Est dell’Australia. La Banca si chiama UIB United Investment Bank Ltd. Port Vila ed è, ovviamente, una bucalettera. Lo stabiliscono anche le autorità elvetiche che, nel gennaio 2004, obbligano il conte e la UIB a chiudere le società da loro fondate in Svizzera, che, secondo Berna, avrebbero svolto attività bancarie nella Confederazione senza avere la licenza. Presidente del Cda delle società elvetiche, a Lugano, è un Lucio Velo, già noto come presidente del Cda della Arner Bank di Lugano, altra banca nota a chi di dovere. La faccenda si fa davvero divertente. A San Marino al conte la licenza da banchiere non l’hanno data, dalla Svizzera l’hanno messo fuori in malo modo. E lui va a Funchal, alle isole Madeira, ufficialmente parte del Portogallo ma in realtà paradiso fiscale preferito per gli affari illegali dei brasiliani, degli angolani, dei russi e dei trafficanti di diamanti di tutto il mondo. Tra i fiduciari che lavorano per il Conte a Funchal ci sono Bruno Sa Figueira (che lavora anche al contrabbando di diamanti con l’Angola) e Roberto Carlos Castro Abreu, che lavora sulla tratta Genova-Brasile per la società genovese Rimorchiatori Riuniti. I soldi finiscono sui conti della BES Banco Espirito Santo, una delle grandi banche portoghesi. Mi chiedo cosa c’entri ora il fatto di sognare di partecipare all’Alta Velocità con un simile costrutto offshore. Però adesso, se un giorno vedremo la TAV per Amburgo e Londra partire da Bitonto e fare scalo a San Marino, avremo una pallida idea del perché e del percome. E da dove vengano i soldi necessari.

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La crisi subprime tra finanza e filosofia >32 Banco Popolare: lo spezzatino preoccupa i sindacati >34 Co2, l’Italia promette tagli. Eni ed Enel non hanno sentito >37

finanzaetica USA: LA MOGLIE DI MCCAIN DISINVESTE DAI FONDI SUDANESI

INDIA: STOP AI FUTURES SULLE MATERIE PRIME

BANCHE E TERRORISMO: MAXIACCUSA A UBS

INTESA: STOP FINANZIAMENTI AL NUCLEARE IN SLOVACCHIA

CENSURA: DA GOOGLE NESSUNA SVOLTA MA QUALCOSA SI MUOVE

TROPPA FIDUCIA, RISCHIANO LE BANCHE CENTRALI

Cindy McCain, moglie del candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha ceduto a metà maggio le sue quote in due fondi d’investimento sospettati di finanziare indirettamente la repressione compiuta dal governo sudanese nella regione del Darfur. Sottoposta alla pressione della stampa americana (e dell’Associated Press in particolare) e comprensibilmente intenzionata a non danneggiare l’immagine del marito John, fermo sostenitore dell’embargo finanziario al regime di Karthoum, Cindy ha così liquidato i suoi due milioni di dollari di partecipazione in American Funds Europacific Growth e American Funds Capital World Growth and Income. Quest’ultimo possiede azioni dell’azienda cinese Petrochina, un’impresa partecipata all’88% dal governo cinese e responsabile del versamento costante delle royalties nelle casse di Karthoum. Entrambi i fondi d’investimento posseggono inoltre azioni della compagnia indiana Oil & Natural Gas Corporation, anch’essa attiva nel Paese africano. La scelta di Cindy McCain segue di un mese l’azione dell’Unione Europea che, su pressione dell’europarlamentare gallese Glenys Kinnock e dell’Ong britannica Aegis Trust, aveva ritirato ad aprile la propria partecipazione in Petrochina originariamente destinata a finanziare il fondo pensione europeo, il cosiddetto MEP. Una decisione che si affiancava a quella dei fondi pensionistici PGGM (Olanda), Fidelity Investments e Hathaway (Stati Uniti).

Una messa al bando delle contrattazioni sui futures delle commodities alimentari. È la proposta lanciata a inizio maggio dal governo indiano per frenare la speculazione che sta affamando i Paesi più poveri. L’idea, che costituisce un’autentica svolta nel programma di apertura finanziaria del Paese lanciato cinque anni fa, è stata presentata dal ministro delle finanze Palaniappan Chidambaram. Secondo quanto riportato dal Financial Times, parlando a margine della riunione annuale dell’Asian Development Bank (ADB) a Madrid, Chidambaram avrebbe individuato nella conversione delle materie prime in biocarburanti ‹‹la singola colossale ragione della crisi alimentare››. Chidambaram, che non ha usato mezzi termini nel definire la conversione delle materie prime “un crimine contro l’umanità”, ha così risposto implicitamente alle accuse lanciate in precedenza dal presidente USA George Bush che aveva giudicato l’India ‹‹parzialmente responsabile›› della crescita dei prezzi del comparto food. Le accuse dell’India hanno però sollevato critiche in seno all’ADB e alla Banca Centrale Europea. Il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha respinto la tesi della correlazione tra la speculazione e l’ascesa dei prezzi dei generi alimentari. Di fronte alla crisi, l’ADB pensa alla possibile mobilitazione di un fondo d’emergenza di 80 miliardi di dollari. L’erogazione non gratuita di generi alimentari, tuttavia, potrebbe apparire al tempo stesso piuttosto problematica. Ai primi di maggio il governo filippino ha respinto un’offerta di 675.000 tonnellate di riso in attesa che i prezzi dei cereali possano calare.

La banca d’affari elvetica UBS avrebbe violato le leggi antiterrorismo Usa operando transazioni con istituti sospettati di finanziare la Jihad Islamica, Hamas ed Hezbollah. Lo sostengono i parenti di decine di cittadini israeliani e americani vittime di attentati nell’ultimo decennio che hanno intentato una class action contro l’istituto. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, tra le stragi chiamate in causa ci sarebbe anche il famigerato attacco suicida compiuto il 30 luglio 1997 a Gerusalemme che lasciò sul campo 15 morti e 168 feriti. L’iniziativa ha preso di mira le operazioni condotte con quei Paesi per i quali da dodici anni vige l’embargo della Casa Bianca. Già accusata quattro anni fa di aver trasferito circa 100 milioni di dollari in alcuni luoghi “proibiti” (Cuba e Iran in testa), UBS ha respinto ogni accusa sostenendo inoltre di aver smesso di operare transazioni con Teheran due anni fa. La scelta dei parenti delle vittime di richiedere un risarcimento sembra trovare terreno fertile negli Stati Uniti dove le ultime decisioni dei tribunali hanno delineato una tendenza piuttosto chiara. Nel febbraio scorso il giudice Nina Gershon della Corte Federale di Brooklyn aveva giudicato legittima la causa intentata da 1.600 cittadini contro l’istituto giordano-saudita Arab Bank già sospettato di finanziare le attività del terrorismo internazionale.

«Siamo convinti che una grande banca come Intesa Sanpaolo abbia precise responsabilità non solo per il suo ruolo di intermediario finanziario ma più in generale per come svolge la propria attività e per gli impatti che può generare anche in ambito sociale e ambientale». Con queste parole contenute in una lettera inviata ad alcune organizzazioni non governative tra cui Greenpeace e CRBM Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, il responsabile CSR di Intesa Sanpaolo Valter Serrentino ha spiegato le ragioni del cambio di rotta dell’istituto bancario in merito alla spinosa questione dei reattori nucleari di Mochovce, in Slovacchia. Nei mesi scorsi un gruppo di banche tra le quali la stessa Intesa Sanpaolo aveva approvato un finanziamento di 800 milioni di euro destinato alla società Slovenske Elektrarne, controllata dall’italiana Enel. Il credito era destinato a sostenere i lavori da compiersi presso l’impianto di Mochovce, una struttura giudicata obsoleta e pericolosa da Greenpeace e della altre Ong coinvolte che avevano chiesto all’istituto italiano di ritirare la propria partecipazione. Quest’ultima ipotesi resta in forse. SanpaoloIntesa ha promesso di rivalutare l’intera documentazione tecnica insieme a un comitato di esperti prima di prendere una decisione definitiva. Il finanziamento rimarrà congelato fino a nuovo ordine.

Ancora una volta l’assemblea annuale degli azionisti di Google ha respinto le due mozioni sull’adozione di nuove misure per la tutela della libertà di informazione e del diritto alla privacy nei Paesi caratterizzati da governi autoritari. Sebbene il consiglio di amministrazione avesse dato chiare indicazioni di voto contrario, rendendo del tutto scontato l’esito della consultazione, i promotori di una riforma etica delle politiche del gigante del web possono trovare nuovi elementi di speranza. La novità di quest’anno è infatti costituita dalla scelta controcorrente di Sergey Brin che, con una quota pari al 28,5% delle azioni, resta uno dei principali azionisti dell’impresa. Brin, che ha comunque difeso la politica dell’azienda in Cina (manco a dirlo il Paese osservato speciale…), ha scelto di astenersi dichiarando di appoggiare almeno nella sostanza le proposte sostenute, tra gli altri, dalla Harrington Investments, una società californiana impegnata nel campo degli investimenti socialmente responsabili, che ha chiesto l’istituzione di un comitato per i diritti umani destinato a promuovere nuove politiche aziendali. Google, cui Amnesty International chiede da tempo di non impegnarsi nelle collaborazioni alle operazioni di censura preventiva dei regimi autoritari (intervenendo sui filtri di ricerca), ha confermato la propria adesione al Global Online Freedom Act, una legge che impone alle compagnie USA di non passare informazioni sugli utenti della rete a governi che applicano la censura dell’informazione.

Colpite dalla bufera subprime, le principali banche d’affari starebbero accumulando assets di dubbia qualità, deteriorando le garanzie reali offerte agli istituti centrali. È l’allarme lanciato a metà maggio dal governatore della Banca Centrale del Lussemburgo e membro del consiglio della BCE, Yves Mersch. Le sue considerazioni, riprese dal Financial Times, puntano il dito sulle operazioni degli istituti d’investimento soccorsi dalle banche centrali attraverso i prestiti. Lo schema sarebbe questo: i soggetti indebitati accumulano in fretta titoli rischiosi creando pacchetti ad hoc da offrire in garanzia; le banche centrali accolgono gli assets senza badare ai rischi di insolvenza dei debitori nè al reale valore delle garanzie. Risultato: in caso di inadempienza i creditori rischiano di non poter contare sul salvataggio degli assets. A dipingere uno scenario ancora più inquietante c’è la crescita fuori controllo della domanda di liquidità da parte delle banche d’affari e delle società finanziarie in crisi. A maggio la Banca d’Inghilterra avrebbe stanziato 90 miliardi di sterline di facility per l’acquisto di obbligazioni delle 8 principali banche Uk. Intanto la BCE prosegue le operazioni di salvataggio anche oltre l’area euro. Di recente avrebbe acquisito obbligazioni per 2,5 miliardi di dollari divise tra l’islandese Glitnir e l’americana Lehman Brothers.

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Dall’Amleto all’ornitorinco La crisi subprime tra finanza e filosofia

FONTE: INTERNATIONAL MONETARY FUND, BLOOMBERG, PAULSON ESTIMATES OXFORD ECONOMICS ESTIMATES, CEBR 05/2008

| finanzaetica | Derivatus paradoxus |

LA BUFERA TRAVOLGE LE BANCHE

Obbligazioni Cdo Crediti alle imprese Crediti al consumo Commercio immobiliare Mutui prime Mutui subprime e Alt-A

1.300 945

MILIONI DI $

PREVISIONI FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE

PREVISIONI OSSERVATORIO PAULSON

MILIONI DI $

312

MILIONI DI $

PERDITE AMMESSE A BILANCIO

Cronaca, economia e filosofia. Nel suo ultimo libro Alberto Berrini usa tutti e tre questi strumenti per spiegare la crisi scatenata dai mutui subprime americani. Un fenomeno difficile da capire perchè ci mancano le categorie ontologiche.

“C

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derivati coinvolti nelle turbolenze, rilevati a marzo nella fase più estrema della tensione dei mercati. (…) Le banche accuserebbero circa metà delle perdite, le altre finirebbero a carico di compagnie d’assicurazione, fondi pensione, hedge fund e altri investitori”. Berrini spiega il meccanismo che si è innescato, il ruolo delle banche e delle società di rating, gli interventi della Fed e degli altri istituti centrali di credito, la cartolarizzazione e gli altri sofisticati strumenti finanziari. Ad arricchire il libro c’è anche un pizzico di filosofia: un intero capitolo scritto da Achille Varzi, professore di filosofia alla Columbia University di New York (laurea all’Università di Trento, dottorato di ricerca all’Università di Toronto, Canada, tra gli editor del The Journal of Philosophy e della Stanford Encyclopedia of Philosophy).

Da Shakespeare ai primi coloni australiani “Ci sono più cose in cielo e in terra di quante se ne sogni la tua filosofia”. Così Amleto si rivolge a Orazio nella celebre tragedia di Shakespeare. Che cosa c’entra con le crisi finanziarie, i subprime, i derivati? In apparenza niente, agli occhi di uno studioso di filosofia come Varzi molto. “Le grandi rivoluzioni copernicane si verificano quando riusciamo ad ampliare i nostri orizzonti e ad uscire dal provincialismo ontologico che ci tiene imprigionati. Questo vale per le scoperte astronomiche (le galassie, i buchi neri) così come per quelle microscopiche (l’antimateria, i quark, le stringhe). E vale ogniqualvolta ci troviamo dinnanzi a qualcosa che non sappiamo come classificare perché ci manca la categoria, come i coloni australiani dinnanzi ai primi esemplari di quell’animale che oggi chiamiamo JOHN GOULD THE MAMMALS OF AUSTRALIA, 1863

è definitivamente passato, o è un pazzo o è qualcuno che ha interessi da proteggere”. Esordisce con questa citazione, tratta da un articolo dell’Economist pubblicato a fidi Elisabetta Tramonto ne agosto 2007, il nuovo libro di Alberto Berrini: Le crisi finanziarie. E il “Derivatus paradoxus”. Si riferisce alla tempesta scatenata dalla crisi dei mutui subprime, esplosa negli Usa l’estate scorsa, che ha poi travolto i mercati finanziari di tutto il mondo. Una tempesta che non sembra volersi placare: “tale crisi finanziaria non solo non è alla fine ma ha decisamente allargato i suoi confini”, scrive Berrini. “In origine erano i mutui subprime (…) Poi la bufera ha contagiato il credito al consumo, i debiti sulle carte di credito, i prestiti agli studenti, i bond municipali. E infine ha travolto anche i mutui, quelli abbastanza buoni”. Con un linguaggio comprensibile anche per i non addetti ai lavori e con l’aiuto di esempi, articoli di giornali e citazioni di economisti, Alberto Berrini cerca di spiegare perché quando “nell’agosto 2007 ben 244.000 americani non sono stati in grado di pagare tre rate consecutive del loro mutuo e hanno perso la proprietà della loro casa”, la crisi scoppiata ha contagiato il mondo intero. Tanto che “secondo le ultime stime disponibili del Fondo Monetario Internazionale, il sistema finanziario internazionale potrebbe essere investito nei prossimi mesi da una seconda ondata di perdite e svalutazioni, che potrebbero sfiorare complessivamente i mille miliardi di dollari. (…) Non è una previsione, è un’affermazione basata sui valori di mercato dei HIUNQUE AFFERMI CHE IL PEGGIO

ornitorinco: non un mammifero, per via delle uova; non un rettile, per via del sangue caldo; non un uccello, per via delle zampe…”, scrive Varzi nel suo capitolo in Le crisi finanziarie. “A costo di spararla grossa, credo che anche quando cerchiamo di spiegare fenomeni come quelli di cui si tratta in questo libro – la crisi finanziaria e tutto ciò che l’accompagna – buona parte della difficoltà risieda proprio nella povertà delle categorie ontologiche con le quali ci troviamo a lavorare (…). I derivati sono un po’ come l’ornitorinco”.

prendiamo la letteratura di settore, cioè quella di taglio economicofinanziario, Christian Marazzi, per esempio, definisce i derivati alla stregua di prodotti “che non hanno un valore in sé, ma un valore che deriva da prodotti sottostanti che possono essere i normali titoli azionari, le obbligazioni, le divise, le ipoteche, i debiti e i crediti, gli interessi, le materie prime come il petrolio, il grano, la carne bovina”. È una definizione piuttosto comune e non c’è dubbio che spieghi bene l’etimologia del termine, ma presuppone che ci siano delle merci o dei prodotti i quali, a differenza dei derivati, hanno un valore “in sé”, e a ben vedere le cose stanno diversamente. Prendiamo ad esemUn’idea di Talete, parola di Aristotele pio l’oro. Che cosa fa sì che un pezzo d’oro abbia un certo valore? La “Che cos’è un derivato? Che posizione occupa nel sistema di categorisposta intuitiva è che l’oro è dotato di valore in ragione della sua rie di cui ci serviamo per classificare le cose di questo mondo? E prinatura fisica: è un metallo prezioso. Benissimo. Ma che cosa signifima ancora: abbiamo una categoria che faccia al caso? - si domanda ca dire che un certo metallo è prezioso? Evidentemente l’oro è preVarzi -. Ammettiamolo: se c’è qualcosa di cui i filosofi non si sono zioso in quanto siamo noi a ritenerlo tale. (…) Tutto questo per dire mai sognati, i derivati sono un ottimo esempio. Per la verità, Alberto che, definire i derivati come delle merci o prodotti che non hanno Berrini mi ha rammentato che, in un certo senso, l’idea di derivato un valore in sé, non aiuta molto dal momento che nessuna merce o risale nientemeno che a un filosofo, e precisamente al primissimo fiprodotto ha un valore in sé. Quello che vale per l’oro e per qualsiasi losofo che la storia ricordi: Talete di Mileto. È una specie di leggenda merce o prodotto: qual è il valore intrinseco del petrolio, di un pacmetropolitana, ma la fonte è autorevole. Nella Politica, Aristotele racchetto di sigarette, di una dose di eroina? E se nessuna merce o proconta infatti che Talete, “avendo previsto, in base a calcoli astronodotto ha un valore “in sé”, allora tutte le merci o prodotti mici, un’abbondante raccolta di olive, ancora in pieno sono derivati. Non c’è da sorprendersi, quindi, se qualinverno, pur disponendo di poco denaro si accaparrò tutLIBRI cuno abbia concluso che la definizione standard finisce ti i frantoi di Mileto e di Chio per una cifra irrisoria, dal con l’includere tra i derivati “anche la luna e le stelle”, momento che non ve n’era alcuna richiesta; quando proponendo come unica soluzione ragionevole quella giunse il tempo della raccolta, cercando in tanti urgenadottata dal giudice Potter Stewart nei confronti della temente tutti i frantoi disponibili, egli li affittò al prezzo pornografia: «Non ho idea di come si possa definire, ma che volle imporre, raccogliendo così molte ricchezze e diAlberto Berrini quando la vedo la riconosco»”. mostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi, sebLe crisi finanziarie. Il seguito del ragionamento, decisamente intrigante, bene non sia questa la loro preoccupazione”. E il “Derivatus di Varzi, lo lasciamo a chi vorrà leggere il libro, per arri“Comunque sia – continua Varzi nel libro di Berrini paradoxus” vare a scoprire la nuova categoria coniata dal docente di che dinnanzi a queste creature non si sappia che categoEditrice Monti 2008 filosofia: il Derivatus paradoxus. rie usare è un dato che mi sembra indiscutibile. (…) Se

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Banco Popolare: lo spezzatino di Innocenzi preoccupa i sindacati

I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2006 BANCA POPOLARE DI VERONA E NOVARA Dipendenti: 12.667 Sportelli: 1.250 Totale attivo: 68,70 miliardi di euro Crediti verso clientela: 46,12 miliardi di euro Raccolta clientela: 202,76 miliardi di euro Utile: 1,032 miliardi di euro

BANCA POPOLARE ITALIANA Dipendenti: 8.636 Sportelli: 973 Totale attivo: 46,787 miliardi di euro Crediti verso clientela: 28,735 Raccolta clientela: 32,14 miliardi di euro Utile: -39,86 milioni di euro

OBIETTIVI DELLA FUSIONE Capitalizzazione Tipo di fusione

17 miliardi di euro I due soggetti sono confluiti nella nuova società bancaria “Banco Popolare – Società Cooperativa”. Dividendo straordinario di 1500 milioni di Euro ai soci BPI, concambio di 0,43 azioni BPVN per 1 azione BPI. 60% dei membri del Consiglio di Sorveglianza di nomina BPVN. 40% di nomina BPI. Sinergie lorde stimate 500 milioni di euro al 2010 Esuberi 1.000 con adesione al fondo di solidarietà PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE

.. . La fusione tra Popolare di Verona e Novara e BPI è a corto di capitale. Per far fronte all’emergenza si vendono partecipazioni, immobili e sportelli. Ma per i sindacati servono maggiori garanzie e più partecipazione. NNOCENZI VERSO LE DIMISSIONI”, “Imminente l’aumento di capitale”. Le voci sulle sorti del Banco Popolare si susseguono da mesi. In realtà Fabio Innocenzi, consigliere delegato del Gruppo, sembra non avere alcuna intenzione di lasciare e, dopo l’assemblea del 3 di Mauro Meggiolaro maggio, pare scongiurato, per ora, anche l’aumento di capitale. Ma cosa sta succedendo nel terzo polo bancario italiano? La holding Banco Popolare, nata dalla fusione tra Popolare di Verona e Novara e BPI (ex Popolare di Lodi), è partita nella primavera del 2007 con obiettivi ambiziosi ma un’eredità pesante, lasciata dai saccheggi di Fiorani a Lodi, e da uno scheletro nell’armadio come Banca Italease (di cui il Banco detiene il 30,72% del capitale), travolta da uno scandalo derivati l’estate scorsa. Le pulizie nei conti della ex Lodi e le svalutazioni in seguito al crollo di Italease hanno avuto pesanti ripercussioni sul capitale del nuovo soggetto bancario che, dal 2 luglio del 2007, data delle nozze ufficiali a Piazza Affari, ha perso in borsa più del 30%. «Il Banco Popolare ha osato troppo nella fissazione dei target», spiega Christian Carrese, analista di Intermonte SIM. «Le tensioni sul capitale si sono attenuate negli ultimi mesi, ma il Core Tier1 deve continuare a crescere».

“I

Saldi di fine stagione Core Tier1 ratio. È questo il numerino che fa perdere i sonni a Innocenzi. Tradotto significa “rapporto tra il patrimonio di base della banca e le sue attività ponderate | 34 | valori |

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in base al rischio”. In pratica la quota più solida e facilmente disponibile del capitale, quella che permette alla banca di assumersi rischi concedendo crediti. A fine 2007 era al 4%, contro il 6% individuato dal Gruppo come obiettivo di lungo periodo. E ben al di sotto del 5,83% di Unicredit, del 6,5% di Intesa o del 6,8% di UBI. Quando la quota di capitale è troppo bassa puo’ essere necessaria una ricapitalizzazione: una misura straordinaria, che di solito precede grosse acquisizioni o segue a pesanti perdite. Un’onta, che Innocenzi sta cercando in tutti i modi di scongiurare. Con un’azione semplice e ripetuta: vendere, vendere, vendere. Potare rami del Gruppo, cedere sportelli, immobili, partecipazioni in società. Con l’esigenza primaria di fare cassa. Una strategia, che finora, ha dato ragione al Banco Popolare. «Alla fine dell’anno la ricapitalizzazione sembrava vicina», continua Carrese. «Ma poi è stato venduto il 48% di Linea, società di credito al consumo, il 50% di Aletti Alternative (fondi hedge), 33 sportelli in Toscana e 1 miliardo di euro di patrimonio immobiliare. In seguito a queste operazioni il Core Tier1 è salito al 5,1% a fine marzo». Giusto in tempo per approvare il bilancio e presentarsi all’assemblea degli azionisti con il vento a favore. Ora il mercato si attende un miglioramento dei margini di profitto e altre vendite di asset. A fine aprile la joint venture nel credito al consumo tra Ducato, del Gruppo Banco Popolare e Agos (Crédit Agricole) ha aumentato il Core Tier1 di altri 50 punti base (0,5%). Per ottenerli il Banco ha in pratica ce-

PUNTI DI FORZA Rapida integrazione della piattaforma informatica. Forte radicamento sul territorio. Compatibilità dei modelli di business: due Gruppi bancari popolari che si rivolgono a famiglie e piccole e medie imprese.

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PUNTI DI DEBOLEZZA Svalutazioni in bilancio in seguito al risanamento dei conti BPI e al crollo di Italease. Capitale al limite. Rischio ricapitalizzazione. Vendita di asset strategici per liberare quote di capitale. Pressioni crescenti su rete di vendita. Rischio di minori tutele per dipendenti ceduti ad altri Gruppi.

duto uno dei suoi gioielli ai francesi, riservandosi il 39% della nuova società e lasciando il 61% al Crédit Agricole. Innocenzi, intanto, tira un sospiro di sollievo. Ma i sindacati non nascondono le loro preoccupazioni. Dalle nozze, il 2 luglio 2007, ad oggi il Banco Popolare ha perso oltre il 30% a piazza Affari.

Meno tutele con le cessioni «La cessione dei 33 sportelli al Credem in Toscana rischia di essere traumatica per i lavoratori», spiega Enrico Zampini, segretario responsabile del Gruppo Banco Popolare per FIBA CISL. «È vero che si vende a una banca, ma il Credem è azienda nota per avere trattamenti economici e normativi fra i più bassi del settore e per nutrire poco rispetto per le esigenze dei lavoratori. A settembre 230 nostri colleghi potrebbero perdere molti benefici del contratto integrativo. Questo significa in media 4.000-5.000 euro pro capite all’anno in meno». Anche la joint venture Ducato-Agos non suscita particolare entusiasmo. «Ducato è una delle società più redditizie del Gruppo con forti potenzialità di sviluppo, e la decisione di cedere il controllo trascina il personale in uno scenario pieno di incognite», spiega Corrado Giani, membro della segreteria FIBA del Gruppo. «Ora temiamo per le 700 persone che passeranno al nuovo soggetto. Agos non applica il contratto nazionale ABI. C’è il rischio che i colleghi siano meno tutelati e coinvolti in processi di mobilità». E se lo spezzatino di Innocenzi provoca disturbi di digestione ai sindacati, le dinamiche della fusione non sono meno problematiche.

