Mensile Valori n.73 2009

Page 1

Anno 9 numero 73. Ottobre 2009. € 4,00

valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

Inserto speciale > Efficienza energetica

Fotoreportage > Cambiamenti climatici

Dossier > Le difficili trattative a Copenhagen e le enormi potenzialità delle rinnovabili

L’era del dopo Kyoto Finanza > Da intoccabile a imputato, il microcredito finisce sotto accusa Economia solidale > La Commissione europea boccia il Pil. Appuntamento al 2012 Internazionale > Aspettando le elezioni, la Costa d’Avorio è un Paese in bilico Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.


| editoriale |

Risorse “divorate”

Economia miope di Lester Brown (estratto da “Plan B 4.0”)

ECONOMIA MONDIALE HA MOLTE CARATTERISTICHE DELLO “SCHEMA

PONZI”: si alimentano i rendimenti con nuovi versamenti. Tutto si regge sull’illusione che sia possibile garantire un ritorno in futuro. Ci si affida al fatto che sia possibile ricostruire il capitale di base, sfruttandolo nell’immediato in modo vorace, perché gli utili prodotti saranno tali da permettere di trovare nuovi capitali in grado di pagare i primi. Lo schema Ponzi, prima o poi, però collassa e ci si ritrova con un pugno di mosche, come è accaduto con la truffa da 65 miliardi di dollari dei fondi di Bernard Madoff’s. Anche se il funzionamento dell’economia globale all’apparenza non ha nulla a che fare con uno schema Ponzi, le analogie inquietanti in questi ultimi anni si sono moltiplicate. Sino al 1950 l’economia mondiale consumava i sistemi naturali che la tengono in piedi, in misura contenuta. Poi ha cominciato a correre, arrivando a moltiplicarsi otto volte. In uno studio, pubblicato dall’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti nel 2002, un team di scienziati guidati da Mathis Wackernagel ha concluso che l’umanità ha superato la capacità rigenerativa della Terra intorno al 1980. A metà 2009 quasi tutti i bacini idrografici mondiali erano sovrautilizzati. Consumiamo più acqua per irrigare di quanta ce ne sia nei bacini naturali, secondo un perfetto schema Ponzi. Oltre 400 milioni di persone si alimentano grazie al sovrautilizzo delle acque: siamo in presenza di una vera e propria bolla che prima o poi esploderà. La stessa situazione dei ghiacciai: con l’inizio dello scioglimento delle nevi perenni abbiamo maggiori risorse idriche nei fiumi e nei laghi. Ma si tratta di un illusione di breve periodo. Ecco un secondo schema Ponzi. E se guardiamo agli allevamenti o alla pesca troviamo altri schemi Ponzi. Dobbiamo sgonfiare noi la bolla prima che esploda. Dobbiamo usare tutti gli strumenti a disposizione, a cominciare dalle tasse. Un mercato al quale è permesso di ignorare i costi indiretti è irrazionale, dissipatore di risorse e autodistruttivo. A questo che si riferiva Nicholas Stern, quando ha descritto la mancata introduzione del costo dei cambiamenti climatici nei prezzi dei carburanti di origine fossile come “il più grande fallimento del mercato della storia del mondo”. Il primo passo per creare un mercato “onesto” consiste nel calcolare i costi indiretti. Il miglior esempio per un modello del genere è lo studio del governo degli Stati Uniti sul costo sociale del fumo di sigaretta, realizzato dal Center for Disease Control and Prevention (CDC). Nel 2006 il CDC ha calcolato che il costo sociale del fumo - considerando il costo degli interventi sanitari necessari per il trattamento delle patologie correlate e la perdita di produttività dei lavoratori che si ammalano - è pari a 10,47 dollari per pacchetto di sigarette. Questo calcolo fornisce una base razionale per alzare le tasse sulle sigarette. A Chicago, oggi, i fumatori pagano 3,66 dollari di tasse locali e federali per ogni pacchetto acquistato, e New York non è lontana da questa cifra. A livello dei singoli Stati, il New Jersey ha alzato l’imposta sul fumo a 2,58 dollari e prevede una prossima tassazione più alta. Poiché ogni 10% di aumento dei prezzi, in genere, riduce il consumo di sigarette del 4%, i benefici indotti dall’incremento della tassazione sono sostanziali. Nel novembre del 1998, l’industria del tabacco americana accettò di rimborsare ai governi degli Stati Uniti 251 miliardi di dollari per i costi sanitari sostenuti per il trattamento di patologie collegate al fumo, quasi 1.000 dollari per ogni cittadino statunitense. Questo storico accordo ha in effetti rappresentato un’imposta retroattiva sulle sigarette fumate nel passato, allo scopo di coprirne i costi indiretti. Per pagare questa somma enorme, le compagnie alzarono il prezzo delle sigarette, portandolo più vicino al costo reale e scoraggiando ulteriormente il fumo.

L’

IL LIBRO PIANO 4.0. MOBILITARSI PER SALVARE LA CIVILTÀ Negli Stati Uniti l’ultimo libro di Lester Brown è uscito a settembre, in Italia sarà pubblicato nella primavera del 2010 da Edizioni Ambiente. Noto ambientalista ed economista statinutense, fondatore del Worldwatch Institute e presidente del Earth Policy Institute, Lester Brown ha fatto scalpore con il suo libro “Piano B 3.0”. “Piano B 4.0” (di cui pubblichiamo un’estratto) vuole esserne un’evoluzione. www.edizioniambiente.it

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 3 |


valori ottobre 2009 mensile

www.valori.it

anno 9 numero 73 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore

Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci

Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava

CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

| sommario |

L’attenzione ai cambiamenti climatici è finalmente realtà. Ma i danni attuali e i gravi rischi per il futuro della Terra hanno radici profonde. Venticinque anni fa, ad esempio, le suggestive coste della Namibia erano già devastate da rifiuti industriali riversati in mare senza alcun controllo.

Namibia, 1984

globalvision

7

fotoreportage. Cambiamenti climatici

8

consiglio di amministrazione

Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza

dossier. L’era del dopo Kyoto

direzione generale

Il “rovente” clima di Copenhagen Global warming, chi paga il conto? Bruciare carbone non riduce la CO2 Green building o green washing? La risposta soffia nel vento Il riso dorato che non luccica

Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it) collegio dei sindaci

Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone direttore editoriale

Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org) direttore responsabile

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it) caporedattore

Elisabetta Tramonto (tramonto@valori.it) redazione (redazione@valori.it)

Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Baranes, Andrea Barolini, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Corrado Fontana, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi progetto grafico e impaginazione

Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@gmail.com) fotografie

Chris Steele-Perkins (Magnum Photos), Henrik Glette, Espen Rasmussen (Msf), Nasir Ali Mamun, Tandavakrishna Tunga, archivio Fondazione Cariplo stampa

Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento) abbonamento annuale ˜ 10 numeri Euro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 45,00 ˜ enti pubblici, aziende Euro 60,00 ˜ sostenitore abbonamento biennale ˜ 20 numeri Euro 65,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 85,00 ˜ enti pubblici, aziende come abbonarsi I carta

di credito sul sito www.valori.it sezione come abbonarsi Causale: abbonamento/Rinnovo Valori I bonifico bancario c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato I bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri.

Carta Respecta di Burgo Distribuzione, con fibre riciclate e fibre certificate FSC. Il Forest Stewardship Council (FSC) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali. Publistampa Arti grafiche è certificata FSC Chain of Custody CQ-COC-000016.

16 18 20 20 22 24 26

finanzaetica

28 30 32 34 36

Da intoccabile a imputato. Microcredito sotto accusa Grameen allo specchio Come è sexy il social business Investimenti responsabili: luci e ombre della ribalta

speciale efficienza energetica finanzaislamica

39

economiasolidale La svolta arriva dall’Europa. La Commissione europea boccia il Pil Anche l’Istat potrebbe misurare il benessere Ripartire dal basso per una nuova politica Socialdemocrazia e crisi economica: destini incrociati? La lunga strada verso l’impresa sociale Acquisti verdi: un aiuto per ambiente e casse pubbliche

40 42 43 46 48 50 53

lavanderia

55

internazionale Costa d’Avorio: un Paese in bilico Speranze e paure della fabbrica di cioccolato Tbc e Hiv insieme: una silenziosa condanna

56 58 60 62

altrevoci

66

indiceverde

73

utopieconcrete

74

LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ

Società Cooperativa Editoriale Etica

Sisifo italia srl

Via Copernico 1, 20125 Milano tel. 02.67199099 fax 02.67491691 e-mail redazione@valori.it ˜ amministrazione@valori.it info@valori.it ˜abbonamenti@valori.it

Via Don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa tel. 0424.505218 fax 0424.508136 e-mail adv@sisifo.eu www.sisifo.eu


| globalvision |

José Saramago incontra i suoi lettori in occasione dell’uscita del libro Venerdì 9 ottobre, ore 21.00 Circolo dei Lettori via Bogino 9, Torino Intervengono Luca Rastello e Gabriele Vacis

ENTINAIA DI MILIARDI DI DOLLARI IMMESSI NEL SISTEMA FINANZIARIO, tassi di interesse praticamente azzerati dalle banche centrali oltre a politiche economiche espansive di incredibili dimensioni hanno evitato (o almeno così sembra!) il rischio di una grave e prolungata depressione per l’economia mondiale. Già qualcuno propone di rinominare la crisi ancora in corso come il “grande salvataggio”. Ma ad oggi purtroppo la crisi “morde” ancora. Anche ammesso di essere completamente fuori da ogni turbolenza finanziaria siamo solo all’inizio di una possibile, e non certa, fuoriuscita dalla crisi economica. E, soprattutto, siamo nel pieno dell’emergenza sociale, come dimostrano i preoccupanti dati provenienti dal fronte occupazionale. Sono oltre 15 milioni nei Paesi dell’euro coloro che non hanno un posto di lavoro. La disoccupazione arriva così al 9,5% (dati luglio 2009); era del 7,5% solo dodici mesi fa. Per il 2010 la doppia cifra sarà ampiamente superata correndo verso livelli ineguagliati dal 1945. Ma questi dati non contraddicono di per sé i primi segnali di ripresa. Innanzitutto, come ci ricordano gli economisti, l’occupazione è un lagging indicator (un indicatore ritardato). Ciò significa che il trend occupazionale segue l’andamento del Pil con un certo ritardo temporale, generalmente stimato attorno ai sei mesi. Ne deriva che solo ora l’occupazione segue le dinamiche del reddito di sei mesi fa, quando si era nel pieno della recessione. La recessione sarà veramente Ma, soprattutto, non bisogna dimenticare che ad oggi finita solo quando l’economia il Pil europeo “è sotto” di 6 punti percentuali rispetto sarà trainata dai consumi delle al dato di inizio 2008. Spesso non si distingue tra livelli famiglie e dagli investimenti (della produzione) e tassi di crescita. Non si recuperano delle imprese. Ma occorre abbandonare il vecchio modello in poco tempo 6 punti di Pil con tassi di crescita prossimi allo zero. Purtroppo il dato occupazionale è lì ogni volta a ricordarcelo. Abbiamo dunque di fronte a noi un periodo di grande “sofferenza sociale”, con un ulteriore aumento di disoccupazione e precarietà (almeno fino alla seconda metà del 2010). Ed è questo stesso disagio sociale che, in termini cinicamente economici, possiamo definire “mancanza di domanda”, che può minare le fondamenta di una ripresa attualmente in gran parte frutto degli enormi stimoli fiscali e monetari di cui si diceva all’inizio. La crisi sarà veramente finita solo quando la ripresa diverrà “autosufficiente” vale a dire sarà trainata dalle decisioni di spesa delle famiglie (consumi) e delle imprese (investimenti). Nel frattempo bisogna rafforzare ulteriormente gli ammortizzatori sociali e iniziare a fare veramente sul serio per quanto riguarda gli investimenti pubblici a favore della tutela ambientale. Solo allora si potrà cominciare a parlare di exit strategy cioè ad affrontare i contraccolpi monetari (inflazione) e fiscali (deficit pubblici) che le politiche economiche “di salvataggio” ci lasceranno in eredità. Ma sapendo che l’unica vera exit strategy di lungo periodo che ci serve è l’abbandono del modello economico neoliberista che, per sua natura, non può che procedere lungo una via di crescita disegualitaria, instabile e ambientalmente insostenibile. Da questo punto di vista il primo passo fondamentale riguarda una seria e profonda riforma dei mercati finanziari. Speriamo che almeno in questo ambito l’attuale crisi non sia avvenuta invano.

C

Sabato 10 ottobre, ore 18.30 Sala Storica del Teatro Sociale G. Busca piazza Vittorio Veneto, Alba (Cn) Presentazione nell’ambito del festival Collisioni Interviene Antonio Scurati Letture di Fabrizio Pagella Lunedì 12 ottobre, ore 21.00 Teatro Franco Parenti via Pier Lombardo 14, Milano Intervengono Marco Belpoliti e Marco Travaglio

Bollati Boringhieri editore

Autosufficienza cercasi di Alberto Berrini

Sabato 10 ottobre, ore 12.00 Università degli Studi di Torino Facoltà di Scienze Politiche sala lauree via Verdi 25, Torino «I libri contro il potere» conversando con José Saramago

Mercoledì 14 ottobre, ore 21.00 Teatro Quirino Vittorio Gassman via delle Vergini 7, Roma Interviene Giacomo Marramao Altre personalità interverranno nel corso della serata

Piena crisi

«Varianti», pp. 176, € 15,00

corso Vittorio Emanuele II, 86 - 10121 Torino telefono 011 5591711 fax 011 543024 www.bollatiboringhieri.it e-mail: info@bollatiboringhieri.it

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 7 |


CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

| fotoreportage |

> Cambiamenti climatici foto di Chris Steele-Perkins / Magnum Photos

L’associazione dei medici per l’ambiente ha denunciato l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana e, in vista di Copenhagen, ha chiesto ai leader mondiali di avviare una revisione dei modelli economici. I climatologi sono sempre più in ansia. Ma, intanto, la crisi economica fa fare un passo indietro all’effetto serra nella classifica delle preoccupazioni dei cittadini europei.

G

| 8 | valori |

li scienziati sono preoccupati per le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute umana. L’Associazione Medici per l’Ambiente, che fa parte dell’International Society Doctors for Environment (Isde) ha preparato un appello invitando i medici, i ricercatori e gli scienziati italiani a sottoscriverlo per inoltrarlo poi ai governi mondiali (climaesalute@libero.it). L’appello non chiede solo di “limitare i cambiamenti climatici dovuti alle emissioni carboniche di origine antropica”, ma afferma che “per promuovere la salute, la giustizia sociale e la sopravvivenza delle generazioni attuali e future, dei poveri e dei ricchi, a livello locale e mondiale” bisogna “avviare una profonda revisione dei modelli economici dominanti”. Non sappiamo se l’invito dei medici sarà accolto in sede negoziale a Copenhagen, perché revisionare a fondo i modelli economici dominanti vuol dire chiedere a chi ha finora danneggiato il Pianeta di farsi da parte. E questo non sembra in discussione, anche perché alcune recenti esperienze dimostrano che la grande occasione di riconvertire l’industria per arrivare a produzioni più rispettose delle risorse naturali, non fa altro che riconsegnare il Pianeta a quelli che l’hanno già precedentemente danneggiato. Come nel caso della sostituzione dei gas refrigeranti responsabili del buco nell’ozono con altri prodotti meno nocivi, che non ha messo nell’angolo i produttori precedenti, ma ha riconfermato il vantaggio del leader mondiale: era DuPont quando si trattava di Cfc, è DuPont anche per i refrigeranti sostitutivi. Qualche sospetto che si voglia gattopardescamente “cambiare tutto per non cambiare niente” gli europei lo covano: nell’ultima indagine dell’Eurobarometro sulla “percezione del cambiamento climatico”, pubblicata lo scorso luglio. In cima alle preoccupazione degli abitanti del Vecchio Continente c’è la disoccupazione, la crescita economica che rallenta, l’inflazione e la diminuzione del potere d’acquisto. Interrogato all’inizio del 2009 a tale riguardo, il 50% degli europei continua a pensare che il cambiamento climatico rappresenti un’importante sfida del nostro tempo. Ma un anno fa era il 62%. Questa riduzione va di pari passo con il sensibilissimo aumento registrato nell’attenzione alla recessione dell’economia mondiale, che si riscontra nel 52% degli intervistati rispetto al precedente 24%. Un anno fa, il cambiamento climatico era un problema considerato “gravissimo” da 3 europei su 4 (75%). A considerarlo tale oggi non è più del 67%. Per contro, la consapevolezza del profitto economico che si può trarre dalla lotta contro il cambiamento climatico è in aumento: è registrata dal 62% degli intervistati di oggi contro il 56% di un anno fa. Insomma non sono i tempi che stanno cambiando, come cantava Bob Dylan, ma il tempo. ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

L’AUTORE Chris Steele-Perkins. Nato in Birmania nel 1947, vive e lavora a Londra. Figlio di un militare britannico e di una donna birmana, arriva in Inghilterra con il padre all’età di due anni. Si diploma in psicologia con il massimo dei voti all’università di Newcastle upon Tyne, dove studia tra il 1967 e il 1970. Nel 1971 è di ritorno a Londra e comincia a lavorare come fotografo indipendente specializzato nel teatro. Il suo primo progetto risale al 1973: diverse organizzazioni umanitarie lo incaricano di realizzare un reportage sulla situazione in Bangladesh. I suoi scatti sono spesso dedicati alla povertà urbana e alle minoranze. Nel 1975 si unisce al collettivo Exit, un gruppo di documentaristi che si dedicano allo studio dei problemi sociali nelle città britanniche. Una parte di quel lavoro è pubblicato sette anni più tardi con il titolo “Survival Programs”. Nel 1976 collabora con l’agenzia fotografica parigina Viva. Nel 1979 entra nella prestigiosa agenzia Magnum di cui diventa presidente tra il 1997 e il 1999. Da quel momento lavora essenzialmente nei Paesi in via di sviluppo, seguendo molti conflitti in Medio Oriente, Africa e America centrale. I suoi reportage riscontrano un grande successo di pubblico e ottengono diversi premi, tra cui il prestigioso Premio Oskar Barnack nel 1988 e, l’anno seguente, la Medaglia d’Oro Robert Capa.

Struzzi del Garda, un ironico tributo a quei senatori italiani che, in una mozione approvata ad aprile, hanno negato l’esistenza dei cambiamenti climatici.

Brescia, 2003

> Cambiamenti climatici

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 9 |


CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

| fotoreportage |

Nella foto grande: una pittoresca radura con vista sul sacro monte Fuji nella regione giapponese di Yamanashi. Sopra, dall’alto: un campo di cavoli e un appezzamento coltivato a tè, sempre in Giappone. Nei giorni scorsi, il nuovo premier nipponico Yukio Hatoyama ha annunciato un piano di riduzione delle emissioni nocive, ancora più ambizioso di quello del presidente Usa Barack Obama.

Giappone, 2000 / 2001

> Cambiamenti climatici

| 10 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 11 |


CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

| fotoreportage | Nella foto grande: una pala eolica nella contea inglese di Craighead. Il governo di Sua Maestà ha da un paio d’anni avviato un piano per costruire parchi eolici off shore da 25 Gigawatt entro il 2020. L’energia prodotta sarà in grado di fornire elettricità a tutte le case del Regno Unito. Sotto, dall’alto: una pompa di petrolio in Bahrain e un’azienda produttrice di pannelli solari a Guangzhou, in Giappone.

Gran Bretagna, 2004 / Bahrain, 2004 / Giappone, 2006

> Cambiamenti climatici

| 12 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 13 |


CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

| fotoreportage |

Nella foto grande: un’altra immagine con il monte Fuji sullo sfondo. Il panorama in questo caso è violentato dalla presenza in primo piano di una delle numerose fabbriche cartarie della zona, che sfruttano l’acqua, particolarmente pura, proveniente dalle falde montane. Sopra, dall’alto: un saldatore all’opera in una fabbrica di Guangzhou e un’immagine dell’Alfa Acciai di Brescia: l’Arpa locale ha rilevato emissioni di diossine otto volte superiori a quelle consentite.

Giappone, 1998 / Giappone, 2006 / Brescia, 2003

> Cambiamenti climatici

| 14 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 15 |


dossier

Il “rovente” clima di Copenhagen >18 Chi paga il conto?” >20 Bruciare carbone non riduce la C02 >20 Green building o green washing? >22 Il supermarket dell’aria calda >23 La risposta soffia nel vento >24 Il riso dorato che non luccica >26 I rifugiati ambientali >27 CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

a cura di Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Andrea Danese, Roberto Ferrigno, Emanuele Isonio, Jason Nardi

La deforestazione sarà uno degli argomenti più controversi in discussione a dicembre nella Cop 15, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite.

Giappone, 1998

Dopo Kyoto

Progettiamo il nostro futuro A Copenhagen non si tratterà solo di decidere quanti gas serra può emettere ogni Paese. Ma anche quali sono i rapporti di forza tra Sud e Nord e quale tipo di economia promuovere | 16 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 17 |


| dossier | dopo Kyoto |

| dossier | dopo Kyoto |

Il “rovente” clima di Copenhagen

La Cina in transizione GIORNATE DI AZIONE PER LA GIUSTIZIA CLIMATICA ANCHE IL MOVIMENTO ALTERMONDIALISTA si sta preparando alla conferenza di Copenhagen con una serie di mobilitazioni e giornate di azione globale. Qualcuno parla di una riedizione della “Battaglia di Seattle” 10 anni dopo. Durante il World social forum di Belem del gennaio scorso molte delle organizzazioni e reti, che da anni lavorano sul tema, si sono riunite per coordinarsi e hanno sottoscritto una “Dichiarazione del Movimento per la Giustizia Climatica”, che punta il dito contro le false soluzioni ai cambiamenti climatici e mette l’accento sulla indivisibilità di clima e giustizia ecologica e sociale. I movimenti coinvolti vanno dai più radicali, come Klimax2009 (www.klimax2009.org), alle piattaforme come 350.org (200 organizzazioni, su www.350.org/map la mappa delle azioni), Climate Justice Now (www.climatejustice.blogspot.com), Klimaforum (www.klimaforum09.org), Actforclimatejustice (www.actforclimatejustice.org), che coinvolgono organizzazioni e reti come WWF (www.wwf.org), Greenpeace (www.greenpeace.org), Friends of the Earth (www.foe.co.uk), Jubilee South (www.jubileesouth.org), Via Campesina (www.viacampesina.org), Our World is not for sale (www.ourworldisnotforsale.org).

di Paola Baiocchi e Andrea Danese

i fanno sempre più serrati i negoziati preparatori della conferenza delle Na-

S

zioni Unite sul clima (Cop 15), che si terrà a Copenhagen a dicembre. Il

summit dovrebbe sancire la nascita di un nuovo trattato internazionale per far fronL’istituto di ricerche tedesco Iwr ha stabilito quanto dovrebbe investire in energie rinnovabili ogni Paese in proporzione alla quantità di CO2 emessa. Traccia due ipotesi di costo: 10 euro e 20 euro a tonnellata

FONTE: IWR AGOSTO 2009

INVESTIMENTI IN ENERGIE RINNOVABILI IN MILIARDI DI € PER ANNO

te ai cambiamenti climatici, e la posta in gioco è altissima: si tratta di trovare un acsi limiti alle emissioni di gas serra per contenere l’aumento della temperatura del

PRINCIPALI GIORNATE D’AZIONE 24 ottobre (www.350.org) 30 novembre (www.actforclimatejustice.org) 12 Dicembre (www.climatejustice.blogspot.com)

Pianeta al di sotto dei 2 gradi centigradi. Gli allarmi lanciati dai climatologi parlano chiaro: se non riusciremo entro il 2020 a ridurre le emissioni del 30% rispetto al 1990 e dell’80% entro il 2050, la catastrofe climatica sarà inevitabile.

QUANTO INQUINANO I GRANDI EMISSIONI DI CO2 IN MILIONI DI TONNELLATE TRA PARENTESI LA VARIAZIONE PERCENTUALE 1990-2008

Il 2009 è una scadenza fissata da tempo. «Se il summit fallisse, molto probabilmente non si farebbe in tempo a trovare un accordo che preveda impegni internazionali a partire dal 2012 - spiega Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club - e tutto sarebbe rimandato a data da destinarsi». A poche settimane dal vertice si scoprono poco alla volta le carte: le posizioni dei Paesi coinvolti sono rimaste lontane anni luce

10€/t

20€/t

0,5

1,1

DANIMARCA

0,6

1,1

SVEZIA

3,8

7,6

SPAGNA

4,3

8,6

FRANCIA

428 [ +3% ]

4,4

8,8

BRASILE

439,5 [ +79% ]

4,8

9,6

SUD AFRICA

481,8 [ +46% ]

4,8

9,7

ITALIA

482,8 [ +10% ]

5,8

11,6

GRAN BRETAGNA

8,6

17,2

GERMANIA

14,1

28,2

INDIA

16,9

33,8

RUSSIA

63,7

127,4

USA

68,1

136,2

CINA

| 18 | valori |

Jason Nardi

cordo per la seconda fase del protocollo di Kyoto, a partire dal 2012, fissando preci-

CO2 CO2

ANNO 9 N.73

53,6 [ –4% ] 55,1 [ –10% ]

380 [ +60% ]

CO2 CO2 CO2 CO2 CO2

581,8 [ –6% ]

CO2

Usa prudenti, Europa lanciata

Sul fronte dei Paesi occidentali, durante il processo negoziale gli Stati Uniti hanno mostrato uno scarso impegno nel giungere a un trattato. «Gli Usa per ora hanno presentato una bozza di accordo, ma il testo su molte questioni. Nell’incontro di Bonn dello scorso agosto, annon prevede alcun obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni. cora non si era parlato di numeri: nessuna ipotesi concreta sulle Ci sono solo principi generali, niente di concreto», continua Massai. percentuali di riduzione delle emissioni a livello globale, tantomeUn’apertura importante è, tuttavia, stata fatta dall’amministrazione no a livello locale. La complessità dei temi in discussione, la diObama che ha definito al ribasso gli standard dei consumi e delle stanza tra le parti e la mancanza di chiarezza sui punti più controemissioni per le automobili. E sono importanti i risultati economici versi rappresentano un rischio molto serio di un rinvio, se non di raggiunti dall’eolico nel mercato Usa: l'Associazione americana dell'eun fallimento. «È difficile, se non impossibile, che a dicembre i canergia eolica, ha certificato che le vendite l'anno scorso sono cresciupi di governo possano trovare un accordo quando ci sono aspetti te del 78%, raggiungendo una capacità installata di 17,3 tecnici che ancora non sono stati risolti», spiega LeoSITI INTERNET MW, per 77 milioni di dollari. L’Europa sembra voler nardo Massai, ricercatore all’Università di Amsterdam e giungere a Copenaghen con le migliori intenzioni. Formembro della delegazione negoziale dell’Olanda. «Lo www.cop15.dk te del pacchetto clima varato all’inizio dell’anno, che scoglio più grande è rappresentato dall’opposizione dei www.ipcc.ch www.unep.org prevede il 20% in meno di emissioni entro il 2020, in Paesi emergenti, Cina, India e Brasile in testa, che non www.greenreport.it prospettiva di un accordo l’Ue è pronta ad arrivare al hanno alcuna intenzione di siglare un accordo che fiswww.ilo.org 30%. Riuscirà a convincere gli altri Paesi? si dei limiti vincolanti alle loro emissioni».

.

857,3 [ –17% ]

|

OTTOBRE 2009

|

LIBRI

Tuttavia questa opposizione potrebbe rappresentare solo una fase transitoria, ci spiega Marco Frey, direttore dell’Istituto di Economia e politica dell’energia e dell’ambiente (Iefe) della Bocconi: «Se guardiamo il film e non Alessandro Farruggia i fotogrammi, possiamo prevedere che gli inVincenzo Ferrara vestimenti programmati dai cinesi nell’effiClima istruzioni per l’uso I fenomeni, gli effetti, cienza e nelle fonti energetiche pulite, rispetle strategie to al consumo delle risorse e dell’ambiente, Ed. Ambiente, 2007 saranno il doppio di quelli Usa nei prossimi Stefano Caserini 10 anni. Quindi – continua Frey – mi aspetto Dieci miti sul clima che i cinesi negozieranno la possibilità di creCome la scienza diventa opinione (sbagliata) scere in termine di emissioni, ma ridurranno Ed. Ambiente, (dic.’09) il trend in maniera rilevante». La Cina ha più volte dichiarato – a differenza di quanto hanno fatto i leader di India e Brasile – di voler lavorare per un successo a Copenaghen. Intendendo, forse, un successo della propria linea e, mettendo sul piatto il proprio peso economico in crescita in una crisi generale, Pechino chiama in causa il principio della responsabilità storica. «I Paesi sviluppati hanno una responsabilità maggiore per gli attuali problemi del clima – ha dichiarato recentemente Xie Zhenhua, responsabile della Cina per i negoziati mondiali sui cambiamenti climatici – perché il loro tasso di emissioni per abitante è sempre tra i più elevati. Per questo devono essere i primi a quantificare le loro riduzioni di emissioni, mantenendo gli impegni per sostenere i Paesi in via di sviluppo con fondi e tecnologie». E da questo punto di vista Cina e India si presenteranno a Copenhagen alleate.

CO2

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 19 |


| dossier | dopo Kyoto |

| dossier | dopo Kyoto |

Global warming Chi paga il conto? Come distribuire le spese per mitigamento e adattamento è il punto più controverso del negoziato sul clima. ai cambiamenti climatici è salato. Si tratta di centinaia di miliardi di euro l’anno, da spendere da una parte per la mitigazione, mettendo in campo tutte le misure necessarie all’abbatdi Paola Baiocchi e Andrea Danese timento delle emissioni dei gas serra, e dall’altra per l’adattamento, ossia per far fronte alle calamità naturali come alluvioni e siccità, in aumento a causa del global warming. Solo i Paesi africani, per esempio, chiedono un risarcimento di 67 miliardi di dollari all’anno per i danni causati al clima dai Paesi ricchi. Le cifre sono enormi, ma i costi dell’inazione sarebbero ancora maggiori. Secondo le ultime stime di Nicholas Stern, ex chief economist della Banca Mondiale,

I

L CONTO DA PAGARE PER FAR FRONTE

LA CARBON TAX IN FRANCIA IL PRESIDENTE FRANCESE NICOLAS SARKOZY ha annunciato l’intenzione di introdurre una nuova carbon tax su petrolio, benzina e carbone a partire dal 2010: la tassa è stata quantificata in 17 euro per ogni tonnellata di CO2 emessa. Sarkozy ha assicurato che la tassa verrà compensata da una diminuzione della pressione fiscale (attraverso l’eliminazione di altri tributi) e da green cheques. La Finlandia è stato il primo paese europeo ad introdurre una carbon tax nel 1990: inizialmente di 27 euro oggi raggiunge i 108 euro per tonnellata per un introito complessivo di oltre 1,4 miliardi.

nei prossimi decenni sarebbe necessaria una spesa pari al 2% del Pil mondiale su base annua, per centrare l’obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di CO2 in atmosfera, a fronte di un valore che va dal 5 al 20% del Pil in assenza di interventi.

Non c’è accordo sulle cifre Le cifre ipotizzate sono diverse, a seconda delle variabili e dei modelli utilizzati per stimarle. Sul fronte della sola mitigazione, un rapporto di McKinsey individua un intervallo che va da 200 a 350 miliardi di dollari che andrebbero spesi, da qui al 2030, per avere qualche possibilità di limitare l’innalzamento della temperatura del pianeta a 2° C. La curva dei costi di abbattimento riassume le opportunità tecnologiche individuate da McKinsey per ridurre le emissioni senza superare i 60 dollari per tonnellata di CO2 equivalente (oltre questo limite il costo è considerato insostenibile). Il documento mette in risalto le potenzialità economiche degli interventi, molti dei quali - per esempio gli investimenti nell’efficienza energetica - comportano benefici economici netti, e quindi permetterebbero di finanziare gli interventi più dispendiosi.

Stabilire le responsabilità Ma chi deve pagare? E quanto? Il nodo rappresenta uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento di un accordo globale a Copenhagen. Al termine dei deludenti colloqui di Bonn dello scorso agosto (una delle tappe intermedie del percorso negoziale), Yvo de Boer il segretario esecutivo dell’Unfccc, la Convenzione delle Nazioni unite sul cambiamento climatico, ha lanciato un appello alle delegazioni affinché «istituiscano un meccanismo equo per la raccolta a lungo termine di fondi, piuttosto che costringere i Paesi a contribuire con un importo specifico», e ha invitato i partecipanti a mettere subito i soldi sul piatto, cominciando con 10 miliardi. A settembre la Commissione europea ha presentato le sue prime proposte finanziarie, chiarendo che i Paesi industrializzati chiedono un contributo alla riduzione delle emissioni anche da parte delle economie emergenti come India e Cina. La Commissione stima che i Paesi in via di sviluppo avranno bisogno di 100 miliardi di euro l’anno per raggiungere l’obiettivo dei 2° C. Per far questo «occorreranno finanziamenti pubblici internazionali compresi tra 22 e 50 miliardi di euro. Questo importo dovrà essere versato dai singoli Paesi proporzionalmente alle rispettive quote di emissioni e capacità finanziarie. Nel caso dell’Ue il contributo potrebbe raggiungere una quota compresa tra 2 e 15 miliardi di euro nel 2020. Il resto sarebbe a carico degli altri Paesi industrializzati e di quelli emergenti come la Cina e l’India». La proposta prevede inoltre un contributo Ue pari a 0,5-2,1 miliardi di euro per

Bruciare carbone non riduce la CO2

INDUSTRIA O CENTRALE ENERGETICA

COMMISSIONE EUROPEA la riduzione delle emissioni globali di CO2 dei Paesi industrializzati è realizzabile sotto il profilo tecnico e i benefici che comporterà supereranno notevolmente i costi. Per riuscire nell’imdi Roberto Ferrigno presa, secondo la Commissione, devono essere perseguite tutte le opzioni di mitigazione, incluse le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio geologico del biossido di carbonio (Ccs, Carbon capture and storage. Vedi SCHEDA ). Queste potrebbero essere applicate alle centrali a carbone, mediante la segregazione di CO2 nella fase di post-combustione.

S

INDIA 1.408,5 [ +125% ]

La scelta della Commissione ha rimesso così in gioco il carbone, il combustibile fossile più inquinante, più abbondante e soprattutto meno caro. Una massiccia campagna di lobby esercitata dalle compagnie petrolifere, dalle utilities elettriche e da diversi governi, ha favorito l’adozione nel dicembre 2008 di una direttiva che fornisce il quadro legale per l’applicazione del Ccs in Europa. Pilastro fondamentale del Ccs sono le agevolazioni finanziarie di 5-7 miliardi di euro che i governi dovrebbero garantire per la costruzione di 10-12 impianti dimostrativi di Ccs. La Commissione aveva già modificato le regole che permettono la concessione di aiuti di Stato a progetti di rilevanza ambientale, includendo tra questi gli impianti Ccs.

CO2

1.687,6 [ –29% ]

RUSSIA

CO2

L’AGENZIA EUROPEA PER L’AMBIENTE (AEA) ha confermato a fine luglio che le emissioni di gas serra dei Paesi della Ue nel 2008 sono diminuite per il quarto anno consecutivo. Stando alle stime le emissioni nel 2008 sono al di sotto del 6,2% circa alla base annua prevista da Kyoto per la Ue 15 e sarebbero diminuite del 10,7% rispetto alle emissioni del 1990 della Ue-27. La maggiore riduzione si è registrata nelle emissioni di CO2 dovute ai combustibili fossili utilizzati nell’industria, nei trasporti e nella generazione di energia. Il risultato è dovuto soprattutto alla contrazione della produzione industriale, a causa della crisi. L’Italia ha comunque sforato dalle quote assegnate in due settori: termoelettrico (143 Mt CO2 contro le 132 previste) e raffinerie. «Il carbone continua ad essere una delle principali voci del ritardo rispetto a Kyoto – spiega Legambiente – Nel 2008 le 12 centrali a carbone italiane hanno sforato di 7,5 milioni di tonnellate di CO2 le quote previste».

il periodo 2010-12, lasciando però aperto uno spazio di trattativa per un importo superiore. Molte le ipotesi al vaglio: oltre a istituire fondi verdi per aiutare i Paesi poveri e quelli in via di sviluppo (Pvs) a votarsi a un’economia a basso contenuto di carbonio, c’è l’adozione di un sistema cap and trade (chi investe per ripulire, anche nei Pvs, guadagna vendendo sul mercato i diritti a emettere). Si tratterebbe di creare un mercato globale delle emissioni, che nelle intenzioni dovrebbe favorire l’adesione dei Pvs a un eventuale trattato, poiché attirerebbe fondi dai Paesi ricchi verso di essi. Questo sistema dovrebbe aggiungersi al meccanismo dei “Clean development” (CDM) previsto già oggi dal protocollo di Kyoto e a un’eventuale tassazione sul carbonio, alla quale la Francia si è già detta disponibile (vedi BOX ). Non tutte le misure di mitigazione, però, potrebbero beneficiare di questi meccanismi, ma dovrebbero essere creati fondi ad hoc (come nel caso della riforestazione).

UN’INIEZIONE DI EMISSIONI

SEPARAZIONE DELLA CO2

Tra le tecnologie per la riduzione della CO2 la Commissione europea include lo stoccaggio geologico. ECONDO LA

DIMINUISCONO LE EMISSIONI NELLA UE, MA L’ITALIA SFORA

POZZO

CO2 DISCIOLTA PER FORMARE ACQUA

MINIERE DI CARBONE RISERVA DI GAS O PETROLIO ACQUIFERO SALINO

LA CATTURA E LO STOCCAGGIO del biossido di carbonio è un processo che consiste nella separazione della CO2 da sorgenti industriali e di generazione di energia, nel trasporto presso una località di stoccaggio e isolamento a lungo termine dall’atmosfera alla profondità di almeno 800 metri. La CO2 può essere iniettata: 1. nei campi petroliferi in via di esaurimento per stimolarne la produzione. È il caso di Weyburn in Canada; 2. nei campi di gas naturale per permettere una iper produzione di gas naturale. È il caso del campo BP in Algeria ad InSalah; 3. nelle miniere di carbone esaurite per provocare il rilascio di metano; In Italia è in corso uno studio di fattibilità nel Bacino del Sulcis; 4. negli acquiferi salini profondi, come a Sleipner, nel Mare del Nord.

