Museo Hermetico n.4/2014

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MUSEO HERMETICO E M B L E M I

D E L L A

C O N O S C E N Z A

L’ARTE DI AFRODITE Amore e conoscenza Eros e Amor Sensazione e Immaginazione Emozione e Intuizione LA PSICOLOGIA ALCHEMICA La percezione alchemica L’anima alchemica L’inconscio alchemico AMORE E PSICHE Dall’inconscio psichico all’inconscio cognitivo PREMIO PSICHE Creatività trascendente Creatività supercosciente PREMI ARTE ALCHEMICA Caravaggio: Il segno psicologico Brueghel: Il segno simbolico Giorgione: Il segno filosofico Tiziano: Il segno archetipico EMbLEMI Botticelli Tiziano Giorgione Bosch Michelangelo Leonardo Durer Lotto Caravaggio Trattati Rinascimentali

Q4 Q D A N

U A D E R N I E L L ’ A R T E L C H E M I C A . 4 / 2 0 1 4



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MUSEO HERMETICO E M B L E M I

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C O N O S C E N Z A

“Bisogna uscire dalla natura umana per entrare in quella della coscienza alchemica Universale. Allora verrà a te il Leone Verde” Leo Viridis Invictus

Editoriale del 29.11.2014 Sono trascorsi sette anni dalla pubblicazione dei primi tre Quaderni dell’Arte Alchemica. Nelle intenzioni dei curatori i primi 4 volumi avrebbero dovuto completare la narrazione illustrata della Grande Opera immaginata dagli alchimisti rinascimentali che si dispiega attraverso l’Opera al Nero, al Rosso, al Giallo e al Bianco. Nessuno avrebbe immaginato che la preparazione del quarto volume dedicato all’Opera al Bianco sarebbe stata così laboriosa e impegnativa, ma come avevano scoperto gli alchimisti, a un certo punto dell’Opera, qualunque essa sia, è necessario affrontare il Leone verde, imbiancare lo zolfo e riflettere sulle illusioni del cuore. Come scrive Hilmann, “il nostro leone infuria, e il nostro solfo brucia; il nostro sangue è divorato dai leoni. Perciò noi non possiamo lasciar scatenare il nostro furore estetico nella sua forma elementare, ma è necessario illuminare il colore di Afrodite, il verde ardente in grado di provocare un imbiancamento del cuore”. Occorreva quindi dissolvere ogni illusione di aver compreso l’Opus alchemico nel suo complesso e confrontarsi direttamente con le emozioni provate dagli artisti durante la realizzazione delle immagini. Dal 2011 ad oggi sono state portate a compimento quattro edizioni del Premio di Afrodite con l’intenzione di comprendere il significato artistico dell’imbiancamento dell’immaginazione intuitiva (lo zolfo giallo) descritto da Hillmann: “Rendere bianco il cuore è un opus contra natura. Ci aspettiamo che il cuore sia rosso come il suo sangue naturale, verde come la speranza del suo desiderio. Questa operazione sul cuore trae origine da paradosso, rappresentato dallo zolfo, di una immaginazione prigioniera nel suo zolfo, che divampa e si coagula nel medesimo istante, di una immaginazione fusa nel suo desiderio e il desiderio fuso nel suo oggetto; e di una himma (il succo dell’immaginazione) accecata, incapace di distinguere tra sentimento e immagine, tra immagine eoggetto, tra oggetto e oggetto, tra vero immaginare e illusione”. Per sette anni i curatori hanno provato a classificare e distinguere tra le diverse immagini generate dall’inconscio creativo e, solo al termine di questa ultima prova, si sono accorti di aver “applicato” incosciamente i principi dell’Arte Verdescente ispirata dall’archetipo di Afrodite. Il Leone Verde descrive infatti quel processo di illuminazione della percezione discriminante che permette di “uscire dalla natura umana per entrare in quella della coscienza alchemica Universale”, costellata dagli archetipi e dai modelli di illuminazione del Sè (le sette stelle). Diego Velazquez


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Quaderni dell’Arte Alchemica Q4: OPERA AL BIANCO

ARTISTI ALCHEMICI 2014 PREMIO PSICHE: L’INCONSCIO ALCHEMICO PREMIO ARTE ALCHEMICA: IL SEGNO HERMETICO -

L’INCONSCIO PSICHICO creatività trascendente

L’INCONSCIO CREATIVO creatività trascendente

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività trascendente

artisti: 1. Serra Alessandro 2. Franco Luca 3. Raineri Fernanda 4. Tridente Antonia

artisti: 1. Volpe Paolo Edoardo 2. Primucci Tiziana 3. Bo Barbara 4. Di Zavattaro Daniela

artisti: 1. Troisi Federica 2. Di Guardo Diego 3. Lugli Alessandra 4. Borruso Caterina

5. 6. 7. 8.