FONTE: BILANCI DELLE IMPRESE

| finanzaetica | fusioni bancarie / 3 | BPVN-BPI |

Le incognite della fusione «La rete commerciale sta subendo notevoli pressioni per il raggiungimento degli obiettivi», continua Giani. «Abbiamo bisogno di rinforzi. Il piano della fusione prevede il potenziamento della rete con l’apporto di 1.300 persone, provenienti anche da funzioni di direzione e back office ma il processo va a rilento. In più è cambiato completamente il modello organizzativo: sono stati introdotti i “centri impresa” del Banco Popolare nella rete dalla ex Lodi. Ora i rapporti con le imprese vengono gestiti separatamente. Prima si faceva tutto in filiale, c’era un rapporto più diretto. Ora si vuole creare un vincolo maggiore tra gestore e impresa cliente, ma in realtà c’è il pericolo che le imprese vengano viste sempre di più come mucche da mungere, condizionando il rapporto con le aziende all’acquisto di prodotti non richiesti, per fare budget. Questo in un quadro generalizzato di pressioni sulle vendite che esaspera la logica di breve periodo». Per allentare la “pressione commerciale” è stata istituita un’apposita commissione paritetica, richiesta da 8 sigle sindacali. Ma, per ora, «il Banco non cede di un millimetro», spiega Zampini. «In realtà la colpa è un po’ anche nostra», continua. «Dobbiamo essere più snelli, più incisivi, presentarci più uniti. La cura dei piccoli orticelli non paga più. L’azienda prende le decisioni rapidamente e noi siamo spesso costretti a rincorrere, perché intrappolati dalla burocrazia, dalle procedure, dai particolarismi delle sigle».

La sfida della partecipazione La prossima battaglia da intraprendere in modo unitario potrebbe essere quella della partecipazione. I dipendenti dell’ex Popolare di Verona non hanno mai avuto il diritto di voto all’assemblea degli azionisti, mentre gli ex della Lodi, della Novara e delle altre Popolari hanno conservato nel nuovo Gruppo i diritti garantiti dalle banche di provenienza. L’assemblea del 2008 si è chiusa con un consenso plebiscitario sui vari punti all’ordine del giorno, compresa l’approvazione di un bilancio largamente al di sotto delle aspettative, con passività non ricorrenti per oltre 1 miliardo di euro, di cui 700 milioni sul fronte BPI e oltre 300 da Italease. Ma pochi hanno osato criticare il Gruppo. La richiesta da parte di un’azionista di minoranza di votare un’azione di responsabilità nei confronti di Fabio Innocenzi, in quanto membro del CdA di Banca Italease, per non aver vigilato adeguatamente sui conti della partecipata, è stata soffocata sul nascere e il presidente Fratta Pasini ha manifestato evidente fastidio per il dissenso manifestato da alcuni azionisti. «In questa assemblea ci sono stati interventi umanamente e intellettualmente non accettabili», ha dichiarato riferendosi alle accuse su Italease. «Non si può dire che non potevamo non sapere». Forse, con una partecipazione attiva dei soci-lavoratori, il finale avrebbe potuto essere diverso.

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| finanzaetica | azionariato critico/1 |

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Delocalizzazione “etica”? Ci pensano gli azionisti

Co2: l’Italia promette tagli Eni ed Enel (forse) non hanno sentito

Cambio di rotta negli stabilimenti in Cina di Disney e Mc Donald’s. Migliorano le condizioni di lavoro. Lo dimostrano i dati raccolti da ICCR. Merito degli azionisti responsabili e del dialogo con i vertici aziendali.

Questo mese vogliamo parlare di aria e di coerenza. L’aria, che Eni ed Enel inquinano, con le emissioni di anidride carbonica, che per la compagnia petrolifera aumentano. E la coerenza, che il governo italiano sembra aver dimenticato.

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EL MOMENTO IN CUI LEGGETE QUESTO ARTICOLO, le assemPromesse da marinaio blee degli azionisti di Eni ed Enel (rispettivamente il Questo mese vogliamo parlare di aria (di emissioni di anidride car10 e l’11 giugno) probabilmente hanno già avuto bonica) e di una certa incoerenza del governo italiano. L’anno scorluogo. E la Fondazione Culturale Responsaso l’Ue ha fissato nuovi obiettivi nella lotta ai cambiamenti climatibilità Etica ha già effettuato i suoi intervenci, tra cui una riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il di Alessia Vinci ti (come azionista). Sui siti www.valori.it e 2020. L’Italia ha promesso di fare la sua parte. Sorprende, quindi, che www.osservatoriofinanza.it potete scoprire che cosa sia successo. due aziende di cui lo Stato è azionista di riferimento, come Eni ed Niente di eclatante probabilmente, perché l’azionariato critico, coEnel, stiano invece aumentando le emissioni inquinanti. me già spiegato nei numeri precedenti di Valori, è un percorso a picENI. È la stessa compagnia ad ammettere, nel Bilancio di sostenibilità coli passi. Un modo per indurre altri azionisti (persone singole e in2007 (www.eni.it), che negli ultimi anni le sue emissioni di vestitori istituzionali, fondi pensione e fondi socialmente Co2 sono cresciute continuamente: da 32,08 milioni di responsabili) a una maggiore partecipazione alla vita delle imprese tonnellate del 2004, a 39,54 milioni del 2007 (vedi grafico). nelle quali investono e per trasformare Nonostante le molte iniziative di tutela delEMISSIONI DI CO2 DI ENEL [milioni di tonnellate] l’assemblea in quello che dovrebbe essere: l’ambiente a cui Eni partecipa: la campagna un’occasione di dialogo e di confronto tra “30 per cento”, con cui la società invita i con2005 2006 gli azionisti, da una parte, e il Consiglio di sumatori al risparmio energetico. Quote assegnate 48,2 40,6 Amministrazione e la direzione, dall’altra. ENEL. La compagnia elettrica risulta essere, inEmissioni verificate 56,2 51,6 Differenza +8,0 +11,0 Una pratica che, in molti casi, soprattutto vece, il primo emettitore di negli Stati Uniti e in Nord Europa, ha pergas serra in Italia: 56,2 miEMISSIONI IN ATMOSFERA [milioni di tonnellate] messo di migliorare il comportamento dellioni di tonnellate di Co2 nel le imprese in termini di governance, di flus2005 (dati ufficiali Enel), quasi un decimo delConsolidato Exploration & Production 40 so di informazioni e di impatto sociale e le emissioni totali italiane in quell’anno (582,2 ambientale. Come abbiamo annunciato, almilioni). Nel 2006 sono diminuite a 51,6 mi30 le assemblee la Fondazione ha denunciato lioni, ma restano comunque altissime e molto gli investimenti nel nucleare nella Repubal di sopra dei limiti massimi assegnati a Enel 20 blica Slovacca e le dighe nei paradisi natudalla normativa europea sull’Emission Trading 10 rali cileni, per Enel, e, per Eni, i danni amScheme. La distanza dal limite di emissioni bientali, sociali e finanziari che rischia di consentite è infatti aumentata da 8 a 11 milio0 provocare all’estero. Il tutto con il supporto ni tra il 2005 e il 2006 (vedi TABELLA ), facendo 2004 2005 2006 2007 di abbondanti prove. registrare il peggior caso in Italia.

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azionisti, i vertici aziendali e gli operatori del progetto (di cui fanno parte sette enti tra cui la Tesoreria statale del Connecticut). Superando la classica logica del monitoraggio e dello schema decisionale verticistico, i promotori hanno dato vita “a un approccio che riconosce l’interesse delle installazioni nella conformità del processo e che aiuta queste ultime a sviluppare sistemi interni di gestione della “compliance” che coinvolgano tutto il personale di fabbrica”. Un elemento rivelatosi probabilmente decisivo per la vittoria dell’azionariato sulle resistenze e le abitudini diffuse nelle filiere cinesi. Conseguenze evidenti sono state così l’incremento della comunicazione tra i dirigenti e i lavoratori, il miglioramento delle condizioni di lavoro, la scarsa presenza di elementi di illegalità endemica tipici delle economie emergenti (orario eccessivo, salari bassi) e la crescente consapevolezza da parte del management nella “produttività” (in termini di competitività) di un approccio più etico nel rapporto con i lavoratori. Tutti elementi che hanno sottolineato la validità di una strategia attiva da parte dell’azionariato. “La relazione – scrive ICCR – evidenzia l’importanza del coinvolgimento di tutti gli azionisti nel miglioramento delle condizioni di lavoro. I membri dell’ICCR incoraggeranno altre compagnie ad applicare quanto appreso da questo progetto alle loro catene di fornitura”. Un scelta quanto mai decisiva per quei mercati in cui l’organizzazione sindacale rischia di essere fortemente ostacolata dalla legislazione o dalla prassi.

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RENDETE LA CINA E IL SUO ESERCITO DI LAVORATORI sottopagati, McDonald’s e la letteratura alternativa sui degradanti “mcjobs” e aggiungete Disney con tanto di storie dell’orrore su quel mondo fatato che torna di Matteo Cavallito bruscamente alla realtà negli oscuri e malsani impianti delocalizzati nei Paesi emergenti. Raccogliete i vostri pensieri peggiori e, almeno per questa volta, provate a ricredervi. Perché, spiegano dall’Interfaith Center on Corporate Responsibility (ICCR) di New York, ci sono occasioni in cui l’impegno degli azionisti responsabili può determinare un significativo cambio di rotta nella politica aziendale. Lo dimostrano i dati dello studio condotto da ICCR (attraverso il Project Kaleidoscope Working Group) su dieci installazioni della catena di fornitura dei due colossi statunitensi nella provincia cinese del Guandong. Negli ultimi anni Sulla carta, l’intenzione di mantenere standard lavosi sono susseguite numerose denunce rativi accettabili negli impianti cinesi delle due multida Ong cinesi nazionali non è mai mancata. Di fronte a codici di consulle condizioni di lavoro negli dotta che hanno abbracciato i diritti dei lavoratori, la impianti dei due sicurezza, la salute e la legalità, l’azionariato attivo ha comarchi statunitensi. sì cercato di rafforzare gli standard attraverso la creazione di sistemi di promozione interna come le attività formative rivolte al management e ai lavoratori e i meccanismi d’incentivazione. Nello specifico, il gruppo di lavoro di ICCR ha collaborato negli anni con alcune Ong locali e con i vertici degli impianti allo scopo di realizzare nuovi sistemi operativi di immediata applicazione. A rendere possibile il tutto, sottolineano i promotori, l’intenso dialogo instauratosi nel tempo tra gli

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| finanzaetica | Finanza islamica |

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Dietro ogni divieto economia ed etica

Applicare regole antiche tratte dal Corano a un contesto economico moderno. Ci provano economisti e giuristi, ricercando le motivazioni alla base dei divieti. Prosegue l’approfondimento di Valori dedicato alla finanza islamica.

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A FINANZA ISLAMICA, COME DETTO NELLO SCORSO NUMERO, è fon-

data sulle prescrizioni coraniche. Particolarmente importanti sono la proibizione della riba (termine tradotto sia con “usura” che con “interesse”) e del gharar (termine gedi Federica Miglietta nerale che indica l’incertezza). Docente di finanza allo IEMIF, Istituto di Economia La riprovazione generale dei Mercati e degli Intermediari Finanziari, dell’università Bocconi di Milano della riba è posta in antitesi all’elemosina verso il bisognoso: il Corano condanna fermamente l’imposizione di un tasso di interesse, indipendentemente dal livello applicato. Questa proibizione è stata condivisa, nel corso dei secoli, anche dall’Ebraismo e dal Cristianesimo ma è stata poi superata dalle prassi bancarie e del commercio. Nel caso del mondo islamico, invece, la proibizione è rimasta in vigore e ogni fedele musulmano è consapevole della riprovazione associata all’imposizione ed al pagamento di un tasso di interesse. Nonostante questa consapevolezza, tuttavia, la discussione è aperta tra economisti e giuristi, che cercano di tradurre In questa calligrafia, il Paradiso o Adn. in termini moderni il concetto di riba, chiedendosi quale sia la sua giusta rappresentazione economica. Oltre al tasso di interesse, il libro sacro proibisce il guadagno basato sull’incertezza contrattuale: ogni elemento del contratto (per esempio il prezzo esatto di vendita o lo stato in cui si trova il bene) deve essere determinato con chiarezza per evitare che una delle parti possa trarre un ingiusto profitto dal mutato valore del bene compravenduto. | 38 | valori |

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Sono nulli, perciò, tutti quei rapporti giuridici nei quali è presente lo scopo speculativo di sfruttamento di una situazione di incertezza. All’incertezza é legato il concetto negativo di gharar, definito come la mancanza di conoscenza derivante da problemi di tipo informativo, relativa ad uno qualsiasi degli elementi essenziali di una transazione. I giuristi si rendono conto che redigere un contratto “blindato” è quasi impossibile e che clausole non espresse possono essere sempre presenti all’interno di una transazione. Per questa ragione, con meritorio approccio pratico, tendono a distinguere tra il gharar eccessivo, che rende nullo un contratto e l’incertezza trascurabile, che non rende nullo il contratto. L’attenzione al gharar non è limitata alle compravendite reali: i giuristi e gli economisti islamici sono, infatti, molto cauti relativamente a molti dei contratti finanziari più diffusi, come per esempio gli strumenti derivati o strutturati o anche i contratti assicurativi.

Alla ricerca del “perché” economico Per rendere coerenti le prescrizioni coraniche con la teoria economica moderna, i giuristi e gli economisti hanno fatto un interessante sforzo intellettuale per comprendere i motivi alla base delle proibizioni. Secondo le loro interpretazioni, la ratio economica sottostante al divieto di riba sarebbe la seguente: la presenza del tasso di interesse rappresenta un mezzo di sfruttamento che viola l’idea fondamentale di giustizia socia-

le. Per questo motivo, l’eliminazione dell’interesse mira alla promozione di un sistema economico più giusto e socialmente equo. D’altra parte, proibire transazioni inique, evita che il richiedente credito, in stato di necessità, si indebiti oltre il dovuto e oltre quello che potrebbe ripagare: la proibizione costituisce, dunque, un tentativo di protezione del contraente debole. La preoccupazione di tutelare i contraenti, in un contratto di debito, spiega un ulteriore aspetto rilevante. L’assegnazione di un interesse predefinito ex ante, svincolato dal profitto ottenuto dall’impresa finanziata, potrebbe non essere equo. Se l’impresa si rivelasse di grande successo, un tasso di interesse prefissato potrebbe essere poco generoso per il finanziatore. Al contrario, se l’impresa finanziata, nonostante l’impegno e la buona fede dell’imprenditore, dovesse andare male, non sembrerebbe opportuno assegnare al finanziatore un tasso di interesse che prescinda dal risultato economico ottenuto. Nel caso dell’incertezza, è nuovamente fondamentale il tentativo di proteggere il contraente meno informato: nulla deve essere lasciato al caso e il contratto non deve permettere un ingiusto sfruttamento dell’incertezza da parte di un contraente, a danno di un altro.

Molte domande senza risposta Le proibizioni coraniche lasciano aperte alcune questioni rilevanti: se il sistema finanziario non è in grado di svolgere uno dei suoi compiti principali, ovvero il trasferimento del risparmio da operatori in surplus ad

operatori economici in deficit, come avviene la mobilitazione del risparmio? Se non ha la possibilità di ottenere un tasso di interesse, perché un individuo dovrebbe prestare i propri fondi e non, piuttosto, tesaurizzarli? Il sistema economico islamico non riconosce, dunque, il valore finanziario del tempo? La risposta è negativa e la sintesi economica risiede in una frase del profeta, riportata dalle fonti religiose, ove si afferma che “il profitto è legato alla partecipazione alle perdite”. La condivisione del rischio è alla base del profit and loss sharing (PLS), in base al quale si socializzano sia le perdite che i guadagni ottenuti in seguito ad un investimento. Il PLS è legato strettamente alla proibizione del tasso di interesse: un finanziatore non può imporre un tasso di interesse ex ante poiché questo non tiene in debito conto l’effettivo risultato dell’investimento. Se un imprenditore ottiene un finanziamento e l’impresa non è remunerativa non è giusto che paghi un ammontare prefissato (l’interesse); allo stesso modo, se l’investimento va a buon fine non è giusto che il finanziatore riceva solo una piccola quota. Partecipare all’investimento, dunque, condividendone profitti e perdite, rappresenta un modo lecito per investire i propri risparmi e attribuire un valore monetario al tempo. Si passa, dunque, dal concetto di creditore/debitore a quello di azionista, ovvero un soggetto che partecipa con il proprio capitale alla vita dell’impresa e ne condivide utili e perdite. Questa condivisione viene attuata attraverso una serie di formule contrattuali, che analizzeremo dettagliatamente nei prossimi numeri.

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Qui sotto, “La connaissance est lumière, l’ignorance est obscurité”, di Abdelatif Habib.


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Nuovi petroli APPUNTAMENTI GIUGNO>SETTEMBRE

5 giugno LONDRA LOW CARBON STRATEGIES: INNOVATIVE AND BUSINESS CRITICAL WAYS OF EFFECTING DEEP AND CREDIBLE CO2 REDUCTION Le strategie delle imprese per la riduzione delle emissioni di CO2, il mercato e la generazione dei crediti. www.ethicalcorp.com/finance

5-6 giugno QUEBEC POUR UN RESEAU MONDIAL DE LA FINANCE SOLIDAIRE 2008 Summit internazionale della finanza etica e solidale, organizzato da INAISE (Associazione Internazionale degli Investitori nell’Economia Sociale) e dalla Caisse d’Economie Solidarie Desjardins. www.inaise.org

10 giugno ROMA ASSEMBLEA ENI La Fondazione Culturale Responsabilità Etica parteciperà come azionista critico. 15 minuti per il suo intervento. Piazzale Enrico Mattei, 1 www.eni.it

11 giugno ROMA ASSEMBLEA ENEL La Fondazione Culturale Responsabilità Etica parteciperà come azionista critico. 15 minuti per il suo intervento. Viale Regina Margherita, 137 www.enel.

11-12 giugno PARIGI (FRANCIA) FAIRE 2008 Forum annuale sugli investimenti responsabili in Europa organizzato dal French Social Investment Forum www.frenchsif.org | 40 | valori |

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12 giugno LONDRA GLOBALISING YOUR ETHICS & COMPLIANCE PROGRAMME Un seminario organizzato dall’International Business Ethics Institute e dall’Institute of Business Ethics. Tra i temi del dibattito lo sviluppo di un codice di condotta globale.

12 giugno LUSSEMBURGO CONFERENZA DI ECONOMIA E FINANZA 2008 ORGANIZZATA DALLA BEI, BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI “Infrastrutture, Crescita e Coesione”, le teorie economiche che supportano l’attività della BEI. www.bei.org

23-24 giugno BRUXELLES 3RD SUSTAINABLE FINANCE SUMMIT 2008 Cambiamenti climatici, indici di sostenibilità, diritti umani, impatto sociale e regolamentazioni saranno i temi di questo evento proposto da Ethical Corporation. www.ethicalcorp.com/finance 23-24 giugno MONTEGROTTO (PD) INCONTRO TRA BANCA ETICA, FIARE E LA NEF PER IL PROGETTO BANCA ETICA INTERNAZIONALE www.bancaetica.com

26-27 giugno BILBAO TRASFORMANDO LA SOCIEDAD DESDE LA ECONOMIA SOLIDARIA Convegno su finanza etica e commercio equo. Partecipa Banca Etica. www.economiasolidaria.org

26-27 giugno FRANCOFORTE V CONFERENZA DEL FORUM

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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT

INTERNAZIONALE DI RICERCA SULLA POLITICA MONETARIA Promosso dalla Bce, si occuperà di tutti gli aspetti – sia teorici che pratici – relativi alla macroeconomia nella politica monetaria internazionale. Sede della BCE www.ecb.int

13-16 luglio HONG KONG (CINA) 2008 WORLD CREDIT UNION CONFERENCE Promosso dal World Council of Credit Unions e Credit Union League di Hong Kong e dell’Asian Confederation of Credit Unions, il convegno ospita rappresentanti di oltre 50 Paesi. Temi chiave: il ruolo delle cooperative rurali e delle credit union nello sviluppo della Cina, il mobile banking, il ruolo delle donne nelle comunità in via di sviluppo e le tendenze finanziarie e tecnologiche del settore del microcredito. www.woccu.org

16 luglio LONDRA THE GUARDIAN CLIMATE CHANGE SUMMIT 2008 Organizzato da Guardian Professional, la divisione commerciale della società editoriale Guardian News & Media, il convegno affronterà il ruolo dell’azione collettiva degli azionisti orientata a massimizzare la sostenibilità riducendo al minimo l’impatto ambientale. www.environment.guardian.co.uk /climatesummit

27 luglio – 1 agosto RØNDE “PROFIT FOR PEOPLE AND PLANET” SECONDA EDIZIONE DELLA IBS SUMMER SCHOOL Organizzato dall’Institute for Social Banking (IBS) di Bochum (a cui aderisce la Fondazione Culturale Responsabilità Etica) in collaborazione con la Merkur Bank di Copenhagen. È il prossimo grande appuntamento per la formazione di studenti e operatori finanziari. www.social-banking.org

28-30 luglio BALI (INDONESIA) ASIA-PACIFIC REGIONAL MICROCREDIT SUMMIT 2008 Convegno realizzato da The Microcredit Summit Campaign e Gema PKM Indonesia, dedicato allo stato attuale e al futuro della micro-finanza. Tra i relatori Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace 2006, il padre del microcredito. www.inamicrocreditsummit.org

26-29 agosto HANOI (VIETNAM) “MICROFINANCE IN THE 21ST CENTURY: FUTURE TRENDS & OPPORTUNITIES” Il secondo forum asiatico della microfinanza, organizzato da Banking With the Poor Network e Foundation for Development Cooperation. Parteciperanno 300 operatori del microcredito da tutto il mondo. www.bwtp.org

3-5 settembre TAPLOW ONE PLANET LEADERS SUSTAINABILITY PROGRAMME (WWF) Realizzato dal WWF press il Taplow House Hotel, l’incontro è dedicato al programma One Planet Leaders, un’iniziativa volta a sensibilizzare managers e operatori di mercato sui temi della tutela ambientale. Convegni successivi sono previsti il 15-17 ottobre e il 19-21 novembre. www.panda.org

24-25 settembre MELBOURNE RIAA INTERNATIONAL RESPONSIBLE INVESTMENT CONFERENCE 2008 Appuntamento con l’edizione 2008 della conferenza organizzata dalla RIAA - Responsible Investment Association Australasia, punto di riferimento per gli operatori dell’investimento sostenibile in Oceania. www.responsibleinvestment.org

Si può inquinare, basta non dirlo di Elisabetta Tramonto

A VERITÀ HA SEMPRE DUE FACCE. È bene conoscerle entrambe per poi scegliere la propria. Peccato che spesso ne venga mostrata solo una. Quella più utile, di solito per i più “forti”. Un esempio tra molti, il mese scorso le agenzie di stampa e diversi quotidiani italiani scrivevano: “Eni apre nuove frontiere produttive in Congo: conquista le sabbie bituminose del Paese aggiudicandosi una concessione. L'operazione, in prospettiva, aumenterà le riserve mondiali del Gruppo e apre la strada degli oli non convenzionali: il Cane a sei zampe si è aggiudicato due aree esplorative - le prime di questo genere nel continente africano - per lo sfruttamento e la ricerca di oli non convenzionali, con diritto esclusivo”. Una buona notizia, no? Non conoscendo l’argomento, ma affidandosi solo al tono e alle parole, parrebbe proprio di sì. Tanto più se si leggono altre dichiarazioni riguardo lo stesso progetto. “Il piano industriale si accompagna a iniziative di solidarietà sociale, di miglioramento dell'assistenza sanitaria all'infanzia nelle zone rurali del Congo, promossi e realizzati da Eni Foundation”. Ma questa è solo una faccia della verità, manca la seconda. Per trovarla dobbiamo andare a frugare tra i siti delle associazioni ambientaliste e sulla stampa estera. “Sono stati distrutti, o alterati, circa 33.000 ettari di foreste e paludi da quando è cominciata la corsa allo sfruttamento delle sabbie bituminose in questa zona, alla fine degli anni 60, e questo è solo l'inizio”. Scriveva, già nel 2005, sul New York Times il giornalista americano Clifford Krauss, riferendosi ai paradisi naturali nel Nord La nuova frontiera dell’estrazione del Canada, tra le zone più ricche delle ambite sabbie dell’oro nero sono le sabbie bituminose. Sono la nuova frontiera delle fonti bituminose. Molto costosa energetiche fossili. Terreni impregnati di petrolio, la cui e molto, molto inquinante. Per saperlo, però, bisogna frugare estrazione in miniere a cielo aperto è molto costosa e inquinante. Se finora non era conveniente, con gli nella stampa internazionale attuali prezzi dell’oro nero, diventa “appetibile”. Peccato che, scrive ancora il New York Times: “La raffinazione delle sabbie bituminose costa, dal punto di vista energetico, molto di più della produzione di petrolio convenzionale. E il processo produce molti gas a effetto serra ed è di gran lunga più distruttivo per il paesaggio dell’estrazione tradizionale”. Negli Stati Uniti, Greenpeace da tempo denuncia i danni provocati dallo sfruttamento delle sabbie di catrame, che l’associazione ambientalista definisce “un crimine”. “Se produrre un barile di greggio comporta l’emissione nell’atmosfera di 29 kg di gas inquinanti, nel caso delle sabbie bituminose si arriva a ben 125 kg”, scriveva la sezione internazionale di Greenpeace. Una delle multinazionali più attive nel campo delle sabbie bituminose è la British Petroleum. Ma la stampa statunitense lo denuncia da tempo. Solo il mese scorso la rivista finanziaria americana Bloomberg Market Magazine, che si rivolge in particolare al mondo degli investitori professionali, pubblicava un articolo elencando tutti i danni ambientali e sociali provocati dalla BP, con l’estrazione delle sabbie bituminose, ma non solo. Viene da chiedersi: quando questo capiterà anche in Italia? Quando il fatto che l’Eni firmi un accordo per l’estrazione delle sabbie bituminose in Congo verrà comunicato come una cattiva notizia? Per ora da noi non accade. L’immagine verde della compagnia italiana è difesa a spada tratta. Sui giornali si legge solo della campagna “30 per cento”, per educare i consumatori al risparmio energetico. L’Eni, insomma, è un paladino dell’ambiente.

