valori
Anno 10 numero 79. Maggio 2010. € 4,00
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
ALBERTO PEROLI
Fotoreportage > Presidi Slow Food
Dossier > Piccolo, locale e in rete: un modello economico da premio Nobel
L’economia rinasce Finanza > Chiediamo al G20 una tassa sulle transazioni finanziarie Economia solidale > Stop alle nuove centrali, produciamo troppa elettricità Internazionale > Etiopia al voto: il business delle dighe e della terra Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.
| editoriale |
Piccoli luoghi
La next economy di Dipak R. Pant
Q
UASI TUTTI I PICCOLI LUOGHI D’ITALIA, in particolare quelli marginali, collinari e montani - aree deboli nell’economia convenzionale - contengono quattro ingredienti fondamentali, la cui importanza è destinata a crescere, viste le tendenze demografiche (longevità, invecchiamento); la domanda di natura e salubrità delle risorse agro-alimentari; la voglia di vivere in luoghi senza stress; la domanda di sicurezza; le possibilità infinite di essere collegati con il resto del mondo da ovunque (e quindi non più marginalizzati), grazie alle tecnologie info-telematiche (Ict). I quattro ingredienti sono: la qualità e la quantità delle risorse ambientali (aria, acqua, suolo, vegetazione); la rilevanza estetica del paesaggio naturale e del paesaggio storicamente modellato; l’assetto identitario (le caratteristiche degli abitanti, dei loro prodotti tipici, del loro stile architettonico o artistico) e il micro-sistema affettivo (comunità piccole, faccia-a-faccia, dove il confronto umano e la solidarietà sono più diretti e genuini); i nuovi affari basati sulle risorse agro-alimentari, culturali, paesaggistiche e sui servizi per le comunità dislocate negli angoli più sperduti: di formazione/informazione, tecnologici, socio-assistenziali e sanitari, mobile community banking (servizi bancari nuovi e flessibili, a misura delle comunità), tele-lavoro, e-commerce ecc. I governi locali (Comuni) dovrebbero collaborare con Provincia, Regione, governo centrale e, all’interno, con imprenditori, associazioni civiche e con la cittadinanza in generale, per tendere verso una progettualità condivisa per il luogo-sistema. I governanti dovrebbero fare una ricerca concreta (non accademica) per trovare una “bussola” (scenari e strategie) per il proprio luogo-sistema e per la propria comunità. Solo dopo questo passo, dovrebbero essere formulati i piani tecnici (Prg o Pgt o rifacimento strada o verde pubblico o case popolari). Spesso, invece accade il contrario. Il governo (nazionale o locale) ha il ruolo di orientare (con la “bussola”) le comunità e i mercati, creare le condizioni logistiche e normative, racimolare risorse e utilizzarle per il massimo bene comune di lunga durata, correggere le distorsioni. Il ruolo delle imprese - protagonisti dello sviluppo sostenibile è quello di usufruire delle opportunità createsi, grazie alla coesione sociale interna e alle relazioni esterne. Il ruolo delle reti è fondamentale. Sono di varia natura e collegano diversi snodi, sono elastiche e dinamiche, si contraggono e si espandono. I piccoli luoghi-sistema potrebbero diventare protagonisti (come destinazione di visite, investimenti ed eventi) sulla scena globale, grazie alle reti, che permettono di “negoziare” la loro partecipazione nel circuito economico globale, senza subirlo. Le reti sono “Yes global, but” (all’opposto dei “No Global” che protestano con clamore e poi subiscono in silenzio). Il divario digitale (digital divide) è come l’alfabetizzazione o l’immunizzazione (vaccinazione) di una volta. Va affrontato con la massima serietà. Le persone devono essere in grado di scegliere il tipo di rete di cui vogliono far parte, oppure restare fuori da qualsiasi rete. Però la possibilità deve esserci, altrimenti si perdono opportunità di reddito, occupazione e cultura. L’infrastrutturazione di base per le tecnologie info-telematiche è una questione di competitività del sistema-Paese; è una delle questioni urgenti, insieme a un serio piano paesaggistico-territoriale (per la messa in sicurezza idro-geologica del territorio) e con il piano di mobilità multi-forme (la fruibilità di locomozione in tutto il territorio nazionale con mezzi ciclo-pedonali oltre che con i mezzi motorizzati, con la medesima sicurezza e facilità). Il nuovo rinascimento italiano è possibile per le infinite opportunità di sapere, saper fare e di far sapere che esistono su scala planetaria, grazie alle reti, partendo proprio dalle piccole dimore felici e dai piccoli luoghi che sono ancora salvi... e c’è tanto da salvare.
.. . .
L’AUTORE Dipak R. Pant
Ph.D., antropologo ed economista, fondatore e direttore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia sostenibile presso l’Università Cattaneo-LIUC, a Castellanza (Varese). Laureato alla Banaras Hindu University, a Varanasi (India) in Scienze Sociali. In Italiano ha pubblicato: “Antropologia e strategia. Saggio sull’essere umano e sull’economia sostenibile”, “Bussola per la comunità eco-tech in Marzio (Valganna, Va): piano di rinascita economica e culturale delle comunità montane marginali”; “Bussola per Como: analisi, valutazioni, scenari e strategie per lo sviluppo sostenibile del turismo e della cultura”.
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 3 |
Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità
| sommario |
valori maggio 2010 mensile
ONLUS
www.valori.it
terrafutura buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile
Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci
Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava consiglio di amministrazione
Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza direzione generale
abitare
firenze - fortezza da basso
28-30 maggio 2010
VII edizione ingresso libero
produrre
venerdì ore 9.00-20.00
coltivare
sabato ore 9.30-21.00 eventi e spettacoli fino alle ore 24.00 domenica ore 10.00-20.00
• appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli
agire
governare
Terra Futura 2010 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA e numerose altre realtà nazionali e internazionali. Media partner: Valori, AGImondoONG, Arcoiris Tv, Asca, Carta, Contrasto, Current, Ecoradio, IPS-Inter Press Service, La Nuova Ecologia, Left, Popolare Network, Redattore Sociale, Unimondo, Vita-non profit magazine, Zoes-zona equosostenibile. Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus via Tommaseo, 7 - 35131 Padova tel. +39 049 7399726 fax +39 049 7394050 email fondazione@bancaetica.org
Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. via Boscovich, 12 - 35136 Padova tel. +39 049 8726599 fax +39 049 8726568 email info@terrafutura.it
La bottarga degli Imraguen è uno dei presidi Slow Food. Prodotta da questi pescatori nomadi del nord della Mauritania, che si spostano seguendo i grandi banchi di cefali dorati e di ombrine lungo la riserva naturale del Banc d’Arguin.
editore
Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it) collegio dei sindaci
Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone direttore editoriale
Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org) direttore responsabile
Andrea Di Stefano (distefano@valori.it) caporedattore
Elisabetta Tramonto (tramonto@valori.it)
ALBERTO PEROLI
mostra-convegno internazionale
anno 10 numero 79 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005
globalvision
7
fotoreportage. Presidi Slow Food
8
dossier. L’economia che rinasce Governare i beni collettivi, senza Stato né mercato Un premio Nobel fuori dal comune Romano: “Reti, per colmare il vuoto del sistema pubblico” Una strana alleanza tra città e campagna Borghi dimenticati, salvati da piccole idee Italia digitale a macchia di leopardo
redazione (redazione@valori.it)
finanzaetica
progetto grafico e impaginazione fotografie
Da G20 a G20. Una corsa a ostacoli verso Toronto Hillman: La finanza? Pagherà caro, pagherà tutto Da Milano agli Usa. Arriva la bufera dei derivati Castelli: Banche sotto accusa. Alziamo il coperchio Al nuovo Cda: idee per il futuro di Banca Etica
stampa
economiasolidale
Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Baranes, Andrea Barolini, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Corrado Fontana, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi Francesco Camagna, Simona Corvaia (info@mokadesign.org)
Enrico Bossan, Niko Haapanen, Raffaele Masto, Aldo Pavan, Alberto Peroli, Luca Rinaldini, Jelle Verspurten Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento) abbonamento annuale ˜ 10 numeri
Euro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 45,00 ˜ enti pubblici, aziende Euro 60,00 ˜ sostenitore abbonamento biennale ˜ 20 numeri Euro 65,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 85,00 ˜ enti pubblici, aziende come abbonarsi
I carta
di credito sul sito www.valori.it sezione come abbonarsi Causale: abbonamento/Rinnovo Valori I bonifico bancario c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato I bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri.
www.terrafutura.it Il Forest Stewardship Council (Fsc) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali.
16 18 20 21 22 24 26 28 30 32 33 34 35 40 42 45 46 49 50
Produciamo troppa energia elettrica Flop del fotovoltaico? La battaglia del Giornale Raccolta fondi: una sottile linea rossa tra necessità ed etica L’Eni sbaglia numero. Centralinisti in rivolta Zoes: il web 2.0 equosolidale diventa più grande e più social
internazionale Etiopia al voto: il business delle dighe e della terra L’ospedale di Wolisso. Una presenza essenziale Senegal: il filo sostenibile dell’impresa sociale Famiglie migranti a porte aperte
54 56 58 59 62
lavanderia
65
altrevoci
66
indiceverde
73
utopieconcrete
74
LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE
PUBBLICITÀ, DISTRIBUZIONE, PROMOZIONE E SVILUPPO
Società Cooperativa Editoriale Etica
Felici Editore Srl
Via Copernico 1, 20125 Milano tel. 02.67199099 fax 02.67491691 e-mail redazione@valori.it ˜ amministrazione@valori.it info@valori.it ˜abbonamenti@valori.it
via Carducci 60, 56010, La Fontina - S. Giuliano Terme (Pi) tel. 050.878159 cell. 348.9113273 fax 050.8755897 e-mail marketing@felicieditore.it www.felicieditore.it
| globalvision |
Sarà vera ripresa?
valori
Anno 10 numero 79. Maggio 2010. € 4,00
Il punto sulla crisi
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità Fotoreportage > Presidi Slow Food
di Alberto Berrini
ALBERTO PEROLI
I
Dossier > Piccolo, locale e in rete: un modello economico da premio Nobel
L’economia rinasce Finanza > Al G20 di Toronto chiediamo una tassa sulle transazioni finanziarie Economia solidale > Stop alle nuove centrali, produciamo troppa elettricità Internazionale > Etiopia al voto: il business delle dighe e della terra Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.R.
Spegni la luce, accendi Valori... per abbonarsi basta un click www.valori.it
Lo leggi se ti abboni, nelle librerie Feltrinelli o nelle sedi di Banca Etica Per attivare l’abbonamento basta andare sul sito www.valori.it, scaricare il modulo che trovate on line, compilarlo e rispedirlo via e-mail a abbonamenti@valori.it, allegando la copia dell’avvenuto pagamento (a meno che si usi la carta di credito). Oppure compilare il modulo qui sotto e inviarlo via fax alla Società Cooperativa Editoriale Etica [02 67491691], sempre allegando la copia dell’avvenuto pagamento. nuovo abbonato
rinnovo
privato
ente/azienda
* obbligatorio
cognome e nome *
denominazione ente/azienda
indirizzo *
telefono *
e–mail *
cellulare
età
attività
titolo di studio
regalo l’abbonamento a [ cognome e nome ] indirizzo
e-mail/telefono
autorizzo il trattamento dei dati personali ai sensi del D. lgs. 196/2003, per l’abbonamento e per la gestione della promozione (l’informativa completa è disponibile sul sito www.valori.it) luogo e data ho già provveduto al pagamento tramite
firma leggibile carta di credito
modello RID
modulo freccia
bonifico bancario
bollettino postale
COME EFFETTUARE IL VERSAMENTO online con carta di credito, modulo freccia o modello RID ˜ info su www.valori.it con bonifico bancario sul C/C EU IBAN: IT29 Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica, intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1, 20125 Milano con bollettino postale sul C/C 28027324 intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, Via Copernico 1, 20125 Milano Nella causale inserire nome e cognome, indirizzo ed e-mail del destinatario, specificando “Abbonamento annuale” ABBONAMENTO ANNUALE 10 NUMERI + INSERTI: scuole, enti non profit, privati 35,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 45,00 euro ˜ sostenitore 60,00 euro ABBONAMENTO BIENNALE 20 NUMERI + INSERTI: scuole, enti non profit, privati 65,00 euro ˜ enti pubblici, aziende 85,00 euro Per ulteriori informazioni, telefona dalle ore 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00 al numero 02.67199099, scrivi a info@valori.it o entra nel sito www.valori.it
2010 SARÀ UN ANNO DI RIPRESA. Le recenti stime di crescita del FMI indicano un +4,1% per l’economia mondiale. Ma il termine “ripresa” significa solo “ripartenza” e non certo un ritorno dell’economia alla situazione pre-crisi sia per quanto riguarda i “livelli” che i “trend”. In particolare si tratta di una ripresa trainata dai Paesi emergenti (+10% della Cina, +7,7% dell’India) mentre nei Paesi sviluppati la crescita appare lenta e faticosa. Per dirla con Trichet “è in atto una ripresa economica, ma questo non vuol dire che la crisi sia finita”. (Discorso al Parlamento Europeo – 25.03.2010). Una frase sibillina che lascia intendere che nessuno sappia bene a che punto (della crisi o della ripresa!) siamo davvero. Emblematico, da questo punto di vista, è il caso italiano. L’Italia in due anni (+0,8% nel 2010; +1,1% nel 2011) recupererà meno di un terzo di quanto perso (circa 6 punti) nel biennio 2008/2009. Ci vorranno infatti ben otto anni perché le imprese ritrovino il livello della produzione perduta e ben quattro perché l’Italia torni a incrementi del Pil in linea con quelli pre-crisi. Inoltre le politiche economiche (leggi exit strategy) non devono commettere l’errore di ipotizzare una ripresa lineare e continua che, al contrario, sarà molto probabilmente caratterizzata da ripetuti stop and go. Del resto tutti i problemi che hanno condotto alla crisi non sono stati risolti e, in alcuni casi, nemmeno affrontati. Più che di ripresa bisogna Osservando la politica economica di diversi Paesi parlare di ripartenza. (tra cui il nostro) sembra invece che prevalga l’illusione L’Italia impiegherà otto anni che tutto, prima o poi, tornerà come prima. per tornare ai livelli pre-crisi. di pensare E dunque si fa strada la tentazione di aspettare E gli equilibri globali, nel perché, prima o poi, non potrà che rimettersi in moto frattempo, saranno stravolti la macchina dell’economia. Ma non sarà così. Innanzitutto perché, come detto, una buona parte della crescita, se ci sarà, andrà ad Oriente. Come certifica l’ultimo scenario del Fmi (aprile 2010) la vera novità di inizio secondo decennio del nuovo secolo è il capovolgimento dei ruoli nell’economia mondiale, con la specificità della Cina che supera il Giappone al secondo posto nella gerarchia dei sistemi economici mondiali. Insomma la torta della ripresa mondiale produrrà “fette” diverse rispetto a quelle a cui eravamo abituati. Ma soprattutto perché il motore della macchina economica, di marca neoliberista nell’ultimo trentennio, si è rotto. Non serve un semplice tagliando: si tratta di rivedere interi pezzi del motore. A partire dalla sua ideologia ispiratrice, che conduce, come messo in evidenza dall’Enciclica Caritas in Veritate, ad una crisi di senso e mancanza di regole ancora ben lontane da essere affrontate. Non servono rattoppi al sistema ma categorie nuove che rimettano in moto e soprattutto legittimino il procedere della macchina. Prendere atto di tutto ciò significa accettare di mettere in discussione vecchi modelli e consolidate certezze. Ed è esattamente ciò che non si fa, a cominciare dal tema del ruolo che deve avere la finanza nei sistemi economici e della sua regolamentazione. L
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 7 |
| fotoreportage |
> Presidi Slow Food tradizioni & sviluppo Cos’hanno in comune il cacao prodotto nella Chontalpa messicana, il pepe nero del Borneo, l’asparago violetto di Albenga, la bottarga della Mauritania, l’uvetta abjosh coltivata in Afghanistan e la pitina friulana? Sono tutte produzioni a rischio di estinzione. Vittime di un sistema economico che standardizza i gusti e uccide la diversità di sapori. Ma c’è chi si oppone. Creando gruppi di produttori e una rete che valorizzi le eccellenze culinarie
F CERVIA UNA VITA PER IL SALE
Le origini delle saline si perdono nell’antichità. Forse risalgono agli Etruschi? O ai Greci? Di certo erano note ai Romani e Cervia ospitava ricchi commerci. Nel Medioevo, il suo sale tirava l’economia della Romagna è non solo. Nel 1959 le saline diventano Monopolio di Stato. Nel ’98 il governo decide lo stop alla produzione ma il Comune interviene e le saline, per il loro valore naturalistico, diventano area d’importanza mondiale. In alcuni bacini, la produzione “a raccolta multipla” avviene ancora come un tempo.
| 8 | valori |
ANNO 10 N.79
|
ossimo nel mondo dei fumetti, sarebbero come Batman, Superman o i Magnifici Quattro. Insomma, supereroi che soccorrono i più deboli per salvarli dai soprusi di qualche malvagio, prepotente e soverchiatore. Invece siamo nella vita reale. I supereroi non esistono (purtroppo). Ma di cattivi - ahinoi - ce ne sono quanti ne vogliamo. Spesso hanno la forma di persone in carne, ossa e tanto pelo sullo stomaco. Molto più spesso assumono i connotati di un sistema economico che schiaccia le popolazioni più deboli, i loro stili di vita e le produzioni tradizionali, in nome della logica del profitto. E arriva a colpire anche le abitudini gastronomiche, standardizzando quello che finisce sulle tavole di tutto il mondo e condannando all’estinzione cibi tipici. Ma anche nella vita reale c’è chi si batte per i più deboli. Slow Food, ad esempio, l’associazione fondata da Carlo Petrini nel 1986, con aderenti in 130 Paesi. O come Terra Madre, la globalizzazione positiva, la rete nata nel 2004 per dar voce e visibilità a contadini, pescatori, allevatori che troppo spesso soccombono sotto il peso di uno sviluppo scriteriato alla ricerca di un aumento sistematico e costante dei margini economici. Quanto siano esposti i piccoli produttori all’assalto dell’agricoltura industriale lo dimostra il dato sulla popolazione agricola negli Stati Uniti, crollata dal 1930 a fine secolo dai 30,4 milioni di persone (pari al 25% dei 122 milioni totali) ai 3 milioni del 1992. Nonostante, nello stesso periodo, gli ettari di territorio coltivato siano triplicati: dai 6 milioni degli anni ’30 ai 20 milioni di fine secolo. Una schiera di persone normali, unite nell’affermare la necessità di un nuovo modello di agricoltura, meno intensivo, costruito sul sapere delle comunità locali. Una nuova via, la sola capace di offrire prospettive di sviluppo anche alle regioni più povere del Pianeta, salvaguardando, al tempo stesso, le cucine locali, le produzioni tipiche, le specie vegetali e gli animali a rischio di estinzione (le foto di questo reportage immortalano realtà aiutate grazie alla creazione di Presìdi Slow food). Dove sono nati i Presìdi – 177 in Italia e 137 nel resto del mondo – si sono avuti riflessi positivi sul numero di addetti, sulle imprese avviate (cooperative di piccoli agricoltori o produttori) e in termini di valore del bene venduto. I casi esemplari non mancano, in Italia e all’estero. Come il riso indiano Basmati, che ha visto raddoppiare i coltivatori e quintuplicare le quantità prodotte. O l’olio di Argan in Marocco, i cui addetti riuniti nel presidio sono passati da 40 a 500. Due esempi di una lista infinita di buone pratiche che hanno rivitalizzato economie locali e dato un futuro a popolazioni dimenticate: la bottarga degli Imraguen mauritani, le pecore churra dei Navajo, il cacao della Chontalpa messicana, gli infusi di erbe selvatiche della Bielorussia settentrionale, le renne dei Suovas, l’uvetta abjosh delle valli attorno a Herat. E in Italia? Dai 177 presìdi nostrani arrivano notizie altrettanto confortanti: le imprese sono cresciute del 32%, le quantità prodotte più che raddoppiate e il valore dei cibi salito del 95%, con conseguenti migliori remunerazioni per i produttori. Non male per eroi affatto “super” che come uniche armi hanno l’amore per la propria terra e il buon gusto. Emanuele Isonio MAGGIO 2010
|
BORNEO MALESE PEPE NERO
Nel villaggio di Babu Sedebau dodici famiglie vivono sotto lo stesso tetto. Dodici case su palafitte che si affacciano su un’unica veranda comune, per mantenere il forte senso di comunità degli Ibans, una popolazione che coltiva pepe nero. Ma il pepe è meno redditizio della gomma e della palma da olio. Per questo è messo a margine dagli Ibans. Il presidio cerca di migliorare produzione e numero di raccolti per ottenere un prezzo migliore e evitare che questa coltura venga abbandonata.
> Presidi Slow Food
LUCA RINALDINI ALBERTO PEROLI
MESSICO IN SOCCORSO DEL CACAO CHONTALPA
La Chontalpa è una delle aree dove si produce più cacao, alimento da secoli nel Dna delle popolazioni locali fin dai tempi degli Olmechi, 3000 anni fa. Nonostante questo, gli agricoli della zona devono affrontare una situazione sfavorevole: la difficoltà di accesso al credito e la distanza da un mercato che premia la qualità rendono impossibile ricevere una remunerazione adeguata e gli intermediari impongono i prezzi. Nel 2007 è nato il Presidio. Sono stati individuati i produttori di cacao biologico e in futuro, un laboratorio per la pasta di cacao darà uno sbocco commerciale ai 18 produttori del Presidio.
MAROCCO L’OLIO DI ARGAN IN CUCINA E PER L’AMBIENTE
L’olio di Argan è molto usato tra le donne berbere del Marocco in cucina e negli unguenti medicali. Di madre in figlia, si tramandano saperi e gesti antichi. Servono 50 chili di bacche e una complessa lavorazione per produrre mezzo litro d’olio. Ecco perché il suo prezzo è molto alto (intorno ai 25 euro il litro). Il Presidio, nato nel 2001, punta a migliorare la filiera produttiva e organizzare corsi di formazione. E ha inoltre una valenza ambientale: l’Arganeraie è infatti una foresta di venti milioni di alberi tutelata dall’Unesco. Un baluardo contro l’avanzata del deserto.
FRIULI PITINA, PETA E PETUCCIA
In zone povere, come le valli a nord di Pordenone, se si uccideva un camoscio o un capriolo si doveva trovare il modo per non sprecare nulla, conservando la carne nei mesi freddi. Nacquero così la pitina e le sue varianti, peta e petuccia, (la differenza è nelle erbe aromatiche dell’impasto). Con la carne macinata si formavano piccole polpette da affumicare sulla mensola del fogher. La pitina si asciugava e poi veniva mangiata con comodo, ammorbidendola nel brodo di polenta. Oggi si mangia cruda, a fette, dopo 30 giorni di stagionatura. | 10 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
> Presidi Slow Food
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 11 |
ALBERTO PEROLI
| fotoreportage |
MAURITANIA LA BOTTARGA DEGLI IMRAGUEN
La pesca è vita per questa comunità di pescatori nomadi del nord della Mauritania. I loro piccoli villaggi si spostano seguendo i grandi banchi di cefali dorati e di ombrine lungo la riserva del Banc d’Arguin. Ma la loro pesca tradizionale è minacciata dai pescherecci industriali che saccheggiano illegalmente la riserva e mettono a rischio l’identità culturale degli Imraguen. La loro bottarga viene acquistata a prezzi ridicoli e venduta all’estero. Il presidio Slow Food li sta aiutando a trovare mercati alternativi e a migliorare la qualità della produzione.
> Presidi Slow Food
| 12 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 13 |
PIEMONTE GIÙ LE MANI DALLA PASTA DI MELIGA
INDIA SALVATE IL RISO BASMATI
In Piemonte una pasticceria non è tale se non ha questi dolcetti gialli, croccanti, profumati, dall’impasto non troppo fine, che deve far sentire la grana della farina di mais sotto i denti. Un tempo, erano il fine pasto d’ordinanza dei piemontesi, inzuppate in un bicchiere di Barolo. Ma oggi quasi più nessuno le confeziona come si faceva una volta: le paste di meliga devono essere gialle, croccanti, solubili in bocca. Nel finale si deve percepire un lieve sentore di tostatura. Si possono aromatizzare con limone, vaniglia o miele. Ma nessuno di questi aromi deve prevalere.
Il Presidio di Dehradun è nato in accordo con Navdanya, fondazione creata dalla scienziata Vandana Shiva per conservare le varietà agricole autoctone - in primis il riso promuovere una dieta equilibrata e tradizionale, combattendo i brevetti privati sui prodotti agricoli. In questo modo è stato possibile far conoscere il Derhaduni basmati, un tipo di riso caratterizzato da sentori di fiori bianchi e legno di sandalo. Finora hanno aderito 173 produttori, firmando un disciplinare di produzione comune. In futuro, si vuole creare una rete di Presìdi per tutelare la straordinaria biodiversità indiana.
AFGHANISTAN L’UVETTA PLURISECOLARE DI HERAT
Prima che scoppiasse il conflitto russoafgano, alla fine degli anni ’70, l’uvetta di Herat, terza provincia dell’Afghanistan, copriva il 60% del mercato mondiale e rappresentava il principale prodotto agricolo del Paese. Un prodotto di straordinaria qualità coltivato da oltre mezzo millennio, coltivato sempre con la stessa tecnica. Ma molti produttori hanno smesso di usare le vecchie uve, a favore di tipi più comuni ma meno pregiati. Il Presidio Slow Food ha quindi selezionato cinque produttori per preservare le varietà locali di uvetta e migliorare il reddito agricolo.
> Presidi Slow Food
| 14 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 15 |
dossier a cura di Andrea Di Stefano, Paola Baiocchi, Emanuele Isonio, Elisabetta Tramonto
Governare i beni collettivi, senza Stato né mercato >18 Un premio Nobel fuori dal comune >20 Reti, per colmare il vuolo del sistema pubblico >21 Una strana alleanza tra città e campagna >22 Borghi dimenticati, salvati da piccole idee >24 Italia digitale a macchia di leopardo >26
LIGURIA LUNGA VITA ALL'ASPARAGO VIOLETTO
Inconfondibile. Per i turioni molto grossi e il colore viola intenso, legato al suo patrimonio genetico. L’asparago di Albenga è una varietà unica al mondo che non riesce ad attecchire in nessun altra parte del mondo. Nel 1970 l’asparago violetto era coltivato su 143 ettari, ridotti, nel 2000 a meno di 10. E un ortaggio che tutto il mondo ci invidia rischia di sparire. Il Presidio Slow Food ha riunito i produttori per farlo conoscere, valorizzarlo e favorire la ripresa delle coltivazioni, in modo da renderlo remunerativo nonostante gli enormi costi di manodopera.
Piccole idee in rete
L’economia che rinasce
Dalla Banca Mondiale all’ultimo Nobel per l’economia la gestione dei beni comuni è in primo piano Iniziative locali collegate in rete lanciano un nuovo modello economico, in agricoltura ma non solo | 16 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 17 |
| dossier | piccole economie in rete |
| dossier | piccole economie in rete |
Governare i beni collettivi Senza Stato nè mercato di Andrea Di Stefano
U
n nuovo fantasma si aggira per l’Europa. Non ha il volto barbuto di Karl Marx e neppure quello del Kapitalist raffigurato da George Grosz
nel 1932. Si tratta dei “beni collettivi”. Gestiti secondo principi di democrazia partecipativa, possono scardinare alle radici il Fondamentalismo del Mercato, che, con la complicità dei decisori pubblici, si è imposto dalle fine degli anni Ottanta a livello globale. Le implicazioni di una nuova teoria economica dei beni comuni sono ancora tutte da definire e richiedono un notevole sforzo di analisi e l’adozione di nuovi strumenti di regolazione che possano portare all’affermazione di uno Stato moderno ed efficiente. APPUNTAMENTI: TERRA MADRE E SLOW FOOD DUE APPUNTAMENTI IMPORTANTI QUEST’ANNO, dedicati alla tutela dell’ambiente, della biodiversità, della sovranità alimentare e delle tradizioni locali, alimentari e non. Il primo è il congresso nazionale di Slow Food, dal 14 al 16 maggio ad Abano Terme (Padova). Il secondo con Terra Madre, per la quarta replica del suo massimo evento, che avviene ogni due anni, dal 21 al 25 ottobre a Torino. Un dossier, dedicato alle reti che garantiscono dal basso uno sviluppo armonico a territori altrimenti in pericolo, non sarebbe completo senza qualche parola su queste due organizzazioni, strettamente legate tra loro. Due baluardi a difesa del diritto al cibo, che hanno dato vita a un metodo per salvaguardare le risorse economiche delle popolazioni locali, i loro territori, le tradizioni culinarie e il nostro diritto a un’alimentazione sana. Due gli strumenti principali d’azione: i “presidi Slow Food” (vedi pag. 8), che hanno aiutato migliaia di produttori a proseguire la propria attività, favorendo il contatto con i consumatori interessati alla qualità e disponibili a pagare un prezzo equo per i loro prodotti. E le “comunità del cibo” di Terra Madre, 1.200 in tutto il mondo. «Gruppi di persone – spiega il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini – che producono, trasformano e distribuiscono cibo di qualità in maniera sostenibile e sono fortemente legate a un territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale». www.slowfood.it - www.terramadre.info
Soluzioni locali e collettive per gestire i beni comuni. Ma non basta, servono regole globali | 18 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
Parlare di beni comuni, secondo l’accezione anglosassone dei commons, significa affrontare un duplice problema - la proprietà e l’utilizzo - secondo paradigmi diversi da quelli che attribuiscono al mercato la migliore governance nella gestione di tali beni. Mentre l’ideologia ultraliberista dispiegava i suoi effetti con la maggiore forza, la dicotomia Stato-mercato è stata messa in discussione, almeno dalla metà degli anni ’90, anche all’interno dei santuari del Washington Consensus. Sotto la pressione delle proteste delle comunità locali nei confronti dei grandi progetti di sfruttamento dei beni comuni, la stessa Banca Mondiale ha raccolto una larga parte delle riflessioni accademiche, dando vita a una vera e propria strategia denominata CCD (Community driver development, lo sviluppo guidato dalla comunità). È stata elaborata intorno al 2005 e declinata in azioni tematiche che sembrano uscire dal contributo di un no global: microfinanza, inclusione dei giovani, gestione delle risorse naturali, lotta alle malattie, sviluppo urbano sostenibile.
Il “Kapitalist”, disegnato nel 1932 dal pittore tedesco George Grosz (Berlino, 1893 - Roma, 1959). Dalle sue posizioni politiche rivoluzionarie produsse per giornali e riviste numerose caricature e immagini satiriche.
Indubbiamente nello sviluppo di questa strategia ha avuto un ruolo rilevante il contributo critico di Joseph Stiglitz, ma le incognite sulla strada della così detta “terza via” tra Stato e mercato sono numerose e ben si intravedono leggendo con attenzione il contributo del neo Premio Nobel per l’economia, Elinor Ostrom.
La terza via Il lavoro della politologa statunitense muove dall’idea che si debba puntare sulle soluzioni empiriche elaborate dalle istituzioni collettive, né pubbliche né private, grazie ad una serie di tentativi ed errori che possano permettere di regolare, non un unico diritto proprieta-
rio, ma cinque categorie di property rights, cioè di diverse forme di proprietà: accesso, utilizzo, gestione, esclusione e alienazione. Un approccio interessante che dovrebbe permettere di stabilire nuove regole ed evitare la “tragedia dei beni comuni”, come venne definita per la prima volta nel 1968 in un articolo di Garrett Hardin, “The Tragedy of the Commons”. Il modello illustrato da Hardin si basa su un pascolo a ingresso libero, utilizzato contemporaneamente da più soggetti. Ciascuno di essi aumenterà il numero dei propri animali fino a quando il guadagno che ricaverà da ogni pecora inserita (prodotto marginale) sarà superiore al costo da sostenere per mantenerla all’interno (costo marginale). Il cuore del problema identificato da Hardin consiste nel fatto che i benefici prodotti dall’aggiunta di un nuovo capo nel gregge saranno goduti esclusivamente dal singolo proprietario (individuali), mentre i costi - rappresentati dal consumo della risorsa - saranno ripartiti tra tutti gli attori che condividono il pascolo comune (collettivi). Un meccanismo inefficiente perché ciascuno avrà l’interesse (egoistico) ad accrescere il proprio gregge, al di sopra di un livello collettivamente efficiente, con conseguenze, anche gravi, in termini di danneggiamento (al limite di distruzione) del bene comune. Per fare un altro esempio, lo stesso ragionamento può valere per la pesca: più pesci prendo e più ho da cucinare per cena, ma meno ne restano per gli altri (in un luogo preciso e in un certo lasso di tempo, almeno finchè non si ricostituisce il banco di pesci). Cioè i benefici sono individuali, ma i costi collettivi. In “Governing the Commons” la Ostrom, partendo dallo studio di casi empirici, riesce a venire a capo del problema, ma, soprattutto, pone in discussione l’idea che esistano dei modelli applicabili universalmente. In molti casi le singole comunità appaiono essere riuscite a evitare i conflitti improduttivi e a raggiungere accordi su una utilizzazione sostenibile nel tempo delle risorse comuni, creando al loro interno istituzioni deputate alla gestione di tali risorse. Ma le soluzioni empiriche elaborate dalle comunità locali devono fare i conti con il “capitale naturale”, come lo ha teorizzato Robert Costanza, cioè quel capitale universale che deve essere considerato nel suo complesso. Non basta, cioè, come sostiene la Ostrom, affrontare il problema del consumo delle risorse in un luogo, perché gli effetti negativi potrebbero farsi sentire altrove. È necessario un approccio globale, per esempio mediante l’introduzione di una carbon tax, tassando cioè i consumi che producono anidride carbonica. Ben oltre parametri, graditi soprattutto al mercato, come il carbon footprint, l’impronta ecologica, che si muove dall’analisi di ogni singolo prodotto senza affrontare il ridisegno di sistemi economici e di consumo.
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 19 |
| dossier | piccole economie in rete |
| dossier | piccole economie in rete |
LIBRI
RETI: PER COLMARE IL VUOTO DEL SISTEMA PUBBLICO
Elinor Ostrom Governare i beni collettivi Marsilio, 2009
Roberto Romano, economista del centro studi della Cgil Lombardia. A sinistra, Elinor Ostrom, Nobel per l’Economia del 2009. Nella foto grande a sinistra, una vista dall’ecovillaggio di Granara (articolo a pag. 25).
a cura di Charlotte Hess e Elinor Ostrom La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica Bruno Mondadori, 2009
A NONANTOLA LA PARTECIPANZA AGRICOLA HA QUASI DIECI SECOLI
Un premio Nobel fuori dal comune
Governare i beni collettivi con l’auto-organizzazione. Un risparmio maggiore, ma si rischia l’individualismo.
