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Anno 10 numero 77. Marzo 2010. € 4,00
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
DANIEL ROSENTHAL / LAIF
Fotoreportage > L’Islanda dopo il crack
Dossier > Mentre i governi propongono riforme, c’è chi continua a guadagnare
Finanza da rifare
Finanza > Anteprima. Fondi armati d’Italia: tutte le grandi banche sono coinvolte Economia solidale > Social housing: la parte “buona” del piano casa Internazionale > Congo Brazzaville: quattro testate chiedono risposte Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.
| editoriale |
Sistema impermeabile
Regole urgenti di Giulio Sapelli
S
L’AUTORE Giulio Sapelli
Nato a Torino nel 1947. È professore di Storia economica all’Università di Milano. Ha insegnato alla London School of Economics e a Parigi, Barcellona, Buenos Aires, Praga, Berlino, Santiago del Cile, Rosario, Quito, Madrid, Lione, Vienna, South California, Sidney, New York. Ha pubblicato numerosi scritti sul capitalismo italiano, sulla patologia dei mercati e sulla crisi. L’ultimo è “Capitalismi. Crisi globale ed economia italiana”, Boroli editore 2009.
IAMO DI FRONTE AD UNA VERA E PROPRIA LOTTA DI CLASSE della super casta dei manager che non intende in alcun modo modificare il proprio sistema. Per questo è indispensabile intervenire rapidamente per ristabilire alcune regole fondamentali. L’impressione è quella che si stia consumando uno scontro vitale intorno alle proposte di Paul Volcker per reintrodurre il Glass Steagall Act, cioè la separazione tra banca commerciale e d’investimento. Non è un caso che molti amministratori delegati di grandi società finanziarie si siano dichiarati a favore dei provvedimenti fiscali proposti dall’amministrazione Obama: meglio pagare un’imposta sulla leva finanziaria, ma continuare a giocare con derivati e annessi, piuttosto che confrontarsi con nuove regole destinate a limitare il ricorso incontrollato alla finanza derivata. Personalmente nutro molte perplessità sul reale ruolo che possono svolgere nuove misure fiscali come deterrenti all’assunzione di rischi ed eccessi. L’assenza di interventi concreti per il ristabilimento di regole rischia di favorire provvedimenti demagogici e populisti come il tetto alla remunerazione dei manager delle società quotate, votato dal Senato della Repubblica che è irrealizzabile e potenzialmente contrario alla legge. Quello che mi inquieta è l’assenza sostanziale dell’Europa al tavolo del confronto sulle riforme: anche le proposte del Financial Stability Forum sembrano cadute nel nulla, mentre la Bce continua a inondarci di voluminosi rapporti che nulla dicono sulle indispensabili riforme. Manca un intervento forte dei leader europei, Sarkozy e Merkel in testa, che, dopo le dichiarazioni bellicose, sembrano più impegnati a salvare i campioni nazionali che a sostenere interventi realmente riformatori. Tornare al Glass Steagall Act significa ricordare l’origine del provvedimento varato nel 1933: il Congresso approvò una legge che imponeva la separatezza tra banche commerciali e attività d’investimento dopo che una commissione d’inchiesta parlamentare (il Pecora Commitee) aveva evidenziato le pesanti ripercussioni sui risparmiatori della vendita di titoli di società controllate dalle banche di cui erano clienti. Una vicenda assolutamente paragonabile, salvo lo sviluppo dell’ingegneria finanziaria, a quella che abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni. La legge rimase in vigore sino al 12 novembre 1999 quando il Congresso approvò il Gramm-Leach-Billey Act, dal nome dei due esponenti repubblicani che promossero la completa deregulation approvata dal Senato a forte maggioranza repubblicana. L’anno precedente l’abolizione del Glass Steagall il mercato dei mutui subprime negli Stati Uniti era pari al 5% dell’intero segmento dei mutui residenziali: nel 2007, anno dell’inizio della crisi, la quota dei subprime sul totale del mercato dei mutui residenziali era pari al 30%! Prestiti ad alto rischio che oltre a sostenere la bolla immobiliare hanno infettato, mediante cartolarizzazioni e Siv (le famigerate società veicolo create per nascondere i debiti dai bilanci delle grandi banche), l’intero sistema finanziario mondiale. Numeri che spiegano da soli gli effetti devastanti prodotti dalla deregulation, un vero e proprio assalto alla diligenza che andava fermato con il ristabilimento della separazione netta tra banche commerciali e attività d’investimento.
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Mensile di economia sociale,
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Anno 10 numero 77. Marzo 2010. € 4,00
finanza etica e sostenibilità
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Anno 10 numero 77. Marzo 2010. € 4,00
Mensile di economia sociale,
finanza etica e sostenibilità
MENSILE DE L L A CA R I TA S I TA L I A N A - ORGANISMO
il crack
23-02-2010
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Mensile di economia sociale,
il crack
PA S T O R A L E D ELLA CEI - A NNO XLIII - N U M E RO 1 - W W W. CA R I TA
> L’Islanda dopo Fotoreportage
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Anno 10 numero 77. Marzo 2010. € 4,00
marzo 2010 mensile
finanza etica e sostenibilità
> L’Islanda dopo Fotoreportage
S I TA L I A N A . I T
febbraio 2010
anno 10 numero 77 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005
il crack
Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci gnare continua a guada riforme, c’è chi
rifare Finanza da POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMEN TO
ngono e i governi propo Dossier > Mentr
e sono coinvolte casa le grandi banch i d’Italia: tutte g: la parte “buona” del piano te rima. Fondi armat e chiedono rispos le > Social housin Finanza > Antep Economia solida Brazzaville: quattro testat > Congo Internazionale - Contiene I.R.
e sono coinvolte casa le grandi banch i d’Italia: tutte g: la parte “buona” del piano te rima. Fondi armat e chiedono rispos le > Social housin Finanza > Antep Economia solida Brazzaville: quattro testat > Congo Internazionale - Contiene I.R.
e sono coinvolte casa le grandi banch i d’Italia: tutte g: la parte “buona” del piano te rima. Fondi armat e chiedono rispos le > Social housin Finanza > Antep Economia solida Brazzaville: quattro testat > Congo Internazionale - Contiene I.R.
comma 1, DCB Trento 4 n° 46) art. 1, in L. 27/02/200 353/2003 (conv. to postale - D.L. - Spedizione in abbonamen Poste Italiane S.p.A.
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Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava
gnare continua a guada riforme, c’è chi
rifare Finanza da
ngono e i governi propo Dossier > Mentr
comma 1, DCB Trento 4 n° 46) art. 1, in L. 27/02/200 353/2003 (conv. to postale - D.L. - Spedizione in abbonamen Poste Italiane S.p.A.
EUROPA UN CONTINENTE , UNA SFIDA LOTTA ALLE MAFIE
CON I BENI VANN O ALL’ASTA LEGA SUDAN LA SERBIA MALATI PACE CINQUE ANNI DOPO, CONQ LITÀ E SOLIDARIETÀ PSICHICI, MA PROT UISTA AGONISTI: LO STIGM FATICOSA A FA MENO PAUR A
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consiglio di amministrazione
fotoreportage. L’Islanda dopo il crack
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direzione generale
dossier. Finanza da rifare
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Diciotto mesi dopo: enormi costi, ma quali risultati? Quanto valgono le misure anti-crisi Quando la speculazione bussa alla porta L’evasione e i suoi derivati Da Keynes a Tobin. Transazioni finanziarie: più tasse per tutti Fondi sovrani: modello o strumento politico
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finanzaetica
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Fondi armati d’Italia. Tutte coinvolte le grandi banche Una nuova testa per Banca Etica. Le richieste dei soci Le Mag scrivono il loro Manifesto Una bio-fattoria da salvare. Quello che le banche non vedono
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economiasolidale
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Senza moneta. Il baratto nell’era dell’opulenza Housing sociale. La parte “buona” del piano casa Esempi da imitare: i sindaci vanno a scuola di virtù Dopo anni di silenzio una moltitudine dal basso
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lavanderia
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internazionale
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Cara Eni ti scrivo. Cinque domande sul Congo Il sale della Terra: i lavoratori venuti da lontano Stranieri in Italia, una fetta della nostra economia Brasile: alla Fiera di Santa Maria, capitale dell’economia solidale
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altrevoci
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indiceverde
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finanzaislamica
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Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@gmail.com) fotografie
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Islanda, 2009
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CAMPAGNA CARIT AS: DODICI MESI PER VINCERE LA MISERIA IN
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L’attivista politica Helga Bjoerk Magnusdottir e altri manifestanti protestano sotto una bufera di neve di fronte al Parlamento in Islanda, uno dei Paesi più duramente colpiti dalla crisi finanziaria globale. Sul cartello campeggia un appello: «Vogliamo che i ministri agiscano contro l’isolamento sociale. Ora».
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/ LAIF DANIEL ROSENTHAL
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/ LAIF DANIEL ROSENTHAL
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gnare continua a guada riforme, c’è chi
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N.46) ART.1 COMMA 2 DCB - ROMA
> L’Islanda dopo Fotoreportage
23-02-2010
DANIEL ROSENTHAL / LAIF
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23-02-2010
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Il dopo crisi
Tra pigs e fat cats di Alberto Berrini
L
A CRISI FINANZIARIA, CHE HA AVUTO L’EPICENTRO NEI SISTEMI BANCARI e che ha condotto alla prima recessione
“globale” del secondo dopoguerra, sembra in questi giorni spostarsi sugli Stati sovrani. Dal primo caso più circoscritto di Dubai alla Grecia e ora a Paesi economicamente più rilevanti come Portogallo e Spagna. Le cause scatenanti, che sono alla base di questa nuova crisi, non sono di per sé difficili da individuare. Innanzitutto i dati oggettivi riguardanti i conti pubblici, ossia l’ammontare elevato dei disavanzi, hanno determinato un aumento della percezione del “rischio debito” degli Stati, ovviamente a partire da quelli più “esposti” ed economicamente più deboli. L’utilizzo dell’acronimo P.I.G.S. (Portogallo, Italia – per alcuni Irlanda – Grecia e Spagna) non lascia dubbi su cosa pensino i “mercati finanziari” di queste nazioni. In secondo luogo l’esplosione del mercato dei bond (obbligazioni), in particolare di quelli societari, causato dall’eccessiva liquidità oggi presente nei sistemi finanziari, fa temere lo scoppio di una nuova bolla. Bisogna infine considerare uno scenario “macro” molto meno ottimistico (rispetto solo a pochi mesi fa) sulla ripresa economica che rende in prospettiva ancor più rilevante il peso dei debiti sui conti degli Stati. Ma questo è solo un lato della medaglia da cui interpretare le turbolenze finanziarie di queste settimane. L’altro lato, non certo meno rilevante del primo, è quello della speculazione trainata in primo luogo, ma non solo, dai tre big (Goldman Sachs, JP Morgan e Morgan Stanley) sopravvissuti alla crisi subprime, definiti, sempre per rimanere in tema di animali, Le banche, principali attrici dal presidente Barack Obama i Fat cats (gatti grassi) di Wall Street. della crisi, dopo essere Secondo Joseph Stiglitz (intervento alla Luiss del 04.02.2010): state salvate con iniezioni «È un paradosso. I governi hanno contratto molti debiti per salvare di denaro pubblico, fanno il sistema finanziario e le banche centrali tengono i tassi di interesse ora business speculando bassi per aiutarlo a riprendersi oltre che per favorire la ripresa. proprio sui debiti sovrani E la grande finanza che cosa fa? Usa i tassi per speculare contro i governi indebitati. Riescono a far denaro sul disastro che loro stessi hanno creato». In effetti l’esposizione dei governi occidentali verso il sistema bancario è aumentata ancora rispetto a fine 2008, soprattutto in Europa, nonostante molti istituti abbiano iniziato a restituire i fondi ricevuti. Tale esposizione, che rimane tuttora a livelli stratosferici, è stimata in circa 2.426 miliardi di euro (1.398 per gli Usa, 1.028 per l’Europa). La scommessa che muove la speculazione è che i sottoscrittori di obbligazioni statali possano orientarsi all’acquisto dei titoli “più forti” e possano lasciare scoperti quelli dei Paesi più deboli e ovviamente guadagnare sull’inevitabile oscillazione dei prezzi dei titoli oggetto della speculazione. A questo punto, continua Stiglitz: «I governi varano misure di austerità per ridurre l’indebitamento. (…) La gente comune perde ancora di più, la grande finanza guadagna ancora di più». In breve l’aggiustamento della situazione economica è ancora una volta pagato dai ceti più deboli. Agendo in questo modo si subisce la logica perversa dei mercati finanziari che attendono (speriamo!) una stringente regolamentazione. Servono viceversa interventi di tipo espansivo, ovviamente coordinarti e finanziariamente sostenuti a livello europeo (eurobond). Servono interventi in infrastrutture, ambiente ed energia che facciano ripartire l’economia su basi solide. L’alternativa è una ripresa, se ci sarà, con meno welfare e disoccupazione di massa. Come ha dichiarato Paul Krugman commentando il dibattito sul deficit Usa: «La politica sta guardando nella direzione sbagliata e a pagarne il prezzo saranno milioni di americani».
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> L’Islanda dopo il crack foto di Daniel Rosenthal / Laif
Era il luogo in cui “non succedeva mai niente”, un’utopia, un Paese perfetto. Travolta dai sogni di gloria del suo sistema finanziario, l’Islanda è collassata su se stessa conoscendo il dramma della bancarotta nazionale. Ha scommesso su uno sviluppo costruito sulla finanza sregolata. E ha perso. La sua storia è la storia della crisi.
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DANIEL ROSENTHAL / LAIF
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on molto tempo fa, sorseggiando un caffè in un bar di Reykjavík, lo scrittore Arnaldur Indridason ripensò allo scetticismo che lo aveva circondato agli albori della carriera. «Quando iniziai – confessò all’inviato del Guardian Nicholas Wroe – la gente diceva che non avrei avuto nulla da scrivere perché qui, in Islanda, non succede mai niente». Quando l’intervista uscì, nel giugno del 2006, i pregiudizi erano ancora molto diffusi. L’idea che un autore con il gusto del macabro potesse ambientare con successo le sue storie in quella tranquilla isola felice appariva a molti un vero azzardo letterario. L’Islanda svettava nella classifica mondiale della libertà di stampa e vantava il più elevato indice di sviluppo umano del Pianeta. Più che una virtuosa democrazia avanzata, il Paese sembrava un’utopia vivente, una nazione talmente “unica” da non potersi mescolare con il resto del mondo. Eppure, luoghi comuni a parte, quelli erano davvero anni frenetici. Infaticabili internauti, gli islandesi si facevano conoscere al resto del mondo. La musica di Bjork e dei Sigur Rós spopolava da tempo in Europa e negli Stati Uniti, le distanze geografiche quasi si annullavano. E, mentre l’isola diventava sempre più trendy, le tre grandi banche del Paese si lanciavano con entusiasmo nel calderone della finanza mondiale. Un successo annunciato, si diceva. A due anni di distanza dall’incontro tra Indridason e Wroe il Paese era al collasso. Kaupthing, Landsbanki e Glitnir, le tre major finanziarie di Reykjavík, stavano affogando in un oceano di titoli tossici, acquistati grazie a un disinvolto indebitamento. Il loro valore nominale superava di dodici volte il Prodotto interno lordo dell’isola. Il che significava che lo Stato non poteva coprire le perdite. Dalle estremità dei fiordi alle profondità dei geyser la crisi aveva invaso la nazione conducendola alla bancarotta. L’ex “non luogo” era ormai un Paese “normale” a tutti gli effetti. Non sembrava nemmeno più la depressa Gran Bretagna. Assomigliava all’Argentina. La smania di crescita e l’illusione di un indebitamento sostenibile all’infinito l’avevano reso una vittima del collasso globale. Ma anche un esempio emblematico della grande crisi. Dal Fondo monetario internazionale fino alle Isole Fær Øer in molti hanno portato il proprio soccorso, ma non tutti si sono dimostrati indulgenti e comprensivi. I governi di Londra e L’Aia hanno concesso all’Islanda un prestito temporaneo da 3,8 miliardi di euro per rimborsare i correntisti britannici e olandesi messi nei guai dalle banche di Reykjavík. Per restituire successivamente il prestito, l’Islanda dovrà farsi carico di un interesse particolarmente alto (il 5,5%). Il 6 marzo i cittdini sottoporranno la legge di risarcimento a referendum popolare. Matteo Cavallito
L’AUTORE Daniel Rosenthal, nato nel 1973 a Berlino, dove vive tutt’ora. Dopo aver conseguito il diploma in photodesign alla Lette-School di Berlino, ha lavorato come fotoreporter per diversi quotidiani. In seguito ha studiato fotogiornalismo al College of Communication di Londra. Da allora si è specializzato
in fotografia da reportage per una vasta gamma di clienti nazionali e internazionali fornendo la copertura di immagini per notizie, questioni sociali e singoli progetti in tutto il mondo. I suoi lavori sono stati pubblicati da Geo, Stern, de Volkskrant, Chrismon, Greenpeace Magazine, Focus, Profil, Sunday Times Magazine,
Independent Saturday Magazine, Vrij Nederland e altri. Daniel Rosenthal è un collaboratore fisso del noto quotidiano olandese de Volkskrant. Le sue fotografie sono esposte a Londra, New York e Berlino. Ha pubblicato “Mitten am Rand”, un libro fotografico sulla condizione drammatica dei bambini di strada a Berlino. Dal 2008 è rappresentato da Laif.
Reykjavík. Spuntino notturno nel celebre chiosco di hot dog Baejarins Beztu. L’Islanda ha detto addio ad altri panini famosi, quelli di McDonald’s. La multinazionale statunitense ha lasciato il Paese lo scorso ottobre a causa del collasso della corona nei confronti di euro e dollaro. La legge impone infatti di acquistare la materia prima all’estero, con costi altissimi.
Islanda, 2009
> L’Islanda dopo il crack
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DANIEL ROSENTHAL / LAIF
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Nella foto grande, il supermercato Bonus, nella città di Hveragerdi, uno dei più economici in Islanda. Con la crisi ha visto motiplicarsi i clienti. I prezzi in tutto il paese sono aumentati fino al 30%, mentre i salari sono rimasti fermi. Sopra, un’anziana coppia che acquista scarpe in un negozio che vende abbigliamento di secona mano, a Kolaportid; sotto, una donna fruga in un cestino dei rifiuti nel centro di Reykjavík. Un fenomeno sconosciuto prima della crisi.
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DANIEL ROSENTHAL / LAIF
| fotoreportage |
Bagnanti nella famosa piscina con acqua termale geotermica, Blue Lagoon nella penisola di Reykjanes, a sud-ovest dell’Islanda.
Islanda, 2009
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DANIEL ROSENTHAL / LAIF
| fotoreportage |
Nella foto grande, due carrozzine davanti a un bar alla moda a Bankastraeti, una delle vie principali di Reykjavík. Geir Gunnlaugsson, direttore della sanità pubblica islandese, a gennaio ha dichiarato che i più colpiti dalla crisi economica che si sta abbatendo sul Paese sono i bambini. Le agenzie di tutela dei minori, che gestiscono dai maltrattamenti alla salute mentale, sono in allerta. Sopra, una tipica chiesetta del 1857 a Krýsuvík nella penisola di Reykjanes a sud-ovest dell’Islanda. Una casa in costruzione a Helgafell, Mosfellsbaer, un sobborgo di Reykjavík. Il settore edilizio è stato il primo a subire le conseguenze del crollo del sistema bancario nazionale che ha spinto l’Islanda sull’orlo della bancarotta.
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DANIEL ROSENTHAL / LAIF
dossier a cura di Andrea Barolini, Matteo Cavallito, Mauro Meggiolaro
Diciotto mesi dopo: enormi costi, ma quali risultati? >18 Quanto valgono le misure anticrisi >19 Quando la speculazione bussa alla porta >20 L’evasione e i suoi derivati >22 Transazioni finanziarie: più tasse per tutti >24 Fondi sovrani: modello o strumento politico >26
Per le strade di Reykjavík, la capitale dell’Islanda. Il Paese è tra le vittime della crisi finanziaria scoppiata nell’estate del 2008. Kaupthing, Landsbanki e Glitnir, le tre major finanziarie islandesi, sono affogate in un oceano di titoli tossici, portando il Paese alla “bancarotta”.
Islanda, 2009
Post crisi
Finanza al bivio Nuova era o vecchi vizi I progetti di riforma dividono i governi. A guadagnarci sono i soliti noti: speculatori ed evasori. Mentre il mondo discute, il fondo sovrano norvegese si arricchisce. Con responsabilità | 16 | valori |
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| dossier | finanza da rifare |
| dossier | finanza da rifare |
Diciotto mesi dopo: enormi costi, ma quali risultati?
GLI STIMOLI FISCALI SOTTO LA LENTE
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SALVATAGGI, ACQUISIZIONI, PRESTITI: QUANTO VALGONO LE MISURE ANTICRISI
QUOTE DEI PROVVEDIMENTI ADOTTATI NEL 2009 SPESA PUBBLICA E TRASFERIMENTI TAGLI AL COSTO DEL LAVORO TAGLI AL COSTO DEL DENATO
ARGENTINA
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INVESTIMENTI TAGLI ALLE TASSE SUI CONSUMI ALTRE MISURE 75
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AUTRALIA BRASILE CANADA CINA FRANCIA
di Andrea Barolini e Matteo Cavallito
Barack Obama e Nicolas Sarkozy, due protagonisti dei tentativi di riforma del sistema finanziario globale.
È
GERMANIA
passato un anno e mezzo dal fallimento del colosso Lehman
INDIA
Brothers. Quel giorno, il 15 settembre del 2008, cominciava la cri-
INDONESIA
si. O, per meglio dire, cominciava la vera percezione del collasso. Da allora decine di governi in tutto il mondo si sono mobilitati per reagire. Un’opera
ITALIA
mastodontica fatta di tre fasi: primo, salvare il salvabile (con gigantesche
GIAPPONE
iniezioni di capitali, garanzie su assets e depositi bancari, salvataggi d’emergenza); secondo, stimolare la ripresa (con politiche monetarie e fiscali espanFONTE: FMI, THE CASE FOR GLOBAL FISCAL STIMULUS, 2009
sive); terzo, scongiurare una nuova crisi (con nuove regole). GLI EFFETTI SULLA CRESCITA DEGLI STIMOLI FISCALI NEL 2009 E NEL 2010 (DEVIAZIONE IN %) TUTTI
USA
AREA EURO
GIAPPONE
ASIA EMERG.
ROW
1,4 1,5 0,9 1,1 2,1 1,0
0,5 1,3 0,2 0,2 0,6 0,3
0,2 0,0 0,5 0,0 0,1 0,1
0,1 0,0 0,0 0,7 0,1 0,0
0,4 0,1 0,1 0,1 1,3 0,2
0,2 0,1 0,1 0,0 0,1 0,4
0,7 1,5 0,3 0,4 0,2 0,6
0,9 1,4 0,5 0,5 1,1 0,7
– 0,0 0,0 – 0,2 0,0 0,0 0,0
0,0 0,0 0,0 – 0,2 0,0 0,0
– 0,2 0,0 0,0 – 0,0 – 0,9 – 0,0
– 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 – 0,1
EFFETTI SULLA CRESCITA NEL 2009
MONDO STATI UNITI AREA EURO GIAPPONE ASIA EMERGENTE ALTRI PAESI EFFETTI SULLA CRESCITA NEL 2010
MONDO STATI UNITI AREA EURO GIAPPONE ASIA EMERGENTE ALTRI PAESI
Dopo aver tamponato le falle della crisi i governi pensano a nuove regole. Ma non c’è unità di intenti. E i mercati sono nuovamente assaliti dalle cattivi abitudini | 18 | valori |
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I primi due momenti hanno generato un costo che non trova precedenti dai tempi della Grande Depressione degli anni ’30: il Pianeta, ha sottolineato il Fondo monetario internazionale (vedi TABELLA ), ha sborsato, complessivamente, 13.620 miliardi di dollari. Una cifra che pesa. Nei prossimi cinque anni il rapporto debito/Pil dei Paesi avanzati del G20 passerà dal 101 al 121% stressando i conti come mai prima d’ora. «Per risistemarli, questi Paesi dovranno perseguire politiche impopolari, aumentando la pressione fiscale, riducendo la spesa pubblica e agendo sui tassi di interesse, rischiando anche di creare inflazione», sottolinea Edoardo Reviglio, direttore dell’Ufficio Studi e Strategie della Cassa Depositi e Prestiti e docente dell’International University College di Torino (Iuc). Ma dove qualcuno vede un problema, si sa, qualcun altro scruta un buon affare. È il caso degli speculatori che ai bond e alle azioni preferiscono i credit default swaps (Cds), i micidiali derivati che assicurano dall’eventualità del fallimento. Tirano la volata del rischio e guadagnano sull’impennata degli spread alimentando un mercato tornato a crescere dopo oltre un anno. Ai numeri della ripresa “contribuiscono” anche loro.
COREA MESICO RUSSIA ARABIA SAUDITA SUD AFRICA TURCHIA REGNO UNITO STATI UNITI
Il futuro delle riforme La “terza fase” è appena cominciata. «Obama, Tremonti e Sarkozy – spiega Edoardo Reviglio, che lo scorso anno aveva coordinato il gruppo di lavoro italiano sui Global Legal Standard – hanno rilasciato dichiarazioni molto forti sulla necessità delle riforme finanziarie e sul fronte di politiche di lungo periodo, attraverso investimenti e incentivi per l’ambiente, le infrastrutture, il capitale umano e sociale». Gli Usa impongono alle banche una
QUALI SONO I PAESI CHE HANNO PAGATO il prezzo più caro per la crisi? E quali dei tanti sforzi profusi in questi diciotto mesi sono stati più efficaci? Rispondere non è facile, soprattutto per la complessità e l’eterogeneità delle misure adottate. Ma alcune somme possono ormai essere tirate. La prima, macroscopica divisione è tra economie avanzate ed emergenti: sono le prime ad aver sborsato, nettamente, più capitali (11.925 miliardi di euro contro 1.695). In rapporto al prodotto interno lordo del 2008 (vedi TABELLA 1 ), negli Usa si è speso il 5,2% per far fronte alle iniezioni di capitali, l’1,5% per l’acquisto di asset da parte del Tesoro e il 10,6% per ottemperare alle garanzie (ad esempio sui depositi bancari). La Federal Reserve, inoltre, ha garantito liquidità per l‘8,1% del Pil. In Europa, la Bce ha stanziato una cifra pari all‘8,5% (sempre in rapporto al Pil) e sforzi ancora maggiori sono stati compiuti, ad esempio, da Bank of England (che ha dovuto salvare Lloyds e Barclays) e Norges Bank (la Norvegia ha dovuto parare il duro colpo dei bad loans provenienti dalle Repubbliche baltiche). In Asia, la Banca del Popolo cinese ha garantito un flusso di capitali pari al 22,5% del Pil. Un altro rapporto (How to Stop a Herd of Running Bears, Fmi, 2009) ha invece calcolato il numero di provvedimenti in funzione della tipologia, verificando come la maggior parte delle misure prese siano state concentrate nel settore finanziario (38%), seguite dai salvataggi bancari (23%) e dalle manovre tese a garantire liquidità (19%). Il tutto per fronteggiare perdite globali (per il periodo 2007-2010) pari a 3.400 miliardi di dollari. Il recente studio The Case for Global Fiscal Stimulus del Fondo monetario internazionale ha poi tentato di fornire una misura dell’impatto che questa imponente mole di provvedimenti ha avuto (o avrà) in concreto sull’economia globale. Ancora una volta il parametro di riferimento è il Prodotto interno lordo. Complessivamente (ovvero considerando gli effetti, in ciascuna realtà, di tutte le politiche adottate nel Pianeta), l’impatto dei piani adottati dopo lo scoppio della crisi sul Pil mondiale dovrebbe tradursi - rispetto ad un ipotetico punto zero posto all’inizio dello scorso anno - in un +1,4% per il 2009. Cifra che, però, si dimezzerà quest’anno. Tuttavia il calo non dipenderà dagli Usa ma soprattutto dalle performance non brillanti dell’area-euro e delle economie asiatiche (vedi TABELLA ). Se si verifica invece quale sia il peso delle manovre statunitensi sul resto del mondo, ci si rende conto che l’effetto sarà comunque significativo: per i Paesi dell’euro varrà un +0,5% nel 2010. Diversamente, i provvedimenti adottati in Europa, Giappone e nel resto del mondo, avranno ricadute quasi solo “domestiche”. Nel complesso, dunque, la crisi attuale si conferma come una vera tempesta. I programmi di supporto attuati da governi e banche centrali di tutto il mondo (riferisce l’analisi Responding to Banking Crises: Lessons from Cross-Country Evidence, Fmi, 2010) valgono il 74% del Pil inglese, il 73% di quello americano e il 18% di quello dell’Eurozona. Andrea Barolini smobilitazione da hedge funds e private equity e, così come il Giappone, prospettano una centralizzazione del mercato dei derivati attraverso le clearing houses. Francia, Germania e Gran Bretagna rispolverano la vecchia idea dell’imposta sulle transazioni per frenare gli speculatori e ridare ossigeno alle casse statali. Due sembrano essere i concetti fondamentali. Il primo è la validità delle regole su scala globale: nessuno può accettare di imporre leggi locali provocando la fu-
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Giulio Tremonti.
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Quando la speculazione bussa alla porta
Tassi vicini allo zero, economia “stimolata” e in ripresa. Per gli speculatori è di nuovo tempo di grandi affari.
S
CHARLES DICKENS la scena si svolgerebbe probabilmente in qualche loft della City. Sulla capitale inglese, così come a Tokyo, Francoforte e Wall Street, spirerebbe un vento gelido. Un operatore di Borsa si desterebbe dal di Matteo Cavallito sonno, aprirebbe la porta di casa e, scrutando un ribollire di bolle speculative, domanderebbe al fantasma della crisi passata: “Siete voi lo Spirito la cui visita ci era stata predetta?”. E FOSSIMO IN UN ROMANZO DI
Borse in rialzo La profezia, in quel caso, non sarebbe altro che l’inquietante tesi presentata a gennaio dall’Economist. In una ripresa globale largamente alimentata dagli stimoli del capitale pubblico, ha sostenuto il settimanale britannico, il mantenimento di tassi d’interesse prossimi allo zero apre la strada a nuove (e vecchie) bolle speculative. È il ritorno dello “spirito del passato” con la sua crescita incontrollata del valore degli assets già vista prima della crisi. Ma è anche - e qui sta la beffa - un’inevitabile conseguenza del piano di rilancio. Gli operatori ottengono credito a basso costo e investono denaro liquido nel mercato trovando (e alimentando) rendimenti crescenti. L’indice azionario nei mercati consolidati (Msci) è cresciuto del 70% rispetto al marzo scorso mentre le borse di Cina, Brasile e Indonesia che hanno visto il proprio valore più che raddoppiare nello spazio
La ripresa non è sostenibile. Lo dimostra il mercato dei Cds, che ora hanno nel mirino i crescenti debiti sovrani | 20 | valori |
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di un anno. Una crescita “vera”? Secondo l’Economist decisamente no. Il mercato azionario statunitense sarebbe sopravvalutato del 50%, le Borse degli emergenti, al tempo stesso, sarebbero gonfiate dal carry trade (il trasferimento delle valute negli ambienti più redditizi). Inevitabile, per i più “previdenti”, pensare a una possibile ondata di default: Bank of America e Morgan Stanley starebbero già invitando la propria clientela ad acquistare derivati assicurativi contro il rischio fallimento nel settore corporate: invece di comprare azioni, gli operatori puntano al ribasso acquistando quei credit default swaps (Cds) il cui mercato è tornato a crescere dopo oltre un anno. Nell’ultimo trimestre, sottolinea Bloomberg, il valore di queste “scommesse” ha raggiunto i 1.200 miliardi di dollari.
Conti pubblici in rosso Noti speculatori di prima categoria, i Cds stanno risorgendo soprattutto nel mercato dei debiti sovrani dove la crescita del loro nozionale (+14,2% sulle obbligazioni di 54 diversi Paesi) è cinque volte superiore rispetto a quella registrata nel settore privato. Il motivo? Il deterioramento dei conti pubblici (vedi tabella 4) e l’espansione di un mercato fatto di obbligazioni sempre più redditizie. Il costo medio dei derivati a protezione dei debiti pubblici (ovvero il rendimento di chi li emette) è cresciuto così tanto da superare per la prima volta quello dei Cds corporate. Per assicurare 10 milioni di dollari di debito sovrano, oggi, servono mediamente 840 mila dollari contro gli 820 per lo stesso capitale nel comparto privato. Nella classifica per ammontare di debito “coperto”, gli Stati sovrastano le imprese (vedi tabella 5). Secondo l’economista di Ubs George Magnus “lo spettro del default sovrano ha fatto ritorno nei Paesi più ric-
INIEZIONI DI CAPITALE
ACQUISTO DI ASSET E PRESTITI DEL TESORO
GARANZIE
LIQUIDITA’ DALLE BANCHE CENTRALI
ALTRI FINANZIAMENTI GOVERNATIVI
TOTALE
2,2 3,4 1.160 0 22
2,7 4,1 1.436 0,3 38
8,8 13,9 4.638 0,1 7
9,7 7,6 2.804 13,5 1.581
3,7 5,7 1.887 0,4 47
11.925 1.695 13.620
I COSTI DELLA CRISI IN PERCENTUALE SUL PIL PAESE PER PAESE INIEZIONI DI CAPITALE
ACQUISTO DI ASSET E PRESTITI DEL TESORO
GARANZIE
LIQUIDITA’ DALLE BANCHE CENTRALI
ALTRI FINANZIAMENTI GOVERNATIVI
AMERICA DEL NORD CANADA STATI UNITI
0 5,2
10,9 1,5
13,5 10,6
1,5 8,1
10,9 6,9
EUROPA OCCIDENTALE AUSTRIA BELGIO FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA ITALIA OLANDA NORVEGIA PORTOGALLO SPAGNA SVEZIA SVIZZERA REGNO UNITO BANCA CENTRALE EUROPEA
5,3 4,8 1,4 3,8 2,1 5,9 0,6 3,4 2 2,4 0,8 1,6 1,1 3,9 -
0 0 1,3 0,4 3,3 0 0 11,2 15,8 0 3,9 4,8 0 13,8 -
30,1 26,4 16,4 18 6,2 198,1 0 33,6 0 12 15,8 47,5 0 53,2 -
21 13,9 24,9 19 8,5
8,9 4,8 1,6 3,7 5,4 5,9 0,6 14,6 15,8 2,4 4,6 5,2 1,1 20 -
ASIA E PACIFICO AUSTRALIA GIAPPONE COREA DEL SUD
0 2,4 2,3
0,7 11,4 5,5
8,8 7,3 14,5
1,9 6,5
0,7 0,8 0,8
ECONOMIE EMERGENTI ARGENTINA BRASILE CINA INDIA INDONESIA UNGHERIA POLONIA RUSSIA ARABIA SAUDITA TURCHIA
0 0 0 0,4 0 1,1 0 1,2 0 0
0,9 0,8 0 0 0 2,4 0 1,2 1,2 0,3
0 0 0 0 0,1 1,1 3,2 0,5 N.P. 0
5,4 10,8 22,5 8,3 1,2 13,6 5,4 11,6 30,6 3,7
0,9 0 0 0,4 0,1 3,5 0 2,3 1,2 0
chi”. Altri analisti escludono la bancarotta, ma ciò non significa che la speculazione non troverà spazio. Per Francesco Previtera, capo divisione ricerca di Banca Akros: «in caso di attacco speculativo l’Italia non sarebbe risparmiata».
