Mensile Valori n.64 2008

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Anno 8 numero 64. Novembre 2008. € 3,50

valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

Supplemento > Social Watch

MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

Fotoreportage > Ballo liscio

Sc il Naotpri a di le

valor i a pag . 40

Dossier > La bufera si abbatte sui fondi pensione, che devono ripensarsi

Futuro responsabile Microcredito > La conferma dalle ultime analisi: aiuta a uscire dalla povertà Finanza > I fondi etici sono la migliore risposta allo tsunami della crisi Economia solidale > Sicilia, le ricette per una cooperazione autonoma Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.


| editoriale |

Licenziamo i regolatori

irresponsabili di Andrea Di Stefano

P CISL

URTROPPO LA LEVA È VENUTA GIÙ DA SOLA.

L’enorme, gigantesca bolla finanziaria cresciuta negli ultimi vent’anni è esplosa con fragore e, soprattutto, sta vagando in modo pericoloso da un Paese all’altro del sistema globale. Ora tutti parlano di recessione, ma anche questi annunci rischiano di essere solo un mezzo per ridistribuire i danni trasferendo le perdite dagli shareholders, dagli azionisti e dai manager, ai lavoratori e ai cittadini. Di fronte alla gravità della situazione la parola d’ordine per la società civile, per il sindacato, per le associazioni dovrebbe essere una sola: SOBRIETÀ. Non solo negli stili di vita, perché quella, per fortuna, è praticata e perseguita da centinaia di migliaia di persone in particolare in Europa, ma anche e soprattutto nei profitti. Negli ultimi dieci anni le società quotate hanno realizzato formidabili risultati in termini di utili netti, in larga parte frutto della stessa bolla finanziaria che ha gonfiato i debiti delle famiglie americane. Basta leggere l’incidenza della spesa delle famiglie nella formazione del Pil statunitense (passata dal 66% del 1987 al 73% del 2007) mentre crollava sotto zero la propensione al risparmio e calava la capacità del reddito. Il modello è stato poi riprodotto nella finanza, complice colpevole la Fed di Alan Greenspan. C’è da domandarsi ad alta voce che cosa abbiano fatto i regolatori? Dov’erano i banchieri centrali quando le banche davano vita a società veicolo per nascondere l’esposizione debitoria ad alto rischio. Le parole di Giuseppe Gallo sono a questo proposito illuminanti: «I Siv/Conduit, spesso favoriti da incentivi regolamentari e contabili, hanno operato senza riserve di capitale, con preoccupanti sfasamenti di liquidità e di scadenze e con composizioni di attività fraintese dagli investitori. Gli intermediari, d’altro canto, non hanno seguito criteri di trasparenza in riferimento alle tipologie e all’ampiezza dei rischi associati alle proprie operazioni in bilancio e fuori bilancio. Si è così generata una totale perversione e un clamoroso capovolgimento del modello “Originate to Distribute”. Il rischio di credito e di tasso, infatti, lungi dal disperdersi e frazionarsi si è concentrato presso intermediari incapaci di valutarlo e di gestirlo: le banche, che hanno assunto rischi diretti; i Siv/Conduit, ai quali le banche hanno concesso linee di credito; le società specializzate nelle cartolarizzazioni e nell’assemblaggio dei crediti erogati; le società assicuratrici monoline. Sullo sfondo il mantra ossessivo ed il suo modesto corredo precettistica: creare valore di breve periodo per l’azionista e per il top management (grazie alle stock option) attraverso la deregolazione, la finanza creativa e l’assunzione di rischi di gran lunga incompatibili con la sana e prudente gestione». Un’intera industria fuori controllo con buona pace anche del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che da più di un anno era presidente dello Stability Forum, un organismo che alla prova dei fatti si è dimostrato del tutto inutile per non dire grottesco dato che, di fronte alle navi che affondavano, continuava a reclamare l’auto adozione da parte delle istituzioni finanziarie di regole nuove e maggiore trasparenza. Forse sarebbe bene che i responsabili di questo disastro, anche sul fronte dei regolatori esistenti, lascino il campo. Anche come segnale di profonda discontinuità.

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| sommario |

valori www.valori.it

anno 8 numero 64 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore

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Dal prossimo numero il prezzo di Valori aumenta: 4 euro a numero, 35 per l’abbonamento

annuale, 65 per il biennale. Fino a metà febbraio si può usufruire della promozione di Natale, con regali e abbonamenti scontati (a pag. 40).

MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

novembre 2008 mensile

Una coppia danzante durante una serata di liscio alla balera Circolo Arci Bellezza.

Milano, 2007

lavanderia

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fotoreportage. Ballo liscio

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dossier. Fondi pensione Il lavoratore azionista Tradire la pensione per un sistema più ingiusto Il mercato corre più veloce delle regole I fondi pensione americani sedotti dagli avvoltoi Un veleno a rilascio lento: scatta l’allarme carte di credito Quando l’azionariato è critico Manca un vero controllo globale

finanzaetica Crescita e trasparenza: i fondi responsabili sfidano il collasso dei mercati Franzini: “Il bello della crisi: porre un freno all’arricchimento senza limiti” Piccole, locali e non banche. Per essere più flessibii Salvate la patria, comprate Eni. Campione di lottizzazione Carbone, auto, biotecnogie. Il dominio delle lobby in Europa

economiasolidale

16 18 20 22 22 24 26 26 28 30 33 34 36 38

Microcredito: fuori dalla povertà, uno alla volta Tutti microprestatori su internet Crosta: “Non solo il fine, contano anche i mezzi” Cooperative sociali, nel Sud Italia una corsa a ostacoli Il Mezzogiorno chiede credito etico. Bari risponde Boom per il fotovoltaico, anche in banca Dall’india all’Italia, a scuola di integrazione

42 44 46 48 49 52 53 54

ricordando

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internazionale Argentina, i dannati del debito Volpi: “Illusioni, crisi e paradossi del credito folle” Senegal: partire e ritornare per progettare

60 62 64 66

altrevoci

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indiceverde

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LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ

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| lavanderia |

Europa

Il Continente che muore di Paolo Fusi

NA DELLE TANTE SENSAZIONI “CATACLISMATICHE” di queste settimane è che il mondo dell’offshore stia annaspando, come una balena morente sulla spiaggia. Ci sono grandi conglomerati che ancora funzionano, come le maggiori ditte panamensi, i trust delle Isole Vergini e dei Paesi di lingua olandese, ma la maggior parte delle giurisdizioni un tempo chiamate “paradisi fiscali” segna una riduzione media delle nuove costituzioni di oltre il 50%. Da Vaduz a Lussemburgo, da Douglas a Saint Peter Port si fondono uffici, si licenziano dipendenti, ci si prepara al peggio. Una crisi legata alla morte (finalmente) del sistema bancario basato sulla speculazione sui derivati, una serie di scommesse usate per generare fittiziamente denaro e scorporare il plusvalore dalla produzione. Per oltre due decenni in questo modo le banche occidentali ci hanno fatto credere che l’industria fosse obsoleta. Ci hanno fatto credere in una cosa che loro chiamano “globalizzazione”, che credevano moderna (e noi che ce la siamo bevuta, scemi come sempre) e che invece è stata inventata dal primo villaggio stanziale in Palestina sette mila anni fa, quando si decise che due insediamenti dovessero scambiarsi quotidianamente i diversi prodotti. La globalizzazione è terminata dopo la seconda Guerra mondiale. Da allora il mondo è un mercato unico. Che non si può più globalizzare ulteriormente, a meno che non troviamo modo di vendere qualcosa ai marziani o di aprire banche offshore sulla Luna. Ciò che sta finendo solo ora sono: a) il colonialismo classico, dato che gli Africani, i Sudamericani e gli Asiatici non ne vogliono più sapere e nel frattempo si organizzano; b) la bolla dei derivati, visto che qualcuno quelle scommesse La crisi mostra che l’economia deve pur pagarle; c) la convinzione che la produzione sia senza la produzione industriale un fatto marginale per l’acquisizione di ricchezza di un Paese. non funziona. Ora la politica banche hanno artificialmente pompato i loro bilanci ha una nuova chance: se non farà perLe quasi vent’anni. Come garanzia per le loro bravate hanno altri regali agli speculatori dato il valore degli immobili, accresciuto fantasiosamente a un livello ben al di là del doppio o del triplo di quello reale, distruggendo il mercato abitativo ma, soprattutto, esponendosi al fatto che, qualora un giorno qualcuno avesse chiesto i soldi indietro (e sta succedendo proprio ora), quelle case a quei prezzi non si vendono e la gente, strozzata dai mutui, muore ma non paga, perché non ha più niente da dare. Così le banche e le assicurazioni vanno a rotoli. Gli Stati nazionali, che per vent’anni sono stati a guardare, ora non trovano altra soluzione se non prendere i soldi rimasti ai cittadini e regalarli a coloro che li distruggono. Se Bush dà 700 miliardi alle banche, quelle ricominceranno da capo, e fra cinque anni il buco sarà almeno il doppio di quello attuale. Per giunta la popolazione dei Paesi occidentali ha paura ed è al contempo offesa, esterrefatta e furiosa. E vota a destra, sempre più a destra, ancora più a destra. Ora siamo al punto in cui il “voto fascista” in Germania e in Austria arriva dai professionisti di trent’anni e dai cittadini naturalizzati: turchi, slavi, africani che non vogliono che le nuove ondate di immigrati distruggano i guadagni fatti di sudore e umiliazioni che loro hanno raggiunto in una vita nel Paese d’adozione. Gente: questa è l’età dei regionalismi, non della globalizzazione! Della crescita industriale, non della finanza miracolante. È una nuova ondata di guerre per finanziare l’Occidente e di carestia per piegare i Paesi poveri. È un’era in cui la politica, se esistesse ancora qualcuno che si ricorda come farla, avrebbe una nuova chance. Immeritata, certo, ma ultima speranza per un Continente che invecchia e muore. Il nostro.

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MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

| fotoreportage |

> Ballo liscio foto di Marcello Bonfanti / Contrasto

Una tradizione iniziata all’inizio del secolo scorso, oggi il ballo liscio è una delle attività preferite dagli italiani. Si moltiplicano orchestre, balere, corsi e concorsi. Uno dei pochi settori in espansione, perché ballare non costa nulla (apparentemente). Questo bene rifugio senza valore è l’ultimo vero ammortizzatore sociale camuffato da hobbie.

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onostante al Cern si sperimenti l’esistenza del bosone, ovvero la particella di Dio, e nonostante qualcuno abbia annunciato la fine del mondo, la gente in Italia continua a ballare con impegno sulle note di Raoul Casadei. «L’apocalisse può aspettare un giro di walzer in più», pare abbia detto un vecchietto fuori da una balera milanese, appena iniziato l’esperimento di fisica nucleare. ln Italia il ballo liscio è una delle poche certezze esistenti. Corsi, stage, gare, master, consulenze, scuole. Un fenomeno che si è evoluto nel tempo: da simbolo della rinascita del Paese, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ad ammortizzatore sociale nella Terza Repubblica. La balera, poi, è sempre più simile a un ministero: una volta entrati si può perdere la testa, ma l’importante è entrarci perché avere un posto fisso in balera, vuol dire ballare per sempre. E se qualcuno vuole rimuoverti, puoi appellarti al “tuca tuca” sindacato di base dei ballerini di liscio. Se in Italia ci fosse un ministro al ballo liscio, senza portafoglio, ma con le scarpe adatte, ci sarebbe da avere paura. Il rischio di una svolta autoritaria sulle note di un tango argentino sarebbe altissimo. Pare che il sommerso, il nero, purtroppo sia presente anche in questo settore che ha fatturati da capogiro e giri di do imbarazzanti. Altrimenti non si spiegherebbero i mezzi che trasportano le orchestre dai nomi degni delle cronache di Narnia e soprattutto il numero degli orchestrali che in qualche modo dovranno pur mangiare! Ballare è comunque sinonimo di salute. La gente in nome di una polka rinnegherebbe tutto: gli anni, i bypass, le protesi sparpagliate lungo il corpo. Tutto tranne gli assegni di accompagnamento. C’è chi lo percepisce, appunto, per farsi accompagnare alla sala da ballo. Eppure era partito bene il ballo liscio, perché in origine venne introdotto in Italia per merito del violinista Carlo Brighi, detto zaclén (anatroccolo) già primo violino del grande Arturo Toscanini. La stirpe dei Casadei arriverà più tardi, alla fine degli anni Venti, quando Secondo Casadei fonda l’omonima orchestra che originerà una miriade di spin-off a loro volta ambasciatori nella penisola del nuovo verbo ballerino e replicanti acritici di “Romagna mia” e altre mille canzoni. Difficile dare delle cifre, ma il popolo della mazurka è davvero numeroso e pesca anche tra i giovani perché è un fenomeno trasversale che colpisce chiunque e senza preavviso. Il ballo liscio è la metafora perfetta di un Paese che prende sul serio le cose che andrebbero prese con leggerezza e viceversa. L’importante è divertirsi, non pensare, cercare di passare il tempo senza domandarsi cosa accade, perché in piena recessione e crisi finanziaria ballare potrebbe far salire il morale alla gente. Ma fate attenzione ai balli derivati, sono loro che minano le vostre sicurezze. ANNO 8 N.64

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L’AUTORE Marcello Bonfanti, nato a Merate nel 1972, è laureato in Photographic Arts presso la University of Westminster di Londra. Ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il terzo premio del World Press Photo 2005 con un lavoro sulle drag queen cubane. Tra aprile e maggio 2004, ha girato un documentario sui movimenti artistici underground a Cuba, lavoro che ha ricevuto il primo premio fotografico “Le Logge” all’interno della Toscana foto festival, a cura del direttore artistico Franco Fontana. Nel settembre 2004 il progetto ha ricevuto il riconoscimento al festival di Savignano. Nel 2006 ha partecipato al progetto Beijing In and Out, esposto alla Triennale di Milano. Lavora come fotografo corporate producendo anche l’ultima campagna di Emergency e, per l’ICE, la campagna del made in Italy negli USA con testimonial Isabella Rossellini. Le sue opere sono state pubblicate dai principali quotidiani e periodici italiani e stranieri: Corriere della Sera, La Repubblica, L’Espresso, Internazionale, XL - La Repubblica, The Observer, The British Journal of Photography, The Sunday Times Magazine e le Edizioni Pulcinoelefante. Alcune delle sue opere fanno parte della donazione Franco Fontana ospitato dalla Galleria Civica di Modena.

Balera Studio Zeta, l’Orchestra Bagutti suona il liscio. Il maestro Bagutti sul palco. Il liscio viene introdotto in Italia dal violinista del maestro Arturo Toscanini.

Caravaggio (Bg), 2007

> Ballo liscio

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MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

Una coppia danzante al Circolo Arci Bellezza durante una serata di liscio. Sopra, alla balera Apollo danze e, a destra, una signora a bordo pista sempre al Circolo Arci Bellezza. Sono soprattutto i pensionati che affollano balere e sale da ballo.

Milano, 2007

> Ballo liscio

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MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

Sopra, la cantante dell’orchestra durante una serata di liscio alla balera Nuova Idea. A destra, nella foto grande, una coppia a bordo pista alla balera Studio Zeta. Sotto, musicisti sempre alla Nuova Idea. Nascono orchestre e gruppi di liscio anche tra i giovani.

Milano / Caravaggio (Bg) / Milano, 2007

> Ballo liscio

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MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

Sopra, una coppia danzante alla balera Apollo danze. A sinistra, coppie in pista durante una serata di liscio alla balera Studio Zeta. A destra, una coppia si riposa durante la serata alla balera Nuova Idea. Ballare significa fare esercizio fisico, ma per vincere qualche concorso non basta, bisogna avere una partner molto affiatata.

Milano / Caravaggio (Bg) / Milano, 2007

> Ballo liscio

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dossier

MARCELLO BONFANTI / CONTRASTO

a cura di Paola Baiocchi, Matteo Cavallito, Matteo Incerti e Mauro Meggiolaro

Il lavoratore azionista >18 Tradire la pensione per un sistema più ingiusto? >20 Il mercato corre più veloce delle regole >22 I fondi pensione americani sedotti dagli avvoltoi >22 Un veleno a rilascio lento: scatta l’allarme carte di credito >24 Quando l’azionariato è critico >26 Manca un vero controllo globale >26

Un gruppo balla e fa il trenino durante una serata di liscio alla balera Nuova Idea.

Milano, 2007

Subprime e pensioni

Per non andare a fondo Il debutto della riforma della previdenza integrativa ha coinciso con lo scoppio della bolla. Attraverso i fondi pensione i lavoratori hanno gli strumenti per contrastare gli effetti della crisi? | 16 | valori |

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| dossier | fondi pensione |

| dossier | fondi pensione |

di Paola Baiocchi

iocheresti mai la tua pensione in Borsa?», chiedeva ai lavoratori nel maggio 2006 la trasmissione Report nella sua inchiesta “Le mani sulle pensioni”. E la risposta era unanime: è una questione troppo importante per essere “giocata” in Borsa, soprattutto senza essere degli esperti. Meno di un anno dopo, anticipata dal governo Prodi, decollava la riforma della previdenza complementare, con cui si chiedeva di conferire il Tfr ai fondi pensione (Fp). E così, per la prima volta, per i lavoratori italiani all’insicurezza per l’occupazione generata dall’andamento della crisi si è aggiunta quella per la

«G

POCHI LAVORATORI, MOLTI FONDI

Fp chiusi Fp aperti Fp preesistenti Pip nuovi e vecchi FondInps Totale

ISCRITTI

FONDI

PATRIMONIO IN MILIONI DI EURO

1.988.639 747.264 680.673 1.189.417 9.549 4.615.542

42 81 433 72

11.599 4.298 36.083 5.790 9,20 57.779,20

628

Nel 2007 il 75,1% dei lavoratori del settore privato ha scelto di lasciare il Tfr in azienda

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FONTE: ELABORAZIONE VALORI SU DATI COVIP GENNAIO 2008

Dopo la riforma della previdenza complementare i lavoratori hanno una preoccupazione in più: i tempi lunghi delle gestioni previdenziali riusciranno ad assorbire le perdite?

tenuta dei fondi pensione. L’incertezza per il presente viene proiettata anche sul futuro, su quella che sarà la rendita integrativa da anziani, che dovrebbe arrivare proprio da investimenti in titoli di Stato, obbligazioni e azioni.

Profondo rosso Guardando i dati pubblicati a settembre dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) relativi ai primi sei mesi del 2008 qualche brivido corre lungo la schiena (vedi TABELLA ): la media del rendimento generale dei Fp negoziali segna -4,1%; peggio vanno i Fp aperti con -7% e decisamente in rosso sono i Piani individuali previdenziali (Pip) con -11%. Ma queste sono medie. Guardando nel particolare i rendimenti, se un lavoratore ha aderito a un Fp aperto scegliendo il comparto più rischioso, quello azionario, ha perso l’11,5%. Un pochino meglio gli è andata se ha aderito al comparto azionario di un fondo pensione di categoria: -10,6%. Ma è sprofondato a una perdita del 16,4% se ha aderito alla linea azionaria di un Pip. Come dice il professor Beppe Scienza ( INTERVISTA a pag. 20) il lavoratore può non preoccuparsi, se non gli importa di aver perso potere d’acquisto futuro o di rischiare forte. Il vecchio Tfr invece, lasciato in azienda o all’Inps, ha registrato un positivo +2,2%.

CONFERIMENTO TFR Il lavoratore ha tempo sei mesi dall’assunzione per decidere se lasciare in azienda il Tfr (in questo caso, il lavoratore avrà sempre la possibilità di aderire volontariamente alla previdenza complementare). Oppure può decidere di versare tutto il Tfr maturando, più un contributo individuale e un contributo a carico dell’azienda (laddove previsto) nel Fondo Pensione; oppure versare solo una parte di Tfr nel Fondo Pensione (stabilita dal Ccnl nella misura del 50%), scelta possibile solo per chi ha iniziato a lavorare prima del 28/04/1993, più un contributo individuale e un contributo a carico dell’azienda, laddove previsto. FONDI PENSIONE (FP) Previdenza complementare per lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti: a seconda delle caratteristiche i fondi vengono chiamati chiusi, aperti o preesistenti. FONDI APERTI (FPA) Fondi bancari o assicurativi promossi direttamente dai gestori autorizzati (compagnie d’assicurazione, banche, Sim (Società d’intermediazione mobiliare) e Sgr (Società di gestione del risparmio). Richiedono la costituzione, all’interno della società istitutrice, di un patrimonio autonomo e separato, destinato esclusivamente alle prestazioni previdenziali. FONDI PENSIONE CHIUSI, DETTI ANCHE NEGOZIALI, CONTRATTUALI O AD AMBITO DEFINITO (FPC) I fondi previsti dal contratto collettivo nazionale di appartenenza. FONDI PENSIONE PREESISTENTI (FPP) Forma pensionistica complementare costituita prima del 15 novembre 1992. FONDO RESIDUALE (O FONDINPS) Fondo di previdenza complementare a capitalizzazione istituito presso l’Inps per accogliere il Tfr derivante dal conferimento tacito dei lavoratori privi di fondi pensione contrattuali. ISC (INDICATORE SINTETICO DI COSTO) Rappresenta la spesa media annua espressa in percentuale sulla posizione individuale, stimata in riferimento a un aderente-tipo. Ha valore indicativo e viene calcolato in modo omogeneo per tutte le forme pensionistiche complementari. PIANI PENSIONISTICI INDIVIDUALI (PIP) Forma pensionistica complementare offerta da compagnie assicurative.

60%

67,3

67,1 56,0

40%

49,6

48,5

48,1

2030

2040

2050

20%

0%

2000

2010

2020

FLUSSI CONTRIBUTIVI DEI LAVORATORI DIPENDENTI NEL 2007 TIPOLOGIA DEL CONTRIBUTO

[ MLN DI EURO ]

FPC

FPA

PIP

FPP

TOTALE

VAR.% 31.12.2007 31.12.2006

A carico del lavoratore 649 A carico del datore di lavoro 437 Tfr 1.614 Totale 2.700

131 101 218 451

178

1.437 706 1.313 3.456

2.395 1.245 3.226 6.866

26,85 19,71 88,32

81 259

FONTE: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI (2002)

80%

BENCHMARK Il benchmark è il parametro di riferimento utilizzato per valutare la performance della gestione finanziaria del fondo pensione. Il benchmark è costruito facendo riferimento a indici di mercato ed ha l’obiettivo di consentire all’associato la verifica del mercato di riferimento - e quindi del potenziale livello di rischio/rendimento in cui il fondo si trova ad operare, oltre che fornire un’indicazione del valore aggiunto in termini di extra-performance della gestione.

[ TASSO DI SOSTITUZIONE ]

RAPPORTO PENSIONE/ULTIMA RETRIBUZIONE: % PREVIDENZA OBBLIGATORIA DI UN DIPENDENTE PRIVATO, ETÀ 60 ANNI, 35 ANNI DI CONTRIBUZIONE

FONTE: ELABORAZIONE MEFOP SU DATI COVIP

Il lavoratore azionista

IN PREVISIONE: SEMPRE MENO PUBBLICA

GLOSSARIO

Orizzonti temporali lunghi e cascate zen «Ma i rendimenti dei fondi pensione vanno inquadrati in un’ottica temporale lunga» ci spiega Stefania Luzi, di Mefop SpA. società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione partecipata da circa 70 fondi pensione e dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che ne detiene la maggioranza azionaria. «Infatti – continua Stefania Luzi – il rendimento generale dei Fp sia negoziali che aperti, nel periodo 2003/2007 è stato di un +25,5% contro il +14,3 del Tfr». Possono allora i lavoratori dormire sonni tranquilli, aspettando di passare all’incasso tra venti o trenta anni? Quale e quanto potere di controllo hanno i lavoratori su questi investimenti, a cui è legata una parte della qualità della loro vita in vecchiaia? Vediamolo. Il sistema dei Fp somiglia a quelle cascatelle zen in cui l’acqua cade da una terrazza all’altra, dove un po’ ne ristagna, mentre la maggior parte finisce in un laghetto: il lavoratore affida il suo Tfr a un fondo. Se ne esiste uno di categoria i sindacati che vi sono rappresentati glielo consigliano. Le quote versate dai lavoratori diventano il patrimonio del fondo, che viene gestito da uno o più soggetti specializzati che fanno riferimento a banche, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio. Il tutto poi va in una banca destinataria. Il complicato sistema dovrebbe servire a garantire l’equidistanza e l’assenza di conflitto di interesse di tutti gli organismi, ma evidentemente moltiplica i costi amministrativi, soprattutto nel caso dei fondi aperti individuali e dei Pip. Inoltre la gestione del patrimonio dei fondi negoziali è sostanzialmente divisa tra 10 soggetti (vedi TABELLA pag. 21): Pioneer, Eurizon, Unipol, Duemme, Allianz, Bnp Paribas, AXA, Generali, Credit Suisse, Credit Agricole. Alcuni dei quali controllati da banche che sono depositarie di importanti fondi pensione. «Il sistema italiano è molto bancocentrico – ci spiega Davide Dal Maso, segretario generale del Forum per la Finanza Sostenibile – questo è uno dei motivi per cui l’azionariato attivo in

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| dossier | fondi pensione |

molto da fare, ne convengono sia Boni della Covip, che Luzi di Mefop, mentre per Adiconsum, associazione dei consumatori, dovrebbero partire campagne informative diffuse. Ma se anche tutte queste strategie venissero attuate, la previAsimmetria informativa denza complementare affidata ai fondi pensione rappresenterebbe Allo stesso tempo per un lavoratore che vuole capire quanto prenun sistema equo e partecipativo? derà di pensione o vuole decidere per il meglio, orientarsi nel siste«No - afferma Daniele Canti, sindacalista dei bancari Cgil – rema non è facile: a parte l’oggettiva difficoltà della materia finanziasterebbe una scelta sbagliata e nata da un ricatto, con cui si trasferiria, non su tutti i siti dei Fp è indicata la banca depositaria, oppure sce sul lavoratore dipendente il rischio di impresa. Soprattutto – conè attivo il simulatore, lo strumento previsto dalla Covip per calcolatinua Canti – non siamo ancora in grado di prevedere quali saranno re le “proiezioni” di quello che sarà l’assegno futuro. gli effetti indiretti dei derivati sui fondi pensione italiani, perché siaLa composizione del portafoglio dei fondi è considerata un «semo solo alla “testa” della crisi. Per questo riteniamo sia necessario greto industriale» - ci dice un gestore - «difficile da fotografare perun rilancio della lotta per la previdenza pubblica». ché cambia quotidianamente». Quindi il lavoratore al momento Una proposta che guarda al passsato? Forse solo una previsione della scelta conosce un dato parziale e il passaggio da un fondo alprudente, se anche Cometa, il Fp più l’altro non è indolore. LINK UTILI grande d’Italia a cui si sono affidati cirNon esiste nemmeno una piattaforca 500 mila metalmeccanici, sta penma su cui sia possibile confrontare on-liwww.covip.it www.mefop.it sando di introdurre nel prossimo futuro ne i diversi fondi pensione, come ne esiwww.ipe.com una linea dal rendimento predefinito, stono per i mutui. E i patronati devono www.responsible-investor.com www.altroconsumo.it/lavoro-e-previdenza/fondi-pensione-tfr in grado di fronteggiare l’inflazione. Inconsolidare competenze e presenza sul -e-previdenza-domande-e-risposte-s144703.htm somma un Tfr. territorio.Che sull’informazione ci sia

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Tradire la pensione per un sistema più ingiusto?

RENDIMENTI NETTI FONDI PENSIONE

[ DATI PROVVISORI 2008, VALORI PERCENTUALI ] (1)

VALORI MEDI PER CATEGORIE DI FONDO/COMPARTO 2003 2004 2005

FONDI PENSIONE NEGOZIALI Fondi monocomparto 4,2 Fondi multicomparto Obbligazionario puro 3,0 Obbligazionario misto 4,3 Bilanciato 7,0 Azionario 8,3 Comparti garantiti (2) Rendimento generale 5,0 FONDI PENSIONE APERTI Comparti non garantiti 6,0 Obbligazionari puri 1,6 Obbligazionari misti 3,1 Bilanciati 4,9 Azionari 8,4 Comparti garantiti (2) 2,6 Rendimento generale 5,7 PIP (UNIT LINKED) Linee obbligazionarie Linee flessibili Linee bilanciate Linee azionarie Rendimento generale Rivalutazione netta TFR (3) 2,8

2006

2007 2003-2007 2008 5 ANNI 6 MESI

4,4

8,3

3,7

1,4

24,0

2,2 3,9 4,9 5,9

2,1 6,9 7,9 14,9

2,6 2,7 5,6 8,2

2,2 2,1 2,4 1,3

4,5

7,5

3,8

2,1

12,6 21,6 31,1 44,7 – 25,0

0,7 -3,6 -5,2 -10,6 0,0 -4,1

4,4 3,3 4,2 4,2 4,7 3,1 4,3

12,3 3,3 6,4 11,4 16,2 2,9 11,5

2,6 -0,2 1,0 2,4 3,7 1,0 2,4

-0,6 1,6 0,3 -0,3 -1,6 1,9 -0,4

26,6 10,0 15,8 24,2 34,5 12,1 25,5

-7,8 -0,3 -2,9 -7,3 -11,5 -0,8 -7,0

14,3

0,2 -3,0 -7,7 -16,4 -11,0 2,2

2,5

2,6

2,4

3,1

(1) RENDIMENTI CALCOLATI COME VARIAZIONE DEGLI INDICI DI CAPITALIZZAZIONE. I RENDIMENTI RELATIVI AI FONDI SONO RAPPRESENTATIVI DELLA PERFORMANCE MEDIA AL NETTO DEGLI ONERI (DI GESTIONE E FISCALI) GRAVANTI SUI FONDI (2) I RENDIMENTI DEI COMPARTI GARANTITI SONO CALCOLATI COME VARIAZIONE DEGLI INDICI DI CAPITALIZZAZIONE COSTRUITI SULLA BASE DEL VALORE DELLA QUOTA; GLI STESSI PERTANTO NON INCORPORANO IL VALORE DELLA GARANZIA (3) TASSO DI RIVALUTAZIONE AL NETTO DELL’IMPOSTA SOSTITUTIVA INTRODOTTA A PARTIRE DAL 1° GENNAIO 2001

FONTE: COVIP, COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE, RELAZIONE 2008

Italia non è ancora decollato, perché è visto come una fonte infinita di seccature, non come una risorsa».

I GESTORI FINANZIARI DEI FPC

[ DATI IN PERCENTUALE AL 30.06.2008 ]

QUOTE DI MERCATO PER ANDP [ATTIVO NETTO DESTINATO ALLE PRESTAZIONI]

LINEE GESTITE PER SINGOLO GESTORE

Pioneer Eurizon Unipol Duemme Allianz Bnp Paribas Axa Generali Credit Suisse Credit Agricole Dexia Ing SG AM Monte Paschi Cattolica assicurazioni Arca Franklin Templeton Inv. Edmond de Rothseild Abn-Amro Shroeders Morgan Stanley Fortis DekaBank Azimut Dws Natixis Epsilon Groupama Julius Baer Ergo Previdenza

Pioneer Eurizon Unipol Credit Suisse Duemme Allianz Dexia Monte Paschi Cattolica Assicurazioni Axa Generali SG AM BNP paribas Groupama Ing Shroeders Franklin templeton Inv. Arca Fortis Abn-Amro Edmond de Rothseild Dws Ergo Previdenza Julius Baer Epsilon Natixis Azimut Dekabank Morgan Stanley Credit Agricole

19,25 12,74 8,79 8,11 7,83 5,74 7,33 5,55 3,68 3,41 2,33 1,93 1,91 1,73 1,68 1,48 1,39 0,94 0,80 0,54 0,50 0,48 0,42 0,38 0,34 0,32 0,23 0,17 0,05 0,04

31 29 22 15 14 13 10 10 10 7 7 5 4 3 3 3 3 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1

FONTE: ELABORAZIONI MEFOP SU DATI FPC— DATI RELATIVI A 38 FPC (109 LINEE GESTIONALI) PER UN AMMONTARE DI ANDP GESTITO PARI A 12.542,41 MLN DI EURO (PER IL FONDO MARCO POLO È STATO CONSIDERATO L’ANDP DEL 31.12.2007)

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Critico della prima ora nei confronti della previdenza integrativa, Beppe Scienza non ha cambiato idea e ci spiega quali sono i motivi della sua contrarietà e delle critiche che ha sempre mosso al sistema.

I di Matteo Incerti Beppe Scienza, professore di matematica dell’università di Torino.

BEPPE SCIENZA, del dipartimento di matematica dell’Università di Torino in tempi non sospetti aveva “dichiarato guerra” ai fondi pensione denunciandone i rischi in diversi articoli e libri come Il risparmio tradito (Ed. Libreria Cortina, 2005) e soprattutto La pensione tradita (Fazi Editore 2007)

Quindi cos’è la cosa migliore da fare? «Meglio tenere il Tfr e semmai convertirlo in una rendita vitalizia, come pensione ulteriore. Ma questa azione va intrapresa al momento di andare in pensione. Fino a quell’età non occorre rischiare con l’indebitamento sui mercati finanziari».

Professor Scienza perché ha sempre osteggiato i fondi pensione ? «Perchè erano già con il “senno del prima” una cosa da evitare, in quanto comunque rischiosi».

Con i fondi pensione si rischia quindi di trovarsi con un pugno di mosche in mano? «Se le cose vanno molto male e si è scelto un fondo azionario, sì. Gli esempi ci sono. Prendendo come riferimento i dati economici tra il 1962 ed il 1982 e facendo una simulazione la perdita sarebbe stata dell’80% del potere di acquisto, con un fondo pensione che si fosse mosso allineato agli andamenti dei mercati».

L PROFESSOR

Perché? «Mentre una persona può decidere di rischiare 1000, 10mila o 50mila euro, io non rischierei mai la pensione, a meno di non essere molto ricco. In effetti lasciare il Tfr per i fondi pensione era già nel primo semestre 2007 una cosa da evitare».

contributo del datore di lavoro “Ilèalla previsto solo per chi aderisce previdenza integrativa. La cosa sa di ricatto ” | 20 | valori |

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Perchè pochi italiani hanno sottoscritto i fondi pensione? «Perchè molti italiani, senza avere una laurea finanziaria, in certi casi sanno capire le cose e ad intuito hanno capito la cosa giusta, cioè che abbandonare il Tfr era rischioso. Ad intuito hanno capito quello che poteva capire chiunque fosse in grado di fare questi conti in maniera giusta e fosse un briciolo onesto».

Le adesioni ai fondi pensione sono scarse tanto che gli operatori chiedono riforme che spingano i lavoratori verso questi sistemi. La scarsa adesione può mandare in crisi il sistema dei fondi pensione? «Per nulla. I fondi pensione potrebbero benissimo andare avanti per decenni con le dimensioni attuali. D’altra parte, a meno che i loro gestori non combinino troppi disastri, i fondi già esistenti s’ingrosseranno in automatico. Ricevono infatti le quote di Tfr dei lavoratori che vi hanno aderito, visto che sono ormai incastrati, non potendo revocare la loro adesione. Il problema è un altro: i loro amministratori, gestori, consulenti e così via, vorrebbero spartirsi una torta più grossa e per questo vorrebbero che l’adesione alla previdenza integrativa diventasse obbligatoria. Così potrebbero raschiare via più soldi». Può stare tranquillo un lavoratore che ha già investito il suo Tfr nei fondi pensione integrativi, in questo periodo di turbolenza? «Può stare tranquillo, solo se non gli dà fastidio averci rimesso e se non gli importa nulla correre rischi, anche alti. In ogni caso praticamente tutti gli aderenti hanno otte-

nuto meno che col Tfr dall’estate del 2007 e alcuni ci hanno anche perso di brutto. Per altro il futuro è incerto, per cui la situazione potrebbe peggiorare come migliorare». La scelta di un certo tipo di fondo pensione può dare risultati parecchio diversi tra lavoratori che pure hanno fatto lo stesso percorso di lavoro: magari proprio dei colleghi che hanno scelto profili di rischio diversi e si trovano rendite una più alta dell’altro «Non è questa la sola fonte di ingiustizia o comunque di sperequazioni fra lavoratori, che deriva dalla nefasta diffusione della previdenza integrativa. Ancora più grave, almeno come principio, è che operai o impiegati che fanno esattamente lo stesso lavoro abbiano un diverso trattamento retributivo complessivo. Infatti il contributo del datore di lavoro è previsto solo per chi aderisce alla previdenza integrativa. Né si tratta di una regalia: è ovvio che il datore di lavoro concede tale contributo in alternativa a un aumento retributivo. Per giunta la cosa sa di ricatto: quella parte della tua retribuzione ti arriva, soltanto se aderisci a un fondo pensione e quasi sempre a uno specifico fondo pensione chiuso, ovvero sindacale».

