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Il fenomeno è così vasto che non lo si può ridurre a una sorta di ‘moda-vi
Vinile:
un successo consolidato A lungo oggetto di culto per pochi appassionati, lo storico supporto negli ultimi anni sta conquistando sempre più terreno e parte del suo fortunato ritorno si deve ai giovani e alla rete Stati Uniti: record di vendite
La settimana di Natale 2020, ha fatto registrare la vendita di ben 1.842.000 vinili.
In Italia è la forza trainante del mercato discografico
coprendo il 31% del mercato dei supporti fisici, fatturando circa 22 milioni di euro nei primi sei mesi del 2019. Un trend che si è mantenuto per tutto il 2020, malgrado la pandemia.
Non è solo una tendenza
I dischi in vinile costano, hanno bisogno di manutenzione e di prodotti adatti per essere utilizzati. Ma il suono del digitale non è niente in confronto a quello più “morbido” che produce questo supporto.
È ormai assodato come lo streaming sia la forma di fruizione della musica più diffusa a livello globale. Più economica, onnicomprensiva e veloce, la musica liquida detiene la più grande fetta del mercato. Un processo culturale, sociale ed economico ormai inarrestabile. Con buona pace di etichette e artisti. In Italia, stando al rapporto del primo semestre 2019 di Fimi (Federazione industria musicale italiana) lo streaming detiene il 73% del mercato nazionale. E’ qui dunque che si gioca la battaglia dei numeri, questo il terreno su cui case discografiche e addetti ai lavori si confrontano. Il numero di ascolti tra Spotify, Youtube e affini sancisce il successo di un artista. Va da sé che principalmente in relazione e funzione di questo vengono elaborate le strategie di promozione della musica. Nonostante ciò tuttavia la fruizione fisica non è del tutto scomparsa. Resiste caparbiamente una rilevante porzione di pubblico che preferisce ascoltare un disco alla vecchia maniera, per intero e senza interruzioni pubblicitarie toccando con mano il frutto del lavoro dell’artista. In maniera imprevedibile dunque negli ultimi anni abbiamo assistito alla rinascita del vinile. Fabbriche ormai dismesse sono tornate in attività e un nuovo sforzo tecnologico ha portato a un rinnovamento nella catena di produzione del supporto fisico. Progressivamente la bilancia tra CD e vinile ha
visto alzarsi l’asticella del vecchio 33 giri. Negli Stati Uniti e in Inghilterra siamo giunti quest’anno a un sorpasso storico e, fino a qualche anno fa, inimmaginabile. Come riportato da Riaa (Recording Industry Association of America) nel primo semestre del 202 il vinile ha registrato un fatturato totale di 232 milioni di dollari, contro i 130 del comparto compact disc. Un sorpasso atteso trentaquattro anni. Numeri nettamente inferiori rispetto ai quasi 5 miliardi dello streaming, certo, ma comunque significativi e che attestano l’inversione di tendenza nella fruizione della musica fisica. Dall’altra sponta dell’Oceano era dal 1990 che nel Regno Unito non si registrava un fatturato nel settore pari a 4,8 milioni di sterline, quando Sinead O’Connor era in testa alle classifiche. Questo nonostante i due lockdown nazionali che hanno determinato la temporanea chiusura della rete di negozi indipendenti. In riferimento al 2020 la Bpi (British phonografic industry) attesta che sull’isola troviamo nella top ten dei vinili più venduti album per lo più usciti in passato (Nirvana, Oasis,
66 Periodico italiano magazine
Quanto rendono i vecchi vinili?
Nel 2018, un promo dei Beatles, ‘Ask me why’, è stato venduto all’asta per 37mila dollari. Tuttavia, in rapporto ai milioni di dischi disponibili, le edizioni in grado di raccogliere migliaia di euro sono rarità che difficilmente troveremo sugli scaffali del negozio sotto casa.