Q
con il titolo “Governare i beni collettivi”. Nell’opera, a partire da UANDO HO SENTITO PARLARE per la prima volta di “beni studi empirici condotti su gestioni auto-organizzate di risorse colcomuni” ho avuto un soprassalto dalla sorpresa per lettive che coinvolgono le popolazioni locali - alcune zone di pela novità del termine. Ero a un incontro sull’econosca della Turchia, le istituzioni di irrigazione della Spagna centrale mia solidale e il bene comune era l’ac(huerta), le regole sullo sfruttamento di pascoli e boschi in Svizzequa. Molti anni dopo, incontrando le di Paola Baiocchi ra, le risorse di caccia degli Indiani d’America, la condivisione deltesi del Nobel 2009 per l’economia, le acque sotterranee in Nepal - la Ostrom analizza come possa esiElinor Ostrom, ho capito di aver trovato una delle “radici” del terstere una terza via tra la gestione pubblica e la privatizzazione del mine. Per diverse ragioni il premio alla Ostrom è straordinario: permercato. Emerge che l’auto-organizzazione nella gestione delle richè è la prima volta che viene assegnato a una donna. Ma anche persorse collettive, naturali oppure no, può portare benefici maggiochè la Ostrom è una politologa e riceve un riconoscimento riservato ri in termini di risparmio, rispetto alle organizzazioni centralizzadi solito a economisti di formazione matematica. Si è voluto, inte, che, per raggiungere lo stesso livello di conoscenza, dovrebbero somma, dare un segno nel momento in cui, sotto la spinta della criattuare programmi di studio molto dispendiosi. Ad esempio solo i si economica più grave mai generata dal capitalismo dopo quella del pescatori conoscono gli spostamenti dei banchi di pesce tale da ’29, le istituzioni e la società sono oggetto di grandi cambiamenti. permetterne uno sfruttamento che dia le stesse opportunità di peLa motivazione con la quale il premio è stato assegnato è strinsca a tutti senza depauperare la risorsa. gata: “For her analysis of economic governance, especially the commons”, per le sue analisi nel campo della gestione INFO PER SAPERNE DI PIÙ economica e in particolare sui beni collettivi. Il terMetodo interdisciplinare mine “commons” definisce, dall’epoca feudale, la «È un Nobel molto interessante, assegnato al www.dlc.dlib.indiana.edu/dlc proprietà collettiva di porzioni di terreno lasciate almetodo interdisciplinare nelle scienze sociali» Il sito dell’Università dell’Indiana: la popolazione residente in un dato territorio per il spiega Sergio Ristuccia presidente del Consiglio documentazione sui beni collettivi. proprio sostentamento. italiano delle Scienze sociali, che segue la ricerwww.usicivici.unitn.it Usi civici - Università di Trento: centro Il libro in cui la Ostrom tira le fila di un lungo ca della Ostrom dagli anni ’80 quando era alla studi e documentazione sui demani percorso di ricerca è “Governing the Commons”, direzione della Fondazione Olivetti e le comcivici e le proprietà collettive. pubblicato nel 1990 e tradotto in Italia nel 2006 missionò uno studio su “Il governo locale negli
| 20 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
LA PARTECIPANZA AGRICOLA DI NONANTOLA, paesino di 10 mila abitanti in provincia di Modena, l’anno scorso ha assegnato le terre a 22 famiglie, un quarto dei residenti: 750 ettari suddivisi tra 2.812 bocche, proprio nel senso antico di “bocche da sfamare”. Avviene ogni 18 anni dal 1058. La partecipanza è un’antica forma di proprietà collettiva dei terreni che trae origine dal Medioevo: ne sono sopravvissute sei in Emilia, tra Bologna e Modena, e una a Trino Vercellese, proprio attorno alla centrale nucleare. Si tratta di antiche concessioni di terreni da bonificare. Oggi la proprietà collettiva è ripartita dall’ente gestore con un complicato calcolo basato non sulle dimensioni dei campi, ma sul reddito che producono. Regole ferree di retaggio medioevale: il diritto passa in eredità ai figli maschi; da qualche tempo anche alla moglie e da pochissimo ai figli adottivi. Restano esclusi i figli delle ragazze madri. A dimostrare che sulla terra e la proprietà si è costruita la discriminazione delle donne. Anche se a coltivare le terre concesse per antico diritto ci sono immigrati ghanesi.
Stati Uniti”. «Oggi certi discorsi della Ostrom - continua Ristuccia potrebbero essere definiti di “sinistra”, ma le sue origini sono diverse, vengono da un filone di tradizione repubblicana della storia politica degli Usa, si potrebbe dire dei “padri fondatori” più legati al territorio, in opposizione ai democratici che volevano un governo federale centrale più forte». Effettivamente nelle pagine che chiudono il libro la Ostrom richiama la necessità di riproporre il metodo di Hobbes, Montesquieu, Hume, Smith, Madison, Hamilton e Tocqueville, il meglio del filone liberale empirico e individualista.
«LE RETI NASCONO quando non esiste un soggetto terzo in grado di soddisfare dei bisogni. Pensiamo al mutualismo del 1800 quando esisteva uno Stato minimo e le società operaie di mutuo soccorso erano la risposta auto organizzata del mondo del lavoro ai propri bisogni di assistenza. Poi si è arrivati al servizio sanitario e alla previdenza pubblica. Le reti vanno benissimo quando sono un punto di partenza per costruire qualcosa che non esiste, ma non quando vengono considerate un punto di arrivo». È una visione critica, con molti “se” e molti “dipende”, quella di Roberto Romano, economista del centro studi della Cgil Lombardia, sulle reti auto-organizzate. «Non vorrei passare da un sistema di Stato sociale europeo declinato sul diritto positivo, quindi universale, a un diritto disponibile in base alle capacità di auto organizzazione. L’articolo 3 della nostra Costituzione dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono lo sviluppo della persona umana. Quindi i punti di partenza devono essere eguali per tutti e non in ragione di come sei in grado di auto organizzarti». Lei vede, cioè, il rischio che le reti siano strutture limitate territorialmente e gestionalmente, in cui si possano sviluppare situazioni asimmetriche?
Il welfare state è la punta più avanzata del diritto, dove per la prima volta il diritto individuale e quello collettivo hanno trovato una sintesi e chiunque voglia riproporre l’individuo come centralità, per trovare una diversa socialità, non ha compreso che si è soggetto di diritto sociale solo quando quel diritto vale per tutti. Mi chiederei piuttosto come mai non abbiamo un servizio pubblico equivalente a quello che c’è in Francia, in Germania o in Finlandia. Io non farei mai un intervento pensando di auto organizzarmi dove non arriva lo Stato. Posso mettere in piedi un gruppo per fare della solidarietà, ma faccio una battaglia per mantenere pubblico quel luogo. Una cosa è la partecipazione, un’altra è operare in sostituzione o a integrazione dell’intervento pubblico. Le reti possono essere considerate uno strumento che aiuta ad affrontare e reggere la crisi economica?
Pubblico è sociale «È un Nobel importante per la riscoperta della collaborazione, soprattutto in tempo di crisi - riprende Ristuccia - ma questi studi non vanno trasformati in ideologia». Applicare acriticamente queste teorie, soprattutto per noi europei, vuol dire dimenticare l’enorme percorso fatto nella gestione dei beni collettivi, sostanziato nel nostro sistema di welfare, e le recenti analisi sul mantenimento della proprietà pubblica di reti e infrastrutture complesse (tlc, trasporti, energia, acqua) che richiedono ingenti risorse non guidate da istanze del mercato. Bisogna quindi evitare l’avversione, culturalmente molto statunitense, per ogni forma di gestione pubblica-statalistica. Come ricorda il costituzionalista Salvatore D’Albergo: «Si vuole far pensare al pubblico solo come burocratizzazione. Invece il pubblico è sociale e i beni collettivi rappresentano la sintesi della proprietà pubblica e della gestione sociale».
.
Oggi dovremmo migliorare l’intervento pubblico, trovare una dimensione più ampia di quella che abbiamo a livello nazionale. E invece la risposta da destra e da sinistra è: “Occorre dare più soggettività ai cittadini perché devono essere protagonisti delle loro scelte”. Questo è un passo indietro dal diritto positivo conclamato e realizzato a livello europeo. Le reti sono strutturalmente marginaliste e culturalmente neoliberiste, fanno capo all’individuo per la risposta ai bisogni. Trovo incomprensibile, soprattutto per chi si definisce di sinistra, che possano spingere a sostenere un intervento auto organizzato dei cittadini in una fase in cui si è dimostrato che solamente attraverso un’assicurazione collettiva e pubblica per tutti è possibile rispondere ai problemi. Paola Baiocchi
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 21 |
| dossier | piccole economie in rete |
| dossier | piccole economie in rete |
LOMBARDIA, TERRA DI GAS: NOTI A TRE CITTADINI SU QUATTRO PATRIA DEL LEGHISMO TRIONFANTE ma anche una delle regioni in cui i Gruppi d’acquisto solidale hanno preso più piede: in Lombardia sono almeno 137 (il dato potrebbe essere sottostimato perché molti non sono iscritti alla Rete nazionale dei Gas) contro i 76 della Toscana, i 62 del Piemonte e i 42 dell’Emilia Romagna. Non stupisce quindi che, secondo una recente ricerca di Adiconsum Lombardia, il 72% dei cittadini li conosca e ben l’8,6% vi aderisca (solo le associazioni sportive e culturali segnano tassi di adesione superiori). «Un dato particolarmente significativo – spiega Francesca Forno, sociologa dell’università di Bergamo – che denota la notevole capacità di mobilitazione
e attrazione di questi gruppi». Come significativo è il fatto che oltre la metà dei gasisti abbia una laurea e l’84% un diploma. Ma i gasisti non sono solo più istruiti del resto della popolazione. Un’indagine di Polis Lombardia rivela che sono anche più aperti verso il prossimo (il 55% ritiene di potersi fidare degli altri, contro il 39% di chi non partecipa ad associazioni), hanno un senso di responsabilità maggiore verso la collettività, non vedono gli immigrati come un pericolo (79 contro il 60%) e non sentono la politica come qualcosa di inutile e distante dai cittadini. Tanti buoni motivi per scommettere sull’economia di relazione?
La strana alleanza tra città e campagna
Un Parco agricolo alle porte di Milano, una rete di produttori e cittadini per un nuovo modello economico.
I
N ITALIA NON C’È CITTÀ PIÙ CITTÀ DI MILANO. I palazzi uno vicino all’altro, il grigiore, il traffico, la frenesia. L’immaginario collettivo non si discosta di molto dalla realtà. Chi avrebbe detto che, proprio da qui, potesse avere origine una serie di progetti di rivitalizdi Emanuele Isonio zazione dell’agricoltura, integrazione tra città e Elisabetta Tramonto e campagna, sviluppo rurale sostenibile? Invece è successo. Il cuore di queste “buone pratiche” è il Parco agricolo Sud Milano, un’area di 47 mila ettari che avvolge il lato meridionale della città, 910 cascine e 61 comuni, il più grande Parco agricolo in Europa, sconosciuto al resto d’Italia e poco noto agli stessi milanesi. Attorno al Parco agricolo si stanno sviluppando due iniziative strettamente legate tra loro: la prima è “Nutrire Milano, energie per il cambiamento” (un titolo che riprende quello dell’Expo 2015 - Nutrire il Pianeta, energie per il cambiamento - seppure l’iniziativa non sia nata per l’Expo), un progetto avviato alle fine del 2008 da Slow Food Italia, con l’Università di Scienze gastronomiche - creata da Slow Food a Pollenzo (Bra-Cuneo) e a
DAI TEIKEI NIPPONICI ALLA RETE MONDIALE URGENCI LA (VIRTUOSA) ALLEANZA TRA CITTÀ E CAMPAGNA ha origini molto distanti da noi. Tutto iniziò negli anni ’60 dall’altro capo del mondo. Un piccolo gruppo di madri giapponesi, preoccupate per le numerose sostanze chimiche negli alimenti e per lo scandalo dei migliaia di morti da mercurio, allacciò rapporti diretti con agricoltori fidati. Nacquero così i primi Teikei (“alleanze” in giapponese), pionieri di un modello organizzativo molto noto nel Paese. Strutture simili sono alla base dei Csa (Community Supported Agriculture), diffusi negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Olanda e Germania. E degli Amap francesi (Associations pour le maintien d’une agriculture paysanne). Tutti soggetti che, insieme ad alcune Reti di economia solidale italiane, hanno dato vita alla rete internazionale Urgenci, nata nel 2005 in Portogallo. www.urgenci.net
| 22 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
Colorno (Parma) - e il Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, finanziato dalla Fondazione Cariplo, dal Comune di Milano e dal Parco agricolo Sud Milano. La seconda iniziativa è il Distretto rurale dell’Economia solidale (DESR) (ne esistono due in Italia, l’altro è a Pordenone). Da poco più di un anno opera nel Parco, unendo produttori e Gruppi di acquisto solidale della zona.
Un parco per nutrire Milano «Nutrire Milano è un progetto per difendere l’integrità del Parco agricolo dall’avanzare del cemento, ma anche per farlo diventare un volano per migliorare la relazione tra città e campagna», spiega Ezio Manzini, docente al Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, esperto di design per la sostenibilità. «Una creazione e riorganizzazione di reti tra città e campagna - prosegue il professore - che generano una relazione stretta tra produttori di cibo e cittadini, che diventano anche co-produttori. Il comparto agricolo è tradizionalmente in difficoltà, se collocato vicino a una città i problemi aumentano a causa della crescente urbanizzazione. Ma la prossimità con un’area urbana è anche una grande opportunità di sviluppo, se sfruttata per creare una filiera corta, per alimentare consumi a chilometro zero e per un (agri) turismo di prossimità». Il primo risultato di questo progetto è stato l’avvio del mercato della terra a Milano (lo scorso dicembre), il secondo dei mercati Slow Food in Italia in un’area metropolitana, dopo quello di Bologna. Un momento di incontro, che si ripete ogni mese, tra i produttori del Parco Agricolo Sud di Milano (oltre 40 quelli coinvolti) e i milanesi.
Piccoli produttori, mercati contadini, Gas. In rete non sono più realtà isolate e marginali, ma un nuovo modello economico La forza della rete
stenti e produce un risparmio economico e una riduzione dell’inquinamento». «L’aspetto innovativo del progetto non consiste tanto nelle attività realizzate - precisa il professor Manzini ma nel fatto che si crei una rete che collega una serie di DESR: conversione solidale iniziative che altrimenti resterebbero isolate e marginaSi basa sul concetto di rete anche l’esperienza del Dili: mini-mercati contadini, Gas, orti gestiti da cittadini stretto rurale dell’Economia solidale. I soggetti promoin città o in campagna. Si va generando quella che altori del DESR (il Gas di Baggio e la Cascina Forestina, tra l’estero viene chiamata community-supported agricolture: i pionieri nella coltivazione biologica e della vendita diun modello sofisticato con i cittadini che entrano in reretta nel Parco Sud, con il supporto della RES - Rete nalazione con fattorie e aziende agricole per diventare cozionale di economia solidale) sono stati uniti da un produttori, con finanziamenti o anche rimboccandosi obiettivo: riqualificare il Parco e la sua agricoltura, coinle maniche e collaborando a coltivare i campi. La divolgendo produttori e comunità in una nuova struttumensione della rete crea un vero modello economico, ra di relazioni economiche ed umane. «Le relazioni recon impatti positivi in campo ambientale - un’agricolticolari sono indispensabili per far funzionare questi tura non industriale, non energy intensive e non chiminuovi modelli economici locali. Favoriscono la coesioca, un’alimentazione più varia che tuteli la biodiversità ne tra tutti gli attori responsabili e l’impegno diretto e riduca i consumi energetici - ma anche sociali - con la della comunità», osserva Davide Biolghini, del Tavolo creazione di relazioni di comunità. Un modello a rete RES e tra i promotori del distretto, che continua: «La consente di superare le tradizionali economie di scala grande intuizione è stata di aprire il progetto ai Gas del(un’azienda deve diventare grandi per la zona e di rivolgerci a tutti i produttoIN INTERNET arrivare al pareggio). Può essere applicari del Parco, non solo a quelli che già fato all’agricoltura, ma non solo. Si pensi cevano agricoltura biologica (solo www.mercatidellaterra.it al car pooling: chi lo promuove è una soquattro sui mille presenti, ndr). Volevawww.desrparcosudmilano.it parcosud.provincia.milano.it cietà che si occupa di trasporti, ma non mo approfondire la conoscenza reciprowww.buonmercato.info ha macchine né autisti, deve solo orgaca e l’incontro. Elementi indispensabili www.panerose.org nizzare meglio la gestione dei veicoli esiper avviare una “conversione solidale”
|
ANNO 10 N.79
|
In alto a destra, una mappa del Parco agricolo Sud Milano. A sinistra, “Il Pane e le rose”: il centro-servizi etico e solidale a San Giuliano milanese e, qui sopra, l’altro centro, il “Buon mercato” di Corsico (Milano).
LIBRI
Paolo Ricotti Sostenibilità e green economy. Quarto settore. Competitività, strategie e valore aggiunto per le imprese del terzo millennio Franco Angeli, 2010
MAGGIO 2010
| valori | 23 |
| dossier | piccole economie in rete |
delle relazioni economiche e delle monocolture, mais e riso, oggi prevalenti». I Gas si sono così fatti fautori, in prima persona, del cambio di paradigma. Un ruolo attivo che ha coinvolto 20 dei 100 gruppi nati nell’area metropolitana di Milano. Dopo pochi mesi i primi risultati concreti: sono stati costruiti rapporti con dodici cascine, più altre tre attraverso i due centri servizi etico-solidali co-promossi con due Comuni ‘virtuosi’ (“Buon Mercato” di Corsico e “Il Pane e le Rose” di San Giuliano). Una di loro ha convertito al biologico l’allevamento delle mucche da latte, dando così il via alla filiera corta dei formaggi biologici. E nella Cascina Resta di Vittuone è stato realizzato un frutteto biologico di 4 ettari con alberi di ciliegie, pesche, susine, albicocche, fichi. I primi frutti sono
| dossier | piccole economie in rete |
attesi per il 2012. Alcuni orti biologici o ‘collettivi’ sono stati avviati in altre cascine. Alla conversione agricola, però, il DESR vuole affiancare anche quella energetica. «Nel Parco Agricolo – spiega Biolghini - vogliamo costruire un sistema di relazioni sostenibili anche dal punto di vista dell’energia. Per questo abbiamo proposto alle famiglie progetti di autonomia energetica nei condomini e, alle cascine, abbiamo suggerito di sostituire i tetti in eternit con pannelli fotovoltaici». Un’iniziativa che sarà sostenuta con la creazione di appositi gruppi d’acquisto energetici. La scelta, tra l’altro, va nella direzione prevista dalla nuova Politica agricola comune dell’Ue che prevede di destinare i contributi in primis alle aziende che scelgono la multifunzionalità (ad esempio, produzioni agricole e di energie rinnovabili).
.
APPUNTAMENTI
28 - 30 maggio FIRENZE FORTEZZA DA BASSO TERRA FUTURA VII edizione della mostra convegno internazionale sulle buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile. Tema di quest’anno è: “Le comunità sostenibili”. www.terrafutura.it
Nella foto grande, una casa dell’ecovillaggio di Granara. Qui sopra, un campo di lavoro organizzato nel villaggio.
Borghi dimenticati salvati da piccole idee
Manca una politica pubblica, solo iniziative a livello locale dagli ecovillaggi agli alberghi diffusi.
L
ITALIA È FATTA DI PICCOLI BORGHI, affascinanti e suggestivi. Paesaggi da cartolina, che piacciono tanto ai turisti, ma dietro cui si nasconde un profondo disagio sociale ed economico. Perché spesso si trovano in montagna o comunque in zone isolate (anche daldi Elisabetta Tramonto la rete internet), non offrono possibilità di lavoro, sono sempre meno popolati, con una popolazione APPUNTAMENTI anziana e senza servizi pubblici (scuole, ospedali, negozi). Il Cresme (Centro di ricerche economiche, sociali, di 21 - 22 maggio AMENO (NO) mercato per l’edilizia e il territorio, www.cresme.it) tra il SPAZIO MUSEALE 2000 e il 2008 ha realizzato per Legambiente e ConfPALAZZO TORNIELLI commercio quattro rapporti sul disagio insediativo in FUTURA. ONNIPOTENZA Italia, dai quali è emersa una situazione in continuo pegE LIMITI gioramento. Nel 1996 i comuni in una situazione di diIl convegno è sagio insediativo - demografico, culturale, economico e promosso dall’Associazione sociale - erano 2.830, nel 2006 3.556 e per il 2016 il CreCulturale AsiloBianco, sme prevede che saranno 4.395, il 54,3% dei municipi in collaborazione con italiani. Per disagio abitativo si intendono le più comuil Dipartimento di Salute Mentale ASLni difficoltà quotidiane: l’assenza di negozi e servizi, AOU di Novara. l’impossibilità di spostarsi senza un’auto, la carenza di Tra i partecipanti assistenza per anziani, disabili, portatori di handicap. l’antropologo e docente di economia Nei piccoli comuni disagiati si concentra il 9% del totasostenibile, il le nazionale di anziani over 65, un valore superiore di professor Dipak Pant oltre il 20% alla media italiana. (autore dell’editoriale di questo numero di Non esiste una politica pubblica per rivitalizzare Valori), che esporrà un queste zone, solo singole iniziative a livello locale, attiintervento dal titolo: vate da enti pubblici, associazioni o, addirittura, privati “Il destino dei piccoli luoghi nell’economia cittadini. È il caso degli eco villaggi, ce ne sono una venglobale: cosa salvare, tina in Italia, raccolti nella Rete Italiana Ecovillaggi (Ricome salvare?”. ve, www.mappaecovillaggi.it). Sono iniziative di recu-
| 24 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
pero architettonico di vecchi borghi abbandonati, nel rispetto dell’ambiente e spesso con la volontà di creare nuclei sociali ed economici sostenibili, generando anche opportunità di lavoro all’interno: ospitalità, agricoltura, artigianato, turismo.
Turismo di recupero Una forma di turismo che si coniuga con il recupero delle aree abbandonate sono gli alberghi diffusi. Recupera borghi dimenticati, senza costruire un metro cubo in più di cemento. Come Sextantio, nel borgo aquilano di Santo Stefano di Sessanio, dove, a 1.250 metri di altezza, uno svedese, Daniele Kihlgren, nel 1999 acquistò molte delle case abbandonate per trasformarle, quattro anni dopo, in una lussuosa realtà alberghiera in cui tradizione e design si fondono (nessuna delle case recuperate ha subito danni dal sisma del 2009). O come l’Albergo diffuso dell’altopiano di Lauco, vicino a Udine, 120 posti letto in 23 residenze. Il tutto gestito da una cooperativa formata alla pari dai dieci proprietari, un ristoratore, un’agenzia specializzata in appartamenti per le vacanze e il Comune di Lauco, garante del progetto. Di realtà come queste - riunite nell’ADI (Associazione Alberghi Diffusi) - se ne contano una quarantina, distribuite in tredici regioni. «Un modello di sviluppo turistico territoriale sostenibile per i nostri territori», spiega il presidente Giancarlo Dall’Ara. Un’idea piaciuta anche all’UNDP (il programma Onu per lo Sviluppo), che l’ha premiata, a giugno 2008, come migliore pratica per stimolare la crescita delle economie regionali.
.
L’ecovillaggio di Granara esperimento sostenibile
Sull’Appennino tosco-emiliano un’officina di esperienze ecologiche, sociali ed economiche.
V
ALMOZZOLA, NEL CUORE DELLA VAL DI TARO, un’area incontatorno all’impastatrice e Dario, ingegnere elettronico, che insieme a minata dell’appenino tosco-emiliano che gli automoTibor sta interrando i cavi per la banda larga. Sono solo alcuni di cobilisti normalmente si limitano a osservare dal finestriloro i quali, da quasi vent’anni, portano avanti il progetto Granara, no percorrendo il tratto della Cisa da nato un po’ come un’utopia e trasformatosi in un’officina di espedi Federico Simonelli Parma a La Spezia. Qui sorge l’eco-vil- rienze ecologiche, sociali ed economiche. laggio di Granara (www.granara.org), Nel villaggio vivono in pianta stabile tre famiglie, ma le persone e Stefano Vergine una manciata di case in sasso abbarbiche gravitano intorno al progetto sono una cinquantina: insegnancate su una collina che degrada dolcemente verso valle, ma, soprattutti, professionisti, bancari, artigiani, piccoli imprenditori, operatori soto, un’esperienza di recupero di un borgo contadino che, dopo la guerciali. Molti sono legati dall’esperienza della cooperativa sociale ra, ha cominciato a essere abbandonato. Chi andava all’estero per Alekos di Milano. E poi ci sono bambini che scorazzano per i campi lavoro, chi si trasferiva in città. Fino al 1992, quando un gruppo di done fra le case. «Per quelli che abitano qui - spiega Dario - c’è lo scuolane e uomini, principalmente da Milano e Torino, ha deciso di combus che viene ogni mattina». Il villaggio è stato recuperato secondo prare case e terreni e ha cominciato a ripopolare e ricostruire. i criteri della bioedilizia, del risparmio energetico e dell’autocostruAl margine di un campo, apparentemente incolto, un tendone da zione: ad alimentare le case ci sono pannelli fotovoltaici, un colletcirco bianco e rosso è la prima immagine che accoglie chi arriva. Poi, tore solare costruito insieme ad alcuni studenti del politecnico di Mimezzi nascosti dagli alberi, i due nuclei del villaggio, meno di una delano riscalda l’acqua e un impianto di lagunaggio depura cina di case in tutto: Granara di sotto e Granara di sopra. Un gruppo naturalmente quella di scarico. Per il riscaldamento delle stanze vendi ragazzi e ragazze, tutti sui vent’anni, è indaffarato attorno ad un gono usati sistemi misti solare-legna e si sfruttano i muri di pietra coitelone steso su una radura. Partecipano a un campo bentati con materiali naturali. «Non è una fuga - spieINFO di lavoro: stanno cuocendo al sole i mattoni isolanti gano - ma, piuttosto, una riconquista di luoghi e in paglia e sabbia che serviranno a fabbricare il muro competenze appropriate». Una voglia di socialità teLA RIVE esterno di una casetta, realizzata totalmente con mastimoniata dai molti gruppi di lavoro , alcuni dei quaRete italiana villaggi ecologici teriali naturali o di recupero. A coordinarli e ad aiuli organizzano ogni estate un festival teatrale (ecco www.mappaecovillaggi.it tarli ragazzi più grandi: c’è Roberto che si adopera inspiegato il tendone da circo).
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 25 |
| dossier | piccole economie in rete |
| dossier | piccole economie in rete |
GLOSSARIO
RETE FAI DA TE COSA FARE UNA VOLTA SCOPERTO di abitare in un cono nero non raggiunto dalle connessioni veloci? Una soluzione a cui forse si dovrà ricorrere nelle zone italiane più svantaggiate potrebbe essere quella adottata dai 200 abitanti di Lyddington, paesino nel centro dell’Inghilterra: dopo aver constatato che British Telecom non gli avrebbe mai offerta la fibra ottica e stanchi di non riuscire a scaricare o inviare file pesanti, si sono auto organizzati. Con un investimento di circa 3mila sterline a testa, 11 abitanti del villaggio hanno chiesto ad una piccola società locale rivenditrice di fibra di portare al centro del paese la connessione e poi di distribuirla. Ci sono voluti due anni per avere il via libera dalla Ofcon, l’ente regolatorio inglese e ora ci sono già 50 soci che navigano a 40 megabit al secondo (almeno sulla carta). Nelle campagne inglesi sembra che siano almeno 16 mila persone che non hanno alcun tipo di connessione, vere e proprie “zone desertica della banda larga” e così il governo britannico ha deciso che entro il 2012 in tutte le zone rurali verrà garantita una connessione di almeno 2 megabit al secondo. Pa. Bai.
Alcune immagini dell’eco-villaggio di Granara (articolo a pag.25), uno dei borghi a rischio di spopolamento in un’Italia dove la banda larga viaggia a macchia di leopardo.
Italia digitale a macchia di leopardo
Il governo promette 800 milioni per ridurre il digital divide ma restano promesse e l’Italia viaggia a due velocità.
U
TENTE TELECOM: «Salve, vorrei un collegamento in banda larga». Operatore Telecom: «Mi dispiace ma nella sua zona non arriverà MAI!». Utente Telecom, con voce leggermente alterata: «Ma com’è possibile? A 200 metri da casa mia so che “navigano” alla grande!». di Paola Baiocchi Operatore Telecom: «È vero ma quegli utenti sono serviti da un’altra centralina più aggiornata della vostra. GLOSSARIO Voi risiedete in una zona “economicamente fallimentaADSL re” e quindi non verranno fatti gli investimenti per adeAsymmetric Digital guare la rete. Arrivederci e grazie». Fine della telefonata Subscriber Line: e inizio delle tribolazioni di chi ha appena scoperto di tecnologia che permette abitare in uno dei tanti cul de sac che le privatizzazioni la trasmissione di servizi strategici come le telecomunicazioni hanno di dati sulla linea telefonica tradizionale creato. Il digital divide, cioè zone dove la connettività in (doppino) banda larga non arriva è una condizione diffusa a macper brevi distanze. Il collegamento chia di leopardo sul territorio italiano, dove l’88% della a Internet attraverso popolazione vive in comuni con meno di 100 mila abilinee Adsl è molto tanti e il 55% in comuni con meno di 30 mila abitanti. più veloce di quello attraverso E la stessa percentuale vale anche per le imprese, locatradizionali linee lizzate soprattutto in periferia. analogiche o Isdn. Sono almeno sette milioni gli italiani che hanno
| 26 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
meno possibilità di lavoro, minori opportunità di aggiornamento culturale, sono esclusi dalla teleassistenza sanitaria e dalla possibilità di risparmiare sugli spostamenti perché non possono servirsi dei servizi on line, la cui offerta aumenta in varietà e quantità ogni giorno di più. Insomma uno spezzatino di Italia a più velocità, che sembra fatto da un cuoco pazzo, ma che potrebbe anche essere il frutto di scelte non casuali di privilegiare il successo di alcune zone rispetto ad altre, visto l’enormità degli interessi economici e strategici che le telecomunicazioni muovono e visto che nuovi attori si stanno affacciando sul mercato della banda larga. Prima tra tutte Mediaset.
Spezzatino italiano Andando a guardare i dati della relazione di Between, la società che gestisce l’Osservatorio sulla banda larga, la situazione sulla carta non sembrerebbe disperata perché i servizi broadband a fine 2009 avrebbero raggiunto più del 96% dei clienti di rete fissa e oltre 7.200 comuni (tra questi 6.400 interamente coperti). Ma, se si va a guarda-
re nel dettaglio, la copertura netta è al 92% perché contiene anche chi non è attestato su una centrale telefonica abilitata al servizio e scende all’85% in area rurale. All’interno di questa percentuale bisogna poi andare a vedere le prestazioni, che variano sensibilmente nelle diverse fasce orarie, in funzione al livello di congestionamento della rete. “Di fatto - riprendiamo dalla relazione di Between - nessun operatore dichiara per la clientela residenziale l’effettiva prestazione del servizio, trincerandosi dietro la formula fino a”. Molto diversificato anche il costo dei servizi e la qualità dell’assistenza pre e post vendita (l’operatrice di un fornitore locale, durante un black out totale di internet ha detto a chi scrive “Mi mandi una mail per segnalarmi il suo problema”). Il collegamento telefonico rientra nei servizi essenziali e numerose cause sono state intentate alla Telecom - e alcune anche vinte dagli utenti - che hanno chiesto di considerare pure l’internet veloce un servizio essenziale. Come in altri Paesi europei dove è stabilito per legge di Stato.
Ecosistema digitale I famosi 800 milioni di euro che periodicamente il governo annuncia di voler investire per ridurre il digital divide, non vanno più in là dell’annuncio, forse in attesa di un accordo tra grandi operatori per spartirsi il mercato. Ma questi ritardi ci penalizzano seriamente,
soprattutto nei tempi di uscita dalla crisi: un recente studio dell’Ocse indica in 1,5 punti percentuali il ritorno in termine di sviluppo del Pil degli investimenti in banda larga. Mentre il resto del mondo avvia programmi di connettività, negli ultimi quattro anni in Italia - dice Eurostat - il numero di accessi in fibra sul totale degli accessi in banda larga è passato dal 14% al 6% e il tasso di diffusione della banda larga in “rame” è inferiore alla media dell’Unione europea a 27: solo il 39% contro il 56%. A fine marzo gli Stati Uniti hanno pubblicato il piano nazionale per internet veloce: 25 miliardi di dollari in dieci anni per connettere 100 milioni di case a 100 megabit e scuole, ospedale e basi militari a 1 giga, per tenere il passo con Giappone, Cina, Corea e Australia dove i governi hanno già stanziato decine di miliardi nella fibra ottica. Ipotizzando un “ecosistema nazionale” in cui a tutti sia permesso di connettersi per avvalersi delle possibilità economiche e culturali della rete. E anche di realizzare risparmi in termini di efficienza di sistema. Intanto la Germania esenta la Deutsche Telekom dalle regole di apertura della rete ai concorrenti per lasciarla investire nell’infrastruttura portante e la Francia investe sulla rete con la propria Cassa depositi e prestiti, aggirando allegramente i limiti comunitari sul finanziamento pubblico. Siamo proprio sicuri che all’Italia servano altre autostrade e ponti sullo Stretto?
.
|
ANNO 10 N.79
|
AMPIEZZA DI BANDA Capacità di trasporto delle informazioni di un cavo a fibra ottica, o del doppino di rame del telefono. Generalmente viene espressa in termini di bit per secondo (Bps). Più è grande la larghezza, maggiore è la quantità di informazioni che gli utenti riescono a trasmettere e ricevere nello stesso secondo. ARPU Average Revenue Per Unit, misura del reddito generato per utente o unità. Questa misura è usata molto spesso nel settore delle comunicazioni per esaminare l’importo del reddito generato, per esempio, da utenze di telefonia cellulare. BANDA LARGA Una connessione nell’ordine dei megabit (1 Mbit = 1000 Kbit). La connessione a Banda larga si differenzia dalle altre connessioni “fast internet” (Isdn, Adsl, satellite) per il suo carattere bidirezionale; ciò significa che la velocità è alta sia in trasmissione che in ricezione. Con la fibra ottica queste reti sono in grado di trasportare enormi quantità di informazioni, con grande affidabilità, a velocità molto superiori rispetto ai cavi in rame tradizionali. DIGITAL DIVIDE E RURAL DIVIDE Divario digitale e divario digitale rurale. Si riferisce al divario tra individui, categorie sociali ed aree geografiche relativo alle opportunità di accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ed all’utilizzo di internet per una serie di attività.
MAGGIO 2010
| valori | 27 |
| inbreve |
| inbreve |
Da G20 a G20. Una corsa a ostacoli verso Toronto >30 Da Milano agli Usa. Arriva la bufera dei derivati? >33 Al nuovo Cda: idee per il futuro di Banca Etica >35
finanzaetica LA BEI NON FINANZIA LA MINIERA DI TENKE
BLOOMBERG: I TAGLI DA 500 EURO ALIMENTANO IL RICICLAGGIO, PAROLA DI BANKITALIA
IN ARRIVO LO STANDARD SUI RATING SOSTENIBILI
CARTE “USURAIE” CLASS ACTION DA ADUSBEF
L’HEDGE “FANTASMA” CHE INGUAIA I PENSIONATI DI SEATTLE
LO SCANDALO NON REDIME GOLDMAN: BONUS RECORD
La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha deciso di abbandonare, seppur momentaneamente, il piano di finanziamento del progetto minerario guidato dalla major americana Freeport McMoRan nel sito di Tenke, nella Repubblica Democratica del Congo. La decisione rappresenta un successo per la campagna di pressione condotta dalla rete di Ong europee Counterbalance – che comprende tra i suoi membri fondatori l’italiana Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (Crbm) – a partire dal 2007 quando l’istituto europeo aveva approvato un prestito da 100 milioni di euro a favore della compagnia Usa. Tra le miniere di rame e cobalto più grandi al mondo, Tenke è finita nel mirino degli osservatori per la cronica mancanza di trasparenza che ne accompagna da sempre i piani di sfruttamento. “Grazie alle pressioni delle Ong – spiegano da Crbm –, al sostegno economico (della Bei – ndr) era stato collegato il rispetto di alcune condizioni riguardanti la revisione del contratto, dal momento che una commissione intergovernativa congolese aveva espresso la necessità che lo stesso fosse rinegoziato a causa di una serie di irregolarità”. La Banca, tuttavia, si è detta disposta a rivedere la decisione in futuro in caso di superamento dello “stallo negoziale”.
