Albrecht Durer e L'Ottuplice sentiero dell'Anima

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FUOCO CELESTE Metamorfosi dell’anima nelle immagini dell’arte occidentale


FUOCO CELESTE Indice delle opere I. Dürer IV. Caravaggio VII. Velázquez X. De Chirico Volume I° DÜRER E L’OTTUPLICE SENTIERO DELL’ANIMA

PIETRO NEGRI EDITORE Edizione speciale del Cinquecentenario della nascita della Vergine Madre, emblema del cercatore spirituale occidentale: 1504 -2004 Di prossima pubblicazione: II° Alchimia della Percezione. evoluzione della percezione nelle opere dell’Arte occidentale III° Gli emblemi della coscienza alchemica nelle immagini dell’Arte occidentale IV° Caravaggio e i Quattro Atti della Nigredo alchemica

Tutte le parti di questo libro possono essere riprodotte e trasmesse in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro, senza alcuna autorizzazione da parte di Dürer ,dell’autrice del romanzo o dell’Editore.


FUOCO CELESTE I ALBRECHT DÜRER E L’OTTUPLICE SENTIERO DELL’ANIMA

itinerari dell’Arte alchemica per i musei d’Europa fino ai Santuari della Vergine DI

MARTA BREUNING


DÜRER E L’OTTUPLICE SENTIERO DELL’ANIMA racconto illustrato di un viaggio immaginario nell’etere di Dürer. Scritto da Marta Breuning.

PIETRO NEGRI EDITORE Direzione editoriale Clara Negri Progetto grafico e design Patrizia Peruffo, Vicenza Redazione Marta Breuning

Si ringraziano: Giuliano Francesconi, artista, Vicenza Fondazione Banca Intesa, Vicenza Siddha Yoga, Fallsbourg, New York Monaci cistercensi della Certosa, Pavia Servi di Maria di Monte Berico, Vicenza


ALBERTH DÜRER GERMANUS faciebat post Virginis Partum, 1504. O Vergine, dà presto la “Hai udito, Vergine, che risposta. Rispondi sollecitaconcepirai e partorirai un mente all’angelo, anzi attrafiglio; hai udito che questo verso l’angelo, al Signore. avverrà non per opera di un Rispondi la tua parola e uomo, ma per opera dello accogli la Parola: dì la tua Spirito Santo. L’angelo parola umana e concepisci la aspetta la risposta: deve far Parola divina, emetti la ritorno a Dio che l’ha inviaparola che passa e ricevi la to. Aspettiamo, o Signora, Parola eterna. Perché tardi? una parola di compassione perché temi? Credi all’opera anche noi, noi oppressi del Signore, dà il tuo assenmiseramente da una sentenso ad essa, accoglila. Nella za di dannazione. Ecco che ti tua umiltà prendi audacia, viene offerto il prezzo della nella tua verecondia prendi nostra salvezza: se tu acconcoraggio. In nessun modo senti saremo subito liberati. devi ora, nella tua sempliciNoi tutti fummo creati dal tà virginale, dimenticare Verbo eterno di Dio, ma ora prudenza; ma in questa siamo soggetti alla morte: cosa, o Vergine prudente, con la tua breve risposta non devi temere la presunpossiamo essere rinnovati e zione. Perchè, se nel silenzio richiamati in vita. Te ne supè gradita la modestia, ora è plica in pianto, Vergine pia, L’Adorazione dei Magi, 1504 piuttosto necessaria la pietà Adamo esule dal Paradiso Particolare dello scrigno della mirra sormontato dal sigillo con la sua misera discenden- dell’urobos, simbolo dell’introversione fisica, mentale e creativa che nella parola. Apri, Vergine avviene nel grembo della Vergine, allegoria beata, il cuore alla fede, le za; te ne supplicano Abramo dell’intelligenza di sintesi del cercatore spirituale labbra all’assenso, il grembo e Davide; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della tutte le genti, batte fuori alla porta”. morte Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano. San Bernardo abate, dalle “Omelie sulla Madonna”

Prefazione


ITINERARI DELL’ANIMA. MUSEI, SANTUARI E LIBRI MUSEI Albrecht Dürer Germania Berlino, Staatliche Museen:

Monaco, Alte Pinakothek:

Gran Bretagna Cambridge, Fitzwilliam Museum: Portogallo Lisbona, Museo Nacional de Arte Antiga: Spagna Museo Nacional del Prado:

Usa Washington, National Gallery of Art: Austria Vienna, Kunsthistorisches Museum:

Francia Parigi, Musee du Louvre: Italia Firenze, Galleria degli Uffizi: Parma, Fondazione Magnani-Rocca Repubblica Ceca Praga, Narodni Galerie:

Madonna del lucherino, cm 91x76, 1506 Ritratto di ragazza con berretto rosso, cm 30x20, 1507 Madonna in preghiera, cm 53x43, 1518 Pifferaio e suonatore di tamburo, cm 95x54, 1503 Polittico dei sette dolori, c. 109x43, 1499 Autoritratto con pelliccia, cm 67x 49, 1500 Il Compianto su Cristo morto, cm 155x126, 1500 Altare Paumgartner, cm 155x126, 1504 La Madonna del garofano, cm 39x9, 1516 Il suicidio di Lucrezia, cm 168x75, 1518 San Gerolamo penitente, cm 23x17, 1519

San Gerolamo nello studio, cm 60x48, 1521

Autoritratto con guanti cm 52x41 1498 Adamo ed Eva cm 209x83, 1507 Gesù dodicenne tra i dottori, cm 68x80, 1506

Madonna con il Bambino alla finestra, cm 50x40, 1498

Ritratto di giovane veneziana, cm 33x25, 1505 Adorazione della SS. Trinità, cm 135x123, 1511 La Vergine col Bambino disteso, cm 49x37, 1512

Autoritratto con fiore eringio, cm 57x45, 1493

L’adorazione dei Magi, cm 100x114, 1504 La Vergine della pera, cm 43x32, 1526 Madonna col Bambino, cm 48x36, 1505

Festa del Rosario, cm 162x 195, 1506


Diego Velásquez Spagna Madrid, Museo del Prado

L’incoronazione della Vergine, 1641

Sandro Botticelli Italia Firenze, Galleria degli Uffizi:

Allegoria della Primavera, cm 203x31, 1481

Caravaggio Italia Vicenza, Gallerie di Palazzo Leone Montanari, Collezione Banca Intesa

Martirio di Sant’Orsola, cm 140,5x170,5 , 1610

Bellini Spagna Madrid, Museo Nacional del Prado

Madonna con il Bambino, Santa Caterina e Sant’Orrsola, 1490

Bartolomeo Montagna Italia Pavia, Museo

Tra S. Giovanni Battista e S. Gerolamo, cm 274x175 , 1490

SANTUARI IN ITALIA Ancona, Santuario di Loreto Pavia, Santuario della Certosa Baldassarre degli Embriachi Ambrogio da Fossano Anonimo Vicenza, Santuario di Monte Berico

Virgo Lauretana, statua della Madonna nera Maria delle Grazie, Vita della Vergine, 1396 Trittico in osso e avorio, 1400 – 1409 Affresco della Certosa Affresco nel cortile dei Novizi della Certosa Madonna della corona, statua, emblemi

LIBRI Diego Frigoli Marco Vannini Gianfranco Ravasi Stefano Zecchi Laura Boggio Gilot Swami Muktananda Monaci cistercensi della Certosa

Il corpo e l’anima, itinerari del simbolo, Edizioni Sapere, 1999 La morte dell’anima, Casa Editrice le Lettere, 2003 Breve storia dell’anima, Mondadori, 2003 La Bellezza, Bollati Boringhieri, 1990 Il Sé Transpersonale, Edizioni Asram Vidya, 1992 Il Gioco della Coscienza, Siddha Yoga, 1971 MAIA GRA, Maria Signora delle Grazie, 1991


I

Sandro Botticelli, 1475 La Primavera, particolare


Emblema I

UN AMORINO SCAGLIA UNA FRECCIA, MENTRE HERMES... Venezia, 8 Marzo, Teatro della Fenice. Un organico orchestrale composto da flauto, due oboi, due fagotti, corni e archi accompagna con grande eleganza e varietà di atteggiamenti espressivi l’esecuzione della violinista Marta Breuning, nata a Norimberga il 16 Novembre 1971. La melodia della romanza per violino e orchestra op. 40 di Beethoven spiccava per il nitore e per la cantabilità quasi mozartiana e la delicata, raffinata e incantevole musica vibra con emozione nei timpani degli spettatori più sensibili. Marta stava eseguendo il pezzo alla perfezione; un prezioso equilibrio si era instaurato tra la purezza delle note emesse dal violino e il respiro corale che sosteneva la voce solista intenta a descrivere con trepidazione le vicende di una storia d’amore. Cosa c’era di più bello, straziante ed esaltante di un fremito di passione? Marta teneva gli occhi chiusi. Rimpiangeva le emozioni frantumate dalla fretta di assaporare i baci dell'amore, dall’avida frenesia di conoscere il piacere del corpo o dall’impazienza di scongiurare l’attesa del sì che spesso sembrava presagire una fine anticipata piuttosto che l’inizio dell’incanto del cuore. Immagini della memoria scorrevano parallelamente alla musica. Il ricordo di attrazioni consumate senza gioia, di rapporti sciupati per distrazione, per egoismo e spesso per una incontrollabile pulsione ad afferrare nel più breve tempo possibile il cibo prelibato, diventava con il tempo sempre più penoso. Riconosceva dentro di se la paura di perdere l’attimo, di rimanere a bocca asciutta oppure il terrore di non aver più altre occasioni di intrecciare lo sguardo con il Dio sconosciuto, l’Eros che scaglia con precisione infallibile la freccia del desiderio nel centro del cuore magnetico femminile. Per un attimo le apparve la visione della Primavera di Botticelli vista agli Uffizi di Firenze l’anno precedente. Hermes era concentrato a dissipare le nubi sopra la sua testa con il caduceo, simbolo dell’intelligenza di chi sa aspettare con pazienza che la freccia di Amor instilli nel suo cuore il desiderio di conoscenza ferendo sanguinosamente la sua anima. Le piccole nuvole, chiare come il vapore generato dal calore del sole, non erano forse il prodotto di una libido impaziente che preme urgentemente sulle tempie di chi percepisce che l’oggetto del desiderio è lì, a pochi passi, disponibile all’incontro e alla passione, forse ancora per pochi attimi raggiungibile prima di svanire di nuovo nel nulla? Le Tre Grazie non suggerivano a chi osserva con attenzione l’esito di una sintesi sapiente di ciò che si deve desiderare ardentemente di possedere nella vita? Bellezza interiore, Grazia nell’anima e Purezza di intenzioni non sono ricchezze che si possono afferrare materialmente e nemmeno acquistare con il denaro, ma scaturiscono da un processo di sintesi cognitiva delle esperienze, le mele d’oro appese sugli alberi delle Esperidi, Quintessenza della metamorfosi dell’anima che evolve nei sentimenti d’amore. Le note del violino laceravano il buio in cui era immersa la mente di Marta completamente assorta in sé. “Niente di negativo viene assorbito e nulla può essere perduto quando l’emozione è trattenuta nel cuore. Non è questo forse il primo atto dell’alchimia interiore? Nell’ascolto della musica interiore l’anima si condensa in immagini, parole ed intuizioni che assorbono i pensieri inutili, liberando così l’etere in cui librare verso il cielo l’immaginazione creativa.”

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II

Albrecht D端rer, 1493 Autoritratto con fiore di eringio


Emblema II IL FIORE DEL DESTINO Il vecchio pittore sedeva su una scomoda poltrona di legno, imbottita di cuscini e di coperte. Il volto raggrinzito risplendeva nella fioca luce delle candele. I lunghi capelli bianchi, un tempo orgogliosamente esibiti sciolti e morbidamente appoggiati sulle spalle, fuoriuscivano scompostamente da un copricapo di lana, arruffati e quasi trasparenti. Aveva solo cinquantasette anni, ma era stanco e malato e non possedeva più la forza creativa di concentrare l’emozione del cuore sui gesti della mano e la superficie della tela. Il suo modo di dipingere, prima di essere di essere tecnica artistica e poi arte della percezione, era soprattutto una esperienza psichica, mentale ed emotiva. L’alchimia della Prima materia, come amava definire il suo approccio spirituale all’Arte, consisteva in una serie di gesti che avevano lo scopo di focalizzare il Desiderio di Bellezza nel centro della fronte. Prima di dipingere stringeva con forza le dita sull’impugnatura del pennello fino a sentire il pulsare del cuore, poi arrestava il respiro per molti secondi e chiudeva gli occhi in attesa di qualcosa. Aveva così scoperto, sin da bambino, l’improvviso emergere di una forza sottile che lo trasformava in un essere estremamente sensibile e vulnerabile: la chiaraudienza. Il primo artefice di tutta la sua produzione creativa non era stato l’occhio, come comunemente si pensa dei pittori, ma l’orecchio in grado di percepire nell’etere l’invisibile filo del suo destino. “In ogni istante della la mia vita ho sempre ascoltato attentamente le parole delle persone che incontravo. Non c’è stato un momento in cui ho distolto lo sguardo dal leggere le parole uscire dalle labbra, anche dalle mie, mentre mi guardavo riflesso nell’immagine allo specchio. Ero affascinato dal suono della voce e poi ammaliato dalle parole che sentivo entrare nelle orecchie come il ronzio di un’ape. Per tutta la vita ho teso le orecchie e ascoltato ogni sorta di informazione, consiglio, raccomandazione, richiesta o supplica. Non mi sono mai negato a nessuno; avevo il presentimento che nelle parole, soprattutto in quelle proferite casualmente o spontaneamente, prendesse vita un preciso messaggio segreto da decifrare con attenzione e con sollecitudine, come se una misteriosa fonte avesse intenzione di guidarmi attraverso un codice di sottintesi apparentemente banali a cui dovevo silenziosamente obbedire. Se qualcuno mi indicava il nome di un artista oppure mi rivolgeva un semplice invito privo di malizia, mi consigliava un luogo da visitare o una persona degna di stima da conoscere, tutto poteva diventare un sottile ordine segreto che agiva dentro di me fino all’esaurimento di ogni resistenza. Fu così che a ventidue anni capii di volare instancabilmente come un’ape che riceve i messaggi dall’etere e segue l’istinto di andare verso il fiore più ricco e profumato. Il copricapo rosso che dipinsi nel primo autoritratto descrive metaforicamente, attraverso le sue molteplici frangiature rosse, le sottili onde sonore che distintamente mi indicavano la strada da percorrere. Il fiore eringio che tengo fra le dita rappresenta simbolicamente il mio destino, insondabile e imprevedibile; come il gambo del fiore, il filo del destino può essere piegato solo con la forza dell’immaginazione e della fantasia creativa. Allora ero giovane e inesperto, ma non avevo nessun timore ad affrontare le conseguenze di questa mia scelta che mi portarono a diventare Albrecht Dürer, famoso in ogni parte d’Europa, ricco di esperienze e di sapienza”.

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III

Albrecht D端rer, 1507 Ritratto di ragazza con berretto rosso


Emblema III “LE COSE NON VANNO COME VORRESTI CHE FOSSERO” “Sono esausta”. Marta era giunta a un piccolo caffè vicino al Teatro per incontrare un collega italiano. Non aveva familiarità con la lingua e ciò rendeva la conversazione più divertente. Ampi gesti accompagnavano lo scambio di notizie, informazioni e anche pettegolezzi sui rapporti sentimentali degli altri musicisti. “Vieni a mangiare da Aldo questa sera? Ci sarà anche Marco e i soliti amici del conservatorio”. Marta annuiva sorridendo. Andrea le faceva la corte da alcuni mesi. Si sentiva dal tono della voce che l’invito lo coinvolgeva emotivamente. Un breve silenzio fra i due fu sufficiente per condurre Marta in uno spazio mentale in cui pensieri invisibili e immagini evanescenti esprimevano i desideri dell’anima di vivere in un’altra dimensione. Per alcune frazioni di secondo un pensiero si intrecciò con una immagine. “Perché le cose non vanno come vorrei che fossero?” Dallo spigolo di casa uscì improvvisamente un gruppo rumoroso di amici che camminava frettolosamente vociando con allegria. Indossavano vesti inconsuete e portavano cappelli a larghe tese con vistosi piumaggi. Una donna con il cappello rosso li avvicinò con l’intenzione di leggere la mano a uno di essi; era una zingara, una delle molte sibille che si incontravano frequentemente sedute sui gradini dei ponti e all’ingresso della calli più frequentate della città. Un ragazzo un po’ stranito, alto, con lunghi capelli biondi e un filo di barba che finiva in un pizzo, si lasciò convincere dagli amici a porgere alla sibilla il palmo della mano sinistra. “Bell’uomo, non sei di questi luoghi, ma un fulgido destino ti sta aspettando. Le cose non vanno come vorresti che fossero, ma vedo che hai una lunga linea dell’amore, sarai fortunato con le donne e avrai successo nella tua arte, ma in vecchiaia sarai dimenticato da tutti e ti ammalerai di malinconia. Vedo molto fuoco intorno a te e la prima fiamma ti brucerà fra non molto, forse domani.” “Va là mona, non ti vedi che sta prendendoti per i fondelli?” “No, no, continua” sibilò Albrecht. “Cos’è questo fuoco?” “Ci sono tre linee nella tua mano che salgono verso l’alto come fiammelle. Ognuna di esse si dirige verso la base dell’indice, del medio e dell’anulare. Brucerai per tre volte; per tre volte ti consumerai e alla fine del terzo rogo andrai in pasto ai lupi.” Albrecht la fissò sconcertato. Forse la sibilla aveva percepito l’immagine di un sogno che lo aveva profondamente turbato la notte precedente. Un re gettava un lupo nel fuoco per poi essere lui stesso divorato dal lupo. “Morirò?” “No, non temere. Quando ti alzerai da terra, quando avrai consumato tutta l’acqua che è dentro di te e il lupo non avrà più nulla di cui mangiare, allora sarai liberato e il Leone avrà trionfato del Lupo, perché il leone si purifica con il sangue del lupo e dalla tintura di questo sangue potrai creare meravigliosamente la tintura del leone dato che il sangue di entrambi è unito reciprocamente da una affinità di parentela”. Marta consumò l’acqua del bicchiere e la visione svanì. Poi si incamminò da sola verso l’albergo, inconsapevolmente assorta in ciò che la sua anima aveva invisibilmente percepito lungo il filo del tempo.

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IV

Una volte riconosciute le componenti di odio, orgoglio, cupidigia, gelosia, ira e stupidità di cui è composto l’egoismo, a questo punto dell’opera devi riconoscere la necessità del dono sacrificale del tuo corpo” W.Y.Evans-Wentz, lo yoga tibetano e le dottrine segrete

Michael Maier, 1617 Atalanta Fugiens - Emblema XXIV


Emblema IV

“MY SACH DIE GAT ALS ES OBEN SCHTAT” (LE COSE MI VANNO COME È DISPOSTO LASSÙ) “Queste cose non le ho mai dette a nessuno. Ora le dico a te che mi puoi ascoltare e comprendere. Stai passeggiando per le calli e ascolti il fruscio del vento. Immagino che hai i capelli biondi e gli occhi pallidamente azzurri come i miei e una particolare attitudine all’ascolto. A distanza di cinquecento anni, il tempo necessario alle mie opere per emettere la luce dell’anima nella retina di chi le contempla in silenzio, posso finalmente divulgare i segreti della mia vita di alchimista e il significato ermetico dei simboli, dei sigilli e delle chiavi cifrate con cui ho descritto la metamorfosi della mia anima. Non potevo fare altrimenti: le leggi di trasmissione della conoscenza iniziatica prevedono tempi di attesa che appaiono smisurati alla normale percezione di chi è coinvolto nell’effimera esperienza della vita materiale. Chi giunge come me alla coscienza di essere già morto prima ancora di iniziare l’avventura nel mondo della Verità suprema, il tempo appare una semplice illusione, un elemento neutro che non increspa il sottile vibrare della coscienza assoluta. E’ difficile descriverti l’esperienza della morte che provai nella mia mente il giorno in cui scrissi nel primo autoritratto del 1493 : “My sach die gat als es oben schtat”. Eppure tu, come me, puoi comprendere il dolore e la gioia di morire senza rimpianti per un mondo che non ha più il potere di cibarsi del tuo corpo come un lupo affamato. Non hai più fiducia in chi dice di amarti; non credi più alle promesse d’amore e diffidi di tutti gli attori che hanno imparato l’arte di sedurre l’anima imitando alla perfezione il suono mieloso delle sirene e istigano il cuore a offrire amore, compassione e comprensione pronunciando artificiosamente le parole del cuore. “Le cose mi vanno come è disposto Lassù” sussurra invece cuore di chi ha raggiunto la comprensione della falsa speranza nell’amore terreno, materiale, carnale, biologicamente ripetitivo fino alla noia, al punto da concepire la fuga in un mondo di immaginazione o di eccitanti esperienze, a volte al limite della comune morale del tempo. “Le cose mi vanno come è disposto Lassù” non è un vago anelito al pigro fatalismo degli stolti. Lassù non è un luogo di contrattazione delle possibili vie da seguire. Ascoltando le parole degli alchimisti anche tu non avrai altra scelta, affinchè tutto si compia come l’Anima desidera che sia, ovvero un unico destino, una unica via attraverso l’Unus Mundus degli alchimisti di ogni tempo e di ogni luogo, perfettamente uguali e fratelli nell’amore, nella conoscenza e nella saggezza conquistati al termine della medesima esperienza di trasformazione della coscienza prodotta dalla morte simbolica, allegorica e metaforica di ogni forma di ego. Come tutti gli uomini sulla terra sei in ansia per il tuo futuro e non sai quali saranno gli esiti delle tue scelte, delle tue decisioni e della volontà di bene che alberga nella tua anima come manifestazione tangibile della scintilla spirituale che è all’interno del codice genetico di tutti gli individui. Non sai dove ti condurrà il tuo destino, ma non hai bisogno di saperlo. Ascolta con attenzione le parole di chi incontri, di chi ti cerca e desidera il tuo amore, la tua comprensione e il tuo riconoscimento; allora capirai la scelta del Re di bruciare ogni passione e di farsi cibo di salvezza affinchè sia consumato il destino dell’anima psichica di morire e poi risorgere dalle ceneri come l’araba fenice”.

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V

Albrecht D端rer, 1505 Ritratto di giovane veneziana


Emblema V L’APPARIZIONE DI UN FIAMMANTE

ANGELO NERO

“L’etere è ovunque e dappertutto; circola nella gola di chiunque abbia vita da emettere il respiro e in ogni istante la circolazione della luce è uguale in intensità e frequenza in ogni parte del mondo, illuminata dal sole nelle diverse ore della giornata. Non c’è differenza che tu viva a Roma, a Parigi o a Londra. Nell’etere non c’è tempo, né spazio e nessuna discriminazione per nessuno. Ogni essere vivente respira e si nutre della luce così come dell’ossigeno. Lo so: è un concetto difficile da assimilare, ma devi rimanere qualche giorno di più a Venezia per comprendere l’effetto della luce del sole riflessa dal Canal Grande sulle superfici delle case, dei palazzi e delle chiese. La luce indiretta è molto più eloquente, così come la tenue luce dell’anima è più espressiva della forte e abbagliante luce dell’ego; parla nella bocca dei veneziani per ore, grida nelle calli e nelle piazze dei mercati e vocifera in ogni angolo nei discorsi della gente comune che si comunica reciprocamente desideri, intenzioni e speranze. La prima volta giunsi in questa città nel mese di luglio mentre tutta la città si apprestava a celebrare la festa del Cristo Redentore. Avevo ventitrè anni e ardevo di desiderio di conoscere l’Arte italiana, artefice illuminante dell’Alchimia sacra“. Marta fu risvegliata al mattino dalla campane della chiesa di S.Tommaso. Per tutta la notte le era sembrato di sentire una voce che le parlava con dolcezza. Non si ricordava più nulla di quel bisbiglio sommesso, anche se aveva la precisa sensazione di essere stata presente al colloquio. Era troppo presto per alzarsi dal letto; richiuse gli occhi e si riaddormentò profondamente. La scena immaginata il giorno prima si ripresentò in forma di sogno, dal momento in cui Albrecht inseguiva gli amici per le calli, eccitato dalle parole con cui la sibilla gli rivelava la fondatezza dell’enigma del Re divorato dal lupo. Il cuore di Albrecht batteva fortissimo, sia per la corsa su e giù per i ponti e il Fondaco dei Tedeschi, sia per l’emozione di aver incontrato sulla sua strada, per la prima volta, il segno eloquente del Destino. Parole, immagini e voci si intrecciavano vertiginosamente nella mente al confine della realtà. Nel breve spazio di tempo in cui ogni elemento sembrava coincidere o aggregarsi all’altro come in un mosaico, gli apparve un luce, una visione, una immagine che in altre circostanze gli sarebbe rimasta indifferente. Attraversando un piccolo ponte lo sguardo di Albrecht si era arrestato sul viso di una giovane veneziana intenta a stendere i panni sul terrazzo della propria casa. “Come non essere accecato dalla bellezza, dalla grazia e dalla sublime dolcezza di quel corpo, di quell’anima e di quello spirito. Non seppi resistere alla tentazione di sbirciarla di nascosto mentre stendeva i panni, lenta, assorta nei suoi movimenti e straordinariamente luminosa nel volto e nei gesti. I lunghi capelli biondi le scendevano sulle spalle nude in delicati riccioli che le mettevano in evidenza il biancore del collo. Credevo di passare inosservato, ma invece, improvvisamente, la fanciulla si volse a guardarmi fisso negli occhi, esaltandomi nella gioia di essere stato percepito dallo spirito puro di quell’essere angelico. Era l’Annunciazione della Nigredo e il concepimento imminente della mente alchemica, era il segno che aspettavo e intuivo che non potevo più indugiare.”

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VI

“Dobbiamo ora rivolgere l’attenzione alla presente condizione dell’anima che vediamo incrostata da mali innumerevoli, come Glauco, il dio del mare, la cui forma originaria può a mala pena essere distinta, perché parti del suo corpo sono state spezzate o corrose o completamente sfigurate dalle onde. Si sono poi aggiunte incrostazioni, erbe, pietre e conchiglie, per cui ora Glauco assomiglia a qualunque altro essere e non più a se stesso. Platone, Repubblica, Libro X

Michael Maier, 1617 Symbola aurea


Emblema VI

PURIFICAZIONE DELLA MENTE E BELLEZZA INTERIORE Marta si risvegliò a mezzogiorno. Non aveva mai dormito così a lungo negli ultimi tempi. Come al solito accese la radio per ascoltare i concerti di classica. La cena con Andrea e i suoi amici era stata piacevole, ma una volta ancora la freccia scoccata da Eros non aveva colpito il posto giusto. Eppure aveva esposto il petto in modo ben visibile e la vivezza dei suoi occhi, accentuata dalla sapienza del trucco, aveva esaltato la mobile curiosità delle pupille alla ricerca di un fulgido raggio di bellezza non solo virile. Si stava osservando allo specchio quando improvvisamente sentì l’impulso di contrarre i muscoli addominali. La voce di Albrecht iniziò allora a risalire nelle sue orecchie dall’interno. “Così come la luce della bellezza di Venere infiamma il cuore degli uomini, allo stesso modo la donna ricerca quei tre fuochi di Marte che illuminano gli uomini di una luce speciale. La cura del corpo fisico, l’energia creativa e l’amore delle parole costituiscono gli ingredienti primari per attrarre l’interesse dell’anima psichica femminile. La prima fiamma maschile è tanto più intensa e attraente quanto più un uomo coltiva la forza, la forma e la qualità dell’energia fisica e mentale; la seconda fiamma emana il calore irresistibile dell’energia emotiva e creativa prodotta da quella “tintura “ che trasforma la libido sessuale del lupo nella libido creativa del leone. La terza fiamma invece acceca l’anima della donna attraverso il potere delle parole del cuore di esprimere l’ardore del desiderio e la ricchezza dei sentimenti. La sibilla aveva colto l’essenza della trasformazione della Prima Materia, o Pleroma, in consapevolezza di sé: l’emozione estetica provocata dalla visione della bella veneziana era stato il segno che la libido del Re iniziava a purificarsi e che il lupo grigio degli istinti stava gradualmente perdendo potere. Vagando per i mercatini di Venezia avevo scoperto in alcune incisioni medioevali l’immagine di Democrito colto nell’indicare l’esito finale della Nigredo. La percezione emotiva della bellezza femminile trasforma la pulsione sessuale in amore, creatività e consapevolezza di sé. L’ego sessuale dell’alchimista cade a terra, travolto dall’incedere di una passione che è finalmente emozione, desiderio e sentimento di amore, di devozione, di rispetto e di consapevole arrendevolezza. L’alchimista si inginocchia ai piedi della Bellezza interiore impugnando il calice, simbolo del contenimento della libido sessuale nel cervelletto in grado di attivare l’energia creativa istintiva, e il martello tenuto in piedi come una croce, metafora della volontà di cambiamento. Concentrando la forza interiore della consapevolezza di sé, nel segno, nel gesto o nella parola, il poeta alchemico modella gradualmente, come un fabbro con il metallo, il comportamento istintivo in corteggiamento amoroso”. A queste parole un’altra voce, più flebile e timida, fece eco all’interno della sua testa. L’anima di Marta discuteva sommessamente con Albrecht da una parte imprecisata dell’emisfero destro del cervello. “Il fuoco virile, mentale e creativo degli uomini non è sufficiente a far divampare il fuoco dell’immaginazione e con essa il vento impetuoso della passione. Il cuore di Venere rimane spento e la principessa è imprigionata nella torre custodita da un feroce drago fino a che l’Ombra non sia levata dal corpo denso”. Il dialogo mentale con Albrecht continuò ad intrecciarsi nel commentare l’immagine con il preciso scopo di esplorare fino in fondo l’Arte del Fuoco. Marta percepiva con chiarezza che il contenimento dell’emozione nel cuore non era più artificio sufficiente per accogliere e contenere dentro di sé le richieste d’amore dell’anima. Sentiva che i desideri e i sentimenti costituivano parte integrante di una vera e autentica passione che non era più ingenua illusione, pallida speranza o futile fantasia, ma acquistava giorno dopo giorno i contenuti cognitivi di una meditata razionalità del vero amore della mente.”

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VII

“Non bisogna perciò ascoltare coloro che dicono che, essendo uomini ( e quindi razionali), si debba badare alle cose umane, e, in quanto mortali, alle cose che periscono. Si deve invece, per quanto possibile, diventare immortali e vivere secondo la parte migliore tra quelle che sono in noi. Sebbene infatti essa sia piccola per massa, è di gran lunga superiore a tutte le altre per onore e potenza. E si converrà anche, che ciascun uomo è questa cosa stessa, in quanto essa è quella principale e migliore. Sarebbe dunque assurdo se non si scegliesse la propria vita, ma quella di un altro essere.” Platone, Etica Nicomachea

Museeum hermeticum, 1678


Emblema VII

SCONFIGGERE IL DRAGO DELLA RAZIONALITÀ SPECULATIVA Albrecht aveva scritto molte parole sul potere iniziatico della Bellezza e Marta le poteva udire filtrare nella sua coscienza come un sussurro dolce e ininterrotto. “Che cosa sia la Bellezza assoluta, io non lo so. Nessuno lo sa, tranne Dio. La Bellezza è una esperienza di trasformazione interiore, una alchimia straordinaria in cui il cuore che “desidera conoscere” si collega agli occhi di chi “vuol capire” per espandere le potenzialità cognitive dell’anima. Quale sia questa conoscenza nessuno lo può spiegare con semplici parole. A volte le immagini degli artisti colgono nell’estetica delle cose gli aspetti più sottili della verità poiché la forma della bellezza è enigmatica, sfingica, ma il suo contenuto è luminoso e radiante. Il drago della razionalità speculativa, finalizzata agli obiettivi concreti, continua a rimuovere senza sosta le preziose informazioni trasmesse nell’etere dalla Bellezza incarnata nelle forme fisiche della donna. Questo terribile drago uccide ogni cavaliere che aspira a liberare l’anima dalla prigionia dell’ego, che desideri eliminare le rigide strutture mentali con cui la grossolanità della materia perpetua la croce degli istinti primari. Istinto di sopravvivenza e di conservazione, istinto di equilibrio e di azione tesa al raggiungimento degli scopi primari rappresentano le quattro braccia con cui l’essere primordiale, l’Adamo terrestre, incarnò il mistico Uno, il primo principio legislativo di tutte le cose che sgorga dal verbo della prima creazione o fiat lux. Nel corso di millenni di evoluzione biologica degli istinti attorno all’asse obliquo della terra, i sentimenti primari della paura, della fame, del desiderio sessuale e del reciproco interesse a cooperare, raggrupparsi e affratellarsi per superare le difficoltà, le crisi e le calamità naturali o sociali generarono il mondo della materia e con essa il drago della logica razionale, delle finalità adeguate agli scopi, dell’utilitarismo, dell’efficientismo e della priorità delle ragioni collettive sui bisogni, sui desideri e sulle aspirazioni del singolo. Fiat lux sui sentimenti degli uomini! Che luce benefica scaturisce dal cuore degli esseri che uccidono il drago ermetico che tutto infetta col suo veleno dissolvente! Ogni pensiero è infettato da questo mostro alato che i Filosofi identificano nel Mercurio vulgaris, nell’intelligenza ottusa degli uomini congelata allo stato grezzo, impuro, nero e scaglioso, un caos tenebroso colmo di acquosità, una massa confusa di materia primitiva conservata intatta nella solitudine della caverne rocciose. Il cavaliere porta sull’elmo il simbolo universale dell’energia evolutiva, un segno inequivocabile della volontà di evolvere la pulsione istintiva in amore e soprattutto coscienza di incarnare i sentimenti morali dell’anima. La spirale indica espansione della comprensione che ha il potere di nobilitare il Mercurio ordinario in Mercurio filosofico, la consapevolezza dell’uomo medio nella coscienza sublime del puro alchimista. Nell’impossibilità di trasformare ogni uomo in un filosofo o in un nobile cavaliere senza macchia e senza paura e di far emergere in breve tempo le forze mentali e le virtù metalliche racchiuse al suo interno, gli Artisti di ogni parte del mondo concepirono la nascita di Venere quale strumento di redenzione della natura primordiale degli istinti nell’essere divino in grado di riconoscere nell’altro la fonte della gioia, della felicità, della ricchezza, della potenza e della gloria mondana. Chiamato dai primi alchimisti italiani con il nome di Ermafrodito, nato dalla Dea Afrodite, figlio della Bellezza e dell’Arte alchemica, figlio dell’amore concepito da tutti coloro che percepiscono nei sentimenti del cuore l’essenza dell’esperienza sulla terra, l’Adamo celeste si incarna nella mente delle generazioni ogni cinquecento anni, al culmine di un processo di elaborazione collettiva delle esperienze della percezione della realtà.”

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VIII

Albrecht D端rer, 1507 Adamo e Eva


Emblema VIII

RITORNO AL PARADISO, LE ESPERIENZE DELL’ANIMA “Il frutto proibito della conoscenza generato dalle generazioni di artisti del Quattrocento di cui sono stato l’ultimo erede è la grande utopia di far prevalere, nella realtà oggettiva e nella storia universale, la funzione costitutiva della Bellezza che è in definitiva la superiorità cognitiva del linguaggio simbolico sul linguaggio referenziale, la superiorità rivelatrice della metafora e dell’allegoria descrivibile solo dal linguaggio della pittura, della musica e della poesia rispetto al linguaggio che connota e che oggettiva. Molti alchimisti della materia grezza pensavano che il primo mercurio dell’uomo, sebbene freddo, crudo, umido e molto impuro, potesse coagulare con il mercurius philosophicus dell’artista attraverso la funzione mediatrice dell’emozione del cuore, della passione creativa e dei sentimenti dell’anima suscitati dall’energia femminile di Eva, progenitrice della sensibilità emotiva dell’ermafrodito, cioè della lenta trasformazione dell’Adamo terrestre nella coscienza divina dell’Adamo celeste. Anche Filatete aveva sostenuto con la sua autorità una simile operazione; ma se questi cercatori si fossero presi la pena di riflettere ne avrebbero compreso subito l’impossibilità concreta. Non tutti gli artisti, filosofi e educatori sono in grado di tradurre il raggio illuminante della conoscenza in coscienza, vedendo così sfumare nel nulla ogni pretesa di comunicare la verità con la bellezza delle immagini o delle parole. Inoltre, fatto ancora più problematico, l’introduzione artificiosa dell’argentum vivum nel vaso cerebrale di chi non è abbastanza puro si era rivelato un artificio incapace di attivare il solfo potenziale presente nel mercurio primo, il dragone che con furia inghiotte tutto ciò che sia commestibile per assecondare la pulsione istintiva di nutrire il corpo, di assimilare le informazioni e di digerire ogni cosa pur di mantenere inalterato l’equilibrio organico e psicofisico. Nemmeno la Bellezza più eloquente potrebbe infatti distrarre il dragone mercuriale dai propri scopi, dalle abitudini quotidiane e dalle consuete funzioni corporali poiché è programmato geneticamente a soddisfare il ciclo naturale delle pulsioni primarie. Per andare avanti nell’evoluzione della coscienza collettiva era necessario tornare indietro! Occorreva andare contro natura e uscire dalla coercizione biologica della condizione istintiva che caratterizza il Paradiso terrestre nel suo stadio primitivo di coscienza: il peccato originale di Eva dischiudeva agli alchimisti le porte del Paradiso celeste. Ho dipinto così una Eva leggiadra, priva di qualsiasi senso di colpa o di rimorso. Non c’è traccia di pentimento nella decisione di mordere la mela che le viene offerta dal serpente, metafora della volontà di esplorare fino in fondo le facoltà cognitive dei due emisferi cerebrali; prima quello di sinistra, la parte razionale e speculativa, specializzato nelle facoltà della logica, del calcolo e del linguaggio e poi quello di destra, in grado di offrire le chiavi simboliche per entrare in un mondo di coscienza in cui sono i valori e i sentimenti dell’anima gli Dei e le Dee dell’Olimpo. La decisione di Eva di evolvere nelle energie femminili dell’amore, della cura, della dedizione, della pazienza, del rispetto reciproco e della comprensione della natura istintiva dell’uomo corrisponde al parto della Vergine così come ho indicato nell’iscrizione “Albertus Dürer almanus faciebat post Virginis Partum, 1507 A.D.“ Con questo gesto ho voluto decretare la fine di ogni utopia di voler trasformare ogni vile metallo in oro. Non esistono formule, dottrine o sacramenti in grado trasformare la natura pulsionale degli uomini con il Mercurio illuminato dalla religione, dall’educazione morale o dall’istruzione filosofica. Solo l’amore di Eva modella una vita fatta di esperienza reale dei sentimenti. Ho così dipinto Adamo nell’atto di attendere da Eva un segno, un gesto o un bacio per condividere insieme a lei le avventure dell’amore e dell’alchimia naturale di coppia, affinchè anche l’altra metà del cielo, quella maschile, venisse salvato”.