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LIBRI

Beppe Scienza Il risparmio tradito Edizioni Libreria Cortina Torino, 2005 pag. 192, € 12,40

Beppe Scienza La pensione tradita Fazi Editore, 2007 pag. 234, € 9,90

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Il caso di Lehman e il paragone con Parmalat fanno riflettere sul ruolo delle agenzie di rating. A giugno l’Unione Europea ha richiamato a una maggiore attenzione società consolidate come Standard & Poor’s e Fitch mentre di recente la BRI ha puntato il dito contro l’eccessivo affidamento fatto dagli investitori nei confronti delle società di valutazione del rischio. «Certo, questo è un punto fondamentale. Gli eventi recenti hanno dato la conferma dell’inaffidabilità di queste società specializzate,

FPA: QUOTE DI MERCATO PER ANDP

ATTIVITÀ

VALORE IN PERCENTUALE AL 31.03.08 GRUPPO INTESA SAN PAOLO 28,43 ARCA 15,44 AXA-MPS 7,86 ALLIANZ 6,30 ASSICURAZIONI GENERALI 5,11 PIONEER INVESTMENTS 4,40 BANCA CARIGE 3,55 FONDIARIA / SAI 3,35 UNIPOL 3,30 DEXIA 2,33 ITAS ASSICURAZIONE 2,33 CRF 2,20 CREDIT AGRICOLE 2,06 PENSPLAN INVEST 1,90 GRUPPO BANCA POPOLARE 1,50 ICCREA 1,21 AZIMUT 1,20 BANCA SELLA 1,13 ZURIGO ASSICURAZIONI 1,11 MEDIOLANUM 1,07 BIPIEMME 0,97 CREDEM 0,88 REALE MUTUA 0,68 ANIMA 0,63 BANCA INTERMOBILIARE 0,52 UBI BANCA 0,44 GROUPAMA 0,36 CATTOLICA ASSICURAZIONI 0,34 AXA 0,32 AVIVA 0,21 CREDIT AGRICOLE-CARIPARMA 0,21 HDI 0,21 BNP PARIBAS 0,16 BNP-SAI 0,11 AMERICAN INTERNATIONAL GROUP 0,10 BANCA DESIO 0,09 VITTORIA ASSICURAZIONI 0,09 HELVETIA PATRIA 0,08 NAZIONALE SVIZZERE DI BASILEA 0,06 SARA ASSICURAZIONI 0,06 UNIQUA 0,03 BANCA ETRURIA 0,02

per questo chiediamo agli investitori di fare valutazioni che vadano al di là dei giudizi espressi dal rating».

Promuovete per questo elementi più specifici? «No, chiediamo però un’analisi più attenta dei titoli che compongono il portafoglio e una precisa valutazione delle emittenze». Covip vigila sulle attività speculative, proibisce ai fondi questo genere di pratiche vietando ad esempio le vendite allo scoperto o l’eccessiva esposizione ai derivati ma non può far nulla per ciò che riguarda la speculazione condotta da terzi sui titoli su cui investono i fondi. Non le sembra un limite decisivo per le attività di vigilanza? «Sì, questo in qualche modo costituisce un limite. In effetti c’è una carenza di regolamentazione in termini generali. Le attività di regolamentazione non hanno seguito le evoluzioni più recenti dei mercati e i nuovi elementi come la crescita dell’uso dei derivati, l’effetto leva o la cartolarizzazione. Credo che sia necessaria una revisione globale, un superamento delle attività di regolamentazione nazionali e la promozione di una vigilanza a livello mondiale». Che ruolo pensate di avere in questo senso? «Noi non possiamo prendere un’iniziativa autonoma, non ne ab-

FPC 39,32%

PIP 41,74% FPP 50,33%

FPA 57,06%

FPA 6,57% PIP 3,77%

FPC 1,20%

VALORE MEDIO AL 31.12.2007

Liquidità

4.590

Titoli di debito

24.360

Titoli di capitale

6.132

OICR

7.981

Immobili

4.243

Partecip. in soc. immobiliari 1.391 Altre attività e passività

2.856

TOTALE

51.553

ANDAMENTI NEI PRINCIPALI FONDI PENSIONE APERTI DEL COMPARTO AZIONARIO PERFORMANCE: 01.01.08 - 30.09.08

ANDAMENTO NEI FONDI NEGOZIALI PERFORMANCE: 01.01.08 - 30.09.08

EMITTENTE

COMPARTI AZIONARI

PEGGIORI ZURICH LIFE INSURANCE ITALIA VITTORIA ASSICURAZIONI UNIONVITA (AIG VITA) REALE MUTUA ALLIANZ RAS MIGLIORI FONDIARIA SAI ITAS VITA BIPIEMME GESTIONI SGR ITAS VITA CRÉDIT AGRIC. VITA (ex PO VITA)

NOME FONDO

COMPARTO

VALORI %

FONTE: ELABORAZIONE MEFOP SU DATI COVIP

LIBERI PROFESSIONISTI E LAVORATORI AUTONOMI

VALORI %

COOPERLAVORO DINAMICO

-10,88

Lavoratori, soci e dipendenti delle coop. lavoro

Zed Omnifund Vittoria Formula Lavoro Unionfondo Teseo Insieme

Azionaria Prev. Capitalizzata Azionario Sviluppo Etica Dinamica

-22,826 -22,782 -22,474 -22,125 -21,643

FONDENERGIA DINAMICO

-12,43

Comparto energia e petrolio

FONDOSANITÀ ESPANSIONE

-14,04

Ex fondodentisti, ora intero settore sanità

FONDAV CRESCITA

-14,20

Personale navigante di cabina

GOMMAPLASTICA DINAMICO

-14,61

Gomma, cavi elettrici e affini materie plastiche

Sai Pensplan Plurifonds Arti & Mestieri Pensplan Plurifonds Po Vita

Previ-Global ActivITAS Crescita SummITAS Taro

-10,416 -12,416 -13,566 -13,589 -13,807

QUALORA I FONDI PREVEDANO LA SUDDIVISIONE IN CLASSI DI QUOTE PER ADESIONI IN FORMA COLLETTIVA, SI SONO UTILIZZATI I RENDIMENTI RELATIVI ALLE “ADESIONI IN FORMA INDIVIDUALE”

biamo il potere. In passato ci siamo opposti al tentativo di revisione del decreto 703 del 1996 sulla finanza che intendeva aprire la strada agli investimenti sui fondi speculativi come gli hedge o i private equity. Oggi auspichiamo che il processo di regolamentazione dei mercati finanziari venga fatto insieme a noi visto che il comparto dei fondi pensioni, un tempo giudicato scarsamente rilevante, è oggi in forte crescita».

FONCHIM CRESCITA

-14,78

Settore chimico

FOPEN PREVALENT. AZIONARIO -17,09 Fondo pensione dipendenti gruppo Enel

PREVIVOLO AZIONARIO *

-11,95

Piloti e tecnici di volo

TELEMACO CRESCITA *

-10,63

Telecomunicazioni * ULTIMO RENDIMENTO PUBBLICATO: 31/08/2008

FONTE: CONSULTIQUE.COM

L’opinione di Eligio Boni, commissario Covip, organismo di diritto pubblico che vigila sui fondi pensione.

L’

RISORSE GESTITE DAI FONDI PENSIONE

DIPENDENTI

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Il mercato corre più veloce delle regole obiettivo dichiarato della Covip è la garanzia di trasparenza sui fondi pensione. Quali sono in questo senso gli elementi su cui state maggiormente vigilando in questo momento così critico per la finanza mondiale? di Matteo Cavallito «Ci stiamo concentrando in particolare sul principio della diversificazione. Nel corso delle verifiche svolte dopo il fallimento di Lehman Brothers abbiamo constatato come l’applicazione di questo principio abbia garantito una limitata esposizione da parte dei fondi su questo titolo. Non dimentichiamo che Lehman, non diversamente da Parmalat per citare un esempio del passato, era considerato un titolo ad elevata affidabilità. In questo senso la diversificazione ha garantito una non ricaduta sui fondi pensione».

DISTRIBUZIONE DEI CONTRIBUTI PER TIPOLOGIA DI LAVORATORE E DI FP

FONTE: ELABORAZIONE MEFOP SU DATI COVIP

«Certamente da ciò derivano alti costi complessivi sulle spalle dei lavoratori che hanno aderito alla previdenza integrativa. Lo conferma il fatto che in molti fondi pensione sindacali i costi amministrativi risultino superiori a quelli per la gestione».

FONTE: CONSULTIQUE.COM

Come sarà possibile controllare un settore del genere dove già ora, a solo circa dieci anni dalla nascita dei fondi complementari, esistono centinaia di fondi pensione che gestiscono - per il principio della diversificazione - qualcosa come 1500 investimenti ciascuno?

FONTE: ELABORAZIONE MEFOP SU DATI ASSOGESTIONI

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I fondi etici si sono dimostrati particolarmente sicuri – sono per ora immuni dagli effetti della crisi del credito – e redditizi. Questo fatto sembra riportare al centro l’importanza della responsabilità sociale nell’investimento… «Già in passato abbiamo fatto riferimento agli investimenti etici e alla sostenibilità. Osservando il comportamento dei fondi ritengo che questo genere di investimento sia ancora sottovalutato».

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I fondi pensione americani sedotti dagli avvoltoi Nella gestione delle risorse destinate alla vecchiaia potrebbero essere sperimentate opzioni di buona governance. Non succede così per i fondi dei dipendenti pubblici Usa. ELLA SALA DA BALLO DI UN HOTEL di Las Vegas, Bear Stearns, la quinta banca di investimenti americana sta cercando di vendere a 50 manager di fondi pensione pubblici i propri CDO, obbligazioni che hanno come sottostante mutui e altri finanziamenti». «Podi Mauro Meggiolaro tete ottenere fino al 20% all’anno sulla parte più rischiosa di questi titoli», spiega Jean Fleischhacker, senior manager director della banca. È il marzo del 2007 e sui mercati ci sono solo delle avvisaglie della

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tempesta perfetta. La testata specialistica Bloomberg News, che riporta la notizia, lancia un’allarme: molti fondi pensione pubblici, hanno comprato e continuano a comprare “titoli tossici”. Nella primavera dell’anno scorso CalPERS, il fondo pensione dei dipendenti pubblici californiani (il più grande degli Usa con 1,6 milioni di aderenti), ne aveva in pancia per più di 140 milioni di dollari. Stessa storia per i fondi pubblici degli insegnanti texani, del New

Mexico e per decine di altri fondi pensione americani. Oggi sappiamo come sono andate le cose: Bear Stearns non esiste più e molti spacciatori di titoli tossici hanno seguito la stessa sorte, mentre Fred Buenrostro, CEO di CalPERS, è stato costretto a dimettersi.

Piombare sulla preda moribonda Imparata la lezione? Non sembra proprio. Nell’agosto di quest’anno, in piena crisi finanziaria, CalPERS è

tornato come un avvoltoio sui mercati, spostando 2,3 miliardi di dollari dagli investimenti azionari per ricollocarli in un trio di “distressed-debt funds” gestiti da Apollo Global Management. Letteralmente si tratta di “fondi chiusi che investono in azioni o titoli di debito di società in crisi”. In America li chiamano anche “vulture funds”, fondi avvoltoio. Piombano sulla preda moribonda, ne rilevano i titoli a prezzi scontatissimi e poi cercano con tutti i mezzi di aumentare il loro va-

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lore, influenzando il processo di ristrutturazione delle imprese in difficoltà.

LIBRI E DVD

Operazioni rischiosissime Alcuni fondi acquistano partecipazioni di minoranza qualificata all’interno delle società, altri puntano al controllo. Operazioni rischiosissime, con ritorni che Giovanni Mazzetti Il pensionato furioso. Sfida all’ortodossia previdenziale Bollati Boringhieri, 2003

possono essere molto elevati, soprattutto nei periodi di crisi. Non a caso la mossa di CalPERS fa parte di “un piano triennale per ridurre il peso dell’investimento in azioni, che hanno reso mediamente il 5,6% annuo, e spostarsi progressivamente sulle distressed holdings che, dal 1990 al 2006, hanno reso il 17,3% all’anno”, spiega il fondo pensione in una nota.

CalPERS non è nuovo a questo tipo di investimenti. La collaborazione con Apollo, che è iniziata nel 2007 con 1,7 miliardi di dollari distribuiti in sette diversi fondi avvoltoio, ha però più che triplicato l’esposizione del fondo californiano agli asset delle imprese in sofferenza. Esponendo i futuri pensionati a un rischio sempre maggiore.

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I PRIMI 4 FONDI PENSIONE NEGOZIALI PER NUMERO DI ADERENTI

I FONDI PENSIONE AL SALVATAGGIO DELLA CORONA L’ISLANDA HA CHIESTO ALL’IPFA, l’Associazione islandese dei fondi pensione, di invitare i suoi membri a ritirare il 50 per cento dei propri investimenti all’estero, per iniettarli nel mercato islandese. 200 miliardi di liquidità sono stati riportati in Islanda a difesa della svalutata corona, ai primi di ottobre. Sembrerebbe incredibile, visto il successo industriale della grande isola del Nord Atlantico con la più bassa densità di popolazione dell’Europa (sono poco più di 300 mila), che sta richiamando sia i grandi server dell’information technology che le energivore industrie dell’alluminio attirate dal basso costo dell’energia geotermica e le rigide temperature, che permettono altri risparmi. Eppure l’Islanda soffre da tempo di una crisi finanziaria che l’aveva sospinta a considerare l’opzione di entrare in area euro, anche senza aderire alla Ue. E ora ricorre ai fondi pensione come salvataggio dal default. Pa. Bai.

COMETA www.cometafondo.it Fondo Pensione complementare per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, della installazione di impianti e dei settori affini. 477.403 iscritti; assiste oltre 16 mila aziende, 4 miliardi circa il patrimonio. Opera attraverso una propria struttura, un service amministrativo, la banca depositaria e 11 gestori finanziari. SEDE LEGALE: Via V. Pisani, 19 (Milano) DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 11.11.98 DATA ISCRIZIONE ALBO: 24.02.99 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciuta con D.M. lavoro del 21.12.98 REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

Alex Gibney Enron. L’economia della truffa Documentario Usa, 2005

FONCHIM www.fonchim.it Fondo Pensione Complementare a Capitalizzazione per i lavoratori dell’industria chimica e farmaceutica. A Fonchim hanno aderito anche alcuni settori affini che contano meno lavoratori, i settori sono: Gpl, vetro, ceramica, lampade e cinescopi, coibenti, minero-metallurgico. 167.196 aderenti, 2 miliardi di patrimonio. BANCA DEPOSITARIA: Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane. SEDE LEGALE: Via G. B. Pirelli, 16 (Milano) DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 10.12.97 DATA ISCRIZIONE ALBO: 15.07.98 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciuta con D.M. lavoro del 10.12.97 REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

FON.TE www.fondofonte.it Fondo Pensione complementare per i dipendenti da aziende del terziario (commercio, turismo e servizi) 150.319 iscritti; la capitalizzazione del fondo al 30 aprile 2008 ammontava a circa 1,9 miliardi di euro. SEDE LEGALE: Piazza G.G. Belli, 2 (Roma) DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 23.10.01 DATA ISCRIZIONE ALBO: 12.03.02 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciuta con D.M. lavoro del 31.01.2002 REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

LABORFOND www.laborfonds.it Fondo Pensione complementare per i dipendenti dai datori di lavoro operanti nel territorio del Trentino Alto Adige. 112.012 iscritti; patrimonio netto circa 656 milioni di euro. L’intero patrimonio di Laborfonds è custodito presso la Banca depositaria Intesa San Paolo S.p.A. Milano. SEDE LEGALE: Via della Rena, 26 (Bolzano) DATA AUTORIZZAZIONE ESERCIZIO: 19.04.00 DATA ISCRIZIONE ALBO: 28.07.00 FORMA GIURIDICA: Associazione riconosciuta con D.M. lavoro del 14.6.00 REGIME PRESTAZIONI: contribuzione definita

FONTE: ELABORAZIONE VALORI SU DATI COVIP E DEGLI STESSI FONDI

Riccardo Cesari Tfr e fondi pensione Il Mulino, 2007

LE CONSEGUENZE DELLA LEHMAN CONTENUTA LA PRESENZA dei titoli Lehman nei fondi pensione italiani: 3,5 milioni di euro la perdita accusata, per esempio, da Cometa. I danni peggiori per ora li registrano i centomila sottoscrittori di polizze unit linked, all’interno dei Pip (Piani individuali pensionistici) che avevano come sottostante titoli Lehman. Amaramente i clienti hanno scoperto che, essendo fallito il sottostante, hanno perso tutto. A copertura del danno Unipol si è impegnata verso i clienti con il proprio capitale. Ma all’interno dell’Ania, l’associazione di categoria, non tutti condividono questa strategia, probabilmente temendo altri fallimenti. Pa. Bai.

Un nuovo veleno a rilascio lento: è scattato l’allarme carte di credito Fino ad oggi i danni patiti dai fondi pensione sono stati sostanzialmente contenuti. Ma i rischi di un grave contraccolpo sono connessi a una nuova minaccia: 18,6 mld di dollari di conti insolventi, che potrebbero diventare 100 mld alla fine del 2009. UANDO LE COSE VANNO MALE i profeti di sventura proliferano senza controllo ed è proprio per questo, si sa, che i loro allarmi non trovano necessariamente riscontro. Ma se a parlare è una società di ricerca come Innovest, che di Matteo Cavallito già nel 2006 aveva predetto lo scoppio della bolla subprime, allora c’è davvero di che preoccuparsi. Già, perché secondo gli analisti dell’ente investigativo sugli investimenti quella che ad oggi viene definita crisi del credito potrebbe conoscere presto un nuovo capitolo dove il ruolo di protagonista non spetterà più al settore subprime ma ad un altro, subdolo, attore: le carte di credito. I fondi pensioni possono iniziare a preoccuparsi. Fino ad oggi la

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loro esposizione nel settore subprime e nei titoli degli istituti falliti è stata relativamente marginale grazie alla presenza di regole contro le posizioni distorsive (l’italiana Covip, ad esempio, limita per legge le esposizioni dei fondi sui derivati) e a una politica di ampia diversificazione di mercato. Sono fattori di grande importanza ma di fronte a una nuova evoluzione della crisi potrebbero rivelarsi ininfluenti. Secondo Innovest le banche americane potrebbero trovarsi a fronteggiare in tempi brevi qualcosa come 18,6 miliardi di dollari di conti insolventi delle carte di credito. Alla fine del 2009 l’insolvenza potrebbe avvicinarsi pericolosamente ai 100 miliardi provocando danni permanenti ai principali emittenti come Visa, MasterCard e American Express. Ed è proprio a questo punto, notano alcuni osservatori, che entrerebbero in scena i fondi pensione. Qual-

cuno, come l’agenzia sudafricana Creamer, ha già lanciato l’allarme ricordando come il debito complessivo delle sole carte di credito Usa sfiori ormai i mille miliardi di dollari (un trilione), una cifra analoga a quella del mercato subprime.

Fondi pensione e titoli di debito Quasi la metà di questo debito è già stato coperto da strumenti di security come obbligazioni e derivati. E sapete quali sono stati fino ad ora i maggiori acquirenti dei suddetti? Le banche e gli investitori istituzionali inclusi, ovviamente, i fondi pensione. Non stupirebbe dunque che di fronte a un nuovo capitolo della crisi fossero proprio questi attori a patire per primi le conseguenze di un collasso generale. Anche se per il momento la tempesta non si è ancora scatenata,

il timore degli analisti è quello di un’accelerazione ulteriore nell’erosione dei profitti dei fondi. Un processo che, in qualche modo, sembra già essersi manifestato in tutto il mondo. Alla fine di settembre il francese FRR ha segnalato una perdita dell’11% rispetto all’anno passato e, quasi contemporaneamente, il fondo statale neozelandese Superannuation (oltre 14 miliardi di assets) ha annunciato una perdita lorda vicina ai 5 punti percentuali da giugno 2007 a giugno 2008 nonostante l’assenza di qualsiasi esposizione significativa ai subprime. Ad ottobre il rendimento annuale medio dei fondi pensione irlandesi si è attestato su -8,4%. Mentre il fondo PensionDenmark ha comunicato ai suoi aderenti che la contrazione dei profitti già prevista per la fine del 2008 è destinata a confermarsi per tutto il 2009.

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Quando l’azionariato è critico chiede investimenti responsabili

PROFITTI “A GRAPPOLO”. QUANDO L’ETICA TOCCA IL FONDO

Mentre in Italia è una realtà che sta muovendo i primi passi nel resto d’Europa i fondi pensione rivendicano un ruolo attivo e scelte etiche.

«S

pour les Retraites (Frr) che ha innescato un boom dell’investimento SRI. In Svizzera la Fondazione Ethos ha “trascorsi” di iniziative che fanno tremare i Cda di colossi come Ubs. Negli Stati Uniti è attivo il ghiotto sito www.proxydemocracy.org dove si può monitorare come agisce il proprio fondo di investimento. Ma un vero coup de théâtre l’ha messo a segno il Network for Sustainable Financial Markets (NSFM) che ai primi di ottobre ha presentato all’Organizzazione per la Cooperazione economica e lo sviluppo (OECD) un documento il cui succo è: “affidare una risorsa sociale come la pensione integrativa alla turbolenza del mercato, in assenza di una strategia di investimento responsabile, è un azzardo troppo grande”.

stenibili e responsabili (SRI), nell’accezione più larga del termine, sul totale del risparmio gestito in Europa, al cui interno sta crescendo la domanda di investimenti responsabili da parte dei fondi pensione. Mentre in Italia l’azionariato critico comincia ora a muovere i primi passi, come l’iniziativa di un gruppo di aderenti al Fondo pensione della Cisl che hanno recentemente richiesto che accanto ai due rami a “maggiore” e “minore” rischio di investimento, fosse possibile a tutti gli aderenti poter scegliere una terza opzione etica, nel resto d’Europa molti attori già si muovono. Ci sono gli olandesi di PGGM (fondo del settore sanitario) e ABP, protagonisti di clamorose azioni di disinvestimento. In Francia è notevole il caso del Fonds de Réserve

ONO PRINCIPALMENTE TRE I MOTIVI per cui in Italia è poco dif-

fuso l’azionariato critico dei fondi pensione: la massa degli investimenti è ancora ridotta, esistono degli ostacoli procedurali che complicano l’esercizio attivo di voto e vige un sistema bancocentrico», spiega Davide Dal Madi Alessia Vinci so del Forum per la Finanza sostenibile. Eppure molto si sta muovendo in questa direzione, come dimostra lo studio appena EUROPEAN SRI STUDY 2008 pubblicato da Eurosif (European Social Investiment Forum) grupLo studio redatto da Eurosif sugli investimenti po pan-europeo con l’obiettivo socialmente responsabili, dal titolo “European SRI Study 2008” può essere dello sviluppo sostenibile attraintegralmente scaricato ll’indirizzo: verso i mercati, che ha fotografawww.eurosif.org/publications/sri_studies to il 17,6% di investimenti so-

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«Manca un vero controllo globale» Per Angelo Marinelli, coordinatore del dipartimento di democrazia economica e previdenza della Cisl, il sistema del benchmark è efficace nel contenere i rischi.

C

Sarebbe opportuno forse renderla obbligatoria… «Non so. In realtà quasi tutti i fondi rivelano i dettagli sugli investimenti agli aderenti. E quando recentemente la Covip ha chiesto in via straordinaria la composizione del portafoglio titoli non ci sono state difficoltà. Il vero problema oggi non è costituito però dai sin-

FONDO PENSIONE GIAPPONESE DEI DIPENDENTI PUBBLICI PRIMO PER GRANDEZZA 14,37 10% 12,48

4,75

4,60 0

–6,41 -10% 2003

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Su quali strumenti occorre puntare quindi? «Per noi è fondamentale continuare a far leva sul benchmark, un sistema che si è dimostrato efficace nel contenere i rischi. Oggi l’esposizione dei fondi ai titoli Lehman e AIG, per citare due esempi emblematici, è sostanzialmente irrisoria e in alcuni casi nulla».

ABP

[ RENDIMENTI ]

FONDO PENSIONE DEL SETTORE PUBBLICO OLANDESE TERZO PER GRANDEZZA 10% 12,8 11,5 11,0 9,5 3,8 0 –5,1 -10% 2003

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In questo senso diventerebbe fondamentale fondare le linee guida dei fondi sui principi della responsabilità sociale degli investimenti, concorda? «Per noi gli investimenti etici e la responsabilità sociale non possono essere imposti come un obbligo. Al massimo credo che possano essere incentivati attraverso un’adeguata politica fiscale. Tentare di imporli sarebbe una contraddizione in termini».

Finora i fondi italiani hanno retto all’impatto della crisi ma i pericoli non possono essere scongiurati. Il credit crunch non accenna a placarsi e qualche fondo straniero inizia a patirne le conseguenze… «Certo i fondi agiscono sul mercato e non possono essere immuni alle crisi sistemiche. È ovvio che di fronte a un crollo generale dei mercati anche i fondi si troverebbero ad essere sguarniti. Per que-

2006

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2008

CALPERS

FONTE: ABP E REUTERS, DATI AL 30.06.2008

FONTE: GPIF E REUTERS, ULTIMO DATO DISP. AGOSTO 2008

GOV. PENSION INVESTMENT FUND [ RENDIMENTI ]

sto occorre cambiare davvero la cultura della previdenza integrativa cercando investimenti capaci di rendere nel medio-lungo periodo e non solo nell’immediato. Bisogna imparare a scegliere con più attenzione i titoli allo scopo di stabilizzare le rendite. In questo senso la finanza etica può aiutare»,

goli titoli quanto piuttosto dagli strumenti di analisi del rischio».

In che senso? «Nel senso che di fronte alla globalizzazione finanziaria non possiamo pensare di chiuderci in un angolo valutando quale sia la finanza buona e quella cattiva. Non è pensabile. A quel punto dovrebbe aprirsi un dibattito infinito su ciò che è etico e ciò che non lo è».

[ RENDIMENTI ]

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FONDO PENSIONE DEI DIPENDENTI PUBBLICI DELLA CALIFORNIA VAL. % AL 30.06 VAL. % AL 31.12 23,3 20% 19,1 16,7 13,4

10%

0

15,7 12,7 11,1

12,3

10,2

3,9 2003

2008 2004

2005

2006

2007

–2,6

FONTE: CALPERS FONTE: CALPERS DATI DATI AL AL 10.09.2008 10.09.2008

ome giudica l’attuale livello di trasparenza sul portafoglio degli investimenti da parte dei fondi pensione? «Bisogna distinguere tra i fondi negoziali e aperti che hanno un elevato livello di trasparenza di Matteo Cavallito e le polizze vita che ne hanno uno più ridotto. In generale il livello di trasparenza può comunque dirsi buono visto che i benchmark sono noti e i titoli su cui si investe vengono segnalati alla Covip. Il sistema può comunque essere migliorato nella comunicazione agli aderenti».

«SONO ARMI RIPROVEVOLI ma non abbiamo linee guida interne che proibiscano l’investimento su di loro». Così si esprimeva più di un anno fa Roderick Munsters, direttore degli investimenti di ABP, uno dei principali fondi pensione olandesi. Era il marzo del 2007 e nella civile e progressista terra dei tulipani era appena scoppiato uno scandalo capace di accendere un dibattito, tuttora in corso, sulla necessità di trasparenza nel rapporto tra i fondi pensioni e i suoi aderenti. La notizia, lanciata da Radio Netherlands e ripresa in Italia dall’agenzia RSI News, era a dir poco inquietante: secondo i dati emersi da un’inchiesta, i soldi dei lavoratori olandesi erano stati accumulati per investire nel settore delle armi. L’investimento, realizzato ovviamente all’insaputa degli aspiranti pensionati, aveva coinvolto in particolare i produttori di cluster bombs, che già allora si trovavano nel mirino di una campagna per la messa al bando a livello globale. A distanza di un anno e mezzo la vicenda continua a far discutere e non è difficile comprendere il perché. Ad emergere ancora nella loro evidenza, infatti, restano per lo meno due problemi: la mancanza di trasparenza e l’assenza di linee guida. Nel primo caso, le carenze riguardano direttamente gli aderenti ai quali spesso non è dato sapere lungo quali percorsi vengano avviati i loro risparmi. Nel secondo a rendersi protagonisti sono gli statuti dei fondi che, in molti casi, scelgono consapevolmente di strutturarsi a maglie larghe, così da lasciarsi un agevole accesso a quei settori particolarmente redditizi. Il coinvolgimento nei segmenti più impresentabili può inoltre avvenire in modo indiretto attraverso l’aggregazione, insieme ad altri fondi, in quei veicoli d’investimento capaci di abbracciare un ampio portafoglio di titoli. È stato il caso, ad esempio, dei fondi pensione dei dipendenti pubblici del Galles che, sotto la pressione della Ong Campaign Against the Arms Trade, sono stati costretti ad ammettere nel febbraio scorso di aver investito 16 milioni di sterline nell’industria delle armi. Non tutti, per fortuna, hanno fatto del profitto l’unico criterio d’ispirazione. A settembre due fondi statali svedesi hanno disinvestito dalle bombe a grappolo imitando così l’omologo norvegese, notoriamente in prima fila nel rispetto della carta Onu sull’Investimento Responsabile. Qualcuno, come il neozelandese Superannuation Fund ha seguito l’esempio, altri sono rimasti a guardare. Nell’ultimo quinquennio i principali giganti del settore bellico hanno conosciuto crescite percentuali di profitto a doppia o addirittura tripla cifra. Matteo Cavallitto

Come vede il futuro prossimo della crisi? «Di fronte a una crisi del genere si può rispondere solo con interventi straordinari come insegna il caso degli Stati Uniti. Al momento abbiamo strumenti di risposta che nel 1929 non c’erano ma è anche vero che molto è affidato agli strumenti di controllo nazionali. Purtroppo ci manca ancora un vero controllo a livello globale».

noi gli investimenti “Per etici e la responsabilità non possono essere . sociale imposti come obbligo ” |

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I fondi responsabili sfidano il collasso dei mercati >30 Piccole, locali e non banche. Per maneggiare la finanza etica >34 Salvate la patria, comprate Eni. Campione di lottizzazione >36

finanzaetica NUOVA GUIDA PER I MANAGER ITALIANI DELLA CSR

IL CRACK ISLANDESE FA TREMARE GLI ASSICURATI ITALIANI

DALLA FRANCIA L’OFFENSIVA SULLE MAXILIQUIDAZIONI

TANGENTI E FONDI NERI DELLA BAE SYSTEM

FONDI PENSIONE UK PENSARE ALL’ETICA NEGLI INVESTIMENTI NON È REATO

A PARIGI IL MICROCREDITO DIVENTA ISTITUZIONALE

All’inizio di ottobre il dirigente del Gruppo Granarolo Sebastiano Renna è diventato il nuovo presidente del CSR Manager Network Italia, l’organizzazione formata dai manager italiani incaricati presso le loro aziende di gestire le tematiche dell’etica e della responsabilità sociale. Renna, già vice-presidente, ha preso il posto di Roberto Zangrandi (Enel) che aveva ricoperto l’incarico a partire dal 2006, l’anno della fondazione del gruppo. I manager di Vodafone Caterina Torcia e di Terna Fulvio Rossi sono stati nominati vice-presidenti mentre Mario Molteni (ALTIS – Università Cattolica) è stato confermato nell’incarico di direttore. Primo Barzoni (Palm), Stefania Bertolini (ISVI), Cristina Catellani (Roche Diagnostics), Valeria Fazio (SCS Consulting) e Mauro Zanandrea (Mazzali) occupano i restanti seggi del Comitato di Gestione. Il CSR Network è composto da 95 membri, più del doppio rispetto ai 44 del nucleo costitutivo originario. L’associazione, che organizza ogni anno almeno 5 seminari e un convegno nazionale, gestisce un forum sui temi della responsabilità sociale sulle pagine del suo sito internet www.csrmanagernetwork.it.

Il tracollo delle banche islandesi sta avendo gravi ripercussioni sulle assicurazioni previdenziali italiane. È l’allarme lanciato nelle ultime settimane da diversi organi di stampa a cominciare da Il Sole 24 Ore che, in un articolo a firma Marco Lo Conte, individua i principali pericoli in cinque polizze: Carige Vita, Quadrifoglio Vita (gruppo Mps), Sasa Vita (gruppo Fondiaria-Sai), Ubi Vita ed Ergo Previdenza. «Le polizze index linked - ha scritto il quotidiano della Confindustria sono, infatti, contratti di assicurazione sulla vita il cui valore delle prestazioni è collegato all’andamento di un paniere o ad un solo titolo; offrendo talvolta un rendimento minimo oppure la garanzia (talvolta parziale) del capitale». Questi prodotti, in altre parole, fondano il proprio rendimento sulla performance di un paniere di titoli tra i quali spiccano, nel caso specifico, quelli legati alle banche islandesi (azioni e obbligazioni). Fino a non molto tempo fa i titoli dell’isola erano giudicati ampiamente sicuri, stante l’apparente solidità economica di Reykjavík, ben rappresentata dalle ottime valutazioni delle agenzie di rating (Sasa Vita, compagnia del gruppo Fondiaria-Sai, ad esempio, aveva puntato sulla banca privata Glitnir, oggi nazionalizzata, alla fine del 2005 quando il rating pubblico islandese era AAA). Il collasso dell’economia islandese ha però cambiato completamente le carte in tavola mettendo a rischio, hanno osservato alcuni analisti, qualcosa come 100 mila sottoscrittori italiani. A salvare il salvabile dovrebbe pensarci ora il FMI che, sollecitato dalle stesse autorità islandesi, avrebbe promesso un intervento d’emergenza al governo di Reykjavík.

Le maxiliquidazioni di cui avrebbero beneficiato i dirigenti dimissionari della banca franco-belga Dexia erano inaccettabili. Lo pensava il governo francese che, all’inizio di ottobre ha chiesto e ottenuto dalla Caisse des depots e consignations (Cdc), azionista di Dexia, il veto sulla mega buonuscita. La vicenda aveva riportato in primo piano il delicato tema dei trattamenti di fine rapporto tra le società finanziarie e i loro dirigenti che tendono a tradursi in liquidazioni eccezionali del tutto slegate dalle performance ottenute. I presidenti del direttivo e del consiglio d’amministrazione di Dexia Axel Miller e Pierre Richard avevano dato le dimissioni dopo l’annuncio dell’intervento di salvataggio dell’istituto che dovrebbe costare alle autorità francese, belga e lussemburghese circa 6,4 miliardi di euro. Secondo quanto reso noto dalla banca nel suo rapporto annuale, il contratto di Miller prevedeva una liquidazione massima di 3,7 milioni di euro. L’eco della notizia è giunto anche al Parlamento Europeo dove un nutrito gruppo di deputati ha invitato la Commissione a legiferare sui sistemi di remunerazione degli operatori finanziari. In attesa che la Commissione si pronunci, i parlamentari hanno approvato un rapporto che chiede agli istituti finanziari di rendere pubblica la propria politica in tema di remunerazione dei consulenti e dei dipendenti.