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Si può viaggiare rispettando culture e ambiente? >44 Lavoratori soddisfatti e non precari >48 Coabitare: un’altra vita urbana è possibile >52

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economiasolidale ASPIRINA COOP: GLI STESSI SOLLIEVI A METÀ PREZZO

“SUPERALP!” MOBILITÀ SOSTENIBILE ALLA SCOPERTA DELLE “PERLE” DELLE ALPI

CENE “GALEOTTE” NEL CARCERE DI VOLTERRA XXXXX

ROMA, UN “ECO-NIDO” PER SESSANTA NEONATI

CARTOLINE DA CERNOBYL: A 22 ANNI DAL DISASTRO UNA MOSTRA FOTOGRAFICA DI GREENPEACE

FAIRTRADE, È BOOM DI VENDITE: +47% NEL 2007

Avrà lo stesso principio attivo del noto farmaco della Bayer, sarà venduta in tubo come il Vivin C ma costerà meno della metà: 2 euro contro i 5,05 del concorrente. È l’acido acetilsalicilico a marchio Coop che la catena di supermercati ha introdotto da metà maggio nei “Corner salute” presenti in 80 punti vendita in tutta Italia (l’elenco è disponibile sul sito www.e-coop.it). Il colosso farmaceutico tedesco ha subito replicato che «non può essere considerato un clone di Aspirina C»: diversi sono il dosaggio (330 mg di acido acetilsalicilico contro i 400 del prodotto originale e 200 mg di acido ascorbico contro 240) e la confezione (tubo anziché il blister singolo). Ma se confrontato con il Vivin C la composizione è assolutamente identica. Comunque le previsioni di Coop Italia sono ottimistiche: «Con il nostro farmaco prevediamo di raggiungere il 50% di quota degli analoghi all’Aspirina», spiega il presidente Vincenzo Tassinari che annuncia per il 2009 l’introduzione del Paracetamolo Coop (il principio attivo della Tachipirina) e di alcuni integratori multivitaminici. Altra novità potenzialmente dirompente: i nuovi farmaci potranno essere richiesti dai clienti anche nelle farmacie tradizionali e il farmacista (magari un po’ controvoglia) sarà obbligato a ordinarli.

Zaino in spalla e via lungo valli e montagne di cinque Stati diversi, muovendosi esclusivamente con mezzi di trasporto sostenibili presenti sul territorio. Dalla funiculare del Monte Bianco al Glacier Express in Svizzera (nella foto), dalla bicicletta lungo Val Venosta, Drava e Lunga Via delle Dolomiti ai mezzi elettrici di Werfenweng ma anche a piedi lungo i sentieri della Via Alpina. È “SuperAlp!”, la seconda edizione della manifestazione nata per sensibilizzare le popolazioni locali e i visitatori di alcune delle località più belle dell’arco alpino. Alla “traversata sostenibile” - che si svolgerà dal 10 al 19 giugno - prenderà parte un gruppo di giornalisti di fama internazionale che partiranno dalla località francese di Les Gets, attraverseranno la Svizzera, l’Austria, la Germania e giungeranno a Belluno, meta conclusiva di questo percorso sperimentale. Alla fine di ognuna delle dieci tappe, i partecipanti raggiungeranno sei delle località aderenti al circuito delle “Perle delle Alpi”: l’associazione raggruppa 21 comuni alpini che hanno attivato un’offerta turistica all’avanguardia, basata sulla mobilità “dolce” (www.alpine-pearls.com). Le ventuno “perle” si presenteranno al pubblico con eventi speciali e offriranno ospitalità e ristoro alla carovana viaggiante. Il gruppo di SuperAlp! farà tappa inoltre a Brig, in Svizzera, Città Alpina dell’Anno 2008 e a Bolzano dove verranno presentate le sei località sudtirolesi aderenti alla rete (Racines, Funes, Cornedo-Collepietra, Tires, Nova Levante, Nova Ponente) e dove il gruppo avrà la possibilità di sperimentare direttamente il sistema di mobilità ciclabile della città, un esempio a livello europeo.

Terza edizione delle “cene galeotte”. Portate a lume di candela, innaffiate da vini prestigiosi, bicchieri personalizzati offerti in dono ai partecipanti. Ma forchetta e coltello saranno di plastica per motivi di sicurezza: siamo infatti in un carcere, anche se molto “scenografico” perché ospitato nella fortezza costruita tra il 1342 e il 1475 sull’antica acropoli etrusca di Volterra. Cento posti a serata, 35 euro a persona e prenotazione obbligatoria (da inviare almeno dieci giorni prima con la fotocopia della carta d’identità, per i dovuti controlli). Il progetto, nato da un’idea di Slow Food Alta Valdicecina, è cresciuto e ha trovato l’adesione di chef stellati, della federazione sommellier e dell’Unicoop Firenze, che assume i detenuti per la serata della cena e trasforma l’intero ricavato in adozioni a distanza di bambini del Sud del mondo, a sostegno di un progetto diverso per ogni sera. Fino al 19 dicembre, una volta al mese il carcere apre le porte al pubblico e i detenuti preparano e servono i pasti, coordinati da grandi chef. Da giugno a settembre si mangia nel cortile all’aperto, sotto le mura del Maschio di Volterra, fatto edificare da Lorenzo il Magnifico. Per conoscere le date e gli chef di ogni serata e per prenotare un tavolo è possibile telefonare al numero 055 2342777.

È stato inaugurato a Roma il primo nido pubblico costruito completamente con materiali eco-compatibili: legno lamellare, linoleum e tinte naturali. L’edificio è orientato in modo da riscaldarsi “passivamente” d’inverno e restare fresco d'estate ed è alimentato esclusivamente da fonti energetiche rinnovabili: pannelli solari per l’acqua calda, fotovoltaici per l’elettricità, elementi radianti sotto il pavimento, acqua piovana (raccolta in apposito serbatoio e trattata) per l’irrigazione del giardino. La struttura, sorta alla Torresina, uno dei quartieri periferici della Capitale, sarà gestita per trent’anni dal consorzio di cooperative sociali che l’ha progettata e costruita. Allo scadere della concessione passerà alla gestione comunale. Il nido può ospitare sessanta bambini. Di forma circolare, su due piani: il primo per la didattica, il secondo destinato alla ludoteca (con bibliovideoteca, spazi per attività e per far incontrare le famiglie). All’esterno, un giardino, giochi, semenzaio, il “baby-orto”. E funzionerà anche da “centro vacanze”, un servizio che, con quello della ludoteca, sarà a disposizione di tutti i cittadini. Nei programmi del Campidoglio, quello di Torresina è il primo di quattro asili nido “alta qualità” da realizzare, sempre in collaborazione con privati, nei quartieri periferici in espansione.

A ventidue anni dal disastro di Cernobyl, Greenpeace celebra la ricorrenza. L’associazione ambientalista ha prodotto un dettagliato rapporto, con i contributi di una sessantina di scienziati e ricercatori ucraini, russi e bielorussi. E ha raccolto in una mostra le fotografie di Robert Knoth, artista olandese che - insieme alla giornalista Antoinette de Jong - ha realizzato quattro reportage in altrettante aree colpite da incidenti e contaminazioni nucleari dell'ex Unione Sovietica. Cartoline che sono pugni nello stomaco. Da Mayak, nel sud-est degli Urali (272 mila abitanti contaminati dal plutonio) a Semipalatinsk, nel Kazakistan orientale, dove tra il ‘45 e l’89 sono stati realizzati oltre 400 test nucleari sotterranei e in atmosfera. Contaminando oltre 1 milione di individui. Dalla tristemente nota Cernobyl a Tomsk-7, Siberia occidentale, dove un’esplosione nel 1993 contaminò un'area di 200 kmq. Scorrendo le fotografie della mostra, da queste discariche del mondo spuntano i volti dei bambini dell’ospedale pediatrico di Gomel (Bielorussia). Quello di Elena Sergeevna Gurok, 19 anni, ricoverata da anni all’Istituto di endocrinologia di Kiev per un un cancro alla tiroide. Quindi le immagini di un asilo abbandonato a Pripyat, la città costruita per i lavoratori di Cernobyl e per le loro famiglie, evacuata dopo l’incidente, ancora oggi inabitabile. Nel distretto di Narodichi (Ucraina), invece, Knoth immortala una domenica pomeriggio «qualsiasi». Tra le tante, accanto ad una foto colpisce una frase. L’immagine ritrae il corpo esile di Ramzis Faisullin, 16 anni, affetto da un’idrocefalia resa evidente dalla forma della sua testa. Le parole sono sue: «Non mi piace andare a scuola, perché i miei compagni mi prendono in giro. Le ragazze mi evitano e non vogliono uscire con me». Conclude così: «Spero di non avere mai un bambino come me». Agghiacciante.

Nel mondo, lo scorso anno, i consumatori hanno speso 2,3 miliardi di euro in prodotti certificati Fairtrade: una crescita del 47% rispetto al 2006, che ha giovato a oltre un milione e mezzo di produttori e lavoratori in 58 paesi in via di sviluppo. In particolare, ad essere schizzate sono state le vendite di succhi (quadruplicate), zucchero (raddoppiate) e di banane (+72%). Inoltre, i coltivatori di cotone che aderiscono al programma hanno visto raddoppiare la domanda del loro prodotto: 14 milioni di capi venduti nel 2007. Svezia e Norvegia sono stati i mercati con la crescita più veloce (rispettivamente + 166% e +109%), mentre la più alta percentuale di consumo pro capite è in Svizzera. A contribuire al boom, anche il lancio dei prodotti in mercati nuovi: dai “freschi” in Austria al vino sudafricano in Canada. Fairtrade garantisce benefici finanziari e incoraggia relazioni di lunga durata tra produttori e compratori. "Rappresento oltre un milione di persone in America Latina che hanno bisogno della sicurezza del Fairtrade per continuare a vivere e a lavorare nei loro Paesi con dignità - ha detto Raoul del Aguila, un produttore peruviano, Presidente del Network dei produttori dell’America Latina -. Nessun altro sistema di certificazione garantisce che i piccoli produttori abbiano un ritorno dignitoso per il loro duro lavoro”.

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Viaggiare rispettando ambiente e culture È possibile?

«CARBON OFFSET»: ALBERI IN CAMBIO DELLA CO2 PRODOTTA DAGLI AEREI DOVETE PRENDERE UN AEREO? Almeno cercate di compensare le tonnellate di Co2 prodotte, finanziando progetti di riforestazione o di riduzione delle emissioni. È il principio del carbon offset, lo strumento per cercare di mitigare l’impatto ambientale del turismo. Alcune compagnie aeree si stanno adeguando. Klm ha siglato un accordo con Wwf per ridurre le emissioni del 17% entro il 2020, attraverso forti investimenti in iniziative ecologiste. I clienti di Easyjet e Virgin possono invece decidere di spendere qualche euro in più per compensare la Co2 del loro viaggio. Ma questo sistema non è così apprezzato, dagli ambientalisti e non solo. Appare infatti un controsenso

e un modo non faticoso di scaricarsi la coscienza: inquina pure, tanto poi pianti un albero. Un messaggio davvero poco educativo. Sarebbe meglio insegnare a ridurre inquinamento e consumi. In più, molti nutrono dubbi sulla reale efficacia dello strumento. «I migliori progetti di carbon offset hanno degli effettivi benefici», spiega Raffaella Caso, docente dell’università milanese Iulm. In molti casi però i controlli sono scarsi e il settore è ancora poco regolamentato. La Banca mondiale prevede comunque che questo mercato supererà i 10 miliardi di dollari entro il 2010.

L’attenzione all’etica e all’ambiente comincia a diffondersi anche fra i turisti “tradizionali”. Lentamente. Fino ad ora, i viaggi solidali rimangono il modo migliore per conoscere (senza danneggiarli) culture diverse e luoghi lontani da casa nostra.

«L’

UNICO TURISMO RESPONSABILE SI FA STANDO A CASA PROPRIA»: posizione radicale o esercizio di sano

realismo? Chiariamo subito un concetto: stabilire se esista un tipo di turismo totalmente sostenibile dal punto di vidi Emanuele Isonio sta ecologico e umano rischia di essere una fatica di Sisifo. Troppi i fattori in gioco. Troppo distanti le opinioni in campo. D’altro canto, si può comunque provare a fissare alcuni punti fermi nel rapporto tra viaggio e sostenibilità. A partire da una constatazione: i viaggi “solidali” esistono e rappresentano senza dubbio la forma meno invasiva di turismo. E la loro filosofia sta lentamente contaminando anche gli operatori tradizionali.

Viaggiare solidale fa bene «Rivolgendosi a un tour operator solidale – spiega Maurizio Davolio, presidente di Aitr (l’associazione che promuove il turismo responsabile) – il 40% del costo complessivo pagato dal cliente ri-

I tour operator studiano un protocollo vincolante anti-abusi. E ad ottobre nascerà «Earth», una rete europea del viaggiare sostenibile | 44 | valori |

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mane nel Paese di destinazione. Nei viaggi tradizionali è meno della metà. Se togliamo il prezzo dell’aereo e i margini di profitto dell’organizzatore, la percentuale sfiora il 100%». Le strutture ricettive e i servizi utilizzati sono gestiti dalle comunità locali ed è sempre prevista una quota destinata a finanziare progetti in loco, che vengono visitati dagli stessi turisti. La trasparenza sui costi è in questo senso un elemento distintivo degli operatori solidali. Come pure è peculiare la presenza di un “mediatore culturale”. Una sorta di “antropologo” che conosce storia e abitudini dei luoghi oggetto di visita, accompagna i gruppi durante il soggiorno e garantisce un’interazione molto marcata con la popolazione locale. Una figura ritenuta indispensabile per effettuare un’esperienza vera e profonda. Per contro, va detto che il prezzo di un viaggio simile è talvolta più elevato di uno realizzato con il metodo (sempre più diffuso) del “fai-da-te”.

Uno “zoccolo duro” e una sensibilità in crescita È però rilevante un dato: dal 2004 ad oggi il numero di “pacchetti” acquistati ogni anno nei tour operator dell’Aitr è rimasto stabile a quota quattromila. Secondo Davolio, «ciò dimostra la presenza di una nicchia fortemente identitaria. Ma accanto a questo “zoccolo duro” si percepisce un progressivo aumento dell’attenzione per gli aspetti etici e ambientali, che riguarda tutto il settore turistico».

Una percezione suffragata da numeri reali. Una reneggia chi davvero organizza viaggi solidali (che non Da sinistra a destra Vem centissima ricerca di Aitr ha analizzato 82 cataloghi: ol- Guatemala; può denunciare i furbi per concorrenza sleale o pubbli(Brasile); Giorgio De tre il 30% conteneva sezioni dedicate al turismo “recità ingannevole). «Ormai è essenziale un protocollo Battistini con alcuni studenti; Brasile, sponsabile” e gli organizzatori si impegnavano ad utiunitario che indichi gli obiettivi comuni e le pratiche irvaro della nave; lizzare resort eco-compatibili, a pagare il personale serinunciabili per potersi definire tour operator solidale», visita a scuola in Guatemala; un treno condo i contratti di lavoro dei paesi d’origine, a rispetammette Enzo Garrone, titolare di Ram Viaggi. I soci di in Madagascar. tare protocolli redatti in collaborazione con Ong come Aitr (erano 11 nel 1991 e oggi sono oltre 90) stanno inFoto: viaggi e miraggi Wwf o Unicef. fatti discutendo sull’introduzione di un “registro”. Per Il sospetto che queste novità siano mero “green washing” (una realizzare qualcosa di simile ai principi per definire “biologica” una pennellata di verde all’immagine dell’azienda) è legittimo. Però coltivazione: numero massimo di viaggiatori per gruppo, riunioni qualcosa di vero indubbiamente c’è. «In Italia siamo indietro ma in preparatorie, schede per la trasparenza dei costi, incontri con le coaltri paesi Ue anche le grandi catene si stanno adeguando», spiega munità locali e quote di solidarietà sono gli oggetti del contendere. Raffaella Caso, docente allo Iulm e autrice di libri su turismo e so«Dovremo predisporre una griglia di regole serie ma praticabili. Non stenibilità. «Il colosso tedesco TUI ha aperto un dipartimento dediun libro dei sogni» spiega Davolio. cato al turismo responsabile per selezionare gli hotel che rispettino Eppure non tutti ritengono utile o realizzabile un sistema di cerdeterminati parametri ambientali e sociali. Alcune compagnie aeree tificazione. «Sono scettico sull’utilità di un marchio ad hoc – spiega hanno invece introdotto il sistema del carbon offset per compensare Enrico De Luca di Viaggi e Miraggi – È un metodo costoso e non rile emissioni di Co2 dei propri voli (vedi BOX )». solutivo. Conta di più come si lavora». «Assistiamo ormai a un proliferare di marchi e il rischio che si generi solo ulteriore confusione è forte», concorda Raffaella Caso. Il registro dei “Solidali doc” Di fronte a un simile processo è reale il rischio di un uso disinvolto del termine “responsabile”. Quali peculiarità deve avere un viaggio Earth, il tentativo (e un operatore) per potersi dunque definire tale? Oggi la risposta è di una percorso europeo lasciata al libero arbitrio. Una libertà che disorienta i clienti e dan«Certo, muovendosi a livello europeo si potrebbero ottenere risulta|

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| economiasolidale | turismo responsabile | ti migliori. Magari realizzando un sistema di certificazione unico, piĂš riconoscibile dai turistiÂť. Aitr si sta muovendo su questi binari. Il dibattito sull’utilitĂ di un protocollo vincolante per chi vuole lavorare nel turismo solidale non riguarda solo l’Italia. ÂŤVogliamo creare una rete europea per il turismo responsabileÂť annuncia Davolio. Il 18 aprile si è svolta a Bologna la prima assemblea tra 35 organizzazioni di otto Stati europei, alla quale hanno preso parte anche osservatori di Cina, Nepal, Mongolia, Brasile e Senegal. La nascita ufficiale è prevista per metĂ ottobre a Bruxelles. ÂŤEarth (European Alliance for Responsible Tourism and Hospitality) darĂ maggiore visibilitĂ al fenomeno del turismo responsabile e faciliterĂ i nostri rapporti con le istituzioni comunitarie e internazionaliÂť.

Il problema dei controlli Ogni registro o marchio per essere credibile ha però bisogno di un

| economiasolidale | sistema di controlli che verifichi il rispetto del disciplinare da parte degli aderenti. Tre sono i metodi possibili: un’autoritĂ esterna indipendente, un sistema basato sulle valutazioni di clienti e comunitĂ locali, oppure un’autovalutazione con cui l’associazione sorveglia i propri soci. La prima è, sulla carta, la via piĂš rigorosa ma pure piĂš costosa (giĂ utilizzata in Germania da Anders Reisen, una rete di oltre 130 tour operator piccoli e medi) ÂŤMa bisogna scegliere un soggetto certificatore impeccabileÂť, ammonisce Raffalla Caso. ÂŤNon è dettoÂť, replica Diavolio. ÂŤFinchĂŠ i marchi “DOPâ€? non hanno previsto controlli di filiera ed esterni, i consorzi di produttori, come quello del Parmigiano reggiano, garantivano comunque verifiche molto rigorose. PerchĂŠ è interesse dell’associazione accertarsi che siano rispettati i principi fissati. In gioco c’è la credibilitĂ di tutto il sistemaÂť.

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Dall’Egitto alla Costa Rica il paesaggio non cambia Nel suo ultimo libro-inchiesta, il giornalista del Guardian Leo Hickman affronta il tema del turismo di massa. Una falsa 1971, CIRCA 170 MILIONI DI PERSONE viaggiavano per piacere. Tanti sono gli arrivi turistici internazionali registrati quell’anno dall’Unwto, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di turismo. Nel 2007 sono diventati 898 milioni. Cifre da capogiro, ma niente in confronto alle stime per il 2020, quando a muoversi saranno 1,6 miliardi di persone. Un simile afflusso porterĂ un giro d’affari notevole, ma anche un pesante impatto ambientale e sociale sui Paesi che accoglieranno questo torpedone di turisti. Dobbiamo rinunciare a viaggiare, allora? Niente affatto. ÂŤSi tratta di orientare in modo positivo i nostri comportamentiÂť, afferma il giornalista del Guardian Leo Hickman. Ha da poco pubblicato “Ultima chiamataâ€?, un libro-inchiesta sull’industria turistica mondiale, nel quale analizza tutti i tipi di vacanza: dalla formula all-inclusive alle crociere, dai viaggiatori zaino in spalla agli hotel ecocompatibili, dall’avveniristica Dubai all’inflazionata Cancun, dalle Alpi francesi sempre meno innevate alla Thailandia e all’Estonia del turismo sessuale.

EL

N di Paola Fiorio

LIBRI

Specchietto per le allodole nei Paesi poveri Leo Hickman Ultima chiamata Un viaggio alla ricerca dei veri costi delle nostre vacanze Ponte alle grazie, 2008 â‚Ź 18,60

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Il problema principale, evidenziato da Hickman, riguarda il turismo negli Stati emergenti. Un’industria molto redditizia, presentata come un’efficace soluzione ai problemi economici dei Paesi in via di sviluppo. Ma il giornalista britannico non è di questa idea: ÂŤUna nazione che voglia rimpinguare le proprie casse vede nel turismo una possibilitĂ - spiega Hickman -. Si rivolge allora all’Unwto o a qualsiasi altra organizzazione occi-

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dentale e gli viene proposto di creare un grandissimo hotel sulla spiaggia, un aeroporto, strade, campi da golf. Nei primi cinque anni il Paese vede arrivare un grande afflusso di turisti ed è contento, ma dieci anni dopo iniziano i problemi perchĂŠ il reddito derivato dal turismo rientra nei Paesi che hanno investito, Spagna, Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna‌ Le spiagge sono distrutte e il cemento è dappertutto. Il Paese si rende conto che se all’inizio fosse stato un po’ piĂš attento e severo su come veniva utilizzata la risorsa economica del turismo, la situazione non sarebbe precipitataÂť.

Turismo in serie Applicando questo modello, inoltre, sottolinea Hickman, i Paesi perdono la propria unicitĂ , perchĂŠ il turismo internazionale è uguale dappertutto: stessi hotel, stessi servizi, stesse infrastrutture. Ma la colpa di chi è? Dei turisti che vogliono trovare gli stessi confort di casa o delle strutture di ricezione che uniformano l’offerta? Secondo il giornalista britannico sono vere entrambe le ipotesi. ÂŤIn Costa Rica - spiega - sono stato in un hotel ecocompatibile che ha vinto molti premi internazionali. Era tutto molto bello ed ecologico, peccato che ci fosse un campo da golf che comporta una spreco di acqua e un uso di sostanze chimiche per mantenere il manto erboso. Quando ho chiesto spiegazioni al direttore, la sua risposta è stata che sono i turisti americani a volerlo. Loro avevano solo soddisfatto questa domanda. Chiedendo però il parere dei clienti, molti si dispiacevano che fosse stato costruito un campo da golf che rendeva l’offerta uguale dappertutto. Ai turisti, insomma, viene detto quello che devo-

A sinistra, tartarughe protette. Qui sotto: ÂŤCi sono viaggi da cui si torna a casa piĂš ricchiÂť. Immagine di Equoturism: campagna di sensibilizzazione per un turismo responsabile di Cisv, Mlal e Icei, cofinanziata dal ministero degli Affari Esteri

LIBERA, LEGAMBIENTE, WWF, CTS AMBIENTE E LEGALITĂ€ NEI CAMPI ESTIVI NUMEROSE LE PROPOSTE per chi vuole dedicare le proprie vacanze estive ad iniziative di volontariato per la tutela dell’ambiente e la legalitĂ . L’associazione di don Ciotti si rivolge ai giovani con campi di lavoro sui terreni confiscati alle cosche in Piemonte, Puglia, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna per diventare parte integrante del popolo antimafia (info: www.libera.it). Legambiente offre campi per agire direttamente sui problemi ambientali. Lo scorso anno ne ha realizzati 250 solo in Italia per quasi 4 mila giovani (www.legambiente.eu). Stesso settore per i “Campi avventuraâ€? e le “Vacanze naturaâ€? del Wwf. I primi, dedicati ai ragazzi che saranno avviati dagli educatori alle buone pratiche per vivere in armonia con l’ambiente (www.campiavventura.it). Le seconde sono vacanze relax per (ri)scoprire i colori e i suoni della natura tra sentieri di montagna o solcando il mare in barca a vela. Uscite in gommone per pattugliare le coste, snorkeling guidato e lezioni di biologia marina attendono chi sceglierĂ come sua meta i due progetti di ricerca sul delfino costiero attivati da Cts a Lampedusa e Capraia. Previsto un altro campo al centro Tartanet di Brancaleone (Rc) dedicato alla tutela delle tartarughe marine (www.cts.it). Em.Is.

illusione per i Paesi emergenti, un’omologazione del viaggio per il cliente. Ma si vedono segnali di cambiamento no volere. Ăˆ il trucco della pubblicitĂ e del marketingÂť. Sembra una situazione senza via d’uscita, ma Hickman resta ottimista. ÂŤDa un paio d’anni l’industria turistica si sta ponendo delle domande. L’opinione pubblica comincia a parlare di ambiente e i cambiamenti climatici influiscono sugli investimenti e sui redditi del settore. Se hai costruito un hotel sulla spiaggia e il

mare, avanzato a causa del riscaldamento globale, ti sommerge l’edificio, i tuoi guadagli sfumanoÂť. Ma questa voglia di responsabilitĂ ambientale e sociale non sarĂ l’ennesima operazione di marketing? ÂŤPer molti sĂŹ - conclude Hickman - ma almeno un 50% di societĂ manifesta un reale interesse. Significa che c’è un dialogo in attoÂť.