Mattoni e materie prime La speculazione, intanto, dilaga un po’ ovunque. I metalli diventano sempre più pesanti: il prezzo dei derivati futures sul rame è passato da poco più di 3.000 a quasi 7.500 dollari la tonnellata nel corso del 2009. L’oro vive ormai stabilmente sopra i mille dollari per oncia, ma potrebbe raggiungere in futuro vette più alte soprattutto se il carry trade dovesse indebolire ulteriormente il dollaro. In un’intervista all’agenzia Reuters, il direttore di Bedlam Asset Management,
PAESE
USA GIAPPONE ITALIA GERMANIA FRANCIA UK CINA BRASILE INDIA MESSICO RUSSIA G-20
DEBITO/PIL 2009
DEBITO/PIL 2014
84,8 218 115,3 78,7 78 68,7 20,2 68,5 84,7 47,8 7,2 101,8
108 245 128,5 89,3 96,3 98,3 20 58,8 78,6 44,3 7,2 121,7
I DEBITI COPERTI DA DERIVATI SOGGETTO
NOZIONALE (IN MLD DI DOLLARI)
ITALIA SPAGNA GERMANIA BRASILE PRESTITI BANCARI (LOANS) GENERAL ELECTRIC AUSTRIA PORTOGALLO FRANCIA GRECIA BANK OF AMERICA DEUTSCHE BANK MESSICO REP. D’IRLANDA JP MORGAN BELGIO WELLS FARGO TURCHIA GOLDMAN SACHS BERKSHIRE HATHAWAY
25,05 14,50 12,71 11,61 11,60 10,26 9,61 9,37 9,30 8,54 6,44 6,20 6,14 6,00 5,99 5,80 5,52 5,51 5,51 5,14
FONTE: FMI, THE STATE OF PUBLIC FINANCES CROSS-COUNTRY FISCAL MONITOR, NOVEMBRE 2009
G-20 ECONOMIE AVANZATE (in miliardi di dollari) ECONOMIE EMERGENTI (in miliardi di dollari)
L’EVOLUZIONE DEL DEBITO (IN % SUL PIL)
FONTE: THE WALL STREET JOURNAL, 2 FEBBRAIO 2010
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I COSTI DELLA CRISI IN PERCENTUALE SUL PIL
FONTE: FMI, THE STATE OF PUBLIC FINANCES CROSS-COUNTRY FISCAL MONITOR, 11/2009
ga degli investitori verso i paradisi normativi. Sarebbe un suicidio con i contorni della beffa. Il secondo è la trasparenza, una caratteristica che manca tuttora a molti grandi attori finanziari. Dalle società di private equity, che evitano la pubblicità “ristrutturando” con profitto e massacrando con discrezione, al fondo sovrano cinese che nasconde il suo portafoglio titoli e reinveste i suoi capitali nelle terre più ricche e corrotte dell’Africa. A fare eccezione il fondo pensione del governo norvegese (vedi ARTICOLO a pag. 26), che gestisce un patrimonio di 455 miliardi di dollari e affida la sua gestione a un comitato etico. Da anni ha escluso dal suo portafoglio le aziende che producono armi, danneggiano l’ambiente, pasteggiano con i regimi dittatoriali o violano i diritti dei lavoratori e, nel 2009, ha iniziato a investire nella sostenibilità ambientale. Mentre l’Ocse discute, forse, qualcuno ha già tracciato la strada.
FONTE: FMI, THE STATE OF PUBLIC FINANCES CROSS-COUNTRY FISCAL MONITOR, 11/2009
| dossier | finanza da rifare |
DANIEL ROSENTHAL / LAIF
| dossier | finanza da rifare |
Nella pagina a fianco, alcuni islandesi escono da un cinema dopo aver visto il documentario “Dio benedica l’Islanda”, il cui titolo ricorda una frase del primo ministro Geir Haarde, pronunciata quando all’indomani dello scoppio della crisi. Si tratta di un film molto popolare che racconta la storia della recessione economica del Paese, dal suo inizio fino ad oggi.
Islanda, 2009
Jonathan Compton, ha individuato la causa della speculazione sulle commodities, manco a dirlo, nei bassi tassi di interesse. A preoccupare gli analisti, però, c’è soprattutto il settore immobiliare. Secondo l’Economist i prezzi delle abitazioni sarebbero tuttora gonfiati del 30% in Gran Bretagna e addirittura del 50% in Spagna, Australia e Hong Kong. «Nelle economie più sviluppate forse no ma in altre aree il rischio di una bolla immobiliare esiste», spiega un analista di Borsa Italiana. La Cina resta ovviamente l’osservato speciale: il costo del mattone a Shanghai e Pechino è raddoppiato in meno di 4 anni, le vendite nel settore sono cresciute del 75,5% nel solo 2009. A fine gennaio tre delle principali banche cinesi hanno sospeso la concessione di prestiti. Scontato che a determinare la decisione ci sia stato il timore di un eccesso di credito facile. Una storia già sentita.
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| dossier | finanza da rifare |
| dossier | finanza da rifare |
ALL’INDOMANI DELLA CRISI, e soprattutto del collasso clamoroso del colosso bancario americano Lehman Brothers, quasi tutti i regolatori internazionali si sono interrogati sulla solidità degli istituti di credito. Le domande si sono concentrate soprattutto sui requisiti minimi di capitalizzazione, come ad esempio il “Tier 1 ratio”, ovvero il rapporto tra il patrimonio di base e le attività di rischio ponderate. Molti degli stress test effettuati prima negli Usa e poi in altre nazioni miravano proprio a capire quale fosse un livello di capitalizzazione “sicuro”, in grado di fronteggiare eventuali crisi future. Così, ad ottobre scorso, la Financial Services Authority, l’organismo di vigilanza inglese, ha annunciato di voler concentrare la propria attenzione sui rischi posti dai grandi istituti finanziari. Allo stesso modo, in Svizzera si sta valutando l’ipotesi di chiedere ai due colossi UBS e Credit Suisse di triplicare la quantità di denaro accantonato in rapporto ai depositi. Stessa politica in India: «Migliorare la patrimonializzazione è un’importante antidoto contro i rischi sistemici», ha affermato il governatore Duvvuri Subbarao. Ma i capital ratios possono fungere anche da strumenti anti-speculazione. È il caso della Cina. Il governatore della banca centrale, Zhou Xiaochuan, ha spiegato che i ratios sono uno strumento che sarà utilizzato per evitare la crescita di bolle speculative. Se le banche sono costrette ad accantonare cifre superiori, infatti, limiteranno di fatto l’erogazione di credito a cittadini ed imprese. Evitando di alimentare eccessivamente economie già in netta crescita: «I reserve-ratios saranno probabilmente i principali strumenti utilizzati per combattere le speculazioni», ha confermato all’agenzia Bloomberg Alistair Chan, economista di Moody’s Economy. A. B.
Il concerto con il quale la band islandese Discord ha detto addio al Cafe Hljomalind, nel centro di Reykjavik. Il locale ha chiuso i battenti sotto i colpi della crisi.
Islanda, 2009
DANIEL ROSENTHAL / LAIF
SICUREZZA E SPECULAZIONI, UNA SOLUZIONE PASSA PER I CAPITAL RATIOS
L’evasione e i suoi derivati
Equity e total return swap ora servono anche per evadere le tasse. Aperta un’inchiesta a Milano.
F
UTURES, OPTIONS, SWAPS.
In una parola “derivati”. Strumenti finanziari che vengono contrattati da 160 anni e che, almeno nelle intenzioni originarie, dovrebbero servire per tutelarsi dai rischi dovuti ad oscillazioni improvvise dei prezzi di materie prime, di Mauro Meggiolaro dei tassi di interesse o dei cambi. I contratti derivati permettono, per esempio, di fissare oggi il prezzo a cui si intende comprare o vendere grano, metalli o titoli azionari in un tempo futuro. Basta depositare un margine di garanzia, molto più piccolo del “sottostante” (il valore totale per il quale mi assicuro) e il gioco è fatto. In realtà, negli ultimi venti anni, i derivati sono stati sempre di più usati a scopi speculativi, non tanto co-
me “copertura” dai rischi, ma come scommesse pure e semplici sugli stessi rischi. Sfruttando il cosiddetto “effetto leva”: depositando, per esempio, un margine di garanzia pari a 10, posso “giocare” con un sottostante (grano, petrolio, azioni, ecc.) che ha un valore di 100 o 1.000. Se vinco porto a casa guadagni stratosferici, anche cento, mille volte superiori al margine che ho depositato. Se invece mi va male, le perdite possono essere pesantissime. Non è un caso che proprio gli strumenti derivati e, in particolare, i famigerati over the counter derivatives, siano stati riconosciuti come una delle principali cause dell’attuale crisi finanziaria, innescata dalla bomba dei subprime nell’agosto del 2007.
TREMANO ANCHE LE BANCHE ITALIANE
Nascosti dietro a uno swap
I “DERIVATI DELL’EVASIONE” hanno contagiato anche le banche italiane. “Nel primo mattino di lunedì 26 ottobre - come riportato dal quotidiano Il Fatto - le sedi milanesi di Banca Popolare di Milano, Banca Aletti e Dresdner hanno ricevuto la visita improvvisa di Guardia di finanza e Agenzia delle entrate”. Cercavano le prove cartacee e informatiche del cosiddetto tax trading, ovvero quella massa di derivati con i quali le banche italiane avrebbero abbattuto l’imponibile fiscale tra il 2001 e il 2007. Un giro di transazioni internazionali attraverso le quali, secondo l’ipotesi degli inquirenti, sarebbero stati sottratti al Fisco oltre tre miliardi di euro. In piazza Meda, sede della Bpm, i finanzieri si sono presentati con un ordine di esibizione documenti firmato dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo. Ne sono usciti a tarda sera con un bel pacco di contratti, e-mail e corrispondenza interna. Gli strumenti finanziari su cui si sta indagando sono derivati su obbligazioni che, giocando sul divieto di doppia imposizione, staccavano cedole prefissate e pagavano una ritenuta alla fonte a Londra, in Lussemburgo o a Francoforte, per evitare l'imposizione italiana. La Procura milanese sta procedendo per truffa aggravata ai danni dello Stato e dichiarazioni fiscalmente infedeli. L’indagine è delicatissima perché coinvolge tutte le principali banche, a cominciare da Intesa, Unicredit, Antonveneta, Carige, Montepaschi, Bpm e Banco Popolare di Vicenza. Presto, per i maggiori banchieri italiani, potrebbero arrivare sgradite sorprese.
Ora che la tempesta sembra essersi placata, le banche sono tornate a giocare con i derivati in grande stile, avvicinandosi ai livelli di contrattazione pre-crisi. Per fare cassa e ingrossare i bilanci sgonfiati dalle svalutazioni tutti i mezzi sono buoni. E la necessità aguzza l’ingegno. Accanto ai derivati di copertura e a quelli a fini puramente speculativi, ha preso piede una serie di strumenti che, con la scusa di proteggere gli investitori dai rischi dei mercati, aiutano in realtà a pagare meno tasse. O a non pagarle proprio. Se n’è accorto l’Internal Revenue Service (Irs), l’agenzia delle entrate degli Stati Uniti, che alla fine di gennaio ha iniziato a investigare sull’uso disinvolto di un tipo particolare di derivati, gli equity swap, che, secondo l’Irs, “potrebbero aiutare le banche a non
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pagare miliardi di dollari di tasse sui dividendi azionari”. Gli equity swap permetterebbero, infatti, di avere tutti i vantaggi che derivano dal possesso di azioni, compreso quindi l’incasso dei dividendi, senza però essere formalmente proprietari dei titoli. E, quindi, senza essere tenuti a pagare le tasse sui dividendi intascati. Tipicamente un equity swap coinvolge come controparti un fondo speculativo (hedge) e una grande banca. Il fondo hedge può decidere ad esempio di comprare uno swap sulle azioni di General Electric. Grazie allo swap le azioni rimangono in carico alla banca, ma se il titolo aumenta di valore o stacca un dividendo, la banca si impegna a versare i guadagni al fondo; mentre, se il titolo perde, è il fondo che si impegna a rimborsare le perdite alla banca. In questo modo l’hedge fund intasca i dividendi e le plusvalenze, ma non paga tasse, perché formalmente il proprietario del titolo rimane la banca. Anche quest’ultima però ci guadagna: visto che le azioni non passano di mano, i big di Wall Street riescono a risparmiare un buon 30% di tasse, che sarebbero connesse a un’eventuale transazione.
Punizione per Citigroup L’Irs stima che il valore totale degli equity swap in circolazione possa essere pari a 1.700 miliardi di dollari, poco meno del Pil italiano. Una parte rilevante di questi derivati potrebbe essere usata per una serie di giochini fiscali tra grandi banche e fondi hedge. Quanti siano in realtà nessuno è ancora in grado di dirlo: le indagini sono appena iniziate. A Wall Street, però, qualcuno ha già pagato. Sempre per i derivati dell’evasione, usati però con una tecnica leggermente diversa. A metà ottobre del 2009 il colosso bancario Citigroup ha pagato 600 mila dollari di multa alla Finra (Financial Industry Regulatory Authority), associazione di categoria dei broker finanziari americani, per “aver aiutato i clienti della controllata Citigroup global markets ad evadere miliardi di dollari di tasse”. Per non far pagare le tasse sui dividendi ai clienti stranieri, Citi li invitava a stipulare un contratto derivato di swap (total return swap), che permetteva alla banca di acquistare temporaneamente le azioni degli investitori nel periodo in cui veniva accreditato il dividendo e di rivenderle agli stessi clienti pochi giorni dopo. In cambio, l’investitore riceveva il denaro equivalente allo stesso dividendo, oltre all'eventuale apprezzamento del titolo nel periodo di possesso da parte dell’istituto di credito, senza dover pagare tasse, perché al momento dello stacco dei dividendi i titoli non erano formalmente in possesso dei clienti. Citigroup non è nuova a sanzioni di questo tipo. Per una vicenda analoga, nel 2006 aveva pagato 24 milioni di dollari all’Irs.Ora,la sanzione della Finra e le indagini dell’Irs potrebbero preannunciare una nuova offensiva contro le banche che hanno usato strategie simili.
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I BONUS “OSCENI” E MOLTO PERICOLOSI QUELLA DEI BONUS E’ UNA QUESTIONE MORALE. Soprattutto in un periodo di crisi e dopo che molte banche sono state salvate con denaro pubblico, è lecito attendersi un atteggiamento austero da parte dei top manager dei colossi della finanza globale. Il presidente Usa Barack Obama li ha definiti “osceni”. Ma c’è di più. Gli stratosferici premi accordati ai membri dei board di mezzo mondo hanno contribuito a far tremare la finanza mondiale. Molti bonus sono stati infatti concessi sulla base di obiettivi di breve periodo, il che ha incoraggiato i trader a puntare su business dal ritorno immediato, senza curarsi delle conseguenze sul lungo termine. Per questo da più parti si è deciso (o si sta decidendo) di imporre regole più stringenti al settore. Negli Usa è stato istituito un supervisore straordinario sui pagamenti dei top manager americani; in Gran Bretagna si è deciso di imporre una tassa una tantum, del 50%, ai premi superiori alle 25 mila sterline; in Francia il ministro delle Finanze Christine Lagarde ha annunciato un’imposta in stile inglese; in Svizzera, i bonus sono stati “agganciati” ai profitti aziendali, anche se la regola vale solo per i primi 12 gruppi del Paese. Basterà? Non è detto. Di manovre diversive ne esistono molte. Oltre all’opzione “fuga dai Paesi che tassano” (minacciata a più riprese da manager e trader britannici, ad esempio), c’è la possibilità di aggirare le norme pagando in azioni e non in contanti la maggior parte dei premi, o semplicemente ritardando questi ultimi in attesa di un fisco più leggero (come annunciato da Barclays) o aumentando gli stipendi base (come fatto da Deutsche Bank). Fatte le leggi, insomma, trovati gli inganni. Un piccolo esempio concreto: Michael Evans, numero uno di Goldman Sachs in Asia, ha venduto azioni della banca per 12 milioni di dollari, in pochi giorni, nello scorso novembre. Si tratta solo di una piccola parte dei premi ricevuti. Evans ha infatti ceduto 70 mila titoli ad un prezzo compreso tra 170,98 e 173,47 dollari ciascuno: un undicesimo della sua partecipazione in Goldman, che ammontava all’epoca a 714.953 azioni. Ovvero ad patrimonio da 121 milioni di dollari. Come affrontare, concretamente, il problema? Certamente un fattore fondamentale è costituito dalla trasparenza: per questo la Secutiries and Exchange Commission (Sec) americana ha chiesto alle compagnie di Wall Street, dal 2010, di rendere noti i dettagli relativi ai compensi straordinari (anche se l’obbligo riguarda solamente i 5 top manager di ciascun gruppo). «Adottando queste norme - ha commentato Mary Shapiro, presidente della Sec - potremo ottenere importanti informazioni sul grado di rischio assunto dalle singole imprese, nonché sulla corporate governance adottata». Nel frattempo, però, un gigante come Goldman Sachs ha rivelato che i suoi dipendenti, per il 2009, registreranno un aumento dell’81% delle proprie remunerazioni (tra stipendi base e bonus). La banca, insieme alle sole concorrenti Morgan Stanley e JPMorgan Chase, è in procinto di pagare premi per 29,7 miliardi di dollari (secondo recenti stime di Bloomberg). Il denaro sarà distribuito tra 119 mila lavoratori, il che significa che in media saranno assegnati a ciascuno di loro 250.400 dollari. Circa il quintuplo di quanto percepito in media dai lavoratori americani (ovvero 50.303 dollari) lo scorso anno. A. B.
L’Internal Revenue Service stima che gli equity swap in circolazione possano valere 1.700 miliardi di euro. Quasi quanto il Pil italiano |
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LA CRESCITA DEL MERCATO DEI DERIVATI
BANCHE “TOO BIG”, SI PREPARA UN RITORNO ALLE LEGGI DEL ’33? NEL SALUTARE COME «un grande passo avanti» la proposta di riforma annunciata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con la quale si vogliono limitare i rischi che le banche possono assumersi nei loro business, il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha evocato una vecchia conoscenza del mondo finanziario americano. Parliamo della legge Glass-Steagall, approvata dopo la Grande Depressione del 1929 (nel 1933) e abrogata nel 1999 dal governo di Bill Clinton (quando si dice la lungimiranza), che aveva reso obbligatoria una separazione tra le banche d’affari e quelle retail aventi attività commerciali. La questione della “taglia” delle grandi banche è insomma il leitmotiv dei periodi post-crisi. E non solo negli Usa. Recentemente in Gran Bretagna si è acceso un intenso
DAL 1998 AL 2008 IN MILIARDI DI DOLLARI 500.000
dibattito sul futuro delle banche. Il partito conservatore, attualmente all’opposizione, ha lanciato un messaggio chiaro agli istituti di credito inglesi: qualora uscisse vincitore dalle prossime elezioni politiche, predisporrà una profonda revisione del sistema bancario britannico. I Tories, infatti, hanno fatto sapere di «non escludere» un’azione per dividere le banche retail da quelle d’investimento. Una Glass-Steagall in salsa inglese. Il problema, d’altra parte, è pressante. In Europa, ad esempio, le banche stanno uscendo dalla crisi del credito più grandi di prima. BNP Paribas, Barclays e Banco Santander sono infatti tra i 353 istituti di credito che hanno aumentato la propria “taglia” rispetto al 2007, secondo un’analisi resa nota, recentemente, dall’agenzia Bloomberg. E quindici banche
possiedono asset per un valore superiore a quello delle economie nazionali, rispetto alle dieci di tre anni fa. Il gruppo BNP Paribas, ad esempio, che è il più grande del mondo in termini di asset, ha incrementato il suo bilancio del 59%, a 2.290 miliardi di euro, dall’inizio della crisi: si tratta del 117% del prodotto interno lordo francese. Non diversa la situazione di Santander, che ha registrato una crescita dei propri asset del 30%, a 1.080 miliardi di euro: una cifra non lontana dal Pil spagnolo. Complessivamente gli asset degli istituti di credito sono cresciuti del 25%, superando anche la crescita delle banche Usa, che hanno registrato invece un +20%. «Così si pongono le basi per una nuova crisi», ha ammonito David Lascelles, del Centre for the Study of Financial Innovation di Londra. A. B.
400.000 300.000 200.000
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John Maynard Keynes (a destra) e Harry Dexter White alla conferenza di Bretton Woods nel luglio del 1944.
Sostenere i conti pubblici e frenare la speculazione tassando le attività finanziarie. È un’idea che risale a Keynes. E che oggi sembra sempre più attuale.
«D
di ristrutturare i propri bilanci e non potendo tassare ulteriormente il lavoro, la produzione e i consumi, gli Stati dovranno per forza pensare a un’imposta sulle attidi Matteo Cavallito vità finanziarie». Secondo Giulio Tagliavini, docente di Finanza applicata presso l’Università di Parma, i tempi per approvare una tassazione su tutte le transazioni finanziarie sono ormai maturi. E il sostegno espresso dai governi di Gran Bretagna, Francia e Germania, dalla Commissione Ue e dal mondo accademico (i premi Nobel Stiglitz e Krugman) non può essere ignorato.
Un deterrente che vale miliardi
È la medicina del vecchio Keynes e dei suoi seguaci (come James Tobin che, però, pensò ai soli scambi valutari) e potrebbe rivelarsi portentosa. Ricordate quel folle 30 giugno del 2009 in cui in una sola ora furono scambiati futures petroliferi pari al doppio della produzione giornaliera dell’Arabia Saudita? Quanto si sarebbe potuto ricavare se ogni transazione di contratti derivati fosse stata tassata? E, soprattutto, siamo sicuri che, una volta intercettati dal fisco, quegli scambi sarebbero stati ancora convenienti? In un’intervista a Bloomberg, l’ex presidente della Hong Kong Securities and Futures Commission, Andrew Cheng, ha ricordato come, in un mercato finanziario cresciuto negli ultimi anni fino a sfondare quota 1.500 trilioni (mila miliardi) di dollari, grazie soprattutto al dilagare UN MONDO DI TASSE FINANZIARIE dei derivati (vedi GRAFICO ), una tassazione pari allo 0,005% sarebbe sufficiente per rastrellare 76 miliardi alUNA TASSA CONDIVISA E OPERATIVA a livello globale ancora non esiste, eppure nel mondo l’anno. Una ricerca condotta tre anni fa dal Center for non mancano gli esempi “pionieristici”. Rilevante, in termini di portata, è la Stamp Duty britannica, Economic and Policy Research di Londra (Cepr) sottoliun’imposta pari allo 0,5% del valore nominale che gli investitori esteri sono tenuti a pagare quando acquistano azioni delle società del Regno Unito. Nel 2006 ha fruttato quasi 5 miliardi di euro. neò come un’aliquota dello 0,1% avrebbe garantito un Negli Stati Uniti gli scambi di titoli del New York Stock Exchange e del Nasdaq sono tassati gettito fiscale annuale superiore ai 630 miliardi dai soli allo 0,003%. L’imposta, dimezzata a suo tempo dall’Amministrazione Bush, serve a finanziare mercati di Ue e Nord America. Una tassa sulle operaziola Security and Exchange Commission (Sec), l’organo di vigilanza dei mercati. Imposte sugli scambi finanziari non mancano in Austria, Grecia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera, ni finanziarie, insomma, non frenerebbe soltanto la speHong Kong, Cina e Singapore ma sono tuttora assenti in Italia. Nel 2002, l’associazione Attac culazione ma darebbe anche fiato a quei conti pubblici ha consegnato 180 mila firme a sostegno di un disegno di legge di iniziativa popolare che, ha ricordato il Fondo Monetario Internazionale, soper l’istituzione di una tassa sulle transazioni. Il Parlamento non ha mai discusso la proposta. no destinati a peggiorare nel prossimo quinquennio.
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CONTROLLI COLABRODO. E CON L’INSIDER TRADING SI DIVENTA MILIARDARI
Transazioni finanziarie Più tasse per tutti I FRONTE ALLA NECESSITÀ
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FONTE: INT. OPTIONS MARKET ASS. (IOMA), MAGGIO 2009 (DATI RIFERITI A SCAMBI ESTERNI ALLE BORSE - OVER THE COUNTER)
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LA CRISI E’ STATA IL CASUS BELLI per indagare sull’operato dell’alta finanza, come non lo si era fatto fino ad ora. L’importante, ora, è non abbassare la guardia. Lo dimostra il vaso di Pandora (ma qualcuno potrebbe dire la pentola di nefandezze) scoperchiata negli Usa prima con il caso Madoff - il finanziere che ha creato da solo un buco da 50 miliardi di dollari - poi con la vicenda partita dall’arresto di Raj Rajaratnam, fondatore dell’hedge fund Galleon, che aveva costituito un sistema fraudolento basato su diffuse pratiche di insider trading di cui all’inizio gli inquirenti avevano intravisto solo la punta dell’iceberg. Col passare dei mesi, l’inchiesta si è allargata a macchia d’olio, coinvolgendo dapprima alcuni attuali e vecchi dirigenti di Bear Stearns, IBM, Intel e McKinsey. Poi La Securities and Exchange Commission ha inviato non meno di 35 citazioni ad altrettanti hedge funds e intermediari. Quindi è stata la volta di Neil Barofsky, l’ispettore generale che supervisiona l’andamento del piano di salvataggio governativo del sistema finanziario degli Stati Uniti, che ha annunciato nelle scorse settimane di voler lanciare accuse formali di insider trading ad una serie di dirigenti bancari. Alla base del successo di Galleon (e probabilmente di molti altri operatori) non c’erano dunque le capacità dei singoli manager, ma soprattutto una fitta rete di tangenti e mazzette pagate in cambio di informazioni riservate sullo stato di molte compagnie. Tanto efficiente da far accantonare a Rajaratnam un patrimonio da 1,3 miliardi di dollari (il che lo rende il 559esimo uomo più ricco della Terra): il suo hedge fund, uno dei dieci più grandi del mondo, gestiva 7 miliardi di dollari nel momento di “picco” registrato nel 2008. A. B.
I critici Le critiche, ovviamente, non mancano. Alcuni analisti lamentano il rischio di una riduzione della liquidità circolante in un momento in cui i mercati necessitano di essere continuamente stimolati dagli investimenti. I promotori rispondono evidenziando l’efficienza del sistema fiscale: una tassa sulle transazioni, dicono, colpirebbe in maniera trascurabile gli investimenti di medio-lungo periodo (come le obbligazioni pluriennali ad esempio) penalizzando, al contrario, i mercati fortemente speculativi dove in tempi brevissimi si consuma una miriade di transazioni. A pagare il prezzo più alto, in questo senso, sarebbero soprattutto i fondi hedge e i derivati a patto, però, che i mercati esterni alle borse fossero ricondotti alla disciplina delle piattaforme centralizzate. In assenza di questa riforma (da raggiungere, secondo il documento conclusivo di Pittsburgh, entro il 2012) intercettare e tassare queste operazioni sarebbe pressoché impossibile.
Problemi e proposte Proprio la mancanza di una riforma “universale” delle regole resta, a ben vedere, la questione centrale. “Vogliamo davvero che tutte le attività di trading si trasferiscano alle Bermuda?” si è domandato l’economista Luigi Zingales. Secondo il docente dell’Università di Chicago la difficoltà sostanziale di applicare una tassazione valida per tutto il Pianeta potrebbe vanificare qualsiasi sforzo. La soluzione, tuttavia, non mancherebbe. Se il costo dell’imposta si mante-
nesse inferiore rispetto a quello della delocalizzazione delle attività, ha sottolineato un recente rapporto della Fondazione Culturale Responsabilità Etica e della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, il problema non si porrebbe. Per Giulio Tagliavini: «L’ipotesi del trasferimento delle attività finanziarie è puramente teorica». L’attività degli organismi di vigilanza, sottolinea, consentirebbe al sistema di funzionare grazie al coordinamento delle principali piazze mondiali. La domanda da 13 trilioni di dollari (il costo della terapia post crisi – vedi ARTICOLO a pag. 18) resta però un’altra. L’esistenza di una “Tobin” o, per meglio dire, di una “Keynes tax” avrebbe potuto evitare il colossale credit crunch del 2007? Secondo Zingales assolutamente no. All’origine del collasso, ha spiegato l’economista, ci sarebbe stata soprattutto l’eccessiva dipendenza del sistema dall’indebitamento a breve termine. Un’imposta sui prestiti a breve scadenza (meno di un anno) avrebbe frenato sul nascere il “crunch” generando significativi benefici per le casse statali. Oggi, un’aliquota dell’1% sul credito di breve periodo dei primi nove operatori mondiali varrebbe da sola 21,5 miliardi di dollari.
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Un’imposta pari ad un misero 0,005% potrebbe garantire agli Stati un flusso fiscale pari a 76 miliardi di euro all’anno |
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LE AZIENDE ESCLUSE DAL FONDO PENSIONE DELLA NORVEGIA
INVESTIRE “OLTRE” LE LOGICHE DI MERCATO LA SCALA NON È QUELLA DEI FONDI SOVRANI, certo, ma costituisce comunque un ottimo esempio di come sia possibile orientare in modo responsabile (e virtuoso) gli investimenti. Parliamo di Oltre Venture (www.oltreventure.com), prima società italiana di Venture Capital Sociale: uno strumento finanziario innovativo che si pone come obiettivo principale il supporto al sociale, attraverso lo sviluppo di imprese
capaci di coniugare sostenibilità economica e valore per la popolazione. Le iniziative spaziano da quelle legate all’emergenza casa (vedi ARTICOLO a pag. 43) al supporto contro la precarietà, ma si interviene anche in ambito sanitario o nelle energie rinnovabili. Oltre Venture supporta le imprese sia attraverso le proprie risorse finanziarie (capitale di rischio e finanziamenti) che attraverso le proprie
competenze manageriali e il proprio know-how. «Come centro medico offriamo, ad esempio, tariffe odontoiatriche alla metà circa del prezzo di mercato (con studi e ambulatori a Bergamo, Monza e Milano, ndr) », spiega il presidente di Oltre Venture, Luciano Balbo. «Mentre con Permicro, prima società di microcredito italiano, abbiamo avviato da anni una fruttuosa collaborazione».
Fondi sovrani: modello o strumento politico
Nel 2015 i sovereign funds gestiranno un patrimonio da 12 mila miliardi di dollari. In che modo lo faranno?
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ANNO TREMATO, MA MAI VACILLATO. Hanno perso, ma non sono crollati. E hanno lasciato insoluti i loro problemi. Si possono riassumere così gli effetti della crisi globale sui fondi sovrani, veicoli degli investimenti governativi la cui crescita esponenziale dell’ultimo decennio di Andrea Barolini li ha resi attori protagonisti della finanza globale. Tra dubbi, rischi, critiche e qualche (meritata) lode. I Sovereign Wealth Funds non sono una novità nel panorama finanziario internazionale: il primo nacque addirittura nel ’53 (il Kuwait General Reserve fund), mentre l’Abu Dhabi Investment Authority, attualmente il fondo più grande del mondo con 875 miliardi di dollari investiti, è comparso nel ’76. Ma la loro impennata è più recente. Oggi gli asset in possesso dei fondi sovrani sono pari a una cifra compresa tra 2 e 3 mila miliardi di dollari. E si stima che possano raggiungere i 12 mila miliardi entro il 2015. Secondo l'ultimo rapporto di Fondazione Enrico Mattei e Monitor Group, nel terzo trimestre del 2009, il numero di operazioni effettuate è risultato dopGli uffici della Norges pio rispetto al precedente trimestre, per un controvalore Bank, la banca centrale norvegese, passato da 3,5 a circa 25,3 miliardi di dollari. E, secondo che gestisce il Fondo il Fondo monetario internazionale, dai fondi sovrani sopensione governativo. no arrivati 41 dei 105 miliardi di dollari di nuovi capitali rastrellati dalle banche tra la fine del 2007 e il 2008. È chiaro che una mole così imponente di capitali in mano a pochi soggetti (governi) rischia di rivelarsi uno strumento in grado di influenzare in modo decisivo i mercati. E di farlo in modo opaco - se non del tutto segreto - dal momento che molti fondi sono letteralmente inaccessibili: nessun dato pubblico relativo agli investimenti, ai ritorni economici, alle strategie (che potrebbe-
Il futuro si gioca tra due estremi: il sistema responsabile e trasparente della Norvegia e quello sospetto e inaccessibile della Cina | 26 | valori |
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ro nascondere molta politica e poca finanza). Di contro, se invece si conducono in modo responsabile e trasparente, tali fondi possono diventare uno strumento virtuoso, in grado di fornire stabilità e equità ai mercati.
Oslo e Pechino, gli antipodi Due esempi diametralmente opposti, in questo senso, sono quelli di Cina e Norvegia. Il China Investment Corporation (Cic) è un fondo sovrano gestito da un Cda composto da burocrati che seguono, con ogni probabilità, i dettami del governo di Pechino. Non viene rivelata alcuna informazione ufficiale sulla composizione del portafoglio, salvo rare notizie, come quella del 2007, quando il fondo americano Blackstone vide l’ingresso del Cic con un’operazione da 3 miliardi di dollari. Ad Oslo, invece, la musica è completamente diversa. Il Fondo pensione governativo norvegese, il secondo più grande del mondo per patrimonio gestito con 455 miliardi di dollari (al 30 settembre scorso), ha come obiettivo quello di garantire ricchezza per le generazioni future del Paese, nella prospettiva di forte riduzione dei profitti derivanti dal petrolio (che ne garantiscono il capitale di base). Di proprietà del ministero delle Finanze, è gestito dalla Banca centrale (Norges Bank). Essa si è dotata di un Comitato etico che ne indirizza la strategia: non solo orientata al rendimento, ma anche alla responsabilità sociale ed ambientale. Del comitato fanno parte, infatti, cinque esperti in materia di diritti umani, politiche ambientali, diritto economico internazionale ed economia. Un unicum nel suo genere. Tanto da averlo reso, di fatto, un modello.