.

LIBRI

Nicholas Stern Un piano per salvare il pianeta Feltrinelli, 2009

Lester R. Brown Piano B3.0 - Mobilitarsi per salvare la civiltà Ed. Ambiente, 2008

Tempi lunghi e impianti costosi Ma i problemi sono ancora enormi. In Europa, tranne un paio di impianti-pilota in Norvegia e Svezia, non esistono centrali che utilizzano tecnologie Ccs. Si prevede che i progetti dimostrativi previsti dalla direttiva non verranno realizzati prima del 2012-2015 ed avranno costi notevoli che andranno ben oltre i 5-7 miliardi potenzialmente disponibili. Il Parlamento europeo calcola che la differenza potrebbe essere di circa 10 miliardi. Dove si troveranno? Bisognerà aspettare fino al 2030 per avere la prima centrale a carbone funzionante con tecnologie Ccs. Come si ridurranno drasticamente le emissioni di CO2 nel frattempo? Secondo Greenpeace, l’adozione di tecnologie Ccs comporterebbe il raddoppio delle spese di costruzione delle centrali e potrebbe consumare fino al 40% dell’energia prodotta, col paradosso di aumentare il tasso di consumo delle risorse naturali, riportando il livello di efficienza energetica del carbone a 50 anni fa. Senza contare l’aumento della bolletta elettrica a carico dei cittadini. Per concludere, dove andranno stoccate le oltre 100.000 tonnellate di CO2 liquefatta sottratte alla combustione del carbone? Seppellite sotto i fondali marini oppure in siti geologici “sicuri”,

USA CINA

| 20 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 21 |


| dossier | dopo Kyoto |

| dossier | dopo Kyoto |

L’opinione pubblica è contraria Questo pone un altro formidabile ostacolo: l’ostilità dell’opinione pubblica. La centrale di Schwarze Pumpe situata a Spremberg, Germania settentrionale, alla fine di luglio doveva cominciare a pompare CO2 a 1.500 m. di profondità usando un pozzo ormai esaurito di gas naturale a circa 200 Km dall’abitato. Ma oggi la CO2 finisce direttamente in atmosfera, vista l’accanita opposizione dei cittadini al progetto di stoccaggio sotterraneo elaborato da Vattenfall, gigante elettrico svedese. Il fallimento in Germania si aggiunge all’umiliazione sofferta da Shell in casa propria, in Olanda, dove la compa-

gnia, dopo aver intascato l’entusiastico appoggio del governo dell’Aia, ha visto bocciare dai cittadini di Barendrecht (Rotterdam) il suo progetto di ricavare un sito di stoccaggio sotterraneo della CO2 in un giacimento di gas naturale esaurito, nei pressi della cittadina. Al governo ora spetta la scelta tra la Shell o l’opinione dei locali.

Un regalo per le major petrolifere Sono proprio le major petrolifere, Shell, Exxon, Total, Statoil a premere per l’adozione del Ccs. Queste infatti ritengono di possedere il know-how necessario per le operazioni di trasporto e stoccaggio della CO2. I fondali del Mare del Nord, con i loro giacimenti petroliferi ormai quasi esauriti e le decine di piattaforme che dovranno essere smantellate a costi proibitivi, rappresentano una ri-

serva di stoccaggio enorme. Molti ritengono anche che la lobby sfrenata delle multinazionali petrolifere abbia comunque per obiettivo quello di utilizzare la CO2 liquefatta per spingere in superficie gli strati più profondi di petrolio ancora presenti nei giacimenti e che oggi non possono essere sfruttati, essenzialmente FONTE: NOSTRA ELABORAZIONE SU DATI CARBON POINT, SBI

possibilmente entro un raggio di un centinaio di chilometri dalle centrali, altrimenti i costi sarebbero proibitivi.

VOLA IL MERCATO DEL CARBONIO 100

[ MILIARDI DI DOLLARI ] 118

67

50

0,72

22,4

9,4

0 2004

2005

2006

2007

2008

PRODUZIONE DISTRIBUITA

Green building o green washing?

GEOTERMICA 0,0%

EOLICA 3,4%

SOLARE 0,0%

FONTI NON RINNOVABILI 32,4%

IDRICA 49,4%

Come gli inquinatori spendono miliardi di dollari per bloccare gli incentivi alle rinnovabili. EL 2008, L’AGENZIA PER L’AMBIENTE delle Nazioni Unite (Unep) ha pubblicato il rapporto Green Jobs: Towards Decent Work in a Sustainable, Low-Carbon World dove si esortano i governi ad investire riorientando indi Roberto Ferrigno centivi e sussidi oggi diretti a sostenere combustibili fossili e nucleare. Secondo l’Unep, entro il 2030, 20 milioni di posti di lavoro potrebbero essere generati da produzioni verdi. Eppure, ha precisato l’agenzia - a parte il caso ineccepiLIBRI bile di eolico e solare che, insieme, potrebbero fornire oltre 8 milioni di posti di lavoro - il resto deriverebbe dalla produzione di agricarburanti. Una contraddizione esplosiva con quanto affermato dalla Fao, un’altra Agenzia delle Nazioni unite, secondo la quale la domanda di Stefano Caserini agricarburanti è la causa principale dell’aumento dei A qualcuno piace caldo prezzi agricoli che espongono gli abitanti dei Paesi poErrori e leggende veri al rischio di carestia. Inoltre, studi condotti in Olansul clima che cambia da quantificano in 33 tonnellate le emissioni di CO2 Ed. Ambiente, 2008 causate dalla produzione di una tonnellata di olio di palFONTE: BOCCONI, 2009

N

ma, principale materia prima per i agricarburanti destinati all’Europa. Il problema è che oggi non esiste una definizione per green business e green jobs, a parte i casi delle energie rinnovabili, dell’edilizia sostenibile e del trattamento e riciclaggio di acque e rifiuti.

Eco-immaginazione pubblicitaria Nel frattempo, la formidabile macchina della comunicazione aziendale (corporate communication) funziona a pieno ritmo. Le industrie minerarie, petrolifere, chimiche, metallurgiche, le gigantesche utilities di generazione e distribuzione elettrica investono miliardi di dollari essenzialmente in due filoni strategici. Primo: mostrare che anche loro sono campioni “verdi”. Secondo: bloccare gli incentivi alle energie rinnovabili, soprattutto alla luce della crisi economica e della temporanea caduta del prezzo del petrolio. Ma queste sono semplici campagne di pubbliche relazioni. Nel campo manifatturiero ed energetico. General Eelectric (GE) già nel 2005, ha lanciato una cam-

QUANTO RENDONO LE RINNOVABILI IMPIANTO

Capacità installata

Eolico Idroelettrico Fotovoltaico Biomasse (Cippato) Biomasse (Oli vegetali) Biomasse (Biogas)

2.500 kw 315 kw 1.000 kw 2.000 kw 5.000 kw 1.000 kw

Produzione annua

Vita utile

Investimento + totale costo annuo

2.000.000 kwh 2.000.250 kwh 1.300.000 kwh 16.000.000 kwh 39.000.000 kwh 7.000.000 kwh

20 anni 30 anni 20 anni 15 anni 15 anni 15 anni

4.300.000 + 190.000 1.800.000 + 85.000 5.000.000 + 55.000 6.180.000 + 1.700.000 6.164.000 + 6.225.400 3.600.000 + 528.000

Tasso interno di rendimento per 100% autoconsumo 19,4% 18,3% 8,8% 28,2% 37,4% 26,8%

Periodo di rientro investimento 8 anni 8 anni 17 anni 6 anni 4 anni 6 anni

Tasso interno di rendimento per 50% autoconsumo 16,5% 16,1% 8,3% 21,8% 20,3% 22,2%

Periodo di rientro investimento 9 anni 9 anni 19 anni 7 anni 6 anni 7 anni

BIOMASSE E RIFIUTI 14,8%

TOTALE 13,49 TWh

pagna pubblicitaria da 95 milioni di dollari denominata “Ecoimagination” per dimostrare di condividere gli obiettivi di riduzione degli impatti ambientali dell’industria anche attraverso profonde modifiche produttive.

“Ripulire” il nerissimo carbone Eppure due anni dopo il Wall Street Journal notava come GE continuasse a generare profitti soprattutto vendendo turbine per centrali elettriche a carbone e nel settore petrolifero. Il ramo finanziario di GE inoltre investiva molto nell’acquisto di centrali a carbone. Lo stesso articolo metteva anche in dubbio le dichiarazioni di GE rispetto alla riduzione del 4% delle emissioni delle proprie attività, notando come le centrali a carbone del portafoglio investimenti non fossero comprese nel conteggio. Proprio intorno alla possibilità di “ripulire” il carbone, il combustibile fossile più inquinante ma meno caro e dalle riserve ancora abbondanti, che oggi si svolge un’importante battaglia politica, economica ed ecologica. Ridipingere di verde il nerissimo carbone significherebbe infatti garantire almeno altri 100 anni di vita all’attuale modello economico ed industriale globale, ignorando i segnali climatici sempre più preoccupanti.

.

per ragioni economiche. Calcolando che il prezzo del greggio ha ripreso di nuovo a salire, pompare gas serra nei fondali marini a costo zero per favorire lo sfruttamento residuo dei giacimenti petroliferi, generando ulteriori profitti, potrebbe rivelarsi l’ennesimo ottimo affare per i padroni del petrolio.

.

IL SUPERMARKET DELL’ARIA CALDA ATTUALMENTE SI COMPRA E SI VENDE ARIA come qualsiasi commodity, come l’oro, la carne di porco o il petrolio. «La contrattazione delle emissioni di carbonio è uno dei meccanismi di mercato - ci spiega Elena Gerebizza della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (Crbm) - che gli Stati Uniti avevano chiesto come condizione per sottoscrivere il Protocollo di Kyoto. Poi, dopo averla ottenuta, non hanno mai ratificato il trattato. Così - continua Elena Gerebizza - si consente alle imprese private di comprare o vendere crediti di carbonio (un carbon credit è pari a una tonnellata di CO2) per non sforare i limiti di emissioni (all’interno della Ue) e di realizzare progetti nei Paesi extra-europei, che permettono di generare dei crediti attraverso il “meccanismo dello sviluppo pulito” (Clean Development Mechanism)». Il 2% di questo mercato, poi, confluisce nel Fondo per l’adattamento, destinato a finanziare progetti nei Paesi in via di sviluppo (Pvs). Niente rispetto al 13% sulle negoziazioni che intasca Banca Mondiale, il maggior broker di fondi sulle emissioni e finora il maggior beneficiario del mercato del clima. LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ARIA «Il carbon market ha le stesse caratteristiche di quello dei derivati, di cui già conosciamo gli effetti di crisi - riprende Elena Gerebizza -. Inoltre, secondo i dati forniti dalla stessa Banca Mondiale, tra il 75 e l’85% di quanto raccolto con il Cdm ha finanziato industrie del settore chimico, del ferro e del carbone. Solo il 10% è stato investito in progetti per le energie rinnovabili». E la Banca Mondiale, che aveva accusato durante gli anni Novanta le forti critiche della società civile, arretrando proprio da quei settori, trova ora nuova legittimazione e nuovi fondi pubblici internazionali da investire in progetti inquinanti. Come la mega centrale a carbone nello Stato del Gujarat, in India (finanziamento concesso alla Tata), o la faraonica diga sul fiume Congo che dovrebbe produrre energia elettrica “pulita” per l’Europa. Uno snaturamento dell’intento del mercato delle emissioni, dicono i negoziatori che stanno preparando Cop 15, accentuato dal fatto che Europa e Usa si sono già mossi per far gestire i fondi per il clima alle banche multilaterali come la Banca Mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti (Bei), su cui riescono a esercitare maggiore controllo che non in ambito Nazioni Unite. Non quindi concessioni a fondo perduto, ma prestiti ai Paesi del Sud, che riprodurranno il meccanismo dell’indebitamento. CARBON COW-BOYS A CACCIA DI ALBERI Il carbon market è destinato a crescere, soprattutto se negli accordi che verranno firmati a Copenhagen rientreranno anche gli incentivi contro la deforestazione. Ma i Paesi in via di sviluppo hanno denunciato che non sono pronti i meccanismi di controllo e di registrazione delle foreste. Kevin Conrad, capo negoziatore per la Papua Nuova Guinea e l’Oceano Pacifico ha dichiarato che si potrebbero scatenare vere cacce fatte da carbon cow-boys, sguinzagliati tra i popoli indigeni meno informati sui commerci moderni e sul carbonio “memorizzato” nei loro alberi. Secondo le previsioni di Point Carbon, operatore europeo del settore, nel 2020 il mercato mondiale del carbonio sarà di 3,1 trilioni di dollari (3.100 miliardi). L’enorme torta ha già scatenato anche l’economia criminale. Ad agosto a Londra sono state arrestate nove persone, accusate di aver messo in piedi la classica “truffa carosello” con cui hanno fatto sparire qualcosa come 63 milioni di dollari di tasse non pagate. La novità di questo “carosello”? P. Bai. Invece di auto di lusso, i truffatori hanno trattato carbon credit.

USA CINA

| 22 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 23 |


| dossier | dopo Kyoto |

| dossier | dopo Kyoto |

POTENZIALE EOLICO ANNUALE PAESE PER PAESE A: ON SHORE

B: OFF SHORE

ENERGIA EOLICA [PWh]

ENERGIA EOLICA [PWh]

La risposta soffia nel vento

IL WORLD WIDE WEB DELL’ENERGIA UNA RETE DI IMPIANTI DI DIMENSIONI RIDOTTE, vicini agli utilizzatori. È la “Generazione distribuita”: non più un flusso che viaggia a senso unico dalle centrali alla rete, ma un sistema di produzione diffusa sul territorio. Una sorta di web dell’energia, sul modello informatico di internet. L’idea ha già attirato l’attenzione degli studiosi. L’Enea, ad esempio, ha avviato il progetto Energia distribuita. Il responsabile, Giorgio Graditi, spiega come, attraverso una serie di sistemi dimostrativi, si voglia «promuovere il superamento dell’attuale separazione tra gli impianti di produzione dell’energia e la rete di distribuzione, integrando i due passaggi in un’unica “smart grid” (letteralmente: griglia intelligente). E puntando sulle fonti rinnovabili». Secondo l’ultimo Rapporto sull’evoluzione della Generazione distribuita, pubblicato recentemente dall’Autorità per l’Energia italiana, la produzione lorda di energia elettrica da impianti di Generazione distribuita nel 2006, in Italia, è stata pari a 13,5 TWh (circa il 4,3% dell’intera produzione nazionale di energia

elettrica), con un incremento, rispetto al 2005, di 0,4 TWh. È facile prevedere un ulteriore incremento dei dati nel corso del 2009, visto il boom del settore fotovoltaico passato da 7.625 impianti nel 2007 a 31.875 alla fine del 2008 (417,6 megawatt) Con la Generazione distribuita si minimizzano i costi economici e ambientali di trasmissione dell’energia, grazie alla prossimità data dalla rete capillare e si migliora l’efficienza produttiva. Un impianto di medie dimensioni, infatti, può raggiungere l’80% del proprio potenziale, mentre le grandi centrali si attestano intorno al 35%.«Questo genere di rete, inoltre, può consentire a realtà come l’isola di Pantelleria, nella quale stiamo avviando un progetto, di superare i vecchi metodi di produzione energetica, basati anche sul diesel, e passare alle fonti ecocompatibili», prosegue Graditi. Si tratta in questo caso di impianti “stand alone”, ovvero scollegati dalla rete. Ma che in prospettiva saranno A. Barolini agganciati al futuro “web dell’energia”.

Basta l’eolico per produrre 42 volte l’energia elettrica attualmente utilizzata nel mondo. EUROPA CHE NEGLI USA si stanno concentrando sull’eolico, che rappresenta al momento la tecnologia più matura per generare energie da fonti rinnovabili. Dall’esame delle risorse globali di vendi Andrea Barolini to nel Pianeta, uno studio appena pubblicato del Department of Earth and Planetary Sciences dell’Università di Harvard, condotto da Michael McElroy, ipotizza che un network di turbine da 2,5 megawatt di potenza (installate nei luoghi più adatti) potrebbe generare 42 volte l’energia elettrica utilizzata oggi nel mondo. E 5 volte l’energia complessiva (in tutte le sue forme) consumata dai suoi abitanti.

la Cina, dove potrebbe essere costruita una serie di campi eolici che occuperebbe lo 0,5% del territorio (una superficie pari a quella della Francia), con un investimento di 900 miliardi di dollari. Questo consentirebbe, entro il 2030, di garantire l’intero fabbisogno del Paese attraverso una fonte “verde”. Si tratterebbe, infatti, di una produzione pari a 24,7 PetaWatts (milioni di miliardi di Watt) all’ora. Che secondo gli esperti corrisponde al bisogno energetico cinese per il 2030 (cioè 7 volte l’attuale consumo). Tenendo conto del fatto che, ad oggi, in Cina l’80% della domanda energetica è coperta dal carbone (quasi 6 miliardi di tonnellate di CO2 emesse ogni anno), la scelta dell’eolico equivarrebbe ad una boccata d’ossigeno senza precedenti.

Una boccata d’ossigeno per la Cina

Sezioni eoliche di globo

McElroy e il suo team, tuttavia, non si sono fermati ad un’ipotesi globale, ma si sono spinti ad applicare lo stesso principio alla so-

Le analisi dei ricercatori di Harvard si basano su una vasta serie di simulazioni dei campi di vento, effettuate sui dati forniti dal Goddard Earth Observing Data Assimilation System. McElroy e il suo team hanno infatti “sezionato” il globo in aree estese circa 3.300 chilometri quadrati, analizzando la velocità del vento ogni sei ore, ed escludendo le aree forestali, quelle coperte di ghiaccio e quelle ad uso urbano. Lo studio non prende in considerazione neanche le aree coperte da acque profonde, che per quanto ottime dal punto di vista dell’intensità del vento, presentano notevoli problemi legati ai costi per la costruzione degli impianti. Ma, nonostante queste limitazioni, il risultato è una forza potenziale impressionante: basti pensare che i risultati ipotizzano un utilizzo delle turbine eoliche pari a solo il 20% della loro capacità massima. Per quanto riguarda gli impianti on shore (installati su terraferma) il Paese potenzialmente più in grado di sfruttare l’energia del vento è la Russia (vedi TABELLA ), con 120 mila terawatt, seguita

M

FONTE: GLOBAL POTENTIAL FOR WIND-GENERATED ELECTRICITY, DEPARTMENT OF EARTH AND PLANETARY SCIENCES, HARVARD UNIVERSITY, 2009

OLTI INVESTIMENTI SIA IN

L’EOLICO NEL MONDO PAESE

EMISSIONI DI CO2 IN MLN DI TONNELLATE*

USA** CINA** RUSSIA GIAPPONE INDIA GERMANIA CANADA GRAN BRETAGNA COREA DEL SUD ITALIA

CONSUMO DI ELETTRICITA (TWH)*

5,956.98 5,607.09 1,696.00 1,230.36 1,165.72 844.17 631.26 577.17 499.63 466.64

3,815.9 2,398.5 779.6 974.1 488.8 545.7 540.5 348.6 352.2 307.5

ENERGIA EOLICA POTENZIALE ONSHORE OFFSHORE

74000 39000 120000 570 2900 3200 78000 4400 130 250

14000 4600 23000 2700 1100 940 21000 6200 990 160

*Dati relativi al 2005 dell’Energy Information Administration degli USA ** Nei primi mesi del 2006 la Cina ha sorpassato gli Usa, diventando il Paese che emette più biossido di carbonio al mondo

da Canada (78 mila) e Stati Uniti (74 mila). Non a caso, il 42% dei nuovi impianti installati nel 2007 negli Usa è costituito proprio da sistemi eolici, mentre le vendite globali (pari a 19 mila unità) hanno fruttato alle industrie produttrici 156 milioni di dollari. La possibilità di installare in modo diffuso sul territorio impianti di generazione, apre nuove possibilità anche per la rete

elettrica, che può diventare interattiva o “intelligente”. Lo stesso McElroy, tuttavia, sottolinea come soprattutto in Russia e Canada i luoghi con il più alto potenziale eolico siano ben distanti dai centri abitati, il che rischia di far lievitare i costi degli impianti. Ciò nonostante, le possibilità di sfruttamento del vento nel mondo sono davvero inimmaginabili.

.

BUONE TECNOLOGIE VERDI

MINIEOLICO

ENERGIA DALLE MAREE

MICROIDROELETTRICO

LOCAL POWER

Per l’energia prodotta dal vento non sono obbligatori i grandi impianti: è possibile puntare - per lo meno inizialmente - su una rete di piccoli impianti eolici, con potenza installata inferiore a 100 kW. Esistono in commercio numerose tipologie di pale (a partire da 1 kW!), che in condizioni geografiche favorevoli sono in grado di soddisfare il fabbisogno quotidiano di numerose abitazioni. Le vendite mondiali di piccole turbine hanno raggiunto i 156 milioni di dollari nel 2008, per 19mila unità e 38,7 MW installati. Naturalmente non tutti i siti sono adatti ad ospitare gli impianti. Ma l’eolico rappresenta un sistema che, oltre a costituire un tassello importante della generazione distribuita, può garantire una soluzione per le aree energeticamente isolate, attraverso gli impianti autonomi.

Nel 2006 il Renewable Energy and Alternate Use Program degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto sul potenziale energetico del moto ondoso, la cosiddetta tidal energy: in tutto il mondo, sfruttare questa fonte potrebbe significare il raggiungimento di una capacità produttiva compresa tra 140 e 750 mila kWh. Per ora l’unico impianto di questo genere è attivo in Francia, mentre sono in corso numerose sperimentazioni in altri Paesi, soprattutto quelli che possono contare su maree con ampi dislivelli per ciclo lunare. Già in fase avanzata di sviluppo è il progetto delle società Lunar Energy e Korean Midland Power, che in Corea del Sud stanno costruendo 300 turbine sottomarine nel canale di Wando Hoenggan. L’apertura è prevista nel 2015 e l’energia prodotta potrebbe garantire il fabbisogno di 200 mila abitazioni.

Come nel caso del minieolico, anche per gli impianti che sfruttano l’energia idroelettrica, i microsistemi sono considerati quelli con capacità inferiore a 100 KW. Esistono numerosi tipi di turbine, e la scelta deve ricadere su quelle che meglio si adattano al luogo in cui deve essere installato l’impianto. Gli impianti micro-hydro - sottolinea un rapporto dell’Associazione dei produttori di energia rinnovabile possono trovare applicazione in tutte quelle situazioni in cui esiste un fabbisogno energetico da soddisfare e la disponibilità di una portata d’acqua, anche limitata, su di un salto anche di pochi metri. La densità dell’acqua (circa 800 volte superiore a quella dell’aria) consente infatti di poter sfruttare anche piccoli corsi.

Questo nome dal sapore “sessantottino” rinvia a un portale inglese, che favorisce i collegamenti tra gruppi o comunità che forniscono “risposte concrete al cambiamento climatico, al picco del petrolio e alla crisi ambientale”. Mettendo il codice postale sulla mappa dell’Inghilterra si può localizzare sul territorio il gruppo più vicino di produttori fotovoltaici, la comunità che opera la riduzione dei rifiuti oppure le città dove sono state avviate strategie di abbandono del petrolio (transition towns). www.localpower.org.uk

CINA

| 24 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 25 |


| dossier | dopo Kyoto |

FONTE: WORLD HEALT ORGANIZATION

L’INCIDENZA DELLE MALATTIE ATTRIBUITE A MANCANZA DI VITAMINA A

LIVELLO CLINICO SUBCLINICO GRAVE SUBCLINICO MODERATO SUBCLINICO LIEVE SOTTO CONTROLLO DATI NON DISPONIBILI

Il riso dorato che non luccica

Il professor Ingo Potrykus, inventore del Golden rice, in una copertina di Time.

LIBRI E MOSTRE

Norman Myers Esodo ambientale Popoli in fuga da terre difficili Ed. Ambiente, 2002

Io, Maasai, perdo la terra Mostra sulla desertificazione e i profughi ambientali Museo di Storia Naturale C.so Venezia 55, Milano Fino al 18 ottobre

Per contrastare i cambiamenti climatici vengono proposti gli Ogm. Ma sono un fallimento, come dimostra il golden rice. immette tra 8,5 e 16,5 miliardi di tonnellate di CO2, l’anno, collocandosi così ai primi posti tra i principali produttori di gas serra (tra il 17 e il 32% delle emissioni di Andrea Barolini totali). Ma allo stesso tempo l’agricoltura subisce prepotentemente le conseguenze dei cambiamenti climatici, esasperando i problemi delle zone più povere del pianeta. Gli Ogm vengono, quindi, spesso proposti come risorsa per sconfiggere il problema della fame, ma la sperimentazione sugli Organismi geneticamente modificati non ha dato i risultati sperati sul “campo”e non ha ancora fugato i dubbi legati alla sicurezza alimentare e ambientale.

L’

AGRICOLTURA INDUSTRIALE MONDIALE

LIBRI

Il riso dei “cercatori d’oro” Ne è un esempio lampante la parabola del golden rice (riso dorato). Era il 2000, quando la Syngenta - colosso agroalimentare svizzero nato dalla fusione dell’elvetica Novartis con il ramo agricolo dell’anglo-svedese Astra-Zeneca e capace di generare un fatturato (nel 2008) pari a 11,6 miliardi di dollari - annunciava il lancio di questa particolare varietà di riso Gm. A fargli vedere la luce, proprio presso i laboratori della Syngenta, è stato Ingo

Francesco La Camera Misurare il valori dell’ambiente Con le procedure per la valutazione ambientale in Italia Ed. Ambiente, 2009

Potrykus, docente di Botanica all’Istituto di Tecnologia di Zurigo. Il nome del “riso d’oro” gli deriva da una pigmentazione giallastra, provocata dall’aggiunta nei chicchi di beta-carotene, un precursore della vitamina A. Obiettivo dei ricercatori era infatti quello di “inventare” un alimento in grado di sopperire alla mancanza di questa vitamina, che affligge 800 milioni di persone nel mondo, provocando soprattutto gravi problemi alla vista e alla pelle. «Una bufala», l’ha definita senza mezzi termini Vandana Shiva, fisica e ambientalista indiana. Secondo un articolo pubblicato dalla Shiva, il golden rice per ogni 100 grammi riesce a fornire solo il 4,4% dell’apporto giornaliero necessario a ciascun individuo. Il che significa che un adulto dovrebbe consumare 2 LIBRI chili e 272 grammi di golden rice al giorno. «Si tratta di dati che hanno costretto la stessa azienda produttrice a ritirare il prodotto e a lanciare la sperimentazione di una nuova varietà più ricca di vitamina A - sottolinea il genetista Marcello Buiatti, che in linea di Rob Hopkins principio si dichiara non contrario agli Ogm Manuale Pratico -. Ma la scienza degli Ogm sta segnando il della Transizione Dalla dipendenza passo: da quando esiste ha consegnato al dal petrolio alla forza mondo solo quattro brevetti. Nessun’altra delle comunità locali branca scientifica ha prodotto così poco a Arianna editrice, 2009 fronte di investimenti altrettanto ingenti».

IN RETE

Per scaricare le pubblicazioni Forced Migration Rewiew www.fmreview.org /climatechange.htm

LE FUTURE AREE SOMMERSE

100%

0%

Intanto, però, c’è qualcuno che ci ha guadagnato: il (falso) scoop del “riso che salverà l’umanità” ha attraversato il mondo, facendo lievitare i titoli delle multinazionali produttrici. «È così che si fanno i soldi, oggi, non con le vendite», conclude Buiatti. Recentemente, Potrykus, membro della Pontificia accademia delle scienze ha acquisito i diritti del golden rice, mettendoli a disposizione delle popolazioni dei Paesi poveri. Gratuitamente. Mentre il Vaticano sull’argomento ha dimostrato una recente, prudente apertura, affidando a Potrykus una settimana di studi intitolata “Transgenic plants for food security in the context of development”.

Ma le risaie senza acqua funzionano Ma anche se il golden rice riuscisse a compensare da solo le carenze vitaminiche delle popolazioni subsahariane, se venisse introdotto in Africa, non risolverebbe il problema della sua richiesta di acqua. Mentre il progetto di Elisabetta Lupotto, che da anni dirige l’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Vercelli, va in tutt’altra direzione: dai suoi laboratori è uscito un riso coltivabile con appena il 20% del normale apporto idrico e con una resa dell’80%. «Non si tratta di riso Gm - specifica la genetista -: dal punto di vista molecolare è una ricombinazione che consente alle varietà di resistere a stress di tipo abiotico, come ad esempio periodi di prolungata siccità». Una sperimentazione che, se confermerà i primi riMarcello Buiatti e Elisabetta Lupotto. sultati, potrebbe costituire una vera e propria rivoluzione per il continente africano, da sempre carente d’acqua. Non a caso, prosegue la Lupotto, «siamo già in contatto con il Senegal». In Africa, intanto, si sperimenta il Nerica (New Rice for Africa), nato nel 1996 dall’idea di uno scienziato della Sierra Leone, Monty Jones, della combinazione del riso africano e di quello asiatico. È un ibrido sterile, ma non è un Ogm. Il Nerica potrebbe apportare sviluppo e benessere se fosse gestito al di sopra del solo interesse economico. Ma alcuni governi africani non possono scegliere di utilizzarlo, dovendo comprare unicamente presso i Paesi che garantiscono loro gli aiuti internazionali. La “logica” del profitto.

.

6.369,8 [ +17% ]

USA

MAPS PROVIDED COURTESY OF CARE INTERNATIONAL AND CIESIN AT THE EARTH INSTITUTE OF COLUMBIA UNIVERSITY

| dossier | dopo Kyoto |

RIFUGIATI AMBIENTALI: 250 MILIONI ENTRO IL 2050, MA SENZA TUTELA «CON UN RISCALDAMENTO GLOBALE DI 0,2 GRADI A DECENNIO da qui al 2030, sparirà dalla faccia della Terra il 30% delle piante e degli animali e l’ACNUR (Alto Commissariato Onu per i rifugiati) stima che 250 milioni di esseri umani saranno costretti a fuggire per sempre dai loro Paesi, divenuti invivibili per siccità, desertificazione, inondazioni ed erosione del suolo». L’analisi è di Sergio Castellari, rappresentante dell’Ipcc, il comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici, premio Nobel per la Pace nel 2007. È come se l’intera popolazione degli Usa fosse costretta a spostarsi. O come se si spostassero i cittadini di Italia, Spagna, Francia e Germania. «Abbiamo stimato che nell’area euromediterranea il numero di migranti per motivi ambientali potrebbe attestarsi tra i 22 e i 39 milioni di unità entro il 2050» rivela Alessandro Polli, docente di Statistica economica alla Sapienza di Roma. CLIMA, PRIMA CAUSA DI MIGRAZIONE All’argomento l’Onu ha dedicato uno studio, pubblicato a maggio. Sarebbero tre le principali cause di migrazione ambientale: la riduzione delle piogge in Centro America e nell’Africa occidentale (la disponibilità d’acqua potrebbe ridursi del 25% entro metà secolo); la contrazione dei ghiacciai in Asia, che provocherà inondazioni nel breve periodo e siccità estive a medio-lungo termine (lungo i fiumi che si snodano dall’Himalaya all’Oceano Indiano vive un miliardo e mezzo di persone); l’innalzamento dei mari, la riduzione di terre emerse e la salinizzazione. Un metro in più costringerebbe all’esodo oltre 23 milioni di persone nei Delta del Nilo (vedi GRAFICO ), del Gange e del Mekong a causa della perdita di 1,5 milioni di ettari di terreni agricoli. Ma il problema dei rifugiati ambientali è già una realtà. «Anzi – spiega Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente – se finora sono state le guerre la principale causa di migrazioni di massa, sono due anni che il numero di esuli climatici ha superato quello dei profughi di guerra. Eppure non si riesce a tutelarli in modo adeguato». QUESTIONE DI STATUS Il problema è giuridico: né la Convenzione di Ginevra del 1951, né il suo protocollo supplementare del 1967 riconoscono lo status di “rifugiato” a chi fugge per colpa del clima. E lo stesso problema si riverbera anche nelle leggi nazionali. «Al momento – osserva Valeria Silvestri, dottore di ricerca in Ordine internazionale e diritti umani alla Sapienza di Roma – né il diritto italiano né quello della Ue contengono specifiche tutele per questa nuova categoria di profughi. Ma la lacuna andrà colmata perché altrimenti sarà impossibile accoglierli». La soluzione è urgente ma non è dietro l’angolo. A livello internazionale non esiste una definizione unanimemente accettata di “rifugiato ambientale”. La tutela che più gli si avvicina è attiva dal 1990 negli Usa, dove una legge assicura protezione agli sfollati per gravi eventi climatici. «Tutti gli Stati dell’Unione europea dovrebbero seguire quell’esempio», commenta Valeria Silvestri. «Sarebbe un riconoscimento della causa ambientale come motivo di protezione. Ma sarebbe comunque solo il primo passo. Serve infatti una legislazione ancor più coraggiosa che permetta di concedere asilo e tutele a lungo termine a chi fugge per eventi di tipo ambientale irreversibili e non solo per calamità temporanee». A quanto pare anche il tema dell’immigrazione è strettamente connesso con i problemi dei mutamenti climatici. Forse è il caso di iniziare a rifletterci con attenzione, invece di continuare Emanuele Isonio con la (inutile) politica dei “respingimenti.

CO2

6.809,7 [ +178% ]

CINA

| 26 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

CO2

| valori | 27 |


| inbreve |

| inbreve |

Da intoccabile a imputato. Microcredito sotto accusa >30 Com’è sexy il social business >34 Investimenti responsabili: luci e ombre della ribalta >36

finanzaetica PARADISI FISCALI, ACCORDO MONACO-USA

BANCA ETICA SOSPENDE LE RATE DEI MUTUI ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

IIFM: ARRIVANO I DERIVATI “SHARIA FRIENDLY”

PECHINO LANCIA LA GUERRA ALLA FINANZA CREATIVA

NORD AMERICA: RISCALDAMENTO GLOBALE PROTAGONISTA DELL’AZIONARIATO CRITICO

BONUS BANCARI: L’OLANDA FISSA UN LIMITE

L’incaricato del Tesoro statunitense Neal Wolin (nella foto) e il ministro delle Finanze e degli Affari esteri del Principato di Monaco, Franck Biancheri, hanno firmato un accordo per lo scambio di informazioni sui conti bancari registrati nella piccola nazione francofona. L’intesa, ha sottolineato l’agenzia Afp, rappresenta una tappa importante per il Principato, che conta di sommare entro la fine dell’anno non meno di dodici accordi bilaterali, il minimo richiesto per ottenere la cancellazione del Paese dalla lista nera dei paradisi fiscali redatta in occasione del G20 londinese dello scorso aprile. Secondo i termini dell’intesa, Monaco, che aveva già siglato accordi analoghi con Belgio, San Marino e Lussemburgo, fornirà informazioni ai funzionari americani valutando caso per caso e accogliendo solo le richieste giudicate davvero “concrete e sostanziali”. Un privilegio non da poco che lascia dubbi sull’effettiva efficacia del trattato. La legge attuale impone alle autorità monegasche di fornire piena collaborazione agli inquirenti stranieri solo in caso di indagini criminali escludendo dalla cooperazione gli ispettori dell’erario e gli investigatori impegnati nell’accertamento dei reati fiscali. A metà settembre Monaco aveva annunciato l’imminente firma di ulteriori accordi con i governi di Qatar, Austria e Andorra.

«Una boccata d’ossigeno che consentirà il miglioramento della patrimonializzazione alle realtà finanziate da Banca Etica che dovessero averne bisogno». È questo, nelle parole del direttore generale Mario Crosta, il significato del provvedimento annunciato a settembre da Banca Etica, che prevede la sospensione dei pagamenti rateali dei mutui per le piccole e medie imprese (Pmi) colpite dalla crisi. Una decisione, nata dall’adesione all’accordo promosso dall’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ad agosto, che mira a coinvolgere una pluralità di soggetti del circuito finanziario della Banca. «Abbiamo scelto un’interpretazione allargata del concetto di Pmi estendendo questa possibilità a tutta la nostra clientela di persone giuridiche di riferimento, rappresentata principalmente da cooperative sociali, associazioni, realtà del non profit o piccole aziende impegnate nella promozione del benessere collettivo e individuale, nella tutela dei soggetti più deboli e nella salvaguardia dell’ambiente» ha precisato Crosta. In anticipo rispetto all’ulteriore proposta tuttora in discussione presso l’Abi, Banca Etica ha esteso la possibilità di scegliere la sospensione delle rate anche alla clientela privata che aveva ottenuto il finanziamento per l’acquisto della prima casa. A beneficiare di questo provvedimento saranno i clienti colpiti da licenziamento, messi in cassa integrazione o costretti ad affrontare malattie, infortuni e lutti. Il congelamento delle rate, che comprende anche la sospensione degli interessi, potrà estendersi fino a un massimo di 18 mesi da dividersi in due tranche.

I primi prodotti finanziari derivati compatibili con la Sharia (le legge islamica) potrebbero debuttare a breve sul mercato mondiale. Lo ha reso noto a settembre l’agenzia Reuters citando le parole dell’amministratore delegato dell’International Islamic Financial Market (IIFM, un’istituzione finanziaria sovranazionale di base in Bahrein) Ijlal Alvi. Secondo quest’ultimo, il progetto dovrebbe essere portato a termine entro la fine del 2009, grazie al lavoro condotto dagli esperti dello stesso IIFM in collaborazione con alcune banche. L’operazione rappresenterebbe un evento del tutto nuovo per il mercato islamico. I derivati, infatti, sono tradizionalmente proibiti in quanto prodotti finanziari non tangibili (a differenza, ad esempio, delle azioni). Alcuni esperti di diritto, tuttavia, li giudicano legittimi se usati “responsabilmente” ovvero con fini assicurativi e non speculativi. Secondo quanto specificato dalla Reuters, i derivati islamici dovrebbero essere messi sul mercato grazie all’introduzione di un contratto noto come Ta'Hawwut che dovrebbe disciplinare il mercato extraborsistico (over the counter – Otc). Alla fine del 2008, la Banca dei Regolamenti Internazionali stimava il valore del mercato dei derivati OTC in quasi 600 mila miliardi di dollari. Una cifra pari a oltre 10 volte il Pil del Pianeta.