L’ampia diffusione delle banconote da 500 euro rappresenta un motivo di preoccupazione nel difficile contrasto al terrorismo e al riciclaggio di denaro sporco. È la preoccupazione espressa dalla divisione intelligence della Banca d’Italia in un rapporto interno risalente al giugno 2009 ma reso pubblico nei contenuti solo nelle scorse settimane dall’agenzia Bloomberg. Lo studio punta il dito contro l’eccessivo valore del singolo taglio alimentando il dibattito sulla sua abolizione. Una borsa ventiquattrore può contenere banconote rosa per un valore di 6 milioni di euro, si leggerebbe nel rapporto. Dopo quella da 1000 franchi svizzeri (939 dollari), la banconota da 500 euro risulta quella di maggior valore tra le sei valute più diffuse al mondo. A sostegno delle preoccupazioni di Bankitalia ci sono molti dati inquietanti. I pagamenti in contanti (leggasi anonimi) caratterizzano il 91% delle transazioni condotte nella Penisola contro il 78% registrato in Germania e il 59% rilevato in Francia. Ma c’è di più. Decisamente poco familiari alla maggioranza dei cittadini, che raramente si trova a toccare con mano queste banconote, i 500 euro continuano a crescere in Europa dove, compensando il 36% degli euro in circolazione, hanno recentemente superato per diffusione i tagli da 50. Da antologia le conclusioni tratte dalla Banca d’Italia sulla distribuzione geografica della banconota. Secondo l’istituto la maggiore presenza pro capite del taglio massimo si registrerebbe nei pressi dei confini coi “paradisiaci” territori di Svizzera e San Marino dove le misure antiriciclaggio sono meno restrittive. Con i suoi 300 miliardi di valore (il 19% del Pil), ricordò il Censis in un rapporto del 2008, l’Italia presenta una delle principali economie sommerse del Continente.
Fermare la «proliferazione di strumenti e metodi diversi» per calcolare quei rating di sostenibilità che hanno generato una notevole confusione nel mercato. È l’obiettivo del Global Initiative for Sustainability Ratings (Gisr), un progetto, annunciato dal co-fondatore di Global Reporting Initiative Allen White, i cui dettagli sono stati resi noti dal portale Responsibile Investors. L’iniziativa riporta così d’attualità il tema delle discusse valutazioni sulla responsabilità sociale d’impresa che da molti anni alimenta il dibattito su quelle strane classifiche di sostenibilità che, alle volte, vedono svettare aziende di dubbia fama. «Pensiamo che debba essere un organismo indipendente, non commerciale, ad occuparsi di produrre un libro bianco sulle agenzie di rating e, più in generale, di promuovere uno standard unico», hanno spiegato i promotori, il cui obiettivo finale è far sì che la Gisr si sviluppi in un’unica entità, che possa così diventare, successivamente, un’organizzazione globale non profit. L’operazione deriva dal precedente progetto “Corporation 20/20” ideato dal Tellus Institute al quale avevano aderito numerosi colossi di mercato ma anche Greenpeace e il dipartimento del Commercio e dell’Industria Uk.
“Una poderosa class action per tutelare gli utenti delle revolving attive, stimati in 7 milioni, che hanno subito, con interessi usurari in violazione della legge antiusura 108/96, danni economici per i doverosi risarcimenti”. È il progetto annunciato ad aprile dall’Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi (Adusbef). L’iniziativa nasce in risposta allo scandalo delle carte di credito revolving emerso nel corso di un’inchiesta della Procura di Trani. Emesse e spesso proposte dai negozianti per gli acquisti a rate, queste carte possono agire da moltiplicatori del debito contratto attraverso un criptico sistema di ricalcolo degli interessi in caso di pagamenti ritardati. Secondo l’Associazione dei consumatori (Adiconsum), le revolving, che compensano 1/3 delle carte di credito circolanti in Italia, possono portare “in molti casi all’applicazione di tassi usurari”. L’inchiesta, ha ricordato Adusbef, avrebbe accertato “che American Express praticava tassi da strozzo, periziati fino al 251% sulle carte”. Bankitalia è corsa ai ripari il 12 aprile bloccando l’emissione di nuove carte di American Express Europe. Adusbef ha giudicato il provvedimento decisamente tardivo chiedendo la destituzione dell’Ufficio di Vigilanza.
Il tema della regolamentazione dei fondi speculativi (hedge) domina i dibattiti di riforma da quasi due anni. Ma ad oggi non c’è ancora traccia di nuove norme e gli operatori più spericolati possono continuare allegramente a mietere vittime. Specialmente tra i fondi pensione. L’ultimo in ordine di tempo si chiama Scers, il veicolo d’investimento dei dipendenti comunali della città statunitense di Seattle, nello stato di Washington. La sua storia, riportata nelle scorse settimane dal Seattle Times, è un trionfo di amenità finanziarie dai toni grotteschi. Secondo quanto riferito, i gestori di Scers sarebbero tuttora alla ricerca di 20 milioni di dollari spariti nel nulla a seguito di un incauto investimento in un hedge denominato Epsilon Global Active Fund II. Guidato dal finanziere d’assalto Steven Stevanovich, Epsilon vanta una struttura di tutto rispetto: registrazione alle Isole Vergini Britanniche, domicilio fiscale in Svizzera, canali d’investimento alle Cayman. Inizialmente capace di attirare capitali, il fondo di Stevanovich ha perso circa il 90% dei finanziatori, praticamente tutti eccetto Scers. Si ipotizza che i 20 milioni di dollari (ma c’è chi dice 24) investiti da Seattle siano finiti in un fondo caraibico ormai dichiarato insolvente. La Sec ha avviato un’inchiesta ma le speranze di recupero restano ignote. La vicenda suona come l’ennesimo campanello d’allarme per un fenomeno cresciuto particolarmente negli ultimi tempi. Il drastico calo dei rendimenti azionari post crisi avrebbe infatti favorito la corsa dei fondi pensione verso investimenti “alternativi” di cui pure ignorano spesso i dettagli. Epsilon, hanno spiegato gli inquirenti, non ha prodotto alcun bilancio pubblico dopo il 2007.
È al centro di uno scandalo di proporzioni cosmiche ma non rinuncia a remunerazioni da favola. Stiamo parlando di Goldman Sachs, la banca d’affari statunitense accusata di frode e messa sotto inchiesta dalla Securities and Exchange Commission. Annunciando i suoi ottimi risultati patrimoniali (3,46 miliardi di profitto nel primo trimestre 2010), la banca Usa ha reso noto di aver distribuito quasi 5,5 miliardi di dollari tra bonus e retribuzioni ai suoi 33 mila dipendenti. Un premio di cui hanno beneficiato particolarmente i circa 5.500 impiegati londinesi, che, precisa il Guardian, dovrebbero dividersi qualcosa come 600 milioni di dollari. Una cifra, definita “grottesca” del leader liberaldemocratico britannico Nick Clegg, in linea con l’ultima distribuzione pre crisi realizzata nel 2007. La banca è tuttora nella bufera dopo essere stata accusata di aver tenuto all’oscuro gli investitori della sua emissione di titoli garantiti da mutui sub-prime realizzata attraverso un veicolo d’investimento noto come Abacus 2007-AC1 nato, pare, da un’idea del super speculatore John Paulson, il più grande operatore hedge del mondo. La banca ha respinto ogni accusa in merito all’operazione costata circa un miliardo di dollari di perdite.
| 28 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 29 |
| finanzaetica | ai vertici |
| finanzaetica |
Da G20 a G20 Una corsa a ostacoli verso Toronto
Le grandi dichiarazioni di governi e organizzazioni internazionali fino ad ora hanno portato a piccoli risultati: è ora di cambiare passo. Ma il clima politico non è certo incoraggiante.
«L
A CRISI NON È STATA DIMENTICATA,
ma lo slancio che ne è derivato sta lentamente diminuendo e questa è la mia principale preoccupazione». Al prossimo vertice del G20 mancano meno di due mesi, ma le parole del numero uno del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, pesano già come macigni. Nel settembre 2009, a Pittsburgh, l’ultima edizione del summit si era chiusa con una dichiarazione che elencava diverse misure da adottare rapidamente per uscire dalla crisi implementando nuove regole che potessero scongiurarne una nuova. Ad oggi, però, di misure concrete non c’è ancora traccia. E se lo stesso direttore del Fondo ammette che «la spinta per definire nuove regole finanziarie è in calo al pari del coordinamento globale», agli osservatori più attenti non resta che la più ovvia delle conclusioni: i progetti di riforma sono ufficialmente a rischio naufragio.
Appuntamento a Toronto
JELLE VERSPURTEN
di Andrea Baranes e Matteo Cavallito
Il 26 e il 27 giugno le venti maggiori economie del Pianeta si incontreranno nuovamente, questa volta a Toronto, in Canada, in un clima che si fa sempre più pesante. Da tempo si è capito che gli enormi piani di salvataggio pubblico hanno sì garantito la sopravvivenza del sistema finanziario ma anche ridato fiato alle bolle speculative la cui esplosione potrebbe avere conseguenze devastanti. Mentre le banche d’affari segnano profitti record e il mercato dei derivati non è mai stato così attivo, i principali governi occidentali hanno dato il via alla corsa a ostacoli (e contro il tempo) per il raggiungimento dell’obiettivo prioritario: “sgonfiare” il pericolo senza creare il panico sui mercati. In una lettera aperta agli esecutivi del G20 datata 30 marzo, il premier canadese Stephen Harper, il presidente sudcoreano Lee Myung-Bak e i colleghi Sarkozy (Francia), Obama (Usa) e Brown (Re-
TASSARE LE TRANSAZIONI UNA PROPOSTA “MILIARDARIA”
PAURE, DUBBI E FORMALISMI COSÌ L’UE HA AFFOSSATO LA PROPOSTA
JOHN MAYNARD KEYNES LA IPOTIZZÒ DOPO IL CRACK DEL ’29, James Tobin la riformulò negli anni ’70 pensando ai soli scambi valutari. Sostenuta da simili padri nobili, la tassa sulle transazioni finanziarie è tornata in auge negli ultimi tempi grazie all’impegno di economisti e attivisti di tutto il mondo. L'attuale proposta chiede l'applicazione di un'imposta molto piccola (si pensa allo 0,05%) su tutte le operazioni finanziarie (valute, azioni, obbligazioni, derivati e altri strumenti) con l’obiettivo di frenare la speculazione e di redistribuire il ricavato tra le casse pubbliche e i progetti di sviluppo. L’aliquota ridotta avrebbe impatti trascurabili sugli investimenti di lungo periodo penalizzando, al contrario, gli speculatori che, realizzando migliaia di operazioni quotidiane, dovrebbero pagare la tassa su ogni transazione. E i ricavi? Secondo le stime più recenti potrebbero essere enormi. Nei mesi scorsi l’ex presidente della Hong Kong Securities and Futures Commission Andrew Cheng ha ricordato come, in un mercato finanziario che ha ormai superato quota 1.500 trilioni di dollari una tassazione pari a un decimo di quella proposta sarebbe sufficiente per rastrellare 76 miliardi all’anno. Tre anni fa il Center for Economic and Policy Research di Londra (Cepr) stimò che un’aliquota dello 0,1% avrebbe generato un gettito fiscale annuale di oltre 630 miliardi nei soli mercati di Ue e Nord America.
TRE SETTIMANE E OTTO PAGINE. Tanto è bastato alla Commissione Europea per far calare il grande gelo sulle speranze di riforma finanziaria espresse dagli eurodeputati. Il 10 marzo il parlamento Ue aveva adottato una risoluzione specifica chiedendo alla Commissione di valutare l’ipotesi (e l’impatto) di una tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf). Poteva essere il passo decisivo per il raggiungimento di una posizione comune in vista di Toronto. E invece ne è stata forse la pietra tombale. L’analisi tecnica si concentra in pochi paragrafi di un rapporto interno alla Commissione pubblicato il 1° aprile e denominato “Innovative financing at a global level”. Un titolo dai toni avveniristici che mal si conciliano, però, con i contenuti espressi. Al netto delle perplessità sulla violazione dei trattati di libera circolazione dei capitali, infatti, le contro argomentazioni con cui si demolisce l’ipotesi della Ttf non hanno proprio nulla di nuovo. Dalla sottostima di uno studio di redditività dell’Austrian Institute of Economic Research vecchio di due anni (come se non esistessero valutazioni più recenti), ai timori di una riduzione della liquidità e della crescita del costo del capitale. Sono perplessità cui i sostenitori della riforma hanno saputo ribattere da tempo ma alla Commissione, forse, non hanno avuto occasione di accorgersene. La portavoce del dipartimento del Mercato Interno Chantal Hughes ha provato a rassicurare tutti: «Siamo favorevoli in linea di principio a una tassa sulle transazioni – ha dichiarato -. Ma serve un accordo globale in materia». In molti vorrebbero crederle, ma quando si leggono espressioni come “estrema difficoltà nel fare una distinzione operativa e di significato tra transazioni speculative e non” (pag. 23, paragrafo 3.1.2.2) diviene molto più facile allinearsi al pensiero del coordinatore all’Economia e agli Affari Monetari dei Socialisti Europei Udo Bullmann, secondo cui il passo indietro della Commissione Matteo Cavallito è semplicemente “un insulto”.
LA CAMPAGNA INTERNAZIONALE
www.zerozerocinque.it
FINANZIARE I BENI PUBBLICI GLOBALI, lottare contro il cambiamento climatico, favorire la cooperazione, ristrutturare i conti pubblici degli Stati. Per i promotori della campagna internazionale sarebbe possibile tutto questo se solo i governi si accordassero per introdurre su scala globale una tassa sulle transazioni. A far sentire la propria voce attraverso gli appelli sono diversi movimenti attivi nel Pianeta a cominciare dall’italiano Zerozerocinque, rete promossa da varie associazioni (tra cui Acli, Arci, Cisl, Crbm e Fondazione Culturale Responsabilità Etica) e collegata alla campagna internazionale di Make Finance Work al pari dei colleghi di Europeans for Financial Reform e The Robin Hood Tax campaign. Rilevante, a livello istituzionale, il favore espresso nei confronti della proposta dal Partito Socialista Europeo e dalla European Trade Union Confederation, l’associazione dei sindacati del Continente. Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario internazionale.
gno Unito) hanno chiesto di intensificare gli sforzi per le riforme. In cima alla lista ci sono le norme internazionali su capitali e liquidità per le banche (processo di Basilea), la regolamentazione dei derivati Over the counter (Otc, quelli scambiati fuori dalle borse), i bonus e l’infrastruttura dei mercati finanziari. Ma l’agenda non si esaurisce qui. Nella lettera, infatti, si cita anche la prevista discussione del report commissionato al Fmi per valutare in che modo “il settore finanziario possa contribuire secondo modalità giuste e sostanziali a pagare i costi associati agli interventi governativi”. Parole fondamentali che, inserite nella dichiarazione finale di Pittsburgh, anche grazie alle pressioni delle reti della società civile internazionale, lasciano aperto lo spiraglio per quella che sarebbe la
prima vera riforma radicale del settore: l’approvazione di una tassa sulle transazioni finanziarie (vedi BOX e Valori di Marzo).
L’Europa frena Per i promotori delle campagne internazionali, come Zerozerocinque e Make Finance Work (vedi BOX ), l’imposta servirebbe a contrastare la speculazione e a ridare fiato ai disastrati conti pubblici dei governi. Particolarmente sensibili a quest’ultimo aspetto, gli esecutivi di vari Paesi, tra cui Francia e Germania, ma anche la Commissione e il Parlamento Ue si erano recentemente espressi a favore, allineandosi così alle posizioni dei premi Nobel Stiglitz e Krugman. Ma le speranze emerse negli scorsi mesi rischiano ora di essere spazzate via dal brusco cambio di rotta dell’Unione Europea. In un documento interno realizzato a inizio aprile (vedi BOX ), la Commissione ha fatto marcia in-
Un’immagine della campagna 0,05. Sotto, lo skyline di Toronto dove, tra meno di due mesi, si terrà il prossimo vertice del G20.
| 30 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 31 |
| finanzaetica |
| speculazioni | finanzaetica |
dietro esprimendo molte perplessità sull’ipotesi tassazione. Un duro colpo che potrebbe far cambiare definitivamente idea ai sempre più scettici Brown, Merkel e Sarkozy - che, da qualche tempo, evitano accuratamente di affrontare il tema - rafforzando contemporaneamente il silenzio degli esecutivi degli Stati membri. L’Italia non fa eccezione confermando il basso profilo adottato dopo l’effimera stagione delle proposte caratterizzata dai Tremonti bond, sottoscritti da una pochissime banche, la “Robin Hood Tax”, di cui si sono perse le tracce, e i “Global Legal Standard”, una meteora nel processo del G8.
.
Da Milano agli Usa Arriva la bufera dei derivati?
IN RETE
David Hillman.
www.zerozerocinque.it www.makefinancework.org www.stampoutpoverty.org www.europeansforfinancialreform.org www.robinhoodtax.org.uk www.pes.org www.etuc.org
La finanza? Pagherà caro pagherà tutto «Serve una tassa sulle transazioni finanziarie». David Hillman, coordinatore della Campagna per la Gran Bretagna.
«D
UE SONO LE QUESTIONI FONDAMENTALI: una nuova regolamentazione del sistema finanziario e un significativo aumento del gettito ricavabile da quest’ultimo». Per David Hillman, coordinatore di Stamp Out Poverty (www.stampoutpoverty.org), la campadi Matteo Cavallito gna britannica sulla Robin Hood Tax, non ci sono dubbi. Responsabili della crisi, cresciute a forza di maxi speculazioni e ormai fuori controllo, le major finanziarie devono essere rimesse in riga. E pagare. Ci sono impegni internazionali costosi e pressanti (a cominciare dalla lotta al cambiamento climatico) cui non si può mancare. Per questo, spiega, è necessario presentare il conto alle famigerate too big to fail. Un’operazione teoricamente possibile attraverso l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf).
Paul Volcker (sopra) propone limiti per le banche. Christopher Dodd (sotto) presiede la commissione bancaria del Senato americana.
Krugman e Stiglitz sostengono l’ipotesi della Ttf come strumento utile per frenare la speculazione e sistemare i conti pubblici. Ma c’è chi dice che questa tassa serva solo a spingere il trading verso i paradisi fiscali. È un rischio reale? Su questo punto c’è una certa confusione. La Ttf, in realtà, può agire in due modi: dall’alto in basso, il sistema Top-down, e dal basso verso l’alto, il cosiddetto metodo Bottom-up. Negli ultimi 25 anni molti Paesi hanno applicato la tassazione dal basso sugli scambi condotti per via telematica. In Gran Bretagna è presente fin dagli anni ’60 un’aliquota dello 0,5% che genera ogni anno ricavi per tre miliardi di sterline. Non è una tassa sul profitto, ma un’imposta che viene caricata automaticamente al compimento della transazione elettronica, per questo i trader non possono evi-
big della finanza devono “Le essere rimesse in riga. Ma serve un accordo del G20, anche se richiederà tempo ” | 32 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
tare di pagarla. Anche se operano dalle Bermuda o da qualche altro paradiso. Diverso, invece, il caso del sistema Top-down Il Top-down non è impossibile da applicare, si pensi al caso dell’Iva, ma resta certamente un sistema più complicato perché richiede un’intesa a livello internazionale. È necessario riuscire a catturare tutti gli scambi effettuati per impedire agli operatori finanziari di bypassare la Ttf. Per questo sarebbe auspicabile un accordo in sede G20 anche se il suo raggiungimento potrebbe richiedere un po’ di tempo. Appuntamento a Toronto, dunque. Su quali temi, secondo lei, ci sono maggiori possibilità di accordo? Non penso che in Canada si faranno progressi, ma ho fiducia che sul tema della tassazione bancaria si potranno fare passi avanti al vertice del prossimo anno, in Corea. Nell’occasione potrebbe esserci l’approvazione di una tassa sulle transazioni o di una “bank levy” (l’imposta patrimoniale sulle banche, ndr) o magari di entrambe. Di certo Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania vogliono che le banche paghino per lo meno il costo del loro salvataggio pubblico. Sarebbe già un bel passo in avanti… Sì, ma organizzazioni come la nostra vogliono risultati più ambiziosi in termini di capitali raccolti. Una bank levy non è abbastanza. In termini di ambizione, però, il clima politico non fa ben sperare. Di recente il direttore del Fmi Strauss-Kahn ha sostenuto che il mondo sta già dimenticando la lezione della crisi. Non sono d’accordo. Penso ad esempio che, grazie all’impegno di Paul Volcker, ci sia una forte volontà di riforma da parte della Casa Bianca come dimostra il dibattito sul progetto del senatore Christopher Dodd.
.
Maggio 2010: scattano le prime udienze del processo per truffa sugli swap di Palazzo Marino. Un procedimento che non ha precedenti nella storia giudiziaria. E che per questo si avvia a fare scuola.
C
HE SIA UNA BREZZA LIEVE O UNA TEMPESTA SENZA EGUALI ancora non è dato saperlo. Ma dall’udienza inaugurale del 6 maggio c’è già una certezza assoluta. Il procedimento milanese sull’affaire derivati è destinato a fare scuola. Ovunque. Dall’Alabama alla Germania, di Matteo Cavallito passando per la provincia italiana, amministratori locali e funzionari di banca scruteranno le fasi del priGLOSSARIO mo processo penale al torbido rapporto tra enti pubblici e finanza strutturata. E l’impressione è che ci sarà DERIVATI Titoli il cui valore molto da imparare.
“deriva” da quello di un altro titolo o bene, definito “sottostante”. SWAP Contratto derivato tra due parti che si impegnano a scambiare somme di denaro calcolate rispetto a un capitale di partenza. Serve a ridurre i costi ammortizzando i rischi connessi alle fluttuazioni di mercato. CREDIT DEFAULT SWAP Derivato swap in cui A si impegna a tutelare B nel caso non recuperi un credito per la bancarotta del debitore (C). B si fa garante del debito di C. A è certo di recuperare il credito ma deve retribuire B per il rischio.
Voragine italiana Undici operatori bancari, quattro banche d’affari (JP Morgan, Deutsche Bank, Ubs, Depfa) e due ex funzionari comunali. Sarebbero questi, secondo l’accusa, i responsabili della grande truffa ai danni del Comune di Milano. Nel 2005 Palazzo Marino coprì una maxi-emissione obbligazionaria (1,68 miliardi a scadenza trentennale) stipulando quei contratti derivati noti come interest rate swap che - si sostenne allora - avrebbero protetto il capoluogo dall’oscillazione dei tassi, garantendo un risparmio da 57 milioni di euro. Esito finale: 52 milioni bruciati per il Comune, oltre 100 di profitto per gli istituti di credito. Per l’accusa sono i numeri di una truffa costruita su contratti eccezionalmente complessi, inestricabili, sostanzialmente incomprensibili. Gli imputati respingono ogni addebito. I derivati in mano agli enti locali italiani valgono 35 miliardi di euro, circa un terzo del debito accumulato da questi ultimi (107 miliardi secondo il ministero dell’Economia). Alla fine di ottobre del 2009 - riferì Il Sole 24
Ore - gli inquirenti avevano già messo sotto la lente i contratti swap siglati da 40 Comuni, 2 Regioni (Piemonte e Toscana) e una provincia (Brindisi) per oltre 9 miliardi. Come a dire che già allora più del 25% dei contratti risultava sospetto. A marzo lo stesso quotidiano ha ipotizzato il possibile avvio in Italia di almeno 45 procedimenti giudiziari. In molti vorrebbero vederci chiaro. Tra questi Massimo Romano, avvocato, consigliere della Regione Molise e del Comune di Campobasso. Nell’agosto del 2008 aveva presentato una mozione per conoscere lo stato debitorio della Regione. In assenza di risposte ha avviato le sue indagini scoprendo due delibere regionali che evidenzierebbero un’esposizione sugli swap per circa 200 milioni con Unicredit Banca Mobiliare Spa, Deutsche Bank Ag London e Ubi, «ma la cifra - sottolinea Romano - può essere imprecisa», per via della complessità degli atti. Non sappiamo se la vicenda conoscerà un approfondimento giudiziario. Di certo la giunta molisana non si costituirà mai parte civile in un eventuale processo a carico dei suoi amministratori. Una delibera approvata a marzo, ricorda Romano, lo ha espressamente vietato.
Un fenomeno mondiale I guai, una volta tanto, non sono però esclusivamente italiani. Secondo l’Economist circa 100 enti locali tedeschi si sarebbero presi i loro rischi giocando con la finanza. La municipalità di Lipsia ha avviato una causa presso l’Alta Corte di Londra contro gli istituti Ubs, Depfa e Landesbank Baden-Württemberg puntando il dito contro i contratti di credit default swap sottoscritti dalla locale so|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 33 |
| finanzaetica |
| cambio al vertice | finanzaetica |
I DEBITI DEGLI ENTI LOCALI AL 31/12/2009 DATI IN MILIONI DI EURO
COMUNI NON CAPOLUOGHI 25.925
COMUNITÀ MONTANE, ISOLANE, UNIONE DI COMUNI 289
TOTALE 107.034 CAPOLUOGHI 23.534
.
I DERIVATI DEGLI ENTI LOCALI AL 31/12/2009. DATI IN MILIONI DI EURO TRA PARENTESI IL NUMERO DEGLI ENTI
REGIONI 47.630
COMUNI NON CAPOLUOGHI 4.439 [559] TOTALE 35.560 [664]
CAPOLUOGHI 10.720 [45]
REGIONI 17.122 [18]
PROVINCE 3.277 [42]
PROVINCE 9.656
Banche sotto accusa Alziamo il coperchio
Per “l’avvocato dei bond”Angelo Castelli gli istituti sono attaccabili. Ma le responsabilità sono diffuse.
C
(150) e di milioni recuperati (45) nei processi di risarcimento per bond argentini e obbligazioni Cirio e Parmalat, Angelo Castelli, avvocato di Formia e assistente presso la cattedra di Diritto finanziario alla facoltà di Giuridi Matteo Cavallito sprudenza di Cassino, si definisce “massimo esperto in tutela del risparmio in Italia”. Tuttora in difesa delle vittime di Lehman Brothers, da un anno e mezzo è consulente per una decina di Comuni nelle province di Venezia, Firenze e Torino che ipotizzano di fare causa alle banche con le quali avevano sottoscritto contratti derivati. Il processo di Milano non lo lascia certo indifferente. ON IL RECORD DI CAUSE VINTE
A maggio si apre ufficialmente il processo di Milano. Può essere l’inizio di una catena di procedimenti in Italia e all’estero? Dipenderà molto dalle capacità delle varie procure. Quella di Milano è notoriamente molto competente e preparata sul tema dei reati finanziari. Quanto all’estero è difficile fare previsioni. Il fenomeno è ancora in evoluzione, non è facile capire se effettivamente sia già stato “alzato il coperchio”. Come vede l’attuale situazione dei comuni e degli enti pubblici? Oggi il problema è meno acuto rispetto al passato grazie al fatto che i tassi di interesse sono piuttosto bassi ma questa è una situazione temporanea. Quando questi ultimi si alzeranno i Comuni risentiranno maggiormente delle conseguenze dei contratti sfavorevoli realizzati con le banche. Il problema di fondo… Sì, in questi contratti manca la cosiddetta perfetta “sinallagmati| 34 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
cità”, ovvero quel rapporto proporzionato tra prestazione e controprestazione previsto dal Codice. Per intenderci, abbiamo a che fare con contratti swap ventennali in cui i periodi caratterizzati da alti tassi di interesse che penalizzano i Comuni sono molto più lunghi di quelli in cui gli interessi sono bassi e le banche sono danneggiate. In questo rapporto squilibrato la sinallagmaticità viene meno. Dal punto di vista giuridico possiamo attaccare le banche concentrandoci proprio su questo elemento debole. A Milano accusano le banche di avere anche intascato commissioni illecite. È una conseguenza inevitabile, le commissioni sono illegittime proprio perché il rapporto contrattuale è squilibrato. A proposito di squilibrio non va dimenticato quello “informativo”. Le banche ne avranno pure approfittato, ma molti funzionari pubblici in Italia sembrano aver sottoscritto i contratti con troppa leggerezza. Concorda? Sicuramente ci sono responsabilità diffuse. Qualcuno ha fatto delle forzature, qualcun altro, forse, ha fatto anche accordi sottobanco. Non dimentichiamoci che chi è preposto a siglare contratti del genere detiene un potere molto forte. Il Ministero del Tesoro pensa a un nuovo regolamento su derivati ed enti pubblici ma in questi anni, a quanto pare, avrebbe mobilitato swap per 2-300 miliardi subendo perdite nell’ultimo biennio. Verrebbe da chiedersi: “chi controlla i controllori”? Sulle attività del Tesoro ci sono storicamente responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Certo quello che viene dal ministero non è davvero un buon esempio.
.
FONTE: DIPARTIMENTO DEL TESORO, MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, IN IL SOLE 24 ORE, 11/03/2010.
cietà dell’acqua pubblica. Negli Stati Uniti le amministrazioni di Alabama, California, Connecticut e Florida e le città di Chicago, Los Angeles, Detroit e Oakland sono ormai ai ferri corti con i “creativi” di Wall Street. La malattia dei derivati, insomma, non è più un fenomeno privato, ma una sostanziale pandemia che ha contagiato il settore pubblico e di fronte alla quale i controllori, a cominciare dagli Stati, non danno fiducia. Dopo lo scandalo del restyling greco firmato Goldman Sachs, sono emersi nuovi scheletri nascosti. Secondo il quotidiano La Repubblica, nel corso degli ultimi anni il ministero del Tesoro italiano avrebbe movimentato swap per 200 o forse 300 miliardi: all’inizio sono arrivati i guadagni (6,4 miliardi) ma dal 2007 ad oggi sono iniziate le perdite (1,2 miliardi). Il dicastero avrà fatto i suoi calcoli. Ma ad oggi, più che un custode, è sembrato un cattivo maestro.
Al nuovo Cda: idee per il futuro di Banca Etica
13 NOMI NUOVI PER BANCA ETICA I CANDIDATI al prossimo Cda di Banca Etica sono 16. Hanno conquistato questa possibilità in modi diversi: raccogliendo le firme tra i soci (almeno 330 firme, l’1% della base sociale): Ugo Biggeri, Renzo Canal, Franco Marzocchi, Annibale Osti e Giulio Tagliavini; scelti dalle aree territoriali: Anna Fasano (area nordest), Roberto Museo (area centro) e Sabina Siniscalchi (area nord-ovest); indicati dai soci fondatori della banca: Giuseppe Gallo (Fiba-Cisl), Daniele Lorenzi (Arci) e Ennio Roberto Oliva (Acli); di diritto, in quanto consiglieri uscenti: Luigi Barbieri (nel Cda dal 2001), Marina Coppo (nel Cda dal 2007), Rita De Padova (nel Cda dal 2007), Tommaso Marino (nel Cda dal 2001) e Sergio Morelli (nel Cda dal 2007). Ne verranno eletti 13, durante l’assemblea dei soci che si terra il 22 maggio prossimo a Padova. Tutte le informazioni sull’assemblea sul sito di Banca Etica (www.bancaetica.it) e tutte le schede dei candidati - realizzate dalla redazione di Valori e pubblicate sui numeri di marzo e aprile - sul sito www.valori.it. Nella pagina seguente pubblichiamo la scheda di Annibale Osti, che avrebbe dovuto essere inserita nel numero di Valori di aprile, ma purtroppo per un disguido in fase di realizzazione, non è stata pubblicata. La redazione di Valori si scusa per l’accaduto con il diretto interessato e con i lettori.
. .
Dall’alto, Stefano Zamagni, Alberto Lanzavecchia, Gian Paolo Barbetta e Maria Laura Ruiz.
. Cambia il Cda di Banca Etica. Quattro docenti universitari suggeriscono alcune idee per il futuro. Il messaggio: essere davvero diversi e più vicini al Terzo settore.
U
N NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE può portare in una società notevoli cambiamenti. Il 22 maggio Banca Etica affronterà questa situazione. Gli ideali e la mission di Andrea Barolini non sono in discussioe Elisabetta Tramonto ne, ma sul fronte della politica, della strategia e dell’operatività potrebbero affacciarsi delle novità. Continuità e cambiamento, hanno scritto gli stessi candidati al Cda nei loro programmi. Ma quali cambiamenti sarebbero “utili”? Lo abbiamo chiesto a quattro docenti universitari che conoscono Banca Etica, pur non essendone parte integrante: Stefano Zamagni, fondatore del corso di laurea in Economia delle imprese cooperative e delle organizzazioni non profit all’Università di Bologna e presidente dell’Agenzia delle Onlus; Gian Paolo Barbetta, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano e responsabile dell’unità Strategia per la filantropia della Fondazione Cariplo; Maria Laura Ruiz, professore associato di economia politica, Economia dei mercati finanziari e microcredito all’Università di Pisa e Alberto Lanzavecchia, ricercatore di Finanza aziendale e docente alla facoltà Economia dell’Università di Padova.
Diversi davvero e più coraggiosi «Il primo decennio di Banca Etica ha fatto registrare un successo che ha superato le pur ottimistiche previsioni», esordisce il professor Zamagni, che continua: «Oggi però anche le banche commerciali si stanno aprendo agli investimenti responsabili e a forme di micro finanza:
Banca Prossima, ma anche a Unicredit e Mps. Significa che Banca Etica ha contagiato il mondo del credito, ma anche che deve riuscire a innovare ancora». «Dovrebbe essere più coraggiosa. Se vuole essere diversa, anche dalle Bcc e da Banca Prossima, deve dimostrarlo, non solo dirlo, con prodotti di raccolta e di impiego nettamente differenti ed efficienti», dichiara Alberto Lanzavecchia. «Sul fronte della raccolta dovrebbe proporre prodotti a costi bassi e rendimenti più alti delle altre banche. Invece si permette delle inefficienze, facendo leva sull’insensibilità dei clienti alla leva prezzo. Un libretto delle Poste è più conveniente delle proposte Banca Etica. Trasparenza ed etica significano dare di più ai propri clienti, anche in termini di risparmio. La banca ha il dovere di essere efficiente e non può nascondersi dietro l’alibi di fare del bene. Lo stesso discorso vale per il risparmio gestito. Etica Sgr, il gestore di fondi etici della banca, non è tanto diverso dai concorrenti. Ha la stessa struttura, con un advisor e un comitato etico, che comporta costi elevati, che possono ricadere sull’investitore. Sarebbe più efficiente un Etf (Exchange Traded Fund, letteralmente “fondi indicizzati quotati”, ndr). Permetterebbe di comprare gli stessi titoli selezionati con criteri etici, ma con una struttura di gestione meno costosa. E sul fronte degli impieghi, servono nuovi prodotti. Per esempio un credito di ultima istanza, per le situazioni di emergenza, da finanziare con importi piccoli, 5-10 mila euro, da elargire in 24 ore. Sarà la banca a farsi carico dei rischi», conclude Lanzavecchia. «Banca Etica dovrebbe muoversi molto di più sul piano normativo», dichiara Maria Laura Ruiz. «In Italia siamo molto indietro. Per esempio sarebbe utile intro|
ANNO 10 N.79
|
.
MAGGIO 2010
| valori | 35 |
| finanzaetica | durre prodotti finanziari minimi per non bancabili, completamente gratuiti. Con queste persone non basta il credito (anche il microcredito), hanno bisogni più essenziali, come un conto corrente».