Finmeccanica nella black-list Negli ultimi anni, solo per fare qualche esempio, il fondo ha bandito dal suo portafoglio colossi come l’azienda israeliana Elbit System Ltd, coinvolta nella costruzione della barriera di separazione nei territori occupati, voluta
COMPAGNIA
MOTIVAZIONE
Alliance One International Inc Alliant Techsystems Inc Altria Group Inc Barrick Gold Corporation BAE Systems Plc Boeing Company British American Tobacco BHD British American Tobacco Plc European Aeronautic Defence and Space Company Eads NV Elbit Systems
Produzione di tabacco Produzione di cluster bombs Produzione di tabacco Danni all’ambiente Produzione di missili nucleari Produzione di missili Produzione di tabacco Produzione di tabacco Produzione di missili nucleari
Coinvolgimento nella costruzione del muro a West Bank Finmeccanica SpA Produzione di armamenti Freeport McMoRan Copper & Gold Inc Danni all’ambiente GenCorp Inc Produzione di armamenti nucleari General Dynamics Corporation Produzione di cluster bombs Gudang Garam tbk pt Produzione di tabacco Hanwha Corporation Produzione di cluster bombs Honeywell International Inc Simulazioni di esplosioni nucleari Imperial Tobacco Group Plc Produzione di tabacco ITC Ltd Produzione di tabacco Japan Tobacco Inc Produzione di tabacco KT&G Corp Produzione di tabacco L3 Communications Holdings Inc Produzione di cluster bombs Lockheed Martin Corp Produzione di cluster bombs Lorillard Inc Produzione di tabacco Northrop Grumman Corp Produzione di missili Philip Morris Int Inc Produzione di tabacco Philip Morris Cr AS Produzione di tabacco Poongsan Corporation Produzione di cluster bombs Raytheon Company Produzione di cluster bombs Reynolds American Inc Produzione di tabacco Rio Tinto Group Danni all’ambiente SAFRAN SA Produzione di missili nucleari Serco Group Plc Produzione di armamenti nucleari Souza Cruz SA Produzione di tabacco Singapore Technologies Engineering Produzione di mine anti-uomo Swedish Match AB Produzione di tabacco Textron Inc Produzione di cluster bombs United Technologies Corp Produzione di missili Universal Corp VA Produzione di tabacco Vector Group Ltd Produzione di tabacco Vedanta Resources Plc Danni all’ambiente e violazione dei diritti umani Wal-Mart Stores Inc. Violazione dei diritti umani e dei lavoratori
dal governo di Gerusalemme; la russa Norlisk Nickel, gigante minerario e metallurgico accusato di aver causato seri danni ambientali; produttori di armamenti come Bae Systems, Boeing e l’italiana Finmeccanica. O ancora il colosso della distribuzione Wal-Mart Stores, escluso per aver violato i diritti dei suoi lavoratori. Infine, 17 produttori globali di tabacco sono stati messi a gennaio in lista nera. Ma l’azione del fondo norvegese è anche propositiva. Lo scorso anno ha puntato sulle azioni “verdi” circa l’1% dei propri capitali (oltre 4 miliardi di dollari). In particolare, il governo di Oslo ha scelto 232 compagnie indiane, che forniscono supporto alle politiche di sostenibilità ambientale (soprattutto nel campo della produzione ecologica di energia), nelle quali ha investito 1,2 miliardi. E nei
COLOMBO: «LA RICETTA È UNA SOLA. TRASPARENZA» È LA FORMULA PER GARANTIRE la “virtuosità” dei fondi sovrani, spiega Emilio Colombo (nella foto), docente di Economia internazionale all’Università di Milano Bicocca. Ma le regole internazionali possono poco. Professore, come escono dalla crisi i fondi sovrani?
Simili a prima: le principali questioni sul loro ruolo nella finanza globale rimangono ancora aperte. Serve un ripensamento degli obiettivi stessi dei fondi?
I fondi sovrani nascono tutti, alla base, con obiettivi “virtuosi”. Da una parte ci sono quelli di Paesi che vantano ingenti risorse naturali, come la Norvegia con il petrolio o il Cile con il rame. I prezzi delle materie prime sono volatili e così i fondi sovrani reinvestono i proventi per garantirsi una copertura in caso di crisi. Ad Oslo, poi, si guarda anche alle generazioni future, perché il petrolio è una risorsa in via d’esaurimento. In pratica si accantona nei periodi di boom per redistribuire durante le recessioni. In Cile quando ci fu il crollo dei prezzi delle commodities il sistema funzionò alla perfezione. Ma c’è chi sembra avere altri obiettivi.
Esiste un altro gruppo di fondi. Si tratta di Paesi che hanno forti surplus correnti, come la Cina, che in questo periodo sta prestando risorse a tutto il mondo. E lo fa non solo comprando debito, ma anche partecipazioni, attraverso il suo fondo sovrano. Di per sé la logica è ragionevole. Il problema è che in questo caso il fondo presenta una commistione tra politica e gestione economica che è, di fatto, strutturale. La chiave, dunque, è la trasparenza.
Fondamentale. I fondi sovrani potrebbero investire non per ragioni economiche ma per motivi politici. La Cina è un Paese che necessita sempre più di risorse energetiche, ad esempio. E guarda caso il fondo ha investito nel gas in Kazakistan. La cosa può destare sospetti. Mancanza di regole internazionali?
In questo caso servono a poco: i fondi sono statali, per cui decidono solo i singoli governi. La questione diventa culturale: tra la Cina e i Paesi scandinavi, in questo senso, c’è un abisso. Inoltre molti fondi sono di proprietà di governi non propriamente democratici. Ed è difficile chiedere trasparenza in quei contesti. Andrea Barolini prossimi cinque anni è stato annunciato un investimento in eco-business da 20 miliardi di corone norvegesi. In termini più tecnici, l’allocazione degli investimenti è prudentemente fissata al 62% in azioni e al 38% in strumenti a rendita fissa. Per non turbare il mercato, inoltre, in ciascuna azienda il tetto massimo alla partecipazione è pari al 3%. L’intera gestione, infine, è all’insegna della massima trasparenza, con puntuali comunicazioni pubbliche. I critici sottolineano un “peccato originale”: il fatto che gli investimenti del fondo sono garantiti dai proventi del commercio di petrolio. È impossibile, però, chiedere ad un Paese che fonda la sua ricchezza sul greggio di rinunciarvi. Meglio, decisamente, guardare al bicchiere mezzo pieno.
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Fondi armati d’Italia. Tutte coinvolte le grandi banche >30 Una nuova testa per Banca Etica, le richieste dei soci >32 Le Mag scrivono il loro Manifesto >34
finanzaetica UN BANDO PER COMBATTERE L’ESCLUSIONE SOCIALE
GOLDMAN, ABBIAMO UN PROBLEMA. E I DERIVATI CANCELLANO IL DEBITO
I SALVATAGGI FINANZIARI: UNA MISURA DISTORSIVA
FINANZA CREATIVA: TORNANO I DERIVATI
PIEMONTE, NASCE IL FONDO REGIONALE DI GARANZIA PER IL MICROCREDITO
ADICONSUM CONTRO L’ISTAT SUL COSTO DEL CREDITO
Giunge alla sua ottava edizione “Nessuno escluso”, il bando biennale presentato da Coop Adriatica con la collaborazione di Banca Etica. Il piano, rivolto alle cooperative sociali e alle associazioni di promozione sociale e di volontariato di Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo, intende sostenere progetti di inclusione sociale “a favore di persone fragili in condizione di svantaggio o a rischio di emarginazione che risentono maggiormente degli effetti della crisi economica”, come immigrati, persone con handicap, donne, anziani e bambini. I progetti premiati potranno accedere a prestiti agevolati da parte di Banca Etica. Coop Adriatica ha messo a disposizione una somma complessiva pari a 140 mila euro annui, “cui potranno aggiungersi gli aiuti che i soci di Coop vorranno destinare a questo progetto attraverso il ristorno sociale, un meccanismo di solidarietà che nelle passate edizioni ha visto una grande partecipazione dei soci di Coop”. Nella passata edizione del bando, i 24 progetti selezionati hanno ricevuto fondi per quasi 400 mila euro. Di questi, 231 mila sono stati erogati dalla Cooperativa, e 169 mila da soci e consumatori. Il periodo per la presentazione delle domande scade il 15 marzo.
Conti in rosso ma non solo. La disastrata finanza pubblica greca si scopre anche poco trasparente, alla faccia delle regole condivise nell’Unione europea. Lo ha raccontato a febbraio il tedesco Der Spiegel, uno dei più autorevoli settimanali del Vecchio Continente. Secondo la ricostruzione, la banca d’affari statunitense Goldman Sachs avrebbe aiutato la Grecia a falsificare il proprio bilancio statale con un vero e proprio make up del debito sovrano. A rendere possibile l’operazione sono stati, manco a dirlo, alcuni derivati complessi conosciuti come cross-currency swaps. Attraverso di essi, la Grecia sarebbe riuscita a convertire in euro le sue emissioni obbligazionarie in dollari e yen. Il cambio, effettuato nel 2002, è stato realizzato a tassi fittizi che hanno permesso alle casse greche di ottenere un credito maggiore rispetto a quello reale. Ma l’effetto dell’operazione, che ha già arricchito Goldman attraverso le commissioni imposte per l’occasione, è ovviamente temporaneo. A una data prestabilita, Atene dovrà riconvertire le obbligazioni nelle valute originarie. Solo a quel punto, la vera natura dei conti potrà emergere con chiarezza. L’Eurostat, infatti, non conteggia nei bilanci i titoli finanziari derivati il cui valore viene calcolato solo al momento della scadenza. Ed è a quel punto che il costo del surplus creditizio va a pesare sui conti. Quello della Grecia non è comunque un caso isolato. Alcuni anni prima, ha ricordato il Financial Times, anche l’Italia aveva fatto ricorso a un trucco simile. Nel 1997, la Penisola utilizzò un maxi swap in grado di riequilibrare il rapporto lira/Yen nell’ambito di un’emissione in valuta nipponica per un controvalore di 1,6 miliardi di dollari. L’iniziale plusvalenza si trasformò in una perdita nel lungo periodo.
Le grandi operazioni di salvataggio condotte dai governi delle economie più avanzate per garantire la sopravvivenza dei loro sistemi finanziari costituirebbero una pratica distorsiva del mercato. Lo hanno sostenuto alcuni rappresentanti dei Paesi emergenti nel corso di un recente meeting dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Secondo quanto reso noto dalla Reuters (che ha citato una fonte anonima presente all’incontro) un gruppo di nazioni guidate dall’Argentina avrebbero chiesto l’attuazione di un programma di analisi allo scopo di individuare eventuali forme di illecita concorrenza insite in queste operazioni: dal sostegno all’industria nazionale fino ai programmi di restituzione dei prestiti pubblici. La proposta di Buenos Aires, che ha trovato il sostegno di Ecuador, Cuba, Brasile, India e Cina, è stata bloccata dall’opposizione del Giappone e degli Usa. L’Unione Europea, riferisce ancora la Reuters, avrebbe invece assunto una posizione più possibilista invocando nuovi studi per approfondire la proposta degli emergenti. L’ambasciatore ungherese e presidente del Wto Istvan Major ha garantito la sua disponibilità a far proseguire il dibattito, ma non ha voluto fissare un calendario delle discussioni.
Se pensavate che la crisi avesse messo un freno alla creatività degli ingegneri finanziari sarete costretti a ricredervi. Perché i derivati saranno pure stati i grandi catalizzatori del collasso, ma per qualcuno continuano a rappresentare la panacea di tutti i mali. A guidare la corrente di pensiero si è posta idealmente la statunitense Citigroup, una delle principali società finanziarie del Pianeta. Alcuni dei suoi specialisti, ha riferito a febbraio Risk Magazine, starebbero ipotizzando la nascita dei primi derivati in grado di assicurare contro le crisi finanziarie. Questi prodotti dovrebbero “pagare” nell’eventualità di una fase critica misurata attraverso un indice costruito sui parametri di svariati fattori di mercato come la volatilità del mercato azionario, l’andamento dei tassi sui bond del Tesoro e gli spread sui titoli swap e sui prodotti strutturati in generale. Le perplessità, ovviamente, non mancano. Secondo Chris Rogers, docente di statistica all’Università di Cambridge, l’operazione produrrebbe una sorta di “azzardo morale”. Gli unici in grado di trattare questo tipo di derivati sarebbero i soliti noti: le famose banche “troppo grandi per fallire”. In caso di default, queste ultime potrebbero sempre contare sul soccorso governativo.
Vale 4,3 milioni di euro il Fondo regionale di garanzia per il microcredito realizzato da Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Unioncamere Piemonte. La nascita del fondo, che si pone l’obiettivo di “favorire l’accesso al credito dei cosiddetti soggetti non bancabili”, è stata annunciata in una conferenza stampa svoltasi nelle scorse settimane. Il capitale messo a disposizione per le operazioni, che partiranno alla fine di marzo, si avvale di differenti tranches di liquidità da, rispettivamente, 2 milioni (Regione), 1 milione (Compagnia di San Paolo) e 300 mila euro (Cassa di Risparmio di Cuneo) cui dovrà aggiungersi un ulteriore assegno da 1 milione messo a disposizione da Unioncamere. Costituito presso Finpiemonte, il fondo presterà garanzie agli Istituti di credito convenzionati nelle richieste di prestito da parte di imprese di nuova costituzione e di titolari di Partita Iva che stanno avviando la propria attività. L’agevolazione, ha spiegato una nota diffusa dalla Regione Piemonte, consisterà “in un finanziamento bancario a condizioni di particolare favore, che sarà garantito per l’80% dal Fondo di garanzia regionale a costo zero”. La Commissione regionale dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ha chiesto agli istituti di credito di fissare, nell’occasione, tassi di interessi “adeguati, fuori dai meccanismi di rating vigenti e tenendo conto della garanzia regionale”. Il percorso di accompagnamento al microcredito per i “non bancabili” sarà condotto da Fondazioni Onlus (già attive nel settore grazie all’opera di volontariato di ex dirigenti d’azienda ed ex direttori di banca) e da un’associazione temporanea guidata da Confcommercio Piemonte.
“Cresce l’indebitamento della famiglia, ma i costi finanziari restano esclusi dal paniere”. Si è espressa così l’Adiconsum nella sua “denuncia” dell’operato dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica italiano impegnato a riorganizzare il paniere 2010 per la rilevazione del tasso di inflazione. Secondo l’associazione dei consumatori, infatti, i dati resi noti quest’anno rischiano di essere non pienamente attendibili a causa di un vizio di fondo: l’esclusione “dalle rilevazioni dei costi per interessi sostenuti dalle famiglie per i mutui o per il credito al consumo o per i premi delle varie polizze assicurative”. Tale rilevazione, ha osservato l’Adiconsum, sarebbe in realtà “fondamentale soprattutto nella fase post recessione, in cui il maggior rischio è una non corretta percezione della ripresa dell’inflazione”. Una ripresa, quest’ultima, che secondo l’associazione dei consumatori, avrebbe già assunto toni preoccupanti a partire dalle rilevazioni sugli indici provvisori dei prezzi al consumo del gennaio 2010. I costi finanziari, ovviamente, incidono negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie e dei soggetti individuali favorendo così una riduzione dei consumi di beni e servizi con un impatto “positivo” ma fuorviante sull’inflazione.
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| finanzaetica | investitori (ir)responsabili |
| finanzaetica | di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica, e pochissime altre società finanziarie, in Italia la quasi totalità dei gruppi bancari investe, attraverso i fondi comuni venduti alla clientela, in azioni di imprese che producono armi. Sistemi radar, elicotteri, fucili, ma anche le famigerate bombe a grappolo o le mine antiuomo, su cui saltano in aria migliaia di civili in tutto il mondo, si nascondono nei portafogli dei fondi di investimento che le famiglie comprano da Unicredit, Intesa, Montepaschi, Mediolanum (e da altre banche). Grazie anche all’interesse suscitato dalle inchieste di Valori (“Unicredit, Intesa e Ubi banca. Le regine dei fondi armati”, Valori giugno 2009), l’istituto di ricerca Ires-Toscana, con Merian Research, ha analizzato per la prima volta gli investimenti armati dei quindici maggiori gruppi bancari italiani. A Chiara Bonaiuti, che ha coordinato la ricerca per Ires, abbiamo chiesto quali valutazioni possono essere anticipate.
Un soldato russo di pattuglia.
Ossezia, 2008
Perché avete deciso di analizzare i fondi di investimento? Prima di tutto si tratta di prodotti finanziari molto popolari tra i risparmiatori. Se prendiamo come riferimento i dati diffusi da Assogestioni, l’associazione di categoria dei gestori italiani, una famiglia su due possiede quote di fondi. In secondo luogo, la maggior parte dei fondi comuni di investimento italiani pubblica su internet i dati relativi ai primi cinquanta titoli nei quali è investito il patrimonio. È quindi abbastanza facile individuare, per quanto riguarda le prime cinquanta azioni, se investono anche in imprese che producono armi.
P
ER VALORI È UN CHIODO FISSO. I gruppi bancari che, negli ultimi anni, si sono affrettati ad uscire dalla famigerata lista del-
le banche armate, prevista dalla legge 185/90, in realtà continuano ad investire in armamenti, in altri modi. La norma copre infatti solo il “finanziamento all’esportazione e all’importazione di armi e sistemi d’arma”, mentre non dice nulla sulle armi leggere, con cui si combatte buona parte dei conflitti moderni, e nemmeno sui crediti che gli istituti bancari continuano a concedere alla produzione di carri armati, elicotteri, kalashnikov o alla ricerca per nuovi sistemi che, per esempio, misurano la gittata dei missili. Ancora sono esclusi dal monitoraggio della 185, che pure rimane una deldi Marco Atella le più rigorose in Europa, l’investimento in azioni e obbligazioni dei grandi gruppi che producono armi. Eppure, come ha dimostrato nel 2008 una ricerca dell’Ong olandese BankTrack, sono proprio i mercati Il 12 marzo alla Fiera Fa’ la cosa giusta di Milano sarà azionari e obbligazionari a fornire gran parte dei mezzi finanziari di cui presentato il primo rapporto italiano sui fondi l’industria degli armamenti ha bisogno. Con Valori siamo partiti proprio da questo dato di fatto e, già nel 2007, abbiamo cominciato a spuldi investimento “armati”. Chiara Bonaiuti, ciare i rendiconti annuali dei maggiori fondi comuni di investimento ricercatrice Ires, anticipa i primi risultati. italiani. Facendo scoperte interessanti: se si esclude Etica Sgr, la società | 30 | valori |
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DAVIDE MONTELEONE / CONTRASTO
Fondi armati d’Italia Tutte coinvolte le grandi banche
Come fate a capire se una società è coinvolta o meno nella produzione di armamenti? Ci riferiamo alla lista del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), un istituto di ricerca svedese indipendente, finanziato principalmente dal Parlamento svedese, che dal 1966 si occupa di analisi sui conflitti, gli armamenti e il disarmo. Nella nostra ricerca abbiamo considerato le prime 100 imprese produttrici di grandi sistemi d’arma della lista, le più importanti nel settore degli armamenti. Quali sono le maggiori imprese italiane nella lista Sipri? Sicuramente Finmeccanica, partecipata al 30,2% dal ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, ma anche Fincantieri, Avio e, pur se in misura minore, Fiat. Finmeccanica è al nono posto nella classifica relativa alle prime 100 aziende produttrici di grandi sistemi d’arma, ma è destinata a salire anche grazie alla recente acquisizione della società americana Drs, realizzata con il sostegno statale, crediti bancari ed emissione di obbligazioni e azioni in piena tempesta finanziaria. La società italiana, grazie a una politica di acquisizioni e fusioni sostenuta anche dal governo, ha aumentato la propria dimensione e allargato i propri mercati. Elevata è la presenza di investitori istituzionali (46%) rispetto a quelli individuali (24%). I tre quarti degli investitori sono fondi americani o britannici, assicurazioni, Stati, università.
le principali “Tutte banche italiane investono in armi attraverso i fondi comuni che propongono alla clientela
Chiara Bonaiuti, coordinatrice della ricerca Ires.
”
liano degli armamenti. La percentuale sale se si considerano tutte e 100 le imprese della lista Sipri, alcune delle quali producono mine antiuomo o bombe cluster, armi non convenzionali che nei conflitti provocano danni permanenti soprattutto ai civili, anche parecchi anni dopo la fine di una guerra. Quindi un investitore che non si informi sui suoi investimenti ha una probabilità molto alta di destinare una parte dei propri risparmi all’industria degli armamenti. Ci sono gruppi bancari che si salvano? In base ai dati che abbiamo ricavato, possiamo dire che tutti i principali gruppi bancari italiani, anche quelli usciti dalla lista delle “banche armate” prevista dalla legge 185/90, continuano a investire in armamenti attraverso i fondi di investimento che propongono ai clienti. Accade perché nessun gruppo bancario in Italia, ad eccezione di Banca Etica, ha attuato politiche che escludano totalmente l’investimento in azioni di imprese che producono armi o parti d’arma. Cosa si può fare per evitare le armi nei fondi? Alternative ce ne sono, anche se poche. Si può investire in fondi etici, che generalmente escludono i produttori di armi dai portafogli, oppure optare per fondi che non investono in azioni di imprese o obbligazioni societarie: i fondi monetari o di tesoreria, per esempio, che comprano solo titoli di Stato. Anche se, in questo caso, è meglio informarsi prima sul tipo di Stati nei quali i fondi investono, perché ci si può ritrovare a investire in bond di paesi come la Cina o l’Egitto che applicano la pena di morte e non rispettano i diritti umani. Quali banche investono maggiormente in fondi armati? Non posso anticipare i risultati finali, perché la ricerca è in corso. Possiamo dire che i gruppi maggiori sono anche i più coinvolti, non in modo intenzionale, ma perché hanno più fondi e - come tutti gli altri gruppi - non adottano alcuna policy etica nella selezione dei titoli.
Una volta pubblicata la ricerca di Ires la palla passerà ai risparmiatori responsabili. Ai movimenti e alle Ong che, dopo la “campagna banche armate”, potrebbero essere maturi per lanciare una “campagna fondi armati”. Grazie a una ricerca simile a quella di Ires Toscana, condotta dall’Ong belga Netwerk Vlaanderen, nel 2007 il Parlamento del Belgio è stato il primo al mondo ad approvare una legge E Finmeccanica è presente in molti fondi italiani… per vietare gli investimenti in imprese che producono munizioni Abbiamo analizzato 385 fondi comuni italiani. 85 di questi investono cluster o mine antiuomo. La legge è stata estesa ai in titoli di Finmeccanica, per un totale di quasi 5 miIN RETE produttori di uranio impoverito nell’estate del 2009. liardi di euro. In pratica, se un investitore si rivolge alÈ questo il risultato che si potrebbe raggiungere. Per la sua banca e chiede genericamente di investire in un www.irestoscana.it tentare di spezzare la catena che lega i grandi gruppi fondo comune con una componente azionaria, c’è www.merian-research.it finanziari ai produttori e ai mercanti di morte. quasi il 25% di probabilità che investa nel colosso ita-
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| finanzaetica | ricambio nel Cda |
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Una nuova testa per Banca Etica Le richieste dei soci
IL CDA DI BANCA ETICA: OGGI E DOMANI L’ATTUALE CDA di Banca Etica è formato da: Fabio Salviato (presidente), Luigi Barbieri, Fabio Silva, Mario Cavani, Tommaso Marino, Marina Coppo, Giuseppe Curcio, Sergio D'Angelo, Rita De Padova, Giuseppe di Francesco, Renate Goergen, Sergio Morelli e Marco Santori. Al prossimo Cda, possono candidarsi: i consiglieri uscenti, tranne Salviato, Silva, Cavani e Di Francesco (per raggiunto limite di mandati); 3 nomi indicati dai soci fondatori della banca: Daniele Lorenzi, Giuseppe Gallo e Ennio Roberto Oliva; 1 nome per ogni area in cui sono ripartiti i soci della banca: Sabina Siniscalchi (area Nord-Ovest), Anna Fasano (area Nord-Est) e Roberto Museo (area centro). L’area Sud non ha fatto nomi nuovi. chiunque raccolga le firme di almeno 330 soci (1% dei soci della banca). La scadenza è il 30 marzo. Presentiamo qui i candidati nuovi (non gli attuali consiglieri che si ripresentano) e certi (la cui candidatura non dipenda dalla raccolta firme). Sul prossimo numero daremo voce agli altri candidati.
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I soci discutono per decidere chi candidare e chi votare per il prossimo Cda, che sarà eletto il 22 maggio. Dalla scelta dei consiglieri dipende il futuro della banca. Abbiamo raccolto le opinioni della base sociale da tutta Italia.
C
ONTINUITÀ (CON GLI IDEALI) E CAMBIAMENTO.
Innovazione e prodotti finanziari competitivi. Più risposte per il terzo settore e più dialogo con il territorio. Sono racchiuse in queste parole le richieste dei soci di Banca Etica al nuovo Consiglio di amministrazione, di Elisabetta Tramonto che verrà eletto il 22 maggio. Da settimane in molte circoscrizioni (gruppi di soci riuniti a livello locale) si discute su quali nomi candidare e quali poi votare. Su chi potrebbe dare a Banca etica una direzione più vicina alle esigenze dei soci. Esigenze diverse, come emerge dalle interviste che Valori propone in questo ar-
ticolo. La sensazione è quella di una grande partecipazione, ben sintetizzata in un post di un socio sul blog di Zoes (www.zoes.it): “Sono contento di essere parte di una banca dove posso votare per contribuire alla scelta di chi deciderà come gestire i miei risparmi”.
Innovazione nella continuità Sulla continuità con gli ideali alla base di Banca Etica nessuno ha da obiettare. Ma anche sulla necessità di un rinnovamento, soprattutto nella tipologia di prodotti finanziari offerti. «Non è ragionevole competere
Sopra: Anna Fasano, Roberto Oliva, Daniele Lorenzi. A sinistra: Giuseppe Gallo, Sabina Siniscalchi, Roberto Museo.
con le altre banche solo sui tassi di interesse, dobbiamo farlo sui prodotti, diversi, che sostengano idee nuove», dichiara Dario Brollo, socio dell’area Nord-Est e dipendente di Banca Etica, che continua: «E non possiamo rivolgerci a 360 gradi. Bisogna orientarsi su alcune aree specifiche, su nuovi bisogni come le energie da fonti rinnovabili, il mondo del bilogico, la raccolta differenziata spinta, senza trascurare il mondo della cooperazione sociale». «Cooperative e associazioni chiedono strumenti finanziari e condizioni particolari per sopravvivere», aggiunge Massimialiano
Marinacci, coordinatore dei soci di Banca Etica a Roma. E Alberto Hoc, responsabile dei soci per l’area Nord-Ovest, propone: «La banca dovrebbe investire di più sulla ricerca. Da qualche anno si sta adeguando al mercato dal punto di vista dei prodotti bancari. Invece dovrebbe distinguersi anche in questo. E dovrebbe iniziare ad esercitare pressioni maggiori a livello legislativo, per modificare l’attuale legislazione sulla finanza etica e sul microcredito».
Questione di priorità «La struttura della banca è ipersollecitata, per questo dal nuovo Cda mi aspetto rigore nella definizione delle priorità e scelte coraggiose. La banca fino ad ora ne ha fatte (la prima è quella di esistere) e non ha brancolato nel buio, ma penso che si possa sfruttare l’occasione del rinnovo per riprendere in mano certi temi con maggiore sensibilità e fantasia», specifica Dario Brollo. «Banca Etica dovrebbe orientarsi di più verso il terzo settore, anche verso le grandi organizzazioni», conclude Massimiliano Marinacci.
Il territorio e i soci «Chiediamo al prossimo Cda più vicinanza con il territorio», dice Giovanni Dalena, coordinatore dei soci di Bari, che prosegue: «E chiediamo più informazioni dai vertici alla base. In Banca Etica ci sono tante strutture, che spesso non dialogano tra loro. Il Cda è l’espressione politica più alta e deve essere presente a tutti i livelli». Gli fa eco, dalla parte opposta dell’Italia Lucas Fingerle, coordinatore a Torino: «Noi soci ci spendiamo molto per l’idealità che sta a monte del progetto di Banca Etica, vorremmo essere ascoltati e rispettati di più anche dall’amministrazione. Chiediamo più dialogo con la banca in cui stiamo investendo molto. E non parlo di soldi».
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I NUOVI CANDIDATI AL CDA DI BANCA ETICA I 6 CERTI AD OGGI. SUL PROSSIMO NUMERO DI VALORI PRESENTEREMO GLI ALTRI CANDIDATI SABINA SINISCALCHI Candidata dai soci dell’area Nord-Ovest Nata a Caronno Pertusella (Va) nel 1952, sposata, quattro figli. Laureata in Scienze politiche, ha lavorato a Mani Tese fino al 2002, negli ultimi dieci anni come segretario nazionale. Dal 2003 al 2006 direttrice della Fondazione Culturale di Banca Etica, di cui oggi è senior advisor. Dal 2006 al 2008 deputata indipendente nel gruppo di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. «L’esperienza in Parlamento mi ha confermato che, generalmente, il mondo politico e istituzionale non è a conoscenza delle nostre proposte, per questo ritengo che, per perseguire i propri obiettivi, Banca Etica debba promuovere un’azione di lobby», dichiara. «E credo che, in un mondo sempre più diseguale, Banca Etica debba rilanciare la sua vocazione per la giustizia e i diritti, sostenendo i gruppi sociali più colpiti dalla crisi e dai risvolti negativi della globalizzazione».
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ROBERTO MUSEO Candidato dai soci dell’area centro 40 anni, nato e vive a L’Aquila con la moglie e i tre figli. Dal 2006 direttore di CSVnet (Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato), dottore commercialista e revisore contabile per gli enti non commerciali. «Da anni sono socio di Banca Etica e ho partecipato alla sua nascita», racconta Museo. «I soci dell’Abruzzo avevano chiesto la mia candidatura anche nell’ultima tornata di elezioni del Cda. Oggi, anche alla luce di quattro anni a capo di una grande organizzazione di volontariato, mi sento pronto a entrare nel Cda della Banca». Il suo apporto? «Soprattutto per dare ascolto ai bisogni e mantenere un dialogo con il centro Italia e con il mondo del volontariato e del non profit. Servono nuovi prodotti finanziari costruiti ad hoc attorno alle esigenze del terzo settore. È il momento di giocare una partita alla pari con gli altri concorrenti bancari».
ANNA FASANO Candidata dai soci dell’area Nord-Est Ha 35 anni e vive a Remanzacco (Udine). Laureata in Economia bancaria con un master in Gestione degli enti non profit. Dal 2003 è direttrice amministrativa di due associazioni: Vicini di Casa (housing sociale) e il Ce.V.I, (educazione alla mondialità e cooperazione). «Da diversi anni sono socia di Banca Etica, membro del Git di Udine e valutatrice sociale del Friuli Venezia Giulia; ho potuto così leggere la realtà della banca da diversi punti di vista, cogliendo le potenzialità da sviluppare e i settori dell’economia civile con cui è necessario approfondire la collaborazione», spiega Anna Fasano, che si propone come «voce dei soci del territorio a cui appartengo e dei settori in cui sono impegnata; con un’attenzione allo sviluppo e al decentramento locale, da un lato, e alle prospettive europee dall’altro, valorizzando il ruolo di soci e dipendenti».
DANIELE LORENZI Candidato dai 18 soci fondatori di Banca Etica Nato a Padova nel 1950. A venticinque anni entra nell’Arci di cui oggi è responsabile delle politiche economiche in qualità di membro della presidenza nazionale. Nel 1999 è stato tra i soci fondatori di Banca Etica. «La candidatura nasce dalla voglia di dare continuità alla mia lunga relazione con la Banca», dichiara Lorenzi. «Se sarò eletto mi impegnerò a sviluppare ulteriormente il rapporto tra quest’ultima, il mondo dell’associazionismo e il terzo settore nel suo complesso».
GIUSEPPE GALLO Candidato dai 18 soci fondatori di Banca Etica Nato ad Alessandria nel 1952, laureato in filosofia. Dal 2004 è segretario generale della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi (Fiba-Cisl). «La Fiba e la Cisl sono tra i soci fondatori di Banca Etica e io stesso ho sostenuto il progetto da quando era in embrione», spiega Gallo. «La mia candidatura è nata dalla riflessione comune dei soci fondatori, per dare continuità e ancora maggior forza alla Banca in una fase delicata di rinnovamento». Quali proposte per il futuro della banca? «Bisogna rafforzarla attorno a un suo pilastro centrale: i dipendenti e i soci. Serve un consolidamento patrimoniale, che consentirebbe di potenziare ulteriormente la capacità di credito all’economia civile e sociale. Fondamentale anche l’innovazione di prodotto, l’aggiornamento del modello organizzativo e le alleanze in Europa per la finanza etica».
ENNIO ROBERTO OLIVA Candidato dai 18 soci fondatori di Banca Etica Ha 56, è nato a Cremona, sposato e padre di tre figli. Dal 2007 è segretario generale delle Acli, dove ha iniziato come fondatore di un piccolo ma attivissimo circolo. «La mia candidatura è il segno di quanto l’associazione crede e vuole investire in Banca Etica», afferma Oliva. «Se sarò eletto metterò a disposizione le mie competenze e la mia esperienza per fare sempre di più di Banca Etica il punto di riferimento per i soci delle Acli ed il vasto mondo del volontariato e del Terzo settore».
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| finanzaetica | finanza mutualistica e solidale |
| finanzaetica | ti: un appuntamento con la Banca d’Italia, chiesto proprio dalle Mag.
Un incontro con la Banca d’Italia spinge le Mutue di auto gestione a definire principi, regole e obiettivi comuni.
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EGOLE ANCORA PIÙ RIGIDE DELLA FINANZA ETICA, ma porte più aperte alla concessione di finanziamenti, perché non vengono richieste garanzie patrimoniali. È la finanza mutualistica e solidale, a cui fanno riferimento le Mag (Mutue di auto gestione). Sodi Elisabetta Tramonto no cinque quelle attive oggi in Italia: a Milano, Reggio Emilia, Torino Venezia e Verona. Oltre a due nascenti a Firenze e Roma e una che sta tentando di sorgere a Cesena. Sono cooperative finanziarie che rac-
colgono risparmio tra i propri soci, per finanziare progetti e fornire servizi agli stessi soci nei campi della solidarietà, del sociale, della cultura e del biologico. Dopo anni di attività (oltre trenta per alcune), hanno sentito l’esigenza di definire i loro confini e i principi che le guidano in un Manifesto della finanza mutualistica e solidale (segnalato a Valori da Mag2-Milano - vedi BOX ). Un’occasione le ha spinte a mettere nero su bianco quelle che finora erano regole scritte nei singoli statu-
C’è una proposta di legge che vorrebbe raddoppiare il capitale minimo delle società di intermediazione finanziaria, e quindi delle Mag (oggi è di 600 mila e fino al 1993 non esisteva neanche una soglia minima). «Se la proposta passasse ostacolerebbe molto la nascita di nuove Mag, che già oggi faticano a vedere la luce», spiega Giorgio Peri di Mag2. «Pur essendo piccole e pur avendo una natura diversa dalle altre finanziarie, dobbiamo rispettare gli stessi adempimenti burocratici. È un lavoro enorme e ingiustificato». Da qui l’idea di rivolgersi alla Banca d’Italia per spiegare che cosa sono davvero le Mag, i numeri e i dati di questa realtà (circa 6,7 milioni di euro di capitale sociale sommando le cinque realtà, un migliaio di soci per ognuna e centinaia di finanziamenti in corso); per dimostrare di essere diverse dalle finanziarie e chiedere un trattamento a parte: di dimezzare il capitale minimo e semplificare gli adempimenti burocratici. L’incontro con Bankitalia c’è stato, nel luglio scorso. Un incontro utile, perché ha segnato l’inizio di un dialogo, ma non risolutivo. La Banca d’Italia, in vista di un prossimo appuntamento (che deve fissare), ha chiesto dei chiarimenti per verificare che effettivamente si tratti di una tipologia diversa dalle società finanziarie. Da qui l’esigenza di un Manifesto. Che le Mag siano un mondo a parte rispetto alle società finanziarie è evidente, ma si differenziano anche dalle banche etiche. «I nostri elementi distintivi sono la fiducia, la mutualità e la partecipazione. Non chiediamo garanzie per concedere finanziamenti, non patrimoniali almeno», spiega Giorgio Peri. «Riusciamo così a finanziare realtà che, non avendo garanzie patrimoniali da fornire, resterebbero escluse dal circuito finanziario».