Il governo cinese offrirà il proprio sostegno alle compagnie pubbliche di casa che decideranno di intraprendere azioni contro le banche e le società finanziarie da cui hanno acquistato titoli derivati. Lo ha segnalato il Wall Street Journal citando una nota della China Assets Supervision and Administration Commission. Le compagnie aeree e le imprese del trasporto marittimo cinese avevano originariamente acquistato i titoli per coprirsi dai rischi della volatilità dei prezzi dei carburanti. In seguito le stesse imprese hanno accumulato ingenti perdite a causa delle speculazioni al ribasso che avevano caratterizzato proprio derivati del comparto energetico. Ad agosto, ha ricordato il WSJ, alcune major pubbliche come China Eastern Airlines, Air China e China Ocean Shipping avevano inviato sei lettere “di diffida” ad altrettante banche d’investimento straniere tra cui Deutsche Bank, Goldman Sachs, J.P. Morgan, Citigroup e Morgan Stanley. Le missive contestavano la liceità di alcune transazioni (presumibilmente a carattere speculativo). La mossa del governo cinese preoccupa le banche che, di fronte al rischio di azioni legali, cercheranno ora di cautelarsi evitando al tempo stesso di perdere i preziosi clienti d’Oriente. Le società straniere potrebbero presto vedersi costrette a commercializzare i derivati destinati alla Cina attraverso la mediazioni di alcune società locali.

Nel corso del 2009 le organizzazioni di azionariato attivo operanti in Canada e negli Usa hanno presentato ben 68 risoluzioni contro le scelte delle aziende giudicate pericolose di fronte alla minaccia del riscaldamento globale. 31 di esse sono state successivamente ritirate dopo la promessa di un cambio di strategia da parte delle imprese stesse segnando così il successo della campagna degli azionisti. Lo riferisce il portale SocialFunds.com che, ricordando le 61 risoluzioni presentate nell’intero 2008 (25 delle quali ritirate), evidenzia i progressi compiuti dagli azionisti attivi nel campo della tutela ambientale. «Nella gestione del proprio portafoglio, gli investitori stanno diventando sempre più sensibili alla realtà dei rischi climatici», ha sottolineato Rob Berridge, manager dei programmi di investimento di Ceres, la società che ha raccolto i dati. Un fenomeno, ha evidenziato ancora Berridge, che si pone in contrasto con una normativa generale ancora troppo carente nella regolamentazione delle attività d’impresa. Tra i successi più significativi si segnala quello ottenuto dagli azionisti nella contesa con la compagnia energetica statunitense IdaCorp, di base in Idaho. Nell’occasione, e per la prima volta nella storia americana, una risoluzione per la riduzione delle emissioni ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti degli azionisti conquistando il 52% dei consensi.

Arriva dal’Olanda la svolta tanto attesa dai critici del sistema retributivo dei dirigenti. A partire dal 1 gennaio 2010 i top manager locali dovranno accettare una limitazione a seguito di un accordo che ha già trovato il consenso di tutte le banche del Paese. L’Olanda è il primo Paese in assoluto a poter vantare una regolamentazione valida di fatto a livello nazionale. «A mia memoria si tratta dell’accordo più avanzato mai sottoscritto nel mondo occidentale - ha commentato il ministro delle Finanze Woulter Bos al Financial Times -, e contiene elementi che fino ad un anno fa non avrebbero potuto essere neppure oggetto di discussione. In questo senso si tratta di un enorme progresso». Il codice, che impone alla quota variabile della retribuzione di non essere superiore allo stipendio fisso annuale, si applicherà comunque solo ai membri dei cda. Tutti gli altri dipendenti potranno continuare, almeno in teoria, ad accedere ai medesimi benefici del passato. L’intesa tra il governo e gli istituti costituisce necessariamente un modello di riferimento ma i pericoli, sottolineano gli osservatori, sono comunque sempre presenti. A spaventare, in modo particolare, è il rischio che alcuni Paesi seguano l’esempio e altri no, generando così una disparità concorrenziale sul mercato del lavoro. Da non escludere, al tempo stesso, tentativi di aggirare la norma.

| 28 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 29 |


| finanzaetica | microfinanza |

| finanzaetica |

Da intoccabile a imputato Microcredito sotto accusa

direttrice del Consorzio Etimos -. E così il default individuale rischia di interessare più organizzazioni. È una situazione che ho già visto in America Latina, in particolare in alcune aree rurali del Perù e dell’Ecuador».

La finanza all’attacco

AMANAGARAM È UNA CITTADINA DELL’INDIA MERIDIONALE. Nella nazione asiatica è conosciuta come capoluogo nello Stato federato del Karnataka ma per il resto del mondo questo centro da 80 mila abitanti, il 28% dei quali analfabeta, era fino a poco tempo fa un ildi Matteo Cavallito lustre sconosciuto. La popolarità, se così la si può definire, ha bussato prepotentemente alla porta il I NUMERI 13 agosto scorso quando un inviato del Wall Street JourDELLA GRAMEEN nal ha pubblicato il frutto del suo lavoro sul campo. Intervistando alcuni abitanti e combinando i dati ufficiali con le opinioni degli analisti, il reporter Ketaki Gokhale le filiali ha emesso un verdetto terribile: anche la microfinanza, simbolo dell’economia buona per eccellenza, rischia di diventare vittima di una bolla speculativa.

R

2.558

23.338 i dipendenti

Arriva la bolla, sarà vero?

84.570 i villaggi raggiunti

miliardi di dollari i prestiti concessi dal ‘76 ad oggi

2,11% il tasso di insolvenza

1,027 miliardi di dollari di depositi totali

| 30 | valori |

FONTE: GRAMEEN BANK, WWW.GRAMEEN-INFO.ORG LUGLIO 2009

8,26

Prestiti facili, assenza di controllo, tassi elevati, boom degli investimenti della finanza tradizionale. Per Jacques Grivel dell’organizzazione di microfinanza lussemburghese Finethic, le società di microcredito avrebbero già messo in circolo troppo denaro. In India, dove secondo gli ultimi dati disponibili (31 marzo 2008) il giro d’affari della microfinanza avrebbe toccato quota 1,24 miliardi di dollari, i piccoli prestiti sarebbero ormai diventati l’equivalente dei mutui subprime. La tesi del Wall Street Journal, è sostanzialmente questa: troppo denaro a costo elevato (con tassi fino al 39%), messo in circolo per finanziare non solo attività imprenditoriali, ma anche l’acquisto di beni più o meno futili, significa maggiore rischio di insolvenza. E per la popolazione di Ramanagaram, dell’India e delle aree più povere del mondo, il “bombardamento” di prestiti senza le dovute garanzie (esattamente come accaduto con i mutui Usa) rischia di trasformare il sogno di una vita senza povertà in un in-

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

cubo. E di trascinare nel baratro l’intero settore. «È una generalizzazione assurda», ha replicato Vikram Akula, fondatore e amministratore delegato di SKS Microfinance, una delle grandi organizzazioni indiane di microcredito. Secondo la Microfinance Information Exchange (Mix), un’organizzazione non profit di base a Washington, il tasso di insolvenza medio dei microprestiti indiani non supererebbe il 2%, quello di SKS si fermerebbe all’1%. «Niente insolvenza, niente bolla», ha lasciato intendere Akula e la sua opinione ha trovato grande seguito tra gli operatori del settore. Eppure resta forte la sensazione che nel mondo microfinanziario lo scontro tra scettici ed entusiasti non sia ancora giunto alla conclusione. Troppi sono infatti gli elementi critici finiti sotto osservazione negli ultimi tempi. A cominciare dagli elevati tassi di interesse.

TANDAVAKRISHNA TUNGA

Secondo il Wall Street Journal il settore del microcredito rischia la bolla speculativa. Prestiti facili, assenza di controllo, tassi elevati: gli operatori respingono le accuse, ma gli elementi critici restano.

Un tempio a Ramanagaram. Da questa cittadina è partita la ricerca che ha fatto annunciare al Wall Street Journal il rischio bolla speculativa per la microfinanza

mento logico, ma pur sempre paradossale. Ad abbassare i tassi, verrebbe da dire, potrebbe pensarci la concorrenza. Peccato che quest’ultima, in assenza di controllo, rischi di produrre gravi distorsioni di mercato inducendo i “clienti” ad un indebitamento insostenibile. «Il debitore può diventare cliente di diverse istituzioni date le difficoltà di un controllo incrociato - spiega Laura Foschi,

Negli ultimi anni, intanto, la popolarità del microcredito ha varcato confini inimmaginabili. Nel 2007 Banco Compartamos, colosso del microcredito messicano già trasformatosi in banca d’affari, ha rotto l’ultimo tabù quotandosi in Borsa. Successivamente i programmi d’investimento della finanza tradizionale sono diventati sempre più ambiziosi. «Con un ritorno medio sugli investimenti del 5-7% e, in alcuni casi, anche del 10-12%, non c’è da stupirsi che le banche e le società di Private Equity abbiano fiutato l’affare» sottolinea Francesco Terreri, presidente dell’Associazione Microfinanza e Sviluppo. Dall’inizio del 2008 al luglio 2009, ha ricordato il Wall Street Journal, le società di private equity hanno investito 245 milioni di dollari nella microfinanza indiana, mentre alla fine del 2008 i fondi di investimento attivi nel settore gestivano assets per 6,5 miliardi di dollari. La paura che le banche dei poveri finiscano fuori controllo non può essere scacciata facilmente. «I grandi investitori vorranno vedere un ritorno sui loro investimenti il che significa che le istituzioni di microfinanza dovranno caricare gli interessi sul capitale», sottolineano Veronika Thiel e Sargon Nissan della New Economic Foundation, un ente di ricerca con sede a Londra. «Mettendosi alla ricerca del profitto e dei vantaggi fiscali, gli investitori privati rischiano in effetti di snaturare il significato stesso della micro finanza», spiega Mario Crosta, direttore generale di Banca Popolare Etica. «Questo non significa che le banche d’affari non debbano poter investire nel microcredito, ma certamente occorre che agiscano secondo regole precise che, tuttavia, sono oggi assenti o comunque poco adeguate».

.

Se sei povero paghi di più «È vero che a volte i tassi di interesse sono eccessivamente alti, ma non bisogna dimenticare quanto sia costoso e impegnativo svolgere attività di microcredito nelle aree rurali», sottolinea Riccardo Aguglia, microcredit manager della londinese Fair Finance. La spiegazione è più o meno questa: ammortizzare gli enormi rischi di economie fragili attraverso l’analisi del territorio, la formazione dei clienti e il monitoraggio degli investimenti è tanto più costoso quanto più è povera l’area interessata. Le cifre confermano la regola: in Bangladesh la Grameen Bank, la più nota delle istituzioni di microcredito (grazie al premio Nobel ricevuto nel 2006 dal suo fondatore Muhammad Yunus), pratica tassi di interesse fino al 20%, nell’Europa dell’Est il tasso medio si aggira sul 15%, nell’Europa occidentale si scende al 12%. Più si è poveri, insomma, maggiori sono i costi sostenuti. Un ragiona-

La bolla speculativa? «Non è un falso allarme» Nuovi investitori, profitti a tutti i costi, miopia. La crisi contagia il microcredito? L’opinione di Francesco Terreri. reri, presidente dell’associazione Microfinanza e sviluppo (www.microfinanza.it), il mondo del microcredito non è immune dal rischio bolla. Il sistema, ha spiegato a colloquio con Valori, di Matteo Cavallito potrebbe andare incontro a un eccesso di credito (e di debito). E la crisi, prima o poi, potrebbe bussare alla porta.

tra il 2003 e il 2006 in apparenza si sono comportate come istituzioni di microcredito, ovvero hanno cercato di raggiungere i clienti “non bancabili”. Con una differenza cruciale sulla gestione del rischio. Le banche scaricavano i costi cartolarizzando, cioè rivendendo i mutui sul mercato finanziario. Le istituzioni di microcredito cercano di ridurre i rischi attraverso la conoscenza del territorio, la promozione del ruolo del gruppo, gli incentivi al risparmio e i disincentivi allo spreco.

I microprestiti come i mutui subprime dunque? In effetti le banche americane che hanno concesso mutui subprime

Eppure lei sostiene che il rischio bolla esiste. Confermo che esiste questo rischio e i problemi, in questo senso, sono

«N

O, NON SI TRATTA DI UN FALSO ALLARME». Per Francesco Ter-

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 31 |


| finanzaetica |

| finanzaetica |

almeno due. In primo luogo dobbiamo riconoscere che il Banche d’affari e private equity. Una minaccia? microcredito funziona molto bene nella fase iniziale L’ingresso degli investitori tradizionali rappresenta un fatquando mette in circolo il capitale permettendo al piccoto positivo per la crescita del settore, ma è anche vero, lo operatore di avviare un’attività commerciale. I rendipurtroppo, che ci sono attori molto diversi tra loro: invementi di quest’ultimo sono rapidi ed elevati, cosa che gli stitori etici, ma anche “strettamente commerciali”. Il permette di sostenere gli elevati tassi di interesse. Ma punto è: come reagirebbero questi ultimi se a medio terquando si tratta di accompagnare la crescita della mimine i rendimenti si riducessero? Cosa succede se i privacroimpresa, con investimenti che ammortizzino i rendite equity decidono di abbandonare dopo pochi anni (comenti più bassi tipici del medio periodo, il meccanismo rime da loro abitudine)? La fuga dei capitali metterebbe in Francesco Terreri. schia di incepparsi. Lo schema del credito con i suoi tassi crisi il settore e, così come accade a valle, il meccanismo elevati e il programma di restituzione a breve termine va in crisi. Il potrebbe incepparsi anche a monte. Ancora una volta mancherebbe cliente tende così a rivolgersi a più istituzioni contraendo nuovi debila capacità di ragionare in un orizzonte di medio periodo. ti e il sistema cessa di essere sostenibile. A questo primo grande problema si aggiunge poi quello della crescita degli investimenti privati. C’è poi il caso estremo dell’istituzione di microcredito che

telefonia telefonia telefonia informatica informatica informatica

Grameen Bitek Ltd. Grameen Uddog Grameen Shamogree Grameen Knitwear Ltd. Grameen Shikkha Grameen Capital Management Ltd.

elettronica tessile rural ind. products abbigliamento educazione mercato dei capitali

Grameen Byabosa Bikash Grameen Trust Grameen Health Care Service Ltd. Grameen Health Care Trust

business promotion microcredito sanità e welfare sanità e welfare

Grameen allo specchio La banca bengalese ha lanciato il microcredito nel mondo, conquistando il Nobel. Ma non è immune da critiche. AI VILLAGGI DEL BANGLADESH ALLA CASA BIANCA passando per

Stoccolma. Per Muhammad Yunus la vita è stata una catena ininterrotta di successi. La sua Grameen Bank, che dal 1976 eroga microcredito a milioni di bengalesi, gli ha permesso di vincere il Nobel per la Pace di Matteo Cavallito tre anni or sono nonché di mettere in piedi un impero economico (o come la definisce lui una “famiglia di ALTRE COMPAGNIE imprese”) che spazia dai telefoni al comparto alimentare e vanta joint ventures con multinazionali del calibro di Grameen Fund 6,38 mln dollari Danone e Veolia. Collezionista di riconoscimenti interdi capitale nazionali, ultimo dei quali la prestigiosa Medal of Freedom, consegnatali direttamente da Barack Obama, YuGrameen Krishi nus è oggi una delle personalità più rispettate del mondo. Foundation Eppure nemmeno lui e la Grameen sono stati immuni al330.000 dollari le critiche di osservatori ed analisti. Anzi. di capitale Grameen Motsho Fisheries Foundation: 260.000 dollari di capitale Grameen Kalyan

Depositi: pro e contro L’estate scorsa (4 luglio 2009) il Corriere della Sera ha pubblicato a tutta pagina un reportage da Kalapara, nel cuore del Bangladesh rurale, su (o meglio dire contro) la Grameen Bank, evidenziando una serie di perplessità sulla bontà del metodo di Yunus.

Le perplessità sul metodo dell’istituto riguardano i tassi e i depositi, ma anche le regole sulla garanzia del gruppo | 32 | valori |

.

GRAMEEN HEALTH CARE TRUST PARTECIPA ALLE JOINT VENTURES

Grameen Phone Ltd. Grameen Telecom Grameen Communications Grameen Cybernet Ltd. Grameen Solutions Ltd. Grameen Information Highways Ltd.

D

In altre parole… Si rischia di alimentare una bolla. Ma nella rete internazionale del microcredito su questo si è aperta una importante riflessione.

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

Tra i “capi d’accusa” gli alti tassi d’interesse, la garanzia di gruppo e il deposito, ovvero la quota che la banca riscuote accanto alle rate di restituzione del prestito. Il deposito, in linea teorica, serve a incoraggiare e promuovere la cultura del risparmio presso i clienti ma anche, al tempo stesso, a sancirne l’ingresso ufficiale nella Grameen. Chi vuole ottenere un prestito deve diventare “membro” della banca e, per farlo, deve versare periodicamente una quota. Se il prestito supera gli 8 mila taka (circa 80 euro) il richiedente deve versare un nuovo deposito per aderire a un programma pensionistico. Il primo deposito può essere ritirato al bisogno, il secondo no (occorre attendere 5 o 10 anni a seconda del contratto). «Solitamente il deposito viene richiesto come prova di serietà, con l’obiettivo di ottenere una manifestazione di impegno», spiega Laura Foschi, direttrice del consorzio specializzato in microcredito Etimos. «Ovviamente esistono pro e contro. Da un lato c’è l’aspetto positivo della motivazione, dall’altro, tuttavia, c’è l’inevitabile riduzione della capacità di spesa di chi già ha poco. Va detto, comunque, che non esistono modalità alternative per testare la propensione all’impegno». Utile o dannosa che sia, la quota di risparmio è diventata per Grameen sempre più importante: nel 1997 i depositi equivalevano al 36% del valore dei prestiti. Nel 2008 il rapporto era salito al 146%.

Grameen Danone Food Ltd alimentare 50% Danone, 50% Grameen Health Care Distribuisce cibo nelle comunità rurali bengalesi Grameen Veolia Water Ltd acqua 50% Veolia, 50% Grameen Health Care Distribuisce cibo nelle comunità rurali bengalesi Basf Grameen Ltd chimica 50% Basf, 50% Grameen Health Care Distribuirà complementi nutrizionali e reti anti-insetti (annunciata nel marzo 2009)

Il gruppo: salvagente o problema Le polemiche sul “metodo Grameen” non si limitano ai dati quantitativi. Ulteriori perplessità riguardano la tanto celebrata - in quanto innovativa e sicura - garanzia del gruppo, il sistema con cui la banca riduce il rischio d’insolvenza sfruttando le risorse sociali del territorio. «Chi chiede un prestito - spiegano dalla sede centrale della Grameen - deve appartenere a un gruppo di cinque membri chiamati a vigilare affinché ciascuno si comporti in modo responsabile». Secondo la banca di Yunus il gruppo garantisce sostegno e solidarietà. Ma, secondo alcuni critici, può essere fonte di tensioni sociali fortissime. Dalle pagine del Corriere della Sera i beneficiari dei microcrediti della Grameen lamentano il fatto che il mancato pagamento di un solo membro del gruppo metta in difficoltà tutti, “provocando liti e denunce nei villaggi. Nei gruppi di clienti si litiga, ci si denuncia e si entra in cause”. A una richiesta di spiegazioni da Valori, da Grameen Creative Lab (vedi ARTICOLO pag. 34) ci è arrivata questa precisazione: «In caso di default individuale il gruppo non è tenuto a pagare il debito ma, al tempo stesso, perde la possibilità di accedere a un livello di prestito superiore». Il problema però sembra consistere nel fatto che il microcredito si basi e, talvolta, metta a repentaglio una risorsa preziosa nei villaggi del Bangladesh: i legami sociali. Come valutare in definitiva la pressione del gruppo? È un aspetto positivo per l’individuo oppure una fonte di disagio? «Dipende»,

NASIR ALI MAMUN

LA GALASSIA GRAMEEN

si trasforma in banca d’affari. La messicana Compartamos lo ha fatto e i suoi tassi hanno superato il 100%... Compartamos è stata la prima e finora unica istituzione a quotarsi in Borsa. Fin qui nulla di male se non fosse che la Borsa di oggi è, prima di tutto, un ambiente attraversato da forti spinte speculative. Di nuovo il problema della logica di breve periodo: il mercato finanziario impone risultati immediati e soddisfacenti, gli azionisti chiedono maggiori rendimenti e Compartamos si adegua. I tassi vengono alzati continuamente non per coprire il rischio, ma per garantire rendite superiori. Si rischia così di creare una situazione artificiosa e insostenibile.

risponde Laura Foschi di Etimos. «Ci sono studi che evidenziano come la microfinanza e il prestito di gruppo possano essere elementi distorsivi in assenza di forti legami sociali. In caso contrario può esserci una spinta positiva all’aggregazione e alla partecipazione»

Prestiti su prestiti? L’allarme bolla lanciato dal Wall Street Journal si basa anche sul fatto che un micro-prestito possa essere concesso a chi deve ancora estinguere il precedente, proprio per pagare le rate pregresse. Abbiamo chiesto spiegazioni alla Grameen, che ha risposto di non concedere prestiti a chi è già indebitato, salvo il verificarsi di calamità. Peccato che l’elenco delle “calamità” previste, che permettono di derogare al divieto e di ottenere un prestito pur non avendo estinto il precedente, sia molto lungo: dal disastro naturale alla morte di una mucca. Rischio di spirale debitoria? Può darsi, eppure la Grameen continua a vantare tassi di insolvenza decisamente bassi (il 2% dall’origine ad oggi) e il suo sistema continua ad essere apprezzato dagli operatori come l’autentico modello originale. Un modello che dovrebbe essere esportato anche in Italia (ne abbiamo già dato conto su Valori di maggio 2009) grazie alla partnership tra Grameen Bank e un istituto che con la finanza etica non ha molto a che fare: Unicredit. Una strategia che conferma la tradizionale propensione della banca bengalese a collaborare con grandi gruppi (vedi BOX ).

. |

ANNO 9 N.72

|

Yunus alla Casa Bianca, nello scorso mese di agosto, ha ricevuto la “medaglia della libertà”: la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti.

APPUNTAMENTI 8-10 ottobre PALERMO WEEK END IN SICILIA PER YUNUS Ci sarà anche Muhammad Yunus a Palermo, il secondo fine settimana di ottobre, all’Happening della solidarietà. Sarà l’ospite d’onore di un convegno sul microcredito, moderato da Elisabetta Tramonto di Valori. È la decima edizione di un appuntamento che ogni anno chiama a raccolta il mondo del terzo settore siciliano a discutere di economia soidale, welfare, non profit. www.solcoct.coop

SETTEMBRE 2009

| valori | 33 |


| finanzaetica | marketing etico |

| finanzaetica |

Come è sexy il social business

I Grameen Creative Lab, nati da un’idea di Muhammad Yunus, con l’imprenditore tedesco Hans Reitz, parlano di sconfiggere la povertà nel mondo. Ma, a guardarli bene, assomigliano più a una nuova forma di marketing. STATO QUASI UN COLPO DI FULMINE TRA MUHAMMAD YUNUS, l’inventore della Grameen Bank, e Hans Reitz, imprenditore tedesco dagli “importanti” contatti commerciali (vedi BOX ). Si sono incontrati nel 2007 al Vision Summit di Berlino e da quell’incontro è partita la collaborazione: prima con il viaggio di Reitz in Bangladesh, per conoscere sul campo la realtà di Grameen e del social business, poi con la joint venture tra lo Yunus Centre (www.muhammadyunus.org ) e il colosso della chimica Basf, uno dei clienti dell’adi Ugo Biggeri zienda di consulenza di Reitz, la Circ Responsibility. Un accordo per la produzione di zanzariere imprePresidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica gnate di insetticida contro la malaria e bustine di vitamine da aggiungere alle pietanze, in vendita a basso costo in Bangladesh. L’ultimo frutto dell’intesa tra i due sono i Grameen Creative Lab (GCLab): dei laboratori nati per favorire la nascita di social business. Il primo di questi laboratori è stato realizzato lo scorso gennaio a Wiesbaden (in Germania), dove ad aprile si è svolto un seminario sul social business. Sono andato, per Valori, a vedere di cosa si trattava. Sbagliando luogo dell’incontro sono andato alla sede legale del GCLab: una bella villa inizio 1900 nella zona residenziale di Wiesbaden. È anche la sede della Circ e la casa della famiglia Reitz. L’incontro invece si è svolto in una scuola media di Wiesbaden, per dare l’idea di un ritorno a scuola, a studiare. C’era un centinaio di partecipanti, per lo più giovani. Nonostante il clima positivo l’impressione era comunque I SETTE PRINCIPI DEL SOCIAL BUSINESS SECONDO YUNUS più simile a certe convention, dove finisci per acquistare contenitori di plastica per la cucina, che a luoghi di riflessione sul social business. 1. L’obiettivo del business deve essere quello

È

di sconfiggere la povertà o problemi (come l’educazione, la salute, l’accesso alla tecnologia e l’ambiente) che minacciano le persone e la società; non la massimizzazione del profitto

Una delle sessioni del seminario, Joyful Power of Social Business, era tenuta da Reitz, che ha esordito dicendo di aver visto morire di fame troppi bambini per poterlo accettare e che avevamo il dovere di fare qualcosa. Ma, ha precisato, «in modo gioioso» e: «il social business deve diventare sexy!», un punto di vista un po’ osé, ma in linea con l’idea di rendere desiderabile un modo diverso di fare business. I progetti che Grameen ha in corso, però, hanno l’aspetto più familiare del business: come buona pratica, oltre all’esperienza con la Basf, sono state presentate una collaborazione con Adidas, per produrre scarpe low cost (per target “poveri“) e con Danone per la vendita a bassissimo costo (tramite la rete informale di vendita delle donne “Grameen”) di uno yogurt ad alto potere nutrizionale, per ovviare alle carenze nutritive in Bangladesh. Il parallelismo, posto più volte dagli insegnanti/facilitatori e dai rappresentanti delle multinazionali intervenuti al seminario, tra social business e vendita di beni di

3. Gli investitori devono recuperare solo l’ammontare del loro investimento. Nessun dividendo è distribuito oltre al capitale investito. 4. Quando il capitale investito è stato ripagato i profitti rimangono nell’azienda per l’espansione e il miglioramento 5. Attenzione all’ambiente 6. I lavoratori devono ricevere un salario di mercato con migliori condizioni lavorative 7. Fare tutto con gioia dal sito www.muhammadyunus.org

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

HANS REITZ, CONOSCENZE IMPORTANTI

Una “pennellata di bontà” Da questi incontri emergono alcuni punti critici e altri positivi dei Grameen Creative Lab. Iniziamo dai positivi. Yunus, per la notorietà acquisita e per il potere commerciale di Grameen in Bangladesh, è capace di pensare in grande, mobilitare persone e risorse e, grazie ad Hans Reitz e alle sue capacità comunicative e di networking, riesce a coinvolgere grandi imprese. Inoltre ha alcune intuizioni su cui è bene riflettere: dare alle persone deboli dignità e non carità, anche usando i punti critici delle economie informali (stipendi bassi, assenza di tutele legislative, informalità); rendere appropriati al contesto di povertà in cui si devono muovere le tecnologie disponibili. Per contro il Grameen social business ignora deliberatamente le esperienze di economia sociale esistenti (in Europa, ma anche in Bangladesh) e si presenta come “il” social business. Ha poi una propensione, direi ideologica, a lavorare solo sull’individuo singolo, ignorando, come ipotesi di lavoro, forme collaborative tra persone. Sminuisce l’attività politica o di cambiamento di sistema dicendo (parole di Reitz): «Di fronte alla fame io voglio FARE, senza aspettare o chiacchierare di cambiamento di regole. Chi vuole cambiare le regole ci lavori, ma io voglio fare per i poverissimi». Da questo discende la ricerca, senza spirito critico, di grandi gruppi multinazionali per ottenere investimenti, senza porre condizioni di alcun tipo. Il Grameen social business rischia, nonostante i risultati concreti per i poveri, di diventare un’operazione di marketing, una “pennellata di bontà” molto redditizia per le multinazionali, che svilisce esperienze già in corso da tempo di imprese di minori dimensioni, ma con scopi di cambiamento sociale più duraturo e sostenibile.

.

HANS REITZ ha trascorso 7 anni nel Sud dell’India: nel 1992, con altri soci, ha fondato Natural Shakti, una società agricola per la coltivazione del caffè e le spezie nello stato indiano del Kerala. Nel 1994 ha costituito Circ, agenzia di comunicazione creativa e gestione eventi, che vanta una lunga lista di clienti: oltre ai già citati Basf e Adidas, ci sono Bacardi, Bertelsmann, Caterpillar, Continental Airlines, Telekom, E.On, Ibm, Volkswagen, Toshiba. Dal 2004 Reitz è anche co-fondatore della catena di caffè Perfect Day. È stato l’iniziatore del Talent-Project, un programma scolastico, nel 2008; nello stesso anno, in collaborazione con Yunus ha fondato la Grameen Creative Lab a Wiesbaden. www.circ.de

SITI WEB www.grameencreativelab.com www.muhammadyunus.org

Hans Reitz ha fondato con Yunus il Grameen Creative Lab nella città di Wiesbaden.

ALTRI GRAMEEN CREATIVE LAB NEL MONDO ■ GRAMEEN CALEDONIAN CREATIVE LAB, istituito nel febbraio 2009 dopo la firma

di un accordo tra l’università di Glasgow e il Grameen Trust. Con sede nell’Istituto universitario di salute e benessere, il laboratorio si concentrerà sul settore della sanità. ■ RIKKYO-GRAMEEN CREATIVE LAB, nata nel marzo del 2009 presso l’università

giapponese di Rikkyo, si definisce un “incubatoio di imprese sociali”.

Settore Ambiente

L’allegra potenza del social business

2. Bisogna garantire sostenibilità economica e finanziaria

| 34 | valori |

consumo a basso prezzo, ha fatto pensare più ad un discount intelligente che ad un nuovo modo di fare business sociale con gioia.

|

8-10 ottobre 2009 fiera di cremona terza edizione - ingresso libero mostra-convegno dedicata a politiche, progetti, beni e servizi di Green Procurement pubblico e privato RELAZIONI ISTITUZIONALI E PROGRAMMA CULTURALE

Ecosistemi srl - largo de’ Ginnasi, 2 - 00186 Roma tel. +39 06 68301407 fax +39 06 68301416 - email rel.istituzionali@forumcompraverde.it

ORGANIZZAZIONE EVENTO

Adescoop-Agenzia dell’ Economia Sociale s.c. - via Boscovich, 12 - 35136 Padova tel. +39 049 8726599 fax +39 049 8726568 - email segreteria@forumcompraverde.it

www.forumcompraverde.it


| finanzaetica | risparmio etico |

| finanzaetica |

Investimenti responsabili: luci e ombre della ribalta

Secondo una ricerca Robeco nel 2015 fino a un quinto degli investimenti condotti in tutto il mondo potrà definirsi “responsabile”. Per il settore si tratta di un’occasione da non perdere. Ma i dubbi non mancano. A 5 MILA MILIARDI DI DOLLARI (o 5 trilioni, se preferite) misurati alla fine del 2007 a oltre 26 mila previsti per il 2015. Se le recenti proiezioni della società di gestione olandese Robeco e della statunitense Booz & Company saranno confermate, i capitali gestiti nel mercato di Matteo Cavallito degli investimenti responsabili (Sri - socially responsible investing) promettono di espandersi in modo impressionante nei prossimi sei anni. Ne è convinta Daniela Carosio, responsabile dell’area Ricerca di Etica Sgr (la società di gestione del risparmio di Banca Etica): «Quello degli investimenti responsabili è destinato a trasformarsi da segmento di nicchia a settore di ampio respiro, confermandosi ad oggi come il comparto più promettente nel risparmio gestito». Lo dimostrano anche i risultati di Etica Sgr che nel primo semestre di quest’anno ha registrato un risultato lordo di 51.700 euro, il 33% in più rispetto all’anno scorso. Il cambio di paradigma sembra inevitabile. Dati alla SELEZIONE DEI TITOLI mano, i 26.500 miliardi di dollari attesi costituiranno nel DI STATI 2015 un quinto dell’intero mercato degli investimenti gestiti su scala globale. Una situazione senza precedenti. Principali indicatori e

D

criteri di valutazione

GOVERNANCE

SOCIALE

AMBIENTE

Libertà di stampa Libertà civili Percezione della corruzione

Donne in % della forza lavoro Spesa pubblica per l’istruzione Spesa pubblica per la sanità Accesso alle cure mediche Indice di Sviluppo Umano (Hdi)

Emissioni di CO2 Qualità delle acque Produzione energia da fonti rinnovabili Aree protette Uso di fertilizzanti per ettaro Foreste Rifiuti pro capite

Ad ogni indicatore viene attribuito un punteggio da 0 a 10 Sono promossi gli Stati che ottengono un punteggio finale superiore a 7,5 L’universo investibile degli Stati è composto da 15 Paesi | 36 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

L’ITALIA? NON MERITA ANCORA FIDUCIA

SERVIZI DI INTELLIGENCE PER I FONDI ETICI

QUANDO UN TITOLO DI STATO può definirsi “etico”? Semplice, quando il Paese supera un accurato esame che tenga conto della situazione di governo, della promozione sociale e della tutela ambientale. È questo il collaudato sistema utilizzato da Etica Sgr nella selezione delle obbligazioni sovrane da inserire nei propri portafogli. Ad oggi, sottolineano dalla società di gestione del risparmio, in tutto il mondo sono appena 15 i Paesi che superano la selezione: Australia, Nuova Zelanda e 13 nazioni europee. L’Italia non fa parte del gruppo sebbene il punteggio raggiunto (7,46) sia molto vicino alla soglia minima richiesta (7,5). «Negli ultimi anni - spiegano da Etica Sgr - l’Italia è migliorata negli indicatori sociali e ambientali, ma è peggiorata per quanto riguarda libertà civili, libertà di stampa, percezione della corruzione.

COME SI FA A SAPERE se un’impresa sta veramente rispettando l’ambiente o i diritti dei lavoratori? I fondi di investimento SRI (socialmente responsabili), per essere sicuri, si affidano agli advisor etici, che leggono i bilanci, consultano organizzazioni non governative e movimenti, sindacati e giornalisti. E poi danno i voti e decidono se una società è degna di entrare in un paniere etico o meno. A volte però non basta. Se n’è accorto il fondo sovrano del governo norvegese, uno dei maggiori investitori pubblici del mondo. Ha un patrimonio di 264,2 miliardi di euro e, dal 2005, ha iniziato ad escludere dagli investimenti le imprese che non rispettano il suo codice etico. Società che producono mine antiuomo, bombe cluster, armi nucleari o coinvolte in violazioni dei diritti umani. Finora ne hanno fatto le spese 25 società, tra cui l’italiana Finmeccanica. Ma presto ne potrebbero cadere altre. Da giugno il fondo norvegese si è affidato a una società inglese di “business intelligence” per seguire la condotta di alcune multinazionali in Cina e America Latina. Gli inglesi aiuteranno a recuperare sentenze dei tribunali, testimonianze, interviste con osservatori indipendenti, e a ricostruire le catene di controllo delle imprese nei più remoti paradisi fiscali.

Crescita e cambiamento

Nuovo attivismo?

L’approvazione in sede Onu dei principi dell’Investimento responsabile (2006), la nuova voglia di regolamentazione, il fascino di un settore che ha dimostrato di saper resistere meglio di altri alla tempesta della crisi, la febbre della green economy. Sono molti i fattori trainanti di una crescita che potrebbe attestarsi su una media del 25% annuo, modificando contemporaneamente l’aspetto stesso del mercato. «La concentrazione del settore - spiegano da Robeco - è destinata ad aumentare e i piccoli operatori dovranno crescere per sopravvivere o, in alternativa, accettare di essere tagliati fuori dalle società più grandi che, negli ultimi tempi, hanno già avanzato programmi ambiziosi». La tedesca Deutsche Bank gestisce già tre fondi responsabili da 2,8 miliardi di dollari mentre il segmento investimenti responsabili delle britannica BlackRock dovrebbe passare dal 9 al 15% del totale degli assets gestiti dalla compagnia. Per gli operatori concentrati sulle questioni etiche, ambientali e sociali (alla base della definizione stessa di “investimento responsabile”) il trend è motivo di entusiasmo, ma anche occasione di dibattito. Impensabile, infatti, che questa nuova fase del comparto non modifichi il modo stesso di selezionare e gestire gli investimenti. E la speranza di un’evoluzione decisiva si affianca ai timori di un cambiamento troppo radicale capace di minare i principi stessi del modo di fare “finanza etica”. «Cresce la sensibilità dei gestori e degli asset owner e questo è indubbiamente un aspetto positivo - ammette Daniela Carosio - ma c’è da chiedersi, al tempo stesso, se l’aumento della concentrazione non farà diminuire la specializzazione riducendo così l’accuratezza nel processo di selezione dei titoli».

Perplessità sul futuro della selezione, ma non solo. Il cosiddetto engagement, ovvero l’insieme delle attività di mobilitazione per influenzare in senso etico la politica delle compagnie in cui si investe, pare destinato a crescere d’importanza. Ma siamo certi che saprà restare fedele ai suoi principi? L’azionariato critico, che dell’engagement è l’attività principale, saprà confermarsi puntuale ed efficace? «Oggi l’engagement si basa su attività di networking internazionale dei gestori che consente di aumentare la massa critica delle azioni intraprese e la loro capacità di negoziazione con le imprese», spiega Daniela Carosio. «Per concordare un’azione di engagement si lancia un processo che soppesa i punti di vista e gli interessi degli attori in gioco e che cerca di coinvolgere anche gli stakeholder. C’è il rischio che, con la concentrazione del settore, tutte queste specificità si possano, in parte, perdere. Per questo è importante che lo spirito e l’orientamento originale siano conservati». La vera sfida, a ben vedere, sembra essere questa. Se la fedeltà ai principi do-

vesse essere mantenuta, infatti, la concentrazione di mercato potrebbe produrre ulteriori vantaggi di scala a cominciare dalla riduzione dei costi relativi dell’engagement stesso. In caso contrario, evidenzia ancora la Carosio: «Grandi gestori perderanno di credibilità e si ricreerà lo spazio per nicchie di mercato».