Il conte viennese Alfons MensdorffPouilly è stato arrestato il 20 ottobre con l’accusa di aver utilizzato, attraverso la sua compagnia, alcuni fondi occulti del colosso delle armi Bae Systems, con l’obiettivo di finanziare un sistema di tangenti atto a garantire l’ottenimento di contratti di fornitura in Europa. L’inchiesta fa parte di una maxi indagine sugli affari sporchi della compagnia, da anni sotto il tiro degli inquirenti dopo lo scandalo della megafornitura all’Arabia Saudita che segnò una frattura tra il governo britannico e il Serious Fraud Office, l’organismo di controllo che gestisce tuttora le indagini. Secondo quanto riferito al Financial Times da Harald Schuster, l’avvocato di Mensdorff, il filone dell’indagine che ha portato all’arresto del suo assistito riguarderebbe un giro di tangenti relative ad appalti di fornitura in Europa (Austria e Repubblica Ceca in particolare). Secondo Schuster, Mensdorff avrebbe sì lavorato come consulente della Bae ma non avrebbe preso parte ad operazioni illegali. Al centro delle indagini c’è l’accordo trilaterale (poi cancellato) siglato nel 2001 tra Bae Systems, Saab (Svezia) e Repubblica Ceca per la vendita di 24 aerei da caccia modello Gripen a Praga. La commessa sarebbe stata garantita da una joint-venture tra Bae e l’impresa svedese.

Una decisione di grande importanza destinata a colmare quella che molti investitori e operatori consideravano una significativa carenza legislativa. Nel corso di un dibattito sul tema, la Camera dei Lord del Regno Unito ha stabilito che agli amministratori dei fondi pensione è sempre consentito considerare le ragioni etiche nella determinazione del contenuto del proprio portafoglio di investimento. Secondo quanto emerso nel corso del dibattito, citato dal portale Ipe.com, sarebbero molti gli amministratori dei fondi convinti che la legge vieti loro di appellarsi a questioni etiche per giustificare il rifiuto di un investimento. All’origine di questa credenza c’è l’idea che la massimizzazione dei profitti (ponderata con il rischio) intesa come tutela degli interessi degli aderenti rappresenti sempre e comunque il criterio più importante. In realtà, hanno chiarito i parlamentari della camera alta, la normativa britannica non prevede nessun obbligo in tal senso. «Il governo ha fatto un positivo passo in avanti nel chiarire che l’investimento responsabile è legale – ha dichiarato Duncan Exley, direttore delle campagne di FairPensions, un’associazione che promuove gli investimenti etici –. Questo rafforza la convinzione crescente nel mondo dell’industria che l’investimento responsabile non si colloca al di fuori del patto di fiducia degli amministratori. Se a ciò si aggiunge che gli investimenti etici producono benefici in termini di performance economica, la decisione dei lord indica che i gestori dei fondi dovrebbero impegnarsi ulteriormente per monitorare e gestire i rischi e le opportunità connesse all’ambiente, alla sfera sociale e a quella della governance».

Secondo quanto riferito dalla stampa francese, il sindaco della capitale transalpina Bertrand Delanoe ha raggiunto un’intesa con il Credit Municipal (il monte di pietà, per intenderci) per garantire piccoli prestiti a condizioni agevolate ai cittadini esclusi dal circuito del credito bancario tradizionale. Prestiti compresi tra 300 e 3 mila euro che potrà essere restituito in un periodo variabile tra i 6 e i 36 mesi. In alcuni casi eccezionali sarà possibile accedere ad un credito di 5 mila euro restituibile in 60 mesi. Il tasso d’interesse è fissato al 4% ma, nei fatti, dovrebbe dimezzarsi dal momento che, ha spiegato il sindaco di Parigi: «il Comune si impegna a rimborsare la metà degli interessi una volta rimborsato il prestito». Il progetto, che prende il via nell’area popolare del XVIII arrondissement ma sarà presto esteso all’intera capitale, conta sulla partnership con 4 istituti di credito: Cresus Paris, Habitat et Humanisme, Plie 18/19 e Udaf 75. Secondo il direttore de Crédit Municipal Bernard Candiard, che vorrebbe estendere il progetto ad altre municipalità dell’Ile-de-France, l’obiettivo del piano consisterebbe nell’erogazione di almeno 1.000 microcrediti entro il 2009. Secondo le stime sarebbero almeno 1 milione i cittadini francesi che allo stato attuale non possono accedere a prestiti bancari ordinari.

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Crescita e trasparenza: così i fondi responsabili sfidano il collasso

Il fondo non affonda Ma come sono andati i fondi etici nell’anno più nero della finanza? | 30 | valori |

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Una definizione “negativa” Che cos’è un investimento responsabile? Che cosa rende “etica” un’operazione finanziaria? Sembrano domande banali ma non per questo superflue. Comprendere le basi di questo genere di finanza significa, soprattutto, capire cosa contraddistingua gli Sri dai “colleghi” tradizionali. Per molti l’espressione “investimento etico” richiama una definizione per così dire “negativa”, atta cioè a indicare “cosa non fare” piuttosto che “cosa fare”. Per molti, in altre parole, un fondo può chiamarsi responsabile se disinveste da sotto-

Austria Belgio Danimarca Finlandia Francia Germania Italia Norvegia Olanda Spagna Svezia Svizzera Uk Totale

2,0

3,7 3,3

JP MORGAN

0

1,4

4,57

AIG

1

4,04

4,57

FANNIE MAE

2

3,94

WASHINGTON MUTUAL

3

FREDDIE MAC

4,9 4

NOTA: I PUNTEGGI SONO ATTRIBUITI IN BASE ALLE RICERCHE DELL’ADVISOR EIRIS (WWW.EIRIS.ORG), APPLICANDO OLTRE 70 CRITERI SOCIALI, AMBIENTALI E DI GOVERNANCE

stanti “discutibili”. Questa interpretazione, che attribuisce agli operatori un carattere tra l’umanitario (quando ad esempio si disinveste dai titoli di Stato di Paesi non democratici) e il bigotto (nel caso del rifiuto di alimentare il mercato dell’alcool e del tabacco), risulta però troppo legata a giudizi di valore e, quindi, non sufficientemente comprensiva. Il successo evidenziato dalla crescita dei fondi etici negli ultimi anni, infatti, non è legato di per sé alle scelte umanitarie. Chi per ipotesi avesse investito nel comparto minerario o in quello delle armi nell’arco degli ultimi cinque anni si troverebbe oggi ad affrontare un solo problema: quello di contare i soldi. È un esempio importante che deve servire da lezione a chi spera ingenuamente di individuare nella crisi attuale una sorta di pioggia bi-

VOLUME SRI (MLD DI EURO)

[ RICERCA EUROSIF 2008 ] % SUL TOTALE DEGLI ASSETS

1,17 283,8 114,5 83 70,1 11,1 240 208,8 435 30 191 21,1 959 2.665

0,7% 48% nd nd 1%* 0,7% 0,32%* nd 40% 9,42% nd 2,8% 22,5% 17,6%

VAR. 2006-2008

-3% +90% nd nd +247% +110% nd nd +16% +23% nd +183% +150%* +40%** +4,4%

* CORE SRI - DEFINITO DALLE STRATEGIE DI ESCLUSIONE ETICA (QUANDO VENGONO APPLICATI PIÙ DI 2 CRITERI NEGATIVI); DALLO SCREENING POSITIVO – INCLUDENDO IL BEST IN CLASS E FONDI TEMATICI; DALLA COMBINAZIONE DI ESCLUSIONI ETICHE E SCREENING POSITIVO. ** BROAD SRI - DEFINITO DALLE STRATEGIE SI SCREENING SEMPLICE, INCLUDENDO LO SCREENING BASATO SULLA NORMATIVA (FINO A 2 CRITERI NEGATIVI); L’AZIONARIATO ATTIVO; L’INTEGRAZIONE.

Il mercato europeo degli Sri ha raggiunto 2.600 miliiardi di euro, +102% dal 2005 blica. La crisi del credito è però un’altra cosa e gli investimenti socialmente responsabili hanno peculiarità tutte loro.

Finanza trasparente, finanza reale FONTE: ISTAT

0 = LIVELLO ETICO MINIMO 10 = LIVELLO ETICO MASSIMO

GOLDMAN SACHS

I portafogli degli investimenti socialmente responsabili (SRI) resistono e promettono di crescere ancora. È la conclusione principale alla quale sono giunti gli analisti che hanno promosso le ultime rilevazioni in materia. I dati sono ora disponibili e le considerazioni sulla finanza etica sembrano tutto fuorché propaganda. Un’indagine sulla dimensione di mercato è stata resa pubblica di recente da Eurosif (European Social Investment Forum), secondo cui gli investimenti Sri del Vecchio Continente hanno raggiunto un valore totale di oltre 2.600 miliardi di euro. Una cifra impressionante, soprattutto se confrontata con i dati degli anni precedenti. Dalla fine del 2005 a oggi, il comparto è cresciuto del 102% grazie al traino del Regno Unito (che compensa da solo oltre 900 miliardi di assets), dell’Olanda (435 miliardi) e dell’asse scandinavo (quasi 600 miliardi tra Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia).

5

MORGAN STANLEY

Investimenti responsabili in ascesa

ETICA SGR DÀ I VOTI A WALL STREET

LEHMAN BROTHERS

L

È una domanda chiave per capire quale possa essere il destino degli investimenti responsabili e, soprattutto, la ricetta per la salvezza di un risparmio ormai in balia del cataclisma. A dare una risposta ci ha pensato l’Osservatorio Finanza Etica che, in collaborazione con Morningstar, ha studiato il caso italiano valutando i rendimenti medi realizzati dai fondi comuni d’investimento e confrontandone la performance con quella dei prodotti socialmente responsabili disponibili in Italia. Risultato: i fondi SRI hanno ceduto, ma hanno perso meno degli altri. Un segnale di come la crisi sia ormai diventata sistemica, ma anche la dimostrazione di come l’investimento responsabile abbia saputo evidenziare una resistenza alla crisi non comune. Una rapida occhiata ai dati vale più di ogni spiegazione: se nel comparto azionario la performance annuale degli Sri ricalca quella dei fondi ordinari (-22,4% contro -21,65%), la differenza risulta evidente nei settori degli obbligazionari (+0,19% contro -2,3%) e dei bilanciati (-6% contro -11%). I fondi etici, insomma, vanno molto meglio. Perché? A qualcuno verrebbe forse la tentazione di sbandierare con un certo orgoglio la rivincita dei “buoni” sui “cattivi”. Ma qualsiasi considerazione del genere risulterebbe ingenua e, in fin dei conti, completamente fuorviante. Soprattutto alla luce di quello che resta il più profondo e complesso significato della finanza “responsabile” in quanto tale.

BEAR STEARNS

e tutti, in un modo o nell’altro, sembrano patirne le conseguenze. Qualcuno, a dispetto della dimensione e della tradizione, finisce per crollare, mentre qualcun altro sopravvive a stento, chiedendosi se il suo nodi Matteo Cavallito me sia destinato ad aggiungersi al lungo elenco dei martiri della speculazione. Il crunch, insomma, colpisce duro, eppure nella devastazione di un mercato finanziario che sembra sempre più simile a un martoriato campo di battaglia c’è chi resiste e riesce, nonostante tutto, a crescere e a proiettarsi con fiducia nel futuro. È il caso degli investimenti responsabili, la materia prima di quei fondi etici chiamati, nei prossimi anni, a giocare sempre più un ruolo da protagonisti.

PAESE

I FONDI COMUNI ETICI VALORI RESPONSABILI resistono alla crisi confermandosi ai vertici delle classifiche di rendimento di settore. È il risultato reso noto nelle scorse settimane da Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica. È sufficiente dare uno sguardo alle posizioni raggiunte nelle categorie Assogestioni di riferimento per capire come mai i quattro fondi del gruppo possano fin qui ritenere di essere usciti vincitori dalla crisi: primi in classifica sia l’azionario che il bilanciato, ottavo il monetario, terzo l’obbligazionario misto. Un esito logico secondo i gestori. «Da sempre escludiamo le grandi società finanziarie dal nostro paniere etico - dichiara Alessandra Viscovi, Direttore Generale della società -. In base ai nostri criteri non passano la selezione. Sono imprese che hanno punteggi ampiamente inferiori alla sufficienza (vedi GRAFICO sotto), per la scarsa trasparenza nella destinazione degli investimenti». Una strategia tutt’altro che scontata in un mercato finanziario in cui, soprattutto negli ultimi anni, l’affidamento dei broker ai giudizi delle società di rating è stato spesso acritico. Già in passato la Banca dei Regolamenti Internazionali aveva lanciato l’allarme sui limiti delle valutazioni di mostri sacri come S&P o Fitch, ma i suoi ammonimenti sono caduti nel vuoto. Ad oggi sono solo tre le società del settore finanziario che fanno parte del paniere di Etica Sgr: le banche etiche tedesche GLS e Umweltbank e la compagnia di assicurazioni norvegese Storebrand. M. Cav.

I fondi responsabili non sono immuni dalla crisi, ma le loro performance restano migliori di quelle degli investimenti ordinari (soprattutto gli obbligazionari e i bilanciati). Merito di una risorsa rara: la trasparenza. A CRISI FINANZIARIA SI DIFFONDE

GLI INVESTIMENTI SRI IN EUROPA

VALORI RESPONSABILI FONDI D’ALTA CLASSIFICA

A caratterizzare un investimento responsabile, specialmente nell’era del credit crunch, c’è anche e soprattutto qualcosa di più tecnico e di più “finanziario”: la trasparenza. «La totale mancanza di trasparenza in tutto il sistema – spiegano dall’Osservatorio Finanza Etica – è una delle chiavi per comprendere le ragioni e la gravità della crisi che la finanza internazionale sta attraversando». Secondo questa interpretazione, quella innescata dai mutui subprime rappresenterebbe la crisi di un sistema che ha attribuito alla finanza una “creatività” senza freni. «Una volta cartolarizzati e “impacchettati” in titoli di debito – spiegano ancora dall’Osservatorio -, i mutui americani ad alto rischio sono stati venduti ad investitori istituzionali che, a loro volta, li hanno “inscatolati” in prodotti finanziari sempre più complessi. Risultato: quei titoli, una volta finiti nei mercati finanziari sono stati acquistati, ad esempio sotto forma di quote di fondi comuni d’investimento, anche dai singoli risparmiatori. Inconsapevoli, almeno quanto i banchieri che avevano acquistato il “pacchetto” affidandosi al giudizio delle agenzie di rating internazionali, ma senza sapere esattamente cosa ci fosse dentro». La storia, più o meno, è tutta qui. Quello che è seguito è stato il più classico degli effetti-domino, che ha portato alla trasformazione di una crisi settoriale nazionale in una crisi sistemica globale. È in questo contesto che la trasparenza è diventata prima di tutto un fatto di responsabilità, verso gli investitori ma anche, in un certo senso, verso i principi base dell’economia reale rispetto alla quale la finanza deve rappresentare uno strumento di trasferimento efficiente dei capitali piuttosto che un gioco al massacro fatto di liquidità di carta. È la base di un sistema razionale, la vittoria della logica sull’isteria speculativa. Si chiama “finanza responsabile”. Si legge “finanza reale”.

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FONTE: AICCON SU DATI ISTAT

| finanzaetica | crisi della finanza |


IL CROLLO DEI SALARI REALI ERODE I CONSUMI SPESA PERSONALE IN CONSUMI [ ANNO SU ANNO IN % ] SALARI REALI AL NETTO DELLE TASSE [ ANNO SU ANNO IN % ]

7% 5% 3%

FONTE: BUREAU OF ECONOMIC ANALYSIS

I CONSUMATORI SEPOLTI DAL DEBITO SERVIZIO DEL DEBITO DELLE FAMIGLIE USA DEBITI PER MUTUI E PRESTITI AL CONSUMO SUL TOTALE DEL REDDITO DISPONIBILE 15 14 13 12 11 10

SOTTO IL PESO DEI DEBITI TASSO DI INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE OLTRE AI DEBITI PER MUTUI E I PRESTITI AL CONSUMO INCLUDE ANCHE I PAGAMENTI 20 PER LEASING SU AUTOMOBILI, AFFITTI, ASSICURAZIONI SULLA CASA, TASSE DI PROPRIETÀ. È UNA MISURA PERCENTUALE DELL’INDEBITAMENTO COMPLESSIVO DELLE FAMIGLIE SUL TOTALE DEL REDDITO.

19 18

1% 17 -1% 3Q’07

2Q’05

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-5%

Le Banche centrali navigano a vista I governi intervengono per salvare gli istituti di credito. Ma dalla crisi non si esce solo con più Stato, serve più società.

L

A CRISI FINANZIARIA È IN RAPIDA EVOLUZIONE, o per meglio di-

re in rapida involuzione. Banche Centrali di ispirazione diversa decidono di agire di concerto, per poi scoprire di aver inciso ben poco. “Piani” ed interventi di salvataggio si susseguono, di Alberto Berrini cambiando, in corso di attuazione, dimensioni e filosofia. L’impressione, ma non è solo un’impressione, è che si navighi a vista, cercando di affrontare al meglio ogni singola tempesta che si incontra sulla propria rotta, tutt’altro che definita. L’Europa ha deciso di attuare un megapiano di salvataggio che è risultato molto più incisivo dell’inaccettabile ipotesi Paulson basata sull’acquisto di toxic assets. Il “modello Paulson” aveva, infatti, il difetto fondamentale di non risolvere alla radice la questione della ricapitalizzazione delle banche, vero problema di questa crisi finanziaria. Inoltre, al di là dei problemi di discrezionalità e di trasparenza nel fissare i prezzi di riacquisto

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dei titoli “tossici”, quel tipo di salvataggio implicava che tutto l’onere fosse a carico del “contribuente” con poche speranze di recuperare nel tempo, se non parzialmente, le risorse impiegate. Meglio fare riferimento al “modello svedese” (recentemente riproposto in Italia dal professor Marco Onado – Il Sole24Ore del 7 ottobre 2008 – ma c’è tutta una letteratura americana in proposito), utilizzato agli inizi degli anni Novanta per far fronte ad una crisi bancaria la cui dimensione superava il 10% del Pil di quel Paese. Lo Stato in quel caso interviene direttamente nel capitale sociale delle banche (fino alla nazionalizzazione). Lo schema è stato adottato dal governo britannico e seguito a ruota da tutti i principali Paesi europei. In questo modo non solo l’intervento di ricapitalizzazione risulta più efficace ma, conclusa la crisi, le banche possono essere rivendute al mercato (come è avvenuto nelle precedenti esperienze), recuperando se non addirittura valo-

Una riduzione della crescita può provocare un forte aumento del numero dei poveri nei Paesi del Sud del mondo. Quanto al tema della disuguaglianza è probabile che crescerà anche all’interno dei Paesi più sviluppati, malgrado le perdite di valore del patrimonio finanziario dei ricchi. Nelle nazioni più ricche sembra esserci maggiore attenzione per il sistema finanziario piuttosto che per chi ha perso la casa

La principale preoccupazione ora è di evitare che la crisi si diffonda ulteriormente. Va detto che in teoria c’è un interesse generale nel salvare le banche visto che il fallimento del sistema creditizio colpirebbe tutti quanti. Questo, tuttavia, non deve distogliere l’attenzione da altre situazioni, come quelle di chi viene colpito nei beni primari.

Negli ultimi anni in un Paese come gli Stati Uniti la situazione relativa alla disuguaglianza dei redditi è stata paradossale. Si è formata una nuova classe, quella dei super-ricchi da lavoro, la cui ricchezza non deriva più, come accadeva in passato, dai beni e dal patrimonio, ma da retribuzioni elevatissime del lavoro. Mentre questo gruppo, che rappresenta una frazione molto esigua della popolazione, ha visto il proprio reddito aumentare a dismisura, la classe media è andata incontro alla stagnazione. Negli ultimi trent’anni la crescita del reddito di un lavoratore “medio” è stata dell’ordine dell’1% all’anno, quella dei manager infinitamente più elevata. Ed è qui che si arriva al cuore della crisi. Ovvero?

16 1977

-3%

MAURIZIO FRANZINI, ordinario di Politica Economica presso l’Università di Roma “La Sapienza”, analizza le conseguenze sociali della crisi. “Cresce il divario tra ricchi e poveri. Ma non ci sarà un crollo dell’economia reale”.

Intanto, a prescindere dai risultati ottenuti, i super-manager se ne vanno con le loro super-liquidazioni…

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-1%

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5%

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FONTE: BUREAU OF ECONOMIC ANALYSIS

7%

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È per questo che come Cisl abbiamo lanciato una piattaforma articolata. La prima e più urgente area di riforma riguarda la regolazione degli strumenti e la vigilanza nazionale ed internazionale sui soggetti dell’innovazione finanziaria. Quando abbiamo avanzato la proposta, il 23 settembre, eravamo quasi da soli: oggi tutti reclamano un’autorità sovranazionale di controllo con poteri anche di indagine. Era ora ma bisogna fare in fretta. Così come bisogna adottare subito alcuni strumenti di interdizione fiscale e normativa per limitare o in alcuni casi vietare l’utilizzo di strumenti finanziari devastanti per il sistema come hedge funds, derivati e opzioni. Leggo con piacere che a livello internazionale si torna anche a dibattere sul ruolo dei paradisi fiscali e della lotta all’evasione. Sono tutti segnali che confermano l’importanza delle nostre proposte che richiedono, però, un impegno forte di tutti gli attori della società civile. A.V.

9%

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L’impressione è che manchi, però, una proposta complessiva di riforma…

TASSO DI RISPARMIO PERSONALE [ ANNO SU ANNO IN % ] 11%

1997

2Q’05

I RISPARMI DELLE FAMIGLIE SI SONO VOLATILIZZATI

Credo si possa offrire una risposta affermativa, sapendo, comunque, che l’esaurimento oggettivo di un’esperienza storica è la condizione necessaria ma non sufficiente del suo superamento, il quale esige visione alternativa e capacità di gestirla da parte dei soggetti economici e sociali e delle istituzioni politiche. Il liberismo o fondamentalismo del mercato appartiene al novero delle ideologie, ovvero delle teorie il cui oggetto non è la conoscenza dei fenomeni ma la legittimazione e la rappresentanza degli interessi.

1987

0

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2007

4Q’00

2004

IL BELLO DELLA CRISI: UN FRENO ALL’ARRICCHIMENTO SENZA LIMITI

Come inciderà la crisi sui Paesi più poveri?

6,0

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2001

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5,8 [70%]

3,5

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3,1 [66%]

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0

4,7

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10,1 [73%]

8,3 5

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US GDP

10

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Siamo alla fine del liberismo?

175

15

2Q’87

Lo Stato e i fondi sovrani nelle banche. Cosa sta succedendo?

La crisi, purtroppo, è precipitata. Noi non siamo per la statalizzazione degli istituti ma sicuramente è indispensabile un riequilibrio di tutta l’industria e un ruolo diverso di shareholders e stakeholders come andiamo sostenendo da diversi anni

350

[ MILIARDI DI MILIARDI DI $ ]

PIL USA TOTALE SPESA DEI CONSUMATORI [ TRA PARENTESI, LA SPESA SUL TOTALE DEL PIL ] REDDITO DISPONIBILE 13,8

1Q’85

GIUSEPPE GALLO, segretario generale della Fiba-Cisl lo scorso 9 ottobre aveva anticipato nel convegno di Milano sull’esperienza della Banca Popolare la notizia dell’ingresso dei libici nel capitale di Unicredit.

AMMONTARE DELLE POSIZIONI APERTE IN DERIVATI OTC (OVER THE COUNTER) 35 VOLTE IL PIL USA NEL 2007 ERA PARI A 13,8 MILIARDI DI MILIARDI DI DOLLARI

IL NUOVO VOLTO DELL’ECONOMIA USA

2Q’87

525

[ IN MILIARDI DI MILIARDI DI $ ]

1Q’85

LA CRESCITA ABNORME DEI DERIVATI

FONTE: BUREAU OF ECONOMIC ANALYSIS, FEDERAL RESERVE, HAVER, BUREAU OF LABOR STATISTIC, CENSUS BUREAU, FACTSET,MORGAN STANLEY RESEARCH

SUBITO REGOLE E AUTORITHY GLOBALE POI PREMI ALLE AZIENDE RESPONSABILI

FONTE: BUREAU OF ECONOMIC ANALYSIS

| finanzaetica | FONTE: BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI)

| finanzaetica |

rizzando le risorse immesse dal “contribuente”. Il modello Gordon Brown ha contribuito a stabilizzare, per il momento, la fase più acuta della crisi. Ma, a questo punto, non è venuta l’ora di mettere in discussione la governance di quelle banche? Perché lo Stato non potrebbe vendere quote azionarie direttamente ai lavoratori creando forme di partecipazione? Perché non inserire clausole di Responsabilità sociale d’impresa a chi riacquisterà dallo Stato le banche? Non dimentichiamo che finanza significa essenzialmente mercati finanziari + governance delle imprese. E l’attuale devastante crisi finanziaria ha messo irrimediabilmente in crisi la teoria (o meglio dire il dogma) dello shareholder’s value (creazione di valore per l’azionista) come unico criterio guida della gestione dell’impresa. La crisi ci consente di discuterne! Soprattutto bisogna sottolineare come dalla crisi del mercato non si esce solo con più Stato, ma si può e si deve uscire anche con più società.

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È stata proprio questa disuguaglianza a far sì che, per sostenere il proprio tenere di vita, molti abbiano fatto ricorso ai debiti, pur essendo debitori inaffidabili. Il punto, però, è che a renderli inaffidabili è stato proprio l’aumento della disuguaglianza che, in definitiva, non danneggia solo i poveri, ma l’intero sistema. Mi viene in mente la proposta dell’economista Robert Shiller secondo cui sarebbe necessario stabilire una tassazione sulla ricchezza che scatti automaticamente una volta superato un certo divario tra la classe media e quella più elevata. Finora si è parlato soprattutto di ricadute su credito e liquidità. Ci saranno presto effetti devastanti sull’economia reale?

Io credo che i timori di una caduta verticale della produzione e del reddito siano eccessivi. Quello che è accaduto tra il ‘29 e il ‘32, quando i bilanci pubblici erano molto più contenuti di oggi, non si ripeterà. Certo ci saranno problemi per l’intera economia ma questo in fondo potrà anche essere un bene. In che senso?

Dopo anni di ottimismo sfrenato sulle continue possibilità di arricchimento, queste difficoltà ci daranno la possibilità di studiare il sistema e di migliorare la nuova classe dirigente mondiale. Non per niente le crisi sono spesso un vero e proprio laboratorio. Il sostegno al sistema finanziario potrebbe ridurre sensibilmente le risorse per gli ammortizzatori sociali...

Sì, ma a questo punto l’unica via d’uscita è l’indebitamento. È meglio far crescere il debito piuttosto che aumentare le tasse o tagliare la spesa. Senza contare che, per lo Stato, quello attuale è un momento favorevole all’indebitamento visto che la gente sembra avere molta più fiducia nel pubblico piuttosto che nelle banche. M. Cav.

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| finanzaetica | finanza etica nel mondo/2 |

| finanzaetica |

Piccole, locali e non banche Per essere flessibili e vicine al territorio Una finanza fatta di persone, che mettono insieme i propri risparmi per creare un’economia diversa. Il caso limite delle cooperative di risparmio e credito messicane che si sostituiscono allo Stato per fornire welfare. che verranno usati per finanziare progetti. Una banca? Non necessariamente. Esistono realtà che, senza essere banche, basano la propria attività sull’uso del di Elisabetta Tramonto denaro. Non per produrre altro denaro, scopo principale oggi degli istituti di credito e della finanza classica, o almeno non come obiettivo primario, bensì per costruire qualcosa di concreto, per far nascere imprese, negozi, agenzie di servizi, per sviluppare l’economia reale. La speculazione è lontana anni luce. Siamo in uno dei Pianeti della finanza etica e solidale. Segni particolari di queste realtà: sono piccole, locali (raccolgono fondi nel territorio dove sorgono e nello stesso territorio li investono) e sono spinte da motivazioni solidali.

U

N LUOGO DOVE “METTERE” I PROPRI RISPARMI,

Dalla Francia: Cigales Si chiamano Cigales, tradotto in italiano: club d’investitori e di gestione alternativa e locale del risparmio solidale. Sono gruppi di persone, da 5 a 20, che raccolgono i propri risparmi, per finanziare progetti imprenditoriali nell’ambito dell’economia solidale. La prima è nata a Parigi nel 1983. Oggi ce ne sono un centinaio in tutta la Francia. Si rinnovano continuamente, perché, per statuto, hanno una scadenza: cinque anni, poi si sciolgono. Esiste PER APPROFONDIRE una Federazione nazionale delle Cigales, ma ognuna è autonoma. Sono 1.300 gli investiLe Cigales tori/risparmiatori, che ogni mese mettono dai Alcona 7,5 ai 450 euro a testa. L’anno scorso le CigaLe Mag di: Milano Torino les hanno raccolto 400 mila euro, usati, non Reggio Emilia per erogare prestiti, ma per partecipare al caVenezia Verona pitale di società o cooperative, con circa 2.000 Roma euro a progetto. Per i più grandi si uniscono | 34 | valori |

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più Cigales. 112 l’anno scorso le imprese finanziate. Come una giovane coppia nei pressi di Lille, che ha messo a punto un sistema di raccolta, filtrazione a freddo e riciclaggio di olio vegetale usato per friggere, trasformato in combustibile. Acquistano olio usato dai ristoranti per poi trattarlo e rivenderlo ad agricoltori, come carburante per macchine agricole, o ai Comuni per i minibus. Nel 2004 cinque Cigales hanno messo 2.000 euro ciascuna, raccogliendo 30.000 euro di capitale necessario per avviare l’attività. Negli anni l’impresa è cresciuta, oggi ci lavorano quattro persone, 350 ristoranti le vendono olio usato e quasi 100 tra agricoltori e piccoli Comuni comprano l’olio riciclato. Perché partecipare a una Cigales? «La spinta non è tanto di natura economica. I fondi investiti da ogni famiglia sono pochi, non ci si perde, ma non ci sono neanche forti guadagni – spiega François Bojczuk, tra gli organizzatori delle Cigales –. L’obiettivo non è il rendimento dell’investimento, ma creare posti di lavoro, sostenere nuove attività, contribuire a costruire un’economia diversa. Nel 2004, però, abbiamo effettuato uno studio, da cui è emerso che il ritorno medio sugli investimenti dell’insieme delle Cigales è stato del 35% in cinque anni. Questo dimostra la qualità del sostegno e del lavoro di accompagnamento che forniamo alle imprese». Le attività finanziate infatti vengono accompagnate nei loro primi anni di vita, con supporto tecnico, organizzativo, logistico e di comunicazione. Tutto gratis. «C’è un elevato “valore aggiunto sociale” – continua Bojczuk – Come quantità www.cigales.asso.fr di denaro investito, le Cigales sono minuscowww.cpjms.com le, ma creano un effetto leva: per 1.000 euro www.mag2.it www.mag4.it investiti, il piccolo imprenditore ne troverà fawww.mag6.it cilmente altri 3.000, perché anche le banche www.magvenezia.it www.magverona.it tradizionali accetteranno di dargli credito. In www.magroma.it più c’è il valore dell’accompagnamento».

Chi guadagna da questo tipo di attività? «Il piccolo imprenditore, che ottiene un lavoro e ne crea degli altri – risponde Bojczuk -. I risparmiatori, che imparano a fare economia alternativa. Ma anche gli enti locali che vedono diminuire la spesa sociale per i disoccupati». Questa è finanzia etica? «Certamente – conclude Bojczuk – le Cigales offrono ai cittadini la possibilità di riappropriarsi della finanza e propongono un’economia legata a valori umani».

tuto fornire servizi sociali – spiega Rafael –. Ma in questi otto anni abbiamo lottato, con una resistenza civile e legale. Siamo scesi pin piazza e abbiamo avviato 18 cause con lo Stato. Abbiamo vinto. Le cooperative non possono essere considerate intermediari finanziari. Vedere come funzionano queste strutture, così oneste e solidali, formate da persone umili, che non hanno studiato ad Harvard, è un vero monumento allo sforzo collettivo del Paese».

…al Messico: Alcona

Passando per l’Italia: le Mag

Hanno lottato - e vinto - per non essere definite banche, le casse popolari messicane di Alcona (Alleanza nazionale di cooperative): 300 cooperative di risparmio e prestito in Messico, da 150 a 45 mila soci l’una, in tutto oltre un milione. «Viviamo in un Paese dove c’è un grande bisogno di servizi finanziari accessibili a tutti – spiega Rafael Martinez, presidente di Alcona –. Con le banche che applicano tassi del 70-90%, chiedere un prestito è impossibile. E prendono sempre più piede società di credito come Mister Money, che presta denaro con tassi di interesse del 500%». È in questo contesto che si è sviluppata spontaneamente questa rete di cooperative finanziarie. I soci mettono una quota di capitale sociale tra i 30 e gli 80 dollari all’anno e versano i propri risparmi. Possono richiedere un prestito a tassi attorno all’1,7% mensile in media. Ma il principale valore aggiunto di Alcona non è prestare denaro, bensì fornire gratuitamente a tutti i soci quei servizi sociali che lo Stato non offre. Servizi sanitari, con una clinica e un dispensario di medicinali, educativi e ricreativi. «L’ingresso in un centro sportivo comunale costa 40 dollari. Come si può pensare di accedervi, se in alcune regioni il reddito medio di una famiglia non supera i 30-40 dollari alla settimana?», si domanda Rafael Martinez. «Dal 2001 sono piovute norme per trasformarci in banche, con tutti gli obblighi che questo comporta. Non avremmo certo più po-

Sono fiere di non essere banche anche le italianissime Mag (Mutua Auto Gestione), le cooperative finanziarie che si sono diffuse tra la fine degli anni 70 e gli anni 90. La prima è nata a Verona nel 1978. Oggi ce ne sono sei: a Milano Mag2, a Torino Mag4, a Reggio Emilia Mag6, a Venezia MagVenezia, a Verona MagVerona e a Roma MagRoma. Anch’esse raccolgono risparmio tra i propri soci, per finanziare progetti e fornire assistenza e servizi nel mondo della cooperazione sociale e del non profit. I loro principi guida: trasparenza, partecipazione e un forte legame con il territorio. «Da questo deriva il valore aggiunto di una Mag – spiega Giorgio Peri, presidente di Mag2. Raccogliamo denaro su un territorio per poi reinvestirlo nello stesso territorio, seguendone da vicino i bisogni e le peculiarità. Con la trasparenza e la partecipazione nella fase decisionale, data dalle persone che mettono i propri risparmi. Etica e solidarietà si manifestano anche nella scelta dei progetti da finanziare. Non chiediamo garanzie patrimoniali, ma ci basiamo sulla fiducia. Per questo diventa fondamentale la presenza di una rete». Anche le Mag sono sottoposte a molti degli obblighi di un istituto di credito (rispondono alla Banca d’Italia e rispettano le norme antiriciclaggio), ma «il fatto di non essere una banca e di essere piccole permette di essere agili e flessibili - spiega Giorgio Peri - di fornire assistenza e di accompagnare le realtà che ci chiedono un prestito».

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AMBIENTE IjiZaVgZ aV fjVa^i| YZaaZ VXfjZ ARTE E CULTURA 8gZVgZ Z Y^kja\VgZ XjaijgV ViigVkZghd \a^ VgX]^k^ hidg^X^ KVadg^ooVgZ ^a eVig^bdc^d XjaijgVaZ/ kZghd aV XgZVo^dcZ Y^ h^hiZb^ XjaijgVa^ adXVa^ B^\a^dgVgZ aV \Zhi^dcZ Z aÉdg\Vc^ooVo^dcZ YZ\a^ Zci^ bjh^XVa^ Z iZVigVa^ RICERCA SCIENTIFICA EgdbjdkZgZ egd\Zii^ ^ciZgcVo^dcVa^ [^cVa^ooVi^ Va gZXajiVbZcid Y^ \^dkVc^ g^XZgXVidg^

SERVIZI ALLA PERSONA 8gZVgZ eVgicZgh]^e ^ciZgcVo^dcVa^ eZg ad hk^ajeed 9^[[dcYZgZ Z ediZco^VgZ \a^ ^ciZgkZci^ Y^ ]djh^c\ hdX^VaZ iZbedgVcZd V [VkdgZ Y^ hd\\Zii^ YZWda^ ;Vkdg^gZ ad hk^ajeed YZaaÉ^begZhV hdX^VaZ eZg ^chZg^gZ Va aVkdgd eZghdcZ hkVciV\\^ViZ HdhiZcZgZ ^a ÆYded Y^ cd^ YjgVciZ cd^Ç IjiZaVgZ aÉ^c[Vco^V cZ\ViV Z \VgVci^gZ ^a Y^g^iid YZa b^cdgZ VaaV [Vb^\a^V I bandi non hanno scadenza


| finanzaetica | azionariato critico |

| finanzaetica |

Salvate la patria, comprate Eni Campione mondiale di lottizzazione

La più grande impresa italiana è saldamente in mano allo Stato. Governata da amici del premier, è guidata da logiche politiche e intrecci di interessi: un’anomalia a livello internazionale.