1. Accesso al credito senza discriminazioni...a sostegno della funzione sociale delle attività finanziate… Esclusione di ogni tipo di prestito nei confronti di attività economiche che ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona… 2. Preferenza di garanzie personali (anche di gruppo), a prescindere dal patrimonio dei garanti, rispetto a quelle patrimoniali… 3. Trasparenza, partecipazione e mutualità come requisiti fondanti: a) Massima trasparenza nella determinazione dei tassi di interesse applicati ai finanziamenti… composti al massimo… da: costi di gestione della struttura ed eventuale remunerazione del denaro investito… non… dal potere contrattuale dei finanziati... b) Massima trasparenza nella gestione della struttura e nelle decisioni relative alla concessione dei finanziamenti...con la possibilità per i soci di assistere alle riunioni del Cda… c) forma cooperativa a mutualità prevalente della struttura… i finanziati devono essere soci. d) individuazione degli strumenti per definire e verificare il raggiungimento dei propri fini sociali… periodicamente in modo partecipato… e) la concessione dei finanziamenti si deve basare, oltre che sull'istruttoria economica, anche su quella socio-ambientale…con pari valore...
IN RETE Mag2 (Milano) www.mag2.it Mag4 (Torino) www.mag4.it Mag6 (Reggio Emilia) www.mag6.it Mag-Verona www.magverona.it Mag-Verona www.magvenezia.it Associazione verso Mag-Firenze www.magfirenze.it
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Mag-Roma nuke.magroma.it In alto, i campi e il trattore della fattoria biologica Corradini. A sinistra le mucche dell’allevamento. Per conoscere l’azienda basta visitare il sito www.lafattoriabiologica.it. Telefonando si può anche prenotare la carne. A consegnarla ci penseranno Carla e Vittorio Corradini in persona.
Quello che le banche non vedono
Una fattoria biologica sana, ma in difficoltà finanziarie salvata dall’intervento di Mag2, Res Marche e dei Gas. Un lavoro di squadra per dare credito.
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è una storia a lieto fine, che avrebbe potuto concludersi in tutt’altro modo se non fosse intervenuto qualcuno che nella parola “credito” vede il suo significato originario di “fiducia”. di Elisabetta Tramonto È la storia di Carla e Vittorio Corradini. Fino all’inizio degli anni Ottanta vivevano a Inzago, nei dintorni di Milano. Entrambi dipendenti comunali - maestra lei, cuoco lui - sposati e con due figli: Alice ed Elia. Nel 1989, quando i due bimbi avevano 3 e 5 anni, hanno deciso di cambiare vita: lasciare tutto e trasferirsi nelle Marche ad Amandola (Ascoli Piceno). Hanno comprato un pezzo di terra, qualche pecora e hanno messo | 34 | valori |
UELLA CHE VOGLIAMO RACCONTARVI
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in piedi una piccola fattoria, che negli anni è diventata una vera e propria filiera corta, gestita dall’inizio alla fine dalla famiglia Corradini: coltivano cereali e foraggi biologici per gli animali; allevano mucche, maiali e agnelli; macellano la carne; la confezionano sottovuoto e la vendono direttamente alle singole famiglie. Alle consegne ci pensano Vittorio e Carla, che partono ogni uno o due mesi per raggiungere circa 250 case tra Marche, Lombardia e Veneto. Quando non ci sono, a portare avanti la fattoria ci pensa Alice, la figlia più grande. Ha 26 anni e da tre ha iniziato a lavorare in azienda. Tra qualche anno ci sarà anche Elia, ha 23 anni e studia Agraria a Bologna. Ma due anni fa sono iniziati i problemi: una reazione a catena che ha rischiato di mandare a monte vent’anni di fatica.
[ ESTRATTO ]
I PRINCIPI DELLA FINANZA “MUTUALISTICA E SOLIDALE”:
Incontro Mag-Banca d’Italia
Le Mag scrivono il loro Manifesto
MANIFESTO DELLA FINANZA MUTUALISTICA E SOLIDALE
Una rete di salvataggio Nel 2008 si è verificato un mix di fattori negativi: «I prezzi dei cereali sono schizzati alle stelle, come le tariffe del gasolio per il trattore e il costo del denaro», racconta Carla. «Qualche anno prima avevamo chiesto dei prestiti per costruire la stalla, un nuovo laboratorio di confezionamento della carne e comprare un furgone frigorifero. Saremmo riusciti a pagare tutto con il nostro lavoro, ma, con i mutui a tasso variabile, le rate sono salite di molto. Ci sarebbero bastate poche migliaia di euro in prestito, perché nell’arco di pochi mesi avremmo estinto alcuni mutui. Così a ottobre dell’anno scorso mi sono rivolta a Mag2 di cui ero socia quando vivevo a Inzago». All’inizio
la cooperativa finanziaria ha esitato. «Concediamo finanziamenti localmente», spiega Giorgio Peri, della Mag2. «È anche una questione pratica: come possiamo verificare la sostenibilità del progetto e seguirne gli sviluppi a distanza?». Ma alla fine lo scoglio è stato superato, attivando una vera e propria rete di sostegno. La Res Marche (Rete di economia solidale) ha eseguito l’istruttoria etico sociale necessaria per valutare la richiesta di finanziamento e sta promuovendo l’inserimento della fattoria Corradini nella rete commerciale dei Gas locali. Così il 20 gennaio Mag2 ha deliberato un finanziamento da 37 mila euro. Un vero lavoro di squadra per salvare un’azienda.
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APPUNTAMENTI MARZO>MAGGIO
2 marzo ROMA IL NUOVO FONDO ROTATIVO PER KYOTO Come si possono ottenere i finanziamenti agevolati del ministero dell’Ambiente per investire nell’efficienza energetica e nei progetti per la riduzione della CO2? È il tema del Question Time con gli esperti del ministero per l'Ambiente e della Cassa Depositi e Prestiti in programma presso il Montecitorio Meeting Center. www.businessinternational.it
8 marzo PADOVA ECONOMIA, DONNE E SOLIDARIETÀ Alcuni commentatori hanno suggerito che l’attuale crisi finanziaria possa essere letta in una chiave di genere, secondo la quale una certa miopia degli investimenti e un orientamento ai profitti di breve termine rispecchierebbero valori maschili di competizione, aggressività, propensione al rischio. È una proposta provocatoria per porsi la domanda se una gestione “al femminile” di organizzazioni e imprese possa realmente rappresentare un’alternativa agli attuali modelli culturali che guidano l’economia e possa essere proposta come una possibile strategia di uscita dalla crisi. Se ne discute dalle 16 presso la sede di Banca Etica a Padova. www.bancaetica.com
10 - 11 marzo GINEVRA (SVIZZERA) 3rd MICROFINANCE INVESTMENT SUMMIT Terza edizione del summit sul microcredito che ospiterà operatori di 49 diversi Paesi. L’incontro segue l’analogo evento realizzato a Londra lo scorso ottobre. Sponsor PlaNet Finance. www.microfinancesummit.com
11 marzo MILANO LIPPER FUND AWARDS 2010 Appuntamento all’Hotel Principe di Savoia per l’assegnazione dei premi | 36 | valori |
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Lipper, i riconoscimenti che l’omonima agenzia di rating assegna da nove anni ai migliori prodotti d’investimento individuati sul mercato. Nella passata edizione, Etica sgr, la società di gestione del risparmio fondata da Banca Etica, si è imposta in due categorie. www.lipperweb.com
15 marzo VENETO, EMILIA ROMAGNA, MARCHE E ABRUZZO “C’ENTRO ANCH’IO” - NESSUNO ESCLUSO: PROGETTI PER UNA COMUNITÀ PIÙ ACCOGLIENTE Scade il 15 marzo il tempo per la presentazione della domanda di partecipazione al bando di Coop Adriatica. Il progetto, pensato per finanziare almeno 14 progetti d’inclusione sociale a favore di persone fragili in condizione di svantaggio o a rischio emarginazione, è giunto alla sua ottava edizione. I progetti premiati potranno accedere a prestiti agevolati da parte di Banca Etica. www.adriatica.e-coop.it www.bancaetica.com
15 - 17 marzo DHAKA (BANGLADESH) MICROFINANCE REGULATIONS: WHO BENEFITS? Nel 2006 il governo del Bangladesh, patria d’origine del premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, ha istituito la Microcredit Regulatory Authority, un organismo di vigilanza sulle attività di settore compiute dalle Ong presenti nel Paese. A tre anni di distanza, l’incontro rappresenta un’occasione per tracciare un bilancio e rilanciare il dibattito confrontando le esperienze di altri contesti nazionali. mra.gov.bd
15 - 26 marzo TORINO SOCIAL SECURITY FINANCING Il finanziamento della sicurezza sociale è il tema del corso realizzato dal training center dell’International Labour Organization (Ilo) di Torino. L’evento si rivolge in particolare a manager, funzionari pubblici e policy maker. www.itcilo.org/en
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT
22 - 26 marzo TORINO MAKING MICROFINANCE WORK: MANAGING PRODUCT DIVERSIFICATION Corso sul tema del microcredito organizzato dal training center dell’International Labour Organization (Ilo) di Torino. www.itcilo.org/en
23 - 24 marzo NEW YORK (USA) 8TH ANNUAL WWB MICROFINANCE AND THE CAPITAL MARKETS CONFERENCE Obiettivo della due giorni di convegno è quello di mettere a confronto le diverse esperienze degli attori del settore del microcredito favorendo l’incontro con gli investitori commerciali. Organizza Women’s World Banking. www.swwb.org
27 - 28 marzo Online “MICROFINANZA: STRUMENTO PER LO SVILUPPO” Corso di formazione organizzato da Microfinanza srl in collaborazione con l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) e la Fondazione Giordano Dell’Amore. Il corso si inserisce in un percorso formativo di 5 moduli per l’acquisizione di un diploma base in Microfinanza. Per iscriversi: www.ispionline.it www.microfinanza.it
30 marzo MILANO CONFERENZA SULLA FINANZA SOSTENIBILE Conferenza organizzata da Academy London Stock Exchange Group e Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con Principles for Responsible Investment presso la sede di Borsa italiana di piazza Affari a Milano. www.borsaitaliana.it
7 - 10 aprile NAIROBI (KENIA) 2010 AFRICA/MIDDLE EAST REGIONAL MICROCREDIT SUMMIT (AMERMS) Convegno organizzato dalla Microcredit
www.metalli-lindbeg.com
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Summit Campaign e sponsorizzato dalla Association of Microfinance Institutions (AMFI). All’edizione 2009 avevano preso parte circa 1.100 delegati. www.microcreditsummit.org
8 - 10 aprile MONTPELLIER (FRANCIA) BIENNALE EUROPÉENNE DE LA FINANCE RESPONSABLE ET DURABLE Convegno sull’economia etica e la finanza responsabile organizzato con la collaborazione del presidente del Forum per l’Investimento Responsabile Robin Edme. www.befrd.org
20 - 21 aprile ROMA III SOLAR REVOLUTION SUMMIT Quali sono le sfide e le opportunità degli operatori italiani del settore dell’energia solare? Questo ed altri i temi dell’incontro in programma a Palazzo Rospigliosi in via XXIV Maggio 43 a Roma. solarsummit.businessinternational.it
21 - 23 aprile MILANO SALONE DELLA GESTIONE DEL RISPARMIO Tre giorni di incontri presso Palazzo Mezzanotte a Piazza Affari. Il Salone, primo evento in Italia interamente dedicato al settore del risparmio gestito, sarà un’occasione d’incontro per gli operatori dell’industria, gli esponenti delle istituzioni e delle autorità di vigilanza, i media e i risparmiatori. www.salonedelrisparmio.com 22 maggio PADOVA BANCA ETICA – ASSEMBLEA DEI SOCI L’Assemblea dei Soci è l’organo sovrano di Banca Etica. Possono parteciparvi tutti coloro che risultano iscritti al libro soci da almeno novanta giorni. Nell’occasione si voterà per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e del Comitato dei Probiviri. Ogni socio ha diritto ad un unico voto a prescindere dal numero delle azioni sottoscritte. Fabio Salviato lascia la carica di presidente dopo due mandati. www.bancaetica.com
coltiva un domani migliore, ogni giorno. Scegliere un negozio b’io, significa essere certi di acquistare cibi biologici e biodinamici, selezionati e certificati. Ma vuol dire anche ridurre l’inquinamento e lo sfruttamento della terra. Una scelta sicura e positiva, che puoi fare negli oltre 250 negozi b’io in tutta Italia.
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Senza moneta. Il baratto nell’era dell’opulenza >40 Housing sociale, la parte “buona” del piano casa >43 Esempi da imitare: i sindaci vanno a scuola di virtù >47
economiasolidale UN PROGETTO A SOSTEGNO DEI LAVORI VERDI
CONTRO IL CEMENTO CHE DIVORA L’ITALIA NASCE IL CENTRO DI RICERCA SUL CONSUMO DEL SUOLO
L’UMBRIA SI ATTIVA IN SOCCORSO DEL CLIMA
SCOPRIRE LA BIODINAMICA ALLE CASCINE ORSINE
RAPPORTO BIO BANK 2010, LA CRISI C’È MA NON PER IL BIOLOGICO: VOLA LA VENDITA DIRETTA
PESCA AL TONNO: ECCO LE MARCHE MENO DANNOSE
Fornire un lavoro dignitoso a tutti e tutelare il Pianeta dal riscaldamento globale non sono obiettivi antitetici. Il settore dei “lavori verdi” (noti in tutto il mondo col termine green jobs) è infatti un modello economico e sociale che preserva l’ambiente per le generazioni presenti e future e, al tempo stesso, assicura maggiore equità e inclusione per i cittadini di ogni Paese. Potrebbe essere la più grande transizione in termini di sviluppo economico, sostenibilità ambientale e aumento di occupazione. Un passo in tale direzione è garantito dal progetto Gjusti (Green jobs università scuole territorio imprese) nato dalla sinergia tra la Fondazione Culturale Responsabilità Etica e la Fondazione Roberto Franceschi onlus, due realtà impegnate da anni nella formazione e nello sviluppo di nuove figure professionali. Come il green facilitator, ad esempio: un professionista in grado di mettere in relazione gli enti pubblici con i privati (singoli e aziende) per sviluppare le varie branche della green economy. Il progetto servirà a stimolare le università nella proposta di percorsi finalizzati ai lavori verdi, a costruire una rete sociale che ne favorisca la diffusione e, più in generale, a sensibilizzare attorno alle grandi opportunità che essi offrono. Il 17 di aprile a Milano e il 23 a Fortunago (Pavia) si terranno due seminari sul tema. www.progettogjusti.it.
In Italia 100 ettari al giorno scompaiono sotto il peso del cemento, una superficie di territorio equivalente a 50 piazze del duomo di Milano. È il prodotto della trasformazione del suolo che negli ultimi decenni ha assunto una dinamica accelerata e quasi mai giustificata da reali bisogni abitativi. Un trend che già oggi nel nostro Paese mette a rischio la qualità del paesaggio e i terreni agricoli, essenziali per continuare a produrre le eccellenze del made in Italy. Per fronteggiare questa emergenza, l’Istituto nazionale di urbanistica (Inu), insieme a Legambiente, hanno fondato un Centro di Ricerca sui Consumi del Suolo (Crcs): un centro di competenza, elaborazione e divulgazione nato con l’obiettivo di ridurre il consumo di territorio e agire in sua tutela con attività di analisi e monitoraggio. «In Italia - denuncia Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente non solo siamo privi di un piano nazionale di lotta al consumo di suolo, ma deteniamo anche un grave ritardo nell’acquisizione di dati aggiornati sul processo di cementificazione e sulle conseguenze ambientali, economiche e sociali che ne derivano». «La diffusione urbana è fuori controllo, sostenuta dalla possibilità, per le migliaia di Comuni italiani, di impiegare gli oneri di urbanizzazione per le spese correnti», osserva invece Federico Oliva, presidente dell’Inu. «Per curare questa patologia servono numeri certi e politiche efficaci: questi sono i compiti di analisi e di elaborazione che assegniamo al Crcs».
Dopo il vertice di Copenaghen una cosa è chiara: la lotta ai cambiamenti climatici non sarà vinta senza il contributo cruciale dei Comuni, delle Province e delle Regioni. Gli enti locali, tradizionalmente più vicini alla vita quotidiana dei cittadini, avranno un ruolo centrale per attuare le politiche di contrasto al global warming e le decisioni di un futuro trattato “post-Kyoto”. Questo il ragionamento alla base della conferenza internazionale Perugia 2010 “Local solutions for change” promossa dall’Alleanza per il clima (una rete europea di 1.500 enti locali) insieme alla Regione Umbria, al Comune e alla Provincia di Perugia. All’evento, in programma tra il 14 e il 16 aprile, s’incontreranno esperti, ricercatori e membri delle amministrazioni locali virtuose, italiane ed europee, per presentare i progetti più avanzati di riduzione della CO2 e percorsi low carbon. Interventi non necessariamente spettacolari o costosi ma che riescono a tradurre in concreto le dichiarazioni d’intenti che governi nazionali e istituzioni internazionali rischiano di lasciare sulla carta. Il programma completo dell’evento è disponbile su www.perugia2010.it e www.climatealliance.it.
Cascine Orsine è una realtà pioniera nel mondo dell’agricoltura biodinamica, incastonata nel suggestivo scenario del Parco Ticino, a pochi chilometri da Milano. 650 ettari, di cui quasi la metà mantenuti a bosco e lanche (oasi di rifugio per molte specie di animali), dove pascolano 550 capi di bestiame. Un’azienda agricola storica, guidata da Giulia Maria Crespi, presidente del Fai (il Fondo per l’ambiente italiano), che da trent’anni porta avanti iniziative per diffondere una nuova filosofia di coltivazione e un modo nuovo, ma dal sapore antico, per relazionarsi con la terra. Il 21 marzo Cascine Orsine apre ai visitatori, con l’iniziativa “Porte Aperte”, organizzata da Ecor, in collaborazione con l’associazione per l’agricoltura biodinamica. Per i visitatori sarà un’occasione molto utile per scoprire un’azienda agricola che da più di trent’anni coltiva con questo spirito e degustare le specialità biodinamiche, frutto di un lavoro che protegge la fertilità del terreno e rifiuta l’uso di sostanze chimiche. Il programma prevede visite guidate dalle 10 alle 17 e gli ospiti potranno prenotare il pranzo a buffet composto da prodotti biologici. Nel pomeriggio, si svolgerà un dibattito con Matteo Giannattasio, medico, agronomo e docente di “Qualità degli alimenti e salute del consumatore”. Perché il legame tra i cibi che ingeriamo e le conseguenze della nostra salute è molto più stretto di quanto si possa immaginare. www.ecor.it
Con la crisi economica che non accenna a diminuire, sperare di trovare un settore che, nel frattempo, cresce a percentuali di due cifre sembrerebbe un’illusione. Il nuovo Rapporto Bio Bank, contenuto nell’Annuario Tutto Bio 2010 fresco di stampa, suggerisce di guardare al settore del biologico. Più precisamente, ai soggetti che fanno vendita diretta. Che è cresciuta, si è moltiplicata e, cosa ancor più importante per il suo sviluppo futuro, ha coinvolto nuovi gruppi sociali. La performance più eclatante la fanno registrare i gruppi di acquisto solidale, passati dalle 356 unità censite nel 2007 ai 598 del 2009 (+68%). Dietro di loro, gli spacci delle aziende agricole (cresciuti del 32%, raggiungendo quota 2176) e i siti internet per comprare prodotti bio on line (sono oggi 132, +25% rispetto al 2007). È la nuova tendenza della filiera corta che avanza nelle grandi città e nei piccoli centri, da parte di gruppi di produttori, cooperative o singoli agricoltori e coinvolge famiglie, gruppi di amici o colleghi di lavoro. Ma la crescita a due cifre non abbandona il bio nemmeno nel caso dei ristoranti (31%), delle mense scolastiche (che sono oggi 837, il 23% in più del 2007), degli agriturismi (+22) e dei mercatini (+10%). Il Rapporto delinea anche due mappe del biologico nazionale: per numero assoluto di operatori e per densità. In testa alla prima classifica troviamo l’Emilia Romagna. Sul podio, anche Lombardia e Toscana, che sono però leader per numero di Gas e agriturismi. Se invece si considerano gli operatori in rapporto alla popolazione, la prima regione sono le Marche (per vendita diretta, agriturismi e ristoranti) mentre il Trentino Alto Adige primeggia per numero di mercatini. Oltre al Rapporto Bio Bank, nell’Annuario 2010 sono indicati dati e indirizzi di quasi 8 mila operatori biologici italiani. Non solo per l’acquisto di alimenti ma anche per cosmesi e prodotti di bellezza. L’Annuario è disponibile in libreria e direttamente sul sito www.biobank.it.
Sul podio della sostenibilità ambientale troviamo Coop, Asdomar e Mareblu. Ma i loro voti sono ancora lontani dalla sufficienza. Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta al mondo. Ha un giro d’affari di 19,3 miliardi di euro. In Italia se ne consumano 140 mila tonnellate. Ma ben pochi conoscono cosa si nasconde nele scatolette. Soprattutto quasi nessuno sa quanto sia ecologicamente insostenibile. Un po’ di chiarezza la fa un il rapporto “Tonno in trappola” di Greenpeace: la pesca ne sta minacciando le risorse, sfruttando in modo inaccettabile gli stock e catturando esemplari immaturi. In più, l’uso di reti inadatte causa la morte “accidentale” di migliaia di altre specie tra cui squali e tartarughe. Ma ancora una volta, i consumatori hanno una grande arma: scegliere le marche più attente agli impatti ambientali della pesca. La classifica “Rompiscatole” ha analizzato 14 aziende (che coprono più dell’80% del mercato italiano). Solo le tre citate si collocano poco sotto la sufficienza (con voti dal 4,7 al 4,4). Coop ad esempio ha introdotto un protocollo che garantisce l’approvvigionamento sostenibile dei prodotti ittici (ma per ora solo la metà del pescato è controllato da osservatori a bordo dei pescherecci). Molto male tutte le altre marche: in fondo alla classifica, Consorcio, Mare Aperto e Nostromo. L’elenco completo è pubblicato su www.greenpeace.it/tonnointrappola.
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Senza moneta Il baratto nell’era dell’opulenza Il consumismo sfrenato ci ha fatto accumulare tanti, troppi oggetti, spesso nemmeno così utili. Internet amplia le possibilità di incontro tra le persone. La crisi ha fatto da catalizzatore di un fenomeno che ormai tocca tutte le fasce sociali. Un’opportunità per stili di vita più sobri.
È
PIUTTOSTO INSOLITO QUANTO AVVENUTO alla Casina Valadier di Roma l’8
novembre scorso. Per chi non lo sapesse, l’edificio neoclassico immerso nel cuore di Villa Borghese, con un panorama mozzafiato a due passi dal Pincio, ospita uno dei salotti buoni della Capitale. Non un posto per tutti. Quel giorno, neldi Emanuele Isonio le sue sale affrescate con pitture in stile pompeiano, si è svolto il primo swap party romano: una serata all’insegna del baratto di abiti usati. L’aspetto curioso è che vestiti, borse, scarpe erano tutti “griffati” e che le decine di donne accorse provenivano dalle classi benestanti. Forse è segno che la crisi economica ha colpito anche loro, ma anche la prova che il baratto, usato tradizionalmente nelle economie più elementari, sta tornando in voga anche
PERSOPERPERSO: TRA BARATTO E MONETA COMPLEMENTARE RISANARE, RESTITUIRE, RISTABILIRE sono le tre R alla base di Persoperperso.com, un sito che parte dal concetto di baratto, ma lo evolve fino ad avvicinarsi alla logica delle monete complementari. Nel baratto classico, infatti, lo scambio avviene tra un oggetto e un altro. Il loro controvalore economico può anche essere molto diverso ma l’importante è che ambedue i barattanti siano soddisfatti dello scambio. Su Persoperperso invece si ha una vera “moneta di scambio”: il Valore. Nell’inserire un annuncio per vendere un oggetto, si stabilisce quanti Valori servono per acquistarlo. All’atto dell’iscrizione si ottengono 25 Valori e altri 5 per ogni oggetto messo in vendita. I Valori accumulati con le vendite possono poi essere spesi per acquistare gli oggetti offerti dagli altri utenti del sito. «Questo sistema – spiega l’ideatore Michele Marino, insegnante d’informatica di Partinico – permette agli iscritti di sviluppare un vero e-commerce, del tutto simile a quello di un’economia basata sull’euro, fornendo così la possibilità di raggiungere due obiettivi per noi essenziali: porre un freno allo spreco e ridurre l’indebita produzione di rifiuti».
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DAL DIVANO GALEOTTO IL SUCCESSO DI ZERORELATIVO DOVEVA DISFARSI DI UN DIVANO, ma gli dispiaceva andasse buttato perché era ancora in ottime condizioni. Le idee geniali molto spesso nascono per caso. La lampadina mentale di Paolo Severi, barista tra Iesolo e Pesaro, si è accesa in quel momento. Il divano l’ha venduto su Ebay a un euro. E poi ha pensato di costruire un sito per favorire gli scambi di oggetti (e servizi) tra utenti che vogliono usare il baratto per evitare spese inutili, aiutare l’ambiente e costruire nuove relazioni. Era il dicembre 2006. Dalla sua intuizione è nato Zerorelativo.it. Al sito ci si iscrive gratuitamente e da quel momento si possono proporre i propri oggetti e compilare una “lista di desideri” per agevolare i potenziali “barattanti” (o barter come li chiamano su Zerorelativo). Oltre al baratto, si possono donare cose senza volere nulla in cambio oppure prestarli per un certo periodo di tempo. I numeri testimoniano il successo dell’iniziativa: gli iscritti hanno superato quota 10 mila, le inserzioni sono oltre il doppio. E nell’ultimo anno sono stati conclusi 11 mila baratti, 838 doni e 32 prestiti. «Non immaginiamo un’utopistica società basata sul baratto», precisa Paolo Severi. «Il nostro vuole solo essere un invito a spendere in modo più intelligente i soldi e a fare più attenzione prima di disfarsi di qualcosa. Ciò che per noi vale zero, per altri può avere più valore (da cui il nome del sito, ndr). Il baratto può essere una forma di partecipazione e di emancipazione e orientare verso stili di vita e di consumo più attenti e consapevoli». Em. Is.
Nella fascia in alto, le “facce da baratto” raccolte dall’associazione Zerorelativo a Fa’ la cosa giusta 2009. L’illustrazione ai lati è tratta dalla locandina della “Settimana del baratto”. www.settimanadelbaratto.it
negli Stati ricchi. Una moda più o meno contingente, per quanto riguarda gli swap party delle élite. Un modo per dare nuovo valore a oggetti e denaro, in molti altri casi.
Figlio del consumismo e della rete «Questa nuova forma di baratto – spiega Piero Alessandrini, ordinario di Politica monetaria all’Università di Ancona – è ben diversa da quella tipica delle economie arretrate. Lì serve per la sussistenza. In questo caso siamo di fronte a un prodotto dell’eccesso di “mercatismo”. Il consumismo sfrenato ha fatto accumulare stock eccessivi di beni e il baratto permette di “sgonfiare la bolla”, allocando meglio tali risorse». Un figlio dell’opulenza, più che della crisi economica. «La fase di declino attuale ha funzionato da catalizzatore. Nei momenti di espansione, gli oggetti si acquistano e si gettano senza pensarci troppo. Gli sprechi sono enormi. Ora ricorrere al baratto è un modo per evitare che una riduzione del proprio reddito produca un peggioramento del livello di benessere», osserva Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica a Roma Tor Vergata. «Ma è chiaro che senza il precedente accumulo smodato di oggetti non ci sarebbe stato questo fenomeno». C’è però un altro elemento senza il quale il nuovo baratto non sarebbe decollato: internet. Basta un rapido giro in rete per trovare molte iniziative interessanti (vedi BOX a pag. 42). Il perché è presto detto. Il maggior difetto del baratto sta nella necessità di una “doppia coincidenza di desideri”: chi offre qualcosa deve trovare un altro a cui quell’oggetto interessa e che abbia allo stesso tempo una cosa da offrire in cambio, che sia di suo gradimento. «Le nuove tecnologie aiutano molto proprio perché agevolano l’incontro tra domanda e offerta» spiega Alessandrini. E Becchetti aggiunge: «Il baratto è tipico di un mercato locale. Il web amplia a dismisura questo mercato, elimina i confini territoriali (posso fare un barat-
LIBRI
Marina Martorana I love swapping Vallardi, 2009
Elena Guerrini Orti Insorti Stampa Alternativa, 2009
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| abitare intelligente | economiasolidale | I TANTI VOLTI DELLO SCAMBIO NON SOLO SCARPE, vestiti e borse si possono scambiare con il baratto. In giro per l’Italia e sul web si vanno moltiplicando le occasioni per “arricchirsi” di beni materiali e immateriali senza metter mano al portafoglio. Qualche curiosità e alcuni link utili: BAR+ATTO - www.baratto.org: se capitate dalle parti di Mestre, fate un salto in questo locale al Parco della Bissuola. Potete mangiare spuntini, snack, sorseggiare cappuccini o cocktail. Ma non dovete ricordarvi di portare con voi le monete. Molto meglio un libro, un cd. O magari una tazza da donare dopo aver gustato la vostra ordinazione. ORTI INSORTI - ortiinsorti.blogspot.com: «Sono due anni che non faccio la spesa» ammette l’attrice Elena Guerrini che se ne va in giro per l’Italia a presentare il suo spettacolo sul mondo contadino, Orti Insorti (il libro omonimo, pubblicato da Stampa Alternativa, in pochi mesi ha venduto 5 mila copie). Invece del prezzo del biglietto, si fa pagare con olio, vino e qualsiasi prodotto della terra. Dall’idea è poi nato il festival teatrale “A Veglia” (avegliateatroabaratto.blogspot.com), che replicherà a settembre a Manciano (Grosseto).
A destra: una delle stanze del B&B&B VillaVillaColle di Bosa (OR) in cui il soggiorno si paga col baratto. In alto, una delle Swimming Sculpture, realizzate dai proprietari della struttura.
IL “DO UT DES” VA IN VACANZA IL SOGNO DI FARE UNA BELLA VACANZA a due passi da un mare da favola e senza spendere un euro si è avverato a Bosa, 40 chilometri a sud di Alghero. In una delle storiche case a torre seicentesche del paese sardo è nato il B&B&B Villavilla Colle (www.avillavillacolle.blogspot.com): nessun refuso. La terza “B”, che si unisce a Bed e Breakfast, sta per “baratto”. Al posto dei soldi, i suoi proprietari hanno scelto di accettare altro: prodotti bio, un intervento d’idraulica, la riparazione di una zanzariera. E anche cose immateriali: «Abbiamo avuto cantanti jazz e maestri di kung fu. Ma il baratto per noi non ha come parametro il tornaconto, seppure non monetario. Cantastorie, musicisti, artisti vari, amanti del ricamo, della pesca, nonni custodi di antichi saperi. Ognuno ha un baratto prezioso da offrire, una passione da condividere, un sogno da regalare», spiega Alfredo Meschi, proprietario di Villavilla Colle e scultore di installazioni “ittiche” davvero originali (queste acquistabili e visionabili su www.swimmingsculpture.blogspot.com). L’idea ha avuto gran successo (come, peraltro, le sculture). Non solo perché ha fatto registrate il tutto-esaurito nella stagione 2009. Ma perché è stata clonata da altre centinaia di strutture in tutta Italia che hanno aderito alla Settimana del Baratto che si svolge a fine novembre. Per conoscere l’elenco dei B&B aderenti, si può visitare il sito www.settimanadelbaratto.it.
CENTRO BARATTO DI OSIMO - www.vivereancona.it: è già qualcosa in più del semplice baratto. Ogni prodotto portato al Centro viene infatti valutato in base al suo valore approssimativo e gli viene assegnato un punteggio tra una e cinque stelle. Le stelle vengono “caricate” su una tessera con cui prendere altri oggetti o servizi offerti da altri. SCAMBIAMOCI.IT: come Zerorelativo.it è un sito in cui le transazioni avvengono solo con scambi tra oggetti. Un motore di ricerca permette di rintracciare con facilità i potenziali barattanti.
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locali dopo venti anni di immobilismo. Fondazioni bancarie e costruttori in crisi ringraziano.
ETICAMBIO.IT: aperto nel 2007 da un’associazione giovanile cristiana (la Gioc), con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo di rapporti di reciprocità, attraverso lo scambio di oggetti a cui si vuol dare nuova vita.
le cose che possediamo e a farci valutare cosa davvero ci occorre». L’aspetto problematico, se mai, potrebbe essere legato ai possibili riflessi negativi sull’occupazione: se le persone si scambiano cose che prima avrebbero comprato ex novo, la domanda di nuovi prodotti chiaramente diminuisce. Ma, forse, è un falso problema: «La produzione non è fine a se stessa – spiega Becchetti – ma deve soddisfare bisogni reali. Il baratto può essere un utile strumento per indirizzare la produzione industriale verso settori innovativi che assicurino, Un danno per occupazione e Pil? da un lato, il valore economico, indispensabile per sostenere l’occuA meno di non voler essere imperterriti difensori della moneta copazione e il sistema di welfare. Ma che, allo stesso tempo, possano me unica merce di scambio, dalla diffusione del (nuovo) baratto c’è aumentare la qualità di vita e la sostenibilità ambientale del nostro molto da guadagnare e ben poco da perdere. «Pensare di leggere quemodello di sviluppo». sto fenomeno come una prova dell’inutilità della moneta sarebbe L’aspetto paradossale della diffusione del baratto è piuttosto un sbagliato perché provocherebbe una regressione della nostra società altro. Quando due persone si scambiano beni già in loro possesso ri- osserva Alessandrini – ma certamente può far riflettere su nuovi sparmiano denaro, creano utili momenti di condivisione e aumenmodelli di vita, più sobri e sostenibili. Può aiutarci a ridare valore altano anche il proprio benessere, perché si disfano di ciò FREECYCLE, UN DONO PER TASCHE E AMBIENTE che non usano e ottengono qualcosa di più utile. In poche parole, sono più felici e più ricchi. L’unico a risenA METÀ STRADA TRA DONO E BARATTO c’è il Freecycle network, una creatura nata dalla mente tirne negativamente è il Prodotto interno lordo. «È uno di Deron Beal, un ambientalista statunitense preoccupato di non produrre rifiuti inutili. Prima di disfarsi di oggetti che non utilizzava più, Beal ha scritto una mail a un gruppo di amici che potevano essere dei tanti esempi che evidenziano i limiti degli indicatointeressati a recuperarli. Quella mail ha dato il via a una rete mondiale che conta oggi 7 milioni ri della mera produttività e l’incapacità del Pil di cogliedi iscritti divisi in 4.880 gruppi di 85 Stati diversi. In Italia, finora sono 18 le città coinvolte. re le reali variazioni nel nostro benessere», commenta Per partecipare basta davvero poco: ci si iscrive su www.freecycle.org e subito dopo si possono inviare messaggi agli altri utenti della propria città per segnalare ciò che vogliamo regalare. Un buon Leonardo Becchetti. Ce n’è abbastanza per una domanmodo per diffondere una virtuosa filosofia dello scambio, risparmiare denaro e dare un grande aiuto da: non sarà finalmente ora di trovare un nuovo sistema all’ambiente. In sette anni, gli oggetti sottratti alle discariche sono stati miliardi. di calcolo per la nostra ricchezza? ANNO 10 N.77
Piano Casa e un fondo nazionale per l’edilizia residenziale sociale rilanciano i progetti
SUESU.IT: la registrazione è gratuita. Nel proprio profilo utente, si può inserire una lista dei desideri, con quello che si vorrebbe ottenere in cambio dell’oggetto o del servizio che si offre.
to con chi è dall’altro capo del mondo), allenta i limiti temporali (posso mettere un annuncio e trovare la controparte dopo qualche settimana), risolve le ritrosie psicologiche. Lo scambio di cose usate è stato spesso accompagnato da un’umiliazione sociale, come fosse qualcosa di cui vergognarsi. Il web, garantendo l’anonimato, risolve il problema».