Sostegno al Terzo settore «Banca Etica dovrebbe rafforzare i legami con il Terzo settore», propone il professor Zamagni. «Ci sono già, ma occorre insistere o si rischia l’autoreferenzialità». Gli fa eco il professor Barbetta: «Banca Etica dovrebbe agire meno isolatamente. Lo dico partendo dal mio punto di vista, dal ruolo che ricopro in Fondazione Cariplo. In molti casi il sostegno al Terzo settore potrebbe coinvolgere strumenti di natura sia erogativa, che finanziaria. Ad esempio forme di capitale di debito ma anche di equity. Fino ad ora invece i vari soggetti coinvolti hanno agito isolatamente. Nessuno ha investito sull’idea di una merchant bank sociale, mentre credo che sarebbe più facile immaginare azioni congiunte».
Dentro la Banca «Banca Etica deve imparare a gestire i conflitti interni, inevitabili e, anzi, positivi. Non sui valori, che sono condivisi da tutti, ma sui metodi per raggiungerli», precisa Zamagni e continua: «È necessario scongiurare il group-think, quando i membri di un gruppo pensano tutti secondo la modalità del capo. Non per piaggeria, né per interesse, ma perché si convincono che sia il modo giusto di procedere. Ma è una rovina, l’antidoto è garantire che si lasci spazio alle forme di pensiero critico».
.
ANNIBALE OSTI: CANDIDATO AL CDA DI BANCA ETICA NATO A MILANO NEL 1954, ha tre figli ventenni e, da quattro anni, non ha l’automobile. È socio di Banca Etica dalla sua costituzione, lavora con un contratto di consulenza non esclusivo, per una società finanziaria, dove segue incarichi da clienti aziendali per il reperimento di fondi relativi principalmente a progetti di energie da fonti rinnovabili. Perché candidarsi? «Ho partecipato alle fasi costitutive della banca, mosso dalla volontà di mettere in collegamento le mie convinzioni politiche ed aspirazioni ideali da un lato, con il mondo finanziario dove lavoro e che mi dà da vivere, dall’altro. Oggi, a dieci anni di distanza, con i figli grandi e vicini all’autonomia, l’urgenza di fare, di essere dentro i processi che ampliano gli spazi sociali (o almeno resistono con successo all’aggressione) si è rifatta viva». Di che cosa ha bisogno in questo momento Banca Etica? «Propongo un approccio innovativo per lavorare con tutta la filiera locale, per tradurre i progetti in operazioni bancarie ben costruite, anche da condividere - in qualità di apripista - con altri soggetti della finanza etica, con cui finanziare, a titolo esemplificativo, la tutela dell’ambiente, tra cui gli investimenti in energie da fonti rinnovabili e tutto ciò che ruota intorno all’agricoltura biologica, e le nuove forme dell’abitare, tra cui il co-housing, l’immigrazione (anche attraverso il microcredito), la ristrutturazione dell’edilizia popolare, gli alloggi protetti per categorie svantaggiate, tra cui anche la terza età». Ha aperto una pagina su Facebook per dialogare con i soci: www.facebook.com/pages/Annibale-Osti-Candidato-al-ConsigliodAmministrazione-Banca-Etica/298137679481?ref=search&sid= 1061466713.996022433..1
E T N E M L A SOCI I L I B A S N RESPO
economicamente vincenti* ETICA SGR: VALORI IN CUI CREDERE, FINO IN FONDO. Etica Sgr è una società di gestione del risparmio che promuove esclusivamente investimenti finanziari in titoli di imprese e di Stati selezionati in base a criteri sociali e ambientali. L’investimento responsabile non comporta rinunce in termini di rendimento. È un investimento “paziente”, non ha carattere speculativo e quindi ben si coniuga con la filosofia di guadagno nel medio-lungo termine comune a tutti gli altri fondi di investimento. Parliamo di etica, contiamo i risultati. I fondi Valori Responsabili si possono sottoscrivere presso tutte le filiali e i promotori di Banca Popolare Etica, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca di Legnano, Simgest/Coop, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Casse Rurali Trentine, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca della Campania, Eurobanca del Trentino, Banca Popolare di Marostica, Eticredito, Cassa di Risparmio di Alessandria, Banca di Piacenza, Online Sim e presso alcune Banche di Credito Cooperativo. Per maggiori informazioni clicca su www.eticasgr.it o chiama lo 02.67071422. Etica Sgr è una società del Gruppo Banca Popolare Etica. Prima dell’adesione leggere il prospetto informativo. I prospetti informativi sono disponibili presso i collocatori e sul sito www.eticasgr.it
*LIPPER FUND AWARDS 2009
Premio Migliori Risultati Categoria Risparmio Gestito
Valori Responsabili Monetario e Valori Responsabili Obbligazionario Misto Rendimenti a tre anni (2006-2008)
MILANO FINANZA
GLOBAL AWARDS
2009
Valori Responsabili Obbligazionario Misto - Rendimento a un anno (2008)
| finanzaetica |
APPUNTAMENTI MAGGIO>LUGLIO
5 - 7 maggio COPENHAGEN (DANIMARCA) THE PRI ACADEMIC CONFERENCE 2010 Conferenza sui Principi dell’Investimento Responsabile (Pri), il codice di condotta realizzato in sede Onu e sottoscritto, ad oggi, da quasi 700 operatori di mercato di tutto il pianeta. www.unpri.org 6 maggio PARIGI (FRANCIA) BEST OF SRI FORUM 2010 Terza edizione dell’incontro internazionale sul tema degli investimenti socialmente responsabili. www.axylia.com
10 - 12 maggio AMSTERDAM (OLANDA) MICRO FINANCIAL SERVICES WORLD Si intitola “Opportunities & innovation in microfinance for practitioners & socially responsible investors” l’evento, della durata di tre giorni, organizzato da Hanson Wade. www.mfs-world.com 11 maggio LONDRA (UK) CLEAN INVESTOR 2010 Seminario sul tema degli investimenti “verdi”. Si discute di energie rinnovabili, acqua, infrastrutture, indici verdi, carbon market e altro ancora. Organizza Responsible Investor. www.responsible-investor.com
12 - 14 maggio CASTROCARO FESTIVAL DEL FUNDRAISING Tre giorni di incontri per il più grande evento italiano sulla raccolta fondi. L’appuntamento è occasione di incontro e confronto tra gli operatori delle più grandi e attive organizzazioni non profit italiane e straniere www.festivaldelfundraising.it 18 - 20 maggio KUALA LUMPUR (MALESIA) 6TH WORLD ISLAMIC ECONOMIC FORUM Si intitola “Empowering SMEs - Turning Size into a Comparative Advantage” il forum ospitato dal primo ministro della Malesia. Prevista la presenza del Sultano del Brunei, dei presidenti di Siria, Indonesia, Senegal e Maldive e dei premier di Kazakhstan, Bangladesh e Pakistan. www.6thwief.org | 38 | valori |
ANNO 10 N.79
|
A CURA DI MATTEO CAVALLITO | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT
21 - 22 maggio ROMA COLLOQUIO SCIENTIFICO ANNUALE SULL’IMPRESA SOCIALE Incontro presso la Facoltà di Economia dell’Università Roma Tre. Il “Colloquio scientifico annuale sull’impresa sociale”, giunto alla quarta edizione, sarà occasione di confronto fra studiosi e ricercatori sugli elementi costitutivi di questo modello d’impresa. Organizza Iris Network – Istituti di Ricerca sull’Impresa Sociale. www.irisnetwork.it
22 maggio PADOVA BANCA ETICA – ASSEMBLEA DEI SOCI L’Assemblea dei Soci è l’organo sovrano di Banca Popolare Etica, che delibera in sede ordinaria e straordinaria. Possono parteciparvi tutti coloro che risultano iscritti al libro soci da almeno novanta giorni. Nell’occasione si voterà per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e del Comitato dei Probiviri. Ogni socio ha diritto ad un unico voto a prescindere dal numero delle azioni sottoscritte. Fabio Salviato lascia la carica di presidente dopo due mandati. www.bancaetica.com
24 - 26 maggio NEW YORK (USA) GLOBAL MICROFINANCE INVESTMENT CONGRESS 2010 Terza edizione del convegno organizzato dall’American Conference Institute (Aci) in collaborazione con PlaNet Finance. Tendenze di mercato, opportunità di investimento nel microcredito e nuove pratiche di sostenibilità per il settore sono i temi principali della discussione. www.microfinancecongress.com 26 - 27 maggio MIAMI (USA) MICROINSURANCE SUMMIT 2010 Seconda edizione del convegno sul settore microassicurativo nei mercati emergenti. Dopo il primo summit di Londra i professionisti del settore si riuniranno a Miami. Organizza Hanson Wade. www.hansonwade.com 26 - 28 maggio AMSTERDAM (OLANDA) AMSTERDAM GLOBAL CONFERENCE ON SUSTAINABILITY AND TRANSPARENCY Evento dedicato al tema della sostenibilità e della comunicazione dei risultati raggiunti al riguardo da parte delle imprese. Oltre mille i partecipanti alla conferenza nel corso della passata edizione. www.amsterdamgriconference.org
MAGGIO 2010
|
10 giugno STOCCOLMA (SVEZIA) THE ANNUAL EUROPEAN SUMMIT IN CORPORATE GOVERNANCE AND RESPONSIBLE INVESTMENT Incontro dedicato all’analisi dei fattori ambientali, sociali e di governance nella gestione degli investimenti. Tra i temi: azionariato attivo, studi di caso, aspetti economici del cambio climatico, il ruolo delle società di private equity e i principi Onu sull’investimento responsabile. secure.imn.org
10 - 11 giugno TRENTO FINANCIAL CO-OPERATIVE APPROACHES TO LOCAL DEVELOPMENT THROUGH SUSTAINABLE INNOVATION Incontro sul ruolo della finanza nello sviluppo locale attraverso il cooperative banking e il microcredito. Sponsorizza Euricse - European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises. www.euricse.eu 14 - 16 giugno TORONTO (CANADA) RESPONSIBLE INVESTMENT: BUILDING SUSTAINABLE CAPITAL THROUGH INNOVATION Convegno sul ruolo dell’innovazione nel campo degli investimenti responsabili. L’evento è realizzato dalla Canadian Social Investment Organization. www.socialinvestment.ca 17 giugno ILOILO (FILIPPINE) FINANCIAL MAINSTREAMING OF MICROINSURANCE AND SAVINGS Corso sul tema della microfinanza e del settore microassicurativo sponsorizzato da Social Enterprise Development Partnerships, Ateneo de Manila University e Bank of the Philippine Islands Foundation. www.sedpi.com/mod/servicesTraining.php 22 - 23 giugno ASSISI COMPARING INEQUALITIES Workshop sul tema dell’analisi delle disuguaglianze organizzato dall’Italian Association for the Study of Comparative Economic Systems (AISSEC), con il sostegno dell’Università di Perugia, della European Association for Comparative Economic Studies (EACES) e dell’Associazione Italiana degli Economisti del Lavoro. www.socialcapitalgateway.org/ call_AISSEC_work_ASSISI.pdf
24 - 25 giugno LONDRA (UK) 7TH EMN ANNUAL CONFERENCE Settima edizione della conferenza annuale dello European Microfinance Network organizzata congiuntamente con la Cdfa - Community Development Finance Association e con il sostegno della Commissione Europea nell’ambito delle celebrazioni del 2010 come Anno Europeo della lotta all’esclusione sociale e alla povertà. www.european-microfinance.org 28 giugno - 1 luglio MONTREAL (CANADA) SOCIAL ECONOMICS, THE SOCIAL ECONOMY, AND WELLBEING Tredicesimo congresso mondiale dell’Association for Social Economics. Ad ospitare l’incontro la Concordia University di Montreal. www.socialeconomics.org 13 - 15 luglio LONDRA (UK) TAKAFUL SUMMIT 2010 Quarto appuntamento con il summit finanziario. L’evento riunirà ancora una volta tutti gli attori internazionali del settore specializzati nel segmento del “Takaful”, il sistema islamico di assicurazione basato sulla reciproca cooperazione e la condivisione dei profitti. www.takafulsummit.com
18 - 23 luglio FIRENZE INTERNATIONAL SUMMER SCHOOL ON SOCIAL BANKING 2010 Emblematicamente intitolato “Banking on values - what values?”, il corso, destinato agli studenti e agli operatori di banche, imprese e progetti sociali si articolerà, spiegano gli organizzatori, in una serie di conferenze, dibattiti, laboratori e spazi aperti «per offrire una piattaforma che aiuti a far fronte a questo ampio problema, ed ispirare i nostri partecipanti a impegnarsi per un sistema bancario più attento e dedito all’uomo e alla natura». www.social-banking.org/summer-school 25 - 30 luglio FRANCOFORTE (GERMANIA) HOUSING FINANCE SUMMER ACADEMY 2010 Corso dedicato allo studio degli strumenti finanziari utilizzati nel settore immobiliare dei mercati emergenti. Organizza la Frankfurt School of Finance & Management. www.frankfurt-school.de
| inbreve |
| inbreve |
Produciamo troppa energia elettrica >42 Raccolta fondi: una sottile linea rossa tra necessità ed etica >46 Zoes, il web equosolidale diventa più grande e più social >50
economiasolidale A TEATRO PER COSTRUIRE UNA NAPOLI MIGLIORE
LA SETTIMA ARTE RACCONTA LA NATURA: TORINO OSPITA IL FESTIVAL CINEMAMBIENTE
COOP ADRIATICA DAI PUNTI SPESA 1,3 MILIONI DI BUONE AZIONI
I GIOIELLI DELLA DIFESA NON VANNO SVENDUTI
FRUTTA CONTRO MERENDINE UN PROGETTO DELLA UE PER COMBATTERE L’OBESITA GIOVANILE
2050: EUROPA VERDE AL 100% IL SEGRETO E NELLA RETE
Il Maschio Angioino, il Real Albergo dei Poveri, l’ex Birreria di Miano, il Dormitorio pubblico, il Real Orto Botanico e molti teatri storici. Ventitré luoghi di Napoli saranno coinvolti tra il 4 e il 27 giugno nella terza edizione del Napoli Teatro Festival Italia. Un evento internazionale nato per promuovere nuovi progetti e usare come palcoscenico architetture e intere parti di città. Il tema dominante di quest’anno è “la durata (il tempo per raccontare e per ascoltare una storia)“, con spettacoli di 12 ore o di soli 10 minuti; così lunghi da essere presentati a puntate (ogni giorno, per 20 giorni), oppure in due giorni e una notte. Come I Demoni di Dostoevskij, adattato per la scena da Peter Stein, che invita pubblico e attori a rimanere insieme per un giorno intero, con intervalli, pranzo e cena compresi. O Delitto e castigo, che dura due giorni da trascorrere nei vicoli dei Quartieri Spagnoli, dormendo in un albergo di questa parte di Napoli così simile alla San Pietroburgo di Dostoevskij. E poi spettacoli sul calcio e sul fenomeno Maradona, sui vincitori e sui vinti della storia, e spettacoli che portano la sensualità del tango in una toilette. E ancora, Il Signor di Pourceaugnac di Emanuele Valenti, neo direttore artistico del progetto Punta Corsara che vuole trasformare l’Auditorium di Scampia in un centro di cultura per il quartiere e l’intera città. www.napoliteatrofestival.it.
Il Cinema Massimo di Torino per le proiezioni al chiuso e il cortile del Museo Regionale di Scienze naturali per le proiezioni all’aperto. Attorno a questi due luoghi (e a molti altri sparsi sull’intero territorio cittadino) ruoteranno i film e i documentari del 13° Festival CinemAmbiente. L’evento, nato a Torino nel 1998 peri presentare i migliori film ambientali dell’anno, è oggi la maggiore manifestazione italiana del settore. Due gli eventi speciali in programma: la proiezione - in anteprima italiana - di No Impact Man, il film che racconta l’esperimento di Colin Beavan e della sua famiglia che per un anno decidono di vivere ad impatto zero. E la presentazione di The Cove, documentario premio Oscar sul grave pericolo di estinzione dei delfini. Gli altri titoli proiettati tra l’1 e il 6 giugno sono invece stati divisi in tre categorie, giudicati da una giuria di esperti: due concorsi internazionali dedicati a cortometraggi e ai documentari, composto da una decina di titoli, tra i quali spicca Big River Man di John Maringouin, vincitore del Sundance 2009, racconta la traversata del Rio delle Amazzoni a nuoto di Martin Strel, detto “uomo pesce” dagli indios. Un’avventura folle che ricorda Herzog per l’ambientazione, l’eccentricità del personaggio e per l’audacia della sfida impossibile. Ad essi si affiancherà poi il concorso dei documentari italiani. In questa categoria gareggerà Lo Specchio di David Christensen: la storia straordinaria e un po’ folle dell’enorme specchio costruito sul monte di Viganella dal sindaco del paese per poter avere un po’ di luce solare anche durante l’inverno. Infine, la sezione Panorama, che, oltre ad alcuni approfondimenti tematici sugli argomenti cardine del festival, ospiterà fuori concorso Logorama, vincitore dell’Oscar 2010 come miglior cortometraggio di animazione. Il programma completo e tutte le informazioni su orari e biglietti del festival sono disponibili su www.cinemambiente.it.
Anche così si fa solidarietà: invece di usarli per regalarsi un set di asciugamani, un abbonamento in piscina o un week end alle Terme, 170 mila soci Coop Adriatica hanno preferito devolvere i punti ottenuti con la spesa per iniziative di solidarietà. Trasformandoli così in un milione e 300mila euro di fondi per Ong e associazioni umanitarie. La maggior parte – 836mila – sono andati a Medici Senza Frontiere che li ha usati per assistere le vittime del terremoto di Haiti e per garantire un parto sicuro alle donne nell’ospedale di Lubutu in Congo. Altri 160mila euro sono invece stati donati alla Caritas per le adozioni a distanza, 106mila per progetti di ricostruzione dell’Abruzzo, 28mila all’Arci di Bologna per gli Asili della Pace in Palestina e 23mila al progetto Stop alla povertà, con il quale Coop sostiene le iniziative imprenditoriali delle comunità locali in diversi Paesi del Sud del mondo. Buoni anche i primi dati della Carta Solidale 2010 che può essere acquistata alle casse dei punti vendita Coop al momento di pagare il conto della spesa. Nei primi tre mesi dell’anno, sono stati raccolti 18mila euro. Serviranno per aiutare l’associazione Libera di don Ciotti a far nascere la prima cooperativa agricola su 80 ettari di agrumeti e oliveti confiscati alle cosche nella Sicilia orientale. Emblematico il suo nome: “Libera un metro quadro di terra”.
Tra continuare a tenerli come beni del ministero della Difesa e venderli agli speculatori per un po’ di soldi, siamo sicuri che non esista una terza via per valorizzare tante strutture di grande pregio paesaggistico? Il ministero guidato da Ignazio La Russa ha deciso di rimpinguare le proprie casse trasformando in resort 36 strutture militari, tra cui dodici fari, e mettendo in vendita 76 strutture, chiedendo ai sindaci di concedere il cambio di destinazione d’uso. Tra le aree da trasformare in strutture turistiche e quelle destinate alla vendita ci sono siti in aree di pregio, come parchi a protezione integrale. Il Faro dell’Isolotto di Palmaiola, ad esempio: un’isola davanti all’Elba, sottoposta ai vincoli delle direttive europee per il suo valore ambientale. Per impedire la svendita di gioielli che potrebbero fare la ricchezza della collettività, Legambiente ha lanciato un appello ai sindaci dei Comuni coinvolti: “Non fatevi soffiare beni preziosi del vostro territorio per pochi spiccioli”. «Il tentativo di allettare gli enti locali, garantendo loro fino al 20% sul profitto ottenuto dalla vendita, è offensivo e mortifica il concetto di bene comune, un valore che non può essere monetizzato», denuncia il vicepresidente nazionale Sebastiano Venneri. «È per questo che Legambiente chiede ai sindaci di non lasciarsi sottrarre luoghi di straordinario pregio in cambio di una mancia, ma di mantenere la caratteristica pubblica di tali beni».
Contro lo strapotere delle merendine preconfezionate, degli snack ipercalorici e delle mamme festanti che affollano gli spot pubblicitari, soddisfatte perché i loro bambini si rimpinzano di saccottini, tegolini, crostatine e cornetti, la lotta appare impari. Qualcuno però cerca di contrastare questa insana abitudine, partendo dall’educazione nelle nostre scuole. In questi giorni e fino a fine maggio, 325 mila bambini di 1700 scuole elementari in otto regioni stanno ricevendo frutta da mangiare durante la ricreazione: per ogni studente venti “spuntini” a base di frutta fresca a produzione biologica e integrata, già sbucciata e pronta per essere mangiata. Uno al giorno per venti giorni. L’iniziativa fa parte del progetto “Nutrirsi bene, un insegnamento che frutta” ideato dall’Unione europea per combattere l’obesità giovanile (un ragazzo su quattro è sovrappeso). Nelle otto regioni, la distribuzione sarà curata dalla cooperativa ortofrutticola Apofruit (4 mila soci e 12 stabilimenti). Oltre alla distribuzione della frutta, i suoi operatori terranno corsi formativi per gli insegnanti e coinvolgeranno i bambini in attività pratiche ed eventi di animazione teatrale incentrati sul percorso del cibo, dall’orto alla tavola. «I ragazzi - spiega Romeo Lombardi, presidente di Alimos - impareranno a conoscere le diverse caratteristiche di ciascun frutto, i suoi contenuti nutrizionali, la stagionalità delle produzioni e il relativo valore. Il momento della merenda a scuola costituisce un’occasione straordinaria per indurre comportamenti alimentari più sani». Il progetto coincide con la pubblicazione, nella Gazzetta ufficiale europea, del regolamento con i criteri d’uso del nuovo logo delle produzioni biologiche, che è stato scelto sul web dai cittadini europei (una foglia stilizzata composta di stelle su sfondo verde). Un passaggio indispensabile per inserire il logo sulle confezioni dei prodotti bio che troveremo in negozi e supermercati.
Un’Unione europea alimentata unicamente da sole, vento, biomasse e altre fonti pulite. Sembra solo l’utopia degli ecologisti. Invece, ragionando da qui al 2050, può trasformarsi in realtà. Europa e Africa hanno mezzi e capacità per produrre il 100% dell’energia da loro utilizzata, prendendola solo dalle rinnovabili. La fonte è autorevolissima: PricewaterhouseCoopers, colosso dei servizi professionali alle aziende del settore energetico e minerario, che ha presentato nei giorni scorsi il rapporto di due ricercatori dell’Istituto sugli impatti del cambiamento climatico di Potsdam (“100% renewable electricity. A roadmap to 2050 for Europe and North Africa”). La base del cambio di paradigma energetico (oggi basato sul 55% di combustibili fossili, 30% di nucleare e 15% rinnovabili) è la realizzazione di una “rete super intelligente, pan continentale”. In sostanza, poter contare su una rete transnazionale permetterebbe di sfruttare le potenzialità dell’energia solare del sud Europa e dei deserti africani, quelle idriche di Scandinavia e Alpi, i parchi eolici del Baltico e del mar del Nord, le biomasse sparse nei vari Paesi. «Questo rapporto sconfessa le critiche abituali sulle rinnovabili in grande scala», commenta Richard Gledhill, responsabile Clima in PWC. «Il costo della rete non sarà insignificante, ma la diffusione su larga scala delle nuove tecnologie energetiche lo renderà comunque sostenibile».
| 40 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 41 |
L’impianto nucleare in costruzione a Olkiluoto, in Finlandia. Doveva costare 3 miliardi di euro ma l’allungamento dei tempi di costruzione ha fatto quasi raddoppiare i costi (+2,5 miliardi di euro).
| economiasolidale | I COSTI DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA FONTE DI ENERGIA
TECNOLOGIA
STIMA 2030
EMISSIONI DI CO2 DIRETTE E INDIRETTE [kgCO2(eq)/MWh]
SENSIBILITA AL PREZZO DELLE MATERIE PRIME
Gas naturale
Turbina a ciclo aperto
80-90
Turbina a ciclo combinato (CCGT)
60-70
145-155
160-165
640
Molto alta
105-115
115-125
420
Molto alta
Motore diesel a combustione interna Turbina a ciclo combinato (CC)
125-145
200-220
230-250
690
Molto alta
115-125
175-185
200-205
585
Molto alta
Combustione di csrbone polverizzato (PCC)
40-55
80-95
85-100
820
Alta
Gassificazione integrata a ciclo combinato (IGCC)
50-60
85-95
85-95
855
Alta
Nucleare
Fissione nucleare
55-90
55-90
55-85
15
Bassa
Biomasse
Biomasse solide
80-195
90-215
95-220
21-42
Media
Biogas
55-215
50-200
50-190
6 - 245
Media
On-shore
75-100
55-90
50-85
11
Nulla
Off-shore
85-140
65-115
50-95
14
Nulla
Taglia grande
35-145
30-140
30-130
6
Nulla
Taglia piccola
60-185
55-160
50-145
6
Nulla
Fotovoltaico
520-880
270-460
170-300
45
Nulla
Solare a concentrazione (CSP)
170-250
130-180
120-160
135**
Bassa
Petrolio Carbone
Eolico Idroelettrico
Produciamo troppa energia elettrica
Solare
2007
COSTI (€/MWh)* STIMA 2020
* I costi sono calcolati assumendo un prezzo del barile di petrolio pari a 54,5$ nel 2007, 100$ nel 2020 e 119$ nel 2030 ** Assumendo l’uso di gas naturale per la produzione di calore in backup
Con il risparmio e le rinnovabili l’Italia è già in sovraproduzione. Anche per questo non c’è spazio industriale né per tornare al nucleare, né per costruire nuove centrali convenzionali o rigassificatori.
L
A VERITÀ ERA GIÀ SCRITTA NEI NUMERI. La crisi economica ha solo evidenziato un dato che era nascosto nei report degli analisti e delle stesse autorità dell’energia: non abbiamo bisogno di nuove centrali per la produzione di energia elettrica (indidi Andrea Barolini e Andrea Di Stefano pendentemente dal combustibile che deve alimentarle). L’Italia ne produce già in quantità sufficiente a soddisfare i nostri bisogni. Nel 2009 l’elettricità richiesta in rete è calata del 6,7% rispetto al 2008: non si ricorda in passato una contrazione così rilevante, maggiore di quella del Pil, calato del 5,1%. Terna ha presentato, nell’ottobre scorso, l’aggiornamento della previsione di base dell’energia elettrica richiesta in rete nel prossimo decennio: 360 TWh nel 2019, riducendo in maniera consistente la previsione dell’anno precedente. Una stima comunque gonfiata, perché è piuttosto improbabile che si torni ai livelli dei consumi elettrici del 2007, di circa 340 TWh, prima del 2020.
La crisi taglia i consumi Alcuni settori energivori, colpiti dalla crisi, non riprenderanno mentre continuerà la spinta al risparmio e all’efficienza. L’Unione Europea ci obbliga a produrre oltre 100 TWh di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020. Anche supponendo di azzerare le importazioni
La richiesta di elettricità è scesa del 6,7% nel 2009: più ancora del Pil, calato del 5,1% | 42 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
di elettricità da fonti non rinnovabili (ipotesi improbabile, visto che anche nel 2009, in piena crisi, le importazioni di elettricità sono aumentate), resterebbero da produrre solo altri 260 TWh. Nel 2007 abbiamo prodotto 265 TWh con le centrali termoelettriche esistenti: già più di quelli che ci servirebbero nel 2020. Senza contare che vi sono 5.232 MW di nuove centrali convenzionali in costruzione, più 1.198 MW di nuove centrali sempre convenzionali, a combustibili fossili, già autorizzate, ma non ancora in costruzione (siamo, quindi, già ben oltre la sostituzione di vecchie centrali dismesse). «Ci sono in valutazione 14 progetti di rinnovi e potenziamenti di centrali convenzionali già esistenti - sottolinea Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile - nonché, sempre in valutazione, vi sono altri 41 progetti di nuove centrali a combustibili fossili. Tutto ciò è accompagnato da impegni e investimenti per lo sviluppo di infrastrutture per il gas. Come pare evidente, questa crisi e gli effetti, non solo di breve termine, che ha prodotto richiederanno di rivedere scelte e investimenti rilevanti, già avviati o previsti nel settore elettrico. È possibile che il nuovo scenario elettrico venga utilizzato per frenare lo sviluppo delle rinnovabili, perché sono sostitutive di una produzione di elettricità da centrali a combustibili fossili: possibilità che va attentamente monitorata anche perché ci porterebbe a violare la direttiva europea sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Anche a prescindere da ogni altra considerazione sulla sicurezza e sui costi, dopo questa crisi, date le centrali elettriche esistenti, quelle in costruzione, quelle già autorizzate e quelle con progetti già definiti e finanziati in fase di au-
torizzazione, pare proprio che non vi sia spazio, al 2020 e anche dopo, almeno per qualche anno, per la produzione aggiuntiva di una consistente quantità di energia elettrica proveniente da nuove grandi centrali, comprese quelle nucleari. E, se quella nucleare dovesse essere solo sostitutiva di energia elettrica già prodotta da altri impianti esistenti, potrebbe portare allo stop dello sviluppo delle rinnovabili e/o alla chiusura di impianti, ancora efficienti, a gas».
Convenienza forzata Detto ciò, a nostro avviso alcune domande sono lecite. In primo luogo, perché se la nostra produzione è già eccedente si punta a costruire nuove centrali? Il problema sta piuttosto nella rete di distribuzione, che (come ampiamente evidenziato da Valori in passato), «è colma di “colli di bottiglia”, che non permettono l’erogazione di quanto prodotto», sottolinea Delia Nardone, della segreteria nazionale del sindacato Filctem-Cgil (federazione dei lavoratori chimici, tessili, dell’energia e delle manifatture). Ancora: se si considera che Enel, la principale azienda che produce energia elettrica nel nostro Paese, ha 53 miliardi di euro di debiti, che senso ha sostenere nuove spese per il nucleare? E, sempre considerando i debiti che pesano sulla società elettrica, com’è immaginabile che non venga coinvolto in alcun modo lo Stato?
Verrebbe da immaginare che la rincorsa al nucleare sia dettata soprattutto dalla necessità di mantenere Enel sul mercato: se lo Stato facesse la sua parte, infatti, i reattori potrebbero garantire competitività all’azienda. Una scelta strategica, quindi. Ma prettamente privata. E che, ragionevolmente, è difficile immaginare come possa non risultare in buona parte a carico dei contribuenti. Senza considerare che, ricorda Davide Tabarelli, di Nomisma Energia: «Se si decidesse poi di tornare indietro, chiudere una centrale costa quaranta volte di più che tenerla aperta».
.
IDROGENO DAL FERRO: RIVOLUZIONE IN VISTA? L’IDROGENO E DA DECENNI CROCE E DELIZIA dei sostenitori delle fonti rinnovabili. Sicuro ed efficiente, è infatti sempre stato osteggiato dai produttori di fonti di energia “tradizionali”: in prima linea le case automobilistiche. Oggi due studi condotti da alcuni ricercatori del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università Bicocca di Milano, coordinati da Luca De Gioia, hanno svelato con precisione alcuni aspetti fondamentali del meccanismo attraverso il quale le molecole di ferro-idrogenasi, utilizzando ioni di ferro, riescano sia a produrre idrogeno molecolare, sia a comportarsi come vere e proprie celle a combustibile convertendolo in energia. Il che, tradotto per i non addetti ai lavori, vuol dire che è stato scoperto il procedimento attraverso il quale tali enzimi riescono a produrre idrogeno: una scoperta che apre nuovi scenari sulla produzione di celle a combustibile più efficienti e meno dannose per l’ambiente. «Far luce sul ruolo svolto dai vari componenti presenti nel sito attivo delle idrogenasi permette di avere una migliore comprensione dei processi metabolici alla base della produzione biologica di idrogeno molecolare», dichiara Luca De Gioia, professore di Chimica generale dell’Università di Milano Bicocca e coordinatore del progetto. «Inoltre dischiude nuovi e promettenti scenari per la progettazione di catalizzatori di nuova generazione e per il loro utilizzo nelle batterie a combustibile del futuro». Le attuali celle a combustibile sono, infatti, realizzate con metalli rari (e quindi estremamente costosi) come il platino e il palladio: una delle ragioni che hanno fino ad ora reso difficile e oneroso il decollo dell’idrogeno come fonte di energia. Basti pensare che la sostituzione di tutto il parco mondiale di veicoli alimentati a idrogeno richiederebbe una quantità di platino ampiamente superiore alle riserve planetarie. Ma se la progettazione di celle a combustibile si potrà basare A.B. su metalli abbondanti e poco costosi (come il ferro) si potrà prospettare una vera e propria rivoluzione.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 43 |
FONTE: ENERGY SOURCES, PRODUCTION COSTS AND PERFORMANCE OF TECHNOLOGIES FOR POWER GENERATION, HEATING AND TRANSPORT - COMMISSIONE EUROPEA - 2008
NIKO HAAPANEN
| economiasolidale | energia |
| economiasolidale |
| economiasolidale |
C
RISI DEL CREDITO, RECESSIONE GLOBALE
e disoccupazione alle stelle hanno colpito quasi tutti i settori dell’economia. Ma come hanno reagito le rinnovabili alla crisi? Si può affermare senza timore di essere smentiti che se c’è un comparto che è stato capace di resistere alle spaldi Andrea Barolini late della recessione e al credit crunch è proprio quello delle energie “alternative”. Un esempio è costituito dal fotovoltaico, le cui nuove installazioni in tutto il mondo hanno registrato un incremento pari a 6,43 GWh nel 2009, in aumento del 6% rispetto all’anno precedente. «In termini di investimenti si è superato anche l’eolico in Germania: un trend chiarissimo», spiega Marco Frey, docente di Economia e gestione delle imprese presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Un vero record, che ha generato un ritorno economico da 38 miliardi di dollari. Non solo: la crisi sembra aver “aiutato” anche l’ambiente: secondo l’Emissions Trading System dell’Unione Europea le emissioni di CO2 sono calate, “grazie” alla recessione, dell’11% (in Italia si è arrivati a un -16,4%). Secondo uno studio della società di consulenza specializzata nel settore Solarbuzz, intitolato “Marketbuzz LIBRI 2010”, a guidare la crescita delle rinnovabili sono stati i Paesi europei, che lo scorso anno hanno rappresentato il 74% del mercato mondiale, con 4,75 GWh nuovi installati (4,07 solamente in Germania, Italia e Repubblica Ceca). A livello globale, gli Usa di Barack Obama si sono piazzati al terzo posto, con un incremento del 36% (pari a 485 Roberto Izzo MWh). Anche la produzione di celle fotovoltaiche - proEnergia verde in Italia segue lo studio - ha ottenuto performance ottime, pari a Edizioni Ambiente, nuovi elementi per 9,34 GWh (in crescita di 6,85 GWh ri2009 spetto al 2008), con i fabbricanti cinesi e di Taiwan a farla
da padrona: insieme rappresentano il 49% del mercato globale. Un boom che ha provocato il superamento della produzione sulla domanda, con una conseguente netta caduta dei prezzi (-38%) del moduli in silicio cristallino rispetto ai livelli del 2008. Se si guarda infine ai dati complessivi - riferisce il Solar Energy Report, redatto dal Politecnico di Milano - il Vecchio Continente ha raggiunto alla fine del 2009 circa 14 GWh di potenza installata (il 65% del totale a livello mondiale): 7 volte più del Giappone e 10 volte rispetto agli Usa. E anche l’Italia ha ottenuto buone performance: a dicembre scorso è stata superata la soglia di 1 GWh installato.