«V

ENGHINO SIGNORI, VENGHINO! Comprino le azioni Eni, qualità sopraffina, prezzi convenienti!». Berlusconi non si smenti-

sce. Il 10 ottobre, a mercati aperti, mentre tutto crollava, ha lanciato un accorato appello ai risparmiatori italiani perché comprassero titoli azionari dell’Eni e dell’Enel. Un gesto scellerato da parte del capo di un governo, come se i mercati avessero bisogno di ulteriori turbative. Ma perché l’ha fatto? Proviamo a concentrare l’attenzione sull’Eni. Con 80 miliardi di euro di capitalizzazione, la società del cane a sei zampe è l’impresa più grande in Italia. Nell’indice di borsa di Marco Atella S&P MIB, che ogni giorno misura l’andamento medio dei principali titoli quotati a Piazza Affari, pesa quasi il 19%. In pratica, un quinto del rendimento della nostra Borsa viene deciso dall’Eni. Ma di chi è l’Eni? Una rapida occhiata alla struttura dell’azionariato e tutto risulta più chiaro: il ministero dell’Economia e delle Finanze è il maggiore azionista, con il 30,32%, attraverso partecipazioni dirette (20,321%) e indirette (9,99%), per il tramite della Cassa Depositi e Prestiti, di cui il Ministero detiene il 70%. A seguire una serie di piccole partecipazioni da parte di fondi “BERLUSCHENI”: INTRECCI AL VERTICE TRA ENI E LA GALASSIA BERLUSCONI e banche, che solo in un caso, con Intesa Sanpaolo (2,4% del capitale), arrivano a superare il 2%. Del resto è lo stesso Statuto a stabilire che “nessuno può possedere, a qualsiasi titolo, azioni della società che comportino una parPRESIDENTE PRESIDENTE PRESIDENTE tecipazione superiore al 3% del capitale sociale”. Marina Berlusconi Marina Berlusconi Fedele Confalonieri Primo risultato della nostra ricerca: lo Stato italiano CONSIGLIERI CONSIGLIERI VICE PRESIDENTE ha saldamente in mano la maggiore impresa nazionale Pier Silvio Berlusconi Pier Silvio Berlusconi Pier Silvio Berlusconi Roberto Poli Barbara Berlusconi e il suo controllo è blindato. Tradotto in termini econoCONSIGLIERI Mario Resca Roberto Poli Marina Berlusconi mici: poco meno di un terzo dei dividendi staccati ogni Paolo Colombo anno dall’Eni finiscono nelle casse pubbliche. Circa 1,6 miliardi di euro incassati quest’anno (il 14% della manovra finanziaria 2008). Se l’Eni produce utili, il miniPRESIDENTE Roberto Poli stero dell’Economia acquisisce più risorse e, in teoria, ci CONSIGLIERI guadagnano tutti i cittadini. Forse è per questo che BerMario Resca lusconi ha raccomandato di sostenere il corso delle azioPaolo Colombo ni? Forse. Ma non solo. FONTE: SITI INTERNET DELLE IMPRESE

Un terzo dei dividendi Eni finiscono nelle casse pubbliche: 1,6 miliardi di euro quest’anno, il 14% della manovra finanziaria 2008

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ENEL, PROVE DI DIALOGO DOPO AVER PARTECIPATO ALL’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI ENEL lo scorso giugno, la Fondazione Culturale Responsabilità Etica ha scritto ai vertici dell’impresa per chiedere un incontro e riprendere le questioni poste in assemblea. In quell’occasione i dirigenti Enel avevano risposto alle critiche sollevate, un comportamento che lascia sperare nella possibilità di instaurare un dialogo proficuo. Una speranza avvalorata dal fatto che Enel ha risposto alla lettera spedita dalla Fondazione. Ottimo segno, anche se, nella sostanza, le posizioni espresse rimangono distanti dalle richieste della Fondazione. Enel sembra decisa a proseguire con investimenti ingenti nella realizzazione di grandi dighe e nel nucleare, progetti dai fortissimi impatti sociali e ambientali, in particolare per le dighe cilene e l’obsoleto impianto nucleare slovacco. Ma ci sono molte altre criticità che la Fondazione, in qualità di azionista, vuole discutere con Enel, come la presenza di decine di filiali e controllate di Enel S.p.A. in paradisi fiscali. Scorrendo il bilancio consolidato di Enel si scoprono società registrate nel Delaware, in Lussemburgo, nelle Isole Vergini Britanniche, a Panama, nelle Isole Cayman, alle Bahamas e alle Bermuda. Queste decine di società sono funzionali alla produzione e alla vendita di energia? Una domanda tanto più lecita se si considera che l’azionista di maggioranza di Enel è il ministero del Tesoro e delle Finanze, che dovrebbe avere tra le proprie priorità la lotta all’elusione e all’evasione fiscale, tanto più di fronte alla profonda crisi della finanza mondiale, che imporrebbe di fondare sull’assoluta trasparenza i bilanci societari. Proprio la crisi finanziaria rappresenta un altro capitolo molto delicato per Enel, che, dopo acquisizioni internazionali, ha visto il proprio indebitamento salire a 60 miliardi di euro. Con l’attuale stretta creditizia e il congelamento di fatto del mercato delle obbligazioni corporate, viene da domandarsi quali strategie pensi di mettere a punto. A.B.

Il gioco delle liste Come spesso succede, infatti, il diavolo si nasconde nei dettagli. Nell’aprile del 2008 era prevista l’Assemblea degli azionisti Eni, che doveva decidere il rinnovo del Consiglio di amministrazione, l’approvazione del bilancio e lo stacco del dividendo. In aprile sono stati invece approvati solamente il bilancio e la distribuzione dei dividendi, su pressione dei fondi americani, che avevano già contabilizzato i dividendi a maggio. Il rinnovo del Consiglio è stato invece fissato a giugno, per aspettare i risultati delle elezioni politiche anticipate, in modo che fossero fedelmente rappresentati i nuovi equilibri politici. «Il rinvio dell'assemblea per il rinnovo del Cda di Eni è un boomerang per la credibilità del sistema italiano», ha dichiarato il rappresentante del fondo hedge statunitense Amber Capital, Umberto Mosetti, intervenendo come azionista nel corso dell'assemblea di aprile. «L’Italia ha un problema di percezione che è in contraddizione con la realtà della competitività delle sue imprese», ha aggiunto, augurandosi che «chiunque sarà l'azionista di maggioranza, si renda conto che un’azienda quotata risponde alle migliori pratiche di mercato dalle quali è pericoloso discostarsi». Parole al vento. Soprattutto alla

AZIONI: ARMI PER IMPRESE PIÙ BUONE ALL’INIZIO DEL 2008 la Fondazione Culturale Responsabilità Etica ha comprato 250 azioni Enel e 80 Eni, per avviare un’attività di azionariato critico. Un modo per tentare di migliorare l’impatto sull’ambiente e sui diritti umani delle due imprese. Non solo partecipando alle assemblee (come azionista ha, infatti, diritto di accedere e votare alle assemblee), ma anche avviando un dialogo con i vertici delle imprese. Valori vi tiene informati sull’iniziativa: sui numeri in uscita ogni mese e sui siti internet www.valori.it e www.osservatorio finanza.it.

luce di quello che è poi successo a giugno. Come di consueto sono state presentate due liste di candidati per il board: una, di sei nomi, con la targa del governo Berlusconi, appena entrato in carica, e una, con tre candidati, chiamata a rappresentare il mercato (la cosiddetta “lista dei fondi”). Nove candidati per nove poltrone. Giusto per non aver sorprese. Ma chi erano i nove candidati, oggi consiglieri di amministrazione? Scorrendo le liste si fanno scoperte interessanti.

Tutti gli uomini del presidente Cominciamo dalla lista del Governo e dalla sua punta di diamante: Paolo Scaroni, confermato come amministratore delegato. Arrestato nel luglio del 1992 con l'accusa di aver pagato tangenti al Partito Socialista per conto della Techint (di cui era all’epoca amministratore delegato) per ottenere un appalto dall’Enel, nel 1996 Scaroni patteggia una pena di un anno e quattro mesi. Nel 2002 il governo Berlusconi riabilita il manager vicentino, allora in esilio in Gran Bretagna (dove amministrava la Pilkington), e lo propone alla guida proprio dell’Enel, di cui diventa amministratore delegato fino al 2005, quando viene nominato, sempre su proposta di Berlusconi, a.d. dell’Eni. Dopo Scaroni c’è Roberto Poli, confermato alla presidenza. Consigliere di amministrazione di Mondadori e Fininvest (guidate da Marina Berlusconi), è stato presidente di Publitalia negli anni novanta. Il terzo in elenco è Mario Resca, presidente di McDonald's Italia e anche lui consigliere di Mondadori. Paolo Colombo chiude la lista dei beniamini di Mr B. È un ricercatore di finanza aziendale alla Bocconi, ma anche uno dei consiglieri del CdA Mediaset, di cui è vice-presidente Pier Silvio Berlusconi e consigliere Marina Berlusconi. I primi quattro consiglieri di amministrazione della prima società italiana sono quindi legati indiscutibilmente al premier, alla sua famiglia e alle sue società. Ma non è finita qui. Per chiudere la lista del governo mancano due nomi. Nella logica spietata del manuale Cencelli toccano agli altri due partiti di governo: Alleanza Nazionale, a cui è considerato vicino Pierluigi Scibetta, commercialista e revisore dei conti e la Lega, di cui Paolo Marchioni, avvocato di Stresa, è consigliere provinciale nella provincia Verbano-Cusio-Ossola. Entrambi eletti consiglieri dell’Eni per i prossimi tre anni. Il mosaico degli interessi e delle spartizioni è quasi completo. Manca solo la “lista dei fondi”. Al primo posto c’è Alberto Clò, al quarto mandato in Eni, professore universitario esperto di politiche energetiche, ministro dell’Industria e del Commercio estero nel governo Dini (1995-96) e considerato vicino a Romano Prodi. Un omaggio alla par condicio nella stanza dei bottoni della più grande multinazionale italiana. Occupata da Berlusconi, dai suoi uomini e da un intreccio di interessi che non ha pari in nessun altro Paese del mondo.

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Carbone, auto, biotecnologie Il dominio delle lobby in Europa

APPUNTAMENTI NOVEMBRE>DICEMBRE 11 – 13 novembre GINEVRA (SVIZZERA) GAIM INTERNATIONAL FUND OF FUNDS 2008 L’evento dedicato al mondo dei fondi di investimento giunge alla sua 7° edizione. Tra gli ospiti il docente della New York University e direttore del portale RGE Monitor, Nouriel Roubini, chiamato a tenere una lezione sui “Cambiamenti geopolitici e demografici nell’ambiente macroeconomico”. www.icbi-events.com/gaimfof 11 – 13 novembre NEW DEHLI (INDIA) MICROFINANCE INDIA SUMMIT “The Poor First” è il titolo dell’edizione di quest’anno del forum, la quinta in assoluto. Sede dell’incontro, organizzato da Access Development Services, l’Hotel Ashok di New Delhi. www.microfinanceindia.org

Una ricerca di Alter Eu dimostra come i “gruppi di esperti” della Commissone Europea in settori chiave siano guidati dalle industrie: dai combustibili alternativi alla riduzione di CO2 da parte delle case automobilistiche.

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E LOBBY INDUSTRIALI DOMINANO SEMPRE di più i gruppi di esper-

ti della Commissione Europea e la trasparenza è una chimera. È il risultato di una ricerca condotta da Alter-Eu, l’Alleanza per la Trasparenza delle Lobby e la di Matteo Incerti Regolamentazione Etica, una coalizione di oltre 160 organizzazioni europee che si battono per far sì che le decisioni all’interno dell’Ue siano prese in maniera condivisa, trasparente e con la minore influenza possibile delle lobby.

Le sette controllate Sette i gruppi di esperti della Commissione che sono completamente controllati dalle industrie: quello sulle biotecnologie, quello sulla combustione di carbone e sviluppo di tecnologie efficienti e carbone pulito, il gruppo che si occupa di cambiamenti climatici e industrie, quello sui impegni volontari da parte delle case automobilistiche per ridurre le emissioni di CO2, sui combustibili alternativi”, così come quelli sulle informazione sui comportamenti dei consumatori e quello riguardante tessile e abbigliamento.

Poca trasparenza Il primo scoglio contro il quale lo studio di Alter Eu ha dovuto sbattere è stato quello delle informazioni. «Solo 29 Gruppi d’Esperti su 44 presi in esame per il loro ruolo strategico hanno fornito informazioni – spiega il relatore dello studio Yiorgos Vassalos – e solo per 14 Gruppi sono state forniti tutti i dettagli richiesti. Solo nel 60% dei casi la Commissione Europea ha fornito i nomi delle organizzazioni che ne fanno parte e solo nel 43% dei casi i nomi dei membri individuali sono stati forniti insieme a quelli dell’organizzazione alla quale appartengono».

In mano alle industrie “Il 25% degli Expert Group dei quali abbiamo avuto informazioni – scrive lo studio – sono dominati dagli interessi delle industrie che detengono più della metà dei membri”. Nel 64% dei casi , invece, gli interessi delle lobby industriali sono sovrarappresentati. Altri 11 gruppi (39%) sono risultati “sbilanciati a favore delle industrie”. Solo il 32% ha un’equa rappresentanza, un solo gruppo è dominato da Ong. ONLINE www.alter-eu.org/en/publications/secrecy-and-corporate-dominance-study

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Conflitti al carbone Il gruppo che si occupa della combustione del carbone “è largamente controllato dalle industrie con ben 10 compagnie private”. Tra queste l’italiana Enel, la francese EDF, la tedesche Siemens ed RWE, poi Alstom, Vgb Power, Kema Nederland e Vvt Processes. Non sono presenti Ong. Le decisioni del Consiglio prese nel marzo 2007 parlano della costruzione di 12 impianti dimostrativi e di tecnologie a carbone cosiddetto “pulito” (che non esiste per il Nobel Carlo Rubbia ndr). “Questo gruppo è la chiave di costruzione di questi impianti che verranno assegnati alle varie aziende” rileva lo studio di Alter Eu.

CO2 & auto L’expert group della Commissione relativo agli “impegni volontari da parte delle case automobilistiche per ridurre le emissioni di CO2” in maggioranza è in mano alle industrie e ha già raggiunto i suoi risultati. Ai primi di settembre infatti I membri della Commissione Industria del Parlamento Europeo hanno votato per un rinvio al 2015 dell'obiettivo che impone ai costruttori auto una riduzione del 25% dei consumi e delle emissioni medie di CO2 per le nuove auto prodotte accogliendo le pressioni della lobby dei costruttori.

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12 – 14 novembre LUSSEMBURGO EUROPEAN MICROFINANCE WEEK “Frontier Issues in Microfinance opportunities and challenges for European actors” è il titolo dell’edizione di quest’anno che si svolgerà nell’arco di tre giorni nel Granducato. www.microfinance-platform.eu 13 – 14 novembre LONDRA (UK) 2008 CONFERENCE ON RESPONSIBLE CREDIT L’iniziativa, organizzata dalla European Coalition for Responsible Credit, mette a confronto l’esperienza di diversi regolatori del Vecchio Continente. www.european-microfinance.org

13 – 14 novembre WASHINGTON D.C. (USA) NINTH JACQUES POLAK ANNUAL IMF RESEARCH CONFERENCE In uno dei momenti più critici che la finanza mondiale ricordi, il Fondo Monetario Internazionale organizza una conferenza di aggiornamento. Economisti interni ed esterni all’organismo condividono le loro opinioni e i risultati delle loro ultime ricerche. www.imf.org

19 novembre SAN PIETROBURGO (RUSSIA) MICROFINANCE IN RUSSIA: NEW TECHNOLOGIES OF SUCCESS

Settima edizione della conferenza dedicata alle prospettive di sviluppo del microcredito nella Federazione Russa. Organizzano la National Association of Microfinance Market Stakeholders (NAMMS) e il Russian Microfinance Center. conf.rmcenter.ru/2008/eng/index.php 19 – 21 novembre ASHRIDGE (UK) INTEGRATING CORPORATE RESPONSIBILITY «La crescente integrazione della responsabilità d’impresa all’interno delle compagnie sta cambiando l’insieme delle capacità richieste ai manager» spiegano dall’Ashridge Centre for Business and Society. L’ente organizza un corso specifico. www.ashridge.org.uk/icr 20 novembre BARCELLONA (SPAGNA) IPE AWARDS 2008 Gli IPE European Pension Fund Awards vengono assegnati agli operatori maggiormente distintisi nel campo dei fondi pensione. Sedi dell’evento il Fira Palace Hotel e il Museu Nacional D’Art de Catalunia. www.ipe.com/awards 21 – 22 novembre MONTEGROTTO (ITALIA) BANCA ETICA Incontro tra dipendenti e rappresentanti dei soci volontari di Banca Etica per discutere e approfondire le politiche della banca. www.bancaetica.com 23 – 25 novembre BAHARAIN WORLD ISLAMIC BANKING CONFERENCE – XV EDIZIONE Oltre 1.000 i partecipanti attesi tra esperti del settore e manager nella convention annuale dedicata al mondo della finanza islamica. Un’occasione per fare il punto sui trend del mercato e su un segmento finanziario in rapida ascesa. www.megaevents.net/wibc/home.html

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT

dell’energia. Esperti di politiche sostenibili e di responsabilità d’impresa si confrontano tra di loro. www.ethicalcorp.com/ebs

della finanza islamica nel sistema economico europeo. Organizza Financial Events International. www.financial-events.ch/EB-IslamicFinance-Milan2008.html

25 – 26 novembre LONDRA (UK) 2ND CSR REPORTING AND COMMUNICATION SUMMIT 2008 Evento dedicato ai temi della responsabilità d’impresa e della trasparenza. Partecipano esponenti di alcune delle più grandi multinazionali del pianeta. www.ethicalcorp.com/reporting

5 dicembre PARIGI (FRANCIA) NOVETHIC’S FIRST ANNUAL CONFERENCE FOR INSTITUTIONAL INVESTORS Si discute dei benefici degli investimenti responsabili (SRI) con un occhio al caso francese. www.novethic.com/novethic/v3_uk /sri-conference.jsp 9 dicembre LONDRA (UK) EDHEC ALTERNATIVE INVESTMENT DAYS L’incontro è dedicato alla presentazione dei risultati dell’ultima indagine dell’EDHEC Risk and Asset Management Research Centre. Tema della ricerca sono i fondi pensione. www.edhec-risk.com/events/edhec_ conferences/EAID_2008/index_html

26 – 27 novembre LONDRA (UK) WATER AND BUSINESS SUMMIT 2008 Gli esperti si confrontano sul delicato tema dell’acqua. Hanno ragione gli analisti di JP Morgan a predire una crisi idrica entro il 2025 per le economie di Cina, Usa ed Europa Occidentale? Organizza il World Business Council For Sustainable Development. www.ethicalcorp.com/water 1 – 3 dicembre DAVAO (FILIPPINE) FINANCIAL ANALYSIS FOR MICROFINANCE INSTITUTIONS Corso di formazione sul tema del microcredito. Organizza Social Enterprise Development Partnerships. www.sedpi.com

9 dicembre LONDRA (UK) 10TH ANNUAL MULTI PENSIONS Una delle più importanti conferenze europee dedicate ai fondi pensione. La partecipazione è gratuita per gli operatori del settore. www.iir-events.com/IIR-conf/Finance/ EventView.aspx?EventID=1886

1 – 4 dicembre BAHARAIN FUND FORUM MIDDLE EAST 2008 95 esperti del settore discutono di fondi d’investimento e finanza islamica. www.icbi-events.com/fundsmiddleeast

24 – 26 novembre LONDRA (UK) 16TH ANNUAL PARM 2008 Appuntamento a Londra per un incontro dedicato agli strumenti di analisi del rischio finanziario. www.icbi-events.com/parm

1 – 13 dicembre TAMIL NADU (INDIA) SIXTH INTERNATIONAL ADVANCED REFLECTIVE EDUCATION AND TRAINING (ART) COURSE ON DEVELOPMENT FINANCE Diviso in tre segmenti (Microfinance as Development Finance, Social Security for Poverty Reduction e Business Promotion for Poverty Reduction) il corso intende presentare modelli di economia sostenibile testati in diverse condizioni sociali e culturali. www.dhan.org/tda/art.php

25 – 26 novembre AMSTERDAM (OLANDA) ENVIRONMENTAL BUSINESS STRATEGIES SUMMIT 2008 Incontro dedicato ai temi caldi

3 – 4 dicembre MILANO (ITALIA) EUROPEAN FORUM OF ISLAMIC FINANCE Al centro del dibattito l’integrazione |

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12 dicembre PARIGI (FRANCIA) INSTITUTIONAL INVESTORS AND SRI: HOW TO INTEGRATE ESG FACTORS IN YOUR INVESTMENT CHOICES Si discute di investimento responsabile, corporate governance e misurazione dell’impatto ambientale e sociale delle scelte strategiche alla base degli investimenti. Organizza Novethic. www.novethic.fr 17 dicembre IN VIDEOCONFERENZA CLIMATE CHANGE: OPTIONS AND OPPORTUNITIES Organizzato da Restructuring Today, l’evento, pensato per essere seguito in videoconferenza, affronterà il tema del cambio climatico e del suo impatto politico, economico, tecnologico e regolamentare sulle industrie del settore energetico. Partecipano l’Ad di Exelon John Rowe, e gli esponenti di Resources for the Future Phil Sharp e Raymond Kopp. www.csrwire.com/event/904.html |

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Elvio Dal Bosco La leggenda della globalizzazione L’evoluzione dell’economia internazionale negli anni novanta del Novecento. Bollati Boringhieri 2004

Guido Viale Vita e morte dell’automobile Bollati Boringhieri 2007

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Fuori dalla povertà, uno alla volta >44 Cooperative sociali, nel Sud una corsa a ostacoli >49 Il Mezzogiorno chiede credito (etico). Bari risponde >52

economiasolidale COOPI SOSTIENE 1800 BAMBINI COME EYASU

SETTIMO ROTTARO PUNTA SUL FOTOVOLTAICO TRA PARTECIPAZIONE E DESIGN

NASCE WORLDOFGOOD, EBAY SI BUTTA SUL SOLIDALE

CONTRO LA SPECULAZIONE UNA BORSA SOCIALE

A DICEMBRE ARRIVA ZOES! IL SOCIAL NETWORK EQUOSOSTENIBILE

LE RES LANCIANO UN CORSO PER “ANIMATORI”

«Mi chiamo Eyasu, ho 11 anni. Sono scappato di casa: non sapevo bene cosa stavo facendo, sapevo solo che dovevo trovare il modo per vivere meglio. Ho camminato per giorni interi e sono arrivato fino ad Addis Abeba, sperando che la città mi offrisse qualcosa. Alla stazione degli autobus mi si è avvicinato un signore, poi ho saputo che lavorava a COOPI che è un’associazione che porta aiuto nel mio Paese. Mi ha portato in un centro dove stavo benissimo: mangiavo tutti i giorni, avevo degli amici e persone che si prendevano cura di me. Poi, un giorno, mi dicono “si parte” e così sono tornato dalla mia mamma. Ora la nostra vita è cambiata davvero: hanno aiutato la mia mamma a avviare un’attività che le permette di guadagnare qualcosa, così mangiare non è più un problema e soprattutto mi hanno iscritto a scuola. Poco fa mi hanno dato una lettera, è da parte di A.H., una signora italiana che mi sostiene a distanza. Mi porto sempre la sua foto dappertutto». Parole di un bambino etiope. Uno degli oltre 1.800 i bambini che COOPI Cooperazione Internazionale sostiene a distanza da oltre 40 anni. COOPI lavora per garantire ai bambini cibo, salute, istruzione e tutela da ogni forma di violenza e sfruttamento. Per sostenere un bambino a distanza basta collegarsi al sito www.coopi.org o telefonare al numero 023085057.

Settimo Rottaro, un piccolo comune in provincia di Torino, punta sulle energie rinnovabili. L’amministrazione comunale ha infatti realizzato un impianto fotovoltaico nel parco giochi del paese, finanziandolo con gli incentivi pubblici erogati tramite il “Conto Energia”. La struttura produce circa 26,4 kw/h attraverso una superficie complessiva di 200 metri quadrati di pannelli ed è composta da quattro pensiline, tre della quali fungono anche da parcheggi coperti per il parco, mentre la quarta è usata come ricovero per lo scuolabus comunale. L’impianto è curato anche nel design. Lo ha realizzato l’architetto Giorgio Ceradelli (www.gcarq.it). Ha una forma ondulata, stravagante, ma coerente col paesaggio ludico che lo circonda ed è stato realizzato con materiali semplici e consueti nel contesto come acciaio e legno. Grazie allo stratagemma di una serie di immagini scomposte visibili correttamente solo muovendosi nel parco giochi, la struttura costituisce la dimostrazione che anche una tecnologia che richiede grandi superfici può armonizzarsi con il paesaggio. Inoltre, essendo il parco giochi un punto di incontro e di riferimento per molte attività culturali della zona, il progetto assume anche finalità divulgative per sensibilizzare soprattutto i più giovani all’esigenza, sempre più concreta, di uno sviluppo sostenibile della nostra società. I disegni che ornano le pensiline creando il dialogo visivo con il parco giochi sono stati realizzati dagli alunni della scuola elementare locale coordinati dall’artista Paola Risoli (www.paolarisoli.it) proseguendo anche in questa occasione l’esperienza della progettazione partecipata iniziata con il parco giochi. E favorendo il processo di appropriazione del territorio da parte della popolazione locale.

Chi ama il commercio elettronico e lo shopping online d’ora in poi potrà acquistare i prodotti equosolidali ed ecosostenibili direttamente in rete. eBay, la più nota e grande piazza d’aste virtuale ha infatti lanciato Worldofgood.com. il nuovo portale offrirà migliaia di articoli che garantiscono un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente: prodotti realizzati con materiali naturali o riciclati, oppure in grado di sostenere il lavoro femminile nei Paesi in via di sviluppo. Rispetto alla versione “classica” di eBay, i prodotti venduti avranno prezzi fissi e gli acquirenti potranno avere un maggior numero di informazioni: da dove vengono, come sono stati fatti e quali vantaggi garantiscono alle popolazioni locali. Il nuovo sito, nato dalla collaborazione tra il popolare portale d’aste e l’organizzazione no-profit World of Good, vuole aprire il web al commercio etico intercettando, tra l’altro, un mercato che è in continua espansione (solo negli Usa, il giro d’affari supera i 200 miliardi di dollari all’anno). Tutti i prodotti e i produttori, per essere ammessi al sito, dovranno essere certificati da enti terzi (Transfair Usa, Co-op America e Aid to Artisans). Secondo Lorrie Norrington, presidente di eBay Marketplaces, «WorldofGood.com offrirà agli acquirenti la possibilità di acquistare prodotti socialmente responsabili aiutando così le persone e il Pianeta».

Per ora è solo in fase di studio, ma il professor Zamagni, presidente dell’Agenzia per le Onlus, la considera assolutamente realizzabile. «È giunto il momento di dare vita a un nuovo strumento di valorizzazione del terzo settore, un punto di incontro tra l’offerta di capitali socialmente responsabili e la domanda di enti del terzo settore», annuncia Stefano Zamagni al convegno conclusivo delle giornate di Bertinoro, che si sono tenute il 10 e 11 ottobre nella cittadina romagnola (www.legiornatedibertinoro.it). «Cresce la domanda di servizi alla persona, che hanno un elevato peso sul Pil – continua Zamagni –. Il terzo settore può fornire questi servizi traendone vantaggi, ma non ha finanziamenti sufficienti». La risposta a questa esigenza per il professor Zamagni è una borsa sociale, dove sia possibile acquistare i titoli di imprese sociali, quotate su questo mercato. Ma chi potrebbe essere interessato a investire? «Fondazioni bancarie, enti come l’Inps e l’Inail, filantropi, normali cittadini, risparmiatori che non vogliono investire in mercati speculativi – conclude Zamagni –. Mentre nelle Borse tradizionali la scelta dell’investimento è basata solo sul profilo rischio/rendimento, qui c’è anche il valore sociale atteso. Non basta dare valori al mercato, bisogna dare mercato ai valori». www.aiccon.it

La prima community equosostenibile è ai nastri di partenza. Il progetto è attualmente in fase di test e i primi di dicembre sarà a disposizione delle comunità, dei singoli, delle organizzazioni che lavorano per un futuro sostenibile. Zoes è un progetto della Fondazione Culturale Responsabilità Etica (Sistema Banca Etica) e della Fondazione Sistema Toscana. Uno spazio online per collegare, informare, “georeferenziare”, sperimentare, scambiare, partecipare: una “zona equosostenibile”. A partire dalla prima settimana di dicembre sarà possibile inserire il proprio profilo su www.zoes.it e popolare il social network per mettersi in contatto con altri soggetti o organizzazioni e condividere interessi comuni, lanciare campagne, sviluppare progetti. Non solo, gli utilizzatori di Zoes daranno vita a una mappa, per orientare e rendere visibili sul territorio tutti i soggetti che operano per un futuro sostenibile: finanza etica, commercio equo, agricoltura biologica. Sarà possibile localizzare le realtà registrate, le loro iniziative, utilizzando criteri di ricerca geografici, merceologici, tematici, semantici, di relazione con altri soggetti. I produttori, le botteghe, i gruppi di acquisto avranno inoltre a disposizione Buonmercato, un sistema di e-commerce che privilegia l’acquisto collettivo e solidale, nel rispetto dell’ambiente, del prezzo trasparente, della responsabilità sociale. Infine, Zoes metterà a disposizione dei suoi utenti un’informazione approfondita, realizzata con autorevoli media di settore e organizzata in dieci canali tematici: Abitare & Costruire, Cibo & Agricoltura, Finanza & Risparmio, Energia & Ecoefficienza, Politica & Partecipazione, Salute & Benessere, Diritti & Reti Sociali, Saperi & Comunicazione, Viaggio & Ospitalità, Produzione & Responsabilità.

Le Reti di Economia Solidale (Res) cercano animatori. Anzi, puntano a trovare un animatore “modello”. Nulla a che vedere, ovviamente, con il divertimento da spiaggia. Ad essere avviato dal tavolo nazionale Res nel suo ultimo incontro, è un corso per gli animatori delle Reti locali, la cui progettazione e gestione sono state affidate ai referenti dei Distretti lombardi e di quello di Pisa. Il corso, strutturato in due moduli (“I saperi ed i processi”e “Le pratiche ed i metodi”), tramite il metodo della co-progettazione e attraverso la “didattica attiva”, vuole infatti costruire un vero e proprio prototipo: un modelo replicabile ed adattabile ai singoli contesti territoriali. Al primo modulo si affianca il progetto formativo Good Governance, che ha lo scopo - si legge nel documento di presentazione di “far crescere nei partecipanti la consapevolezza di poter esercitare cittadinanza attiva, di poter partecipare a progetti di sviluppo locale sostenibile e partecipativo”. Il corso si terrà il 28, 29 e 30 novembre presso la Cascina Forestina nel Parco Agricolo Sud Milano.

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Fuori dalla povertà Uno alla volta

SERVIZI DI MICROFINANZA E CLIENTI PER AREE MONDIALI PRESTITI (IN DOLLARI) AFFIDATI DEPOSITI (IN DOLLARI) DEPOSITANTI

MONDO CRESCITA MEDIA ANNUA ’04–’06 34%

23%

146% ASIA CRESCITA MEDIA ANNUA ’04–’06 27% MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA CRESCITA MEDIA ANNUA ’04–’06 75%

24%

22% 18%

EUROPA DELL’EST E ASIA CENTRALE CRESCITA MEDIA ANNUA ’04–’06

7% NEL 2006 (IN MILIONI) 13,52 30,1 9,8

46,7

5% NEL 2006 (IN MILIONI) 4,66 19,3 5,14

54%

Alcuni economisti attaccano il microcredito: aiuta i singoli ma non fa diminuire la povertà. I dati dimostrano il contrario: non ci sono prove dell’impatto sulla crescita economica di un Paese, ma il numero dei poveri diminuisce. O meglio, una moda e un ottimo business che fa circolare una montagna di soldi. La sua efficacia nella riduzione della povertà, invece, è tutta da dimostrare. Può essere sintetizzata così la critica di chi contesta l’utilità di Elisabetta Tramonto della microfinanza. Si va dalle posizioni più estreme, come quella dell’economista Aneel Karnani, professore alla Business School dell’Università del Michigan, secondo cui, in alcuni casi, il microcredito può addirittura peggiorare la situazione dei poveri che ne beneficiano a causa di interessi troppo alti. Ad altre, sempre critiche ma più moderate, come quelle degli economisti Karol Boudreaux e Tyler Cowen, del dipartimento di Economia della Gorge Mason University, che ammettono l’efficacia del microcredito per migliorare la vita di chi ne usufruisce, ma negano che possa permettere di emergere dalla povertà. Negli ultimi anni la microfinanza sta attirando sempre più attenzioni. Si può dire che l’interesse delle istituzioni internazionali stia crescendo di pari passo rispetto al volume dei piccoli prestiti (che, secondo Deutsche Bank, avrebbero raggiunto circa 25 miliardi di dollari). Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2005 “Anno internazionale per il microcredito”, nel 2006 Muhammed Yunus ha vinto il Nobel per la pace per la sua attività di microcredito in Bangla-

FONTE: ELABORAZIONE MICROFINANZA SRL SU DATI CAMPAGNA MICROCREDIT SUMMIT

I

L MICROCREDITO È UNA MODA.

NUMERO E QUOTA DEI POVERI ASSOLUTI IN ALCUNE ISTITUZIONI DI MICROFINANZA ISTITUZIONE

CLIENTI PIÙ POVERI AL 31.12.2004

% SUL TOTALE CLIENTI

CLIENTI PIÙ POVERI AL 31.12.2006

% SUL TOTALE CLIENTI

SERP (SOCIETY FOR ELIMINATION INDIA OF RURAL POVERTY)

5.552.982

80%

6.246.077

78%

BRAC (BANGLADESH RURAL ADVANCEMENT COMMITTEE)

BANGLADESH

3.630.000

91%

3.910.000

86%

KAFO JIGINEW

MALI

176.102

95%

223.517

100%

ZAKOURA FOUNDATION

MAROCCO

88.949

51%

171.007

46%

PRO MUJER

BOLIVIA

38.796

80%

59.285

80%

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PAESE

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desh con la Grameen Bank. La Commissione europea un anno fa, a novembre 2007, ha proposto una “Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione”. Non solo: lo scorso 10 settembre, insieme alla BEI (la Banca europea degli investimenti) e al Parlamento europeo, ha lanciato Jasmine (Joint action to support micro-finance institution in Europe), una struttura “per fornire assistenza tecnica alle istituzioni di micro-finanza e aiutarle ad essere intermediari finanziari credibili e ad ottenere più facilmente capitali”. Partirà nel 2009 con un capitale iniziale di 50 milioni di euro (www.european-microfinance.org). A guardare questo “tifo”, improvviso da parte di istituzioni internazionali, sembrerebbe proprio che il microcredito possa essere la via d’uscita dal problema della povertà nel mondo. È davvero così? Quali sono concretamente i benefici della microfinanza? Sono sostenibili? Chi ne gode? A 32 anni dalla nascita della Grameen Bank di Yunus e a tre dall’anno internaziolale per il microcredito, sembra essere arrivato il momento dei bilanci.