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Housing sociale La parte “buona” del piano casa
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’90 il problema della casa era stato ritenuto sostanzialmente risolto. Colpa – si fa per dire – dell’elevato numero di proprietari di immobili in Italia (oltre l’80% delle famiglie, comprendendo anche chi gode di usufrutto e uso gratuito: dati di Corrado Fontana Istat 2007). L’emergenza di oggi mise radici allora, con un crollo degli investimenti pubblici nell’ediL’area di via Cenni, a Milano: un progetto lizia residenziale (vedi BOX ), ma i suoi frutti maturano in di housing questi tempi di crisi per due motivi principali: innanzisociale, pronto entro il 2013. tutto un mutamento della domanda abitativa (più fles130 alloggi, con sibilità e temporaneità) dovuto al diverso status delle faservizi in comune. PARTIRE DAGLI ANNI
EMERGENZA VERA INTENDIAMOCI, IL RILANCIO DEL SETTORE dell’edilizia residenziale sociale in Italia più che una scelta è una necessità dettata dalle cifre dell’emergenza abitativa contestualizzate rispetto alla crisi economica attuale e a una disoccupazione che, secondo l’Ocse, toccherà da noi il 10,5% a fine 2010. A leggere il Tredicesimo rapporto sulle Fondazioni di origine bancaria pubblicato dall’Associazione di fondazioni e di casse di risparmio spa (Acri), la carenza di alloggi a canone calmierato parte da lontano: tra il 1984 e il 2004, il nostro Paese ha ridotto la produzione di edilizia sovvenzionata (cioè case “popolari”) da 34 mila abitazioni per anno a circa 1.900 (contro le oltre 80 mila della Francia e le oltre 30 mila della Gran Bretagna, sempre nel 2004) e di edilizia agevolata o convenzionata da 56 mila a 11 mila unità all’anno, cessando inoltre, nel 1973 come ente e nel 1998 come prelievo dell’1% sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, la Gescal (Gestione per case lavoratori), ovvero la principale fonte di finanziamento pubblico del settore. Nel frattempo i prezzi delle case sono cresciuti spaventosamente rispetto alla crescita del reddito pro-capite (+101% contro un +13% tra 1997 e 2007: elaborazione Finlombarda su dati European mortgage association) e gli affitti ancor di più (+130% di media con picchi al 145% in città come Roma, Firenze e Milano tra il 1999 al 2008: dati Cgil e Sunia).
miglie (maggior numero di single) e alla forte precarietà del lavoro. E poi la pressoché totale assenza di un’offerta intermedia di abitazioni in affitto moderato. Nelle cause dell’emergenza stanno però anche le ragioni di un rinnovato slancio della residenzialità sociale (social housing). Ragioni molteplici catalizzate dal Piano Casa del Governo (art. 11, legge 133/2008) che, attraverso il Sif (Sistema integrato di fondi), apre alla nascita di un Fondo d’investimento nazionale che dovrebbe aiutare i fondi locali ad attuare progetti di social housing sul territorio: una scossa sismica in un paesaggio rimasto immobile per troppi anni, sottolineano in molti. E, seppure la costituzione del “fondone nazionale” – così è soprannominato – avverrà nei prossimi mesi, vari dettagli dell’operazione sono noti: avviato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ci metterà i primi 150 milioni di euro, dovrebbe contare su 2,5 miliardi di euro ed essere gestito (ma non è ancora ufficiale) dalla neo-autorizzata CDP Investimenti Società di gestione del risparmio Spa della Cassa depositi e prestiti, che contribuirà con un miliardo di euro. Il resto dovrebbe arrivare da altri enti e istituzioni non ancora definiti.
Fondi etici in mercato libero Si fa presto a dire social housing: il ventaglio di soluzio|
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Fabio Carlozzo. Sotto, l’area Figino: entro il 2013 saranno pronti 320 alloggi.
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ni racchiuse in questa definizione è ampio: cohousing, residenzialità temporanea, cooperative di autocostruzione, interventi per moderare i canoni d’affitto, servizi di accompagnamento all’acquisto, pianificazione urbanistica e valorizzazione degli spazi comuni. Tante vie che, però, nell’attuale situazione di emergenza abitativa, trovano il cardine nella realizzazione di complessi residenziali con case di qualità offerte a canone calmierato (300-350 euro/mese per 60 metri quadrati), per categorie sociali deboli, ma non in stato di povertà (giovani coppie, single o persone divorziate, ragazze madri). Sul piano locale c’è già chi si è mosso senza
aspettare i capitali pubblici. Più di tutti la Fondazione housing sociale, con progetti nati a partire dal Fondo immobiliare etico “Abitare sociale 1” (85 milioni di euro, partecipato anche da Regione Lombardia, Intesa San Paolo, Assicurazioni Generali e la stessa Cdp) gestito da Polaris investment sgr. Un fondo definito “etico”, perché,spiega Fabio Carlozzo (direttore real-estate di Polaris), «l’obiettivo di rendimento è non solo calmierato, ma persino “cappato”, cioè prevede l’impegno a ridistribuire il capitale eccedente il rendimento previsto (2% oltre l’inflazione) ad altri interventi con la stessa finalità. Il secondo
CHI C’È GIÀ… MILANO Villaggio cooperativo Grazioli di Milano: 248 appartamenti di cui 120 in affitto. 34 in edilizia convenzionata e 94 in vendita libera, suddivisi in diverse palazzine separate da un giardino interno, con locali comuni ai piani terra per attività ricreative, luoghi d’incontro e un centro comunitario dedicato a tutto il quartiere.
BRESCIA Housing sociale, consorzio di cooperative sociali creato nel 2002 dall’Immobiliare sociale bresciana (Isb), ha ristrutturato nel 2008 un immobile che offre 16 appartamenti, 5 loft e un poliambulatorio per servizi odontoiatrico e psicoterapeutico gestito da una cooperativa sociale. Gli affitti variano tra i 200 e i 400 euro al mese.
…E CHI ARRIVA ENTRO IL 2013 FHS FARÀ POKER: 1) via Cenni, Milano Residenza da 130 alloggi (8550 mq) Spazi destinati a esercizi commerciali (450 mq) Servizi integrativi per l’abitare: living room, lavanderia condominiale, utensileria (220 mq) Servizi locali e urbani: 1800 mq, di cui 900 mq di nuova costruzione e 900 mq da recuperare all’interno della Cascina Torrette di Trenno 2) il borgo sostenibile di Figino, Milano Residenza da 320 alloggi: : alloggi–studio, appartamenti dedicati a famiglie, giovani coppie, anziani, single. (25.175 mq) Spazi destinati a esercizi commerciali (1.325 mq) Servizi integrativi per l’abitare (255 mq) Servizi locali e urbani: consolidando il tessuto sociale e facilitando l’integrazione. (2.650 mq) 3) via Ferrari, Milano Ancora in fase di studio dall’assegnazione del terreno. L’area accoglierà una residenza temporanea per studenti fuori sede e lavoratori legati al mondo universitario, con circa 200 posti letto
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suddivisi tra mini alloggi e locali più grandi con servizi comuni. Ci sarà anche un centro di supporto alle disabilità. 4) Crema, in fase avanzata di costruzione È il primo risultato conseguito dal fondo “Abitare sociale 1” e vanta 90 appartamenti in locazione a canone moderato, oltre a servizi di vicinato e una scuola materna per 140 bambini. PARMA ALL’AVANGUARDIA Avviato il progetto Parma social house che prevede interventi di edilizia sociale residenziale in varie aree della città e la costruzione di circa 1.000 alloggi a canone sociale entro il 2012, per un investimento di 132 milioni di euro. La realizzazione a quei costruttori che avevano ricevuto un premio volumetrico in seguito all’esproprio delle aree. A copertura del progetto sarà costituito il Fondo “Parma Social House”. ASCOLI AL CENTRO “Abitiamo insieme Ascoli”: progetto in costruzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e Fondazione housing sociale realizzato all’interno di un edificio storico situato nel centro della città (Corso di Sotto n.10). Comprende 17 alloggi in affitto a canone contenuto (validità 12 anni); spazi comuni e servizi dedicati a socializzazione e svago.
elemento di eticità sta negli obiettivi del fondo e nella strutturazione di una governance che dà al comitato consortivo potere di esercitare un “veto etico” in caso di operazioni in conflitto con gli obiettivi».
Tanti attori e qualche domanda Gli ingredienti principali di questa nuova stagione dell’housing sociale sono tre: in primis gli investitori, che costituiscono un fondo immobiliare locale (rendimento dell’1,5-2% oltre l’inflazione, durata tra i 20 e i 30 anni), gestito da un’apposita sgr; poi Giordana Ferri. un’amministrazione locaA destra, il progetto di cohousing del le che assegna l’area e ne villaggio Barona. stabilisce la destinazione d’uso; infine il fondo nazionale che partecipa al progetto locale al massimo per un 40%. A questi si aggiungono, talvolta, le cooperative edilizie o il privato sociale, che perlopiù gestiscono i servizi e le residenze speciali (per ragazze madri, persone coinvolte in percorsi di rein-
serimento). Ci sono inoltre gli inquilini, spesso riuniti in un comitato o consiglio d’amministrazione, con un ruolo intermedio rispetto alla sgr. Alla scadenza del fondo, generalmente, gli immobili si vendono e, ricorda Giordana Ferri, responsabile dell’area progettazione e ricerca della Fondazione housing sociale di Fondazione Cariplo, «si applica una strategia d’uscita stabilita al momento dell’accordo col Comune che indica le priorità per l’acquisto (di solito una prelazione prima agli inquilini e poi al Comune), perché l’obiettivo è di creare una comunità che, alla fine, possa acquistare i propri alloggi». A noi restano due interrogativi: non sarà che il boom del social housing – che in molti si aspettano – sia un ripiego “sovvenzionato”, tagliato su misura per la crisi del mercato immobiliare ma a rischio di abbandono alla sua ripresa? E basterà il controllo della pluralità di soggetti coinvolti a garantire il rispetto delle finalità sociali?
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FONDONE NAZIONALE Gestione: CDPI Sgr (ancora non ufficiale). Durata: 30 anni. Risorse: 2,5 miliardi. Modalità di investimento: partecipazione nei fondi immobiliari locali al massimo per il 40% del capitale di ciascuna iniziativa locale. Possibilità di investire in deroga a tale limite il 10% delle proprie risorse. Rendimento: pari all’inflazione più il 3% grazie ai canoni e alle plusvalenze originate dalla progressiva cessione degli alloggi a valori indicizzati all’inflazione.
Milano: villaggio Barona Il privato sociale funziona
Claudio Bossi: «C’è una domanda enorme di housing sociale, a fronte di un’offerta quasi inesistente».
«L
A SITUAZIONE È ASSOLUTAMENTE DISPERATA». Sul problema del-
la domanda di residenzialità sociale Claudio Bossi, presidente de La Cordata, cooperativa che ha in gestione una delle più significative esperienze di cohousing in Italia, nel Villaggio Barona di Milano, non fa giri di parole. E continua: «C’è un’estrema discrepanza tra volume della domanda e offerta: quest’ultima è pra-
ticamente inesistente o ridottissima rispetto alla richiesta di housing sociale, laddove con questa formula ci riferiamo a un’aspettativa di persone che sono troppo ricche per accedere alle case popolari ma troppo povere per accostarsi al mercato tradizionale. Persone disponibili a prendere in affitto case che abbiano un costo annuo al metro quadro non oltre il 60-70% del costo di mercato».
IL VILLAGGIO BARONA PARTE RESIDENZIALE: 82 appartamenti a canone d’affitto agevolato insieme a tre comunità alloggio per malati terminali, anziani parzialmente autosufficienti e disabili intellettivi. Al piano terra una galleria con attività commerciali e il parco accessibile al pubblico. PENSIONATO SOCIALE INTEGRATO GESTITO DA LA CORDATA: 4500 mq per 120 posti letto, spazi comuni, un pub-brasserie, auditorium e anfiteatro all’aperto. Quattro le tipologie di accoglienza e integrazione: Zumbini Rooms (albergo a prezzi convenienti e residence per permanenze mensili); Tandem (pensionato per studenti universitari, giovani lavoratori e soggetti socialmente deboli); Erin (4 appartamenti bilocali per mamme con bambini in situazione di disagio sociale). In aggiunta un Centro famiglie (servizio di sostegno psicologico ed educativo per genitori) e Jobox (incubatore per giovani imprese).
Come si traduce il concetto di social housing nella vostra esperienza? Intanto che housing sociale voglia dire essenzialmente “affitto” e non “acquisto” lo dimostra lo stesso cambiamento del regime della domanda di case degli ultimi anni, che esprime una mobilità territoriale oggi ben più alta. A tale aspetto si associano però due mix di requisiti, propri de La Cordata ma anche di una cultura più ampia. In primo luogo un mix dell’offerta abitativa che sappia accogliere famiglie, giovani coppie, utenza fragile con capacità residuali diverse, componenti italiani e stranieri e abbia una capacità |
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Un rendering del progetto di via Cenni, a Mlano.
INVESTIRE NELL’HOUSING SOCIALE FONDO IMMOBILIARE ETICO “ABITARE SOCIALE 1” Fondo immobiliare etico da 85 milioni di euro attivato dalla Fondazione housing sociale e gestito da Polaris investment sgr. Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Cassa depositi e prestiti, Intesa San Paolo, Banca popolare di Milano, Assicurazioni Generali, Cassa italiana geometri, Pirelli & C. Real Estate, Telecom Italia.
Esempi da imitare: i sindaci vanno a scuola di virtù
FONDO “SOCIAL & HUMAN PURPOSE” Presentato a settembre 2009 e promosso dalla Fondazione Crt, attraverso la Fondazione Sviluppo e Crescita-Crt, e gestito da Ream sgr ed è un fondo immobiliare a comparti con finalità sociali riservato ad investitori qualificati. FONDO DI INVESTIMENTO IMMOBILIARE ETICO “VENETO CASA” Prima iniziativa regionale in Italia di housing sociale, ha come soci fondatori Regione Veneto (5,5 milioni di euro) e Fondazione Cariparo (10 milioni) e lo scopo dichiarato nella costruzione e ristrutturazione di abitazioni da affittare a canone calmierato. Gestore del fondo è Beni stabili, advisor tecnico la Fondazione La Casa e Sinloc SpA.
in qualche modo artefatta di attivare e orientare una socialità diversa nell’abitato. C’è poi un mix funzionale, con interventi di qualificazione e generazione urbana che interpretino esigenze diverse : residenzialità stabile o temporanea, funzioni culturali, commerciali, servizi alla persona… Così è ad esempio il Villaggio Barona dove siamo, con i suoi negozi, con il centro psichiatrico, con la parte residenziale tradizionale o destinata a disabili, anziani.
Claudio Bossi.
Esiste un rischio di scarsa trasparenza nell’attuazione dei progetti di social housing finanziati dal fondo nazionale? Dipende ovviamente dal sistema di regole che sarà istituito, poi è essenziale la centralità della responsabilità del governo in capo all’ente statale e, in seconda battuta, all’ente locale che sovrintende tali progetti: regolatore, coordinatore e controllore devono essere di natura pubblica. Per quanto riguarda l’appetibilità delle iniziative di social housing da parte del settore immobiliare speculativo, io credo che ci sia tale pericolo tanto più ora che SU INTERNET il mercato dell’edilizia è in fase di stallo. Senza contare che proprio www.fhs.it la natura pluridecennale delle Fondazione housing sociale www.housingsocialemilano.it convenzioni che si stipulano tra Concorso progetti Fhs l’ente pubblico (che assegna i terwww.cassaddpp.it reni) e i fondi (che vi costruiscoCassa depositi e prestiti www.coopcagranda.it/grazioli.html no) rende difficile l’attività di Villaggio cooperativo grazioli controllo sul rispetto dei requisiwww.abitiamoinsiemeascoli.it Abitiamo insieme Ascoli ti iniziali. Un maggior livello di www.villaggiobarona.it attenzione è favorito, d’altra parVillaggio Barona te, dalla molteplicità di soggetti www.lacordata.it Cooperativa sociale La Cordata che partecipano all’iniziativa di www.fondazionelacasa.it social housing e tengono alla sua Fondazione La Casa onlus finalità pubblica.
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FONDO IMMOBILIARE ETICO “ABITARE SOSTENIBILE IN PIEMONTE” Nato dall’unione di 9 fondazioni bancarie (Compagnia di San Paolo, Fondazione Cr Cuneo, Cr Asti, Cr Torino, Cr Biella, Cr Fossano, Cr Alessandria, Cr Saluzzo e Cr Vercelli) e della Regione Piemonte prevede un investimento iniziale di 45 milioni di euro. Obiettivo: raggiungere i 100 milioni di euro per attivare investimenti e svolgere una funzione calmieratrice sul mercato delle locazioni. FONDO COOPERATIVO DI ROMA Gestito da Polaris investment sgr e promosso dalle cooperative di abitazione Ancab-Legacoop, in prima istanza si occupa di social housing accogliendo realizzazioni (in parte da farsi e in parte già costruite) per circa 470 appartamenti ad affitto calmierato. Più in generale, punta a configurarsi come un fondo al servizio del mondo cooperativo di Roma. Il fondo durerà 20 anni (prorogabili a 30) e ammonta a circa 70 milioni euro.
I TETTI SOCIALI SCELTI DALL’OLANDA NATE NEL 1901 CON L’HOUSING ACT DI AMSTERDAM, le housing associations olandesi sono società di diritto privato e non ricevono sovvenzioni pubbliche dal 1995. «Letteralmente – spiega Uberto Visconti di Massino (strategic advisor di Europrogetti & finanza, nella foto) – sono sviluppatori e gestori immobiliari nonché fornitori di servizi: per statuto hanno l’obbligo di fornire residenza sociale a canoni moderati e sviluppano quartieri con servizi profittevoli sul mercato, come ad esempio piccoli centri commerciali e negozi, che vendono poi agli investitori. Col ricavato costruiscono abitazioni che affittano a 300-400 euro al mese». In ogni comune medio-grande olandese c’è una housing association e nel Paese sono 455 con un patrimonio di 2 milioni e 380 mila abitazioni. L’Olanda vanta il 30-35% di case a canone moderato contro il 5% circa dell’Italia. Un organo di controllo composto dallo Stato e dalla Aedes (associazione delle housing associations) garantisce la socialità dei canoni e i servizi di formazione e sostegno sociale che le housing associations sono tenute ad attuare.
L’idea è dell’Associazione Comuni Virtuosi: perché non insegnare agli amministratori locali le buone
pratiche già sperimentate da alcuni enti locali? Prima edizione, a Milano, durante Fa’ la cosa giusta. Poi, lezioni in tutte le regioni.
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IFFONDERE UNA GESTIONE DELLA RES PUBLICA VIRTUOSA, attraverso l’esempio dei Comuni più “illuminati”. Con questo intento è nata la Scuola di AltRa Amministrazione, organizzata dall’Associazione dei Comuni Virtuosi (vedi BOX ). «Nei primi anni di vita di Emanuele Isonio della nostra associazione – spiega il coordinatore Marco Boschini – abbiamo raccolto in giro per l’Italia le migliori esperienze dagli enti locali. Anche il “Premio Comuni a 5 Stelle” serviva a far emergere que-
LA RETE DEI COMUNI “PRIMI DELLA CLASSE” MONSANO (ANCONA), COLORNO (PARMA), VEZZANO LIGURE (LA SPEZIA), MELPIGNANO (LECCE): si deve a questi quattro piccoli enti locali la nascita, nel maggio 2005, dell’Associazione Comuni virtuosi, diventata nel tempo un punto di riferimento per qualsiasi amministratore pubblico che voglia adottare politiche innovative nel campo della gestione del proprio territorio, dei rifiuti, delle politiche ambientali, sociali e della mobilità. Oggi i Comuni aderenti alla rete sono saliti a 35, sparsi in quattordici regioni da Nord a Sud (vedi CARTINA nella pagina seguente). Tra le altre iniziative, ogni anno, l’associazione consegna il premio Comuni a 5 stelle agli amministratori locali, anche esterni al movimento, che si siano distinti per scelte amministrative particolarmente innovative. www.comunivirtuosi.org
TRE GIORNI ALL’INSEGNA DELL’ECONOMIA SOLIDALE SARANNO DUE LE NOVITA’ DELL’EDIZIONE 2010 di Fa’ la cosa giusta: una sezione speciale dedicata alla “Critical fashion”, in cui saranno presentati abiti e prodotti di moda che uniscono eleganza e qualità etiche. E uno spazio per il diritto al cibo e la sovranità alimentare. Oltre a questo, dal 12 al 14 marzo, alla Fieramilanocity saranno allestiti oltre 500 stand divisi in 14 sezioni: moda, ecologia, design a basso impatto ambientale, software libero, economia carceraria, orti urbani, turismo responsabile. E molto altro. www.falacosagiusta.org
ste eccellenze». Dalla raccolta si è passati al passo successivo: divulgarle per moltiplicare le pratiche virtuose. Ed ecco l’idea della Scuola. Come si fa a far tornare i conti pubblici se un Comune decide di non far costruire nuove abitazioni? Come si può diventare energicamente indipendenti? Come si passa dal 30 all’80% di raccolta differenziata? Con quali scelte si può riuscire a raggiungere la soglia dei “rifiuti zero”? «Vogliamo mettere in condizione sindaci, assessori, amministratori, funzionari pubblici di poter adottare nei propri territori le stesse buone pratiche».
Sindaci docenti e sindaci studenti La prima “edizione” dell’iniziativa si terrà a Milano, il 12 e 13 marzo, durante la settima edizione di Fa’ la cosa giusta (vedi BOX ) divisa in due parti: la prima dedicata ad approfondire il quadro normativo di riferimento per rendere possibili le politiche virtuose. La seconda per approfondire i migliori esempi (vedi SCHEDE a pag. 48) in cinque settori: gestione del territorio (decementificazione, progettazione partecipata, bioedilizia, energie alternative); impronta ecologica della macchina comunale (acquisti verdi, mense biologiche, efficienza energetica); rifiuti (raccolta differenziata, riuso, risparmio idrico); mobilità sostenibile (car pooling, car sharing, scuolabus a piedi, trasporto pubblico intergrato); nuovi stili di vita (filiera corta, sostegno alla nascita dei G.a.s., finanza etica, commercio solidale). In ogni sezione i docenti saranno gli stessi amministratori dei Comuni virtuosi che potranno così confrontarsi con i loro colleghi. E il ma|
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teriale didattico sarà composto dalle delibere, dai capitolati, dalle convenzioni e dagli altri atti amministrativi adottati per rendere possibili le buone pratiche. Dopo Fa’ la cosa giusta, la Scuola diverrà un appuntamento fisso, anche grazie alla collaborazione dell’Anci (l’associazione che riunisce tutti i Comuni italiani). E verrà replicata periodicamente in tutte le regioni italiane per rendere più facile la partecipazione degli amministratori pubblici. «Strumenti LIBRI come questo – commenta Boschini – sono fondamentali per far capire che, accanto alla tanto vituperata Casta, esiste un’altra Italia fatta da molti amministratori onesti che danno l’anima ogni giorno per un paese miMarco Boschini, gliore. E che stanno già dimoMichele Dotti L’anticasta. L’Italia strando, con i fatti, che le alterche funziona native concrete esistono e sono Edizioni EMI, 2009 assolutamente fattibili».
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LA MAPPA DEI COMUNI VIRTUOSI Sono 35, distribuiti in 14 regioni diverse, gli enti locali che hanno finora aderito all’associazione Comuni virtuosi. Palma d’oro alle Marche (con 6 Comuni), seguita da Emilia Romagna e Lombardia. CESANO BOSCONE [MI] MEZZAGO [MI] CASSINETTA DI LUGAGNANO[MI] CASTIGLIONE OLONA [VA] AVIANO [PN] PONTE NELLE ALPI [BL]
COLORNO [PR] NOVELLARA [RE] MONTE SAN PIETRO [BO] BOSARO [RO]
SETTIMO ROTTARO [TO] AVIGLIANA [TO] VISCHE [TO]
OSTRA VETERE [AN] SENIGALLIA [AN] MONSANO [AN] MAIOLATI SPONTINI [AN] MONTE SAN VITO [AN] FRATTE ROSA [PU]
VEZZANO LIGURE [SP] CAPANNORI [LU] SERAVEZZA [LU] FOLLONICA [GR]
PETTORANO SUL GIZIO [AQ] FARA SAN MARTINO [CH]
CORCHIANO [VT] CAMIGLIANO [CE] CASTELNUOVO CILENTO [SA] TORRACA [SA]
VILLA VERDE [OR]
MELPIGNANO [LE] LEVERANO [LE]
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GESTIONE DEL TERRITORIO CASSINETTA DI LUGAGNANO (MI) www.comune.cassinettadilugagnano.mi.it Nella Lombardia dei tassi di cementificazione più alti d’Italia, il Comune di Cassinetta di Lugagnano ha deciso di dire “basta”. La sua giunta ha approvato, prima in Italia, un Piano di gestione del territorio a crescita zero: da due anni nel comune non si cementifica più, ma si recupera e riutilizza il patrimonio edilizio esistente e le aree già compromesse dal punto di vista urbanistico. Il suo Piano e la delibera successiva sono molto utili per altri enti locali che vogliono seguirne l’esempio. Così come le strategie adottate dal Comune per far fronte alla rinuncia degli oneri di urbanizzazione.
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Dopo anni di silenzio una moltitudine dal basso
IMPRONTA ECOLOGICA DELLA MACCHINA COMUNALE PORTOGRUARO www.comune.portogruaro.ve.it Il fiore all’occhiello di Portogruaro è il Piano di azione per l’efficienza energetica e l’uso delle rinnovabili, redatto nel 2004 per volontà dell’amministrazione comunale. Due le linee principali d’intervento: la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e dell’illuminazione pubblica e la diffusione di piccoli impianti da fonti verdi per l’autoproduzione e l’autoconsumo. Per rendere operativo il piano sono stati selezionati interventi mirati, in base al costo dei lavori e ai benefici energetici che avrebbero apportato. La documentazione prodotta potrà essere utile agli altri Comuni che vogliano rendere energicamente indipendente la propria comunità. RIFIUTI PONTE DELLE ALPI - CAPANNORI www.comune.pontenellealpi.bl.it - www.comune.capannori.lu.it Capannori (Lucca) è stato il primo Comune in Italia ad aver aderito alla strategia internazionale “Verso rifiuti zero”. Un obiettivo che sta raggiungendo in tempi più rapidi del previsto attraverso ordinanze e progetti per la riduzione a monte dei rifiuti: acqua del sindaco, pannolini lavabili, detersivi “alla spina”, prodotti sfusi, mercatini del riuso. A Ponte delle Alpi (Belluno) il nuovo sistema di raccolta rifiuti porta a porta ha incrementato la raccolta differenziata, in appena sei mesi, dal 23% all’80% e ridotto dell’88% i rifiuti finiti in discarica. Il suo segreto sta nell’aver creato una società in house di proprietà comunale che in due anni ha raddoppiato il numero di occupati e ridotto i costi di servizio del 15%. La tassa rifiuti comunale inoltre premia economicamente i cittadini più virtuosi. STILI DI VITA E PARTECIPAZIONE ATTIVA COLORNO www.comune.colorno.pr.it Sono decine le delibere e le ordinanze introdotte da questo Comune in provincia di Parma per coinvolgere la cittadinanza nella gestione quotidiana del territorio: attivazione di spazi di condivisione (Consulte dei cittadini, Consigli degli stranieri, Consigli comunali tematici, organismi istituzionali partecipati), progettazione partecipata per realizzare le opere pubbliche, bilancio partecipativo per scegliere come allocare le risorse disponibili nelle casse cittadine. Tra le altre iniziative, il progetto Cambieresti, che guida le famiglie nelle pratiche di risparmio idrico, energetico e riduzione rifiuti. E internet gratis, che prevede sia incentivi agli esercizi pubblici che attivano hot spot per i clienti, sia offrendo il servizio di banda larga wi-fi attraverso la COMeSER Srl, una società a capitale interamente pubblico. MOBILITÀ SOSTENIBILE SAN DONATO MILANESE www.lastazionedellebiciclette.com
BISIGNANO [CS] OLIVADI [CZ] SAN VITO SULLO IONIO [CZ]
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I CINQUE ESEMPI DA SEGUIRE
L’esperienza di San Donato dimostra che puntare in modo deciso sulla mobilità sostenibile fa ottenere risultati positivi in tempi rapidi. Ad esempio inserendo norme vincolanti nel nuovo regolamento edilizio cittadino. O potenziando il sistema di piste ciclabili e dei servizi per i ciclisti, creando la prima bicistazione italiana. Nelle scuole sono stati realizzate campagne per incentivare gli spostamenti a piedi o sulle due ruote. Con le aziende cittadine si sono stretti accordi per azioni concordate di mobility management. Nel trasporto pubblico, sono stati studiati servizi a chiamata per le aree con domanda debole. I risultati? Dall’introduzione del piano, nel 2008, la mobilità ciclistica, è passata dal 3% al 12%. E gli utenti delle linee autobus sono raddoppiati.
Sulle ceneri dei partiti politici, senza una base sociale (se si fa eccezione, forse, per la Lega Nord) e dal vuoto
di rappresentanza nel centro-sinistra, in tutta Italia stanno rispuntando aggregazioni e liste elettorali “dal basso”.
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OVIMENTI POLITICI, SOCIALI, CIVICI.
Liste civiche, girotondi, grillini. Popoli variopinti e carovane per la Costituzione. Dopo un lungo silenzio apparente di una società civile disorganizzata e disomogenea (“mucillaggine” l’aveva definita il didi Jason Nardi rettore del Censis, il sociologo Giuseppe De Rita), il 2009 è stato un anno di fermenti, in cui sono rispuntate aggregazioni, reti e nuovi tentativi di liste elettorali “dal basso”. Alcuni con la pretesa di un respiro nazionale, alcuni (pochi) con chiare intenzioni di rappresentanza politica, altri indecisi o che discutono della forma con cui organizzarsi. Molti vedono tra i promotori volti noti, provenienti da varie associazioni storiche dei movimenti italiani. Il ricambio generazionale è ancora basso e c’è da migliorare molto la capacità comunicativa, ma alcune novità si cominciano a intravedere. Anzitutto nelle parole d’ordine: tutela dei beni comuni, ripensare lo sviluppo, energie rinnovabili, consumo consapevole e solidale, responsabilità politica, diritti di cittadinanza, partecipazione, laicità, salvaguardia del territorio (da speculazioni e grandi opere imposte sulla popolazione), difesa della costituzione e delle istituzioni democratiche. In secondo luogo, nello smarcarsi dai partiti e nel voler essere plurali e meno ideologici. Infine nella forNelle foto ma di associazione, meno strutturata e con l’uso semin alto, pre maggiore di strumenti telematici. da sinistra,
I protagonisti della politica dal basso Vediamo in una rapida carrellata, necessariamente parziale, quali sono i principali raggruppamenti.