Se i fondi scoprono l’energia pulita Molti fondi di investimento privati, italiani e stranieri - si legge nel rapporto Solar Energy Report, del Politecnico di Milano - trovandosi in tempo di crisi “di fronte alla mancanza di alternative di investimento con un profilo rischio-rendimento particolarmente favorevole, hanno indirizzato una crescente fetta delle loro risorse verso le centrali fotovoltaiche a terra”. Tradotto, i fondi pare abbiano “scoperto” la green economy e le sue potenzialità di business. Parliamo, infatti, di opportunità d’investimento ad alto ritorno nell’ambito dell’industria solare: l’IRR (il tasso interno di rendimento) è del 13% circa, in condizioni medie di irraggiamento. «Il mercato è diventato a tutti gli effetti un segmento trainante». In Italia, secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico i 70 mila impianti certificati forniscono energia a quasi 500 mila famiglie. Non a caso, le imprese
ENERGIE PULITE: LE STIME DI CRESCITA PER IL PERIODO [IN MILIARDI DI $] BIOFUEL 44,9
RESTO DEL MONDO 11% GIAPPONE 8% STATI UNITI 8% ALTRI EUROPA 10%
2009 2019
112,5
EOLICO 63,5
GERMANIA, ITALIA, REPUBBLICA CECA 63%
114,5
SOLARE 30,7
98,9
TOTALE 139,1 0
25
che operano nella “filiera” del fotovoltaico sono diventate più di 700 in Italia, con un incremento del 12% rispetto al 2008, nonostante un (inevitabile) calo medio del margine operativo lordo pre-imposte (l’Ebitda) del 25%, causato dalla crescente concorrenza nel settore. Il comparto gode insomma di ottima salute. E probabilmente avrebbe raggiunto risultati ancora migliori se avesse potuto contare su un supporto maggiore da parte
50
75
100
125
325,9 150
175
200
225
250
275
300
dei finanziatori. Basti pensare al credit crunch imposto dalle banche, che hanno chiuso i “rubinetti” dei prestiti anche per la realizzazione di impianti fotovoltaici. E anche chi è riuscito ad ottenere una linea di credito ha dovuto fronteggiare una crescita degli spread da 120-130 punti base ad un minimo di 250 punti base. Il che ha portato il tasso di interesse effettivo tra il 6% e il 6,5% annuo nel caso di tasso fisso e al 3,5-4% per il variabile.
.
IN GALLES L’AUTOSTRADA DELL’ECOSOSTENIBILITA
DESERTEC: NELLA SQUADRA ANCHE ENEL GREEN POWER
L’ASSEMBLEA PARLAMENTARE GALLESE ha avviato un progetto che renderà l’autostrada M4 (che collega Swansea, Cardiff e Newport) la prima “autostrada ecologica” del Galles. Il tutto entro il 2015. Il progetto, chiamato “Cymru-H2Wales”, prevede la realizzazione di impianti di ricarica per le vetture elettriche e stazioni di rifornimento per i mezzi a idrogeno, gas naturale e bio-metano lungo l’arteria, che ha ricevuto lo status di “Low Carbon Economic Area”. L’iniziativa creerà 63 nuovi posti di lavoro, e prevede anche lo sviluppo di nuove tipologie di motori a idrogeno, grazie al lavoro dell’università di Glamorgan, che ha ricevuto un finanziamento pubblico di 6,3 miliardi di sterline. L’ateneo è all’avanguardia nel campo delle tecnologie eco-compatibili ad idrogeno, grazie a un centro di ricerca dedicato tra i più importanti al mondo. Nel 2008 ha sviluppato un prototipo di autobus ibrido per il trasporto pubblico (il Tribrid) alimentato a idrogeno e batterie elettriche. Il settore delle tecnologie sostenibili rappresenta ormai - riferisce IBW (International Business Wales) - il 3% del Pil complessivo del Regno Unito e il 9% delle esportazioni totali del Paese.
SONO QUATTRO LE SOCIETA CHE HANNO ADERITO, lo scorso 22 marzo, alla joint venture Desertec Industrial Initiative. Si tratta di un’iniziativa che, attraverso una cooperazione tra Europa, Medio Oriente e Africa Settentrionale, punta alla costruzione di centrali solari termodinamiche ed eoliche nei deserti della regione cosiddetta “Mena” (appunto, mediorientale-nordafricana). L’obiettivo è di garantire un’erogazione di energia elettrica pari al 15% del fabbisogno del Vecchio Continente entro il 2050, grazie ad un investimento di 400 miliardi di euro. E grazie, soprattutto, alle idee del premio Nobel Carlo Rubbia, che da anni spiega che «basterebbe un ipotetico quadrato di specchi con lati di 200 km per alimentare tutto il Pianeta». Tra le aziende che hanno aderito - oltre alla marocchina Nareva Holding, alla spagnola Red Ele’ctrica Internacional e alla francese Saint-Gobain c’è Enel Green Power. E la notizia richiama l’attenzione soprattutto perché l’ente elettrico italiano colma, almeno in parte, il ritardo del nostro Paese nei confronti dei partner internazionali: basti pensare che in prima fila ci sono, sin dall’inizio, aziende, compagnie d’assicurazione e banche del calibro di Siemens, Munich Re e Deutsche Bank. Ma l’Italia non sconta solo la miopia dei privati: prima della scorsa estate, il Senato aveva approvato una mozione (tra i firmatari Gasparri, Quagliariello e Dell’Utri) che impegnava il governo a tagliare le risorse per le fonti di energia che al momento costano di più. Come il solare termodinamico, appunto.
Flop del fotovoltaico? La battaglia del Giornale
Un articolo del Giornale di Berlusconi demolisce il fotovoltaico citando un pezzo della Zeit, uscito sette mesi prima. E in parte già smentito. Citava una ricerca realizzata da un’azienda tutt’altro che indipendente.
L
A FIGLIA DI FRANCO
BATTAGLIA, corsivista del Giornale di casa Berlusconi, deve prendere un autobus per raggiungere una palestra esterna perché quella della sua scuola, a Modena, «pare sia inagibile». Il Comune sperpera «denaro dei contribuenti per di Marco Atella decine di milioni di euro per installare impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole», spiega Battaglia sulle colonne del Giornale lunedì 22 marzo (giusto una settimana prima delle elezioni regionali). A conforto della sua tesi porta un articolo pubblicato dall’autorevole settimanale tedesco Die Zeit, “appena” sette mesi prima: il 13 agosto del 2009. “Viele Milliarden für wenig Strom”: molti miliardi per poca corrente, così si intitola il pezzo, che, | 44 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
in effetti, smonta il sistema dei sussidi tedeschi all’energia prodotta con i pannelli solari. «Il boom del solare è artificiale», scrive Fritz Vorholz sulla Zeit. «I cittadini tedeschi pagheranno dieci miliardi di euro nei prossimi vent’anni per avere in cambio lo 0,3% dell’attuale consumo di energia. In pratica niente». Vorholz cita uno studio del Reinisch-Westfälische Institut für Wirtschaftsforschung (Rwi) un istituto di ricerca economica con sede ad Essen, nella regione della Ruhr - secondo cui i dieci miliardi pubblici investiti nel solare potrebbero diventare 77 nel 2013. Soldi gettati alle ortiche. La colpa sarebbe della legge tedesca sulle rinnovabili, che fissa prezzi di acquisto al Kw/h per il solare molto più alti rispetto a quelli di mercato, a vantaggio di chi produce, vende e installa pannelli.
I sussidi, quindi, inquinerebbero la sana competizione generando inefficienza, anche a scapito dello sviluppo delle stesse rinnovabili.
Una ricerca poco indipendente Chiamata in causa da Vorholz nell’articolo, la SFV, Solarenergie-Förderverein Deutschland (Associazione per la promozione dell’energia solare in Germania), risponde il 17 agosto 2009, spiegando cosa si nasconde dietro all’RWI. Il presidente dei Freunde und Förderer des RWI (associazione degli “amici” e “sostenitori” dell’istituto) è, dal giugno del 2008, Rolf Pohlig, direttore finanziario di RWE AG, la seconda compagnia elettrica tedesca, che controlla cinque dei diciassette reattori nucleari ancora attivi in Germania. Prima di Pohlig
aveva guidato gli “amici” nient’altro che Dietmar Kuhnt, ex amministratore delegato di RWE. Insomma tra l’azienda RWE e l’istituto di ricerca RWI ci sarebbe un rapporto molto stretto. Di reciproco interesse. Scendendo nel merito dell’analisi di RWI, i sostenitori del solare spiegano come, in realtà, l’apporto del solare al mix energetico tedesco sia già pari all’1%, dopo “solo dieci anni di contributi”, mentre i costi totali del sostegno al fotovoltaico per i prossimi venti anni sarebbero in tutto “20 euro all’anno per ogni abitante tedesco”. Sul sito della Zeit, i commenti postati in calce all’articolo di Vorholz sono una cinquantina. Buona parte contro, ma anche molti a favore. In Germania si è aperto da tempo un dibattito sui sussidi alle rinnovabili. Peccato che Il Giornale non se ne sia accorto.
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 45 |
FONTE: CLEAN EDGE, 2010
Nel mondo le nuove installazioni hanno registrato aumenti record. I leader europei: Germania, Italia, Repubblica Ceca.
IL MERCATO DEL FOTOVOLTAICO NEL 2009
FONTE: SOLARBUZZ
La crisi non contagia le rinnovabili
| economiasolidale | solidarietà |
| economiasolidale |
Raccolta fondi: una sottile linea rossa tra necessità ed etica Crisi, donazioni in calo e tariffe postali in aumento mettono sotto pressione i fund raiser. I limiti etici si scontrano con il bisogno di soldi. Ma chi li deve fissare? L’Agenzia delle Onlus presenta una serie di linee guida.
B
ASTANO DUE RIGHE DI TESTO PER SCONVOLGERE UN SETTORE. Due
righe nel posto giusto. Ad esempio, in un decreto ministeriale: “Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali continuano ad applicarsi fino al 31 marzo 2010”. Firmato: ministro dello Sviluppo di Emanuele Isonio economico, Claudio Scajola. Due righe pubblicate sulla Gazzetta ufficiale n.75 del 31 marzo 2010. Diciassette parole che hanno quintuplicato (+500%), da un giorno all’altro, i costi delle spedizioni di libri, riviste (compreso la copia di Valori che state leggendo) e di ogni singola lettera di Ong ed ente non profit. Una mannaia devastante non solo per l’editoria sociale ma anche per la professione, delicatissima, del fund raiser. Di chi, cioè, cerca soldi per la ricerca scientifica, le adozioni a distanza o l’aiuto delle fasce deboli. Un lavoro – quello del “proUn momento dell’intervento cacciatore di fondi” - essenziale nel Terzo Settore, ma difdi Stephen Pidgeon, ficile e talvolta sottovalutato nelle sue implicazioni etiuno dei massimi esperti di raccolta che: è giusto porre limiti al fund raising? Un’associazione fondi britannici, può accettare soldi da enti e aziende che violano i diritti al Festival umani o attuano politiche in contrasto con i suoi valori? del 2009. “UNORA” SOLA TI VORREI SI CHIAMA PAYROLL GIVING ed è uno strumento che all’estero ha da tempo preso piede a sostegno dei progetti del Terzo settore: in pratica, un’associazione si accorda con un’azienda per sponsorizzare i propri progetti tra i suoi dipendenti. Chi vuole può destinare ad essi un’ora dello stipendio mensile, con trattenuta in busta paga. In Italia, per sviluppare questo tipo di iniziative è nata la Unora Onlus, su idea di sei grandi organismi non profit (ActionAid, Aism, Amref, Lega del Filo d’Oro, Terre des hommes e WWF). Unora sarà l’interlocutore unico per le aziende e le aiuterà nelle attività di promozione, nel processo di rendicontazione e garantirà agli aderenti le comunicazioni periodiche sul progresso dei progetti finanziati. Ogni azienda, se lo vorrà, potrà unirsi ai propri dipendenti, erogando un importo proporzionale o pari a quello raccolto, sfruttando i vantaggi fiscali della legge italiana, alimentando in questo modo il circuito della donazione. Ma il comitato di Unora proporrà questa ulteriore opzione – nota come match giving – solo alle aziende che rispettino adeguati standard ambientali e sociali.
| 46 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
In poche parole: l’obiettivo di trovare fondi per opere meritorie giustifica mezzi spregiudicati? Tutti quesiti che hanno assunto ancor più rilevanza da quando la crisi economica morde le tasche di cittadini e aziende.
Il confine tra fini e mezzi 43 euro di donazione media nel 2009 contro i 56 del 2008 e i 68 del 2006. Basta questo dato per capire quanto siano aumentate le pressioni sui fund raiser e la concorrenza tra le associazioni per aggiudicarsi una parte dei 2 miliardi che gli italiani erogano ogni anno in beneficienza (vedi BOX ). Se il peso dei privati è ancora preponderante (l’80% delle donazioni arriva da loro), il ruolo delle aziende sta crescendo. E il rapporto tra di esse e gli enti non profit è, per sua natura, sul filo di un rasoio. Il rischio che le attività benefiche siano usate da un gruppo industriale solo per mostrarsi eticamente migliore è sempre vivo. Ma, secondo gli operatori del settore, imporre regole e divieti identici per tutte le associazioni non è la soluzione. «Nel fund raising è giusto porsi limiti etici», spiega Giangi Milesi, presidente del Cesvi (www.cesvi.org). «Non ci possono però essere regole assolute. L’etica ha per forza una componente soggettiva: un’associazione, per il settore in cui opera, può dover rinunciare a un’erogazione che invece è accettabile per un altro organismo». È il caso dell’Unicef con Nestlé: «Per policy interna rifiutiamo sempre donazioni o partnership con le industrie petrolifere, del tabacco, dei superalcolici, delle armi. Ma sono off limits anche tutti i produttori di polveri sostitutive del latte materno», rivela Luigi Pasini, direttore Raccolta fondi di Unicef Italia (www.unicef.it). «Prima di accettare una donazione da un’azienda dobbiamo essere autorizzati dalla sede centrale di Ginevra,
PICCOLI ENTI E GRANDI BANCHE: TUTTI SUL WEB A CERCAR FONDI
ITALIANI GENEROSI? SOLO UNO SU TRE DATI UFFICIALI SULLE DONAZIONI NEL NOSTRO PAESE NON ESISTONO, complice una normativa fiscale che non agevola la trasparenza. Le stime dei vari istituti permettono, però, di quantificare in almeno un miliardo di euro le somme donate dagli italiani ogni anno (alcuni analisti arrivano a parlare di 3 miliardi). Cifre di tutto rispetto, ma derivate dal “buon cuore” di appena un terzo della popolazione. Oltre il 64% degli italiani, infatti, non dona nemmeno un euro. E chi lo fa dona meno che nel passato: l’importo medio delle donazioni è crollato dal picco di 68 euro del 2006 ai 43 di ottobre scorso (vedi GRAFICO ). Nel 2009, il 41% dei donatori ha versato meno di 13 euro, il 22% tra i 14 e i 25 euro e il 24% meno di 100 euro. A far la parte del leone, le donazioni per la ricerca medica (55%) e le emergenze (35%). Il 19% ha donato poi per aiutare le vittime del sisma abruzzese (vedi GRAFICO ). Ma i donatori chiedono alle organizzazioni che sostengono di garantire trasparenza e informazioni adeguate: un quarto dei donatori, infatti, decide di interrompere i finanziamenti per mancanza di chiarezza e di fiducia (vedi TABELLA ). Percentuale che, tra i donatori abituali sale al 33%. Fund raiser e enti non profit sono avvisati. QUANTO DONA UN ITALIANO
TREND DELLE DONAZIONI MEDIE 2001-2009 FONTE: DOXA 70
63
59
68
60
65
60
52
50 40
56
set 01
nov 02
nov 03
ott 04
43
48 nov 05
ott 06
ott 07
ott 08
ott 09
I DESTINATARI DELLE DONAZIONI
LE DONAZIONI DEGLI ITALIANI DIVISE PER SETTORE DI DONAZIONE. DATI 2009 FONTE: DOXA 55
RICERCA MEDICA AIUTI D’EMERGENZA (GUERRE - CALAMITÀ) 35 TERREMOTO IN ABRUZZO 19 15 LOTTA CONTRO LA POVERTÀ NEL MONDO 15 POVERTÀ IN ITALIA 10 ADOZIONE A DISTANZA 4 PROTEZIONE ANIMALI 3 DIFESA DELL’AMBIENTE 2 PATRIMONIO ARTISTICO 1 PORTATORI HANDICAP 6 ALTRO
DONAVO. ORA NON DONO PIÙ, PERCHÉ... DATI NOVEMBRE 2008 FONTE: INDAGINE SUI DONATORI – GFK EURISKO TOTALE DONATORI
MANCANZA DI DENARO PER DIVERSIFICARE LE DONAZIONI NON VOGLIO IMPEGNARMI MANCANZA DI FIDUCIA MANCANZA DI INFORMAZIONI MANCANZA DI TRASPARENZA CHIEDONO TROPPI SOLDI ALTRO
30 16 15 9 9 8 2 8
DONATORI REGOLARI
DONATORI SALTUARI
29 21 9 11 11 11 0,4 9
31 11 21 7 6 6 4 7
LEGGERE “VIENI A FARE LA RIVOLUZIONE” sulla home page del progetto per il Terzo Settore del gruppo Intesa San Paolo – tra le prime quattro banche per investimenti in armi nucleari e mine antiuomo – fa correre un (legittimo) brivido lungo la schiena. Eppure l’istituto di credito ha realizzato una piattaforma internet – Terzo Valore – per incentivare i donatori occasionali. Dai primi di maggio, le associazioni non profit potranno presentare sul sito i progetti. Gli utenti, registrandosi, potranno scegliere se donare i soldi o se prestarli, concordando tassi d’interesse e tempi di restituzione. Spiega l’economista Stefano Zamagni: «La banca valuta i progetti e contribuisce economicamente. Così facendo dà garanzie ai donatori che, quindi, possono essere più propensi a donare». Sulla stessa scia anche Ilmiodono.it, strumento on line di sostegno alla raccolta fondi predisposto, questa volta, da Unicredit (primo investitore in “armi controverse”, come rivelato nello scorso numero di Valori). Il sito offre un motore di ricerca per selezionare organizzazioni e progetti. I potenziali donatori possono versare con bonifico on line o carta di credito. “Fare solidarietà divertendosi” è invece la filosofia di Astatosta.org, ideata dall’associazione Rete Tosta per sostenere i progetti delle piccole associazioni, che spesso fanno fatica a reperire finanziamenti. I donatori mettono sul sito vecchi oggetti che non usano più e, come su Ebay, gli acquirenti possono comprarli. Il ricavato viene devoluto al progetto scelto dal donatore.
che fa le opportune verifiche». Ma se a proporre la donazione fosse un’azienda dell’indotto di uno dei settori off limits? Qualcosa di simile è avvenuto al Policlinico di Bologna, in cui il padiglione di Ematologia è stato realizzato grazie a un contributo di decine di milioni di euro dai titolari di un’azienda cittadina – la Coesia – leader mondiale nelle macchine per il confezionamento delle sigarette. «Forse in quel caso è più lecito accettare la donazione, perché è fatta da un’impresa che si rivolge ad altre aziende e non ai consumatori finali», osserva Pasini. «Regole valide per tutti gli enti non profit possono esserci solo per pochi settori. Tabacco, armi, pornografia», commenta Francesco Quistelli, presidente di Coopi (www.coopi.org). «Per tutti gli altri casi è l’associazione stessa a dover valutare e monitorare un’azienda per capire se è opportuno scommettere sulla sua buona fede». «Tra imprese profit ed enti non profit deve esserci mutua fiducia», aggiunge Milesi del Cesvi. «Noi, ad esempio, dalle aziende che vogliono cooperare nei nostri progetti pretendiamo serietà e condivisione degli obiettivi. Per contro, ci impegniamo a partecipare alle iniziative commerciali concordate».
Il nodo della trasparenza In tale quadro il problema più rilevante finisce per essere un altro: garantire la trasparenza. Delle donazioni ricevute, del modo in cui sono utilizzate, dell’efficacia degli interventi. «Il maggiore rischio del fund raiser è quello di violare la fiducia dei donatori. Se riceviamo dei soldi per un progetto, non possiamo usarli in modo diverso e dobbiamo garantire il massimo livello di efficacia», spiega Quistelli. «Purtroppo in Italia siamo molto indie|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 47 |
| economiasolidale |
| lavoratori | economiasolidale |
tro su questo punto. Solo di recente i bilanci sono stati resi pubblici. Ăˆ un primo passo per permettere ai cittadini di controllare l’operato degli enti beneficiÂť. Un aiuto può arrivare in tal senso dalle “Linee guida della raccolta fondiâ€?, realizzate dall’Agenzia delle Onlus. ÂŤIl documento (che sarĂ presentato a metĂ maggio durante il Festival del Fund Raising, ndr) è la traduzione pratica di tre regole essenziali della raccolta fondi: la trasparenza paga; bisogna saper essere APPUNTAMENTI efficaci; bisogna essere contabilmente a postoÂť spiega l’economista Stefano Zamagni, presi12 - 14 maggio dente dell’Agenzia. CASTROCARO TERME In particolare, nel documenFESTIVAL DEL FUND RAISING to saranno presentate le buone Terza edizione pratiche sui settori tipici del fund del Festival del Fund Raising, il piĂš raising: lettere pubblicitarie, teleimportante evento marketing, faccia a faccia, lasciti italiano dedicato a chi si occupa testamentari, relazione con imdi raccolta fondi. prese, con grandi donatori, orL’iniziativa, promossa ganizzazione di eventi. ÂŤIl mondal master in Fund Raising dell’universitĂ do non profit ha ormai percepidi Bologna, nasce to che garantire trasparenza ed con l’obiettivo di condividere le buone efficacia va a suo vantaggio. pratiche e di scambiare Questo documento - commenesperienze tra chi opera nel settore. ta Zamagni - può aiutarlo a traIl programma sformare in pratica tale perceziocompleto dell’edizione 2010 è disponibile su ne, stimolando la diffusione nel www.festivaldelfund tessuto sociale dell’indispensaraising.it bile cultura del donoÂť.
ÂŤBISOGNA ENTRARE NELL’OTTICA di considerare il fund raiser un architetto di ponti e non di muri. Se il mondo delle imprese profit cambia in meglio è per osmosi e contaminazione con il non profit. Non per una dittatura dei “buoniâ€?Âť. L’opinione è di Valerio Melandri, direttore del Master in Fund Raising dell’UniversitĂ di Bologna e presidente del Festival omonimo. Quindi quello dei limiti etici è un falso problema?
Io ho seri dubbi su chi si approccia alla questione dell’etica con il coltello in mano. Per questo non credo ai codici etici. Penso che ogni singolo organismo debba scegliere un modo di comportarsi rispetto alla raccolta fondi, giustificare tale scelta e assicurarsi che le proprie azioni siano coerenti con essa. Non vede il rischio di un’eccessiva spregiudicatezza dei fund raiser?
Il vero rischio per chi raccoglie fondi è non garantire un livello di trasparenza adeguato alle attese dei donatori e usare un approccio comunicativo basato sulla colpevolizzazione di chi non dona. E il fatto che un’azienda possa usare una donazione solo per migliorare la propria immagine?
Il green washing non è sbagliato in sÊ: è folle però che con quattro soldi un’azienda possa portarsi a casa un vantaggio enorme in termini d’immagine. Quando un’azienda decide di sponsorizzare un progetto umanitario lo fa per scopi commerciali. Gli enti non profit devono accettarlo, evitando, al tempo stesso, di svendere il proprio marchio e il proprio nome. E devono poi far sapere da chi ricevono denaro. A proposito di trasparenza. Quanto siamo indietro rispetto agli altri Stati?
Il tema è cruciale. Ma pensare di risolverlo col “bollino bluâ€? è utopia. In Italia purtroppo mancano watchdog indipendenti, che invece funzionano benissimo in altri Stati (vedi box). Negli Usa e in Gran Bretagna, il ruolo di questi “cani da guardiaâ€? è talmente diffuso che se una Ong non si iscrive su questi siti e non pubblica le informazioni richieste è automaticamente considerata inaffidabile.
8Q FRQWR FRUUHQWH D FRQGL]LRQL SDUWLFRODUPHQWH IDYRUHYROL H FRQ WDQWL DOWUL YDQWDJJL
6$9,1*6 $&&2817 %22. /D IRUPD SL VHPSOLFH GL FXVWRGLD GHL ULVSDUPL
Â&#x2021; F FDUWD %$1&20$7 SUHSDJDWD DU WD %$1&20$7 S UHSDJDWD 35(3$,' 021(< &$5' (3$,' 021(< &$5' q XQR VWUXPHQWR XWLOH H SUDWLFR QR VWUXPHQWR XWLOH H SUDWWLFR DOWHUQDWLYR DO FRQWDQWH LGHDOH HUQDWLYR DO FRQWDQWH LGHD DOH SHU L SDJDPHQWL TXRWLGLDQL L SDJDPHQWL TXRWLGLDQL
Â&#x2021; 5,0(66( (0,*5$7, (0,*5$7( 5(0,77$1&(6
Â&#x2021; SUHVWLWL VX PLVXUD Â&#x2021; SUHVW L W L VX P LVXUD &86720 0$'( /2$16 & 86720 0$ '( /2$16 Ă&#x20AC;QDQ]LDPHQWL SHU OH VSHVH Ă&#x20AC;QDQ]LDPHQWL SHU OH VSHVH SHUVRQDOL H SHUVRQDOL FRQ WHPSL GL HURJD]LRQH EUHYL FRQ WHPSL GL HURJD]LRQH EUHYL H GXUDWD ULPERUVR Ă&#x20AC;QR D JLRUQL H GXUDWD ULPERUVR Ă&#x20AC;QR D JLRUQL
Â&#x2021; G Â&#x2021; GENTE ENTE SERENA SERENA SROL]]D DVVLFXUDWLYD FR SROL]]D DVVLFXUDWLYD FRQWUR JOL LQIRUWXQL RQWUR JOL LQIRUWXQL SURIHVVLRQDOL HG H[WUDSURIHVVLRQDOL SURIHVVLRQDOL HG H[WUDS SURIHVVLRQDOL
OD VWUDGD SL FRPRGD H VLFXUD SHU LQYLDUH GHQDUR DOO¡HVWHUR VHQ]D FRVWL SHU L GHVWLQDWDUL
,QIRUPD]LRQH SXEEOLFLWDULD FRQ Ă&#x20AC;QDOLWj SURPR]LRQDOH 3HU OH FRQGL]LRQL FRQWUDWWXDOL VL ULQYLD DL IRJOL LQIRUPDWLYL GLVSRQLELOL SUHVVR OH Ă&#x20AC;OLDOL GHOOD %DQFD DWWXDOL VL ULQYLD DL IRJOL LQIRUPDWLYL GLVSRQLELOL SUHVVR OH Ă&#x20AC;OLDOL GHOOD %DQFD
Â&#x2021; / ,,%5(772 ', 5,63$50,2 % 5 ( 7 7 2 ' , 5 , 6 3$ 5 0 , 2
&+(&.,1* $&&2817
www.popso.it
ÂŤE
CHARITYNAVIGATOR.ORG, GIVE.ORG, GUIDESTAR.ORG. Tre siti, una sola filosofia di fondo. Fare le pulci agli enti di beneficenza per valutarne la trasparenza e aiutare i potenziali donatori a scegliere i piĂš meritevoli. Il fenomeno dei â&#x20AC;&#x153;cani da guardiaâ&#x20AC;? (meglio noti come watchdog) in Regno Unito e Usa si è da tempo rivelato il modo migliore per imporre agli enti non profit di rendere pubblici i propri bilanci e i criteri di raccolta e utilizzo dei fondi. Charity Navigator (inserito dalla rivista Time tra i cinquanta siti piĂš cool del 2006), pubblicate le informazioni su oltre 5.500 charities statunitensi. Per ognuna, assegna un giudizio da zero a quattro stelle. Charity Navigator non accetta pubblicitĂ o donazioni dagli organismi che valuta. Stesso funzionamento per la BBB Wise Giving Alliance (600 organizzazioni â&#x20AC;&#x153;indagateâ&#x20AC;?). Impressionanti, infine, i numeri di Guide Star: il suo sito fornisce informazioni finanziarie su 1,8 milioni di soggetti non profit ed è stata visitato nel 2008 da oltre 8,2 milioni di utenti.
Â&#x2021; & 2172 &255(17(
3HU LQIRUPD]LRQL SRWUHWH ULYROJHUYL SUHVVR TXDOVLDVL ILOLDOH GHOOD EDQFD
Trenta persone rischiano il posto per lâ&#x20AC;&#x2122;ennesimo subappalto. Al centro unâ&#x20AC;&#x2122;infinita serie di cambi della guardia. La verità è che lo storico centralino di San Donato non interessa piĂš a nessuno. Ma i lavoratori non si arrendono.
LA CARITĂ&#x20AC; SOTTO LA LENTE: I â&#x20AC;&#x153;CANI DA GUARDIAâ&#x20AC;? AMICI DEI DONATORI
.
,O VHUYL]LR EDQFDULR FRQ FRVWL GL JHVWLRQH FRQWHQXWL H QXPHURVH RSSRUWXQLWj
Lâ&#x20AC;&#x2122;Eni sbaglia numero Centralinisti in rivolta
TRASPARENZA E CONTROLLORI INDIPENDENTI: COSĂ&#x152; CRESCE LA RACCOLTA FONDI
NI BUONGIORNO, IN COSA POSSO ESSERLE UTILE?Âť. Chiamavi il centralino di San Donato Milanese e ti rispondevano Giorgio, Salvatore, Franca, Teresita e una trentina di altre voci. PiĂš o meno sempre le stesse, da ventâ&#x20AC;&#x2122;anni. In realtĂ , giĂ dalla fine degli di Mauro Meggiolaro anni 90 i loro contratti non li firmava piĂš Eni, ma societĂ con nomi sempre diversi e sempre piĂš oscuri: da Albacom a British Telecom, da Omnia Network alla disastrata Voicity. Che da novembre dellâ&#x20AC;&#x2122;anno scorso ha smesso di pagare gli stipendi. ÂŤAbbiamo continuato a lavorare, nonostante tutto, fino ai primi di febbraioÂť, spiega Alessandro Sartore, uno dei centralinisti. ÂŤPoi lâ&#x20AC;&#x2122;azienda committente (BT, ndr) ha deviato il traffico su una subappaltante - costituita per lâ&#x20AC;&#x2122;occasione - e noi ora rischiamo di perdere il lavoroÂť. Ai lavoratori non resta che scendere in strada, davanti ai palazzi dellâ&#x20AC;&#x2122;Eni. Lâ&#x20AC;&#x2122;hanno fatto la prima volta il 16 febbraio, poi di nuovo il 26 marzo. Hanno trovato lâ&#x20AC;&#x2122;appoggio della Filctem Cgil. Ma per ora la situazione non sembra migliorare. ÂŤSi nascondono - continua Sartore -, ci ripetono che la responsabilità è dellâ&#x20AC;&#x2122;impresa che gestisce gli appaltiÂť.
nale del Lavoro, in cui entra anche Mediaset, con il 20%. In quel periodo i centralinisti passano dalla Snam alla neo-costituita NST (Nuova SocietĂ di Telecomunicazioni), che viene subito venduta ad Albacom, la quale si impegna a fornire in outsourcing servizi di telecomunicazioni al gruppo Eni ÂŤa prezzi inferiori al mercatoÂť. Dallâ&#x20AC;&#x2122;operazione Eni incassa poco piĂš di 100 miliardi di lire (50 milioni di euro), liberandosi del settore telecomunicazioni. Con lâ&#x20AC;&#x2122;uscita degli altri soci italiani (Mediaset e Bnl) Albacom passa definitivamente a British Telecom, cambiando nome in BT Italia. Ed è proprio BT che, nel 2003, si accorda con Acroservizi, una societĂ di call center, per subappaltare la gestione del centralino. ÂŤEâ&#x20AC;&#x2122; lâ&#x20AC;&#x2122;inizio della fineÂť, spiega Stefano Fossati, delegato Filctem Cgil. ÂŤI centralinisti della maggiore impresa italiana, controllata ancora al 33% dal governo, vengono trasferiti in una sede diversa, a 15 km da San DonatoÂť.
Centralini offshore
Ma non è finita. Nel 2006 le strutture operative di Acroservizi vengono acquisite da Omnia Network, il â&#x20AC;&#x153;numero due dei call center in Italiaâ&#x20AC;?, che nel 2007 si quota in Borsa. Nel prospetto della quotazione si leggono i nomi dei principali azionisti. Quasi tutte scatole finanziarie offshoDa Mattei a San Precario re con sede in Lussemburgo: Okw Sa, Technology 13 Sa, Lestia InternaLa storia del centralino milanese dellâ&#x20AC;&#x2122;Eni, nel suo piccolo, porta in sĂŠ i tional Sa, Knightley Forum Sa, Technology 22 Sa, Lavender Blue Sa. Diegermi del declino industriale italiano. Parte negli anni 50, con Mattei, tro ci sono i fondatori, in testa il presidente PierVittorio Rossi e lâ&#x20AC;&#x2122;ad ed entra a pieno titolo nella sua visione futurista di unâ&#x20AC;&#x2122;impresa moAchille Tranchida. Hanno piazzato le azioni in derna, che investe nella comunicazione. Eni si doBorsa, intascando plusvalenze senza il pensiero di ta di ponti radio per collegare le sedi e il complespagare le tasse. Poi la società è andata allo sbando. so che ospita il centralino - controllato dalla Snam Nellâ&#x20AC;&#x2122;aprile del 2009 è stata sospesa le quotazione e - diventa una cittĂ nella cittĂ , che ha unâ&#x20AC;&#x2122;imporpochi giorni fa è fallito un aumento di capitale. tanza cruciale. Omnia ha i giorni contati. Intanto centralinisti Le cose iniziano a cambiare radicalmente neEni, mollati da Omnia alla controllata Voicity, fisgli anni 90, dopo la privatizzazione dellâ&#x20AC;&#x2122;Eni. Nel sano i telefoni muti. BT ha tolto la committenza a dicembre del 1997 il cane a sei zampe compra il Voicity, deviando le chiamate verso altri fornitori. 35% di Albacom, una societĂ di telecomunicazioVerso una nuova galassia di precari. ni creata da British Telecom con la Banca NazioManifestazione davanti allâ&#x20AC;&#x2122;Eni.
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 49 |
| economiasolidale | terre future |
| economiasolidale |
Zoes: il web 2.0 equosolidale diventa più grande e più social
Assolutamente sì, del resto tra i suoi scopi c’era quello di diventare il luogo di una rete sociale più che un editore e restitutore di informazioni. Pensavamo che la componente di informazione diventasse in qualche modo prevalente, invece si stanno affermando soprattutto fenomeni di aggregazione attorno ad alcuni temi chiave: c’è chi magari si trova per passeggiare in montagna o per organizzare il viaggio alla conferenza mondiale sul clima di Copenaghen in bicicletta. Non a caso stiamo lavorando all’introduzione di strumenti imprescindibili per la comunicazione di tipo social: innanzitutto l’istituzionalizzazione di feed Rss in forma grafica; poi l’impiego delle notifiche via mail, richieste dalla community; la possibilità di condividere i propri contenuti sui principali social network e, infine, l’ambiziosa operazione di aprire allo sviluppo condiviso del portale (per ora limitata alla progettazione condivisa delle “mappe” e della “ricerca”).
Quinto potere Quando il web fa politica Popolo viola, grillini, flash mob: internet fa sul serio. E Zoes...