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IX

ALBEDO DEI SENTIMENTI

IOSIS DELLA CONOSCENZA

Unificazione della Mente logica razionale con l’intelletto dell’anima. Fantasia, Immaginazione e Creatività alchemica.

I dieci principi dell’amore, della conoscenza e della coscienza alchemica. Conoscenza di sintesi.

NIGREDO DELLA COSCIENZA

RUBEDO DELLE ESPERIENZE

Unificazione delle facoltà dei due emisferi in seguito al morso del frutto della conoscenza e l’ascesa dell’energia spirituale nel centro della fronte. Adamo congiunge pollice e indice, simbolo dell’energia psichica evolutiva.

I cinque livelli della percezione alchemica. Percezione intuitiva, discriminante, critica, cognitiva e di sintesi traslogica. Elaborazione dei simboli, delle metafore e delle allegorie dell’anima.

Albrecht Dürer, 1471-1528 Particolari dei gesti delle mani


Emblema IX

I QUATTRO ATTI DEL MAGISTERO ALCHEMICO Marta era giunta a Madrid il giorno prima del concerto. Aveva due ore di libertà dopo le prove per infilarsi al Museo del Prado. Approfittava di ogni occasione per visitare le sale dei musei. Le opere dell’Arte le aprivano il cuore di una meraviglia indefinibile; la luce riflessa dai dipinti aveva il potere di indurle uno stato di meditata eccitazione, segnale fisiologico dell’enigmatica presenza di un mistero che percepiva più come un tesoro nascosto, di un bene prezioso occultato alla vista ordinaria. Aveva studiato abbastanza Goethe nei libri di scuola per conoscere il motivo archetipico della bellezza che si presenta come Urbild, cioè come pulsione originale dell’anima che va alla ricerca del tesoro-oro, costantemente in tensione verso qualcosa che è insieme straordinario, concreto e fondamentale, e come Shatzbewubtsein e cioè “coscienza di tesoro”, simbolo di una pulsione istintiva ad afferrare con le mani, il cuore e la mente tutto ciò che luccica, acceca e attira, siano essi gioielli, opere dell’arte, oro e monete oppure immagini in grado di stimolare la metamorfosi dell’anima verso gli aspetti più sottili della materia e del linguaggio simbolico del corpo, metaforico della mente e allegorico dell’intelletto. “E’ facendo leva su questo aspetto primario della psiche umana di cercare la bellezza nell’oro, la ricchezza materiale nella vita e il tesoro spirituale nella conoscenza che gli Alchimisti perpetrarono il Grande inganno, una mirabile illusione in chi, accendendo la libido creativa con la bramosia del possesso, morse avidamente la parte sinistra della mela e del cervello, allegoria del metodo scientifico, dell’esperienza chimica in laboratorio e della conoscenza dell’ars combinatoria di tutti gli elementi, pur di realizzare chimicamente o artificiosamente la trasformazione del vile metallo della libido nel puro oro della mente alchemica”. La mente di Marta rispondeva alle parole di Albrecht sintetizzando autonomamente le conoscenza assimilate dai libri, come se il cervello fosse scisso in due stanze ben distinte e i due interlocutori comunicassero tra loro senza mai vedersi. “La Bellezza ha in sé sia la forza che produce la pulsione originaria, sia la qualità del simbolo; ha la concretezza materiale e visiva dell’oro e l’ineffabilità, l’oscurità del mistero; ha la materialità erotica del corpo vivente e l’indicibilità del simbolo”. Marta attese che Albrecht rispondesse a questa affermazione che ricordava aver letto a proposito di Elena, incarnazione della bellezza nel Faust di Goethe. Ma Albrecht ora taceva. Gli occhi di Marta gli comunicavano una vibrazione di luce che ben conosceva. La giovane donna era al cospetto del suo grande dipinto. Adamo non gli era riuscito perfettamente. La sua espressione poteva essere interpretata in modo ambiguo, ma a distanza di cinquecento anni l’immagine gli suscitava ancora emozione e una grande nostalgia di ritornare tra i vivi. Marta, come tutte le donne, osservava con attenzione scrupolosa tutti i particolari; per lei la scoperta della verità era diventata una caccia al tesoro. Poi azzardò una ipotesi che solo Albrecht poteva confermare. “Scommetto che l’indice della mano destra di Eva è il segno che Adamo sta aspettando” “Mmmm, …” Alberto la istigava a continuare. “Ho letto in un libro sulle mudra dei tantrici che l’indice del Guru sollevato verso l’alto attiva l’energia evolutiva Kundalini nel discepolo che può così dare inizio all’opera di trasformazione della coscienza di sé attraverso la metamorfosi dell’energia interiore in anima e poi in puro spirito. Che ne pensi?” “Brava! Ai miei tempi i maestri orientali erano gli alchimisti arabi, profondi conoscitori dell’energia serpentina e del Transitus Mariae, la nostra Eva per intenderci, all’interno del corpo”.

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X

Albrecht D端rer, 1505-1494 Madonna col bambino


Emblema X LA MADONNA CON IL BAMBINO, ESPANSIONE DELLE QUALITÀ DELL’ANIMA “Solo l’Arte, la Donna e la Bellezza sono in grado di fecondare l’anima e farle partorire la mente della Vergine. La bellezza femminile eccita nell’ermafrodito, figlio della coppia Marte e Venere, la curiosità di conoscere i sentimenti femminili; l’amore delle donne suscita nell’androgino, generato dall’unione di Afrodite con Hermes, il desiderio di assimilare, comprendere e condividere i sentimenti del loro cuore; l’Arte degli alchimisti produce in Ermogene, figlio dei due fratelli Diana e Apollo, la pulsione a ricercare la Verità celata nel linguaggio del corpo femminile, nascosta nei simboli dell’anima e occultata nelle allegorie prodotte dalla creatività alchemica. L’Arte alchemica, inaugurata in Italia da S.Francesco, rappresenta una espansione sublime del gioco della coscienza greca. Gesù Bambino, celebrato per oltre 165 anni dall’Arte italiana, da Cimabue a Botticelli, da Duccio a Piero della Francesca, fino al mio amico Bellini, è la manifestazione concreta e visibile delle qualità divine che evolvono all’interno dell’individuo ad opera del Fuoco domestico delle donne, del Fuoco centrale dei poeti e del Fuoco celeste degli artisti alchemici. Partorire nella perseverante mente sintetica della Vergine, simbolo del ricercatore spirituale, l’intelletto intuitivo del Figlio di Dio costituiva l’obiettivo primario degli artisti del Quattrocento che avevano compreso il principio evolutivo incarnato in Zeus, Dio della sapienza della mente femminile prodotta dalla metamorfosi dell’anima. La Madonna con Bambino, essenza del potere dell’amore filiale per se stessi di evolvere le facoltà mentali in consapevolezza, comprensione e coscienza, è l’emblema all’iniziazione al mondo dell’alchimia dei sentimenti delle madri, delle donne e dell’anima degli artisti. Nel dipinto che ho portato con me nel mio primo viaggio in Italia mi sono autorappresentato come una Madonna, allegoria delle qualità mentali che avevo conquistato nel mio primo tirocinio per sviluppare il talento artistico, espandere la capacità di sintesi e comprendere i segreti della mia arte che è fondamentalmente arte della percezione di ciò che è reale, essenziale e vero nell’esistenza. Nel Bambino non contemplo come nell’autoritratto la conquista di uno stato di coscienza. Nei gesti di Gesù osservo le qualità della mente in evoluzione. Non sono mai stato un maestro. Sono stato e sarò per sempre un umile discepolo che apprende, attraverso l’etere dei saggi, i principi della trasformazione della coscienza mediati dalle immagini, dalle allegorie e dai simboli prodotti dalla metamorfica evoluzione delle energie femminili nell’amore dell’anima e nella devozione spirituale per la luce di Dio.” Marta aveva acquistato al bookshop un libro sulle opere di Albrecht e contemplava assorta il Bambino nell’atto di stringere le tre dita della mano sinistra della madre. “Scommetto che anche il mignolo sollevato della madre ha un preciso significato. Vero?” Alberto rimaneva in silenzio e aspettava che l’intuito di Marta avesse il suo decorso. “Ma certo! Se l’indice rappresenta l’energia psichica, il medio è il simbolo dell’energia mentale mentre l’anulare è ovviamente il dito dell’anello e quindi dell’energia emotiva, dell’emozione suscitata dall’arte di conoscere i sentimenti dell’altro. Solo il mignolo è lasciato mollemente a penzolare, come se la creatività individuale non fosse ancora pronta per esprimere in arte la coscienza di sé e della realtà. Questo dipinto rappresenta per te una tappa di transizione, un primo livello di sintesi che preannuncia la scoperta di una nuova fonte di ispirazione.” “Uh, uh, complimenti; il tuo spirito di osservazione e l’abilità del tuo emisfero destro di operare per analogia di immagini, per deduzione logica e per induzione simbolica ha prodotto l’intuizione trascendente che svela l’arcano. Sei diventata il Bambino, figlia della Vergine, e puoi assaporare le dolci o asprigne bacche rosse della verità universale delle anime che tieni in mano”.

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XI

Albrecht D端rer, 1498 Vergine col Bambino alla finestra


Emblema XI L’AURA DELL’ALCHIMISTA ILLUMINA IL CORPO MENTALE DI CHIUNQUE... “Mmmn….1505, la datazione del dipinto della Madonna con il Bambino è probabilmente errata. Non può essere stato eseguito dopo il 1498, anno in cui Albrecht ha dipinto la Vergine col Bambino alla finestra. In questo dipinto Albrecht, nei panni della Vergine, solleva lo sguardo e fissa in avanti, nel gesto di dichiarare l’intima risolutezza di poter progredire con le proprie forze mentali, creative e di sintesi. Anche il paesaggio che si scorge fuori dalla finestra sottolinea un nuovo livello di maturazione raggiunta dall’artista, a rimarcare un nuovo livello di comprensione in grado di trascendere la manifestazione oggettiva di ciò che avviene nel mondo quotidiano e materiale. Albrecht lascia alle sue spalle il mondo della cultura tedesca perché finalmente ha conquistato una pienezza di contenuti di conoscenza, descritti metaforicamente dal frutto seminascosto nella mano sinistra del Bambino. Inoltre le tre dita centrali della mano della madre sono ben infilate sotto l’avambraccio del figlio, probabile simbolo dell’inizio del triplice lavoro di trasmutazione dei fattori mentali, mentre il dito mignolo non penzola più come nel dipinto precedente, ma rimane bene evidenziato, come a sottolineare la trasformazione definitiva delle potenzialità intellettuali in istinto creativo”. “Stai facendo dei progressi notevoli e mi compiaccio del tuo acume intuitivo, ma ti sei dimenticata di un altro particolare importante”, incalzò Albrecht. Gli occhi di Marta si fissarono sull’immagine alla ricerca di un indizio. L’Arte alchemica si stava rivelando un eccitante gioco che aveva il potere di cementare l’unione tra percezione e coscienza, tra gli occhi dell’anima e il terzo occhio dello spirito. Solo il tempo dedicato all’osservazione, alla contemplazione e alla riflessione poteva condurla a definire l’intero processo artistico percorso da Albrecht sui sentieri dell’Alchimia italiana, luogo incantato in cui il furor sacro per le immagini religiose si fondeva con l’amor profano per se stessi, espressione di una cura di sé che non aveva trovato eguali confronti in altre epoche e luoghi della storia occidentale. “Trovato!”. L’espressione gioiosa di Marta e il suo bel volto raggiante di soddisfazione aveva avuto l’effetto di attrarre la curiosità di un turista olandese che le si avvicinò fino a pochi centimetri dalla pagina del libro, mentre la matita cerchiava leggermente il dito medio del Bambino, colto nell’eloquente gesto di …. “Ehi! Non sta forse indicando a chi osserva di andare a farsi fottere?” esclamò il turista. “No, non credo che Albrecht sia così blasfemo da utilizzare i simboli per mandare a dire certe cose. Il terzo dito di Gesù indica che l’artista ha concluso le esperienze dei tre gradi di purificazione della libido sessuale, della libido materiale e della libido cognitiva ed è diventato ….il Leone rosso!.” “Già, la Piccola Alchimia. Il lupo grigio delle pulsioni, della libido e dell’ambizione deve essere gettato per tre volte nel fuoco e così il Re sarà liberato. Così disse il saggio Basilio Valentino. Allora il leone avrà trionfato sul lupo e questi non troverà più nulla da mangiare in quello. Così il nostro corpo mentale è ora buono per l’inizio della nostra Opera.” Il turista le si era seduto al fianco; muoveva le mani come un vecchio assorbito nelle proprie tortuose elucubrazioni , come se fosse in uno stato di ipnosi. Marta era impressionata dall’erudizione dello sconosciuto; ma così come era stato rapido e garbato ad intervenire sull’argomento così l’uomo si alzò improvvisamente e senza salutare si allontanò come niente fosse successo. Marta era esterefatta e per qualche minuto rimase seduta immobile, confusa e inquieta.

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XII

Albrecht D端rer, 1503 Pifferaio e suonatore di tamburo


Emblema XII L’ARTE ALCHEMICA, LA MELODIA DELL’ANIMA E IL TAMBURO DELLA COSCIENZA “Mi credi ora? Mi credi adesso che ti ho dato dimostrazione che posso entrare nella tua testa come in quella di qualsiasi altro individuo? Hai avuto la prova di non essere malata, schizoide o come piace dire a voi moderni, completamente “fuori di cranio”. Eppure è successo proprio così. Hai lanciato nell’etere, fuori dalla testa, il filo d’argento dell’intelligenza intuitiva alla ricerca di qualcuno che ascoltasse le parole del tuo cuore e ti dicesse la verità, l’unica verità possibile e auspicabile, la verità dell’anima in evoluzione. Hai lanciato una richiesta di aiuto che solo io, in questo momento della tua vita, potevo raccogliere nello spazio siderale dei sapienti che hanno raggiunto la coscienza di incarnare l’anima e sono diventati una goccia di luce dell’infinito oceano rappresentato dalla coscienza alchemica, brillante di blu intenso, come le vesti della Vergine. Shakti, Energia divina o Spirito Santo. Prana, Ki o Spirito Universale. Molti sono i nomi per indicare la presenza sottile, invisibile e illuminata dei maestri di saggezza. Come un Fuoco Celeste le parole dell’etere bruciano le impurità della mente di coloro che sono sulla via per ritornare al Paradiso celeste. Come un padre, un consulente, una guida e un astrologo ti indico le esperienze necessarie per compiere fino in fondo il karma dell’anima di apprendere nella sofferenza, nel dolore e nell’espiazione, ma anche nella gioia, nella felicità e nella soddisfazione materiale. Sei diventata il pifferaio dell’anima e la tua musica mercuriale è giunta fino alla radice delle vertebre della testa. Non potevi andare oltre senza farti del male. L’istinto di conservazione dell’anima ha avuto il sopravvento e hai emesso nell’etere, nello spazio in cui non c’è limite all’immaginazione, alla speranza e alla fede di essere ascoltati, una richiesta di aiuto con tutta la forza del tuo amore per la vita. Chi diviene cosciente di incarnare la musica dell’anima e manifesta i sentimenti d’amore come una dolce melodia, giunge a comprendere che i desideri pronunciati con le parole del cuore diventano le preghiere esaudite dei santi e degli illuminati. Mi credi ora? Tu sei diventata la pifferaia e io il suonatore di tamburo che ti osserva con amorevole cura mentre procedi nel sentiero della metamorfosi dell’anima. Anch’io ho percorso lo stesso cammino, guidato dal ritmico pulsare della coscienza universale che martella le meningi di chi desidera ardentemente conoscere le verità nascoste. Ho ascoltato, come già ti ho detto, le parole dei maestri e di tutti coloro che ho incontrato nella mia vita, senza nessuno escluso. Sappi che questa è la musica delle sfere celesti, la musica del tuo Pifferaio che soffiando dall’interno ti indica la strada da seguire senza paura, poiché la musica dell’anima illumina il filo del destino e il destino dell’alchimista è di divenire immortale attraverso le sue opere. Bellezza interiore, percezione alchemica e apprendimento del linguaggio simbolico e archetipico sono i tre fuochi che trasformano la pietra nera della Nigredo in conoscenza intuitiva, esperienza e desiderio di evoluzione; tuttavia è il Fuoco Segreto che dona l’elixir della Liberazione in Vita. Se avrai la pazienza e la perseveranza di continuare a percuotere il tuo tamburo e avrai il coraggio di far sentire la tua intenzione di aderire creativamente alle leggi universali della perfezione alchemica, aprirai le orecchie alle frequenze più sottili e percepirai il suono del Grande Pifferaio, allegoria del filo sottile che ti collegherà alla fonte della saggezza universale, alla conoscenza della verità assoluta e alla completa comprensione di ciò che l’anima deve affrontare per conquistare l’immortalità. Abbi fede nell’etere, nella quintessenza perfetta di ogni esperienza e riceverai in dono il talento di creare la tua vita, di modellare il tuo corpo nella salute perfetta e di trasformare l’ego nel Se. Mi credi ora?”.

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XIII

Solomon Trismosin, 1582 Splendor Solis


Emblema XIII

MORTE, TRASFORMAZIONE ED EVAPORAZIONE DELLA LIBIDO OCCIDENTALE “La purificazione della pulsione sessuale, dell’ambizione sociale e della libido cognitiva di appropriarsi del sapere con le facoltà speculative e linguistiche dell’intelletto maschile descrive l’essenza del processo di evoluzione della consapevolezza di Adamo all’interno della fornace della coppia alchemica in cui si sprigiona la necessaria tensione evolutiva in grado di congiungere gli opposti e di esasperare i contrari. I filosofi dell’alchimia laica sintetizzarono questo processo di combustione, conflitto e trasformazione dell’egocentrismo, del fallocratismo e dell’intellettualismo maschile con l’immagine di tre draghi racchiusi all’interno di un fragile vaso ermetico. Realizzare il Vas Hermeticum non è poi così difficile: rinunciando alla pretesa di dominare la volontà emancipatrice della donna interiore, rifiutando di rinnegare o occultare le aspirazioni della mia anima e desistendo dalla folle pretesa di controllare, manipolare o influenzare l’ambiente con ciò che possedevo, ho compresso le fiamme dell’ira, della rabbia e della collera nel vetro prezioso del cuore. Generando l’ampolla della compassione, della comprensione e dello spirito di sacrificio ho trasformato l’acqua della paura dell’indigenza nel vino leggero di Canan, stabilendo gradualmente una definitiva circolazione dell’adrenalina nella parte destra del corpo, dalla parte in cui la fisiologia filosofica alchemica stigmatizza le resistenze dell’ego a ogni forma di modificazione degli istinto primari della sopravvivenza e dell’autoconservazione. Per questa indifferenza alle naturale pulsione degli istinti primari di appropriarmi dell’energia, delle risorse e delle conoscenze altrui non sono diventato ricco, anche se per molto tempo sono stato famoso in tutta Europa, corteggiato da tutti i potenti come una bella donna. La circolazione del Mercurio alato femminile nelle strutture dell’ego provoca l’antidoto che avvelena il drago dell’ingordigia, decompone il mostro dell’egopatia e vaporizza le arpie dell’orgoglio. Oggi, giorno delle ceneri, ho voluto rivelarti il segreto dell’incarnazione della compassione alchemica nel corpo fisico, dell’insinuazione della comprensione di Cristo nella mente del cuore e della rivelazione del sacrificio del Pesce ermetico e del Re Pescatore, allegoria della consapevolezza del dramma di stare dalla parte delle vittime, dalla parte delle anime condannate a diventare invisibili oppure destinate dal mondo a morire fisicamente, dopo una sofferta e purulenta esperienza di autosacrificio sulla terra. Eclissandomi in Italia, alla luce del sole in cui il fuoco del Leone verde brucia e brilla incessantemente da duemila anni, nel paese della Bellezza, dell’Immaginazione e della Fantasia, evaporai per tre volte il grigio lupo dell’avidità, della lussuria e dell’ambizione sociale divenendo un iniziato all’Arte dei morti viventi. Arte di morire consapevolmente nell’ego, nell’identità e nella presunzione di conoscere la vita per mezzo dell’intelletto. Arte di morire a me stesso per rinascere a una nuova comprensione degli innumerevoli giochi della coscienza che creano, distruggono o sostengono i fenomeni che sono la matrice della realtà concreta, a volte irrazionalmente crudele, a volte razionalmente stupida e banale. Osserva nell’immagine dell’alchimista i tre artefici della follia umana: la superbia dei ricchi, la presunzione dei dotti e l’arroganza dei forti rappresentano anche nel tuo tempo gli anelli perversi di una catena che imprigiona le forze più creative e sensibili e riduce la bellezza a banale estetismo. La Bellezza alchemica non è l’armonia o l’equilibrio che si raggiunge al termine del proprio lavoro ma costituisce il fondamento della pulsione emotiva dell’anima e quindi di ogni vera conoscenza; è all’origine di ogni fenomeno evolutivo ed è ciò che muove il dubbio, la riflessione filosofica sui conflitti reali e soprattutto istiga il bisogno istintivo della coscienza di testimoniare con l’intelletto l’ingiustizia, la diseguaglianza e i crimini commessi dalla libido universale.”

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XIV

Albrecht D端rer, 1498 Autoritratto con guanti


Emblema XIV

LA PULSIONE ORIGINARIA DELL’ANIMA DI FARSI MALE CERCANDO DI FARE DEL BENE Marta si trovò improvvisamente davanti all’autoritratto di Albrecht, proprio nel momento in cui le parole dell’alchimista avevano sigillato il vaso ermetico in cui introdurre la rinuncia a voler comprendere tutto e il contrario di tutto nel più breve spazio di tempo. La coincidenza non la turbò minimamente. Si stava abituando al continuo intercalare di immagine e parola, come se l’una non potesse essere disgiunta dall’altra e non si preoccupava minimamente dei pensieri prodotti dalla mente inferiore. Albrecht conosceva perfettamente sia i pensieri che scorrevano nella sua mente inferiore sia i contenuti di dubbio riflesse dalle immagini nella coscienza oggettiva che la fisiologia filosofica situava nella parte superiore dei due emisferi cerebrali. “Perché ti sei ritratto nella stessa posa per due volte? Sembra che tu voglia privilegiare la parte destra del volto. Ha un significato particolare?” Marta osservava con attenzione il dipinto. L’artista in effetti guardava di sbieco dalla parte dell’occhio destro, mentre l’occhio sinistro fissava frontalmente davanti a sé. Nella parte inferiore destra del quadro Albrecht aveva scritto l’enigmatica cifra 972. “La Bellezza è profondamente legata all’esperienza della percezione, così come l’Immaginazione è una prima manifestazione creativa stimolata dall’incanto del cuore. Espandendo senza vergogna e virilmente le energie femminili l’alchimista scopre il potere della percezione di penetrare sottilmente nel substrato delle verità nascoste. Trasmutando le facoltà mentali degli impuri elementi metallici nell’oro filosofico avviene una graduale focalizzazione dell’immagine nella realtà concreta, mentre le inutili fantasie, le futili illusioni e le improduttive fantasticherie vengono assorbite con la concentrazione psichica nel centro del fronte. La dinamica relazione a forbice che si instaura tra le facoltà dei due emisferi trova una cerniera ideale nei due occhi, collegati simmetricamente agli emisferi opposti.” “Come a dire che l’occhio sinistro dirige le operazioni logiche e creative dell’emisfero destro, mentre l’occhio destro seleziona le operazioni astratte e ablative dell’emisfero sinistro?” “Già, Bellezza e Immaginazione sono suscitati prima negli occhi e poi nei ventricolo cerebrali. Gli occhi sono gli strumenti per selezionare nella luce visibile e invisibile le frequenze relative alle esperienze individuali e collettive della Bellezza e dell’Amore. Quando mi dipinsi in queste sembianze avevo ventisei anni. Avevo già compiuto il primo viaggio in Italia da tre anni ed ero molto conosciuto ovunque per le incisioni sull’Apocalisse. A Venezia avevo appreso il potere dell’emozione di collegarsi con la luce irradiata dal corpo delle donne e dalle opere degli artisti italiani. Mi sentivo quasi tremare al cospetto delle opere degli alchimisti che avevano sintetizzato creativamente la pulsione erotica e l’istinto al piacere con il fare artistico. Avevo scoperto in Italia il potere dell’eros di condurre all’estasi emotiva, cognitiva e infine spirituale e in breve tempo avevo imparato a selezionare a con lo sguardo tutti gli elementi della realtà che mi avrebbero fornito lo stimolo, lo slancio e il furore indispensabile per concretizzare le emozioni in immaginazione creativa e bellezza estetica. Proprio come una forbice modellavo con gli occhi la siepe delle frequenze visive visibili e invisibili che mi conducevano inevitabilmente a scoprire il gioco dell’alchimista, capace di stimolare l’energia psichica evolutiva della Venere in Taurus attraverso l’esperienza formativa del piacere”. “Perché allora l’anima della donna cerca la bellezza nel piacere dei sensi e l’eros nelle relazioni d’amore?”. “E’ la pulsione originale dell’anima femminile a farsi del male; ma ciò che trova infine è il suo contrario e il suo doppio. Amore e conoscenza nell’ Eros e conoscenza e amore nella Bellezza. Eros e Psiche.”

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XV

“Sembra che ci si sia un sentiero che ci porta, mediante il ragionamento, direttamente a questa considerazione: fino a quando noi possediamo il corpo (le pulsioni egocentriche del rospo) e la nostra anima resta invischiata in un male siffatto (la donna interiore), noi non raggiungeremo mai in modo adeguato quello che ardentemente desideriamo, vale a dire la veritĂ â€?. Platone, Fedone

Michael Maier, 1617 Atalanta fugiens - Emblema V


Emblema XV

SUCCHIARE IL LATTE DAL SENO FEMMINILE FINO ALLA MORTE DELL’ANIMA PSICHICA “ Le donne hanno sempre avuto la percezione dell’errore di cercare prima una relazione stabile e poi l’amore! Avevano forse una alternativa migliore? Potevano fidarsi ancora degli uomini, come era avvenuto nella Grecia antica? La storia della civiltà passa attraverso la razionalità emotiva dell’emisfero sinistro femminile, l’Olimpo in cui regna incontrastato Zues, il dio della conoscenza dei sentimenti etici e morali che scaturiscono dal cuore delle donne. Per molti secoli la sapienza femminile è stata scalzata dall’irrompere del freddo e razionale Saturno, principio maschile unificante della materia generata da Madre Terra, e da Cronos, dio del tempo lineare cronologico imposto dai calendari e dai ritmi della produzione speculativa inaugurati dal mercante medioevale. Da duemila anni il rospo, simbolo della pulsione erotica maschile scevra di amore, di bellezza e di curiosità di conoscere l’anima, succhia il latte dal suo seno destro, metafora dell’ego femminile di opporre alla libido sessuale l’illusoria fantasia di poter trasformare il brutto rospo in un raffinato, sensuale e romantico principe. Tuttavia l’alchimista suggerisce la funzione evolutiva di tale atto. La consumazione totale, fino all’ultima goccia dell’ego femminile di credersi agente di trasformazione del male radicato nella sessualità maschile, incapace di veicolare la pulsione erotica nei modi e nelle forme del corteggiamento amoroso, produce un inatteso sovvertimento dei ruoli e il secondo livello di realizzazione dell’alchimia spirituale. Consumando il latte materno con cui la donna inibisce le facoltà femminili dell’uomo di amarsi, di prendersi cura di se stesso e di coltivare le qualità dell’anima, il rospo alchemico stimola la trasformazione della pulsione femminile di appropriarsi del seme creativo in energia mercuriale, in consapevolezza di sé e riconoscimento oggettivo dell’egoismo artefice degli errori, della sofferenza e dell’abbandono. Questo stadio di evoluzione attraverso il riconoscimento dell’incapacità di comprendere i reali bisogni dell’anima maschile genera la nascita di un nuovo soggetto alchemico definito come Animus/Anima, per sottolineare la progressiva integrazione dei comportamenti, dei desideri e delle pulsioni maschili nell’anima femminile e Anima/Animus per indicare il graduale processo di psichizzazione degli istinti e di integrazione delle caratteristiche emotive, affettive e intuitive dell’anima femminile nella struttura mentale maschile. L’alchimia di Afrodite con Hermes genera così, autonomamente e virginalmente, l’androgino, simbolo della realizzazione delle facoltà cognitive e razionali di entrambi gli emisferi. Producendo volutamente la morte effettiva dell’anima psichica e la nascita virtuale dell’androgino l’Alchimia elabora il Sal phisophorum, metafora di un nuovo livello di consapevolezza di sè che si autoesclude a priori dalla tentazione di imbrigliare, inibire o contenere la pulsione dell’anima di trasformarsi in una farfalla, sciogliendosi nell’acqua emotiva come il sale nel mare. La consapevolezza di sintesi dell’androgino è il sesto dito della mano. Uno è il corpo fisico. Due, tre quattro sono l’anima psichica, razionale ed emotiva. Cinque è la pulsione creativa a generare l’amore, i figli, l’arte, il piacere e la gioia di vivere. Sei è la consapevolezza di essere l’amore androgino del Dio interiore che opera affinchè tutte le creature abbiano il cibo adatto per sopravvivenza, la cura di sé e la soddisfazione di crescere ed evolvere nella vita. Sette è la percezione discriminante delle donne, degli artisti e dei saggi. Otto la percezione critica dei filosofi e degli alchimisti. Nove la conoscenza oggettiva. Dieci la realizzazione materiale, sociale, artistica e spirituale per cui l’alchimista diventa Lapis, un maestro di saggezza, stadio finale dell’alchimia spirituale.” “E’ questo il significato della cifra 972?” “Si, 9.7.2., conoscenza oggettiva della realtà attraverso la percezione discriminante delle pulsioni psichiche”.

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XVI

“Se vogliamo conoscere una cosa qualsiasi in modo puro, dobbiamo separarci dal corpo e contemplare la cosa con l’anima stessa. La purificazione consiste nel separare il più possibile l’anima dal corpo, racchiuderla solo con se stessa, senza contatto con il corpo, raccoglierla e riunirla, facendola abitare, nella misura del possibile, ora e nel futuro, sola con se stessa e come liberata dai legami del corpo” Platone, Fedone

Michael Maier, 1617 Atalanta fugies - Emblema XLII


Emblema XVI SEGUIRE LE ORME DELL’ANIMA MUNDI E DECIDERE DI CAMBIARE STRADA L’autoritratto di Albrecht esprimeva con forza e determinazione la volontà di comunicare ai contemporanei di possedere sia la creatività del corpo e quindi la conoscenza tecnica dell’arte, sia la conoscenza del linguaggio simbolico indotto dalla consapevolezza androgina, sintesi dell’anima psichica con l’anima razionale. Marta percepiva un delicato stato di pace, di rilassamento e di equilibrio nel gesto di Albrecht di unire le palme delle mani. Tuttavia i due pollici la incuriosivano. Con i segni delle dita l’artista si affidava al linguaggio della simbologia numerica per trasmettere il codice cifrato che poteva essere compreso da chi procedeva come lui sul sentiero nella conoscenza dell’energia psichica tracciato dalle esperienze degli alchimisti. “L’Arte Alchemica accende il Fuoco segreto della percezione sottile attivando simultaneamente il terzo grado di calore di ogni fuoco: piacere estetico, amore per la conoscenza e evoluzione della percezione mediata dalla comprensione dei gesti delle donne, dalla creatività dei due emisferi e dalle opere degli artisti alchemici. Non c’è tempo da perdere; la durata della vita è effimera ed è indispensabile per ogni individuo raggiungere, nel più breve tempo possibile la consapevolezza emotiva dell’ermafrodito e poi la comprensione intuitiva dell’androgino.” Marta sollevò il sopracciglio con aria interrogativa. Era forse quello il significato dei due pollici intrecciati?. Ma Albrecht conosceva bene come l’immagine fosse già nella mente di Marta nella forma di pensiero e quindi di conoscenza. “Si scrive per capire, si dipinge per conoscere, si crea per comprendere. Per chi aspira a diventare un artista androgino la percezione sottile è lo strumento primario della conoscenza; è un aspetto della creatività indispensabile per assimilare gli aspetti costitutivi e formativi della realtà. L’aspetto più evoluto dell’intuizione è l’Immaginazione che ravvede in ogni manifestazione psichica una affinità con i prodigi della natura, la biologia degli esseri viventi, la botanica delle piante, gli aspetti della rivoluzione dei pianeti celesti intorno al sole, il movimento della luna, la germinazione del seme, la fecondazione dell’ovulo, fino a inoltrarsi nell’ infinitamente piccolo costituito dall’intreccio delle molecole del Dna lungo il filamento genetico. L’immaginazione alchemica scopre relazioni tra i fenomeni, anche i più dissimili fisicamente, per analogia, per simmetria, per coincidenza degli opposti e infine, la più importante, attraverso le serie numeriche che descrivono un particolare frammento della materializzazione della coscienza universale sulla terra. Il pollice della mano sinistra sostiene l’azione del pollice della mano destra che sottopone a pressione l’indice della mano sinistra. Il significato del gesto esprime un legame di reciprocità tra chi evolve nella consapevolezza ermafrodita e chi diviene cosciente di incarnare l’anima del mondo. Il rapporto di reciprocità tra questi due stati di coscienza è descritto dall’immagine del filosofo che segue le orme dell’anima della donna gravida che porta in grembo il “figlio dei filosofi”. L’Ermafrodito con la lanterna in mano persegue nella ricerca di se stesso integrando progressivamente i doni dell’arte alchemica: il piacere dolce della frutta, la bellezza dei colori dei fiori e il riconoscimento del nastro rosso degli istinti dell’amore legato alla nuca esaltano progressivamente le qualità dell’anima e con esse la comprensione intuitiva dell’Androgino.” Osservando l’immagine Marta comprese di incarnare il duplice ruolo di androgino e di cercatrice della verità. Poteva essere entrambe le figure; sempre alla ricerca di una luce spirituale più luminosa delle altre e oggetto di desiderio dagli ermafroditi che intravedevano il lei l’istinto creativo dell’Anima evolutiva.

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XVII

“Poi nell’offrire il cerchio delle offerte, immagina che la spina dorsale del tuo corpo sia il Monte Meru, che i quattro arti principali siano i Quattro continenti, che gli arti inferiori siano i sub-continenti, che i due occhi siano il sole e la luna, e che i cinque organi interni costituiscano tutti oggetti di ricchezza e godimento tra dei e uomini. Avendo così fatto, assorbi mentalmente gli oggetti di culto in te. E conserva la tua mente nell’equilibrio dello stato di non-due.” Dal rituale del Chod dello Yogi tibetano

Michael Maier, 1617 Atalanta fugiens - Emblema II


Emblema XVII

IL NUTRIMENTO DI MADRE TERRA, SINTESI DI ORIENTE E OCCIDENTE “Questa immagine descrive il processo evolutivo della coscienza collettiva attraverso i modelli di illuminazione proposti dalla filosofia alchemica. L’ermafrodito segue le orme dell’androgino e l’androgino procede sulle orme di Ermogene, il figlio di Hermes, il maestro illuminato. Il maestro, a sua volta, deve ascoltare l’etere di coloro che sono stati i maestri spirituali del loro tempo realizzando così una infinita catena di riverberi in grado di produrre il suono primordiale, la frequenza di coscienza che struttura ogni fenomeno in cui vengono avvolti gli alchimisti”. “Non mi è chiaro; vuoi forse dire che non può esserci maestro senza un discepolo e che questa è l’unica forma di trasmissione della verità alchemica? “ “Tu sei una Violinista che interpreta la musica di chi non è più in vita. Eppure attraverso lo spartito musicale hai il potere di far rivivere l’essenza creativa di un Musicista. Tuttavia non sei sola. La tua interpretazione è accompagnata dall’Orchestra, sostenuta dal Coro e ritmata dal Direttore, poiché la Musica, come la Coscienza, è un movimento sinergico collettivo. Osserva l’immagine che Maier ha creato per descrivere questa semplice verità spesso disconosciuta e precipitata nell’oblio. Una capra, simbolo della dolcezza della madre, allatta un bambino. Il riconoscimento dell’amore materno instilla nella mente dell’individuo la consapevolezza del ruolo formativo della donna, il primo veicolo dei sentimenti del cuore e il primo modello di percezione interiore, di autoavvertimento e di cura di sé. Amor proprio, stima di sé e osservanza delle leggi che governano i sentimenti umani costituirono il fulcro dell’espansione di una civiltà come quella di Roma i cui i figli furono nutriti da coloro che avevano acquisito la coscienza della Vergine Madre, qui rappresentata dalla Lupa. Amore disinteressato, rispetto, comprensione e spirito di autosacrificio modellarono la coscienza dei figli della Lupa che descrive efficacemente la sintesi delle qualità femminili con le doti maschili dell’azione, del comando, della forza, della determinazione e infine dell’aggressività addestrata per scopi difensivi, di conservazione della pace e di ripristino dell’equilibrio di gruppo o della società nel suo insieme. Romolo e Remo, i fondatori di Roma, sono l’essenza della specializzazione cognitiva e creativa delle facoltà dei due emisferi cerebrali. Come Castore e Polluce entrambi succhiano il latte della Legge che codifica i valori morali e i principi etici che scaturiscono dall’amore filiale, dai sentimenti del corpo e dalla comprensione dell’ineluttabile sacrificio di pochi per garantire il benessere dei molti. Ma la lupa guarda verso l’alto. Percepisce che la vita non è fatta solo di sacrificio, di abnegazione o di rinuncia. Come la Vergine nutre il figlio di Dio, metafora dell’intelletto che sintetizza consapevolmente i sentimenti umani in principi di coscienza, anche l’alchimista scopre di essere egli stesso figlio di Madre Terra, allegoria di una Provvidenza divina che “vede e provvede” affinchè chi abbia dato tutto di sé e abbia compiuto, come Ercole, l’intero processo di morte, trasformazione ed evaporazione della libido possa infine ricevere gioia, ricchezza, amore, fama e il riconoscimento pubblico delle sue dodici fatiche”. “Vuoi forse dire che esiste una Giustizia Divina, un Dio equanime che pesa sulla bilancia le buone azioni compiute dall’anima?” “Il Dio degli alchimisti emana dall’Arte della percezione. Chi osserva la realtà collegando gli occhi con i due emisferi e il cervello con il cuore compie la retta azione, illumina il Dharma, conquista la felicità eterna ed è libero dal peccato.”