5. . Lucio Frasson 6. Cocco Samoa 7. Gellini Giulia 8. Zeminian Christiane

9. Veliciu Petra 10. Teodori Sandra 11. Serina Irene 12. Giuranna Fabrizio

5 Dal Forno Mariano 6. Kraja Gjon Jon 7. La Neve Marcello 8. Meloni Franco. . 9. Nanda Rago 10. Bonanni Massimo 11. Mastronardo Silvio 12.. Pisciotta Federico

L’INCONSCIO PSICHICO Creatività supercosciente

L’INCONSCIO CREATIVO creatività supercosciente

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività supercosciente

artisti: 1. Bonaccorsi Claudio 2. Ferrarini Fabio 3. Stiaccini Enrico 4. Cosenza Gianluca

artisti: 1. Fabjanic Antonia 2. Esposito Maria Rosaria 3. Petroff Viorica 4. Ramero Pietro

artisti: 1. Crotti Osvaldo 2. Fileni Giorgio 3. Rizzo Antonella 4. Albertini Stefania

5. D’Andrea Leandra 6. Castiello Mario 7. Accorsi Stefano 8. Leonori Elisa.

5. Baldoin Diego 6. Santucci Adalgisa 7. De Bernardi Silvano 8. Kabar Vivien

5 Gianfermi Eleonora 6. Amistani Marta 7. Ciani Marco 8. Nuzzoli Camilla

09. Sakach Ana 10. Serrano Nunzia 11. Cagnoli Valeria 12. Colletti Maria

09. Ciani Marco 10. Toffoli Enrica 11. Coli Deborah 12. Cecìle Dumas

09. Pellicciari Laura 10. Fontanelli Mauro 11. Giordani Annarina 12. Giganti Caterina

Crotti Giulia Rivera Guillermina Costantino Ariana Scarano Nunzia

9. Pellicciari Laura 10. Grunska Natali 11. Lamesi Elisa 12. Caggianello Luciano


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Arte Alchemica contemporanea

Premio Afrodite 2014 Sommario 05 INTRODUZIONE 06 AMORE E CONOSCENZA 08 IL PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE 10 IL PRINCIO DI INDIVIDUAZIONE 12 LA FUNZIONE TRASCENDENTE 14 LA FUNZIONE SUPERCOSCENTE

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’inconscio è la storia non scritta dell’uomo da tempi immemorabili; la formula razionale può bastare al presente o all’immediato passato, ma non all’esperienza umana che, nella sua totalità, esige quella più ampia visione che solo il simbolo può dare. Se questo manca, la totalità dell’uomo non è rappresentata nella coscienza, e l’uomo rimane un frammento più o meno casuale, una coscienza parziale suggestionabile, in balia di tutte le fantasie utopiche che usurpano il posto vuoto dei simboli” (Carl Gustav Jung)

16 EMOZIONE E IMMAGINAZIONE 22 INTUIZIONE E DISCRIMINAZIONE 24 L’ANIMA ALCHEMICA 26 L’INCONSCIO ALCHEMICO 28 AMORE PSICHE 30 PREMIO PSICHE 56 IL SEGNO DI HERMES 60 PREMI ARTE ALCHEMICA 66 PREMIO CARAVAGGIO 70 PREMIO BRUEGHEL 74 PREMIO GIORGIONE 78 PREMIO TIZIANO

EMBLEMI Lotto: “La sublimazione” Botticelli: “Venere e Marte” Botticellii: “Allegoria della Primavera” Tiziano: “Flora” Lorenzo Lotto: “Castità” Lorenzo Lotto: “Venere e Mercurio” Botticelli: “Nascita di Venere” Caravaggio:”Conversione di Saulo” Velazquez: “La fucina di Vulcano” Caravaggio.”Salomè” Tiziano: “Amor sacro e profano” Bosch: “Storie della Passione” Tiziano: “Concerto campestre” Picasso:“Les demoiselles d’Avignon” Tiziano: “Allegoria delle Tre Età” Tiziano: “Festa campestre” Tiziano: “Venere allo specchio” Tiziano: “Venere di Urbino” Tiziano: “Venere e l’organista” Tiziano: “Venere di Dresda” Giorgione: “La tempesta” Giorgione “I tre filosofi” Leonardo: “Cecilia Gallerani” Leonardo: “Lucrezia Crivelli” Leonardo: “Ginevra Benci” Michelangelo:”Genesi” Michelangelo:”Giudizio universale” Bosch: “Paradiso, Purgatorio e Inferno” Durer: “Adamo ed Eva” Canova: “Amore e Psiche” Canova: “Amore e Psiche stanti” Giorgione: “Lezione di Canto” Giorgione : “Doppio Ritratto”


EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Lorenzo Lotto “Sublimazione”

L’arte della sublimazione (Amor) delle emozioni in immagini (la fanciulla) illumina il processo di metamorfosi delle inibizioni inconscie e delle pulsioni egocentriche (i due satiri) in coscienza creativa (la pianta di alloro). Diventare il proprio Sè creativo non richiede di esercitare le facoltà dell’intelletto razionale (Scienza) o dell’intuizione mistica (Fede), ma procede dal dispiegamento dell’archetipo di Afrodite nella sua funzione cosciente (sublimazione), trascendente (immaginazione) e supercosciente (proiezione), “in quanto mediante queste funzioni vengono date quelle linee di sviluppo individuali che non potrebbero mai essere raggiunte per la via già tracciata da norme collettive” (Jung, Tipi psicologici, 1921).

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

S andro Botticelli: “Venere e Marte”

Introduzione Perchè i filosofi del rinascimento si definivano Artisti? Nei trattati del XV E XVI sec. i filosofi descrivono l’Arte come un processo di sublimazione, distillazione, separazione, digestione, purificazione e fissazione che si compie senza interruzione, giorno e notte, fino a che la sua sesta operazione non sia stata completata: allora soltanto quest’Opera riposa e onora il suo signore, l’uomo, che essa deve servire secondo il volere e la legge di Dio”1 (Basilio Valentino: Azoth) La prima fase dell’Opera si compie senza sforzo quando l’alchimista decide di contenere, inibire, reprimere e infine sublimare l’istinto di azione (archetipo di Marte) per esercitare l’istinto di riflessione (archetipo di Venere). Botticelli dipinge in “Venere e Marte” l’emblema che descrive il profondo legame, fecondo e creativo, esistente tra la percezione introversa peculiare delle donne e degli artisti (Venere vestita) e la capacità di contenere la pulsione per poter rimanere indifferenti agli stimoli fisici, psichici e mentali (i tre satiri sulla lancia) Privilegiare la riflessione (sensazione/intuizione) rispetto all’azione significa creare uno spazio tra stimolo e reazione che è all’origine della coscienza (sentimento/pensiero) e della crea tività alchemica (emozione/immaginazione) “Il fatto di poter trattenere la risposta motoria di fonte allo stimolo rafforza quell’interiorità che si costituisce nell’intervallo tra pulsione e soddisfazione, un’interiorità a cui la nostra tradizione ha dato il nome di coscienza.. grazie a questo contenimento è concessa all’uomo la possibilità di una vita contemplativa e di una vita estetica.” 2 A differenza dell’individuo che inibisce la pulsione primaria preordinata dagli istinti utilizzando la morale come tecnica inibitoria, l’artista compie infinite operazioni di sublimazione e quindi di trasferimento delle passioni del “cuore” sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa. “Usi, costumi, tradizione, educazione, morale, cultura sono tutte espressioni di quella tecnica inibitoria in assenza della quale l’uomo sarebbe disorientato tra l’eccesso di pulsioni e l’eccesso di stimoli che nessun codice istintuale provvede a limitare” 2 Tuttavia l’inibizione della pulsione vitalistica genera inevitabilmente la necessità fisiologica di una regolazione inconscia che produce effetti collaterali deleteri sia per l’individuo che per la 1. Basilio Valentino: Azoth 2. Umberto Galimberti: Psiche e Teccnè