«E
mini di influenza sull’opinione pubblica, di libera diffusione delle informazioni e di supporto a forme autoorganizzate della politica». Andrea Tracanzan, referente di Zoes per la Fondazione Culturale Respondi Corrado Fontana sabilità Etica, ha chiaro il ruolo politico che la rete sta assumendo in Italia, seppure non ancora ben delineato.
.
Il primo (e fino ad ora unico in Italia) social network equosolidale cresce, pensando ad un virtuale sempre più reale e sviluppando l’interazione tra i suoi abitanti e gli strumenti di condivisione messi a disposizione dalla tecnologia.
U
NA COMUNITÀ COMPOSTA DA CIRCA DIECIMILA ABITANTI.
Un Ci sono state ricadute nel mondo “reale”? luogo di incontro virtuale, ma con molte ricadute nel Molte. Per esempio l’interazione che si è generata con mondo reale. A un anno dalla sua nascita, Zoes.it, primo Fairtrade, che ha inserito l’esperienza di Zoes come arportale d’informazione e social network equosoligomento dei corsi di formazione rivolti a chi gestisce o dale italiano, tira le fila della sua esperienza. «Il intende gestire una bottega del commercio equo. Essere di Corrado Fontana bilancio è estremamente positivo, innanzitutto su internet come abitante di Zoes è un bel modo per coin termini numerici: la community continua a crescere, municare ed entrare in relazione con un mondo più amAPPUNTAMENTI come le pagine viste e il numero degli accessi unici», dipio rispetto a quello della bottega o alla rete delle bottechiara Adriana De Cesare, project manager della Fondaghe. Un altro esempio è l’Eco-villaggio autocostruito a zione sistema Toscana responsabile del progetto di L’Aquila (http://eva.pescomaggiore.org/immagini, di Zoes.it. «E non c’è ancora stata quella facui Valori ha scritto sul numero di diIN INTERNET se di assestamento tipica di un portale cembre 2009, ndr), dove si è vista l’utilità dopo aver raggiunto il suo picco. Zoes, del fare rete per un’attività concreta e www.zoes.it invece, mostra ancora notevoli margini reale nel superamento dell’emergenza. E fondazionesistematoscana.it eva.pescomaggiore.org di crescita. Ma il bilancio è positivo anstanno nascendo altri progetti in cui 28 - 31 maggio che da un punto di vista più politico e Zoes è funzionale a reti territoriali già esiFIRENZE sociale: sono state create relazioni e il web – inteso come stenti, a cui consente di essere presenti sulla rete monFORTEZZA DA BASSO TERRA FUTURA ambiente ricco di opportunità e capacità di promuovediale rimanendo coerenti al proprio dato costitutivo. VII edizione re interazioni – ha potuto penetrare in maniera profonwww.terrafutura.it da il mondo dell’economia solidale». Quando è nata Zoes e chi sono i suoi utenti? È on line dal 13 marzo del 2009, ma io farei nascere LA TERRA FUTURA DI ZOES Zoes nella sua completezza a patire da ottobre 2009, dopo una fase iniziale cosiddetta “beta”, una fase di deDOPO LA GESTIONE DELLO STAND CONDIVISA DAI SUOI ABITANTI NEL 2009, Zoes organizza un bug trasparente che è durata fino a settembre/ottobre, evento anche alla VII edizione di Terra Futura 2010 (Firenze, 28-30 maggio 2010). Si chiamerà condivisa con gli utenti perché fossero parte del pro“www”, o meglio, Words, World, Web – Parole, pianeta, rete e avrà luogo per tutta la durata della cesso di costruzione. Quanto agli abitanti di Zoes, posmanifestazione alla Palazzina Lorenese. Cuore dell’evento una serie di presentazioni sul tema riciclo/riuso, strutturate sulla base di un format chiamato “ignite” che scandisce questi momenti in so dire che ci sono diverse tipologie di utenti. Per molblocchi da 7 minuti durante i quali è consentito mostrare fino a un massimo di 20 slides. ti è il primo approccio per affacciarsi sulla rete attraL’obbiettivo è dare ritmo e vivacità all’iniziativa e declinare i concetti del riciclo e riuso, trattati da verso una community nella quale si riconoscono per inoltre 50 soggetti, tra aziende e organizzazioni, sotto vari aspetti: quello alimentare, dei prodotti di design e moda, quello turistico del cosiddetto “riviaggiare”. Inoltre ci saranno incontri tematici sul tenti e valori condivisi. web come ambiente e strumento di politica, si parlerà di green washing e green marketing e del web come luogo di promozione di azioni di mobilitazione sociale: saranno presenti rappresentanti di movimenti nati sulla rete (“popolo viola”, sciopero dei migranti, ecc.).
| 50 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
Quindi Zoes si è sviluppato soprattutto nella sua dimensione di equo-social network?
CHIARO IL RUOLO DIROMPENTE che la rete può giocare in ter-
GLOSSARIO URL Abbreviazione generica per “indirizzo internet” FAIRTRADE È il marchio del Commercio Equo e Solidale gestito in Italia da Fairtrade Italia, consorzio costituito da organismi che operano nella cooperazione internazionale, nella solidarietà e nel commercio equo e solidale COMMUNITY Comunità virtuale di utenti o navigatori web che condividono la partecipazione a un sito internet o a particolari servizi e strumenti della rete. ACCESSI UNICI Ogni navigatore è identificabile, al momento dell’apertura di una pagina internet, da un proprio indirizzo (IP). Gli amministratori dei siti web possono contabilizzare tali accessi per utente (accesso unico) o per numero di pagine viste. DEBUG Fase di risoluzione dei problemi tecnici “di gioventù” di un sito internet FEED RSS Forme di servizi di abbonamento (spesso gratuito) alle notizie pubblicate da un certo sito o fonte web, segnalate e inviate all’abbonato non appena messe in rete. SOCIAL NETWORK Sito internet che consente il contatto e la comunicazione (condividendo scritti, immagini, suoni, indirizzi internet) tra i suoi abitanti registrati. FLASH MOB Mobilitazione pubblica, generalmente a sfondo politico-sociale o artistico, studiata per essere dirompente, improvvisa e di rapida esecuzione e dissolvimento, spesso organizzata per via telematica da un gruppo più o meno ristretto di partecipanti. REALTÀ AUMENTATA Nella sua accezione base si tratta di poter integrare la rappresentazione (generalmente in forma di video o immagini) di ciò che vediamo in tempo reale o della realtà così come appare all’occhio umano, con ulteriori informazioni di natura digitale e virtuale (tipico l’esempio delle mappe satellitari integrate dalla segnalazione di luoghi d’interesse, indirizzi). WEB 2.0 Formula convenzionale che indica una seconda fase di vita di internet, caratterizzata da un sempre maggior grado di condivisione e interazione con i navigatori.
Il fenomeno è solo un aggiornamento degli strumenti di mobilitazione e comunicazione o è legato all’intrinseca qualità del mezzo telematico. E soprattutto: dove ci porta? I numeri e l’attenzione del legislatore rispetto al mondo web danno ragione a chi pensa che la rete cambierà il campo di gioco della politica. I risultati alle regionali del Movimento a 5 stelle, la capacità di movimenti “liquidi” come il Popolo Viola di attirare l’attenzione della stampa mainstream e l’incapacità della politica tradizionale di governare questi processi fanno presagire un possibile cambiamento all’orizzonte. Sicuramente la rete può facilitare scelte di cittadinanza attiva e di democrazia partecipativa. Ma non non basta ad ottenere maggiore democrazia: è l’atteggiamento del cittadino quello che conta. Internet è un’opportunità, non è la soluzione. Quali argini, regole o spazi di ulteriore libertà dovranno essere concepiti rispetto all’uso “politico” del web? Rispetto agli argini è evidente che è necessario proteggere i contenuti generati dagli utenti dal potere di chi ha la proprietà delle piattaforme. Nella maggior parte dei casi l’utente cede la proprietà dei propri contenuti al proprietario dello spazio virtuale che li ospita. Se coniughiamo questo elemento con le pressioni economiche e politiche che il web ha attirato su di sé è impossibile non sottolineare il rischio che contenuti e autori scomodi possono correre. Paradossalmente a guadagnare in termini di potere non è (solo) l’utente, ma anche (e soprattutto) chi lo ospita, chi ne indicizza i contenuti decretandone il successo o l’insuccesso. Per il futuro dobbiamo riflettere sulla necessità di piattaforme indipendenti che siano di proprietà degli utenti stessi. Web 2.0: dove può arrivare l’interattività del web e di Zoes? Le nuove frontiere dell’interazione digitale non hanno limiti. L’interazione digitale trova la sua ragion d’essere nella capacità di rispondere ai bisogni reali del cittadino e della comunità. Per quanto riguarda lo sviluppo di Zoes seguiamo tre linee guida: ascoltare le richieste degli utenti, fornire strumenti collaborativi agli abitanti della community, organizzare attività di formazione. Continueremo su questa strada, consapevoli che il salto di qualità della Zona equosostenibile dipende dalla capacità di essere aperti e inclusivi: la mission è promuovere comportamenti sostenibili, nuovi stili di vita, di produzione e di consumo.
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 51 |
APPUNTAMENTI MAGGIO>LUGLIO
1 - 16 maggio EUROPA EUROPEAN SOLAR DAYS Terza edizione della campagna di informazione sull’energia solare, che lo scorso anno ha coinvolto più di 500 mila cittadini europei in 16 Paesi. www.europeansolardays.it 3 - 7 maggio ROMA SETTIMANA DELL’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE La 5ª edizione della “Settimana dell’alfabetizzazione digitale”, quest’anno coinvolge oltre al Lazio, anche Marche, Piemonte, Lombardia e Romania. Aprono le aule di informatica ai cittadini del quartiere oltre 60 scuole di ogni ordine e grado e 50 centri anziani romani. 8 - 9 maggio PISA DISTRETTO DELL’ECONOMIA SOLIDALE: FESTA IN PIAZZA Dibattiti, giochi, musica, produttori locali e molto altro per due giorni in piazza Santa Caterina. 16 maggio PERUGIA MARCIA PER LA PACE La tradizionale marcia Perugia-Assisi quest’anno ha scelto come slogan una frase di Eleanor Roosevelt: “Non basta parlare di pace. Uno ci deve credere. E non basta crederci. Uno ci deve lavorare”. www.perlapace.it
19 - 23 maggio SAN VITO LO CAPO (TP) FESTIVAL ENERGIE ALTER-NATIVE L’evento ha lo scopo di creare una community di aziende, associazioni, enti ed artisti che si incontrano tutto l’anno per diffondere la cultura e le applicazioni pratiche delle energie rinnovabili. Prende il via a San Vito Lo Capo, per poi spostarsi a Palermo (2-4 luglio) e a Catania (2-4 ottobre). www.festivalenergiealter-native.org 21 maggio FIRENZE (ITALIA) TAVOLA ROTONDA CON LA REGIONE TOSCANA SU FONTI RINNOVABILI, EFFICIENZA ENERGETICA ED EDILIZIA SOSTENIBILE L’iniziativa, realizzata da Business International in partnership con il Monte dei Paschi di Siena, si propone | 52 | valori |
ANNO 10 N.79
|
A CURA DI ANDREA BAROLINI | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
di approfondire le opportunità del territorio in tema di Rinnovabili, di efficienza energetica e di edilizia sostenibile. www.businessinternational.it 21 - 22 maggio ROMA COLLOQUIO SCIENTIFICO ANNUALE SULL’IMPRESA SOCIALE Incontro presso la Facoltà di Economia dell’Università Roma Tre. Il “Colloquio scientifico annuale sull’impresa sociale”, giunto alla quarta edizione, sarà occasione di confronto fra studiosi e ricercatori sugli elementi costitutivi di questo modello d’impresa. Organizza Iris Network – Istituti di Ricerca sull’Impresa Sociale. www.irisnetwork.it 25 - 27 maggio JÖNKÖPING (SVEZIA) WORLD BIOENERGY 2010 Tre giorni di conferenze e di esposizioni con al centro il tema della bioenergia. www.elmia.se/en/worldbioenergy
26 - 27 maggio ROMA (ITALIA) III SOLAR REVOLUTION SUMMIT Quali sono le sfide e le opportunità degli operatori italiani del settore dell’energia solare? Come si può sviluppare una filiera? Questi ed altri i temi dell’incontro in programma a Palazzo Rospigliosi in via XXIV Maggio 43 a Roma solarsummit.businessinternational.it 28 - 30 maggio FIRENZE TERRA FUTURA Grande mostra-convegno strutturata in un’area espositiva, di anno in anno più ampia e articolata, e in un calendario di appuntamenti culturali di alto spessore, tra convegni, seminari, workshop; e ancora laboratori e momenti di animazione e spettacolo. www.terrafutura.it giugno ITALIA GOLETTA VERDE È la campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del nostro mare. Dal 1986 ad oggi, ogni estate, il battello ambientalista compie il periplo delle coste italiane prelevando e analizzando circa 500 campioni d’acqua ed eseguendo su ognuno le analisi previste dalla legge. www.legambiente.eu/campagne/goletta 3 - 6 giugno TRENTO FESTIVAL ECONOMIA 2010
MAGGIO 2010
|
Come ha fatto il mondo ad arrivare sull’orlo di una nuova Grande Depressione? È stata questa la domanda che ha animato l’ultima edizione del Festival dell’Economia di Trento. Come possiamo attrezzarci affinché questo non accada più? È la domanda chiave dell’edizione 2010, il cui tema è appunto: “Informazioni, scelte e sviluppo”. www.festivaleconomia.it 4 - 27 giugno NAPOLI NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA 2010 Giunto alla terza edizione, come nei primi due anni sarà un Festival internazionale di creazione, che promuove nuove progettualità internazionali, utilizza come palcoscenico architetture e intere parti della città, invita artisti, commissiona testi originali, propone ai registi spettacoli site-specific. www.teatrofestivalitalia.it 5 giugno MONDO WORLD ENVIRONMENT DAY Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente istituita dall’Onu per stimolare una maggiore sensibilità, promuovere azioni concrete e concentrare l’attenzione dei governi sulle tematiche ambientali. www.unep.org/wed/2010/english
6 giugno RICCIONE NO ECOMAFIA TOUR Parte il 6 giugno da Riccione, in occasione del Premio Ilaria Alpi, la nuova campagna itinerante di Legambiente, per portare l’annuale dossier “Rapporto Ecomafia” a contatto con la gente, ricondurlo alla sua origine, proprio dove accadono i fatti di cronaca. www.legambiente.eu/documenti/2008 /0604_ecomafiatour/index.php 16 - 18 giugno PARIGI (FRANCIA) SALON DES ENERGIES RENOUVELABLES Il Salone delle energie rinnovabile della capitale francese è nato nel 2001, e da quell’anno non ha mai abbandonato il panorama del settore. L’esposizione sarà organizzata a Porte de Versailles. www.energie-ren.com/2010 luglio ITALIA COMUNI RICICLONI Legambiente premia quei comuni che dimostrano particolare impegno nell’avviare e incrementare programmi per la raccolta differenziata dei rifiuti. www.ecosportello.org
www.metalli-lindbeg.com
| economiasolidale |
luglio - ottobre ITALIA LA CAROVANA DELLE ALPI Campagna per la difesa e valorizzazione delle Alpi, territorio in cui si concentrano enormi risorse naturali ma anche una grande potenzialità economica e produttiva. Il primo passo per garantire il mantenimento del paesaggio e dell’identità alpina è contrastarne lo spopolamento, l’inquinamento e il degrado. www.legambiente.eu
8 - 9 luglio RHEIN-MAIN-HALLEN - WIESBADEN (GERMANIA) DENEX Conferenza internazionale sui sistemi energetici decentralizzati e bioedilizia. www.denex.info
16 - 18 luglio PARCO DELLE MADONIE SOLEXP ESPERIENZA SOSTENIBILE E LEGALE Agricoltura biologica, riuso e riciclo dei materiali, mobilità sostenibile, energie rinnovabili, bioedilizia sono i temi del primo festival internazionale della sostenibilità e della legalità, organizzato dal CoMeSS (consorzio mediterraneo per lo sviluppo sostenibile). www.solexp.it 18 - 23 luglio FIRENZE INTERNATIONAL SUMMER SCHOOL ON SOCIAL BANKING Un’importante esperienza formativa organizzata dall’Institute for Social Banking, centro studi internazionale promosso da alcune tra le più importanti banche etiche ed alternative europee. Per l’Italia è presente Banca Popolare Etica. Le iscrizioni scadono il 20 aprile. www.social-banking.org/en/news 6 - 15 agosto ENAOLI (GR) FESTAMBIENTE È uno dei maggiori appuntamenti europei dedicati all’ecologia e la solidarietà, organizzato nel cuore della Maremma toscana. Il festival promuove la qualità della vita in tutti i suoi aspetti: sana alimentazione, salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale del Paese, svago e divertimento in chiave ambientalista. www.festambiente.it
coltiva un domani migliore, ogni giorno. Scegliere un negozio b’io, significa essere certi di acquistare cibi biologici e biodinamici, selezionati e certificati. Ma vuol dire anche ridurre l’inquinamento e lo sfruttamento della terra. Una scelta sicura e positiva, che puoi fare negli oltre 250 negozi b’io in tutta Italia.
vieni a trovarci!www.b-io.it
| inbreve |
| internazionale | inbreve |
Etiopia al voto: il business delle dighe e della terra >56 L’ospedale di Wolisso. Una presenza essenziale >58 Il filo sostenibile dell’impresa sociale >59
internazionale MUSHARRAF RESPONSABILE DELLA MORTE DI BENAZIR BHUTTO
IL 67 PER CENTO DEGLI ISRAELIANI FAVOREVOLE A UN ACCORDO DI PACE CON I PALESTINESI
AD HAITI DA RIORGANIZZARE ANCHE LE ELEZIONI
A NAPOLITANO IL PREMIO DAN DAVID PER IL PASSATO
I CARTELLI DEI NARCOTRAFFICANTI MESSICANI DICHIARANO GUERRA ALL’ESERCITO
CAMPAGNA MSF: ADOTTA UNA CRISI DIMENTICATA
La morte dell’ex primo ministro pachistano Benazir Bhutto, assassinata in un attentato il 27 dicembre 2007 avrebbe potuto “essere evitata se il governo dell’epoca, guidato da Parvez Musharraf avesse messo in atto tutte le misure di sicurezza necessarie”. Inoltre è “incredibile” che le indagini condotte dalla polizia locale “abbiano raccolto solo 23 prove, su una scena del crimine che avrebbe dovuto produrre decine di migliaia di indicazioni”. Questo il contenuto del Rapporto ufficiale delle Nazioni Unite richiesto dal governo di Islamabad presentato ad aprile. La Commissione d’inchiesta inviata dalle Nazioni Unite a Rawalpindi e guidata dall’ex ambasciatore cileno all’Onu Heraldo Muñoz, non ha indicato nomi di colpevoli materiali, ma ha addossato tutta la responsabilità sull’esecutivo in carica all’epoca dei fatti. Secondo Muñoz, “ogni parte dell’inchiesta dimostra che l’invasiva presenza delle forze di intelligence pachistane, altamente politicizzata, ha deviato il corso dell’indagine compiuta all’epoca dei fatti. È incredibile, ad esempio, che la scena dell’esplosione sia stata lavata subito dopo lo scoppio: una decisione che è stata presa dalle autorità nazionali, le uniche ad avere l’autorità per fare una cosa del genere. Inoltre, se il governo Musharraf avesse preso le giuste misure di sicurezza non si sarebbe potuto verificare l’attentato”.
L’agenzia di stampa cattolica AsiaNews riporta i risultati di una recente inchiesta elaborata dall’Istituto Dahaf e commissionata dal Centro per la pace, guidato da Danny Abraham: il 67 per cento degli israeliani è favorevole a un accordo di pace con i palestinesi. L’inchiesta pubblicata dall’organizzazione Pace Adesso è intitolata “Posizione del pubblico israeliano e della leadership politica (MKs), in merito a un possibile accordo di pace” è incentrata su un possibile accordo permanente con i palestinesi, sulla base dei punti delineati nell’accordo di Ayalon-Nusseibeh e dell’iniziativa di Ginevra (Due Stati per due Popoli). I punti dell’accordo, oggetto del sondaggio, sono questi: la soluzione relativa ai due Stati (Israele - Stato ebraico e Stato palestinese); il solo rientro dei rifugiati in Palestina; demilitarizzazione dello Stato palestinese; scambio di territorio con un ritorno agli anni precedenti la guerra del ’67; divisione di Gerusalemme in una zona ebraica per Israele e una araba per la Palestina; la Città Vecchia sotto una gestione comune, con una sovranità di entrambi i fronti e la supervisione degli Stati Uniti. In base ai punti proposti all’opinione pubblica, il 67% degli israeliani - di cui il 63% ebrei - è favorevole a questo tipo di accordo. Fra gli elettori del Likud e di Lieberman alle politiche del 2009, il 50% degli intervistati sostiene l’accordo. Diverso il rapporto nell’elettorato del partito israeliano ultraortodosso Shas, con il 42% favorevole e il 55% contrario. La ricerca mostra anche che la Knesset, il Parlamento israeliano, mantiene una posizione molto più intransigente verso la sponda palestinese rispetto all’opinione pubblica israeliana
La situazione della popolazione haitiana dopo il sisma dello scorso 12 gennaio è ancora drammatica: 230 mila sono state le vittime del terremoto e 1,2 milioni di persone sono i senza tetto che vivono ancora in situazioni molto precarie, in cortili, terreni o giardini che con le piogge in aumento si trasformano in campi di fango. Per amministrare i fondi della comunità internazionale - riferisce l’agenzia Misna e riorganizzare il futuro del Paese, la Camera dei deputati, dominata dalla coalizione ‘Inite’ alleata del presidente René Préval, ha intanto approvato la “controversa” - così la definisce la stampa locale Commissione interinale per la ricostruzione (Cirh), co-presieduta dall’ex presidente Usa, Bill Clinton, il cui mandato durerà 18 mesi. Il testo di legge prevede anche la proroga per lo stesso periodo dello stato d’emergenza. Alle difficoltà di riorganizzazione del Paese - che già prima del terremoto soffriva di gravi carenze di infrastrutture si somma quella dell’organizzazione di elezioni presidenziali, considerata la scadenza del mandato di Préval nel febbraio prossimo. Centinaia di migliaia di documenti elettorali sono andati perduti, così come registri o carte d’identità, a cui si aggiunge la distruzione dei seggi. L’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha espresso il suo pieno appoggio alla preparazione del voto, ritenendo che sia fattibile nei termini costituzionali.
Il 9 maggio 2010 è la data della cerimonia di consegna del premio Dan David presso l’Università di Tel Aviv (www.dandavidprize.org). Il premio viene conferito annualmente a tre soggetti, persone, istituzioni o comunità, che si siano distinti per eccezionali contributi nel campo della scienza, della tecnologia, della cultura o del benessere sociale. Il premio, promosso dalla Dan David Foundation e dall’Università di Tel Aviv, assegna un milione di dollari a ciascuno dei tre destinatari nelle tre categorie Passato, Presente e Futuro. Il premio per il Passato quest’anno è stato assegnato a Giorgio Napolitano per la sua “Marcia verso la democrazia”. Il premio per il Presente “Letteratura: interpretazione del XX secolo” è stato assegnato alla scrittrice canadese Margaret Atwood e allo scrittore indiano Amitav Ghosh. Il premio per il Futuro “Computer e telecomunicazioni” è stato assegnato a Leonard Kleinrock, professore di Computer Science all’Università della California, a Gordon E. Moore cofondatore di Intel e a Michael Oser Rabin, professore di Computer Science alla Harvard University e alla Hebrew University di Gerusalemme. La Fondazione Dan David si è costituita nel 2000 con una dotazione di 100 milioni di dollari garantita da Dan David, uomo d’affari rumeno di origine ebraica che si è unito al movimento sionista all’età di 16 anni; fotografo, nel 1961 si è assicurato il franchising di Photo-Me International per le cabine per fototessera.
Il Los Angeles Times riporta la notizia della preoccupante escalation negli ultimi due mesi delle azioni dei narcotrafficanti nel Messico meridionale. Con una serie di attacchi coordinati di guerriglia, uomini armati, a bordo di blindati e muniti di lanciagranate, hanno sfidato le truppe dell’esercito e hanno cercato di isolare due basi militari bloccando le autostrade e impedendo il passaggio nelle vie cittadine. La nuova strategia adottata dai narcos dimostra come questi ultimi possiedano informazioni precise sulla dislocazione delle truppe, sugli spostamenti e sulle intenzioni dell’esercito. I combattimenti hanno avuto luogo in una mezza dozzina di città e cittadine nello Stato di Nuevo León e nelle regioni confinanti con il Texas. I cartelli dei narcotrafficanti hanno dato prova di aver raggiunto un livello di organizzazione e di potenza di fuoco tali da non temere il contrasto diretto con l’esercito. Gli attacchi ai militari avrebbero avuto lo scopo di tenerli impegnati mentre due organizzazioni criminali rivali, il cartello del Golfo e gli Zeta, si contendevano il territorio, uccidendo o ferendo negli scontri anche molte persone estranee al traffico di droga. Il Los Angeles Times riporta la notizia di oltre 1.000 vittime per la guerra di droga, nel solo mese di marzo.
Il 21 di aprile Médecins sans frontières ha presentato il nuovo rapporto dal titolo Le crisi dimenticate dai media 2009. Il rapporto è diventato per la prima volta un libro pubblicato dalla Marsilio editore. Le crisi umanitarie di cui i media italiani si sono occupati di meno nel corso del 2009 sono: la situazione della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), il Pakistan, la Somalia, il Sudan, lo Yemen, lo Sri Lanka, l’Afghanistan, la malnutrizione infantile, l’Aids e, tra le malattie dimenticate, ci sono la Leishmaniosi viscerale (kala azar), la malattia del sonno, la malattia di Chagas e l’ulcera di Buruli. L’analisi dell’Osservatorio di Pavia prende in esame “come e quanto” le 10 crisi umanitarie e in generale le aree di crisi del mondo sono state trattate dai Tg italiani nel 2009. Dall’1° gennaio al 31 dicembre 2009 le notizie sulle crisi umanitarie nei telegiornali italiani sono state il 6% del numero totale delle notizie messe in onda. Una percentuale uguale a quella del 2008 ma comunque peggiore di quelle degli anni precedenti. La campagna “Adotta una crisi dimenticata” intende coinvolgere i media, le Università e le scuole di giornalismo, le associazioni o i singoli. Chi decide di aderire alla Campagna si impegna a dare spazio nella propria realtà ad una o più crisi dimenticate. www.crisidimenticate.it
| 54 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 55 |
| internazionale |
Etiopia al voto Il businnes delle dighe e della terra
IL PAESE IN CIFRE
Tra oppositori messi in condizione di non nuocere e grandi opere di dubbia efficienza l’Etiopia vive un boom economico per pochi e si presenta preparata alle elezioni di maggio.
D
| 56 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
RAFFAELE MASTO
po le loro precauzioni. Lo scorso ottobre all’hotel Sheraton di Addis Abeba il primo ministro e i responsabili di tre dei maggiori partiti di opposizione hanno firmato un nuovo codice di condotta elettorale, un fatto che i media di regime hanno definito con molta enfasi “storico”. Altri partiti e singoli oppositori hanno però contestato quell’accordo definendo i firmatari “sostenitori del governo”. E non hanno tutti i torti. Tra loro c’è, infatti, Hailu Shawel, presidente del Partito dell’Etiopia Unita, da lui fondato dopo la scissione interna dell’Organizzazione del Popolo Amhara. Incarcerato nel 2005 con l’accusa di tradimento per aver denunciato brogli elettorali, è stato liberato nel 2007, dopo aver riconosciuto la propria responsabilità nelle rivolte di piazza. Un altro dei firmatari è Ayele Chamiso, presidente della Coalizione per l’Unità e la L’ETIOPIA CHE RINCORRE GLI AFFARI E DIMENTICA I PIÙ DEBOLI Democrazia, partito ricostituito con nuovi dirigenti voluti dal regime dopo aver fatto imSECONDO LA BANCA MONDIALE il 40% degli etiopi vive con meno di un dollaro al giorno. Come ovunque nel mondo prigionare Birtukan Mideksa, prima donna le principali vittime della povertà sono donne e bambini. I dati in Etiopia sono allarmanti: un bambino su 20 nati vivi presidente di una formazione politica e oggi muore nel primo mese di vita; uno su 10 muore prima di raggiungere il primo anno di vita; uno su 6 muore prima dei 5 anni. Circa il 36,6% dei bambini in età scolare e quasi 4,9 milioni di adolescenti di età compresa tra 15 e 18 chiamata la “Aung San Suu Kyi etiope”. anni non sono iscritti a scuola. A rendere ancora più allarmante il quadro relativo all’infanzia sono i dati sul numero Le carceri del Paese ospitano ancora moldi bambini di strada: 200 mila quelli che si contano nella sola capitale Addis Abeba, di cui circa un quarto sono ti oppositori, vecchi e nuovi. E quelli che bambine (età media 13 anni) coinvolte nel commercio del sesso. I minori che si trovano in queste situazioni sono tragicamente esposti a un elevato rischio di abuso sessuale. L’Ong italiana Il Sole interviene proprio sui casi non sono in carcere sono in esilio all’estero, di violenza sessuale sui bambini, con il progetto “Fiori che Rinascono”, coinvolgendo e collaborando con soggetti come Berhanu Nega, eletto nel 2005 a grane associazioni della società civile e con azioni di prevenzione e sensibilizzazione sui diritti dei bambini. Il progetto de maggioranza sindaco di Addis Abeba. Imprevede anche interventi di cura e trattamento dei traumi subiti con assistenza psicologica, sanitaria, sociale e legale. Al termine di questo percorso “Il Sole” si occupa anche di reinserimento sociale. I bambini del progetto possibilitato ad assumere l’incarico, era do“Fiori che rinascono” possono essere sostenuti attraverso l’adozione a distanza, il cui costo ammonta a 516 euro vuto fuggire negli Stati Uniti dove oggi inseannuali, da garantire per almeno tre anni. www.ilsole.org - info@ilsole.org - tel. 031 275065 gna in una università della Pennsylvania.
UE COSE SONO CERTE NELLE PROSSIME ELEZIONI ETIOPICHE: la prima è il nome del vincitore, il premier uscente Melles Zenawi, leader del partito al governo, il Fronte Rivoluzionario per la Democrazia del Popolo Etiopico (Frdpe); la seconda è che questa di Raffaele Masto consultazione non sarà una replica di quella del 2005, quando il partito al potere e il suo premier, in carica da venti anni, persero di fatto le elezioni, ma dichiararono il contrario e non se ne vollero andare. Le strade di Addis Abeba si riempirono per giorni di dimostranti e la polizia sparò sulla folla facendo oltre duecento vittime. Migliaia furono gli incarcerati: leader politici e anche simpatizzanti dell’opposizione, catturati nel corso di brutali retate. Poi tutto si quietò anche perché Europa e Stati Uniti non potevano mettere in pericolo Melles Zenawi, bastione occidentale nel Corno d’Africa contro l’integralismo islamico nella regione. Questa volta Melles Zenawi e il suo entourage hanno preso per tem-
Nome: Ityop’iya Federalawi Demokrasiyawi Ripeblik Popolazione: 85,2 milioni Capitale: Addis Abeba Forma di Stato: Repubblica federale Indipendenza: 1941 (dall’Italia) Pil 2009**: 75,91 miliardi di dollari Pil 2009 pro capite: 900 dollari (214° al mondo) Tasso di crescita reale 2009: 6,8% (10° al mondo) Rapporto debito Pil: 31,7% Tasso inflazione: 11% Disoccupazione: nd Alfabetizzazione*: 42,7% (stime 2003) Popolazione sotto la soglia di povertà: 38,7% Mortalità infantile: 8% Tasso di crescita della popolazione: 3,2% (8°al mondo) Speranza di vita: 55,4 anni Export partner: Germania 11,8%, Arabia Saudita 8,7%, Olanda 8,6%, Usa 8,1%, Svizzera 7,7%, Italia 6,1% (2008) Import partner: Cina 16,3%, Arabia Saudita 12%, India 8,7%, Italia 6%, Giappone 4,9%, Usa 4,5% (2008) Debito estero: 4,2 miliardi di dollari “Colonia” italiana, l’Etiopia viene liberata nel 1941 con l’intervento dell’esercito britannico, che restituisce il potere all’imperatore Haile Selassie. Il colpo di Stato del ’74 porta al potere una giunta militare e apre la strada alla dittatura del generale Mengistu sostenuto dall’Urss. Il regime viene spazzato via dalla dissoluzione sovietica nel ’91. Dopo le prime elezioni multipartitiche (1995) l’Etiopia vive anni difficili per la guerra con l’Eritrea e l’invasione della Somalia meridionale che nel 2007 vede le truppe etiopi occupare Mogadiscio. M.Cav.
FONTE: CIA - WORLD FACTBOOK 2010 - WWW.CIA.GOV/LIBRARY/PUBLICATIONS/THE-WORLD-FACTBOOK/GEOS/ET.HTML
| internazionale | Africa |
Nonostante questo fallimento la Salini è già impegnata nel Paese per un’altra mega impresa: la costruzione di Gibe III, diga e impianto idroelettrico sul fiume Omo che, secondo molti esperti ambientalisti, metterà in pericolo i terreni abitati da circa mezzo milione di persone tra Etiopia del Sud e Kenya del Nord la cui sicurezza alimentare dipende strettamente dal delicato equilibrio dell’ecosistema che il fiume ora garantisce. Nonostante tutto questo sia ben chiaro al governo di Addis Abeba, e ai membri della classe politica al potere, espressione dell’etnia tigrina, alla quale appartiene il premier Melles Zenawi, nell’Etiopia di oggi gli affari e lo sviluppo industriale sono la priorità assoluta e non possono fermarsi davanti a niente. Neanche al fatto che Gibe III, secondo molti esperti, non rispetta la Costituzione etiope, alcune convenzioni internazionali e le politiche di salvaguardia ambientale delle istituzioni finanziarie internazionali. Inoltre la popolazione che ne subirebbe le conseguenze è stata quasi tenuta all’oscuro del progetto del quale sono state rese note solo pochissime informazioni.
Le mani sulla terra
Una dimostrazione che lo sviluppo etiopico sembra avere spazio solo per grandi opere, dighe e strade viene dal fatto che ad Addis Abeba la carenza di energia elettrica continua a essere cronica, anzi, negli ultimi tempi si è addirittura aggravata: quasi ogni sera * % POPOLAZIONE CON PIÙ DI 15 ANNI DI ETÀ la città funziona con generatori che danno IN GRADO DI LEGGERE E SCRIVERE ** A PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO luce a hotel, ristoranti e locali mentre la popolazione resta al buio. L’Etiopia poi si è distinta, nell’ultimo decennio, per aver offerto Gilgel Gibe III: affari a grandi investitori stranieri vaste porzioni del territorio per producontro l’ambiente zioni alimentari destinate all’esportazione o alla produzione di bioCon queste premesse l’Etiopia si avvia ad elezioni dall’esito scontacarburanti. Una contraddizione per un Paese che, nell’immaginato in un contesto interno di grande dinamismo economico. Oggi in rio occidentale, è una sorta di crocevia mondiale di siccità, fame e qualunque angolo si costruisce, in ogni strada c’è un’impalcatura, di guerre. Eppure Melles Zenawi ha annunciato di essere pronto a ofquelle modello africano fatte di legni legati e incastrati tra loro che frire quasi tre milioni di ettari di terre vergini agli investitori strasembrano sul punto di cadere al primo soffio di vento, sulle quali nieri. Si sono fatti avanti soprattutto grandi possessori di capitali o muratori ragazzini si muovono agili come ragni e senza alcuna miStati come la Cina, la Corea del Nord, l’India. Oppure del vicino sura di protezione. Costruiscono uffici, centri commerciali, case poMedioriente, come l’Arabia Saudita, per i quali l’Etiopia è una depolari, nuove sedi di ministeri e molte imprese cinesi costruiscono stinazione comodissima, appena oltre il Mar Rosso. Così dal 2007 audaci strade sopraelevate o complessi svincoli autostradali. Insomad oggi Addis Abeba ha approvato ben 815 progetti agricoli finanma Addis Abeba è un cantiere e il resto del Paese non è da meno. ziati da stranieri. L’Etiopia che va al voto non ha discusso di questi È di qualche mese fa lo scandalo che riguarda una grande imtemi in campagna elettorale, eppure sarebbero questi gli argomenpresa italiana, la Salini Costruzioni, che aveva ottenuto l’appalto di un mega impianto idroelettrico, la diga Gilgel Gibe II, par- ti sui quali la popolazione dovrebbe essere chiamata a esprimersi. Non è andata e non andrà così. Per la classe politica al potere il buzialmente crollata nel febbraio scorso pochi giorni dopo essere sinnes è enorme e tutti i rischi di vederselo sfuggire sono stati elistata inaugurata dal ministro degli Esteri Frattini in visita in Etiominati preventivamente. pia per l’occasione.