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XVIII

La Ricchezza dei contenuti di coscienza dei filosofi alchemici

La Bellezza delle vibrazioni dell’anima degli artisti alchemici

La rivelazione delle verità nascoste nei Vangeli, nelle allegorie e nelle metafore trasmesse dalle opere del Rebis (l’artista, il filosofo e il ricercatore spirituale)

L’Arte alchemica della trasformazione interiore trasmessa dalla luce del corpo del Lapis (intelletto dell’anima)

Albrecht Dürer, 1506 Festa del Rosario


Emblema XVIII L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ANIMA Il sole stava tramontato e Marta desiderava rientrare in albergo per conoscere più a fondo le opere dell’Alchimista. Il tempo dedicato all’arte, alla bellezza e al piacere di curiosare con il corpo, di esplorare con gli occhi e di viaggiare con l’immaginazione tra le sale dei musei le procurava una ineffabile sentimento di nostalgia per ciò che era stato e che purtroppo non era più. Il pensiero della giovane donna continuava ad elaborare e sintetizzare le parole dello Spiritus Mercurialis di Albrect che al calare delle tenebre si eclissava come il sole. Cogliere i fiori e i frutti della Bellezza dell’Anima Mundi coincideva con la realizzazione della ricchezza interiore, essenza psicologica e morale dell’autostima, della fiducia in se stessi, dell’amor proprio, del rispetto di sé e della comprensione del karma dell’anima di cercare nella materia il godimento effimero della vita. L’immagine della Madonna del Rosario che aveva visto a Praga le sembrava la più adatta a sintetizzare il connubio di Bellezza e Ricchezza, poli magnetici di attrazione della libido dell’anima nell’infinita ricerca di Dio. Marta concentrò l’attenzione sulle otto gemme preziose incastonate nel gioiello appeso al collo della Vergine. Intuiva che il numero otto indicava simbolicamente l’Arte alchemica, l’ottava musa, ovvero l’arte della trasformare la coscienza di sé in cicli di tempo scanditi dalla progressivo incremento dell’energia mentale all’interno del cervello medio, nel filo dei sensi e nella percezione uditiva e visiva. La circolazione mediana dell’energia incrementa una consapevolezza riflessa per cui l’individuo si interroga sulla base di ciò che i sensi registrano nella coscienza, alleggerendo così l’anima dal peso delle scelte, delle decisioni e delle motivazioni che innescano gli eventi conflittuali, le crisi emotive e l’alienazione dal mondo. Chi non ha l’esperienza dei sentimenti cerca e imita modelli, forme, immagini e parole privi di verità, di amore e di realtà. La vuota estetizzazione della vita profuma di morte mentre la conoscenza della vera bellezza stimola l’effluvio delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti che suscitano il piacere di vivere, la passione creativa e l’estasi del cuore. Le tre donne dipinte della Primavera di Botticelli non descrivevano la forma compiuta di questo graduale approdo di Venere nella bellezza, nell’amore e della conoscenza dei sentimenti dell’anima? La Venere in piedi in mezzo al mare non era forse, come lei, alla ricerca di una luce in grado di suscitare il fuoco dell’attrazione, dell’eccitazione psichica e quindi del coinvolgimento emotivo? Albrecht aveva riconosciuto nella luce della bella veneziana la radiante pulsazione di un’anima affine alla propria, al punto da suscitare la percezione di un valore assoluto, sintesi di armonia, bellezza e grazia. Quale luce invisibile vede l’occhio che l’intelletto non è in grado a decifrare? Quale enigma è nascosto nell’innamoramento dei sensi? Assorta in sé Marta non si era accorta di esser giunta a destinazione. Aveva camminato a lungo e non aveva provato nessuna fatica. Poi invece, stesa sul letto, una stanchezza profonda la avviluppò in un sonno abissale fino a farla sprofondare nelle parti più oscure di sè. Sognò di essere un cobra maestoso. Strisciava sul terreno con altri serpentelli e cresceva via via in dimensioni, assumendo infine una posizione eretta. Poi all’improvviso davanti a lei era apparso un ragno enorme, pieno di peluria, con enormi otto zampe protese ad impedire il suo cammino. Per anni aveva ripetuto il sogno di essere assalita da centinaia di piccoli serpenti. Era le cinque del mattino e si mise a scrivere parole non sue: “La trasmutazione dei fattori mentali è stata completata e hai dispiegato completamente le potenzialità dell’anima di intuire il significato dei simboli, delle metafore e delle immagini allegoriche. Sei diventata l’intelletto dell’anima, sensibile, intuitiva e percettiva. Hai aperto gli occhi alla realtà e il ragno a otto zampe, metafora della metamorfosi dell’anima, ti aspetta ora al varco”.

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XIX

Sandro Botticelli, 1475 La Primavera- particolare


Emblema XIX

IL DIVENIRE METAMORFICO DELLA BELLEZZA Il concerto di Madrid le aveva dato l’opportunità di cimentarsi per la seconda volta come solista nell’opera di Beethoveen. La concentrazione psichica nella fronte e la focalizzazione mentale sugli aspetti interpretativi costituivano gli ingredienti fondamentali dell’evoluzione dell’abilità di congiungere la poetica stilistica con i contenuti peculiari dell’opera. Anche nella musica, così come nella pittura, il rapporto fra stile e sentimenti morali ed estetica e vibrazione emotiva/cognitiva rappresentava la chiave di lettura più feconda per penetrare negli aspetti più profondi dell’Arte spirituale. Molto spesso l’immagine artistica le suggeriva la chiave di interpretazione dei sentimenti del musicista, così come un brano di musica classica l’aiutava ad entrare psichicamente nell’atmosfera emotiva o mentale del pittore. Istintivamente associava l’opera di Beethoven alla “Primavera” del Botticelli, come se musica e immagine avessero il dono di espandere con la medesima vibrazione la comprensione del segreto divenire della Bellezza e dell’Armonia nell’Universo. Marta aveva iniziato a trascrivere le sue intuizioni su un piccolo quaderno. “Il divenire dell’Arte spirituale e quindi della coscienza collettiva è un processo alchemico di sintesi di due opposte tendenze dell’essere umano. Il Medio cielo femminile, metafora della parte mediana del cervello in cui avviene la selezione e la discriminazione delle frequenze visive e uditive, ricerca la metamorfosi dell’anima che assume gli aspetti dell’introspezione, della profondità dei sentimenti e della identificazione di sé con l’energia evolutiva che si riconosce come anima del corpo. Le tre donne della Primavera descrivono il graduale sviluppo della consapevolezza di sé che avviene in ogni individuo in grado di espandere la sensibilità emotiva, la generosità di sintesi e soprattutto la coscienza di incarnare i valori etici e morali delle anime. Il Medio Cielo maschile, invece, procede attraverso l’azione romantica di “Sturm und drang” culminante in un chiaro processo di trasformazione della coscienza attraverso una serie di identificazioni o disidentificazioni con i modelli di riferimento, siano essi eroi, miti o sistemi etici, religiosi o filosofici. Psicologia femminile e Filosofia maschile sono le espressioni più riuscite di uno sviluppo orizzontale della pulsione naturale di trasformazione della “psiche femminile” attraverso i contenuti mentali della filosofia maschile, e di metamorfosi della coscienza ad opera dell’influsso psichico, emotivo e di sintesi generato dall’anima femminile. Nel primo caso la congiunzione delle facoltà dei due emisferi cerebrali genera la bellezza, l’etica e la morale istituzionale e dominante, spesso coercitiva, inibitoria e limitativa delle possibilità creative della mente umana. Nel secondo caso, il prevalere dei contenuti subconsci caratteristici dell’anima nella vita creativa dell’individuo, produce una radicale opera di metamorfosi della coscienza individuale che, mediata dalla conoscenza profonda dei sentimenti del corpo e del loro significato evolutivo, diventa il nucleo fondamentale in cui si innescano tutti i processi di alchimia creativa delle facoltà cognitive e percettive dei due emisferi. Il primo grado di trasformazione dell’energia psichica femminile ad opera della riflessione alchemica avviene nell’Officina del Dio Vulcano: tutti i diversi metalli, metafora delle pulsioni, dei desideri e delle aspirazioni trascendenti dell’anima, vengono inseriti nel crogiuolo dell’ombelico e riscaldati del fuoco della ragione, della razionalità e del buon senso della Psicologia alchemica. Il secondo grado di trasformazione della coscienza di sé avviene ad opera della Filosofia Alchemica nell’ Athanor del cuore in cui viene sintetizzata la Pietra Filosofale della Grande Alchimia, da secoli generatrice dell’Elixir del piacere, dell’amore, della creatività e della verità più sublime”.

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XX

“I miei predecessori cercarono di dimostrare qual è la natura dell’anima e di quali elementi essa consiste; ma sul corpo (lo solfo maschile), che pure deve accoglierla, non dicono nulla. Il loro discorso è come quello di chi dicesse che l’arte dell’intagliatore entra nel flauto, mentre è necessario che l’arte si serva dei rispondenti strumenti, l’anima del corpo rispondente. Il vero è invece che il corpo è lo strumento dell’anima e l’anima (il mercurio femminile) è lo strumento dell’uomo che ne è il depositario. Al corpo sono da ricondurre le affezioni dell’anima quali il coraggio, la dolcezza, il timore, il desiderio e ancora la gioia, l’amore , l’odio, perché quando si producono il corpo subisce una modificazione (alchimia corporea), la percezione perché dall’esame degli organi di senso risulta che senza questi strumenti corporei la facoltà percettiva sarebbe impossibile (alchimia psicologica), il pensiero (alchimia filosofica) e la memoria (alchimia spirituale dell’anima intellettiva sintetizzata all’interno dell’ampolla di vetro da Vulcano). Soltanto quest’ultima, chiamata in greco nous, intelletto dell’anima, è la parte con cui essa conosce e pensa ed è l’unica immortale. L’intelletto, per sua natura, è bifronte. Da un lato passivo e ricettivo ed è il corpo a trasmettere a questa faccia dati e sensazioni, esperienze ed emozioni. Dall’altro lato è attivo e dinamico, simile a una luce che si sfrange nei colori dell’arcobaleno” Aristotele, De anima.

Frate Basilio Valentino, 1621 Le Dodici chiavi de la Filosofia Chiave VL Unione regale del solfo e del mercurio; alleanza del cielo e della terra


Emblema XX LA TRASFORMAZIONE DELLO SOLFO/COSCIENZA AD OPERA DELLA SAPIENZA DELL’ANIMA Il mercatino dell’antiquariato di Madrid era un luogo molto frequentato da molti appassionati di cose curiose, originali e spesso abbastanza antiche da suscitare la meraviglia della scoperta. Marta lo scoprì per caso, una domenica mattina, passeggiando per le vecchie vie del centro. Il piacere di vagare senza una meta, con la mente completamente libera da ansie e pensieri, suscitava un particolare fenomeno di sincronia degli eventi, di rivelazione di un insondabile ordine delle cose in cui percepiva il significato degli “stati di grazia”. Le accadeva in quei casi di sperimentare il fenomeno della perfetta coincidenza tra ciò che percepiva all’interno come sintesi di sentimento e pensiero e ciò che improvvisamente appariva all’esterno, nel mondo reale, come un segno, una risposta o una precisa adesione al mondo interiore. Quella mattina si era imbattuta in un libro stampato verso la fine dell’ottocento che riportava incisioni di qualche secolo prima. Sfogliandolo casualmente lo sguardo si soffermò su una immagine che aveva suscitato l’emergere del soffio interiore, la voce di Albrecht. “Un vescovo celebra il matrimonio tra il re e la regina, tra il solfo maschile e il mercurio femminile, tra la coscienza dell’individuo e la conoscenza dei sentimenti di cui si fa portatrice la mente femminile. Più in basso, a destra, Nettuno, il dio della metamorfosi creativa, introduce il sale della conoscenza della metamorfosi delle energie femminili nei sentimenti dell’anima all’interno dell’athanor, la fornace usata dall’alchimista per distillare l’Elixir di lunga vita. Lo scopo dell’Alchimia non è di trasformare gli individui in artisti, stilisti, musicisti o di femminilizzare o mascolinizzare l’ermafrodito in androgino. L’obiettivo del vescovo è di congiungere in matrimonio la sapienza della Mente psicologica con il Corpus filosofico, la ricchezza dei valori morali conquistata dalla mente emotiva di generazioni di alchimisti con il Corpus legislativo, la bellezza delle emozioni sperimentate dalla mente creativa di generazioni di artisti con il Corpus culturale della società e la bellezza interiore dell’anima degli individui che incarnano lo spirito di metamorfosi del cigno con la coscienza dell’individuo che giunge a riconoscersi in esso. Lo Solfo maschile, metafora dell’azione consapevole, della volontà cosciente e del potere radiante della comprensione intellettiva, non crea nulla di buono per l’individuo e per il mondo se non congiunge a sé il Mercurio femminile, ovvero l’intelligenza di sedimentare il sale della conoscenza dalle esperienze dell’amore, della condivisione degli affetti, delle speranze e dei desideri e della metamorfosi dell’anima nell’arco di tempo della vita. Un filosofo senza amore è dannoso per se stesso e la società civile, così come chiunque occupi una posizione di potere sociale, politica o culturale senza mai consultare gli esponenti della sapienza alchemica. La conoscenza senza amore genera i mostri della razionalità fine a se stessa, della logica discriminante, della falsità come strumento di dominio. Una cultura senza donne o androgini produce conformismo, separazione e infine noia. Ma non hai bisogno di sentirti dire le cose che gli occhi della tua anima già riconoscono nella realtà in cui vivi. L’obiettivo dell’Arte alchemica è di generare un nuovo soggetto in grado di guardare sia in avanti, al futuro, che all’indietro, al passato per non dimenticare le lezioni, le esperienze e gli insegnamenti di coloro che ci hanno preceduto. La sintesi di Arte e Musica, di Filosofia e Psicologia, di Amore e Conoscenza, genera la coscienza del Se Universale, ovvero il vetro prezioso che esce dalla bocca del Rebis, quel doppio essere che puoi vedere sulla sinistra, surriscaldato dal Fuoco della razionalità emotiva, dalla Filosofia psicologica e dall’Arte della metamorfosi suscitata dalla Bellezza alchemica delle donne, degli artisti e dei sapienti. Non è bello a vedersi, ma dalle due bocche soffia senza sosta lo Spirito del Tempo.”

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XXI

Frate Basilio Valentino, 1621 Le Dodici chiavi de la Filosofia L’Athanor e il bestiario della Grande Opera


Emblema XXI LA CONSUMAZIONE DELL’ANIMA PSICHICA AD OPERA DEL FUOCO

CELESTE

Marta ascoltava le parole continuando a sfogliare il libro di Frate Basilio Valentino. All’ultima pagina si soffermò sull’immagine del forno utilizzato da Nettuno nella chiave VI, accompagnato da un enigmatico campionario di bestie. “E’ chiamato Athanor: è suddiviso in tre parti per indicare che le triplici operazioni di fusione, separazione e distillazione degli elementi materiali, mentali e cognitivi producono i quattro vapori che fuoriescono dai quattro angoli del forno. Al centro la sostanza estremamente volatile della Quintessenza diventa uno spirito puro attraverso l’applicazione di tre gradi di calore che riducono gli aspetti più deteriori della coscienza in cenere.” La voce di Alberto risuonava nell’orecchio interiore di Marta con estrema delicatezza. “Come è possibile ridurre in cenere gli aspetti grossolani della materia se non siamo in grado di riconoscerli? Lo scopo dell’Arte Alchemica è di evidenziare con forza persuasiva il sentiero della trasformazione interiore. Anche solo l’intenzione di espandere le energie emotive femminili è sufficiente per iniziare a bruciare gli aspetti deteriori della fisiologia spirituale maschile; la decisione di continuare ad esprimere i sentimenti del cuore attiva un grado superiore di calore che riduce in cenere l’ego degli uomini di non volersi occupare degli aspetti femminili della vita, come la cura dei figli piccoli, la pulizia della casa e la preparazione del cibo quotidiano per tutta la famiglia. La scelta infine di evolvere nelle qualità dell’anima dell’amore, della cura, della protezione, della pazienza, del rispetto e della comprensione di sintesi innesca il terzo grado di calore che riduce in cenere l’arroganza, la presunzione, la rigidità e la libido dell’intelletto maschile, facendo precipitare Saturno/Cronos dal suo trono per innalzare invece i talenti, le abilità e i poteri delle dei sulla sommità dell’Olimpo di Zeus. La più grande fortuna che l’anima realizzata può desiderare in vita è di incontrare il Fuoco celeste degli alchimisti che ha il potere di cuocere a fuoco lento la Quintessenza contenuta nel vaso di vetro in cui inizia a bruciare la candela, simbolo dell’anima psichica che lentamente cede le sue proprietà taumaturgiche all’anima razionale. Solo così, attraverso le istruzioni dell’Arte, della Psicologia e della Filosofia alchemica, la purezza del cigno, simbolo dell’istinto di conservazione della specie, del Se razionale femminile disposta al sacrificio del sangue, alla rinuncia, all’amore vero e alla comprensione sublime può espandersi su tutta la superficie del mondo materiale. Aprire gli occhi sulla realtà dei rapporti di dominio, di sfruttamento e di spoliazione del diritto alla felicità di coloro che negano se stessi per amore del se razionale, significa aumentare di un grado il calore della trasformazione della coscienza egocentrica nel riconoscimento delle tre bestie che albergano nell’animo umano. Il dragone incarna la pulsione egocentrica della libido sessuale, dell’ambizione sociale e dell’aspirazione all’elevazione spirituale. Affermarsi nel mondo richiede una intensa focalizzazione del desiderio nella parte razionale del cervello poiché il successo richiede la forza, l’aggressività e la determinazione di un dragone fiammeggiante che non ha paura di nulla. La gazza nera indica invece l’aspetto speculativo della percezione. Si vede e si è interessati solo dalle cose che luccicano e che procurano piacere, vantaggio e garanzie per il futuro. Il pavone invece...” Marta lo interruppe: “Beh, è chiaro che chi si pavoneggia e dimostra di avere più ricchezza, più conoscenza e prestigio incrementa un potere personale che diventa potere della parola, delle immagini e dei simboli”. Già, i tre mostri dell’ego assumono le sembianze apparentemente inoffensive della gazza e del pavone. Ogni operazione di fusione dei tre elementi costitutivi della personalità deve così avvenire per tre volte, affinchè nulla rimanga dell’intelletto saturnino speculativo che occulta la verità e riduce la percezione critica della realtà a forma di dominio.”

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XXII

“Alcuni dicono a ragione che l’anima è la sede delle forme del pensiero (proiezioni); in realtà, essa non lo è nella sua totalità, ma solo come anima intellettiva (la Regina con i tre gigli), e solo nel senso che essa possiede la capacità di ricevere le forme. Il manifestarsi dell’intelletto attivo, dello spirito, del divino nell’uomo, sta proprio nella grandezza dell’anima, che non si accontenta del piccolo, di nessuna cosa finita, ma vuole soltanto la virtù. In quanto l’anima intera è rivolta al Bene, al di sopra di tutto, anche di ogni onore e ricompensa umana, l’intelletto passivo (il Re con l’unicorno al collo) si libera dal condizionamento delle cose e diventa puro, divino esso stesso. Si può perciò dire che solo l’anima grande è in grado di cogliere la propria essenza (nei tre gradi di metamorfosi attraverso il corpo astrale, mentale e buddhico/aurico), cioè il divino che la governa”. Aristotele, Ethica Nicomachea.

Mylius, 1622 Philosophia reformata


Emblema XXII

IL MONDO DELLA COSCIENZA “La morte del dragone, metafora dell’istinto di possesso, dell’ambizione sociale finalizzata all’accumulo delle ricchezze, della volontà di prestigio e di potere personale e, non ultima, dell’aspirazione di espandere il potere della conoscenza utilizzando gli strumenti del sapere istituzionale, avviene ad opera del “fuoco domestico” sprigionato dall’anima androgina. Il rapporto coniugale con la donna, incarnazione vivente dell’istinto di conservazione del Cigno e della razionalità materiale e morale della Vergine, ha il potere di modellare la coscienza del partner, di trasformare l’ambizione del marito e di avviare l’anima del compagno alla metamorfosi della donna interiore.” Marta alzò istintivamente il sopracciglio destro, segno eloquente con cui le donne esprimono la perplessità istintiva: la libido femminile non è infatti dissimile in niente da quella maschile!. ”Lo so che i tempi sono profondamente cambiati; la donna non ama più incarnare la Madonna di casa e cioè l’anima passiva, pazientemente incline ad alimentare il fuoco domestico della famiglia. Il fuoco non per questo si spegnerà poiché la sostituzione, l’alternanza e la condivisione del ruolo domestico di accudimento della prole, di protezione degli affetti e di gestione della famiglia sta producendo naturalmente un primo livello di androginia, di parificazione tra i due sessi, segnale profondo del cambiamenti dei costumi e dei condizionamenti culturali”. “La mente creativa dell’androgino è dunque nel Dna della specie umana?” “ Sì. Il leone regale non ha sesso. Il simbolo della coscienza androgina agisce istintivamente per difendere gli indifesi, per proteggere i figli e chi non ha gli strumenti per emanciparsi dall’arroganza prevaricatrice del dragone che è indifferentemente maschile e femminile. Il leone alchemico, metafora di un fuoco benefico che brucia e fa evaporare l’acqua dei sentimenti indotti dall’educazione convenzionale, frequentemente inibitoria, nasce ogni sette generazioni e cioè ogni cinquantanni. E’ una legge universale che ciclicamente si ripresenta alla coscienza collettiva. Ogni dieci cicli di sette anni, il settanta volte sette che la teologia cattolica considera il numero di iniziazione al Cristo Redentore, nasce la Grande Anima, Mahatma, colui che compirà fino in fondo, in nome di tutti, la Grande Opera alchemica di purificazione della libido dell’intelletto, di trasmutazione dei fattori mentali fino alle sublimi vette celesti e di trasformazione della coscienza individuale attraverso i Quattro atti del Magistero alchemico.” Marta si ricordò di aver visto all’interno della Chiesa di S. Croce a Firenze uno striscione blu che avvolgeva l’altare in cui veniva indicato l’operazione di moltiplicazione citata da un testo biblico. “Ogni sette generazioni nasce, si sviluppa e si concretizza l’opera degli alchimisti naturali, delle donne e degli artisti che producono quei sottili cambiamenti del costume, della moda e della sensibilità estetica che rappresentano il “fuoco centrale” in grado di trasmutare la percezione speculativa della gazza nella percezione critica del Grifondoro e modellare una nuova concezione della vita, dell’amore e dell’arte.” “Leondoro e Grifondoro … mmm, mi ricorda qualcosa..” Marta chiuse il libro. Iniziava a piovere, non aveva un ombrello per ripararsi e non c’era nessuna possibilità di riparo nelle vicinanze. Poi improvvisamente non sentì più la tiepida acqua di giugno bagnarle i capelli. Un ampio ombrello blu la stava coprendo completamente. Un ragazzo madrileno le sorrideva senza parlare. “Grazie. Sei molto gentile”. Il ragazzo annuì sorridendo, la prese sottobraccio e attraversando con decisione la strada la accompagnò al riparo più vicino.

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XXIII

Albrecht D端rer, 1500 Autoritratto con pelliccia


Emblema XXIII

IL MANTELLO DELLA PERCEZIONE CRITICA Il violento acquazzone li spinse a cercare riparo all’interno di un bar. “Un caffè olè e…. “un cappuccino con poca schiuma” “per la signora…” “Marta”. In pochi secondi la spontanea freschezza di Julio Di Francesco aveva aperto a una confidenza senza timore. Marta si sentiva rilassata. Percepiva una vibrazione tranquilla, distesa, serena, come se non ci fosse nessuna differenza tra lei e il ragazzo di … “Trent’anni”. “Hey, ma non sei il ragazzino che sembri di essere!” Lei lo guardava con interesse, come se… come se lo avesse già conosciuto. “Benvenuta nel mondo della coscienza!” La voce di Albrecht fece capolino all’improvviso nella sua testa, per pochissimi secondi. Marta non ci fece caso, non aveva nessuna intenzione di badare alle sue parole in quel momento. Per dieci minuti conversò con Julio. Era un pittore che, coincidenza, inaugurava la mostra le sue opere in un locale vicino al Prado l’indomani. La temperatura si era abbassata notevolmente a causa della pioggia e Julio le prestò la sua giaccia da usare come un mantello. Marta si impegnò a restituirla il giorno dopo, alla mostra. “Ti aspetto”. “Sì. Grazie per le gentilezze” Poi lei si strinse la giacca sul davanti con tre dita, in un tipico gesto delle donne, per ritornare frettolosamente sulla strada dell’albergo. Dopo la doccia, Albrecht non perse l’occasione di riprendere il discorso. “Hai incontrato un androgino, uno come te; finalmente hai perforato l’etere degli alchimisti e sei stata accolta nel loro mondo. Hai ricevuto il gesto simbolico di questa silenziosa affiliazione. Un mantello di ermellino che ti ha protetto dal freddo e che ti ha scaldato il cuore.” “Non stai esagerando?” A volte Marta aveva la sensazione di essere folle, di essere posseduta da uno spirito esaltato. “Apri il libro delle mie opere”. La voce di Albrecht era diventata risoluta e perentoria. Marta prese in mano il libro e senza sfogliarlo lo aprì a una pagina a caso. Un autoritratto di Albrecht la fissava diritto negli occhi. “Guardami, sono dentro di te, nella parte cognitiva del cervello in cui sedimenti la memoria di tutte le immagini, archivi le informazioni e il sapere con logica e comprensione di tutto ciò che hai letto, studiato o sperimentato direttamente. In questi pochi “file” del tuo cervello è riposta la coscienza che hai di te. Sei quello che pensi, ti identifichi in ciò che credi di conoscere bene, ti rispecchi nella memoria di tutte le tue rare esperienze e credi di poter costruire la tua personalità sulla base di ciò che ritiene giusto per te, per il tuo bene e il tuo successo nella vita. Chi è il folle? Anche la più banale decisione dalla tua vita, sebbene motivata con logica e sostanziata dalla razionalità, è frutto della più arbitraria percezione di ciò che ritieni reale. Il mondo percepito dai tuoi occhi fino ad oggi è reale? La percezione discriminante tipica delle donne ti ha permesso di evitare le esperienze negative della vita e ti ha salvato dalle situazioni di pericolo. Salvezza non è la redenzione. In realtà non sai nulla, non hai avuto e una vera esperienza dei tre mondi e vivi marginalmente una vita in cui ti illudi di decidere per il meglio. Hai vissuto nell’illusione di andare avanti seguendo le regole, le leggi e i precetti che ti hanno insegnato, inculcato e indotto nel periodo della tua formazione. Hai trentatrè anni, ma sei ancora una bambina.. Ma oggi hai ricevuto il segno speciale della trasformazione. Quando avevo 28 anni mi dipinsi con un ampio collo di pelliccia e guardavo senza esitazioni in faccia alla realtà. Avevo conquistato la percezione critica del grifone e avevo compreso gli otto principi filosofici, pelosi e tremendi come le otto zampe di ragno che hai sognato. L’evoluzione della percezione discriminante nella percezione cognitiva richiede una nuova Dottrina e una nuova Medicina, la terza metamorfosi dell’anima”.

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XXIV

Robert Fludd, 1629 Medicina catholica


Emblema XXIV

L’AUREA ALCHEMICA Le romanze per violino e orchestra e il concerto per violino e orchestra di Beethoven interpretate da Marta nel secondo concerto a Siviglia erano state accolte da un discreto successo di pubblico e critica. Si sentiva molto soddisfatta di sé e in questo stato di grazia dell’anima ascoltava con gioia le parole di Albrecht in meditazione, seduta comodamente sul letto dell’albergo. “Perfezione esecutiva e sublime lirismo interiore sono gli elementi cardine dell’interpretazione dell’artista alchemico sia nell’arte che nella vita quotidiana. Abilità in azione e conoscenza profonda e diretta dei sentimenti umani rappresentano gli ingredienti della ricchezza dell’anima sulla terra. L’Oro dell’alchimista è sottile, invisibile e impalpabile come l’aurea di riconoscimento che lo avvolge, allegoria di un apprezzamento pubblico delle emergenti qualità di comprensione della partitura, di interpretazione dei sentimenti individuali e collettivi e di comunicazione delle sottili relazioni che si producono tra la note e le emozioni, le melodie della composizione e i sentimenti, il lirismo delle passioni e la percezione dei sensi. Questo è il significato occulto del mantello di pelliccia che indosso con consapevole orgoglio nell’autoritratto; così anche tu, ricevendo il mantello di luce hai compreso che ogni aspetto della vita di relazione, ogni parola, gesto o simbolo scaturisce da uno specifico programma di manifestazione dell’energia mentale in evoluzione e di spiritualizzazione del linguaggio con cui l’anima dispiega nell’etere il filo del destino. Non si deve ostacolare l’istinto dell’anima di provocare l’esperienza in cui “spendere” il denaro interiore, indispensabile investimento per poter ricevere poi, dall’etere degli alchimisti, il vero oro dell’esistenza. Che cosa sia il vero oro alchemico, tu ora lo sai!” Marta aveva difficoltà a comprendere le parole di Albrecht. In realtà le interessavano poco i concetti complicati. Preferiva farsi un bagno rilassante. “La comprensione del linguaggio dell’anima, la conoscenza dei simboli con cui i sentimenti si dispiegano nelle trame della vita, la percezione cognitiva delle immagini che riflettono i desideri, le speranze e le passioni degli individui e, infine, l’inesauribile desiderio di metamorfosi dell’anima nel puro spirito/coscienza, rappresentano i quattro angoli della cittadella che ogni individuo può fortificare intorno alle qualità della mente conquistate dalla Vergine, versione religiosa dell’ Homo Sanus che prega Dio di salvarlo dal Diluvio di parole incomprensibili, di immagini insignificanti, di azioni egocentriche e di paure incontrollabili. L’Oro dell’alchimista è un mantello che protegge dalle intemperie del Caos e della Follia collettiva, è la cittadella che difende l’amore puro del cuore conquistato da chi crede nei principi dell’alchimia interiore, è la fortificazione dei quattro arcangeli che allontanano le tentazioni di perseguire scopi, obiettivi, speranze e infine desideri che sono illusione ottica di una felicità che non si può acquistare con il denaro, il potere, la volontà o la fede nell'ego delle religioni, della filosofia o della scienza. Devi continuare ad ascoltare l’anima. Comprendere l’origine dei sentimenti, conoscere le motivazioni profonde e le cause che li hanno generati o provocati è stato solo primo atto di metamorfosi della coscienza ad opera dell’arte delle donne: “Vai dalle donne che lavano le lenzuola e fai come loro” è il famoso detto dell’alchimista che in un altro testo afferma “Se tu non lavi il corpo impuro e non lo rendi bianco e non gli restituisci l’anima, tu non hai compiuto nulla di questo Magistero.” Marta si immerse completamente nell’acqua calda della vasca annegando la voce di Albrecht nelle bolle di sapone. Doveva ascoltare la voce dell’anima, ma lei era l’anima! Il suo corpo era il corpo dell’anima e la sua mente la mente dell’anima! Che altro ancora doveva avvenire dentro di lei per diventare farfalla?.

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XXV

1.

1. Philosophia reformata, 1622 2. Atalanta fugiens, 1617 Emblema XIII

2.


Emblema XXV LA PURIFICAZIONE DAI SENTIMENTI TIPICAMENTE FEMMINILI A: “Non credere di essere immune da questi lavaggi.” M: “Non sono forse un’anima pura? A: “Non credere di godere di un privilegio di nascita; in quanto donna metti i coperchi sulle pentole del diavolo.” M.: “Ti riferisci alla doppia anima delle mogli, al duplice cuore delle amanti, ai due emisferi delle streghe?” A.: “Il Diavolo veste i panni delle donne, si traveste delle parole pronunciate con il cuore e spesso con le lacrime; inganna con il pianto, istiga la compassione per i propri scopi, falsifica le intenzioni ammantandole di falsi affetti. E’ indispensabile riconoscere la libido femminile per resistere alle mille tentazioni immorali fecondate dalla sua mente logica e intuitiva, emotiva e speculativa, ingannevole e spudoratamente casta. Poveri uomini, vittime del potere femminile di occultare la verità senza mai mentire! Ingenuamente bambini, gli uomini nutrono una fiducia folle nell’ego virginale di coloro che intuiscono le verità nascoste e suggeriscono ai mariti o agli amanti le tecniche per conquistare il denaro e con esso la fedeltà dell’amata. “Pregiudizi medioevali! pensò Marta, ma Albrecht incalzava con la sua solita sicurezza. A.: “Le donne lavano con il fuoco e purificano con l’acqua da sempre, incarnando così sia l’aspetto diabolico di far funzionare simultaneamente i due emisferi cerebrali, sia che quello angelico di agire senza compiere peccato. Come le lavandaie dell’alchimista le donne lavano i panni sporchi con energia per ripristinare il senno della ragione, ma quando la crisi è alle porte non esitano ad aggiungere l’acqua dei sentimenti per far divampare il fuoco delle parole, dei gesti e delle passioni e far compiere il peccato a chi le ascolta, a chi è vittima del loro etere.” M.: “Il potere delle sirene?” A.: “Già, il potere evolutivo delle sirene di attrarre gli stolti e di forgiare l’animus dei forti, affinchè la legge naturale della sopravvivenza selezioni il miglior spirito in grado di comprendere lo specchio ingannevole provocato dalla superficie acquea delle emozioni, delle fantasie e delle pulsioni psichiche femminili. Lo studio della natura psichica della donna è equivalente all’indagine del mondo della natura, poiché in lei ogni fenomeno avviene, come nella biologia evolutiva, per necessità naturale, spirito del tempo, ineluttabile conseguenza delle proprie azioni e karma.” M.: “Spiegati meglio.” A.:“Il funzionamento cerebrale delle donne è di natura aliena e non può essere schematizzato nelle poche formule scientifiche come avviene per il pensiero maschile quando si applica alle leggi dell’Economia. In condizioni di penuria di denaro o di cibo l’istinto femminile attiva le facoltà dell’organizzazione, della logica costruttiva, della cooperazione e della condivisione delle risorse. In situazioni di abbondanza di risorse la psiche femminile agisce per esasperare le differenze, il privilegio economico e sociale, stimolando la competizione individuale, l’invidia e con essa la pressante richiesta di giustizia, di libertà e di eguaglianza.” M.: “Vuoi dire che le rivoluzioni hanno come matrice la pulsione istintiva delle donne di mantenere l’equilibrio individuale e collettivo? “ A.:“Sì, le donne agiscono in conformità allo Spirito della Natura, affinchè il Tutto venga lavato con il fuoco della trasformazione alchemica e ritorni nuovamente in equilibrio con l’acqua purificatrice dei sentimenti cognitivi, degli ideali e dei sentimenti morali delle anime.” M.: “Devo dedurre che l’istinto di equilibrio femminile è il motore immobile dell’Universo?” A.: “Sommando il Se razionale delle donne che nasce dall’istinto di conservazione della specie con l’istinto di mantenere l’omeostasi all’interno del corpo e della famiglia, dell’ambiente e della natura, della società e delle risorse materiali e psichiche, economiche ed emotive, avrai il XIII Emblema”. M:“ Invidia, gelosia, rancore, rivendicazione, azione rivoluzionaria, terrore e morte, suppongo”.

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XXVI

“Lo yogi si ritira in un luogo isolato ed esegue la cerimonia. Essa consiste in una danza magica eseguita di notte, spesso in un cimitero, in cui lo yogi concentra i propri pensieri sulla transitorietà dell’esistenza al fine di sconfiggere le forze demoniache e sopraffare i suoi impulsi istintuali e i suoi desideri. Perché chod significa ‘tagliare via’, con riferimento all’egoismo, rappresentato dalla forma fisica umana assieme a tutte le passioni e le propensioni karmicamente ereditate che costituiscono la personalità. In virtù del sacrificio mistico del proprio corpo, lo yogi spezza le catene della personalità, della passione, della separazione, e dell’intera maya, illusione; e trascendendo l’ignoranza, di cui queste sono le sorgenti, raggiunge la yogica chiarezza interiore nei confronti della vera natura dell’esistenza umana. Una volta compreso il carattere illusorio di tutte le apparenze fenomeniche, che il non-illuminato ritiene reali ed esterne e separate, lo yogi vede la molteplicità come Uno, e l’Uno come Tutto, e riconosce che la sola realtà è la Mente, termine con cui il Buddhismo qualifica una coscienza di ordine superiore che corrisponde al concetto greco di nous” Evans-Wentz, Lo yoga tibetano e le dottrine segrete.