Aiuta, ma non basta “È indubbio che il microcredito faccia bene a un povero che lo riceve, ma serve anche a migliorare le condizioni di vita di una comunità, di una regione, di uno Stato? Permette di uscire dalla povertà?”. Sono questi gli interrogativi che si pongono i due economisti, Karol Boudreaux e Tyler Cowen, in una relazione pubblicata sul periodico indipendente online, The Wilson Quarterly (www.wilsoncenter.org), ripresa dal New Yorker a marzo (www.newyorker.com). La risposta è no. Almeno secondo l’analisi di Boudreaux e Cowen, che non contestano il fatto che il microcredito funzioni, ma il modo in cui funziona e i risultati che permette di ottenere. “Il Bangladesh, dopo oltre trent’anni di attività di microfinanza della Grameen Bank di Yunus, è ancora un Paese povero – si legge nella relazione – Un piccolo prestito può aiutare un povero che viveva con un dollaro al gior-

FONTE: MICROBANKING BULLETIN, TREND LINES 2004/2006

| economiasolidale | microcredito |

AMERICA LATINA E AREA CARAIBICA CRESCITA MEDIA ANNUA ’04–’06 37%

38,5

53%

45% AFRICA CRESCITA MEDIA ANNUA ’04–’06 27%

28% 22%

32%

30%

21% 18% 14%

NEL 2006 (IN MILIONI) 6,49 631 3,64

3,9

NEL 2006 (IN MILIONI) 973 2,9 817

4,1

NEL 2006 (IN MILIONI) 895 0,6 202

NEL 2006 (IN MILIONI) 501 1,2

0,1

come micro-imprese, ma che, per contribuire davvero alla crescita no a guadagnarne due, ma questo non è un cambiamento radicale, della comunità e per creare posti di lavoro, dovrebbero diventare più non fa uscire dalla povertà”. grandi. I tassi di interesse così alti - sostengono i due economisti - asI piccoli prestiti – sostengono i due economisti – anche se sono sorbirebbero flussi di denaro che potrebbero invece essere reinvestistati richiesti per finanziare un’attività micro-imprenditoriale, in te nell’impresa per farla crescere. realtà vengono spesso usati per le spese della famiglia, come una sor“Le imprese di taglia media nei Paesi sviluppati ta di credito al consumo. SITI INTERNET creano oltre il 60% dei posti di lavoro. Nei Paesi del Sud Quando invece sono impiegati per avviare una del mondo sono rare, perché mancano istituzioni in micro-impresa, non permettono comunque di www.cgap.org Organizzazione grado di fornir loro i capitali di cui hanno bisogno. creare nuovi posti di lavoro perché le somme preindipendente di studi sulla microfinanza state sono troppo basse (50-100 dollari nei Paesi in www.microfinancegateway.org via di sviluppo) e i tassi di interesse troppo alti. SeObiettivi diversi In inglese, francese e arabo condo l’economista americano Jonathan Morduch Per rispondere a queste critiche forse sarebbe suffiNotizie e un’ampia biblioteca “la microfinanza raramente genera nuovi posti di ciente affidarsi alle parole che Yunus stesso scrisse www.microfinanza.com Microfinanza srl offre assistenza lavoro per altri”, intendendo altri oltre al piccolo nel 2003 nel libro Il banchiere dei poveri: “Il microtecnica a progetti di microcredito. produttore che chiede il prestito. “Mentre - sostiecredito non è una cura miracolosa in grado di eliwww.microfinanzarating.com Valutazione di istituzioni ne l’economista - creare posti di lavoro è l’unico minare la povertà con un colpo di spugna. Ma può di microfinanza modo per combattere la povertà in un Paese, mifar emergere alcuni dalla povertà e anche solo riwww.microfinanza.it gliorando le condizioni di vita, non di una o due durla per altri. Combinato con altri programmi che Associazione non profit Micro finanza e sviluppo persone, ma di intere comunità”. sfruttino il potenziale delle persone, il microcredito Per Boudreaux e Cowen ciò di cui hanno bisogno è uno strumento fondamentale nella nostra lotta i Paesi poveri non sono micro-imprese, ma piccole e medie attività. per un mondo senza povertà”. «La povertà è un problema comNon prestiti, ma investimenti che permettano alle attività di espanplesso, a più dimensioni, che necessita interventi su più fronti dersi. Il meccanismo del microcredito, in pratica, fungerebbe da tapcommenta Laura Foschi, direttrice dell’organizzazione di microfipo alla crescita delle microimprese, o meglio, di quelle che nascono nanza Etimos -. Lo scopo immediato del microcredito è permette|

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re l’accesso al credito a chi non lo avrebbe in una banca tradizionale. In questo senso i dati dimostrano il successo di questo strumento. La bancarizzazione è aumentata in tutti i Paesi dove si è sviluppata una rete di microfinanza. Un altro obiettivo è l’accesso al credito per le donne. E anche questo è un risultato raggiunto: l’86% dei beneficiari di microcrediti sono donne». Parlando di donne, sul sito del New Yorker è comparsa una risposta all’articolo che vale la pena citare. Arriva dall’organizzazione di microfinanza Pro Myjer che concede piccoli prestiti a donne sudamericane spesso sotto la soglia di povertà: “L’obiettivo del microcredito non è far diventare ricchi i Paesi poveri, ma far uscire dalla povertà le persone che sono nelle condizioni di miseria più grave, aiutandole a diventare autosufficienti. Il microcredito continuerà in questo senso a essere lo strumento migliore, perché sradica dalla povertà una persona alla volta”.

Le critiche dei due economisti al microcredito sembrerebbero proprio basate su presupposti sbagliati.

La povertà diminuisce, prove alla mano «Gli interventi di microcredito di solito non agiscono su variabili macroeconomiche – spiega Francesco Terreri di Microfinanza.it – ma risultati in termini di riduzione della povertà sono accertati. Esistono analisi di impatto che misurano quante persone hanno passato il livello di povertà assoluta dopo aver avuto rapporti con istituzioni microcredito. Valutare la crescita economica complessiva di una comunità o di un intero Stato è un altro paio di maniche». Prendiamo per esempio il Bangladesh. Gli studi dimostrano che negli ultimi anni la povertà è diminuita eccome. Ed è stato anche dimostrato che parte del merito è da attribuire al microcredito. Uno studio del 2000 coordinato dal Cgap (un ente indipenden-

te molto attivo nell’analisi e nell’informazione sulla microfinanza nel mondo), ha misurato l’impatto di otto anni di attività della Grameen Bank in Bangladesh. «È emerso – descrive Terreri - che tra i beneficiari di micro-prestiti che erano in condizioni di miseria estrema, il 57,5% ha varcato la soglia di povertà. Da un confronto con un campione di non clienti della Grameen è arrivata la conferma. In quel caso solo il 18% aveva superato la soglia della povertà». Risultati analoghi arrivano da un altro studio, questa volta sull’India, coordinato dalla Grameen Fundation Usa, in collaborazione con società di rating nella micro-finanza. L’analisi è basata sui dati di tre istituzioni di microfinanza in tre diverse zone dell’India. All’inizio del 2006 avevano in media il 58,4% di clienti sotto la soglia di povertà. Solo un anno dopo, nel gennaio 2007, la percentuale è scesa al 39,4%. In pratica un terzo dei poveri ha migliorato le sue condizioni di vita.

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C’ERA UNA VOLTA... KIVA E MICROPLACE sono state fondate da giovani imprenditori californiani con la voglia di fare qualcosa per lottare contro la povertà coinvolgendo la gente “normale”. I coniugi Matt and Jessica Flannery, dopo un viaggio di tre mesi in Tanzania nel 2003, hanno messo insieme le loro competenze professionali e cercato un modo per finanziare micro-progetti e imprenditori per farli uscire dalla povertà, dandogli credito e non donazioni. «C’è una tensione continua tra il desiderio di sapere dove vanno a finire i miei soldi e il bisogno di efficienza delle organizzazioni non governative», spiega Matt Flannery, che con Kiva è per buona parte superato, permettendo alle persone che prestano e a chi ne è beneficiario di “conoscersi” virtualmente. Il presidente di Kiva è Premal Shah, uno dei direttori esecutivi di Paypal. Tracey Pettengill Turner, fondatrice di MicroPlace, è partita dallo stesso principio: voleva aiutare le persone a uscire dalla povertà, ma non facendo

loro la carità: vuole investire nei loro progetti. «Ci sono milioni di persone al mondo che sono auto-imprenditori, lavoratori seri – ma poveri. Con MicroPlace speriamo di aprire l’industria della microfinanza ad almeno un miliardo di persone», dice Turner. Ha trovato un partner formidabile in eBay, il cui fondatore Pierre Omidyar, ha investito centinaia di milioni di dollari in microfinanza attraverso la sua fondazione, la Omidyar Network. Altre iniziative simili stanno nascendo anche in Europa e in altri paesi. Un esempio è myc4.com, di un imprenditore danese, focalizzato su microcrediti in Africa, un “ibrido tra la Grameen Bank, Wikipedia, MySpace e eBay”. Ad oggi, 6.931 investitori da 70 paesi hanno prestato €4.297.434 a 2.599 microimprese in 4 paesi Africani. Il tasso di interesse per gli investitori è più alto di MicroPlace, fino al 12,7% all’anno. Con Myc4, dice il suo fondatore Mads Kjær, «ognuno ha la possibilità di diventare il proprio Mohammad Yunus, Bono o Bob Geldof».

Sul sito www.kiva.org ogni richiesta di finanziamento è accompagnata da foto e da una descrizione dettagliata. In alto, Koffivi Agbalo, un meccanico di Danyi, un villaggio a 175 km da Lomé, in Togo. Chiede 1.050 dollari per allargare la sua attività.

Tutti microprestatori attraverso Internet Con le nuove piattaforme online di microcredito peer-to-peer, la microfinanza diventa alla portata di tutti attraverso un semplice prestito sul web

“C di Jason Nardi

SITI INTERNET Kiva www.kiva.org Microplace www.microplace.com My C4 www.myc4.com

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ARO PRESTATORE,

questo è un aggiornamento sul tuo prestito al Balyelesa Development Group in Uganda. Clement Bafulukire è molto orgogliosa della sua attività di commercio di yogurt perché ha potuto mettere le sue etichette sulle confezioni e in questo modo è riuscita a distribuirle nei piccoli supermercati di Lugazi”. Questo aggiornamento è stato dato dal partner locale di Kiva in Uganda, Pearl Microfinance Limited. Clement ha 49 anni ed è la presidente del Balyelesa Development Group a Mukono. È sposata, ha 7 figli e si prende cura di altri 6 parenti. Ha un’azienda agricola da oltre 10 anni che produce mais e fagioli, latte e yogurt. Ha richiesto un prestito di 4.700 dollari per incrementare la distribuzione dello yogurt, che vende principalmente ai negozi e alle scuole locali. Ad oggi il pre-

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stito è stato ripagato del 75%, in 4 mesi, ad un tasso di circa il 10% per coprire le spese.

Kiva Sembra una normale storia di microcredito, con una piccola ma fondamentale differenza: a prestare quanto richiesto a Clement sono state 144 persone, sparse in tutto il mondo, attraverso la piattaforma di microcredito online Kiva.org. Non ricevono interessi, ma vengono puntualmente informate degli sviluppi. Investono da un minimo di 25 dollari a una media di 96 dollari, cioè cifre accessibili a molti. E con una semplice operazione di carta di credito. Non solo: molti prestatori su Kiva non sono individui, ma famiglie, classi, club universitari, associazioni, parrocchie, attraverso i Teams, ad oggi oltre 500.

In soli due anni, Kiva ha erogato 27 milioni di dollari in microprestiti a piccoli imprenditori in tutto il mondo, dall’Uganda alla Cambogia, dal Paraguay al Tagikistan e all’Irak. Il fenomeno della microfinanza online è decollato, catturando l’attenzione dei media e creando una nuova generazione virtuale di microinvestitori – quasi 300 mila prestatori su internet solo con Kiva - che attraverso le organizzazioni di microfinanza che lavorano nei vari paesi, stanno cambiando la faccia al microcredito.

CRESCITA RECORD, IL MICROCREDITO RISCHIA DI ANDARE FUORI STRADA QUANDO UNA SITUAZIONE DIVENTA TROPPO GRANDE si rischia di perderne il controllo e, in più, quando si scopre che potrebbe essere anche un buon affare, il pericolo che venga presa d’assalto da “malintenzionati” è alto. Sono le preoccupazioni che stanno assalendo i protagonisti del mondo della microfinanza, che negli ultimi anni è cresciuta a ritmi da record e ha assistito all’ingresso di nuovi protagonisti outsider, banche tradizionali interessate solo a nuove aree da cui trarre profitto. Secondo l’ultimo rapporto della Microcredit Summit Campaign, del novembre 2006, le istituzioni di microfinanza nel mondo alla fine del 2005 erano 3.133 e raggiungevano 113 milioni di destinatari in Asia, Africa, America Latina, Est europeo, Europa occidentale e Stati Uniti. Oggi l’offerta di microfinanza stimata nel mondo è pari a 1,7 miliardi di dollari. Ma la domanda raggiungerebbe almeno 100 miliardi di dollari per circa 500 milioni di microimprese. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata l’anno scorso, quando, il 20 aprile 2007, l’istituzione di microfinanza messicana Banco Compartamos ha avviato la prima offerta pubblica di vendita delle sue azioni alla Borsa di Città del Messico. Con la vendita del 30% delle azioni, ha raccolto 450 milioni di dollari, portando il suo valore a 1,4 miliardi di dollari. È stato uno shock per il movimento mondiale del microcredito. Muhammad Yunus ha definito la quotazione in Borsa del Banco Compartamos una notizia “scioccante”. La paura è che si perda la missione iniziale del microcredito, trasformato in una gallina dalle uova d’oro. Per questo lo scorso luglio, alla Conferenza internazionale sul microcredito a Bali, è stato lanciato, da Yunus e dall’economista della Columbia University Chuck Waterfield, MicroFinance Transparency: una Ong, un ente di autoregolamentazione nel settore della microfinanza. Sotto controllo soprattutto i tassi di interesse applicati ai micro-crediti. Con la scusa che gestire piccolissimi prestiti sia molto costoso (è la verità, ma c’è chi se ne approfitta), alcune istituzioni applicano tassi esagerati. Gli interessi di solito sono indicati su base mensile, ma tradotti in termini annui, raggiungono anche il 100-200%. La Grameen Bank, invece, applica un tasso annuo del 20% che, però, si riduce man mano che il debito viene ripagato, raggiungendo una media annua del 10%. MicroFinance Transparency sta creando un database (che, appena pronto, sarà disponibile sul sito www.mftransparency.org), dove raccogliere le informazioni su tutte le istituzioni di micro finanza al mondo, con i tassi di interesse applicati, convertiti su base annua e sommati a ogni altro costo accessorio. In questo modo sarà possibile calcolare e confrontare il costo annuo reale del prestito, applicato da ogni istituzione di micro finanza. E.T.

COME FUNZIONA KIVA? 1. Si sceglie un progetto da finanziare a partire da 25 dollari 2. Si fa una donazione con carta di credito, anche via PayPal

MicroPlace L’ultimo nato è MicroPlace che in pochi mesi di vita ha già raccolto quasi un milione di dollari ed è stato acquisito da eBay, il colosso delle aste online. Le differenze partono dal suffisso dell’indirizzo web: .org per Kiva e .com per Micro-

3. Si riceve un resoconto aggiornato del pagamento 4. Quando la persona che hai finanziato inizia a guadagnare, rifonderà il suo debito 5. Una volta che i soldi sono stati restituiti (anche parzialmente) è possibile riversarli sul proprio conto PayPal oppure re-investirli in un altro progetto

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| non profit nel Sud Italia | economiasolidale |

Place. Mentre Kiva si basa sul peer-to-peer ed è una realtà non profit, i prestiti su MicroPlace sono titoli azionari (e quindi potenzialmente scambiabili), e i prestatori guadagnano un interesse (dall’1,25 al 3% annuo). A differenza di Kiva, i prestatori su MicroPlace comprano titoli che sono investiti da due istituzioni di finanza responsabile, Calvert Foundation e Oikocredit. I fondi generati da queste vendite sono poi ricollocati in organizzazioni di microcre-

dito nel mondo, che erogano prestiti e raccolgono i pagamenti a microimprenditori nei Paesi poveri (ma molti sono anche negli Stati Uniti) che ne fanno richiesta. Una volta che i pagamenti del cliente sono rientrati, gli investitori istituzionali possono ripagare indietro i loro investitori la gente che ha comprato i titoli in origine. È quindi una società registrata in Borsa presso la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense.

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A sinistra Osman, 34 anni, di Leon (Nicaragua), chiede 375$ di microcredito per un negozio di cosmetici. A destra Dilovar, 29 anni, vende dolci al mercato di Dushanbe (Tagikistan). Chiede 800$.

Cooperative sociali, Nel Mezzogiorno una corsa a ostacoli

Assenza di capacità imprenditoriale, legami troppo stretti con le committenze pubbliche, enti locali in ritardo con i pagamenti, e difficoltà di accesso al credito privato. Un mix che rischia di minare lo sviluppo del settore.

Non solo il fine Contano anche i mezzi Le grandi banche fiutano odore di affari. Il mercato del microcredito rischia di essere drogato.

S

OLO 4 MILIARDI DI DOLLARI NEL 2001, 25 miliardi nel 2007.

Sono le cifre del boom del microcredito negli ultimi anni. Le grandi banche non si sono fatte attendere, attirate da nuove possibilità di profitto. Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Mordi Alessia Vinci gan Stanley si sono affacciate al settore della microfinanza, creando prodotti finanziari ad hoc. È un bene o un male per uno strumento nato per offrire una possibilità ai più poveri dei Paesi poveri per migliorare le loro condizioni di vita, diventare autosufficienti, crearsi una fonte di reddito? Lo abbiamo chiesto a Mario Crosta, direttore generale di Banca Etica. Recentemente Morgan Stanley ha pubblicato uno studio in cui definisce la crescita della microfinanza “un utile investimento alternativo”, che “offre un profilo di rischio-rendimento molto attraente” e incorpora un valore aggiunto costituito dall’adozione “di una strategia socialmente responsabile, votata alla lotta alla povertà”. Penso che siano parole sacrosante e attese da tempo, ma che facciano tremare il piccolo e fragile sistema sociale che ruota attorno al microcredito, fatto di professionalità e competenze specifiche, di meccanismi relazionali fondamentali e strategie radicate nel locale. È impossibile improvvisare o far muovere tutto attorno a un obiettivo diverso: il business. È significativo che importanti istituzioni finanziarie ricono-

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un circolo vizioso, un cul li che ne compromettono il futuro: la scarsa propende sac. Definitela come volete ma il settore delle coopesione e capacità imprenditoriale di chi lavora in tali rative sociali nel nostro Mezzogiorno rischia di essere realtà; l’assenza assoluta di programmazione degli enun’altra di quelle situazioni paradossali ti locali e le grandi difficoltà di accesso al credito». Tre delle quali l’Italia sembra non voler famacigni che, magari con accenti diversi, allarmano di Emanuele Isonio re a meno. In cui una realtà che avrebchiunque conosca la materia. be ampi margini di crescita e potrebbe migliorare concretamente il livello di vita delIl circolo vizioso la comunità, rischia di cadere sotto il fuoco «È un settore fondamentale per lo sviluppo incrociato di inefficienze, ritardi, approssisolidale del Paese e in particolare delle sue mazione e assenza di “pensieri lunghi”. regioni più svantaggiate. Purtroppo molta Prendiamo il caso della Sicilia: le coogente ci si avvicina senza alcuna preparaperative sociali che vi operano sono centizione. Sono degli avventurieri, privi di conaia. Soggetti non profit che intervengono noscenze imprenditoriali». L’amara amin settori dimenticati dall’imprenditoria missione è di Diego Guadagnino, vicepretradizionale e non coperti a sufficienza dalsidente del consorzio Sol.co. Proprio da qui Dino Barbarossa, le strutture pubbliche. «Nella nostra isola, si può partire per evidenziare il circolo vipresidente di Sol.co, dove la cooperazione è storicamente più zioso: la scarsa preparazione a livello mala rete di consorzi di 133 cooperative sviluppata - spiega Dino Barbarossa, presinageriale impedisce di costruire imprese efsociali siciliane. dente di Sol.co, una rete di consorzi che ficienti e si unisce, poi, con una mentalità riunisce 133 cooperative sociali siciliane con un fattututtora diffidente nei confronti di un rapporto diretto rato totale di 80 milioni - il settore avrebbe ampie poscon il settore privato. Le cooperative vivono quindi sibilità di sviluppo. Eppure ci sono almeno tre ostacoquasi esclusivamente con le committenze degli enti locali: «Il 95% delle risorse delle coop siciliane proviene da soldi pubblici», rivela Dino Barbarossa. Ma al di là dello Stretto il dato non è diverso: «In Calabria, la percentuale è del 90%», osserva Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel (l’unico in cui i soldi pubblici incidono solo per il 50%). In una simile situazione, è chiaro che la progressiva contrazione delle spese per

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scano la solidità, la solvibilità e le dimensioni rilevanti raggiunte dalla microfinanza. Ma ridurre i benefici del microcredito a un’analisi rischio-rendimento significa non coglierne il vero (plus) valore. Di fatto però è un settore nel quale circolano sempre più fondi e che, inevitabilmente, attrae i colossi della finanza. Come giudica l’ingresso di questi soggetti e di nuovi ingenti capitali? È certamente un pericolo. Il mercato del microcredito potrebbe essere drogato dall’attività di gruppi pronti a spostare le risorse non appena avranno individuato un ambito più profittevole, lasciando questo settore in difficoltà. Molti però obiettano che i capitali sono necessari affinché funzioni il microcredito, tanto che oggi l’offerta non riesce a soddisfare la domanda… È vero, senza fieno il cavallo non corre, ma il fieno può provenire da coltivazioni diverse. Non metto in dubbio che i capitali siano necessari, ma bisogna ragionare sul lungo periodo e sul benessere collettivo. Il microcredito si alimenta anche dalla trasparenza del percorso che il denaro compie, dalla raccolta all’impiego. Non avrebbe senso e ne verrebbe snaturata la missione se fosse inserito tra le attività dei grossi gruppi bancari, a pari dignità con i paradisi fiscali, il finanziamento delle armi, gli investimenti nel mercato dei derivati.

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N CANE CHE SI MORDE LA CODA,

Il 95% delle risorse delle coop sociali in Sicilia sono pubbliche. Ma gli enti locali tardano a pagare: 8 mesi a Catania, 12 a Palermo, 14 ad Agrigento

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ISTANTANEA DEL NON PROFIT IN ITALIA «ORA UNA BORSA SOCIALE» UNA FOTOGRAFIA DEL NON PROFIT IN ITALIA: 221 mila istituzioni e circa 4 milioni occupati (di cui 3,2 milioni di volontari). A scattarla sono stati l’Istat (Istituto nazionale di statistica) e il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), che hanno redatto il primo Rapporto sull’Economia sociale. Sono state censite più di 21 mila associazioni di volontariato, 7.300 cooperative sociali, 4.700 fondazioni e 239 Ong. Tutte in netta crescita negli ultimi anni. Ma ciò che colpisce di più è la capacità dell’economia sociale di creare ricchezza: le entrate complessive ammontano a ben 38 miliardi di euro all’anno. Pari ad una manovra economica. «Dipende dalla natura del non profit italiano, che è estremamente eterogenea – ha spiegato il presidente dell’Istat Luigi Biggeri

INFO

RAGUSA, RIFLESSIONI SUL TERZO SETTORE L’Happening del Terzo Settore da otto anni raccoglie esperienze di questo variegato mondo e le mette in rete, cercando di costruire un patrimonio condiviso di competenze e saperi. L’edizione di quest’anno – che si svolgerà a Ragusa, dal 6 all’8 novembre – concentrerà l’attenzione sullo sviluppo delle politiche sociali. Tra gli altri temi trattati: il recupero dei minori “difficili”, l’integrazione sociale dei disabili, la riabilitazione dei detenuti e del possibile ruolo della finanza etica per la crescita sociale. Il programma completo è disponibile su www.solcoct.coop.

il welfare si ripercuote negativamente sul settore cooE le banche nicchiano perativo che si trova senza finanziamenti e impreparaQuesto quadro, già di per sé fosco, è aggravato da un sito al confronto con le (rigorose) regole del mercato. stema bancario tradizionalmente restìo a concedere Come se non bastasse, molti enti locali sono afflitti da prestiti se non dietro enormi garanzie: le cooperative una atavica incapacità di programmazione: «Il Fondo sociali cercano (spesso invano) il credito per anticipare sociale europeo garantirebbe cospicue risorse, sopratle somme che attendono dagli enti locali. Spiega Guatutto alle regioni che, come la Sicilia, sono ancora neldagnino: «Le banche prestano i soldi solo a chi già ce li la categoria “obiettivo 1” (quelle più bisognose di aiuha. A loro non interessa nulla se un progetto per cui si ti, ndr). Ma molti soldi non vengono utilizzati», dechiede il finanziamento è solido e interessante. Banca nuncia Diego Guadagnino. Conseguenza? I Comuni Etica è praticamente l’unica ad aver valutato l’idea in sé, dilazionano all’infinito i pagamenti: 8 mesi di ritardo cercando il modo per sostenerla economicamente». a Catania, 12 a Palermo, addirittura 14 ad Agrigento. L’unione fa la forza La cattiva gestione degli amministratoEppure le possibilità per fare della cooperari locali si accompagna anche a leggi che zione sociale una realtà florida e in ascesa ci creano i loro bravi paradossi: «In provincia sarebbero. In molti settori, in cui le impredi Agrigento – spiega ancora Guadagnino – se “profit” non operano perché i guadagni molte cooperative gestiscono strutture per sono limitati, la domanda di servizi di quaassistere gli immigrati e in particolare i milità è enorme ma manca un’offerta adeguanorenni non accompagnati. La legge dice ta: assistenza a disabili e ad anziani non auche spetta ai Comuni pagare per questo sertosufficienti, recupero dei minori che ruoVincenzo Linarello, vizio. Ma i piccoli centri in cui sorgono tano attorno al sistema penale, gestione depresidente di Goel, il queste strutture molto di rado riescono a gli immigrati, inserimento lavorativo delle consorzio nella Locride ostacolato dalla sopportarne i costi». Un caso limite è quelfasce deboli. Come fare dunque a rompere malavita organizzata lo di Palma di Montechiaro, città natale di il circolo e mettere le ali a questa branca delTomasi di Lampedusa, ventunomila anil’economia sociale? «L’unione fa la forza» me, che dovrebbe pagare 2 milioni e 250 mila euro. «Il osserva Barbarossa. «Se le varie cooperative si integrano sindaco ha detto affranto: se volete posso darvi le chiain consorzi e reti, costringono gli enti locali a un dialovi della città perché io quei soldi non li avrò mai...». go più attento e ottengono più risultati. È l’unica via per incrementare la loro capacità di lobbing». Il presidente di Goel, Linarello fa invece un confronto con quanto avviene al Nord. «Nel Meridione, mancano sistemi d’inserimento lavorativo: sono quindi le stesse cooperative che devono selezionare e formare i soggetti svantaggiati (disabili, ex detenuti). Ciò fa lievitare i costi e fa diminuire la qualità dei servizi. Al Nord, è il settore pub-

In molti settori ci sono ampi spazi di crescita: assistenza a disabili, anziani e minori difficili, gestione degli immigrati. La domanda c’è, ma l’offerta è inadeguata | 50 | valori |

alla presentazione del rapporto –. L’economia sociale riguarda la sanità, l’istruzione, la cultura, l’ambiente, la cooperazione internazionale, lo sport». Un’intera fetta del nostro tessuto sociale (ma anche del nostro Pil e dei nostri servizi), che fino ad ora non era mai stata considerata, da un punto di vista statistico, nel suo complesso. «Un mondo talmente vasto da meritare una Borsa ad hoc – ha proposto Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le Onlus –. Nel Regno Unito il prossimo anno nascerà la London Social Stock Exchange, che servirà non solo per attribuire un valore tangibile ai soggetti che operano nel “terzo settore”, ma anche per far passare definitivamente un’idea dell’imprenditorialità non legata più solo al profitto». A.Ba.

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DA AGRIGENTO MEMORIA, DIGNITÀ E FUTURO

DA MISTERBIANCO (CT) AL SERVIZIO DEI MINORI

DA SIRACUSA UN TEAM CONTRO L’EMARGINAZIONE

“UN PROGETTO CULTURALE, uno spazio d’invenzione, un legame di memoria”, si legge aprendo il sito internet. Perché la cooperativa Sanlorè di Agrigento recupera beni e monumenti ecclesiastici abbandonati, restituendoli alla comunità locale. Non solo: li trasforma in contenitori culturali e, nelle sue attività, utilizza soggetti svantaggiati, garantendo loro un inserimento lavorativo. Tra le altre attività: il progetto “Abito qui” (la prima raccolta di vestiti usati di tutto il Sud Italia), la catalogazione dei beni mobili e storici della chiesa agrigentina e la gestione di una casa per ferie immersa nella pace e nel verde scintillante dell’isola di Linosa (www.linoikos.it). La sede della cooperativa è nella chiesa di San Pietro, descritta e amata da Pirandello ma chiusa da cinquant’anni. Grazie a Sanlorè, oggi ospita mostre, convegni, spettacoli corali e teatrali. www.sanlore.it

MARIANELLA GARCÌA VILLAS ERA DONNA FORTE: avvocato, deputato nel parlamento del Salvador, ha sempre difeso i diritti umani di emarginati e oppressi, opponendosi al regime di Napoleon Duarte. Fu per questo torturata e assassinata dall’esercito salvadoregno. In suo nome, un gruppo di obiettori di coscienza impegnati da anni nel volontariato hanno creato questa cooperativa a Misterbianco (Catania). Obiettivo del loro lavoro: lavorare con i minori “difficili” e con le loro famiglie, per ridurre le loro sofferenze e per garantirne, al contrario, l’integrazione nel tessuto sociale. Un’attività che la cooperativa svolge attraverso servizi educativi domiciliari, laboratori multidisciplinari, un centro diurno distrettuale e uno di aggregazione per ragazzi tra i 6 e i 18 anni. www.marianellagarcia.org

27 ANNI DI ATTIVITÀ, 76 SOCI, il 75% sono soci lavoratori e decine di iniziative realizzate in collaborazione con i Comuni del Siracusano: sono i numeri della cooperativa sociale onlus I.R.I.S. L’acronimo spiega bene il settore in cui opera: Intervento per la Riabilitazione e l’Integrazione Sociale. Destinatari delle sue attività, i giovani a rischio, gli anziani e i disabili, che vengono seguiti, per lo più direttamente a domicilio, da personale qualificato (psicologi, assistenti sociali, educatori, animatori, medici e infermieri professionali). Con un duplice obiettivo: migliorare concretamente la qualità di vita delle persone che si aiutano e responsabilizzare la comunità attraverso forme di volontariato. Una magnifica esperienza che ha favorito lo sviluppo della cultura solidale e la costruzione di una società più matura. www.coopiris.it

blico a selezionare chi inserire, fa formazione e finanzia i tirocini che sono quindi gratuiti per l’azienda. Al tempo stesso dobbiamo riuscire ad affrancarci da un legame troppo stretto con le committenze pubbliche».

La concorrenza, valore antimafia «La competizione per assicurarsi gli appalti pubblici – prosegue Linarello – purtroppo non si basa sulla qualità dei servizi erogati ma sulla solidità dei legami clientelari. È un’abitudine difficile da sradicare. Va invece incentivata la libertà di mercato. La concorrenza è un valore antima-

fia perché, dove manca, la mafia si sviluppa meglio. La mafia è assenza di competizione». In tal senso, il ruolo dei consorzi può essere molto importante per diffondere la legalità: «il pericolo di infiltrazioni è sempre in agguato. Gli unici anticorpi che i consorzi hanno sono la democrazia interna e la trasparenza. Pareti di vetro che permettano a chiunque di notare i pericoli. È essenziale che i consorzi siano rigorosi nel controllo dei propri iscritti. In questo modo, le cooperative sociali possono essere un volàno dello sviluppo locale, grazie alla loro capacità di creare occupazione e garantire una sana solidarietà».

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| economiasolidale | finanza etica nel sud Italia |

| economiasolidale |

Il Mezzogiorno chiede credito (etico) Bari risponde

BOOM PER IL FOTOVOLTAICO ANCHE IN BANCA DIGITANDO SU INTERNET WWW.CONTOENERGIA.IT vi aspettereste di trovare un sito, magari del ministero dell’Ambiente, che illustri il sistema, appunto, del “Conto energia” (il meccanismo di incentivi a famiglie e imprese che istallano impianti fotovoltaici). Invece no. Vi trovate nella home page di un’impresa lucana: la Contoenergia, appunto, di un paesino in provincia di Matera, Tricarico. Una società che offre servizi per il risparmio energetico (ristrutturazioni e risanamenti energetici degli edifici), progettazione di impianti fotovoltaici, ma anche solari termici “chiavi in mano”. «Questa società, che ha scelto Banca Etica come suo istituto di credito esclusivo, ha ideato un meccanismo flessibile di rapporto con il cliente per agevolarlo il più possibile – spiega il direttore della nuova filiale di Banca Etica a Bari, Antonio Greco – Il pagamento infatti avviene annualmente in base al flusso di energia, all’interno di un rapporto con il cliente che continua nel tempo fino all’ammortamento totale del costo dell’impianto. In questo modo impresa e cliente condividono i rischi». «L’industria del fotovoltaico sta esplodendo nella nostra zona: Puglia, Basilicata, Molise», spiega Michele Gravina. Un boom di richieste di istallazione di pannelli fotovoltaici, da un lato, e un fiorire di imprese che offrono servizi in questo comparto, dall’altro.

Banca Etica sbarca a Bari, la nuova filiale ha aperto le porte. Da zero a tre “agenzie” nel Sud Italia in meno

di tre anni. «Vogliamo essere la banca di riferimento per il cittadino responsabile», dicono dal nuovo polo pugliese. INO A TRE ANNI FA NEL SUD ITALIA non c’era neanche una filiale di Banca Etica. Si fermavano a Roma. Oltre c’erano solo i banchieri ambulanti, 5 o 6, che macinavano chilometri tra Puglia, Molise, Basilicata, Campania, Calabria e Sidi Elisabetta Tramonto cilia, per incontrare i clienti, aprire conti correnti, avviare le pratiche per concedere finanziamenti. Un vero e proprio servizio a domicilio, faticoso e difficile da gestire. Oggi nelle sei regioni meridionali Banca Etica ha oltre 2.400 soci (nel corso del 2007 sono aumentati di circa il 20%, del 13% nel 2006) e in tre anni ha aperto ben tre sedi : a Napoli, a Palermo e, ora, a Bari. A guardare i numeri, sembra proprio che ce ne fosse bisogno.

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Una banca per il cittadino responsabile La filiale pugliese ha aperto i battenti da pochissimi giorni, a fine ottobre. L’inaugurazione ufficiale si terrà il 13 dicembre. «La cooperazione sociale e, in generale, il terzo settore continuano ad essere i nostri principali clienti, ma ultimamente ci stiamo caratterizzando per un approccio diverso, più vicino ai bisogni dei singoli, del risparmio, del credito», spiega Antonio Greco, neo-direttore della filiale di Bari. «Stiamo rendendo sempre più concreto il nostro impegno a considerare il credito uno dei diritti primari, poiché di "credito-fiducia" hanno bisogno tutti gli esseri umani per accedere alle risorse necessarie a realizzare il loro progetto di vita - aggiunge Teresa Masciopinto, segretaria dell’area Sud per Banca Etica -. Vogliamo essere un punto di riferimento credibile per il cittadino responsabile e per quelle persone che fanno sempre più fatica ad ottenere credito. Questo è il motivo per cui diamo attenzione (e fondi) a sostegno del diritto alla casa. Sono moltissimi i soci che ci chiedono di portare presso di noi i mutui contratti anni fa con altre banche ». Un esempio: «Poco tempo fa si è presentata da noi una coppia di Taranto. Lui dipendente dell’Ilva, l’acciaieria nota per le molte vittime sul lavoro. | 52 | valori |

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Lei precaria – racconta Michele Gravina, direttore dell’area Sud di Banca Etica -. Tre anni fa avevano stipulato un mutuo con una banca on line a condizioni molto pesanti. Dopo l’approvazione del decreto Bersani sulla portabilità dei mutui (la possibilità di trasferire il debito da un istituto a un altro a condizioni migliori, senza spese n.d.r.), si erano rivolti ad altre banche, ma, pur avendo sempre pagato le rate, nessuno voleva concedere loro il trasferimento del mutuo. Noi invece abbiamo appena firmato la pratica, abbattendo il tasso di interesse di oltre 1 punto». Il problema della casa sembra essere molto sentito in Puglia, anche nelle risposte dell’amministrazione pubblica. Banca Etica ha avviato un progetto con la Regione per la costituzione di un fondo di garanzia per favorire l’accesso alla casa agli immigrati. E il Forum d’Area Sud della banca ha deciso di applicare uno “sconto” dello 0,10% al tasso di interesse per l’accesso al mutuo sulla prima casa di lavoratori e collaboratori di imprese sociali socie.