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| economiasolidale |

Lavoratori soddisfatti e non precari

FONTE: ASDSASADDSSADSASDDSADSA

| economiasolidale | cooperative sociali |

[ IN EURO ]

VALORI MEDI DELLA RETRIBUZIONE MENSILE NETTA RETRIBUZIONE MEDIA

2006

1998

%

1.009,3

768,2

31,4

675,8

502,3

34,5

A tempo pieno

6,9

5,1

33,5

A tempo parziale

7,5

6,2

20,1

Retribuzione mensile netta A tempo pieno A tempo parziale Retribuzione oraria netta

Una ricerca condotta da sei università italiane sfata il mito dei lavoratori delle cooperative sociali: non sono precari né sottopagati. Più dell’86% è regolermente assunto. L’indagine mette in luce un nuovo modello di rapporto di lavoro, dai risultati ottimi. L’80% dei dipendenti non cambierebbe impiego e i bilanci sono quasi tutti in attivo. si parla, denunciandone l’uso eccessivo, di lavoro atipico e di precariato crescente. Da sempre, invece, se si pensa alle cooperative sociali, si immaginano lavoratori sottopagati e senza un contratto. Ma è davvero di Elisabetta Tramonto così? «Sottopagati sì, ma molto meno di prima. Precari no», risponde Carlo Borzaga, Professore ordinario di Politica economica presso l’università degli studi di Trento. Nel 1998 ha coordinato, con l’Istituto per gli studi e lo sviluppo delle aziende non profit (Issan), un’indagine proprio sul tema del lavoro nelle imprese sociali (Fivol-Feo 1998). Ricerca ripresa e approfondita da parte di sei università italiane (Bergamo, Brescia, Milano Bicocca, Napoli “Federico II”, Mediterranea di Reggio Calabria e Trento) dal 2004 al 2007 sempre sotto la guida del professor Borzaga (scaricabile dal sito www.issan.info), focalizzando l’attenzione solo sulle cooperative sociali. Dal confronto tra le due indagini emerge uno spaccato del lavoro in questa tipologia di impresa non profit che riserva delle sorprese.

D

A QUALCHE ANNO IN ITALIA

Parola ai numeri Nel 2005 i lavoratori remunerati occupati nelle cooperative sociali (7.363 quelle attive, il 59% di tipo A, il 32,8% di tipo B, il 4,3% miste e il 3,9% consorzi) erano 244 mila: l’86,6% con contratto di lavoro dipendente, il 12,9% con contratto di collaborazione o a progetto e lo 0,5% con rapporto di lavoro interinale. Lo rivela la ricerca Issan 2007, che riporta i più recenti dati Istat (pubblicati nel 2007). «Sono dati che parlano da soli e che smentiscono la tesi secondo cui nelle cooperative sociali tutto o quasi il lavoro sia precario», commenta il professor Borzaga. «Da non confondere con il volontariato, a cui fa ricorso la maggior parte delle cooperative sociali». «Nelle cooperative sociali si fa molto ricorso ai contratti di assunzione – conferma Paolo Tartaglione, presidente della cooperativa di recupero minori Antares – Ma solo nelle strutture residenziali, per i cui servizi cioè viene corrisposta una retta. Entrate mensili fisse permettono di assumere lavoratori. Diversa la situazione delle cooperative piccole, che lavorano, e quindi vengono pagate, per sin-

goli progetti, partecipando a bandi pubblici. Sarebbe impossibile e irresponsabile pensare di assumere dipendenti con contratti a tempo indeterminato». «Per quanto riguarda, invece, le prospettive di carriera nel sociale, «come in ogni settore, profit o non profit, dipendono dalla professionalità e dalla mansione – spiega Borzaga – un educatore professionale non ha davanti a sé possibilità di crescita gerarchica, se non verso maggiori responsabilità gestionali. La crescita però avviene da un punto di vista professionale».

Busta paga leggera... Gli stipendi dei dipendenti delle cooperative sociali sono bassi, su questo punto non ci sono dubbi. «Ma sono cresciuti di più rispetto al settore privato», aggiunge Borzaga. Secondo la rilevazione Issan, dal 1998 a 2007 la retribuzione mensile per un contratto a tempo pieno è passata da 768 a 1.009 euro (vedi tabella). «Un discorso a parte merita il settore pubblico, che risulta ancora privilegiato e protetto», conclude il docente. L’analisi Issan ha anche evidenziato per le cooperative sociali un meccanismo di retribuzione che rispecchia l’investimento in formazione. I livelli salariali mensili crescono al crescere del titolo di studio conseguito e dell’esperienza acquisita. Sono più alti nelle organizzazioni di dimensioni maggiori.

…ma risultati ottimi Salari contenuti, ma lavoratori generalmente soddisfatti e fedeli. È questa la situazione delle cooperative sociali. Dalle indagini dell’Issan emerge come i dipendenti di queste organizzazioni diano importanza a un diverso mix di fattori, non solo monetari: la flessibilità, l’autonomia e la possibilità di partecipazione, la qualità delle relazioni con colleghi, utenti e superiori e i livelli di giustizia o equità, distributiva e procedurale, percepita. «Nelle cooperative sociali, cioè, si è consolidato un diverso modello di lavoro e di retribuzione – conclude il professor Borzaga -. Un modello che si è dimostrato molto efficiente se si guarda, da un lato, la soddisfazione dei lavoratori (l’80% degli intervistati non cambierebbe lavoro, passando a un altro settore), dall’altro le performance economiche delle cooperative sociali, dal momento che la maggior parte ha bilanci in equilibrio e una certa capacità di accumulazione. Ma i buoni risultati si misurano anche da un punto di vista sociale, poiché grazie a questo modello di relazioni industriali si è riusciti a costruire un sistema di servizi sociali efficace e diffuso in un periodo di scarsità di risorse pubbliche e di intensificazione dei bisogni». Lo dimostrano, ancora una volta, i numeri: più di tre milioni e trecentomila erano infatti nel 2005 gli utenti del sistema della cooperazione sociale (Istat, 2007).

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Calcolare l’intangibile secondo Basilea 2 Grazie al progetto Finanza In una serie di indicatori e strumenti permette alle imprese sociali e le micro aziende di confrontarsi con gli istituti di credito per rating non solo di natura patrimoniale ed economica.

C di Alessia Vinci

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on l’avvicinarsi dell’entrata in vigore di Basilea 2, la regolamentazione sulla qualità del credito, si intensificano le preoccupazioni delle imprese sociali, delle realtà del non profit, già oggi fortemente penalizzate nei rapporti creditizi da una prassi tutta impostata a procedure di credit scoring basate sugli aspetti patrimoniali. In realtà proprio uno strumento pensato per il mondo finanziario, la valutazione degli intangibili, potrebbe dare un importante aiuto per considerare in modo diverso le entità del Terzo Settore.

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Un grande lavoro è stato fatto negli ultimi tre anni dai dodici partner del progetto “Finanza In: migliorare l’accesso al credito di imprese sociali e PMI” che in tre regioni italiane profondamente differenti per opportunità, problematiche e tessuto economico e sociale – Lombardia, Emilia Romagna e Sardegna – hanno sondato le imprese sociali e le piccole e micro imprese per favorire l’accesso al credito e a trasformare le criticità in una nuova leva per migliorare l’organizzazione e la gestione aziendale. Grazie al progetto, che ha ottenuto i fi-

nanziamenti del programma Equal, è stato possibile definire un set di indicatori per valutare l’affidabilità e il valore sociale dell’impresa: individuare una serie di aree sensibili in grado di rappresentare elementi di valore tangibile e intangibile e di vagliare indicatori sociali, organizzativi e relazionali complementari ai tradizionali indicatori economici e di bilancio. A disposizione delle realtà di questo settore c’è un software di auto-diagnosi gratuito (www.finanzain.net) che analizza le tre aree di informazioni – qualitativa,

quantitativa e andamentale – utilizzate dalle banche per l’assegnazione del rating valorizzando le specificità e il valore etico sociale delle imprese. Il software permette inoltre all’impresa di evidenziare i punti di forza e di debolezza e stimola l’avvio di processi interni di miglioramento organizzativo e gestionale. Assieme al software un kit tecnico-didattico per far conoscere meglio la realtà delle imprese sociali e delle piccole e micro imprese ai valutatori delle richieste di finanziamento all’interno degli istituti di credito.

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FABIO CUTTICA / CONTRASTO

| economiasolidale | banco(note) musicali |

Testaccio, la musica e i paradossi delle banche Nel popolare quartiere romano opera fin dal 1975 la Scuola popolare di musica: un’istituzione apprezzata in Italia e in Europa, con 1300 allievi ogni anno e maestri del calibro di Giovanna Marini e Danilo Rea. Ma alle banche non basta e trovare un finanziamento è più difficile del previsto. Finché una di esse apre le porte, e le casse

P INFO

ENSATE CHE SIA LOGICO PRESTARE CENTOMILA EURO a un gruppo

di persone che gestiscono un’associazione con trent’anni di storia alle spalle, un bilancio di un milione di euro e che può contare su contratti e sovvenzioni con istituzioni pubbliche per almeno 75 di Emanuele Isonio mila euro l’anno? Sbagliato. In Italia non è la risposta. E la storia che stiamo per raccontare ha delle venature che è difficile non definire grottesche.

SCUOLA POPOLARE DI MUSICA DI TESTACCIO Roma, via di Monte Testaccio 91 www.scuolamusica testaccio.it Tel. 06.5759846 La scuola offre corsi di strumento e di composizione, individuali e collettivi, per bambini dai tre anni in su e per gli adulti. Vengono poi realizzati cori e laboratori di musica classica, jazz ed etnica, seminari di ascolto guidato, lezioni sui canti popolari, contadini e sugli inni del lavoro. Nella scuola lavorano anche un’orchestra, una banda e una “stradabanda”, specializzata nel suonare camminando. Ampia l’offerta di rassegne musicali e concerti con musicisti professionisti. Infine, una biblioteca con 10.500 titoli aperta gratuitamente a tutti.

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Una Scuola e un quartiere intriso di storia Siamo a Roma. A Testaccio, precisamente. Uno di quei quartieri che, se ti lasci andare, ti prende il cuore e te lo porta a spasso. Il regno dei rigatoni alla pajata e della coda alla vaccinara. Dove gli abitanti si sentono “testaccini” prima ancora che romani, tanto è profondo il legame con il proprio territorio e le proprie radici. Qui c’era lo stadio in legno in cui la Roma vinse il suo primo scudetto nel 1942 e ora c’è la moderna “Città dell’Altra Economia”, primo esempio in Italia di spazio permanente dedicato a consumo critico, finanza etica, energie rinnovabili e agricoltura biologica. C’è il “Villaggio globale” uno dei centri sociali meglio organizzati e il “monte dei Cocci”, una vera e propria discarica di anfore, sorta sotto Augusto e divenuta, dopo tre secoli, un’altura artificiale. Qui c’è anche – ospitata in uno dei palazzetti d’epoca adagiati sui cocci ben ordinati e ancora visibili su alcune pareti – la Scuola Popolare di Musica. Trentatrè anni di attività ininterrotta che le hanno fatto guadagnare stima e rispetto in città e all’estero. «Negli anni sono sorte Testaccio France, Testaccio Belgique, Testaccio Suisse e Testaccio Espagne – rivela la presidentessa onoraria Giovanna Marini, un’istituzione vivente della musicale po-

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polare italiana –. Tutte associazioni che portano avanti iniziative culturali in linea con la Scuola». È il nucleo di quella che dovrebbe diventare, almeno nei progetti delle ex amministrazioni di Rutelli e Veltroni, la Città delle Arti e dei Suoni. Nel 1995, il Campidoglio ha assegnato alla Scuola una prima serie di locali (500 metri quadri nell’ex Mattatoio) per espandere le proprie attività e per realizzare altre aule. Dieci anni più tardi, arriva una seconda assegnazione di duecento metri quadri. Due capannoni, che prima ospitavano il museo anatomo-patologico e che andavano completamente ristrutturati per renderli idonei ad accogliere musica e pubblico. Ed è in quel momento che inizia la parte grottesca della vicenda.

Le “spine” della ricerca «Servivano duecentomila euro per i lavori e per acquistare pannelli insonorizzanti e strumenti musicali. La metà ci è arrivata attraverso le donazioni raccolte da un nostro socio-mecenate», spiega la vicepresidente Patrizia Rafaniello. «Abbiamo quindi chiesto un finanziamento di centomila euro a diverse banche. Ci aspettavamo un’accoglienza positiva, anche perché con alcune avevamo rapporti decennali. Invece abbiamo trovato disinteresse e scetticismo». C’è da crederle visto che l’offerta migliore, giunta dal Monte dei Paschi di Siena, suonava così: vi eroghiamo il prestito ma i vari soci devono versare contestualmente 50 mila euro in un fondo di garanzia non fruttifero. Grottesco, appunto. Tanto più che i numeri (finanziari e non) stanno dalla parte della Scuola. Un bilancio annuo di un milione di euro, i conti in sostanziale pareggio («abbiamo qualche scoperto a rientro veloce solo nel periodo estivo, quando i corsi sono sospesi ma dobbiamo pagare comunque

| economiasolidale | gli stipendi»), 1300 allievi di età compresa tra tre e novant’anni che pagano regolarmente le rette mensili (e per alcuni corsi ci sono le liste d’attesa perché i posti sono meno delle richieste). Centoventi tra insegnanti e collaboratori: nomi del calibro di Bruno Tommaso, Danilo Rea, Antonello Salis, Maurizio Giammarco, Roberto Gatto, Paolo Damiani. Una biblioteca con 800 cd e oltre diecimila tra libri e spartiti, frutto di donazione di musicisti o acquistati grazie a un fondo di duemila euro della Regione Lazio. Ogni anno, inoltre, un contributo di 25 mila euro dal ministero della Cultura. E poi, 15 mila dal Comune di Roma per alcuni corsi di aggiornamento alle maestre delle scuole materne ed elementari, 30 mila dalla Provincia per promuovere rassegne musicali nei Comuni attorno alla Capitale.

Il lieto fine

Un musicista suona la tromba nella Scuola Popolare di Musica di Testaccio Roma, 2005

La storia ha (fortunatamente) un lieto fine. «A quel punto abbiamo deciso di rivolgerci a Banca Etica – prosegue Patrizia Rafaniello – che, sulla base del semplice progetto e di una fideiussione firmata dai vari membri del consiglio direttivo, ci ha erogato un mutuo a sette anni». In poco più di sei mesi i due capannoni sono diventate due sale insonorizzate da una novantina di posti ciascuna che ospitano i concerti degli studenti e le rassegne musicali che vengono organizzate durante l’anno con artisti professionisti provenienti da ogni parte d’Italia. «Evidentemente ha premiato la testardaggine e la passione che mettiamo nel nostro lavoro».

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| economiasolidale | cittadini futuri |

| economiasolidale |

Coabitare: un’altra vita urbana è possibile

lizzazione (partecipano solitamente a rotazione oltre la metà dei coabitanti), permette di ottimizzare gli acquisti, risparmiare soldi e tempo: «io cucino due volte al mese e con un lavoro a tempo pieno significa molto più tempo libero e relax», afferma una signora olandese. In cohousing molto grandi, si arriva a cucinare per il gruppo una volta ogni 5 settimane.

parlare molto recentemente, come raccontano Ezio Manzini e Ilaria Marelli dell’Unità di ricerca DIS (Design ed innovazione per la sostenibilità) del Politecnico di Milano nel capitolo su www.cohousing.it – un’iniziativa nata dall’incontro del gruppo di lavoro di Manzini DIS-Indaco con la Innosense partnership, “agenzia per l’innovazione sociale che, con alcuni progetti di autocostruzione in corso, si stava proponendo come facilitatore di nuove soluzioni legate alla residenza”. Un mondo di coabitanti I progetti in corso di realizzazione vanno dall’Urban Village BoIl libro offre una panoramica completa del cohousing nel mondo, visa 01 alla periferia “studentesca” di Milano a Cosycoh vicino a via raccogliendo contributi non solo sulle motivazioni e i vantaggi (spieRipamonti, sempre a Milano, a Cohlonia di Calambrone in Toscagati da due bioarchitetti), ma anche i “suggerimenti di chi c’è riuscina, che recupera una vecchia colonia estiva degli anni Trenta, Vilto”, dedicato alla fase di avvio del coabitare, con consigli pratici su la Rosa Maltoni Mussolini, per riadattarla ad una struttura permacome compiere i primi passi e come evitare gli errori più comuni. nente con spazi condivisi. Altre esperienze italiane descritte sono: Oggi nel mondo esistono oltre un migliaio di coabitazioni, da CoAbitare a Torino e Cohabitando a Roma, mentre un capitolo a quando nel lontano 1964 in Danimarca fu concepito il primo parte è dedicato ai Condomini solidali dell’associazione “Mondo e cohousing (Skraplanet). Nel nord Europa la pratica è diffusa e raFamiglia”, che raggruppa una ventina di comunità nel Nord Italia, dicata, tanto che molte sono sostenute dagli enti locali per il posicon un modello di comunità di radice cattolica, spesso con un imtivo impatto sociale e ambientale che hanno nella comunità. Un mobile affidato loro in comodato d’uso dalla Curia locale, che geesempio per tutti è l’esperienza di cohousing per anziani, molto difstiscono una “cassa in comune”. fuso in Olanda (dove c’è anche un sindacato nazionale dei cohouMa il “cohousing all’italiana” ha dei punti critici: a differenza sing), che sta prendendo piede nel Regno Unito e negli Stati Uniti. del modello nordeuropeo, “caratterizzato da una scelta decisiva di autogestione e di progettazione partecipata”, le soCohousing all’italiana IN RETE luzioni proposte da www.cohousing.it “sono ‘chiaIn Italia – se si esclude l’esperienza trentennale devi in mano’, con prezzi poco al di sotto di quelli di gli eco-villaggi (cui è dedicato un capitolo del liwww.ispcohousing.org mercato e una possibilità di partecipazione al probro), che hanno però caratteristiche diverse sia per www.cohousing-italy.com cesso decisionale molto limitata. Il vantaggio è quella collocazione solitamente isolata o rurale, sia per www.coabitare.org lo di una notevole riduzione dei tempi di realizzauna maggiore condivisione dell’economia, non www.cohousing.it zione,” a scapito però di una proposta “alternativa più legata al singolo nucleo familiare ma con prowww.cohousing.org alla logica speculativa del mercato immobiliare”. prietà in comune – di cohousing si è cominciato a

Guida al cohousing: il “coabitare”. Un salto nel futuro delle comunità metropolitane. Quando l’atomizzazione delle grandi città non esisterà più e si abiterà in complessi da 20 o 40 unità, nei quali vivranno uomini e donne. Che avranno scelto di stare insieme. Un libro di Matthieu Lietart e un video raccontano quattordici esperienze europee

GIUGNO 2008

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grande Dal disagio alla prosperità: risposte che nella capitale. Anche le in senso Roma mette in campo, della città positivo e negativo. L’economia restano padroni. cambia ma i palazzinari

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Fotoreporta ge > Centri commercial i zione Dossier > La occupa catena di monta dito e ggio del consu alità red mo non garan o d’attu tisce le prome tornan sse azione Dossier > Si apre una nuova era per l’economia all’insegna ocalizz del della sostenibilità la re Internazion er > Olt ssima ale > La diffic Dossi ca Pro con mano Finan ile Ban cacci ca za erà toc Economia> L’azionariato attivoa al tesoro rubato dai si chiam cco, si ienza solidale > alza la voce. dittatori ven Paolo oltre il chi La giornata con E cerca San la alleati anche ito di azione globa ne I.P. doppia in Italia di Intesa rocred le del Forum - Contie Guinea Poste Italiane Trento > Contro la rapina delle risorse serve la comunità internazionale sfidaras > Il micsolidale rad S.p.A. - Spedizione Sociale La a 1, DCB > in abbonamen comm Forum Nairobi > Molti progetti validi nonostante la conf 1, to postale Hondu era eco a etica 46) art.

Il crack de ro ll’iper l futu ro de Terra a impatto zero Lavo

/ A3 / CONTRASTO ALBERTO CRISTOFARI

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valori

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rinnova l’abbonamento a

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I cohousing – secondo una delle tante definizioni (dal sito www.ecoabitare.org) - sono composti, in genere, “da 20/40 unità abitative (famiglie e single), che si sono scelti ed hanno deciso di vivere come una “comunità di vicinato”, con spazi privati (la singola abitazione) e spazi comuni (i servizi condivisi). La progettazione è partecipata, sia delle strutture edilizie (concepite per facilitare i contatti e le relazioni sociali) che della comunità: cosa e come condividere, come gestire i servizi e gli spazi comuni”. “Cohousing e condomini solidali” è la prima “guida pratica alle nuove forme di vicinato e vita in comune”, a cura di Matthieu Lietart, un giovane ricercatore belga presso l’Istituto universi-

«Uno dei più grandi paradossi oggi è che se metà della popolazione del mondo vive ormai nelle grandi città, molte di queste persone si sentono sole e non parlano neanche con i loro vicini», racconta Lietart. «Negli ultimi cinquant’anni il volto delle città è mutato profondamente assumendo quello di luogo eletto per la produzione e la competizione sociale e quello di contenitore per l’adattamento dei cittadini al processo di globalizzazione. I centri storici sono sempre più trasformati in vetrine permanenti e le periferie sono diventate sempre più invivibili e disumane». A questo, spiega Lietart, si aggiunge la speculazione che «ha trasformato un bisogno primario, quello dell’abitazione, in bene di consumo succube delle leggi di mercato». Il cohousing rappresenta una via d’uscita che rende la vita urbana più facile e divertente per adulti e bambini, condividendo spazi e attività, ma mantenendo un alto livello di RESIDANCE privacy. Nel video di Lietart si osservano stanze di soli cuscini e materassi per i bambini, lavanderie e UN PROGETTO DI COHOUSING cucine professionali, sale multiuso (palestra per IN AFFITTO praticare yoga di giorno, disco-club di notte), ma Nascerà entro il 2009, nel quartiere milanese Bovisa anche pratiche come il car pooling che, spiega una con il sostegno del Comune signora danese, «ha ridotto da 40 a 6 le automobie sarà il primo cohousing li necessarie per le nostre esigenze». O lo spaccio in affitto in Europa con 38 appartamenti da 30 a 60 metri alimentare (naturalmente dal produttore locale quadrati, affittabili da due mesi biologico) utilizzato anche da “esterni” nel coma tre anni, a dieci euro al metro plesso Lebensgarten in Germania, dove i prodotti quadro al mese, da chi abbia meno di 35 anni. sono rivenduti al prezzo di costo più il 3% per ge«Residance» avrà anche 200 stire i residui. metri quadrati di spazi condivisi Tra gli aspetti più interessanti, per alcuni il “moda progettare secondo le esigenze dei coabitanti. tore” del cohousing, c’è sicuramente il “cenare insieme”, che oltre ad essere un momento di socia-

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Una vita (quasi) in comune

Tutti soli, tutti insieme

N / MAGNUM ZACHMAN

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tario europeo. Un video accompagna il libro e descrive 14 esperienze europee di cohousing.

PATRICK

ERCHIAMO CASA. Per 15 famiglie, con spazi in comune, una sala riunioni, un grande giardino con orto, un laboratorio fai-da-te attrezzato, una sala per mangiare insieme, stanze per gli ospiti, asilo per i più piccoli e... di Jason Nardi in centro città.” Questo potrebbe essere un annuncio tipico tra qualche anno, se e quando il cohousing (coabitare) sarà una pratica diffusa. A giudicare dal ritmo di crescita degli ultimi anni, non avverrà tra molto tempo. Anche perché, assieme all’idea di maggiore socialità e vita in comune – mantenendo comunque un alto livello di autonomia per ogni famiglia – si è ormai integrata quella di sostenibilità ambientale, per cui molte delle nuove strutture pensate per il coabitare sono realizzate in bioarchitettura e con tutti i criteri per il risparmio energetico. E questa tendenza sta gradualmente entrando nel sentire comune, con in più il concetto che coabitando, al risparmio energetico si unisce un risparmio economico rilevante e in generale una migliore qualità della vita.

Dossier > La prima mapp a di indicatori alternativi per le buone economie

Aboliamo il Pil

Internazion ale > Africa Finanza > I : i diamanti conti n

ad Yunus Microcredito > Muhamm

l’ha vinto per la pace.