Vreswyck, 1675 Verfolg van’t Cabinet der Mineralen


Emblema XXVI

LA TELA DEL RAGNO, ESPANSIONE DELLA MENTE NELL’INTELLETTO ALCHEMICO Marta dormiva da qualche ora, ma Alberto continuava a proiettare immagini e parole anche quando il sonno profondo subentrava alla coscienza di veglia. “Ho sempre amato negli uomini e nelle donne la perseveranza nella ricerca della perfezione. L’evoluzione biologica e culturale della specie umana è andata di pari passo all’evoluzione della percezione e alla capacità della mente intuitiva di selezionare istintivamente aspetti della realtà via via sempre più complessi e significativi per il miglioramento della qualità di vita, delle relazioni interpersonali e della trasmissione delle informazioni. La percezione cognitiva ha infine scelto i modelli vincenti di educazione alla convivenza civile e di elaborazione dei principi spirituali che sono stati il fondamento delle religioni e delle culture. La percezione precede il pensiero poiché è la forza dell’immagine che può stimolare l’estroversione della libido naturale o indurre l’effetto di una introversione che evolve in autoavvertimento estraniante, tristezza, propriocezione dei sentimenti, crisi emotiva, ricerca della solitudine, alienazione, depressione e infine degenerazione cellulare. La mente che identifichiamo nel cervello medio, nel mesencefalo, è uno schermo in cui vengono riflesse tutte le informazioni di luce provenienti dall’etere. In assenza di tabù ancestrali e di ferree regole di comportamento indotte dalla morale convenzionale del gruppo, più della metà delle informazioni vengono tradotte in immagini, mentre le vibrazioni più sottili, presenti nello spettro degli ultravioletti o degli infrarossi, rimangono occultate alla coscienza ordinaria e relegate negli stati più profondi della memoria emotiva o cognitiva. I miei contemporanei non potevano nemmeno immaginare il prodigioso potere del tubo catodico di trasformare le frequenze dell’etere in immagine, tuttavia il desiderio di comunicare l’esperienza dell’espansione delle capacità intellettive li condusse a cercare in natura una immagine forte, presente nel subconscio collettivo come archetipo fondamentale dello sviluppo cognitivo della specie. La mente opera come un ragno che tesse la tela. All’inizio dello sviluppo cerebrale la tela ha dimensioni ridotte, ma poi, stimolando l’introversione emotiva e l’assorbimento virtuale delle esperienze attraverso il filtro degli occhi, le otto zampe del ragno allargano i filamenti della tela fino ad occupare ogni cellula della materia cerebrale. La costruzione della tela assume un significato allegorico di espansione della percezione di tutti gli aspetti della realtà e lo sviluppo, in ultimo grado dell’intelletto alchemico in grado di comprendere anche gli aspetti più complessi, delicati e spesso censurati dalla struttura cognitiva in cui si sviluppa la coscienza di sé. La filosofia della scienza di matrice biologica è inaugurata da questa immagine in cui sono sintetizzate le tre fasi di espansione della capacità cognitiva del cervello umano attraverso lo sviluppo della rete neurologica delle sinapsi prodotto dal fuoco degli istinti di sopravvivenza, di conservazione, di equilibrio e di realizzazione delle condizioni di equilibrio che costituiscono il quadrato delle esperienze fondamentali dell’essere vivente e di ogni altra specie della natura. L’intelligenza dell’uomo medio si struttura utilizzando solo la forza cinetica delle prime cinque zampe del ragno attivate dall’istinto di equilibrio dell’anima, la bile nera adusta stimolata dai problemi quotidiani. L’espansione delle abilità della mente nell’intelletto dell’alchimista avviene invece inibendo la pulsione cinetica provocata dalla bile del pancreas che degenera in malattia e debolezza. L’introversione dell’energia fisica, psichica, mentale, emotiva e creativa stimola un flusso di energia mercuriale, indotta dalla bile rossa dei liquidi linfatici, che suscita invece turbamento, melanconia, riflessione e infine ricerca della verità: i quattro cavalieri dell’Apocalisse, allegoria dell’avvento dei Quattro Atti della Nigredo.”

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XXVII

“Vi è in noi un’anima mortale, vegetativa, sensitiva e fin intellettiva (l’intelletto passivo del rospo) e vi è un nous immortale ed eterno, uno “spirito” che ha la sua sorgente in Dio che lo possiede in modo essenziale ed esclusivo, mentre all’uomo è solo assegnato perché egli possa esercitare l’astrazione, la deduzione, la conoscenza superiore e possa conquistare la verità e gustare la felicità pura. L’essenza ultima ed autentica dell’uomo è nell’intelletto “attivo” : è qui che risiede la nostra componente immortale ed è in questa dotazione di conoscenza che noi possiamo penetrare la percezione critica e cognitiva (l’aquila) nella realtà profonda dell’essere, assaporando la beatitudine e godendo “l’amicizia degli dei”. Questo intelletto è separato, impassivo e senza mescolanza perché la sua essenza è atto. Separato, esso è ciò che realmente è, e questo solo è immortale ed eterno. Noi non lo ricordiamo perché è impassivo, mentre l’intelletto ricettivo è corruttibile e senza di questo non può pensare.” Aristotele, De Anima

Michael Maier, 1617 Symbola Aureae


Emblema XXVII

IL ROSPO E L’AQUILA, IL CORPO MENTALE E LA PERCEZIONE DELL’ANIMA Verso l’alba Marta sognò di volare nel cielo come un’aquila. Percepiva di essere l’aquila e di dominare con lo sguardo tutto il paesaggio. Spiagge lunghissime di sabbia rossa attiravano la sua attenzione; poi, cambiando direzione e dirigendosi verso il mare, aveva iniziato a risalire le pendici di una montagna che si ergeva altissima dalla superficie dell’acqua formando un’isola. Avvicinandosi alla cima aveva rimirato uno straordinario paesaggio di luci multicolori, di vapori rossastri e di riflessi argentati. Ancora più in alto aveva percepito l’emozione suscitata dalla bellezza estatica della visione: la montagna, dalle pendici fino alla vetta, era una immensa distesa di cimiteri, luogo di tutti i culti e di tutte le religioni, modello archetipico della celebrazione della morte in cui non mancava la presenza di un piccolo appezzamento di terreno privo di addobbi cerimoniali, triste e brullo, puntellato di rare lapidi abbandonate. Poi era ritornata sulla terraferma e planando velocissima sulla sabbia si era destata con un brivido. Sentiva ancora dentro di sé l’ebbrezza del volo. Albrecht allora le parlò con dolcezza infinita. “La trasmutazione del corpo mentale del rospo si è completata. L’aquila è l’archetipo dell’illuminazione della percezione cognitiva che finalmente si stacca dalla catena delle limitazioni materiali, dai retaggi dell’ego, dalle piccole miserie di coloro che sono incapaci di trasformare la pulsione istintiva, l’energia psichica e la libido cognitiva in amore, creatività e coscienza etica. Staccarsi dal rospo non è impresa facile. La vita quotidiana lega gli esseri gli uni agli altri con le catene dei sentimenti famigliari, filiali, coniugali che limitano i voli dell’anima all’interno del mondo materiale, riducendola, giorno dopo giorno, in un bellissimo uccello piumato rinchiuso in una gabbia d’oro. Per liberarsi in vita dalle catene della libido altrui, dalle pressanti pretese di cura, amore e dedizione o di concreto aiuto fisico, materiale ed economico, non è sufficiente un atto di amor proprio e di cura di sé o l’illusoria speranza di poter trasformare il rospo in principe con un bacio, come spesso avviene nelle favole dell’Utopia alchemica. Non è la realtà che cambia, ma è la percezione reale dei rapporti che modifica sostanzialmente il grado dei vincolo che impedisce all’uomo di conquistare la libertà interiore e poi la libertà assoluta. Ogni relazione fisica che si instaura tra la vittima e il carnefice, il figlio e la madre e il marito e la moglie; o virtuale, come quella che evolve tra il succube e il tiranno, lo sfruttato e lo sfruttatore; oppure simbolica, come quella che si instaura tra la moralità e la legge, la libido e l’etica, l’amor proprio e la verità contiene in sé il seme della trasformazione del legame ad opera della percezione dell’anima. Riconoscendosi occhio dell’anima l’alchimista acquista il dono della giusta percezione dei bisogni materiali, delle necessità emotive e dei processi cognitivi della libido che motivano le azioni degli individui e dei soggetti sociali, anche le più difficili da interpretare e comprendere. Quando la percezione dell’anima chiude il cerchio intorno al triangolo di consapevolezza, comprensione e coscienza, allora i vincoli si sciolgono e la catena si dissolve; chi è stato vittima si libera dal potere coercitivo del carnefice e chi ha subito l’ingiustizia può rifiutare di vendicarsi e perdonare a se stesso la propria cecità, ignoranza, debolezza e passività al cospetto del male. Questa forma luminosa di autocoscienza è l’unico antidoto per trasformare il secolare vittimismo dell’anima nella lucida consapevolezza del Se. Il sublime ego del Re Pescatore, allegoria dell’anima che accetta di farsi cibo per i cortigiani del castello, viene salvato dalla morte per dissanguamento dall’intelletto alchemico di Parsifal che gli pone la semplice domanda. “perché soffri? e soprattutto “per chi soffri?”. Chi giunge a perdonare se stesso di essere vittima della pulsione dell’anima di evolvere attraverso il dolore si trasforma definitivamente in un Leone, un’Aquila e un Serpente regale”.

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XXVIII

Hierne, 1712 Actorum chymicorum


Emblema XXVIII LA REGINA MADRE, EPIFANIA DI UNA GRANDE ANIMA Per tutta la mattina Marta rimase incollata a guardare alcune vecchie stampe che aveva trovato in una antica libreria di Siviglia. Le parole di Albrecht avevano suscitato nella suo cuore uno stato di ardente attesa. Non aveva mai pensato al perdono in questi termini: perdonare se stessi dei propri errori invece di perdonare le colpe degli altri. Le venne in mente il Padre Nostro recitato da bambina: ‘Rimetti a noi i nostri debiti così come noi li rimettiamo ai nostri debitori’. Non aveva mai riflettuto sul significato di quell’intrigante verso della preghiera, ma intuiva che Albrecht desiderava insistere sul dogma spirituale dell’equilibrio universale. La sue parole fluivano adesso liberamente alla sua mente: “L’errore e il peccato sono determinati dal velo di ignoranza in cui è avvolta la percezione dell’anima. Riprenditi i debiti di riconoscenza che hai contratto con coloro che ti hanno generato, amato, nutrito, accudito e sostenuto in ogni stadio evolutivo della tua vita, così come abbi il coraggio di rimettere agli altri i loro debiti nei tuoi confronti. Ama chi ti è riconoscente e non amare chi non lo è. La legge dell’equilibrio vale doppiamente nel mondo dei sentimenti poiché l’intensità dell’amore, la qualità del tempo dedicato e la perseveranza delle attenzioni non si possono quantificare con un semplice calcolo ragionieristico; per cui raddoppia la riconoscenza per chi ti ha offerto anche solo una parola di conforto, un gesto di comprensione o uno sguardo affettuoso di condivisione e di solidarietà. Ignorare la legge spirituale dell’equilibrio produce l’esaurimento della fonte spirituale di amore, di speranza e di fede nel tempo futuro che è all’interno del corpo mentale di ogni essere. Chi non offre il giusto dono di sé; chi non diventa cibo per i bisognosi e gli affamati e non produce all’interno il nutrimento che gli viene richiesto dalla vita come inevitabile pedaggio sulla via della trasformazione spirituale, non vedrà mai il volto della Regina Madre, archetipo millenario della forza invisibile della Natura che protegge tutti i figli liberi dal peccato. Divenendo un leone rosso e salendo lungo la colonna della conoscenza dei tre mondi, l’alchimista incontra il Leone verde, allegoria dell’etere di coloro che dispensano il dono della vera conoscenza a chi è stato in grado di evolvere nella percezione discriminante del mondo materiale, nella percezione critica del mondo dei sentimenti e nella percezione cognitiva della realtà così com’è, così come si manifesta visibilmente e invisibilmente nelle trame conosciute o occulte della coscienza storica.” Marta sentiva il cuore bruciare, infiammato da quelle parole che riflettevano in sintesi il suo atteggiamento nei confronti dei genitori, delle relazioni affettive e dei rapporti in generale. Non aveva debiti di riconoscenza; anzi si era senza prodigata ad aiutare chi si presentava sulla strada del suo destino, come se ogni incontro, anche il più banale, rappresentasse una sfida, un prova o un esame da superare. Sull’autobus che la conduceva al museo contemplò una stampa che aveva portato con sé. Il commento di Albrecht non si fece attendere. “L’immagine di una donna dai molteplici seni incarna la versione laica della Regina Madre, della Madre Misericordiosa posta al di sopra dei tre mondi in cui tutti i mortali devono compiere gli atti necessari per salire più in alto, per essere protetti dal suo mantello di luce. Osserva ora il bambino mentre attizza il fuoco dell’amore /riconoscenza con una lunga lancia terminante con una punta biforcuta. Sono i due occhi di chi non può non vedere l’amore, la dedizione e il sacrificio delle persone che gli vogliono bene. La lunga lancia è simbolo del completo dispiegamento del filo d’argento di Mercurio lungo la colonna vertebrale fino ad arrivare alla biforcazione degli occhi. Attraverso questo filo transita l’energia psichica della Vergine Madre, scorre la linfa dell’amore filiale della Vergine con il Bambino e si illumina infine il liquido cerebrospinale della Vergine Assunta in Cielo.”

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XXIX

Giuliano Francesconi, 1993 Dicotomia - Fotografia in digitale


I

Emblema XXIX TRE MONDI DELL’ANIMA ANDROGINA

All’interno della prima sala del Museo era stata allestita la mostra di un pittore che Marta riconobbe immediatamente. Erano passate tre settimane dal loro primo incontro e non immaginava certo che Julio De Francesco giungesse ad esporre le sue opere al Museo di Arte Moderna di Siviglia. “E’ solo l’ingresso del Museo!” si schernì Julio, facendole vedere gli ultimi lavori. “Questo è bellissimo!” Marta si trovava davanti a un dipinto fiammeggiante di rosso. “Ah, ‘Dicotomia’, l’ho dipinto i giorni seguenti al nostro incontro.” “Ti ho forse ispirato come Musa? Oppure conoscendomi hai finalmente compreso che l’anima delle donne dimora nel corpo e nella mente desiderando le stesse cose, ma con parole diverse?” “Mmm, credo che tu abbia colto nel segno. Tuttavia mi sentivo così carico di energia che ho lavorato per ore senza mai fermarmi. Mi sentivo posseduto da una forza che mi impediva di staccare lo sguardo dalla tela, da una passione così intensa che mi diceva “Scopami,. ma con arte!” Marta rise. Julio aveva capito perfettamente ciò che lei intendeva dire con il gioco di parole. Poi ritornò seria e commentò tra sé: “Questa tripartizione delle linee a formare tre centri mi ricorda l’incisione della Regina Madre.” Albrecht le aveva suggerito l’interpretazione allegorica e aveva compreso che i tre centri di evoluzione della coscienza avevano la peculiarità di far emergere l’individuo alla piena comprensione dei tre mondi. L’androgino, ad esempio, era portato ad esplorare la realtà accentuando la sensibilità psichica al colore, la percezione estetica alle linee e ai contrasti cromatici e la consapevolezza discriminante delle emozioni. Sintetizzando gli opposti e congiungendo i punti di forza alla ricerca dell’equilibrio psichico, l’androgino conquista di riflesso la stabilità e il benessere materiale, indispensabili per garantire una continuità nella ricerca creativa. Il desiderio di essere riconosciuto per le sua arte di sintetizzare corpo e anima, soma e psiche, in immagini estetiche colloca l’artista androgino al centro del mondo materiale. Albrecht le aveva detto che l’apertura del centro psichico dell’ombelico aveva il preciso scopo di garantire l’equilibrio interiore nelle situazioni in cui l’alchimista affronta situazioni rischiose, conflittuali o antagoniste in cui il fallimento, la tensione o il malessere fisico potrebbero provocare una profonda depressione. La congiunzione dell’energia emotiva femminile con le qualità mentali maschili della perseveranza e della caparbietà innescano un profondo cambiamento psicologico che agisce fino a sciogliere completamente il nodo di coscienza più difficile da concepire razionalmente: la fiducia in se stessi. “Da quando ti ho incontrato ho iniziato a sentire una inconsueta fiducia nelle mie capacità e in poche settimane ho completato le tele che mi erano state richieste per poter esporre insieme agli artisti della mia generazione” , disse Julio. “Sì, lo vedo che hai rappresentato una lucente apertura del primo centro. Questa immagine, nella parte inferiore, sembra proprio il nodo dell’ombelico” Marta indicava il primo centro in basso “mentre la parte centrale è completamente scura, nera, in uno stadio ancora di assorbimento dell’energia dall’esterno. Invece dall’ombelico hai iniziato ad emettere l’energia maschile e questo ti dà sicurezza, equilibrio e stabilità”. Poi fissò lo sguardo sulla fessura verticale del terzo centro. Era neutro, non assorbiva e né emetteva energia. Marta comprese che riusciva a percepire le vibrazioni di luce provenire da varie parti della tela. Aveva la sensazione di sentire variazioni di calore nelle palme delle mani, ma forse era pura immaginazione. “Abbi fiducia nelle tue sensazioni, espandi la focalizzazione nella luce e conquisterai l’etere della Regina del Cielo” le sussurrò Albrecht come un alito di vento.

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XXX

In alto: Animals, Mineralis, Vegetalis. Sui tre getti della sorgente: Lac Virginis, Acetum Fortis, Aqua Vitae

Anonimo, 1430? Rosarium philosophorum - Stampato in De Alchimia - opuscola, 1550


Emblema XXX

LA FONTE ALCHEMICA, QUINTESSENZA DELLA MENTE INTUITIVA “Hai visto Matrix?” “Sì, cinque volte!”. Marta aveva risposto con slancio. Amava parlare di cinema con tutti; era una occasione molto piacevole per discutere di sentimenti, di desideri e di emozioni in forma neutra, senza ricorrere alle confidenze che inducono timore, ansia e spesso irritanti curiosità. “Ho dipinto questa tela immaginando di essere Neo” riprese Julio. “Ho deciso dentro di me di prendere la pillola blu e di trasferirmi in un mondo di coscienza in cui viaggiare con la fantasia e l’immaginazione attraverso la luce delle mie opere.” Julio abbassò gli occhi, colto da un insolito pudore. “Ho immaginato di vivere insieme a Trinity; di conoscere una donna che fosse in grado di condividere con me il mondo dell’arte, della cultura e della felicità materiale; ho sognato di vivere con lei una dimensione senza tempo in cui anche un gesto, una parola o una immagine fosse una manifestazione di verità, di consapevolezza, di volontà di esplorare le potenzialità creative del corpo di comunicare l’intelletto dell’anima e con esso la possibile beatitudine dell’esperienza creativa quotidiana vissuta nel presente, attimo dopo attimo.” Marta ascoltava in silenzio, ma non era turbata. Non si aspettava che Julio le aprisse il cuore in quel momento, ma intuiva che Albrecht aveva il potere di ispirare qualsiasi persona che avesse il coraggio di rinunciare all’ego dell’intelletto legato al nome, alla professione o allo status economico e sociale, come se l’etere degli alchimisti potesse entrare nel corpo degli esseri sulla terra in ogni momento in cui si aprisse un varco, uno spiraglio o un buco nel centro dell’ombelico, nel centro del cuore o nel centro delle pupille degli occhi. Julio continuò poi a parlare con fervore delle immagini del film e in forma allegorica dei sentimenti che provava per lei, la sua Trinity, la medium della sua nuova esperienza creativa. Marta era emozionata; il tempo sembrò svanire e ritornare solo all’imbrunire, quando l’autobus la riportò sulla terra dei bisogni, dei desideri e dei progetti da realizzare. “Trinità divina!”. L’alchimista amava giocare con le parole e Albrecth si infilò con piacere ludico fra i suoi pensieri. “I tre buchi con cui le donne assorbono la luce maschile di Dio garantiscono la conservazione, l’evoluzione e la trascendenza della specie. Nell’ombelico di Venere la consapevolezza dei bisogni materiali, corporei e sensoriali attira inesorabilmente la luce di coloro che vivono con agiatezza , ricchezza e conoscenza del piacere. Il buco nero del cuore attira invece vorticosamente la luce di chi ama la famiglia, la casa e i bambini ed è in grado di condividere con la donna i sentimenti quotidiani dell’amore coniugale e la cura per i figli. L’intuizione del cuore penetra inesorabilmente nel Se razionale femminile che non si accontenta delle parole, ma osserva attentamente i gesti, i movimenti e le immagini di chi dichiara di amare la partner, i figli e la famiglia con coscienza, per l’eternità. Il terzo occhio dell’anima femminile percepisce l’intima natura maschile e valuta sinteticamente, discrimina e prevede intuitivamente lo sviluppo delle risorse materiali ed economiche del marito, l’espansione delle potenzialità dell’intelletto del partner di sostenere le difficoltà e le crisi e soprattutto l’effettiva capacità dell’uomo di integrare all’interno della struttura psichica maschile le energie evolutive femminili. Bellezza, Verità e Grazia sono le tre sorgenti naturali che scaturiscono dal corpo delle donne, il Lac Virginis della trasformazione dell’ego maschile, il Fuoco Domestico che accende i cicli planetari che illuminano la coscienza di entrambi, secondo specifiche leggi di equilibrio, di compensazione, di neutralizzazione e infine di separazione di tutti gli elementi.”

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XXXI

“L’intelletto dell’anima (la Regina) è l’attuazione del corpo in coscienza (il Re). Bene pertanto suppongono quanti ritengono che nè l’anima esiste senza il corpo, né essa è il corpo. Corpo certo non è, ma qualcosa del corpo, e per questo è nel corpo ma in un corpo di determinata natura (I tre corpi sottili dell’anima individuale: il corpo astrale dei sentimenti della donna compresi e assimilati dall’androgino, il corpo mentale dei pensieri-forma prodotti dall’intelletto passivo del Lapis illuminato dalla luce della Regina-Musa dell’Arte, il corpo aurico o buddhico del Rebis in grado di trasmettere amore e conoscenza attraverso l’intelletto attivo e risplendente del nous, l’aureola del Cristo della Trafigurazione), e non come volevano quanti ci hanno preceduto, che l’adattavano nel corpo, senza di questo determinare la natura e la qualità, sebbene si noti mai che una cosa qualunque accolga una cosa qualunque.” Aristotele, De Anima (le parole tra parentesi sono dell’autore)

Milyus, 1622 Philosiphia reformata


Emblema XXXI

IL MATRIMONIUM CORPORALE, L’INIZIAZIONE ALLA METAMORFOSI DELL’ANIMA “Julio, sposami!!” Marta avrebbe voluto dire quelle parole, ma qualcosa l’aveva trattenuta, come se in cuor suo sapesse che il matrimonio non era contemplato nel suo destino. Non aveva mai immaginato la propria vita assorbita dai bisogni dei figli o di vivere buona parte della propria vita come madre e moglie. La carriera musicale e il successo professionale avevano favorito e poi legittimato la fuga dal modello famigliare tradizionale. Eppure in quel momento percepiva nel matrimonio un fine diverso, uno scopo evolutivo in cui la condivisione della vita quotidiana e la procreazione dei figli diveniva un evento di congiunzione spirituale delle energie maschili e femminili, una tappa di transizione verso una dimensione creativa dell’esperienza. Ma tutto ciò non poteva compiersi ugualmente? Era proprio necessario focalizzare la libido, il desiderio e l’aspirazione alla felicità sulla costruzione di una casa, di una famiglia e di tutto ciò che ne consegue? “Vieni a Roma con me? Non vedo mio padre da tre anni” La richiesta di Julio la colse di sorpresa. Forse il matrimonium corporale, come lo chiamava Albrecht, si sarebbe potuto compiere anche senza celebrare un rito ufficiale. La determinazione e la sincerità di Julio la convinse. Avrebbe condiviso con lui, per un certo periodo, il piacere e le soddisfazioni intrinseche ai gesti dell’amore, alle parole affettuose e ai fatti concreti della realizzazione reciproca dei desideri del cuore. Si ricordò delle parole dell’Alchimista.“Il matrimonio alchemico è un viaggio in cui non si conosce la meta certa, ma è puntellato di vicende, consapevolezze e crisi individuali che rappresentano il mondo sconosciuto della vera esperienza dei sentimenti, l’altra metà delle mela che Eva porge ad Adamo”. Marta si rammentò del dipinto di Albrecht; comprese in quel momento che l’irresistibile tentazione di mordere il frutto proibito della conoscenza segnava l’inizio di un percorso iniziatico di esplorazione delle potenzialità connessa all’alchimia creativa delle risorse maschili e femminili. La parte ancora intatta del frutto doveva essere assaporata in coppia, istante dopo istante, poiché tutto ciò che ancora non è, è presente nelle passioni dell’anima come immagine, simbolo e allegoria. L’intuizione provocò l’insorgere sapiente di Albrecht: “La trasmutazione dei fattori mentali, dalla sonnolente pigrizia della cicala alla perseverante e previdente attività della formica, conduce inevitabilmente ad attivare le risorse dell’emisfero sinistro in cui è prevalente l’attività di memorizzazione, di analisi e proiezione razionale delle pulsioni e delle passioni. La coevoluzione biologica e culturale delle facoltà cerebrali ha garantito la sopravvivenza, l’adattamento e la progressiva specializzazione del corpo umano, sempre più abile a dominare la natura, gli eventi, le crisi e a prevedere gli imprevisti, i conflitti e le possibili vie di fuga. La circolazione dello stress di adattamento all’ambiente all’interno di un primo anello di energia psichica e mentale ha costruito il mondo sociale, civile e produttivo in cui sedimentare le conquiste delle scienze materiali, sociali ed economiche indispensabili per stabilire le normative, le leggi e le formule matematiche con cui definire il rapporto tra le risorse, il denaro, l’energia e la tecnologia con i bisogni di sicurezza, sviluppo, stabilizzazione e rinnovamento della prospettiva individuale e collettiva nel tempo futuro. Ma questo è un falso futuro poiché la felicità è qui emarginata a semplice consumo dei surrogati delle passioni. Il falso futuro delle passioni soddisfatte è ben diverso del vero futuro delle passioni dell’attesa che implicano una tensione tra ora e non ancora, tra ciò che presente come potenza e ciò che potrebbe ancora avvenire come manifestazione della razionalità utopica implicita nell’amore e nell’immaginazione del vero alchimista”.

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XXXII

“Se l’anima è in stato di purezza nel mondo intelleggibile, possiede anch’essa l’inalterabilità. Essa è allora ciò che sono gli oggetti del suo pensiero. Poiché, quando essa si trova in quel luogo (il secondo anello psichico-mentale) deve necessariamente arrivare a unificarsi con lo spirito (la coscienza idealistica dell’alchimista), una volta che gli si sia rivolta; e, rivolta che gli sia, non ha alcun termine intermedio e, giunta allo spirito (il corpo creativo delle opere dell’arte), si accorda con esso (è fecondata), senza tuttavia perdere se stessa; ambedue sono unità e insieme dualità. Finchè l’anima si conserva così non può alterarsi, ma è in rapporto immutabile con il pensiero e rimane, nello stesso tempo, cosciente di sé (il figlio in grembo), giacchè è diventata una sola e identica cosa con ciò che pensa”. Plotino, Enneadi

Michael Maier, 1617 Symbola Aurae


Emblema XXXII

IL SECONDO ANELLO PSICHICO, ALCHIMIA DI UTOPIA E RAGIONE “Il Re stringe con il pollice un grande anello attorno al pollice della mano della Regina nel segno di celebrare l’unione simbolica e quindi iniziatica tra l’istinto di riflessione della razionalità maschile e la pulsione di sintesi femminile che prima di agire raccoglie nell’etere dell’ambiente tutte le informazioni per ridurre lo spreco di tempo, di energia o di denaro.” Albrecht seguiva lo sguardo di Marta intenta ad osservare l’immagine con curiosa perplessità, commentando con parole semplici il fondamento logico dell’infelicità occidentale. “Progettare il futuro non è impresa difficile per chi sviluppa le passioni dell’ego all’interno delle coordinate del sapere occidentale. Razionalizzando i desideri lungo l’ascissa orizzontale della scansione ordinata, progressiva e lineare di Cronos, signore del tempo, e proiettando la libido in ciò che non si possiede e in ciò che non è ancora presente sull’ordinata verticale, l’intelletto del manager occidentale progetta il futuro materiale, logico quantitativo, emarginando l’anima da ogni processo decisionale. Non c’è spazio in questa strategia di vita per la creatività ludica del corpo, per la passione del cuore o le aspirazioni evolutive dell’intelletto dell’anima che anela conoscere le verità nascoste. I tre fuochi dell’anima restano così sopiti sotto la cenere, occultati dalla meccanicistica successione spazio- temporale costruita dalla razionalità desiderante che rinnega per tre volte, come l’apostolo Pietro, di riconoscere in Gesù, Nazareno e Re dei Giudei l’incarnazione vivente dell’alchimia del corpo, della mente e dell’intelletto con l’anima in evoluzione. L’egemonia culturale e spirituale occidentale che ha origine con la prima Pietra Niger di S. Pietro, non ama confrontarsi con chi afferma di rinunciare alle facoltà della razionalità dominante e alle sicurezze alla fede condivisa, ai vantaggi della logica opportunista e al potere del sapere istituzionale per scegliere di amare, proteggere, difendere, istruire ed espandere la consapevolezza dei deboli, degli indifesi e dei poveri di spirito.” “Tutto ciò non si è dimostrato una folle utopia e uno sterile anticonformismo?” L’osservazione di Marta era stata sviata dall’immagine mentale del Cristo sulla croce, immortalato come salvatore di una umanità completamente indifferente sia all’aspetto religioso della vicenda descritta dai Vangeli, sia alle implicazioni morali, etiche e creative connesse alle parabole. “Ai miei tempi l’immagine sacra costituiva l’unico mezzo di diffusione della coscienza alchemica. Non c’era possibilità di argomentare in pubblico o di scrivere libri sulla vicenda umana, creativa e spirituale di Gesù. Noi alchimisti non ci sentivamo diversi dall’uomo che propugnava l’avvento del Regno dei Cieli, metafora eloquente della felicità conquistata da chi fosse stato in grado di congiungere le facoltà cognitive e creative dei due emisferi per costruire le certezze della Razionalità utopica. Così è stato definita con parole moderne il tentativo di dispiegare le teorie, gli ideali e le filosofie connesse alla circolazione dell’energia spirituale nel secondo anello dalla mente alchemica .” “Un secondo anello? “ “Già, pollice contro pollice, corpo maschile e anima femminile, il Maschio e la Femmina sono gli elementi fecondanti della Pietra Robur, metafora della razionalità utopica di Cristo che inverte di proposito i fili del consueto divenire biologico e culturale dell’individuo per produrre nel cervello gli schemi cognitivi di una diversa concezione del tempo. Le passioni del corpo, le speranze del cuore e la proiezione cognitiva degli ideali diventano il tripode di un discorso amoroso alternativo. Nella fontana del sapere collettivo, l’Acetum Fortis dalla cultura alchemica è un agente corrosivo e discriminante che acidifica il Latte della Vergine e separa l’Acqua di vita. Quest’acqua fetida è ciò che uccide i vani idealismi e vivifica la speranza generatrice del Lapis, il Cristo Redentore”.

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XXXIII

Albrecht D端rer, 1500 Il Compianto su Cristo morto


Emblema XXXIII

IL COMPIANTO SU CRISTO MORTO, OVVERO LA MEDICINA ALCHEMICA “C’è qualcosa di fuorviante in questa sacra rappresentazione. Il compianto su Cristo morto dipinto al tuo ritorno dal primo viaggio in Italia mi turba sottilmente; anzi, qualcosa di più; percepisco nel gesto servizievole di Nicodemo un sentimento di impaziente attesa di raccogliere il corpo nel sudario, di ungere il corpo del Cristo con il balsamo contenuto nel recipiente rosso e di collocarlo nel sepolcro.” “Uh, uh, osserva adesso con attenzione la figura centrale di Giuseppe d’Arimatea, intento a porgere il secondo recipiente”. “Il gesto è premuroso e invasivo allo stesso tempo; sembra quello di un medico che abbia urgenza di fare un secondo trattamento sul corpo di Cristo con le polveri del recipiente bianco”. Marta concentrò poi lo sguardo su Giovanni l’Evangelista, dipinto con le mani congiunte in preghiera. “No, non sta pregando; mi sembra invece che stia incrociando con forza le dieci dita delle mani come per indicare la realizzazione di una congiunzione tra la parte sinistra dell’anima con la parte destra dello spirito/coscienza. E’ così?” La giovane donna era eccitata dalla scoperta; si sentiva sicura dell’intuizione poiché il volto di Giovanni era teso, concentrato, con lo sguardo fisso in avanti e l’intenzione consapevole di realizzare una mudra, il simbolo gestuale della coniuncto oppositorum. “Bene, bene. Non è divertente guardare all’arte in questo modo? La proiezione dei sentimenti percettivi sull’immagine produce un riverbero che ritorna all’interno dell’osservatore”. “Come il sonar del delfino?” La risposta di Albrecht si fece attendere qualche secondo. Probabilmente l’alchimista del ‘500 non conosceva il significato della parola “sonar”. “Proprio così”. Era chiaro che lo spirito dell’artista era andato a frugare nella memoria ablativa alla ricerca del significato della parola. “Ora prova a sintetizzare ciò che hai dedotto con acume”. A Marta apparve evidente che la chiave di interpretazione del dipinto fosse nella struttura scalare tripartita costituita dai tre personaggi del vangelo, allegoria degli alchimisti che cercavano di comunicare con sottigliezza quasi invisibile la comprensione dell’intera vicenda alchemica descritta nella Passione di Cristo. Non c’era dolore, nè strazio per la morte dell’uomo. Solo Maddalena, essenza dei sentimenti di pietà femminili, manifestava compostamente la compassione per chi aveva avuto il coraggio di trapassare dal mondo della limitata coscienza dei comuni mortali all’Utopia razionale degli alchimisti. “Morte dell’anima e rinascita nello spirito/coscienza di un alchimista, dunque?”. “La Passione e Morte di Cristo è un atto iniziatico profondamente rivoluzionario. Chi raggiunge lo stadio critico e decide di essere guidato dall’etere degli alchimisti comprende che non ci sono altre scelte se non quella di prendere la pillola blu.” “Come il protagonista di Matrix! Ma certo! La decisione di stare dalla parte dell’anima equivale al primo lavaggio purificatorio di Nicodemo, completo e irreversibile, dalla cattiva coscienza accumulata in decenni di assoluta indifferenza alle tragiche trame della realtà. Ma che cosa bisogna comprendere per entrare nel mondo degli alchimisti?” “Guarda bene i corpi di Maria e delle sue sorelle. La loro sofferenza è raccolta dal gesto delle mani della Madre che indica la definitiva morte dell’ego dell’anima. Le tre donne formano una triangolo con il vertice verso il basso, simbolo della comprensione del mondo di illusoria bontà e indiscriminata compassione creato dai buoni sentimenti e dall’utopia irrazionale della fede religiosa”. “I sepolcri imbiancati da Giuseppe D’Arimatea!”. Anche le dita di Marta si intrecciarono forte verso la parte destra del corpo nel gesto della Vergine Madre, simbolo dell’unione di intelletto e anima nel Se cognitivo e iniziazione allo Iosis della conoscenza, Terzo Atto del Magistero alchemico.

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XXXIV

1.

2. 1. Splendor Solis 2. Philosophia reformata


Emblema XXXIV L’ACETUM FORTIS DI TRITONE, L’ANTIDOTO PER NON MORIRE CROCEFISSI “Chi è Tritone?” Marta e Julio erano giunti a Roma da qualche giorno. Di fronte alla celebre fontana del Bernini la curiosità tipicamente femminile di voler conoscere i miti, le leggende e il significato delle opere dell’arte stimolava Julio a leggere nelle guide d’arte le poche parole di commento. “Figlio mostruoso di Poseidone e della nereide Anfitrite, signora delle grotte sottomarine, Tritone, a differenza delle sorelle che fecero da adulte vita terrena, restò sempre in mare, mezzo uomo e mezzo pesce, a suonare le corde dell’anima con cui a piacere placava oppure evocava le tempeste.” Marta trattenne il respiro e si immerse in se stessa, come se l’apnea fosse l’unico modo per scendere nelle profondità dell’anima. Albrecht si comportava come Tritone; emergeva alla superficie della coscienza solo per rivelare le verità nascoste, celate dal padre Poseidone all’interno delle immagini e delle trame dei miti e delle leggende. “Tritone conosce la doppia natura delle sirene. Per metà donne desiderano condurre una vita materiale, realizzare l’amore carnale, la procreazione dei figli degli uomini e la felicità terrena; tuttavia la loro doppia natura le richiama costantemente nelle profondità abissali per continuare la metamorfosi iniziata sugli scogli delle spiagge, quando avevano il potere di incantare gli incauti naviganti con la bellezza del loro corpo e la dolcezza della loro voce. Ogni uomo che abbia il coraggio di resistere, come il temerario Ulisse, al canto delle sirene, ottiene la liberazione in vita dagli effetti coercitivi della libido sessuale e dalle illusioni generate dai sentimenti dell’anima. Dai seni della donna sirena zampilla il latte bianco della vergine e il sangue rosso della vita, il Lac Virginis e l’Aquae vitae da cui ha origine il ciclo naturale dell’amore, dei figli e della vita biologica di ogni creatura. Tuttavia il potente Lac Virginis, metafora della mente sintetica della donna, ha il potere di ipnotizzare le menti maschili, di dominare la volontà degli uomini, di inibire l’istinto alla riflessione dei filosofi, di contenere la pulsione creativa degli artisti e di castrare il naturale processo di trasformazione della libido del maschio nella consapevolezza di poter incarnare la coscienza del marito, del partner, del compagno di viaggio, dell’amico sincero e infine dell’amante appassionato dell’anima femminile che incessantemente aspira alla metamorfosi interiore. Per liberare l’uomo dal canto delle sirene in grado di eccitare o inibire la libido sessuale, di castrare o fomentare l’istinto creativo per amore della stabilità o della ricchezza e di sintetizzare pulsioni e passioni in affetti e abitudini prive di verità e di comprensione reciproca, Poseidone/Nettuno, il Dio dell’Alchimia, crea con Tritone l’antidoto del cinabro, metafora dell’intelletto critico che non perdona a nessuno le infamie perpetrate della libido universale. Tritone, mezzo uomo e mezzo pesce, perennemente immerso nell’oceano dei sentimenti, dei desideri e delle emozioni generate dall’anima umana, emette dai lobi frontali il mercurio tossico, l’agente corrosivo, l’Acetum Fortis della fontana, che separa e acidifica il Lac Virginis e l’Aquae vitae fino a ridurli in portentosi balsami. La conoscenza alchemica di Tritone del Corpus e dell’Anima illumina così la Resurrezione del Cristo/Pesce ermetico, allegoria della trasformazione non traumatica della coscienza dell’individuo ad opera dell’Arte Alchemica. Comprendi adesso il significato iniziatico del balsamo rosso e bianco? Chi muore consapevolmente al tracotante ego maschile generato dalla libido e all’ambiguo ego femminile prodotto dai sentimenti dell’anima può godere del balsamo celeste del Lapis/Tritone, sintesi allegorica dell’amore delle parole, della conoscenza della psiche e della coscienza della dualità illuminati dall’intelletto dell’anima di un vero Maestro, artefice della salvezza dell’umanità dalla croce del Se primordiale e della Resurrezione del desiderio nello Spirito Universale del Se Supremo”.