Al cuore dei problemi «Banca Etica, da sempre e ancora di più negli ultimi anni, cerca di avvicinarsi ai problemi del territorio e delle persone», spiega Pippo Mimmo, banchiere ambulante dell’istituto di credito in Molise. Come ricordava Antonio Greco, i clienti principali della banca sono le piccole realtà del terzo settore e, in particolare, le cooperative sociali. «Organizzazioni da 1.000 euro di capitale sociale, che le altre banche non sanno neanche come approcciare – spiega Pippo Mimmo - Il sistema bancario tradizionale non è in grado di valutare le, enormi, ricadute positive, economiche oltre che sociali, di questo universo». Ma di che cosa hanno bisogno questi clienti? «Lo scopriamo quotidianamente partecipando alle attività delle cooperative – continua Pippo Mimmo –. Spesso le cooperative hanno bisogno di capitalizzazione. Da tre anni quindi abbiamo introdotto questa novità: finanziamo la ricapitalizzazione delle cooperative. È un vantaggio più

L’istallazione di pannelli fotovoltaici in un’azienda agricola pugliese da parte dell’impresa lucana Contoenergia.

stabile: 10 mila euro di ricapitalizzazione, per esempio, possono diventare un biglietto da visita per sviluppare altri progetti». «Il servizio del credito nel Mezzogiorno e in Puglia continua a rimanere indietro, non tanto rispetto a quello centro-settentrionale quanto alle proprie esigenze di sviluppo - commenta Pasquale De Rosa Segretario Regionale della Fiba/Cisl Puglia -. Il problema è che il quadro aziendale del Sud è dominato da piccole e medie imprese il cui finanziamento ai fini di uno sviluppo territoriale presenta particolari problemi. L´idea di un rapporto profondo tra etica e territorio è vincente se si vuole davvero ribaltare la logica di asservimento al sistema del malaffare e della criminalità organizzata. Si deve far crescere l’efficacia e l’efficienza dei servizi offerti al territorio. L’apertura dello sportello di Banca Etica a Bari rappresenta una grande opportunità e un modello a cui far convergere anche altre esperienze ed è un segnale significativo in questo momento storico.

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A TUTTO SOLE Gli ultimi dati del ministero sugli impianti in funzione al 1 luglio 2008, indicano 133 Megawatt di potenza istallata in Italia (49 MW del nuovo Conto Energia a cui si aggiungono gli 84 MW del vecchio Conto Energia). Le banche non sono certo state a guardare. Hanno sentito profumo di business nella produzione di energia elettrica dal sole e, soprattutto, nella possibilità di usufruire degli incentivi del conto energia. Ecco quindi arrivare prodotti bancari ad hoc, mutui, finanziamenti per l’acquisto di pannelli fotovoltaici. Banca Etica, grazie alla sua attenzione costante verso l’ambiente, è stata tra i primi a offrire prodotti specifici. «Oggi abbiamo i tassi di interesse più convenienti sul mercato - dichiara Michele Gravina -. Per un finanziamento al 100%, in 15 anni, che corrisponde al periodo medio di ammortamento del costo iniziale dell’impianto, applichiamo un Euribor a 3 mesi + lo 0,85% come tasso variabile, l’Irs + lo 0,85% per il fisso». Condizioni economiche favorevoli, ma anche «una durata del prestito più lunga - spiega Antonio Greco -, fino a 20 anni, mentre le altre banche di solito non superano i 15 anni. E un iter di concessione del finanziamento semplificato». Risultato: «Dei 133 Megawatt totali istallati in Italia, di Banca Etica ne ha finanziati ben 1,1 MW (al primo giugno 2008), che corrispondono a più dell’1%. Una cifra enorme per una realtà bancaria così piccola», conclude Michele Gravina. «Per noi è anche un banco di prova per creare contaminazione positiva - aggiunge il banchiere ambulante di Banca Etica, Pippo Mimmo -. Le richieste di finanziamento per impianti fotovoltaici ci arrivano a fiumi, a volte dai nostri stessi soci, ma spesso anche da clienti attratti dalle buone condizioni che offriamo, ma che magari non conoscono Banca Etica e i suoi principi. Quale occasione migliore per sensibilizzare E.T. a un utilizzo etico del denaro?».

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| economiasolidale | educazione alla convivenza |

| economiasolidale |

Dall’India all’Italia a scuola di integrazione

Un migliaio di donne indiane a lezione con l’associazione Shanti. Imparano l’italiano, la nostra cultura,

la Costituzione e un mestiere: quello della sarta. E noi (insegnanti, amministratori pubblici, bambini) impariamo da loro. NA PICCOLA PORZIONE DI INDIA nel mezzo della Pianura Padana. Un migliaio di famiglie sikh sparpagliate nella campagna attorno a Persico Dosimo, in provincia di Cremona. Gli uomini lavorano nelle stalle (moltissime stalle) dei dintorni. Qui si prodi Elisabetta Tramonto duce il Grana Padano, servono mani esperte, innanzitutto per mungere le mucche. I sikh sembrano avere un tocco particolare con gli animali e un’attenzione diversa per le regine del latte. Le mogli invece restano a casa. Niente di strano, considerando la loro cultura. Anche in India la vita delle donne si svolge prevalentemente in casa. Ma nel loro Paese d’origine c’è una comunità attorno ad ogni famiglia. Sorelle, mamme, nonne abitano vicine, si incontrano, si aiutano con i bambini. Qui non è così. «La maggior parte delle famiglie indiane vive in cascine e casali di campagna, isolate le une dalle altre e piuttosto lontane dal centro abitato. Ma non è solamente un isolamento fisico, che comunque pesa, è anche un isolamento culturale», racconta Ester Olivieri, storica volontaria di Mani Tese, che ha visNella foto grande: suto otto anni in Bangladesh e dieci in Africa. Tornata in una ragazza indiana Italia, ha fondato a Persico Dosimo, suo paese nativo, dell’associazione Shanti che sfila Shanti (“pace” in lingua sikh), una piccola associazione con i vestiti disegnati che promuove attività per le donne indiane (negli ultie cuciti dalle allieve del laboratorio mi anni si sono inserite anche altre nazionalità, ma l’Indi taglio e cucito. dia resta la prevalente). Per far conoscere a loro la nostra In basso a sinistra, una lezione. A destra, cultura, la legge, la lingua, le abitudini. E per insegnare la consegna da parte a noi – alle istituzioni, agli insegnanti, ai bambini italiadi alcuni sindaci dei Comuni coinvolti ni che vanno a scuola con i piccoli sikh – a conoscere la dei certificati loro cultura, a non sentirla diversa, strana, avversa. Per di frequenza del corso di italiano imparare che cosa significa integrazione, in pratica, nele di una copia le piccole differenze quotidiane: dall’alimentazione al della Costituzione.

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concetto di assistenza medica, dal ruolo della donna al modo di vestire.

Al lavoro con i bambini… «È un lavoro iniziato circa dieci anni fa – racconta Ester – un lavoro lento, perché lenti sono i tempi necessari perché due culture si integrino. Ma anche perché a volte la burocrazia e le rigidità delle istituzioni non aiutano». Il primo passo è stato accorgersi dell’esistenza di un problema e dell’esistenza di questa comunità, che fino a quel momento aveva vissuto nell’ombra. «Tutto è nato a scuola: i bambini indiani avevano dei problemi di socializzazione – continua Ester –. O meglio, gli altri avevano dei problemi con loro, li vedevano diversi con quel “cipollotto” in testa (il tipico modo dei sikh di tenere i capelli: da bambini legati con un elastico in cima alla testa, da grandi con il turbante), con il loro modo placido di accettare qualsiasi sopruso senza reagire, che fa parte dell’educazione sikh al rispetto, ma veniva percepito come un segno di debolezza o anche come un ritardo mentale». Questo è un esempio tipico di quei “malintesi culturali” che, se affrontati nel modo giusto e con un buon grado di apertura mentale, si risolvono facilmente. Ma, se trascurati o volutamente rifiutati, possono trasformarsi in problemi gravi di non integrazione. Grazie a Ester e a Shanti non sono stati affatto trascurati. Hanno coinvolto le amministrazioni comunali di 14 paesi nel cremonese. Hanno avviato un lavoro con i bambini delle scuole, con gli insegnanti che si rendevano disponibili, con i responsabili del Comune. Ma il lavoro principale di Shanti è quello con le donne indiane. Prima ancora dei bambini, era necessario lavorare con le mamme.

…e con le mamme «Le prime segnalazioni sono arrivate dalle maestre che si lamentavano di non riuscire mai a vedere e a parlare con le madri dei bambini che avevano in classe, tanto alla scuola materna, quanto alle elementari – racconta Ester –. Ho quindi iniziato ad andarle a trovare di persona, a cercare di parlare con loro e capire dove stava il problema. Il primo scoglio era certamente la lingua. Non volevano andare a colloquio con le maestre perché, non parlando l’italiano, temevano di non riuscire a capire e a farsi capire. Ma non era solo una questione di lingua, anche perché, tra qualche parola di inglese, molti gesti e un po’ di buona volontà, siamo riuscite a comunicare benissimo. È un problema di incomprensione culturale». Così Shanti ha iniziato ad organizzare corsi di alfabetizzazione rivolti esclusivamente alle donne, prima indiane, oggi anche di altre nazionalità, nei 14 Comuni coinvolti nel progetto. Alfabetizzazione significa non solo imparare l’italiano, ma soprattutto l’abc della nostra cultura, delle leggi, dei codici non scritti. «Come si può pretendere che una persona arrivata da un altro Paese rispetti le nostre leggi se non le conosce? – si domanda Ester –. Nei nostri incontri passiamo molto tempo a leggere e spiegare la Costituzione italiana». Ma i corsi di alfabetizzazione sono anche un’occasione unica perché queste donne si incontrino, perché si ricrei quel senso di comunità che arrivando in Italia avevano perso. Momenti per condividere i propri problemi con chi meglio può capirli. «E un’occasione per noi per imparare, capire, conoscere meglio una cultura diversa, trovare delle chiavi di lettura da trasmettere poi agli insegnanti a scuola e agli amministratori pubblici», conclude Ester.

Imparare a cucire: stoffe e cultura Alle donne indiane Shanti insegna anche un mestiere, con dei corsi, che durano un anno, di taglio e cucito. «A settembre abbiamo organizzato una sfilata con gli abiti disegnati e cuciti dalle nostre “allieve” – racconta Ester – Ha sfilato anche una ragazza indiana che abbiamo seguito da quando era bambina e che oggi lavora per Shanti. Siamo riusciti a farla sfilare con un abito da sposa “occidentale”, con il beneplacito della mamma e, questo è il risultato più difficile, del papà». Le stoffe che usiamo per i corsi ci vengono forniti da Mani Tese, fanno parte dei materiali che recuperano nei loro gruppi. E anche la vendita degli abiti avviene all’interno dei gruppi di Mani Tese. Per il momento non riusciamo a fare di più, a commercializzare i nostri prodotti all’esterno, ma speriamo di farlo presto». Con qualche piccolo aiuto esterno, il momento potrebbe anche arrivare presto. Un segnale positivo è arrivato dalla Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) di Cremona, che da quest’anno ha deciso di offrire delle borse di studio alle “studentesse” indiane.

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| economiasolidale | finanziamenti etici |

| obiettivo integrazione | economiasolidale |

Sosteniamo la sostenibilità Un concorso per imprenditori virtuosi

Libragenda 2009 Diario di un cosmopolita

La Fondazione Culturale Responsabilità Etica lancia un bando pubblico per sostenere idee e progetti ispirati all’etica. Il concorso è rivolto a Onlus, università, cooperative sociali, enti di ricerca e religiosi.

In uscita l’ultima pubblicazione della cooperativa Immigrazionisti: articoli, poesie, racconti, aneddoti, proverbi, giochi per riflettere sul fatto che “siamo tutti cittadini di un unico mondo”. Il tema di quest’anno è la bellezza.

È UN TEMPO PER OGNI COSA. Questo sembra essere finalmente il tempo per la finanza etica, sorella cenerentola della più famosa e corteggiata finanza tradizionale che però sta mostrando – a chi ne avesse ancora bisodi Paola Ferrara gno – tutti i suoi limiti e la sua pericolosità. La Fondazione Culturale Responsabilità Etica, costituita nel 2003 da Banca Etica, ha in questi anni promosso e diffuso i principi e i criteri fondanti di un uso più consapevole e responsabile del denaro, ricordando quanto l’azione economica e le dinamiche di mercato impattino fortemente sulla vita sociale e non vadano quindi né separate da quest’ultima né sottovalutate. Convinta della necessità di una forte revisione dell’attuale modello economico a favore di un’economia capace di gestirne positivamente i limiti ambientali e sociali, la Fondazione ha avviato attività innovative quali ad esempio la fiera Terra Futura, la certificazione Valore Sociale, l’azionariato critico, l’Osservatorio Finanza.

C’

uso responsabile delle risorse, partecipazione. Parole abusate nel linguaggio corrente ma in disuso nelle prassi quotidiane di azione e di relazione. E proprio la relazione, intesa come costruzione di ponti virtuosi tra le varie componenti della società impegnate in processi di sviluppo sociale, giusto e sostenibile, è alla base di questo bando. «La Fondazione è nata per dimostrare e promuovere la necessità di un rapporto tra etica ed economia, anche sviluppando nuovi modelli di relazione umana e produttiva – dice Ugo Biggeri, presidente della Fondazione –. Vogliamo valorizzare gli aspetti nonviolenti, sostenibili e solidali della convivenza umana, con l’obiettivo di contribuire alla pace sociale e ad uno sviluppo eco-compatibile. Tutela dei diritti civili e tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente sono alla base della nostra azione. Questo bando è solo l’ennesimo banco di prova».

Dal biologico al turismo responsabile

Tra i criteri preferenziali di valutazione delle proposte presentate ci sono, oltre l’essere soci di Banca Etica, anche la costruzione di un partenariato, la dimensione nazionale del progetto, e le caratOggi, grazie ai fondi resi disponibili dal bilancio positivo della banteristiche innovative del prodotto o processo. Criterio fondamenca – il 10% dell’utile del 2007, pari a 300 mila euro – la Fondaziotale è invece la partecipazione in regime di co-finanziamento sia ne lancia un bando pubblico per sostenere idee imprenditoriali e in termini economici che di risorse umane e/o strumenti. progetti, ispirati all’etica e alla responsabilità dell’azione econoPossono partecipare al bando gli enti privati senza scopo di lumica e produttiva, oltre che ad una seria e concreta volontà di concro, le cooperative sociali (L.381/1991), le università e i centri di ritribuire al cambiamento. cerca e gli enti religiosi presentando attività di sperimentazione, so«Un modo per evitare l’autoreferenzialità – ha ricordato Fabio stegno al microcredito, ricerca e monitoraggio. I settori di interSalviato, presidente di Banca Etica – e per garantire che i profitti vento presi in considerazione sono: Cooperazione nord del nostro istituto, nato per servire un’economia atINFO sud - Questione sociale - Ambiente - Sistema finanziatenta al sociale e alla sostenibilità ambientale, siano rio - Pace e non violenza - Responsabilità sociale e amusati per progetti e soggetti meritevoli». Le parole Il bando è consultabile bientale - Agricoltura biologica - Turismo sostenibile chiave del bando sono: equità, mutualità, partecipasu www.bancaetica.it Architettura ecologica - Energie rinnovabili. zione, innovazione, trasparenza, solidarietà, sobrietà e

ma anche un libro per riflettere sulla complessità e la varietà del mondo. Questo, e probabilmente molto altro ancora, è Libragenda 2009, una pubblicazione realizzata dalla cooperativa Immigraziodi Alessia Vinci nisti, l’ente che milanese che opera nel complesso universo sociale dei migranti con dichiaraINFO te finalità di sostegno all’integrazione. «L’obiettivo – Immigrazionisti Scarl spiegano dalla cooperativa – è quello di perseguire una Sede Legale: più facile e completa integrazione socio-economica Via Angera 3 nel territorio Italiano delle persone di diversa prove20125 Milano Sede Operativa: nienza nel mondo e permettere così ad ogni singolo Via Copernico 55 e/o famiglia una presenza e partecipazione attiva e re20125 Milano Tel: +39 02 36538806 sponsabile nella società e nel territorio nel quale si troFax: +39 02 36538808 vano a vivere». Cell: +39 393 9194647 +39 335 5486415 Un progetto ambizioso che fonda le sue basi su alwww.immigrazionisti.it cuni concetti chiave, primo fra tutti il superamento delinfo@immigrazionisti.it l’etnocentrismo e di tutte quelle forzature che preten-

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N’AGENDA CHE CI ACCOMPAGNA PER DODICI MESI,

Fondi al servizio del sociale

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La copertina e, a fianco, una pagina interna dell’edizione 2009 di Libragenda.

dono di unificare i punti di vista sul mondo. Quelle stesse forzature cui si oppongono quotidianamente gli stessi operatori della cooperativa per i quali Libragenda costituisce un tassello importante nell’attività di divulgazione della dottrina della tolleranza. «È un Libro – spiegano gli autori – che sulla base di un “tema” definito di anno in anno, conterrà pensieri, articoli, scritti, fatti, storie, aneddoti, poesie, proverbi, citazioni, giochi e altro provenienti da tutti i continenti del mondo. È un prodotto completo che attraverso una maggiore conoscenza delle cose del mondo, sottolinea i valori dell’interculturalità e della tolleranza e vuole aiutare ciascuno di noi a riflettere sul fatto che siamo tutti “cittadini di un unico mondo”». Un mondo unico, certo, ma anche variopinto, culturalmente vivo e multiforme, sorprendente nella bellezza stessa della sua complessità. E proprio “la bellezza” (quella della persona «sia da un punto di vista interiore che esteriore») sarà il tema dell’edizione 2009, la terza di sempre, il cui contenuto è stato curato dallo stesso ideatore del progetto: il sociologo italo-rwandese e presidente di Immigrazionisti Jean Claude Mugabo. Le 256 pagine di questo prodotto destinato a «tutti coloro che si sentono un po’ “cittadini del mondo”» sono in vendita al prezzo di 8 euro. Per gli enti che acquisteranno più di dieci copie sono previsti sconti progressivi. Chi volesse seguire le orme di Banca Etica, che ha deciso di sostenere il progetto acquistando 150 copie della pubblicazione, può scrivere a posta info@agendadelmondo.it oppure contattare direttamente la cooperativa presso la sua sede di via Copernico 55 a Milano.

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Mani sporche d’inchiostro APPUNTAMENTI NOVEMBRE>DICEMBRE 13 – 14 novembre FIRENZE GIORNATE DELL’INTERDIPENDENZA Seminari e convegno promossi da Acli, Comunità di Sant’Egidio, Legambiente, Focsiv, Movimento politico per l’unità (Focolari), Regione Toscana. Incontro tra culture, religioni, ragioni condizione per affrontare le sfide del presente. www.legambiente.eu www.acli.it

10 – 15 novembre ITALIA PENDOLARIA Evento attraverso cui Legambiente, insieme ai comitati dei pendolari, chiede un trasporto ferroviario locale più forte e moderno. Viaggiare in treno significa meno automobili sulle strade, meno inquinamento, città più vivibili. Significa per tutti una mobilità equa e sostenibile. www.legambiente.eu

10 – 16 novembre ROMA SETTIMANA DI EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE L’edizione del 2008 sarà dedicata a un tema di prioritaria evidenza per il nostro Paese, i rifiuti, e avrà in primo luogo lo scopo di sviluppare negli individui come nelle collettività, negli enti locali come nelle imprese capacità operative e di azione responsabile finalizzate alla riduzione dei rifiuti e alla promozione delle più efficaci forme di raccolta differenziata, cosicché il rifiuto possa diventare risorsa. www.unescodess.it 11 – 15 novembre VALENCIA (SPAGNA) WORLD CONFERENCE ON MARINE BIODIVERSITY La conferenza è un appuntamento internazionale patrocinato, tra gli altri, dall’Unesco e dall’università di Valencia. Analizza la biodiversità marina e le influenze che essa ha sul contesto socio-economico circostante. www.unescodess.it

12 – 14 novembre ROMA WORLD ENERGY COUNCIL Appuntamento istituzionale dei circa 100 Paesi aderenti al WEC. Il consiglio | 58 | valori |

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si occupa di analizzare lo stato si ogni tipo di energia, da quella nucleare a quelle rinnovabili. www.worldenergy.org

12 – 15 novembre FIRENZE (FORTEZZA DA BASSO) DIRE E FARE Dire&Fare ha compiuto 10 anni consolidandosi come la rassegna con il maggior numero di enti locali rispetto alle altre manifestazioni di settore. Nei suoi anni di attività ha documentato oltre duemila progetti diventando un punto di riferimento nazionale sui temi dell’innovazione nella Pubblica amministrazione. Si è affermata come uno spazio aperto dove enti pubblici, aziende, associazioni, organizzazioni sindacali, imprenditoriali e del terzo settore, scuole e università, possono conoscersi e confrontarsi, esporre progetti, scambiare informazioni. www.dire-fare.eu

13 – 16 novembre ROMA TERMOCLIMA Salone del riscaldamento, condizionamento, climatizzazione, idrosanitaria, isolamento, energie alternative. www.senaf.it/fiera.asp?FieraId=125

13 – 16 novembre ROMA ECOENERGIE Salone dedicato a prodotti, accessori e attrezzature per la produzione di energia pulita ed ecologica. In mosta pannelli solari; stufe, termocamini e caldaie a biomasse; sistemi geotermici; sistemi a cogenerazione. www.senaf.it

14 – 15 – 16 novembre MALPENSA FIERE ECO&NERGIA Kermesse di aziende che trattano l’unico settore che ha registrato negli ultimi anni crescite record. Rappresenta il contenitore delle realtà tecnicocommerciali per il settore dell’energia alternativa e rinnovabile ed un’occasione importante per comunicare all’utente

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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

finale quelle informazioni indispensabili per una gestione innovativa delle risorse energetiche nell’ambito abitativo. www.ediltek.info/ecoenergia.asp

14 – 16 novembre BOLZANO BIOLIFE 08 Fiera interamente dedicata all’agricoltura e ai prodotti biologici, che mira a diffondere la cultura della vita e dello sviluppo sostenibile supportando quanti si impegnano per tale obiettivo. Giunta alla quinta edizione. www.fierabolzano.it/biolife2008

17 – 19 novembre MANNHEIM (GERMANIA) BIO-EUROPE 2008 La più importante partnering conference europea perl’industria biotecnologica. www.ebdgroup.com/bioeurope

17 – 20 novembre VENEZIA VENICE 2008 Secondo simposio internazionale sull’energia prodotta da rifiuti e biomasse. www.venicesymposium.it 21 novembre ITALIA FESTA DELL’ALBERO Iniziativa con cui Legambiente vuole sottolineare l’importanza della partecipazione, del coinvolgimento e della sensibilizzazione dei più piccoli ai temi ambientali attraverso il gioco e il divertimento. www.legambiente.eu/campagne/ intro/festaDellAlbero.php 21 – 23 novembre GAGLIANICO (BI) ECOLIFE Fiera interattiva per un futuro sostenibile. Abbina l’aspetto espositivo e commerciale ad una vetrina di soluzioni concrete: idee innovative per un mondo ecosostenibile. www.laltromondo.it 24 novembre MILANO AWARD ECOHITECH 2008 Il primo e più importante riconoscimento ambientale

per le imprese del settore hi-tech per i risultati di eco-compatibilità, efficienza energetica e gestione rifiuti raggiunti mediante lo sviluppo di prodotti, soluzioni e processi “environmental friendly”. L’evento è organizzato dal Consorzio Ecoqual’It al fine di valorizzare i prodotti e le soluzioni provenienti dal mondo elettronico e hi-tech che assicurano il minor impatto ambientale e il maggiore risparmio energetico. www.ecofocus.it

25 – 28 novembre MILANO FIERA HI TECH EXPO 2008 Manifestazione specializzata dedicata alle tecnologie più avanzate: fotovoltaico, tecnologie del vuoto e del coating, fotonica, optoelettronica, nanotecnolgie, idrogeno e celle a combustibile, immagazzinamento dell’elettricità, superconduttività, ecc. In un’unica data, sei fiere complementari e specializzate proporranno quanto di meglio offre oggi l’industria internazionale e nazionale in fatto di impianti, macchinari, tecnologie, attrezzature e servizi in settori che rappresentano una grande opportunità di sviluppo per l’immediato futuro della ricerca applicata e dell’industria. www.hitechexpo.eu 28 – 30 novembre PETACCIANO (CB) CONVEGNO NAZIONALE AGRICOLTURA BIODINAMICA Vede la partecipazione di agricoltori, ricercatori, docenti universitari, medici, consulenti e tecnici: tante voci che faranno il punto sulla realtà biodinamica in Italia. Info: 02 29002544.

29 novembre – 8 dicembre MILANO FIERA CASA ENERGIA EXPO 2008 Giunta alla sua terza edizione, riunisce in un unico spazio fieristico tutti gli operatori che si occupano di sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili per la casa, di risparmio energetico, bioedilizia, sicurezza e domotica, per consentire l’incontro e il confronto tra diversi specialisti, prodotti e soluzioni tecniche e per promuovere un nuovo modello abitativo che coniuga comfort, benessere, sicurezza e sostenibilità ambientale. www.casaenergia.com

Per toccare il mondo solidale di Davide Biolghini*

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FEDERICO CERATTI NEGLI ANNI SETTANTA quando militava nelle fila del Movimento Studentesco. Lo ricordo con le mani sporche di inchiostro, reduce dall’ennesima nottata in tipografia dopo aver stampato (letteralmente) l’ultimo numero del giornale del Movimento Studentesco. Poi l’ho reincontrato a cadenze regolari, ma sempre, in primo luogo, come “stampatore” (direttore, editore, redattore, ecc.) di giornali e riviste varie: Sipario, Scena, Cyber.

O CONOSCIUTO

Dagli anni Novanta ad oggi si è trattato soprattutto di pubblicazioni nei settori del naturale, del biologico e del consumo etico e solidale: da Riza Psicosomatica, a Secondo Natura Erbe, da Agrisalus dell’Associazione Consumatori e Utenti a Il Giornale della Natura, fino al più recente Consumi Etici, testata elettronica di notizie e commenti di ACEA, Associazione per i Consumi Etici ed Alternativi, di cui è stato co-fondatore e poi presidente per anni. Quando sono approdato anch’io al mondo dell’economia solidale ho condiviso con lui alcune esperienze, anche non facili: ricordo in particolare il Forum Consumo Critico, ospitato nei locali di ACEA, nato da un progetto comune del Gruppo Animatore di più iniziative Consumo Critico del Milano Social Forum e del nodo contemporaneamentee: il Forum Lilliput di Milano. Il Forum per alcuni anni riuscì a del Consumo Critico, sei piani tenere insieme le diverse componenti dell’economia in via Angera a Milano con 39 realtà non profit, Piazze Solidali solidale milanese che avevano partecipato alle mobilitazioni contro la guerra e il G8 a Genova e che in quelle esperienze si erano incontrate con i movimenti “altermondialisti”, rimanendone influenzate. Poi il Forum Consumo Critico si divise (e anch’io da Federico) su progetti più grandi delle deboli gambe che aveva a disposizione (e delle capacità interne di risolvere positivamente i conflitti).

* Tra i promotori del gruppo nazionale Res (Reti di economia solidale). Autore del libro Il popolo dell’economia solidale. Alla ricerca di un’altra economia. Bologna, Emi, 2007

Sono sempre stato impressionato dal ritrovarlo come “animatore” di più iniziative contemporanee: dalla commemorazione annuale dello studente della Bocconi Roberto Franceschi, ucciso per mano della polizia, alla copromozione del PAIS (Palazzo delle Alternative e delle Iniziative Sociali), sei piani in via Angera a Milano con 39 tra cooperative, associazioni e piccole imprese (tra cui Mag2 Finance), al progetto con l’assessore della Provincia di Milano e la Camera di Commercio sul “portale” del consumerismo, a Piazze Solidali, il tendone che periodicamente propone in varie zone di Milano prodotti, servizi, informazioni delle varie forme dell’economia etico-solidale. In tutte queste “intraprese” valorizzava la sua vocazione editoriale.

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È questo il ricordo che più mi è rimasto impresso: Federico l’animatore instancabile, Federico lo “stampatore”... |

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Argentina, i dannati del debito >62 Il credit crunch secondo Alessandro Volpi >64 Senegal: partire e ritornare per progettare >66

internazionale ASSE FINANZIARIO ANTI-CRISI IRAN VENEZUELA

SPENTI I RIFLETTORI SUL MYANMAR: RADDOPPIANO I PRIGIONIERI POLITICI

NIGERIA: ROYAL DUTCH SHELL SOTTO PROCESSO

PER MILIONI DI ETIOPI EMERGENZA ALIMENTARE

USA, UN VETERANO RIVELA: NEL ’91 ATOMICA SULL’IRAQ E NEL 2002 SULL’AFGHANISTAN

SI SFALDA LA COALIZIONE DI GOVERNO IN UCRAINA

Il Venezuela e l’Iran sarebbero pronti a dar vita ad un fondo d’investimento bi-nazionale sul modello dell’omologo venezuelano-cinese. La conferma è giunta dallo stesso Chávez nel corso del programma televisivo “Aló Presidente”, appuntamento settimanale del capo di Stato. Secondo la stampa locale, il progetto di fondo congiunto con Teheran, di cui hanno discusso in questi giorni il ministro degli Esteri venezuelano Nicolás Maduro e il suo omologo iraniano Manouchehr Mottaki, dovrebbe far parte di un più ampio programma di indipendenza finanziaria che mira a integrare Caracas con quei Paesi di tendenza più o meno antistatunitense come Bielorussia, Iran, Russia e Cina. Il fondo cino-venezuelano (6 miliardi di dollari di capitalizzazione) è già attivo, altri fondi analoghi dovrebbero nascere nel futuro prossimo. Dietro agli accordi con Teheran, però, non ci sono solo obiettivi politici. La creazione del fondo comune dovrebbe garantire liquidità e sostegno alla nazione sudamericana per la quale gli effetti della crisi potrebbero essere imminenti. Trascinato nella sua crescita dall’esplosione del prezzo del petrolio, il Venezuela deve fare i conti con il forte calo del valore del greggio che minaccia direttamente il suo fondo sovrano. Un pericolo che sembra minacciare oggi tutti i principali esportatori di oro nero (Arabia Saudita e Iran in primis).

Nel corso dell’ultimo anno il numero dei prigionieri politici birmani è pressoché raddoppiato. Lo ha riferito l’ong thailandese Assistance Association for Political Prisoners citando alcuni dati successivamente confermati dall’organizzazione statunitense US Campaign for Burma. Secondo le due associazioni i prigionieri di coscienza rinchiusi nelle carceri di Myanmar sarebbero oggi 2.123 contro i 1.192 registrati nel giugno 2007 «La drammatica crescita del numero di prigionieri politici evidenzia la sfida della giunta alle Nazioni Unite, alla comunità internazionale e al suo stesso popolo» hanno affermato le due ong in una lettera congiunta indirizzata al segretario generale Onu Ban Ki Moon e ripresa dal portale Earth Times. Al potere dal 1990, la giunta militare birmana continua a governare il Paese con il pugno di ferro. A lungo isolata dall’attenzione internazionale, la Birmania, ribattezzata Myanmar dai militari nel 2002, aveva saputo richiamare l’interesse del mondo nel settembre del 2007 quando una massiccia azione di protesta popolare aveva dato l’impressione di poter minare seriamente la stabilità del regime. Il progressivo calo dell’attenzione da parte dell’Occidente e il sostegno del governo cinese alla dittatura avevano condannato al fallimento l’azione di protesta dei dissidenti. La leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyi resta confinata agli arresti domiciliari. Di recente, forse nel tentativo di conquistare un po’ di popolarità, il regime ha promulgato un’amnistia che ha interessato ben 9 mila detenuti. Di questi soltanto dieci erano prigionieri politici.

Sequestro di persona, tortura e omicidio. C’è n’è abbastanza per far rabbrividire anche l’osservatore più insensibile e, soprattutto, per mettere in guai seri anche un potentissimo colosso multinazionale come Royal Dutch Shell. Dopo anni di battaglie legali, il 9 febbraio prossimo a New York si avvierà il processo contro la corporation petrolifera e Brian Anderson, il direttore delle sue operazioni in Nigeria. Gli imputati sono accusati di complicità nella repressione compiuta dalle autorità locali contro gli oppositori della compagnia guidati dal poeta e attivista Ken Saro-Wiwa. Accusato di omicidio, Wiwa fu giustiziato per sentenza di un tribunale militare il 10 novembre 1995 insieme ad altri otto militanti che si battevano contro le prevaricazioni di Shell. A partire dagli anni ‘90 la Nigeria è diventata per le compagnie petrolifere un’area di enorme valore strategico. Alla crescita delle attività di Shell si è affiancato lo sviluppo di un forte movimento di protesta impegnato a denunciare gli impatti devastanti delle operazioni della compagnia tanto sull’ambiente quanto sugli abitanti. In quel contesto, denuncia Earth Rights, la Shell avrebbe rifornito di armi gruppi di sorveglianza privata del tutto abusivi e pronti a reprimere nel sangue ogni manifestazione di protesta. La complicità del governo di Lagos avrebbe garantito de facto l’impunità agli esecutori materiali.

Il numero di Etiopi che necessitano di “assistenza alimentare d’emergenza” è cresciuto del 40% nel corso degli ultimi quattro mesi passando dai 4,6 milioni di giugno ai 6,4 di oggi. È l’allarme lanciato dall’ong Oxfam secondo la quale a determinare il rapido peggioramento della situazione sarebbe stato soprattutto il sempre più elevato costo delle materie prime. Di fronte al boom dei prezzi sul mercato mondiale, il governo di Addis Abeba si è trovato costretto a tagliare di un terzo le razioni di cereali destinate agli oltre 7 milioni di Etiopi che ricevono assistenza statale ogni anno. Tale provvedimento rischia di convogliare gli assistiti nel gruppo dei soggetti a rischio facendo così salire a 13,5 milioni il numero dei cittadini etiopi soggetti a denutrizione. Oxfam si è appellata alle Nazioni Unite chiedendo un intervento più massiccio rispetto a quello attuale, giudicato del tutto insufficiente. Proprio a fronte del boom delle commodities, l’Onu aveva annunciato all’inizio del 2008 una riduzione del volume complessivo degli aiuti alimentari al Terzo Mondo. A complicare la situazione ci sono poi le pessime previsioni relative ai mesi invernali. Se, come si teme, le piogge dovessero essere scarse, la riduzione dei raccolti potrebbe essere tale da determinare una carestia generalizzata in tutto il Paese e nel resto del Corno d’Africa.