Solo un primo passo

ia Nobel all’econom

ano nella finanza zioni criminali s’intrecci e pronte a nuove battaglie legali e organizza le azioniste american Dossier > Imprese Finanza > Le suore naturale e economicamente sostenibi bitare in modo


| economiasolidale |

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Alta finanza alle corde APPUNTAMENTI GIUGNO>AGOSTO

5 giugno GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE Quest’anno l’appuntamento promosso dall’Onu ha una importanza particolare perchè il 2008 è stato proclamato Anno Internazionale del Pianeta. Anche l’Italia celebrerà la giornata con numerose iniziative. unep.org/wed/2008 6 giugno VENEZIA LE BASI DELL’AZIONE SOCIALE: FIDUCIA, NORME E RELAZIONI DI RETE Workshop su origine, significato e rilevanza del capitale sociale Facoltà di Economia - università Ca’ Foscari - San Giobbe, Cannaregio 873. www.unive.it/economia

6-8 giugno BAGNOLO PIEMONTE (CN) ECOLOGICA 08 manifestazione dedicata all’ecologia, all’ambiente, alla tecnologia al servizio della natura. www.fieraecologica.com

7 giugno MILANO IN MARCIA PER IL CLIMA Manifestazione nazionale promossa da un’ampia alleanza di associazioni (Legambiente, Acli, Aiab, Banca Etica, Libera, Cts, Fairtrade) e sindacati. Al mattino (Giardini di Porta Venezia), piazze tematiche, spettacoli, mostre, concerti, incontri pubblici per fermare tutti insieme la febbre del Pianeta. Alle 15 partenza del corteo da piazza San Babila. www.legambiente.eu 10 giugno MODENA ACQUISTI VERDI E RACCOLTA DIFFERENZIATA Workshop patrocinato dal Coordinamento nazionale delle Agende 21 locali e da Comune e Provincia di Modena. Partecipazione gratuita, iscrizione obbligatoria. ProMo Scarl, Sala dei Cento, v.le Virgilio 55 Info: Tel. 0532-769666. www.acquistiverdi.it | 54 | valori |

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11-14 giugno L’ARGENTIÈRE-LA-BESSÉE (FRANCIA) SETTIMANA ALPINA 2008 Un’occasione per gli attori dell’arco alpino per discutere di sviluppo sostenibile. Un’iniziativa organizzata dall’Alleanza per le Alpi con la Cipra (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi). www.alpweek.org 11 giugno MILANO GESTIONE DEI RIFIUTI D’IMBALLAGGIO E ACQUISTI VERDI Corso di formazione organizzato dall’Arpa Lombardia e dal Comieco (consorzio recupero e riciclo imballaggi cellulosici). Partecipazione gratuita, iscrizione obbligatoria. http://formazione.comieco.org 14 giugno MASLIANICO (COMO) MERCATO E TEATRO SOLIDALE Dalle 9 alle 13, esposizione di produttori e realtà locali di economia solidale. Alle 21,30 la compagnia “Moranera” presenta “Consumati”, spettacolo multimediale di forte impatto energetico, che racconta di acqua, fuoco, terra e aria. www.lisolachece.org

15-22 giugno MODENA MODENABIO - XVI CONGRESSO MONDIALE IFOAM SUL BIOLOGICO Il congresso sarà articolato secondo i principi Ifoam dell’agricoltura biologica: salute, equità solidale, ecologia e cura. Dal 18 al 20 giugno, si svolgerà il congresso vero e proprio, preceduto, il 16 e il 17 da tre conferenze tematiche (Viticoltura, frutta e tessile biologico). Dal 20 al 22 si terrà poi il festival market del biologico. Il programma completo e le modalità di registrazione sul sito. www.modenabio2008.org 15 giugno COMO CONCORSO PER 2 BORSE DI STUDIO E 2 PREMI DI LAUREA I premi, offerti dall’associazione del volontariato comasco e dal Centro servizi per il Volontariato, sono riservati a laureandi e laureati di qualsiasi università italiana per tesi dedicate al volontariato nella provincia di Como. www.csv.como.it 20-21 giugno ROMA CORSO DI DIRITTO AMBIENTALE

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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

Due giorni di full immersion per esaminare i principi generali e condurre un’analisi giuridico-operativa dopo le novità apportate dal IV correttivo ambientale. Costo: €.300 (comprensivi di pasti e atti congressuali). È possibile iscriversi via fax 06 8623325774 o via mail ceag@mail.legambiente.com www.legambiente.eu 24 e 25 giugno MILANO REGOLE, AUTORIZZAZIONI E COSTI DELLO SVILUPPO DEL SOLARE FOTOVOLTAICO Convegno realizzato dall’Istituto internazionale di Ricerca. www.iir-italy.it

27 giugno VOLTERRA (PI) CENE GALEOTTE Atmosfera suggestiva, candele, vini doc e sommelier per la seconda cena organizzata dai detenuti del carcere pisano all’interno del carcere nel Maschio di Volterra. I detenuti saranno guidati dallo chef Luca Marin, del ristorante Santo Bevitore (Firenze). La serata servirà a raccogliere fondi per il Progetto Agata Smeralda in Brasile. L’appuntamento successivo l’8 agosto con lo chef Benedetta Vitali del Ristorante Zibibbo (Firenze). Il ricavato sarà devoluto ad Arci - Libano. Per informazioni e prenotazioni: Agenzie Toscana Turismo - 055 2342777.

27-29 giugno CANNOLE (LE) SOLIDARIA DIREZIONE SUD III FIERA MEDITERRANEA DELL’ALTRA ECONOMIA Esempi legati all’ambiente, alla responsabilità sociale delle imprese, all’agricoltura biologica e biodinamica, al turismo sostenibile, alle reti sociali, ai diritti umani, alla cooperazione internazionale. Tre giorni di festa, laboratori, incontri, parole, suoni, sapori. Tema di quest’anno le Reti di Economia Solidale nell’esperienza latino americana. www.solidariasud.org 28 giugno – 17 agosto GOLETTA VERDE 2008 Riparte la campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del nostro mare.

Dal 1986 ad oggi, ogni estate, il battello ambientalista compie il periplo delle coste italiane prelevando e analizzando circa 500 campioni d’acqua. www.legambiente.eu 5-6 luglio NON SCHERZATE COL FUOCO Campagna nazionale del dipartimento Protezione civile e di Legambiente per arginare la piaga degli incendi boschivi. Iniziative e appuntamenti per imparare ad essere protagonisti nella lotta agli incendi. www.protezionecivile.it

7-10 luglio MILANO IMPIANTI PER IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI URBANI Come ottimizzare il rendimento economico e produttivo di un impianto di trattamento rifiuti? Quali sono i nuovi strumenti finanziari offerti dal mercato? Queste le domande che saranno affrontate nel convegno realizzato dall’istituto internazionale di Ricerca IIR. Il 7 luglio, workshop pre-conferenza “Operare nel settore dei rifiuti dalla A alla Z”. Il 10 luglio incontro post-conferenza “Regole e procedure per le discariche”. Ata Hotel Executive www.iir-italy.it

24-27 luglio MONTE SANT’ANGELO (FG) FESTAMBIENTESUD 2008 Quarta edizione della festa nazionale di Legambiente per il sud Italia nel Parco nazionale del Gargano Spettacoli e dibattiti, artigianato e prodotti della terra, sagre e degustazioni. Una kermesse delle esperienze positive di un sud che guarda all’Europa ed al Mediterraneo. www.festambientesud.it

29 luglio - 3 agosto VICO DEL GARGANO (FG) TEATRO CIVILE FESTIVAL Nel centro storico del paese, quattordici spettacoli per raccontare le storie del Sud e riflettere sul ruolo del teatro nella società italiana di oggi. www.festambientesud.it

Crisi e corporativismi, ora tremano le élite di David Rothkopf

RA LE ÉLITES GLOBALI NESSUNA HA SAPUTO VOLARE COSÌ IN ALTO come quella di coloro che hanno guidato la comunità della finanza. (…) Le prime 50 istituzioni finanziarie controllano quasi 50 mila miliardi di dollari di assets (25.600 miliardi di sterline), più o meno un terzo dell’ammontare globale. Si stima che diecimila hedge funds compensino dal 30 al 50% di tutte le equities scambiate nel mondo e che i primi cento di questi controllino il 60% degli assets di proprietà degli hedge funds stessi. Al sorgere della crisi, i regolatori sono stati costretti a cercare la collaborazione su base più o meno volontaria dei vertici delle principali istituzioni. I pochi decisori chiave a cui si rivolgono si trovano tipicamente negli Stati Uniti e in Europa, ed è bene sottolinearne la natura “transatlantica”. Il cambiamento, tuttavia, è nell’aria (…). In primo luogo la crisi suggerisce una nuova spinta alla regolamentazione. Il potere delle élites finanziarie si è manifestato in modo evidente nell’abilità di queste ultime ad argomentare con successo che i mercati finanziari e quelli dei nuovi titoli dovessero mantenersi in un regime di “autoregolamentazione” (…), mentre in seguito, quando le crisi sono arrivate insieme alle ipoteche sui titoli stessi, questi campioni dello Stato minimo hanno persuaso i governi a cauterizzare le loro ferite. I primi incoraggianti segnali di una nuova spinta alla cooperazione tra i governi (…) suggeriscono la possibile erosione del grado di facilità con il quale le aristocrazie finanziarie sanno contrapporre fra loro i governanti facendo in modo che a dettare le norme sia il regolatore più debole. In secondo luogo la crisi del credito sta esacerbando Secondo il Financial Times, la crescente reazione agli eccessi delle corporation. Le élites i super-finanzieri al potere miliardi dal mercato a prescindere dal suo andamento nel mondo rischiano di rimanere guadagnano e le loro istituzioni ottengono il sostegno dei governi mentre schiacciati dalla crisi globale, il “povero cittadino” perde la casa. Trent’anni fa i Ceo dall’avanzata asiatica e dagli delle multinazionali ricevevano uno stipendio 35 volte superiore eccessi delle loro corporation a quello di un impiegato medio; oggi guadagnano oltre 350 volte tanto. La crisi ha concentrato l’attenzione sulle oscene diseguaglianze di questa epoca in cui le 1.100 persone più ricche della terra possiedono quasi il doppio delle risorse dei 2,5 miliardi di persone più povere (…). L’accumulazione delle riserve finanziarie nel Golfo Persico, in Russia e in Cina, suggerisce in terzo luogo che il baricentro della finanza globale si sta spostando. Se i prezzi del gas si manterranno elevati e l’Asia continuerà a crescere a forte ritmo, è prevedibile che i fondi sovrani, che sono concentrati in queste aree, possano superare quota 15 mila miliardi nel giro di pochi anni. I principali accumulatori delle grandi fortune si trovano proprio in Cina, India e Russia. Pare inevitabile che gli esponenti di quell’élite finanziaria globale di casa a Davos siano destinati a sfidare la capacità di influenza del contingente asiatico (…). Siamo dunque giunti al tramonto dell’età dell’oro delle élites finanziarie transatlantiche? Forse. Ma le élite sono sempre riluttanti a cedere il potere e ci sono segni dei loro sforzi per evitare il declino. La necessità di accettare alcune riforme del mercato mondiale allo scopo di evitare una legislazione più invasiva è oggi riconosciuta. (…) Pur non potendo resistere all’espansione dell’Asia, la superclasse finanziaria potrà evitare di andare incontro al destino delle élites del passato se saprà abbandonare quelle giustificazioni della diseguaglianza da mercato autogestito che ha contribuito ad alimentare. Tratto da: Financial Times, 16 maggio 2008

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Kyoto: per la finanza è un “ambiente” ideale >58 Trilateral: aggiungi un posto a tavola >61 Per il cioccolato la via più dolce è quella corta >63

internazionale CUBA: PRIMO STOP ALLA PENA DI MORTE

DOPO LE NAZIONALIZZAZIONI IN BOLIVIA REFERENDUM SEPARATISTA. MORALES CHIEDE LA CONSULTAZIONE

CILE: I MINATORI VINCONO MA LA TENSIONE RESTA ALTA

GAS IRANIANO: LA GERMANIA E IL WJC CONTRO LA SVIZZERA

CONGO: SCANDALO “WEAPONS FOR GOLD” PESANTI LE ACCUSE ALL’ONU

USA-IRAQ, INTERROGATORI IN APPALTO A PRIVATI

Il presidente cubano Raúl Castro ha annunciato la commutazione in lunghe pene detentive (da 30 anni all’ergastolo) di quasi tutte le condanne a morte emesse nell’isola. Restano fuori dal provvedimento tre prigionieri condannati alla pena capitale per omicidio e terrorismo. Sebbene Cuba non abbia mai voluto riferire dati precisi, si stima che i beneficiari sarebbero 40 o 50 detenuti. Raúl Castro, che dal 2006 ha sostituito il fratello Fidel come presidente, ha comunque ribadito la sua contrarietà all’abolizione integrale della pena di morte (eseguita 3 volte negli ultimi 8 anni) giudicando quest’ultima un irrinunciabile deterrente contro il terrorismo. Recentemente il governo ha approvato una serie di provvedimenti che hanno liberalizzato l’acquisto di computer e il piccolo commercio. Secondo il quotidiano spagnolo El País, Cuba potrebbe presto garantire ai suoi cittadini l’agognato diritto all’espatrio, oggi teoricamente possibile ma di fatto ostacolato. Dagli Stati Uniti non sono arrivate reazioni significative. Nel 1962 Washington ha imposto l’embargo economico all’isola. Per sedici volte l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione contro il blocco, ma gli USA hanno sempre vanificato la decisione facendo valere il loro diritto di veto.

Resta difficile la situazione in Bolivia dove i sostenitori e gli oppositori del presidente Evo Morales si fronteggiano sul delicato tema delle risorse energetiche. Alla fine di aprile lo Stato ha nazionalizzato le principali compagnie straniere dell’energia acquistando il 51% delle azioni della spagnola Repsol e della sua “controllata” Andina, e assumendo il controllo di Empresa Petrolera Chaco S.A. (di proprietà della British Petroleum), Transredes Transporte de Hidrocarburos S.A. (Ashmore e Shell) e Compañía Logística de Hidrocarburos de Bolivia (CLHB) oltre che della compagnia di telecomunicazioni Entel, da 12 anni nelle mani di Telecom Italia. L’operazione è stata portata a termine alla vigilia del discusso referendum con il quale la provincia di Santa Cruz, la più ricca di risorse, ha approvato l’autonomia da La Paz nella gestione dell’energia. Morales giudica illegale la consultazione che l’Organizzazione degli Stati Americani aveva inutilmente tentato di far posticipare in attesa che la situazione si calmasse. I promotori del referendum hanno assicurato di non voler dar vita alla secessione ma la situazione resta comunque problematica e il presidente Morales ha indetto per il 10 agosto prossimo una consultazione nazionale sul proseguimento del suo mandato. Le riforme costituzionali volute da Morales prevedono l’accentramento del controllo delle risorse energetiche con l’obiettivo di dar vita a un programma di redistribuzione delle rendite capace di sostenere un vasto programma di sviluppo sociale in quello che resta il Paese più povero del Sudamerica.

Si è chiuso dopo 20 giorni lo sciopero condotto da 33 mila minatori precari dell’azienda cilena Codelco. I lavoratori, tutti assunti con contratto a tempo determinato, hanno raggiunto un accordo con l’azienda ottenendo un assegno aggiuntivo di 500 mila pesos (circa 1.100 dollari) ciascuno e l’apertura di due tavoli di contrattazione: il primo studierà l’implementazione degli accordi raggiunti lo scorso anno, il secondo affronterà una possibile riforma della legge sui contratti atipici. Il blocco seguiva idealmente gli scioperi del 2007 quando 28 mila lavoratori con contratto “flessibile” avevano bloccato le miniere di Chuquicamata e El Teniente chiedendo l’equiparazione salariale con gli assunti a tempo indeterminato (280 euro al mese). La calma del dopo-accordo ha avuto però vita breve. Quando le aziende del subappalto hanno iniziato ad erogare ai minatori un bonus di soli 300 mila pesos il leader della CTC Cristián Cuevas ha minacciato un nuovo sciopero invocando l’intervento del presidente della repubblica Michelle Bachelet e dei ministri dell’Interno e del Lavoro, Edmundo Pérez Yoma e Osvaldo Andrade, che si erano fatti garanti dell’intesa raggiunta.

Il World Jewish Congress (WJC) invita il governo svizzero a ripensare all’accordo per la fornitura di gas naturale iraniano siglato lo scorso mese tra il governo di Teheran e l’elvetica Elektrizitaetsgesellschaft Laufenburg. Secondo quanto riferito dall’agenzia Swissinfo, il presidente del WJC Ronald Lauder ha definito il contratto di fornitura “una minaccia per Israele e Stati Uniti”. ‹‹È possibile – ha specificato – che il denaro che la Svizzera verserà all’Iran possa essere usato per acquistare armi destinate a uccidere degli israeliani o degli americani o per comprare missili in grado di trasportare testate nucleari››. L’intesa con l’azienda iraniana Gas Export Company (Nigec) prevede la fornitura annua di 5,5 miliardi di metri cubi di gas che saranno trasportati lungo il Trans-Adriatic Pipeline (TAP), un gasdotto che, a partire dal 2011, entrerà in funzione attraverso Grecia, Albania e Italia. Obiettivo dell’intesa è la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia. A sostegno delle preoccupazioni del WJC, si è schierato il cancelliere tedesco Angela Merkel, da sempre sostenitrice di una strategia delle sanzioni economiche contro il regime degli Ayatollah. La Merkel aveva ribadito la propria posizione in occasione di un recente viaggio in Israele nel quale, primo caso per un politico tedesco, aveva pronunciato un discorso davanti ai deputati della Knesset.

A un anno di distanza dall’inchiesta della Britannica Bbc che portò alla scoperta dei traffici illegali della missione di pace nella Repubblica Democratica del Congo, le Nazioni Unite non si starebbero impegnando a sufficienza nella conduzione di un’inchiesta ad hoc. È la denuncia di Human Rights Watch, una Ong impegnata nella promozione dei diritti umani. In una lettera aperta al Segretario Generale dell’Onu Ban Ki Moon, l’organizzazione, che ha sede a New York, ha puntato il dito contro l’Office of Internal Oversight Services, l’agenzia preposta alle indagini interne, accusandola di negligenza. Le nuove accuse seguono le rivelazioni rese recentemente pubbliche ancora dalla Bbc. Secondo l’emittente inglese, gli inquirenti avrebbero condotto fino ad ora un’indagine superficiale e del tutto inadeguata sulle responsabilità dei dipendenti dell’Onu. I fatti si riferiscono ai traffici condotti da alcuni funzionari indiani e pakistani della United Nations Mission in Congo (Monuc), che avrebbero mediato nell’affare condotto dai peacekeepers con i ribelli locali. Questi ultimi avrebbero ricevuto armi in cambio di oro, avorio e droga. La missione Monuc (15.000 soldati e 700 osservatori in rappresentanza di 49 Paesi) era stata avviata a seguito di una risoluzione approvata nel 2000 con l’obiettivo di pacificare un’area teatro della sanguinosa guerra civile. Già nel settembre 2007 Human Rights Watch aveva chiesto una riunione con il sottosegretario Onu Inga-Britt Ahlenius ma l’incontro era stato rifiutato in quanto ritenuto “non necessario”.

Si chiama L-3 Communications Integrated System ed è al centro dell’ultima denuncia di CorpWatch, un’organizzazione statunitense impegnata da 12 anni nel monitoraggio degli abusi delle multinazionali di tutto il mondo. La L-3, un’azienda di New York specializzata nel reclutare traduttori e nello svolgere servizi di tipo investigativo, è stata oggetto di un approfondito rapporto su un fenomeno ancora poco conosciuto: quello dell’appalto privato delle attività d’intelligence. La L-3, che nel 2007 ha dichiarato ricavi per 14 miliardi di dollari, avrebbe operato in Iraq attraverso la società di San Francisco Titan Corporation, acquisita recentemente. Secondo CorpWatch, il personale della L-3 avrebbe condotto interrogatori sui prigionieri in Iraq in circostanze poco chiare: a oggi numerosi dipendenti si trovano sotto inchiesta per abusi e violazione dei diritti umani. Secondo contractor per numero di dipendenti (almeno 7.000 traduttori e 300 specialisti dell’intelligence), la compagnia è al nono posto della classifica per valore contrattuale degli appaltatori privati dell’esercito in Iraq. Dall’invasione del Paese a oggi, l’esercito avrebbe versato nella case dell’azienda almeno 3 miliardi di dollari.

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Kyoto: per la finanza è un “ambiente” ideale La speculazione sui titoli rischia di far fallire il meccanismo di controllo e riduzione delle emissioni di gas serra. Come insegna l’esempio dei biocarburanti.

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ONDRA, 22 APRILE 2008. La nota ufficiale passa quasi inosser-

TOMMASO BONAVENTURA / CONTRASTO

vata: Merrill Lynch fa il suo ingresso nel mercato delle emissioni, comunemente conosciuto come carbon market, lanciando un nuovo servizio pensato per di Matteo Cavallito aiutare le imprese a ridurre e/o compensare le proprie emissioni di CO2. Sembra una banalissima operazione di diversificazione del mercato ma dietro c’è molto di più. Ad animare la banca d’affari c’è una nuova logica, la stessa che aveva convinto JP Morgan ad acquisire ClimateCare e Morgan Stanley a sviluppare nel 2007 un servizio analogo con DNV (Det Norske Veritas), leader mondiale nel campo della certificazione. Potremmo chiamarlo “ambientalismo” ma saremmo fuorvianti. Perché da questa “nuova ecologia” rischia di trarre vantaggio solo una piccola parte degli abitanti del pianeta: gli operatori finanziari. Questa è la storia di come i loro sogni di gloria sono maturati nel tempo.

Inquinare meno, guadagnare tutti L’intreccio finanza-inquinamento ha preso ufficialmente il via con l’approvazione del cosiddetto Protocollo di Kyoto. Sottoscritto nel 1997, l’accordo impegna i firmatari a ridurre l’immissione di CO2 cominciando con il controllarne la proliferazione. E’ così che i Paesi aderenti hanno scelto il cap and trade, uno schema basato sull’istituzione di un limite sulla quota massima di emissioni (cap) che viene divisa e distribuita ai singoli operatori. Chi “immette” meno di quanto sia autorizzato a fare trasforma la differenza in un credito che può essere venduto (trade) a chi intende superare la propria soglia, in un mercato teoricamente privo di vincoli geografici.

Emissioni di carta Per comprendere la reale portata dell’affermazione della finanza sul cap and trade occorre però fare un ulteriore passo in avanti. Gli scambi nel carbon market, non riguardano solo i titoli di credito ma interessano anche le opzioni di acquisto. Si tratta dei famosi “prodotti derivati”, strumenti finanziari basati su contratti differiti che impegnano il possessore ad acquistare un credito di emissione a un determi| 58 | valori |

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Una veduta di Linfen, una tra le città più inquinate del mondo a causa della produzione di carbone.

Cina, 2007

nato prezzo. Il titolare non è però obbligato a rispettare il contratto qualora possa rivendere l’opzione a terzi. Dal momento che le prospettive future (tra le quali l’abbassamento delle soglie massime di emissione) sembrano rimarcare l’importanza dei crediti, il valore delle opzioni tende a salire di pari passo con le aspettative. La crescita della domanda fa il resto (il valore del mercato mondiale delle emissioni è passato dai 9,5 miliardi di euro del 2005 ai 46 di oggi) agitando un mercato sempre più virtuale in cui la stragrande maggioranza delle opzioni non si traduce in un acquisto effettivo. Risultato: il 95% degli scambi condotti all’interno della European Climate Exchange (ECX), la principale borsa del clima del mondo, coinvolge futures e simili; il valore di un contratto standard per 100 tonnellate di CO2 scambiato alla borsa di Chicago è passato dagli 0,95 dollari del 2003 ai 6,45 dollari del maggio 2008. ‹‹Nel carbon market il prezzo di mercato è in-

trinsecamente instabile - spiega Mario Gamberale, Amministratore Delegato di Azzero CO2, una Energy Service Company creata da Legambiente, Kyoto Club e dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia - . Ci sono pochi crediti, un prezzo volatile e un mercato altalenante, fattori che lasciano inevitabilmente spazio alla speculazione. Lo scorso anno i titoli di efficienza energetica hanno intasato il mercato italiano e il loro prezzo è crollato del 280%, da 84 euro per titolo del 21 marzo 2006 ai circa 30 euro del 9 ottobre 2007. In seguito, grazie al salvataggio del Governo, i titoli hanno più che raddoppiato il loro valore››. Un pessimo segnale al pari di quello del mercato del petrolio dove i titoli futures, i famosi “barili di carta”, hanno alimentato non poco la crescita del prezzo dell’oro nero sul mercato mondiale. Secondo gli analisti, il peso della speculazione sul valore odierno del barile incide dal 20 al 40%. La stima per i crediti di emissione non è disponibile ma potrebbe essere ancora più impietosa.

Stati Uniti, l’ultima frontiera Il protagonista della ECX non è certo un personaggio qualsiasi. Lo

statunitense Richard Sandor, ex docente di Berkeley, presiede la Climate Exchange PLC, società che nella borsa europea ha saputo fare la parte del leone arrivando a controllare il 90% degli scambi. A marzo, quando la Climate Exchange ha annunciato un aumento del 200% dei propri ricavi tra il 2006 e il 2007 (da 13 a 27 miliardi di dollari), l’indice dei titoli della società consorella europea è salito di 16 punti percentuali. Sandor, che è comunemente considerato uno dei padri del mercato dei derivati (negli anni 70 aveva contribuito allo sviluppo dei contratti futures del Chicago Board of Trade’s Treasury), non intende certo dormire sugli allori anche perché all’orizzonte sembrano aprirsi prospettive di guadagno mai viste prima nella nuova terra promessa: gli USA. Unica nazione (Kazakistan a parte) a non aver ratificato il protocollo di Kyoto, gli Stati Uniti, dove il cap and trade funziona su base “volontaria”, sono il principale produttore mondiale di gas serra (il 36% circa del totale globale). La svolta tuttavia è nell’aria. Sia Hillary Clinton che Barack Obama si sono apertamente espressi a favore del Protocollo prefigurando ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni: -80% entro il 2050. Il |

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IL PROTOCOLLO DI KYOTO È IL PIÙ IMPORTANTE TRATTATO internazionale in materia di ambiente. Firmato nell’omonima città giapponese l’11 dicembre 1997, l’accordo è entrato in vigore soltanto nel febbraio 2005 dopo la ratifica da parte della Russia. I Paesi aderenti sono obbligati a ridurre le emissioni di gas serra nel periodo 2008-2012 con una diminuzione del 5,2% rispetto ai valori fatti registrare nel 1990. Nel mondo soltanto Kazakistan e Stati Uniti non hanno ratificato il Protocollo mentre Cina e India pur avendo definitivamente approvato l’intesa, operano ancora in regime di deroga. Alla fine del 2007, i partecipanti alla XIII Conferenza dell'Onu sui mutamenti climatici svoltasi a Bali, Indonesia, hanno raggiunto un’intesa per gli obiettivi più ambiziosi che caratterizzeranno gli impegni della nuova versione del Protocollo, il cosiddetto “Kyoto 2”, che sarà firmata a Copenhagen nel 2009 ed entrerà in vigore nel 2012. L’adesione completa da parte degli USA è al momento prevedibile. M.C.