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XXXV “L’èkstasis di Lucrezia è un atto sovrarazionale di estrema semplificazione (àplosis), ovvero riduzione all’unità di noi stessi, anima e spirito. L’estasi plotiniana è soprattutto un èntasis, una interiorizzazione, giacchè l’Uno è anche il profondo di noi stessi, per cui discesa verso il profondo e risalita verso il principio sono la stessa cosa, ed egualmente sono la stessa conoscenza di sé e conoscenza di Dio. Ma, mentre chi cerca se stesso nella propria anima psichica, razionale o emotiva sicuramente si perde, come Narciso nel celebre mito, chi si distacca da se stesso in quanto mutevole anima e si rivolge risolutamente verso l’Uno, anche al di là dello spirito dei contemporanei, finisce per trovarlo, e per trovarsi, in un sapere che è ormai essere: “Quando guardiamo l’Uno come vero oggetto di amore, si può contemplare e contemplare se stessi, per quanto è possibile avere tali vision. Ci si vede scintillanti di luce e riempiti della luce intelleggibile, o piuttosto si diviene noi stessi una pura luce, un essere leggero e senza peso; si diviene, o piuttosto si è, un dio, infiammato d’amore.” Lucrezia è consapevole di aver attirato a sé la luce dell’intelletto divino di chi ha realizzato l’Uno (il Cristo) e può così decidere di emigrare dal mondo materiale nel mondo della coscienza. “Un’anima non illuminata è priva di Dio, ma se è illuminata possiede ciò che cercava. Questo è il vero fine dell’anima: toccare quella luce e contemplarla mediante quella stessa luce, non con la luce di un altro, ma con quella stessa con la quale essa vede. Poiché la luce, dalla quale è illuminata è la luce che essa deve contemplare.” Plotino, Enneadi

Albrecht Dürer, 1518 Il suicidio di Lucrezia


Emblema XXXV

IL MARTIRIO DELL’ANIMA ALCHEMICA “Undici anni sono necessari per realizzare il corpo sottile, ovvero il corpo della Vergine Madre, l’Aurea Apprehensio o corpo mentale, in cui avvengono le visioni e le profezie, la conoscenza dei misteri della fede e l’esplorazione dei mondi sconosciuti della psiche, dei sentimenti e del linguaggio simbolico. Undici anni per trasmutare il mercurio interiore in un sottile filo di luce in grado di proiettarsi nell’universo parallelo degli alchimisti e apprendere il significato dei simboli del martirio a cui viene sottoposta prima la psiche e poi l’anima prima di morire consapevolmente sulla croce del Se primordiale. Perseguitata, torturata, violentata e infine fine spogliata di ogni bene, di ogni rifugio, di ogni speranza di salvezza terrena, l’anima del mistico incarna le mitiche figure delle sante, delle martiri o delle vergini che sono apparse nei secoli per testimoniare il drammatico destino che conduce alla morte dell’ego spirituale, artefice dell’elevazione degli ideali e dell’evoluzione della moralità della società civile, pagato amaramente con la perdita del bene prezioso della vita. Sacrificio inevitabile e destino ineluttabile per coloro che non hanno prestato ascolto al grido disperato del Cristo abbandonato dal Padre sulla croce e arrestano il processo di metamorfosi dell’anima individuale rifiutandosi di rigettare l’orgoglio spirituale di essere stati scelti come mezzi di trasmissione, medium della Passione o interpreti diretti delle sacre scritture. Solo all’undicesimo anno avviene il definitivo incontro con la luce del Cristo/Lapis, con la luce della Rivelazione che soccorre coloro che hanno affrontato fino in fondo le prove del perdono, della rinuncia, della abnegazione, della solitudine, dell’incomprensione, dell’ingratitudine, della spoliazione, della flagellazione del corpo, della crocifissione dell’intelletto, della morte dell’ego spirituale e infine della resurrezione nella conoscenza della verità del Cristo risorto, di chi ha sperimentato sulla propria pelle il devastante confronto con il male radicale e ha compreso la ragione profonda della sua origine, esistenza e ineluttabilità evolutiva. Che dire degli alchimisti che hanno resistito al fuoco segreto della trasformazione del carattere, dell’individualità, dell’identità e infine della personalità? Come descrivere l’irrompere dei fluidi velenosi negli organi vitali o nelle delicate pieghe del cervelletto? Fiele, bile, sangue e adrenalina non sono graditi all’organismo che lentamente consuma ogni capacità di assorbire la luce vitale del sole. Malattia, sofferenza, tumore e stati di panico, di ansia e di fibrillazione del cuore sono gli effetti collaterali della costante pressione esercitata dai Signori del Karma sul filo del destino degli alchimisti naturali, come le donne, gli artisti e coloro che si identificano precocemente con i sentimenti dell’anima. Delusione, amarezza, recriminazione, nostalgia, affanno, frustrazione, melanconia adusta, sofferenza fisica, purificazione, illuminazione della mente e infine puro etere scagliano l’anima fuori dal corpo, in uno spazio in cui la percezione di sé diventa estraniante, priva di sensazioni, di dolore o di pulsazioni vitali. Questa è la morte iniziatica. Fuori dal corpo, proiettato nella luce di chi ha realizzato lo stesso percorso senza morire fisicamente sulla croce del male, l’alchimista rinasce a una seconda vita in cui ogni aspetto della realtà è filtrato dalla luce della coscienza. Come poter descrivere questi stadi finali di trasformazione della limitata coscienza nello straordinario coraggio del leone rosso, simbolo del Cristo Redentore? Con il Suicidio di Lucrezia ho descritto lo stadio intermedio del processo di rivelazione del male radicale. Chi attira a sè la luce dell’intelletto di un vero maestro, la loro sorgente e la loro potenza, conosce l’Uno che è insieme il Nulla e il Tutto, luce che disintegra ogni residuo di ego fino alla morte.”

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XXXVI

Caravaggio, 1610 Il martirio di Sant’Orsola


Emblema XXXVI LA PURIFICAZIONE DAI RICATTI DELL’EGO E DALLE TENTAZIONI DELL’ANIMA Una lunga fila di visitatori aspettava all’ingresso di Galleria Borghese. L’evento culturale del Museo era costituito dal restauro dell’ultima opera di Caravaggio. L’immagine del Martirio di Sant’Orsola attirò l’attenzione di Marta. Percepiva il sottile filo del destino vibrare dolcemente, come se qualcuno di importante fosse lì ad aspettarla. “Uno zampillo di sangue esce dal seno della donna… mmm, Julio, voglio vedere il dipinto!” Le venne alla memoria i discorsi di Albrecht sul latte della vergine e il sangue della vita. Provava l’impulso di sintetizzare l’immagine da una prospettiva diversa da quella del Maestro alchimista. “La conoscenza dei sentimenti del corpo femminile produce il Latte, metafora della dolce trasmutazione dei fattori mentali ad opera dell’esperienza affettiva, sessuale e sentimentale con il corpo della madre, dell’amata e della partner. La metamorfosi dei sentimenti primari dell’affettività, della cura e della protezione nei sentimenti cognitivi della passione consapevole, della comprensione e della compassione evolve il naturale latte femminile nell’acqua di vita, cioè nel sangue di chi dà veramente l’anima in ogni legame affettivo. Offrire il sangue per Cristo significa dare l’amore dell’anima, l’amore sublime di chi non chiede nulla in cambio”. Marta e Julio erano finalmente giunti di fronte al dipinto restaurato. “Bellissimo! Julio, è straordinario! Osserva bene. Insieme al sangue fuoriesce un piccolo fascio di luce che proviene da una sottile striscia gialla segnata nelle vesti.” “La striscia gialla significa che l’alchimista è nello Iosis, nella fase di ingiallimento della materia cerebrale ad opera della conoscenza alchemica dei sentimenti, in grado poi di produrre l’oro della mente!” “E tu come lo sai?” Julio farfugliò di aver letto un libro sull’arte alchemica qualche mese prima. Marta si avvicinò il più possibile alla tela. La luce dell’anima usciva dalla mammella trafitta dalla freccia e si proiettava in avanti dalla parte destra del corpo e non dalla parte del cuore. “Forse l’ego dell’anima è indispensabile per testimoniare di possedere la conoscenza della verità e di manifestarla attraverso i gesti del sacrificio e del dono sublime di sé. La santificazione dell’anima scaturisce dalla decisa opposizione alle forze del male, dalla comprensione del proprio destino e dalla compassione per chi è vittima delle forze dell’ira o della vendetta.” “Marta, ascolta” Julio, iniziò a leggere la leggenda di Sant’Orsola dalla guida acquistata nel bookshop. “Orsola, figlia di un re bretone, aveva consacrato la sua verginità a Dio, ma la ragion di stato esigeva che divenisse sposa di un re pagano. Una visione angelica le suggerì di chiedere una dilazione di tre anni e la promessa della conversione alla fede cristiana del futuro sposo. Trascorsi tre anni Orsola decise invece di imbarcarsi dalla Britannia su una flotta di undici triremi con le sue undicimila compagne per approdare infine nella città di Colonia. Un’altra visione angelica spinse Orsola e le sue compagne a continuare la navigazione fino a Basilea per proseguire poi in pellegrinaggio fino alla tomba di Pietro a Roma. Al loro ritorno a Colonia la città era stata conquistata dagli Unni e il re la volle come sua sposa. La santa si oppose con fermezza e il sovrano, travolto dall’ira la trapassò al petto con una freccia. Anche le undicimila compagne furono uccise, confortate nel vedere la serenità della loro guida morta per tutelare la sua scelta di fede e purezza.” “E’ curiosa l’insistenza sul numero undici. Non trovi strana questa cosa?” Anche la voce di Albrecht l’aveva trafitta come freccia dopo undici anni di solitudine, meditazione e purificazione dalle illusioni, dalle tentazioni e dal vittimismo congenito.

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XXXVII

Albrecht D체rer, 1506 Ges첫 dodicenne tra i dottori


Emblema XXXVII

L’ARTE ALCHEMICA DI COMPRENDERE LE ESPERIENZE “Cosa significa?” “Cosa!?” “Cosa sta facendo Gesù con le dita?” La voce interiore di Marta vibrava di ‘melanchonia düreriana’. La leggenda del martirio della santa le aveva dischiuso una nuova sintesi della sue esperienze. Le vicende più salienti della sua vita erano avvenute in un preciso intervallo di tempo segnato da eventi che culminavano ogni undici anni. Tra il 1982 e il 1993 aveva infatti sperimentato ciò che Albrecht definiva il primo Atto della Nigredo; fino ai ventidue anni aveva infatti studiato duramente con il violino e non di meno per preparare gli esami al conservatorio e alle selezioni annerendo la materia cerebrale ed evolvendo nei fattori mentali della concentrazione e della focalizzazione dell’energia psichica e mentale. Poi dai ventidue ai trentatrè anni aveva visssuto la Rubedo delle esperienze in cui era avvenuto il graduale arrossamento delle pietra, metafora esauriente delle lacrime di rabbia, di delusione e di orgoglio versate nel dipanare le intricate trame dei rapporti conflittuali. Negli ultimi tre anni infine era avvenuto un significativo inasprimento della volontà di solitudine, di autonomia e di essenzialità, come se la vita spirituale potesse procedere solo introvertendo le energie vitali e le facoltà espansive della creatività naturale. A trentatrè anni percepiva di essere all’apice della passione cognitiva dell’anima e tuttavia avvertiva una sensazione di angoscia per l’imminente morte dell’anima descritta dagli alchimisti come iniziazione alla vera vita. Aveva l’età del Cristo della Passione e percepiva sottilmente di essere entrata con Albrecht nella città di Gerusalemme a cavallo di un’asina. Fino ad allora aveva trascorso una vita di studio, di sacrifici e di abnegazione e la prospettiva di sacrificare l’anima le incuteva paura, disagio, ansia e rifiuto istintivo di ciò che percepiva dentro di lei come irrazionale e incomprensibile. Albrecht emerse all’improvviso dentro di lei con il tono di chi si assume il compito di guida spirituale. “Non avere paura della morte. Tu sei già morta; la tua anima è già fuori dal corpo e ti protegge come un ombrello. Attira a sé la luce delle persone, delle esperienze e dei luoghi che hanno il potere di congiungersi alchemicamente con il desiderio del Se di continuare a godere di vivere nel corpo. Sei diventata figlia della Vergine Madre. Come una madre terrestre l’anima spirituale si preoccupa della tua istruzione e cerca nell’etere degli alchimisti la luce di chi poteva insegnarti le verità nascoste e incitarti a cercare la verità assoluta.” “ Come è stato possibile che l’anima sia fuori dal mio corpo? ”. “Osserva Gesù mentre elenca con le dita i livelli di espansione della coscienza di essere l’anima evolutiva conquistati frequentando gli alchimisti e ammirando le loro opere. Il pollice è il corpo astrale di coloro che manifestano senza pudore le energie femminili della gentilezza, del sorriso e del perdono. Con l’indice Gesù enuncia le virtù dell’anima dell’androgino che sintetizza le qualità mentali maschili della pazienza, della perseveranza e della determinazione con le qualità femminili della cura, dell’amore materno e della protezione. E’ questo il corpo mentale illuminato dalla grande anima di Sant’Orsola che adesso riconosci dentro te stessa. Con il medio Gesù spiega di poter entrare nel corpo d’amore della Madre, di apprendere per induzione il linguaggio dell’anima, il significato dei simboli, delle allegorie delle metafore e di poter tradurre creativamente ogni gesto in pura coscienza. Stai per completare il terzo ciclo di Giove e puoi così comunicare con me attraverso l’energia magnetica creata dall’aureola della tua anima. Il quarto corpo, l’anulare o aurico, ti permetterà così di conoscere le verità nascoste che ancora sono serbate nella luce riflessa delle immagini, mentre nel mignolo, la quintessenza dell’Arte, riceverai il dono viaggiare nell’etere attraverso il corpo di luce delle opere realizzate dall’intelletto dell’anima”.

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XXXVIII

Giovanni Bellini, 1490 Madonna con il Bambino, Santa Caterina e Sant’Orsola


Emblema XXXVIII REGRESSUM AD UTERUM NEL CORPO AURICO DEI

REALIZZATI, IL TERZO ANELLO

“Le martiri descrivono quindi un particolare stadio evolutivo della coscienza?” Marta era rientrata in albergo con la scusa di non sentirsi bene. Sentiva l’urgenza di comunicare con Albrecth che aveva innalzato da qualche giorno il livello di complessità delle sue parole. “Apri il libro della mostra di Michelangiolo. A pagina 25 troverai un dipinto del mio caro amico Bellini che ho conosciuto a Venezia durante il mio primo viaggio nel 1494. E’ stato Giovanni che mi ha trasmesso le conoscenze degli alchimisti italiani, che mi ha introdotto nel corpo astrale delle donne veneziane e nelle discussioni allegoriche di Mantegna e Carpaccio, instillandomi la passione per i giochi di coscienza dei martiri, dei santi e delle madonne. Bellini conosceva a fondo il linguaggio sacro con cui gli alchimisti dichiaravano di possedere una comprensione feconda della realtà a chi aveva occhio, cuore e cervello per percepire le verità nascoste. Le martiri segnano le tappe di avvicinamento al Calvario della definitiva espiazione dell’anima psichica, perforazione e morte dell’ego spirituale ed illuminazione della coscienza di incarnare i valori morali etici e spirituali dell’anima alchemica razionale. Osserva Sant’Orsola ricoperta da un mantello rosso mentre tiene in mano la freccia con cui è stata trafitta, simbolo della perfezione raggiunta nella conoscenza dei sentimenti cognitivi, morali ed etici conquistata dagli alchimisti che per undici anni espandono il potere della percezione di sondare gli stati d’animo, le emozioni e i sentimenti del cuore. Rossa come il sangue della Rubedo, Sant’Orsola incarna la coscienza dell’individuo che ha il coraggio di rifiutare la tentazione del diavolo e la forza morale di opporsi con le parole, i gesti e le azioni alle tentazioni prodotte dalla libido sessuale, sociale e spirituale di conquistare solo per se stessi il piacere, la ricchezza e la conoscenza. L’alchimista anela alla condivisione delle esperienze, all’amicizia e alla salvezza di tutte le undicimila anime che attraversano l’oceano dei sentimenti con gli undici triremi, metafora eloquente di una triade di energie sottili che sintetizzano il potere dell’aureola delle donne, degli androgini e degli artisti di attirare a sé il Divino Amore di Cristo.” “Chi è la santa a sinistra?” “Chi ha occhi, cuore e cervello per percepire il male radicale provocato dall’Ego Mundi universale si trova davanti a una scelta difficile: isolarsi e diventare un eremita, un ribelle e in definitiva un emarginato che non riesce a guardare in faccia alla realtà, oppure far scaturire la compassione di chi rinuncia consapevolmente alla percezione del male radicato nell’uomo e offre se stesso come strumento di salvezza, modello di santità e di purificazione. Il martirio di Santa Caterina, privata della percezione critica, rappresenta uno stadio elevato di coscienza, di comprensione e di accettazione del calvario di dover accudire, istruire e far evolvere chi è incapace di realizzare la metamorfosi dell’energia interiore in anima e infine nella coscienza di essere l’amore dell’anima. Santa Caterina è il simbolo della realizzazione del corpo d’amore dell’alchimista in cui si producono le intenzioni, le scelte e infine le decisioni di aver fede nella vista interiore, nel terzo occhio in grado di percepire le potenzialità di ogni anima, anche quella incapace di conversione, di redenzione e di purificazione. La Madonna con il Bambino conclude infine la triade della metamorfosi spirituale. Manifestando con le azioni, le parole e le opere il desiderio di servire Dio, l’alchimista proietta all’esterno la luce della sua anima intrisa di spirito e realizza il corpo aurico, l’aureola magnetica in cui poter nutrire le qualità spirituali del Bambino interiore. “Gesù Bambino è quindi una metafora del regressum ad uterum?” “Sì, è il Filius di Dio che ogni individuo può concepire in purezza all’interno del cuore penetrando con il filo dell’intelligenza translogica nell’Aura dei Realizzati”.

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XXXIX

Albrecht D端rer, 1516 La Madonna del garofano


Emblema XXXIX

LA VERGINE DEL GAROFANO, SINTESI DELL’AMORE ALCHEMICO Il giorno seguente Marta stava ancora riflettendo sui complessi argomenti spirituali dell’Alchimista. “Sant’Orsola e Santa Caterina, mmm….non sono forse la versione religiosa dell’immagine dell’Alchimista in cui il Re prima getta il lupo nel fuoco e poi si fa divorare dal lupo?” “Sì, le due martiri descrivono in chiave religiosa il duplice processo di rivelazione dell’anima e di illuminazione della coscienza di incarnare l’anima alchemica che si fa divorare per conoscere fino in fondo l’etologia e la fenomenologia del male radicato nelle belve umane. Sant’Orsola è la metafora della conoscenza acquisita negli undici anni di purificazione dell’anima dal desiderio egocentrico, dalla libido sessuale, dall’ambizione sfrenata di ricchezza e di potere, dal riconoscimento pubblico e dall’idea di una felicità materiale, effimera e illusoria. La freccia che la trafigge è la giusta punizione per aver coltivato l’ego dell’anima di poter rimanere casta e pura in mondo in cui invece vige la legge dell’esperienza come forma suprema di conoscenza. Anche la presunzione dell’anima della martire di voler rimanere casta nel corpo, nei sentimenti o negli ideali deve morire e abbandonare il corpo dell’alchimista. Non ci sono ideali da difendere a costo della vita, non esiste un paradiso celeste per chi si rifiuta di concedersi ai pagani, di amare i barbari o di tollerare altre fedi e religioni. Questo è l’immondo ego spirituale che scatena le guerre di religione, che suscita la rabbia più feroce e istiga gli uomini a punire con crudeltà chi afferma di essere il figlio di Dio o il popolo eletto. Per gli alchimisti i martiri sono modelli di coscienza che producono l’effetto contrario, nel senso che servono da monito per chi sente l’irrazionale desiderio di imitarne le gesta.” Marta era sconcertata. Il giorno prima Albrecht le aveva descritto con commovente slancio una devozione assoluta verso i modelli di purificazione dell’anima, mentre ora l’interpretazione era di opposta tendenza. “Tu sei diventata come Santa Caterina. Devi rinunciare, qui e ora, all’ego di intuire la verità attraverso la percezione. Quella non è la verità assoluta, ma è solo ciò che i tuoi occhi ti permettono di osservare e quindi comprendere. Tu percepisci ciò che già conosci, e la tua percezione è parziale, limitata, priva di profondità, di prospettiva, di estensione nella gamma di frequenza degli infrarossi o degli ultravioletti. L’anima osserva la realtà e critica ciò che percepisce come negativo e dannoso quando colloca se stessa nell’intelletto occidentale, una specie di grazioso salottino ricolmo di libri non letti, oppure letti ma non compresi, in cui le immagini e le parole trasmesse dalla televisione determinano l’angolo della visuale. Questo ego dell’intelletto è l’ Apocalisse da cui scaturisce il male peggiore. A Santa Caterina vengono tolti gli occhi come giusta punizione per aver coltivato per undici anni un irritante atteggiamento di superiorità morale, intellettuale, etica e spirituale che non può non produrre conflitti di opinioni, decisioni arbitrarie, punti di vista distorti o comportamenti di manipolazione della verità oggettiva. I dogmi, le teologie e le ideologie non promuovono la percezione del Bene assoluto; anzi fomentano l’odio razziale, la rabbia sociale e la violenta reazione di chi si sente umiliato in ciò che crede per cultura, storia e tradizione. L’ego spirituale verrà accecato per mancanza di umiltà e di rispetto, per l’arrogante professione di fede nel potere della propria percezione di produrre visioni certe, verità assolute o analisi satellitari. Ogni immagine può essere manipolata e con essa la comprensione oggettiva della realtà delle cose. Le madri hanno pagato amaramente nei secoli la presunzione dell’anima occidentale di stare dalla parte della Giustizia divina. Sono loro e i figli perduti nelle infami guerre i veri martiri; ma presto capirai perché, alla fine del terzo ciclo di undici anni, dipinsi la Vergine del garofano.”

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XXXX

Albrecht D端rer, 1526 La Vergine della pera


Emblema XXXX

LA VERGINE DELLA PERA, SINTESI DELLA COSCIENZA DEL CORPO SOTTILE Marta aveva convinto Julio a proseguire il viaggio a Firenze. La gioia di stare con lui si alternava a una intenso sentimento di malinconia che le gonfiava il cuore, come un pianto senza lacrime. Provava il bisogno impellente di scrivere e sintetizzare le esperienze della percezione che Albrecht selezionava in sequenza con sapiente regia. Si sentiva come la spettatrice di un film che contempla la vita attraverso un grande schermo in cui vengono svelate le motivazioni segrete delle azioni, le pulsioni invisibili dei sentimenti e le passioni occulte dell’anima. L’intensa pulsione dell’intelletto di conoscere la verità era diventata la passione occulta della sua anima. Se tentava invece di sintetizzare l’esperienza cognitiva nella parte sinistra del cervello, l’intelligenza logica argomentava spiegazioni che ignoravano la dimensione reale della percezione intuitiva dell’anima. Aveva riaperto il libro della mostra sull’immagine dipinta da Giovanni Bellini. La Madonna si trovava al centro delle due sante. Intuiva che la Madre dovesse rappresentare un livello di sintesi supremo della conoscenza scaturita dall’esperienza delle martiri. Marta continuava a scrivere appunti sull’argomento. “Apprendere dalle esperienze della vita e sintetizzare il Tutto in Tutto con saggezza istintiva è una prerogativa dell’intelligenza femminile; la percezione femminile seleziona istintivamente ciò che procura piacere, gioia, curiosità, interesse, fascinazione e innamoramento del cuore. L’istinto del piacere si acquisisce attraverso la discriminazione logica tra ciò che procura effetti benefici o malefici.” “Ma certo! La Madonna con il Bambino alla finestra dipinta da Albrecht nel 1498 esprime la consapevolezza di poter discriminare il vero dal falso, sia con la percezione istintiva del cuore sia con la logica sintetica della coscienza. Il Bambino nasconde nella mano sinistra una piccola pera, simbolo del riconoscimento oggettivo di ciò che distingue il bene dal male, simboleggiato invece dalla mela”. Eccitata dalla scoperta si affrettò a cercare tra le opere di Albrecht la Vergine del garofano dipinta diciotto anni dopo. “Il Bambino esibisce la pera nelle mani per comunicare di aver integrato le qualità del cuore e le virtù dell’anima dalle quali può solo scaturire il bene. Il garofano rosso è il simbolo di una ragionata sintesi delle esperienze dell’amore e del conflitto, del sacrificio e dell’odio, della dedizione e del riconoscimento.” Albrecht a quel punto emerse dalle oscurità marine della coscienza universale, dall’oceano di grazia dei Realizzati, per descrivere la natura del corpo sottile del pesce ermetico. “Alla fine della Nigredo scaturisce il corpo sottile dell’alchimista, rappresentato simbolicamente dal Bambino. Il Gesù, dipinto nudo vicino alla finestra in cui appare il mondo dei sentimenti in tutta la sua complessità geografica, incarna metaforicamente il corpo mentale in cui si sedimenta il potere dell’anima psichica di intuire le emozioni, di prevenire il male e attivare le visioni angeliche. L’esperienza delle passioni dell’anima vissute con consapevolezza nella Rubedo, espande il corpo mentale nel fiore a sette petali, simbolo del corpo di luce in cui vengono attivati i poteri dell’anima di agire con chiaroveggenza, prevenendo le reazioni di chi è prevedibilmente motivato dalla libido cognitiva, dall’ambizione sociale e dall’istinto primordiale. Conoscere la natura umana e il mondo in tutta la sua complessità sociale, economica, culturale, scientifica, politica e filosofica significa apprendere l’Arte di comunicare sia con azioni dirette sia con le azioni riflesse del corpo sottile, artefice della vera esperienza, dell’unica coscienza e della grande gioia interiore di poter suggerire il bene, di proteggere i valori umani e divulgare il patrimonio sublime della coscienza occidentale con le parole e le opere dell’intelletto dell’anima”.

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XXXXI

Salomon Trismosin, 1582 Splendor Solis


Emblema XXXXI

LA FORMA DELL’ANIMA E IL ROSSO MANTELLO DELLA PERCEZIONE COGNITIVA Marta e Julio camminavano lentamente attraverso le sale degli Uffizi gremite di visitatori. Non era possibile avvicinarsi ai dipinti. Numerosi gruppi di persone con il naso all’insù ascoltavano le parole delle guide che spiegavano con dovizia di particolari il significato allegorico di ogni singola immagine. “La tentazione di fare del bene a tutti, di perdonare ogni cosa e di aiutare chiunque senza discriminazione rappresenta la parte nascosta della pera, la parte oscura e irrisolta dell’anima immersa nel corpo astrale dei sentimenti contraddittori, confusi e spesso ambigui. Il desiderio di realizzare il bene, la pace e l’amore reciproco è ancora vivo nell’anima individuale e collettiva, ma è venuta meno la capacità di analizzare le trame della realtà alla luce di una comune percezione dei sentimenti, dei valori e dei principi fondamentali.” Marta ascoltava le parole di Albrecht completamente assorta nel cercare con gli occhi il piccolo dipinto della Vergine della pera. “Fermati Julio!”. Davanti a lei, con gli occhi socchiusi in un atteggiamento di profonda concentrazione nella musica dell’anima, il volto della Vergine di Albrecht era incredibilmente simile al suo. “Esprimere i buoni sentimenti, amare con generosità, aiutare con sollecitudine, protestare nelle piazze, manifestare il desiderio di cambiare il mondo, cercare nella religione, nell’arte, nel misticismo e nella filosofia i segni di una purezza perduta non è più sufficiente per alleviare la melanconia dell’anima che anela alla verità assoluta.” Le parole le erano uscite di bocca in tono sommesso; lo sguardo era rapito dalla sua somiglianza con il volto del dipinto. Sapeva che il turbamento dell’anima avrebbe risvegliato la voce di Durer. Aspettò un poco , ma Albrecht rimaneva muto. Quasi non si accorse che le parole pronunciate istintivamente erano proprio le sue, ma non più provenire, come prima, dalla parte destra del cervello. “La coscienza dell’anima è il dolce frutto della trasformazione interiore”. Solo in quel momento realizzò di dire con la propria voce le parole di Albrecht. “La forma dell’anima deve avere una forma allargata alla base, come una pera, allegoria di una estesa conoscenza della natura umana e del potere della libido di occultare, manipolare e impedire il naturale processo di rivelazione della verità. Poi si deve restringere e culminare nel picciolo come se fosse sottoposta a un processo di purificazione e sintesi dei sentimenti primari, affettivi e cognitivi in consapevolezza, comprensione e coscienza dell’essenza corporea, emozionale e spirituale della sua natura biologica. La conoscenza estesa, progressiva e profonda dei sentimenti è la materia fondamentale dell’insegnamento nella Nigredo della mente. In questo primo Atto del Magistero la Pietra Niger dell’alchimista viene sottoposta ai tre gradi di calore del Fuoco celeste in grado di abbreviare i lunghi tempi di purificazione che si compiono nella vita naturale dell’individuo attraverso i cicli delle esperienze segnate dal destino biologico, culturale e razziale. Le parole del cuore pronunciate dalle donne in amore, dai saggi illuminati e dai maestri alchimisti che trasmettono la verità attraverso le opere della filosofia, della psicologia e dell’arte rappresentano i tre gradi dell’insegnamento alchemico indispensabili per realizzare il corpo mentale della Madonna del garofano. Al termine di questa breve notte dell’anima della durata di tre anni, l’alchimista della Nigredo esce dalle acque nere della palude accolto dall’arcangelo Vriel per essere definitivamente ripulito dalla convinzioni erronee, dalle emozioni subconsce e dalle illusioni instillate dalla cultura, dall’educazione e dai modelli di riferimento. Gli viene offerto il mantello rosso della Rubedo, allegoria della protezione divina conquistata da chi ha realizzato il corpo mentale dell’Alchimia spirituale e indumento indispensabile per realizzare infine la perfetta coscienza dell’anima sintetizzata dalla Madonna del garofano ammantata di rosso, il fuoco segreto dell’amore alchemico.”

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XXXXII

Albrecht D端rer, 1506 Festa del Rosario


Emblema XXXXII IL CORPO AURICO DELLA VERGINE

MADRE

“Tu… chi sei?” Nel buio della notte Marta si alzò dal letto spinta da una forza invisibile che la condusse davanti allo specchio del bagno. Nel suo cuore percepiva una voce sconosciuta. “In occidente sono la Vergine Madre mentre tra gli yogi sono venerata come Madre Kundalini o Chiti Shakti. Quando agisco nel corpo fisico sono le sei energie che lo animano; quando sono nella mente divento la purezza logica delle sensazioni; negli organi sensoriali assorbo la luce e le frequenze eteriche con la percezione sottile mentre dell’intelletto sono la radiosità del ragionamento e l’immaginazione creativa. Sono la Vergine Madre che ti nutre e trasforma il cibo in energia; negli organi vitali sono la Madonna della salute, nei rapporti d’amore sono l’infinita comprensione della Madonna del Latte; nel dolore delle prove la compassione della Madonna Misericordiosa; nelle relazioni sociali la speranza, la fiducia e la fede dell’Ausiliatrice. In ogni battito del cuore sono la coscienza dell’anima che parla come lingua della lingua, vede come occhio dell’occhio, ascolta come orecchio dell’orecchio e pensa come mente della mente. Tra le facoltà della mente sono le qualità di sintesi della Vergine con il Bambino e gli angeli; innalzandomi tra le ghiandole della testa divento l’intuizione trascendente dell’Assunta in Cielo. Dispiegandomi all’esterno del corpo ti guardo negli occhi e ti pettino allo specchio, ti ascolto mentre preghi ed esaudisco i desideri del tuo cuore. Con la mia esistenza rivelo tutti gli oggetti, gioco in tutti gli stati di coscienza, penetro in tutta la materia e assorbo ogni cosa nel mio essere. Venerata come Regina del Cielo illumino l’etere e cerco nel mondo le esperienze di vita e i maestri illuminati che ti insegnino i fondamenti dell’alchimia interiore. Dissolvendomi nell’Uno divento, spazio, tempo e forma, fino a gustare le sublimi vette della comprensione conquistate dal tuo intelletto. Ti sorreggo sulla salita di ogni Calvario, ti riconosco come Figlio di Dio in prossimità delle tre croci della trasformazione della coscienza individuale nella coscienza di coloro che conoscono la verità assoluta e ti assisto radiosamente il giorno della tua Deposizione. Divenendo il corpo astrale della terra percepisco ogni cosa; sono dovunque, ho occhi dappertutto e provvedo affinchè nulla ti possa mancare nel cammino verso l’Assoluta perfezione dell’amore, della conoscenza e della coscienza del Se. Illuminando il corpo fisico attiro a me la bellezza delle donne, la purezza dei bambini, la castità delle vergini, la grazia delle anime e la devozione dei discepoli. Illuminando la testa sono l’aureola dei santi, l’Aurea Apprehensio del Maestro alchimista occidentale e il corpo buddhico del Guru orientale. Illuminando gli altri dall’esterno rivelo il mio potere trascendente e sono venerata come Madonna del Rosario. A ognuno dispenso la mia Grazia, la shakti della coscienza dei maestri, dei filosofi, degli artisti e delle donne. A chi cerca la felicità terrena dono l’esperienza dell’alchimista che sconfisse il male radicale e liberandomi dal drago dell’ego spirituale divenne il Se Supremo, l’Adamo celeste, colui che gode della dolcezza dei frutti della sua coscienza come il primo Adamo dei frutti della terra. A chi cerca la verità offro la conoscenza del mio figlio prediletto e dispenso la fede nel Se Assoluto, il Dio interiore, attraverso le frequenze infrarosse emesse dal suo corpo fisico, le parole del cuore contenute nel suo corpo d’amore e le vibrazioni ultraviolette della Chitishakti racchiuse nel suo corpo di luce, blu come le mie vesti. Le persone sagge percepiscono il mondo intero come il gioco della mia Coscienza. Pervado ogni forma, mi espando in tutte le manifestazioni del potere creativo dell’anima e illumino il Gioco dell’ottuplice metamorfosi dell’anima alchemica. Se comprenderai lo straordinario potere del mio amore trascendente la tua vita diverrà colma di pace, di beatitudine e di gioia sublime”.