Alla fine della prima guerra del Golfo gli Stati Uniti potrebbero aver sganciato un ordigno nucleare nell’Iraq sud-orientale tra la città di Bassora e il vicino confine iraniano. È la sconvolgente ipotesi avanzata dall’emittente televisiva italiana Rainews 24 che, per prima, ha raccolto le dichiarazioni del veterano dell’operazione Desert Storm, Jim Brown. Secondo l’ex militare Usa, congedato qualche tempo fa dopo essere stato degradato, le forze americane avrebbero sganciato l’ordigno da 5 chilotoni di potenza in segno di intimidazione riuscendo fino a oggi a tenere nascosto l’accaduto. I giornalisti di Rainews, guidati nell’inchiesta da Maurizio Torrealta, hanno provato a verificare le affermazioni di Brown senza poter arrivare a una dimostrazione certa ma trovando, al tempo stesso, alcune clamorose prove indiziarie a sostegno della tesi. Su tutte emerge una registrazione dell’epoca che avrebbe rilevato un’anomalia sismica nell’area incriminata, equivalente per potenza a quella generabile da un’esplosione nucleare da 5 chilotoni. I casi di tumore e malformazione genetica manifestatisi nella zona dal ’91 a oggi, inoltre, sono risultati decisamente più numerosi rispetto al passato evidenziando un incremento statistico compatibile con l’ipotesi bomba. Interpellate da Torrealta le autorità Usa hanno ovviamente smentito affermando che durante il primo conflitto del Golfo, scatenato a seguito dell’invasione irachena del Kuwait nell’agosto del ’90, sarebbero state usate solo “armi e munizioni convenzionali”. Secondo Brown, piccole testate nucleari sarebbero state utilizzate anche nel 2002 in Afghanistan quando gli Usa erano impegnati nell’offensiva contro il regime talebano.

Ucraina alle elezioni il 7 dicembre: i giorni della “rivoluzione arancione” che unirono sotto la stessa bandiera gli attuali premier e presidente dell’Ucraina Julija Tymoshenko e Viktor Yushchenko sono terminati. Lo scontro sulla proposta di legge atta a garantire maggiori poteri al premier (quello ucraino è un sistema di tipo semi-presidenziale) ha segnato la fine dell’intesa che, nel 2007 aveva consentito ai due partiti filo-occidentali “Blocco Elettorale Julija Tymoshenko” e “Nostra Ucraina” di superare il partito di maggioranza relativa dell’ex premier filorusso Victor Yanukovich. Da quei giorni del 2004 che hanno segnato il distacco da Mosca, dopo l’annullamento della sospetta vittoria elettorale di Yanukovich sotto la spinta delle proteste, sono passati quattro anni difficili per le due anime della rivolta. La lotta per la leadership della maggioranza ha prodotto scontri fratricidi all’interno della coalizione con inevitabili ricadute elettorali soprattutto sul partito di Yuschenko, che ha visto la sua popolarità ridursi. Nello stesso periodo i rapporti con Mosca sono peggiorati sensibilmente: la compagnia russa Gazprom ha aumentato esponenzialmente le tariffe del gas all’Ucraina esercitando implicite pressioni sull’UE e sui sostenitori della strategia di allargamento a Est dell’Unione. L’Ucraina resta il principale canale di passaggio del gas russo in Europa.

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CLEMENTE BERNAD / CONTRASTO

| internazionale | crisi e indebitamento |

Argentina, i dannati del debito

| internazionale | FILM

Jorge Lanata Deuda (Debito) Argentina, 2004

Marco Bechis Garage Olimpo Produzione Italia, Argentina, 1999 File davanti al Microcentro, il cuore finanziario di Buenos Aires.

Argentina, 2002

Maledetta deuda! Il piano annunciato all’inizio di settembre non è bastato però a convincere JP Morgan, la gigantesca banca d’affari americana con l’hobby della misurazione del rischio dei Paesi più indebitati. Gli analisti della società hanno alzato l’indice di rischio di Buenos Aires fino a quota 810 punti, il livello più alto dal 2005, eccitando quasi subito gli animi più pessimisti. Il famigerato ex ministro dell’economia Domingo Cavallo ha prefigurato scenari apocalittici per il suo Paese e per tutte le nazioni debitrici del Subcontinente. E così il dibattito si è ufficialmente aperto. ‹‹È una visione un po’ pessimista – spiega Alejandro Bianchi, giornalista economico del quotidiano bonaerense Crítica de la Argentina - . Tutto il mondo sta male ed è ovvio che i Paesi emergenti sono soggetti a maggiori difficoltà ma il rischio di un tracollo argentino non è imminente. I dati macroeconomici sono buoni e le banche sono in salute. È vero, l’inflazione è un po’ alta ma il sistema la può sopportare››. Il sospetto che l’ex apparato politico e finanziario caduto in disgrazia veda nella strategia dell’allarmismo una ghiotta opportunità di rilancio personale è indubbiamente forte ma questo non significa che la maledizione del debito sia stata definitivamente sconfitta. E per capirlo bisogna ritornare alle radici storiche del deficit.

La truffa... LIBRI

Naomi Klein Shock Economy L’ascesa del capitalismo dei disastri Rizzoli, 2007

La crisi del credito sarà più pesante per le economie indebitate. L’Argentina si affaccia al 2009 con molte preoccupazioni e nessuna nuova soluzione. che si abbatte nelle strade. Se in Argentina pronunci la parola fracaso la memoria dell’ascoltatore ripiomba dritta al dicembre 2001. Un brutto ricordo, certo, ma pur sempre solo un ricordo, specialmente dodi Matteo Cavallito po anni di ripresa. Eppure, ultimamente, qualcosa sembra essere cambiato e per il debito argentino sono risuonati nuovi campanelli d’allarme. Colpa della crisi del credito, ovviamente, ma anche di un processo di sviluppo smaccatamente perverso le cui radici sembrano decisamente più profonde.

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ANCHE IN DEFAULT, FUGA DI CAPITALE E RABBIA

Credit crunch: allarme debitori Ad agosto la crisi mondiale del credito ha compiuto il suo primo anno di vita ma se il 2007-2008 era stato già di per | 62 | valori |

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sé un annus horribilis l’incombente 2009 sembra già un incubo. Secondo la società californiana Institutional Risk Analytics, i fallimenti bancari del prossimo anno bruceranno assets per 800 miliardi di dollari. I tassi interbancari restano alti e, di fronte alla crescente inflazione mondiale, il costo del denaro presso le banche centrali è destinato ad adeguarsi al rialzo. A scarseggiare sempre di più, in altre parole, sarà la liquidità circolante. Ed è proprio qui che i debiti dei Paesi emergenti fanno il loro ingresso nel club dei fattori della crisi. La carenza di capitali pubblici e privati renderà infatti più arduo l’accesso al credito per le economie più “sbilanciate” generando un circolo vizioso fatto di tassi elevati, crescite accelerate del deficit e aumento del rischio-default. Per l’Argentina, che a giugno ha dichiarato un disa-

vanzo da 128 miliardi di dollari, le previsioni apocalittiche non si sono fatte attendere. Di fronte alle pressioni internazionali, il governo di Cristina Kirchner ha accelerato i tempi annunciando a settembre la decisione di attingere alle proprie riserve valutarie per estinguere il debito con il cosiddetto Club di Parigi, l’associazione dei principali creditori privati di Buenos Aires. È il famoso compromesso definito “concambio”: i creditori accettano di sostituire i titoli in loro possesso, dichiarati in default dall’Argentina, con nuovi titoli di Stato a scadenza 2033, concordando una perdita del 65% contro il 100% associato per definizione alla bancarotta. L’operazione riguarda 19 miliardi di dollari di debito e sarebbe stata approvata da tre super-creditori come Deutsche Bank, Citigroup e Barclays, che compensano da soli 10 miliardi di dollari di obbligazioni.

Il debito argentino è un fenomeno relativamente recente. All’inizio degli anni ‘70 la nazione è esposta all’estero per appena 7 miliardi di dollari. La svolta si materializza nella seconda metà del decennio quando i militari prendono il potere con un colpo di Stato. Spinti dagli interessi dei Paesi produttori di petrolio, che dopo lo shock del ‘73 vedono le loro entrate schizzare alle stelle, e dagli Stati Uniti, che all’epoca esercitano un controllo totale sul FMI e la Banca Mondiale, i governanti argentini lanciano un programma di indebitamento selvaggio che porta il disavanzo a toccare i 57 miliardi nel 1989. Il peggio, però, deve ancora arrivare. Il presidente Carlos Menem promuove la politica della convertibilità peso-dollaro che stabilisce un cambio fisso 1 a 1. Per finanziare il debito l’Argentina emette nuovi titoli che vanno così a ingigantire il buco di bilancio mentre la svalutazione delle monete regionali sfavorisce l’export della nazione danneggiando irreparabilmente la bilancia commerciale, fino al default del 2001. Mentre il sorriso a trentadue denti di Menem ribadisce agli argentini che tutto va bene, un uomo solo (in tutti i sensi) di nome Alejandro Olmos, trascina in tribunale l’ex ministro dell’economia José Alfredo Martínez de Hoz con l’accusa di aver implementato una politica di indebitamento occulta e illegittima per fare gli interessi esclusivi della junta e dei grandi investitori stranieri. Il 13 luglio del 2000, dopo 18 anni di battaglia, la giustizia argentina dà ragione a Olmos che però |

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CRONISTORIA INIZIO ANNI ‘70 Il debito estero argentino vale circa 7 miliardi di dollari.

1976 (24 MARZO) Golpe militare. Inizia la politica d’indebitamento con la dottrina Martínez de Hoz. 1991 Stabilita la parità con il dollaro. Nuove emissioni per finanziare il deficit secondo le linee guida del cosiddetto Plan Brady (marzo 1989). Debito a 57 miliardi. 2001 (23 DICEMBRE) L’Argentina dichiara default. Debito a 130 miliardi.

2002 (1 GENNAIO) Il presidente Fernando De la Rúa abolisce la convertibilità con il dollaro. 2005 (APRILE) Primo concambio cui aderisce il 76% dei creditori. I tagli alle rendite variano dal 45% al 75%. Il Venezuela inizia ad acquistare obbligazioni argentine: spenderà 5 miliardi di dollari in tre anni.

2006 (GENNAIO) L’Argentina cancella il debito con il FMI. Sono stati necessari 9,5 miliardi di dollari. 2008 (AGOSTO) Caracas acquista nuove obbligazioni argentine per 1 mld ma ad un tasso d’interesse del 15%. 2008 (2 SETTEMBRE) Proposto il nuovo concambio per regolare i conti con 19 miliardi di dollari in bond.

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non può godersi il meritato trionfo. L’uomo che da solo aveva sfidato le menzogne di oltre due decenni è morto da qualche mese lasciando in eredità alla nuova generazione di politici un imbarazzo grande come il debito “fraudolento” del suo Paese.

...e il silenzio ‹‹Quello argentino è un debito corrotto, contratto senza controllo per finanziare progetti mai realizzati – sostiene Alejandro Bianchi - Olmos aveva ragione ma oggi i politici non vogliono compromettersi con lui. È un

argomento che non vogliono affrontare››. Un tema tabù per chi ha scelto di non promuovere una nuova era dei rapporti finanziari preferendo scegliere la strada più comoda del compromesso “concambista” alimentando così la spirale debitoria. Sulla scena irrompono

ora i fondi sovrani, gli unici attori, forse, dotati della liquidità necessaria per finanziare la deuda. Ad agosto, il Venezuela ha acquistato un miliardo di dollari di obbligazioni argentine ad un tasso del 15%. Per pagare Caracas potrebbero servire in futuro nuovi prestiti…

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IIlusioni, crisi e paradossi del credito “folle” Dai favolosi anni ‘70 ai fondi sovrani. Il triste destino dei debitori, nell’opinione di Alessandro Volpi docente di storia contemporanea e geografia politica presso la Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Pisa. A CRISI DEL CREDITO MINACCIA LA LIQUIDITÀ GLOBALE e con essa il futuro delle nazioni più indebitate per le quali l’accesso al credito diventa progressivamente più difficile. Ne abbiamo parlato con Alessandro Volpi, docente di Storia contemporadi Matteo Cavallito nea e Geografia politica economica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa e autore di pubblicazioni come La fine della globalizzazione?, Mappamondo Postglobale e Senza Misura. I limiti del lessico globale.

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La crisi del credito e la mancanza di liquidità sembrano pronte a colpire i Paesi più indebitati. C’è il rischio di un contraccolpo? Sì, penso ci sia un rischio reale. È evidente che se la liquidità è scarsa occorrono condizioni molto allettanti per far muovere i capitali. In altre parole è necessario che i Paesi indebitati alzino i loro tassi di interesse facendo così aumentare il loro debito. Ma a rendere più difficile la circolazione di liquidità c’è anche un altro dato.

trolifero del ‘73 si produce una forte crescita dell’inflazione ma i tassi di interesse restano bassi. A quel punto indebitarsi diventa conveniente e molti Paesi, a cominciare dall’America Latina, iniziano a contrarre sempre più prestiti. Con il secondo shock petrolifero che si verifica all’inizio degli anni ‘80 durante la presidenza Reagan, la Fed cambia politica: i tassi vengono alzati e i debiti pregressi diventano insostenibili. A quel punto entrano in scena le grandi istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che, a partire dal 1982, danno vita ai piani di aggiustamento strutturale che mirano a incrementare l’export e a contrarre la spesa pubblica. Si arriva così agli anni 2000 ed è lì che inizia una fase nuova.

Cosa accade esattamente? La Cina irrompe sul mercato insieme a nuovi Paesi emergenti come l’India e il Sudafrica. Il conseguente aumento della domanda fa aumentare di valore alcuni prodotti a partire dalle materie prime. Questo favorisce l’export dei Paesi produttori, che commerciano in dollari, e l’ingresso in questi ultimi di valuta pregiata con la qualche saldare il proprio debito. È il caso di nazioni come Venezuela o Bolivia Ovvero? che grazie alla crescita delle esportazioni aggiustano i propri conti. Il sistema bancario privato non sembra reagire alle politiche delle banPoi però accade l’imprevisto. Nell’agosto 2007 scoppia la bolla subche centrali che mantengono bassi i tassi di interesse. Il denaro costa prime e il mercato Usa va in crisi. Il dollaro perde valopoco ma, nonostante questo, i tassi interbancari restano re cedendo il 30-40% sulle principali valute del mondo, alti. C’è un dato impressionante: di recente i miliardi deLIBRI comprese quelle sudamericane. E così viene a crearsi una positati presso la Banca Centrale Europea dalle banche priAlessandro Volpi situazione paradossale in cui proprio quei Paesi che avevate sono passati nel giro di poche ore da 44 a 100. QueSenza Misura. I limiti del lessico globale vano aggiustato la bilancia commerciale finiscono per sto significa che le banche si accontentano di una rendita BFS Edizioni, 2008 perdere una parte dei benefici. minima ma sicura. Nel frattempo c’è anche il rischio che le banche centrali si trovino costrette prima o poi ad aumentare i tassi di interesse, a cominciare dagli Stati Uniti. La scelta della strategia dell’indebitamento non è solo un fenomeno sudamericano. C’è anche il caso dell’Italia. Dove ci si prepara a un intervento da almeno Nel 1992 il debito pubblico italiano era pari al 120% del 700 miliardi di dollari… Pil. Questa massa enorme di debito si forma a partire daAlessandro Volpi La fine della gli anni ‘80 quando il rapporto era pienamente nella norEsatto, il piano Paulson sarà finanziato dai contribuenti globalizzazione? ma attestandosi tra il 60 e il 70%. All’epoca la spesa soma una parte di esso finirà nel debito pubblico che doBFS Edizioni, 2005 ciale era finanziata con titoli di Stato a interesse calmievrà così essere finanziato. E questo, ovviamente, farà aurato, con una rendita del 3-4%. Quando la concorrenza mentare la concorrenza a livello globale e con essa le difinternazionale aumenta, sia perché gli Usa alzano i tassi ficoltà dei Paesi più indebitati. sia perché la circolazione dei capitali inizia a essere liberalizzata, l’Italia aumenta le percentuali al 10, 12 o addiNon tutti sanno che la corsa all’indebitamento rittura 14%. Ed è a quel punto che il debito esplode. è un fatto relativamente recente. Basta tornaAlessandro Volpi Mappamondo re indietro di 30 o 40 anni. Postglobale Sì, ed è importante sottolineare le diverse fasi che hanAccennava prima alle ristrutturazioni dei debiti. Queste, si Terre di Mezzo, 2007 no caratterizzato il fenomeno. Con il primo shock pesa, possono favorire i grandi investitori stranieri. Sembra | 64 | valori |

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che per loro investire nel debito di un Paese emerCosa accadrà ora ai Paesi più indebitati? Saranno socgente sia sempre un buon affare, è d’accordo? corsi dai fondi sovrani? È vero fino a un certo punto. Molto dipende dalle conIo credo che nel prossimo futuro assisteremo alla scomdizioni imposte dagli organismi internazionali. Ci soparsa delle banche d’investimento in quanto tali. Mi no Paesi e gruppi privati che hanno investito e hanno aspetto un’ondata di fusioni che lascerà in piedi non più perso molto ma è anche vero che ci sono stati casi in di 5 o 6 grandi banche, penso a Citigroup ad esempio, cui le cose sono andate diversamente. È il cosiddetto che gestiranno da sole l’intero mercato. Questo farà ve“meccanismo swap”. Il Paese che non riesce a pagare il nir meno un potenziale concorrente. suo debito privatizza le imprese statali che gestiscono Alessandro Volpi le risorse e converte i titoli dei creditori in azioni di Citigroup di cui è azionista il fondo di Dubai… queste società. È il caso dell’Argentina all’epoca del Plan Brady. Infatti. Quello dell’ingresso dei fondi sovrani nelle banche è un fenomeno evidentissimo ma è proprio con i Paesi emergenti che i fondi hanno i rapporti più stretti. In quei Paesi ci sono imprese Già, il Plan Brady. All’epoca si scoprì che lo Stato argentidelle nazioni che gestiscono i fondi e che hanno bisogno delle rino non deteneva nemmeno un registro complessivo del desorse dei Paesi emergenti. bito. Dovettero andare dai singoli creditori a chiedere notiNon bisogna dimenticare che il fondo è l’espressione di un apzie sull’ammontare dei debiti… parato pubblico ed è lì che si evidenzia il vero fenomeno di questi Sì, ci sono state molte critiche in questo senso di fronte a tanti detempi: il passaggio da una dimensione per così dire mercatista ad biti nazionali per i quali era difficile stabilire l’origine. È successo in una nuova dimensione pubblica. Argentina ma anche in alcuni Paesi africani.

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Con il patrocinio di: Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro ONLUS - Segretariato Permanente WEEA - World Environmental Education Association, Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, UNDP - United Nation Development Programme, FSC Italia - Forest Stewardship Council, AzzeroCO2.


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Partire e ritornare per progettare un futuro sostenibile

Migrare è la speranza dei giovani e delle loro famiglie, che investono sui progetti migratori tutti i loro beni. Ma i migranti possono diventare soggetti attivi di sviluppo di iniziative generatrici di reddito e lavoro nel proprio Paese.

A sinistra, il mulino del GIE, a Kissal. Sopra, le donne del GIE (la forma giuridica delle locali cooperative), con la motopompa a Fass Diahe.

IENVENUE DANS LE PAIS DE LA TERANGA! Ti accoglie così il Senegal all’aeroporto di Dakar – un aeroporto non molto grande, che di primo acchito pare poco frequentato. Solo i viaggiatori in partenza e la coda degli appena arrivati, tutti egualdi Paola Tessitori mente soli, senza nessuno da salutae Youssouph Kande re. Parenti e amici sono fuori, tenuti a distanza per paura di partenze “non desiderate”: quelle dei clandestini, rispetto alle destinazioni. Si accalcano fuori, insieme all’articolato mondo che si muove attorNella foto sotto, no all’aeroporto: l’impressione che se ne ricava è davvela cooperativa ro quella di un luogo simbolo, nel quale il Paese della teNdombo produce latte cagliato. ranga (una splendida parola che mescola insieme accoUn progetto avviato glienza, sacralità dell’ospitalità ed amicizia) si presenta dall’Asecaw nel Nord del Senegal. in tutta la sua forza e in tutte le sue contraddizioni – prima fra tutte, inevitabile, quella legata alle migrazioni.

Aumenta il prezzo dei cereali, aumenta la povertà

B

MICOL CARMIGNANI

Povertà, ma anche stabilità politica e sociale Indipendente dal dominio francese a partire dal 1960, la Repubblica del Senegal conta 10.284.929 abitanti (dato 2002), un quarto dei quali residente nella regione di Dakar e in particolare nella capitale, la città di Dakar, che supera oggi il milione di abitanti e sta vivendo un pro-

Dal 2006 il Friuli ha varato un modello di co-progettazione innovativo, che ha coinvolto immigrati e istituzioni. Mobilitando, attraverso le donne, interi villaggi del Senegal | 66 | valori |

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cesso di allargamento repentino e non regolato. Il Senegal è un paese povero: istruzione, salute, acqua, cibo sono i problemi fondamentali che non riescono a trovare ancora una soluzione stabile e diffusa. A tutt’oggi, la percentuale di popolazione priva di accesso all’acqua è del 25%; il tasso di analfabetizzazione è del 60,7%, con un’analfabetizzazione femminile pari al 57,3% del totale: soprattutto per chi vive nelle aree rurali (ovvero circa il 61,4% della popolazione) l’istruzione continua ad essere un diritto di fatto negato. Le scuole sono poche e costose in rapporto ai bassi redditi personali. Gli insegnanti, scarsamente e saltuariamente pagati, spesso non sono nelle condizioni ideali per insegnare, assillati anche loro dal problema della sopravvivenza. Migliore è la situazione nelle città, ma anche qui la differenza di possibilità e di qualità formativa risiede nelle capacità economiche delle singole famiglie.

Migrazione dalle zone rurali verso la città e l’Europa Lo sviluppo delle città è il prodotto sia della crescita della popolazione sia delle politiche economiche iniziate in epoca recente che, imponendo monocolture su vasta scala (l’arachide, tipico prodotto da esportazione), hanno costretto molte popolazioni rurali ad abbandonare i propri territori, con un esodo incentivato dai fenomeni di desertificazione, conseguenti ad uno sfruttamento del territorio privo di qualsiasi pianificazione o attenzione eco-sostenibile. Dakar straripa di persone e non è assolutamente nelle condizioni di reggere a lungo questa affluenza. Il tes-

suto urbano è sotto forte pressione, privo di strumenti, di politiche e di risorse, in grado di dare risposte a questi processi. Prima fra tutte una politica di decentramento amministrativo e produttivo, che potrebbe decongestionare la città. Non stupisce che nella classifica delle città più sporche del mondo stilata dalla rivista Popular Science (giugno 2008), Dakar risulti fra le prime dieci: Popular Science rileva come l’acqua distribuita con la rete idrica locale (di alto costo per gli utenti finali) contenga streptococchi fecali che eccedono di diciassette volte i limiti reputati «salubri» dall’OMS.

Il 2007 e il 2008 sono stati scanditi da fenomeni di protesta urbana, in particolare delle famiglie che, a causa dell’impennata dei prezzi dei cereali, si sono ritrovate incapaci a provvedere alla propria autonomia alimentare. Se si pensa che – stando alle stime FAO – la bolletta cerealicola delle nazioni povere, aumentata del 37% nel 2006/2007, è destinata a subire un ulteriore aumento del 56% nel 2007/2008, si comprende come e perché le famiglie senegalesi siano divenute più povere negli ultimi anni. È una crisi durissima, che investe la città ma anche le campagne: il mais e soprattutto il riso, costano sempre di più. Prodotto e retaggio del colonialismo, il riso come cibo prediletto è una grande contraddizione dell’Africa, presente anche in Senegal: è il cereale a maggiore richiesta di acqua nella coltivazione, introdotto in Paesi dove più scarsa è la disponibilità di acqua. L’attitudine al riso grava sulla bilancia economica del Senegal, che importa la maggior parte di questo prodotto, soprattutto dalla Cina, il Paese che si avvia a diventare il principale partner economico di molti Paesi africani, che sta aggredendo con un fiume di contante, con una politica di acquisti e di cooperazione economica.

La diaspora. Risorse, rischi… Migrare è una scelta ormai strategica per le famiglie locali. Chi ha uno o due emigrati in famiglia sa di farcela: oltre un terzo delle famiglie senegalesi ha almeno un emigrato e le rimesse costituiscono una rete di sicurezza sociale alla quale anche gli altri due terzi delle famiglie |

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DAL SENEGAL A UDINE E RITORNO: LA CO-PROGETTAZIONE DI KOLDA È SULLE CONTRADDIZIONI e sui punti di forza di questo retroterra – in particolare, l’esistenza di attività agricole o di microcredito avviate e condotte da donne, spesso appartenenti a famiglie prive di migranti (dunque a maggior rischio di difficoltà economica e sociale) - nonché dalla convinzione che i migranti possano e debbano diventare soggetti attivi di sviluppo di attività generatrici di reddito e di lavoro nel proprio Paese, che nel 2006 è stato avviato il Progetto di sviluppo integrato a Kolda. Un esperimento di co-progettazione, in un contesto sperimentale: il Tavolo migranti e cooperazione che la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha istituito nel 2005. Proposto da un coordinamento di associazioni di immigrati di Udine (UCAI), in partenariato con un’associazione senegalese (SICASED), con cinque GIE di donne e con la Regione Friuli da un lato e la Regione di Kolda dall’altro come partner istituzionali, il progetto è stato coordinato da un senegalese residente in Italia, originario della zona coinvolta. Il progetto è stato proposto dalle popolazioni locali e con loro ideato, formulato, definito e condotto. Una strada diversa dalla cooperazione tradizionale, scandita dai molti soldi e dalle molte “cattedrali nel deserto”, importate in contesti assolutamente non conosciuti e condotta con metodi del tutto avulsi dalle capacità locali. E con un’altra particolarità: un investimento-base relativamente modesto (con una media di circa 30 mila euro all’anno). Localizzato nella regione di Kolda, in Casamance, il progetto si fonda sulla promozione delle capacità delle donne, sia nelle attività agricole, sia in quelle di microcredito e di trasformazione dei prodotti agricoli (arachidi e miglio). Coinvolge oggi circa 150 donne verso le quali sono state indirizzate attività di alfabetizzazione, di formazione agricola e all’orticoltura, di formazione al commercio, alla gestione del microcredito e alla gestione amministrativa dei propri GIE (forma giuridica delle locali cooperative). Le loro attività già avviate sono state rafforzate, sia con il supporto tecnico di un agronomo-formatore sia con la dotazione di strumenti necessari ai diversi contesti: attrezzi agricoli, sementi e, soprattutto, pozzi, canalizzazioni e motopompe. Viene proposta un’agricoltura razionale, bio-sostenibile, con pochi fitofarmaci, molta attenzione al biologico, alla specificità dei terreni, dei prodotti e delle sementi, rifuggendo ogni tentazione OGM, che risulterebbe una sciagura per i produttori locali. L’agricoltura tradizionale viene gradualmente sostituita da tecniche di semina più razionali, senza andare contro il sentire della comunità e della lavoratrice coinvolta. Sono attività strategicamente importanti, che permettono alle famiglie coinvolte (perché non è solo “una questione di donne”: attraverso le donne, sono interi villaggi ad essere mobilitati e varie competenze vengono rimesse in circolazione, in un’ottica di valorizzazione dei generi) di attivare percorsi di uscita dalle attività di mera sussistenza e di ingresso in attività economicamente significative. Un’altra parte del progetto ha riguardato la sensibilizzazione dei giovani e delle famiglie alla migrazione, risolvendo la difficioltà di raccontare la migrazione attraverso gli incontri sportivi, organizzati da associazioni culturali e sportive, puntando l’attenzione soprattutto all’emigrazione irregolare ed ai rischi oggettivi che essa comporta. Il progetto è giunto ora al terzo anno di attività e si dovrebbe concludere a fine luglio 2009, ma è già diventato un modello, proposto da altre associazioni in altri contesti territoriali (sono in corso sperimentazioni in Burkina Faso, Costa d’Avorio e Ghana) e nel 2007 adottato anche dall’OIM nell’ambito del programma MIDA Ghana/Senegal. P.T. e Y.K. Per informazioni: sicased@gmail.com.

tende. Si stima che il Senegal benefici di circa 200 milioni di euro di rimesse dall’Italia (dove è presente una comunità di oltre 85mila persone) senza contare quelle che vengono fatte attraverso canali non censibili e che presumibilmente sono tre volte tanto. Risolti i bisogni fondamentali, le rimesse dei migranti diventano la voglia di una casa anche esageratamente bella, da ostentare a testimonianza del successo raggiunto; oppure la voglia di commercio, di aprire l’ennesimo negozio comune ormai in tutte le cittadine senegalesi. Anche in questo caso sono evidenti le contraddizioni: se sono minori gli investimenti delle rimesse verso altri tipi di attività produttive sia agricole, sia industriali, come fa a sopravvivere a lungo il commercio se, contemporaneamente, non aumentano le occasioni lavorative che permettono alle persone di disporre del denaro da far circolare nel commercio?

…e il suo altissimo costo umano Tuttavia migrare è la speranza dei giovani ormai sempre più disposti ad investirsi all’estero che nel Paese, malgrado le capacità e le possibilità in loco che, seppur stentate, esistono e potrebbero essere colte. Contro questo desiderio, non c’è “fortezza legale” che tenga. Non importa che l’Europa sia chiusa, sia sempre più difficile da raggiungere in un percorso legale: ciò che importa è provarci, in qualunque modo e a qualunque costo. E il costo è altissimo: sono centinaia i giovani che ogni anno muoiono nel tentativo di raggiungere l’Europa attraverso viaggi rischiosi, interminabili e sempre più costosi: se qualche anno fa il tentativo di uscita coLa sede dei corsi di alfabetizzazione stava circa 4.500 €, oggi il costo è realizzata dalle donne non meno di € 7.500. Sono le fadel Gie di Fass Diahe. miglie ad investire nel viaggio, impegnando tutti i propri averi nel tentativo di emigrazione del proprio congiunto. Tentativo che non sempre riesce: i morti nel deserto e nel mare si contano a centinaia. Morti di gruppo, che talvolta sterminano l’intero potenziale lavorativo di una famiglia, come accaduto nell’ottobre 2007 ad un gruppo di 150 migranti originari della Regione di Kolda (in Casamance) morti in un naufragio al largo delle coste marocchine: fra di loro, anche sei componenti di una famiglia che si ritrova oggi composta unicamente da donne e bambini piccoli. 7.500 € sono una cifra da capogiro se tradotta in CFA (la moneta locale, il cui cambio è 1 euro = 655 CFA) e se contestualizzata localmente: con 7.500 € si riescono, ad esempio, ad avviare progetti di potenziamento delle capacità agricole che sarebbero in grado di offrire un futuro dignitoso e garantito alle famiglie e ai giovani altrimenti coinvolti nei percorsi di emigrazione.

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APPUNTAMENTI NOVEMBRE>GENNAIO 10 – 13 novembre KUWAIT CITY (KUWAIT) 10MA CONFERENZA ARABA DELL’ENERGIA SOLARE www.ises.org 12 – 14 novembre KUNMING (CINA) 3° CONFERENZA GMSARN Organizzata dall’AIT (Asian Institute of Technology) si svolgerà in Cina la terza Conferenza del network di accademici e ricercatori delle regioni del Mekong (Greater Mekong Subregion Academic and Research Network - GMSARN). La conferenza dal titolo: “Sviluppo sostenibile – Problemi e prospettive”, si prefigge di avviare e stimolare il dibattito sulla sostenibilità nei settori dell’energia, dell’ambiente, della gestione delle risorse naturali, della pianificazione e dello sviluppo. Oltre al paese ospite saranno presenti rappresentanti delle regioni di tutta l’area del fiume Mekong, che vengono riconosciute sotto la denominazione di Greater Mekong Subregion (GMS): Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia, Burma, Yunnan. 19 – 21 novembre BUCAREST (ROMANIA) RENEXPO Fiera internazionale delle Energie Rinnovabili e delle Costruzioni energeticamente efficienti del Sudest europeo. www.renexpo-bucharest.com 17 – 19 novembre BAMAKO (MALI) GLOBAL MINISTERIAL FORUM ON RESEARCH FOR HEALTH Il Forum ministeriale per la ricerca sulla salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. www.who.int

24 – 26 novembre REPUBBLICA DOMINICANA (SANTO DOMINGO) INTERNATIONAL COUNCIL FOR OPEN AND DISTANCE EDUCATION (ICDE) Organizzata dall’ICDE la conferenza internazionale sull’istruzione a distanza accoglie esperti, ricercatori, amministratori e specialisti da tutto il mondo che presenteranno documenti e lavori di ricerca. www.icde.org 25 – 26 novembre THAILANDIA 11MA ASEAN CENTRE FOR ENERGY (ACE) Riunione del Consiglio direttivo

dell’Asean (associazione delle nazioni del Sudest asiatico) e riunione speciale di alti funzionari per l’energia www.aseansec.org

25 – 28 novembre GINEVRA (SVIZZERA) 48MA SESSIONE DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULL’EDUCAZIONE La Conferenza internazionale per l’istruzione è il forum internazionale che promuove il dialogo politico sull’istruzione tra i ministri della Pubblica Istruzione e le altre parti interessate (ricercatori, professionisti, rappresentanti di organizzazioni intergovernative e della società civile). Il tema della 48ma sessione, organizzata dall’Ufficio internazionale dell’istruzione (IBE) dell’UNESCO è “Integrazione Scolastica: la via del futuro”. www.ibe.unesco.org

1 – 12 dicembre POZNAN (POLONIA) CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI La conferenza polacca è la continuazione delle trattative internazionali che sono stati avviate nel quadro del Bali Road Map. L’incontro giunge a metà strada dopo la 13ma Conferenza Onu sul clima (COP 13) di Bali, che ha visto il lancio di negoziati per rafforzare l’azione internazionale sui cambiamenti climatici, e COP 15 che si terrà a Copenaghen nel dicembre 2009. http://unfccc.int/2860.php 3 – 5 dicembre KUALA LUMPUR (MALESIA) INTERNATIONAL PETROLEUM TECHNOLOGY CONFERENCE (IPTC) Evento multidisciplinare dal titolo “Soddisfare le esigenze energetiche di una crescente economia mondiale”. L’incontro è sponsorizzato da quattro società leader del settore l’Associazione americana dei Geologi di petrolio (AAPG), Associazione europea di Geoscientists & Engineers (EAGE), Società di esplorazione geofisici (SEG), e Società di petrolio Engineers (SPE). La compagnia Petronas sarà l’organizzazione d’accoglienza. Al tavolo tutti i big del petrolio da Chevron a Exxon a Halliburton, che siederanno intorno al tavolo per discutere di temi come: “Prezzo alto! Elevati costi in

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

gioco?” (punto esclamativo compreso nel programma). www.iptcnet.org/2008/

rinnovabili di energia largamente disponibili nel Sudest asiatico. L’incontro promosso dall’Indian Institute of Technology di Delhi (IIT) ha l’obiettivo di fare il punto sulla produzione e la ricerca sulle rinnovabili nell’area. www.iitd.ac.in

7 dicembre GHANA ELEZIONI PARLAMENTARI E PRESIDENZIALI 14 dicembre TURKMENISTAN ELEZIONI DEL CAPO DI STATO E DEL PARLAMENTO Le elezioni in Turkmenistan sono state ampiamente criticati per essere completamente fraudolente e per essere il tentativo di dare un aspetto di legalità a ciò che è in realtà una dittatura. L’unico partito legale è il Partito Democratico del Turkmenistan.

7 – 12 dicembre INDIANAPOLIS, INDIANA (USA) IEEE, ( INSTITUTE OF ELECTRIC AND ELECTRONIC ENGINEERS) Lo IEEE un’associazione che raggruppa 37 società e 320 mila membri in 150 nazioni. L’importante istituto, che ha definito più di 900 standard industriali e da solo produce il 30 per cento della letteratura ingegneristica, organizza a Indianapolis la sua 4° conferenza internazionale per presentare ai leader internazionali, agli sviluppatori e agli utenti i risultati e le applicazioni che tecnologie informatiche consentono. http://escience2008.iu.edu

18 dicembre BANGLADESH ELEZIONI GENERALI Previste inizialmente per il 21 gennaio 2007, sono state prima rinviate di un giorno (22 gennaio) e poi spostate progressivamente fino a dicembre a causa di proteste e minacce di boicottaggio.