società. Nel passato l’alchimista religioso si ritirava prudentemente in un ambiente chiuso e controllato come il monastero o il convento, oppure si isolava dal mondo divenendo un eremita, dedicando così la sua vita a perseguire la realizzazione dell’Opera attraverso il distacco dalle passioni e la rinuncia della libido, difficile da praticare e da portare a compimento se non attraverso il voto di castità e sacramenti di iniziazione. L’alchimista dell’Arte poteva invece vivere nel mondo e godere dei piaceri sensoriali, fonte inesauribile di stimoli, desideri e fantasie in grado di risvegliare la creatività generata dalla sublimazione dei bisogni e delle passioni in immagini estetiche e riflessioni filosofiche. Esistevano sostanzialmente due approcci diversi all’Arte di Afrodite che dipendevano dal “carattere” introverso o estroverso dell’alchimista. Per Leonardo, tenace difensore della “longhissima” Via Umida, si trattava di compiere la trasmutazione della mente grezza (mercurio vulgaris) attraverso l’alchimia dei sentimenti particolari (umori) in sentimenti individuali (i moti d’animo) e infine transpersonali (lo spirito di servizio e di sacrificio). L’alchimia dei sentimenti rappresentava di fatto la via psicologica alla trascendenza poichè innescava una naturale introversione della percezione che favoriva lo sviluppo dell’autoavvertimento psichico (Leda e il cigno), della propriocezione (Le Dame), dell’introspezione (La Vergine) e infine della contemplazione simbolica che dischiude alla sapienza alchemica (Sophia/Monna Lisa) Al contrario di Leonardo, Piero dela Francesca e poi Michelangelo affermavano invece la necessità di un approccio filosofico alla metamorfosi della psiche inconscia attraverso l’esercizio delle virtù cardinali: la Prudenza (funzione cosciente), la Temperanza (funzione trascendente), la Fortezza (funzione supercosciente) e la Giustizia (funzione discriminante), considerate le quattro tappe essenziali della Via Secca, più breve ma più rischiosa negli esisti finali. La sublimazione filosofica costituiva una tappa propedeutica per poi “distillare” la pulsione psichica in pulsione creativa (il furor creativo), “separare” la libido corporea da quella mentale, “digerire” gli insegnamenti religiosi e spirituali, “purificare” la percezione inconscia dagli aspetti deteriori della mente (pigrizia, arroganza, superbia...), e “fissare” le intuizioni supercoscienti generate dalla “mente ermetica” nelle immagini “archetipiche” in grado di “segnare” le tappe dell’individuazione (iniziazioni).

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Sandro Botticelli: “Allegoria della Primavera”

Amore e conoscenza Per gli alchimisti l’essere umano è dotato di un apparato di ricezione psichico, sensoriale e intuitivo della luce visibile e invisibile (Archetipo di Venere), e di un apparato mentale di traduzione dell’informazione corporea (sensazioni, emozioni e intuizioni) in immagini, parole e forme-pensiero (Archetipo di Mercurio). La retina dell’occhio recepisce l’intero spettro di luce, ma solo le frequenze medie sono decodificate dalla coscienza dell’Io, mentre altre informazioni collocate nello spettro di luce definito onde lunghe (infrarossi) e dalle lunghe corte (ultravioletti), in cui sono potenzialmente attivi processi somatici e le immagini archetipiche, vengono trascurate in quanto non compatibili con l’istinto di adattamento. Alcune informazioni vengono automaticamente inibite e censurate a causa dei tabù, dalle limitazioni imposte dall’educazione e dall’inconscio personale, mentre altre vengono evidenziate in quanto funzionali alla realizzazione degli obiettivi definiti dal bisogno, dalla necessità o dall’ambizione. “La soluzione del problema scaturisce quindi, a mio modo di vedere, dall’accoppiamento tra l’informazione di base, fornita dalla realtà esterna attraverso la percezione, e le modalità di elaborazione interna al sistema che la riceve e la elabora, attivate e mobilitate in funzione degli obiettivi da raggiungere.” (A. R. Damasio: Emozione e coscienza) Il “rito” di accoppiamento “neurologico” tra l’archetipo di Venere e quello di Mercurio, descritto da Sandro Botticelli nell’Allegoria della Primavera, genera sia le “funzioni mentali” in grado di trasmutare la psiche inconscia in consapevolezza corporea, sia le “funzioni psichiche” capaci di accelerare i collegamenti tra l’apparato di ricezione e il cervello, l’organo in grado poi di offrire, tramite l’elaborazione delle informazioni ricevute, un significato alle parole, un senso alle immagini e un forma verbale al flusso delle sensazioni.