LE BORSE DEL CLIMA CON SEDE A LONDRA, la European Climate Exchange (ECX) è la principale borsa dei crediti di emissione del Vecchio Continente e il punto di riferimento delle 12.000 installazioni produttive europee soggette ai vincoli di Kyoto. La ECX, che annovera tra i suoi investitori la Goldman Sachs Holdings, la Invesco Perpetual e gli hedge funds Harbiger Capital Master Fund I e Black Rock Investment (del gruppo Blackstone), è presieduta da Richard Sandor il fondatore della Chicago Climate Exchange (CCX), la principale borsa su base volontaria del mondo. Da cinque anni CCX opera in partnership con l’Intercontinental Climate Exchange che nel 2001 aveva acquisito l’International Petroleum Exchange (IPE), la più grande borsa dei derivati finanziari del petrolio. In Europa sono presenti altre quattro borse del clima (a Vienna, Lipsia, Oslo e Parigi). Nel marzo scorso il Giappone ha reso nota l’intenzione di istituire al più presto un mercato interno dei crediti di emissione. M.C.

repubblicano John McCain, da parte sua, ha già incontrato il Commissario UE all'Ambiente Stavros Dimas, il supervisore del mercato dei crediti europeo in vigore dal 2005. L’introduzione del cap and trade vero e proprio negli USA, ricorda Gamberale, potrebbe determinare esiti positivi soprattutto per l'effetto trainante che potrebbe avere sulla politica di Cina e India, due Paesi che hanno ratificato Kyoto ma operano in regime di deroga e per i quali Washington resta il principale interlocutore (e ispiratore) in campo economico. Il rischio di un’ulteriore accelerazione delle dinamiche speculative resta alto come lascia intendere la frenetica attività di colossi come Morgan Stanley, JP Morgan, Deutsche Bank e Merrill Lynch che si sono già lanciati nell’affare. La grande finanza rischia di dominare la piazza garantendosi profitti da capogiro e fornendo, attraverso i fondi d’investimento, una prospettiva di profitto alla grande industria chiamata a compensare i crescenti costi dell’inquinamento. Secondo le ipotesi più caute, il mercato USA delle emissioni potrebbe valere al suo esordio già 100 miliardi di dollari.

La Casa Bianca scopre l’ambiente Accanto all’allarme “climatico” c’è ovviamente quello legato all’ascesa esponenziale del prezzo del petrolio, un fenomeno che ha in| 60 | valori |

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dotto la Casa Bianca a perseguire la strategia dei carburanti alternativi di origine vegetale: i cosiddetti biofuels, più volte “benedetti” dall’ex vicepresidente Usa (e Nobel per la Pace 2006) Al Gore. Nel 2007, sostenuti dall’ex candidato democratico, George Bush e il collega brasiliano Lula stringevano un patto per lo sviluppo dell’etanolo (di cui il Brasile è il principale produttore mondiale) provocando un autentico terremoto in America Latina. Alcuni dei Paesi più poveri del Subcontinente hanno denunciato l’impennata dei prezzi dei fertilizzanti seguita all’annuncio dei piani statunitensi e brasiliani. L’impatto dell’ascesa dei biocarburanti sui generi alimentari si è poi evidenziato in modo ancor più devastante in Africa dove i cereali hanno raggiunto un costo insostenibile per molti (riso +70%, grano +130%). Di recente il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki Moon ha parlato per la prima volta di catastrofe alimentare. Quello che i vertici dell’Onu non hanno però voluto ricordare è che il mercato delle commodities agroalimentari pullula di titoli futures che hanno conosciuto una crescita senza precedenti nel corso degli ultimi anni. Il 30 novembre del 2007, la riapertura delle contrattazioni dopo la trasformazione in società a capitale aperto della Bolsa de Mercadorias & Futuros di San Paolo del Brasile ha registrato così tante operazioni che, per la prima volta nella sua storia, il sistema informatico è andato in panne.

Quel che resta della tempesta L’impatto della finanza e della speculazione sui mercati generati dalle nuove politiche ambientali è risultato molto negativo. Quello che resta da comprendere è se ai disastri speculativi possa accompagnarsi un’efficace protezione dell’ambiente. Il discorso vale soprattutto per il Cap and Trade. Il timore è che i profitti di questo mercato restino nella finanza senza fornire capitali da reinvestire nell’innovazione tecnologica tesa a ridurre l’emissione di CO2. I dati sugli scarsi miglioramenti in Europa sono stati confermati ma è anche vero, come ha ricordato l’Ad di Azzero CO2, che un sistema in vigore da poco più di due anni deve essere giudicato in un orizzonte temporale più ampio. La certezza resta un’altra: fintantoché la grande finanza manterrà una massiccia presenza in questo mercato i rischi di fallimento resteranno elevati. ‹‹Il problema è che il valore di un titolo pensato per incentivare certe scelte risulta molto più delicato di quello degli altri prodotti di mercato – sottolinea Gamberale - Se il suo prezzo scende sotto un certo livello, infatti, il meccanismo d’incentivazione fallisce››. Un ragionamento forse condiviso dagli analisti della Ue che starebbero progettando di introdurre un limite del 3% sui surplus di emissioni finanziabili attraverso i crediti.

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Aggiungi un posto a tavola Mentre si avvicina il sorpasso del Pil cinese su quello Usa, la Trilateral annuncia ufficialmente l’entrata della Cina nei suoi ranghi. Una decisione obbligata e non più rimandabile, prima che il conto diventi troppo salato. EL 1973 DAVID ROCKEFELLER L’HA FONDATA e ora, con un bel colpo di teatro, il terribile vecchietto della Trilateral ha annunciato: «Dobbiamo coinvolgere la Cina nella gestione dei problemi globali». La comunicazione è stata data dal di Paola Baiocchi 93enne erede di John Rockefeller durante l’ultimo meeting annuale della Commissione, che si è svolto dal 25 al 28 aprile al Ritz Carlton Hotel di Washington. La storia di uno dei più esclusivi circoli del globo dice, però, che l’uscita non è stata un atto estemporaneo Il grande murale né , ma che la Trilateral ha voluto attirare (olo per un atIl cammino dell’uomo di Diego Rivera; timo) i riflettori della stampa su una “svolta” nell’ordiè una copia del dipinto ne mondiale che nei fatti è già avvenuta. eseguito nel 1933 nel Rockefeller Center La Trilateral ha messo sotto osservazione la Cina già di New York e fatto da molti anni nei suoi rapporti annuali (The Trialogue) e distruggere da Nelson Rockefeller perché nei lavori tematici di analisi (Triangle Papers). Nel 1994 ritraeva anche Lenin in uno studio dal titolo “Cina emergente nel mondo dele Marx. Qui sopra il logo della Trilateral. l’interdipendenza” di Yoichi Funabashi, Michel Oksen-

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berg e Heinrich Weiss, la crescita cinese è vista come un importante elemento di stabilità. Se, infatti, venti anni fa – dice il rapporto – si ipotizzava che i maggiori contrasti del XXI secolo sarebbero nati tra Nord e Sud del globo e la tensione sarebbe stata sempre più dura, pervasiva e irrimediabile, lo sviluppo cinese ha invece sottratto alla povertà una larga porzione di mondo. Lo studio della Trilateral suggeriva quindi una serie di azioni politiche, strategiche ed economiche «per coinvolgere la Cina nell’interdipendenza mondiale».

Conosci il tuo avversario Allo studio ha fatto seguito l’allargamento dei confini della Trilateral: fino al 2000 l’Asia era rappresenta solo dal Giappone. A partire da quella data la rappresentanza orientale diventa The Pacific Asia Group e include membri della Corea del Sud, dell’Australia, della Nuova Zelanda e Pae|

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STRAUSS-KHAN (nella foto) potrebbe essere l’ultimo europeo alla direzione del Fmi. L’elezione di Padoa Schioppa a presidente del Comitato finanziario e monetario del Fmi è stata appoggiata da Indonesia, India e Cina ed è stata avviata la riforma che rivede le quote e aumenta il potere di voto di alcune economie emergenti come Cina, India, Brasile, Messico e Corea del Sud - ma ne scontenta altre, riducendo il peso di Russia, Egitto, Arabia Saudita, Venezuela, Argentina, Cile e Sud Africa. L’Italia - insieme a Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti vede calare leggermente i propri diritti di voto, mentre il Giappone è l’unico Paese industrializzato che guadagna.

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IL PIL MONDIALE NEL 2007 Regno Unito 3,14

Francia 2,85

Germania 3,73

Russia 2,65 Cina 15,82

Giappone 6,13 India 6,43

Usa 19,31

Resto del mondo 39,94

si dell’Asean (l’Associazione tra Stati del Sudest asiatico) come l’Indonesia, le Filippine, Singapore, la Tailandia, la Malesia. E nove membri di Cina, Hong Kong e Taiwan. L’uscita di David Rockefeller ha portato allo scoperto un lungo lavoro di avvicinamento, inclusione e penetrazione iniziato già con le politiche intraprese durante gli anni Settanta da Henry Kissinger, Zbignew Brzezinski, Edward Heath, Franz-Josef Strauss e non perseguite nel post Guerra fredda. Ma ora le prospettive sono cambiate e l’annuncio non poteva essere rimandato: il Pil cinese del 2007 è superiore a quello dell’Unione Europea, mentre è inferiore a quello degli Stati Uniti solo di 3,49 punti percentuali (Fonte Fmi). Insomma il momento del sorpasso si avvicina. Gli Stati Uniti, in piena crisi economica e diplomatica, hanno smesso di domandarsi «Perché il mondo detesta l’America?» per tornare a proporsi anche come mediatori attivi nelle più importanti situazioni di conflitto. È quello che sta facendo per esempio Jimmy Carter, membro Trilateral, che accredita Hamas alla trattativa con Israele nell’articolo “Se vuoi la pace tratta col nemico” pubblicato su La Repubblica il 29 aprile, proprio a ridosso del meeting trilaterale.

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INFO

[ DATI IN PERCENTUALE ]

FONTE: FMI

LE NUOVE ECONOMIE NEL FMI

Il candidato trilaterale di queste elezioni è il repubblicano John McCain. Mentre per la Clinton si parla di appartenenza sia al Bilderberg che al Cfr e molti finanziamenti per Obama arrivano da membri Cfr. Le iniziali reazioni che vedevano la Trilateral come il vero governo mondiale, si sono attenuate nonostrante molta documentazione sul suo ruolo sia reperibile, anche sul suo sito. Gli interventi della Trilateral ruotano attorno ad alcune idee guida, che poi la politica esegue e i media adottano: la necessità di un “nuovo ordine internazionale”, l’interdipendenza mondiale continuamente riaffermata (anche se la leadership nella Commission è stata finora statunitense), l’esaltazione del liberismo e della globalizzazione. Olivier Boiral nel suo articolo “Gli opachi poteri della Trilaterale” (Le Monde Diplomatique, novembre 2003) definisce la Commissione «sia un osservatorio privilegiato sia il capomastro di questa nuova architettura internazionale».

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www.trilateral.org An Emerging China In a World of Interdependence www.trilateral.org/projwork/tfrsums/tfr45.htm www.monde-diplomatique.fr/2003/11/BOIRAL/10677 Council on Foreign Relations www.cfr.org Bilderberg www.bilderberg.org I grandi suggeritori, Valori n.32 settembre 2005 Lobby inquinatrici, Valori n.43 ottobre 2006

The comprehensive power Nel già citato studio della Commissione la Cina viene vista come una “terza via” dello sviluppo, che ha scelto di essere un «comprehensive power», un potere cioè sia economico che militare, a differenza dell’Unione Sovietica che era «una potenza militare senza forza economica». Questo tratto che rende la Cina così simile agli Stati Uniti è sicuramente una fonte di preoccupazione per la potenza in crisi. Mentre resta profondamente diversa la visione sulla risoluzione dei problemi, come si è visto anche nel corso del meeting. Per la cinese Yuan Ming dell’Università di Pechino l’intervento sui cambiamenti climatici deve partire da decisioni politiche, anche drastiche, a cui il mercato deve adeguarsi. La partita è iniziata, il modo in cui si giocherà riguarda tutti: sarà la diplomazia millenaria dei cinesi a imporre nuove regole o sta per combattersi un “nuovo scontro di civiltà” dopo quello già lanciato da Huntington nel meeting Trilateral di Kyoto del 1975? Oppure la più sottile strategia dell’interdipendenza riuscirà a divorare il colosso cinese dall’interno, come fanno le termiti con i tronchi?

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Dalla pianta di cacao alla tavoletta un numero eccessivo di intermediari fa lievitare i costi. A discapito dei diritti dei produttori e della qualità finale per i consumatori. che il settore del cioccolato di qualità non è un mercato di nicchia in Italia: gli artigiani del settore alimentare sono 25 mila e i “cioccolatieri puri” oltre 600. Il loro giro d’affari ha superato i 350 di Emanuele Isonio milioni di euro, in cinque anni la produzione è aumentata del 21% (260 mila tonnellate nel 2005) e l’export del 40% passando da 80 a 112 mila. Niente di strano, visto che ciascun italiano consuma in meI “cabosse” ovvero i frutti da cui si estrae il cacao. dia quattro chili e mezzo di cioccolato ogni anno. Eppure dietro questi risultati si nascondono storture che impediscono al settore di crescere quanto dovrebbe (e potrebbe). E ai soggetti coinvolti di beneficiare dei ritorni economici adeguati, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo.

B

ASTANO POCHE CIFRE PER DIMOSTRARE

Troppi intermediari, scarsi ricavi Una parte di “colpa” è sicuramente nella concorrenza delle grandi multinazionali del cioccolato, che – come spiega il responsabile di Confartigianato Alimentazione, Arcangelo Roncacci – «offrono prodotti standardizzati, hanno un’efficiente organizzazione commerciale e un facile accesso alla grande distribuzione». Ma la responsabilità maggiore sta probabilmente in una filiera di produzione inutilmente lunga. Un numero eccessivo di intermediari che fa lievitare i costi (oggi i pasticcieri pagano il cacao sette volte il prezzo alla fonte) e produce non pochi effetti perversi: i piccoli produttori hanno scarso potere contrattuale e non ricevono

un’adeguata remunerazione per il loro cacao. I cioccolatieri non possono selezionare il cacao migliore. Gli amanti del cioccolato di qualità si devono accontentare di prodotti più “scadenti”.

La filiera corta del cacao

Come si può superare questa situazione? Una possibile via d’uscita potrebbe essere la Fine Chocolate Organization, un’associazione dei cioccolatieri di qualità, nata dalla collaborazione tra Cna Alimentare, Confartigianato, Istituto Italo Latino americano (Iila) ed Etimos: una vera “filiera corta del cioccolato”. Un fronte unito per l’acquisto della materia prima, dalla pianta alla tavoletta. L’iniziativa fa seguito a un progetto “pilota” – denominato “Chocolatino” – promosso dall’Iila nel luglio 2007 nella città ecuadoregna di Guayaquil. L’esperimento dimostrò che relazioni dirette tra produttori sudamericani e pasticcieri italiani possono migliorare la catena produttiva e incidono positivamente su prezzi e qualità del prodotto finale. «Grazie a Fine Chocolate prevediamo di poter ridurre i costi di almeno il 15% - osserva Arcangelo Roncacci – e potremo selezionare le piantagioni di più alta qualità. InolL’ITALIA GHIOTTA tre garantiremo ai consumatori maggiore trasparenza: si potranno 350 milioni di Euro Giro d’affari annuo del settore 260 mila tonnellate Produzione di dolci e altri derivati da cacao infatti fornire informazioni certe sui +21% Variazione 2000-2005 nella produzione luoghi di produzione, sulle prodi dolci a base di cacao prietà organolettiche e sul rispetto 112 mila tonnellate Export del cioccolato italiano di determinati standard sociali e + 40% Variazione quinquennio 2000-2005 nell’export ambientali». 4,5 kg Consumo annuo pro-capite Per sostenere finanziariamente i +20% Variazione 2000-2005 nel consumo pro-capite piccoli produttori cruciale è stato il 25 mila Artigiani dell’industria dolciaria ruolo di Etimos, il consorzio che rac600 Cioccolatieri “puri” coglie risparmio per le esperienze U.S. DEPARTMENT OF AGRICULTURE - AGRICULTURAL RESEARCH SERVICE

TRA I FONDATORI DELLA TRILATERAL COMMISSION ci sono Henry Kissinger, Zbignew Brzezinski e Gianni Agnelli. Questo tavolo tra America, Europa e Giappone, nato come “gemmazione” del Council on Foreign Relations (Cfr), del Bilderberg Group e della Skull and Bones, raccoglie inizialmente un’élite di circa duecento rappresentanti della finanza, della politica, dei sindacati, dell’industria e delle università, provenienti dai tre lati dell’industrializzazione. Il primo meeting si tiene a Tokyo nell’ottobre del 1973 ed è presieduto da Jimmy Carter che, in seguito, da presidente degli Stati Uniti, nominerà 26 membri della Commission ai vertici della sua amministrazione. La Trilateral è un circolo molto esclusivo (anche ora i suoi membri non superano i 350), strategico e molto potente: nelle presidenziali Usa del 1980 sia Carter che i suoi maggiori avversari, John B. Anderson e George H.W. Bush appartenevano alla Trilateral.

Cioccolato: la via più dolce è quella corta

FONTE: AIDI (ASSOCIAZIONE INDUSTRIE DOLCIARIE ITALIANE) 2005

IL POTERE OPACO

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microimprenditoriali e i programmi di microfinanza nel Sud del mondo. «Abbiamo lanciato un nuovo prodotto finanziario, il “Fondo commodities” - ha annunciato il presidente di Etimos Marco Santori - che per i prossimi cinque anni potrà contare su almeno dieci milioni di euro e il 25% sarà dedicato al settore del cacao».

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LINK UTILI www.finechocolate.org www.alimentazione.confartigianato.it www.iila.org

www.cna.it www.dolceitalia.net www.etimos.it

APPUNTAMENTI GIUGNO >AGOSTO 8 giugno MONGOLIA ELEZIONI LEGISLATIVE

Con un fronte unito alta qualità per tutti Approvvigionandosi direttamente i cioccolatieri artigianali riusciranno a contenere i costi.

«C Scultura di cioccolato di Silvio Bessone, presidente della Fine Chocolate Organization.

I SIAMO IMBARCATI IN UNA SFIDA COMPLESSA e stimolante» con-

fessa Silvio Bessone, maestro pasticcere, finalista in quattro campionati del mondo e presidente della Fine Chocolate Organization. «Ma ci possono essere grandi opportunità di crescita per tutti i cioccolatieri artigiani italiani». In effetti, dall’esterno sembra un confronto alla “Davide contro Golia”… «E per certi versi lo è. Però con questa iniziativa potremo ridurre il gap con le grandi multinazionali». In che modo? «Creando un fronte unito per l’approvvigionamento del cacao. Potremo così sviluppare una filiera corta del

cioccolato, che garantirà una migliore conoscenza delle origini da parte dei cioccolatieri italiani, una maggiore forza contrattuale e significativi vantaggi in termini di qualità e prezzo». In sostanza, dovreste riuscire a garantire al cliente cioccolato di alta qualità a prezzi competitivi? «Questo è indubbio. Potremo contenere i costi di produzione e i nostri clienti potranno così permettersi di assaggiare la grande differenza che c’è tra i prodotti industriali e quelli artigianali. In più contribuiranno a far rispettare i principi etici e sociali e miglioreranno le condizioni dei piccoli produttori e trasformatori, gli anelli deboli e meno tutelati della filiera del cacao».

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Promuovere la cultura del buono, sano ed equo Finanziamenti Etimos ai produttori dei sette principali Paesi d’origine del cacao. I SIAMO RESI CONTO che i settori del cacao e del cioccolato erano due universi separati», rivela Marco Santori, presidente di Etimos. «In mezzo, un “collo di bottiglia” rappresentato da un vero e proprio “cartello” delle aziende di semilavorato: decidono quale cacao acquistare, a che prezzo vendere e incidono negativamente sul prezzo finale».

Quale sarà invece il ruolo di Etimos? Proprio grazie all'esperienza acquisita tra i piccoli produttori nei principali Paesi d'origine del cacao, possiamo agevolare la reciproca conoscenza tra i diversi attori. Nei prossimi anni investiremo due milioni e mezzo di euro in sette “origini” (Repubblica Dominicana, Venezuela, Ecuador, Perù, Costa Rica, Costa d'Avorio e Sri Lanka).

Una “strozzatura” che crea disuguaglianze… Senza dubbio. Da un lato non garantisce un’equa remunerazione per i piccoli produttori dei Paesi d’origine. Dall’altro impedisce ai cioccolatieri di selezionare prodotti di alta qualità. E riduce quindi la possibilità di scelta dei consumatori.

A cosa serviranno i finanziamenti? Faccio due esempi: nel Nord del Perù, i soci della Cepicafè (settanta cooperative per un totale di tremila piccoli produttori) grazie ai nostri crediti a breve scadenza, possono vendere i prodotti quando la congiuntura di mercato è propizia, per spuntare prezzi migliori. Finanziamenti a più lungo termine sono stati usati invece in macchinari e per sostenere la formazione. In Costa d’Avorio abbiamo erogato 450 mila euro ai quattromila soci della cooperativa Kavokiva, per l’acquisto collettivo degli strumenti di lavoro, per sviluppare nuovi canali commerciali e per introdurre metodi di coltivazione rispettosi dell’ambiente. Kavokiva è la prima realtà ivoriana ad aver ricevuto la prestigiosa certificazione di Flo. E oggi il 57% della sua produzione è indirizzata ai circuiti equosolidali.

«C

Perché avete deciso di collaborare con la Fine Chocolate? Perché per molti motivi è un partner ideale per Etimos: mette finalmente in relazione quei due mondi, organizza la domanda di materia prima, crea reti di collaborazione con i produttori dei Paesi d’origine. Ha poi un’attenzione particolare per la qualità e la tracciabilità del cacao e promuove al tempo stesso la cultura del buono, del sano e dell’equo anche presso i consumatori finali. | 64 | valori |

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9-11 giugno CAPE TOWN (SUDAFRICA) WORLD BANK ABCDE CONFERENCE Nata da un’idea della Banca Mondiale, la serie delle “ABCDE Conferences on Development” è da sempre legata nei contenuti ai temi in discussione nel G8, nell’Unione Europea e negli altri maggiori eventi globali. L’edizione 2008 è organizzata in collaborazione con il Ministero delle Finanze del Sudafrica.

10 giugno BUENOS AIRES (ARGENTINA) MERCOSUR Riunione del Grupo Ad Hoc Sobre Biocombustibles (GAHB) del Mercosur (Mercado Común del Sur). Quello dei biocarburanti resta un tema “caldo” all’interno dell’area sudamericana di libero scambio. Il Brasile guida idealmente il fronte del Sì con il sostegno degli Usa, il Venezuela è schierato su posizioni opposte. Lo sviluppo del bio-fuel (e la speculazione sui derivati finanziari) ha prodotto un forte aumento dei prezzi di alcune materie prime. www.mercosur.int 7-11 giugno BRUXELLES (BELGIO) FLARE - FREEDOM, LEGALITY AND RIGHTS IN EUROPE Ultima tappa per la creazione del network europeo contro le criminalità organizzate. Promosso dall’associazione Libera e dalla Ong torinese Terra del Fuoco, il programma FLARE riunisce 50 associazioni impegnate nella lotta allo sfruttamento sessuale e alla corruzione, nella protezione ambientale e nella tutela dei diritti umani. L’appuntamento di Bruxelles, il quarto dopo quelli di Berlino, Bari e Cracovia, si caratterizzerà per la firma dell'atto costitutivo e dello statuto del network. 11-13 giugno 2008 BLED (SLOVENIA) HIDROENERGIA 2008 Conferenza internazionale biennale dedicata al settore del piccolo idroelettrico. Tra gli organizzatori: ESHA (European

Small Hydropower Association) www.aper.it

12 giugno REPUBBLICA D’IRLANDA REFERENDUM SUL TRATTATO DI LISBONA Nato sulle ceneri della costituzione europea, bocciata nel 2005 nelle consultazioni referendarie di Francia e Olanda, il cosiddetto Trattato di Lisbona mira a integrare alcuni documenti di intesa per affiancarsi al Trattato sul funzionamento dell'Unione, alla Carta dei diritti fondamentali e al vecchio Trattato Euratom. Il Trattato di Lisbona dovrebbe essere ratificato dai Paesi membri entro il 2009, anno delle elezioni per il rinnovo del parlamento di Bruxelles. 12-14 giugno 2008 MONACO (GERMANIA) INTERSOLAR 2008 - INTERNATIONAL TRADE FAIR AND CONFERENCE FOR SOLAR TECHNOLOGY www.intersolar.de 15 giugno EUROPEAN WIND ENERGY ASSOCIATION (EWEA) Giornata Europea del Vento La seconda edizione dello European Wind Day si caratterizzerà per lo sviluppo di una campagna tesa a sensibilizzare il pubblico sui benefici del’energia eolica. www.ewea.org 19-21 giugno 2008 PARIGI (FRANCIA) SALON DES ENERGIES RENOUVELABLES 6° EDIZIONE www.energie-ren.com 20-22 giugno CUSTER (WISCONSIN, USA) ANNUAL ENERGY FAIR – MIDWEST RENEWEBLE ENERGY ASSOCIATION Per il 19simo anno consecutivo, la cittadina del Wisconsin si trasforma in una vetrina delle energie rinnovabili. In questa occasione si prevedono almeno 260 espositori e 170 workshop. www.midwestenergy.org

24-26 giugno KINGSTON (ONTARIO, CANADA) WORLD WIND ENERGY CONFERENCE La fiera, giunta alla 7° edizione, presenterà le ultime novità tecnologiche

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

nel campo delle rinnovabili coinvolgendo i settori dell’eolico, del solare, delle biomasse e dell’idrogeno. www.wwec2008.com 23-25 giugno SINGAPORE ASEAN - 8TH MEETING OF THE ASEAN WORKING GROUP ON WATER RESOURCE MANAGEMENT (AWGWRM) L’Association of South-East Asian Nations, o ASEAN, è un’organizzazione fondata nel 1967 che promuove l’integrazione economica e politica delle nazioni del Sud-est asiatico. www.aseansec.org 28 giugno ISLANDA ELEZIONI PRESIDENZIALI 1-3 luglio GINEVRA (SVIZZERA) ONU – LEGA ARABA Riunione sul tema della cooperazione tra le due istituzioni internazionali. www.arableagueonline.org www.un.org 11-13 luglio TINMOUTH (VERMONT, USA) SOLAR FEST 2008 – RENEWEBLE ENERGY FESTIVAL Nata nel 1995, Solar Fest è un’organizzazione no profit attiva nella sensibilizzazione sui temi della conservazione delle risorse naturali del pianeta e nella promozione delle energie rinnovabili. L’edizione 2008 affiancherà intrattenimento e almeno 50 workshop sui temi dell’energia. www.solarfest.org 21-25 luglio PATRASSO (GRECIA) ECAI: EUROPEAN CONFERENCE ON ARTIFICIAL INTELLIGENCE 18° appuntamento biennale della sua storia, ECAI 2008 è organizzato dallo European Coordinating Committee on Artificial Intelligence dell’Università di Patrasso e dall’Hellenic Artificial Intelligence Society

27 luglio CAMBOGIA ELEZIONI PARLAMENTARI A quattro anni esatti di distanza si vota per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale. Grande favorito il Partito Popolare Cambogiano (Kanakpak Pracheachon Kâmpuchéa) che nel 2003 aveva conquistato la maggioranza assoluta |

della Camera bassa con 73 seggi su 123. I 61 membri del Senato sono nominati dal re Norodom Sihamoni su indicazione dei partiti.