Accanto alla Rete dei comitati per la difesa del territorio promossa da Asor Rosa, che riunisce quasi 200 comitati locali e al Patto di mutuo soccorso (che comprende No Tav, No Dal Molin, No Ponte e altre 150 realtà), sorti tra il 2007 e il 2008, si è costituito un nuovo coordinamento denominato Dkm0 (Democrazia a km zero), promosso, tra gli altri, dalla rivista Carta (www.carta.org/campagne /partecipazione/democrazia+km0), che si è riunito alle Piagge di Firenze nell’ottobre 2009. Nell’incontro sono state messe a confronto varie proposte, tra cui quella del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (www.cnms.it) di Francuccio Gesualdi “Cerca la Rotta”, una campagna che «si rivolge a tutti coloro che in Italia si sono impegnati nei Gruppi di acquisto solidale, nei Bilanci di Giustizia, nelle associazioni ecologiste o ancora che si occupano di diritti umani, in ge-
C’è un’Italia che “fabbrica” la politica vera. E che, da qualche anno, prova ad organizzarsi
Grillo e Pallante, Gesualdi, Asor Rosa e Chiesa. Qui a fianco, Agostinelli e Salviato. |
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LA MAPPA DEI “CANTIERI” POLITICI ITALIANI Alternativa Cerca la rotta Costellazione democratica Costituente ecologista Democrazia km 0 [Dmk0] Forum della rete @ sinistra Il Gramsci dei poveri Il popolo viola (No B.Day) Liberacittadinanza Lista nazionale bene comune Movimento 5 stelle Movimento etico e solidale [Mes] Movimento per la decrescita felice [Mdf] Responsabilità civile Rete dei comitati per la difesa del territorio Libertà e giustizia Società aperta – circoli per l’altritalia Italia Futura Intesa Civica Solidale
Giulietto Chiesa - Megachip www.giuliettochiesa.it Francuccio Gesualdi - Centro nuovo modello sviluppo www.cnms.it Sinistra Cristiana www.sinistracristiana.net Verdi, Ecodem del Pd, Radicali, Lipu, Legambiente, Vas, Greenaccord, Cittadinanzattiva www.qualcosadiverde.it Rivista Carta www.carta.org Associazione x la sinistra unita e plurale di Firenze www.forumsinistra.it Mario Agostinelli www.marioagostinelli.it Comitato No-Berlusconi-Day (manifestazioni in 100 città) www.noberlusconiday.org - www.ilpopoloviola.it Carovana per la costituzione - Associazione Liberacittadinanza – Rete girotondi e movimenti www.liberacittadinanza.it Movimento Politico dei Cittadini (referenti in tutte le Regioni) www.perilbenecomune.net Beppe Grillo - Movimento “Grillini” in tutta Italia www.beppegrillo.it/listeciviche Fabio Salviato, Riccardo Milano, Jacopo Fo (Lista IDEA del Veneto) www.movetico.org Maurizio Pallante - Movimento per la decrescita felice www.decrescitafelice.it Tavola della Pace, CGIL, Libera Asor Rosa, Ornella de Zordo, Vezio De Lucia, Alberto Magnaghi, Giorgio Pizziolo (186 comitati aderenti) www.territorialmente.it Sandra Bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, Gae Aulenti, Umberto Eco, Paul Ginsborg (186 comitati aderenti) www.libertaegiustizia.it Enrico Cisnetto www.societa-aperta.org Comunità S.Egidio, Intesa S.Paulo, Montezemolo www.italia-futura.it Gas Caltanisetta - tra quelli esistenti e quelli in costruzione, ci sono circa 30 movimenti civici in Sicilia www.intesacivicasolidale.it
dividuali e collettive che nei territori agiscono e pensano a sininerale a tutti quelli che ritengono di star assistendo, oltre che ad una stra. L’iniziativa ha prodotto, tramite un metodo di confronto crisi economica, anche ad una crisi ambientale e sociale». C’è anpartecipato, una Carta delle Nuove forme della politica». Da un che l’esperienza pluriennale di “perUnaltracittà” (gruppo consiliare incontro a Terra futura 2009, ha preso il via un altro percorso: «Per di Firenze): «Le nostre sono liste di cittadinanza e non più liste civitener vivo il pensiero critico sull’esistente, porsi in ascolto dei che. Mentre queste ultime nascono su istanze territoriali, le liste di conflitti aperti, rivalutare l’utopia e fondare un principio di specittadinanza intendono promuovere un approccio a tutto tondo per ranza, proponiamo di aprire una “officina delle idee”, che vorun’alternativa al governo della città che risponda ai bisogni concreremmo chiamare “Il Gramsci dei poveri”». Qualcosa di simile ti». Il Movimento per la Decrescita Felice di Maurizio Pallante (2007) sembra essere “Responsabilità civile”, che mette insieme indiviha posto alcuni temi poi ripresi dal Movimento 5 Stelle di Beppe dui, associazioni e coordinamenti come la Tavola della Pace e LiGrillo e dei suoi “grillini”, costituiti in vere e proprie liste civiche, bera, delineandosi come un nuovo movimento d’opinione (a con una diramazione territoriale forte e un’organizzazione legata al marzo il primo incontro pubblico). sistema dei Meetup, oltre al blog www.beppegrillo.it. Su questa scia Ma anche al Sud qualcosa si muove: nei primi mesi del 2009, in si può ricondurre la manifestazione del 5 dicembre 2009, il “No B. occasione del rinnovo del consiglio comunale che sarebbe avvenuDay”, per iniziativa di alcuni blogger e collegata alla rivista Micrometo nel mese di giugno, un gruppo di cittadini di Caltanissetta ha dega, che si è poi trasformata nella costituzione del “Popolo Viola”, uticiso di scendere in campo e proporsi alla città come alternativa allizzando Facebook come strumento principale di mobilitazione. le forze politiche esistenti, dando vita a “Intesa Civica Dai Girotondi e dagli animatori della Carovana per LIBRI Solidale”, che nelle ultime elezioni ha ottenuto oltre il la Costituzione, «per muoversi nell’ambito del popolo 13% (www.intesacivicasolidale.it). Per le prossime eledelle primarie e del referendum costituzionale» è nata zioni stanno infine emergendo, accanto a liste nazionel 2008 l’associazione Libera Cittadinanza - Rete dei ginali già rodate come quella “Per il Bene Comune” prorotondi e movimenti (www.liberacittadinanza.it). E, mossa dal Movimento politico dei cittadini, nuovi sogsempre a difesa della Costituzione, da un appello di Ragetti come Idea (Italia Democratica Etica Ambientaliniero La Valle e Domenico Gallo, dei giuristi democratista), frutto dell’incontro tra reti etiche sociali (come il ci e di Sinistra cristiana, si è costituita nel 2009 la “CoGiovanni Moro Movimento Etico Solidale) e il mondo ecologista, in stellazione democratica”. Tra gli ambientalisti e su spinCittadini in Europa questo caso a partire dal Veneto. L’elenco sicuramente ta della Federazione dei Verdi, si è riunita la “CostituenL’attivismo civico non si esaurisce qui, ma è sufficiente per tracciare una te ecologista” (www.qualcosadiverde.it), con l’obiettivo e l’esperimento democratico prima mappa. Con la speranza che questi percorsi trodi mettere allo stesso tavolo associazioni e pezzi di parcomunitario vino punti d’incontro comune e non si esauriscano nel titi che abbiano il “coraggio di osare”. Periodico di rifeCarrocci, 2010 giro di un’altra stagione politica. rimento: Terra News. Altro percorso costituente è quello del Forum Rete@Sinistra (www.forumsinistra.it), un progetto il cui obiettivo è quello di «collegare fra loro e valorizzare, sperimentando nuove modalità di relazione e di elaborazione politica, le numerose realtà in-
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Dal Veneto alla Sicilia centinaia di gruppi sono in movimento. E in cerca di punti d’incontro
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APPUNTAMENTI MARZO>MAGGIO
Fino al 28 marzo MILANO GREEN LIFE Legambiente, Triennale di Milano e Istituto di Ricerche Ambiente Italia presentano “Green Life: costruire città sostenibili”, mostra dedicata agli architetti e alle città chehanno messo in atto azioni concrete per un’architettura più sostenibile. www.mostragreenlife.org 11 marzo TREVISO IL CUORE DI CARNE DELL’ECONOMIA Convegno organizzato da Acli, Banca Etica, Caritas, Giuristi Cattolici, Movimento dei Focolari e UCID per analizzare una rinnovata teoria economica al servizio dell’uomo e dell’ambiente a partire dall’enciclica Caritas in Veritate. Partecipa Stefano Zamagni, docente dell’università di Bologna. dbrollo@bancaetica.com
12 - 14 marzo MILANO FA’ LA COSA GIUSTA FIERA DEL CONSUMO CRITICO E DEGLI STILI DI VITA SOSTENIBILI Torna anche quest’anno a Milano la fiera dell’economia solidale e delle buone pratiche organizzata da Terre di Mezzo. falacosagiusta.terre.it 11 marzo ROVIGO NUOVE POPOLAZIONI RURALI Convegno organizzato dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica e daBanca Etica con l’obiettivo di fornire una panoramica dei paradossi demografici nelle campagne italiane, connessi soprattutto alle popolazioni immigrate. www.lscmt.univ.trieste.it/osti /Nuovepopolazionirurali.htm 19 - 26 marzo TRENTINO, VENETO, FRIULI VENEZIA GIULIA E TUTTA EUROPA SETTIMANA EUROPEA PER LE ENERGIE SOSTENIBILI Una settimana dedicata alle energie da fonti rinnovabili (Eusew 2010). Fra i maggiori protagonisti il nord-est italiano. In Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia una fitta serie di eventi. www.energheiamagazine.it
20 marzo MILANO XV GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE Come ogni anno dal 1996 si celebra col primo giorno di primavera la Giornata Nazionale della Memoria in ricordo delle vittime delle mafie. www.libera.it
21 marzo BEREGUARDO (PV) PORTE APERTE ALLE CASCINE ORSINE La storica azienda agricola di Maria Giulia Crespi insieme ad Ecor e all’Associazione per l’Agricoltura biodinamica invita le famiglie a trascorrere una giornata a contatto con la natura, a conoscere le sue coltivazioni e i suoi prodotti. www.ecor.it 22 marzo ITALIA GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ACQUA Nel Sud del mondo oltre un miliardo e seicento mila persone non ha accesso all’acqua potabile. Nei Paesi ricchi si utilizza acqua pura anche per tirare lo sciacquone! La giornata mondiale dell’acqua è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all'interno delle direttive dell'Agenda 21. www.worldwaterday.org
25 -28 marzo PARIGI (FRANCIA) PLANETE DURABLE Salone dello sviluppo e dei consumi rinnovabili, che copre quasi ogni aspetto dell’ecosotenibilità: dalle energie alla distribuzione, dagli sport al turismo, dalla moda ai trasporti. Uno dei principali eventi europei del settore. www.planete-durable.com 10 - 11 aprile ITALIA SUN DAY Giornate dedicate alla promozione
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
dell'energia solare e delle fonti rinnovabili. Per capire come funzionano, quanto costano, come si installano e quanto ci fanno risparmiare www.ecosportello.org
che hanno preso parte ai circa 7 mila eventi organizzati in 16 Paesi. www.europeansolardays.it
16-18 aprile ZELATA DI BEREGUARDO (PV) LA CUCINA A BASE DI CEREALI Croccanti anziché gommosi, leggeri anziché pastosi, sorprendentemente aromatici anziché noiosamente insipidi. Seminario teorico e pratico di alimentazione biodinamica con Emma Graf nella cascina Pirola. www.biodinamica.org
5 - 7 maggio VERONA SOLAREXPO È una delle fiere leader dedicate alla sostenibilità energetica e alla green economy. www.solarexpo.com
21 - 24 aprile PADOVA SEP 2010 L’evento è organizzato presso la Fiera di Padova in collaborazione con le aziende leader del settore e le associazioni attive nella promozione, formazione e comunicazione ambientale. www.seponline.it 21 - 25 aprile PERUGIA INTERNATIONAL JOURNALISM FESTIVAL Oltre 250 giornalisti, più di 100 appuntamenti, con incontri, dibattiti, interviste, proiezioni di documentari, mostre e presentazioni di libri cui prenderanno parte figure come l'ex vicepresidente Usa Al Gore, premio Nobel per la pace e co- fondatore di Current, e Paul Steiger, fondatore e direttore dell'agenzia statunitense di giornalismo investigativo ProPublica. www.ijf10.org/it 26 aprile - 1 maggio BARI BIOL Il Premio Internazionale per il Miglior Olio Extravergine Biologico del Mondo. www.premiobiol.it 27 - 29 aprile STOCCARDA (GERMANIA) PHOTOVOLTAIC TECHNOLOGY SHOW 2010 EUROPE Sesta edizione di Photon’s, tre giorni di eventi su tutti gli aspetti delle tecnologie fotovoltaiche e del loro sviluppo. www.photon-expo.com
1 - 16 maggio EUROPA EUROPEAN SOLAR DAYS Terza edizione della campagna di informazione sull’energia solare, che lo scorso anno ha coinvolto più di 500 mila cittadini europei, |
3 - 7 maggio LIONE (FRANCIA) EUROPEAN BIOMASS CONFERENCE & EXHIBITION Diciottesima edizione dell’evento dedicato alle biomasse. Le conferenze si terranno dal 3 al 7 maggio, mentre l’esibizione chiuderà un giorno prima. Presso il Lyon Convention Centre - Cité Internationale. www.conference-biomass.com
7 - 9 maggio PADOVA FESTIVAL DELLA CITTADINANZA Cittadini, professionisti, istituzioni, imprese, profit e non profit, associazioni e scuole insieme nei luoghi simbolo della città, creando un evento culturale che ne percorra le vie e pervada le sue piazze, e che apra spazi anche informali di incontro e relazione. www.festivaldellacittadinanza.it 28 - 30 maggio FIRENZE TERRA FUTURA Grande mostra-convegno, di anno in anno più ampia e articolata, con un calendario di appuntamenti culturali di alto spessore. www.terrafutura.it 4-7 marzo ZELATA DI BEREGUARDO (PV) LA FERTILITA’ DELLA TERRA E L’UMANIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA Corso teorico e pratico di formazione all’agricoltura biodinamica tenuto all’interno della Cascina Pirola. Tra i docenti Marco Bernhard, agricoltore e tecnico agricolo, tra i primi ad aprire in Italia un’azienda biodinamica, Silvano Cristiani, docente di agronomo e imprenditore agricolo, Aldo Paravicini, imprenditore agricolo, Carlo Triarico, storico della scienza, Giorgio Bortolussi, tecnico agricolo, Giorgio Lanza, agricoltore e consigliere dell’Associazione Demeter Italia. www.biodinamica.org
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Altre crisi
La velina globale di Paolo Fusi
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PUBB CISL
N SEGNO, MAGARI BUFFO, DELLA CRISI FINANZIARIA MONDIALE è l’aumento vertiginoso delle cause civili per grandi divorzi o le liti per le grandi eredità. Nelle aule di tribunale di tutto il mondo, come per magia, il numero di eredi nervosi e mogli inviperite è aumentato in modo vertiginoso, addirittura raddoppiando in giurisdizioni chiave come il Regno Unito. Purtroppo i rischi di reazioni inconsulte da parte dei coinvolti in queste risse sono talmente alti che alcune delle storie più gustose che riguardano cosiddetti vip non posso raccontarle. Un esempio. La signora Liliane Bettencourt (nella foto), figlia di Eduard Schueller (fondatore di L’Oréal) e vedova del di lui successore André Bettencourt, già ultraottantenne, è stata portata in tribunale dalla figlia, seguace dell’Opus Dei e moglie di un consigliere d’amministrazione del Gruppo Nestlé (che possiede poco meno di un terzo de L’Oréal). La figlia è offesa perché la mamma regalerebbe miliardi ad un fotografo spiantato, tale François Banier, 25 anni più giovane di lei. La lite è pazzesca, non si capisce il motivo per cui una figlia che ha quasi 30 miliardi sul conto in banca debba prendersela se la mamma si concede qualche lusso un po’ frivolo. Poi, lavorandoci su, si scopre che dietro ci sono interessi immensi della ricerca scientifica, della politica e dell’imprenditoria non solo francese e svizzera. Quindi teniamo la bocca chiusa. Un’altra storia però la dovete sentire, magari senza fare nomi. Lui, da giovane, fa i soldi creando una catena di supermercati. Poi investe in una banchetta che fa porcherie, rivende le azioni, diventa ragionevolmente ricco. Divorzia dalla prima moglie dopo aver trasferito tutti i suoi beni alla sua commercialista, che diventa la sua seconda moglie, va a vivere a Londra e sogna di comprarsi una squadra Eredi e coppie divorziate di calcio. Intanto compra degli appartamenti, che mi pare un investimento più si azzannano in tutto tranquillo. Ma si annoia, poveretto. Quindi “rimorchia” una collega di università il mondo per le eredità. figlio del primo matrimonio e si prepara a divorziare nuovamente. Intesta Anche a colpi di evasioni del fiscali, società offshore tutti i suoi beni al figlio, crea due società offshore nell’Isola di Nevis. Altre società le nasconde dove crede che nessuno verrà a cercarle: in Lituania e Lettonia. e matrimoni “facili” Ma si sbaglia. La moglie commercialista ne sa molto più di lui sull’evasione fiscale e rintraccia le società. Quando però vuole procedere contro di lui, viene travolta dalla sorpresa. Il figlioletto di primo letto ha nascostamente sposato la fidanzata di papà e ha già trasferito tutti i valori patrimoniali affidatagli dal padre sui conti delle Isole Vergini della propria mamma (la prima ad essere stata lasciata da questo cattivone) e su nuovi conti intestati a lui e lei insieme – ma in regime di separazione di beni. A questo punto i divorziandi intentano congiuntamente causa contro il figlio, la ex moglie e la ex fidanzata di lui. Ma non ne vengono a capo, perché nel frattempo la giovane mogliettina del figlio del cattivo ha presentato istanza di divorzio per percosse ed è scappata a Miami. Nel corso del costosissimo procedimento di identificazione ed attribuzione dei valori patrimoniali, la polizia russa e quella inglese sono giunte alla conclusione che tutti i protagonisti di questa vicenda hanno frodato il fisco. Questa vicenda ci insegna: a) che il senso della famiglia a certe latitudini è molto più forte che da noi, dove questa storia sarebbe finita a coltellate; b) che nel mondo senza più plusvalore la prospettiva migliore per i giovani è quella di azzannare i patrimoni dei genitori senza aspettare che questi trapassino. E se non si hanno genitori da azzannare, quelli altrui vanno benissimo; c) che la professione più antica del mondo (quella della velina) non conosce confini, ma col passare degli anni si sta facendo sempre più complessa, moderna, sofisticata, tecnologica.
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Cara Eni ti scrivo. Cinque domande sul Congo >56 Il sale della Terra: i lavoratori venuti da lontano >59 Brasile: Santa Maria capitale dell’economia solidale >62
internazionale COSTA RICA, LAURA CHINCHILLA PRESIDENTE
IN AFGHANISTAN LE TRUPPE USA IMPEDISCONO I SOCCORSI ALLE POPOLAZIONI FERITE
DALLA FRANCIA INDICAZIONI PER LIMITARE IL VELO INTEGRALE
NUOVE RESTRIZIONI DI ISRAELE ALLE ONG
DALLA CINA 10 MILIARDI ALLA COREA DEL NORD PER CHIUDERE CON LA CORSA AL NUCLEARE
ARGENTINA, MALVINAS: UNA STORIA GIÀ VISTA
Le elezioni presidenziali del 7 di febbraio in Costa Rica, piccola repubblica del Centro America, hanno visto il trionfo di una donna per la prima volta nella storia costaricana: si tratta di Laura Chinchilla, candidata del Partito di liberazione nazionale. Alle elezioni ha ottenuto il 48,6% delle preferenze, vincendo così al primo turno. La neo eletta era vicepresidente del governo uscente di Oscar Arias, del suo stesso partito, ed era già stata viceministro e poi ministro della giustizia. Laura Chinchilla ha cinquanta anni e dal 1990 è stata consulente in progetti di studio e riforma della giustizia in diverse Agenzie internazionali in America Latina e in Africa. Ha lavorato per l’Agenzia per lo Sviluppo delgli Stati Uniti (Usaid) e ha coordinato studi e progetti sulle riforme del sistema giudiziario delle Nazioni Unite. Durante il suo mandato quadriennale, che prenderà avvio dall’8 maggio, la neo eletta ha dichiarato di voler fare della corsa alla riduzione dei gas serra un punto cardine del proprio programma di governo. Servirà forse anche una revisione del regime fiscale del Paese, visto che la Francia ha appena inserito il Costa Rica nella sua black list dei paradisi fiscali.
In Afghanistan continua il massacro di civili In occasione del ventunesimo anniversario del ritiro delle truppe sovietiche dal Paese (15 febbraio 1989) i talebani hanno inviato un messaggio al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, recentemente insignito del premio Nobel per la pace. Il messaggio è stato ripreso dal sito Peacereporter, uno dei pochi media che sta documentando la guerra in corso in Afghanistan. Ecco il testo: “Gli americani dovrebbero capire che se hanno bisogno di 15 mila uomini per prendere il controllo di un solo distretto, per impossessarsi di tutti i 350 distretti dell'Afghanistan dovrebbero utilizzare oltre 5 milioni di soldati. I dirigenti della Casa Bianca trarrebbero maggior vantaggio a comprendere la lezione della storia invece di abbandonarsi a esibizioni di forza: Obama, come Gorbaciov, deve guardare realisticamente la realtà sul terreno in modo da mettere fine alla tirannia e alla repressione nei confronti degli afghani, invece di portare altre sventure all’America”. Intanto la situazione dei civili in Afghanistan è gravissima: le truppe Usa impediscono anche alla Croce Rossa internazionale l’evacuazione dei feriti dell’offensiva che si sta svolgendo nella zona di Nadalì, e nell’ospedale di Emergency a Lashkargah riesce ad arrivare solo chi aggira i checkpoint o viene consegnato dai militari britannici del locale Pert. Il fronte aperto in Afghanistan dagli Stati Uniti, con l’appoggio delle forze Nato a cui partecipa anche l’Italia, non è quindi di prossima soluzione ma è un focolaio di instabilità per tutta l’area che potrebbe tradursi in un conflitto di più vaste proporzioni. Per questo è necessario riavviare l’opposizione alla guerra dei movimenti e dei partiti italiani che chiedono il rispetto della nostra Costituzione.
La Francia ha assegnato ad una Commissione parlamentare ad hoc il compito di esprimersi sull’uso del velo che copre integralmente il volto e il corpo delle donne, il burqa o niqab. La Commissione ha presentato una ponderosa relazione raccomandando di vietare l’uso del velo integrale negli ospedali, nei trasporti, negli uffici statali e nei dintorni delle scuole. La Commissione si è trovata a trattare un tema scottante, sul quale è diviso anche il mondo islamico, ed ha elaborato 18 proposte per arrivare ad una risoluzione, non giuridicamente vincolante, perché un divieto totale potrebbe esporre la Francia a problemi giuridici. Parigi rischierebbe una censura del Consiglio costituzionale e una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. Per questo motivo si tratterà di una disposizione che vieti di “dissimulare il viso nei luoghi pubblici”. Tra le proposte, anche una modifica alla legge sul diritto d’asilo degli stranieri che vieti il permesso di soggiorno a quanti manifestano pratiche religiose estremiste.
Con una nuova ordinanza il ministero degli Interni israeliano ha deciso di non rilasciare più i permessi di soggiorno per lavoro agli operatori delle Organizzazioni non governative che operano nei territori palestinesi. D’ora in poi – denuncia il quotidiano israeliano Haaretz – tutti gli operatori delle Ong, tranne le Nazioni Unite e la Croce rossa internazionale, potranno ottenere solo permessi di soggiorno B2 per “viaggio non retribuito”. I visti turistici vengono concessi in modo arbitrario dalle autorità alle frontiere internazionali israeliane, limitando il permesso a chi può provare di avere un contatto israeliano a cui andare a far visita, e comunque decidendo di revocare l’ingresso «per motivi di sicurezza» a chiunque fosse sospettato di generiche simpatie filo-palestinesi. Save the children, Medici senza frontiere e Terre des hommes sono soltanto alcune delle sigle colpite dai nuovi regolamenti. E il divieto si estende a quanti chiederanno di poter insegnare all’interno del sistema universitario palestinese. Osservatori internazionali hanno commentato che la decisone può avere come obiettivo di trasferire forzatamente gli uffici delle Ong di Gerusalemme Est in Cisgiordania. Altri hanno letto questa iniziativa come il segno di una nuova ondata d'attacchi militari. Già nel 2000, all’inizio della seconda Intifada, i permessi di soggiorno per motivi i lavoro erano stati negati alle Ong. Proprio come ora.
La Corea del Nord ha raggiunto un accordo con banche statali e imprese multinazionali cinesi per un piano da 10 miliardi di dollari. L’accordo dovrebbe essere sottoscritto entro la metà di marzo e servirà a sostenere l’economia della Corea del Nord e a convincere la leadership del Paese a rinunciare al nucleare. L’investimento cinese serve a riportare la Corea al tavolo dei negoziati a Sei sul nucleare, che coinvolgono Corea del Nord e del Sud, Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti. I 10 miliardi di dollari stanziati dalla Cina servirebbero per costruire infrastrutture come strade e porti, ma anche case. Pyongyang pone alcune condizioni vincolanti per la sua presenza: chiede che prima della ripresa dei negoziati vengano rimosse le sanzioni internazionali e venga firmato un accordo di pace con Seoul che dovrebbe sostituire l’armistizio che ha messo fine alla guerra di Corea del 1950/1953. La Cina è il maggior partner commerciale della Corea del Nord ed è un importante fornitore di cibo e generi di prima necessità. Se la trattativa andasse a buon fine scomparirebbe un elemento di tensione internazionale e, per la provata economia nordcoreana, arriverebbe una boccata di ossigeno. Secondo dati forniti dal Dipartimento di Stato Usa, nel 2008 il Prodotto interno lordo della Corea del Nord era stimato attorno ai 26,2 miliardi di dollari; una cifra di molto inferiore rispetto alla Corea del Sud, il cui Pil è di circa 1.300 miliardi di dollari.
Il 17 febbraio il governo argentino ha emanato un decreto per limitare il transito marittimo tra i porti argentini e le isole Falkland: tutte le navi dirette verso le isole dovranno richiedere l’autorizzazione al governo di Buenos Aires. Le isole Falkland (o Malvinas) tornano a far parlare di sè dopo il conflitto del 1982. All’epoca il Paese sudamericano era nel pieno di una grave crisi economica e di un’accesa contestazione nei confronti della giunta militare, guidata dal generale Leopoldo Galtieri. Nel Regno Unito l’ondata di patriottismo suscitata dal successo nell’operazione Falkland ridiede forza al governo di Margareth Thatcher. In Argentina accelerò la caduta della giunta militare. Alla base della decisione della presidenta argentina Cristina Fernández de Kirchner, questa volta ci sono i diritti per lo sfruttamento del gas e del petrolio nelle acque a Nord delle Falkland. El Pais ha scritto che a gennaio la compagnia petrolifera Desire Petroleum ha annunciato l’avvio dell’esplorazione nelle acque a Nord dell’arcipelago, e per questo Cristina Kirchner ha chiesto al governo britannico di non procedere con i rilevamenti e di riprendere il dialogo sulla questione della sovranità sulle isole. Il giornale Clarin suggerisce alla Kirchner di non lasciarsi tentare dallo strumentalizzare la questione delle Malvinas, per distrarre l’opinione pubblica da altri problemi.
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LE AREE DI ESPLORAZIONE DELLE SABBIE BITUMINOSE
ENDANGERED SPECIES INTERNATIONAL
Cara Eni ti scrivo Cinque domande sul Congo
DAL RAPPORTO DELLA HEINRICH BOELL FOUNDATION: “ENERGY FUTURES. GLI INVESTIMENTI DI ENI IN SABBIE BITUMINOSE E OLIO DI PALMA IN CONGO BRAZZAVILLE” WWW.BOELL.ORG
GREAT EGRET Il bacino del Kouilou è un’area importante per il bird watching.
FILIP VERBLEN GREENPEACE
MICHAEL AMENDOLA GREENPEACE
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FORESTA PLUVIALE Secondo il Rapporto della Boell Foundation i diritti di esplorazione di Eni arrivano fino a una foresta protetta.
KIM GJERSTAD GREENPEACE
CONAKOUATI-DOULI NATIONAL PARK Il Conakouati Douli National Park rappresenta l’habitat con la più alta biodiversità del Congo, dove
CHRIS WALKER
vivono molte specie in via di estinzione come i gorilla e gli scimpanzè.
Valori, Radiopopolare, Africa e Altreconomia. Quattro testate indipendenti
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CONFINI INTERNAZIONALI CONFINI DISTRETTUALI SABBIE BITUMINOSE FORESTE TROPICALI GIACIMENTO M’BOUNDI
CONAKOUATI-DOULI NATIONAL PARK Ecco una delle specie di tartarughe in via di estinzione che popolano il parco.
AZIONARIATO CRITICO, TERZO ANNO IN ASSEMBLEA ANCHE PER IL 2010 LA FONDAZIONE CULTURALE RESPONSABILITÀ ETICA intende partecipare attivamente all’assemblea di Eni. L’appuntamento è fissato per il 29 aprile. Dando continuità agli interventi degli scorsi anni, la Fondazione vuole sollevare alcune criticità riguardanti gli investimenti di Eni nel Sud del mondo, in collaborazione e in solidarietà con reti della società civile attive che operano in quei Paesi. Una delle questioni centrali riguarderà gli investimenti in Congo e i loro potenziali impatti sociali, ambientali e sui diritti umani. In particolare la Fondazione intende anche chiedere alla dirigenza di Eni quali passi in avanti siano stati compiuti dall’anno scorso su alcuni temi di forte criticità. In primo luogo il gas flaring – la pratica che consiste nel bruciare a cielo aperto il gas associato all’estrazione petrolifera – che prosegue nello stesso Congo o in Nigeria, malgrado sia stato dichiarato illegale da decenni in quest’ultimo Paese. Sarà poi importante verificare cos’è cambiato dagli anni scorsi, quando il bilancio consolidato della compagnia mostrava la presenza di filiali e controllate in diversi territori considerati veri e propri “paradisi fiscali”.
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SCALA
POINT NOIRE Da qui a Brazzaville dovrebbe scorrere la strada costruita con il bitume che l’Eni estrarrà dalla foresta di Dionga.
LONGITUDINE LATITUDINE
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SABBIE BITUMINOSE Un campione di terra intrisa di petrolio vicino a MBoukou.
GAS FLARING Il gas naturale dell’estrazione del greggio nello stabilimento Eni che brucia a cielo aperto.
CHRIS WALKER
LONGITUDINE LATITUDINE
Tentativi di confronto Il convegno di Milano di presentazione del Rapporto avrebbe dovuto essere un’occasione per confrontarsi su questi aspetti con Eni, che era stata invitata e che, da un mese, aveva accettato di partecipare. All’ultimo momento, però, ha fatto marcia indietro e, il giorno prima, ha annunciato che non sarebbe intervenuta (ma ad ascoltare tra il pubblico c’erano 3 rappresentanti della Compagnia). Probabilmente non è stato gradito un ar-
STRADE FIUMI FERROVIE PALUDI
ABITANTI DEL VILLAGGIO NEI PRESSI DI M’BOUNDI L’acqua piovana, unica fonte di acqua dolce del villaggio, è resa non potabile dal gas naturale di Eni che brucia giorno e notte. ELENA GEREBIZZA
petrolio dalle sabbie bituminose; l’inquinamento dell’aria e dell’acqua provocato dal gas flaring (bruciare a cielo aperto gas naturale derivante dall’estrazione del greggio); i danni provocati dalla coltivazione di palma da olio su larga scala per la produzione di biocombustibili.
CHRIS WALKER
Rivolgere domande ai “potenti” attraverso i giornali (quando ai quesiti non viene data risposta per altre vie). Soprattutto a uomini politici e a rapdi Elisabetta Tramonto presentanti delle istituzioni, ma anche ad aziende. In questo caso il destinatario delle domande è l’Eni. A porle, in coro, sono quattro testate giornalistiche indipendenti: Valori, Radiopopolare, Africa e Altreconomia, che hanno lanciato una campagna congiunta per chiedere a voce alta a Eni delle risposte, finora negate, su un tema specifico. Sulle conseguenze ambientali e sociali dell’intervento di Eni in Congo Brazzaville per l’esplorazione delle sabbie bituminose (terreno impregnato da quantità, anche ridotte, di petrolio, la cui estrazione è molto costosa e necessita tecniche ad alto impatto ambientale), la produzione di biocombustibili e la realizzazione di una centrale a gas da 350-400 Megawatt di capacità. Un intervento che vale 3 miliardi di dollari e che copre il periodo 2008-2012, frutto di un accordo siglato tra Eni e il governo congolese nel 2008, i cui dettagli non sono mai stati resi noti al pubblico, né tanto meno alle comunità locali. A rivelare queste informazioni è stato, invece, un rapporto realizzato dalla Fondazione tedesca Heinrich Boell e dall’italiana Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (Crbm), presentato lo scorso novembre, prima a Berlino e poi a Milano (Valori di novembre 2009). Le due organizzazioni hanno espresso forti preoccupazioni in particolare su alcuni punti: la devastazione dell’ambiente naturale causata dall’estrazione di
MAPPA A CURA DI PAUL WOOTTON
O
RMAI VA DI MODA.
DR. MATTHEW WITT UNIVERSITY OF EXETER
chiedono a Eni risposte, trasparenza e verità sulle attività dell’azienda in Congo.
ENI IN CONGO BRAZZAVILLE: 5 DOMANDE SENZA RISPOSTA 1. ENI
HA EFFETTUATO VALUTAZIONI DELL’IMPATTO AMBIENTALE DELL’INTERVENTO NELLA SFRUTTAMENTO DELLE SABBIE BITUMINOSE)? PERCHÉ NON SONO STATE RESE PUBBLICHE?
REPUBBLICA
DEL
CONGO (IN
PARTICOLARE DELLO
2. QUAL È LA COMPOSIZIONE E LA QUANTITÀ DEI GAS BRUCIATI CON IL GAS FLARING (COMBUSTIONE DEI GAS CHE FUORIESCONO DURANTE L’ESTRAZIONE DEL PETROLIO) NEL GIACIMENTO DI M’BOUNDI? È CERTO CHE NON SIANO NOCIVI PER LE PERSONE E PER L’AMBIENTE? 3. ENI HA DICHIARATO CHE L’ACCORDO CON IL GOVERNO CONGOLESE POTREBBE PERMETTERE DI PRODURRE DI 2,5 MILIARDI DI BARILI DI GREGGIO, MENTRE LE AUTORITÀ LOCALI PARLANO SOLO DI BITUME PER REALIZZARE STRADE. QUAL È LA VERITÀ? 4. ENI AVEVA DICHIARATO CHE AVREBBE PROMOSSO “UNA CONSULTAZIONE LIBERA, INFORMATA E CONTINUA” CON LE COMUNITÀ LOCALI PRIMA DELL’APPROVAZIONE DEI PROGETTI. INVECE I DETTAGLI DEGLI ACCORDI, FIRMATI CON IL GOVERNO CONGOLESE (NEL 2008) PER I NUOVI INVESTIMENTI (3 MILIARDI DI DOLLARI), NON SONO PUBBLICI NÉ DISPONIBILI PER LE POPOLAZIONI LOCALI. PERCHÉ? 5. AMNESTY INTERNATIONAL HA PUBBLICATO RECENTEMENTE UN RAPPORTO MOLTO CRITICO SULLE COMPAGNIE PETROLIFERE CHE OPERANO IN NIGERIA, CHE EVIDENZIA “LA POVERTÀ, IL CONFLITTO, LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E LA DISPERAZIONE” CHE HANNO PORTATO ALLA POPOLAZIONE DEL DELTA DEL NIGER. QUALI INIZIATIVE STATE PORTANDO AVANTI PER IMPLEMENTARE LE RACCOMANDAZIONI DI AMNESTY SULLA NIGERIA E PER EVITARE CHE IL CONGO DIVENTI COME IL DELTA DEL NIGER? |
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DAL CONGO ALL’UGANDA IL CANE A SEI ZAMPE HA FAME DI PETROLIO
LE MAJOR IN AFRICA MIGLIAIA DI BARILI AL GIORNO 1.000
980 783
500
438
BP
SHELL
352 323
CHEVRON
EXXON MOBIL
TOTAL
658
ENI
FONTE: AFFARI E FINANZA 25/01/2010
È IL FRATELLO MINORE del vicino ex Congo Belga, oggi Repubblica Democratica del Congo. Il Congo Brazzaville è cruciale per le compagnie petrolifere, come la francese Total e l’italiana Eni, presenti nel Paese dagli anni Sessanta. Ora l’affare è quello delle sabbie bituminose, petrolio in forma solida a qualche centinaia di metri sotto la superficie. Un affare costosissimo e ad alto rischio, visti gli impatti che le stesse operazioni hanno in Canada, unico luogo al mondo dove già avviene l’estrazione delle sabbie su scala industriale. I primi a mettere le mani sull’affare sono stati gli italiani, con l’accordo firmato nel 2008 con il governo locale. A 40 chilometri da Pointe Noire, dove Eni detiene il diritto di esplorazione, è attivo il giacimento di Mboundi. Tutto attorno risuonano i boati di due enormi fuochi a cielo aperto, dove ogni giorno il gas naturale che esce assieme al petrolio brucia ventiquattro ore su ventiquattro, rendendo rende l’acqua piovana, unica risorsa di acqua dolce nel villaggio limitrofo, non potabile. Ma questo sembra non interessare alla compagnia italiana, che vede nell’Africa un terreno di conquista. Già oggi è il primo produttore di petrolio del Continente nero (vedi GRAFICO ). L’ultima “preda” per Eni, è l’Uganda, contesa al leader libico Gheddafi che promette di costruire ospedali e scuole in cambio di una fetta di ricavi dal petrolio. Ma in prima fila c’è anche Eni, che punta alle concessioni che la canadese Heritage Oil ha messo in vendita nella regione. A gennaio l’irlandese Tullow Oil (socia di Heritage) ha chiesto di esercitare il suo diritto di prelazione. La decisione finale spetta al governo di Kampala, ma l’amministratore delegato Scaroni è ottimista. Elena Gerebizza e Elisabetta Tramonto ticolo sul Rapporto, uscito il giorno precedente sul Wall Street Journal. Sui quotidiani italiani, invece, nessuna traccia, a parte sul Sole 24 Ore, dove è stata pubblicata la smentita di Eni alle dichiarazioni contenute nel Rapporto, senza però prima averne spiegato il contenuto. Ma, dopo l’assenza al convegno, un momento di confronto con Eni c’è stato. Dal momento che tra la fine di novembre e i primi di dicembre si trovavano in Italia Sara Wykes, curatrice del rapporto della Heinrich Boell Foundation, e Christian Mounzeo, uno degli espo-
BRICE MAKOSSO: «VOGLIAMO LA VERITÀ» LA POPOLAZIONE HA SETE DI RISPOSTE. Da Eni non arrivano o differiscono dalle dichiarazioni del governo. Brice Makosso della Commissione Giustizia e Pace del Congo Brazzaville, chiede verità. Che cosa vi preoccupa dell’intervento di Eni in Congo Brazzaville?