Italia in ritardo E l’Italia? Che ruolo avrà nella rivoluzione di mercato? Secondo i ricercatori l’Europa sarà la locomotiva del settore degli investimenti responsabili, togliendo agli Usa la leadership del mercato, ma per l’Italia la strada sembra ancora lunga. «Negli ultimi cinque anni Etica Sgr è cresciuta del 59%, ma a livello nazionale il settore si è contratto del 55%», ricorda la Carosio. «Se è vero che nel resto del mondo si è notata una maggiore sensibilità nei confronti degli investimenti responsabili da parte degli investitori istituzionali, in Italia sono stati più attivi i piccoli risparmiatori. Sul fronte degli istituzionali c’è ancora molto da fare e deve crescere la sensibilità». Urge un’inversione di tendenza.

.

IL SOTTOSCRITTORE RESPONSABILE IN ITALIA È SPINTO DA MOTIVAZIONI DI TIPO VALORIALE ma anche di ordine economico (vedi GRAFICO ), conosce il mondo della finanza etica seppure in modo un po’ approssimativo, considera la banca un punto di riferimento nella raccolta di informazione, ma alla fine sceglie in modo sostanzialmente autonomo. Sono alcuni dei caratteri che distinguerebbero il sottoscrittore dei fondi etici in Italia secondo l’ultima ricerca presentata a Milano il 18 giugno scorso da Etica Sgr. A determinare la scelta dell’investimento ci sono soprattutto le considerazioni di tipo valoriale (dall’attenzione per i diritti umani alla sensibilità ambientale) ma non mancano le considerazioni di tipo

Daniela Carosio, responsabile dell’Area ricerca di Etica Sgr.

DRIVER DI SCELTA DI UN FONDO ETICO strettamente finanziario: per un sottoscrittore tre aspetti come la diversificazione, la gestione del rischio e il buon rendimento possono motivare sufficientemente la scelta. Le banche restano il luogo privilegiato per la raccolta delle informazioni. Secondo la ricerca il 51% dei clienti ha sentito parlare per la prima volta di fondi etici nel proprio istituto di credito di riferimento. Significativi, anche se con percentuali più basse, anche il terzo settore, le relazioni sociali e i media. Oltre a un generico “sui quotidiani”, le fonti principali di informazione degli investitori responsabili intervistati sono: Radio Popolare e Valori (non possiamo che esserne lieti).

Aspetti di tipo etico, culturale e valoriale 15% 10% 6%

67%

Sono investimenti con un buon rendimento Sono investimenti più sicuri/prudenti È un investimento come un altro

6% L’ha consigliato la banca / me l’hanno suggerito 1% Per il progetto microcredito

|

2% Altro

MOTIVAZIONI DI ORDINE ECONOMICO = 31%

2% Non indica

FASCIA SoW > 50 = 76% FASCIA SoW < 50 = 58%

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 37 |


| speciale efficienza energetica |

APPUNTAMENTI OTTOBRE>NOVEMBRE

3 ottobre ROMA (ITALIA) BANCA POPOLARE ETICA FESTA DEL SOCIO E INAUGURAZIONE FILIALE DI ROMA L’evento è in programma presso la Città dell’Altra Economia - Largo Dino Frisullo Campo Boario (Ex Mattatoio Testaccio). www.bancaetica.com

6-7 ottobre LONDRA (UK) C5’S SECOND ANNUAL MICROFINANCE INVESTMENT SUMMIT Seconda edizione dell’incontro organizzato dal C5. La scorsa edizione ha visto la partecipazione di 200 stakeholders del settore microfinanziario provenienti da 30 Paesi. www.microfinancesummit.com

7 ottobre ROMA (ITALIA) ETICA SGR: “EFFICACIA ED EFFICIENZA DELL’AZIONE DELL’INVESTITORE ETICO” Il Seminario è indirizzato agli investitori istituzionali, ai responsabili delle banche che collocano i fondi “Valori Responsabili” di Etica Sgr e agli operatori di settore. L’incontro si svolgerà dalle 9:45 alle 13:30 presso l’Assopopolari a Palazzo Altieri, Piazza del Gesù 49. www.eticasgr.it

20 - 21 ottobre BRUXELLES (BELGIO) THE 3RD ANNUAL EUROPEAN ANTI-CORRUPTION SUMMIT La corruzione e i reati finanziari rappresentano per le imprese una fonte di danni economici e morali di enorme portata. Obiettivo della conferenza l’analisi delle pratiche di prevenzione, delle strategie e degli studi di caso. www.ethicalcorp.com/ethicseurope

20 - 21 ottobre BUCAREST (ROMANIA) INTERNATIONAL CSR CONFERENCE CSR’09 | 38 | valori |

ANNO 9 N.73

|

Si intitola “Turning innovation into responsibility” la quarta edizione della conferenza organizzata da Saga Business & Community a Bucarest. www.csr09.ro 21 - 22 ottobre NAIROBI (KENIA) THE AFRICAN MICROFINANCE TRANSPARENCY FORUM Seconda edizione della fiera organizzata dall’AMT (African Microfinance Transparency Forum) nella capitale keniana. Sede dell’incontro l’Intercontinental Hotel. www.amt-forum.org 22 - 23 ottobre GINEVRA (SVIZZERA) 8TH INTERNATIONAL MEETING OF THE OBSERVATORY OF FINANCE Etica, finanza e responsabilità al centro dell’incontro organizzato dall’Observatoire de la finance. L’evento è giunto all’ottava edizione. www.obsfin.ch

22 - 23 ottobre CAPE TOWN (SUDAFRICA) UNEP FI 2009 GLOBAL ROUNDTABLE Evento biennale dedicato al tema della finanza sostenibile. Organizza lo United Nations Environment Programme. www.unepfi.org 23 ottobre ISTANBUL (TURCHIA) FIRST TURKISH MARKETPLACE ON CSR Primo incontro ad hoc per le imprese che operano secondo la corporate social responsibility in Turchia. L’evento è organizzato da CSR Turkey e CSR Europe nell’ambito del progetto UE “Accelerating CSR in Turkey”. Sede dell’incontro l’Università Kadir Has di Istanbul. marketplace.csrturkey.org

25 - 28 ottobre TUCSON (USA) SRI IN THE ROCKIES Prodotto dal First Affirmative Financial Network in collaborazione con il Social Investment Forum, l’evento metterà a confronto le diverse esperienze degli operatori del settore evidenziando nuove opportunità d’investimento sostenibile. www.sriintherockies.com

OTTOBRE 2009

|

ARCHIVIO FONDAZIONE CARIPLO

| finanzaetica |

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT

26 - 27 ottobre AMMAN (GIORDANIA) MENA MICROFINANCE 2009 “Moving Towards a Comprehensive & Happier Society Under a Common Umbrella”. È il titolo dell’incontro sul microcredito organizzato a fine ottobre nella capitale giordana. uniglobalresearch.eu/en/event/2009-77 27 - 30 ottobre TORINO (ITALIA) CORSO DI FORMAZIONE PER OPERATORI DI MICROFINANZA Si svolge a Torino, presso l’Arsenale della Pace, la seconda edizione del corso di formazione organizzato dalla Rete Italiana di Microfinanza RITMI in collaborazione con la Rete Europea di Microfinanza EMN. www.microfinanza-italia.org

29 ottobre ROMA 85° GIORNATA MONDIALE DEL RISPARMIO “Risparmio ed economia reale. La fiducia riparte dai territori”. È il titolo dell’edizione di quest’anno della giornata mondiale del risparmio. Tra le 10 e le 12,30 presso il Palazzo della Cancelleria, in piazza della Cancelleria 1. Intervengono: Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze; Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia; Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri (l’associazione di fondazioni e casse di risparmio); Corrado Faissola, presidente dell’Abi. www.acri.it

3 - 5 novembre DAKAR (SENEGAL) 5TH INTERNATIONAL MICROINSURANCE CONFERENCE Evento organizzato dal Microinsurance Network e dalla Munich Re Foundation con il sostegno di ILO – International Labour Organization, Conference Interafricaine des Marchés d’Assurances (CIMA), African Insurance Organisation (AIO) e il Journal of Risk and Insurance. www.munichre-foundation.org

8 - 14 novembre REGNO UNITO NATIONAL ETHICAL INVESTMENT WEEK 2009 Campagna per la promozione dell’investimento etico organizzata da Aviva Investors. Partecipano, tra gli altri, consulenti, organizzazioni finanziarie, ong, enti di beneficienza. Coordina UKSIF - UK Social Investment Forum. www.neiw.org 12 - 13 novembre AMSTERDAM (OLANDA) TBLI CONFERENCE EUROPE 209 Grande evento che mette a confronto operatori asiatici ed europei sul tema della governance e degli investimenti in campo sociale e ambientale. www.tbliconference.com

12 - 14 novembre DAVAO CITY (FILIPPINE) FINANCIAL MANAGEMENT FOR MICROFINANCE INSTITUTIONS Corso di formazione per operatori della microfinanza sponsorizzato dall’ateneo dell’Università di Manila e dalla Social Enterprise Development Partnerships. www.sedpi.com

19 - 21 novembre LILLE (FRANCIA) FORUM MONDIALE DE L’ECONOMIE RESPONSABLE 3° edizione del Forum Mondiale dedicata al tema della finanza responsabile. Al centro del dibattito le cause della crisi globale e l’analisi delle migliori pratiche per uscirne e non ricascarci più. www.worldforum-lille.org

24 - 26 novembre LUSSEMBURGO EUROPEAN MICROFINANCE WEEK 2009 Evento annuale dedicato agli operatori dei Paesi in via di sviluppo sponsorizzato dalla European Microfinance Platform. www.e-mfp.eu/microfinance-week

Prima di pensare a produrre energia pulita, bisogna ridurre il fabbisogno e i consumi degli edifici. Le nuove tecnologie permettono tagli fino al 20-30%. La Fondazione Cariplo sostiene i piccoli comuni

– consumi + energıa |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | I |


| speciale efficienza energetica |

| speciale efficienza energetica |

Efficienza energetica Un tesoro in Comune

Grazie a un bando della Fondazione Cariplo, 650 Comuni hanno misurato i propri consumi energetici Il primo passo verso la progettazione di interventi per aumentare l’efficienza energetica. Costa 100 euro al metro quadrato. COMUNI SONO SEDUTI SU UN POTENZIALE TESORO e non lo sanno. È questa la premessa da cui ha preso avvio l’attività della Fondazione Cariplo a sostegno del risparmio energetico negli edifici di proprietà dei Codi Elena Jachia muni. La prima cosa da faResponsabile del settore Ambiente della Fondazione Cariplo re è stata dunque colmare questo deficit di conoscenza sullo stato delle costruzioni, raccogliendo e analizzando i dati sui consumi energetici, identificando gli interventi di risparmio energetico idonei per i singoli edifici e i relativi costi e benefici in termini sia ambientali che economici. Per questo la Fondazione Cariplo, nel periodo 20062008, ha promosso un bando nelle province lombarde e di Novara e Verbania, per sostenere gli audit energetici degli edifici dei Comuni sotto i 30 mila abitanti. Mettendo a disposizione risorse per 8 milioni di euro, ha coinvolto 650 Comuni (vedi FIGURA ), più di un terzo di quelli piccoli e medi del territorio, finanziando, oltre alla realizzazione del censimento energetico degli edifici da parte di tecnici specializzati, anche iniziative di formazione dei dipendenti comunali e di sensibilizzazione dei cittadini.

I

Tutto on line Per valorizzare il patrimonio di informazioni raccolte attraverso gli audit, è stata sviluppata una piattaforma web chiamata “Audit Gis”, consultabile sul sito www.webgis.fondazionecariplo.it. La banca dati, già on line, attualmente dispone di informazioni sui consumi relativi a circa 2.400 edifici e di un approfondimento sugli interventi (oltre 2.300) di efficienza energetica suggeriti per 700 edifici. La banca dati utilizza un ap-

| II | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

LE TIPOLOGIE DI INTERVENTO INTERVENTI SUL SISTEMA DI PRODUZIONE DI ACQUA CALDA SANITARIA

3%

INTERVENTI SULL’INVOLUCRO

47%

Questione di risorse

I COMUNI COINVOLTI NELLA CAMPAGNA DI AUDIT ENERGETICI

INTERVENTI SULLE UTENZE ELETTRICHE

26%

INTERVENTI SULL’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO

24%

plicativo che consente, inoltre, di localizzare e visualizzare gli edifici sul territorio.

La diagnosi Quali sono le prestazioni energetiche degli edifici di proprietà dei Comuni in Lombardia e nelle province di Novara e Verbania? Il quadro emerso è piuttosto critico. Gli immobili nella maggior parte dei casi non sono edifici moderni, né progettati per minimizzare gli sprechi energetici o ridurre le emissioni di CO2 e i consumi specifici medi sono decisamente elevati: circa 230 KWh al metro quadrato. Gli impianti maggiormente impiegati per il riscaldamento sono le caldaie standard (71%), mentre ancora molto poco diffuse sono le caldaie a condensazione (7%). Il combustibile di gran lunga più utilizzato è il metano, in oltre il 94% dei casi. Per quanto riguarda la destinazione d’uso degli edifici monitorati, per i quali sono stati identificati inter-

LEGENDA 2006 2007 2008

DIVISIONE AMBIENTE

FONDAZIONE CARIPLO: 18 ANNI E 1,7 MILIARDI EROGATI

“SVILUPPARE E DIFFONDERE CONOSCENZA per orientare in modo sostenibile le decisioni della Pubblica amministrazione, gli stili di vita dei cittadini/consumatori, la produzione e l’innovazione da parte degli attori economici”. Questi gli obiettivi della divisione Ambiente della Fondazione Cariplo, il cui impegno negli ultimi anni si è concentrato sulla conservazione e valorizzazione del territorio, sull’uso razionale dell’energia e la promozione delle energie rinnovabili, sulla mobilità sostenibile nei centri urbani. Un impegno che negli anni ha saputo espandersi, come dimostrano le cifre: dai 108 progetti finanziati nel 2006 si è passati ai 175 del 2008 e gli stanziamenti sono raddoppiati, da 6,8 milioni di euro nel 2006 a 13,7 milioni nel 2008.

È DIVENTATA MAGGIORENNE la Fondazione Cariplo: 18 anni di sostegno a progetti nel campo dell’ambiente, della cultura, della scienza e dei servizi alla persona. 1,7 miliardi di euro erogati dalla sua nascita, più di 20 mila i progetti finanziati. In linea con gli obiettivi specifici fissati dai “Piani d’Azione”, i contributi della Fondazione sono aumentati quasi del 50% nel corso dell’ultimo quinquennio evidenziando un trend di crescita anche in quei settori storicamente meno sostenuti come la ricerca scientifica e l’ambiente.

I risultati

CONTRIBUTI EROGATI DALLA FONDAZIONE CARIPLO (2008) AREA

AMBIENTE ARTE E CULTURA RICERCA SCIENTIFICA SERVIZI ALLA PERSONA ALTRI SETTORI FILANTROPIA E VOLONTARIATO TOTALE

N° CONTRIBUTI EROGATI

MILIONI DI EURO

PERCENTUALE

175 512 149 330 15 79 1.260

13,6 55,5 41,7 66,7 5,5 28,7 211,6

6,5 26,2 19,7 31,4 2,6 13,6 100

venti di efficienza energetica, nel 62% dei casi si tratta di scuole e asili (circa 1.500 dei 2.300 interventi); il 21% degli interventi sarebbe invece destinato a municipi e uffici, l’8% a palestre e impianti sportivi, il 2% a centri ricreativi e residenze sanitarie e assistenziali, il restante 5% a diversi edifici.

La cura Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo.

Ma la conoscenza da sola non basta a realizzare gli interventi identificati: è necessario trovare le risorse e, in tempi di ristrettezze economiche e di vincoli imposti dal Patto di stabilità, non è semplice. Se in alcuni casi i tempi di ritorno degli investimenti sono molto veloci e i Comuni sono in grado di realizzarli direttamente (sostituzione di lampadine), nei casi più complessi (interventi sull’involucro o installazione di pannelli fotovoltaici) il passaggio alla fase esecutiva diventa più difficile. È proprio l’Anci (l’Associazione dei Comuni Italiani) a sottolineare quanto sarebbe invece importante - in questo momento di crisi economica - permettere ai Comuni di liberare risorse nella direzione del risparmio energetico. Per questo i Comuni propongono l’esclusione dal Patto di stabilità degli investimenti fino a tre anni finalizzati al contenimento dei consumi energetici e allo sviluppo delle energie rinnovabili. Ma quante sono complessivamente le risorse necessarie? La banca dati si è rivelata essenziale per rispondere a questa domanda. Intervenire sugli involucri degli edifici, sistemando tetti, cappotti e serramenti, sostituire vecchie caldaie con impianti a condensazione e installare pannelli fotovoltaici nei 700 edifici analizzati costerebbe circa 110 milioni di euro, con un costo medio per intervento di circa 100 euro per metro quadrato.

Dall’analisi degli interventi suggeriti per risparmiare energia emerge che, per migliorare la situazione in modo sostanziale, occorrerebbero nel 47% dei casi interventi sull’involucro dell’edificio (rifacimento tetti o cappotto, coibentazioni, finestre, serramenti ecc.). Seguono gli interventi sugli impianti di riscaldamento (sostituzioni caldaie) e quelli sulle utenze elettriche - pari rispettivamente al 26% e al 24% - mentre quasi trascurabili appaiono gli interventi sugli impianti di produzione di acqua calda (3%) (vedi GRAFICO ).

Gli investimenti messi in gioco consentirebbero però di risparmiare fino al 35-40% dei consumi energetici, pari a oltre 8 milioni di euro all’anno, e di evitare l’emissione di circa 25 mila tonnellate di CO2. I risultati del progetto Audit Gis sono stati presentati a Milano lo scorso 21 maggio 2009 nel corso del convegno “Edifici pubblici ed energia: Comuni spreconi o parsimoniosi?”. Numerose le esperienze e le proposte dai diversi relatori. Come quella dell’Associazione Comuni per l’Adda (vedi BOX nella pagina seguente), nel cui territorio gli interventi identificati sono già stati in parte realizzati attraverso investimenti per circa 700.000€ e un risparmio medio del 20% sui consumi. Ancor più rilevante la ricaduta dell’attività della Bei (Banca europea per gli investimenti) che ha approvato una richiesta avanzata dalla Provincia di Milano per la realizzazione di interventi di risparmio energetico per 65 milioni di euro in una quarantina di Comuni dell’hinterland, la maggior parte dei quali ha realizzato gli audit grazie al finanziamento della Fondazione (vedi INTERVISTA a Peter Bandilla a pag VII). E questo potrebbe essere solo l’inizio. L’iniziativa della Fondazione Cariplo potrebbe essere, infatti, replicata e diffusa in altre aree in Italia, con la collaborazione dell’Anci e di altre fondazioni bancarie.

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | III |


| speciale efficienza energetica |

| speciale efficienza energetica |

Nuove tecnologie per edifici a basso consumo

LA RIVOLUZIONE DELL’ADDA

Dagli impianti di riscaldamento ai pannelli solari ai cappotti isolanti. Le nuove tecnogolie applicate alla progettazione degli edifici riducono il fabbisogno di energia, migliorano il comfort e tagliano la bolletta. RIMA DI PENSARE ALLE ENERGIE RINNOVABILI conviene punta-

P

re sull’efficienza energetica. Ne abbiamo parlato con Sergio Zabot, direttore del Settore Energia della Provincia di Milano, che ha coordinato il Piano di Azione provinciale per di Elisabetta Tramonto l’efficienza energetica e ha collaborato alla definizione delle diagnosi energetiche negli edifici pubblici promosse e finanziate dalla Fondazione Cariplo. Perché è tanto importante il risparmio energetico? Più che di risparmio energetico è meglio parlare di efficienza energeti-

UN PATTO TRA SINDACI VIRTUOSI NEL 2008 LA COMMISSIONE EUROPEA ha lanciato il “Patto dei sindaci” (Covenant of Mayors), un’iniziativa per coinvolgere le città e i cittadini rispetto agli obiettivi di politica energetica sostenibile per attuare il cosiddetto “Pacchetto 20-20-20” entro il 2020 (che per l’Italia significa 20% di riduzione di combustibili fossili, 17% di energia da fonti rinnovabili e 13% di riduzione delle emissioni di CO2 rispetto al 2005). Sono circa 720 le città in Europa che hanno aderito. Con 124 Comuni, l’Italia è al secondo posto, dopo la Spagna (323) e prima della Francia (67). L’iniziativa prevede l’esistenza di “strutture di supporto”, riconosciute dalla Commissione europea, per aiutare le città e i Comuni di piccola taglia, che non hanno le risorse per ottemperare agli obblighi del Patto, a raggiungere e superare gli obiettivi del “Pacchetto 20-20-20”. Le Province si possono proporre per ricoprire questo ruolo. La Provincia di Milano dal 10 febbraio scorso sta facendo da “struttura di supporto” per 69 Comuni che hanno aderito. www.eumayors.eu

| IV | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

ca. Nel primo caso si intendono le azioni che permettono di consumare meno energia con le tecnologie esistenti: spegnere la luce quando si esce, usare la lavatrice a mezzo carico, spegnere i led degli elettrodomestici, abbassare la temperatura dell’appartamento. Sono importanti e comportano un’educazione all’uso corretto dell’energia. Ma l’efficienza energetica è un discorso molto più ampio. Sono quegli interventi urbanistici, architettonici e impiantistici che comportano un’accurata progettazione e l’uso delle nuove tecnologie che consentono di ottenere un minore fabbisogno di energia e migliorano il comfort abitativo. Un’illuminazione pubblica che utilizza le tecnologie giuste può far risparmiare a un Comune il 30% della spesa per l’elettricità. Quali sono gli interventi migliori? Da un punto di vista prettamente economico bisogna confrontare il costo dell’energia conservata (quanto devo spendere ora per risparmiare una certa percentuale di energia per “enne” anni ) dei diversi interventi di efficienza energetica con il prezzo del petrolio o del gas. Se il primo è inferiore conviene. Gli interventi più convenienti sono quelli sugli impianti di riscaldamento e sui pannelli solari per acqua calda. I cappotti agli edifici e la sostituzione dei serramenti sono i più problematici perché, oltre ai costi vivi, bisogna considerare quelli dei ponteggi, delle tinteggiature, della rimozione dei pluviali. Ma la valutazione da effettuare è più ampia. Qualsiasi intervento per migliorare l’efficienza energetica deve partire dall’involucro degli edifici. È lì che, in prima istanza, si riduce il fabbisogno e si conserva energia. Mettere i doppi vetri, migliorare l’isolamento del tetto e delle pareti esterne, oltre a ridurre il fabbisogno di energia, produce un miglioramento del comfort abitativo e porta a ridurre la dimensione e la potenza dell’impianto di riscaldamento. Prima si agisce sull’involucro (isolando le pareti, sostituendo gli infissi e istallando elementi schermanti contro il surriscaldamento estivo), poi, se possibile, si inseriscono elementi che utilizzano fonti energetiche rinnovabili: pannelli so-

lari termici e fotovoltaici per produrre elettricità. Quindi si dimensiona l’impianto di produzione di calore o di climatizzazione estiva, utilizzando tecnologie di ultima generazione. Infine si devono introdurre dispositivi per una regolazione efficiente dei servizi di climatizzazione e illuminazione modulabili in funzione della domanda.

Sergio Zabot, direttore del settore Energia della provincia di Milano. Sopra, la centrale idroelettrica di Trezzo sull’Adda.

Ma sono interventi costosi… Intervenire sugli edifici esistenti è problematico. Conviene agire in concomitanza di una ristrutturazione, che, se effettuata secondo i principi dell’efficienza energetica, costa di più, ma non oltre un 4-5% in più di una ristrutturazione “tradizionale”, ma con un notevole risparmio energetico ed economico per il futuro.

LE RIVOLUZIONI SPESSO PARTONO DAL BASSO e dal piccolo. A Trezzo sull’Adda lo devono aver pensato e hanno puntato dritto sull’efficienza energetica con le proprie forze, nonché grazie ad una rete di coordinamento con altre sette amministrazioni del bacino fluviale (Basiano, Grezzago, Inzago, Masate, Pozzo d’Adda, Trezzano Rosa, Vaprio d’Adda) riunite nell’Associazione Comuni per l’Adda. Il bilancio degli interventi compiuti, come racconta l’ex vice-sindaco Luca Rodda, è infatti di tutto rispetto. Sugli edifici comunali (scuole, municipio, biblioteca) sono stati attuati, del tutto o in parte, la riqualificazione e messa a norma della centrale termica con installazione di caldaie a condensazione, il rifacimento e messa a norma dell’impianto elettrico, l’installazione di un sistema di telecontrollo e teleriscaldamento, l’installazione di valvole termostatiche ai caloriferi ed è stata stilata una certificazione energetica degli edifici. Tutto ciò si è tradotto in una riduzione di consumi e di emissioni inquinanti notevole tra il prima e il dopo la cura, tra la stagione termica 2006/2007 e quella 2007/2008: 292.796 Kg di CO2 non emessi, 247 Kg di ossidi di azoto non emessi, 151.429 metri cubi di metano non consumati. A spiccare l’aumento del 113% del rendimento degli impianti di riscaldamento nella Direzione didattica (-32% di metano) o il +108% della scuola elementare Concesa (-29% di metano). Un bel risparmio per l’ambiente e, in prospettiva, per il Comune di Trezzo sull’Adda (circa 12 mila abitanti) che ha investito “solo” 530 mila euro per i lavori di ammodernamento. www.comuniperladda.it

stito a tasso zero, ossia senza interessi sulle somme prestate, cofinanziato dalla Provincia e dalle banche, fino a 50 mila euro per sette anni, per realizzare lavori di isolamento termico, di riqualificazione impiantistica e installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Il periodo di rimborso dei prestiti e le rate sono concordate in modo tale che, già dal primo anno, il risparmio che si ottiene sulla bolletta compensi la rata di rimborso del prestito. Oltre mille famiglie ne hanno usufruito. In meno di tre anni, dal 2006 al 2009, sono stati investiti più di 16 milioni di euro, in parte dalla Provincia e in parte dalle banche. Il risparmio di energia ottenuto è stato di circa 7 mila MWh all’anno. Durante tutto il ciclo di vita degli interventi di riqualificazione energetica si eviterà l’immissione in atmosfera di 1.500 tonnellate di CO2 all’anno.

Quale tipo di interventi sta effettuando la Provincia di Milano per l’efficienza energetica? Abbiamo presentato alla Bei - la Banca europea degli investimenti un progetto pilota di riqualificazione ed efficienza energetica su 530 edifici pubblici, in larga parte scuole, localizzati in 70 comuni dell’hinterland milanese e sui quali erano già state effettuate diagnosi energetiche co-finanziate dalla Fondazione Cariplo. La Bei ha approvato l’erogazione di un prestito di 65 milioni di euro per coprire il 75% dei costi di intervento. Non verranno però concessi direttamente ai Comuni, ma attraverso Esco, soCINQUEMILA FANNO LA DIFFERENZA cietà di servizi energetici. Il 25% dovrà essere allocato JERAGO CON ORAGO è un piccolo paese (poco più dalle Esco o chiesto alla Cassa Depositi e Prestiti. Si tratdi 5 mila abitanti) in provincia di Varese, ma ha ta comunque di un prestito, che i Comuni potranno riun obiettivo ambizioso: ottenere, entro fine mandato pagare con l’80-90% dei risparmi ottenuti con gli interdell’attuale giunta, un risparmio del 30% sulle spese di riscaldamento ed elettricità. Per farlo spenderà due venti di riqualificazione energetica. Il rimanente 10-20% finanziamenti ricevuti allo scopo (60 mila euro dalla rimarrà ai Comuni. Fondazione Cariplo e 350 mila da un bando Inail) e una cifra imprecisata di risorse proprie. In verità

.

Avete anche portato avanti dei progetti rivolti alle famiglie? Grazie alla partnership con dodici banche (undici di credito cooperativo e la Bpm) abbiamo attivato un pre-

è ancora quasi tutto da compiere, ma il primo passo è stato fatto, grazie alla diagnosi energetica degli edifici comunali realizzata tramite il bando della Fondazione Cariplo Audit energetico degli edifici dei Comuni piccoli e medi. In previsione restano i lavori, soprattutto sulla scuola media e sulle elementari, per migliorare la coibentazione (cambio degli infissi, eventuale cappotto esterno isolante, isolamento del tetto) e con l’installazione delle caldaie a condensazione e di pannelli solari fotovoltaici, dove possibile.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | V |


| speciale efficienza energetica |

| speciale efficienza energetica |

La Bei finanzia l’efficienza energetica dei Comuni

ENEA: PUNTARE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA È LA PRIMA FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE. Nel senso che, prima di pensare a produrre energia pulita bisogna ridurre i consumi. Non solo educando i consumatori a consumare meno, ma anche introducendo le tecnologie che permettono di ridurre gli sprechi. A sostenerlo sono moltissimi studi. L’ultimo, tutto italiano, è il Rapporto energia e ambiente 2008, realizzato dall’Enea e presentato lo scorso luglio (scaricabile interamente dal sito www.enea.it). “In tutte le analisi e gli orizzonti temporali da qui al 2050 l’efficienza energetica risulta essere la risorsa più importante - si legge nel rapporto dell’Enea - non solo ai fini della riduzione delle emissioni, ma anche per il contenimento della domanda di fossili e il miglioramento della sicurezza energetica. La sua primaria rilevanza commerciale e industriale deriva dal fatto che essa investe non solo il settore dell’offerta, ma anche e prevalentemente il settore della domanda di tecnologie energetiche […] Tra le tecnologie più interessanti per potenziale e costo (negativo) di abbattimento, bassa intensità di capitale e quindi ritorno tempestivo degli investimenti, si collocano molte delle tecnologie di uso finale che consentono risparmi nei consumi elettrici nei settori residenziale, commerciale e dei servizi come ad esempio le nuove tecnologie per l’illuminazione, l’elettronica e i dispositivi domestici a basso consumo, il condizionamento efficiente”. L’Enea ha valutato anche il potenziale in termini industriali e produttivi dell’implementazione di interventi di efficienza energetica e ha concluso che per l’Italia sarebbe un’ottima opportunità, con un potenziale economico superiore agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. “Gli incrementi di efficienza nell’uso dell’energia […] rappresentano un forte stimolo di progresso tecnologico per il Paese, mediante un impulso allo sviluppo di nuove tecnologie”.

BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI (Bei) ha aderito al “Patto dei sindaci” (vedi BOX pag. 42). L’istituto di credito a lungo termine dell’Unione europea ha, come scopo, concedere prestiti al settore pubblico e privato per finanziare progetti d’interesse eudi Elisabetta Tramonto ropeo nei campi della coesione e convergenza delle regioni dell’Ue; del sostegno alle piccole e medie COS’È UNA ESCO imprese; dell’ambiente; della ricerca, sviluppo e innovazione; dei trasporti e dell’energia. In particolare, coANCORA SCONOSCIUTE a molti, ma me prima azione per sancire la sua adesione al Patto dei estremamente utili sindaci, ha deciso di avviare alcune esperienze pilota per la diffusione delle energie alternative, per attivare investimenti in efficienza energetica e fonle Energy service ti rinnovabili negli edifici pubblici comunali e in altre companies (da cui infrastrutture pubbliche. Tra le molte proposte ricevul’acronimo Esco) sono società, private, che te, il 17 luglio scorso ha approvato un finanziamento effettuano interventi da 65 milioni di euro ai 58 Comuni della provincia di di miglioramento energetico e si fanno Milano che si erano candidati. Un finanziamento che carico dell’investimento coprirà il 75% dei costi di intervento e che sarà coneconomico al posto cesso non direttamente ai Comuni, ma a Società di Serdel cliente. Quest’ultimo pagherà alla Esco vizi Energetici (Esco). Abbiamo parlato del progetto un canone annuo, con Peter Bandilla, dirigente della Bei. per un numero di anni

A

concordato. Di solito il canone è commisurato in modo da non superare il risparmio effettivamente ottenuto dal cliente attraverso gli interventi effettuati. Tra le principali Esco in Italia: Innesco, nata dall’iniziativa di Banca Etica e AzzeroCO2, promossa da Legambiente e KyotoClub.

| VI | valori |

NCHE LA

Perché avete concesso un finanziamento ai Comuni della provincia di Milano? Un fattore determinante è stato che i Comuni avessero già una diagnosi dei consumi energetici, eseguita grazie all’audit promosso dal bando della Fondazione Cariplo. Così si è potuto partire da dati certi, su cui progettare gli interventi di efficienza energetica. La preidentificazione dei bisogni in termini di consumi e del potenziale risparmio è indispensabile per poi strutturare le gare d’appalto con i Comuni attraverso le Esco.

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

Perché non concedere il finanziamento direttamente ai Comuni? Quella di finanziare le Esco per realizzare dei progetti di efficienza energetica è una modalità molto diffusa, e con ottimi risultati, in altri Paesi, non ancora in Italia. La Bei ha lanciato operazioni analoghe a Barcellona, Valencia, Parigi. Le Esco stesse in Italia non sono molto diffuse. Invece è un settore economico in piena espansione. Si tratta di uno strumento utilissimo, che permette di creare posti di lavoro più di una centrale eolica o fotovoltaica, perché ha un elevata componente di manodopera. E alimenta l’economia locale, fornendo lavoro alle ditte della zona, por esempio per la produzione di infissi. Si tratta comunque di un prestito che il singolo Comune deve poi restituire… Certo, ma si tratta di prestiti concessi a condizioni favorevoli. La Bei porta avanti attività senza scopo di lucro, gli interessi servono a coprire il finanziamento. I fondi per pagare gli interessi, poi, derivano dal risparmio ottenuto grazie all’intervento di efficienza energetica. Le bollette elettriche e per il riscaldamento di solito occupano il primo posto nelle uscite comunali. Il potenziale di risparmio con interventi di efficienza energetica è molto alto: fino al 20% in un anno. Un risparmio che permette di ripagare il prestito e gli interessi, di coprire il margine di guadagno delle Esco e, per la piccola parte rimanente, finisce nelle casse del Comune. Lo scopo della Bei qual è? La Bei è stata istituita per raggiungere delle finalità di interesse europeo. In questo caso l’obiettivo numero uno è la

ARCHIVIO FONDAZIONE CARIPLO

La Banca europea degli investimenti ha stanziato un finanziamento da 65 milioni di euro per 58 Comuni della provincia di Milano. Un prestito, concesso attraverso le Esco, per interventi di efficienza energetica.

riduzione delle emissioni di CO2. Ma anche l’equilibrio dei conti dei Comuni e la buona salute dell’economia locale. Oltre alla concessione del finanziamento la Bei avrà un ruolo attivo nei progetti? L’aspetto più complesso del progetto riguarda i contratti. Perché i Comuni dovranno indire della gare di appalto per assegnare i lavori alle Esco. E poi controllare che i lavori siano effettuati secondo i criteri stabiliti. Per questo la Bei attiverà un’unità di assistenza tecnica e legale che avrà il compito di predisporre la documentazione necessaria all’implementazione del progetto (la definizione dei criteri di selezione delle Esco, la stesura di capitolati e dei bandi di gara, ecc) e di fornire assistenza per la redazione dei contratti.

.

DI CHE CLASSE È LA TUA CASA? È SCATTATO L’OBBLIGO DELLA CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI. Dal primo luglio tutte le case in affitto o in vendita dovranno essere dotate di una pagella energetica, un documento che certifichi la quantità di energia consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i diversi bisogni energetici dell’immobile. Il rapporto prestazione/consumi degli impianti di riscaldamento e di produzione di acqua calda, la climatizzazione estiva, l’uso di fonti rinnovabili e il livello di emissioni determinano una valutazione della qualità dell’immobile. Dalla classe A (meno di 30 Kwh/mq o meno di 3 litri gasolio/mq annuo) fino alla G (oltre 160 Kwh/mq equivalenti a 16 litri gasolio/mq annuo) l’edificio viene così giudicato in base al suo fabbisogno e alla sua capacità di risparmio energetico. Dotato di una validità massima di 10 anni e rilasciato da un tecnico abilitato, l’attestato è aggiornato a ogni intervento che modifichi le prestazioni dell’abitazione.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | VII |


| finanzaislamica |

Shari’ah compliant

I fondi comuni islamici di Federica Miglietta*

80, le più importanti istituzioni islamiche hanno iniziato ad allargare la propria offerta, proponendo ai loro clienti prodotti di gestione del risparmio, come i fondi comuni. Anche in questo caso di tipo Shari’ah compliant e caratterizzati da alcune peculiarità sia nel rapporto tra gestore del fondo e investitori, che nel processo di investimento. La nascita di strutture commerciali associabili ai mutual funds ha rappresentato un processo demand driven, nel senso che ha inteso rispondere alla domanda pressante dei grandi investitori del Medio Oriente, alla ricerca di strumenti di investimento Shari’ah compliant. La strutturazione dei fondi comuni è stata implementata tramite la formula del mudarabah (che abbiamo analizzato nelle rubriche precedenti), assimilabile ad un contratto di accomandita. In questo tipo di contratto, misto di capitale e lavoro, i sottoscrittori forniscono il capitale da investire, agendo in veste di mandanti (rabb-ul-mal), mentre il gestore opera come mandatario (mudarib), in base alle linee di gestione esplicitate nei prospetti di investimento del fondo stesso. I pionieri nel campo degli investimenti collettivi islamici sono stati la Saudi Commercial Bank, nel 1986, seguita dalla National Commercial Bank nel 1987 e dalla Riyad Bank nel 1990. Queste banche hanno stabilito delle joint ventures con importanti case di investimento occidentali, alle quali hanno demandato la strutturazione e la gestione di “fondi comuni islamici”. Uno dei primi fondi è stato Al Ahli Global Equity Fund, nato nel 1995, promosso dalla Islamic Banking Division of National Il primo fondo, nato nel ‘95, Commercial Bank. Questo fondo ha rappresentato, al lancio, fu aperto per la prima volta un successo nel campo dell’asset management islamico poiché ai piccoli risprmiatori. Ora ha permesso l’accesso all’investimento anche ai piccoli investitori a giovarne sono soprattutto ed è stato sottoscritto per circa 1 miliardo di dollari statunitensi. gli investitori istituzionali. Il che è oggetto di forti critiche Ad oggi, invece, gli asset gestiti si sono ridotti a 221 milioni di dollari. La possibilità di accesso dei piccoli investitori al mercato degli strumenti di investimento islamici non rappresenta un dato scontato. Gran parte dei fondi islamici, infatti, ha soglie di accesso molto elevate e dunque sono, di fatto, dedicate agli investitori istituzionali oppure ai clienti privati con ingenti patrimoni. Questa caratteristica, insieme all’allocazione per Paesi (country allocation), è stata criticata da alcuni studiosi, che rilevano, in primis, come i fondi islamici siano nella maggior parte dei casi, dedicati ai grandi investitori privati o agli investitori istituzionali. Non rappresentano, quindi, un servizio per i piccoli investitori. Inoltre, il denaro investito non è utilizzato per finanziare investimenti produttivi nei Paesi musulmani o in via di sviluppo. La seconda critica, relativa all’investimento in società non musulmane, contiene anche una componente religiosa. L’utilizzo del denaro, in ottica islamica, deve essere al servizio della Ummah, la grande nazione musulmana. E questo non avviene laddove gli investimenti siano diretti verso le corporation occidentali. Il problema è reale, ma la questione può essere posta in modo leggermente differente: se è vero, infatti, che i fondi sono spesso investiti all’estero, è vero anche che i mercati azionari regolamentati, nei Paesi islamici, * Docente di finanza non hanno ancora un’ampiezza tale da permettere una diversificazione perfettamente efficiente. L’utilizzo allo IEMIF, Istituto di Economia dei Mercati dei fondi per il miglioramento dell’economia dei Paesi musulmani non rappresenta l’unico aspetto religioso: e degli Intermediari Finanziari, dell’Università i fondi comuni devono essere gestiti escludendo alcuni settori e titoli specifici e sono affidati alle decisioni Bocconi di Milano. ed al monitoraggio di un consiglio, lo Shari’ah board. [Fine prima parte. La seconda sul prossimo numero di Valori]

A

(&&,

(&&-

(&&.