Nel dipinto di Botticelli sono rappresentate le tre funzioni di ricezione psichica (la ninfa Clori), sensoriale (Flora) e intuitiva (Venere Humanitas) e l’apparato di traduzione delle informazioni (Mercurio) che vengono trasferite al cervello sotto forma di sensazioni, emozioni e sentimenti (i moti dell’animo) per poi essere decodificate dalle funzioni prelogiche (le Tre Grazie) in Bellezza (emozione e immaginazione), Piacere (emozione e sentimento) e Castità (sentimento e conoscenza). Leonardo invece studia il funzionamento del cervello e formula una teoria dell’informazione psichica che deriva dallo studio sulla propagazione della luce nello spazio buio, per analogia assimilato alla progressiva apertura della percezione allo spettro di luce invisibile. Gli esperimenti sulla “luce costretta” a filtrare attraverso un piccolo foro, e poi sulla “luce diffusa”, lo conducono a ipotizzare l’esistenza di un apparato di elaborazione del flusso luminoso formato da “tre cellule” che trova riscontro nel funzionamento delle ghiandole situate nel sistema limbico. La luce che filtra dalla retina viene prima elaborata nella “cellula phantasmatica” (funzione prelogica), poi nella “cellula logistica” (funzione logica) e infine nella “cellula immaginativa” (funzione translogica). All’interno della “cellula phantasmatica” (la ghiandola dell’amigdala) avviene un processo di identificazione delle frequenze infrarosse collegate agli istinti primari che avvertono dell’imminenza di stati di pericolo oppure l’avvicinarsi delle perturbazioni provocate dall’eros (la Primavera) attraverso immagini che influiscono somaticamente sul piano degli umori, delle opinioni e dei giudizi conseguenti. Tuttavia l’amigdala, oltre a segnalare con secrezioni ormonali alla pituitaria la necessità di produrre adrenalina utile per scappare o lottare nelle situazioni di pericolo, svolge il compito di eccitare il psicosoma alterato dal demone dell’Eros. Le funzioni prelogiche generate dalle ghiandole collocate all’interno del sistema limbico, hanno il compito di regolare le

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Leonardo: “Le tre cellule “

Tiziano : “Flora”

sensazioni, le emozioni e i sentimenti sulla base degli scopi predefiniti dagli istinti e dall’inconscio psichico in cui sono riposti i modelli di comportamento sociali, culturali e religiosi. Nel momento in cui Eros fa emergere nell’apparato di ricezione psichico (la ninfa Clori) la pulsione a reagire, interviene il contenimento generato dall’istinto di riflessione (vento Zefiro) che nasce dall’inibizione all’azione (l’ipotalamo). Ciò permette di creare quell’intervallo tra percezione e azione che è all’origine della consapevolezza di ciò che accade qui e ora, e di trasferire la pulsione psichica sul piano della riflessione logica (l’ipotalamo) e translogica (il talamo) Questa facoltà di diventare coscienti nel momento presente e di accorgersi delle sensazioni suscitate dalle immagini, segna l’inizio di un processo di metamorfosi dell’emozione psichica (Clori) in emozione sensoriale (Flora) ed emozione intuitiva (Venere Humanitas). La triade delle funzioni psichiche, sensoriali e intuitive obbliga le funzioni logiche rappresentate dalle “Tre Grazie” a danzare “circolarmente” per dare forma, senso e struttura alla coscienza dell’Io, rappresentata simbolicamente dal caduceo che Mercurio agita sopra la testa per dissolvere i “fumi” dell’eccitazione (i calzari di Marte) Sentire e godere delle senzazioni (Aglaia), cogliere le emozioni e tradurle in creatività (Talia) e riflettere sui sentimenti corporei (Eufrosine), è l’essenza della funzione logica che ha permesso la civilizzazione degli istinti, il contenimento delle pulsioni e la sublimazione della libido in energia psichica e spirituale. Tale funzione, descritta da Sandro Botticelli nell’armoniosa danza delle tre figlie di Venere Humanitas, evolve attraverso la percezione infrarosse (Venere/Eros) che accendono, sul versante opposto degli ultravioletti, il “cuore alchemico” (Venere/ Amor), protagonista della trasmutazione delle emozioni in sentimento, immaginazione e intuizione, premessa della formazione della coscienza del Sè.

La traiettoria della freccia scagliata da Eros bendato trafiggerà il cuore di “Castità”, la funzione cosciente primaria che innescando l’introversione della percezione, stimola il metabolismo psichico, sensoriale e intuitivo delle emozioni e la loro trasformazione in istinto di riflessione e consapevolezza di sè. Dall’Allegoria della Primavera, intesa come stagione di massima ricezione delle frequenze infrarosse che risvegliano i processi biopsicosomatici presenti in ogni organismo biologico, si deduce uno schema di interpretazione del processo di trasmutazione della percezione (Venere) e dell’intuizione (Mercurio), in grado di rendere permeabile il cervello alla decodificazione alle frequenze ultraviolette (gli archetipi spirituali) Le donne hanno il vantaggio evolvere nella percezione emotiva che emerge dal cuore, di svelare la vera natura dei rapporti, di trasferire il conflitto psichico e sociale sul piano dei sentimenti morali, etici e spirituali e di intuire le verità nascoste sotto il “velo” delle frequenze infrarosse (Venere Humanitas), ma spetta all’Artista (Flora), collocato da Botticelli al centro della scena, sperimentare le potenzialità della funzione prelogica, logica e translogica di tradurre ogni emozione recepita dal cuore in segno, forma, immagine, simbolo, metafora, allegoria ed emblemi della conoscenza alchemica, il linguaggio con cui si manifesta lo Spirito del Tempo. Dal grembo di Flora (le ghiandole del sistema limbico) emerge un processo di sintesi logica delle emozioni (i petali di rosa) in opere che descrivono il godimento delle sensazioni emotive ed estetiche e l’esperienza dei sentimenti del cuore. Tiziano riprende il concetto espresso da Botticelli dipingendo Flora con i boccioli di rosa nella mano destra e tre dita aperte nella mano sinistra a suggerire i tre gradi di trasmutazione della pulsione creativa in Piacere, Bellezza e Castità, dove per Castità si intende la capacità di sublimare l’impulso alla soddisfazione immediata dei bisogni e dei desideri, premessa dell’amore e della conoscenza di sè.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Lorenzo Lotto: “Allegoria della Castità”