Non ci sono studi di impatto ambientale. Eni afferma di averli realizzati, ma non sono mai stati resi pubblici. Quando chiediamo informazioni ci rispondono che non è una loro responsabilità divulgare gli studi e che dovrebbe essere il governo a farlo, ma noi sappiamo che la classe dirigente presente in Congo non permetterà al governo di divulgare questi dati. Secondo il Rapporto della Boell Foundation Eni produrrà 2,5 miliardi di barili di petrolio. Il governo congolese invece parla solo di bitume per le strade…
Continuiamo a non sapere chi dice la verità e quindi non sappiamo che cosa verrà prodotto.
I progetti sono già partiti, che cosa avete potuto vedere finora con i vostri occhi?
Sono in corso dei terrazzamenti nella zona delle sabbie bituminose, il che significa che il progetto è ad uno stadio già avanzato, contrariamente a quanto affermato dalla compagnia. È un altro segnale che non ci stanno raccontando la verità. Secondo il Rapporto le sabbie saranno cercate in una zona coperta al 70% da foresta. Paolo Scaroni lo ha negato, dicendo che si tratta di savana.
È una foresta tropicale - mi spiace se i responsabili non conoscono bene il terreno - e i permessi entrano anche in una parte di foresta protetta. Stefano Vergine e Federico Simonelli
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nenti della società civile del Congo, Crbm ha chiesto un incontro con Eni, che ha accettato (merito, forse, anche della richiesta di chiarimenti sulla presenza di Eni nel Dow Jones Sustainability, l’indice londinese che raggruppa le società considerate sostenibili da un punto di vista sociale e ambientale, avanzata dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica all’agenzia che decide quali aziende meritino di rientrare nell’indice). Il 2 dicembre alla sede Eni di Cologno Monzese (Milano) erano presenti, da una parte, Crbm, la Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Heinrich Boell Foundation e il rappresentante della società civile del Congo Brazaville; dall’altra, diversi dirigenti della compagnia petrolifera. È stato affrontato il tema delle sabbie bituminose: Eni ha dichiarato che non ci sono valutazioni di impatto sociale e ambientale perché non sono ancora state identificate le eventuali zone in cui potrebbe procedere allo sfruttamento delle sabbie bituminose. Quindi la questione del gas flaring: Eni ha sostenuto che lo stesso gas non presenta caratteristiche di tossicità o pericolosità. E alla richiesta, da parte di Crbm, di rendere pubbliche la composizione e la quantità di gas emesso con il gas flaring, l’azienda ha sostenuto di avere un contratto con il ministero degli Idrocarburi del Congo, senza la cui autorizzazione non è possibile pubblicare dati. Autorizzazione che Eni, dietro insistente richiesta dei presenti, si è impegnata a chiedere. Vedremo. Infine il tema dei biocarburanti, che l’azienda ha liquidato sostenendo che il progetto è ancora alle primissime fasi: l’ipotesi è quella di creare un consorzio per coltivare palme per produrre olio a fini alimentari e, solo nel medio-lungo periodo, potrebbe considerare l’acquisto di parte di questo olio per realizzare bio-combustibili.
ELISABETTA TRAMONTO
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Il sale della Terra: i lavoratori venuti da lontano
Trasparenza cercasi Risposte parziali, quindi, in alcuni casi evasive o prive di fondamento (che il gas flaring sia tossico è provato da numerosi studi). Se da un lato non si può che apprezzare la disponibilità ad un primo incontro da parte di Eni, dall’altro restano molte preoccupazioni e domande senza risposta. Da qui ha origine la campagna portata avanti da Valori, Radiopopolare, Africa e Altreconomia. E, soprattutto, dall’esigenza di trasparenza e di vedere mantenute le promesse fatte. In un’intervista comparsa il 25 gennaio su Affari e finanza di Repubblica l’amministratore delegato Paolo Scaroni, parlando delle attività dell’azienda in Africa, ha dichiarato: «Lì abbiamo sviluppato un nostro rapporto con i Paesi petroliferi, che è diverso da tutti gli altri: ci sediamo al loro fianco e non di fronte. (…) Ci mettiamo dalla loro parte. Promuoviamo grandi progetti sociali». E più volte la Compagnia ha affermato di voler condurre una politica di rispetto dei diritti umani delle comunità locali promuovendo una consultazione libera, informata e continua. È il momento di passare dalle parole ai fatti.
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Partono alla ricerca di qualcosa che il loro Paese non gli offre più: lavoro, libertà, un futuro migliore per i figli, istruzione. Sono i lavoratori immigrati, colpiti da leggi restrittive ogni volta che la crisi economica si fa sentire. di Paola Baiocchi Nella foto, due stranieri a una fermata dell’autobus a Milano, nei pressi della stazione di Porta Genova.
L
QUANDO GLI IMMIGRATI ERAVAMO NOI È DURO IL LAVORO NELLE SALINE DI AIGUES-MORTES, ma attira manodopera dalle zone confinanti più povere. Non sono nord africani arrivati per la raccolta degli agrumi a Rosarno, nel 1893 sono stagionali piemontesi, liguri e toscani che diventano le vittime di un massacro con tutte le caratteristiche dalla caccia all’uomo. Dopo una rissa tra sottoproletari locali e immigrati, comincia il pogrom più grande della storia contemporanea della Francia. Sulla spinta di “voci” si formano bande di “caccia all’orso” che si scatenano nelle strade e prendono a randellate gli italiani, uccidendone nove. Il processo lascerà impuniti i colpevoli. Pa. Bai.
Gérard Noiriel Le massacre des Italiens Fayard, 2010
E DONNE DELL’EST PARTONO CON PROGETTI MIGRATORI BREVI,
con l’idea di fare la badante per qualche anno, quanto basta per comprare una casa o per garantire l’istruzione ai figli. Ma, spesso, il “ritorno” (volvér cantava Carlos Gardel in un suo famoso tango) resta solo un sogno, un senso di straniamento in fondo al cuore per cui non si appartiene più a nessun posto. Secono l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono più di 200 milioni le persone che ogni anno decidono di lasciare il proprio Paese per cercare condizioni migliori altrove. Il 3,5% circa della popolazione mondiale. Nei Paesi in cui arrivano danno un apporto prezioso: in Italia nel 2007 hanno contribuito a produrre 134 miliardi di euro (secondo il Rapporto Unioncamere 2009) il 9,7% del Pil italiano. Ma, allo stesso tempo, i lavoratori stranieri alimentano in modo sostanziale i bilanci dei Paesi di origine: secondo i dati pubblicati all’inizio di febbraio dall’Eurostat le “rimesse dei la|
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voratori espatriati” che vivono in Europa, nel 2008 hanno raggiunto complessivamente 31,8 miliardi di euro, l’1,6% in più rispetto al 2007 (31,3 miliardi di euro) e addirittura il 65% in più del 2004 (19,4 miliardi di euro). Circa due terzi provengono da quattro Paesi: Spagna (7,8 miliardi, circa il 25%), Italia (6,4 miliardi, il 20%), Francia (3,4 miliardi, l’11%) e Germania (3,1 miliardi di euro, il 10%). “Piccole economie come quelle della Moldavia ricevono dalle rimesse più di un quarto del Pil nazionale”, afferma il XIX Rapporto sull’immigrazione Caritas/Migrantes. Eppure la condizione degli immigrati non è facile: utile manodopera nei periodi di abbondanza, ma anche esercito di riserva e strumento di ricatto per diminuire i diritti acquisiti dai nativi e spauracchio da agitare come distrazione da altri problemi e poi da rimandare a casa nei periodi di crisi.
Lo spauracchio dell’uomo nero «Ogni volta che c’è una crisi economica i governi attuano politiche restrittive e xenofobe», spiega Roberto Niccolai, studioso delle migrazioni. «È successo negli anni ’80 e ’90 del XIX secolo o negli anni ’20 e i primi ’30 del XX. E ancora a partire dalla crisi petrolifera del 1973. Alcune volte vengono proprio chiuse le porte, come nel ’32-’34 in Francia. E, spesso, ci sono casi eclatanti come quello di Sacco e Vanzetti negli Stati Uniti, come i massacri di New Orleans nel 1890 ad opera del Ku Klux Klan ai danni degli Italiani, visti come i più affini agli afroamericani. Oppure come il massacro di Aigues Mortes nel 1893 nel Sud della Francia» (vedi BOX ).
Quando gli Stati Uniti chiudono le porte
MAIRI, UNA MUTUA PER STRANIERI IN ITALIA
Gli Stati Uniti hanno costruito la loro crescita demografica sull’immigrazione e sono in assoluto il Paese con la maggiore presenza di immigrati: erano oltre 37,5 milioni nei dati dell’ultimo censimento del 2006, tra autorizzati e non. Eppure il blocco delle frontiere non è solo lo spunto per il buffo film di Joe Dante “La seconda guerra civile americana”, ma è una pratica periodica: nel 1882 il Chinese Exclusion Act ha chiuso le porte ai cinesi, favorendo gli europei, prima di dire stop anche a loro. Dopo poco più di un secolo, nel 1994, le frontiere vengono sbarrate anche fisicamente con la costruzione del muro sul confine con il Messico per limitare l’accesso degli ispanici. Muro che non risolve il problema, visto che sarebbero 12 milioni i “non autorizzati” negli Usa, principalmente messicani, salvadoregni e guatemaltechi, un formidabile esercito di lavoratori invisibili e ricattabili. Ricattabili perché “ogni persona che non è cittadino statunitense può essere deportato dagli Usa”, secondo l’Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act, firmato nel 1996 dal presidente democratico Bill Clinton. Dopo l’11 settembre l’Atto è stato applicato in modo ancora più restrittivo, tanto che un francese di 83 anni, residente negli Stati Uniti da 52 anni, per una vecchia pena non scontata di sette mesi ha dovuto lasciare il Paese e ha perso il diritto alla pensione maturata. Ma gli Stati Uniti continuano ad attirare gente da tutto il mondo, disposti anche a tentare la fortuna con la Green Card Lottery, un programma governativo che mette in palio ogni anno 55 mila permessi di soggiorno permanenti, a cui si può concorrere iscrivendosi online.
UN GRUPPO DI PERSONE CHE UNISCONO LE PROPRIE FORZE: versano una quota minima e, in caso di bisogno, ricevono gratuitamente assistenza, di solito sanitaria. È questo il funzionamento delle “società di mutuo soccorso”, ne sono nate moltissime in Italia nella seconda metà dell’800. Ne esistono ancora circa duemila, che offrono servizi a mezzo milione di persone. E ora ne sta nascendo una dedicata agli immigrati. Si chiama MAIRI (Mutua Associazioni degli Immigrati Residenti in Italia). Versando 50 euro all’anno, ogni socio ha diritto di accedere a una serie di servizi: assistenza sanitaria (in collaborazione con la mutua Cesare Pozzo), ma anche finanziaria (con l’aiuto di Banca Etica e della Mag2 si avrà assistenza per finanziamenti e microcredito), giuridica e amministrativa. MAIRI è appena nata, per ora ha solo 50 soci, «ma siamo convinti di raggiungere i mille, duemila iscritti. Solo con questi numeri elevati il progetto può funzionare», spiega Giovanni Acquati, unico italiano dei tre lavoratori di MAIRI. I suoi due colleghi, Idrissa Sene e Georges Dembele, sono senegalesi. Il 30 marzo a Milano la presentazione ufficiale di MAIRI. Info: www.mairi-soliles.org (oppure 02/87394827). E. T.
MIXA: UN NUOVO GIORNALE PER VECCHI E NUOVI ITALIANI HA SOLO UN MESE DI VITA il nuovo magazine on line dedicato all’immigrazione e all’integrazione culturale. Si chiama Mixa ed è “un giornale rivolto tanto agli italiani quanto agli stranieri interessati al dialogo e al confronto interculturale”, scrive il direttore, Ginevra Battistini, nel primo editoriale del 27 gennaio. Notizie di cronaca sugli immigrati in Italia e dai loro Paesi d’origine, reportage, ma anche rubriche divertenti, come “Italiani strana gente”, in cui ogni settimana possiamo scoprire un’Italia vista dagli occhi di chi ha scelto di viverci senza esserci nato. Per ora potete leggerlo su internet (su www.mixamag.it), ma i suoi fondatori sperano di poter presto stampare una versione cartacea, mensile, da distribuire gratuitamente.
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Stranieri in Italia, una fetta dell’economia
Lanciato on line in Francia - dove il primo marzo i lavoratori immigrati hanno incrociato le braccia, con il sostegno dei sindacati - l’iniziativa è stata rilanciata anche in Italia. Qui però non ha ricevuto lo stesso appoggio dalle parti sociali e si è trasformata in una giornata di manifestazioni a sostegno dei migranti.
Contribuiscono alla previdenza e al fisco, ma sono meno retribuiti. Soprattutto le donne.
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ONO PIÙ DI 4,5 MILIONI GLI IMMIGRATI PRESENTI IN ITALIA, tra autorizzati e non, tra il 6,5% e il 7,2% dell’intera popolazione. Ma arrivano al 10% nelle fasce dei più giovani (minori e giovani fino a 39 anni). Moltissimi i luoghi comuni sul fenomeno dell’immigraziodi Paola Baiocchi ne, quasi tutti fasulli. L’Italia nei nostri telegiornali sembra un Paese assediato da barconi carichi di LIBRI disperati, i numeri confutano questa tesi: meno dell’1% della presenza regolare è frutto di sbarchi. Due milioni gli stranieri in Italia che hanno un lavoro e che, di fatto, oggi pagano le pensioni agli italiani.
Barbara Beneforti Roberto Niccolai Sebastiano Ortu A lungo andare Le migrazioni da e per Lamporecchio, Larciano, Monsummano Terme e Pive a Nevole Settegiorni Editore 2007 | 60 | valori |
Un contributo alla pensione degli Italiani Lo dimostrano i dati contenuti nel terzo rapporto dell’Inps (l’Istituo nazionale di previdenza) dal titolo “I lavoratori immigrati negli archivi previdenziali”, rielaborati dall’équipe del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Il numero di lavoratori italiani negli ultimi dieci anni è rimasto più o meno lo stesso (circa 21,5 milioni), gli stranieri invece sono più che raddoppiati e, con loro, anche i con-
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tributi pagati all’Inps. Oggi più di due milioni di lavoratori stranieri, e i loro datori di lavoro, versano i contributi alla cassa di previdenza nazionale: 6,5 miliardi di euro nel 2008, il 4% di tutti i contributi previdenziali versati in Italia. La stessa cassa da cui si attinge per pagare le pensioni tanto agli immigrati quanto agli stranieri. Ma i lavoratori stranieri sono molto più giovani: 31 anni in media, rispetto ai 45 dei colleghi italiani. E, per legge, non possono ricevere la pensione o riscattare i contributi prima dei 65 anni di età. Di fatto quindi oggi gli immigrati stanno pagando le pensioni agli italiani che smettono di lavorare. C’è anche chi, come Andrea Stuppini (rappresentante della Regione Emilia-Romagna nel Comitato tecnico nazionale sull’immigrazione) sostiene che con i loro contributi previdenziali, gli immigrati abbiano riportato in attivo i bilanci dell’Inps,. Dopo decenni di passivo, il bilancio dell’Inps ha cominciato ad essere positivo attorno al 20002001, con un avanzo di due miliardi nel 2005 e di circa 6,9 miliardi nel 2007 e nel 2008. E il 2009, nonostante la crisi, dovrebbe terminare con un avanzo di 5,9 miliardi di euro. «Molte le cause che hanno portato a questi risultati: il
recupero dell’evasione contributiva, l’aumento delle aliquote per alcune categorie, l’attivo del fondo dei lavoratori subordinati», spiega Stuppini. «Ma su tutte l’apporto degli immigrati appare il fattore più rilevante». Anche fiscalmente gli immigrati danno il loro contributo. Nel 2007 i 2 milioni di cittadini stranieri che lavorano in Italia hanno versato come gettito fiscale 5,3 miliardi di euro (come Irpef). Lo rivela il rapporto Immigratimprenditori della fondazione Ethnoland. Aggiungendo addizionale regionale, addizionale comunale, imposta per il lavoro autonomo, si raggiungono 5,8 miliardi di tasse.
Discriminazione nei salari, soprattutto per le donne Secondo il III Rapporto Inps (I lavoratori immigrati negli archivi previdenziali, aprile 2009) i lavoratori immigrati nati al di fuori dei confini dell’Europa a 15, percepiscono il 36,4% in meno rispetto alla totalità dei lavoratori (11.537 euro l’anno rispetto a 18.132) e in “alcuni contesti (segnatamente a Roma e a Milano) la differenza supera i 10 mila
euro”. Il differenziale è condizionato da fattori come la giovane età, il settore di inserimento, la bassa qualifica e anche la discontinuità delle prestazioni, “spesso intervallate da periodi di disoccupazione o di lavoro sommerso”. Sempre dai dati del III Rapporto Inps, emerge che la peggiore condizione fra gli immigrati è quella delle donne, penalizzate da un doppio svantaggio con un trattamento inferiore del 35,9%, innanzitutto rispetto all’insieme delle donne italiane e comunitarie iscritte all’Inps (9.028 euro annuali rispetto a 14.092 euro), ma anche rispetto agli stessi uomini immigrati perché percepiscono una retribuzione media ridotta del 41,2% e in continua seppure lenta discesa. «Allo stesso tempo - spiega Maria Paola Nanni, redattrice del Dossier Caritas/Migrantes - sembra che le italiane stiano tornando ad accettare condizioni di lavoro che prima non prendevano in considerazione». Questo concorda con i dati di Federcasalinghe-Donneuropee e della Provincia di Firenze che segnalano un aumento di iscrizioni da parte di donne italiane ai corsi per imparare a fare la badante in Friuli, in Sardegna e in Toscana.
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LIBRI E FILM
Vladimiro Polchi Blacks Out. 20 marzo, ore 00.01. Un giorno senza immigrati Laterza, 2010 Il libro aderisce alla campagna sulla messa al bando di cinque parole che escludono: clandestino, extracomunitario, vu cumprà, nomade, zingaro. immigrazioneoggi.it
Joe Dante La seconda guerra civile americana Film Usa, 1997
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Alla Fiera di Santa Maria capitale dell’economia solidale
Migliaia di persone da tutta l’America Latina e da altri trenta Paesi per il primo Forum sociale dell’economia solidale che si è svolto alla fine di gennaio in Brasile. Un altro sistema finanziario è possibile.
CINQUE STRUMENTI DELLA FINANZA PER CAMBIARE L'ECONOMIA
LA CRISI: UNA PERICOLOSA OPPORTUNITÀ
IL FORUM MONDIALE dell’economia solidale di Santa Maria si è concluso con un’assemblea generale, per costruire una carta comune dei principi e delle proposte dell’economia solidale. L’idea alla base è proporre un nuovo modello di finanza che sostituisca quello attuale. Ne ha sintetizzato le linee chiave Daniel Tygel (nella foto), segretario esecutivo del Fórum Brasileiro de Economia Solidária e uno dei principali organizzatori del Forum Ecosol.
LA CRISI FINANZIARIA è un danno o un’opportunità per l’economia solidale? Per Euclides Mance (nella foto), membro dell’Ifil (Istituto per la Filosofia della Liberazione), uno dei maggiori teorici del movimento dell’economia solidale nel mondo, di certo è la prova dell’insostenibilità del capitalismo. Potrebbe essere un’occasione, ma bisogna stare attenti.
Quale modello di finanza proponete?
Abbiamo discusso per lungo tempo nella nostra base del Forum Brasiliano dell’Economia Solidale circa la dimensione finanziaria dell’economia solidale. Abbiamo due pilastri principali: non stiamo parlando di un sistema alternativo, stiamo parlando di trasformare il sistema finanziario attuale in uno basato sulla solidarietà e sui valori della cooperazione, della sufficienza, della condivisione. Per tutto questo, abbiamo bisogno di fondi propri e strumenti. Per il secondo pilastro stiamo pensando a un modo diverso di gestire i flussi finanziari, senza il controllo delle banche tradizionali. Abbiamo individuato cinque strumenti principali per un nuovo sistema finanziario solidale: le banche comunitarie o popolari, sulla base di associazioni e cooperative; i fondi di rotazione; le cooperative di credito solidale; i gruppi di scambio (club de troque), che usano le monete sociali e, infine, il microcredito di solidarietà, diverso da quello imprenditoriale promosso dalla Banca Mondiale, perché basato sul territorio e gestito direttamente dalla comunità locale. Sono strumenti che abbiamo già da qualche tempo. Ora stiamo discutendo su come integrarli nel sistema e come passare dalle banche tradizionali a questi agenti di credito. Qual è il collegamento con il Forum sociale mondiale?
P
OCHI GIORNI PRIMA che alcuni ex capi di stato come Clinton, ex leader d’industria come Bill Gates e quelli che, in un mondo normale, sarebbero ex banchieri si riunissero a Davos per il quarantesimo World economic forum, dall’altra parte da Santa Maria [Brasile] Jason Nardi del mondo, in una città nel sud del Brasile a quattro ore di pullman da Porto Alegre, dal 22 al LIBRI 24 gennaio si è svolto il primo Forum sociale dell’economia solidale. È dal 1994 che a Santa Maria do Rio Grande do Sul si svolge la Fiera Internazionale dell’Economia Solidale e del Mercosur, tanto che questa cittadina universitaria oramai è riconosciuta come la capitale latinoamericana del cooperativismo e dell’economia soEuclides André Mance lidale (come Porto Alegre è considerata quella del bilanOrganizzare reti solidali cio partecipativo). Ma questa edizione speciale (normalStrategie e strumenti mente si svolge nel mese di luglio) è stata la prima espliper un altro sviluppo globale citamente collegata al Forum Sociale Mondiale nella ceEdizione italiana lebrazione dei suoi 10 anni. È stata organizzata da Projea cura di Soana Tortora to Esperança/Cooesperança (Istituto Marista), dal Fóe Valter Zanin rum Brasileiro de Economia Solidária e dalla Secretaria Edup, 2010 Nacional de Economia Solidária (Senaes). Ha riunito mi-
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gliaia di persone da tutta l’America latina e da altri trenta Paesi e 700 tra piccoli produttori e artigiani. Grande animatrice della Fiera dell’economia solidale è stata una suora, Irma Lourdes Dill, coordinatrice del Projeto Esperança/Cooesperança della Diocesi di Santa Maria. «Il Forum sociale dell’economia solidale rappresenta una metodologia che il mondo ha bisogno di adottare per la sua forma di organizzazione, di auto-gestione, di pianificazione e di lavoro collettivo. Ha un processo partecipativo e di trasformazione nella costruzione di un altro mondo possibile, in cui l’economia solidale è già una realtà», ha detto Irma Lourdes durante la cerimonia di apertura.
Verso una carta dei principi dell’altra economia Il programma delle tre giornate è stato denso: dal ripensamento del commercio equosolidale verso una maggiore integrazione con le filiere di produzione, commercializzazione e consumo solidali, alla costruzione di un sistema finanziario non alternativo, ma che sostituisca quello esistente. E poi il ruolo dell’agricoltu-
Fare questo Forum mondiale sull’economia solidale qui, pochi giorni prima del Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, è stato per portare le proposte dell’economia solidale da condividere con tutti gli altri movimenti, cercando di ottenere di più insieme e di discutere di integrazione di filiera e di finanza solidale, dalla produzione alla commercializzazione al consumo. L’economia solidale è sempre stata presente nei Forum, ma con un ruolo secondario. Adesso pensiamo sia il momento di porre la questione del cambiamento del sistema J. N. finanziario al centro del dibattito. ra familiare tra sicurezza e sovranità alimentare (in un paese come il Brasile dove uno dei primi atti del governo Lula è stato "Fame Zero", un programma controverso per la dipendenza dall’assistenza pubblica che lo stesso governo ha generato, pur avendo al contempo liberato milioni di persone dalla fame) e quello dei governi, locali e nazionali, nel garantire il bene pubblico e nel favorire lo sviluppo autonomo dell’economia solidale. E ancora si è svolto un dibattito per "L’integrazione solidale internazionale" dei vari sistemi di economia sociale e solidale, nonché una serie di workshop per una mappatura internazionale dell’economia solidale,
Le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si fanno sentire anche sull’economia solidale?
Il fatto che ci siano milioni di nuovi disoccupati è un problema anche per l’economia solidale, perché anche questa ha percorsi di produzione, commercializzazione e consumo e il peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie ha un impatto altrettanto evidente nelle filiere solidali. Bisogna quindi fare attenzione: questa crisi del sistema finanziario dimostra che il capitalismo è insostenibile, perché è un processo di concentrazione della ricchezza che mette lo Stato al servizio del grande capitale, sottraendo risorse per risolvere questioni come la fame nel mondo. Risorse che, però, quando servono ingenti somme di danaro per salvare le banche, improvvisamente riappaiono. Questa matrice di sviluppo insostenibile è promossa da molti governi e la crisi permette finalmente di vederlo in maniera evidente. Potrebbe anche trasformarsi in un fattore positivo?
È importante che gli attori dell’economia solidale sappiano approfittare delle fessure aperte nel sistema capitalista e che dentro queste sappiano produrre e introdurre le alternative che rompano la logica sistemica di concentrazione della ricchezza. Per esempio, nel momento in cui un lavoratore è disoccupato e passa a lavorare in una cooperativa autogestita di economia solidale, entra in un circuito che attiva la catena produttiva in un orizzonte che non è quello del consumismo, ma del ben vivere della comunità e degli individui. Da questo punto di vista, questa crisi è un’opportunità, ma bisogna intenderla con molta attenzione, perché la nuova disoccupazione di oltre 200 milioni di persone nel mondo è una tragedia umana, che deve essere affrontata da tutta la società, mutando radicalmente il modo in cui la società è organizzata, perché le persone possano gestire di fatto la ricchezza prodotta socialmente e distribuirla J. N. in forma equa.
per l’uso di monete sociali e sui sistemi informatici. Il Forum si è concluso con un’assemblea generale, per costruire una carta dei principi e delle proposte dell’economia solidale, proponendo un nuovo modello di finanza che sostituisca quello attuale. Accanto ai cinque strumenti proposti da Daniel Tygel, segretario esecutivo del Fórum Brasileiro de Economia Solidária e uno dei principali organizzatori del Forum Ecosol (vedi INTERVISTA ), si aggiunge un lavoro culturale e politico di mainstreaming dei principi dell’economia solidale, integrazione a livello internazionale e forte pressione per il riorientamento delle politiche pubbliche.
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Nelle foto: denso di incontri il programma dei tre giorni del primo Forum Sociale dell’economia solidale.
SITI INTERNET Forum Mundial Ecosol www.fmescosol.org.br Fbes www.fbes.org.br Solidarius www.solidarius.com.br
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APPUNTAMENTI MARZO>MAGGIO
1 - 5 marzo HO CHI MINH CITY (VIETNAM) INTERNATIONAL CONFERENCE ON ENVIRONMENTAL POLLUTION, RESTORATION AND MANAGEMENT Il recente sviluppo economico-industriale del Vietnam, della Cina e di altri Paesi asiatici si è tradotto in una crescente pressione ambientale. La letteratura scientifica indica che ci sono problemi di inquinamento organico ed inorganico delle acque dei Paesi asiatici e che altri inquinamenti, frutto delle produzioni industriali, costituiscono un problema per la salute pubblica. Per migliorare la qualità ambientale dei Paesi in via di sviluppo è stata indetta la prima conferenza internazionale SETAC (Asia/Pacific Joint Conference) organizzata dalla Ho Chi Minh City University of Technology. www.hcmut.edu.vn/en/ 3 marzo PECHINO (CINA) 11TH NATIONAL COMMITTEEE OF THE CPPCC Apertura dell’annuale sessione dell’11ma Conferenza consultiva del popolo cinese (CPPCC). La Conferenza è la massima istituzione cinese con funzioni consultive.
4 - 14 marzo GINEVRA (SVIZZERA) SALONE INTERNAZIONALE DELL’AUTO Sotto l’insegna dell’auto “verde” quest’anno in esposizione anche una Ferrari 599 ibrida, all’ottantesimo Salone ospitato dalla seconda piazza finanziaria della Confederazione Elvetica. www.salon-auto.ch 7 marzo SVIZZERA REFERENDUM Argomenti eterogenei per la tornata referendaria in Svizzera: ai cittadini della Confederazione viene chiesto di esprimersi sulla riduzione delle aliquote relative ai rendimenti pensionistici, sulla ricerca sulle staminali umane e sulla protezione degli animali.
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14 marzo COLOMBIA ELEZIONI LEGISLATIVE
14 marzo FRANCIA ELEZIONI AMMINISTRATIVE I due turni delle elezioni amministrative francesi si svolgeranno il 14 e il 21 marzo. Tra le novità di questa tornata elettorale lo strabordare della presenza di Marine Le Pen classe 1968, capolista del Front National: la bionda figlia dell’ormai ultra ottantenne Jean-Marie Le Pen, si vanta di aver ottenuto l’annullamento della candidatura di Jean, figlio secondogenito di Sarkozy, alla presidenza dell’Epad l’ente pubblico che controlla la Defence il quartiere parigino degli affari. 17 marzo VIENNA (AUSTRIA) 156TH MEETING OF THE OPEC CONFERENCE Si riunisce la Conferenza dell’OPEC, la massima autorità dell’Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio. www.opec.org 26 - 29 marzo BARCELLONA (SPAGNA) SECONDA CONFERENZA SULLA DECRESCITA ECONOMICA Seconda Conferenza internazionale
7 marzo IRAQ ELEZIONI PARLAMENTARI | 64 | valori |
E REFERENDUM Elezioni in Iraq con la nuova legge elettorale approvata nel dicembre scorso: il numero dei seggi passa da 275 a 325. Nello stesso giorno delle elezioni si svolgerà anche il Referendum sullo Status of Forces Agreement (SOFA). Il SOFA è l’accordo che gli Stati Uniti sottoscrivono nelle nazioni dove sono presenti (ne esistono in corso anche per l’Italia): l’esercito degli Stati Uniti deve ritirarsi del tutto dall’Iraq entro la fine del 2011. A partire da quella data i tribunali iracheni potranno processare i crimini commessi dai soldati statunitensi al di fuori delle loro mansioni. Agli Stati Uniti non sarà più concesso di usare l’Iraq come base per attaccare un altro Stato e l’esercito iracheno avrebbe il controllo delle operazioni e dei movimenti dell’esercito degli Usa. I partiti che rappresentano i sunniti chiedono l’estensione del SOFA, perché temono che gli sciiti, a maggioranza nell’esercito, prendano il sopravvento.
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MARZO 2010
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
sulla decrescita economica per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale, a seguito dell’edizione dello scorso anno a Parigi. La conferenza includerà presentazioni plenarie e tavole rotonde di accademici e specialisti della decrescita, nonché la presentazione dei lavori dei laboratori partecipativi. www.degrowth.net/-Barcelona2010 29 marzo - 16 aprile NEW YORK (STATI UNITI) SESSIONE 2010 DELL’UNDC Sessione di lavoro della Commissione disarmo delle Nazioni Unite (UNDC) che vede il Sud Africa e l’Italia alla presidenza dei due gruppi di lavoro: la Commissione elabora raccomandazioni sul disarmo nucleare, la non proliferazione e l’utilizzo non bellico dell’energia atomica. Nel corso della precedente sessione il gruppo presieduto dal Sud Africa non è riuscita a produrre un documento unitario sul disarmo. www.un.org
1° aprile SAN MARINO ELEZIONI Elezione dei due capitani reggenti - i capi di Stato - del Consiglio grande e generale.
22 - 23 aprile SEOUL (REPUBBLICA DI COREA) BUSINESS FOR THE ENVIRONMENT B4E Il Summit coreano segna l’incontro tra governi, imprese, media e ONG dopo la conferenza sul clima di Copenhagen, in cui verranno discussi i risultati di Cop 15. Organizzato dall’UNEP, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente, al Summit saranno presenti Wangari Maathai, Premio Nobel per la Pace e fondatore del movimento Greenbelt, Richard Branson presidente del gruppo Virgin, e poi ci saranno gli amministratori delegati della Dow Chemical Company, Siemens, LG Electronics, Coca-Cola, Hitachi, Nalco. www.b4esummit.com
24 - 25 aprile WASHINGTON DC (STATI UNITI) SPRING MEETING IFM Annuale convegno di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. www.imf.org
25 aprile AUSTRIA ELEZIONI PRESIDENZIALI
7 - 9 maggio DUBLINO (IRLANDA) MEETING ANNUALE DELLA TRILATERAL CAMMISSION Riunione plenaria della Commissione fondata da David Rockefeller nel 1972, che riunisce oggi 390 membri tra le persone considerate più influenti al mondo, provenienti dal settore degli affari, dalle università, dai sindacati, dalla pubblica amministrazione, dalla ricerca e dalle organizzazioni non governative. 160 membri arrivano dall’Europa, 120 dal Nord America e 110 dall’area asiatica del Pacifico. L’argomento dei meeting non viene comunicato alla stampa prima dell’inizio dei lavori: lo scorso anno è stato sulle opportunità offerte dalla crisi (nella foto: il primo meeting della Trilateral, a Tokio nel 1973). www.trilateral.org 7 - 10 maggio MELILLA (MALTA) SOCIAL CAPITAL IN PRACTICE Organizzata dalla Social Capital Foundation, la Conferenza riunirà scienziati, politici e operatori sociali per discutere nella pratica le questioni connesse al capitale sociale. www.socialcapitalgateway.org
19 - 21 maggio FRANCIA (PARIGI) 10TH ANNIVERSARY CIS OIL & GAS SUMMIT Ministri dell’energia di Russia, Ucraina, Paesi del Caspio e dell’Asia centrale incontrano rappresentanti delle imprese petrolifere. www.clarionevents.com 27 - 28 maggio ABIDJAN (COSTA D’AVORIO) AFDB ANNUAL MEETING Nel corso del meeting annuale dei governatori dell’African Development Bank Group (AfDB) e dell’African Development Fund, verrà ufficialmente lanciato l’African Economic Outlook 2010, una panoramica delle prospettive economiche del continente per l’anno in corso. www.afdb.org
PUBB CORSO CSR
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economiaefinanza
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altrevoci a cura di Michele Mancino
IL MALESSERE CHE CEMENTA LE NOSTRE CITTÀ
SE LA TERRA DIVENTA UNA COLONIA DEL BUSINESS
QUANDO L’ECONOMIA VIVE DI PANICO
LE COSE ROTTE VANNO AGGIUSTATE
SICILIA: LASCIARLA PER POTERLA AMARE
Di Serge Latouche si conosce il saggio sulla decrescita serena. L’economista questa volta si pone un interrogativo fondamentale per chi affronta la teoria economica: come si è formato il nostro “immaginario economico”, l’attuale visione economica del mondo? Da questa domanda discendono ulteriori interrogativi sui concetti di utilità, lavoro, competizione e crescita che sono le chiavi interpretative usate per delineare lo scenario economico contemporaneo. Lo studioso parigino ritorna, dunque, alle origini di questa disciplina che i primi economisti definivano la “scienza sinistra” e, articolando la sua argomentazione in prospettiva storico-filosofica, mostra come si è plasmata la nostra ossessione utilitarista e quantitativa. Ci permette così, non solo di gettare uno sguardo nuovo sul nostro mondo, ma soprattutto di affrontarne la sfida su un piano di valori davvero fondamentali come libertà, giustizia, equità.