JejWb[

&%- 3 egd\Zii^

&++ 3 egd\Zii^

&,* 3 egd\Zii^

)). 3 egd\Zii^

+!- 3 b^a^dc^ Y^ `

-!( 3 b^a^dc^ Y^ `

&(!, 3 b^a^dc^ Y^ ` '-!. 3 b^a^dc^ Y^ `

PARTIRE DAGLI ANNI

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 39 |


| inbreve |

| inbreve |

La svolta arriva dall’Europa, la Commissione boccia il Pil >42 Ripartire dal basso, per una nuova politica >46 La lunga strada verso l’impresa sociale >50

economiasolidale 2065: L’ANNO DEL COLLASSO (ENERGETICO)

DA ANATROCCOLO A CIGNO: L’ALTRA ECONOMIA PRODUCE IL 4% DEL PIL ITALIANO

PANNELLI SOLARI SULLE STRADE: ECCO “L’ASFALTO” DEL FUTURO

ACQUISTI PUBBLICI VERDI PER LA DECIMA BIODOMENICA

NASCE EFFECORTA: IL PRIMO SUPERMERCATO DOVE TUTTI I PRODOTTI SONO LOCALI E “ALLA SPINA”

UN FESTIVAL PER RISCOPRIRE LE VIRTÙ DELLA LENTEZZA

Tecnicamente viene definito come “il momento in cui le risorse primarie disponibili non saranno più in grado di fare fronte alla domanda di energia”. Il collasso energetico ha ora una data precisa: 2065. Non esattamente dietro l’angolo ma nemmeno troppo lontano perché gli eventuali correttivi per evitarlo vanno adottati con rapidità. La previsione è autorevole perché contenuta in un modello elaborato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e pubblicato nel volume “Energia e trasporti. Stato attuale e prospettive future della ricerca scientifica”. Inevitabile individuare le vie d’uscita. Due quelle sottolineate nel rapporto del CNR: strategie di risparmio energetico e nuove fonti di approvvigionamento. Ma quale fonte privilegiare? Il direttore del dipartimento Energia del Cnr, Claudio Bertoli, sottolinea l’importanza delle rinnovabili: «Più che su grosse centrali, meglio investire sulla produzione domestica, applicando i pannelli fotovoltaici sui tetti di case e capannoni. Molto promettente è anche il mini-eolico. Così come le biomasse provenienti da alghe accresciute con l’anidride carbonica di scarto delle centrali». Nel rapporto non si chiude la porta al nucleare ma ci sono alcuni elementi problematici: «Il nucleare ci renderà più autonomi ma non risolverà il problema energetico. Continueremo a importare dall’estero».

Snobbata, bistrattata, spesso guardata con supponenza e non poca “puzza sotto al naso”, ma ci sono 60 miliardi di buoni motivi per smettere di vedere l’altra economia come un territorio inesorabilmente di nicchia. 60 miliardi come il valore aggiunto - in euro delle sue produzioni annue. Il 3,82% del prodotto interno lordo italiano. Il 6% del totale degli occupati. I dati sono contenuti nel Primo rapporto nazionale sull’altra economia presentato durante l’omonima festa all’ex mattatoio di Testaccio a Roma (nella foto) che dal 2007 ospita la Città dell’Altra Economia: sono 235 mila le istituzioni che compongono il terzo settore italiano. Soprattutto associazioni non riconosciute (il 66%). Ma anche organizzazioni riconosciute (il 28%),

Cosa accadrebbe se invece dell’asfalto, le strade fossero realizzate con pannelli solari? Accadrebbe che ogni miglio di manto stradale potrebbe garantire l’elettricità per 500 famiglie. Un’idea avveniristica ma evidentemente realizzabile perché la società americana Solar Roadways che l’ha proposta ha vinto per attuarla un premio di 100 mila dollari da parte del dipartimento per i Trasporti degli Stati Uniti. L’azienda sta già lavorando su un prototipo di 70 chilometri nell’Idaho tra Coeur D’Alene e Sandpoint. Secondo il progetto, le normali strade d’asfalto o qualsiasi altro spazio asfaltato saranno sostituite da una pannellizzazione fotovoltaica in grado di produrre energia elettrica. I vantaggi del cambio di paradigma non sono finiti: i pannelli solari contengono anche dei led in grado di fornire una comunicazione costante ai guidatori sulla sicurezza stradale. In caso di ghiaccio e neve i led inoltre si riscaldano mantenendo il manto stradale libero da insidie. A regime, il progetto funzionerà anche come caricabatteria permanente per il “pieno” delle auto elettriche. Inutile dire che ciò agevolerebbe (e non poco) l’abbandono dei vecchi motori a benzina.

Buon compleanno, Biodomenica! Compie dieci anni l’iniziativa voluta da Aiab, Coldiretti, Legambiente e Altromercato per informare i cittadini dei vantaggi dell’agricoltura biologica e dei rischi delle coltivazioni intensive tradizionali. Una manifestazione che in tutta Italia ha visto la partecipazione di oltre un milione di persone. Ancora una volta, la prima domenica di ottobre, cento piazze e luoghi simbolo di molte città italiane vengono trasformate in luoghi di festa e di incontro: spettacoli, convegni, concerti ma soprattutto degustazioni e laboratori per scoprire i segreti del biologico e per venire a contatto con mille produttori bio e con i loro prodotti. Quest’anno però il tema centrale della Biodomenica saranno gli acquisti verdi nella pubblica amministrazione (ai quali dedichiamo un articolo a pagina 61): diffondere il biologico nella ristorazione collettiva e nelle mense di scuole e ospedali rappresenta infatti una nuova sfida e una buona pratica che fa bene all’economia locale e alla salute dei cittadini. «I margini di crescita in questo settore sono enormi – commenta Enrico Erba, responsabile campagne di Aiab –. Sia nel settore pubblico sia in quello privato si va diffondendo infatti una maggiore sensibilità nei confronti dell’alimentazione di qualità». Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.biodomenica.it

Ecco una bella idea che potrebbe presto “figliare” in altre parti d’Italia: a pochi chilometri da Lucca, a Capannori, comune già noto per le sue avanzatissime politiche “rifiuti zero”, è stato da poco inaugurato il supermercato Effecorta. L’idea è venuta a sei ragazzi, convinti che il consumo sostenibile possa creare anche un’occasione di guadagno economico. Sui suoi scaffali, al posto delle solite marche, sono esposti olio, pasta, detersivi, vino, legumi, frutta, verdura di stagione. Tutti prodotti nel raggio di cento chilometri e venduti rigorosamente “alla spina”. Molte le motivazioni virtuose alla base di questo negozio: i consumatori potranno acquistare le quantità di cui hanno effettivamente necessità; gli imballaggi ingombranti e inquinanti saranno drasticamente ridotti, così come le emissioni di CO2 generata dal trasporto della merce. La filiera corta aiuterà inoltre le attività agricole e industriali del territorio, favorendo, al tempo stesso, la riscoperta di prodotti e sapori della tradizione toscana. Dulcis in fundo: nel nuovo negozio, si potranno usare solo contenitori riutilizzabili e al posto delle buste di plastica sono state reintrodotte le storiche sporte lucchesi in paglia. Il punto vendita è strutturato in tre settori: nel primo, i prodotti a caduta (cereali e legumi) e i prodotti sfusi (frutta e verdura biologica e formaggi locali); nel secondo i prodotti a spillatura (16 detersivi e saponi, 8 tipi di vino, 3 di olio e di miele e 2 di birra); nel terzo sono invece ospitate aziende partner per promuovere progetti di bioedilizia, energie alternative e tutela ambientale. «All’inizio non è stato semplice trovare i fornitori pronti a darci i prodotti da vendere sfusi - ha spiegato uno dei soci della cooperativa che gestisce il punto vendita Invece, ora, una volta avviata l’attività, riscontriamo una grande curiosità e i fornitori iniziano a proporsi spontaneamente. Segno che la nostra idea non è campata in aria».

Cos’hanno in comune un parroco che ogni anno attraversa l’Europa rigorosamente in bicicletta, un alpinista tra i pochi ad aver scalato il K2 senza bombole e un uomo che ha attraversato il Pacifico tra il Perù e l’Australia con una barca a remi? Tutti e tre hanno avuto la lucidità e la pazienza per scoprire le virtù della lentezza, ormai nascoste dalla frenesia contemporanea. Eppure rallentare non è solo una questione fisica. È una necessità sociale, un modo per accorgersi degli altri e delle bellezze naturali che diamo troppo spesso per scontate. Per sottolinearne l’importanza, dal 17 al 26 ottobre a Selvazzano Dentro (Padova) si svolgerà il primo festival della Lentezza, organizzato da tre amici (Luca, Alessio, Nicola), appassionati di montagna, viaggi, avventura e accomunati da una idea: «la lentezza come necessario presupposto per assaporare ciò che c’è di fronte a noi». Ognuna delle sei serate del festival vedrà salire sul palco uno o più ospiti per declinare le diverse accezioni della “filosofia della lentezza”. Tra gli altri, Alex Bellini, recordman di navigazione a remi in solitaria e l’economista francese Serge Latouche. Il programma completo dell’iniziativa è consultabile sul sito www.festivaldellalentezza.it. Bradipi di tutto il mondo, unitevi.

| 40 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

cooperative sociali (il 2%), comitati (2%) e fondazioni (1%). Tutti soggetti molto giovani: quasi l’80% è nato dopo il 1980 e oltre la metà dopo il 1990. Il rapporto si concentra poi su sei settori particolarmente rilevanti per l’altra economia (agricoltura biologica, commercio equo, finanza etica, energie rinnovabili, software libero e turismo responsabile) e svela alcune informazioni spesso poco note al grande pubblico. Ad esempio, dei 60 miliardi di valore aggiunto, solo la metà provengono dalle 121 mila imprese profit (nelle quali, per inciso, sono impiegate 807 mila persone e solo 1164 sono volontari). Ben 33 miliardi sono invece prodotti da 45 mila organizzazioni non profit. Tra le altre, associazioni di assistenza sanitaria e sociale (oltre 10 miliardi di euro), associazioni culturali e d’istruzione (quasi 8 miliardi) e sindacali (3 miliardi). La versione integrale del rapporto è a disposizione per il download sul sito www.altraeconomia.org.

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 41 |


| economiasolidale | indicatori del benessere |

| economiasolidale |

La svolta arriva dall’Europa La Commissione boccia il Pil

Rivoluzione statistica Enrico Giovannini, neo-presidente dell’Istat. È stato nominato lo scorso luglio, allo scadere del mandato di Luigi Biggeri.

La Commissione europea incalza i governi: servono nuovi indicatori del benessere. Appuntamento al 2012. E una serie di scadenze intermedie per dotarsi di una contabilità ambientale.

A di Eleonora Gigli APPUNTAMENTI

27 - 30 ottobre BUSAN (COREA) 3° OECD WORLD FORUM Terzo appuntamento internazionale organizzato dal Global Project per discutere i nuovi indicatori per la misura del progresso. www.oecdworldforum 2009.org 3 - 5 dicembre ANCONA FROM GDP TO WELLBEING Anche all’Università delle Marche si affronta la misurazione del benessere. fromgdptowellbeing .univpm.it

| 42 | valori |

L BANCO DEGLI IMPUTATI IL PRODOTTO INTERNO LORDO. All’accu-

Un’agenda per i governi

sa la Commissione europea. “Il prodotto interno lordo […] rimane la migliore unità di misura dello stato di salute del mercato economico. Tuttavia non è stato concepito per misurare con accuratezza il progresso economico e sociale a più lungo termine e, in particolare, la capacità di una società di affrontare questioni quali i cambiamenti climatici, l’uso efficiente delle risorse o l’inclusione sociale. Esistono validi motivi per completare il Pil con statistiche che riprendano gli altri aspetti economici, sociali ed ambientali dai quali dipende fortemente il benessere dei cittadini”. È una vera e propria condanna del Pil come unico riferimento per misurare il progresso di un Paese. È scritta nero su bianco su un atto ufficiale della Commissione europea: una “Comunicazione” dal titolo: Non solo Pil - Misurare il progresso in un mondo in cambiamento, inviata, lo scorso 20 agosto, al Parlamento e al Consiglio (si può scaricare la versione in italiano dal sito www.ec.europa.eu). I primi segnali di una “bocciatura” del Pil da parte della Commissione erano arrivati due anni fa, quando, il 17 novembre del 2007, insieme a Parlamento, Ocse e Wwf, aveva organizzato la conferenza Beyond Gdp (Oltre il Pil), individuando i limiti di questo indicatore nel misurare l’efficacia delle politiche dei governi di tutto il mondo. Ma l’ultimo passo ha una portata ben diversa. Dopo un atto non vincolante come una “Comunicazione” potrebbe, infatti, seguire un atto formale e vincolante come un regolamento o una direttiva. È successo diverse volte in passato.

Nella Comunicazione la Commissione europea elenca i motivi per cui il Pil non è sufficiente e definisce un percorso, con tanto di scadenze, per arrivare a nuovi indicatori. Appuntamento nel 2012. Per quella data la Commissione e i diversi Paesi dovranno aver elaborato degli indicatori che integrino il Pil. Saranno i nuovi riferimenti. “Le politiche nazionali e comunitarie saranno valutate sulla loro capacità, o meno, di raggiungere i suddetti obiettivi (sociali, economici ed ambientali n.d.r.) e di migliorare il benessere dei cittadini europei”.

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

Un piano in cinque mosse La Commissione europea entra nel merito del “cosa” fare e del “come” farlo, proponendo cinque “azioni”.

1. COMPLETARE IL PIL CON INDICATORI AMBIENTALI E SOCIALI I nuovi indicatori dovranno includere dimensioni come “la coesione sociale, l’accesso a beni e servizi primari a prezzi abbordabili, l’istruzione, la salute pubblica e la qualità dell’aria”. E per il 2010 la Commissione promette una versione pilota di un indice di pressione ambientale, che consideri cambiamenti climatici, consumo di energia e di acqua, biodiversità, inquinamento, produzione di rifiuti.

2. FORNIRE INFORMAZIONI QUASI IN TEMPO REALE A SOSTEGNO DEL PROCESSO DECISIONALE Parola d’ordine tempestività, affinché le decisioni dei governi possano basarsi su informazioni aggior-

nate. Un esempio: l’“Ozone web”, con cui l’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) fornisce dati sulle concentrazioni nocive di ozono.

3. OTTENERE INFORMAZIONI PIU PRECISE SU DISTRIBUZIONE E DISEGUAGLIANZE Pil e Pil pro capite non forniscono indicazioni sulla distribuzione della ricchezza in un Paese. Ma gli strumenti per valutarla ci sono, nei conti nazionali: il reddito, l’istruzione, la sanità, la speranza di vita.

4. ELABORARE UNA TABELLA EUROPEA DI VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE Entro la fine del 2009 la Commissione europea intende presentare una versione pilota di una tabella di valutazione dello sviluppo sostenibile.

5. ESTENDERE I CONTI NAZIONALI ALLE QUESTIONI AMBIENTALI E SOCIALI Appuntamento al 2013 perché tutti i Paesi europei abbiano, accanto ai conti nazionali, una contabilità economico-ambientale integrata: “Conti fisici ambientali per il consumo di energia, la produzione e il trattamento dei rifiuti e conti monetari per le sovvenzioni ambientali”.

.

Anche l’Istat potrebbe misurare il benessere. (nell’intervista sul numero di Valori di luglio) responsabile statistico dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in inglese Oecd), lo ritroviamo presidente dell’Istat. Un ritorno a casa per Enrico Giovannini che, dopo anni all’istituto italiano di di Elisabetta Tramonto statistica, nel 2001 si era spostato a Parigi, all’Oecd, dove, con il Global project on measuring the progress of societies, aveva portato avanti lo studio di nuovi indicatori del progresso. E oggi torna in Italia, come presidente dell’Istat. Ci auguriamo che riesca a portare avanti anche qui il cammino verso la definizione di un nuovo Pil, o meglio, di un set di indicatori che riescano a riflettere, meglio dell’unico e non esaustivo Prodotto interno lordo, la complessità dell’attuale società. Il 14 settembre è stato presentato il rapporto della Commissione, guidata da Joseph Stiglitz e voluta dal presidente francese Nicolas Sarkozy, per individuare indicatori alternativi al Pil. Giovannini è uno dei 25 economisti che componevano la Commissione.

L

O AVEVAMO LASCIATO

Qual è il messaggio principale del rapporto della Commissione Stiglitz? Innanzitutto che la complessità della nostra società non può ridursi a un solo numero. Non abbiamo trovato il santo Graal, un indicatore unico del progresso e del benessere. Non perché non ne siamo stati capaci, ma perché non è possibile riassumere in un unico indicatore una realtà complessa, articolata e multidimensionale come il progresso della società. Non esiste e non può esistere una metrica comune. Sarebbe come sommare pere e mele e volerle poi trasformare in un indicatore monetario. Ci sono fattori del progresso non esprimibili in termini economici, a cui non è possibile attribuire un prezzo. La soluzione è un set di indicatori a più dimensioni, otto in particolare: condizioni materiali, salute, educazione, lavoro e tempo libero, partecipazione politica, relazioni interpersonali, ambiente e insicurezza. A una conclusione simile sono arrivati, senza alcuna influenza reciproca (a parte la mia presenza in entrambi), sia la Commissione Stiglitz che il Global Project. La scelta degli indicatori però è di natura politica. Noi raccomandiamo a ogni Paese di istituire delle tavole rotonde dove governo, opposizione, parti sociali e società civile possano individuare la serie di indicatori. E qual è la portata politica del rapporto dalla Commissione Stiglitz e della Comunicazione della Commissione europea? La Commissione europea si è rivolta direttamente ai governi nazionali e ha dato un obiettivo – delineare nuovi indicatori del progresso - e un termine – due anni - entro cui raggiungerlo. La portata del rapporto della Commissione Stiglitz lo si può misurare nel discorso tenuto dal presidente francese Sarkozy lo scorso 14 settembre, alla presentazione ufficiale del rapporto. Il capo dell’Eliseo ha pronunciato un discorso forte. Ha detto che è il momento di cambiare, se vogliamo andare oltre la crisi e non cadere negli errori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 43 |


| economiasolidale |

| economiasolidale |

precedenti. Ha promesso che la Francia adatterà i propri sistemi statistici alle indicazioni della Commissione Stiglitz e ha annunciato che proporrà a tutti i partner europei di fare lo stesso perché l’Europa dia il buon esempio al mondo intero. Nella riunione dell’8 settembre per discutere la Comunicazione della Commissione europea sui nuovi indicatori del progresso il presidente di turno svedese del Consiglio dell’Unione europea, lo svedese Gunnar Seijbold, ha dichiarato che si impegnerà per dar seguito al documento. La portata politica di questi documenti, come si vede, è notevole. Ma gli istituti di statistica nazionali sono pronti a un evoluzione in tal senso? Direi di sì, è tempo finalmente che la statistica ufficiale entri nel campo del benessere soggettivo. L’Ocse sta preparando un manuale sulla misura del benessere soggettivo, rivolto agli istituti di statistica. Sarà pronto tra poco più di un anno. Molti istituti - e l’Istat è più

avanti di molti altri - elaborano già degli indicatori che misurano varie dimensioni del benessere. In Italia a partire dagli anni Novanta accanto agli indicatori economici abbiamo inserito quelli di carattere sociale, sulla qualità della vita e sulla soddisfazione. Come l’indagine sulla povertà, sul tempo libero.

QUARS: MISURARE LA QUALITA DELLO SVILUPPO COME SI VIVE IN ITALIA? Anzi, come si vive in Lombardia, Veneto, Umbria o Basilicata? I ricercatori di Sbilanciamoci! da ormai sette anni cercano di rispondere a questa domanda, con un’unità di misura studiata ad hoc, il Quars: l’indice di Qualità regionale dello sviluppo. Un indicatore che supera la dimensione economica per considerare fattori ambientali e sociali. Risultato: le mappe che vedete qui sotto. Un’Italia deformata, magrissima o panciuta, a seconda che una regione abbia un punteggio alto o basso in un parametro. Il rapporto 2009 è presentato il 3 ottobre (a Roma al Salone dell’Editoria Sociale www.editoriasociale.info). Al primo posto quest’anno il Trentino Alto Adige, seguito da Emilia Romagna e Val D’Aosta. In fondo alla classifica Calabria, Sicilia e Campania. Sono 41 gli indicatori che compongono il Quars, divisi in sette categorie: ambiente, economia e lavoro, diritti e cittadinanza, salute, istruzione e cultura, pari opportunità e partecipazione. I punti di forza? Primo: essere stato costruito in modo partecipato, dalla consultazione di 46 organizzazioni da diversi settori della società civile (aderenti alla campagna Sbilanciamoci!). Secondo: essere costruttivo. “L’oggetto della misurazione sono aspetti che vanno a comporre lo sviluppo di un territorio su cui le amministrazioni possano intervenire direttamente”. www.sbilanciamoci.org.

L’Istat quindi introdurrà un indicatore del progresso? La prima cosa che mi hanno detto i miei colleghi dell’Istat, appena sono stato nominato presidente, è stata: «vediamo se adesso riuscirai a mettere in pratica quello che prima ci dicevi dall’Oecd. Se riuscirai a inserire nella statistica ufficiale un indicatore del benessere e del progresso». Posso dire che certamente faremo una riflessione interna alla luce di queste importanti sollecitazioni e che presto decideremo un piano d’azione.

.

Ma è un tema a cui tiene molto? Certamente.

L’ITALIA SECONDO I QUARS

AMBIENTE: EMISSIONI DI CO2 PER KM QUADRATO

PARI OPPORTUNITÀ

ECONOMIA E UGUAGLIANZA

IN BASE ALL’INDICATORE SINTETICO DELLA QUALITÀ REGIONALE DELLO SVILUPPO

INDICATORI DEL BENESSERE: COSTRUIRLI DAL BASSO ESISTONO CENTINAIA DI INDICATORI al mondo per misurare il benessere. Lo scorso luglio a Firenze si sono radunati i ricercatori dell’Isqols (www.isqols.org), l’associazione internazionale per gli studi sulla qualità della vita. Decine di ricercatori da tutto il mondo hanno presentato i propri indicatori. Alcuni sono ad un livello accademico, altri vengono già applicati, come l’Happy planet index, l’Indice della felicità mondiale, creato dall’Ong britannica Nef (New economics foundation, www.neweconomics.org). Esiste addirittura un database mondiale della felicità (www.worlddatabaseofhappiness.eur.nl), creato dal professor Ruut Veenhoven dell’Erasmus University di Rotterdam, che raccoglie oltre mille tra indicatori e studi sulla misurazione del benessere. «Costruire un indicatore è relativamente facile», aveva dichiarato Enrico Giovannini sul numero di luglio di Valori. La parte più difficile è definire i parametri che lo compongono, attribuire dei pesi alle diverse dimensioni. È più importante la libertà di stampa o la tutela della privacy? «Gli indicatori devono essere definiti con un processo dal basso, coinvolgendo la gente, le comunità locali», dichiara Gilda Farrel, del Consiglio di Europa. L’istituto europeo lo sta facendo: in diverse zone in Europa sta sperimentando gruppi di lavoro locali per definire indicatori del benessere. www.coe.int

APPROFONDIMENTI ON LINE www.beyond-gdp.eu Il sito delle attività che hanno seguito la conferenza “Oltre il Pil” del 2007.

I suggerimenti del team di Stiglitz

ec.europa.eu/sustainable/docs/estat_2007_sds_en.pdf Il rapporto completo dell’Eurostat sulla misurazione del progresso in Europa. www.oecd.org/progress Il sito del Global Project avviato nel 2004 dall’Oecd, che si propone di individuare e comunicare nuovi indicatori per misurare il progresso della società.

La Commissione incaricata da Sarkozy di pensare a un sostituto del Pil conclude il suo lavoro: 12 raccomandazioni per costruire un set di indicatori. PIL sia arrivato. Quasi in contemporanea rispetto alla Comunicazione della Commissione europea a Parlamento e Consiglio (vedi ARTICOLO pag. 50) è stato pubdi Elisabetta Tramonto blicato anche il rapporto conclusivo della Commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale, guidata dal premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz. Tutto era iniziato nel febbraio del 2008, quando il presidente francese, Nicholas Sarkozy, scrutando i dati dei sondaggi, aveva scoperto che il livello di fiducia dei francesi nei confronti delle statistiche ufficiali era bassissimo. Di qui l’idea di mettere in piedi una commissione formata da 25 economisti, tra cui tre premi Nobel – oltre a Stiglitz, anche Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi – e il nostro nuovo presidente dell’Istat Enrico Giovannini (vedi INTERVISTA pag 47), per studiare nuovi indicatori del progresso che fossero percepiti dalla gente come più vicini alla realtà. Risultato: un anno e mezzo di lavoro e un rapporto da 290 pagine (scaricabile dal sito www.stiglitz-sen-fitoussi.fr). Prima ancora di definire il benessere,

S

EMBRA PROPRIO CHE IL MOMENTO DELLA REVISIONE DEL

| 44 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

il rapporto valuta l’efficacia degli indicatori economici esistenti e propone un cambiamento di filosofia: dalla quantità nella produzione alla qualità. Secondo la Commissione Stiglitz per adattarsi all’evoluzione delle economie moderne è necessario modificare i parametri di valutazione. Considerare solo parametri quantitativi (come la quantità di merce prodotta e venduta) può essere fuorviante: “Sottostimare i miglioramenti qualitativi è equivalente a sovrastimare il tasso di inflazione e quindi sottostimare il reddito reale”, si legge nel Rapporto. Passando al tema del benessere, il rapporto ne propone una definizione multidimensionale, misurabile con un set di indicatori e non riassumibile in uno solo (come il Pil). Le dimensioni individuate dalla Commissione Stiglitz (che Valori aveva anticipato sul numero di luglio-agosto) sono: le condizioni materiali (reddito, consumi e ricchezza), la salute, l’educazione, il lavoro e il tempo libero, la partecipazione politica, le relazioni interpersonali, l’ambiente e l’insicurezza (economica, ma anche in senso più ampio). Con una dimensione extra, trasversale: la sostenibilità. Per misurarlo la Commissione Stiglitz propone dodici raccomandazioni per modificare le indagini statistiche:

1. Per valutare il benessere materiale bisogna analizzare i redditi e

7. Valutare in maniera esaustiva le ineguaglianze rispetto alla qua-

il consumo, piuttosto che la produzione. Impostare l’analisi dal punto di vista delle famiglie; prendendo cioè in considerazione tasse, prestazioni sociali e servizi forniti dallo Stato, come la sanità e l’istruzione. Tenere in conto il patrimonio delle famiglie, distinguendo, cioè tra chi spende tutto per consumi, accrescendo il benessere immediato, e chi invece risparmia per il benessere futuro. Dare più importanza alla distribuzione dei redditi, dei consumi e della ricchezza, non ricorrendo quindi a medie matematiche, che non tengono conto della differenza di reddito tra i più ricchi e i più poveri. Estendere gli indicatori alle attività non legate direttamente al mercato. Attività come fare le pulizie in casa o accudire neonati, fanno parte della “produzione” economica di una famiglia, ma che vengono prese in considerazione dalle statistiche se non svolte da personale salariato. Migliorare la valutazione di sanità, educazione e condizioni ambientali, mediante calcoli oggettivi e strumenti a carattere soggettivo (sondaggi).

lità della vita, calcolando le differenze fra persone, sessi, generazioni, con una particolare attenzione alle condizioni di vita degli immigrati. 8. Realizzare indagini per capire come le evoluzioni in un settore della qualità della vita abbiano ripercussioni su altri. 9. Gli istituti di statistica dovrebbero fornire le informazioni per aggregare le diverse dimensioni della qualità della vita per creare una misura sintetica. 10. Gli istituti di statistica dovrebbero anche cercare di integrare nelle inchieste sulla qualità della vita dati sull’evoluzione effettuata da ogni cittadino nel corso della propria esistenza. 11. Valutare la “sostenibilità” del benessere. 12. Stabilire indicatori precisi che «quantifichino le pressioni ambientali». Un rapporto che non vuole essere un punto di arrivo, bensì di partenza, per aprire un dibattito sul tema degli indicatori del progresso. Anzi, la Commissione Stiglitz, chiede ai governi nazionali di istituire della tavole rotonde per individuare in modo condiviso gli indicatori del progresso economico e sociale.

2.

3.

4.

5.

6.

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 45 |


| economiasolidale | movimenti |

| economiasolidale |

Ripartire dal basso per una nuova politica

È necessaria però una riflessione preliminare STACCA LA SPINA! DEMOCRAZIA CHILOMETRO ZERO di carattere culturale, per far capire che, se queste reti sociali vogliono, in tempo ragioMetà ottobre 10 - 11 ottobre GUBBIO (LOCALITA SANTA CRISTINA) COMUNITA DELLA PIAGGE, FIRENZE nevole, creare nuovo modello economico e fiLIBERA UNIVERSITA DI ALCATRAZ INCONTRO PER L’AUTOGOVERNO nanziario, è necessario aggregare capacità di Jacopo Fo ha aderito al Movimento Il settimanale Carta, anche in risposta all’appello lanciato da Francuccio fare. Per questo abbiamo creato il Movimenetico solidale e ospiterà il lancio Gesualdi, chiama a raccolta le “comunità insorgenti”: presidi, movimenti, della prima campagna del Mes: liste di cittadinanza, associazioni, comitati e reti, fuori e oltre la politica to etico solidale, un contenitore per coordi“Stacca la spina”. Non solo la spina dei partiti e la crisi della rappresentanza. “Un invito rivolto a chiunque nare e aggregare movimenti e persone di buodell’energia prodotta dal petrolio, senta l’urgenza di cercare, insieme ad altri cittadini “insorgenti”, un’altra na volontà intorno a campagne, che potrebma anche quella dell’economia possibilità: la nascita di una cittadinanza attiva e responsabile capace consumistica e distruttiva. di confrontarsi con le istituzioni a partire dai beni comuni e non per interessi bero poi portare anche alla costituzione di liwww.alcatraz.it privati e che si opponga al sistema politico clientelare”. www.carta.org ste politiche che si propongano di tradurre questa capacità progettuale in realtà di cambiamento del territorio e della legge. Non tutte queste realtà però sono non li reputo laboratori di pensiero politico. Il che non toglie che pronte al salto. Dobbiamo far loro capire che non siamo ruota di scorpossano diventarlo, anzi in virtù delle loro esperienze sarebbero le ta di un sistema che non funziona. Dobbiamo essere protagonisti. realtà più indicate per assolvere questa funzione. Che tipo di organizzazione pensate di poter formare? Quale collocazione potrebbe avere all’interno della società?

Nel mondo dell’altra economia tira aria di cambiamento e di voglia di fare un passo in più. Un’intervista allo specchio tra due protagonisti di questo mondo: Francuccio Gesualdi e Fabio Salviato. È UN FENOMENO CHE HA PERCORSO IN MODO QUASI CARSICO GLI ULTIMI TRENT’ANNI, è la crescita dell’altra-economia, in tutte le sue mille sfaccettature e rivoli. Mentre i partiti storici perdevano per strada iscritti, simboli, capacità di analisi e radicamento sociale, il mondo dell’altra-economia si aggregava nei Gas (Gruppi di acquisto solidale), nelle Mag (mutue per l’autogestione), nelle organizzazioni per il commercio equo e solidale, attorno ai temi del consumo critico e del risparmio responsabile. Ora il grande fiume sta uscendo in superfidi Paola Baiocchi e Elisabetta Tramonto cie con l’intenzione di partecipare alle decisioni politiche. A Caltanissetta, nelle scorse elezioni amministrative, la lista Intesa civica solidale (Ics) formata da un Gas, da “grillini” e da altre realtà, ha conquistato 6.000 voti e due consiglieri, proprio nel momento del passaggio della città al centrodestra, dopo anni di centrosinistra. Da Padova è stato lanciato il Mes, Movimento etico solidale (presentato a Terra Futura, a Firenze, nel maggio scorso), che si raccoglie attorno all’iniziativa di Fabio Salviato, presidente di Banca Etica, Alfredo Giacon scrittore e giornalista e Filippo Scianna, avvocato e direttore del centro buddista patavino Tara Cittamani. Da Vecchiano (Pisa) e dal Centro nuovo modello di sviluppo, Francuccio Gesualdi lancia un percorso di discussione, che si augura ampio e partecipato. A Salviato e Gesualdi abbiamo posto le stesse domande per confrontare i loro punti di vista e capire meglio questa svolta.

C’

All’interno dell’altra economia si stanno formando “laboratori di pensiero politico”. Ritenete che abbiano raggiunto un livello di analisi sufficiente per creare forme più organizzate?

SALVIATO Negli ultimi 20-30 anni è nata una miriade di laboratori di

GESUALDI Non sono d’accordo con l’idea di definire le sperimenta-

pensiero, grandi e piccoli, da reti sociali, associazioni, movimenti. Iniziative partite dal basso per rispondere a dei bisogni. Oggi hanno raggiunto dimensioni e visibilità importanti. È quindi arrivato il momento che si mettano insieme attorno a progetti e contributi comuni.

zioni in atto nei circuiti dell’altra-economia come “laboratori di pensiero politico”. Ma, piuttosto, dei laboratori di buone pratiche, fucine di comportamenti coerenti con alcuni criteri di sostenibilità ambientale e di equità sociale. Pratiche lodevoli, assolutamente necessarie, ma neanche la loro sommatoria, rappresenta una proposta politica. Le buone pratiche hanno il limite di essere parziali, di concentrarsi su aspetti specifici che, per quanto importanti, sono pur sempre di dettaglio, non esprimono un modello complessivo di società. Salvo eccezioni, non scorgo nei gruppi dell’altra-economia lo sforzo di fare una lettura della società a tutto tondo, né di occuparsi dei cambiamenti che andrebbero introdotti per far funzionare l’intera società secondo criteri di equità e sostenibilità. Per questo

IL LOGO IL MOVIMENTO ETICO SOLIDALE è aperto a dialogare con partiti e movimenti. Nel caso del raggiungimento di una “certificazione etica” del programma politico, apporrà il suo logo, solamente se gli elementi essenziali del Manifesto saranno presenti nel documento programmatico. Il profilo etico dei candidati dovrà essere valutato positivamente dal Mes.

| 46 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

Serve fantasia. Per trovare la formula che permetta alla singola organizzazione di esprimersi al meglio. Immagino qualcosa che possa avvicinarsi a un patto. La rete ha potenzialità enormi, ma deve essere compattata. Il Mes ha questo scopo, è un contenitore di realtà diverse con un obiettivo comune. In Italia esiste un movimento vasto e diversificato, che, mantenendo la propria autonomia, ha bisogno di strumenti di aggregazione. Lo scopo del Mes è dare voce a persone in grado di traghettare il cambiamento verso una politica al servizio del cittadino e rivolta al bene comune. L’anno prossimo ci saranno le elezioni regionali. Pensiamo di prendere qualche regione come laboratorio di cambiamento. Ma il movimento si pone in modo trasversale, non ha colore politico. I bisogni sono bisogni, i poveri sono poveri.

Proporrei prima di elaborare una proposta politica di società, poi di pensare a nuovi strumenti organizzativi. Molte sperimentazioni hanno già la loro struttura organizzativa, addirittura a livello nazionale: i Bilanci di giustizia, la rete dei Gruppi di acquisto solidale, il commercio equo e solidale. In altri ambiti siamo ancora indietro, ma si sta tentando di recuperare terreno. Per esempio creando un collegamento fra le liste civiche sorte in molti comuni. Ovviamente sarebbe importante che nascessero dei rapporti di collaborazione anche di tipo trasversale fra le varie esperienze. Ma i tempi stringono, bisogna lavorare per fare nascere una rete di elaborazione politica formata non da realtà organizzative, ma da persone che, città per città, creino dei gruppi di discussione per tirare fuori un’idea nuova di società e tracciare un percorso per farla avanzare.