28 luglio – 12 Settembre GINEVRA (SVIZZERA) ONU - UNODA CONFERENZA SUL DISARMO, PARTE TERZA Istituito nel 1979, lo United Nation Office for Disarmament Affairs (UNODA) si occupa del tema del controllo delle armi. Secondo la sua ultima denuncia, nel mondo circolano attualmente 87 milioni di armi “leggere” responsabili di almeno mezzo milione di decessi ogni anno. http://disarmament.un.org

30 luglio – 1 agosto TOKYO (GIAPPONE) RENEWABLE ENERGY 2008 TOKYO FAIR E PVJAPAN 2008 Appuntamento nella capitale nipponica per la Fiera promossa dal Japan Council for Renewable Energy. Alla manifestazione si affianca il PV Japan 2008, l’esposizione dedicata all’energia solare organizzata dalla Japan Photovoltaic Energy Association (JPEA) e dalla Semiconductor Equipment and Materials International (SEMI). www.renewableenergy.jp http://pvjapan.org

3-8 agosto CITTÀ DEL MESSICO (MESSICO) UNICEF Conferenza Internazionale sull’AIDS L’agenzia ONU per l’infanzia ha recentemente sottolineato i progressi nella lotta alla trasmissione da madre a figlio del virus, un problema risolto oggi nel 31% dei casi (contro l’11% del 2005). Si stima che nel 2007 i bambini sieropositivi nel mondo fossero oltre 2 milioni. www.unicef.org 7-8 agosto BANGKOK (THAILANDIA) ASEAN 26esimo incontro dei ministri dell’energia dell’Association of South-East Asian Nations www.aseansec.org

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n. 96

Impacchi di verde

Per la salute delle imprese 2008

anno XII numero 96 giugno 2008 € 7,90

AMBIENTE E IL SOCIALE FANNO BENE ALLE AZIENDE. Molti dati ormai sembrano confermare che l’attenzione

L’

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l’Italia di Berlusconi

nuovi deliri metropolitani Matteo Garrone e il suo film “Gomorra” “Il resto della notte”

SOCIETÀ

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Dopo le elezioni

Milano e Torino:

SCIENZA

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Un saggio inedito sull’oratoria dei ciarlatani di Piero Calamandrei L’Italia è di destra e la sinistra non c’è più Nuovi deliri metropolitani: Milano, Torino... Matteo Garrone, Francesco Munzi: raccontare il disastro Omaggio a Piergiorgio Bellocchio Poesie di Grace Paley e Kathryn Levy Caryl Phillips: Mio padre e Otello

CULTURA

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di Piero Calamandrei

ARTE

all’ecologia e all’etica non è solo una questione di comunicazione, ma ha a che fare con il profitto. Il prezzo delle azioni delle aziende ecoefficienti può aumentare in un anno di circa il 5%. Pensate addirittura che le imprese americane del settore high tech leader negli investimenti verdi hanno superato i risultati dei concorrenti del 25% in due anni! Il bilancio o il report ambientale è lo strumento che descrive le relazioni tra l’impresa e l’ambiente, in cui vengono appuntati gli sforzi compiuti per il miglioramento dell’efficienza nell’uso di risorse ambientali e l’impatto sull’ecosistema delle attività svolte. Molto spesso il bilancio prende la qualifica di sostenibilità, accezione che sottolinea il collegamento con la salvaguardia dell’ambiente, in un’ottica di lungo periodo e l’attenzione alle possibilità di sviluppo per le generazioni future. In Italia sono sempre più numerose le aziende che lo redigono, si tratta soprattutto di quelle che operano nei mercati a maggior impatto ambientale: le imprese dei settori energetico, chimico o petrolchimico impegnate nel migliorarne forma e contenuti. Sempre più spesso viene sottoposto a verifica esterna di una terza parte indipendente: questo migliora fortemente la credibilità dei dati, oltre a essere una chiara manifestazione di trasparenza verso gli stakeholder. Negli ultimi cinque anni, al contempo, è fortemente cresciuta fra i top manager l’importanza attribuita alla responsabilità sociale: il 73% la ritiene oggi fondamentale per garantire il successo dell’impresa nel medio-lungo termine. È chiaro che non si tratta solo di filantropia, né di marketing Se spendono per l’ambiente, e comunicazione, né di mera reputazione: è una scelta le imprese americane high tech strategica, del tutto integrata nel core business. superano i concorrenti, L’impegno verso i dipendenti, i clienti e i fornitori con risultati più alti anche del 25%. Guadagnano credibilità non è più visto solo in chiave tattica, per l’immagine. Ha una valenza strategica, molto forte soprattutto nel caso e comunicano trasparenza delle società quotate. Secondo un’indagine condotta da Asa che ha intervistato 200 dirigenti di imprese di medie e grandi dimensioni, l’attenzione verso la csr non si riflette sempre nella preparazione di un vero e proprio bilancio sociale: a scegliere questo tipo di rendicontazione è solo il 58% delle aziende. La crescita è comunque molto elevata rispetto a cinque anni fa, quando la quota si attestava al 31 per cento. Molto più frequenti i casi in cui gli elementi legati alla responsabilità sociale sono inseriti nel tradizionale bilancio d’esercizio. Aziende, enti e consumatori, inoltre, dimostrano di apprezzare i vantaggi di certificazioni e etichette ambientali. I marchi ecologici sono uno strumento efficace per dimostrare la responsabilità nell’utilizzo e nella gestione delle risorse, oltre che un mezzo per comunicare con i propri acquirenti il proprio impegno. In Italia sono più di 800 le organizzazioni registrate Emas, quasi 12.000 quelle certificate Iso 14.000. Ancor più netta la crescita dell’Ecolabel, il marchio ecologico europeo che si applica a prodotti e servizi e che garantisce il rispetto dell’ambiente durante il loro intero ciclo di vita. Insomma, sembra che si sia effettivamente innescato un ciclo emulativo virtuoso. Per accompagnare e sviluppare questo trend positivo bisognerebbe assegnare un rating alle imprese socialmente e ambientalmente responsabili e creare anche un sistema normativo premiale, non già per favorire ma per garantire condizioni di paritetica concorrenza, per non rischiare che i maggiori costi sopportati non rappresentino una via di fuga o uno svantaggio competitivo.

RIVISTA MENSILE DIRETTA DA GOFFREDO FOFI

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di Massimiliano Pontillo

Un saggio inedito

di Francesco Munzi Le poesie di Grace Paley e Kathryn Levy Omaggio a Piergiorgio Bellocchio S P E D .

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Lehman Brothers

Il trionfo del consumismo A sinistra, Robert Lehman, il teorico del consumismo. Sopra, una locandina di un film prodotto dalla RKO. A destra, il negozio degli esordi.

di Andrea Montella

Il conto corrente è un’offerta volontaria al mantenimento “ della vostra banca ” Ambrose Gwinnett Bierce

LEHMAN BROTHERS FU FONDATA NEL 1850 da una famiglia proveniente da Würzburg, nella Baviera. Henry Lehman giunse negli Stati Uniti nel 1844; figlio di un commerciante ebreo tedesco di bestiame, iniziò la sua carriera come venditore ambulante. Un anno dopo si stabilì a Montgomery, nell’Alabama, dove aprì un negozio in Commerce Street. Quando i due fratelli Emanuel e Mayer lo raggiunsero nel 1850 nacque la Lehman Brothers. Il negozio degli esordi era un emporio come quelli che si vedono nei film western, dove si vendeva un po’ di tutto: indumenti, utensili, alimentari e quanto richiesto dai locali coltivatori di cotone, i quali il più delle volte pagavano le merci acquistate dai Lehman con balle di cotone grezzo anziché in conEmanuel e Mayer Lehman. Dopo aver raggiunto negli Usa tanti. E, siccome il cotone andava a gonfie vele, grazie alla politica razzista che permetteva l’uso degli il fratello Henry, nel 1850 schiavi con lo scopo di mantenere competitive le merci, i Lehman, rivendendo la fibra, fecero rapidafondarono la Lehman Brothers. mente una discreta fortuna, sino a giungere in breve tempo a ridurre il commercio al dettaglio per dedicarsi maggiormente all’attività di mediazione del cotone. Henry Lehman oltre ad occuparsi d’affari era molto preso ad evitare una malattia, la febbre gialla, di cui aveva un’ossessione maniacale. Tanto fece per evitarla che nel 1855 il buon Henry lasciò Montgomery perché colpita dall’epidemia e tramas H. Watts e Hilary A. Herbert, in seguito sottosegretario alla Masferitosi a New Orleans dove intendeva aprire una succursale, si am- rina con il presidente Grover Cleveland. Nel dicembre del 1864, malò di febbre gialla e morì a soli 33 anni. Mayer Lehman venne messo alla testa di un comitato speciale per la La ditta passò nelle mani dei due fratelli rimasti ed Emanuel nel 1858 raccolta di fondi destinati al soccorso dei prigionieri nel Nord. aprì un ufficio a New York, la capitale del mondo economico yankee. Ma Ma la guerra civile era ormai alla fine e il 26 Maggio 1865 ebbe terdato che era un vero patriota sudista, allo scoppio della guerra civile mine con la capitolazione del Sud: prima le truppe di terra e il 6 notornò a Montgomery, la culla della Confederazione razzista. vembre quelle di mare. I Sudisti persero, anche se dalla loro avevano I Lehman, sono la dimostrazione che appartenere ad un gruppo una migliore tradizione militare, poterono contare ufficiosamente suletnico o religioso, storicamente discriminato, non immunizza dal l’appoggio della Gran Bretagna, che rifornì le truppe confederate del razzismo, essendo il razzismo un portato della struttura economica miglior equipaggiamento del mondo, oltre a disporre di artiglieria franbasata sulla proprietà privata che prevede lo sfruttamento dei propri cese e del Corpo dei Rangers del Texas, una cavalleria specializzata. simili come elemento costitutivo della propria ricchezza e del poteEmanuel Lehman nel 1866 andò a New York e il fratello Mayer lo re sociale che ne deriva. Infatti i due fratelli si diedero molto da fare raggiunse due anni dopo. I Lehman prosperavano e in quella città fusia come soldati, che come esperti nella vendita di obbligazioni conrono tra i fondatori della borsa del cotone, divennero membri della federate a Londra. Dopo Londra i Lehman cercarono di vendere in borsa del caffè e della prima borsa petrolifera; sino ad avere nel 1887 Europa il cotone sudista e in Germania riuscirono nell’impresa piazun seggio alla Borsa Valori di New York. zandolo ad un prezzo maggiorato dieci volte. Ovviamente di queste Alla fine dell’800 la Lehman Brothers iniziò le prime attività lucrose entrate gli Stati del Sud non seppero nulla. d’investimento per l’industria e divenne agente finanziario dello Stato I Lehman si diedero molto da fare anche nella produzione bellidell’Alabama, provvedendo alla sistemazione dei debiti di quello Stato ca aiutati da amici potenti come il governatore dell’Alabama, Thouscito malconcio dalla guerra civile. Si interessarono all’industrializza-

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I Lehman, sono la dimostrazione che appartenere ad un gruppo etnico o religioso, storicamente discriminato, non immunizza dal razzismo, essendo il razzismo un portato della struttura economica basata sulla proprietà privata

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zione del Sud finanziando cotonifici nell’Alabama e nella Louisiana. Dopo la morte di Mayer nel 1897 e il ritiro dagli affari del fratello Emanuel, si affacciarono alla ribalta la seconda generazione di Lehman: Philip, Sigmund, Arthur, Meyer H. e Herbert. La nuova generazione di Lehman vedeva nel progresso tecnologico degli Usa un’enorme fonte di guadagno, quindi Philip e Sigmund si associarono a John Jacob Astor e a Peter Arrell Brown Widener per lanciare la Electric Vehicle Company, dando un contributo allo sviluppo dell’automobile. Nel 1899 finanziarono la Rubber Tire Wheel Company di Springfield, nell’Ohio, che fabbricava i copertoni pneumatici Kelly-Sprigfield, i più avanzati dell’epoca, fiutando che auto e pneumatico sarebbero stati un binomio inscindibile. I Lehman Brothers dopo la guerra ispano-americana organizzarono con altri banchieri la concentrazione di diverse compagnie cubane di tabacco nell’Havana Commercial Company. Investirono nel settore delle pompe di vapore, che diverranno la Worthington Pump & Machinery Co. All’inizio del XX secolo per far parte della società la regola alla Lehman Brothers era la parentela di sangue: poteva entrare solo chi portava il nome Lehman. Nei decenni successivi, diversi membri contrassero matrimoni nell’ambito di famiglie di banchieri di Wall

Street, di origine ebraico-tedesca: Kuhn-Loeb, Loeb-Rhoades, Hallgarten, Wertheim e Lewisohn Sons. Sempre secondo la solita logica la Lehman Brothers ebbe strettissimi rapporti con un’altra banca ebraica: la Goldman Sachs & Company. Dal 1906 al 1914 le due banche sottoscrissero congiuntamente quattordici emissioni di titoli. Ma lo scoppio della prima guerra mondiale, che era il tragico sintomo di un conflitto all’interno del sistema capitalistico, non tardò a manifestarsi anche nei rapporti tra le due famiglie di banchieri: i Lehman e i Goldman ebbero una lunga e sofferta separazione che vide la sua definitiva conclusione nel 1956. Ci vollero due conflitti mondiali prima che tornasse la pace tra le due famiglie. Nel 1920 con l’arrivo di Robert Lehman si andò affermando nella banca una nuova concezione economica che vedeva nel consumismo un ulteriore incremento alla loro prosperità e quindi decisero di investire in grandi magazzini come Macy’s, Gimbels, Federated Department Stores, Allied Department Stores, Interstate Department Stores, fabbriche di tessuti e confezioni Woolworth e Grant e Kress, nel tabacco con Philip Morris e P. Lorillard Company. Investirono nelle produzioni cinematografiche e nelle compagnie aeree: B.F. Keith Corporation, Radio-Keith-Orpheum (la mitica casa di produzione RKO), Paramount e Twentieth-Century Fox; si associarono alla W.A. Harriman & Co. per organizzare l’Aviation Corporation che divenne l’American Airlines e diressero la Pan American Airways Corporation. Grazie al consumismo nel 1948, per la prima volta, le banche private ebbero il controllo dei debiti del popolo e delle società Usa. In epoca più recente la Lehman Brothers fu alleata con Michele Sindona nella lotta contro il binomio Meyer-Cuccia per il controllo del nostro Paese, a cui non hanno rinunciato con una presenza in Mediaset SpA che, come sappiamo, è un settore strategico per ottenere quel fine. Recentemente la banca americana è stata vittima di una truffa da 250 milioni di dollari a causa dell’emissione di un prestito a un fondo gestito da una società di consulenza medica, la LTT Bio-Pharma Co. con sede a Tokio, che il 19 marzo scorso ha dichiarato fallimento. A maggio la Lehman Brothers ha annunciato il taglio del 5% del personale, tanto per far capire a chi aveva dei dubbi, quali sono i soggetti sociali che pagheranno la crisi dei mutui subprime.

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altrevoci PECHINO HA PERSO LA SUA ANTICA IDENTITÀ RICONOSCERLA È IMPOSSIBILE

GUIDO CARLI RACCONTA L’ECONOMIA ITALIANA

L’ULTIMO MILIARDO PUO’ ESSERE SALVATO

BUSINESS SOCIALE CONTRO PROFITTO

LA NUOVA EUROPA HA BISOGNO DELL’ALTRO

LEGGERE E SCOPRIRE I SEGRETI DELL’HAREM

Pechino città dalle contraddizioni inconciliabili e dai miracoli impossibili. In meno di cento anni è passata dal feudalesimo al postmoderno, senza nemmeno passare dalla modernità. Una complessità difficile da decifrare senza una profonda conoscenza del mondo e della cultura cinese. Renata Pisu, che conosce bene quel mondo e lo sa raccontare senza complicati accademismi, ha provato a spiegare il grande cambiamento. La megalopoli per eccellenza viene letta attraverso i fatti e i personaggi, più o meno famosi, che l’hanno segnata nei secoli. C’è Mao santificato e le tombe degli imperatori Ming, ci sono i grattacieli e la sublime geometria della città proibita, le ex fabbriche e le factory delle avanguardie artistiche, i contadini che danno vita a un urbanesimo selvaggio e i pechinesi che sloggiano verso le campagne, in cerca di un’identità che non puo’ essere più quella della città. Che cosa sia rimasto della antica Pechino, è difficile dirlo. Di certo c’è un mondo che sta scomparendo per sempre e una megalopoli che è già diventata irriconoscibile agli occhi di chi la conosceva. Renata Pisu è così costretta a rivedere le mappe del tempo senza tradire quel grande ricordo.

Sono passati più di trent’anni da quando Guido Carli rilasciò a Eugenio Scalfari questa intervista. Correva l’anno 1976, e il già governatore della Banca D’Italia (rimase in carica fino al 1975) raccontò al giornalista la sua riflessione sul passato e sul futuro dell'Italia. Nell'intervista c’è la storia economica italiana interpretata da uno dei suoi protagonisti. Una lunga confessione a un amico, poco prima di assumere la presidenza della Confederazione degli industriali italiani, in una fase drammatica del Paese. Carli si interroga con sincerità appassionata sulle sorti del nostro capitalismo, questione fin da allora di grande attualità, che non ha ancora ricevuto una risposta adeguata dai gruppi dirigenti italiani. La rilettura di questo testo è un invito a riflettere sulla radice dei problemi che assillano ancora oggi la società italiana.

“L’ultimo miliardo” di poveri ed emarginati del nostro pianeta convive con il XXI secolo, ma la sua realtà assomiglia a quella del XIV secolo. È in coda al sistema economico globale e non solo perché è il più povero. Non segue lo schema di sviluppo degli altri. È in caduta libera. Cercate di immaginare per un istante lo sviluppo come una serie di scivoli e di scale. Nel mondo moderno globalizzato esistono scale favolose, ma anche scivoli ripidi: le une o gli altri portano dritti in cima o al fondo dello sviluppo. Nell’insieme, i paesi che sono incappati negli scivoli raggiungono una popolazione di circa un miliardo di persone. La loro situazione è destinata a peggiorare. Paul Collier individua quattro trappole che ne spiegano il mancato sviluppo, perché liberarli dal loro ghetto è la sfida chiave di questo millennio.

Il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus ha spiegato e insegnato al mondo che il sistema del microcredito è capace di sottrarre milioni di persone alla miseria e allo sfruttamento. Oggi è pronto per una nuova sfida: proporre quell'esperienza come un modello e un punto di riferimento per riuscire finalmente a estirpare la piaga della povertà mondiale. Una sfida che, secondo Yunus, si può vincere con lo sviluppo e la diffusione del “business sociale”: un nuovo tipo di attività economica che ha di mira la realizzazione di obiettivi sociali anziché la massimizzazione del profitto. Una forma di iniziativa economica capace di attivare le dinamiche migliori del libero mercato, conciliandole però con l'aspirazione a un mondo più umano, più giusto, più pulito. Sembra un sogno a occhi aperti. Ma è un sogno che ha aiutato, in soli 30 anni, il Bangladesh a dimezzare il suo tasso di povertà.

La Etxebarria finalmente torna con un nuovo libro. L’autrice di “Amore, prozac e altre curiosità” (Guanda) ci propone una realtà multietnica come il quartiere di Lavapiés a Madrid. Venti vite che si incrociano. Bambini di diverse nazionalità che giocano nella ludoteca del quartiere, donne maltrattate che si rivolgono al centro di auto-aiuto, abitanti che si riuniscono in una sorta di circolo sociale. E così professori universitari, spacciatori di piccolo calibro, immigrati poverissimi, manager rampanti, stiliste, modelli, musulmane in crisi con il loro velo. L’autrice ci propone un racconto polifonico dove gli amori e i destini dei protagonisti inconsapevoli ci portano nell’attualità. Nella scrittura ispirata e cristallina della Etxebbaria pulsa il cuore della nuova società europea: multiculturale e alla spasmodica ricerca di un’identità condivisa.

Un libro che è il risultato di una ricerca durata molti anni. L’autrice voleva documentarsi sulla Costantinopoli del sedicesimo secolo e sull’harem del sultano, vero fulcro del potere ottomano. “Il giardino delle favorite” parla di donne che si confrontano con territori e culture stranieri. Ci sono le passioni, i segreti dell’harem, le storie d’amore proibite, la sensualità e il fascino eterno di Costantinopoli. In questo romanzo alcuni personaggi sono realmente esistiti, come il mercante Paul Pindar, eroe della storia, o Valide, la madre del sultano. Un personaggio quest’ultimo la cui vicenda racchiude la grande forza del destino degli uomini: da schiava tredicenne priva d’istruzione diventò, infatti, la donna più potente del regno ottomano. Katie Hickman scrive con grande ritmo, cercando di non perdere mai di vista il mistero che circonda la vita dei suoi protagonisti.

GIANNI BIONDILLO L’ARCHITETTO CHE COSTRUISCE CON LE PAROLE

A CURA DI EUGENIO SCALFARI GUIDO CARLI. INTERVISTA SUL CAPITALISMO ITALIANO

Edizioni Laterza, 2008

MUHAMMAD YUNUS UN MONDO SENZA POVERTÀ

LUCIA ETXEBARRIA COSMOFOBIA

KATIE HICKMAN IL GIARDINO DELLE FAVORITE

allo scrittore-collega.

Feltrinelli, 2008

Guanda, 2008

Garzanti, 2008

GIANNI BIONDILLO METROPOLI PER PRINCIPIANTI

RENATA PISU MILLE ANNI A PECHINO

Sperling & Kupfer, 2008

Bollati Boringhieri, 2008

PAUL COLLIER L’ULTIMO MILIARDO

narrativa

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DIETRO LE QUINTE DEL DELITTO MORO Sono passati trent’anni dal rapimento e dall'uccisione di Aldo Moro. Dopo tanto tempo, la vicenda umana e politica dello statista democristiano, assassinato Gianni Biondillo non ha cambiato pelle. I suoi fan e i frequentatori del blog “Nazioneindiana” dalle Brigate Rosse, pone possono stare tranquilli. Lo scrittore che ancora molti interrogativi. ha creato il personaggio dell’ispettore di polizia Giovanni Bianconi ha scritto Michele Ferraro e “sdoganato” il quartiere un libro dove si ricostruiscono di Quarto Oggiaro ha pubblicato un nuovo libro. i passaggi di quella drammatica Non si tratta di un romanzo noir e nemmeno stagione italiana. di un saggio in senso stretto, nonostante il titolo, Su questa vicenda umana “Metropoli per principianti”, faccia pensare e politica è stato detto il contrario. Di metropolitano c’è la sua scrittura, e scritto molto, ma Bianconi lontana dalle cattedre e dalle accademie. è convinto che c’è ancora Biondillo demolisce il sogno di chi vorrebbe molto da raccontare. fare l’architetto, per poi proseguire E così propone una lettura con l’abbattimento di luoghi comuni sul bello dei fatti alla luce di nuovi architettonico. Una cosa naturale per uno documenti, vecchie carte scrittore che si accompagna volentieri dimenticate, dichiarazioni ai vecchi capomastri piuttosto che ai teorici e intercettazioni sepolte dell’estetica. C’è la stima per il pistoiese dalla polvere della storia. Giovanni Michelucci, classe 1891, considerato «Sono ancora in molti «l’Architettura». Uno che lavorava quelli che non hanno detto per la comunità degli uomini, nel rispetto tutto - dice Bianconi delle marginalità, rom e carcerati compresi. a partire da alcuni brigatisti Quelli a cui oggi si dà la caccia. Insomma, che non parlano o fanno finta uno di quelli che avrebbe abitato volentieri di non ricordare. Il fatto anche a Quarto Oggiaro, «un luogo fisico che sulla vicenda Moro perfetto da trasformare in luogo comune». saltino fuori continuamente Pare che il libro sia stato apprezzato nuovi particolari, anche da Renzo Piano, che avrebbe telefonato ne è la dimostrazione». GIOVANNI BIANCONI ESEGUENDO LA SENTENZA

Einaudi, 2008

Guanda, 2008

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I TRE REGNI DELLA VITA VISTI DA DE KEYZER NUDI ARTISTICI IN BIANCO E NERO ATTRAVERSO L’OBIETTIVO DI CARMELO NICOSIA

Storia, guerra, politica. In questa trinità è racchiuso il lavoro fotografico di un grande fotoreporter, Carl De Keyzer, membro di Magnum Photos e autore di importanti reportage. “Trinità” raccoglie tre diversi lavori che si completano l’un l’altro, dando vita a un trittico fotografico e giornalistico. La prima parte è dedicata alla storia, la seconda alla guerra e infine, la terza, alla politica: i tre “regni” che sovrintendono i destini e i ritmi del vivere umano. Nessuno si senta escluso: dai centri del potere orientali o occidentali, fino alle più sperdute regioni dell’Africa, siamo tutti soggetti a questi tre “domini” e di tutti dobbiamo avere consapevolezza. Il lavoro di De Keyzer dà la possibilità di fermare, contemplare e ripensare il nostro rapporto con la storia cui apparteniamo, la guerra che purtroppo c’è e la cattiva politica che ci opprime.