Mario De Gaspari ha scritto un libro che indaga il consumo del suolo e le scelte urbanistiche: quella strana congiuntura che “cementa” (è proprio il caso di dirlo) le urgenze degli enti locali con gli interessi degli speculatori. Un’alleanza (che assomiglia molto a un cortocircuito) che sta cambiando il volto delle nostre città, in nome prima di tutto ciò che fa comodo ai poteri finanziari. A volte ci si chiede come possa fare la politica a fronteggiare il predominio della finanza, come se si trattasse di un tema globale rispetto al quale noi, poveri tapini, rimaniamo inermi. De Gaspari ci spiega che alcune dinamiche della “finanziarizzazione” che ha trasformato l’economia e la società riguardano proprio le nostre comunità. E puntare sul mattone per uscire dalla crisi appare quantomeno paradossale. Ma «la Terra è un ottimo investimento: non se ne produce più...».
Venti milioni di ettari. Quanto l’Italia da Aosta a Napoli. Si tratta, secondo una stima approssimativa, dell’estensione di terra coltivabile che, solo negli ultimi due anni, è stata oggetto di accordi tra Paesi o dell’interesse di fondi di investimento e aziende private. A spiegarlo è Franca Roiatti, giornalista del settimanale Panorama, che percorre il pianeta dalla Cina all’India, fino all’Arabia Saudita, domandandosi quale sia il futuro della sicurezza alimentare. Quello che si prospetta, infatti, non è la salvaguardia dell’ecosistema e delle sue risorse, quanto piuttosto un vero e proprio “Risiko della terra”: una nuova forma di colonialismo del quale questo volume ricostruisce, con taglio giornalistico, gli attori e i molteplici interessi in gioco.
Nel momento in cui, da più parti, si parla di una crisi finanziaria ormai alle spalle, i testi di André Orlean, proposti per la prima volta in lingua italiana in questo volume, offrono un’inconsueta chiave di lettura delle origini della recessione. Partendo da una rivisitazione del concetto keynesiano di incertezza, la ricerca dell’economista francese, direttore di ricerca al Cnrs (Centre national de la recherche scientifique) e di studi alla École des Haute Études en Sciences Sociales, spiega il ruolo centrale e pervasivo assunto dai mercati finanziari nel capitalismo moderno. Ciò che emerge è l’immagine di un sistema che funziona solo grazie alla crescita illimitata dei mercati speculativi, condizione indispensabile affinché gli indici azionari lievitino, creando plusvalenze e incidendo in modo distorto sulla distribuzione del reddito.
Un detto siciliano dà il titolo a questo libro (in italiano si può tradurre con: “chi se ne va rinasce”), che si racchiude in un’immagine: la scena del film “Nuovo cinema paradiso”, di Giuseppe Tornatore, in cui l’anziano Alfredo grida al piccolo Totò: Vattinni! Una terra meravigliosa che - si legge nel libro - devi lasciare per riuscire ad apprezzare. Il volume raccoglie le riflessioni di siciliani celebri, che hanno lasciato la Sicilia, senza però mai staccarsene: dal comico mago Forest di Nicosia al messinese Nino Frassica; dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, siracusana, al giornalista catanese Puccio Corona; dall’attore palermitano Tony Sperandeo ai comici Ficarra e Picone. Fino a Rita Borsellino, che abita ancora a Palermo, dove suo fratello, il giudice Paolo Borsellino, fu ucciso nel 1992. Anche l’autore è un “siciliano emigrato”: Giuseppe Matarazzo, giovane giornalista di Siracusa, da sei anni a Milano, nella redazione economica di Avvenire.
MARIO DE GASPERI IL MALESSERE DELLE CITTÀ FINANZA IMMOBILIARE E INQUIETUDINI URBANE
Università Bocconi editore, 2010
Matilde ha dodici anni. Non sopporta i guanti spaiati e compie piccoli, bizzarri rituali per addomesticare la realtà, per darle un ordine. È un dicembre torinese, pieno di neve e di ombre. Pochi giorni prima di Natale, il padre di Matilde, il magistrato Giovanni Corrias, è chiamato a indagare sul caso di un bambino morto in circostanze misteriose. Mentre avvia i primi accertamenti e formula le prime ipotesi sua moglie viene investita da un’auto, ed è come se la sorte disegnasse una sua geometrica contemporaneità. Al colpo durissimo il magistrato risponde facendo leva sul senso del dovere e della professione, aggrappandosi alle indagini in corso. Violaine, una giovane poliziotta laureata in psicologia, lo aiuta a ricostruire la sequenza dei fatti. Matilde, intanto, osserva gli adulti e il loro dibattersi alle prese con la fragilità dell’esistenza. Con ostinata tenerezza si domanda come alleviare il dolore del padre e delle sorelle, convinta che spetti a lei aggiustare ciò che si è improvvisamente rotto. E alla geometria oscura della morte se ne sovrappone un’altra. Luminosa.
Bollati Boringhieri, 2010
ExCogita, 2009 | 66 | valori |
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SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A MANCINO@VALORI.IT
CRESCERE E COMPETERE NON È UN VALORE
SERGE LATOUCHE L’INVENZIONE DELL’ECONOMIA
narrativa
FRANCA ROIATTI IL NUOVO COLONIALISMO CACCIA ALLE TERRE COLTIVABILI
ANDRÉ ORLÉAN DALL’EUFORIA AL PANICO PENSARE LA CRISI FINANZIARIA E ALTRI SAGGI
Ombre corte, 2010
BENEDETTA CIBRARIO SOTTO CIELI NONCURANTI
UNA DONNA, UN MISTERO, UNA DOPPIA VITA DENTRO LE STRADE DELLA GIUSTIZIA. IL DELITTO HA SEMPRE UNA LOGICA
Mistero e spiritualità, antico e moderno, in un’atmosfera da romanzo giallo, tra intrighi, sette e società segrete. La storia è ambientata soprattutto a Milano, con delle incursioni a Lugano, per finire a New York. Una ragazza ebrea misteriosa e affascinante, Saraluna, che scompare e la sua ricerca che si protrae per tutto il libro. Dietro una coltre di non detto si scopre l’esistenza di una doppia vita della giovane donna. La corrispondenza via e-mail con un rabbino, un’oscura profezia del XIII secolo, una società segreta nostalgica del nazismo. Un alternarsi di situazioni diverse, di sacro e profano, di calma e affanno. Una sintesi che si spiega, forse, nell’eclettismo del l’autore: Giuseppe Lotito, 45 anni, milanese. Insegnante di tai chi, ma anche di tango argentino. Interessato alle religioni, a quella ebraica e all’islam, le ha studiate da vicino per anni, con frequenti soggiorni in Medioriente.
La storia raccontata da Giuseppe Battarino, che nella vita è giudice per le indagini preliminari, è utile per capire come ragiona un investigatore, come funziona il sistema giudiziario, quali sono i meccanismi che contraddistinguono la giornata di un magistrato, spesso schiacciato dal tempo, dalla mole di lavoro e dalla pressione esterna che reclama risultati a ogni costo, in nome di un bisogno di sicurezza troppo spesso indotto. Nel tribunale di Sopravilla - la città dove si svolge la storia - i pubblici ministeri, i giudici, gli avvocati, gli agenti di polizia giudiziaria e le segretarie sono come gli inquilini di un condominio. Nessuno si è scelto i propri vicini, ma tutti devono convivere sotto lo stesso tetto in nome di una giustizia che per alcuni di loro si perde tra le pieghe della legge. Il pubblico ministero Sergio Petrelli s’incammina sui sentieri invisibili che le notizie di reato gli impongono di percorrere, anche quando le strade conducono verso un omicidio che sembra “inutile”. Per dirla alla Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo Criminale”, «Battarino ce la racconta dall’interno (la giustizia, ndr), con passione e ironia». GIUSEPPE BATTARINO SENTIERI INVISIBILI
GIUSEPPE LOTITO LA PROFEZIA DELLA LUNA
Todaro edizioni, 2009
Altromondo editore, 2008
GIUSEPPE MATARAZZO CU NESCI ARRINESCI SICILIA, SPERANZE TRADITE E NUOVA IMMIGRAZIONE
Di Girolamo editore, 2009
Feltrinelli, 2010 |
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fotografia
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IMMAGINE ASTRATTA E SOGGETTI REALI Una mostra dedicata alla fotografia astratta, deve rispecchiare i due principali filoni di ricerca che la contraddistinguono. Da un lato, un modo sperimentale che ha condotto molti artisti a utilizzare tecniche diverse da quelle tradizionali al fine di indagare le possibilità espressive del mezzo fotografico, dal fotogramma, ai movimenti della camera, al mosso, fino all’elaborazione digitale. Dall’altro, l’utilizzo della normale ripresa fotografica, rivolta però ad aspetti della realtà che già offrono allo sguardo forme astratte, senza necessità di ricorrere a elaborazioni e a trattamenti particolari. La mostra comprende opere di artisti italiani e stranieri appartenenti alle collezioni del museo, datate dagli anni Trenta del Novecento ai primi anni del Duemila: Olivo Barbieri, Pierre Cordier, Franco Fontana, Jean-Louis Garnell, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Franco Grignani, Roberto Masotti, Nino Migliori, Paolo Monti, Aaron Siskind, Luigi Veronesi, Silvio Wolf.
PARIGI CAPITALE DELLA FOTOGRAFIA IN UN MONDO DI TOTALITARISMI Parigi negli anni Venti, quando nel resto d’Europa s’impongono i totalitarismi, diventa il rifugio sicuro per tutti coloro che aspirano a qualsiasi forma di libertà, dalla religione alla pittura, dalla filosofia alla politica. La capitale francese diventa luogo di incontro e di scambio di molte avanguardie artistiche tra cui anche i grandi fotografi del tempo, provenienti da America e Russia. In questa mostra, attraverso un centinaio di opere e di altri documenti originali, si ripercorre quel ventennio (1920-1940) di grande fermento artistico. Fotografi francesi come Florence Henri, Maurice Tabard, Roger Schall, Henri Cartier-Bresson. Emmanuel Sougez, Pierre Boucher - solo per citarne alcuni vissero fianco a fianco con i tedeschi Erwin Blumenfeld, Marianne Breslauer e Ilse Bing, gli ungheresi Andrè Kertész, Rogi André, François Kollar, Gisèle Freund e Brassa, i russi Hoyningen-Huene e Rudomine, gli americani Man Ray e Berenice Abbott. Una testimonianza di quegli anni è la ricca collezione dello storico Christian Bouqueret, autore di numerose pubblicazioni dedicate alla storia della fotografia. FINO ALL’11 APRILE MUSEO NAZIONALE ALINARI DELLA FOTOGRAFIA FIRENZE
www.alinari.it
DIETRO UNO SCATTO C’È SEMPRE UN’IDEA
VOLTI CENTENARI SVELANO LA STORIA
RICERCA MILITARE SULLA TELEPATIA
GRAFENE (E NON SILICIO) PER I NUOVI MICROCHIP
«Le opere raccolte in questo catalogo presentano una piccola scelta delle fotografie che ho acquistato negli ultimi dieci anni. Molte sono celeberrimi capolavori, altre opere sono meno note, ma tutte, in eguale grado, sono il frutto di una scelta accuratamente meditata. A differenza di altre collezioni italiane, questa mia è nata da un progetto minuziosamente pianificato: la mia attività di collezionista è parte integrante di un puzzle che combina insieme la mia professione di storico della fotografia, di docente universitario, di editore, di organizzatore di mostre». Nulla è lasciato al caso, ma tutto è frutto di una ricerca e di una scelta che rendono quella collezione molto particolare e sostanzialmente diversa rispetto alle altre. «Dietro ogni fotografia, qualunque fotografia, c’è un’idea di fotografia che si manifesta: ed è proprio questo che lo storico dovrebbe cercare: quale idea di fotografia rivelino le opere di Berengo, quale quelle di Monti, di Patellani, e via di questo passo».
Cento ritratti di centenari sardi per raccontare un intero secolo di storia. Immagini a tutta pagina e in bianco e nero, svelano, attraverso il dettaglio di uno sguardo, di un sorriso, di un gesto, l’identità di queste persone, di cui vengono anche raccontate in forma essenziale – quasi si trattasse di un flash – pillole di vita, abitudini, ricordi e alcune curiosità. La terra privilegiata in cui si è svolto il resoconto fotografico, la Sardegna, è un parco genetico molto speciale, da anni sottoposto a ricerche e studi internazionali da parte di scienziati, genetisti e biodemografi. Le donne e gli uomini qui rappresentati, il cui lungo cammino si è sedimentato nei volti, conferendo a ciascuno di essi un’espressività e una vividezza uniche, hanno attraversato un secolo di luci e ombre, il Novecento, per approdare al nuovo millennio, divenendo così straordinari testimoni di un passaggio epocale.
Il programma si chiama Silent Talk ed è finanziato dal Darpa statunitense, l’agenzia che si occupa dello sviluppo di tecnologie militari. Entrato in una fase avanzata di studio e finanziato con otto milioni di dollari complessivi, il progetto vuole applicare all’ambito militare il concetto di telepatia. Oggetto degli studi sarebbe in particolare la possibilità di analizzare i segnali neurali per trasmetterli tra più soldati senza utilizzare la voce. Ulteriore riflesso di questa ricerca sarebbe inoltre la possibilità di decrittare e interpretare i pensieri altrui attraverso la codificazione e ritrasmissione del segnale neurale, per esempio di soldati o guerriglieri dell’opposta fazione o di soggetti sottoposti a interrogatorio. Il confine tra fantascienza, videogioco e guerra del futuro prossimo è sempre più labile, come del resto dimostra l’esempio dei droni, macchine aeree da guerra che vengono inviate senza pilota a bombardare aree dove rilevano presenze umane e sono pilotate direttamente dalle basi militari statunitensi, in una sorta di crudele videogame che sta ponendo legittimi dubbi etici e normativi.
Per gli abitanti della Val Bormida e della Val Chisone la notizia non è irrilevante: secondo le elaborazioni del Mit entro quindici anni il grafene soppianterà il silicio come elemento di base dei microchip. Nell’era del cosiddetto “Iot” (internet delle cose) in cui ogni oggetto diventa potenzialmente parte di una grande rete di device, perlopiù mobili, dotati di microchip e sensori, il cambiamento della materia prima dei microchip potrebbe avere un considerevole impatto. Il grafene è prodotto in laboratorio partendo dalla grafite, i cui principali giacimenti in Italia sono appunto in Val Bormida e Val Chisone. La modifica del materiale di base del microchip dovrebbe consentire un quasi raddoppio della velocità dei processori, con notevoli conseguenze non solo in termini di performance del computer in senso stretto, ma di potenziale espansione degli ambiti di applicazione dei microchip di nuova generazione nel contesto di una grande e innovativa rete di comunicazione.
LUIGI CORDA CENTO CENTENARI
Silvana editoriale, 2009
FINO AL 10 MAGGIO 2010 MUSEO FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA CINISELLO BALSAMO (MILANO)
PAOLO MORELLO LA FOTOGRAFIA IN ITALIA
Contrasto, 2010
multimedia
INTERNET DELLE COSE, IL FUTURO IN ARRIVO GEEKADV, AUMENTIAMO LA REALTÀ PER MIGLIORARE LA PUBBLICITÀ
La chiamano Internet delle cose (Iot) e anche se Wikipedia le dedica per il momento poche righe è tra le grandi novità che caratterizzeranno la tecnologia del prossimo futuro. Internet si estende agli oggetti, messi in grado di comunicare informazioni tra loro e, di riflesso, su di noi e sui nostri gusti. Apparentemente un concetto semplice e cui, in qualche modo, iniziamo ad abituarci visto che la presenza di sensori e la tracciabilità aumentano continuamente, che si tratti di codici a barre e lettori nei supermercati, di sms apparentemente casuali sul cellulare o e-mail che consigliano questo o quello. Come recita Wiki: “L’obiettivo è far sì che il mondo elettronico tracci una diversa mappa di quello reale, dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico”. Una delle domane è quanto questo servirà a farci crescere come persone e cittadini e quanto sarà puro strumento di marketing. Sperimentazioni avanzate con finalità educative e sociali sono in corso: dal monitoraggio indipendente della CO2 e delle sostanze nocive alla tracciabilità dei rifiuti elettronici.
La chiamano augmented reality e si candida ad essere il tormentone del marketing che verrà. Tuttavia in un Paese in cui la banda larga non è esattamente a disposizione di tutti e il digital divide resta un argomento sottaciuto, da sventolare solo in qualche campagna elettorale di nicchia, pensare ad una “realtà aumentata” che prevede perlopiù una connessione continua ad internet è ancora un esercizio quasi di stile. I primi segnali comunque ci sono e il blog geek advertising di Paolo Gugliemoni è indicativo. Forse, come dimostra l’esperienza della Bbc e dell’artista Chris O’Shea, lo spazio migliore per testare il potenziale di questa novità potrebbe essere quello pubblico. Un maxischermo a Liverpool affidato dalla Bbc all’artista ha, infatti, attirato decine e decine di passanti grazie ad una mano “aumentata” che andava a interagire con i passanti. Semplice e impattante, l’esperienza è rivedibile sul blog italiano di Augmented world.
www.augmentedworld.it www.geekadvertising.wordpress.com
museofotografiacontemporanea.org | 68 | valori |
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terrafutura
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ENERGIA FOTOVOLTAICA E FORMAZIONE IN SICILIA
A FIRENZE PROSEGUE IL CAMMINO VERSO UNA TERRA FUTURA
UN PREMIO PER GLI ARCHITETTI SOSTENIBILI
I (NOSTRI) RIFIUTI SONO TUTTI UGUALI
2010, L’ANNO PER L’EDITORIA ELETTRONICA
GUERRE SPAZIALI PER SALVARE LA TERRA
Si chiama Personal energy Sicilia (Pes), è nata ad agosto 2009 e – a volerle attribuire un’etichetta – si occupa di green & social business. Si tratta di un’impresa ad alto valore sociale che diffonde “il verbo” dell’energia pulita e rinnovabile nell’isola (anche attraverso attività di formazione) e installa impianti fotovoltaici (ma si sta affacciando anche al minieolico) per ora nella provincia di Catania. A fare la differenza con le concorrenti ditte di impiantistica sono però gli ingredienti di questa srl, visto che la società è partecipata sia dal consorzio Il Solco (oltre 150 cooperative sociali in Sicilia), sia da Oltre Venture, prima venture capital sociale italiana (vedi BOX a pagina 26). Continuando a parlare in “confindustrialese”, se il cosiddetto core business di Personal energy Sicilia è lo sviluppo della green economy, la mission sta però nel dare opportunità professionali ai soggetti svantaggiati che fanno riferimento alle cooperative sociali di inserimento lavorativo del Consorzio regionale ecologia e ambiente (Crea). Il lavoro è partito con una prima massa di ordinativi per 50 Kw, ma la previsione per il 2010 è di 600 Kw.
Anno 2009 annus horribilis dell’economia mondiale, ma anche il 2010 si prospetta difficile per molti. Meno male che una boccata d’aria un po’ più pulita – o dovremmo dire green? – si respirerà a Firenze tra il 28 e il 30 maggio prossimi, alla Fortezza da basso, alla settima edizione di Terra Futura, mostraconvegno internazionale delle buone pratiche per un futuro più equo e sostenibile. Valori ci sarà, naturalmente, a caccia di esempi e notizie da raccontare, tra finanza etica, tecnologie pulite, economia solidale e imprese ad alto tasso di impegno sociale (anche quest’anno la Borsa delle imprese responsabili e Green business meeting). E se la struttura di un evento che vuole essere sostenibile dalla A alla Z non cambia sostanzialmente, tra stand, convegni e dibattiti con ospiti internazionali prelevati dal mondo delle economie alternative, intrattenimento e sezioni espositive dedicate (Abitare naturale, Azioni globali, Bio cibo&cose, Comunicare la sostenibilità, Eco-idea-mobility, Equo commercio ecc), il panorama intorno è profondamente mutato. Tra spinte virtuose e violente resistenze dei poteri consolidati. Firenze resta perciò un buon punto di osservazione per capire dove andremo e dove vorremmo andare.
Terra Futura 2010 è ancora un po’ lontana (28-30 maggio), ma gli architetti sostenibili sarà bene che si sbrighino. In occasione della fiera, infatti, si celebreranno i vincitori della quinta edizione del premio “alla migliore tesi di laurea e dottorato e alle buone prassi delle pubbliche amministrazioni in tema di architettura sostenibile e progettazione partecipata”, Architettura e sostenibilità. Promosso da Terra Futura e Ecoaction Cultura & Progetti Sostenibili in collaborazione con importanti atenei italiani, il concorso si struttura in due sezioni: la categoria “Studio, ricerca e innovazione”, dedicata alle migliori tesi di laurea e di dottorato, e quella “Tradizione e sviluppo sociale” che offre visibilità alle buone pratiche promosse da amministrazioni pubbliche o gestori di patrimoni diffusi. Il consiglio per laureandi, laureati – di fresco e non – e per amministratori pubblici è di mettersi al lavoro perché le iscrizioni si chiudono venerdì 16 aprile 2010. Bando di concorso e domanda di ammissione sono scaricabili dal sito della mostra-evento; per informazioni contattare Adescoop (tel 049-8726599; e-mail segreteria@adescoop.it).
Non stiamo mettendo in discussione l’importanza della raccolta differenziata. Ma, se parliamo di plastiche monouso (tipicamente bicchieri, piatti e posate), acquista valore ambientale la possibilità di smaltirle insieme ai rifiuti umidi invece di costringere chi li butta a separarli come parte secca (quindi con maggior lavoro e maggiori costi di smaltimento). Da questa considerazione è nata Eco Zema, ramo d’azienda che produce in Mater-Bi® oggetti rigidi compostabili destinati soprattutto ai servizi di catering di sagre e grandi eventi (Salone del gusto, Slow fish e Cheese di Slow food; le ultime edizioni degli internazionali tennis e mondiali di nuoto; il dietro quinte del prossimo Festival di Sanremo) o per ospedali in Campania e mense scolastiche. Il settore delle plastiche per catering biodegradabile vale oggi in Italia intorno ai 6 milioni di euro (stima Eco Zema) contro i circa 700 di quello corrispondente in plastica tradizionale, e per Eco Zema il 50% del suo fatturato totale (3,5 milioni di euro). Ma in prospettiva, per l’ambiente, il valore è sicuramente superiore.
Salvare le news dalla rete sposando la metodologia del web, ma non la sua filosofia: rapidità, completezza e interazione, ma nessuna libera circolazione della notizie, riservate agli abbonati al servizio. Sembra questo il leit motif che anima i grandi gruppi internazionali dell’entertainment e della comunicazione. L’attivismo è frenetico. Sony si è alleata con l’editore NewsCorp. MarketWatch e Wall Street Journal entrano quindi nell’offerta di news multimediali del colosso giapponese, che propone un abbonamento mensile da 20 dollari, composto dall’edizione elettronica del Wall Street Journal. L’accordo tra Sony e l’azienda controllata da Rupert Murdoch si muove nella direzione del contrasto alla libera e gratuita circolazione delle notizie, tipica della rete, a favore di un modello editoriale classico. La discussione è aperta. Lo dimostra il successo di Twitter, ma anche l’importanza raggiunta, ad esempio, da Wikipedia.
99942 Apophis è un asteroide che potrebbe impattare con la Terra. Data prevista e ritenuta plausibile dalla comunità scientifica internazionale: 13 aprile 2036, con un preallarme per il 2029. Possibilità che l’evento si verifichi: 1 su 250.000. In queste date e numeri si racchiude in realtà una corsa scientifica che sta animando in particolare la Russia. Secondo Roscosmos, Agenzia Spaziale Russa, l’allarme a livello internazionale è elevato, ma circoscritto alla comunità scientifica, anche se sarebbero state coinvolte le Nazioni Unite per un possibile ruolo di coordinamento di una missione scientifica internazionale. Gli scenari allo studio hanno una rilevanza militare notevole e sembrano intersecarsi con le discussioni sullo “scudo spaziale”. Due le ipotesi al vaglio ad oggi: colpire l’asteroide per determinarne una “deflessione” e quindi un allontanamento oppure sfruttare un “trattore gravitazionale”: un’innovativa tecnologia basata sull’agganciamento dell’asteroide tramite un’astronave teleguidata.
www.terrafutura.it
future
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ESEMPI VIRTUOSI PER ECOLOGIE DOMESTICHE BAUBIKE, IL RITORNO AL FUTURO TRA RAZIONALISMO E FUNZIONALISMO
Rimbalzato di blog in blog, il caso della famiglia Strauss ha presto raggiunto notorietà internazionale, ponendosi come esempio virtuoso per creare stili di vita consapevoli. Rachelle, Richard e la figlia Verona si sono prefissi di produrre un quantitativo quasi inesistente di rifiuti applicando l’arte del riutilizzo. Nulla sfugge al loro esperimento, inclusi polvere e peli del gatto. Il loro obiettivo è quello di produrre un unico bidone di rifiuti non riutilizzabili in un anno. All’ingresso di casa Strauss si segnalano così diversi contenitori in cui viene stipato e correttamente diviso e etichettato tutto quanto non è immediatamente riciclabile. Una scelta di vita, in particolare per Rachelle, che si è trasformata in una opportunità occupazionale, con corsi e incontri teorici diffusi anche attraverso la Rete e sui sito “Myzerowaste.com”. Molto ambito è anche il compost degli Strauss che raccoglie non solo scarti di frutta e verdura, ma altri residui alimentari opportunamente gestiti, per esempio il contenuto delle buste di tè o i gusci di uova.
Razionalismo e Funzionalismo erano i presupposti della Staatliches Bauhaus, più semplicemente Bauhaus, scuola di architettura e arte che ha operato in Germania fino all’inizio degli anni Trenta lasciando profonde impronte sul design e sugli stili di vita. Baubike, progetto di bicicletta di Ubbesen Jakobsen, rappresenta per molti versi un “ritorno al futuro”. Sviluppata solo su figure geometriche senza curvature, Baubike è priva di cambio ma soprattutto di freno, in luogo del quale viene consigliato l’utilizzo del piede del ciclista. Due ruote, un manubrio, una sella e una architettura lineare, leggera e funzionale. Tutto qui. Finiti gli anni dell’eccesso, un richiamo alla semplicità e al Funzionalismo più estremo, che non a caso nasce dai Paesi del Nord in cui i giovani designer cercano sovente di tradurre in prototipi le grandi tematiche del presente, in questo caso la mobilità urbana, i temi dell’inquinamento e del vivere sostenibile.
www.ecozema.com www.pesicilia.it | 70 | valori |
www.terrafutura.it ANNO 10 N.77
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MARZO 2010
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www.myzerowaste.com |
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indiceverde
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VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO
ATTIVITÀ
PAESE
Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways
Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari
Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania
CORSO DELL’AZIONE 15.02.2010
RENDIMENTO DAL 15.10.08 AL 15.02.2010
0,74 € 37,49 € 1,22 $ 115,10 $ 5,77 $ 57,18 € 23,65 CHF 30,16 € 52,10 £ 8,34 € 24,81 kr 26,50 € 77,54 € 31,60 € 2,32 € 11,82 € 5,67 € 17,20 $ 13,48 $ 3,32 €
-82,55% 26,96% -65,21% -6,77% 13,01% -24,09% 51,39% -1,08% -62,07% -76,88% -67,91% 38,16% 73,31% 92,80% -23,68% -40,66% -76,86% -50,46% -35,30% 18,57%
-14,97% € = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.
Il ballo dei sussidi deprime il solare a cura di Merian Research
U
UN’IMPRESA AL MESE
N MESE NERO. Dopo l’illusione di fine anno, le azioni del sola-14,97% Valori Solar Energy Index re tornano a scendere. Senza dubbio ha influito l’andamento generale dei mercati europei, che hanno perso circa l’8% +3,89 Eurostoxx 50 dagli inizi di gennaio. Ma la discesa è stata amplificata da fattori specifici, Rendimento dal 15.10.08 - 15.02.2010 come la saga dei sussidi pubblici tedeschi. Nei primi giorni del 2010 il governo tedesco aveva annunciato un taglio del 10% degli aiuti all’eEvergreen Solar www.evergreensolar.com Sede Marlborough, Massachusetts USA nergia solare entro fine giugno. Poi, a metà Borsa NASDAQ – New York City gennaio 2010, la percentuale è salita al 15% Attività Fondata nel 1994, produce celle solari per l’industria fotovoltaica. Nel 2006 forma EverQ insieme a con efficacia da aprile. A febbraio, la lobby del Q-Cells e Renewable Energy Corporation per aprire una fabbrica in Thalheim (Germania), che verrá solare ha fatto spostare la data a giugno, ma i portata ad un totale di 300MW nell’anno corrente. Stanno per espandersi in Asia. Attualmente tagli previsti sono saliti al 16%. Le voci si rinvendono in Europa e Stati Uniti. corrono e le azioni dei produttori di pannelli Rendimento 15.10.08 – 15.02.2010 -65,21% ne risentono pesantemente. La verità sconveniente di questa storia è una sola: l’andamenRicavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2007 to delle azioni del solare è ancora troppo di2008 801 pendente dai capricci dei governi. E in questo periodo di crisi i governi non hanno fondi. Li 112 400 hanno spesi tutti per salvare le banche. O per 69,9 progettare grandi opere e individuare i siti per 39,3 27,1 nuove centrali nucleari.
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ANNO 10 N.77
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| finanzaislamica |
Quanti Islam?
La diversità nell’unità di Federica Miglietta*
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OLTO SPESSO (E NON SENZA QUALCHE ERRORE), LA STAMPA SI OCCUPA DI ISLAM, di integrazione e di religione islamica. Una domanda sembra essere sottostante alla maggior parte degli interventi; ci si chiede perché i fedeli islamici adottino una serie di comportamenti dissimili gli uni dagli altri. Perché, per esempio, in alcuni Paesi, musulmani e fedeli di altre religioni convivano pacificamente (in Malesia tra tutti), mentre in altri la religione sia causa scatenante di omicidi e violenze (sempre che si possa uccidere in nome di Dio), come per esempio in Nigeria. E ancora: perché alcune donne non utilizzino alcun tipo di velo, altre coprono il viso e il corpo in modo parziale (il chador in Iran), altre ancora coprano completamente il viso (con il niqab o il burqa)? Potremmo continuare a lungo, chiedendoci, per esempio, perché in Iraq i sunniti attacchino le moschee sciite o perché in Arabia Saudita la legge commerciale sia differente da quella degli Emirati Arabi Uniti. Non si richiamano entrambe alla Shari’ah? Eppure non dovremmo stupirci: nell’Islam, infatti, vige un principio in base al quale vi è unità nella diversità e questo vale in molteplici campi della vita. Prima di tutto, cerchiamo di capire quali sono le fonti religiose e giuridiche cui i fedeli musulmani si ispirano. Le fonti dell’Islam sono rappresentate dal Corano e dalla Sunnah, la tradizione profetica. Il Corano, libro sacro della religione islamica, rappresenta, secondo i fedeli musulmani, “il Libro”, parola di Dio, “dettata” letteralmente da Dio al suo Profeta Muhammad attraverso un angelo, che l’ortodossia identifica nell’Arcangelo Gabriele. Il Corano tratta tre argomenti principali: l’unicità di Dio (tawhid), la vita dei profeti che hanno preceduto Muhammad (akhbar) e, infine, le regole e le leggi che regolano la vita dell’uomo virtuoso (dyanat). Perché il mondo Sebbene, però, il Corano si esprima su moltissimi aspetti della vita di ogni musulmano è cosi tanto giorno, solo le parti che regolamentano le offese criminali, il matrimonio eterogeneo? La risposta successioni sono in grado di rispondere alle esigenze della vita comune è nella Sunnah: la pratica einlemodo diretto. Per rispondere a interrogativi irrisolti, ci si riferisce consuetudinaria, fatta alla Sunnah, la pratica consuetudinaria, ovvero l’insieme di azioni e di parole di migliaia di “editti” del Profeta e delle risposte date ai discepoli. La Sunnah è composta da migliaia di aneddoti, noti con il termine hadith, italianizzato in “editti”. Il Corano e la Sunnah rappresentano la base della Shari’ah, la legge islamica, che regola ogni azione pratica e si divide in Shari’ah ‘Ibadat, la legge che riguarda la devozione, e Shari’ah Mu’amalat, la legge che regolamenta la parte economico-sociale della vita. Se i giurisperiti non riescono a trovare una risposta diretta nel Corano e nella Sunnah, compiono la cosiddetta ijtihad: un’interpretazione dei testi sacri. Dopo la morte del Profeta, i gruppi di fedeli si organizzarono in scuole, per discutere l’interpretazione delle regole coraniche. La distinzione e l’appartenenza a un “rito”, a una “scuola” assume una certa importanza poiché alcuni affari, come disporre dell’eredità dopo la morte, devono essere condotti in base alle regole fissate dal rito cui si appartiene. Inoltre, dopo la morte del Profeta, i seguaci iniziarono a discutere su chi gli dovesse succedere nella guida della comunità islamica. Le opinioni furono divergenti e portarono nel corso dei secoli * Ricercatrice di Economia alla scissione tra due gruppi: sunniti e sciiti. La culla dello sciismo è stato l’Iraq, ove è nato e si è sviluppato, degli intermediari ma anche l’Iran ed il Bahrain sono Paesi a maggioranza sciita. Alte percentuali di sciiti si trovano in Libano, finanziari presso la facoltà di Economia nello Yemen, in Pakistan e in Kuwait. Forti minoranze sono presenti anche in Arabia Saudita e Siria. I sunniti all’Università di Bari rappresentano la maggior parte (circa il 90%) dei musulmani: Paesi a maggioranza sunnita sono quelli e presso l’Università Bocconi di Milano appartenenti al Gulf Cooperation Council, ovvero i Paesi del Golfo Arabo, la Malesia, il Pakistan, il Sudan.
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