Il processo di individuazione L’Arte Alchemica è di fatto una straordinaria esperienza creativa di trasformazione della coscienza dell’Io nella coscienza del Sè (individuazione) che si compie per immagini, simboli, allegorie, emblemi ed esperienze di sincronità degli eventi (opere) e serendipità dei fenomeni (forme e contenuti simbolici), per cui a ogni modificazione della psiche corrisponde una esperienza emotiva e spirituale. Nell’Artista le immagini emergono spontaneamente allacoscienza quando la psiche è sollecitata dall’interno dal “triplice fuoco” alimentato dagli “istinti mentali” (archetipi della consapevolezza). Gli Artisti rinascimentali descrivevano tre stadi (opere) di trasformazione della coscienza, per cui occorreva immaginare l’esistenza di tre incubatori, chiamati “vasi” o “cuori”, capaci di generare “il fuoco” indispensabile per attivare le facoltà creative del Sè. Per realizzare processo di individuazione si distingueva la “Via Umida” da attuare attraverso un lentissimo processo di sublimazione, purificata da un lavoro costante sino alla combinazione finale della “materia” (istinti, pulsioni, libido) rigenerata con le sue ceneri; e la “Via Secca”, breve e difficile, perchè perchè per realizzarla occorreva un solo vaso (il cuore alchemico), una sola natura (la libido) e un solo “fornello (l’inibizione). Nel processo di individuazione ogni forma, rappresentazione e identificazione con l’Io deve essere bruciata, incenerita, dissolta e purificato nella sua sostanza: nella “Via Umida” l’artista evolvendo i “quattro umori, caratteri e temperamenti” procede a “dissolvere” le proprie rappresentazioni inconscie liberandosene sino a pervenire al Sè, l’identificazione dell’anima con la coscienza tranpersonale e universale. Nella “Via Secca” è la coscienza razionale dell’Io che deve “bruciare” le proprie rappresentazioni egoiche sottoponendosi alle prove generate dalla trasformazione della pulsione creativa (il leone rosso) in coscienza creativa (il leone verde), sino alla “putrefazione” dell’ego e alla realizzazione della “Pietra filosofale” (il Lapis

philosophorum), simbolo dell’intuizione supercosciente in grado di accedere all’esperienza degli archetipi della comprensione e della conoscenza che dischiudono alla realizzazione del “corpo adamantino”, il sostrato di coscienza cui si manifesta il Sè cognitivo. Per gli alchimisti orientali, ispirati dalla filosofia buddhista della minima resistenza e dall’esperienza del vuoto interiore, non è necessario scegliere quale delle due vie intraprendere in quanto è la Mente inconscia (il Karma di nascita) a pre-determinare le scelte, indurre le esperienze e prestabilire le prove della trasformazione della coscienza egoica (Maya) nella coscienza del Sè (Dharma). L’alchimista rinascimentale intuisce invece l’analogia simbolica esistente tra gli insegnamenti del Vangelo e i processi di trasformazione innescati dalla sublimazione; la Via Umida, mettendo in pratica gli insegnamenti di Cristo, genera un processo di trasformazione psicologica delle pulsioni egocentriche in amore, comprensione e compassione, mentre la Via Secca favorendo la gnosi filosofica permetteva di compiere in chiave simbolica le prove iniziatiche descritte nella “Passione di Cristo”, ovvero la “crocifissione e morte” della libido, considerata l’essenza del peccato originale. Lorenzo Lotto, l’artista che ha compiuto più di altri una sintesi filosofica tra gli insegnamenti “sacri” contenuti nel cristianesimo e gli insegnamenti “profani” trasmessi dai trattati alchimistici, esegue due opere in cui delinea la possibilità di intraprendere la “Terza Via”, la via dell’Arte alchemica generata dallo sviluppo del principiodi sublimazione (la Castità) nel principio di individuazione (la Forza d’animo), non dissimile negli sostanza dall’esperienza buddhista. Nel dipinto La Castità con Cupido e Venere l’artista inserisce i simboli che definiscono le qualità alchemiche indispensabili per affrontare le prove dell’anima sensoriale, esposta costantemente agli stimoli provenienti dalle frequenze infrarosse veicolate dall’Eros, il piccolo demone che accende nel cuore la passione per l’amore, la bellezza e la purezza (Amor), ma