9 – 12 dicembre QUEBEC CITY CONVENTION CENTRE (CANADA) ARTIC CHANGE 2008 Cambiamenti climatici e problemi della Regione Artica, come lo scioglimento dei ghiacci, la salute degli abitanti del Grande Nord, il diritto intercontinentale di navigazione, l’esplorazione delle risorse e l’espansione delle giurisdizioni nazionali, sono ordini del giorno che coinvolgono sempre più nazioni e verranno affrontate nelle giornate di dicembre organizzate da ArcticNet, rete di centri di eccellenza del Canada. In concomitanza con la conclusione dell’Anno Polare Internazionale e il 400mo anniversario di Quebec City, per Artic Change 2008 si aspettano 600 ricercatori, studenti e politici da tutto il mondo, per affrontare le sfide globali e le opportunità portate dai cambiamenti climatici. www.arctic-change2008.com

15 gennaio FRANCOFORTE (GERMANIA) BCE Riunione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea. www.ecb.int 19 – 20 gennaio IL CAIRO (EGITTO) UNICEF Il Consiglio Nazionale dell’Infanzia e Maternità (NCCM) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia in Egitto (UNICEF) organizzano una conferenza internazionale su “Povertà e diseguaglianze: Politiche per la giustizia sociale”. www.unicef.it 25 – 30 gennaio NIZZA (FRANCIA) ASLO AQUATIC SCIENCES MEETING 2009 “Penuria d’acqua e gestione sostenibile delle acque: le loro implicazioni per gli ecosistemi acquatici”. www.aslo.org/nice2009

11 – 13 dicembre NEW DELHI (INDIA) ENERGIE RINNOVABILI IN ASIA Biomasse, sole, vento sono tutte fonti |

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economiaefinanza

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altrevoci LA BANCA MONDIALE GARANTISCE CHI È GIÀ RICCO

QUALITÀ O QUANTITÀ? QUESTO È IL PROBLEMA

L’IMPRESA MILIARDARIA DELLA CAMORRA

LA LEZIONE DI ADRIANO OLIVETTI È ATTUALE

ROMA KO TRA FICTION E DURA REALTÀ

NELLA SCUOLA C’È LA LOTTA DI CLASSE

Susan George nella sua prefazione, parlando della Banca Mondiale e del suo rapporto con i poveri, usa metafore molto dure: «Ancora una volta gli agnelli sono stati affidati al lupo e la volpe è stata lasciata a far la guardia al pollaio. Forse tra dieci anni quando sarà troppo tardi la Banca piangerà nuove lacrime di coccodrillo, ci dirà che ha visto la luce e sta cambiando». La Banca Mondiale ha abdicato al ruolo per cui era stata creata alla fine della Seconda guerra mondiale. Doveva sconfiggere la povertà, ma della povertà non si è mai occupata se non in relazione agli interessi delle imprese private dei Paesi del nord del mondo, le vere beneficiarie dei suoi programmi. La banca ha finanziato la costruzione di dighe che producono energia elettrica per l’esportazione, ma causano l’inondazione di milioni di ettari di terra; oppure faraonici oleodotti devastanti per l’ambiente e la salute delle popolazioni locali. Per i Paesi in via di sviluppo il tutto è vincolato da "condizionalità": l’obbligo, cioè, di ridurre la spesa pubblica e privatizzare i servizi essenziali (come l’acqua, o la sanità) per accedere ai finanziamenti. La Banca Mondiale opera in maniera stabile in 109 Paesi, conta più di settemila addetti e quattromila consulenti. Il suo presidente, l’uomo che segna gli indirizzi politici e operativi, viene scelto dagli Stati Uniti.

Qualsiasi paragone quantitativo tra la più sperduta provincia cinese e una qualsiasi nazione europea non regge. I numeri della Cina ci schiacciano, ma l’analisi sulle strategie nell’economia globalizzata non devono partire dalla quantità, bensì dalla qualità, dalle eccellenze dei territori. L’esempio è sotto il naso. Il municipio di Pechino cercava un modello da imitare per le sue scuole di formazione professionale. Dove lo ha trovato, dopo averlo cercato in tutto il mondo? A Trento. La provincia autonoma ha venduto alla capitale cinese un servizio di consulenza permanente per formare generazioni di giovani tecnici industriali. La provincia italiana è piena di questi laboratori. Questi sono i punti di forza del Bel Paese che esistono e che non devono aspettare riconoscimenti e ricette dettate dalla classe politica. In attesa che questa si riformi, gli italiani possono già scegliere il proprio destino.

Le minacce allo scrittore Roberto Saviano (lo scrittore ha annunciato che lascerà l’Italia) non l’hanno fermata. E nemmeno le minacce subite direttamente durante un processo hanno potuto impedire a Rosaria Capacchione, coraggiosa giornalista del «Mattino» di Napoli, di pubblicare questo libro. Il clan dei casalesi è ormai una case history importante quando si parla di profitti criminali. La giornalista racconta come funziona il business criminale della camorra, come il giro di affari, che non è limitato alla sola Campania, abbia valicato da tempo i confini della regione dove è nato e ha proliferato. Le organizzazioni criminali hanno raggiunto un livello di governance altissimo nell’economia del riciclaggio con un profondo livello di infiltrazione nei vari gangli della società, arrivando a influenzare un bel pezzo dell’economia italiana.

Questo è un libretto (57 pagine) interessante, soprattutto in un momento dove l’economia di carta e la finanza creativa stanno affossando il sistema. Si tratta di un discorso fatto Adriano Olivetti ai suoi lavoratori alla vigilia di Natale del 1955. Olivetti affronta il tema della crisi che l’azienda aveva attraversato tre anni prima: la riorganizzazione, la sfida lanciata al mercato, gli investimenti. «Cari lavoratori... voi avete il diritto di chiedere e sapere: qual è il fine? Dove porta tutto ciò». Un messaggio carico di speranza, dove la fabbrica è il luogo di formazione della ricchezza materiale e al tempo stesso comunità di persone unite da una comune missione. «La duplice lotta nel campo materiale e nella sfera spirituale - per questa fabbrica che amiamo - è l’impegno più alto e la ragione stessa della mia vita». Nel libro è presente un’analisi semiotica del discorso di Olivetti.

Il sottotitolo dice più del titolo. È una regola. “Roma K.O.” è, come dice appunto il sottotitolo, un “Romanzo d’amore, droga e lotta di classe”. Il Corviale, leviatano edilizio lungo un chilometro, subisce all’improvviso gravi danni strutturali. Il sindaco V. decide di trasferire i suoi seimila abitanti in una tendopoli allestita negli studios di Cinecittà, proprio a ridosso di un grande centro commerciale. La rabbia degli sfollati e l’irrefrenabile desiderio di possedere merci fanno scattare un meccanismo fuori dagli argini della razionalità, destinato a cambiare persino gli equilibri meteorologici della città eterna. Il romanzo si svolge in cinque adrenalinici giorni, con la continua irruzione della voce del Duka che, attraverso iperboliche testimonianze, narra trent’anni di inedita storia underground, fino allo scontro frontale, a tutta velocità, tra fiction e realtà.

Un libro che è stato subito tradotto in film da Laurent Cantet. Una scelta azzeccata visto che “La classe” ha vinto quest’anno la Palma d’Oro al festival di Cannes. Questo romanzo francese, molto simile a una sceneggiatura, pone al centro della sua storia una scuola delle banlieue al tempo di Internet, del rap e della crisi genitoriale. Una situazione di contesto non facile per chi ha scelto di fare il professore. Il libro ha un ritmo incalzante, frenetico come spesso è il tempo scandito durante le lezioni. Dialoghi comici e bizzari che misurano la distanza tra l’immobilità del sapere scolastico e l’allegra fluidità dell’immaginario studentesco. Non ci sono però giudizi perché dove c’è incompatibilità è difficile anche schierarsi con l’uno o con l’altro. Nell’era della disgregazione del processo produttivo è nella scuola che si gioca l’unica vera lotta di “classe”.

CARLO DE BENEDETTI FEDERICO RAMPINI CENTOMILA PUNTURE DI SPILLO

Bur, 2008

A CURA DEL GRUPPO LOCCIONI UN DISCORSO DI ADRIANO OLIVETTI AI DIPENDENTI

DUKA E MARCO PHILOPAT ROMA K.O.

LUCA MANES ANTONIO TRICARICO LA BANCA DEI RICCHI

Terre di Mezzo, 2008

Mondadori, 2008

ROSARIA CAPACCHIONE L’ORO DELLA CAMORRA

BÉGAUDEAU FRANÇOIS LA CLASSE

ANNO 8 N.64| NOVEMBRE 2008

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QUANDO IL CALCIO PENSAVA AL MONDO UN GIALLO PRENDE IL VIA AL TOUR DE FRANCE

Il calcio ai tempi della contestazione degli Anni Settanta era molto meglio di quello di adesso. Paolo Sollier è stato un calciatore La dedica finale a Giovanni Raboni la dice lunga dai piedi buoni, ma sulla scuola a cui si ispira Gianni Mura. Questo è ricordato da tutti per il suo inviato speciale (prima per la “Gazzetta dello anticonformismo e la sua Sport” e dopo per “la Repubblica”) al Tour passione politica. Rimane de France racconta da sempre la grande boucle famosa una foto che lo ritrae con piglio letterario. Ne ha rivelato i risvolti con la maglia del Perugia sportivi e culinari, con la passione dei suiveurs e il pugno chiuso alzato e l’attenzione del narratore navigato, ovvero al cielo. Lui che si definiva di chi sa pesare le parole. «calciatore per caso», era Questa volta però la corsa della maglia gialla di quelli che fecero l’impresa si macchia di rosso sangue. Un assassino, con il Perugia dei miracoli, un cronista sportivo (guarda caso di nome allenato da un allora Gianni), una serie di omicidi, un commissario sconosciuto Ilario Castagner. dal nome metafisico (Magrite) che indaga Sollier segnò nella stagione sulla vicenda. Il cronista finisce nell’occhio della promozione in serie A del ciclone, una vittima viene trovata dietro sette gol, senza rigori. la porta della sua camera d’albergo, ma ci pensa Una star nella città umbra, l’assassino a metterlo al riparo dall’accusa ma un giocatore scomodo perché gli omicidi aumentano. Il cronista per la sua visione politica. e il commissario, pur navigando dentro una In questo dialogo con Paolo vicenda torbida, raccontano il Tour de France La Bua, un Sollier un po’ meno con una passione che prende il lettore dall’inizio capellone, fa rimpiangere alla fine. quegli anni e segna con i suoi Questo giallo, in tutti sensi, mescola realtà ricordi una distanza siderale e finzione con grande inventiva. Una miscela tra il calcio miliardario equilibrata che non scade mai nell’improbabile. e industriale di oggi e il football di un tempo, GIANNI MURA dove non si facevano balletti GIALLO SU GIALLO dopo i gol, ma si ragionava Feltrinelli, 2007 di massimi sistemi.

Einaudi, 2008

Agenzia x, 2008

PAOLO SOLLIER PAOLO LA BUA SPOGLIATOIO

Cultura d’impresa, 2008

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narrativa

Kaos Edizioni, 2008

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ANNO 8 N.64

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NOVEMBRE 2008

| valori | 71 |


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fotografia

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FOTOGRAFIA AL RITMO DI SPARTITO MUSICALE Dalla musica alla fotografia. Il salto, non definitivo, è stato compiuto dal compositore inglese, Michael Nyman, autore di celebri colonne sonore dei film di Peter Greenaway e Jane Campion, come “L’ultima tempesta” e “Lezioni di piano”. Una serie di fotografie che ritraggono momenti prima e dopo un concerto in diverse parti del mondo. Gli scatti vengono modificati e impaginati secondo differenti ritmi visivi e musicali. Il volume, lungo e affusolato come un tasto di pianoforte (le pagine del libro sono lunghe 38 centimetri), è parte in un cofanetto che contiene anche un cd con 40 minuti di musica mai registrata prima, un tasto di pianoforte vero, numerato e martelletto. Un diario musicale, un art book dalla grafica originale che rendono quest’opera un oggetto di design, da collezione. MICHAEL NYMAN SUBLIME

Volumina, 2008

STORIA DI FRANCESCA UNA CAMPAGNA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE Isabel Lima è nata a Belo Horizonte, in Brasile, ma da molti anni vive e lavora con successo in Italia. Il suo impegno artistico ha sempre coinciso con un forte impegno civile: fotografare per far pensare, per innescare dibattiti, per dare un senso di giustizia a un mondo che spesso lo smarrisce. Tra i suoi progetti più interessanti c’è quello dedicato alle donne che hanno subito violenza in famiglia, un viaggio nella mostruosità del mondo degli affetti. In particolare Isabel Lima racconta la storia di Francesca. Una vicenda realmente accaduta in Italia due anni fa a Macerata. La donna si era appena separata, ma il marito non accettava di vivere lontano da lei. E così l’ha picchiata fino a ridurla in fin di vita, l’ha messa in un sacco della spazzatura e infine buttata in un cassonetto dei rifiuti. I lamenti della donna hanno attirato dei passanti che l’hanno salvata da morte certa. Questa terribile storia è diventata un progetto fotografico e una campagna di sensibilizzazione, come spiega la stessa Isabel Lima: «La violenza sulle donne in famiglia è molto diffusa. Le denunce per aggressioni, stupri, molestie e maltrattamenti sono oltre quattromila in un anno. Tra queste, 112 donne sono rimaste uccise. Il numero reale è agghiacciante oltre un milione di donne hanno subito maltrattamenti. Come si fa a non parlare?».

SARAH MOON E IL FUTURO PROSSIMO PASSATO

IL TERZO OCCHIO PER FOTOGRAFARE

WIKIA GREEN IL SAPERE ECOLOGICO IN RETE

«Un libro, che mi piacerebbe fosse fatto come un film, con un inizio e una fine, della sequenze più che dei capitoli, delle ellissi e dei flaskback…». Per Sarah Moon questo è il progetto fotografico che la porterà fino al futuro. La celebre fotografa raccoglie in questo imponente progetto (sono cinque volumi) foto celebri e scatti inediti: 486 pagine, 200 fotografie a colori e in bianco e nero. L’artista, di origine inglese, apre i cassetti della sua memoria rievocando la raffinatezza di uno sguardo sul mondo a volte struggente e fantasioso a volte realista e crudo. Foto rese celebri dalla moda, mondo dove è cresciuta, e foto dimenticate e coperte dalla polvere del tempo. «Di colpo, mi torna in mente una frase che all’età di 15 anni ripetevo come un ritornello: “Il tempo corre alle mie spalle e io grido al ladro”».

I maestri zen sostengono che meditare è vedere le cose così come sono. La macchina fotografica può penetrare più a fondo nell’apparenza delle cose, fino a diventare un vero occhio meditativo. È naturale, dunque, che chi s’incammina sulla strada della meditazione possa ricorrere al linguaggio della fotografia, così come consiglia il monaco zen Thich Nhat Hanh quando dice: «I meditanti sanno da sempre di dover usare i loro occhi e il linguaggio del tempo a cui appartengono per esprimere la propria profonda comprensione». L’occhio è, dunque, il centro dell’uomo. Parte da qui Diego Mormorio per riflettere sul rapporto possibile e stimolante tra la pratica della meditazione e l’esercizio del fotografare. Questo volume non è solo uno sguardo sull’arte della meditazione e le sue implicazioni filosofiche, ma suggerisce anche pratiche e tecniche utili per vivere la fotografia come esercizio mentale e spirituale.

I comportamenti ecosostenibili oggi hanno un alleato in più: si chiama Wikia green. Il meccanismo è quello tipico dell’enciclopedia (wikipedia), soltanto che la new entry è specializzata in temi ambientali. Lo scopo, quindi, è creare una community che spieghi i temi e la terminologia legati all’ecologia e raccolga quelle già presenti in rete, che sono tante ma non sempre accessibili a tutti. I navigatori a loro volta potranno arricchirle e modificarle come avviene nella nota enciclopedia virtuale. L’idea di questo nuovo strumento è venuta a Jimmi Wales, già fondatore di Wikipedia, durante una conversazione con il premio Nobel Al Gore. Su Wikia green si possono condividere le proprie conoscenze in tema ambientale rendendole comprensibili anche ai non esperti, cosa che non sempre avviene sui blog che si occupano di ecologia.

SARAH MOON 12345

Contrasto, 2008

DIEGO MORMORIO MEDITAZIONE E FOTOGRAFIA

green.wikia.com

LA SFIDA DI GOOGLE AL COLOSSO DI BILL GATES Chrome, il browser progettato da Google e scaricabile gratuitamente, per il momento non ha sfondato il gradimento dei navigatori. Messo in Rete all’inizio di settembre, dopo la curiosità dei primi giorni, l’entusiasmo nei suoi confronti si è raffreddato. E così gli internauti sono ritornati a Explorer e Firefox. La sfida di Google era rivolta naturalmente al nuovo browser di Microsoft, Internet Explorer 8, rilasciato da poco in versione beta. La sfida lanciata non era facile da vincere anche per un colosso come Google, perché il browser di Bill Gates puo’ contare sul 73,8% di preferenze tra i navigatori. Ma anche dietro il colosso Explorer la concorrenza è serrata, perché Firefox, nato dal defunto Netscape, puo’ contare sul 18,4%, mentre Safari, browser di casa Apple, dopo il restyling puo’ contare su un dignitoso 6%, fino ad Opera che raccoglie l’1% delle preferenze. C’è da dire che Google non ha insistito troppo sul nuovo prodotto, la campagna pubblicitaria, dopo il debutto e l’interesse dei media, è stata blanda. Una strategia? È probabile, perché Explorer è egemone e quindi è probabile che Big G punti proprio sul tempo, dove prevale la scoperta del browser e il passaparola tra i navigatori.

www.google.com/chrome

multimedia

COME UN UOMO SULLA TERRA

CHI HA UCCISO L’AUTO ELETTRICA

Dal 2003 Italia ed Europa chiedono alla Libia di fermare i migranti africani. Ma cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e donne? E perché tutti fingono di non saperlo? Dagmawi Ymer è uno studente di legge ad Addis Abeba. Nell’inverno del 2005 fugge dalla repressione politica in atto in Etiopia. Da quel momento inizia la sua personale odissea: prima la violenza dei contrabbandieri, poi gli abusi e le torture della polizia libica, che opera arresti indiscriminati e disumane deportazioni. Una volta a Roma, Dag frequenta la scuola di Asinitas Onlus, centro di educazione e cura dei migranti. Lì impara due lingue: l’italiano e quella del video-documentario, quanto basta per raccogliere le testimonianze di altri sopravvissuti del viaggio attraverso la Libia e abbattere il muro di omertà su quanto accade nel Paese africano.

Il documentario scandalo “Chi ha ucciso l’auto elettrica?” diretto da Chris Paine arriverà in Italia a novembre. Il dvd indaga sulle motivazioni che spinsero la General Motors a ritirare dal mercato l’auto a impatto ambientale zero. La GM EV1 uscì di produzione nonostante i buoni test di vendita, è stata ritirata dal mercato e mandata dallo sfasciacarrozze. Il regista, che pare avesse una EV1, confiscatagli, svela le trame che stavano dietro quella scelta. Il dvd inaugura una nuova collana ecologica firmata Sony Pictures Home Entertainment. “Guarda il film, riguarda l’ambiente” è lo slogan dell’iniziativa che porterà sugli scaffali una dozzina di film Sony stampati su dvd realizzati con materiale riciclato e, sopratutto, riciclabile, sia per la copertina che per il disco ottico. Fanno parte della collana “Eco Cinema” titoli come Big Fish, Casino Royale, Easy Rider, Erin Brockovich, Gandhi, Ghostbusters e Vertical Limit.

ANDREA SEGRE, DAGMAWI YMER RICCARDO BIADENE COME UN UOMO SULLA TERRA

Asinitas Onlus e Zalab, 2008

Contrasto, 2008

www.Isabelima.it

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ANNO 8 N.64| NOVEMBRE 2008

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CHRIS PAINE CHI HA UCCISO L’AUTO ELETTRICA

Sony Picture, 2008

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ANNO 8 N.64

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NOVEMBRE 2008

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terrafutura

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STOP ALLO SPRECO DI CIBO DAL CASSONETTO AL DESIGN GRAZIE ALLA BOTTEGA 2.0

Sono troppi gli sprechi di cibo nel tragitto dal produttore al consumatore. Solo in Inghilterra si perdono 15 miliardi di euro di cibo. Spesso ciò accade perché l’etichetta che indica il tempo per consumare il cibo ci dice che è scaduto, anche se è ancora mangiabile. La presenza di una scadenza, infatti, non sempre e non per tutti i cibi, significa che a quella data il prodotto sia effettivamente scaduto. L’università di Manchester per evitare questo spreco e la conseguente produzione di CO2 ha messo a punto dei sensori che sono in grado di rilevare presenze e tracce di un deterioramento del prodotto (ad esempio le muffe) e quindi di escluderlo o meno dalla tavola. Il principio è quello del riconoscimento di queste sostanze mediante onde radio. I sensori si applicano come i codici a barre, le informazioni vengono lette da un apparecchio che dà energia agli stessi dispositivi. I sensori saranno sul mercato nel 2009.

«Oggi conviene concentrarsi, più che sugli oggetti e sui progetti, sui processi e sulle relazioni rispetto alle quali i progetti divengono delle conseguenze. Il metaprogetto REsign prefigura una sorta di rivoluzione copernicana per la quale il processo progettuale, da strumento al servizio della produzione, diventa mezzo per l’instaurarsi di relazioni sensate: il senso di un oggetto non sarà quello di essere più o meno bello ma nella capacità che avrà di porsi come “creatore” di relazioni dense e ad alto contenuto identitario. In quest’ottica, Noi ci proponiamo di adottare un approccio sostenibile alla progettazione sia da un punto di vista relazionale/sociale che ambientale». Così i designer Andrea Magnani, Pier Carlo Masotti e Giovanni Del Vecchio presentano il progetto REsign, atelier che riutilizza oggetti scartati dal processo produttivo, convertendoli in prodotti con nuova destinazione. Il modello utilizzato è quello della bottega 2.0 che lega in un network funzionale realtà molto diverse tra loro: media, associazioni, istituti di formazione, attori economici, professionisti, mondo del riciclo e del riuso, ovvero soggetti che possiedono competenze differenti e che provengono da contesti diversi.

CARBURANTE ECOLOGICO DALLA CANNA COMUNE

BELLUNO ECOSISTEMA URBANO IDEALE

RISCHI DI CONTROLLO GLOBALE CON IMP

Il biocarburante è alla seconda generazione. Il nuovo bioetanolo utilizza infatti l’Arundo Donax ovvero la canna comune. Quelli di prima generazione si basano sulla fermentazione dell’amido e dello zucchero, quelli di seconda utilizzano parti non commestibili che contengono però cellulosa. La prima conseguenza riguarda, dunque, il rincaro dei prezzi delle materie da cui si ricava il bioetanolo, cioè mais e zucchero. La canna comune cresce un po’ dappertutto anche in zone marginali e non è concorrente di mais e grano e garantisce guadagni interessanti per i coltivatori. Infine, la Ue stabilisce che chi vende carburanti deve aumentare progressivamente la quota di biocarburanti. Entro 12 anni dovrà raggiungere il 10 per cento del totale. In Italia l’obbligo viene assolto con il biodiesel, facile da produrre, ma ancora troppo caro a causa del prezzo degli oli vegetali.

Per il secondo anno consecutivo è Belluno la città più ecosostenibile d’Italia. Lo ha decretato la 15esima edizione di “Ecosistema Urbano”, indagine annuale di Legambiente e Sole 24 Ore sulla qualità ambientale dei 103 capoluoghi di provincia. Belluno non primeggia in quasi nessuno dei parametri indicatori, ha però buone performance in tutti i settori, senz’altro superiori alla media. I parametri considerati sono la qualità dell’aria, il sistema di raccolta differenziata della spazzatura, la quantità di rifiuti prodotta, i consumi dell’acqua, l’efficienza della rete di trasporti pubblici e la dotazione di spazio per le bici e delle aree pedonali. Seconda classificata è Siena, seguita da Trento, Verbania, Parma e Bolzano. Maglia nera invece per Frosinone, che occupa la coda insieme a Ragusa, Catania e Benevento. Decimo posto per Venezia, mentre Firenze si assesta al 15esimo posto e Bologna al 18esimo. Milano quest’anno migliora e si piazza al 49esimo posto, mentre Roma precipita al 70esimo.

Controllo globale in arrivo in Inghilterra con il programma di sorveglianza chiamato Interception Modernisation Programme. Il progetto, il cui costo è stimato in dodici miliardi di sterline, prevede un controllo totale delle comunicazioni telefoniche, dei messaggi mail e degli accessi alla Rete per il Regno Unito. Tutte le comunicazioni saranno mappate e controllate e ogni singola parola inserita in un database che ne permetterà tracciabilità e collegamento agli interlocutori. Impressionante la mole di dati che verrà analizzata. Ogni anno in Inghilterra vengono scambiati quasi sessanta miliardi di sms e sono attive oltre diciotto milioni di connessioni internet. Tra le proteste dei comitati per i diritti civili e la privacy la fase di studio del progetto è già stata finanziata con un miliardo di sterline. Il prossimo dicembre verranno presentati i risultati e sarà chiaro se il progetto IMP riceverò i finanziamenti per diventare operativo. Le informazioni saranno a disposizione del servizio di comunicazioni governativo, dei servizi di intelligence militare e delle forze dell’ordine.

www.zeroemission.eu www.resign.it

www.manchester.ac.uk

www.legambiente.eu

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ANNO 8 N.64

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NOVEMBRE 2008

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CACCIA AI FONDI PER LA CUCCAGNA A MILANO Ripensare lo sviluppo urbano attraverso semplici gesti di appropriazione e condivisione dello spazio pubblico. Esterni è un collettivo milanese che dal 1995 sviluppa progetti culturali legati allo sviluppo urbano con una particolare caratterizzazione su cinema, design, arte e musica. Tra le loro iniziative ve ne sono alcune abbastanza note come il “Milano Film Festival” o “Design Pubblico”, un evento che accompagna non ufficialmente ormai da alcuni anni il Salone del Mobile. “Cascina Cuccagna” è una cascina del ’700 nella centralissima zona di Porta Romana, abbandonata ormai da una ventina di anni e progressivamente trasformata in una discarica a cielo aperto. Il progetto presentato da Esterni, aperto alla collaborazione di singoli e di associazioni, prevede la graduale trasformazione della cascina in un luogo che ospiti attività che “funzionino come moltiplicatore di relazioni, di cultura e di solidarietà tra i cittadini”, fornendo spazi attrezzati fruibili per dare vita “ad un luogo che organizzi socialità, produca servizi e metta in comunicazione culture, ragioni, volontà e progetti”. La caccia ai tre milioni di euro necessari per la realizzazione è aperta. Positivi per ora i primi riscontri nel mondo dell’associazionismo e alcuni appuntamenti pubblici aperti ai cittadini del quartiere che hanno potuto valutare una anteprima della possibile trasformazione urbanistica e sociale del luogo.

future

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EOLO PER ORA È DESIGN

DINOSAURI EMOTIVI NEL PROSSIMO FUTURO

Eolo, prototipo di automobile ecologica con innovativo motore ad aria compressa, tarda ormai ad affacciarsi sul mercato. Dopo le polemiche per la forzata chiusura del progetto italiano, rimasto in attesa dei componenti del segretissimo motore, la casa madre francese si affaccia periodicamente sul mercato con l’annuncio di futuri modelli dal design sempre più innovativo. L’ultimo “nato” (o più correttamente, l’ultimo prototipo in attesa di verifica e industrializzazione) si chiama AIRPod, ha tre posti e promette di riunire in una scocca di design il meglio delle ricerche nel settore della sostenibilità dei trasporti. Cinquanta centesimi di euro il consumo stimato per 100 chilometri e una velocità massima di 70Km/ora possono essere un ottimo incentivo per investire sul progetto anche se i tempi di rilascio dei primi modelli su strada slittano ancora e questa volta la data fatidica è stata fissata nel 2010. Per seguire l’evoluzione l’unica strada al momento è seguire il sito della casa madre (www.mdi.lu)

Dave Hampton è una vecchia conoscenza nel mondo della robotica e dell’interazione consumer. Il suo Furby, nell’ormai lontano 1998, aveva goduto di una enorme popolarità (quaranta milioni di animaletti robotici distribuiti nel mondo) causa del veto posto negli Usa dalla NSA, la National Security Agency statunitense, che temeva le “capacità di apprendimento” del primo robot domestico in grado di interagire con adulti e bambini. Non stupisce quindi che dal suo nuovo progetto, il dinosauro “emotivo” Pleo, sia nato rapidamente un filone che sta per contagiare musei e scuole. Per l’inaugurazione nel 2010 di “Pianeta Inquieto” a Dubai, primo parco tematico dedicato ad animali estinti in grado di interagire emotivamente con il pubblico, sono in realizzazione oltre un centinaio di prototipi animati e sensibili di animali preistorici a grandezza naturale, in grado di rispondere agli stimoli dei visitatori. Quindici anni dopo i carnivori velociraptor abbandonati sull’isola di Jurassik Park, mansueti robot dallo sguardo dolce si preparano all’incontro con gli umani.

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ANNO 8 N.64

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In questo numero: Simone Weil e gli obblighi verso l’essere umano Da Milano a Castelvolturno: cosa succede in Italia? Oggi in Argentina Le elezioni in Angola La Cina dopo le Olimpiadi La scuola e la Gelmini Lettera a Roberto Saviano Incontro con Marco Bechis La Divina Commedia di Romeo Castellucci

Redazione via degli Scialoia 3 00196 Roma - tel. 0636002516 www.lostraniero.net lo.straniero@contrasto.it

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VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO

ATTIVITÀ

BORSA

CORSO DELL’AZIONE 15.10.2008

Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways

Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari

Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania

4,24 € 29,53 € 3,51 $ 123,56 $ 5,11 $ 75,33 € 164,10 CHF 30,49 € 123,50 £ 36,08 € 82,50 NOK 19,18 € 44,74 € 16,39 € 3,04 € 19,92 € 24,50 € 34,75 $ 20,85 $ 2,80 €

€ = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Financial. Sono presi in considerazione i prezzi di chiusura “aggiustati” per eventuali dividendi e split. Nota: Le imprese presenti nel Valori Solar Energy Index non sono necessariamente in linea con i criteri socio-ambientali utilizzati da Etica Sgr. La rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.

Un nuovo indice solare di Mauro Meggiolaro UNTIAMO TUTTO SUL SOLE. A partire da questo numero di Valori abbiamo pen25,05% sato di creare un indice azionario che comprenda solo imprese del solare. L’abbiamo chiamato Valori Solar Energy e ora, per due anni, seguiremo i suoi rendimenti confrontandoli con il mercato. Siamo andati alla ricerca di titoli già noti agli operatori del settore, come Solarworld o Q-Cells, integrando il portafoglio con società meno conosciute. In totale sono venti imprese, che coprono tutte le fasi di produzione di un pannello solare. Dal silicio policristallino alle linee Centrotherm Photovoltaic www.centrotherm-pv.de Sede Blaubeuren (Baden-Württemberg) produttive, dalle cellule fotovoltaiche agli inverBorsa FSE – Francoforte sul Meno ter, fino alla costruzione di centrali solari “chiavi Attività Centrotherm Photovoltaics è un’impresa tedesca specializzata nella creazione di linee in mano”. Come sempre si tratta di un gioco, che di produzione complete per la costruzione di celle solari cristalline e moduli fotovoltaici a film vi invitiamo a seguire ogni settimana. Abbiamo sottile. È stata fondata nel 2005, ma la società da cui ha origine, Centrotherm Elektrische Anlagen, è attiva nel solare già dal 1979. investito virtualmente mille euro in ogni impreRicavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2006 sa dell’indice. Mese dopo mese vi diremo come 2007 166,21 13,61 178 sta andando l’investimento e vi presenteremo un’impresa in particolare. La prima che mettia108,54 mo in vetrina è la tedesca Centrotherm Photovol7,15 taics, che sviluppa tecnologie per la produzione 64 di celle solari e silicio. Da inizio anno ha perso più del 60% del proprio valore in borsa. Forse è proprio il momento giusto per comprare.

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UN’IMPRESA AL MESE

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in collaborazione con www.eticasgr.it |

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Orti urbani

Polli e pomodori sul tetto di casa di Massimiliano Pontillo

OME RIMARRESTE ALLA VISTA DI UN CONTADINO CON LA ZAPPA IN MANO Sul terrazzo di un edificio? L’orto urbano

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e il cibo local non sono più una moda per pochi ma col tempo potranno essere una risposta concreta ai rincari. Philip Schilds, per esempio, è un agricoltore urbano e ogni mattina va sul tetto della sua casa di Londra a controllare i suoi otto alveari. Con tre raccolti riesce a produrre 225 chilogrammi di miele l’anno. Potrà sembrare bizzarro ma l’ecosistema cittadino piace alle api perché alcune piante di città tendono a fiorire per periodi più lunghi rispetto a quelle di campagna, e con maggiore varietà. Non stiamo di fronte a un caso isolato. Orti e allevamenti sugli spazi inutilizzati delle città, i tetti di case e grattacieli stanno diventando una moda (ecologica) in molti Paesi europei, ma soprattutto negli Usa. Dove le stesse strade di Brooklyn o dell’East Side che 100 anni fa profumavano di basilico e pomodori, coltivati sui balconi degli immigrati italiani, oggi ospitano decine di orti. Dal balcone di un albergo di Manhattan, al 28° piano del grattacielo di fronte, si vedono scorrazzare persino maiali e polli. D’altra parte la popolazione mondiale cresce ogni anno di circa 80 milioni di persone; e, secondo le stime dell’Onu, nel 2050 gli abitanti del Pianeta saranno 9,2 miliardi, di cui l’80% in aree urbane. Nel maggio 2007 la popolazione che vive nelle città ha superato per la prima volta quella che abita in campagna. Un professore di scienze ambientali e microbiologia della Columbia University, Dickson Despommier, è convinto che il futuro dell’agricoltura si trovi nella “vertical farms”, ovvero in coltivazioni sviluppate verticalmente in gigantesche bio-torri Lo “sky farming” non è più autosufficienti. Sta disegnando un grattacielo a New York dove solo una moda per pochi. ogni piano si potranno coltivare ortaggi e frutta, ma anche Al 28° piano di un grattacielo aallevare polli e bestiame: 150 di queste torri basterebbero di Manhattan scorrazzano a sfamare i suoi 8 milioni di abitanti! In base al progetto, i maiali. E in Canada nasce l’umidità che le piante emanano nell’aria viene assorbita la Toronto Sky Farm da un impianto che produce 200 milioni di litri d’acqua all’anno. Le eliche a vento poste sulle torri forniscono energia senza emettere Co2. Un habitat completamente autosufficiente, a impatto zero. In Canada un’altra costruzione, la Toronto Sky Farm, promette di rivoluzionare il modo di coltivare. Il grattacielo sorgerà su una superficie di 1,32 ettari nel centro della città e sarà in grado di produrre l’equivalente di ciò che si ricava da un terreno tradizionale di 500 ettari, e di sfamare 35 mila residenti all’anno. In tutto il mondo progetti di questo tipo si stanno moltiplicando. In Colombia, Thailandia e Russia, tetti e balconi ospitano frutta e ortaggi. L’Enviromental program dell’Onu stima che se a Pechino il 70% dei tetti venisse ricoperto di vegetazione, i livelli di anidride carbonica si ridurrebbero dell’80%. Ma oggi sono i Paesi scandinavi, la Germania, la Svizzera e l’Austria all’avanguardia, dove le sovvenzioni locali coprono anche il 50% dei costi. Con vantaggi molteplici: la vegetazione dei tetti assorbe l’acqua, evitando che straripi e causi inondazioni; oltre a proteggere il tetto contro le intemperie del clima. In Italia lo sky farming non esiste ancora. Ma si sta diffondendo una nuova visione dell’architettura urbana, dove la vegetazione si confonde con gli edifici. Sono in fase di progettazione, a Milano, due torri che saranno rivestite da circa 700 alberi. Serviranno a ridurre le temperature e a risparmiare energia, aiutando a combattere lo smog grazie alle foglie che assorbiranno le polveri sottili.

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ANNO 8 N.64

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NOVEMBRE 2008

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