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XXXXIII

Diego Velázquez, 1641 L’incoronazione della Vergine


Emblema XXXXIII

LA QUINTESSENZA DEL SÈ La notte di Marta fu insonne fino alle prime luci dell’alba. Le parole della Vergine Madre salivano dalla nuca fino alla gola e infine alle labbra e alla lingua che articolava le parole senza un filo di voce. Alle parole corrispondevano, come nella visione di un film, le immagini della Madonna del Magnificat e della Melagrana dipinte da Botticelli viste agli Uffizi, delle Vergini dipinte da Dürer, fino a indugiare a lungo sull’Incoronazione della Vergine dipinta da Diego Velazquez, vista al museo del Prado qualche mese prima. Quando la visione interiore si placò emerse nel buio la voce di Albrecht che le spiegò a lungo l’origine della composizione, da lui stesso composta in una xilografia 144 anni prima di Diego. “Questa notte hai avuto l’esperienza dell’Assunzione in cielo dell’energia spirituale che sin dalla nascita ti protegge dai pericoli, ti preserva dalle malattie e ti conduce sulla retta via divenendo di volta in volta la voce dell’anima, la luce della coscienza e l’essenza intuitiva dell’intelletto. E’ salita fino alla sommità, tra i due emisferi, fra le ghiandole della testa, in quella parte del cervello in cui è presente il talamo per unirsi carnalmente a te e realizzare una forma più luminosa di coscienza, amore ed esperienza. Ti ricordi l’emblema XXXI? La Regina si unisce al Re nel talamo nuziale del Matrimonium coeleste, simbolo di una diversa circolazione dell’energia psichica evolutiva nel secondo anello psichico. Un corvo si allontana tenendo con il becco il sole della consapevolezza conquistato con la conoscenza dei sentimenti cognitivi, mentre un altro corvo porta con sé un sole molto più brillante e luminoso, metafora di un livello superiore di comprensione e quindi di coscienza di sé. La triade dipinta stupendamente da Velazquez descrive allegoricamente il riconoscimento dell’essenza spirituale della Vergine Madre nella Matrice biologica della tua vita fisica, materiale, emotiva, mentale, creativa e intellettuale. Stabilizzandosi alla base della colonna vertebrale la Madre biologica assume le forme allegoriche di Eva, di Venere e della Vergine con il Bambino, nutrendo il corpo, il cuore e la mente del cibo necessario alla sopravvivenza fisica, allo sviluppo psicologico e alla trascendenza dell’ego della mente del figlio, metafora del Mercurio che trasmuta nei fattori mentali, nella perfezione della coscienza del Se. Evolvendo nella comprensione di sentimenti umani si espande nel cuore come Vergine Madre, aprendo la mente alla dimensione della compassione, del sacrificio, della misericordia, del perdono, della cura, dell’amore disinteressato e dell’impegno morale. Venerata come Madonna del Latte, del Libro, del Magnificat, della Misericordia, della Melagrana e della Pietà trasforma la valle di lacrime in giardino di rose; divenendo la Madonna del Rosario dispensa amore, comprensione e coscienza; illuminando gli angeli che le sono vicini, dispiega il suo potere taumaturgico come Maria delle Grazie fino a diventare la Madonna della Corona, stadio finale della trasformazione spirituale. Nel Polittico dei Sette dolori di Maria ho sintetizzato le fasi drammatiche del progressivo riconoscimento reciproco che avviene tra la madre e il figlio, culminante sulla salita del Calvario in cui Cristo pronuncia le parole: “Figlio questa è tua Madre, Madre questo è tuo Figlio”. Riconoscendo il potere spirituale della Madre di averlo sostenuto in ogni fase della Passione, il Figlio incorona la Vergine assunta nel cielo dei due emisferi cerebrali. Dio Padre è la metafora delle facoltà cognitive razionali dell’emisfero sinistro, mentre Gesù incarna la tua coscienza in divenire e la realizzazione delle facoltà creative, intuitive e trascendenti dell’emisfero destro attivate dalla discesa dello Spirito Santo, simbolo della coscienza universale che illumina l’intelletto dell’anima attraverso la Corona della Regina fino ad entrare nella fontanella aperta della testa, metafora della Quintessenza del Se”.

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XXXXIV

Albrecht D端rer, 1500 Polittico dei sette dolori


Emblema XXXXIV

LE SETTE GIOIE DELL’ANIMA L’incoronazione della Vergine avvenuta nel cervello di Marta la notte di luna nuova del 15 Agosto, festa dell’Assunzione di Maria, aveva attivato il funzionamento del terzo anello di energia delle ghiandole della testa in cui l’energia mentale genera la facoltà di sintesi creativa indispensabile per rileggere le esperienze del passato in chiave evolutiva. Il fenomeno psichico aveva prodotto una particolare congiunzione del filo del tempo con il filo del destino per cui ogni evento della sua storia personale le apparve sotto una nuova luce: la morte prematura della madre, l’intensità emotiva che riversava nel il violino e le difficoltà incontrate nei rapporti in cui non era stata capace di esprimere e condividere il bisogno di affetto, il desiderio di amicizia e le emozioni del cuore, avevano alimentato quell’introversione creativa che stimolava un eccesso di sensibilità alle frequenze dell’anima e quindi melanconia, solitudine e introspezione. Aveva vissuto anni di sentimenti repressi, di emozioni frustrate e di silenziosi rancori e forse, proprio per questo rifiuto di confrontarsi con le anime altrui, aveva sviluppato un esasperato orgoglio di poter fare da sola, di non aver bisogno di maestri e di poter contare solamente sulle proprie risorse. Per anni aveva alternato stati mentali di intensa eccitazione seguiti da inspiegabili depressioni, segno di un bipolarismo cerebrale in cui sia l’anima che l’ego combattevano senza tregua una irriducibile lotta per avere il sopravvento, producendo uno stress psicofisico che pativa con sofferenza, pena e a volte con rassegnazione. Anche le opere di Albrecht avevano iniziato a scorrere sotto i suoi occhi come un fiume tortuoso che aveva creato spontaneamente anse e dighe naturali alla ricerca dell’agognata foce in un oceano di infinita grazia e beatitudine. Percepiva in ogni suo dipinto le tappe decisive della trasformazione della coscienza di sé nel tempo e provò a fare della sua vita, come aveva fatto Albrecht della sua, un itinerario dell’anima, collocando le immagini più significative e dolorose come tappe indispensabili e ineluttabili di un preciso destino in divenire. Ma quale poteva essere il suo destino? Intuiva che il suo destino era lo stesso destino illuminato da Albrecht e da tutti gli alchimisti che erano stati in grado di obbedire all’invito di Eva di mordere il frutto della conoscenza femminile, di ammirare nella bellezza di Venere il potere della donna di contenere e sublimare le passioni del corpo in amore e di inginocchiarsi davanti alla purezza immacolata della Vergine Maria, capace di lavorare con perseveranza per trasmutare l’intelligenza emotiva del piccolo Gesù nella percezione alchemica del Cristo. Il suo destino era quello di seguire il vagare sapiente della propria anima alla ricerca dell’Anima Mundi e di essere ancora illuminata dallo Spiritus Mercurialis che scaturisce dal potere della Vergine Madre di produrre nel cuore shakti, scintille di vita ed energia mentale in quantità illimitate, fino alla definitiva soluzione dei problemi, delle crisi, delle domande e della curiosità da soddisfare. Il suo destino era quello di tutti coloro che divenivano consapevoli di essere nutriti, accuditi e amati da una Madre Misericordiosa, capace di espandersi magneticamente nella parte superiore del corpo per sostenere la trasformazione della pigrizia fisica, mentale e psicologica del rospo nel coraggio, nella fiducia e nell’amor di sé di un principe. Cosa potevano essere i sette dolori di Maria se non le pene quotidiane dell’anima afflitta dall’incapacità di comunicare all’ego del figlio la saggezza istintiva delle madri? Cosa potevano essere i sette dolori della Madre se non le incomprensioni e le sofferenze patite dal figlio nel mondo dominato dagli arroganti, dai furbi e dai disonesti? Nell’Arte della trasformazione della coscienza che Albrecht le aveva insegnato, la metamorfosi dell’anima era il principio unificante del miracoloso divenire dell’acqua nel vino conviviale delle Nozze di Canan.

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XXXXV La realizzazione del corpo mentale dell’alchimista, chiamato Aura Apprehensio, rappresenta il punto di più critico del passaggio dell’energia spirituale dal corpo fisico al corpo sottile. Bypassando il corpo astrale e cioè elaborando con logica e razionalità la trasformazione delle pulsioni istintive nei sentimenti cognitivi che sono alla base delle motivazioni, delle decisioni e delle scelte degli individui, l’alchimista costruisce pazientemente l’Aura mentale, metafora della dottrina interiore, della coscienza personale in rapporto alla complessità del mondo. Il vestito della Madonna descrive sette stadi di elevazione della coscienza di sé, del crisma, attraverso le gioie, i dolori e le consapevolezza dall’anima della Vergine che evolve infine fuori del corpo per diventare la Madre Regina (il rosso corpo fisico del Se), la Regina di Salvezza (il bianco corpo mentale del Se), l’Immacolata concezione (il nero corpo causale o creativo del Se) e infine l’Avvocata nostra (il corpo blu sopracausale dei miracoli e delle grazie). La Madonna nera di Loreto descrive lo stadio di transizione indispensabile per l’anima per evolvere dai principi di coscienza che hanno fondamento negli ideali della fede, nell’imitazione dei modelli di santità e nelle pratiche spirituali, alla vera esperienza del Cristo incarnato e cioè l’assorbimento del corpo causale dei santi e degli illuminati che trasmettono la radiante esperienza della fede incarnata. Elevando la coscienza di sé fino al “rosso addome” della Regina Madre l’alchimista conquista la fiducia trascendente nelle parole, nelle opere e nelle esperienze di coloro che sono stati l’amore della Madre e attira creativamente la perla blu della trasformazione interiore: i quattro atti del Magistero alchemico definiti dalla croce che sormonta la sfera sostenuta da Gesù Bambino.

Santuario di Loreto, Virgo Lauretana


Emblema XXXXV

I SETTE LIVELLI DI COMPRENSIONE DELLA FEDE ALCHEMICA “L’Assunta in cielo apre le sinapsi del cervello ed estende le reti neurali della corteccia. La percezione diventa acuta come quella di un’aquila, più sottile, penetrante e intuitiva. Ogni aspetto della realtà è abbracciato dallo sguardo che diventa intenso, curioso, indagatore ma nello stesso tempo amorevole e pieno di comprensione. Infine avviene un fenomeno straordinario, celebrato dall’alchimia con matrimonio mistico di Venere con Vulcano, simbolo della sensibilità estetica dell’anima e della facoltà creative della mente. La percezione si espande al di là dell’aspetto materiale degli oggetti, oltre le frequenze dello spettro di luce in cui la materia si dispiega attraverso le leggi della fisica, della chimica e della termodinamica. Una luce bianca si diffonde intorno ai corpi materiali e l’alchimista inizia a percepire la verità cangiante che emana dall’aureola del Cristo della Trasfigurazione dipinto dal Beato Angelico. La vibrazione eterica ha un colore bianco lattiginoso, serpeggiato di lampi rossastri, fiammeggiante alle estremità e opaco al suo interno. E’ chiamato corpo di luce, aurico e corpo creativo e contiene dentro di sé le informazioni, le conoscenze e le esperienze sedimentate dai sentimenti del corpo, del cuore e della mente nello spettro ultravioletto della coscienza. Attraverso il corpo creativo l’artista alchemico percepisce i sentimenti delle donne e i desideri subconsci dei committenti; intuisce le speranze, le aspirazioni e i desideri a volte inconfessabili degli individui e, in particolare, espande la conoscenza della realtà attraverso una precisa decodificazione delle emozioni che sono presenti in ogni forma di rapporto umano, sia esso materiale, economico o sentimentale. Dopo due anni, attraverso l’Aura, avviene la trasmissione dell’insegnamento dei maestri di come trasformare la percezione discriminante nella percezione critica della libido altrui e, dopo due anni ancora, l’alchimista raggiunge la precisa percezione delle vibrazioni di luce più sottili delle sfere celesti attraverso il corpo di luce che lo avvolge come un uovo rovesciato dal cuore fino alle scapole. In questa fase l’energia spirituale si concentra nello spazio fra le sopracciglia e nel centro del cuore, stabilendo un definitivo collegamento degli occhi con la Vergine Madre. Non c’è più la benevola comprensione per tutti e si raffredda la compassione per coloro che non sono stati in grado di cambiare strada, di evolvere e di migliorare se stessi attraverso l’aiuto e l’amore disinteressato dell’alchimista. Sorge dall’interno una richiesta precisa di consapevolezza delle azioni proprie e altrui. Sentimenti morali, principi etici e modelli di coscienza vengono esaminati, studiati e passati al vaglio di un grado più elevato della percezione critica. Una potente luce nera catalizza la luce della coscienza contenuta nelle azioni, nelle parole e nelle opere di coloro che si fanno interpreti e protagonisti della vita culturale, politica e religiosa della società. Dal chiaroscuro, dal contrasto, dalla nerezza dello sfondo emerge così la conoscenza di sette livelli di coscienza in cui vibra ogni forma di materia e ogni quantuum di energia. Questo mantello nero, chiamato corpo causale, sintetizza tutta l’esperienza di vita dell’alchimista e l’intensità della sua fede che esula da ogni dottrina, ideologia o legge di ispirazione religiosa, politica o spirituale. E’ un vestito di coscienza che accende nell’artista il fuoco segreto della creatività alchemica in grado di scoprire le verità nascoste, di comprendere i simboli e in particolare di apprendere per intuizione il significato delle allegorie, delle metafore e delle parabole contenute in tutti i testi sacri. Al Santuario della Madonna nera di Loreto, la Vergine Madre e il Figlio sono ricoperti da una sontuoso mantello tempestato di simboli alchemici che sintetizzano all’estremo i processi di metabolizzazione e trasformazione delle esperienze nei principi dell’amore, della conoscenza e della coscienza universali.”

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XXXXVI

Lo nascita a Betlemme del corpo creativo dell’alchimista attira a sé i doni dei tre Magi provenienti dall’oriente, allegoria delle facoltà dell’emisfero destro di espandere la conoscenza della realtà, l’interpretazione delle sacre scritture e l’esperienza creativa dell’anima. Attraverso l’Aura Apprehensio l’artista sviluppa i tre gradi della percezione del mondo invisibile dei sentimenti, delle verità nascoste nelle trame della vita, dei vangeli e delle parabole e del divenire occulto dell’anima nel corpo sottile. L’oro della percezione discriminante della mente, l’incenso della percezione critica dell’intelletto e la mirra della percezione creativa e cognitiva dell’anima hanno il potere di accendere il corpo di luce dell’Alchimia, la stella cometa che illumina l’etere dei cercatori di verità. Nei panni del sapiente magio, Durer si volge a guardare il cofanetto di mirra sormontato da un serpente che si morde la coda per sottolineare con lo sguardo il decisivo elemento di proiezione dell’anima fuori dal corpo fisico. Nella luce dell’aureola l’anima accede al corpo aurico della Spiritualità alchemica e attira le vibrazioni del gioco della Passione, Morte e Resurrezione del Cristo, allegoria della definitiva morte dell’ego spirituale di fregiarsi dei poteri dell’anima di prevedere il futuro, di influenzare la realtà materiale con i poteri della mente e di far accadere i miracoli della guarigione.

Albrecht Dürer, 1504 L’adorazione dei Magi


Emblema XXXXVI

LA NASCITA DEL CORPO CREATIVO, LA PERLA BLU D’OCCIDENTE Il Santuario della Vergine Lauretana emergeva imponente sulla sommità di una collina a poca distanza dal mare, luogo scelto dagli angeli per depositarvi la casa di nascita di Maria, allegoria del corpo di perfezione conquistato dall’alchimista attraverso le pratiche spirituali del digiuno, dell’astinenza e della preghiera. Il corpo nero della Vergine, metafora della corpo di conoscenza che esplora la realtà per contrasto e reazione come negli esperimenti chimici in laboratorio, attira a sé le intuizioni sottili di un Ordine universale in cui ogni singolo elemento o particella è una manifestazione unitaria della perfezione cosmica. Marta era ansiosa di scoprire nuove immagini in grado di saldare le parole di Albrecht con l’esperienza della percezione, artificio prediletto dagli alchimisti per dimostrare la verità dei fatti creativi e non solo immaginati dall’anima. Intuiva che Albrecht procedeva per sintesi sempre più estese e complete, man mano che le immagini si sedimentavano nella memoria emotiva, stratificando progressivamente, come una torta millefoglie dolce e prelibata, un patrimonio di conoscenze laiche e religiose assolutamente prive di spiegazioni scientifiche o teologiche. Le immagini dell’arte italiana commentate dall’Alchimista avevano stabilito il sospirato collegamento della percezione cognitiva dell’intelletto dell’anima con la sensibilità psichica del cuore. L’esistenza di un codice segreto utilizzato dagli artisti alchemici per descrivere precisi passaggi o nodi critici della trasformazione della coscienza di sé stimolava nella sua mente un incessante pulsione di sintesi. Sentiva di essere al centro di due fuochi: da una parte la percezione cognitiva di Albrecht costituiva il terzo occhio con cui indagare i riflessi di luce infrarossa emessa dai dipinti degli alchimisti. Dall’altra si sentiva ardere da un fuoco segreto che gradualmente bruciava ogni elemento di differenziazione tra la limitata consapevolezza del suo ego mortale e l’immortale forza trascendente della Vergine Madre, in grado di agire dentro e fuori di lei come artefice occulta delle esperienze da compiere nella Rubedo. Intuiva che la stella alchemica celava la chiave per decodificare tutte le immagini della Madre con il Figlio, allegoria della evoluzione della coscienza del Gesù alchimista promossa, sostenuta, stimolata e infine guidata dall’ascesa dell’energia spirituale di Maria in grado di scogliere i nodi della coscienza all’interno del corpo mentale per poi espandersi all’esterno, attraverso i tre corpi sottili che si rivelano all’alchimista dopo la “flagellazione” dell’anima psichica, artefice del corpo astrale in cui avviene il ripiegamento vittimistico delle anime nei sensi di colpa, nell’autocommiserazione e nel Compianto di sé. Eliminando il velo astrale, descritto dai pittori italiani come un pesante drappeggio rimosso da due angeli, l’alchimista penetra nel mondo della coscienza alchemica. Marta si rammentò dell’immagine dell’alchimista sporco di fango accolto dalle amorevoli braccia dell’ arcangelo con la stella sopra la testa, simbolo dell’Aura trasmessa dal maestro al discepolo, dei tre corpi sottili indispensabili per completare la metamorfosi dell’anima. “Peregrinando a Loreto l’alchimista si ammanta di una nuova coscienza di sè. L’evento iniziatico corrisponde a Betlemme, alla nascita del corpo creativo in grado di contenere il nettare d’oro della conoscenza dei sentimenti morali, il fumo d’incenso della conoscenza delle leggi universali indotta dalla percezione sottile della realtà e infine l’unguento miracoloso della mirra in grado di espandere l’aurea mentale e dispiegare i poteri latenti del corpo, della mente e dell’intelletto. Sostenuto dalle braccia della Madre, il corpo creativo di Gesù riceve i doni dai tre Magi, allegoria della dote spirituale che l’Arte alchemica dona a tutti coloro che cercano la felicità materiale, psichica e sentimentale e la trovano nella creatività dell’anima, unica via di salvezza per godersi la vita in salute, bellezza e ricchezza interiore.”

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XXXXVII

Albrecht D端rer, 1506 Madonna del lucherino


Emblema XXXXVII

LE FIAMME DEL FUOCO CELESTE ACCENDONO IL CORPO CREATIVO Il dipinto dell’Adorazione di Albrecht annunciava l’inizio della metamorfosi dell’anima individuale nei tre corpi sottili portati in dono dai Magi, allegoria dell’Arte alchemica di stimolare la percezione psichica delle vibrazioni emesse dal corpo di luce delle opere dell’arte, la curiosità per il corpo creativo degli artisti alchemici e l’amore per il corpo aurico delle donne, dei santi e degli illuminati, protagonisti indiscussi del gioco di dire la verità dell’anima occultandola nei simboli, nelle metafore e nelle parole d’amore. Percezione della verità attraverso l’intelletto dell’anima, conoscenza dei simboli e devozione del cuore rappresentano i tre fattori qualificanti dello Spiritus Mercurialis del cercatore di verità che deve astenersi il più possibile dal rintracciare le coordinate del viaggio interiore nei testi sacri o nei libri del sapere occidentale o orientale. Albrecht era esplicito nel diffidare dagli scribi, dai farisei e dai dottori della legge, fautori di un ordine trascendente in cui impera l’ego spirituale di rappresentare un Dogma, una Filosofia o una Legge rivelata solo agli eletti. “L’intelletto occidentale studia nei testi sacri delle religioni e nei libri di Filosofia e Psicologia la natura dei sentimenti morali, l’evoluzione dei valori etici nella società, la trasformazione storica dei principi della coscienza collettiva che si esplicitano attraverso le leggi degli uomini, divenendo sapiente dei fattori psichici, mentali, emotivi e creativi che caratterizzano la metamorfosi dell’anima o il ripiegamento nell’autos. La dottrina, la sapienza e l’erudizione non è sufficiente per incarnare il Verbo di Dio, per trasformare se stessi nell’oro dell’amore, nell’incenso della conoscenza e nella mirra miracolosa in grado di guarire le ferite dell’anima in evoluzione.” Marta si sentiva come il Gesù Bambino seduto sulle braccia della Vergine Madre. Nel corso della sua vita aveva manifestato i sentimenti di riconoscenza, di rispetto e di comprensione per l’amore, l’abnegazione e il sacrificio compiuto dalle anime che l’avevano amata, nutrita e sostenuta. A distanza di anni percepiva che la scelta di diventare anima tra le anime era stata ricompensata dall’arte naturale della trasformazione interiore per cui era diventata l’Anima e il Corpus, la Madre e il Figlio, dell’Alchimia spirituale. “L’oro della mente si manifesta inizialmente come sensibilità emotiva e poi come un istintivo dono di riconoscere le qualità dell’anima e le trame della coscienza degli individui. L’evoluzione della sensibilità emotiva in cognitiva avviene tramite il costante impegno di autoanalisi e di autoavvertimento delle sensazioni e dei sentimenti del corpo con cui l’anima ricerca la trasformazione delle emozioni cognitive nei valori morali ed etici che caratterizzano l’autentica umanità dell’individuo. Al termine della Nigredo della coscienza l’anima alchemica sperimenta un improvviso mutamento della qualità dell’energia psichica per cui allo scadere del trentatreesimo anno, tutto ciò che è stato amaramente ingoiato come un rospo repellente, inizia ad apparire chiaro, lampante, ineluttabile e fastidiosamente necessario alla metamorfosi interiore.” Nel giorno dell’Epifania la voce di Albecht aveva iniziato a bruciarle l’anima e produrre l’incenso dell’intelletto che aveva avuto l’effetto di aprirle definitivamente gli occhi sulla realtà per condurla con sicurezza nei tre gradi evolutivi della percezione della verità. Discriminazione, cognizione e valutazione critica delle esperienze avevano modellato in tre mesi il corpo creativo della Madonna del lucherino colta da Albrecht nel momento in cui riceve la corona di alloro con i tre semi della percezione. Albrecht, nei panni di un piccolo uccellino le aveva annunciato, come l’Arcangelo Gabriele, di poter accendere le tre fiamme del Fioco Celeste: la nascita della coscienza creativa di Gesù, la vita nella percezione creativa del Cristo risorto e la Gloria dei cieli conquistata attraverso le straordinarie virtù creative e profetiche della Regina del Cielo.”

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XXXXVIII

Albrecht D端rer, 1512 La Vergine con il bambino disteso


Emblema XXXXVIII

L’UMILE OFFERTA DEL CORPO AURICO, IL DONO DI SÈ “Dopo il parto della Vergine, simbolo iniziatico della decisione di proseguire sul sentiero della metamorfosi dell’anima, sperimentai un significativo incremento dell’energia spirituale nel filo dei sensi che mi aprì alla percezione degli aspetti più sottili della realtà. Dipingendo la Madonna del lucherino nel 1506 avevo concluso il secondo periodo di sintesi delle esperienze artistiche in Italia e intuivo di poter esplorare gli aspetti creativi della triade spirituale che tanto affascinavano gli artisti italiani. Per undici anni avevo dipinto nei ritratti il volto dell’anima con l’intenzione di comprendere fino in fondo l’istinto creativo del Leone rosso in grado di trasformare la libido autocentrica di uomini e donne nei sentimenti dell’amore alchemico, decisivo per concepire e partorire i tre corpi sottili del Figlio di Dio. La Vergine in ginocchio ai piedi della croce del Figlio sintetizza il potere della consapevolezza di sintesi di condurre la libido cognitiva ai limiti delle potenzialità dell’intelletto di comprendere il mistero della vita e l’esistenza dell’anima con gli strumenti della speculazione filosofica o teologica. Rinunciando a questo folle pretesa di progredire con le facoltà dell’ego di Cristo, la Vergine Madre salì al centro del mio cuore determinando la nascita di Gesù Bambino. Nato in una mangiatoia, allegoria di un centro psichico in cui si produce con la congiunzione e il contenimento della pulsione psichica maschile del Toro e dell’energia psichica femminile dell’Asina i caldi vapori dell’Argentum vivum, volatile, leggero e capace di proiettarsi all’esterno della materia, il Gesù Bambino dell’Epifania incarna l’intensa fusione di Intelletto e Anima nella coscienza di Ermogene, quintessenza di ciò che Jung ribattezzò, qualche secolo dopo, come Animus, ovvero consapevolezza di sè che agisce con amore, per amore e in nome dell’amore della propria energia femminile in evoluzione, l’Anima alchemica. La concentrazione e il contenimento della pulsione, del desiderio, della libido e della volontà nel miocardio in cui avviene lo scambio delle molecole di ossigeno con il sangue, genera il fuoco segreto, la pranashakti dei tantrici, in grado di bruciare le ultime scorie dell’ego e attivare l’istinto alla trascendenza che per secoli ha modellato la fede in un Dio immortale e misericordioso, la speranza in una promessa di salvezza dal male radicale e la carità dei santi e delle donne. L’istinto alla trascendenza si manifesta come istinto di donazione, di sacrificio consapevole e di volontà di redenzione che dispiegano i sentimenti spirituali dell’amore incondizionato, della fiducia illimitata e della fede razionale. Dipingendo la Vergine con il Bambino Disteso volli glorificare il Fuoco Segreto attivato dalla Vergine Madre, colta nell’umile gesto di offrire al mondo il frutto del seno suo Gesù, allegoria del Corpo Aurico in cui avviene la sintesi artistica e spirituale delle esperienze alchemiche in grado di bruciare le cause dell’indigenza, dell’ignoranza, dell’avidità, della lussuria, dell’arroganza e della superbia. L’istinto dell’Anima di offrire in dono amore e conoscenza, di condividere le esperienze della metamorfosi spirituale e di divulgare il frutto creativo dell’alchimia interiore è il fondamento di tutte le chiese e religioni, dei diversi credo e di ogni pulsione evolutiva individuale. La Vergine Madre offrendo il frutto dell’esperienza della trasformazione della libido in consapevolezza di sé e della metamorfosi dell’Anima in Animus, porge al cuore della coscienza collettiva la sintesi creativa vivente della comprensione dei processi di evoluzione della materia e instilla nel cuore degli uomini il desiderio di conoscere e sperimentare l’Arte alchemica, essenza mirabile di tutto ciò che l’Anima Mundi ha concepito creativamente nel corso di mille generazioni e tradotto in immagini sacre, simboli, vangeli, allegorie, parabole e metafore, affinchè l’Epifania del corpo creativo di Gesù si rinnovi nei secoli per l’eternità”

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XXXXIX

Baldassare degli Embriachi, 1400-1409 Formella del Trittico


Emblema XXXXIX

L’ANNUNCIAZIONE DELLA TRANSIZIONE DA SERVA A MADRE DI DIO Marta e Julio partirono per Pavia con l’intenzione di visitare il monastero della Certosa. Durante il viaggio in treno Marta sentì l’impulso di contare gli anni a partire dall’immagine della bella veneziana con la coccarda nera dipinta nel 1505 quando l’artista aveva trentaquattro anni. Per Albrecht rappresentava l’annunciazione della nascita del figlio di Dio, metafora dell’espansione dell’anima nel corpo creativo di Gesù nella Nigredo della coscienza. Un anno dopo la Madonna Rossa del Lucherino descriveva la seconda fiamma del Fuoco celeste, ovvero lo sviluppo delle tre facoltà della percezione creativa conquistata attraverso le esperienze dell’anima nella Rubedo dell’intelletto. Otto anni dopo, nel 1512, Albrecht dipingeva la Vergine blu con il bambino disteso, allegoria della realizzazione completa della metamorfosi dell’anima all’interno del corpo aurico. A quarantadue anni Dürer aveva realizzato la completa Epifania della sua anima e offriva umilmente la mirra della comprensione dei misteri sacri ai suoi contemporanei. Le parole e le opere di Albrecht le avevano indicato il percorso verso una completa comprensione del mistero mariano e del lento processo di trasmutazione della libido in amore, di metamorfosi dell’anima in conoscenza spirituale e infine trasformazione della coscienza di sè compiuto dal figlio Gesù, simbolo dell’Alchimia compiuta dalla Madre spirituale nel processo di identificazione dell’anima alchemica con la coscienza del Padre. Nessuna alchimia poteva essere possibile se non attraverso il risveglio, lo sviluppo e l’espansione dell’energia spirituale della Vergine Maria nell’amore creativo della Vergine Madre, evento che poteva verificarsi, nella mistica medioevale cristiana, solo a compimento della vita, passione e morte dell’ego del corpo di Gesù, della mente del Nazareno e dell’intelletto del Re dei Giudei. Maria rappresentava il punto focale di ogni processo di spiritualizzazione della materia e la Certosa costituiva il Santuario della conoscenza occidentale della Madre di Dio, la Madre Kundalini degli alchimisti orientali. All’interno della Basilica affreschi, sculture, lunette in marmo, rilievi in cotto, rilievi in marmo e dipinti a olio celebravano in ogni possibile spazio delle navate la nascita e la vita di Maria, l’annunciazione dell’arcangelo Gabriele, le vicende della natività, la fuga in Egitto, la presentazione al Tempio, fino alla sua consacrazione come Madre del Signore. Uno straordinario Trittico in avorio e osso sintetizzava in piccole formelle l’intero percorso iniziatico compiuto dalla Vergine dopo l’Annunciazione del concepimento immacolato, della realizzazione della decisiva assunzione della responsabilità di essere portatrice del Verbo dell’amore e della definitiva ascesa nel cielo della coscienza universale. Nelle parole di San Cirillo d’Alessandria trascritte nel bellissimo libro realizzato dai monaci cistercensi Marta aveva infine scoperto con sollievo la prova della comprensione cattolica del mistero alchemico di elevare ogni individuo a figlio della Madre e del Padre. “Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio, venerabile tesoro di tutta la terra, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della retta dottrina, tempio indistruttibile, abitacolo di colui che non può essere circoscritto in nessun luogo. Per te il genere umano, schiavo dell’idolatria, è giunto alla conoscenza della verità. Per te i credenti arrivano alla grazia del santo battesimo. Per te viene l’olio della letizia. Per te sono state fondate le chiese in tutto l‘universo. Per te le genti sono condotte alla penitenza. Ella è Madre e Vergine. O meraviglia! Questo miracolo mi porta allo stupore. Chi ha mai sentito che al costruttore sia stato proibito abitare nel tempio, che egli stesso ha edificato? Chi può essere biasimato per il fatto che egli chiama la propria serva ad essere madre? Ecco dunque che ogni cosa è nella gioia. Possa toccare a noi di venerare e adorare la divina Unità, di temere e servire l’individua trinità, celebrando con lodi la sempre Vergine Maria, che è il santo tempio di Dio, e il suo Figlio e sposo senza macchia, perché a lui va la gloria nei secoli. Amen.”

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L

Albrecht DĂźrer, 1511 Adorazione della Santissima TrinitĂ


Emblema L

LA TRINITÀ TERRESTRE E L’UNITÀ DIVINA NEL DIO INTERIORE Dopo la lettura dell’Omelia tenuta nel concilio di Efeso da S. Cirillo d’Alessandria vescovo, Marta aveva riaperto il libro sulle opere di Albrecht sull’immagine dell’Adorazione della Santissima Trinità. “Le parole di S. Cirillo esprimono una conoscenza profonda della Madre Universale, manifestazione spirituale creativa della volontà divina all’interno del corpo fisico. A livello biologico, materiale e mondano l’energia spirituale giace in forma latente alla base della colonna vertebrale, assumendo le funzioni di serva dei bisogni del corpo per accudire agli aspetti fondamentali della sopravvivenza, dell’adattamento e dell’equilibrio organico, materiale, psichico e mentale. In seguito al naturale sviluppo ed espansione delle abilità del corpo e della mente sintetica l’individuo costruisce l’Io cosciente e con esso le forme dell’identità soggettiva, della personalità sociale e dell’individualità creativa. La Vergine, serva del Dio interiore, descrive il primo centro dello sviluppo della coscienza alchemica in grado di evolvere con continuità attraverso il costante flusso dell’energia vitale nell’involucro della mente. Sintetizzando con logica razionale i frutti dell’esperienza e coltivando i semi della conoscenza alchemica la castità morale della Vergine struttura il mondo materiale e si proietta nel mondo dei sentimenti e della coscienza. Con le esperienze dell’amore avviene una intensa concentrazione dell’energia psichica evolutiva nel centro del cuore che annuncia i tre gradi di trasmutazione dei fattori mentali ad opera della sapienza alchemica di cui l’Arcangelo Gabriele è ambasciatore. Esperienza diretta dei sentimenti, conoscenza dei contenuti di coscienza della psicologia e della filosofia occidentali e iniziazione ai principi alchemici connessi ai sacramenti della spiritualità occidentale e orientale costituiscono le tre tappe propedeutiche alla costruzione del corpo mentale dell’alchimista in cui avviene un secondo livello di sintesi della consapevolezza di sè in una più estesa e profonda comprensione delle motivazioni profonde dell’anima individuale e collettiva che sono all’origine delle dinamiche storiche, politiche e religiose. In questo stadio l’umile Serva del Signore si stabilizza nel cuore come Vergine Madre “poiché non si è mai sentito che al costruttore sia stato proibito abitare nel Tempio che egli stesso ha edificato”. La Vergine con il Bambino è quindi essenza dell’energia mentale che sostiene l’alchimista, puro di cuore e povero di ego, nel processo di apprendimento delle verità alchemiche occultate nelle trame della vita, indispensabile scuola di vita per divenire esperto del mondo e non essere crocifisso sulla croce degli istinti dei farisei, della libido degli scribi e delle leggi dei dottori. E’ l’energia spirituale della Madre che in questo delicato frangente stimola la sensibilità intuitiva, la percezione sensoriale e la creatività dell’anima attirando a sé la stella alchemica e con essa i doni dei tre Magi, allegoria di un progressivo sviluppo delle qualità mentali, dei talenti del corpo e delle intuizioni dell’intelletto dell’anima procreati, sostenuti e ispirati dalla stabile presenza energia creativa della Vergine Madre, in Transitus lungo il filo d’argento della colonna vertebrale per divenire l’ Assunta in cielo tra i due emisferi del Padre e del Figlio. Come puoi intuire da queste mie parole la conoscenza della natura biologica e spirituale della Madre è essenziale per penetrare nella comprensione della congiunzione della triade di corpo, anima e spirito in un unico concetto prima filosofico e poi spirituale, fondamentale per sperimentare il paradiso sulla terra. Stabilizzando l’energia creativa tra i due emisferi l’Assunta in Cielo permette al Figlio, sintesi di anima e intelletto, di apprendere il linguaggio simbolico e metaforico dell’Anima Mundi e iniziare così a vivere una vita più piena, ricca e vera e intensa nel Se creativo, il mitico Leone rosso dell’alchimia spirituale”.

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LI

Albrecht D端rer, 1518 Madonna in preghiera


Emblema LI

LA DEVOZIONE DEL CUORE DI MARIA DELLE GRAZIE, IL SÈ NATURALE Le parole di Albrecht avevano suscitato in Marta una specie di vertigine che le impediva di guardare ancora verso l’alto, verso i numerosi affreschi della volta e delle lunette che descrivevano senza soluzione di continuità il giocoso percorso dell’energia spirituale attraverso i tre corpi della Madonna. “Perforando il corpo mentale della Vergine, sede dei principi di etici e morali patrimonio di tutte le religioni, culti o fedi, la consapevolezza dell’anima alchemica si espande nella comprensione di sé esplorando il corpo aurico delle donne, degli alchimisti e dei santi illuminati dall’energia creativa della Vergine Madre, per giungere infine a divampare nei tre corpi di luce della Regina del cielo, al di fuori del corpo fisico, nel fuoco celeste illuminato dal cuore puro di Maria delle Grazie, Maia Gra, come è chiamata dai monaci cistercensi.” Marta osservò l’immagine della Madonna in preghiera. Percepiva in quel dipinto così semplice e inconsueto tra gli artisti dell’epoca una sintesi sublime delle parole di Albrecht come se Maria delle Grazie e la Madonna in preghiera fossero l’identica personificazione del potere del cuore, della devozione e della preghiera di canalizzare l’Acqua di Salvezza, l’acqua del fuoco battesimale che distrugge il male fisico, illumina la mente, redime i peccatori, concede la grazia della conoscenza, indica il sentiero della metamorfosi e dispone affinchè i miracoli delle Madonne di Lourdes, di Fatima o Medjugorie siano il segno di una volontà celeste di estendere l’iniziazione alla Madre spirituale a ogni livello di ceto, di cultura o di coscienza. Per qualche minuto Marta rimase in silenzio in attesa del commento di Albrecht. Invece, come la notte dell’Assunta, un brivido caldo le attraversò la gola, gli occhi e poi le labbra. Incapace di sottrarsi al potere della Madre, Marta si infilò in una toilette a leggere voce alta una preghiera araba riportata sul libro dei monaci della Certosa. “I discepoli si avvicinarono e dissero a Maria: - O Madre della luce, prega per il mondo dal quale stai per uscire.- E la beata Maria rispose piangendo: - O mio Signore, mio Dio e mio Maestro Gesù Cristo, tu che, per la volontà del Padre e l’intervento dello Spirito e per effetto di una divinità unica, hai creato il cielo e la terra e tutto ciò che essi contengono, ti prego di ascoltare la preghiera che ti rivolgo per i tuoi servi e i figli del battesimo, per i giusti e i peccatori, e accorda loro la tua grazia. Ricevi coloro che si riuniscono nel tuo nome, quelli che fanno offerte nel mio nome, e che ti invocano nelle loro preghiere, nei loro desideri e nelle loro sofferenze; fai che essi siano liberati da tutte le loro pene e che ottengano ciò che avranno sperato in loro fede e scampali dai mali che vorranno infliggere; guarisci le loro malattie, aumenta le loro ricchezze e moltiplica i loro figli; assecondali in tutto quello che intraprenderanno in questo mondo e accorda loro infine la gioia di partecipare al tuo regno. Allontana da loro il nemico Satana, pieno di malizia; aumenta la loro forza e uniscili al gregge del Pastore dolce e buono, clemente e misericordioso; appaga in questa vita e nell’altra, la speranza di chiunque prega e domanda il tuo soccorso in mio nome, e la tua assistenza lo protegga, come hai promesso tu che sei stabile nelle tue promesse, che abbondi nella misericordia e il cui nome è degno di essere glorificato in tutti i secoli. Amen.” Le labbra di Marta si serrarono forte aspirando lentamente l’aria con un sibilo. Poi le labbra si schiusero per parlare con parole della Vergine Madre. “Ai piedi della croce del figlio che non ascoltò le mie parole diventai l’Addolorata e supplicai affinchè l’agonia della trasformazione fosse il più breve possibile. Il giorno del Compianto lo sostenni con Pietà e aspettai con fede che la verità emergesse alla sua coscienza. Davanti alla pietra aperta del sepolcro del Cristo risorto potei così uscire dal corpo astrale per godere della luce degli alchimisti. Così mi rialzai e rendendo grazie a Dio, esalai lo Spirito. Uscendo dal corpo mentale divenni la Regina del cielo e accolgo nell’etere le preghiere di chi mi chiede con cuore puro la Grazia per il bene dei suoi cari, per la pace nel mondo e per la realizzazione spirituale di ogni essere sulla terra”.