Che seguito può avere la vostra proposta di aggregazione? A quale portata di cambiamento potrebbe ambire? Bisogna essere ambiziosi. Esistono milioni di cittadini socialmente responsabili. Vogliamo iniziare un processo che potrebbe condurci a creare delle liste di ecologia, etica e solidarietà, in un unico progetto, come proponeva Alex Langer. Non dobbiamo avere paura, è il momento di testare questa scommessa. Non ci accontenteremo di un 2%, puntiamo al 10-15%. Un risultato che, anche se raggiunto su scala regionale, avrebbe un impatto a livello nazionale. Bisogna

Potenzialmente molto, non solo nell’altra-economia, ma anche in ambito sindacale, religioso, dei partiti progressisti. Tante persone ritengono che di fronte alla triplice crisi, economica, sociale, ambientale occorra ridurre produzione e consumi, ma sanno anche che, nell’economia di mercato, l’arresto della crescita può comportare seri contraccolpi. Consumando di meno cosa succede ai posti di lavoro? Se produciamo di meno chi fornirà allo Stato i soldi per

giunto il momento Le sperimentazioni “Èdirealtà aggregare queste “ora hanno bisogno intorno di uno sguardo a progetti comuni ” d’insieme ” Fabio Salviato.

Francuccio Gesualdi.

L’APPELLO: ANCHE TU PUOI PROGETTARE “SE ANCHE TU SEI CONVINTO CHE LA TRIPLICE CRISI - economica, sociale, ambientale imponga profonde trasformazioni di sistema, allora questo messaggio è per te. È l’invito ad aderire ad uno dei gruppi di discussione, che stiamo cercando di far nascere in ogni parte d’Italia. Il tema è come costruire una società capace di garantire il benvivere a tutti, nel rispetto dei limiti del pianeta. Un obiettivo ambizioso, ma non impossibile”. apre così l’appello lanciato da Francuccio Gesualdi dalle pagine di Valori, Carta > Sie Altreconomia (sul nostro sito www.valori.it trovate il testo integrale). Un appello per creare un dibattito su come ripartire dal basso per riscrivere la politica italiana.


| economiasolidale | ottenere dei risultati, non basta lanciare campagne. Siamo riusciti a coinvolgere tre milioni di persone che hanno appeso la bandiera della pace. Ma non basta, servono anche i pannelli fotovoltaici. E non basta neanche quello, serve un’azione di carattere politico. Dobbiamo essere attori del cambiamento economico e politico.

i servizi pubblici? Due domande a cui possiamo dare risposta solo operando un ripensamento dell’intera architettura economica e sociale, un capovolgimento culturale nel nostro modo di concepire il rapporto con la natura, i diritti, il lavoro, la tecnologia, la comunità, il benessere, l’economia privata e quella pubblica.

A che punto potete dire di essere arrivati? Quali sono le prossime tappe e i prossimi appuntamenti in programma? Oggi abbiamo costituito l’associazione (il Mes) e il comitato scientifico che studia ed elabora contenuti. E sul nostro sito www.movetico.org persone fisiche e giuridiche possono aderire all’associazione e interagire all’interno del blog. L’attività del Mes riguarderà anche la certificazione e il sostegno di buone politiche. Avremo un referente in ogni città e in futuro organizzeremo una scuola di formazione politica ad hoc. Dobbiamo verificare in quali regioni ci sono le condizioni per immaginare un laboratorio di sperimentazione politica. E a metà ottobre lanceremo la campagna “Stacca la spina”, in collaborazione con Jacopo Fo nella sede del suo movimento, Alcatraz, tra Gubbio e Assisi.

.

Siamo solo all’inizio. Preferiamo procedere con lentezza, ma preparare bene il percorso. Stiamo tentando di costruire un processo partecipativo dal basso, convinti che i grandi cambiamenti siano possibili solo con un forte consenso popolare. Il primo passo è il lancio dell’appello, dopo la costituzione dei gruppi, ad ognuno dei quali vorremmo chiedere di nominare un coordinatore. I coordinatori formeranno l’organo di autogestione della discussione. Attraverso riunioni periodiche possono mettersi d’accordo per procedere di pari passo a livello nazionale. Nulla vieta che possa formarsi un comitato di consulenti su aspetti specifici. Questo è il percorso che al momento prevediamo, ma sarà il cammino stesso ad indicare come procedere.

.

Socialdemocrazia e crisi economica: destini incrociati? Le elezioni europee hanno rappresentato una débacle per la famiglia del Pse. Eppure la recessione avrebbe dovuto aiutarli. Siamo alla fine della loro esperienza politica? Forse no, dicono gli analisti. A patto che…

N

ON MOLTI OSSERVATORI LO HANNO SOTTOLINEATO, ma ciò che è

avvenuto alle elezioni europee del 6 giugno ha un che di particolare: in 16 dei 27 Stati dell’Unione, i risultati elettorali hanno infatti rappresentato una mezza catastrofe per i partiti d’ispirazione socialdemocratica. di Emanuele Isonio Ne sanno qualcosa Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna. Beninteso, la particolarità non è nella debacle in sé, che può anzi essere fisiologica. L’elemento nuovo sta nel fatto che le consultazioni si sono svolte in tempo di crisi economica dilagante. E, storicamente, è proprio in quei momenti che gli elettori danno sostegno ai partiti più sensibili ad ammortizzatori sociali, politiche Barbara Spinelli, redistributive e interventi pubblici nell’economia. Come giornalista si può spiegare una simile “anomalia”? E ancora: il futued editorialista de La Stampa. ro dei partiti socialdemocratici europei è segnato? Valori lo ha chiesto a politologi ed economisti.

Le falle dei riformisti Ad avviare l’ideale dibattito è stata l’editorialista de La Stampa Barbara Spinelli: «In Europa soffia il vento di una destra pragmatica, spregiudicata, che pur di mantenere il potere agguanta ogni utensile», commentava dalle pa-

L’economista Andrea Fumagalli: «La crisi dei socialisti sarà reversibile solo se sposeranno un nuovo riformismo di rottura» | 48 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

gine del quotidiano all’indomani del voto. Per la Spinelli in pochi mesi i conservatori hanno chiuso l’era Thatcher, «sorpassando una sinistra paralizzata dai sensi di colpa», ha smesso l’antistatalismo, la lotta alla spesa pubblica, il dogma delle privatizzazioni. «Con sotterfugi linguistici esalta perfino il welfare: dice “stabilizzatori automatici” per non dire Stato-provvidenza. Uomini come Tremonti scoprono l’anticapitalismo, chiamandolo anti-mercatismo. Essenziale è traversare il torrente con ogni mezzo e sperare che si torni allo status quo ante, senza mutare il modo di sviluppo produttivistico. Marx e Keynes sono usati non per cambiare modello, ma per perpetuarlo con l’ambulanza del welfare. È un modello che socialisti e sindacati condividono, quando accusano la destra di ultraliberismo o si limitano a chiedere aumenti salariali e tutela dei posti fissi. Per questo sono oggi ombre di se stessi». L’analisi convince Andrea Fumagalli, docente di Economia politica all’università di Pavia, per il quale tuttavia la crisi socialdemocratica va ricercata tornando con la memoria agli anni ‘90. Per la precisione, al 1991 e al 1996, quando si avviò il percorso dell’unione monetaria e si fissarono i criteri del Patto di stabilità: «Quel processo fu portato avanti con il forte sostegno dei movimenti socialdemocratici (Prodi in Italia, Jospin in Francia, la Spd in Germania), ma aveva solo una funzione anti-inflazionistica. Gli aspetti di coesione sociale, l’esigenza di

ridurre i divari produttivi, tecnologici e occupazionali non è mai stato un obiettivo dell’unificazione economica. In questo modo quelle scelte hanno da un lato reso la Ue incapace di una politica economica comune di fronte all’attuale crisi. Dall’altra ha favorito i rigurgiti nazionalisti, localisti e perfino xenofobi e ha penalizzato i partiti socialdemocratici che hanno sostenuto quel tipo di Europa». «I partiti che fanno capo al Pse sembrano non riuscire ad offrire un’alternativa credibile alle ricette conservatrici», aggiunge inoltre Antonio Padoa Schioppa, docente di Diritto europeo alla Statale di Milano. «È pur vero che le elezioni europee sono state deformate dalle “lenti nazionali” che hanno traslato a livello europeo la tendenza conservatrice presente in molti Stati. È poi verosimile che a giugno gli elettori non avessero ancora toccato sulla pelle, direttamente, gli effetti della crisi economica. Ma rimane il fatto che i partiti socialisti non hanno ancora trovato un modo nuovo di proporsi. Non sono ancora usciti dagli schemi del XX secolo».

Cambiare o perire Qualche spiraglio per il futuro però c’è. A patto di imparare dal presente. «Le elezioni europee - osserva Padoa Schioppa - hanno premiato chi ha saputo parlare di Europa. Come il partito Europe Ecologie di Cohn Bendit, diventato, d’un colpo, il terzo partito di Francia propo-

nendo ricette europee per i problemi attuali. Non solo per le misure anticrisi ma anche nei temi dell’ambiente, dell’energia, della difesa, della sicurezza e della vigilanza bancaria. E infatti ora Cohn Bendit sta cercando di convincere il Parlamento europeo a rivendicare il proprio ruolo di unica istituzione eletta direttamente dal popolo, a partire dalla scelta del presidente della Commissione Ue». «La crisi socialdemocratica può essere irreversibile o solo temporanea. Dipende dalle scelte future”, pronostica invece Andrea Fumagalli. «Irreversibile se si insisterà sulla strada della concertazione neoliberista e delle politiche pseudo riformistiche, appiattite sulle esigenze dei poteri forti. Temporanea se i socialdemocratici abbracceranno un riformismo di rottura. Deve sposare una nuova idea di welfare, sempre universalistico ma capace di far fronte alle nuove figure lavorative. Un riformismo di rottura, basato su due pilastri: la convinzione che la ricchezza è prodotta dalla socialità diffusa e quindi è giusto distribuirla socialmente. E l’esigenza di garantire il libero accesso gratuito (o quasi) ai beni comuni essenziali. Non solo acqua, aria, ambiente. Ma anche alla conoscenza e allo scambio di informazioni. In tal senso, la compatibilità ecologica e la libera circolazione di idee e brevetti sono parte integrante di questo nuovo riformismo». Basteranno queste ricette a placare il vento che viene da destra?

Antonio Padoa Schioppa, docente di Diritto europeo all’università Statale di Milano.

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 49 |


| economiasolidale | economia civile |

| economiasolidale |

IRIS NETWORK IL PRIMO RAPPORTO SULL’IMPRESA SOCIALE

La lunga strada verso l’impresa sociale

15 MILA IMPRESE, 350 MILA ADDETTI, 10 MILIARDI DI EURO di giro d’affari e circa 10 milioni di utenti. È il quadro che emerge dal primo Rapporto sull’impresa sociale in Italia, realizzato da Iris Network (la rete nazionale degli istituti di ricerca sull’impresa sociale). “Una delle difficoltà maggiori che abbiamo riscontrato è stata reperire i dati”, spiega il professor Carlo Borzaga, tra i curatori del rapporto. Non esiste infatti una banca dati che contenga informazioni uniformi di una realtà così articolata come l’impresa sociale. I dati più precisi sono quelli sulle cooperative sociali raccolti dall’Istat, ma l’impresa sociale non si limita a questa categoria. Comprende anche “soggetti non profit che operano in settori diversi dai servizi sociali o per l’inserimento al lavoro di fasce deboli” e soggetti for profit con vocazione sociale. Iris Network ha anche analizzato il potenziale di sviluppo dell’impresa sociale e ha individuato un “bacino di imprenditorialità sociale in ambito for profit di dimensioni considerevoli: quasi mezzo milione di imprese, con poco meno di un milione e mezzo di addetti, che operano in settori come la sanità, la cultura, lo sport e la ricreazione”. Specularmente in ambito non profit ci sarebbe un potenziale di imprenditorialità sociale che comprende circa 40 mila organizzazioni. “L’impresa sociale è una realtà dinamica - si legge nel rapporto - che necessità di essere monitorata”. Per questo il professor Borzaga ha già promesso dieci anni di rapporto.

FONTE: OSSERVATORIO ISNET SULL’IMPRESA SOCIALE, TERZA EDIZIONE, 2009

COSA PENSA DELLA DISCIPLINA SULL’IMPRESA SOCIALE? 70 %

È positiva e rappresenta un’opportunità

Non la condivido

Non la conosco a sufficienza

Non so, dipende dagli sviluppi

La condivido solo in parte

Altro

60

63,5

69,0

62,0

50 40 30 20 21,0

18,5 10 0

15,5 14,5 6,5

8,0 4,3

3,0

5,3

2009

.. . .. .. .

I SETTORI AMMESSI assistenza educazione formazione universitaria e post tutela ambiente valorizzazione patrimonio culturale turismo sociale servizi culturali servizi strumentali alle imprese sociali Indipendentemente dai settori, inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (in base ala legge 118/05).

2008

LE ORGANIZZAZIONI PRIVATE senza scopo di lucro che esercitano in via stabile e principale un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di utilità sociale

In Europa le normative sull’economia sociale non sono armonizzate: in Germania manca un vero dibattito, in Gran Bretagna se ne è abusato

2007

IMPRESE SOCIALI

3,8

3,0

0,5

2,8

Negli Usa Obama punta sulle cooperative non profit per fare concorrenza ai colossi delle assicurazioni. In Italia abbiamo una legge all’avanguardia, ma poco conosciuta. E per questo spesso non viene applicata. di Daniele Bettini

«G Sopra, la fortezza di Bertinoro, dove si svolgono le Giornate sull’Economia civile. A sinistra, uno dei dei convegni durante l’edizione 2008.

| 50 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

OBAMA NEGLI STATI UNITI, è davvero interessante e significativo». Ci introduce così il tema dell’impresa sociale Flaviano Zandonai, segretario di Iris Network (rete nazionale di Istituti di ricerca sull’impresa sociale). Negli Stati Uniti, infatti, per superare gli ostacoli della riforma del sistema sanitario, Obama ha proposto il modello ipotizzato dal senatore democratico del nord Dakota, Kent Conrad, che punta a creare concorrenza alla sanità privata attraverso polizze garantite da cooperative non profit. Queste riceverebbero fondi dallo Stato solo inizialmente, mentre, in un secondo momento, continuerebbero ad operare in assoluta autonomia rimanendo gestite dai soci. Un ulteriore passo nell’affermazione dell’economia sociale, che, dopo essere stata recentemente riconosciuta dall’Unione europea, trova insperati spazi al di là dell’oceano.

UARDA COSA STA FACENDO

In Italia: la legge c’è, ma chi la conosce? Nel campo dell’economia sociale la legislazione europea non è ancora omogenea, nonostante il substrato comune posto dall’iniziativa sostenuta con forza da Patrizia Toia. La legislazione italiana, però, è sicuramente all’avanguardia, soprattutto in materia di impresa sociale. Dopo la legge sulla cooperazione sociale del ‘91(381/91) che ha fatto scuola (tanto da essere ripresa da Francia, Polonia e Portogallo), quella del 2005, i cui ultimi decreti attuativi sono stati emanati nel 2008, ha riconosciuto e ampliato gli ambiti di competenza delle imprese sociali. Quest’ultima però, come ha sottolineato il professor Zandonai, «pur essendo molto interessante è stentata nell’applicazione, perché mancano sostegni e incentivi». In più la normativa è poco conosciuta. Lo dimostrano i risultati di un inchiesta rea-

lizzata da Isnet (www.impresasociale.net), con il supporto scientifico di Aiccon, compiuta tra 400 cooperative sociali in Italia, da cui emerge una scarsa conoscenza della disciplina della norma, tanto che il 69% (e sono operatori di settore) dichiara di non conoscerla a sufficienza (vedi GRAFICO ). Quindi probabilmente non sa sfruttarla. E non è infatti un caso se le imprese sociali registrate ad agosto del 2009 secondo i dati forniti da SITI INTERNET Unioncamere erano solo 501. Anche perché, se si esclude qualche eccelwww.legiornatedibertinoro.it lenza, come Roma, che ha addirittuwww.irisnetwork.it www.aiccon.it ra realizzato una guida su come iscriwww.impresasociale.net vere le imprese sociali, ogni Camera www.impresasociale.info di commercio va per conto suo, in |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 51 |


| economiasolidale |

| spese virtuose | economiasolidale |

quanto la documentazione predisposta per l’iscrizione è in attesa di approvazione al ministero delle Attività produttive.

DALL’EUROPARLAMENTO RIFLETTORI PUNTATI

In Europa: così simili, ma così diverse

.

LABORATORIO SULL’ECONOMIA CIVILE 16 - 17 ottobre BERTINORO (FORLÌ) NONA EDIZIONE DELLE GIORNATE DI BERTINORO Nella suggestiva cornice della fortezza di Bertinoro anche quest’anno si tiene il laboratorio di studio che riunisce i maggiori rappresentanti del terzo settore, dell’università, delle istituzioni e delle imprese per creare uno spazio di confronto sulle questioni attuali, un momento di apprendimento attraverso casi pratici e lezioni teoriche. Il programma prevede tre sessioni: la prima, intitolata “Economia civile e società del rischio” vedrà tra gli ospiti Stefano Zamagni, dell’università di Bologna e Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale. La seconda sessione sarà dedicata al tema “Società del rischio e nuovo Welfare: la prospettiva del Federalismo Fiscale”. Il terzo focus riguarderà “Economia Civile nella prospettiva europea”, con Carlo Borzaga, presidente dell’Euricse-università di Trento, Giuliano Poletti, presidente di Legacoop e Patrizia Toia.

| 52 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

«IL MONDO DELL’ECONOMIA SOCIALE ha bisogno di sostegno e non più solo di parole, il mio documento è il primo atto concreto realizzato dal Parlamento europeo, pensi che l’ultima volta che si era parlato di economia sociale era in una comunicazione alla commissione del 2003. È una piccola grande svolta e ne sono orgogliosa». Si presenta così, piuttosto battagliera, Patrizia Toia, eurodeputata Pd, incalzata sul rapporto di iniziativa parlamentare sull’economia sociale, presentato a gennaio del 2009.

I sistemi di GPP possono essere introdotti in molti settori. Come nelle strutture per un parco naturale.

Quali sono gli scopi di questa iniziativa?

«Il mondo dell’impresa sociale merita visibilità. Il mio scopo è duplice: mettere in risalto la crescente importanza del settore e far sì che il suo peso economico sia valorizzato. In particolare, mi sono concentrata non genericamente sul Terzo settore, ma sull’impresa sociale perché credo che sia necessario favorire lo sviluppo di quelle imprese che agiscono nel mercato, ma che non hanno come unico scopo il profitto. Le imprese dell’economia sociale non possono essere considerate alla stregua delle imprese di capitale, come spesso succede. Ciò le condanna ad una concorrenza iniqua. Sono per questo necessari strumenti giuridici adeguati, capaci di permettere a questo tipo di imprese di svolgere un’azione a livello paneuropeo. E i prossimi passi?

Voglio affrontare il tema con i nuovi commissari agli Affari sociali e dell’Industria. Bisogna trovare delle forme di attuazione: dall’iniziativa bisogna passare ai fatti concreti, trovare forme di sostegno. Sarebbe molto interessante riuscire a creare una rete che metta in collegamento tutti i centri studi e le università che si occupano di queste tematiche, in modo da favorire studi e ricerche, integrazione e uniformità legislativa. Da questo punto di vista ci sono molte differenze…

Certo, ci sono differenze tra i Paesi fondatori dell’Unione europea e, spesso, anche all’interno di uno stesso Stato le legislazioni sono complicate e poco conosciute. Ma pensi ai Paesi dell’Est: la creazione di una normativa europea o, semplicemente, l’emanazione di alcuni indirizzi potrebbero costituire delle linee guida importanti. Poi bisogna pensare alla normativa europea, così come si possono aprire delle società di diritto europeo. Bisogna dare la possibilità di creare fondazioni, cooperative. Ma servono tanto tempo e tanto lavoro. Si può pensare all’introduzione dei dati dell’economia sociale in Eurostat?

È doveroso intensificare gli sforzi statistici relativi all’economia sociale e all’occupazione che essa genera, in modo da promuovere una migliore comprensione della diversità delle esperienze nazionali in materia di economia sociale. Per questo si potrebbe creare un registro statistico in ogni Stato membro e inserire successivamente i dati all’interno del sistema statistico europeo.

Si chiama Green Public Procurement: inserire criteri ambientali nei bandi degli enti pubblici. Un ottimo modo per tagliare emissioni e risparmiare denaro. a fare altrettanto». Un concetto fatto proprio da decine di enti locali. Tra i pionieri, i comuni di Ferrara, Reggio Emibientale, toner rigenerati, mezzi di trasporto ecologici, lia, Cremona. Ma anche la Regione Puglia, il Lazio e l’Epannelli solari sugli edifici pubblici, mense biologiche per milia Romagna. Sono oltre 200 gli enti che hanno aderito scuole, ospedali, uffici. L’elenco potrebbe essere ben al gruppo di lavoro sul Gpp. più lungo ma per riassumerlo bastano due parole: di Emanuele Isonio Scegliendo gli acquisti verdi, il beneficio in termini di acquisti verdi. O, se preferite gli acronimi, Gpp. emissioni di CO2 e di impatto ambientale è «Il Green Public Procurement è l’approccio LA CO2 EVITATA CON GLI ACQUISTI APPUNTAMENTO con cui le amministrazioni pubbliche inserigarantito. La prova in questo senso è offerta VERDI scono i criteri ambientali in tutte le fasi del dagli Stati europei che più di altri hanno creprocesso d’acquisto di beni e servizi, incoragduto in questa strada. Una sorta di “sette sogiando la diffusione di tecnologie e prodotti relle verdi”: Regno Unito (dove gli acquisti 8 - 11 ottobre CREMONA validi sotto il profilo ambientale e scegliendo verdi toccano il 75%), Austria, Svezia, FinlanFORUM DEGLI -9 le soluzioni con il minore impatto sull’ecosidia, Danimarca, Germania e Olanda. In quei ACQUISTI VERDI -11 stema lungo l’intero ciclo di vita». La definiPaesi, la riduzione di anidride carbonica si atforumcompraverde.it Di acquisti verdi, zione è quella ufficiale della Commissione eutesta, in media, al 25% (vedi GRAFICO ). -15 progetti, beni e servizi ropea, che da quasi un decennio caldeggia l’aUn dato positivo ma non imprevedibile. di GPP si parla -18 dall’8 al 10 ottobre dozione di tale pratica da parte di Stati, regioUn altro fatto è più inatteso: seguendo le linee a Cremona, nel Terzo ni ed enti locali. «Gli acquisti verdi sono un guida del Gpp, si risparmia denaro. L’espeforum CompraVerdepassaggio essenziale per lo sviluppo sostenibirienza degli altri Paesi è interessante: a parte la BuyGreen. -25 Un occasione le. E per più di un motivo», spiega Barbara ArDanimarca, in tutti gli altri casi, si sono tagliati per presentare decine manini, responsabile del progetto Acquisti i costi fino al 5,7%. «Il risparmio varia ovvia-30% di esempi ideati dagli enti locali, dal mondo verdi della provincia di Cremona. «Non molmente a seconda della categoria di prodotto», economico e dalle ti sanno, ad esempio, che il 17% del Pil italiaspiega Livia Mazzà, consulente della società imprese non profit. no proviene dalla spesa della Pubblica ammiEcosistemi. «Per l’energia, il riscaldamento e i Nel corso del weekend saranno anche -38 nistrazione per beni e servizi. Una cifra enortrasporti il risparmio è ragguardevole. Chiara-39 -40% conferiti due premi: me. Se anche solo la metà fosse orientata in mente, scegliere cibo biologico per le mense per il miglior “bando senso “verde”, darebbe un segnale formidabicosta di più. Ma alla fine, se si ragiona sul comverde” e per la migliore iniziativa le al mercato, che, per la legge della domanda plesso dei settori, rincari e risparmi si comdi ristorazione e dell’offerta, si orienterebbe verso quei propensano. Soprattutto se si introducono la fi-47 collettiva biologica. -50% dotti. E spingerebbe anche le aziende private liera corta e le centrali d’acquisto».

R

ISME DI CARTA RICICLATA, lampadine e pc a basso impatto am-

MEDIA DEI 7 VERDI GER AUS DAN FIN ING SVE OLA

«La cosa più importante in questo processo che accomuna tutte le esperienze di imprese sociali, a quasi tutte le latitudini, è il concetto di governance che si portano dietro», continua Zandonai. «In tutte queste organizzazioni vige il principio fondamentale di “una testa un voto”. In questo modo chi partecipa, chi fa parte della cooperativa o dell’impresa sociale, si assume delle responsabilità, è coinvolto, non è più visto come cittadino consumatore, ma come cittadino coproduttore o comproprietario. Se sottoscrivo una mutua presso un’assicurazione di cui sono socio, non solo mi interesserò dei rendimenti e dei servizi, ma potrò anche intervenire, se non nella gestione quotidiana, nell’orientarne gli indirizzi generali», conclude Zandonai. Ma in Europa il percorso verso l’armonizzazione delle legislazioni e, soprattutto, delle definizioni di economia sociale, e del suo sotto-insieme che è l’impresa sociale, è ancora molto lungo. In Finlandia per esempio per legge il termine impresa sociale è riservato solo a quelle organizzazioni che si occupano di promuovere l’occupazione delle fasce svantaggiate. Un altro esempio significativo è quello della Germania, dove lo sviluppo di un’economia sociale di mercato, che prevedeva fin dalla fine dell’800 forme di cogestione e di “economia sociale”, ha soffocato il dibattito. La situazione è paradossale dal momento che, pur avendo tradizione ed espeLa torre del comune di Bertinoro. rienza, ad oggi manca un vero e proprio dibattito e una specifica legislazione. In una posizione opposta si trova la Gran Bretagna che ha visto il concetto di impresa sociale trasformarsi in un eccellente brand che ha accompagnato il sogno della “terza via” promettendo di combinare giustizia sociale e dinamismo economico. Una sovraesposizione dell’impresa sociale, proposta come soluzione “accettabile” per sindacati e cittadini, scorciatoia, per chi governava, per garantirsi la libertà di rivisitare il welfare britannico. Insomma: la costruzione di un Europa sociale, come emerge dall’intervista dell’onorevole Patrizia Toia, si prospetta ancora lunga e faticosa.

Acquisti verdi: un aiuto per l’ambiente e le casse pubbliche

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 53 |


| economiasolidale |

| lavanderia |

L’indagine APPUNTAMENTI OTTOBRE>DICEMBRE 2 - 4 ottobre TREVISO SOBRIETÀ COME STILE DI VITA Mostre, installazioni, materiale informativo, banchetti, buffet, laboratori e concerti sui nuovi stili di vita. www.sobrietas.org www.icaretreviso.org 2 - 4 ottobre ROMA SALONE DELL’EDITORIA SOCIALE Libri e incontri sull’attualità sociale: dall’immigrazione al diritto al lavoro, dalla maternità alla finanza etica. www.editoriasociale.info

4 ottobre ROMA BIODOMENICA Giornata nazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione biologica organizzata da Legambiente, Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica) e Coldiretti. www.biodomenica.it

8 - 10 ottobre BASTIA UMBRA (PG) KLIMAHOUSE UMBRIA 2009 Fiera specializzata per l’efficienza energetica e l’edilizia sostenibile. www.klimahouse-umbria.it 8 - 10 ottobre PALERMO 10° HAPPENING DELLA SOLIDARIETÀ Tre giorni di convegni e seminari con al centro l’economia solidale siciliana.Il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus sarà ospite durante un convegno sul microcredito nel pomeriggio di giovedì 8 ottobre. www.solcoct.coop

8 - 10 ottobre CREMONA FORUM INTERNAZIONALE DEGLI ACQUISTI VERDI Terza edizione della mostra-convegno dedicata a politiche, progetti, beni e servizi di Green Procurement pubblico e privato. www.forumcompraverde.it 15 - 18 ottobre ROMA VI FESTIVAL INTERNAZIONALE AUDIOVISIVO DELLA BIODIVERSITÀ Proiezioni, incontri, concerti con un filo conduttore: la tutela della biodiversità. | 54 | valori |

ANNO 9 N.73

|

Centro di Cultura Ecologica www.croceviaterra.it 15 - 18 ottobre FIRENZE FESTIVAL DELLA CREATIVITÀ Quarta edizione dell’evento, fatto di convegni, spettacoli, laboratori, con i quali si vogliono coinvolgere singoli e comunità, grandi nomi dell’arte, dell’innovazione, economia e cultura. www.festivaldellacreativita.it

16 - 17 ottobre RIMINI LE GIORNATE DI BERTINORO PER L’ECONOMIA CIVILE Nona edizione dell’evento, quest’anno dedicato a “L’economia civile nella società del rischio”, che riunisce annualmente i maggiori rappresentanti del mondo del Terzo settore. www.legiornatedibertinoro.it

16 - 18 ottobre GUBBIO ALTROCIOCCOLATO Manifestazione interamente dedicata al cioccolato che promuove un diverso modello di produzione e di consumo, basato su relazioni eque e solidali, sul rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali. www.altrocioccolato.org

17 - 25 ottobre ITALIA IO FACCIO LA SPESA GIUSTA Settimana nazionale per il commercio equo e solidale, giunta alla sua sesta edizione, è diventata un appuntamento fisso per conoscere da vicino e provare i prodotti, ma anche per partecipare a numerosi eventi ed incontri. www.fairtradeitalia.it 17 - 26 ottobre SALVEZZANO (PADOVA) FESTIVAL DELLA LENTEZZA

OTTOBRE 2009

|

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

Una settimana di sport, cultura e musica all’insegna del confronto e del dialogo sul tema della “lentezza”. www.festivaldellalentezza.it

23 - 25 ottobre TRENTO FA’ LA COSA GIUSTA Tre giorni per immergersi nella mostra mercato che ogni anno si svolge a Trento, fra agricoltori biologici, botteghe del commercio equo, associazioni, cooperative sociali e aziende che propongono prodotti e servizi sostenibili. www.falacosagiusta.org

28 - 31 ottobre RIMINI ECOMONDO Tredicesima edizione della fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. www.ecomondo.com 28 - 31 ottobre RIMINI KEYENERGY Terza fiera internazionale per l’energia e la mobilità sostenibile, il clima e le risorse per un nuovo sviluppo. www.keyenergy.it

28 - 31 ottobre FIRENZE DIRE E FARE Innovazioni, idee, esperienze per l’amministrazione pubblica che ci “serve”. Giunta alla dodicesima edizione. www.dire-fare.eu

4 - 5 novembre ROMA H2ROMA Evento di comunicazione scientifica che spiega e permette di toccare con mano le tecnologie più avanzate a favore della mobilità sostenibile. www.h2roma.org

20 - 22 novembre BOLZANO BIOLIFE 09 Sesta fiera del prodotto biologico. www.fierabolzano.it/biolife2009

Ombre della Raf sul tracollo tedesco

20 - 22 novembre GAGLIANICO (BI) ECOLIFE Fiera del futuro sostenibile: idee innovative per un mondo ecosostenibile. www.laltromondo.it 21 - 29 novembre EUROPA EUROPEAN WEEK FOR WASTE REDUCTION Evento organizzato con il supporto del programma della Commissione Europea “Life+” per promuovere azioni sostenibili volte alla riduzione dei rifiuti. www.europa.eu 21 - 29 novembre ITALIA DISIMBALLIAMOCI Evento organizzato da Legambiente per sensibilizzare i cittadini e le catene di distribuzione sull’uso eccessivo degli imballaggi che avvolgono i prodotti in vendita. www.legambiente.eu

25 - 28 novembre MILANO ENERSOLAR+ Mostra-evento presso la fiera di Milano dedicata al mondo dell’energia solare. www.enersolarplus.com 26 - 29 novembre SABAUDIA (LT) XXVIII CONVEGNO INTERNAZIONALE DI AGRICOLTURA BIODINAMICA L’economia della natura, dalla coltivazione ai consumatori: la filiera della qualità biodinamica e di un prodotto economicamente sostenibile. Telefono 02 29002544 3 - 5 dicembre ANCONA FROM GDP TO WELL-BEING: ECONOMICS ON THE ROAD TO SUSTAINABILITY Conferenza internazionale sui nuovi indicatori del benessere organizzata dall’università Politecnica delle Marche. fromgdptowellbeing.univpm.it

di Paolo Fusi

L

A RIAPERTURA DELLE INDAGINI SULLA MORTE del procuratore generale federale della Germania Siegfried Buback

(nella foto), avvenuta nell’estate del 1977 ad opera del gruppo terroristico Raf (Rote Armee Fraktion - Frazione dell’armata Rossa), è un ulteriore segnale pericoloso del degrado della situazione economica e politica del Vecchio continente. Buback, responsabile di un’interpretazione delle leggi estremamente radicale, venne ucciso come simbolo di una Germania che non era riuscita ad uscire dal fango del nazismo perché continuava a lavorare con gli stessi burocrati e magistrati che erano stati alla guida del Paese tra il 1933 ed il 1945. Buback fece incarcerare gli avvocati delle Raf asserendo che chi difende i terroristi ne è automaticamente complice. Buback fece anche torturare i manifestanti delle organizzazioni studentesche, arrestati duranti interventi estremamente violenti della Polizia. Non avendo un Partito Comunista al 30%, in Germania lo Stato poteva permettersi di sopraffare i propri dissidenti come in Italia solo il ministro Tambroni tentò di fare (e fu costretto a dimettersi dopo i fatti di sangue di Genova). Ma un omicidio resta un omicidio, non lo si può giustificare. Per quella morte sono in prigione da 30 anni tre persone innocenti. Uno di questi, Knut Folkerts, al momento dell’attentato si trovava in Olanda (lo stabilì il processo che lo condannò), ma si beccò l’ergastolo perché solidarizzava con gli altri due. Da allora su tutta la faccenda è sceso un silenzio di tomba. Un silenzio rotto dal figlio di Buback, Michael, che in tutti questi anni ha cercato di capire chi avesse veramente ammazzato il padre. Un po’ come il figlio di Roberto Calvi. La sua ricerca ha avuto successo. Già nel 1980 una condannata all’ergastolo (graziata poco dopo), Verena Becker, aveva accusato un altro membro delle Raf non collegato ai tre condannati. Doveva saperla bene la verità. Nonostante non appartenesse alle Raf, ma ad un’altra organizzazione simile a Lotta Continua, il Movimento In Germania si riapre 2 Giugno, venne arrestata pochi giorni dopo l’attentato al confine l’inchiesta sulla morte con la Svizzera. La Polizia la aspettava, sapeva che lei aveva in auto di Siegfried Buback, la mitraglietta dell’attentato. Sta di fatto che Verena Becker non è mai per la quale ci sono già tre stata coinvolta nell’attentato e ha ricevuto la libertà e una nuova identità. condannati. E un’altra Va anche detto che al momento della sua entrata nel cosiddetto terrorismo donna finisce in carcere la signora Becker aveva 15 anni, solo 15 anni. Di storie del genere è piena la storia dei movimenti studenteschi di sinistra in Italia. Perché il Cancelliere Merkel, che a fine agosto ha preso una sberla memorabile alle elezioni amministrative, ora rispolvera le Raf e mette in galera una donna che probabilmente era più un agente provocatore della Polizia che un membro di un’organizzazione terroristica? Perché tutta la stampa salta su questo treno e pubblica centinaia di pagine su questa roba? Perché la Germania è sull’orlo della bancarotta e il potere politico si è arreso di fronte alle banche e alle grandi industrie, che hanno ordinato alla signora Merkel di pagare i miliardi di buco creato dalle speculazioni sui derivati e dalle pazzie sui crediti immobiliari con cui sono stati truccati i bilanci degli ultimi 20 anni di tutte le aziende di rilevanza nazionale. La prova è il fallimento della Ikb, che è l’equivalente della Cassa del Mezzogiorno, e della sua proprietaria, la Kfw. Un fallimento che ha per responsabili i politici (che seggono nei Cda) delle ultime legislature: governi fatti da democristiani, socialdemocratici, verdi e liberali – quindi tutti, tranne il Pds e i neonazisti. Un fallimento pagato con i soldi dei contribuenti. In Germania, come detto, l’opinione pubblica è sempre stata soffocata molto più professionalmente che in Italia. Berlusconi sta imparando in fretta.

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 55 |


| inbreve |

| internazionale | inbreve |

Costa d’Avorio: un Paese in bilico aspettando le elezioni >58 Speranze e paure della fabbrica di cioccolato >60 Tbc e Hiv insieme: una silenziosa condanna >62

internazionale LE IMPRESE ITALIANE INVITATE A LASCIARE L’IRAN

L’EUROPA NON È DEMOCRATICA LO DICE LA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA

AL BANDO I TESTIMONI DI GEOVA IN RUSSIA

CINQUE NUOVE BASI MILITARI AMERICANE IN COLOMBIA

PRIME AMMISSIONI DI COLPA DELLA TRAFIGURA NEL TRAFFICO DI RIFIUTI TOSSICI PETROLIFERI

INDONESIA: NIENTE PENA DI MORTE PER GLI ADULTERI

Mentre continuano le manifestazioni dell’opposizione contro il governo iraniano, sono circolate voci che l’Italia su pressione di Washington, voglia rescindere i legami commerciali con l’Iran. Secondo il Riformista sarebbe stato il nuovo ambasciatore Usa a Roma, David H. Thorne, a consigliare informalmente di porre molta cautela in future attività economiche in Iran. Sarebbe quindi partito un telegramma indirizzato a tutte le imprese italiane con l’avvertimento di tralasciare eventuali nuovi investimenti e nuovi rapporti commerciali e di ritirare tutto il personale non necessario. L’Italia è il primo partner commerciale dell’Iran in Europa e si è sempre dimostrata disponibile al dialogo. I suoi importanti rapporti economici potrebbero diventare un elemento di pressione. Le relazioni si starebbero raffreddando dopo l’annullamento della visita, volta al coinvolgimento dell’Iran nella “stabilizzazione” di Pakistan e Afghanistan, che il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva in programma a maggio. La richiesta di cambiare la sede dell’incontro non sarebbe stata accolta da Frattini. L’Italia non fa parte del gruppo 5 + 1, i 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu – Russia. Usa, Cina, Francia e Gran Bretagna – più la Germania che il 1° di ottobre hanno presentato all’Iran un pacchetto di proposte per avviare le trattative sul nucleare iraniano.