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Lorenzo Lotto: “Venere e Mercurio”

anche il desiderio, la cuncupicenza e la cupidigia (Cupido) di possedere gli oggetti investiti dalla percezione logica finalizzata agli scopi. La percezione logica-razionale ha permesso la civilizzazione degli istinti, lo sviluppo del pensiero morale e la formazione della coscienza di sè (funzione anima) che si estrinseca nei comandamenti di Mosè, mentre l’evoluzione della percezione logica - intuitva in coscienza di relazione (funzione Animus) , regolata dagli istinti di conservazione e di equilibrio biopsicosomatico, è all’origine della trasformazione chimica dell’energia sessuale in energia psichica (l’aquila) e creativa (il leone rosso). Nella percezione logica-razionale la libido (amor di sè) dirige la curiosità verso l’oggetto del desiderio (concupiscenza) e mobilita l’immaginazione e l’intuizione in funzione degli obbiettivi da raggiungere (cupidigia) per cui l’Arte alchemica , operando sui processi di elaborazione delle immagini, compie di fatto un processo di trasformazione della libido in amore, creatività, coscienza di relazione e conoscenza di sè. Per i filosofi rinascimentali la libido è all’origine del Bene e del Male. In quanto fenomeno di appropriazione di ciò che si desidera che si attua in spregio alle norme, alle regole e alle leggi definite dalla morale collettiva, la libido è la causa prima della “disubbedienza”, ma può essere trasformata dagli artisti nel “carburante” dell’individuazione. Infatti è la sete di conoscenza iscritto nel genoma degli istinti femminili, così come descritto metaforicamente nelle favole dell’antichità (Pandora apre il vaso che contiene la libido universale, mentre Eva coglie il frutto dell’esperienza, ovvero la conoscenza di sè e del mondo), che permette all’umanità di emanciparsi dall’illusione di vivere un mondo regolato unicamente dalle leggi di Natura. Per gli alchimisti la libido doveva essere trattata con prudenza attraverso un procedimento chimico-psicologico simile a “una cottura con fuoco di bassa intensità”, tale da estrarre da essa il mercurio (l’argentuum vivum) indispensabile per compiere la “proiezione” del desiderio sul piano della fantasia creativa.

L’intero processo di “soluzione, calcinazione, illazione e separazione” dell’energia creativa e spirituale dalla libido corporea, in grado da esaltare la coscienza corporea (Corpus) e le virtù dello spirito (Anima), costituiva la parte sostanziale dell’Opera di trasformazione che doveva essere praticata in un ambiente chiuso, controllato in quanto il “vaso” doveva chiuso ermeticamente, sigillato con i simboli delle iniziazioni alchemiche e protetto da sguardi indiscreti. Gli artisti del Rinascimento non erano certo propensi a isolarsi dal mondo, oppure disponibili a rinunciare alle emozioni suscitate dall’amore, dalla bellezza e dalla passioni dell’anima. E’ in questo preciso frangente storico, segnato dalla crisi della moralità religiosa incapace di porre freno alla libido sessuale, materiale e sociale dei suoi esponenti, che riemerge dalle “acque profonde dell’inconscio collettivo” l’archetipo di Afrodite Urania, ispiratrice dell’Arte Alchemica e di un “principio creativo” che permette a chiunque di realizzare la Pietra filosofale (Lapis Philosophorum), simbolo dell’Intuizione supercosciente indispensabile per completare la Grande Opera. Il concetto viene descritto da Lorenzo Lotto nel dipinto in cui Afrodite Urania, simbolicamente rappresentata dalla conchiglia appesa sopra la sua testa, mostra le cinque dita della mano destra appoggiata sul cuore, metafora del “processo di sublimazione, distillazione, separazione, digestione, purificazione e fissazione che si compie senza interruzione, giorno e notte, fino a che la sua sesta operazione non sia stata completata”. Al termine del processo di individuazione, in grado di “far zampillare” l’argentuum vivum (la pipì di Mercurio), è ancora oggi possibile realizzare la presa di coscienza della libido (la corona d’alloro) e la proiezione dei desideri sul piano dell’immaginazione. Tramite l’Artificio di Afrodite diventa possibile trasformare l’energia contenuta nella libido nell’emozione del “cuore alchemico”, capace di trascendere i desideri egocentrici in amore, passione, arte, bellezza e purezza di intenzioni e “fissare” la libido in desiderio di conoscenza.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Sandro Botticelli: “Nascita di Venere”