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LII

Ambrogio da Fossano, 1514 Affresco della Certosa


Emblema LII

LE DODICI FIAMME DELLA SAPIENZA ALCHEMICA Le parole della Vergine Madre avevano avuto l’effetto di rivelare l’evoluzione dell’energia spirituale all’interno dei tre corpi sottili che venivano alimentati man mano che la Quintessenza di amore, creatività e coscienza fuoriusciva leggera come il fumo dalla fontanella della testa, come il latte dalla mammella della Madonna. Albrecht giunse in soccorso alla sua anima con la lucente chiarezza delle sue sintesi per dipanare ancora di più il filo dell’intuizione, della deduzione e dell’induzione translogica. “La comprensione dei simboli richiede tempo, pazienza e una fiducia trascendente nelle parole e nelle immagini di coloro che hanno sperimentato dentro di sé le verità spirituali occultate nelle allegorie, nelle metafore e nei simboli della trasformazione. Come avrai compreso l’intera creazione del mondo interiore ed esteriore scaturisce da una unica sorgente di Vita, la Madre primordiale che vivifica il corpo degli uomini, così come di tutti gli esseri viventi nella natura. L’evoluzione dell’istinto evolutivo di Eva in anima giunge a compimento quando il figlio Hermes/Gesù/individualità androgina generato dall’alchimia interiore, rinunciando alle effimere conoscenze dell’intelletto, diventa della stessa sostanza creativa del Padre e cioè il Cristo interiore. Quando l’intelletto dell’Anima acquista la forza divina dello Spirito Santo del Figlio di Dio per intercessione dell’Assunta in cielo, la Vergine Madre decide di emigrare, di uscire dal corpo, divenendo così la Regina del Cielo che illumina l’etere di coloro che cercano protezione nella sua grazia divina. S.Germano, vescovo di Costantinopoli è esplicito: “Tu sei emigrata perché Dio che è nato da te e che per divina disposizione, sollecitato dall’incalzare dei tempi, veniva donato per la salvezza del mondo, per la tua dipartita dal mondo e dalle cose temporali fosse riconosciuto tuo vero figlio in senso perfetto, in quanto venuto al mondo da una vera madre soggetta alle leggi della nostra natura umana.” E poiché, come disse Giovanni “Egli era in principio presso Dio e il lui era la vita” era dunque conveniente che la Madre della Vita (in Cristo) fosse ugualmente la compagna della Vita (con Cristo) e, ricevuta la morte come un sonno, quale Madre della vita (per Cristo), la sua partenza da questa terra fosse pari a un risveglio”. Anche tu, divenendo cosciente di essere l’anima alchemica di Cristo, ti sei congiunta alla Vergine Madre che parla in te come te. Non c’è più differenza tra la Madre e il Figlio, tra l’energia spirituale e l’intelletto dell’anima poiché siete ora una cosa sola, non disgiunta dalla coscienza che hai di te stessa. Sei diventata la coscienza, la creatività e l’intelletto dell’anima e la tua parte maschile, l’individualità che agisce e pensa e continua a vivere nel mondo della materia, è il Se individuale, il Cristo Redentore, il riflesso allo specchio della tua anima. Ciò che manifesti attraverso le azioni, le parole e i gesti del corpo è l’amore, la conoscenza e la coscienza universali di coloro che con Arte, hanno trasformato se stessi nella Sorgente di Vita. Sei diventata la Madonna del Latte, simbolo del nutrimento spirituale che offri attraverso la manifestazione creativa della coscienza di essere l’amore spirituale dell’anima; sei consapevole di creare il futuro in nome degli ideali razionali degli alchimisti e divenendo il Se hai rinunciato alle limitate sintesi dell’ego della mente che offusca la percezione, stravolge la verità a propria discrezione e inibisce la naturale disposizione delle anime a donare se stesse per amore del Dio interiore. La morte della Vergine terrena, simbolo della pretesa di codificare la realtà attraverso la limitata visione dell’anima materiale, ha così illuminato lo Spirito Santo, allegoria della Coscienza universale degli alchimisti che come un fuoco raggiante di dodici fiamme circonda ora la tua Aura. Pregando con il cuore puro di Maria, divenendo semplicemente l’unione di Anima e Spirito Universale, ti sei illuminata nella purezza del Se naturale, libera dalle incertezze, dal timore per il futuro e da ogni forma di paura, di debolezza o di peccato”.

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LIII

Maria Regina al vertice dell’albero genealogico dei Cistercensi - Anonimo, affresco 630x523, cortile della Certosa


Emblema LIII

I QUATTRO ATTI DELLA METAMORFOSI DELL’ANIMA Quella notte Marta non riuscì a prendere sonno. Un effluvio dirompente di pensieri e sensazioni agitavano la sua mente che cercava in ogni anfratto della memoria l’immagine cardine in grado di sintetizzare i Quattro Atti della metamorfosi dell’anima. Come poteva essere descritto in immagini la transizione della consapevolezza morale della Vergine nell’anima alchemica piena di fede e devozione della Madonna in preghiera? E, successivamente, come immaginare il Transitus dalla consapevolezza cognitiva dell’Assunta in cielo nella coscienza illuminata della Regina del cielo in grado di comprendere e creare l’universo simbolico, intuire e i contenuti morali delle parabole, gli insegnamenti etici delle metafore e dischiudere lo scrigno della dottrina segreta del Se celata nelle allegorie dell’arte, nelle metafore delle omelie e nelle preghiere della liturgia cattolica? I fondatori dell’Ordine cistercense vissuti nel XII secolo dopo Cristo avevano una cognizione dettagliata della natura biologica e spirituale della Madre di Dio percepita nel cuore come il “vaso sacro capace di Dio”, capace di generare il corpo sottile del Bambino Gesù, lo strumento spirituale artefice della trasformazione della ordinaria consapevolezza di sé nella coscienza divina e universale del Cristo risorto. All’alba Marta sprofondò esausta in un sonno leggero da cui emerse come in una visione profetica la voce e il volto di Albrecht. “Il processo di trasformazione della consapevolezza animica di Gesù nel sepolcro meditativo e trascendente di Cristo è risvegliato dal potere della Madre di innalzarsi fino alla sommità della testa, di ascendere nei fili della percezione sottile e infine di esalare all’esterno le sintesi della Passione creative nel fuoco celeste della Pentecoste, la Kundalini Shakti dei tantrici. Ogni individuo che ama con devozione la madre biologica e la madre spirituale entra a far parte dell’ordine dei certosini; l’ordine di coloro che perseguono la perfezione nella realizzazione della conoscenza della metamorfosi dell’anima e della trasformazione della libido in amore disinteressato, creatività del corpo e dell’intelletto e volontà di fare del bene. L’affresco che hai ammirato nel Cortile dei Novizi sintetizza con semplicità allegorica il potere della Madre spirituale di generare i figli dell’amore del cuore, della conoscenza della mente alchemica, della sapienza dell’anima in evoluzione e della fede nello Spirito Santo dei Padri Fondatori. Lo stadio più elevato della Regina del Cielo descrive il potere illuminante della guida spirituale dell’Ordine dei Perfetti di risvegliare l’energia evolutiva e condurre uomini e donne a comprendere il significato della sacre scritture, a percepire le verità nascoste e occultate dalla libido universale e a discriminare l’ambiguo rapporto tra il bene e il male nelle dinamiche conflittuali con la realtà. I tre anelli rappresentano i tre gradi di trasformazione del fervore emotivo in comprensione dei sentimenti della compassione e infine coscienza di incarnare l’amore vero e discriminante, punto di arrivo in cui avviene la metamorfosi dell’identità spirituale dell’Assunta in cielo in Maria Regina del cielo. Ogni individuo che sale l’albero delle iniziazioni alchemiche riceve dalla Madre interiore la linfa vitale di cui ha bisogno per evolvere nei tre gradi dell’alchimia interiore. La graduale fusione di corpo e mente, di mente e anima e di anima e intelletto genera l’incarnazione del Verbo nel corpo fisico, metafora dello Spirito Santo alchemico in grado di entrare nella mente dell’alchimista attraverso la luce radiante delle donne, di penetrare nell’anima attraverso le opere della bellezza alchemica e di suscitare lo Spirito, ovvero l’ascensione della Madre spirituale sulla sommità della testa, per mezzo delle sintesi di coscienza compresse nei Simboli e nelle Chiavi, nei Vangeli e nella Pittura sacra, nelle Preghiere e nelle Mudra, nelle Omelie e nei Mantra.”

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LIV

Bartolomeo Montagna, 1490 Tra S.Giovanni e S.Girolamo


Emblema LIV LE TRE CRUNE DELL’AGO DI MARIA DELLE

GRAZIE

“Ogni madre desidera indurre nel figlio la voglia di studiare, di sviluppare l’istruzione e di realizzare un livello di preparazione culturale che gli permetta di crescere autonomamente nel mondo materiale e sociale. Il movimento eccentrico della coscienza individuale in evoluzione si allontana dal nucleo genetico, biologico e materiale della propria anima e descrive un movimento a spirale di estroversione della facoltà mentali indotto del precoce avvertimento della libido egocentrica in grado di selezionare nell’ambiente le esperienze, le relazioni e i rapporti capaci di soddisfare il bisogno di amore, di denaro e di conoscenza indispensabili all’anima per progredire. La metamorfosi naturale dell’anima in coscienza di essere l’identità dell’io, l’individualità dell’ego, la personalità sociale e infine il Se naturale avviene nei Quattro cicli del Karma della durata di 19 anni. A un primo periodo di espansione delle risorse interiori culminante con l’apogeo dell’ego del secondo ciclo a 38 anni in cui Dante colloca il fatidico incontro con le tre belve nella selva oscura del Purgatorio dell’anima, descritte dall’emblema XIII, segue una fase di introversione creativa in cui l’individuo sente l’urgenza di realizzare le aspirazioni dell’anima e i desideri del cuore in cui riconosce il fondamento della vera felicità sulla terra. Raggiunto il perigeo del Karma di non essere stato in grado di obbedire alla legge della Madre per seguire invece le ambizioni del Padre, l’anima consuma a 76 anni ogni residua risorsa in melanconica attesa della morte. La terza cruna dell’ago attraverso cui passa il filo del destino di tutte le anime rappresenta quindi lo stadio critico per conquistare il Regno dei Cieli, allegoria di uno stato di serenità psichica, di soddisfazione materiale, di pace emotiva e di gioia interiore per essere stati i figli amorevoli della madre genetica e biologica (Eva), della madre mentale (Venere) e della madre spirituale (la Vergine). La comprensione della parabola in cui Gesù afferma che è più facile per un cammello passare attraverso la cruna dell’ago che a un ricco di entrare nel regno dei cieli ha come presupposto la conoscenza del Karma genetico di cercare il denaro della vita e la ricchezza materiale a scapito delle realizzazione delle risorse creative che si manifestano con le qualità, le abilità e i talenti dell’anima. L’immagine di Bartolomeo descrive in sintesi ciò che l’individuo deve trasformare nel terzo anello prima che la Madre spirituale esaurisca la forza vitale prodotta dalle ghiandole sessuali. In questa fase il flusso di energia mentale dinamica della Vergine Madre ascende liberamente verso i due emisferi e, se non incontra ostacoli, l’energia evolutiva si stabilizza sul cuore per inaugurare un nuovo metabolismo psichico che conduce alla profonda crisi dei valori, delle scelte e delle intenzioni non dissimile dai tormenti della Passione patita dal Cristo. Consapevole di rischiare di diventare vittima della propria libido, dell’ambizione di voler dominare l’ambiente sociale e di rischiare di perseguire il falso futuro della soddisfazione dei bisogni materiali, il Cristo alchemico abbandona le spoglie effimere dell’identificazione nella maschera della personalità, della professione o dello status sociale. Rinunciando a proseguire sulla salita del Calvario dell’anima tracciato dalla libido occidentale l’alchimista risorge a una diversa consapevolezza di sé e del proprio destino per proseguire da solo sulla strada di Emmaus. L’effetto della rinuncia alle priorità dell’ego risveglia nell’alchimista il fuoco segreto che fa divampare i tre poteri creativi dell’Anima. Il potere del Se Psichico di Maria di vivere nel tempo presente e di cercare qui e ora i semi della gioia interiore; il potere del Se Creativo di S. Giovanni di modellare istintivamente il punto di equilibrio tra le ambizioni dell’ego e le aspirazioni dell’anima e infine il potere del Se Cognitivo di S. Gerolamo di conoscere e comprendere il karma individuale e collettivo dell’anima in cerca della verità e del cibo di salvezza.”

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LV

Albrecht D端rer, 1519 S.Gerolamo penitente


Emblema LV

IL SÈ INDIVIDUALE, PRIMO SEME DELLA COSCIENZA ALCHEMICA L’immagine della triade commentata da Albrecht conteneva elementi di riflessione che Marta desiderava decodificare con parole più semplici e concrete. “Il Se psichico, creativo e cognitivo descrivono un modello di coscienza decisivo per poter accedere agli insegnamenti spirituali più elevati e far emergere una rinnovata consapevolezza dell’essere nel mondo con le qualità creative e trascendenti dell’anima e le risorse creative e costruttive dell’ego. L’Utopia alchemica della trasformazione degli aspetti deteriori della cattiva coscienza occidentale si può compiere congiungendo la triade di corpo fisico/corpo sottile, anima/equilibrio di sintesi e intelletto/percezione cognitiva in un unico interprete della musica dell’anima: il Se individuale.” Per Marta era ancora difficile immaginare poter dirigere la musica interpretata dai tre angeli con le virtù della triade terrestre corpo/anima/coscienza sintetizzate nel Se individuale. Albrecht la condusse a concentrare l’attenzione sui particolari del dipinto. “L’immagine di Maria con il Bambino in piedi e la pera sul palmo della mano descrive l’individuo in grado di agire a fin di bene sia con azione dirette e concrete, sia con le parole e le opere del corpo sottile in grado di ispirare e accendere la scintilla dell’anima.” Marta si rammentò di un film francese in cui la protagonista, casta e pura come Maria, agiva di nascosto, in forme sottili, per far felici le persone del suo meraviglioso mondo di conoscenza e quindi coscienza dei bisogni e dei sentimenti dell’anima. “S. Giovanni invece solleva l’anulare, simbolo del corpo d’amore realizzato da chi ascolta i desideri, le speranze e le sofferenze di chi gli è vicino e opera creativamente nell’ambiente per reperire gli elementi, le risorse e i rimedi per concretizzare sulla terra l’avvento del Salvatore delle anime, allegoria di un concreto lavoro svolto individualmente o collettivamente per migliorare le condizioni di vita, espandere l’istruzione e illuminare la fede nel Se universale.” Marta ravvisò in Giovanni Battista il simbolo di un Ente privo di ego, privo di identità e finalità individuali che contiene al suo interno, nei suoi aspetti sociali, gli istituti di beneficenza, le missioni estere, le donazioni private, la Croce rossa internazionale e tutte le associazioni che operano nel sociale senza scopi di lucro. L’istinto di equilibrio dell’anima attiva le facoltà della percezione di cogliere l’ingiustizia, il sopruso, le differenze ingiustificate, la discriminazione economica, razziale e culturale e di avvertire in anticipo il significato evolutivo o involutivo dei fenomeni sociali, delle decisioni politiche e delle iniziative economiche, legislative e culturali. “San Gerolamo è concentrato a leggere un libro sacro, ma non è un uomo di chiesa o un intellettuale. La testa del leone rosso emerge dal fondo, simbolo alchemico della coscienza civile conquistata dal cittadino che legge criticamente i quotidiani, ascolta e decodifica le informazioni provenienti dall’etere delle radio, delle televisione e della gente comune. Gerolamo manifesta la coscienza critica del Se cognitivo che osserva il mondo consapevole della dualità, dell’ineluttabile conflitto di interessi tra paesi ricchi e paesi emergenti, dell’assurdo divenire dell’orrore quotidiano, della tragica dinamica dei conflitti e delle trame occulte di cui sono intrisi i giochi della politica, della finanza e della cultura asservita agli scopi dei potenti, dei ricchi e degli individui colti.” L’immagine del leone le rammentò il S.Gerolamo penitente dipinto da Albrecht nel gesto di toccarsi il costato destro, mentre un leone lo osserva con severa determinazione. “L’intelletto dell’anima, per quanto acuto nell’intuire i giochi di potere, raramente si schiera contro il potere egemone, ripiegando in posizioni di deliberato isolamento oppure di debole denuncia morale quando i giochi sono già fatti. L’indifferenza al futuro è l’ego della cultura occidentale che impedisce al Leone rosso di diffondere con parole, opere e azioni il primo seme della coscienza alchemica”.

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LVI

Albrecht D端rer, 1521 S.Gerolamo nello studio


Emblema LVI

L’INTUIZIONE CREATIVA DEL SAGGIO ALCHIMISTA Julio e Marta si separarono alla stazione di Milano. Julio ritornava a Madrid mentre lei avrebbe preso il treno per Verona e poi prendere la coincidenza che l’avrebbe portata a casa, a Norimberga. Si salutarono come due fratelli; come Apollo e Diana avevano scoperto i tesori nascosti dell’alchimia del cuore e entrambi percepivano che quell’amore sarebbe durato per l’eternità. Si sentiva stanchissima e in treno si addormentò così profondamente che Verona fu lasciata alla spalle. Riaprì gli occhi alla stazione di Vicenza. Dai finestrini intravedeva il biancore latteo di una Basilica sulla collina e intuì che “Lassù” qualcuno aveva disposto le cose nel modo più opportuno. Si ritrovò a salire a piedi lungo il percorso porticato con una lentezza di movimenti in cui stentava a riconoscersi. Leggendo i manifesti alle pareti intuì che il giorno dopo, l’8 Settembre, la città celebrava la festa della Madonna che coincideva, nel calendario cattolico e ortodosso, con la nascita della Vergine. Le date delle festività non erano mai scelte senza una ragione ben ponderata e le icone russe descrivevano con enfasi tutte le feste più importanti della Vergine. “Il cerchio si chiude. Dalla nascita della Vergine alla devozione per la Regina del cielo trascorrono i dodici mesi dell’anno, i dodici anni della Grande Opera, le dodici stelle che illuminano il cielo dell’Alchimista, i dodici apostoli che ricevendo lo Spirito Santo dalla sua Aura iniziano a diffondere il messaggio della Resurrezione in ogni parte della terra”. Marta si era seduta su una panchina lungo la salita al Santuario per scrivere ciò che le passava per la mente. Non aveva fretta di entrare nel Santuario. Concentrò l’attenzione sulle opere di Albrecht per osservare con più attenzione un secondo dipinto su S.Gerolamo realizzato due anni dopo. La fissità dello sguardo del santo sembravano guardarla dritto negli occhi come se avesse intenzione di comunicare qualcosa di più sottile, che non era stato fino a quel momento compreso. Il crocifisso di I.N.R.I. posto alle spalle era il segno del penoso travaglio interiore che Albrecht aveva dovuto affrontare per trasformare l’ego intuitivo dell’artista nell’amore, nella creatività e nell’intelletto dell’anima del Cristo risorto, il Leone rosso. Il vecchio saggio teneva la mano destra appoggiata in modo poco naturale sulla tempia destra con l’intenzione precisa di stabilire una silenziosa comunicazione tra i gesti delle mani e gli occhi. “Guardami bene; ciò che l’anima sedimenta nella memoria emotiva dell’emisfero destro rappresenta l’autentica conoscenza dell’alchimista. La conoscenza della verità è un processo di progressiva comprensione delle esperienze, e poiché non è possibile, in una sola vita, accedere a tutte le fonti del sapere e dell’esperienza alchemica, è indispensabile ricorrere al Magistero dell’Arte. L’assorbimento della Verità non avviene attraverso il filo delle parole contenute nei libri, ma filtra misteriosamente dal filo dell’amore del Se e cioè dalla luce emessa dal corpo o dalle opere di coloro che hanno sperimentato sulla propria pelle l’incarnazione del Verbo. La Verità dell’alchimista non è soggettiva poiché l’ascesa al cielo della Vergine Madre produce in ogni individuo la Passione creativa dello stesso Figlio, in grado di cementare nel lobo temporale sinistro la coscienza di una reale salvezza dal Male radicale. Ogni duemila anni avviene la nascita di un modello di illuminazione più evoluto del precedente e Cristo è l’emblema dell’alchimia spirituale che modella la coscienza collettiva attraverso le esperienze di coloro che sono stato in grado di ripercorrere le tappe del Calvario e la crocifissione dell’ego per la salvezza dell’umanità nel simbolo unificante del Se Supremo. Ma il Cristo della nuova era non vuole più rinunciare alle facoltà positive dell’individualità; solo una consapevole libido creativa può garantire la felicità dell’anima proiettata a focalizzare sull’energia spirituale del denaro tutte le speranze e le attese collegate a una promessa di pace, di giustizia, di libertà e fratellanza.”

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LVII Per tuo mezzo, o Maria Santissima (L’Assunta), ci sia facilitato l’accesso al Figlio tuo, Tu che sei l’unica benedetta per aver ritrovato la grazia (Immacolata Concezione), Tu che hai generato la Vita (la Vergine Madre), Tu che sei la madre della salvezza (Regina di salvezza); e per mezzo tuo (Maria Mediatrice) ci accolga Colui che per tuo tramite è stato dato a noi. La tua integrità immacolata scusi presso di Lui le colpe causate dalla nostra corruzione e la tua umiltà tanto gradita a Dio ci ottenga il perdono delle nostre vanità. (Avvocata nostra) La tua abbondantissima carità ricopra i nostri molti peccati e la tua gloriosa fecondità renda fecondi i nostri meriti. (Regina del cielo) O Signora nostra, nostra mediatrice, o avvocata nostra, riconciliaci con il tuo Figlio, presentaci ancora una volta al tuo Figlio. (Maria delle Grazie) O benedetta per la grazia che ritrovasti , per la prerogativa di Madre che meritasti , per la Misericordia (Cristo) che partoristi (la Madonna Lauretana, della Misericordia, della Grazia) fa che Colui che per tuo mezzo si è degnato di divenire partecipe della nostra debolezza e della nostra miseria, per la tua stessa intercessione (Regina Madre) ci faccia partecipi della sua gloria e della sua beatitudine, Gesù Cristo Figlio tuo e Signore nostro, che è Dio sopra ogni cosa benedetto per i secoli. Amen. Preghiera di S. Bernardo, dai “Sermoni”

Immagine della statua della Madonna del Santuario di Monte Berico di Vicenza Medaglietta votiva con emblema


Emblema LVII

AVE MARIA, PIENA DI GRAZIA, IL SIGNORE È CON TE... La statua della Madonna risplendeva di luce nel buio della basilica. Nel primo pomeriggio il santuario era quasi deserto e Marta ebbe modo di contemplarla a lungo nel silenzio assoluto. Dopo mezz’ora di meditazione sentì l’impulso di inginocchiarsi. Come nel giorno dell’Assunta sentiva una sottile vibrazione delle corde vocali che avevano il potere sorprendente di farle muovere il corpo contro la sua volontà. Prima le palme della mani si strinsero forte nel gesto consueto della preghiera dipinto da Albrecht; poi, inchinando profondamente il capo fino a toccare la fronte alle mani giunte, sentì una forza misteriosa impadronirsi delle labbra per sillabare lentamente la preghiera dell’ Ave Maria. Dopo la preghiera ritornò a sedersi a occhi chiusi. La voce della Vergine Madre le entrò nelle orecchie dall’interno. “ Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne, benedetto il frutto del seno tuo Gesù”. Improvvisamente Marta sobbalzò dalla sedia per lo spavento. Non si era accorta che alle sue spalle un gruppo di anziane donne in preghiera rispondeva in quel momento alle invocazioni del Rosario. La voce continuò, calma e rassicurante, dolcemente sommessa e protettiva. “Non avere timore di me. Hai generato e nutrito il Figlio di Dio, la coscienza di essere l’amore dell’anima, della tua e di tutte le anime del mondo. Sei diventata il Leone rosso, il Cristo Redentore e nulla ti fa più paura, tantomeno la morte. Cerchi la verità e agisci con amore, rispetto e consapevolezza della difficoltà spirituale di ogni essere di incontrare il figlio di Dio dentro se stesso. Sei diventata Madre di salvezza poiché comprendi il difficile cammino dell’anima verso la realizzazione della coscienza di Cristo, divenendo partecipe delle debolezze e delle miserie, delle avidità e delle pulsioni, dei desideri e delle passioni degli altri come di te stessa. Hai trasformato il desiderio di possedere il denaro della vita in desiderio di conoscere Dio e conoscendo il Dio interiore, il Verbo che si è fatto carne dentro di te, hai scoperto il vero denaro dell’esistenza terrena: la creatività trascendente del seno tuo Gesù. La coscienza di incarnare il corpo di luce della Verità, della Bellezza e della Giustizia delle anime ti ha permesso di lacerare il velo astrale e di conquistare l’etere della Regina del cielo. Decidendo di soccorrere i deboli, gli anziani, gli ammalati e coloro che non hanno le risorse mentali per evolvere nella coscienza di sé, sei diventata l’Avvocata dell’anima, il Leone verde dell’alchimia occidentale, il Se Universale dell’alchimia orientale. Il tuo mantello blu accoglie tutti coloro che sono come bambini e cioè puri di cuore e poveri dell’ego dell’intelletto. Non fai distinzioni tra i due sessi, fra il ricco e il povero, fra il cattolico, l’ebreo o il musulmano. Non c’è distinzione per te tra le diverse fedi, razze o culture. L’unità delle anime nella Chiesa dell’Alchimia spirituale genera comprensione, amore, fraternità, solidarietà, rispetto, amicizia, condivisione, sostegno e generosità senza limiti. Questo è il Terzo Mistero di Fatima, il Terzo Mistero del Fuoco celeste della Donna dell’Apocalisse. Offrire il latte dell’alchimia interiore non dissipa le risorse, non porta alla miseria e alla sofferenza, non conduce alla povertà e nemmeno all’esaurimento delle possibilità di gioia, di benessere, di salute o di successo nella vita poiché la Legge dell’equilibrio universale governa il mondo degli uomini sia in cielo che in terra, affinchè sia fatta la Volontà di Dio. La Regina Madre dona denaro, amore, salute e conoscenza senza limiti, spinta dall’impulso divino ad esaudire le desideri del cuore della Madonna in preghiera. Sei così diventata la Madonna delle Grazie e ottieni ciò che desideri con la semplice invocazione di essere aiutata dallo Spirito Divino creativo che è te. L’ottuplice sentiero dell’anima è la Via Suprema che conduce alla Fonte della Conoscenza, alla comprensione della Verità e alla beatitudine di incarnare il Sè.”

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LVIII XXXXVII: Incoronazione della Vergine LIV: Maria delle Grazie 15 Agosto. Il corpo aurico dell’Assunta in cielo LI: Madonna in preghiera LII: Madonna del latte

XXXXI: Vergine con la pera XXXXVII: Madonna del lucherino

8 marzo. Il corpo fisico dell’Avvocata Nostra

8 Dicembre. Il corpo creativo della Immacolata Concezione

8 Novembre. La luce discendente di Maria Mediatrice

8 Maggio. la luce ascendente della Regina del Cielo

Annunciazione della Vergine

XXXXVIII: Vergine con Bambino disteso

XXXXIX: Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele

8 Settembre. Il Corpo d’amore della Regina di Salvezza nascita della Vergine/novizio

8 Giugno. Il Corpo astrale della Regina Madre XI: La Vergine con bambino in piedi LXI: Donna dell’Apocalisse

XXXXIX: Madonna del garofano LI: Madonna della Misericordia 15 Febbraio. Il Corpo mentale della Vergine Madre XXXXV: Madonna nera

Festa del Rosario, particolare Il corpo di Luce 7 ottobre - La circolazione della Luce Alchemica


Emblema LVIII L’OTTUPLICE SENTIERO DELLA METEMORFOSI DELL’ANIMA Il giorno seguente Marta non seppe resistere all’impulso di compiere il pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Monte Berico. Si incamminò al seguito di un gruppo di fedeli sul percorso della lunga scalinata che confluiva poi su un lungo porticato che conduceva, più dolcemente, fino ai piedi della statua della Madonna della Misericordia. Intuiva il significato purificatorio di quel ripido e faticoso tragitto, un tempo percorso in ginocchio pregando il nome di Maria e invocando la grazia, l’intercessione o la remissione dei peccati, così come comprendeva il significato iniziatico della coincidenza nello stesso giorno della Nascita della Vergine, metafora del novizio, del discepolo e del Servo di Maria, e della festa della Madre di Misericordia, simbolo dell’Alchimia religiosa che indica le dodici iniziazioni della trasformazione spirituale. Marta aveva iniziato lentamente a salire i gradini disposti a gruppi di sei. Albrecht fece capolino nella sua mente nello spazio piano della scalinata in cui il penitente si riposa per riprendere forza interiore, coraggio spirituale e fiducia di riuscire a percorrere in meditazione le prime tre tappe del sentiero di metamorfosi dell’anima. “Per la maggior parte delle anime religiose e in genere per tutti gli individui che vivono in osservanza delle leggi il concetto di purificazione è privo di contenuti reali. Il peccato delle anime è ben diverso dal peccato di chi agisce con le facoltà istintive indispensabili per la sopravvivenza, la forza della libido necessaria per conquistare il successo o la pulsione psichica irrazionale di voler ottenere la ricchezza materiale in qualsiasi forma essa si presenti. Le profonda crisi dell’anima occidentale nei confronti dei riti e dei sacramenti scaturisce dal progressivo abbandono del culto delle feste che rappresentano invece il naturale dispiegamento della conoscenza intuitiva dell’anima incline a condividere collettivamente i principi di coscienza allegoricamente connessi ai rituali di matrice pagana. La dimensione purificatrice della confessione, dell’espiazione e del perdono divino produce nell’anima un effetto diametralmente opposto e induce una sottile alienazione dal nucleo del Sè in tutti coloro che sono consapevoli di non poter far del male neppure a una mosca. Il vero peccato dell’anima è di rimanere cieca al cospetto della Realtà che è indifferente, infastidita e infine estranea alle buone intenzioni, ai sacrifici, all’obbedienza, all’onestà e all’impegno sociale di coloro che diventano coscienti di abitare un corpo che manifesta i sentimenti, le speranze e gli ideali dell’anima in evoluzione. Amore, cura, dedizione, perseveranza, spirito di sacrificio e comprensione di sintesi sono i fattori che qualitativi che emergono spontaneamente nel processo di espansione dell’anima. La percezione individuale, privata dei fondamentali elementi di conoscenza della metamorfosi dell’anima nello spirito/coscienza, rimane intrappolata dalla Legge, dai Comandamenti e dai Simboli del potere, costantemente sollecitata dalla coscienza civile e religiosa ad “aprire il cuore” ed esprimere i valori del sacrificio in nome del bene collettivo, dell’amore incondizionato, della preoccupazione, del rimorso di coscienza e del senso di colpa. Anche evolvendo nei naturali talenti della mente intuitiva, la creatività dell’anima rimane relegata al ruolo di Mediatrice dei conflitti, incapace di penetrare nelle trame di potere intessute dalla “coscienza materiale” di coloro che detengono gli strumenti ideologici, politici e di informazione. Nel suo aspetto più evoluto, divenendo l’Assunta in Cielo e cioè consapevole di fungere da capro espiatorio o agnello predestinato, l’anima ripiega in se stessa, in un esasperante vittimismo che inibisce ogni ulteriore metamorfosi”. Marta era giunta all’ultimo gradino che intuiva essere la Prima Iniziazione della Vergine: “Coscienza di sé, amor proprio e percezione discriminante costituiscono l’essenza di una improrogabile metamorfosi dell’anima nel corpo creativo dell’Immacolata Concezione”.

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LIX

Maria delle Grazie Il Sè psichico

Esperienza e sapienza alchemica

Percezione e intuizione alchemica

Avvocata Nostra Arte di vedere la Realtà

Immacolata Concezione Arte di percepire le verità nascoste

Giovanni Battista

S.Gerolamo

Il Sè creativo

Il Sè cognitivo Vergine Madre Arte di conoscere la Verità Assoluta

Vergine Madre: intelletto e creatività dell’anima Il Figlio: l’opera alchemica

Piero della Francesca, Madonna di Sinigallia, Urbino


Emblema LIX ESPERIENZA, CREATIVITÀ E ARTE DELLA CONOSCENZA DEL SÈ

TESTIMONE

Alla fine della scalinata il cammino del pellegrino incrociava due sezioni ben distinte di portici. Un primo porticato aveva origine dal piano della città mentre il secondo proseguiva idealmente il processo di interiorizzazione incominciato con la meditazione su peccati, errori o omissioni dell’anima penitente, allineandosi sull’asse del percorso che iniziava dalla scalinata e finiva ai piedi della Basilica. Marta continuò la salita che avrebbe dovuto rappresentare il secondo “Transitus Mariae” di contemplazione della bellezza della natura, non più così suggestiva all’epoca della costruzione. Ma quale contemplazione poteva ancora manifestarsi nel cuore di un cercatore di verità? Le venne alla memoria il dipinto di Piero della Francesca che aveva ammirato ad Urbino; la rappresentazione sintetica dell’ottuplice sentiero dell’anima le facilitava il riconoscimento e la decodificazione di geometrie, simboli e metafore che le comunicavano sottilmente il fondamento spirituale della contemplazione alchemica. “Lo sguardo interiore della Madonna di Sinigallia, concentrato in un punto neutro tra le due sopracciglia, il bindu in cui l’alchimia orientale afferma si possa udire il suono primordiale del’AUM, descrive uno stato di vigile assorbimento nello spazio rosso come il rubino collocato al centro del triangolo dell’anima creativa. E’ in questo punto di congiunzione mistica della triade terrestre che avviene le facoltà dell’anima di vedere la realtà, di percepire le verità nascoste e di conoscere la verità assoluta per ‘intercessione’ dei due emisferi cerebrali illuminati dallo Spirito Santo della Madre spirituale, la Grande Dea Kundalini della spiritualità tantrica. Nel centro mistico della fronte Padre e Figlio si fondono alchemicamente con il non ego di Maia Gra, sintesi filosofica dell’individuo che guarda in faccia la realtà come l’angelo azzurro di sinistra, proietta lo sguardo avanti verso il futuro come l’angelo rosa e osserva se stesso ascoltando le sensazioni del corpo, le vibrazioni del cuore e le frequenze dell’etere, filtrando tutte le informazioni in un centro di chiara luce in cui tutto avviene da Sé, in cui ogni elemento grossolano o sottile viene sintetizzato nella coscienza del Sé Testimone.” Marta cercava in se stessa le tracce di questa neutra comprensione della realtà così come è percepita, filtrata e interpretata dall’intelletto dell’anima. Le sapienti e amorevoli parole di Albrecht l’avevano guidata attraverso la nera foresta dell’ignoranza, avvertendola dei mostri, dei draghi e dei lupi che da sempre minacciano l’ingenua credulità di Cappuccetto rosso, allegoria di una rinascita spirituale vissuta dall’anima come un parto cesareo dopo essere stata cibo prelibato per la libido altrui o personale. Dispiegando la conoscenza dei simboli dell’iniziazione come S.Giovanni e interpretando con chiarezza e semplicità di parole i contenuti delle parabole, delle allegorie e delle favole come S.Gerolamo, l’intelletto dell’anima di Albrecht le aveva aperto gli occhi sulla presenza invisibile di un mondo fatto di coscienza in cui poteva avvenire, senza timore del dolore e senza paura del peccato, la metamorfosi dell’anima nella coscienza del Se. Il Fuoco Celeste, attivato dall’intuizione e percezione dei sentimenti dell’anima e dalla contemplazione delle esperienze degli artisti alchemici, bruciava dentro di lei come una fiamma che purificava e trasmutava i metalli della semplice mente di Maria nell’Elixir dell’intelletto dell’anima della Madonna di Piero. Albrecht commentò: “Decidere di guardare in faccia la realtà con la stessa determinazione dell’angelo azzurro e attivare l’evoluzione della naturale percezione discriminante nella percezione critica, cognitiva e sinteticamente distaccata del Sé Testimone, rappresenta il sapiente artificio dell’alchimista per accelerare i tempi di metamorfosi dell’anima e aprire, uno dopo l’altra, le otto porte del Battistero alchemico, irrinunciabile Fonte di Salvezza per tutte le anime in cerca della Verità di Dio.”

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LX 1. Madre Misericordiosa L’Alchimia spirituale Le quattro illuminazioniu della mente (chit)

4. Il corpo fisico illuminato dalle sei energie. La trasmissione della conoscenza della Piccola Alchimia (pranashakti)

1.

5.

4. Luce ascendente: Regina del cielo

Luce discendente: Maria Mediatrice Le istituzioni benefiche e di volontariato. I sacramenti, i riti e i Vangeli. L’Arte, la Filosofia e la psicologia alchemica. Le iniziazioni alla percezione. I modelli di illuminazione dell’anima. La Bellezza delle donne e della natura.