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 57 |
| esportare progetti | internazionale |
ENRICO BOSSAN
Il filo sostenibile dell’impresa sociale
L’ospedale di Wolisso Una presenza essenziale
Creato nel 2001 da Medici con l’Africa Cuamm e dalla Chiesa etiope. Porta assistenza, ma anche l’acqua.
A
di Linda Previato
ENRICO BOSSAN
L’ospedale di San Luca a Wolisso, a 120 km da Addis Abeba, in Etiopia. Creato nel 2001 da Medici con l’Africa Cuamm e la Chiesa cattolica etiope, dono della Cei in occasione dell’Anno santo. Alla fine di marzo è stata inaugurata la nuova unità per malnutriti.
| 58 | valori |
RRIVANO DA MOLTO LONTANO, ANCHE DA
ADDIS ABEBA per trovare assistenza medica qualificata. Wolisso è a 120 km dalla capitale, per raggiungerla si percorre una lunga strada diritta, asfaltata. L’ospedale San Luca nasce nel 2001, dalla collaborazione tra Medici con l’Africa Cuamm e la Chiesa cattolica etiope, dono della Cei in occasione dell’Anno santo. È l’unico ospedale in un distretto di 300 mila abitanti, in una delle aree con il minor numero di medici (uno ogni 45 mila persone circa), la South-West Shoa Zone. Le persone vivono in capanne di sterco e paglia sparse nel territorio e camminano ore per raggiungere l’ospedale. «Tutto è cominciato nel 1998 con un’indagine per capire i bisogni della popolazione. Il primo: l’acqua», racconta Fabio Manenti, di Medici con l’Africa Cuamm, per anni direttore sanitario dell’ospedale. «La situazione igienica era drammatica, il 60% dei bambini era affetto da verminosi e, dal punto di vista sanitario, non c’era nulla. Serviva un ospedale». Dopo nove anni quello di Wolisso è un punto di riferimento con 185 posti letto, 68 mila visite ambulatoriali, 10 mila ricoveri, 3.176 operazioni maggiori, 2.385 parti nel 2009, 15 mila i bambini vaccinati e 7.200 le visite pre-natali. A Wolisso, con un gruppo di donatori, per inaugura-
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
re la nuova unità per malnutriti, già straripante di mamme e bambini, don Luigi Mazzucato racconta: «L’ospedale si è via via arricchito di servizi specialistici: l’ortopedia, l’oculistica e, ora, un centro per curare la malnutrizione. Ma non basta». Solo il 51,8% delle famiglie ha accesso ad acqua sicura; il 54,4% dei bambini ha una copertura vaccinale e solo il 16,2% delle donne è assistita durante il parto. «La presenza dell’ospedale si è fatta sentire anche in luoghi distanti da qui», conferma un anziano di Wolisso. Sono stati costruiti centri di salute ed è stata portata l’acqua. Per raggiungere il centro di Adamigotu, in un’area molto povera vicino a Wolisso, è stato costruito un acquedotto che dalla fonte copre quattro chilometri. I punti di distribuzione sono quattro e garantiscono l’acqua a oltre cinquemila persone. «Il tecnico responsabile della creazione dell’acquedotto - continua don Mazzucato - ha lavorato tre mesi per convincere le comunità locali che avrebbero beneficiato dell’uso dell’acqua non solo a lasciar passare il canale e i tubi, ma anche a dare il minimo di contributo richiesto dal governo per la copertura del servizio, provvedendo anche per le famiglie che non possono farlo direttamente. È un segno importante della solidarietà all’interno della comunità». Deve essere una lezione anche per noi.
.
L’internazionalizzazione de Il Giardinone si allarga in Senegal e va a scuola di profit: diversifica il prodotto, si professionalizza e coinvolge altri partner che lavorano nel sociale. “Ringraziando” la crisi.
M
ISSIONE INTERNAZIONALE DE IL GIARDINONE: puntata numero quattro. Sul numero di febbraio di Valori avevamo raccontato l’esperienza della piccola cooperativa sociale di Locate Triulzi (in provincia di Milano), che si era di Corrado Fontana lanciata in una serie di avventure di “internazionalizzazione dell’impresa sociale” in giro per il mondo: una cooperativa agricola in Senegal, coltivazione di fiori in Sudafrica, un incubatore di imprese sociali a Dubai. Ma non è tutto, per la sua prossima tappa, il Giardinone è tornata in Senegal, per avviare una sartoria a Dakar. E Valori non poteva che raccontarlo.
Un altro piede in Senegal Il Giardinone era già socia della cooperativa agricola Bay sa rew (nella lingua locale wolof significa: “coltiva la tua terra”), da lei stessa avviata a Kour Lamin (350 Km a Sud di Dakar), con un accordo del febbraio 2009. Già allora era prevista l’attivazione di una sartoria, che oggi sta diventando realtà, con un ufficio e un piccolo laboratorio con una vetrina su strada a Dakar. La coordinatrice del progetto è Adji Diaw, socialavoratrice senegalese del Giardinone, che si è formata in Italia ed è tornata nel suo Paese d’origine per impiantare l’attività. Alla fine di marzo è arrivato nel porto africano un container con i materiali per allestire l’ufficio e un intero laboratorio sartoriale avanzato: 14 macchine di tipologia diversa - quattro computerizzate - per compiere tutti i processi produttivi di taglio e cucito, più altre specifiche per la realizzazione di rivettature, asole, incernierature. Il laboratorio ha già cominciato ad operare assumendo due
sarte senegalesi. Utilizza stoffe italiane e copre una vastissima gamma di confezioni possibili, dai costumi da bagno, all’intimo, ai vestiti. E Adji Diaw ha già dovuto trovare un altro spazio con vetrina, per assumere nuovo personale e far lavorare tutte le macchine a pieno regime.
Per “merito” della crisi Se la sartoria è partita è anche “merito” della crisi economica europea e del complesso di ricadute positive del progetto sull’economia senegalese. Se il settore italiano del tessile fosse in salute, infatti, non ci sarebbe stata la convenienza di rilevare i macchinari dalla chiusura di un medio laboratorio di piazzale Loreto, a Milano, né tante pregiate stoffe nostrane sbarcherebbero sul mercato di Dakar. Non a caso il Senegal guadagna importanza rispetto alla nostra bilancia commerciale (tra 2008 e 2009 l’esportazione di tessuti verso il Paese africano si è incrementata del 20,9%), mentre il costo del lavoro rimane concorrenziale al nostro (Adji Diaw ricorda come a Dakar: «le sarte capaci dei lavori più “rifiniti” possono prendere tra i 300 e i 350 euro al mese; quelle non specializzate anche un centinaio di euro in meno»). Senza contare che le autorità locali non possono che appoggiare l’investimento europeo in nuove attività commerciali sul proprio territorio, specie se accompagnato dall’inclusione sociale e lavorativa di personale senegalese locale o di rientro.
Inclusione e sviluppo nati in cella E non è tutto. Perché un’ipotesi, tutta da valutare, per il prossimo futuro è che a Dakar si possano im|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 59 |
| internazionale |
piegare donne senegalesi detenute in Italia, che ritornerebbero in patria sul fine pena, dopo essere state istruite in carcere. L’idea nasce dal partenariato formativo tra Il Giardinone e Alice, la cooperativa sociale che gestisce il laboratorio sartoriale del carcere milanese di San Vittore e produce – con marchi come Gatti galeotti e Gatti a strisce – sia capi di alta sartoria e costumi per cinema e teatro che maglieria, t-shirt, accessori. Da un lato Alice ha formato il personale già al lavoro a Dakar attraverso stage di tre mesi svolti in Italia, dall’al-
tro parteciperebbe a un ulteriore progetto, sviluppato anche dalla Ong Coopi, che prevede uno spazio dove ci sia il laboratorio di sartoria del Giardinone con la sua linea produttiva, ma anche una serie di postazioni per fare formazione. Come si può vedere fare rete funziona e il tema dell’internazionalizzazione dell’impresa sociale comincia ad assumere contorni sempre più concreti, aperti e articolati. Il Giardinone dimostra di crederci, investendo in Senegal 120 mila euro per i prossimi tre anni.
FONTE: CIA - WORLD FACTBOOK 2010 - HTTPS://WWW.CIA.GOV/LIBRARY/PUBLICATIONS/THE-WORLD-FACTBOOK/GEOS/ET.HTML
| internazionale |
Lo sportello piccole e medie imprese di Dakar.
.
RIENTRI E RIMESSE: UN MODELLO DA ADEGUARE I FRONTI DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE dell’impresa sociale si moltiplicano e si fa urgente la questione del rientro dei migranti in patria. «Dopo l’avvio del “progetto Senegal” è arrivato un nostro lavoratore ecuadoriano che ci ha detto: “Finanziate anche me. Torno in Ecuador e apriamo un ristorante a Quito” », racconta Andrea Vecci, consigliere d’amministrazione de Il Giardinone. «Insomma qui in Italia abbiamo coltivato un capitale sociale che potremmo in qualche modo “restituire” ai Paesi d’origine: ora in Senegal e magari domani in Ecuador, insieme ai valori dell’impresa sociale e al suo modello». Un’opportunità, in effetti, che si porta però dietro una serie di problemi: innanzitutto quello della necessità economica delle famiglie che hanno
investito sui figli partiti per l’Europa e che da loro si aspettano l’invio delle rimesse in denaro. E poi la perplessità di molti governi dei Paesi in via di sviluppo, la cui economia, da un lato, vive in parte proprio delle rimesse dei migranti, ma, dall’altro lato, soffre del fatto che nessuno di quelli che inviano danaro investa sul territorio d’origine. Da qui l’importanza di trovare strategie di comunicazione e reperire risorse capaci di sostenere il valore sociale di iniziative come quelle della sartoria senegalese o della produzione di fiori in Sudafrica (vedi BOX ). In proposito Vecci sottolinea quanto sia importante «sensibilizzare in Italia, ma soprattutto in Senegal, sul valore di questi progetti e sull’importanza
di tornare nel proprio Paese per investire lì». Ma la sua proposta più forte, destinata ad aprire una discussione, arriva sul tema delle fonti di finanziamento: «Se le cooperative sociali italiane sono la fonte della ricchezza che viene rimessa all’estero dai loro lavoratori, perché dare soldi agli intermediari? Le rimesse potremmo gestirle e inviarle noi, e la percentuale che finora si riservano le intermediarie potrebbe invece finanziare progetti avviati nel Paese destinatario di quel denaro». Un’idea non peregrina, se è vero che proprio il governo senegalese, allo scopo di “bypassare” gli intermediari finanziari, sta cercando attraverso un bando internazionale di costruire una rete di sportelli per l’invio delle rimesse da parte dei propri cittadini.
Miti da sfatare: Italia chiama Senegal
In Senegal cambia la Tv e l’Europa non è più un Eldorado: ben venga il rientro dei migranti se c’è un progetto imprenditoriale e sociale solido. E meno male che a Dakar il made in Italy fa ancora la sua bella figura.
«P
ER MOLTI SENEGALESI L’IMMIGRAZIONE in Italia e in Europa è stata fino ad ora una sorta di Eldorado dove poter trovare ciò che si desidera. Ora le cose sono cambiate». A denunciare il mutamento di prospettiva è Adji Diaw, senegalese, mediatrice culturale con una di Corrado Fontana formazione imprenditoriale, tornata a Dakar per coordinare il “progetto sartoria” de Il Giardinone. Individua nelle nuove forme di comunicazione una causa del mutamento: «Fino a 10 anni fa esisteva solo una televisione in Senegal, una Tv pubblica nazionale. Ora si sono sviluppate anche alcune Tv private che stanno raccontando le condizioni di vita degli immigrati africani in Europa: si è capito che gli immigrati senegalesi sofAdji Diaw frono anche lì ed è anche per questo che i loro parenti,
FIORI DELL’APARTHEID IN VIAGGIO
i genitori che vedono come vivono i figli all’estero, accolgono con una disposizione migliore questo tipo di programmi di investimento in Senegal. Ben vengano se permettono di tornare dignitosamente nel proprio Paese, magari partecipi di un progetto sostenuto da imprese italiane che creano occupazione». È importante raccontare che dietro al vostro lavoro c’è un’impresa sociale e macchine e stoffe che vengono dall’Italia? È importantissimo. Dobbiamo puntare proprio su ciò che abbiamo in più e di diverso dagli altri: tessuti italiani, molto apprezzati in Senegal, macchine innovative e know how italiano permettono di aprire il mercato e battere la concorrenza. Qui i prodotti già pronti per la vendita sono di due tipi: o d’importazione dall’Europa, magari capi d’abbigliamento di marca che costano un patrimonio, oppure provenienti dal mercato cinese, a basso costo ma che durano pochissimo. Il vantaggio della nostra sartoria in Senegal è proprio che risponde alla richiesta del pubblico.
SONO STATE CURATE E COLTIVATE da soci-lavoratori sudafricani di colore a Nord di Città del Capo, sui 20 ettari della fattoria che Il Giardinone ha avviato nella cosiddetta Riviera dei fiori (vedi Valori 76), e hanno fatto bella mostra di sé alla Festa del perdono di Melegnano (nella foto): questo il destino di alcune decine di protee (fiore simbolo del Paese di Nelson Mandela) esposte a fine marzo in uno stand che illustrava concretamente gli esiti commerciali e sociali del progetto nella fiera agricola del milanese. Da Capetown all’Italia i fiori hanno viaggiato in un container refrigerato, dove erano giunti sette ore dopo il taglio, riposti delicatamente in scatole che ne contengono tra venti e i quaranta. Ogni container, perché il trasporto sia economicamente sostenibile, viene riempito con circa 500 scatole provenienti da diverse aziende agricole e vola fino al mercato internazionale dei fiori di Amsterdam, dove il carico viene sdoganato e poi smistato verso gli altri Paesi di destinazione.
| 60 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
È stato facile organizzare il lavoro a Dakar? Bisogna cambiare molte cose: oltre ai pro-
DA VALORI ALL’ESPERIMENTO SERBO DALL’USCITA DEGLI ARTICOLI pubblicati su Valori a febbraio, il tema dell’internazionalizzazione dell’impresa sociale ha fatto breccia, coinvolgendo sempre più soggetti del mondo cooperativo e del terzo settore. È nata l’ipotesi di Unidea (UniCredit Foundation) e della Ong serba Grupa 484 di aprire a Belgrado una cooperativa sociale sul modello de Il Giardinone. E proprio a Il Giardinone, come parte del consorzio di cooperative sociali Cgm (Consorzio Gino Mattarelli), è stato chiesto di accompagnare la neonata cooperativa serba Green & Clean, anch’essa specializzata in attività di pulizia e manutenzione del verde, in un percorso verso l’impresa sociale. Alcuni dubbi di sostenibilità riguardano però il nuovo modello di impresa sociale, che necessariamente nascerà dal profondo adattamento cui quello italiano va sottoposto per adeguarsi all’approccio di Green & Clean: la cooperativa è partita, infatti, con altissime aspettative d’inclusione sociale (rivolte a rifugiati, sfollati, rom, carcerati, donne in difficoltà, disabili, disoccupati di lungo periodo) e obiettivi sproporzionati rispetto alla consuetudine dei progetti d’inclusione lavorativa italiana che fissa il minimo di “lavoratori svantaggiati” al 30% (per G&C dati non ufficiali parlano di una composizione dei soci-lavoratori che dovrebbe prevedere un 35% di rifugiati, 30% di figure svantaggiate e una quota imprecisata di Rom). A ciò si aggiunge il grosso tema di uno status ancora embrionale di relazioni tra imprese e istituzioni: mancano le normative su appalti, convenzioni, onlus e cooperative sociali. Per questo motivo il tentativo sarà quello di partire con l’introduzione di buone prassi su cui costruire, man mano, l’impianto di regole. Valori cercherà di seguire l’esito dell’esperimento.
blemi del lavoro è necessario un cambiamento di mentalità per poter impiantare un’impresa che funzioni bene. Quando sono arrivata, il primo giorno, sono stata io ad aprire il negozio e fino alle 9,30 non si è visto nessuno dei dipendenti. Se non percepiscono il controllo tendono a fare un po’ a modo loro: qui tutto va piano, non si rispettano gli orari. Io per prima cosa al mattino programmo il lavoro di sartoria da compiere, poi mi dedico alle questioni burocratiche e a cercare nuovi clienti e nuovi mercati. Inoltre, faccio la spola tra la banca, la Camera di commercio e lo sportello per le piccole e medie imprese per capire come va strutturata l’attività in modo da essere a norma di legge. Quali richieste avete per la sartoria? Per il momento si tratta di esigenze particolari di persone che entrano da noi per aver visto il laboratorio dalle vetrine del negozio: soprattutto di privati. Ma prevediamo di lavorare per maggiori quantità, facendo sempre attenzione alla qualità: offrendo lavorazioni che qui in Senegal non si trovano risultiamo attraenti per la clientela. D’altra parte dobbiamo puntare anche su commesse di serie, magari per imprese. Dobbiamo guadagnarci una fetta fissa di mercato che ci consenta di andare avanti.
.
|
ANNO 10 N.79
|
50 ANNI DI STABILITÀ Nome: Republique du Senegal Popolazione: 13,7 milioni Capitale: Dakar Forma di Stato: Repubblica Indipendenza: 1960 (dalla Francia) Pil 2009**: 23,1 miliardi di dollari Pil 2009 pro capite: 1.700 dollari Tasso di crescita reale 2009: 5,1% Rapporto debito Pil: 24% Tasso d’inflazione: 0,8% Disoccupazione: 48% (2007) Alfabetizzazione*: 39,3% Popolazione sotto la soglia di povertà: 54% Mortalità infantile: 5,8% Tasso di crescita della popolazione: 2,7% Speranza di vita: 59 anni Debito estero: 2,76 miliardi di dollari Indipendente dal 1960, il Senegal ha attraversato mezzo secolo di autonomia con una relativa stabilità. I falliti tentativi di adesione a due federazioni transnazionali (nel ’60 con il Mali, e con il Gambia tra l’82 e l’89) non hanno minato la solidità delle lunghe esperienze presidenziali di Léopold Senghor (1960-1980) e di Abdou Diouf (1981-2000). La sconfitta di Diouf ad opera di Abdoulaye Wade nel 2000 ha segnato la svolta politica confermata nel 2007 da un’altra vittoria. Nel Paese coesistono pacificamente la maggioranza musulmana e le minoranze cristiane e animiste, grazie anche ad una Costituzione che sancisce la laicità dello Stato e la tutela dei diversi culti. M.Cav.
* % POPOLAZIONE CON PIÙ DI 15 ANNI DI ETÀ IN GRADO DI LEGGERE E SCRIVERE ** A PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO
MAGGIO 2010
| valori | 61 |
| internazionale |
ALDO PAVANX
| internazionale | meeting interculturale |
APPUNTAMENTI MAGGIO>LUGLIO
1° maggio - 31 ottobre SHANGHAI (CINA) ESPOSIZIONE UNIVERSALE 2010 Si aspettano 70 milioni di visitatori allo Shanghai Expo 2010, l’Esposizione Universale che sarà ospitata dalla capitale economica della Cina. “Better city for better life” una città migliore per una migliore qualità della vita, è il tema di un Expo sul quale la Cina scommette ingenti risorse per “stupire” (come promette sul sito ufficiale) la comunità internazionale e bissare il successo delle Olimpiadi. en.expo2010.cn
Famiglie migranti a porte aperte Appuntamento il 4, 5 e 6 giugno a Giavera (Treviso) per il festival interculturale Ritmi e danze dal mondo. Sarà proiettato un documentario sulla vita delle famiglie di immigrati che vivono nel Nord Est, realizzato da Aldo Pavan.
C
HI SONO I NOSTRI NUOVI VICINI?
di Aldo Pavan
ALDO PAVAN
Tre famigle di migranti che vivono in provincia di Treviso. Sopra, da sinistra, un nucleo preveniente dall’India e uno dal Senegal. Sotto, dal Marocco.
Come vivono le famiglie straniere in Italia? Come sono le loro case? Domande curiose, ma non solo. La conoscenza reciproca è il primo passo verso l’accettazione dell'altro. A questo ha pensato l’associazione “Ritmi e danze dal mondo” di Treviso quando ha deciso di realizzare un multimedia dal titolo “Famiglie migranti a porte aperte”. In 25 minuti si presentano, con interviste e foto, otto famiglie provenienti da Nigeria, Ucraina, Senegal, India, Bangladesh, Marocco, Niger e Cina. Genitori e figli raccontano le proprie vicende di vita e di lavoro, le difficoltà e le speranze. Si svelano senza paura, sperando di
contribuire a fugare i pregiudizi nei loro confronti. Per molti la vita non è facile. Nel Nord Est gli stranieri sono quelli che più duramente stanno pagando i costi della crisi con cassa integrazione e disoccupazione. A questo si aggiunge la politica discriminatoria di alcune forze politiche, soprattutto la Lega. Per contro sono quasi inesistenti le politiche che favoriscono l’integrazione. I migranti sono relegati nel ruolo di prestatori di forza lavoro, spesso ai margini della vita sociale. I dati parlano chiaro. Nel Veneto la Lega Nord è il primo partito con oltre il 35% dei voti. E Treviso, sferzata dai proclami razzisti del prosindaco Giancarlo Gentilini e dai suoi epigoni, è diventata la prima provincia leghista d'Italia con il 48% dei consensi. Ebbene proprio in questa terra gli immigranti hanno raggiunto la considerevole quota di 70 mila unità, pari al 10% della popolazione, facendo di Treviso, in termini assoluti, la quinta provincia in Italia per numero di stranieri. Ancora più multiculturale è il futuro. Tra i minori, i figli dei migranti sono già il 15%. «Ma l'integrazione, nel senso di relazioni paritarie, è ancora un obiettivo lontano», spiega don Bruno Baratto, presidente dell'associazione Ritmi e Danze del Mondo di Treviso, che da 15 anni organizza a Giavera (alle porte di Treviso) un meeting interculturale in collaborazione con gente di tutto il mondo. L’appuntamento di quest'anno è per il 4, 5 e 6 giugno. Si aspettano 25 mila persone. E proprio in questa occasione verrà presentato anche il multimedia “Famiglie migranti a porte aperte”. In anteprima lo si può già vedere sul sito www.noimigranti.it.
.
| 62 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
3 - 28 maggio NEW YORK (USA) CONFERENZA DI RIESAME DEL TNP Entrato in vigore nel 1970 e prorogato nel 1995 a tempo indeterminato con l’impegno a revisioni quinquennali come la sessione che viene ora affrontata, il Trattato di non proliferazione nucleare ha come obiettivi il disarmo, la prevenzione della diffusione delle armi nucleari e l’uso pacifico del nucleare. 190 i Paesi che hanno aderito al Trattato, compresi cinque che detengono armi nucleari (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina). Il trattato prevede che tutti gli Stati firmatari, che sono in possesso di tecnologie nucleari per uso civile, sottopongano al controllo della Iaea (l’Agenzia per l’energia atomica) i loro impianti, come nel caso dell’Iran. Possiedono armi nucleari, ma non aderiscono al Tnp: Israele, l’India, Il Pakistan e la Corea del Nord. www.onu.org
7 - 9 maggio DUBLINO (IRLANDA) MEETING ANNUALE DELLA TRILATERAL CAMMISSION Riunione plenaria della Commissione fondata da David Rockefeller nel 1972, che riunisce oggi 390 membri tra le persone considerate più influenti al mondo, provenienti dal settore degli affari, dalle università, dai sindacati, dalla pubblica amministrazione, dalla ricerca e dalle organizzazioni non governative. 160 membri arrivano dall’Europa, 120 dal Nord America e 110 dall’area asiatica del Pacifico. L’argomento dei meeting non viene comunicato prima dell’inizio dei lavori: lo scorso anno è stato sulle opportunità offerte dalla crisi (nella foto: il primo meeting della Trilateral, a Tokio nel 1973). www.trilateral.org
A CURA DI PAOLA BAIOCCHI | PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
7 - 10 maggio MELILLA (SPAGNA) SOCIAL CAPITAL IN PRACTICE Organizzata dalla Social Capital Foundation, la Conferenza riunirà scienziati, politici e operatori sociali per discutere nella pratica le questioni connesse al capitale sociale. www.socialcapitalgateway.org 8 - 9 maggio VIENNA (AUSTRIA) FORUM MONDIALE DELLA SCIENZA Il Forum mondiale della scienza permette contatti tra i rappresentanti delle politiche scientifiche dei Paesi appartenenti all’Osce (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). www.oecd.org 13 maggio NEW YORK (USA) ELEZIONE DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI DELL’ONU
13 - 17 maggio TORINO (ITALIA) SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO Il Paese ospite della 23ma edizione del Salone del libro è l’India. www.salonelibro.it
19 - 21 maggio FRANCIA (PARIGI) 10TH ANNIVERSARY CIS OIL & GAS SUMMIT Ministri dell’energia di Russia, Ucraina, Paesi del Caspio e dell’Asia centrale incontrano rappresentanti delle imprese petrolifere. www.clarionevents.com 23 - 26 maggio WASHINGTON (USA) 4TH INT’L AAAI CONFERENCE ON WEBLOGS AND SOCIAL MEDIA Quarta conferenza internazionale sui social media organizzata dalla AAAI, Associazione per l’avanzamento dell’intelligenza artificiale. Occasione che riunisce ricercatori delle discipline sociali con ricercatori delle tecnologie informatiche. www.icwsm.org/2010/index.shtml 27 - 28 maggio ABIDJAN (COSTA D’AVORIO) AFDB ANNUAL MEETING Nel corso del meeting annuale dei governatori dell’African Development Bank Group (AfDB) e dell’African Development Fund, verrà ufficialmente
lanciato l’African Economic Outlook 2010, una panoramica delle prospettive economiche del Continente per l’anno in corso. www.afdb.org
dall’edizione del 1978 in Argentina. Grandissima l’attesa per l’evento sportivo, ma grandissima anche l’apprensione che possano svilupparsi scontri di tipo xenofobo, proprio mentre i riflettori di tutto il mondo saranno puntati sul Sudafrica. www.southafrica2010.it
28 maggio - 1° giugno RIGA (LETTONIA) SESSIONE PLENARIA PRIMAVERILE DELLA NATO L’assemblea parlamentare della Nato si riunisce in seduta plenaria due volte l’anno – a primavera e in autunno – a rotazione presso gli Stati membri. Gli Stati che aderiscono all’alleanza atlantica sono attualmente 28. Le principali fasi dell’allargamento che ha portato alla composizione attuale sono state il Vertice di Washington del 1999 che ha visto l’accesso di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria; il Vertice di Praga del 2002 che ha aperto a Bulgaria, Romania, Slovenia, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania e, da ultimo, il Vertice di Strasburgo - Kehl del 2009 in cui sono entrate Albania e Croazia. www.nato-pa.int
25 - 26 giugno MUSKOKA (CANADA) SUMMIT ANNUALE DEI G8 Quinto incontro in Canada da quando nel 1976 la nazione nordamericana si è aggiunta al gruppo delle maggiori economie mondiali – Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti – e 36° vertice per il G8. g8.gc.ca/g8-summit
4 - 6 giugno CIPRO VIAGGIO DI BENEDETTO XVI È la prima visita di un Papa sull’isola, dove la maggioranza della popolazione è ortodossa. 9 - 12 giugno SINGAPORE (REPUBBLICA DI SINGAPORE) 13MA CONFERENZA INTERNAZIONALE DELLA MEDICINA D’EMERGENZA È l’incontro biennale organizzato dalla Federazione internazionale della medicina d’urgenza. Prevede aggiornamenti di tipo clinico e legale, sulla medicina e i disastri umanitari, e le emergenze medico-militari. www.icem2010.org
11 giugno – 11 luglio SUDAFRICA CAMPIONATO MONDIALE DI CALCIO Organizzato ogni 4 anni dalla Fifa (Fédération International de Football Association) il Campionato mondiale di calcio è arrivato alla sua 19ma edizione e sarà ospitato per la prima volta da un Paese africano. Per il Sudafrica sarà un passaggio di accreditamento internazionale, dopo gli anni dell’apartheid. La finale si svolgerà nell’emisfero australe dopo 32 anni |
26 - 27 giugno TORONTO (CANADA) G20 Le venti principali economie del Pianeta si incontrano presso il Metro Toronto Convention Centre (MTCC). Al centro della discussione le auspicate riforme della finanza mondiale. g20.gc.ca
9 luglio OLANDA ELEZIONI PARLAMENTARI 12 - 14 luglio AMMAN (GIORDANIA) SUSTANINABLE ARCHITECTURE AND URBAN DEVELOPMENT Seconda conferenza internazionale sull’architettura sostenibile e lo sviluppo urbano, organizzato da The Center for the Study of Architecture in the Arab Region, in collaborazione con The University of Dundee, School of Architecture (UK), and Jordan University. www.csaar-center.org/conference /saud2010 17 luglio PALESTINA ELEZIONI AMMINISTRATIVE Si rinnovano i consigli comunali nella West Bank. 18 - 23 luglio VIENNA (AUSTRIA) XVIII CONFERENZA INTERNAZIONALE SULL’AIDS Durante la Conferenza verrà illustrato lo stato di diffusione del virus dell’Hiv e verrà fatto il punto sull’azione combinata della prevenzione, con le terapie antiretrovirali, l’accessibilità alle cure e i diritti umani. www.aids2010.org
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 63 |
| lavanderia |
Gli Stati post-crisi
Il carrozzone al capolinea di Paolo Fusi
I
PUBB CISL
L NOVERO DELLE GIURISDIZIONI off shore o con, per lo meno, rilevanti vantaggi fiscali e una barriera più o meno solida di fronte alla trasparenza contabile ha da tempo superato il numero delle giurisdizioni on shore. Molte di queste ultime, per giunta, proteggono i capitali dal fisco persino più efficientemente dei paradisi fiscali. Oggi, chi sa farlo, nasconde i “suoi” soldi negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia ed in Germania. Al contempo Stati come l’Italia e gli Usa – seguiti a ruota da tutti gli altri – stanno cercando dei modi per permettere all’erario di partecipare al banchetto del crimine organizzato (l’ultima espressione del capitalismo che conosce ancora una forma di crescita reale e costante) senza malmenare troppo la digestione della popolazione. Una volta visto ciò, abbiamo tre possibili strategie per affrontare questa situazione: a) legalizzare il crimine organizzato e ammettere che il sistema fiscale, come concepito fino ad oggi, (e il suo sostegno al cosiddetto “stato sociale”) è fallito; b) continuare a fingere di contrastare mafie e fiduciari, combattendo invece solo tra mafie e tra fiduciari per assicurare a quelli di casa nostra una fetta di mercato garantita; c) trovare un’alternativa. L’attuale governo italiano, in modo democristiano, sceglie la seconda possibilità, e lo fa copiando dagli Stati Uniti. Ma, mentre Washington per lo meno punisce il fallimento, da noi si punisce la vittima, ovvero l’unico soggetto esistente che sia ancora più debole dello Stato. E lo Stato si è indebitato, distruggendo ricchezza per decenni, ma nel frattempo l’intera struttura del potere politico ed economico che si è battuta per questo traguardo è crollata a causa Il sistema economico dei suoi errori, della sua corruttela, della sua incapacità di capire gli effetti degli Stati nazionali del mostro da lei stessa innescato. Ciò che l’economista tedesco Robert non si può reggere più sui Liefmann scriveva nel 1919 sui rischi del mercato degli “effetti”, come vecchi modelli. Compresi lo si chiamava allora, è oggi più attuale che mai. Liefmann scrisse che prima quelli fiscali. Ma il futuro o poi gli Stati nazionali, ultima vestigia del Medioevo precapitalista, avrebbero che ci attende è opaco dovuto scegliere: o continuare a dissanguare e dissanguarsi, cercando di recuperare terreno con delle guerre di conquista, o ripartire da zero con nuove regole, o scomparire. Oggi nessuno può sapere cosa accadrà, perché gli Stati nazionali sono politicamente molto più deboli di 100 anni fa ed una guerra di conquista, oggi, come dimostrano le cosiddette missioni di pace in Somalia, in Iraq ed Afghanistan e le guerre civili in Jugoslavia, Sudan, Congo DRC ed Angola, non si può più fare: la si perde sempre. E l’economia non riparte, anzi. Che fare? Abbiamo capito l’antifona: l’apparato dello Stato non lo si può più sostenere con lo sfruttamento del Terzo Mondo o con la partecipazione agli utili delle imprese e dei cittadini. Bisogna ridurre radicalmente i costi dello Stato. I democristiani tedeschi credono in ciò che chiamano Bedingungsloses Grundeinkommen. Ogni cittadino prende dallo Stato 600 euro al mese, che lavori o no, dalla nascita alla morte. L’intero apparato statale che regola il lavoro viene abolito, chiuso. I controlli vengono aboliti (altro personale licenziato). Lo Stato risparmia così miliardi e miliardi ogni mese. Invece i socialdemocratici credono in altri strumenti, che potrebbero peraltro essere sommati a quelli della Cdu: si aumenta l’Iva, si abrogano tutte le altre tasse. L’intero apparato dello Stato che controlla il fisco viene licenziato, chiuso, dimenticato. Il “carrozzone” si ferma, lo Stato sociale chiude, il capitalismo smette di sperperare e torna ad essere la forza primigenia che ha conquistato il mondo: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Mike, dove sei? Allegria! Allegria!
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 65 |
|
economiaefinanza
|
|
altrevoci a cura di Michele Mancino
GLI ITALIANI HANNO BISOGNO DI LORO
INVESTIMENTI INTELLIGENTI CON CAPITALI “CRISTIANI”
L’IMPRESA SOCIALE CONTRO LA CRISI
VITA E STORIA SOTTO LE STELLE DI GERICO
IL SABATO DEL VILLAGGIO DI MONTAGNA
Non occorre essere anticapitalisti per cogliere l’attualità del dibattito sul rapporto tra etica ed economia. Una questione troppo ampia per esaurirsi nel porre un tetto agli stipendi dei top manager. “Il buono dell’economia. Etica e mercato oltre i luoghi comuni”, scritto da Gianpaolo Salvini e Luigi Zingales, mette a confronto due punti di vista sul tema. Quello - ricorda Guido Tabellini nella prefazione - dell’economia di mercato, che “è anche e soprattutto un sistema che consente a ogni individuo di perseguire il suo fine, i suoi obiettivi personali, di autodeterminarsi in linea con il suo particolare sistema di valori”, e quello cattolico, in cui l’economia è etica quando “il bene comune è visto come principio guida dell’azione individuale”. Proprio i due autori incarnano la prospettiva liberale (Zingales) e quella cattolica (Salvini), animando un dibattito, sotto forma di libro, coordinato da Salvatore Carrubba, editorialista de Il Sole-24 Ore, che confessa: “Non sono riuscito a farli litigare, perché l’esigenza di ricostruire un tessuto morale all’attività economica si è rivelata troppo forte, e condivisa, per determinare un dissenso di fondo”. È il buono dell’economia.