Il nudo è uno dei temi più affrontati dalla fotografia e tra i più difficili. Nella mostra “Nudi” Carmelo Nicosia propone una serie di foto in bianco e nero dove riesce a superare il limite più difficile per chi si avvicina al soggetto “corpo”, ovvero rimanere incastrati nella visione anatomica delle forme o essere soggiogati dal loro richiamo erotico. Nei suoi scatti le gambe affusolate, i glutei tondi, i seni diventano un elemento di relazione e non di consumo, funzione a cui il corpo è stato relegato dal business dell’immagine. Il corpo è toccato dall’occhio sapiente di Nicosia. Il desiderio non è solo pulsione erotica, ma anche aspirazione alla conoscenza dell’altro. Il bianco e nero amplifica l’intima segretezza del corpo, potere generato e generante della natura, e l’uso equilibrato dello sfocato introduce una naturale barriera di ciò che non si può conoscere solo con la mente. Nicosia ama i viaggi nel macro e nel micro (vedi “Stelle Erranti” e “L’ultimo sole”), sapendo che chi sceglie di avventurarsi in un nuovo percorso rivela un intelligente e sano bisogno di rinnovamento.

ALLA RICERCA DI UNA NUOVA IDENTITÀ EUROPEA

OMAGGIO ALLA CINA MISTERIOSA E FUTURIBILE

TAGESMUTTER LA MAMMA CHE AIUTA DI GIORNO

Dopo un viaggio in giro per il Vecchio Continente, durato 4 anni, è nato questo libro. Marco Zanta è andato alla ricerca di un’identità comune europea attraverso le opere e i progetti architettonici che stavano nascendo. Il risultato è un puzzle interessante sulla città-Europa. La sua macchina fotografica riesce a cogliere il contrasto, a volte benefico a volte fastidioso, tra antico e moderno. L’Europa conserva, nonostante l’azione distruttiva di due guerre mondiali, una traccia importante della sua storia anche se spesso questa traccia rischia di scomparire sotto le linee del nuovo che avanza con i suoi materiali avveneristici e il suo gusto tecnologico. Le foto di Zanta ci propongono, dunque, questa tensione, esaltando le sane contraddizioni del reale con grande capacità di lettura.

Il fotografo Yann Layma ha realizzato questo reportage in vent’anni di avventure, incontri e scoperte attraverso l'immenso territorio cinese. “Omaggio alla Cina” è un’opportunità per entrare in contatto con un mondo di cui tutti parlano, ma che pochi conoscono davvero. Questo grande Paese affascina perché è una realtà dicotomica: da una parte una tradizione millenaria che l’ha reso grande; dall’altra una modernità impetuosa che rischia di relegarlo a un ruolo di “cattiva” presenza nel mondo. In realtà non è così e Layma lo dimostra con i suoi reportage che colgono le grandi contraddizioni cinesi e al tempo stesso la maestosità dei paesaggi e la grande cultura che vi sottende. Le immagini sono commentate da José Frèches, mentre i testi del volume sono di Anne Loussouarn, Catherine Zittoun, Zao Wou-Ki, Jean Leclerc du Sablon e Dai Sijiee.

Si chiama tagesmutter (che tradotto significa mamma di giorno) e risponde con semplicità al bisogno delle mamme del nuovo millennio di conciliare il lavoro con la famiglia e in particolare con i figli. Il modello tagesmutter è presente da molti anni nel nord Europa: in Francia, Inghilterra, Olanda, Svizzera, Germania. In Italia è presente in Trentino Alto Adige (da più di dieci anni), Piemonte, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Calabria e Lombardia. Le tagesmutter sono in collegamento con organismi della cooperazione sociale non lucrativi, forniscono educazione e cura a uno o più bambini di altri (fino ad un massimo di 5) presso il proprio domicilio nella fascia da 0/3 anni, lavorano a casa propria e in rete con le diverse figure di supporto.

Marco Zanta Fino al 19 luglio

URBAN EUROPE

Karl De Keyzer

Fotografia Italiana arte contemporanea.

Contrasto, 2008

TRINITÀ

Milano

Yann Layma

www.lacasa-tagesmutter.it

ARRIVA UBUNTU 8.04 L’OPEN SOURCE DAL VOLTO UMANO E FACILE DA USARE Linux, il sistema operativo open source per eccellenza, è molto usato dagli smanettoni esperti, molto meno tra i comuni mortali che usano il pc, più legati a Windows o a Mac os X, sistemi operativi “amichevoli” e facili da usare. Quest’ultimo tabù potrebbe però essere infranto, perché è disponibile e scaricabile gratuitamente dalla rete la versione del sistema operativo Ubuntu 8.04. Questa versione ha le caratteristiche che potrebbero convincere anche i più riottosi, quelli che non vogliono abbandonare il vecchio per il nuovo: gratuita, facile da installare, con aggiornamenti regolari (ogni 6 mesi), stabilità e codice open source. Ubuntu, che è stato creato da Mark Shuttleworth, fondatore di Canonical Ltd., è una parola africana, zulu per la precisione, e significa “umanità verso gli altri”. Insomma, è Linux che va incontro alla gente, diventando più umano. Nel mondo lo usano già 14 milioni di persone. La nuova versione comprende un nuovo ambiente di lavoro, il browser Firefox 3.0, un audio migliorato, una convivenza con l’ambiente windows meno problematica. Inoltre alcune funzioni sono più semplici, fanno perdere meno tempo e aumentano la produttività.

multimedia

CAMBIA LA “MERICA” MA NON I MIGRANTI

LE DONNE ITALIANE VOLEVANO LE ROSE

Sono 25 milioni i discendenti di immigrati italiani che vivono oggi in Brasile, quasi tutti pronipoti di quanti, a partire dalla fine dell’Ottocento, abbandonarono un’Italia perlopiù contadina e povera per un continente che prometteva ricchezza e benessere. In appena un secolo, i flussi migratori si sono rovesciati. Se infatti prima l’Italia era un paese da cui fuggire, oggi è divenuta parte di quel “Primo Mondo” vagheggiato dai migranti. Solo la condizione di chi emigra sembra non cambiare. “Merica” (10 euro), viaggio a ritroso nella memoria della nostra immigrazione, è un documentario che fa parte dei “magnifici 28” selezionati per “Doc In Tour 2008”, rassegna itinerante che attraverserà varie città e sale cinematografiche dell’Emilia Romagna.

Alina Marazzi guida lo spettatore lungo le tappe più significative del profondo mutamento operato dalla rivoluzione sessuale. La regista sceglie un piano di narrazione intimo e diretto, partendo dai diari personali di Anita, Teresa e Valentina, tre persone che, pur provenendo da diverse regioni d'Italia e appartenendo a classi sociali differenti, sono accomunate dall’essere donne e da un’eguale rivendicazione: non riconoscersi più in una società patriarcale, maschilista e maritale che le vuole madri efficienti, mogli obbedienti e figlie integerrime. Il documentario si concentra su fatti della storia recente, mettendo in scena un concerto di voci in prima persona miscelate con materiali e filmati d’epoca provenienti dalle fonti più diverse: istituzionali, pubbliche, militanti, private. “Vogliamo anche le rose” (16,90 euro) mostra un’Italia che spesso viene ricordata come fiaba grottesca, mentre invece è stata drammaticamente reale.

FEDERICO FERRONE, MICHELE MANZOLINI, FRANCESCO RAGAZZI MERICA

Carta, 2008

OMAGGIO ALLA CINA

Contrasto Due, 2008

Mondadori Electa, 2008

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www.ubuntu.com ALINA MARAZZI VOGLIAMO ANCHE LE ROSE

Feltrinelli, 2008

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DAL JEANS USATO ALL’OGGETTO MARCATO L’AGRICOLTURA SOCIALE DEVE USCIRE DALLA NICCHIA COMMERCIALE

«Ho imparato a cucire a macchina osservando mia madre. Mi rendo conto però che oggi le persone hanno una certa resistenza, sono più preoccupate di romperla che non di usarla». Per Alberta Bidini, tra i promotori del progetto “Usato bene” e del laboratorio“J-art”, la macchina da cucire è uno strumento che dà nuova vita e forma ai jeans sgualciti. Con gli scampoli di questo tessuto popolare si confezionano astucci, borsette, accessori, custodie per computer, che poi vengono venduti. Il ricavato va a finanziare progetti di cooperazione sociale e di solidarietà internazionale. «I jeans vengono selezionati, lavati, rattoppati, etichettati con le spiegazioni del progetto e le percentuali del prezzo che vanno a copertura dei singoli progetti. La trasparenza prima di tutto» Il progetto “Usato bene” e il laboratorio “J-art” sono promossi dalla Fondazione culturale responsabilità etica onlus e Mani tese Firenze onlus.

«La nostra sfida in questa edizione di “Terra Futura” è proporre una rete commerciale dei prodotti realizzati dalle aziende che fanno agricoltura sociale, sia che si parli di aziende agricole private, sia che si parli di cooperatori». Questa è la proposta di Carlo De Angelis, responsabile della rete delle fattorie sociali. «Abbiamo bisogno di uscire dalla nicchia e andare oltre per arrivare a un circuito commerciale che raggiunga anche chi non è consapevole del messaggio contenuto nella proposta delle fattorie sociali. I nostri prodotti sono di ottima qualità, come ad esempio il vino prodotto dal carcere di Velletri, e quindi appetibili anche per chi non conosce il discorso sociale che gli sta dietro. Dopo, verrà anche quello». L’input potrebbe arrivare anche dall’alto, attraverso una norma che dia una sorta di riconoscimento ufficiale a questo circuito di produzione agricola. «Stiamo lavorando - conclude De Angelis - per una legge che riconosca il ruolo dell’agricoltura sociale. Nella precedente legislatura era stato depositato in senato un disegno di legge. Speriamo che quel progetto non cada nel vuoto».

www.fattoriesociali.it

SUNTEK E POLO EST ALLEATE SOLIDALI

DONARE È UN’AZIONE GLOBALE SOSTENIBILE

IL TRAFFICO A MISURA DI TELEFONO CELLULARE

L’incontro tra Suntek, azienda altoatesina leader nel settore delle energie rinnovabili, e la cooperativa sociale Ghota onlus e l’associazione Polo Est, realtà che affiancano il Centro di salute mentale di San Cipriano D’Aversa, è avvenuto nell’edizione 2007 di “Terra Futura”. La cooperativa Ghota promuove dei laboratori dove vengono riciclati vari materiali, dalla plastica al cartone, che vengono poi utilizzati e lavorati con varie tecniche dai ragazzi ospiti del centro di salute mentale. Gli oggetti realizzati, grazie all’accordo raggiunto tra le due realtà, saranno inseriti nel sito di e-commerce (www.suntek.it) della Suntek per esssere commercializzati. I prezzi di acquisto saranno decisi insieme e Suntek aumenterà il prezzo del prodotto di una piccola percentuale. L’utile verrà reinvestito in formazione e informazione nel campo delle energie rinnovabili. Sul sito saranno pubblicati tutti i dati relativi all’operazione.

Tra le numerose realtà del mondo dell’associazionismo, del volontariato e del non-profit che hanno presentato, nel padiglione “Azioni globali” di Terra Futura i progetti e le iniziative per promuovere buone pratiche di sostenibilità, c’era anche L’Istituto Italiano della Donazione (I.I.D.). Si tratta di un’associazione nata nel 2004 per volontà di tre enti autorevoli del non profit: Forum Permanente del Terzo Settore (oltre 100 enti non profit), Sodalitas (oltre 60 imprese socie, oltre 500 utenti non profit), Summit della Solidarietà (socio fondatore costituente di cui è avvenuto lo scioglimento nel 2007). L’I.I.D. assicura che le attività benefiche delle organizzazioni non profit siano ispirate a regole di trasparenza, credibilità e correttezza, secondo i principi contenuti nella Carta della donazione, primo codice di autoregolamentazione per la raccolta e l’utilizzo dei fondi nel non profit.

Eiman Kanjo è professore di Scienze Matematiche all’Università di Cambridge ma la sua passione sono i telefoni cellulari. Ha sviluppato un progetto per la mappatura dell’inquinamento attraverso i telefoni cellulari. Il prototipo, circolante sulla strade di Cambridge affidato a dei ciclisti, consente la misurazione in diretta dei dati sull’inquinamento atmosferico in luoghi che altrimenti sarebbero difficilmente monitorati, come le aree periferiche e suburbane. I dati sono trasferiti ad un centro analisi locale che riesce così ad avere una mappatura completa dell’evoluzione dell’inquinamento da traffico sull’intero territorio locale. I sensori wirelles e il software installato sui telefoni permette di rilevare i livelli di monossido e diossido di carbonio. Tra gli obbiettivi del progetto vi è analizzare la correlazione tra inquinamento atmosferico ed evoluzione delle malattie respiratorie sul territorio con il coinvolgimento di studi medici e centri ricerca. Attraverso il sito del ”Cambridge Mobile Urban Sensing” è possibile seguire l’evoluzione del progetto.

www.istitutoitalanodonazione.it www.manitese.it

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www.suntek.it

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ARCHITETTURE AL CHECK-IN CON UN PROGETTO CROSSMEDIALE Check-In Architecture è un progetto di Metaflow, società di giovani architetti milanesi che esplora i terreni ibridi della sociologia e dell’architettura contemporanea. Lanciato in occasione del Salone del Mobile di Milano ma con tappa finale la Biennale di Architettura di Venezia (settembre 2008), il progetto crossmediale prevede l’assegnazione di 300 missioni architettoniche, viaggi in tutta Europa documentati attraverso un video di tre minuti. Il progetto prevede l’utilizzo in parallelo di web, freepress, device, installazioni. L’obiettivo è indagare come l’architettura incida sulla trasformazione del tessuto urbano sotto l’aspetto estetico e artistico ma anche sociale, culturale, sociologico ed economico. La particolarità di Check-In Architecture è quella di essere un progetto crossmediale europeo che coinvolge studenti, ricercatori e università di 19 città. Attraverso un portale web (www.checkinarchitecture.com) è possibile iscriversi alle missioni, ottenere il biglietto aereo e indicazioni sulle finalità del viaggio . Al partecipante spetta l’onere di organizzare le riprese video e strutturare il progetto. A Milano e Torino, in sede universitaria, sono stati allestiti anche dei simbolici check-in per l’iscrizione. A fine giugno appuntamento al Congresso Mondiale degli Architetti di Torino, incentrato sul tema “cultura e comunicazione” con un primo report delle missioni finora svolte, irradiate sul web tramite i maggiormente noti siti web 2.0.

future

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DAL WEB 2.0 ALLO SPACE PIÙ TIME

OPEN SPIME MISURA IL CO2

La generazione dei contenuti, omaggiata dalla copertina di Time, è ormai parte del sentimento comune non solo dei geek e tecnomaniaci. Concorsi, iniziative ludiche e culturali prevedono ormai quasi di regola uno scambio di informazioni e contenuti con l’utente finale mentre gli uffici di pubbliche relazioni più strutturati lavorano ormai da anni sul tema dei blog nell’ambito della comunicazione di prodotto. Dopo aver telefonato con Skype, postato immagini e video in MySpace, diffuso video su You Tube e preso contatti nel mondo con Facebook l’orizzonte è quello dell’integrazione dei dati e dei device (i supporti digitali che ne permettono la fruizione). La parola chiave è quindi “Spime”, contrazione dei termini “space e time, che indica «una nuova classe di oggetti dotati della consapevolezza dell’ambiente che li circonda, capaci di sapere dove si trovano, sensibili allo scorrere del tempo e in grado di registrare tutti questi parametri e di reagire automaticamente a eventuali cambiamenti” (citazione da innovazione.blogosfera.it).

Open Spime, creatura di Leandro Agrò, David Orban e Roberto Ostinelli è un progetto per misurazioni individuali della quantità di CO2. Presentata a Roma alla presenza di Al Gore in occasione del varo di Current Tv e alla conferenza Etech di San Diego, dove ha ricevuto commenti molto favorevoli, il progetto prevede l’utilizzo di un dispositivo che consente di misurare la quantità di CO2 presente nelle vicinanze. Il dispositivo sarà collegato ad un palmare, o potrà in futuro essere integrato in un cellulare. La fase successiva è l’organizzazione dei dati raccolti. L’obiettivo immediato è la raccolta diretta ed individuale di informazioni sull’evoluzione del cambiamento climatico in grado di consentire una presa di coscienza sul fenomeno del cambiamento climatico grazie alla potenza della Rete. In ogni microrealtà potranno quindi essere raccolti dati sulla CO2 che verranno poi assemblati in una mappa globale sul web. Duplice lo scopo: sensibilizzare le pratiche di vita quotidiana e fare pressioni su governi e governanti per pretendere mutamenti radicali sul tema del cambiamento climatico.

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indiceetico

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VALORI NEW ENERGY INDEX ATTIVITÀ

BORSA

Abengoa Ballard Power First Solar Canadian Hydro Conergy Solar Millennium Fuel Cell Energy Gamesa Novozymes Ocean Power Tech Biogas Nord Phoenix Solar Q-Cells RePower Solarworld Solon Schmack Biogas Sunways Suntech Power Vestas Wind Systems

Biocarburanti/solare Tecnologie dell’idrogeno Pannelli solari Energia idroelettrica/eolica Pannelli solari Pannelli solari Tecnologie dell’idrogeno Pale eoliche Enzimi/biocarburanti Energia del moto ondoso Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche Pannelli solari Pannelli solari Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche

Siviglia, Spagna Vancouver, Canada Phoenix, USA Calgary, Canada Amburgo, Germania Erlangen, Germania Danbury, CT-USA Madrid, Spagna Bagsværd, Danimarca Warwick, Gran Bretagna Bielefeld, Germania Sulzemoos, Germania Thalheim, Germania Amburgo, Germania Bonn, Germania Berlino, Germania Schwandorf, Germania Konstanz, Germania Wuxi, Cina Randers, Danimarca

CORSO DELL’AZIONE 21.05.2008

RENDIMENTO DAL 30.09.06 AL 21.05.2008

23,00 € 4,43 CAD 181,05 € 6,08 CAD 13,73 € 32,16 € 9,09 $ 32,24 € 505,00 DKK 9,78 $ 3,98 € 46,46 € 83,31 € 235,89 € 35,32 € 49,13 € 16,45 € 6,72 € 46,26 $ 630,00 DKK

1,37% -36,80% 0,98% 3,96% -63,95% -68,18% -3,74% 86,57% 12,53% -45,65% -91,28% 216,05% 157,93% 324,26% -18,49% 66,15% -53,15% -10,64% 13,93% 301,16%

+51,86% € = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)

Il sole che non ride di Mauro Meggiolaro ON TUTTI SONO FELICI nella Solar Valley. 12.000 lavoratori, 40 impre-

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se, tutte concentrate in un nuovo distretto industriale che si è creato dalle parti di Thalheim, in Germania Est. Al centro del mercato tedesco dei pannelli solari: il più grande al mondo. Una piccola rivoluzione verde che, però, come riporta il Financial Times, avrebbe i suoi lati oscuri. Bassi salari, difficili condizioni di lavoro, ostilità nei confronti dei sindacati, turni di 12 ore considerati “disumani” in altre parti della Germania. “StiaSolon AG Sede mo creando lavoro in una delle zone più depresBorsa se del Paese”, spiegano a Aleo Solar, un’impresa Rendimento 29.09.06 - 21.05.08 con sede a Prenzlau, a nord di Berlino. “DobbiaAttività mo migliorare le condizioni di lavoro. La Germania non ha futuro come economia a bassi salari e bassa specializzazione”, ribattono al ministero del lavoro del Brandeburgo, il Land dove ha sede Ricavi [Milioni di €] Aleo. Proprio in Brandeburgo sono stati avviati programmi di sostegno regionale per le imprese 503,1 del solare che organizzano corsi di formazione 346,4 per i propri dipendenti. È un primo esempio di intervento pubblico. Perché il sole torni a ridere, anche nelle relazioni industriali. UN’IMPRESA AL MESE

NOVAMONT

NOME TITOLO

20,84% Amex Oil Index [in Euro] 51,86% Valori New Energy Index [in Euro] Rendimenti dal 30.09.2006 al 21.05.2008

www.solonag.com Berlino, Germania Frankfurt Stock Exchange 66,15% Solon produce pannelli fotovoltaici e realizza impianti e parchi solari. Fondata nel 1997, è stata la prima impresa tedesca del solare ad essere quotata in borsa, nel 1998. Il Gruppo Solon ha controllate in Germania, Austria, Svizzera e Italia. Solon S.p.A., la controllata italiana, ha sede in provincia di Padova, ed è uno dei più importanti e consolidati produttori di moduli e sistemi fotovoltaici in Italia. Utile [Milioni di €] Numero dipendenti 2006 625 2007 511

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Dossier > L’industria militare distrugge anche l’occupazione

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di Matteo Cavallito

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e globale potrebbero essere sempre più devastanti. È l’allarme lanciato a fine maggio dal quotidiano britannico Financial Times secondo il quale ad alimentare la recessione impedendo al mercato di uscire dalla crisi sarebbe proprio il nodo irrisolto del settore immobiliare. Per comprendere la portata del fenomeno è sufficiente dare un’occhiata a qualche dato. Negli Stati Uniti ci sarebbero oggi oltre 4 milioni e mezzo di abitazioni invendute. Una sproporzione tra offerta e domanda già evidenziatasi in un brusco calo dei prezzi: -8% dallo scorso anno secondo il governo, addirittura -15% in termini nominali dal picco massimo registrato nel 2006 secondo le cifre fornite dall’indice Standard & Poor Case-Shiller, che tiene conto dei dati aggregati di 20 grandi città del Paese. È il volto dello scoppio della bolla e delle sue conseguenze su uno scenario già mutato nel momento di espansione. Fintantoché la domanda tirava gli americani hanno speso andando ben oltre le loro autentiche possibilità: i risparmi sono letteralmente crollati, l’inflazione ne ha risentito, i bilanci dei consumatori sono andati in rosso. La diminuzione dei prezzi delle abitazioni ha inoltre convinto sempre più proprietari indebitati ad abbandonare le proprie case soprattutto quando il valore del capitale lasciato in queste ultime risultava inferiore al prestito. Uno scenario pessimo, dunque, ma, per quanto ne sappiamo, il peggio La denuncia del “Financial potrebbe ancora essere di là da venire. Nessuno sa infatti di preciso come Times”: i prezzi delle potrà evolversi il mercato e quali provvedimenti debbano essere considerati abitazioni continueranno più urgenti. L’ignoranza, insomma, regna sovrana e non c’è da stupirsi: a scendere, nel mercato succede spesso quando un fenomeno si verifica per la prima volta. (e nel mondo politico) Negli Stati Uniti – ed è questo forse l’aspetto più inquietante di tutta regna l’incertezza la vicenda – nessuno ha una vaga esperienza di un simile evento. Soltanto tre anni fa, l’attuale direttore della Fed Ben Bernanke qualificava come “impossibile” un calo del valore degli immobili su base nazionale, una convinzione alla base del boom dei prezzi che aveva fatto da preludio alla crisi. Gli operatori di Wall Street non sanno dove sbattere la testa e gli addetti ai lavori di Washington potrebbero non essere in grado di fornirgli delle risposte. Quello del mercato immobiliare, ha segnalato con una certa ironia il Financial Times, è un argomento di fronte al quale i candidati alle presidenziali di novembre non sembrano ancora essersi chiariti le idee. Qualche settimana fa John “nessun-aiuto-a-chi-ha-preso-cattive-decisioni” McCain ha promesso per la prima volta di sostenere i proprietari che non riescono ad estinguere i mutui istituendo, ha ricordato la Reuters, un fondo ad hoc da 10 miliardi dollari. Lo stesso promesso dal suo quasi certo sfidante Barack Obama. Secondo il senatore dell’Illinois, il totale dei fondi da stanziare per contrastare la crisi del settore dovrebbe essere di 30 miliardi (10 dei quali destinati agli Stati dell’unione e ai governi locali). Nella seconda metà di maggio, intanto, la Commissione bancaria del Senato ha dato il via libera al Regulatory Reform Act 2008 che implica creazione di un fondo di garanzia sui mutui da, si dice, 300 miliardi. La Federal Housing Administration potrà quindi garantire nuovi finanziamenti per i proprietari che hanno contratto un mutuo divenuto spropositato rispetto all’attuale valore della propria abitazione.

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A CRISI DEL SETTORE IMMOBILIARE USA NON ACCENNA A PLACARSI e le conseguenze per l’economia nazionale

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LE CATASTROFI IN BIRMANIA E CINA, GLI INTERVENTI DELLA RETE CARITAS

ORA NON LASCIAMOLI SOLI GIOVANI IL FUTURO DEL SERVIZIO CIVILE? NÉ ELITARIO, NÉ PRECARIO SENZA DIMORA MAI PIÙ HOMELESS, PROVIAMOCI IN EUROPA SRI LANKA LA “SINDROME ITALIANA”, I CANCELLI RACCONTANO…

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