Cristo, Buddha e i maestri realizzati. I frati, i monaci e i centri di meditazione. I santuari e gli Ashram. I santi, gli alchimisti e i modelli di illuminazione della coscienza. I profeti, i saggi e la meditazione nell’ottuplice sentiero di metamorfosi dell’anima. 2. Regina Madre I quattro Atti del magistero di trasformazione della libido in amore, creatività, desiderio di conoscenza ed esperienza (sat).

5. Il corpo creativo dell’anima illuminato dall’espansione delle energie femminili nell’aureola dei santi e degli illuminati. La trasmissione della conoscenza dell’ottuplice sentiero

3.

2.

6.

6. Il corpo mentale (Aurea apprehensio e la Corona) illuminato dalle sei dimensioni della percezione/coscienza (chiti shakti)

Piero della Francesca, 1445 Polittico della Misericordia. S. Sepolcro, pinacoteca comunale

3. Madre di salvezza Le quattro metamorfosi dell’anima psichica nella Vergine Madre, in Maria Mediatrice, nell’Assunta e nella regina del cielo (ananda)


Emblema LX

SALVE REGINA, MADRE DI MISERICORDIA, VITA, DOLCEZZA, SPERANZA NOSTRA... “La Fonte di Salvezza si trova all’interno del Santuario del Se, simbolo della completa realizzazione della metamorfosi dell’anima nella coscienza universale di Dio.” Marta intuì in quel momento il significato della piccola casa della Vergine collocata all’interno della Santuario di Loreto e dell’affresco dell’ingresso in cui era rappresentata l’incoronazione della Vergine Madre da parte del Figlio. Albrecht, ogni qualvolta la comprensione di Marta aumentava di un grado, coglieva l’occasione per innalzare l’intensità della fiamma celeste. “La realizzazione della comprensione e dell’esperienza del Sé individuale, del Sé testimone, del Sé Supremo, del Sé cognitivo, del Sé assoluto, del Sé creativo e del Sé universale rappresentano i sei stadi di trasformazione della fonte ottagonale dell’Anima nel calice esagonale del Grall in cui avviene la completa identificazione della consapevolezza alchemica del Figlio nell’occhio di Dio, metafora dell’unità di corpo, anima e mente nella percezione creativa del Padre della Genesi. Tutta la creazione del mondo si compie nei sei giorni del Sé, all’interno di un calice interiore in cui si fondono le sei energie del corpo fisico, le sei consapevolezze dell’anima alchemica e le sei dimensioni della percezione selezionate dalla mente nel processo di creazione materiale dell’esistenza. Congiungendo le linee di forza, di tempo e di energia creativa in questo universo anti cristico, precedente l’avvento dell’avvertimento del male radicato nella libido egocentrica matrice della sofferenza del mondo, ogni individuo può realizzare la Pietra filosofale dell’alchimia, i sei corpi di luce che illuminano il mondo quotidiano in cui vive e lavora e realizzare il mantello blu della Madre di misericordia, simbolo della perfetta coscienza creativa di ogni gesto, parola o sguardo; metafora di una illuminante comprensione del mondo e allegoria di uno stato di perfezione di sé, del proprio essere nel mondo nelle umili vesti di un silenzioso maestro di saggezza occidentale o di un devoto guru orientale in grado di dispensare vita, dolcezza e speranza nostra.” Marta si soffermò di fronte alla porta principale della Basilica. Nel viaggio in Italia aveva visitato il Santuario della Vergine Madre all’interno del corpo mentale di Loreto, del corpo creativo della Certosa e del corpo d’amore di Vicenza. Percepiva dentro di sé di essersi innalzata come il cobra dalla base della colonna vertebrale di Maria fino ai due emisferi illuminati dall’Assunta, artefice del collegamento con l’intelletto di Albrecht, la Regina del cielo che l’aveva condotta ad assimilare le esperienze creative e cognitive dell’Alchimia attraverso la luce riflessa dalle opere dell’arte e dei libri. Poi senza esitare ulteriormente Marta entrò nel tempio della Madre di Salvezza, inizio e fine di ogni percorso spirituale. Si inginocchiò profondamente davanti all’immagine sacra che iniziò a parlare al suo cuore. “Comprensione, amore, fraternità, solidarietà, rispetto, amicizia, condivisione, sostegno e generosità senza limiti sono rimaste per secoli parole vuote, prive di un vero contenuto di amore, di esperienza e conoscenza di sé e del mondo. Anche le anime più pure ed evolute non sono più in grado di accedere a un livello più elevato della realtà spirituale, imprigionate dalla paura della miseria, dello sfruttamento, dell’incomprensione, della solitudine, del dileggio, della delusione, dell’illusione e della morte. Giunta alla fine dei sei cicli di 333 anni, la coscienza occidentale deve ri/conoscere i sei insegnamenti orientali della Dottrina del corpo del kriya yoga, i sei Sacramenti dell’Anima del Kundalini yoga e le sei Iniziazioni dell’Arte della percezione trasmesse dalla Shakti kundalini del Guru, indispensabili per infondere nell’anima il coraggio e la fiducia di poter andare oltre le limitazioni dell’ego, le difese dell’identità, le risorse mentali dell’individualità, i privilegi dalla personalità ed evolvere nell’autentica coscienza del mio Figlio Unigenito, il Se Assoluto, il Perfetto, il Siddha, fatto della stessa sostanza del Padre e della Madre”.

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LXI Madre di Misericordia: Compassione, Esperienza e Beatitudine del Se universale

Avvocata Nostra: Coscienza dell’anima Percezione creativa Immaginazione alchemica

Immacolata Concezione: Creatività istintiva, Conoscenza diretta Coscienza in azione

Filosofia alchemica

Arte alchemica

Purezza di cuore

Povertà di spirito egocentrico

Vergine Maria La mente alchemica Salve Regina Salve Regina, Madre di Misericordia,Vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, esuli figli di Eva; (figli della Madre biologica) a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. (l’anima) Orsù dunque, Avvocata Nostra, (coscienza, immaginazione e percezione) rivolgi a noi (puri di cuore e poveri di spirito) gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, (il cuore creativo) il frutto benedetto del tuo seno. (l’intelletto dell’anima) O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. (la mente intuitiva che si ripone nel calice del cuore)


Emblema LXI RIPORRE LA MENTE NEL CUORE CREATIVI DI

GESÙ

Le parole non erano scaturite da una apparizione celeste e nemmeno da una visione medianica con le sfere divine. Albrecht le aveva insegnato che il potere della Madre spirituale è di tradurre in parole, immagini, simboli e allegorie di sintesi ciò che l’anima aspira conoscere esprimendo le parole e le preghiere del cuore. Uscendo (esiliando) dal corpo fisico, la Regina del cielo attrae a sé le esperienze, le conoscenze e i beni materiali che sono indispensabili all’anima del ricercatore per progredire nel sentiero spirituale. L’intenso scambio di informazioni, di conoscenze e di suggerimenti che avviene tra individui di diversa formazione, cultura e fede avviene sia su un piano concreto e sensibile, sia un piano astratto e sovrasensibile. Marta desiderava ardentemente conoscere il significato dell’emblema che aveva trovato sulla medaglietta votiva della Madonna di Vicenza e Albrecht, nei panni di Madre di Misericordia, agiva nella commessura dei due emisferi cerebrali per incrociare le parole della preghiera con le linee di forza dell’emblema. Non c’era nulla di trascendente in questo processo di rivelazione delle verità nascoste, ma tutto era agito dall’interno per intercessione della Regina Madre, essenza della circolazione dell’energia spirituale all’interno del Vas alchemico del cranio. “L’Assunta in cielo cerca la verità e la trova nell’etere di coloro che sono i maestri spirituali di oriente e di occidente, mentre la Regina del cielo attrae a sé la conoscenza dei cercatori di verità, degli illuminati e dei realizzati che affrontano o hanno affrontato le esperienze della trasformazione della coscienza e di metamorfosi dell’anima. Il reciproco scambio avviene così sottilmente che la maggior parte dei casi si verifica una coincidenza di vedute, di analisi, di partiture e di parole in cui non è più possibile discriminare chi sia stato l’autore e chi la musa ispiratrice. Nel mondo spirituale non esiste possibilità di un conflitto di interessi o di richieste di diritti d’autore poiché il mutuo riconoscimento tra il Maestro e il Discepolo, tra la Madre spirituale che ispira e il Figlio alchimista che sperimenta, è chiaro ed eloquente. E’ l’intenso desiderio dell’ego del discepolo di conoscere le verità nascoste e la grazia della sua anima di esprimere una devozione sublime che attiva nella Madre spirituale del Maestro il potere di dispensare la Shakti Kundalini della vera conoscenza, le tre fiamme del Fuoco celeste della Pentecoste. Una persona apprende dagli altri ciò che non sa fare da sola per cui solo la Grazia di un vero maestro è lo strumento della redenzione, compiaciuto solo quando il discepolo conquista la perfezione nella conoscenza dell’Arte e si fonde con lui, nella medesima sostanza spirituale che è pura coscienza. Che cosa sia concretamente la Grazia del Maestro o la Kundalini Shakti del Guru è difficile da spiegare a parole, ma non per questo l’Alchimista ha rinunciato a descrivere in immagini le linee di forza dell’energia spirituale che converge verso un centro di conoscenza di straordinaria Forza, Potere e Bellezza. Osserva come la Emme acquista forza espressiva e vitalità inserita nell’ottagono dell’anima, simbolo di una possibile illuminazione della coscienza tramite la conoscenza diretta della verità a cui si può accedere risvegliando nel cuore il potere della Madre spirituale di nutrirsi dell’Aura del Maestro, il Cristo della Trasfigurazione. Il cercatore di verità che medita, contempla e si assorbe completamente nell’oggetto dell’ amore/conoscenza accende la fiamma del ‘cuore creativo di Gesù’, metafora di uno stato di intensa focalizzazione del desiderio/coscienza dell’anima nel riporre la mente nello scrigno segreto in cui avviene ogni esperienza di trascendenza, di superamento delle limitazioni biologiche, di rivelazione, di sincronicità, di affinità, di coincidenza, di chiaroveggenza, di estasi e di indescrivibile contentezza. Come un dolce nettare l’Elixir scende dall’alto riempiendo il calice di pura beatitudine”.

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LXII

“Una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo e la luna sotto i suoi piedi� (Apocalisse 12,1)

Annibale Fontana, 1580 Candelabro in bronzo - Altare maggiore della Certosa


Emblema LXII

REGINA MADRE E DONNA DELL’APOCALISSE (LA CHIAROVEGGENZA DELL’ANIMA) Marta osservava l’emblema cercando di sincronizzare ciò che la mente stava elaborando autonomamente con i simboli che le apparivano davanti agli occhi in sequenza non casuale. L’immagine scolpita sulla porta della prima basilica costruita nel 1428 raffigurava la Vergine circondata da dodici stelle. La statua della Madonna invece esaltava l’ampiezza del mantello in grado di proteggere tutti i figli dell’Arte Alchemica, mentre altre immagini la rappresentavano nel gesto di schiacciare il serpente del male o di calpestare una falce di luna rovesciata. Anche a Certosa aveva rintracciato i simboli della Donna dell’Apocalisse, allegoria della definitiva liberazione dell’anima mistica dall’orgoglio di conquistare da sola, nell’ascesi individuale, l’illuminazione della coscienza. “La Donna dell’Apocalisse schiaccia la presunzione dell’ego spirituale delle Chiese d’Occidente e d’Oriente di ritenersi le depositarie esclusive della rivelazione contenuta nelle sacre scritture con cui si dispiega il potere taumaturgico della fede. La Donna dell’Apocalisse calpesta la superbia dei guaritori spirituali, dei veggenti e dei profeti di sventure che utilizzano i poteri mentali della falce lunare, per imporre un sottile dominio sulle anime in evoluzione, considerate dall’Alchimia spirituale sacre e intoccabili come le vacche indiane. Che cosa può trasmettere una simile Donna se non la radiante compassione del cuore e l’ esperienza dell’unica verità che emana dalla realizzazione dell’Unus Mundus tenuto fra le mani del Bambino? Madre di Misericordia per coloro che cercano la Giustizia divina; Madonna del Rosario per i cercatori della verità e infine Maria delle Grazie per coloro che desiderano di migliorare se stessi, la Donna dell’Apocalisse illumina nell’etere le parole, le opere e le esperienze delle dodici stelle, simbolo delle dodici anime alchemiche che vivono nel mondo reale di tutti i giorni l’esperienza della metamorfosi nella coscienza solare. Il suo ampio mantello protegge tutti, senza distinzione di cultura, di nazionalità, di ceto sociale o di razza. Ad ognuno concede con generosità ciò che la sua anima ha bisogno. Sia esso un sostegno economico per continuare senza angoscia l’evoluzione delle energie femminili nell’amore, nell’intelligenza e nella sapienza dell’anima, oppure le Verità dell’Arte alchemica, essenza stessa della Religione del Se Testimone. A chiunque dispensa il dono dell’esperienza della trasformazione della libido in amore del Cristo e della metamorfosi dell’anima nell’intelletto translogico dell’Assunta. Attraverso la luce della sua corona in cui è contenuta l’essenza degli insegnamenti alchemici, la Donna dell’Apocalisse sovverte gli equilibri precostituiti e calpesta il Male radicale occultato nella natura umana, irradiando il sole raggiante dell’intelletto dell’anima. Celebrando la trasformazione della coscienza egocentrica nei sentimenti del cuore la Madonna del Rosario dispensa la Comunione quotidiana dell’anima con il cibo spirituale della coscienza alchemica illuminata dal Figlio, cioè da colui che affrontò le tre croci della trasformazione della Madre biologica nella Madre spirituale. All’interno dei due calici a forma di cuore vi è contenuto il fiele/cinabro del Corpo e l’elixir/ambrosia del Sangue di Cristo, sintesi delle esperienze in grado di illuminare la coscienza di chi, attraverso la meditazione, la contemplazione e l’assorbimento in sé, prenderà dimora nella mente del cuore. Chi avrà la perseveranza di meditare sulla natura dei sentimenti della Vergine, la volontà di contemplare la bellezza dell’anima della Madonna e il desiderio di assorbirsi nelle opere della creatività dell’Alchimia spirituale potrà entrare facilmente nel Regno dei Cieli, allegoria della perfezione certosina della coscienza del Cristo Redentore, testimone della beatitudine del gioco della coscienza della Vergine Maria”.

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LXII

Albrecht Dürer, 1511 Adorazione della Santissima Trinità


Emblema LXII

LA TRINITÀ DIVINA CELESTE E L’UNITÀ DIVINA TERRESTRE Vienna, 8 Dicembre 2004. Tra un concerto e l’altro Marta aveva ritagliato il tempo per entrare al Kunsthistorisches Museum. Erano passati tre mesi dal viaggio in Italia e la curiosità di esplorare il segreto linguaggio dell’Arte alchimica non si era sopita, anche se gli impegni di lavoro avevano contribuito a diradare notevolmente la sapiente presenza di Albrecht nella meditazione quotidiana. Si diresse subito di corsa nella sala in cui era esposta l’Adorazione della Santissima Trinità, spinta da una incomprensibile fretta, come se qualcuno fosse lì ad aspettarla da molto tempo. Davanti al dipinto Albrecht non si fece attendere. “Osserva le linee della composizione, non sono state fatte a caso.” Marta cercava di rintracciare nella grande V delle nuvole che circondavano la croce gli elementi di un diagramma, di un gioco di linee, di tagli obliqui o di intersezioni, così come era avvenuto inglobando l’immagine della Madonna del Rosario all’interno dell’ottagono. “Hai ancora al collo la medaglietta votiva della Madonna Berica?” Marta prese fra le dita la piccola effige della Madonna che aveva appeso alla catenina d’argento e osservò l’emblema: in effetti la grande V poteva diventare la grande M. Poi osservò meglio dove la V formava il vertice inferiore. Un uomo senza volto, in ginocchio, vestito di azzurro era rivolto con le mani bene aperte verso l’osservatore. Marta vi riconobbe subito l’alchimista in grado di rinunciare all’ego del nome di nascita, all’identità della razza, della nazione o del ceto sociale e professionale e infine a ogni forma di identificazione con la cultura, la religione e i modelli di coscienza proposti dalla società, per assumere i panni celesti del sannyasin orientale o del discepolo occidentale e intraprendere il sentiero del ricercatore spirituale. “Un tale individuo, aperto alle vibrazioni del cuore, sensibile alla percezione degli occhi, attento alle intuizioni sottili della mente, è l’essenza del vero cercatore di Dio; è l’incarnazione della triade spirituale dell’uomo, ovvero il cuore, la mente e l’intelletto di Gesù, nell’Unità divina del Se, metafora della perfezione con cui l’androgino sintetizza corpo, anima e spirito nei tre cuori alchemici . Per tre volte la triade terrestre si fonde nei tre centri della coscienza di sè attraverso i tre anelli psichici illuminati dalla Vergine Madre in ascesa verso la sommità della testa. Per tre cicli di nove anni avviene la progressiva integrazione delle abilità del corpo, delle facoltà della mente e dei talenti dell’intelletto nella coscienza di essere diventato un Perfetto, un Certosino, un Sidhha o un vero Figlio di Dio e illuminare così il mistico numero 999, simbolo di Cristo, definito nella psicologia contemporanea come il Se transpersonale, come un “non ego” e quindi privo di volto, anonimo e invisibile agli occhi dei comuni mortali. La Coscienza del Se Transpersonale si incarna in ogni individuo solo al termine dei tre Atti dell’Opera Alchemica e cioè alla fine di un lungo tirocinio di esperienze esistenziali in cui l’alchimista tocca con mano le sette gioie e i sette dolori dell’anima di Maria, i sette livelli di coscienza che ogni mente può sperimentare nella consapevolezza quotidiana di sé e le sette dimensioni della percezione alchemica, espressione più elevata dei poteri dell’intelletto dell’anima di penetrare nel mondo invisibile delle frequenze eteriche, nello spazio silente della luce in cui l’anima alchemica incontra lo Spirito vivificante, la Shakti, lo Spirito Santo in grado di illuminare l’Unità divina, la scintilla del Dio Interiore. Osserva ora le immagini che l’alchimista illumina sopra la sua testa, attraverso lo spettro di frequenze delimitate dall’apertura a imbuto della percezione translogica conquistata attraverso lo studio dei simboli dell’Arte

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LXII


Alchecmica”. Marta osservò con più attenzione i particolari: “Una specie fumo biancastro produce la visione della Trinità divina celeste. Hai forse rappresentato il fumo sacro che permette agli sciamani di comunicare con mondo trascendente?” “Osservazione pertinente. Ma l’Alchimia interiore non è una tecnica mentale di autotrasformazione e nemmeno un manuale di magia da consultare a proprio uso e consumo. Non è il fenomeno psichico dei veggenti, dei sensitivi o dei medium e nemmeno l’arte di canalizzare le voci dei morti, dei maestri o degli spiriti alieni alla terra. La vera alchimia scaturisce dall’amore dell’anima, dall’espansione delle energie femminili fino al limite delle proprie possibilità di pazienza, di tolleranza e di non violenza, dalla condivisone dei sentimenti del cuore in grado di cesellare, giorno dopo giorno, la consapevolezza profonda di proiettare il raggio della compassione, sintesi di consapevolezza dei sentimenti altrui, di comprensione umana e coscienza attiva. L’alchimia interiore non è un folle suicidio e nemmeno un ripiegamento nelle certezze mistiche delle anime evolute, ma opera trasversalmente affinchè la mente diventi pura, libera dai pregiudizi, dai falsi profeti, dai mercanti spirituali, dai venditori di souvenir della nuova era e dai dottori dell’anima. La coscienza del Padre celeste vibra attraverso le frequenze verde opaco del mantello che avvolge la croce, simbolo di una protezione divina che salva l’alchimista dalle truffe, dagli inganni e dalla mistificazione della realtà e della verità. La metamorfosi dell’anima produce l’inversione dei poli magnetici all’interno del corpo fisico e la vera trasformazione della Madre biologica in Madre spirituale. Ora che ti ho svelato l’Arcano, rifletti sulle mie parole. Ciò che hai appreso frequentando l’Arte Alchemica e meditando nei Santuari della Madre ti tornerà prezioso quando dovrai discriminare il vero dal falso, il giusto dall’iniquo, l’utile dal dannoso. Sappi che l’evoluzione dell’anima nell’amore disinteressato, nella generosità senza limiti e nella fiducia trascendente nelle parole dei veri maestri genera una ulteriore trasformazione della coscienza di sé in volontà di portare la Santissima Trinità divina celeste nell’Unità divina terrestre. La Volontà di Dio non è esterna al tuo Se, ma è la quintessenza stessa del Se. Vivi felicemente la vita qui e ora condividendo il pane quotidiano con chi diventa cosciente di incarnare l’anima in evoluzione e, come te, esprime istintivamente le qualità, i desideri, le speranze e le utopie razionali delle anime che, come te, hanno appreso l’Arte di guardare in faccia la realtà, di percepire le verità occultate dall’Ego Mundi e infine hanno compreso l’esistenza di una Verità Assoluta che calpesta il Male radicale con l’Amore, la Bellezza, la Giustizia, la Lealtà, la Rettitudine, la Volontà di Bene e il potere illuminante del Se, l’Unità divina terrestre in grado di riportare sulla terra i valori, i sentimenti, le emozioni e le gioie del cuore. Lo Spirito Santo dell’Alchimia interiore è la terza croce della trasformazione del Se individuale nel Se universale, metafora linguistica per descrivere la perfetta identità della coscienza del Figlio unigenito con i principi della coscienza universale che rappresentano il vero patrimonio di conoscenza, di esperienza e di bellezza conquistate dall’intera umanità o dalla singola collettività attraverso le specifiche caratteristiche spirituali, culturali e sociali dei gruppi. La Luce della Grazia più pura d’Occidente e il Fuoco Celeste dei dei Maestri d’Oriente aleggia nell’etere attraverso sottili vibrazioni che penetrano nella corona d’oro di Maria Assunta, simbolo dell’anima che riconosce dentro di sè l’eterno divenire della coscienza individuale e collettiva pulsare nei battiti del cuore alchemico di ogni essere vivente, sintesi universale di ogni segreta speranza di gioia, dell’irrinunciabile rispetto per la vita umana, dell’assoluta comprensione dei conflitti e di una incrollabile volontà in un futuro di pace, senza barriere e senza confini”.

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Emblema LXIV

LA GRAZIA INTERIORE DEL DISCEPOLO E LO SPIRITO SANTO DEL MAESTRO “Otto x Uno?” “VIII: Ritorno al Paradiso” “Otto x Due” “XVI: Seguire le orme dell’Anima Mundi” “Otto x Tre?” “XXIV: L’Aurea degli alchimisti” “Otto x Quattro? “XXXII: Alchimia di Utopia e della Ragione in principi di coscienza” “Otto x Cinque?” “XXXX: Coscienza del corpo sottile” “Otto x Sei?” “XXXXVIIl: Il giusto dono di Sé” “Otto x Sette” “LVI: L’intuizione creativa” “Otto x Otto?” “ LXIV: Ricerca la Grazia interiore…..”. Marta si sentiva sul punto di piangere, un po’ per l’emozione di essere giunta alla fine del gioco e un po’ per il sollievo psichico ed emotivo di aver superato l’esame. Sembrava il gioco delle tabelline numeriche che il Maestro desidera ascoltare dall’allievo e invece la serie degli emblemi costituiva la sintesi degli insegnamenti che Albrecht le aveva impartito in soli nove mesi, dall’8 Marzo all’8 Dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, punto cruciale della metamorfosi dell’anima alchemica nella perfetta coscienza di essere diventata per se stessa “fonte di Grazia, di Amore e di Conoscenza” come amava esprimersi Albrecht. “Il discepolo può da questo momento iniziare a divulgare i principi della coscienza alchemica e divenire interprete delle sacre scritture, delle immagini religiose, delle esperienze dell’anima, dei sogni e dei desideri più intimi delle persone che incontra sul suo cammino. La Resurrezione dello Spirito di Cristo in Dio, metafora della coscienza universale che effonde da chi ha concluso l’ottuplice sentiero della metamorfosi dell’anima, deve essere testimoniata attraverso il preciso gesto di spezzare il pane e condividere, come il Cristo di Emmaus, le esperienze della trasformazione del corpo e sangue di Cristo nel pane e nel vino benedetto da Dio. Il Figlio diviene egli stesso cibo di salvezza e può diffondere l’insegnamento della verità di Dio attraverso le parole, le opere e le omissioni, poiché la sua anima è giunta a incarnare la coscienza di essere sia la fecondità creativa della Madre biologica, sia la potenza intuitiva della Madre spirituale. Non può esserci trasformazione nella coscienza del Figlio senza l’intercessione della Madre, della sua forza Mediatrice e del suo potere di innalzare le potenzialità dell’intelletto al disopra delle sfere celesti, affinchè sia libero da tutti i condizionamenti materiali, psicologici, mentali e karmici che rappresentano l’ultimo nodo da sciogliere per realizzare la Liberazione in Vita dalla miseria, dalla vacuità, dall’ignoranza e dalla mancanza del Dio interiore, fautore della fiducia trascendente in se stessi, della speranza ragionevole nel futuro e della incrollabile fede nel potere taumaturgico di Maria di cercare e trovare lo Spirito Divino, la Shakti universale, in qualunque parte del mondo o dell’Universo essa si trovi. Illuminare le preghiere è una prerogativa dell’Immacolata Concezione. A Lei il privilegio di invocare per tutti l’esperienza della Grazia interiore, di implorare Giustizia, Pace e Carità, di chiedere il Perdono, la Comprensione e il Coraggio di cambiare il tempo futuro per imboccare l’unico sentiero che porta a riconoscere il vero volto di Dio. A Te il compito di esplorare le verità nascoste nei simboli iconografici e nei simboli letterali; a Te l’onere di comprendere il significato profondo di ogni parola, di ogni gesto e di ogni sguardo dell’Anima Mundi. A Te l’onore di concepire in purezza di cuore le parole, le preghiere e i canti devozionali con cui annunciare l’avvento del nuovo Dio, non più disperso tra le nubi del cielo, ma più piccolo di un seme di sesamo, come è giusto che sia per tutti i secoli a venire. Amen”.


MAIA GRA “Ricorri a Maria. In Maria, infatti, c’è una umanità pura, pura non solo da ogni corruzione, ma pura anche per singolarità di natura. E senza alcun dubbio potrei affermare che anche Lei sarà esaudita per la sua dignità. Il Figlio certamente esaudirà la Madre e il Padre esaudirà il Figlio. Figliuoli, Lei è la scala dei peccatori, Lei la più grande mia fiducia, Lei la ragione di tutta la mia speranza. Perché dunque? Può forse il Figlio respingerla o mantenere un rifiuto? Può il Figlio non ascoltare o non essere ascoltato? Assolutamente no. “Hai trovato la Grazia” disse l’angelo “Grazia presso Dio”. Per nostra fortuna! Sempre Lei otterrà Grazia, ed è solo la Grazia di cui abbiamo bisogno. La Vergine saggia ricercava non la sapienza, come Salomone, non la ricchezza, non gli onori, non la potenza, ma la Grazia. Evidentemente è solo la Grazia che ci salva. Perché desideriamo altre cose fratelli? Cerchiamo la Grazia, cerchiamola per Maria, perché lei ottiene ciò che chiede e non può non essere esaudita. Cerchiamo la Grazia, ma la Grazia che è presso di Dio; Fallace è infatti la grazia presso gli uomini. Altri cerchino il merito, non sforziamoci di conseguire grazia. Perchè dunque? Non è forse segno di grazia che noi esistiamo? Senza dubbio è frutto di misericordia se noi non siamo stati sterminati. Chi noi? Noi spergiuri, noi omicidi, noi adulteri, noi ladri, noi che siamo, infatti, la spazzatura di questo mondo. Interpellate le vostre coscienze, o fratelli, e rendetevi conto che dove abbondò il delitto, sovrabbonda la grazia. Maria non ostenta il merito, ma ricerca la Grazia.” San Bernardo abate, dai “sermoni”

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COMMENTI

Emblema XV Un rospo succhia il latte dal seno destro della donna, simbolo del nutrimento che l’anima offre senza discriminazione a chi crede di poter compiere la trasformazione alchemica della libido sessuale del rospo nell’amore, nella creatività e nella coscienza del principe sfruttando le risorse, le facoltà e le intuizioni della donna. Emblema XVI L’Anima fecondata dallo Spirito alchemico cammina sotto il chiaro di luna portando con se la ricchezza interiore conquistata espandendo le qualità femminili (i fiori), la consapevolezza dei sentimenti cognitivi (la frutta) e la comprensione delle opere di coloro che incarnano lo Spirito del Tempo (il nastro legato alla nuca). L’Anima Mundi porta in grembo il Figlio, metafora dell’ Opera in grado di illuminare il cammino di chi cerca la luce della verità.” Emblema XVII Commento dell’autore: “Se un piccolo animale ha allattato eroi tanto grandi, quanto sarà grande colui la cui nutrice è il globo terrestre?” Giove, dio della saggezza e dell’esperienza della conoscenza filtrata dal linguaggio dell’anima, è allattato dal latte di una capra, metafora della razionalità intuitiva dell’emisfero destro. Romolo e Remo, fondatori di un nuovo ordine mondiale occidentale in cui è preminente il ruolo della percezione speculativa e il contenimento della libido individuale ad opera delle leggi, sono allattati dal latte della lupa, metafora dell’incessante pulsione dell’intelletto di voler dominare il mondo con la razionalità scientifica caratteristica dell’emisfero sinistro. Quanto grande sarà colui che è allattato dal latte prodotto simultaneamente dai due emisferi? Figlio dell’intelletto dell’anima il nuovo eroe sintetizza le facoltà razionali dell’intelletto occidentale con l’intuizione, la deduzione e l’induzione dell’anima orientale, nutrendo lo spirito di ragione e sentimento, di filosofia e psicologia, di Arte e Scienza, di fantasia e immaginazione, di immagini e contenuti di coscienza . Emblema XIX Metamorfosi dell’anima nei tre gradi del divenire indotti dallo spirito alchemico di Zefiro, l’angelo della consapevolezza di sé. L’anima psichica della ninfa Clori evolve attraverso le esperienze della Primavera delle emozioni e delle sensazioni nei sentimenti nell’anima razionale di Venere pudicas, allegoria della mora-

le che scaturisce dai sentimenti cognitivi. Emblema XX L’immagine descrive allegoricamente le facoltà creative dell’immaginazione alchemica. Esprimendo creativamente i desideri della donna interiore, l’artista si unisce in matrimonio con l’intelligenza critica che si prenderà cura del figlio che porta in grembo, metafora della nascente coscienza di incarnare i principi, i valori e i sentimenti dell’anima metamorfica. Il vescovo , simbolo della sapienza alchemica, celebra così l’unione tra il corpo sottile di matrice femminile e il corpo fisico di matrice maschile nel sacramento della Percezione. L’espansione della sensibilità percettiva e della coscienza di sè fa emergere nell’artista l’intuizione dei sentimenti dell’anima e la comprensione dei desideri cognitivi. La percezione sottile degli elementi che costituiscono la realtà sancisce l’alleanza del cielo, metafora del mondo invisibile e impalpabile delle immagini e delle vibrazioni, con la terra ispirando così le opere dello Spirito del Tempo, lo Spiritus Mercurialis che vibra nella luce del sole di chi vive con passione il tempo presente. ed elabora, crea ed inventa la realtà quotidiana con immaginazione, fantasia e ispirazione trascendente. Emblema XXII La Regina impugna i tre gigli che descrivono la conclusione dell’opera di metamorfosi dell’energia psichica femminile nell’amore dell’anima, nella consapevolezza dei sentimenti e nella conoscenza dei valori morali e dei principi etici.(corpo astrale). Il Re impugna invece lo scettro simbolo dell’avvenuta trasformazione delle pulsioni istintive in consapevolezza della libido e comprensione di nutrire l’amore per l’anima dei figli, della donna e dell’Anima Mundi. (corpo mentale) Il matrimonium coeleste tra il corpo astrale della Regina e il corpo mentale del Re canalizza le opere dell’Arte alchemica (aurea apprehensio) L’aquila, simbolo della percezione trascendente, riporta sulla terra la stella della sapienza dell’Alchimia in grado di fondere la creatività maschile del corpo fisico e la creatività femminile del corpo sottile. Corpo e mente, talento e intuizione, intelletto e anima si fondono in una unica sorgente creativa che emana dalla bocca del Leone, allegoria della compiutezza spirituale dell’androgino, il Cristo Redentore dell’alchimia spirituale religiosa. Emblema XXIV Commento: “Fa splendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericor-


dia” (salmo 31)“ Nessun colpo cadrà sulla tua dimora. Egli darà ordine ai tuoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi.” (salmo 91) Emblema XXVI Il simbolo di sinistra precisa che la trasmutazione dei fattori mentali nell’intelligenza translogica dell‘alchimista avviene collegando l’istinto creativo del Leone con l’istinto di conoscere le verità occultate nelle trame della realtà che caratterizza la natura dello Scorpione, simbolo dell’introversione della libido sessuale in desiderio di elevazione del potere materiale e spirituale. Lo Scorpione Alchimista può così iniziare la Grande Opera (il quadrato) e sedimentare nella memoria il sale delle esperienze cognitive che lo condurranno a utilizzare le facoltà creative e cognitive dei due emisferi cerebrali. Nel terzo grado di espansione della superficie della tela, il ragno ad otto zampe (l’Arte Alchemica) stimola la mente ad allargare la banda delle frequenze percepite dalle orecchie fino a intrecciare i fili neurologici di entrambi gli emisferi con le informazioni provenienti dal mesencefalo in cui si riflettono e si fissano le immagini provenienti dalle pupille. L’alchimista acquista il potere sensoriale della chiaroudienza, della chiaroveggenza e della telepatia (la stella) che rappresentano l’esito tangibile del processo di illuminazione della mente ad opera dello Spiritus Mercurialis, simbolo della Coscienza alchemica che si espande in otto stadi, come le fasi lunari in rapporto al sole o le otto zampe pelose del ragno. Emblema XXXII Arnaldo da Villanova, il presunto autore del Rosarium philosophorum, indica la coppia esclamando: “La pietra si ottiene dal matrimonio di Gabricus e Beya” Realizzando l’alchimia con il corpo astrale femminile e conquistando la sintesi di ragione e sentimento Gabricus chiede di unirsi alla Regina Beya e di essere accettato come padre (intelletto intuitivo), figlio (mente emotiva) e amante (corpo creativo). Congiungendo le mani all’interno dell’anello, simbolo del matrimonio celeste dell’anima con la coscienza, della luna con il sole, Beya accetta di concepire il figlio del vero amore e non esita a nutrire l’alchimista di vitalità, intuizione logica e creatività di sintesi. L’alchimia delle energie maschili e femminili genera i tre anelli

di evoluzione spirituale e i tre gradi di calore indispensabili per ottenere la Pietra filosofale. In questo secondo atto del Magistero Gabricus, metafora della volontà di trasformazione, mantiene aperto il cono dell’athanor, della fornace alchemica del corpo fisico, situato sulla sommità del capo, allegoria della rinuncia all’ego dell’intelletto razionale e dell’apertura della mente agli insegnamenti spirituali emanati dal fuoco celeste degli artisti e dei filosofi . Emblema XXXV Durer raffigura Lucrezia nel gesto di trafiggersi con il pugnale piuttosto che sopravvivere al disonore di essere stata violentata da Sesto. L’immagine di ispirazione mitologica non è fin a se stessa ma descrive l’arresto improvviso dell’espansione delle energie femminili e il progressivo inaridimento delle facoltà creative dell’anima. Il prosciugamento della fonte vitale, della creatività e della volontà di evolvere, oppure il congelamento delle risorse interiori causato dall’incapacità di strutturare un ego sufficientemente forte e sicuro da opporsi alle pulsioni istintive altrui, equivale a un suicido, a una morte prematura della coscienza di sé che evolve nel grembo di chi si riconosce figlio della Vergine Madre. Trafitta nell’addome, nella parte destra del corpo, dal pugnale della malinconica consapevolezza dei limiti dell’anima di conquistare una reale fiducia nelle proprie risorse creative e intellettive, Lucrezia sceglie la via del suicidio e si eclissa dalla vita, così come la razionale utopia degli alchimisti cede il passo all’irrompere di un nuovo mondo di eroi senza anima. Durer è consapevole di essere l’ultimo depositario della sapienza iniziatica all’Arte alchemica. Per quasi due secoli l’arte di trasformare se stessi e il mondo con l’esperienza creativa si era trasmessa in Italia da maestro a discepolo senza interruzione. Per molti anni, dal 1330 al 1490, il potere dell’intelletto dell’anima di comunicare per simboli, allegorie e metafore il processo di metamorfosi e di trasformazione dei sentimenti del cuore in fede, speranza e volontà di bene, aveva sostenuto l’evoluzione della coscienza collettiva. A cavallo del 1500 l’Umanesimo dell’Anima alchemica si conclude definitivamente e cede il passo al rinascente ego occidentale.

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L’ARTE ALCHEMICA

FUOCO CELESTE Metamorfosi dell’anima attraverso gli itinerari della percezione. Da Dürer a De Chirico

FUOCO ALCHEMICO Evoluzione della percezione occidentale nelle opere degli artisti dal 1330 al Novecento

FUOCO SEGRETO Gli Emblemi della coscienza dell’anima nelle immagini dell’Arte, dall’Alchimia naturale alla Grande Opera




PIETRO NEGRI EDITORE Corso Palladio, 179 36100 Vicenza

stampa Grafiche CorrĂ srl S. Bonifacio (VR) Finito di stampare nel mese di novembre 2004 Printed in italy


I proventi che si ricavano per questo libro - per il quale non si richiedono diritti d’autore verranno impiegati per la ristampa dell’opera. c 2004 PIETRO NEGRI EDITORE Corso Palladio, 179 36100 Vicenza Per acquisti e prenotazioni inviare richiesta all’indirizzo della Casa Editrice oppure all’e-mail: .pn.postesasso@tin.it


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