Una questione molto spinosa per l’Europa e per la Germania è stata sollevata dalla Corte costituzionale tedesca. Dopo l’approvazione a grande maggioranza da parte del Parlamento tedesco del trattato chiamato “Costituzione europea” prima e di quello di riforma poi (noto come Trattato di Lisbona), mancava solo la firma di ratifica da parte del presidente della Repubblica. Firma sospesa in attesa di una sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe, davanti alla quale pendeva un giudizio di incostituzionalità presentato dalla formazione politica di sinistra Die Linke. La sentenza è arrivata alla fine di giugno e denuncia gravi carenze di democrazia nell’integrazione politica europea basandosi sulla constatazione che «...l’Unione europea non raggiunge alcuna forma che esprima il livello di legittimazione di una democrazia statuale costituzionale». Il giudizio è molto duro e coinvolge tutte le procedure decisionali: dal Consiglio dei ministri, in quanto organo che riunisce i “signori dei trattati” al di fuori del modello di “seconda camera” parlamentare, alla Commissione, perché non può configurarsi come governo non essendo pienamente responsabile né nei confronti del Parlamento né del corpo elettorale. Per queste e altre ragioni la sentenza chiede una serie di condizioni per la ratifica del Trattato di Lisbona: il rafforzamento del potere del Parlamento nazionale, facendo sì che sia il Parlamento stesso il decisore in ultima istanza. Insomma una revisione completa della struttura istituzionale europea a cui le altre nazioni dovranno rispondere.

Il Tribunale di Rostov ha stabilito lo scioglimento dell’organizzazione, la confisca dei beni e il divieto di ogni attività dei Testimoni di Geova nelle città russe di Taganrog, Neklinov e MatveevoKurgan, con una sentenza operativa dal 21 settembre. Per contro il movimento religioso accusa i giudici di violazione della libertà religiosa e si appella alla Corte europea per i diritti umani. Nella motivazione resa nota da AsiaNews, la Corte di Rostov punta il dito su 34 pubblicazioni del testimoni di Geova, considerate “materiale estremistico” e che promuove uno stile di vita settario ed ostile al Paese. All’inizio dell’anno la Procura generale della Federazione aveva già bollato i principi contenuti nelle pubblicazioni dei Testimoni di Geova come “incitamento all’isolamento sociale” e a comportamenti che “suscitano un atteggiamento negativo in parte della popolazione e verso le confessioni tradizionali della Russia”. Il movimento religioso, che è presente in Russia dall’inizio del Novecento e afferma di raccogliere oltre 200 mila fedeli, ha denunciato di aver subito nel giro di sole 3 settimane all’inizio dell’anno, più di 500 controlli di polizia nelle loro comunità locali.

Il governo colombiano ha annunciato un accordo militare con gli Usa che prevede l’apertura di 5 nuove basi militari, per contrastare il narcotraffico. L’annuncio dell’accordo tra l’Amministrazione Obama e il presidente Alvaro Uribe, però, ha subito sollevato le reazioni contrariate del presidente brasiliano Lula, che ha richiesto un incontro con gli Usa, ravvisando nella decisione un’ingerenza statunitense nell’area. Alla richiesta si sono aggiunti Evo Morales presidente della Bolivia, Cristina Fernadez dell’Argentina, Fernando Lugo del Paraguay, Hugo Chavez del Venezuela e Rafael Correa dell’Ecuador, che hanno tutti concordato sulla sensazione di minaccia che le basi incutono. Il venezuelano Hugo Chavez ha sottolineato che «questa presenza potrebbe scatenare una guerra in Sud America». Solo il Perù si è detto favorevole, al momento, all’accordo che prevede la presenza dei militari americani per 10 anni nelle tre principali basi aeree della Forza Area Colombiana: quella di Palanquero (a soli 10 chilometri da Bogotà), la Alberto Pouwel e la Apiay. Le altre due basi che verranno successivamente istallate saranno ubicate a Cartagena sulla costa caraibica e a Malaga sulla costa pacifica. Il Congresso statunitense ha già stanziato 46 milioni di dollari per l’ampliamento di Palanquero. La politica estera degli Stati Uniti riparte dal “cortile di casa”?

Con la proposta di risarcimento avanzata dai legali della Trafigura, multinazionale anglo-olandese del petrolio, si avvia a conclusione uno dei più scandalosi traffici di rifiuti tossici mai scoperti. Il caso è quello della nave cargo Probo Koala che nella notte tra il 19 e il 20 agosto del 2006 scaricò 528 tonnellate di scorie prodotte da una raffineria messicana, prese in consegna per lo smaltimento dalla Trafigura, nel porto di Abidjan (Costa d’Avorio) e successivamente le smistò in 16 diverse zone della città. Nel periodo immediatamente successivo morirono 17 persone e ci furono migliaia di intossicati. Contrariamente a quanto dichiarato dai responsabili della multinazionale, i dirigenti erano perfettamente al corrente della composizione del carico della nave e del suo smaltimento illegale. Grazie ad una serie di mail pubblicate dal Guardian e dalla BBC, sono emerse le responsabilità addirittura del presidente della Trafigura, Claude Dauphin, che avrebbe invitato i collaboratori ad “essere creativi” per trovare una soluzione alla questione Probo Koala. Il 13 febbraio 2007 la Trafigura aveva sottoscritto un accordo con lo Stato ivoriano, offrendo 152 milioni di euro in cambio della rinuncia ad ogni causa legale presente e futura. Solo un quarto della somma però sarebbe andata alle vittime, mentre il resto sarebbe andato allo Stato e alle Amministrazioni locali. Per questo motivo circa 31 mila persone si sono rivolte alla magistratura inglese ed è stato presentato un esposto collettivo. La pubblicazione delle mail avrebbe deciso la multinazionale a “prendere in considerazione la possibilità di un compromesso rispetto alla richiesta di indennizzo”.

Il governo della provincia indonesiana di Aceh, non ha firmato la legge, voluta dal Parlamento che rende l’infedeltà coniugale un reato punibile con la pena di morte, secondo i dettami della Sharia, la legge islamica. Hamid Zein, capo dell’ufficio legale del governo, ha dichiarato che «l’Amministrazione respinge fortemente la legislazione approvata dal Parlamento». Il Parlamento di Aceh, che gode di una parziale autonomia dal legislatore centrale, ha votato per introdurre una legge che consente la pena di morte per lapidazione nei casi di adulterio se i colpevoli sono sposati, e dure punizioni corporali (comprese le frustate) per i comportamenti contrari alla legge islamica e alla morale, tra le quali l’omosessualità, punibile con la reclusione, la violenza sessuale, l’alcool e il gioco d’azzardo. Il ministro degli Interni si è dichiarato contrario, sostenendo l’incostituzionalità della legge e che questa potrebbe nuocere alla provincia di Aceh. Ha annunciato, inoltre, il ricorso alla Corte suprema indonesiana. La Commissione nazionale contro la violenza sulle donne è stata ancora più dura: ha chiesto la revisione della legge nazionale che permette al governo di Aceh di introdurre una legislazione basata sulla Sharia. La maggioranza della popolazione indonesiana è musulmana moderata e il provvedimento, viste le reazioni contrarie, verrà bloccato.

| 56 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 57 |


| internazionale |

UN GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE DOPO IL COLPO DI STATO MILITARE DOPO QUASI QUATTRO DECENNI DI INDIPENDENZA e prosperità economica AFRICA il Paese è sprofondato nella violenza a partire dal 1999, anno del colpo di Stato militare guidato da Robert Guei. La successiva presa di potere di Laurent Gbagbo nel 2000 non ha placato la tensione. Nel 2002 le forze dissidenti di Guillaume Soro hanno occupato il nord del Paese lasciando COSTA D’AVORIO il sud in mano alle truppe fedeli al presidente. Dopo l’intervento dell’Onu, che ha inviato una forza d’interposizione ad ampia partecipazione francese, OCEANO ATLANTICO Gbagbo e Soro hanno accettato di firmare un accordo di pace nel marzo 2007, dando vita a un governo di unità nazionale: il primo è stato confermato presidente, al secondo è andata la carica di primo ministro. Lo svolgimento delle elezioni a novembre resta ancora incerto. Ad agosto gli analisti della società d’investimento Uba Capital, citati dalla Reuters, attribuivano al rinvio elettorale una probabilità del 30-40%.

Un Paese in bilico

FONTE: CIA – WORLD FACTBOOK 2009 ONLINE (WWW.CIA.GOV)

RAFFAELE MASTO

| internazionale | costa d’avorio |

IL PAESE IN CIFRE Nome: Republique de Côte d’Ivoire Popolazione: 20,6 milioni Capitale: Yamoussoukro Città principale: Abidjan Forma di Stato: repubblica Indipendenza: 1960 (dalla Francia) Pil 2008: 23,51 miliardi di dollari Pil pro capite 2008*: 1.700 dollari Tasso di crescita reale 2008: 2,3% Rapporto debito Pil: 60,3% Tasso d’inflazione: 6,3% Cacao destinato all’export: 90% Alfabetizzazione**: 48,7% Mortalità infantile: 6,8% Tasso di crescita della pop: 2,1% Speranza di vita: 55,5 anni * A PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO ** PERCENTUALE DELLA POPOLAZIONE CON PIÙ DI 15 ANNI DI ETÀ IN GRADO DI LEGGERE E SCRIVERE

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

DALLA MORTE DI FELIX HOUPHOUET BOIGNY la Costa D’Avorio ha visto precipitare tutti gli indicatori sanitari e sociali tanti che oggi il Paese ha bisogno di un forte sostegno internazionale alla popolazione più esposta come donne e bambini. Tra le principali organizzazioni per la cooperazione c’è Terre des Hommes che si occupa di aiuto diretto all’infanzia in difficoltà nei Paesi in via di sviluppo. Nata nel 1989 TDH Italia oggi è presente in 23 Paesi di tre continenti con oltre 90 progetti a più di 400.000 beneficiari con interventi a favore della salute di base e protezione materno-infantile, educazione di base, formazione professionale, protezione dei bambini di strada e in conflitto con la legge, promozione dei diritti umani. Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation che da 50 anni promuove e difende i diritti dell’infanzia in tutto il mondo. In Costa d’Avorio, con il solo progetto Maternità Sicura, dal 2004 Terre des Hommes ha sostenuto più di 40 mila donne e 30 mila bambini. Per sostenere TDH visita il sito www.terredeshommes.it oppure chiama lo 02 28970418.

La Costa d’Avorio fino agli anni Novanta è stato un “miracolo africano” per stabilità politica e sviluppo. Le elezioni di novembre, rimandate più volte dal 2006, potrebbero far riesplodere le contraddizioni che hanno già portato alla guerra civile. N PAESE IN SURPLACE”. La definizione è di un giornale satiri-

“U

co ivoriano ed è la didascalia di un disegno esplicito: tre ciclisti in pista, in equilibrio sulle loro biciclette che si guardano in apprensione, con tutti i sensi tesi, incapaci di fare la prima mossa ma pronti a rispondere a di Raffaele Masto quella che farà uno degli avversari. I ciclisti sono le caricature di Laurent Gbabo, attuale presidente, con mandato scaduto nel 2006, e del Fronte Popolare Ivoriano, Alassane Dramane Ouattara, leader del Raggruppamento Democratico Repubblicano, e Henri Konan Bediè, del Partito Democratico fondato dal padre della Patria Felix Houphouet Boigny dalla cui morte, avvenuta nel 1993, sono cominciati tutti i guai della Costa D’Avorio.

Aspettando le elezioni Eppure i tre ciclisti non potranno stare in surplace per molto tempo. Le elezioni incombono, sono annunciate | 58 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

per il mese di novembre dopo che dal 2006 sono state fissate ogni anno e regolarmente rinviate all’anno successivo. Un gioco che ha consentito finora di rinviare la resa dei conti, ma che non può durare in eterno. I continui rinvii delle elezioni sono stati fatti per stabilire chi sono i cittadini che hanno diritto al voto in un Paese nel quale un abitante su quattro proviene dall’estero. Al momento dell’indipendenza, ottenuta nel 1960, la Costa D’Avorio aveva poco più di quattro milioni di abitanti, oggi sono quasi venti. Per comprendere bisogna prendere in esame la storia recente di questo paese che, fino all’inizio degli anni Novanta, è stato un autentico miracolo africano, sia dal punto di vista della stabilità politica che da quello della dinamicità economica e dello sviluppo. Un merito che va assegnato tutto al padre della patria, il vecchio dittatore Felix Houphouet Boigny che riuscì, con intelligenti e abili

riforme economiche a sfruttare un paese ricchissimo, soprattutto dal punto di vista dell’agricoltura. Proprio questa estrema dinamicità economica richiamò lavoratori da tutta l’Africa Occidentale, in particolare dal confinante Burkina Faso. Oggi i tre “ciclisti in surplace” sanno bene che la loro vittoria alle elezioni dipende proprio da chi vota, cioè da chi viene considerato ivoriano. Ed è proprio su questo anacronistico concetto di ivorianità che si gioca lo scontro e le biografie dei tre contendenti al potere diventano importanti: Henri Konan Bediè, presidente del parlamento al momento della morte di Boigny, di etnia baoulè e cattolico come il “padre della Patria”; Alassane Dramane Ouattara, di etnia malinke, musulmano del Nord e di origine bukinabè e Laurent Gbabo, attuale presidente, ex professore universitario ed ex grande oppositore di Boigny.

L’eredità della guerra I tre si sono già fatti la guerra quando, nel 1999, un colpo di Stato destituiva Bediè e finiva in una guerra civile che ha diviso il Paese in due, al Nord le “Force Nouvelle” e al Sud il governo di Gbabo. Uno scontro nel quale si inserirono anche interessi esterni e portarono la Francia, ex madrepatria con grandi interessi nel Paese, a bombardare e distruggere tutta la esigua forza aerea della Costa D’Avorio. Da allora la storia della Costa D’Avorio è incompiuta. Un accordo raggiunto con la mediazione internazionale ha congelato tutto e, sulla carta, ha assegnato alle elezioni di dirimere lo scontro interno. Ecco perchè le elezioni sono state continuamente rinviate, ed ecco perchè quelli che vengono definiti problemi tecnici – cioè la ricostituzione del registro degli aventi diritto al voto e il rilascio dei documenti di identità con i quali |

ANNO 9 N.73

|

Durante il progetto Maternità Sicura, dal 2004, Terre des Hommes ha sostenuto più di 40 mila donne e 30 mila bambini.

OTTOBRE 2009

| valori | 59 |


| internazionale |

| internazionale |

iscriversi alla consultazione – sono in realtà problemi politici cruciali. Oggi la Costa D’Avorio è un Paese a rischio sebbene gli anni della stabilità e dello sviluppo hanno lasciato segni che ancora fanno di questo Paese uno dei più evoluti di tutta l’Africa. Le principali città sono tutte collegate da strade asfaltate anche se il manto comincia a subire l’usura del tempo; Abidjan, la capitale economica, è una megalopoli moderna con grandi centri commerciali in cui si trova tutto e librerie sparse in tutti i quartieri. Il Paese poi può contare su una popolazione alfabetizzata e col-

ta, grazie ancora agli anni di Boigny durante i quali la scuola era obbligatoria e la sanità ad un buon livello. La Costa D’Avorio poi continua, nonostante tutto, ad essere il maggiore esportatore di cacao del mondo e ultimamente le prospezioni alla ricerca di petrolio hanno scoperto giacimenti off shore molto ricchi. Insomma il paese è allettante ma non richiama investimenti stranieri proprio perchè i possessori di capitali attendono gli eventi che, non è affatto escluso, potrebbero precipitare la Costa D’Avorio in un buco nero dal quale sarà difficile tornare ai livelli del passato.

.

LA SPESA? FACCIAMOLA GIUSTA GARANTIRE AI PRODUTTORI UN PREZZO MINIMO ED EQUO che li protegga dai cicli negativi di mercato e li ricompensi adeguatamente quando l’aumento dei prezzi offre nuovi margini di profitto. Sono le semplici regole del commercio equo e solidale, il sistema di scambio pensato per tutelare i produttori del Sud del mondo. Se volete evitare che un agricoltore ivoriano (o magari nicaraguense, cingalese, boliviano) rinunci a mandare a scuola i propri figli perché gli speculatori hanno deciso di giocare al ribasso sui futures non vi resta che comprare equo. A proporlo con una lunga serie di iniziative sarà Fairtrade Italia che, dal 17 e al 25 ottobre, organizzerà la sesta edizione di “Io faccio la spesa giusta”, la settimana nazionale per il commercio equo e solidale. Tra la presentazione del ricettario rigorosamente equo realizzato dalla chef inglese Sophie Grigson (Librerie Feltrinelli) e le promozioni in molti supermercati (Auchan, Carrefour, Conad, Coop, Crai, Lidl, Naturasì, Pam, Standa, Billa), l’evento, organizzato in collaborazione con Legambiente, Banca Etica, Movimento Consumatori, Arci e Feltrinelli, è una vetrina per un settore in forte crescita. Nel 2008 le vendite dei prodotti certificati Fairtrade sono aumentate del 22% portando i ricavi a quota 2,9 miliardi di euro. I consumatori italiani hanno dato il proprio contributo: l’anno scorso le vendite effettuate nella Penisola hanno fruttato ricavi per 43,5 milioni di euro contro i 39 milioni del 2007.

Speranze e paure della fabbrica di cioccolato

Un momento della campagna internazionale di vaccinazione antipolio “Kick Polio out Africa”.

Il cacao: primo prodotto nazionale, motore di sviluppo economico e di guerre. Tutto ruota attorno ad esso. didati alla presidenza della Costa d’Avorio dovrebbero forse ricorrere ai versi di Fernando Pessoa: «Tutte le religioni non insegnano più della confetteria», scriveva il poeta portoghese. E per di Matteo Cavallito la nazione africana, oggi come ieri, non sembra esserci niente di più vero. Il cacao, di cui la Costa d’Avorio resta il primo produttore mondiale, continua a indirizzare i destini del Paese. E non ci sono ideologie, nemmeno i nazionalismi o i “territorialismi” locali, che possano spiegare gioie e dolori del suo popolo meglio di quella materia prima che l’Occidente divora con beatitudine.

presa di potere di Laurent Gbagbo nel 2000 la musica è cambiata. Da sempre paladino dei diritti di proprietà degli “indigeni”, il presidente ha contribuito a esacerbare lo scontro etnico. «Queste tensioni sono state aggravate dalla guerra a causa della quale molti proprietari sono stati cacciati dalle loro terre – spiega Fulbert Dago, direttore generale di Kavokiva, la principale cooperativa di cacao e caffè del Paese (e prima realtà africana del cacao ad essere certificata fair trade nel 2004) - dopo le elezioni la situazione dovrebbe migliorare, a condizione che il presidente eletto lavori per la risoluzione definitiva di questi problemi».

Un mercato in crisi... Cacao: il motore della storia Tutto o quasi, ruota da sempre attorno al cacao. È stato così per il grande sviluppo economico iniziato negli anni ‘60, non è stato diverso per la guerra civile che, all’inizio del XXI secolo, fu finanziata dal prodotto nazionale e spaccò in due la nazione. E la situazione odierna, ovviamente, non sfugge alla regola. La vigilia elettorale, ha rilevato di recente un reportage dell’agenzia Reuters, è scossa dallo spettro delle dispute territoriali, una pluralità di conflitti che potrebbero lacerare gli equilibri di un settore produttivo largamente dominato dalle piccole e medie aziende. Dopo l’indipendenza il presidente Felix Houphouët-Boigny dichiarò che la terra apparteneva a chi la coltivava, ispirando così l’emigrazione dei contadini del Nord e degli agricoltori del vicino Burkina Faso. Con il golpe del 1999 e la | 60 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

Per il cacao nazionale, intanto, ci sono pessime previsioni. L’impoverimento delle piantagioni costerà un -20% nei raccolti stagionali destinati all’export ha spiegato il presidente del Comité de Gestion de la Filière Café-Cacao Gilbert N’guessan all’agenzia Afp riducendo l’ammontare dei ricavi. Un guaio per un Paese che vorrebbe sfruttare la ripresa dopo l’altalena dei prezzi che ha coinvolto le commodities l’anno passato. Dal dicembre 2007 al giugno 2008 il prezzo del cacao è passato da 2.100 a 3.000 dollari per tonnellata ma in quella fase, sottolinea Alex Assanvo, coordinatore regionale per l’Africa Occidentale della Fairtrade Labelling Organization (l’organismo di certificazione del commercio), «hanno tratto profitti soprattutto gli speculatori». Contemporaneamente le aziende agricole hanno beneficiato di «un prezzo leggermente superiore, ma non sufficiente a co-

hanno delle filiali regolarmente registrate in Costa D’Avorio, oltre a magazzini di stoccaggio e impianti di prima trasformazione del cacao. Questo le mette in grado di controllare direttamente il mercato locale». Anche se lo sviluppo del fair trade sta conI NUMERI DEL CACAO sentendo a un numero crescente di produttori di uscire dal sistema di mercato dei grandi distribuColtivatori nel mondo: da 5 a 6 mln tori, le corporation, che esportano soprattutto in Produzione mondiale: 3 mln di Europa e negli Usa (le due aree dove si concentra tonnellate annue oltre il 70% del consumo mondiale), continuano Valore di mercato del settore: 5,1 miliardi di dollari a fare affari d’oro. Sono presenti nel Paesi da anni Aree d’origine: Africa, Asia, America e gli scandali non le hanno fermate. Nel 2007 centrale e meridionale l’Ong britannica Global Witness ha accusato i Cacao prodotto in Africa occidentale: 70% del tot mondiale grandi esportatori tra cui Cargill (Usa), Archer DaPrincipali produttori niels Midlands (Usa), ED & F Man Holdings (Gran (tonnellate per anno) Bretagna) e Barry Callebaut (Svizzera) – di aver pa1 Costa d’Avorio 1,38 milioni 2 Indonesia 740 mila gato imposte destinate a sostenere le parti in lotta 3 Ghana 615 mila durante la guerra civile. Due anni prima, l’associa4 Nigeria 500 mila 5 Brasile 201 mila zione International Rights Advocates aveva deciso 6 Camerun 179 mila di patrocinare una causa intentata contro Nestle, Principali consumatori Archer Daniels e Cargill da tre ex schiavi-bambini (quote di mercato) 1 Unione Europea 41,7% del Mali che per sei anni avevano lavorato nella 2 Usa 32,7% stessa filiera che riforniva le tre imprese. Il Dipar3 Russia 7,7% 4 Giappone 6,4% timento di Stato Usa stimò allora che nelle pian5 Brasile 3,7% tagioni ivoriane fossero costretti a lavorare alme6 Canada e Polonia 2,6% no 15 mila bambini.

prire i costi di produzione o a migliorare, a lungo termine, la qualità della vita soprattutto dei piccoli produttori». Quando a novembre 2008 il prezzo è sceso a quota duemila dollari la situazione delle aziende agricole è peggiorata ulteriormente.

...da riformare al più presto Oggi il valore di mercato del cacao è tornato ai massimi storici ma le riforme attese a tutela dei produttori tardano ad arrivare. Con il sostegno della Banca Mondiale il governo sta pianificando una nuova normativa di cui si sa ancora poco ma che, hanno osservato alcuni analisti, potrebbe portare alla rifondazione del “fondo di stabilizzazione” abolito alla fine del XX secolo e simile a quel Cocoa Board che, nel vicino Ghana, fissa quote e prezzi di esportazione facendo da intermediario tra produttori e mercati. Con il sistema attuale, sottolinea Alex Assanvo, lo Stato «non compra cacao dai produttori, ma si limita a stabilire un prezzo minimo che peraltro non è obbligatorio e quasi mai rispettato dalle multinazionali nelle loro trattative con i produttori». A guadagnare maggiormente dalla scarsa regolamentazione sono ovviamente i soliti noti. «Nestlè, Cargill, Barry Callebaut e ADM – ricorda ancora Assanvo -

FONTE: CIA – WORLD FACTBOOK 2009 ONLINE (WWW.CIA.GOV)

S

E VOLESSERO TROVARE UNO SLOGAN ELETTORALE VINCENTE, i can-

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 61 |


| internazionale | crisi dimenticate/1 |

| internazionale | «POCHE RISORSE E MEDICI IMPREPARATI. LA SUPER-TBC È UN PERICOLO REALE»

La cifra è inadeguata?

È irrisoria e al tempo stesso sconcertante. Soprattutto perché la Tbc si presenta oggi con nuovi volti ancora più difficili da contrastare, con ceppi resistenti ai farmaci e in coinfezione con l’Hiv. Come si sviluppano i ceppi resistenti?

Esistono nel mondo sei farmaci per curare la Tbc. Se la malattia viene trattata con uno di quei medicinali ma la somministrazione avviene in modo discontinuo o poco attento, il batterio muta e si adatta. Quando è immune ad almeno due farmaci, lo definiamo “multidrug resistente”. Mezzo milione di persone è oggi infettato da ceppi resistenti. Si arriva poi al caso più grave: quello degli

“incurabili”…

Esatto. Il modo demenziale in cui è stata curata la Tbc in alcuni paesi, soprattutto in Asia Centrale, ha favorito lo sviluppo dell’XDR-TB, un ceppo resistente a tutti i farmaci esistenti. Una sorta di “super-Tbc” che uccide almeno 50 mila persone ogni anno. Il fenomeno è quindi limitato?

Ma sono già 55 gli Stati che hanno fatto registrare almeno un caso. La situazione ci tocca da vicino e rischia di coglierci impreparati. Perché?

Perché alle nuove generazioni di medici non è stato insegnato a diagnosticare la malattia, che si credeva ormai sconfitta. Io stesso ho imparato a riconoscerla solo con il mio lavoro sul campo per Msf. In più, mancano strumenti diagnostici e farmaci adeguati…

Come nel caso della coinfezione Hiv-Tbc, non esiste un protocollo standardizzato di cure, che possa essere

IN ITALIA, UN MALATO SU DUE È STRANIERO A LEGGERE I DATI DEL MINISTERO DELLA SALUTE, la Tbc in Italia sembrerebbe una malattia sul viale del tramonto: dai 10 casi ogni 100 mila abitanti del ‘95 si è scesi ai 7,47 del 2006. Un totale di 4.387 pazienti. La situazione è però meno rosea di quanto sembri: in alcune Regioni i casi denunciati sono assai meno di quelli reali (in Lombardia ad esempio si è evidenziata una sottostima del 32%). Non sono infatti rare le diagnosi sbagliate o tardive così come gli episodi di mancata denuncia. Sono state inoltre registrate differenze significative tra le diverse fasce economiche (la Tbc è una malattia figlia della povertà) e, la metà dei casi riguarda ormai gli stranieri residenti in Italia (il dato, tra l’altro, è in aumento). Un’ulteriore prova di quanto sia pericoloso per la salute pubblica il recente obbligo per i medici di denunciare i pazienti sprovvisti di permesso di soggiorno: non diagnosticare rapidamente la Tbc rappresenta di fatto un lasciapassare per il morbo.

La tubercolosi uccide ogni anno 1,7 milioni di persone e l’unione con il virus dell’Aids la rende ancora più pericolosa. È la prima causa di morte tra i sieropositivi. Ma solo l’1% è sottoposto a screening adeguati. Storia di una coinfezione dimenticata da media, governi e case farmaceutiche.

ESPEN RASMUSSEN / MSF

I

L’Oms: tisi, emergenza globale Procediamo con ordine: la tubercolosi, il “mal sottile” ottocentesco, celebre per le vicende della Violetta pucciniana, che negli Anni 70 si creANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

Em. Is.

EMERGENZA GLOBALE. ZERO SERVIZI

MMAGINATE SOLO PER UN ATTIMO il clamore che susciterebbe una malattia che, in un anno, uccidesse tutti gli abitanti della Sardegna. O un morbo che sterminasse tutti gli abitanti di Treviso o Savona e fosse refrattario ad ogni cura. Non è fantascienza ma cronaca: è di Emanuele Isonio esattamente ciò che sta avvenendo. Eppure i riflettori dei media continuano a concentrare l’attenzione su una influenza – quella suina – non più pericolosa di un virus invernale. Nel frattempo, uno spettro molto meno conosciuto ma assai più concreto sta flagellando milioni di persone: alla base di questa epidemia, un’alleanza letale tra il batterio della tubercolosi e il virus Hiv.

| 62 | valori |

applicato con facilità. Vanno poi individuati farmaci adatti alla nuova situazione. Ma gli Stati, tranne forse gli Usa, non hanno abbastanza risorse per intervenire. E le società farmaceutiche investiranno in ricerca solo quando l’allarme sociale supererà una certa soglia e saranno certe di avere un sicuro tornaconto economico.

HENRIK GLETTE / MSF

Tbc e Hiv insieme: una silenziosa condanna

«SECONDO I DATI RACCOLTI da Medici senza Frontiere, nel 2007 sono stati destinati per la lotta alla tubercolosi, ma non sempre realmente spesi, 31 milioni di euro, pari al 7% dei fondi destinati alla ricerca». La denuncia è di Gianfranco De Maio, responsabile medico di MSF.

|

deva in fase di regressione irreversibile, è invece più viva e letale che mai. Sono passati sedici anni da quando l’Organizzazione mondiale della Sanità la dichiarò “emergenza globale”, ma la situazione non è migliorata. Scegliete voi il dato più allarmante: forse i due miliardi di persone (un essere umano su tre) contagiati? Oppure i nove milioni che ogni anno sviluppano la malattia attiva? O il milione e settecentomila morti (pari, appunto, alla popolazione della Sardegna)? O magari i 50 mila “incurabili”, uccisi dalla XDR-TB, la forma di tubercolosi resistente a qualsiasi farmaco oggi conosciuto e in costante aumento? Il quadro, per quanto fosco, non è però completo: perché, a complicare il tutto, c’è il fatto che la Tbc sta dilagando nei Paesi con alti tassi di Hiv: non a caso, è tra le principali causa di morte per chi è affetto da Aids e le persone con Hiv hanno il 50% di probabilità in più di sviluppare la Tbc (ma solo l’1% è sottoposto a controlli adeguati). Qui s’innesca il circolo vizioso dell’alleanza tra

DUE MILIARDI DI CONTAGIATI, quasi due milioni di morti all’anno, casi triplicati di tisi nei paesi ad alta incidenza di Hiv e una versione della malattia che è praticamente incurabile e di difficile diagnosi non sono stati sufficienti ai telegiornali di Rai e Mediaset che non hanno dedicato all’argomento nemmeno un servizio durante tutto il 2008. I dati provengono dall’Osservatorio di Pavia, che ha monitorato i Tg per conto di Medici senza Frontiere. La tubercolosi in Italia ha invece trovato spazio in cinque servizi che si limitano però a descrivere la situazione italiana. Il criterio della prossimità geografica di chi si ammala e il possibile impatto sul territorio nazionale evidentemente influenzano (e molto) l’informazione sulla malattia.

le due malattie: perché diagnosticare la tubercolosi nei soggetti con Hiv è più difficile (il corpo non ha la forza per reagire e i sintomi sono più blandi). La diagnosi è quindi tardiva. I malati non vengono isolati, finiscono per contagiare altre persone e il numero di morti cresce. Se invece i malati prendono solo una parte delle medicine per le due malattie (è facile, visto che stiamo parlando di una decina di pillole al giorno), si rischia di creare ceppi resistenti di Tbc. «Ricordo un ragazzo che era molto malato», racconta Charles Ssonko, medico di Medici Senza Frontiere in Zambia. «Era HIV-positivo ma non sono riuscito a diagnosticare la Tbc. Non tossiva ma stava dimagrendo rapidamente. I test dell’espettorato e la radiografia erano negativi. Non potevo quindi fargli iniziare la terapia. Alla fine è andato in una grande città e gli è stata fatta la diagnosi corretta. La mancanza di strumenti diagnostici adeguati ha causato un ritardo di due mesi nelle cure».

SITI www.tubercolosi.medicisenzafrontiere.it www.crisidimenticate.it www.treatmentactiongroup.org

Cambogia, una donna sieropositiva e con tubercolosi curata dalla Ong Esther, partner di Medici senza Frontiere. Sopra: cure in Sudafrica.

Cure inadatte e fondi scarsi Proprio l’assenza di mezzi di diagnosi idonei e di farmaci specifici per la coinfezione tra Hiv e Tbc è il punto su cui più insistono le richieste di Medici Senza Frontiere. «La cura della Tbc è superata, complicata e inadeguata ai problemi dei pazienti con la coinfezione. Da decenni non vengono sviluppati nuovi medicinali per la Tbc e l’aumento dei casi di batterio resistente rende ancor più complesso il problema», denuncia Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia. «I governi e i donatori internazionali devono investire in ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci, nuovi metodi di diagnosi e vaccini. Servono almeno 2 miliardi di dollari ma, secondo il Treatment Action Group, ne sono stati investiti solo 429 milioni». Ci sono tutte le condizioni perché la situazione diventi esplosiva: magari un paio di servizi nei nostri tg li meriterebbe?

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 63 |


| internazionale |

APPUNTAMENTI OTTOBRE>DICEMBRE 12 ottobre MONDO FORUM SOCIALE MONDIALE Nel corso del nono Forum sociale mondiale che si è svolto nel febbraio scorso a Belem in Brasile, su proposta dei popoli indigeni, è stata decisa la giornata mondiale di mobilitazione in difesa della Madre Terra, contro la mercificazione della vita. www.350.org 13 ottobre AFGHANISTAN SCADENZA MISSIONE INTERNAZIONALE Scade, se non verrà rinnovato, il mandato della Missione internazionale in Afghanistan.

14 - 18 ottobre FRANCOFORTE (GERMANIA) BUCHMESSE La Cina sarà il Paese ospite d’onore della 61ma edizione della più importante fiera internazionale del libro. www.frankfurt-book-fair.com

16 - 18 ottobre OSLO (NORVEGIA) RIUNIONE EUROPEA 2009 DELLA TRILATERAL COMMISSION (TC) Riunione regionale dedicata ai temi di area, alla quale partecipano i soci dei Paesi interessati più una serie di esperti su invito della Commission. Il sito della TC specifica che: «Queste riunioni hanno il doppio obiettivo di approfondire alcuni grandi temi specifici dell’area interessata e di discutere in chiave regionale la preparazione del Rapporto da pubblicare l’anno successivo dopo la relativa Riunione Plenaria. Per l’Europa, questo tipo di riunioni (European Meeting) riveste una particolare importanza, dato l’elevato numero di paesi interessati». www.trilaterale.it

23 - 25 ottobre PATTAYA CITY (THAILANDIA) 15TH SUMMIT MEETING ASEAN Annuale meeting dell’Associazione delle Nazioni dell’Asia Sud-Orientale a cui aderiscono 23 Paesi www.asean.org

25 ottobre URUGUAY ELEZIONI PRESIDENZIALI | 64 | valori |

ANNO 9 N.73

|

24 ottobre GIORNATA INTERNAZIONALE DI AZIONE PER IL CLIMA La prima di una serie di mobilitazioni e giornate di azione globale contro quelle che i movimenti di attivisti coinvolti considerano inconcludenti trattative tra i “grandi della Terra” per trovare una soluzione comune per la lotta ai cambiamenti climatici. www.350.org altre date: 30 novembre www.actforclimatejustice.org e 12 Dicembre www.climatejustice.blogspot.com

27 - 30 ottobre BUSAN (COREA) 3° OECD WORLD FORUM Terzo appuntamento internazionale, dopo il Forum di Palermo nel 1974 e di Istanbul nel 1977, per affrontare il tema dei nuovi indicatori per la misura del progresso. Radunerà 1.500 partecipanti, tra politici, istituti di statistica, associazioni, università e giornalisti di 130 Paesi. www.oecd.org

28 ottobre MOZAMBICO ELEZIONI PRESIDENZIALI

2 - 6 novembre BARCELLONA (SPAGNA) UNFCCC Ultima sessione dei negoziati preparatori della conferenza sui cambiamenti climatici di Copenhagen. Molti gli argomenti ancora da chiudere, soprattutto quelli che riguardano la divisione dei costi tra Paesi industrializzati, Paesi emergenti e in via di sviluppo. unfccc.int

13 - 17 novembre LONDRA (GRAN BRETAGNA) MEETING ANNUALE DELLA NATO A 60 anni dalla sua costituzione il Trattato Atlantico non agisce più solo nell’area dei Paesi che lo hanno sottoscritto, ma ha ormai ampliato la sua area di influenza a tutto il mondo. Molti Paesi dell’ex Patto di Varsavia o della ex Jugoslavia fanno ormai parte della NATO, come la Polonia, la

OTTOBRE 2009

|

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Slovacchia, lo Slovenia, l’Albania, la Croazia. Sempre più spesso la NATO tende a sostituirsi al comando ONU nelle missioni internazionali, come l’Afghanistan.

25 novembre GIORNATA MONDIALE INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE L’Italia è stata richiamata dall’Onu ad intensificare l’impegno per il raggiungimento degli obiettivi della Campagna del Millennio, fissati nel settembre 2000, che comprendono il dimezzamento della povertà, l’istruzione primaria per tutti i bambini, la parità tra i sessi e la riduzione della mortalità infantile.

28 novembre NIGER ELEZIONI PARLAMENTARI

28 novembre ROMANIA ELEZIONI PRESIDENZIALI Prima tornata elettorale per il rinnovo della presidenza della Repubblica. La seconda tornata sarà il 12 dicembre.

1 dicembre GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS Indetta ogni anno per ricordare il primo decesso dovuto alla Sindrome di Immunodeficienza Acquisita diagnostica il 1° dicembre 1981. L’ottimismo dello slogan: “Fermare l’AIDS: manteniamo la promessa”, non si riflette nei dati sulla diffusione della sindrome: in Italia per esempio l’epidemia non diminuisce, ma aumentano i casi scoperti solo in fase conclamata, segno di scarsa prevenzione e sottovalutazione del rischio.

1 dicembre L’AIA (OLANDA) CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA Cominciano le udienze sulla legittimità dell’indipendenza del Kosovo presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) delle Nazioni Unite. L’Assemblea Generale aveva approvato nel 2008 una risoluzione serba che chiedeva un parere consultivo della conformità con il diritto internazionale della decisione unilaterale del Kosovo. Nella foro il palazzo della Pace a L’Aia, sede della Corte Mondiale. www.un.org

30 novembre - 4 dicembre L’AIA (OLANDA) ORGANIZATION FOR THE PROHIBITION OF CHEMICAL WEAPONS (OPCW) 14ma sessione della Conferenza degli Stati parte della Convenzione contro le armi chimiche. (Nella foto bombe al fosforo su Gaza durante l’operazione Piombo Fuso dello scorso dicembre).