In Trentino, nella Val di Non, le mele le raccolgono i senegalesi; in Veneto i nigeriani conciano le pelli per la preparazione dei giubbotti destinati a Hollywood; a Vedelago, nel cuore del leghismo veneto, sono loro ad assicurare il 90% di riciclaggio dei rifiuti. A Reggio Emilia i facchini sono per lo più indiani, in Campania i sikh allevano le bufale, in Sicilia, senza i pescatori tunisini, la flotta di Mazara del Vallo non prenderebbe il mare. E i camionisti? Nel Nordest i due terzi sono albanesi e romeni: nessun italiano è capace di fare i loro turni. L’economia italiana ha bisogno degli immigrati. Noi abbiamo bisogno di loro perché una famiglia su dieci dipende da una badante straniera. Le corsie degli ospedali e perfino le chiese senza gli immigrati si bloccherebbero. Insomma, il Bel Paese senza di loro non va avanti perché gli immigrati a vario titolo contribuiscono e concorrono a creare il 10 per cento del pil.
Come investire il proprio denaro senza contravvenire ai princìpi cristiani e al contempo senza rinunciare a un equo profitto? Una possibile risposta arriva da due esperti: Thomas Kohrs, specialista in investimenti etici e Anselm Grün, economo dell’Abbazia di Münsterschwarzach, padre benedettino, autore di libri spirituali e consulente religioso. In questo piccolo manifesto della finanza votata all’etica cristiana, i due autori suggeriscono ai piccoli investitori come impegnare i loro capitali secondo criteri che consentano di sostenere la pace, i diritti umani, la tutela dell’ambiente e la lotta mondiale alla povertà. «Vorreste che i vostri soldi facessero del bene, ma cercate anche un buon rendimento? In che misura è lucrativo un investimento etico? E quanto etici sono, in generale, gli investimenti finanziarì?», sono alcune delle domande alle quali gli autori cercano di dare risposte concrete.
Quello dell’impresa sociale è un fenomeno innovativo. E, come spesso accade in questi casi, è capace di suscitare grandi entusiasmi come anche forti perplessità. Per questo è necessario indagarne le caratteristiche, comprendere appieno le potenzialità e diffonderne la conoscenza. Un lavoro complesso, al quale questo libro può dare un importante contributo. L’impresa sociale è un soggetto che promuove integrazioni tra pubblico e privato, profit e non profit. In questo senso non si tratta di una novità, dal momento che le relazioni tra questi mondi esistono già da anni. Ciò che invece può costituire una “scoperta” è la declinazione di tali interazioni attraverso un obiettivo comune: quello di garantire un futuro credibile, cioè equo e sostenibile, a un’economia (cioè alla vita delle persone in carne e ossa) che ha perso la sua bussola.
Siamo talmente abituati a sentir raccontare le guerre con la voce dei governi, degli esperti, degli eserciti, da dimenticare che, dietro alle grandi battaglie, ai bombardamenti, alle campagne militari, ci sono tante storie di gente comune. Martiri comuni, che vivono quei conflitti da spettatori interessati ma inermi. Ci sono scene di vita quotidiana, lacrime, drammi e pure qualche sorriso. Colori, odori, che ci permettono di calarci meglio nella realtà di centinaia di migliaia di persone. Nei dieci capitoli che scandiscono Le Stelle di Gerico, si snodano i ricordi d’infanzia e giovinezza della protagonista, tormentata dal desiderio e dall’impossibilità di tornare in Palestina. Gerico, Gerusalemme, Damasco, Beirut, Acri fanno da scenario agli aneddoti personali e agli eventi storici. Una scrittura vivida, minuziosa, evocatrice, quella di Liana Badr grazie alla quale “si può quasi sentire il calore di cibi preparati amorevolmente con spezie profumate che i profughi si ostinano a cucinare, per non dimenticare nulla della loro terra”.
Sui villaggi delle Alpi, il tempo sembra non passare mai. In montagna la natura, con la sua immanenza e forza evocativa, domina da sempre l’immaginario di chi la popola. All’ombra del Macigno Bianco formicola la vita degli abitanti del villaggio, con i suoi piccoli e grandi andirivieni, dalla Prima guerra mondiale ai giorni nostri. Vassalli disegna i caratteri e tesse i destini, facendo di questo piccolo mondo un frammento di vita universale, annodando con sapienza e ironia, in un’epica umanissima, un’intera civiltà, brulicante di vite, che si anima sulla pagina poco prima di sparire per sempre inghiottita dall’oggi. Di tanti uomini vissuti nel villaggio nei tempi antichi, solo due hanno lasciato traccia del loro passaggio: l’Eretico e il Beato, «due contrari, in cui si riassumono e si annullano tutti i possibili contrari di questo mondo».
Università Bocconi Editore, 2010
RICCARDO STAGLIANO GRAZIE
Chiarelettere, 2010
GRUN ANSELM, KOHRS THOMAS USARE IL DENARO IN MODO ETICO
Queriniana edizioni, 2010 | 66 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
|
SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A MANCINO@VALORI.IT
L’ETICA IN ECONOMIA SENZA STEREOTIPI
GIAMPAOLO SALVINI E LUIGI ZINGALES IL BUONO DELL’ECONOMIA
narrativa
MASSIMO CAMPEDELLI GIORGIO FIORENTINI IMPRESA SOCIALE IDEE E PERCORSI PER USCIRE DALLA CRISI
Edizioni Diabasis, 2010
PARIGI, MODA, SHOPPING E... ECOLOGIA LE DONNE IN AFGHANISTAN: CHIAMATE AL VOTO E NON SOLO
Il desiderio di fare carriera e una scommessa con le amiche sono alla base dell’amore per l’ambiente di Emilie, la protagonista dell’ironico libro di Alice Audouin. Nell’arco di 170 pagine tenta la trasformazione da giovane consulente ambiziosa e modaiola, che pensa solo allo shopping e alle borse griffate, a ambientalista esperta di sviluppo sostenibile. Un’espressione, “sviluppo sostenibile”, che torna per tutto il libro come un oggetto sconosciuto ed esteticamente sgradevole, ma sulla bocca di tutti e che tutti sembrano dover conoscere e dare l’impressione di voler perseguire. Ma solo per una questione di moda. “Il business della difesa della natura”, “l’ambiente è l’ultimo grido”, “l’ecologia è di moda”. Sono alcune delle espressioni che ritornano spesso nel racconto di Alice Audouin, che descrive l’eco-sostenibilità come strumento per fare carriera. Un racconto ironico e rivelatore di come l’ecologia sia diventata (anche) una nuova frontiera del marketing.
L’autrice lavora con il CISDA (Coordinamento italiano sostegno donne afghane) e non scrive tanto – o comunque non solo – del voto femminile in Afghanistan quanto, con uno sguardo a raggio più ampio, della condizione femminile nel Paese. Sia il ruolo delle donne nell’evoluzione politica e sociale degli anni passati che i loro diritti e il loro ruolo politico nella Repubblica Islamica di oggi sono raccontati e arricchiti da contributi diversi (interviste a donne ed esperti afghani, analisi di progetti sull’alfabetizzazione, sulle politiche di genere e sui diritti umani, l’esperienza delle visite nei campi profughi), per disegnare un quadro in cui cultura patriarcale e tribale appaiono ancora dominanti. Simona Cataldi scrive ciò che ha visto e sentito (matrimoni forzati, violenza domestica, abusi e rapimenti, i soprusi in nome del codice d’onore) e individua alcune vie per aiutare le donne afghane a guadagnarsi diritti e libertà minime. SIMONA CATALDI IL VOTO FEMMINILE IN AFGHANISTAN
Edup, 2009 SEBASTIANO VASSALLI LE DUE CHIESE
Einaudi, 2010
ALICE AUDOUIN EMILIE, ECOLOGISTA IN CARRIERA
LIANA BADR LE STELLE DI GERICO
Edizioni Ambiente-Verdenero, 2010
Edizioni Lavoro, 2010 |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 67 |
|
fotografia
|
|
BACI CE NE SONO PER TUTTI I GUSTI Davanti a una fontana, sotto un portico, sul sedile di un’automobile, nel bel mezzo di una piazza, in riva al mare, alla stazione, in mezzo alla folla, davanti al municipio. Si può baciare ovunque e “ovunque”, per chi ha baciato, diventa il posto più importante del mondo. Il bacio è qualcosa di più che un semplice contatto: è un mistero, un gesto quotidiano che nasconde infiniti significati. Non si bacia solo per amore. Si bacia anche per rendere omaggio, per tradire, per perdonare, per trasgredire. Ci sono baci ufficiali e baci clandestini, alla luce del sole e al riparo dal pregiudizio. Insomma, non tutti i baci sono uguali. Ci sono baci di diverso valore. “Un bacio legittimo non vale mai un bacio rubato”, scriveva Guy de Maupassant. Il più conosciuto è il bacio all’Hotel de Ville, ma sono tanti i fotografi che in tutto il mondo hanno cercato di immortalare questo gesto appassionato, da Berengo Gardin a Cartier Bresson, da Erwitt a Davidson, fino, appunto, al mitico di Robert Doisneau.
A PADOVA IL CINEMA DIVENTA FOTOGRAFIA “La fotografia di cinema” è il tema scelto per la manifestazione di “Padova aprile fotografia”. Nella sesta edizione verranno ripercorsi alcuni momenti salienti della produzione cinematografica di due grandi registi: l’italiano Carlo Mazzacurati e il polacco Krzysztof Kieslowski. Il primo sarà rivisitato attraverso gli scatti di Lucia Baldini e Giovanni Umicini, il secondo attraverso quelli di Piotr Jaxa. Lucia Baldini racconta alcuni momenti del film “La giusta distanza” di Mazzacurati, indagando gli elementi che costruiscono il film: luoghi, attori, troupe e atmosfere. Elabora vari livelli di lettura, dando la possibilità a ogni singolo dettaglio di divenire un tassello del mosaico di immagini in cui si narrano alcune scene del film. La mostra su Kieslowski si articola su trenta immagini tratte dal backstage della trilogia “Tre colori: blu, bianco e rosso”, durante le riprese tra Parigi, Varsavia e Ginevra della trilogia. Immagini che esaltano la poetica, la filosofia, l’umorismo e la vita stessa del grande regista. FINO AL 30 MAGGIO CENTRO NAZIONALE DI FOTOGRAFIA, PADOVA
cnf.padovanet.it
AUTORI VARI PICCOLI BACI
Contrasto, 2010
VENEZIA E IL FURORE DELLE IMMAGINI
150 ANNI DI SCATTI IN PROVINCIA DI MILANO
UNA “APP” SOSTIENE IL CESVI AD HAITI
P2P, LETTERE MINACCIOSE CONTRO IL FILE SHARING
“Il furore delle immagini” fa parte di un progetto iniziato con l’acquisizione del fondo librario e dell’archivio fotografico di Italo Zannier, uno dei maggiori studiosi italiani di fotografia. La mostra, curata da Denis Curti, offre 260 immagini, corredate da una serie di libri e album fotografici che permettono una lettura storica delle opere dell’archivio Zannier. Un percorso che racconta la storia della fotografia italiana dagli esordi fino alle tendenze contemporanee. Ci sono gli autori italiani di fine Ottocento, come Carlo Naya con l’incredibile stampa, fuori formato per l’epoca, “Venezia al chiaro di luna” del 1870 e un rarissimo dagherrotipo del 1855. Ci sono i temi legati alla fotografia degli anni 30 e 40 e al neorealismo fino ad arrivare alle tendenze artistiche contemporanee, dove le immagini di Paolo Gioli, Franco Vaccari e Nino Migliori testimoniano il momento in cui la fotografia riflette su se stessa e sul suo linguaggio. E ancora si potranno ammirare le immagini di Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Mario Cresci, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Mario Giacomelli, Franco Fontana e molti altri protagonisti della fotografia italiana.
Una mostra per celebrare i 150 anni dalla nascita della Provincia di Milano e raccontare una storia non solo istituzionale e politica, ma anche economica e produttiva, sociale e culturale. L’ente provinciale ha una ricca collezione di dipinti, sculture e fotografie, opere di vario contenuto e appartenenti a un vastissimo arco temporale, dal 1400 ai giorni nostri. Del patrimonio artistico fanno parte anche due importanti fondi fotografici denominati Archivio dello spazio (7.465 fotografie di 58 autori italiani, che datano dal 1987 al 1997) e Milano senza confini (270 opere fotografiche di 10 autori italiani ed europei, che datano al 1998-1999), entrambi costituitisi grazie a progetti di committenza pubblica. Alla mostra si potranno ammirare gli scatti dei maestri: Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Thomas Struth, Peter Fischli e David Weiss.
Cambiano i dispositivi (device) e il mondo del non profit si adegua. Per supportare la campagna sull’emergenza idrica ad Haiti, promossa dal Cesvi, debutta sull’iTunes Store il fumetto Gentes del cartoonist Gud. La versione digitale del fumetto è destinata ad iPhone e similari congegni mobili. L’applicazione ha un costo di 0,79 centesimi, in linea con le principali “app” disponibili sullo Store, interamente devolute al Cesvi, e conterrà tutte le storie del libro, accompagnate da effetti musicali e audio. Seguendo la Due cavalli di Gentes, il fumetto si snoda tra storie agrodolci in grado di far riflettere e apre una nuova visibilità sul dramma della popolazione haitiana colpita dal terremoto. Il ricavato dell’iniziativa contribuirà al finanziamento di un progetto del Cesvi per realizzare 250 latrine e 100 docce negli spazi pubblici organizzati per oltre cinquemila famiglie che sono state sfollate dopo il sisma dalle due città di Grand Goave e Petit Goave, a circa 50 chilometri da Port Au Prince.
FINO AL LUGLIO 2010 FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA
FINO AL 15 GIUGNO 2010 TESORI DI PROVINCIA
Caccia grossa agli indirizzi IP per una società tedesca che esercita “pressioni” spaventando gli internauti usi a scaricare file illegali. La vicenda è emersa dopo che numerosi utenti hanno denunciato di aver ricevuto lettere dal sapore minaccioso da parte di una società tedesca, DigiProtect, che proponeva il pagamento di circa 800 euro per evitare di essere chiamati a rispondere in Tribunale per pratiche di file sharing, la condivisione di file detenuti sul proprio computer che potrebbe rappresentare una violazione del copyright. Il mondo va in un’altra direzione e ancora di più potrebbe andarci se si prendesse atto della ormai insostituibilità della Rete, ma gli ultimi fuochi contro il P2P rischiano di spaventare più di un utente. Molte lettere risultano recapitate a persone anziane: alcune hanno pagato, altre hanno richiesto servizi di tutela del consumatore. DigiProtect ai microfoni della BBC ha affermato di agire su mandato di alcuni artisti e detentori dei diritti ma resta il dubbio su come la società abbia ottenuto i nominativi dei destinatari risalendo dall’indirizzo IP che caratterizza ogni computer.
www.fondazionevenezia.it | 68 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
www.provincia.milano.it
multimedia
|
APPLE: LIBERTA’, INNOVAZIONE E CENSURA? IN GRAN BRETAGNA LA BANDA LARGA ARRIVA CON LA COLLETTA Il digital divide esiste, ma l’attivismo dei cittadini può aiutare a superarlo. Lo dimostra l’esperienza in Inghilterra degli abitanti di Lyddington, borgo rurale nell’area di Rutland. Reduci da numerose richieste alla British Telecom e stanchi di aspettare che qualche compagnia telefonica si decidesse a portare la banda larga anche nelle loro valli, gli abitanti si sono organizzati e hanno promosso una colletta tra gli abitanti. Guidati da undici cittadini più facoltosi e fortemente determinati ad accedere alla Rete gli abitanti della cittadina hanno così raccolto oltre 45 mila euro. Con la cifra raccolta l’intero paese verrà dotato a brevissimo di servizi internet ad alta velocità con una banda garantita di 25 megabits e un massimo di 40 megabits. Sotto il profilo tecnico si tratta di una velocità media di connessione pari a circa dieci volte la media britannica. La sperimentazione viene seguita con particolare interesse perché apre una inaspettata via di “autoregolamentazione” contro il potere decisionale delle Telco nazionali.
|
ANNO 10 N.79
|
Apple computer è sinonimo per molti geek di sperimentazione, libertà e incondizionato amore. La continua ricerca sul design, le soluzione stilistiche innovative, la cura nel packaging minimalista e nella selezione di hardware proiettati sul futuro hanno caratterizzato le scelte dell’azienda creata da Steve Jobs, che, tuttavia, anche per l’idolatria che caratterizza parte dei suoi utenti, si è trovata più volte sotto l’analisi impietosa di Ong e gruppi di pressione civili. Critiche cui la società ha mediamente saputo rispondere con innovazione, adeguandosi parzialmente alle richieste di tutela dei lavoratori per le produzioni (come sempre realizzate in Asia) o per componenti maggiormente eco-compatibili. L’esplosione del fenomeno iPhone (e ora iPad) apre adesso uno scottante scenario: chi decide quali contenuti sono ammissibili? Per ora l’iniziale esclusione del cartoonist premio Pulitzer Mark Fiore dalle “app” presenti sull’iTunes Store ha costretto Apple a un rapido e imbarazzato dietrofront.
MAGGIO 2010
| valori | 69 |
|
terrafutura
|
|
MOSTRA ANTI-SPRECO, SOSTA A TERRA FUTURA La rete fa la forza, soprattutto quando si tratta di mettere in comune esperienza e competenze. Così è per la campagna “Spegni lo spreco” nata all’interno di un progetto triennale finanziato al 75% dalla Commissione Europea. Obiettivo: promuovere i modelli di comportamento più sostenibili pensando al futuro del Sud del mondo e, in particolare, al consumo delle risorse. Molte le azioni sviluppate dai partner della campagna, a cominciare da un sito internet (spegnilospreco.org), per divulgare le buone pratiche, mettendo in comune informazioni su alcuni progetti realizzati nel Nord e nel Sud del mondo rispetto ai temi ambientali e dello sviluppo sostenibile. Ci sarà anche una mostra interattiva itinerante realizzata in tre versioni: al Nord con Energetica, al centro Italia con Tamburi di pace e al Sud con Co.Pe: Cooperazione Paesi Emergenti. Sarà presente a Firenze, durante Terra Futura, dal 28 al 30 maggio. E, per chi volesse approfondire, ci sono il libro Spegni lo spreco, accendi lo sviluppo e due convegni nazionali, previsti a dicembre. www.spegnilospreco.org www.cope.it www.energetica.it www.oltreilconfine.it | 70 | valori |
ANNO 10 N.79
A CASSIBILE “IO NON ASSUMO IN NERO”
GAS ATIPICI E PRODUTTORI SOLIDALI IN SICILIA
A SHANGAI IL PADIGLIONE INGLESE DELLA LUCE
PULITZER PREMIA I NUOVI MEDIA
Si chiama Equocaffè, è un caffè equosolidale prodotto dalla cooperativa salernitana Caracol e lavorato dalla torrefazione Biancaffè, ma arriva dall’Africa e dal Sudamerica. In particolare si parla di “caffè verde” (3 tonnellate nel 2010) importato dalla centrale equosolidale Commercio Alternativo di Ferrara e coltivato in Chiapas (Messico), dalla cooperativa “Yochin Tayel K’inal” nata all’interno dei caracoles, i municipi indigeni autonomi zapatisti, e in Tanzania, dalla Kagera Cooperative Union. Il caffè viene poi distribuito in cialde monodose (400 mila previste quest’anno) attraverso il circuito delle botteghe del commercio equo e consumato grazie alla macchina per caffè proposta in comodato gratuito e a bicchierini in plastica riciclabile Mater-Bi con palette di legno. Non solo buon caffè, quindi, ma una “tazzina di economia solidale”, perché il progetto Equocaffè coniuga i principi del commercio equo con le legittime aspirazioni lavorative di chi vi è coinvolto: «Abbiamo studiato un listino che garantisce un ampio margine per i nostri rivenditori, da utilizzare per costruire occasioni vere di lavoro solidale», dice Mauro Mondelli, amministratore di Caracol, che ricorda come: «La commercializzazione del caffè in cialde ha già in sé buoni margini. Con un po’ di sacrificio e un’attenta programmazione riusciamo a distribuire un caffè equo allo stesso prezzo di un caffè convenzionale».
Più chiaro di così?! Per dirla in gergo da pubblicitari, “Io non assumo in nero” è il claim di una campagna nata il 1° marzo a Cassibile, zona nei pressi di Siracusa meta di centinaia di immigrati sfruttati ogni anno come lavoratori stagionali. Dai gravi fatti della rivolta di Rosarno e di fronte all’evidenza inaccettabile delle condizioni di lavoro e di vita cui questi “nuovi schiavi” sono costretti, la Rete antirazzista catanese, promotrice della Campagna, ha avviato una serie di iniziative per i diritti degli stagionali e per creare una schiera di imprenditori etici. Chiari i bersagli dell’azione e della denuncia: “Un padronato che, grazie all’evasione contributiva, ai bassi salari ed alle condizioni disumane di lavoro, si arricchisce indisturbato grazie all’intermediazione dei caporali e all’inefficacia, se non assenza, delle istituzioni e dei sindacati”, si legge nelle intenzioni della Campagna. L’invito è ad acquistare “patate socialmente eque” dall’unico imprenditore della zona che per ora ha aderito all’iniziativa: l’azienda “Caputo Giuseppa” di Davide Proietto.
Sicilia d’avanguardia, altro che “fanalino di coda”. Almeno sul piano delle economie alternative e della diffusione dei Gruppi d’acquisto solidale: sono circa 60 in tutta l’isola (ma censirli è tutt’altro che semplice) e si riuniranno il 22 e 23 maggio a Donnafugata (Rg) per la loro festa annuale. Ma non solo. I primi di luglio si terrà SbarcoGas 2010 (secondo appuntamento dopo quello dell’anno scorso), intitolato “Cibo al cubo – per il futuro del cibo e dell’agricoltura”. Insomma, dall’esperienza siciliana continuano a spuntare novità buone anche altrove, come ad esempio la nascita di due Gas nei dipartimenti di salute mentale, uno è attivo a Palermo e uno in sviluppo a ModicaScicli: frutta e verdura, cresciuta su terreni messi a disposizione dalle famiglie degli utenti o da produttori che abbiano terreno incolto, vengono coltivate anche dai disabili mentali seguiti dal dipartimento e poi arrivano sulle tavole delle loro famiglie e degli operatori tramite il Gas. Il tutto con uno slancio solidaristico tra i produttori: 15 di loro si sono uniti in Arcipelago Siqillyàh con un obiettivo semplice: ottenere una crescita comune. Anche questa è economia solidale.
Divenuto presto emblema dell’Expo Mondiale di Shangai 2010, il padiglione inglese è stato curato da Thomas Heatherwick, geniale architetto e inventore, già autore a Londra del Rollino Bridge, un ponte che si arrotola e srotola per consentire il passaggio dei pedoni. La struttura ideata per l’Expo di Shangai si caratterizza per i 60 mila cavi trasparenti che si muovono con il vento e si diramano dalla struttura centrale. Durante il giorno ognuno dei cavi trasporta la luce per illuminare l’interno. Nelle ore notturne, invece, la luce artificiale delle sorgenti luminose interne viene trasportata dagli stessi cavi verso l’esterno permettendo alla struttura di brillare. All’interno del padiglione si trova una rappresentazione visiva dell’opera di conservazione svolta dal Regno Unito dei semi delle diverse specie vegetali. Ne sono stati incapsulati a migliaia sui terminali interni dei cavi, permettendo al visitatore di vedere i semi delle piante raccolte nei programmi nazionali e globali di conservazione delle specie.
Il futuro del giornalismo e dell’informazione resta al centro del dibattito negli Stati Uniti dove non sono sparute avanguardie geek a interrogarsi sul futuro, ma grandi firme e grandi corporation dell’informazione. Cambia la domanda ed è destinato a cambiare il mercato mondiale. Si fa interprete del cambiamento anche una storica istituzione come il Premio Pulitzer, vanto di cronisti e testate che sul campo hanno saputo difendere autonomia di giudizio e coraggio nell’inchiesta. I premi 2010 hanno, infatti, visto emergere il giornalismo on line e web based come elemento caratterizzante. Premiati il reporter Sheri Fink e la testata on line Propublica per un’inchiesta su un ospedale di New Orleans dopo il passaggio dell’uragano Katrina. Interessante notare come l’inchiesta sia poi stata pubblicata dal New York Times, a simboleggiare un percorso inverso ormai compiuto da un importante giornalismo investigativo “di frontiera” che dal web approda alle testate storiche.
www.equocaffe.it
alfteresa@libero.it
www.siqillyah.eu www.legallinefelici.it
IL CAFFÈ AFRO-ZAPATISTA E’ UNA TAZZINA DI ECONOMIA SOLIDALE
|
MAGGIO 2010
|
future
|
PLASTICA UPCYCLED PER BARCHE E MATTONI LE STAZIONI PER RICARICARE LA BICI ELETTRICA IN VACANZA
Li definiscono interventi upcycle: il riutilizzo di materiali in una nuova veste, adatto soprattutto a tipologie di prodotti che difficilmente si prestano a un vero riciclaggio. Dannazione dei mari insieme agli shopper, le bottiglie di plastica possono essere ad esempio convertite in barche o mattoni, almeno secondo l’erede De Rotschild e gli architetti taiwanesi di EcoArk. Il primo scorazza nei mari su un veliero formato da una chiglia di bottiglie per il progetto a sfondo ecologista Plastiki. I secondi per un’esposizione a Taipei hanno ideato un padiglione di tre piani utilizzando oltre un milione e mezzo di bottiglie di plastica. La flessibilità del materiale garantirà rispetto al rischio di terremoti e inondazioni. L’edificio, smontabile e ricollocabile in altra sede, include un anfiteatro, un museo e una vasca per la raccolta di acqua piovana. Tra le peculiarità la capacità delle bottiglie di filtrare la luce solare per illuminare gli spazi interni. L’intervento riflette un’analisi sul genius loci di Taiwan dov’è frequente trovare piccole serre o isole galleggianti costruite con materiali plastici di riciclo.
Sperimentazione al via in Spagna, e quindi estesa all’Europa, per il progetto di stazioni di ricarica per veicoli elettrici in città. Mobec Point prende il via da quest’estate, che si prevede contrassegnata da un’ampia diffusione, anche nelle località di villeggiatura costiera, di veicoli a due ruote con alimentazione elettrica. Trendy, ecologici, di relativamente facile manutenzione e gestione, i due ruote elettrici potranno così beneficiare di piazzuole di ricarica nei momenti di sosta cittadini. L’idea del progetto Mobec è semplice: un tesserino di riconoscimento universale, valido anche per aree soste gestite da altri gestori, consente la ricarica del mezzo. Un pannello di controllo gestisce le informazioni, protette come se si stesse accedendo alla propria e-mail per evitare utilizzi impropri. L’energia proviene da un’alimentazione tradizionale e da un pannello fotovoltaico che, in caso di interruzione della fornitura tradizionale, consente di dare piena ricarica a circa 25 moto al giorno.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 71 |
27-04-2010
13:20
Pagina 72
|
indiceverde
|
VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO
ATTIVITÀ
PAESE
Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways
Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari
Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania
CORSO DELL’AZIONE 23.04.2010
RENDIMENTO DAL 15.10.08 AL 23.04.2010
195,75 € 1.016,25 € 464,96 $ 1.473,48 $ 1.503,72 $ 776,58 € 2.608,90 CHF 951,13 € 306,32 £ 210,37 € 2.548,73 kr 1.319,60 € 2.014,08 € 1.197,07 € 713,82 € 577,31 € 219,59 € 651,63 $ 918,41 $ 1.285,71 €
-80,42% 1,63% -65,24% 10,16% 12,42% -22,34% 81,87% -4,89% -64,79% -78,96% -67,64% 31,96% 101,41% 19,71% -28,62% -42,27% -78,04% -51,28% -31,34% 28,57%
-16,41% € = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.
Solare: vince solo l’indotto a cura di Merian Research
L
A CRISI CONTINUA. Più della metà delle imprese che appartengono Valori Solar Energy Index -16,41 al Valori Solar Index, l’indice solare di Valori, in borsa perdono pesantemente. Stiamo misurando i rendimenti dall’ottobre del Eurostoxx 50 +13,19% 2008 e i risultati non sono esaltanti. L’indice chiude la penultima settimana Rendimento dal 15.10.08 al 23.04.2010 di Aprile con un magro -16,41% contro il +13,19% del Dow Jones Eurostoxx 50, che misura l’andamento medio delle maggiori impreSma Solar Technologies www.sma.de Sede Niestetal-Sandershausen, Germania se europee. I motivi li abbiamo spiegati più volBorsa Tec-Dax, Francoforte sul Meno te: il solare soffre più a lungo a causa della crisi, Attività SMA Solar Technology AG è il leader mondiale nella produzione di inverter solari e sistemi perché ha bisogno di investimenti - che sono di monitoraggio per applicazioni fotovoltaiche. Gli inverter convertono la corrente continua generata fermi - e di sussidi pubblici, che gli stati, sepoldai pannelli solari in corrente alternata, che può essere usata nelle abitazioni. Creata nel 1981, ti dai debiti, continuano a tagliare. All’interno Sma Solar è quotata in borsa dal 2008. Ha sede in Germania, vicino a Kassel, ma ha filiali del nostro indice sembrano salvarsi solo le imin numerosi paesi, tra cui Italia, Francia, Grecia, Corea del Sud, Stati Uniti, Australia, Cina. prese che non producono direttamente i panRendimento 15.10.08 – 23.04.2010 101,41% nelli fotovoltaici. Sono in positivo SMA Solar, Ricavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2008 che costruisce inverter (vedi profilo), Meyer 2009 3.412 Burger, che produce seghe per tagliare il silicio 2.513 934,3 e Roth & Rau, specializzata nei rivestimenti al 681,6 plasma. Ma anche l’americana First Solar, spe161,1 cializzata nei moduli a film sottile. Per gli altri 119,5 sembra che il calvario sarà ancora lungo.
UN’IMPRESA AL MESE
72-73_indice_verde_79.qxp:Valori
.
|
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
| valori | 73 |
| utopieconcrete |
Percorsi sostenibili
Con o senza auto di Massimiliano Pontillo
S
ONO PASSATI OLTRE 150 ANNI DALL’INVENZIONE DEL MOTORE A SCOPPIO. Nel frattempo l’umanità ha fatto così tanti passi
in avanti che solo la fantascienza poteva prevedere, abbattendo le barriere spazio-temporali e consegnandoci all’era digitale. In tutti i campi, tranne che in quello delle quattro ruote che bruciano inutilmente carburante, puzzano, inquinano, travolgono le città e i suoi abitanti costringendoli a una vita da... semaforo! A Pechino non si vedono più biciclette, simbolo di una povertà diffusa recente. Hanno lasciato il posto all’automobile, l’odierno oggetto del desiderio. Nonostante ancora il tasso di motorizzazione sia tra i più bassi al mondo, ma, al contempo, con il tasso di crescita più alto, il traffico è congestionato. Negli orari di punta si può restare intrappolati per ore. Tra le trenta città più inquinate al mondo, venti sono cinesi. Si stima che ogni anno in Cina 400 mila morti siano dovuti all’inquinamento. Le autorità cinesi sono consapevoli dell’insostenibilità di questo modello di sviluppo e, infatti, stanno investendo più di tutti nell’auto elettrica. Nel 2011 è previsto che circolerà mezzo milione di auto elettriche o ibride, prodotte nel Paese. Più che la consapevolezza dei danni all’ambiente e alla salute è però l’economia che spinge a eliminare i combustibili fossili per l’autotrazione. Nonostante la pausa dovuta alla recente crisi economica globale, l’aumento dei consumi di petrolio è continuo. Il disaccoppiamento in corso fra la crescita delle economie dei Paesi industrializzati e i consumi energetici non è sufficiente a compensare l’aumento della domanda energetica della Cina e degli altri Paesi La tecnologia ha rivoluzionato in via di rapida crescita. La scarsità relativa del petrolio il mondo. Ma non l’auto. Eppure aumenta e il “picco di Hubbert” si avvicina. L’effetto i veicoli del futuro sono già tra dell’aumento dei prezzi renderebbe così sempre più competitive noi: a emissioni zero, riciclabili le fonti rinnovabili, che si avvantaggiano anche di crescenti al 100%. E capaci di trainare economie di scala. l’economia verso la ripresa Allo stesso tempo è l’economia, la green economy, che potrà determinare l’affermazione dell’auto del futuro, a emissioni zero, riciclabile al 100%, sicura. Le tecnologie sono già in gran parte disponibili. Addirittura si potrà fare a meno del guidatore, grazie agli automatismi, e azzerare il tempo di ricarica con l’induzione magnetica. Dovremmo cominciare a parlare anche di “sistemi di mobilità del futuro” più rapidi, economici e puliti, che non necessariamente vedono l’auto protagonista. Ad Abu Dhabi si costruirà Masdar, una ecocity dove per gli spostamenti si utilizzerà una specie di metropolitana personale senza conducente che servirà l’intera città: ogni abitazione avrà una fermata entro 200 metri, dunque facilmente raggiungibile a piedi. A Curitiba e Bogotà si stanno sviluppando “corridoi” a rapido scorrimento riservati agli autobus. Le città rappresentano oggi dei veri e propri laboratori di innovazione nei sistemi di mobilità delle persone e delle merci. Nelle esperienze urbane di successo si è realizzata una trasformazione urbana complessiva per privilegiare gli spazi dedicati ai pedoni, piste ciclabili, mezzi pubblici e spazi verdi; disincentivando quindi l’uso dell’auto mediante tariffazione della sosta e degli accessi. L’Italia ha l’indice di motorizzazione più alto al mondo dopo gli Stati Uniti. Con l’eccezione di poche città, l’utilizzo della macchina cresce e quello del trasporto pubblico si riduce. Non possiamo più attendere: è necessario avere una visione lungimirante che disegni altri percorsi. Più sostenibili.
Sospensione rata Mutui: sospensione dei rimborsi delle rate dei mutui alle famiglie in difficoltà. Credito per i nuovi nati: prestito personale con condizioni agevolate alle famiglie con nuovi nati nel triennio 2009/2011. Credito per studenti “Diamogli credito”: prestito personale a condizioni agevolate per studenti universitari italiani e stranieri,
di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Prestito della speranza: prestito personale a condizioni agevolate per famiglie bisognose che abbiano perso ogni fonte di reddito. Anticipazione sociale dell’indennità di Cassa Integrazione: agevolazione a favore dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti di aziende sul territorio nazionale.
Essere attenti al sociale significa ascoltare, conoscere e sostenere tutte le famiglie e le persone interessate dalla difficile congiuntura economica. Ai nostri clienti e a chi vuole diventarlo è dedicato il nostro lavoro quotidiano. Per maggiori informazioni
AGENZIE DI BANCA POPOLARE DI MILANO www.bpm.it
.
| 74 | valori |
ANNO 10 N.79
|
MAGGIO 2010
|
Prendere visione delle condizioni economiche mediante i Fogli Informativi disponibili presso ogni agenzia BPM (D.Lgs. 385/93). Il presente messaggio ha finalità esclusivamente promozionali. L’erogazione del finanziamento è subordinata alla normale istruttoria da parte dell’agenzia.