6 dicembre BOLIVIA ELEZIONI PRESIDENZIALI E LEGISLATIVE è in gioco il mandato presidenziale di Evo Morales fino al 2015. Per ottenere la legge elettorale transitoria con le quale si voterà in questa tornata, Morales ha usato anche l’arma del digiuno: la trattativa si è conclusa dopo una settimana di sciopero della fame ad aprile e prevede la rappresentanza indigena, congiuntamente alla riforma del registro elettorale attuale, particolarmente richiesta dall’opposizione, con un registro biometrico.

7 - 18 dicembre COPENHAGEN (DANIMARCA) COP-15 Prendono il via i lavori della 15ma Conferenza NU sul Clima (COP-15). Esponenti dei governi di tutto il mondo si riuniranno per il vertice sul cambiamento climatico da cui dovrebbe uscire un nuovo protocollo. www.en.cop15.dk

11 dicembre CILE ELEZIONI PRESIDENZIALI E PARLAMENTARI Primo turno delle elezioni in cui verrà designato il successore della presidente Michelle Bachelet, fino al 2013/2014. Cinque i candidati: favorito il ricco imprenditore di destra Sebastián, Piñera della Coalición por el Cambio.

PUBB CISL


|

economiaefinanza

|

|

altrevoci a cura di Michele Mancino

narrativa

|

SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A MANCINO@VALORI.IT

SPECIALE CRISI

L’ABC DELLA RECESSIONE SENZA GIRI DI PAROLE

INVESTIRE CON SAGGEZZA È POSSIBILE

LA CRISI VIENE DA MOLTO LONTANO

CAPIRE L’ECONOMIA GRAZIE AL NOBEL

A volte, per parlare di economia e di finanza in modo agevole e comprensibile al largo pubblico, è necessario un “non esperto”. A volte, per dire realmente le cose come stanno e per fare proposte oneste e coraggiose, sono necessari piccoli editori, liberi e indipendenti. È quello che capita per questo semplice e interessante volumetto scritto da Elvio Fassone, magistrato e già membro del Consiglio superiore della magistratura, edito da Effatà, dinamica editrice della provincia piemontese. Fassone descrive i meccanismi dell’attuale crisi mondiale, che trova le sue prime radici in quella del 1929, per giungere a dire a chiare lettere ciò che spesso si tende a nascondere: i problemi non possono essere risolti dalla stessa mentalità che li ha creati. Ecco allora tre indicazioni per uscirne: 1) un po’ di regulation, 2) nuovi (o forse antichi) stili di vita, 3) una giusta ridistribuzione perché vale sempre il motto “chi rompe paga”! Come affermava il filoso Kant, citato dall’autore, forse la colomba leggera, che vola fendendo l’aria della quale avverte la resistenza, potrebbe essere tentata di riuscire a volare assai meglio nello spazio vuoto. Ecco il grave errore che porterà a cadere miseramente al suolo economisti senza scrupoli e politici poco avveduti che hanno concorso alla creazione della grande crisi.

Che ci sia un certo grado di rischio in chi decide di investire in Borsa, è risaputo. Che i mercati abbiano un certo grado di imprevedibilità, è un dato assodato. Allora perché molti risparmiatori sono rimasti coinvolti nei recenti crack e nella crisi finanziaria globale? I mutui subprime e l’effetto domino che hanno innescato pongono al centro del dibattito il tema della affidabilità (o inaffidabilità) delle banche e dei fondi d’investimento. Ma cosa può fare un investitore attento e disciplinato? Deve affidarsi agli esperti o al buon senso? Questo libro spiega i recenti sviluppi dell’economia comportamentale e delle scienze cognitive per capire razionalità e irrazionalità delle scelte economiche. Dal comportamento animale alla psicologia e alla filosofia della scienza: come utilizzare conoscenze di altri campi per investire. Ogni capitolo descrive una scoperta scientifica, per poi applicarla agli investimenti.

Alla luce di quanto è successo con la crisi subprime è pensabile un’altra finanza? Ciò che è andata in crisi è l’intera concezione del sistema finanziario o solo una parte? Le innovazioni che promettevano benefici indiscriminati, sono diventate causa di sofferenze e di perdite altrettanto indiscriminate. Ma la crisi viene da lontano e da lunga serie di decisioni, più o meno consapevoli. Il sistema ha fatto del credito e della moneta una merce, per poter finanziare indiscriminatamente la pace e la guerra. Per uscire dalla crisi e non ricaderci occorrono nuove regole in grado di riformare il sistema monetario e creditizio. Insomma, un pensiero nuovo. Ripensare la finanza significa dunque imparare a distinguere ciò viene spesso confuso: moneta e credito, moneta e merce, economia di mercato e capitalismo. E riaprire il dibattito sui principi e sui fini implicati da un rapporto sano fra economia e finanza, di cui si sente sempre più drammaticamente l’esigenza.

Capire qualcosa del mondo oscuro dell’economia è possibile, anche per i comuni mortali. Il Premio Nobel Paul Krugman fornisce ai lettori un saggio che va in quella direzione. E lo fa senza snobismo, ma con la giusta dose di ironia e con un linguaggio democratico. Krugman affronta i temi più importanti dalla globalizzazione alla disoccupazione, dalla crisi asiatica all’unificazione monetaria europea. E ancora: il rapporto tra economia e ambiente, l’impatto dei sistemi fiscali sulla democrazia, l’economia della celebrità. Ha un approccio creativo e la lucidità intellettuale con cui espone i vari temi è sempre accompagnata da un sano umorismo. Krugman insegna attualmente al Mit. Nel 1991 ha vinto la John Bates Clark Medal assegnata dall’American Economic Association. Dal 1999 è columnist del New York Times.

ELVIO FASSONE PICCOLA GRAMMATICA DELLA GRANDE CRISI PERCHE È NATA? COME USCIRNE?

MICHAEL J. MAUBOUSSIN L’INVESTITORE SAGGIO. VIAGGIO NELL’IMPREVEDIBILITÀ DEI MERCATI

Effatà Editrice, 2009

Egea, 2008 | 66 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

L’ANIMA HA UN NUMERO, ANZI DUE

NEL (NOSTRO) BUIO NESSUNO È AL SICURO

Due geni del Novecento, Wolfgang Pauli e Carl Jung. Uno scienziato teorico della nascente fisica quantistica e uno psicanalista, allievo di Freud, destinato a stravolgere il mondo della psicologia. In mezzo c’è un numero magico, il 137, una costante fisica universale ma anche un numero che per i cabalisti è la somma di tutti i valori dei caratteri ebraici in “cabalà”. I due si incontrano, collaborano e diventano amici. L’obiettivo è la costruzione di un ponte tra materia e spirito, ragione e misticismo. Le loro esistenze, alla ricerca di una verità comune, vengono intrecciate con maestria da Arthur Miller. Sullo sfondo la Mitteleuropa alle soglie del periodo più buio del secolo scorso segnato profondamente dal nazismo.

Reduce dal successo del suo ultimo romanzo “Io sono Dio”, Faletti si dedica ai racconti. Sette in tutto. Un numero magico e misterioso, come le storie che racconta. Lo scrittore in genere vampirizza la propria esistenza per trasfonderla nelle pagine che scrive. E Faletti non fa eccezione: «Qui ci sono sette racconti, ognuno dei quali rappresenta anche una parte importante della mia vita. E dunque li presento al giudizio dei lettori con apprensione raddoppiata, sperando che chiunque arrivi a leggerli provi la stessa emozione che ho provato io a viverli». Non si tratta di un’antologia di racconti thriller, piuttosto di storie fantastiche che scandagliano la zona buia che c’è in ognuno di noi, quella parte che la nostra ragione ha paura di illuminare per paura di essere sconfitta. Siamo lontani dal Faletti di “Io uccido”, ma prima o poi doveva accadere.

ARTHUR MILLER L’EQUAZIONE DELL’ANIMA

Rizzoli, 2009

L’AMORE DI SORIGA CI VIENE A CERCARE XXX IL MONDO VISTO DA UN PICCIONE UN PO’ UMANO (E QUINDI INFELICE) Il mondo visto da un piccione che ha scelto la spalla sinistra della statua di bronzo di Giuseppe Parini, in piazza Cordusio a Milano, come dimora. Il piccione è un animale-icona e al tempo stesso è ospite odiato, impallinato dalle ordinanze creative di sindaci frustrati. Da questo libro, però, ne esce rivalutato. Idelfonso Isidoro terzo, questo il suo nome, ha una sua visione del mondo, fino ad oggi sconosciuta, il cui perno è la relazione con l’uomo. Per lui, quella umana è una presenza necessaria, anche se piena di inutilità. Ne segue dall’alto tutte le traiettorie, i ritmi, le abitudini alimentari e purtroppo le nevrosi. Vivere «appollaiato su una retorica», rinforza il suo prestigio. Non c’è confronto con chi ha scelto una grondaia o un tetto anonimo. Tutto ciò però non basta a renderlo felice, perché è vittima di un’accanita tendenza all’introspezione, patologia dovuta, a quanto pare, all’innaturale frequentazione con la specie umana. Il libro è distribuito in poche librerie. Per sapere come procurarlo telefonare a: Publistampa, tel. 0461.511000. GIORGIO ANTONIACOMI VITA INTERIORE DI UN PICCIONE

Publistampa editore, 2009 PAUL R. KRUGMAN ECONOMISTI PER CASO. E ALTRI DISPACCI DALLA SCIENZA TRISTE

GIORGIO FALETTI POCHI INUTILI NASCONDIGLI

Baldini Castaldi Dalai, 2009

Garzanti, 2009

Le due citazioni in apertura dicono tutto. La prima è tratta da una canzone di Luigi Tenco e dice: «Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare». La seconda è di Franco Battiato: «Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine». Parole tratte da due canzoni, come se Flavio Soriga preparasse il lettore alla musica delle sue parole. Sì, perché questo libro di racconti, dedicati all’amore, suona proprio bene. Sono storie struggenti (in particolare “Aprile”) che parlano dei primi incontri con l’altro sesso, rubato da sguardi piccoli, dell’amicizia che è per tutto e per sempre, delle fughe adulte e degli errori che rendono le esistenze speciali, dannate e immortali. E della vita che prende una piega lontana dai sogni e dalle speranze. E dei genitori che non possiamo riparare, perché è quasi sempre troppo tardi. L’amore è nei luoghi dove lo incontri, anche se stranieri, e può essere persino nella maternità degli altri e nelle storie finite. Soriga sa leggere le meccaniche divine e con le sue parole ci viene a cercare.

MASSIMO AMATO, LUCA FANTACCI FINE DELLA FINANZA

FLAVIO SORIGA L’AMORE A LONDRA E IN ALTRI LUOGHI

Donzelli, 2009

Bompiani, 2009 |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 67 |


|

fotografia

|

|

SCATTI FUTURISTI, RIVOLUZIONE IN 126 OPERE I NUOVI “CONFINI” DELLE IMMAGINI, DALL’INFORMATICA AL MONDO INTERO

Nel centenario del manifesto futurista questa mostra affronta il tema dei rapporti intercorsi tra l’ambiente artistico della fotografia e il futurismo inteso come approccio globale dell’arte. Attraverso 126 opere, tratte dalle raccolte museali Fratelli Alinari e da molte importanti collezioni italiane sia pubbliche che private, la mostra indaga le prime intuizioni formaliste e antinaturaliste di fine Ottocento, per analizzare poi la rivoluzione del fotodinamismo e i successivi esiti creativi che le teorie futuriste hanno prodotto nella fotografia italiana. I generi esplorati sono: la fotografia multipla, la ritrattistica, l’immagine di stato d’animo, il fotomontaggio, il fotocollage, la manipolazione iconografica, la composizione e il camuffamento d’oggetti, la ricerca iconica, la foto-performance.

Il progetto fotografico “Confini” ha un doppio scopo: da una parte organizzare una rassegna fotografica come momento di verifica, dall’altra dare una chance a quegli autori che fanno ricerca con l’immagine e quindi mostrano una certa progettualità. La grande disponibilità di nuovi strumenti e il nuovo rapporto con i media hanno cambiato l’orizzonte della fotografia, oggi sempre più vicina alle altre arti. Le contaminazioni tecniche e linguistiche generano realizzazioni di grande contenuto ed impatto visivo difficili da inquadrare negli schemi classici della fotografia e per far conoscere e promuovere i nuovi pensieri la soluzione migliore è essere presenti sia nel mondo reale che in quello virtuale ed è per questo che le inaugurazioni avvengono contemporaneamente in galleria e su web, nel sito di PhotoGallery. Gli autori sono: Angelina Chavez “Obstacles”, Susan Kammerer “Mis-takes” , Marco Ioannucci “Phalsographie”, Stefano Parrini “Le Tracce”. Alle location storiche di Roma e Firenze si affiancano partner di rilievo come l’Ossevatorio Gualino di Torino e la Lanterna magica di Palermo. Una scelta che crea un forte legame territoriale, in grado di coprire l’Italia intera.

FINO AL 15 NOVEMBRE MNAF - MUSEO NAZIONALE ALINARI DELLA FOTOGRAFIA

www.photogallery.it

Firenze

UNO SGUARDO SULL’AIDS E SULLA SPERANZA

SISMA IN SICILIA UN SECOLO DOPO

VENTIQUATTRO ORE NELLA VITA DI BERLINO

«Spero che queste fotografie possano aiutare la gente a essere meglio informata e a trovare un modo per dare il proprio contributo». Steve McCurry sa bene che la sconfitta dell’aids passa sia dall’informazione che dal superamento del terrore, perché la morte per chi si ammala non è più un dato scontato. Ecco perché il Fondo mondiale per la lotta all’Aids, insieme a Magnum Photos, ha lanciato un progetto per documentare una della più grandi sfide umanitarie dei nostri tempi: la possibilità di mantenere in vita il più a lungo possibile i malati di Aids. Nei centri di assistenza sanitaria e negli ospedali, a oltre un milione di malati vengono date medicine che nel giro di qualche mese permettono di riprendere peso, tornare a casa e al lavoro, invece di andare incontro a morte sicura. Otto fotografi hanno seguito ogni giorno la vita di una trentina di persone (in Haiti, India, Mali, Perù, Russia, Ruanda, Sudafrica, Swaziland, Vietnam) e documentato gli effetti della trasformazione dovuta alla cura.

Due volumi che documentano due eventi disastrosi accaduti in Sicilia nel XX secolo a sessant’anni di distanza tra di loro: il terremoto di Messina del 1908 e quello del Belice del 1968. Il primo volume è incentrato sugli effetti sconvolgenti che il terremoto, in particolare quello di Messina, ebbe sul territorio e sui modi e i tempi dei processi di ricostruzione che seguirono. Il secondo volume pubblica due nuclei di fotografie: il primo, costituito dalle immagini realizzate dall’archeologo Antonio Salinas che, durante il terremoto di Messina, si prodigò tra le macerie del sisma per recuperare le opere disperse. Il secondo nucleo, costituito dalla campagna di documentazione condotta dai fotografi dell’ex Gabinetto fotografico nazionale sul Belice distrutto, pochi giorni dopo il terremoto, è un vero e proprio reportage, inedito.

24H Berlin è la storia della più lunga maratona televisiva dedicata a una città. Trasmesso dalla televisione franco-tedesca Arte, coproduttrice del progetto a inizio settembre, è ora disponibile in piccoli pacchetti da 30 minuti per eventi e festival. 24H Berlin, costato oltre due milioni di euro per 1.440 minuti di montato finale, ha impiegato 80 telecamere hd professionali e un team di 400 persone che hanno raccolto oltre 750 ore di materiale per la città registrando testimonianze, racconti, scorci delle ultime “zone libere” della città e di professionisti, emarginati, giovani emergenti, studenti, pensionati. Uno spaccato di una tra le più frizzanti capitali europee, ancora accessibile per i costi moderati. Berlino raccontata dai suoi abitanti per la più lunga maratona televisiva: il claim ha raccolto l’adesione di broadcast televisivi di estrema raffinatezza come Arte e l’entusiamo di un vasto popolo di creativi della città che ha vissuto, stando ai blog, una interessante esperienza comunitaria nella costruzione di questa lunga narrazione visiva.

A CURA DI GIOVANNI CAMPIONE, GIOVANNI PUGLISI, PAOLA CALLEGARI LA FURIA DI POSEIDON

Silvana Editoriale, 2009 AA.VV. RICOMINCIARE A VIVERE

www.24hberlin.tv

LA STORIA (LOW COST) DI UN CREATORE DI MONDI Creare mondi autoprodotti con effetti speciali e un piccolo budget. Bruce Branit, co-autore di 405 e di World Builder, ha ormai segnato un nuovo capitolo della diffusione di progetti di creatività in Rete. Sedici ore di riprese per contenere i costi di troupe e di studio, quattro settimane di preparazione della sceneggiatura e del piano di lavorazione, due anni di postproduzione. Con un budget di poco più di 2 mila euro, investiti dai propri risparmi, una troupe formata da amici e familiari e soprattutto una storia visiva in testa da raccontare, Bruce Branit è diventato un autore di culto per il popolo della Rete in poche settimane grazie al precedente di 405, il primo cortometraggio distribuito solo attraverso il web e realizzato in casa con stupefacenti effetti speciali. Una prova tecnica, essenzialmente, prima di World Builder che, malgrado il finale lievemente strappalacrime, ha dato forma ad una visione basata su poesia e tecnologia e ha ora lanciato l’autore nell’Olimpo delle grandi produzioni.

www.branitvfx.com

multimedia

|

LA CENSURA ONLINE DELLA RICHIESTA DANNI

USTREAM: COSTRUISCI IL TUO CANALE TV

Il social network piace come titolo per i magazine e come offerta per i gestori di telefonia, ma quando in rete si trovano commenti non proprio graditi scattano le vecchie azioni legali. Vai a spiegare che sarebbe sufficiente, a volte, contattare gli amministratori del sito o, al limite, “postare” contenuti credibili e correzioni sensate a progetti come Wikipedia. Più semplice adottare il vecchio metodo del ricorso all’avvocato appena si trova un commento che non piace. La diffamazione resta un reato ed è diritto di ogni cittadino essere tutelati, ma se chi protesta è un onorevole l’arma è a doppio taglio e la missiva può tradire la scarsa conoscenza dei nuovi mezzi di comunicazione che un parlamentare dovrebbe conoscere. Capitano così episodi come quello di Wikimedia, editor di contenuti basati sul concetto dell’open source, che si è vista recapitare da un onorevole del Pdl una richiesta danni da 20 milioni di euro. Scarsa conoscenza del modus operandi della rete? Per ora è stata la stessa Wikimedia a porre una pezza, sospendendo la pagina incriminata.

Nasce da una necessità dei militari statunitensi impegnati all’estero un fenomeno di tendenza che oggi raccoglie centinaia di migliaia di adesioni. Ustream è un sito internet che consente a chiunque, dotato di un telefonino con funzioni video o una webcam, di creare una webtv da mandare in rete. Nato nel 2007, il sito ha beneficiato della visibilità offerta da utenti come il presidente degli Stati Uniti Obama, il rapper 50 cent o il gruppo-tormento per ragazzini dei fratellini Jonas, creature disneyana di perversa efficacia. In collegamento con le liste di contatti di Facebook, Twitter e analoghi social network, Ustream permette di mandare senza costi dei video live. Come sempre, un’opportunità anche per il mondo delle Onlus che potrebbero così mostrare le loro attività e iniziative senza passare dal giogo dei grandi broadcast nazionali o locali. Sono presenti in rete numerosi tutorial, a volte sviluppati partendo proprio da una trasmissione realizzata con Ustream, con esperienze di utenti che guidano i neofiti ad un primo utilizzo.

Contrasto, 2009

www.ustream.com www.wikimedia.it

| 68 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 69 |


|

terrafutura

|

|

PIÙ VERDE, MENO IMPATTO AMBIENTALE LE EDICOLE NON SONO TUTTE UGUALI, CARTA CANTA HA UN CUORE SOLIDALE

Poco verde nelle nostre città, senza contare quello che progressivamente le città stesse si stanno divorando tutt’intorno: un panorama di troppo cemento e sempre meno piante. In questo settore lavora il Consorzio Sestante di Milano, puntando, quando possibile, alla riduzione dell’impatto ambientale e all’uso di tecniche eco-compatibili. Ecco allora l’impiego dell’ingegneria naturalistica per contenere frane ed erosioni del terreno attraverso la normale vitalità delle piante; oppure la specializzazione – oggi decisamente di grido – nel verde pensile, grazie al quale si riduce il consumo di energia per il raffrescamento estivo degli ambienti, oltre a favorire la biodiversità urbana offrendo nuove aree utili alla vita di uccelli e insetti. Sestante, azienda “verde” legata al Green management institute, attraverso le sue 9 consorziate fa però anche altro: impianti di fitodepurazione, bio-piscine (i cosiddetti bio-laghi) e posa di piste ciclabili in materiali ecologici.

A dimostrarlo è Carta canta, edicola solidale, come si definisce, con un nome proprio – e questa sarebbe già una novità – e con un cuore ecologista, etico, altermondialista... capace di mostrarsi come un luogo accogliente per molte realtà diverse. Ci troviamo infatti i periodici che si occupano di sviluppo sostenibile, economia sociale e ambiente (ne avremmo in mente almeno uno), o i libri della collana Terra Terra di Jaca-book o i prodotti del mercato equo e solidale e i gioielli di Uro Buro, creati dagli utenti dei centri psico-sociali di Milano, o infine i volantini delle iniziative e le locandine delle fiere che su Valori passano spesso e volentieri. Un’edicola che non è solo un’edicola, quindi, un’edicola con l’anima, forse. Troppo? Intendiamoci, non è che quando li chiedete non vi vendano pure i soliti quotidiani e le riviste di gossip, ma l’idea è quella di offrire visibilità e promuovere con particolare attenzione le iniziative e le esperienze equosostenibili. Anche attraverso il suo nuovo sito web www.edicolacartacanta.com. Ma se non bastasse, quelli di Carta canta stanno progettando di fare del negozio, immerso nel quartiere Turro, nel Nord Milano, un punto di riferimento per il territorio, capace di rinsaldare una rete tra i residenti attraverso La Mappa di Carta Canta, nascente associazione di promozione sociale nella città della Borsa e dell’Expo.

www.consorziosestante.eu www.greenmanagement.org

www.edicolacartacanta.com

| 70 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

BIODIVERISTÀ UMBRA NEL PARCO DEL TRASIMENO

L’ISOLA DEI TARALLI SOLIDALI E GENUINI

TAXI ECOLOGICI PER UTENTI NORMALI

GOOGLE SI FA “VERDE” E PUNTA SUL SOLARE

Metteteci un’oasi naturale meravigliosa da 70 ettari nel mezzo di un lago incantevole e avrete l’identikit dell’Isola Polvese, nel Parco del lago Trasimeno. Luogo ideale per uno dei Centri di educazione ambientale della Regione Umbria e alcune strutture ricettive gestite in parte da cooperative. Cooperativa di servizi è infatti Plestina, che nasce dall’unione di un gruppo di biologi, botanici ed esperti di biodiversità che conducono viaggiatori occasionali e bambini delle scuole lungo percorsi di ecoturismo per uno o più giorni: gli ospiti possono addentrarsi nell’ambiente naturale o studiare le coltivazioni biologiche, magari partecipando (in autunno) alla raccolta e spremitura delle olive; oppure sono condotti alla scoperta della straordinaria biodiversità vegetale (alberi, sottobosco e un ampio canneto) e animale che li circonda (volpi, faine, lepri, nutrie e una grande varietà di uccelli). L’Isola Polvese è insomma un’occasione d’incontro con i temi della sostenibilità.

“L’idea di base è che si possa consumare premiando l’economia sociale, il cui valore aggiunto è rappresentato proprio dalla solidarietà e dallo sforzo di integrare abilità diverse”: questo lo spirito che anima l’ampio ventaglio di attività della Cooperativa sociale “Isola” di Trani (Ba). Tutto cominciò da un forno di cottura da cui escono prodotti biologici e, soprattutto, i taralli (al camut, al farro, al peperoncino…), lavorati e confezionati senza additivi. All’alimentare, però, si associa un’attività di ristrutturazione edilizia attenta alla sostenibilità ambientale. L’impegno sociale di “Isola” sta però nel fatto che reinveste i guadagni eccedenti la sua sopravvivenza in progetti di reinserimento e inclusione sociale: così è nato il centro socio-educativo diurno “La casa di Giuseppe” per minori e disabili, sta nascendo un lido sociale attrezzato e nascerà la bio-fattoria sociale Terra regina. E chissà mai che dal morso ad un tarallo non parta la rivoluzione dell’economia sociale.

Green Tomato Cars è la prima compagnia di taxi ecologici creata in Inghilterra. Nata da un’idea di Tom Packenham e Johnny Goldstone, studenti di legge alla ricerca di una idea imprenditoriale, la compagnia utilizza solo autovetture ibride per il trasporto in città. Gli autisti di Green Tomato vengono selezionati sulla base di esperienza e motivazioni specifiche, seguono un percorso di formazione allo sviluppo sostenibile e tra i loro compiti vi è la disponibilità a fornire informazioni su tematiche ambientali. L’approccio verso gli utenti è tradizionale e i costi sono analoghi al servizio standard. «Vogliamo offrire il comfort di un normale taxi con i plus del rispetto ambientale e delle informazioni sullo sviluppo sostenibile», spiegano i guru della compagnia che ha presentato un piano di espansione in India nelle città di Mumbai e Delhi. L’idea potrebbe avere buone chances per uno sviluppo anche nei grandi centri urbani italiani, in particolare Roma, Torino o Milano, in cui gli eventi di moda e design sono elementi trainanti del business turistico internazionale.

www.polvese.provincia.perugia.it www.polvese.altervista.org

www.isolasociale.it

Solare è trendy e Google non si fa scappare l’occasione di esserci. Dopo una estesa ricerca di valide tecnologie già esistenti sul mercato Google ha deciso di investire per sviluppare nuovi progetti nel settore degli eliostati, dispositivi che vengono installati per seguire il percorso del sole durante l’arco della giornata in modo da orientarne la luce verso punti di raccolta attraverso un sistema di specchi. Secondo i calcoli di Bill Weihl, responsabile del futuro verde di Google, l’investimento nel settore degli eliostati porterà ad una riduzione dei costi degli impianti di almeno il 25%. L’ulteriore investimento annunciato riguarda la produzione di turbine a gas che sfruttino l’energia solare. La casa madre del principale motore di ricerca internazionale ha da tempo lanciato un programma di acquisizioni nel settore del solare investendo ad oggi oltre 20 milioni di dollari nelle aziende e Solar e BrightSource Energy. Secondo Frost & Sullivan nella sola Europa il mercato del solare supererà i 2 miliardi di dollari entro il 2014 con un deciso abbassamento dei costi del servizio e delle infrastrutture anche per gli utenti privati.

future

|

A MILANO LA CULTURA PERMANENTE DELLA TERRA UNA GREEN TAX ALLE MALDIVE PER PREPARARSI AL PEGGIO Una tassa sul turismo per salvare le Maldive e rendere consapevoli i turisti sui rischi del riscaldamento globale. Il presidente Mohammed Nasheed lancia la sua nuova proposta contro i rischi legati al riscaldamento globale. Secondo il grido d’allarme lanciato dal nuovo presidente le Maldive, meta turistica d’eccellenza dei tradizionali pacchetti vacanze, rischiano di scomparire entro il 2100 a causa dell’innalzamento del livello delle acque derivante dallo scioglimento dei ghiacciai. La prima proposta del presidente, che ha promesso entro pochi anni di trasformare le Maldive a emissioni zero, era stata il varo di un fondo finanziario straordinario per acquistare nuove terre dove trasferire la popolazione in caso di perdita della terra cui è seguita la proposta di una tassa speciale. Per i circa 350 mila abitanti delle isole dell’Oceano Indiano la carta del turismo potrebbe rivelarsi vincente. La tassa, al vaglio del parlamento, è di tre dollari al giorno e dovrebbe permettere un incasso di almeno 6 milioni di dollari l’anno. Nel progetto green di Nasheed sono stati coinvolti numerosi ricercatori internazionali e università, anche italiane.

|

ANNO 9 N.73

|

La permacultura (o “agricoltura permamente”) si può insegnare con esercitazioni sul campo, anche in città. A Milano sarà la scuola di Pratiche sostenibili a organizzare corsi al prossimo gennaio nel Parco agricolo Sud. Un weekend al mese per un corso distribuito su un anno di lezioni teorico/ pratiche per comprendere una parola chiave del futuro. La permacultura, concetto di agricoltura sostenibile sviluppato sulla fine degli anni Settanta, ha come scopo la progettazione di insediamenti umani che siano il più possibile strutturati sulla base dei principi che regolano gli ecosistemi naturali: stabilità, equilibrio, sostenibilità. I sistemi produttivi che vengono creati con i principi della permacultura devono automantenersi e rinnovarsi con un basso utilizzo di energia. Tale principio, esteso alle pratiche di produzione e di vita quotidiana, dovrebbe limitare l’economia del profitto. Alla permacultura si ispirano anche le Città di Transizione, movimento in rapida espansione che teorizza l’autosufficienza, la filiera corta e il superamento del modello economico dell’età del petrolio.

OTTOBRE 2009

| valori | 71 |


|

indiceverde

|

VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO

ATTIVITÀ

PAESE

Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways

Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari

Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania

CORSO DELL’AZIONE 11.09.2009

RENDIMENTO DAL 15.10.08 AL 11.09.2009

0,94 € 30,91 € 1,94 $ 136,75 $ 5,35 $ 48,35 € 227,00 CHF 37,78 € 84,25 £ 11,99 € 44,05 NOK 25,49 € 62,00 € 20,10 € 3,20 € 15,49 € 10,10 € 25,73 $ 15,97 $ 2,90 €

-77,83% 4,67% -48,26% 3,60% -2,00% -35,82% 40,85% 23,91% -39,45% -66,77% -47,25% 32,90% 38,58% 22,64% 5,26% -22,24% -58,78% -30,69% -28,30% 3,57%

-14,07% € = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.

Il sole riparte dalla Cina

-14,07%

Valori Solar Energy Index Eurostoxx 50

di Mauro Meggiolaro e Paolo Bonaiuti

+8,67%

Rendimento dal 15.10.08 al 11.09.2009

ra per le inefficienze di produzione europee», ha aggiunto Charles Bai, direttore dell’impresa cinese ReneSola Ltd. «In Cina siamo reno, anche se il Valori Solar Energy Index rimane in più efficienti. Eventuali barriere potranno ritardare il nostro svinegativo, distaccato di oltre venti punti percentuali luppo, ma non cambieranno i termini della competizione». La dall'Eurostoxx, l’indice che misura l'andamento medio delle borse guerra è appena iniziata. europee, che ha chiuso con un +8,67% da inizio gioco. Intanto, tra i produttori di pannelli, entra nel vivo la guerra dei prezzi. Le società tedesche Conergy e Solarworld hanno manifestato preoccupaSunpower us.sunpowercorp.com Sede San Josè, California, USA zioni per il sospetto dumping dei cinesi, che rieBorsa Nasdaq – New York scono a piazzare pannelli e tecnologie sul merAttività Fondata nel 1985, la SunPowerCorp produce, sviluppa e realizza impianti fotovoltaici. cato europeo con prezzi più bassi del 20%. In Si occupa sia di piccoli impianti domestici che di centrali ad energia solare, situate sia in Europa Germania BSW, l’associazione industriale del che in Asia e Stati Uniti. solare, ha cominciato a chiedere a gran voce Rendimento 15.10.08 - 11.09.09 -30,69 % barriere all'entrata per i prodotti cinesi. Ma per Ricavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2007 molti l’abbassamento dei prezzi potrebbe es2008 92,293 sere un’opportunità per rilanciare la doman1.434,9 5.400 da, fortemente depressa dalla crisi finanziaria. 3.530 «Con il protezionismo il solare avrebbe so774,79 lo da perderci», ha dichiarato a Reuters Felix Lam, analista di CCB International Securities. 9,2 «Le accuse di dumping sono solo una copertuETTE PUNTI IN UN MESE. I titoli del solare recuperano ter-

S

UN’IMPRESA AL MESE

.

|

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

| valori | 73 |


| utopieconcrete |

Medicine non convenzionali

Anno 9 numero 73. Ottobre 2009. € 4,00

valori

In Italia (e non solo) urge una normativa

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

CHRIS STEELE-PERKINS / MAGNUM PHOTOS

Inserto speciale > Efficienza energetica

di Massimiliano Pontillo Fotoreportage > Cambiamenti climatici

N EUROPA AVANZA DI MOLTI PASSI IL CAMMINO verso il riconoscimento delle medicine non convenzionali. Lo scorso 17 maggio, in Svizzera, è stato approvato con voto favorevole del 67% degli elettori un referendum popolare per l’introduzione nella Costituzione di un nuovo articolo che apre definitivamente la strada all’integrazione tra medicina accademica e omeopatia. L’articolo 118 recita: «Nell’ambito delle loro competenze, la Confederazione e i Cantoni provvedono alla considerazione della medicina complementare». È necessario, ora, un passaggio legislativo. I promotori rivendicano l’integrazione di medicina antroposofica, omeopatia, fitoterapia e medicina tradizionale cinese nell’assicurazione di base, purché praticate da medici accademici con formazioni complementari della Federatio Medicorum Helveticorum. Nonché la creazione di diplomi nazionali per terapeuti non medici, per garantire un’elevata qualità delle cure e quindi la sicurezza per i pazienti; oltre alla conservazione del patrimonio degli agenti terapeutici. E, infine, la garanzia di ricerca per la medicina complementare, con l’introduzione dello studio delle basi dei metodi terapeutici complementari nella preparazione di tutti i medici. L’obiettivo, e auspicio al contempo, è di offrire ai pazienti sia la possibilità di cure più ampie, sia migliori garanzie; obbligando gli organi di governo nazionali, e cantonali, a regolamentare la somministrazione delle cure, limitandola a personale medico e paramedico opportunamente formato. Molto importante è la richiesta di investimenti nella ricerca: Per completare i passi in avanti esiste un enorme bagaglio di esperienze e conoscenze fatti in molti Paesi europei, mediche che merita di essere rivalutato, vagliato con servono passaggi legislativi i metodi della scienza moderna e integrato con le conoscenze che disciplinino i titoli di studio della medicina accademica. Serve però denaro pubblico: e garantiscano risorse le sostanze attive contenute nelle erbe, ad esempio, o i metodi per la ricerca sui farmaci di cura complementari non possono essere brevettati. Ciò comporta difficoltà considerevoli nel reperire finanziamenti per chi voglia farne oggetto di studi scientifici seri. Tuttavia, oggi, l’innumerevole quantità di dati presente nella letteratura scientifica indica chiaramente la via dell’integrazione tra le due medicine. Con la possibilità di offrire a tutti maggiori possibilità di prevenzione e di cura; consentendo anche un risparmio ai sistemi sanitari nazionali. Il parlamento europeo, nella risoluzione 400 del 1997, ha evidenziato «la necessità di garantire ai cittadini la più ampia libertà possibile di scelta terapeutica, assicurando loro anche il più elevato livello di sicurezza e l’informazione più corretta sull’innocuità, la qualità, l’efficacia di tali medicinali» e ha invitato gli Stati membri a «dare informazioni su queste medicine suggerendo che la preparazione dei laureati in medicina e chirurgia comprenda anche una iniziazione a talune discipline non convenzionali». In tal senso si è espresso anche il Consiglio d’Europa. La Germania (dal ’76), la Francia e il Belgio hanno emanato leggi ad hoc. In Italia, pur in assenza di una normativa nazionale, la pratica delle medicine complementari è stata riconosciuta dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici nel 2002 ed è inserita nei Piani Sanitari Regionali di alcune regioni. Un numero crescente di persone si rivolge a queste cure, rendendo quindi pressante l’esigenza di una legge che tuteli la sicurezza dei pazienti e la professionalità degli operatori.

I

.

| 74 | valori |

ANNO 9 N.73

|

OTTOBRE 2009

|

Dossier > Le difficili trattative a Copenhagen e le enormi potenzialità delle rinnovabili

L’era del dopo Kyoto Finanza > Da intoccabile a imputato, il microcredito finisce sotto accusa Economia solidale > La Commissione europea boccia il Pil. Appuntamento al 2012 Internazionale > Aspettando le elezioni, la Costa d’Avorio è un Paese in bilico Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.

Ti sei ricordato di rinnovare l’abbonamento? Basta un click www.valori.it

Lo leggi se ti abboni, nelle librerie Feltrinelli o nelle sedi di Banca Etica

Per attivare l’abbonamento basta andare sul sito www.valori.it, scaricare il modulo che trovate on line, compilarlo e rispedirlo via e-mail a abbonamenti@valori.it, allegando la copia dell’avvenuto pagamento (a meno che si usi la carta di credito). Oppure compilare il modulo qui sotto e inviarlo via fax alla Società Cooperativa Editoriale Etica [02 67491691], sempre allegando la copia dell’avvenuto pagamento. nuovo abbonato

rinnovo

privato

ente/azienda

* obbligatorio

cognome e nome *

denominazione ente/azienda

indirizzo *

telefono *

e–mail *

cellulare

età

attività

titolo di studio

regalo l’abbonamento a [ cognome e nome ] indirizzo

e-mail/telefono

autorizzo il trattamento dei dati personali ai sensi del D. lgs. 196/2003, per l’abbonamento e per la gestione della promozione (l’informativa completa è disponibile sul sito www.valori.it) luogo e data ho già provveduto al pagamento tramite

firma leggibile carta di credito

modello RID

modulo freccia

bonifico bancario

bollettino postale

COME EFFETTUARE IL VERSAMENTO online con carta di credito, modulo freccia o modello RID ˜ info su www.valori.it con bonifico bancario sul C/C EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica, intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1, 20125 Milano con bollettino postale sul C/C 28027324 intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 1, 20125 Milano Nella causale inserire nome e cognome, indirizzo ed e-mail del destinatario, specificando “Abbonamento annuale” e il riferimento alla promozione ABBONAMENTO ANNUALE 10 NUMERI + INSERTI: scuole, enti non profit, privati 35,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 45,00 euro ˜ sostenitore 60,00 euro ABBONAMENTO BIENNALE 20 NUMERI + INSERTI: scuole, enti non profit, privati 65,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 85,00 euro Per ulteriori informazioni, telefona dalle ore 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00 al numero 02.67199099, scrivi a info@valori.it o entra nel sito www.valori.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.