Il principio di individuazione

all’alchimista di innescare quel processo artistico di “sublimazione, distillazione, separazione, digestione, purificazione e fissazione” descritto metaforicamente dalla cinque dita della mano sinistra e dalla lunga treccia di capelli che parte dal pube per poi essere “fissata” con un nastro vicino alla nuca, metafora della trasformazione dell’energia sessuale resa possibile dalla virtù della “Prudenza” e della “Temperanza”.

Gli alchimisti rinascimentali elaborarono le loro intuizioni sulla base di una psicologia sperimentale ereditata principalmente dalla teoria degli umori di Galeno e dalla chimica araba. La teoria degli umori ispira infatti lo studio dei quattro stadi di trasformazione della percezione psichica (il bilioso), sensoriale (il flegmatico), intuitiva (il sanguigno) e cognitiva (il malinconico) in consapevolezza prelogica (animus), comprensione logica (spiritus) e conoscenza translogica (intellectus). Gli artisti potevano così dissertare sulle effetti della bile nera (la percezione psichica prelogica) e la sua trasformazione in bile rossa, gialla e bianca. Durer, ad esempio, scrive di utilizzare il “flegma giallo”, ovvero la percezione sensoriale translogica, un modo di far capire agli iniziati di essere in grado di cogliere il contenuto simbolico degli eventi e dei fenomeni. L’Arte alchemica origina da un processo di introversione psichica (Melanconia) capace di “sublimare” la pulsione sessuale in fantasia, “distillare” la pulsione creativa in immaginazione e “separare” l’ispirazione dalla semplice immaginazione. In base ai suo effetti la Melanconia veniva classificata come “psichica” (l’indole saturnina), “creativa” (il carattere artistico-filosofico) e “cognitiva” (il temperamento discriminante), peculiare dell’alchimista completamente assorbito nella contemplazione della luce divina in cui risplendono le qualità estetiche dell’anima mundi, le uniche che ispirano l’estasi interiore, poichè “il mondo esiste in forme, colori, atmosfere, qualità tattili; un’ostensione di cose che si autorappresentano. Tutte le cose che arrestano al nostra attenzione creano una corrispondenza, una fusione tra l’anima di quella cosa e quella nostra”

La descrizione dell’evento raccontato dalla mitologia è carico di allusioni simboliche: il principio di individuazione uranico (trascendente e supercosciente) scaturisce dalla spuma (Aphros) generata dai (due) testicoli di Urano, recisi e gettati in mare dal figlio Saturno, affinchè l’umanità possa evolvere in coscienza razionale tramite la funzione logica-razionale (Venere/Saturno) ed emanciparsi dal pensiero magico del periodo arcaico. L’archetipo di Afrodite Urania non si eredita e non si apprende dai libri, ma è “concepito” nel momento in cui l’alchimista giunge a praticare con costanza e senso di abnegazione l’introversione creativa e poi cognitiva (la mano destra è divaricata tra il pollice e il medio), non dissimile negli effetti pratici dalla pratica benedettina ”hora et labora”. La “melanconia creativa” attiva il passaggio dalle due funzioni biopsichiche, istinto di sopravvivenza e conservazione, alle due funzioni corrispondenti sul piano mentale: riflessività (Zefiro) e sensibilità (Aura). Sono queste due funzioni a spingere Afrodite, la funzione uranica, verso “l’isola di Citera”, metafora del “cuore creativo in cui le intuizioni verranno ammantate di simboli della conoscenza (il mantello rosso) e contenuti di coscienza (il vestito bianco) pertinenti al tempo e al contesto in cui l’artista vive e opera (una delle Dodici Ore afferra il mantello e lo getta sul corpo nudo di Afrodite).

Sandro Botticelli sintetizza nella “Nascita di Afrodite Urania”, il manifesto estetico dell’Arte Alchemica, capace di generare nella società rinascimentale il culto della Bellezza e il mito del Genio. Afrodite Urania è il principio di illuminazione della funzione trascendente e supercosciente che permettono

Le opere dell’Arte Alchemica hanno il pregio di trasmettere nel tempo quei valori di coscienza e conoscenza in grado di strutturare una nuova “croce” di significati, un nuovo archeti-

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Caravaggio . “Conversione di Saulo” -

Diego Velazquez: “La fucina di Vulcano” -

po di Bellezza e Salvezza spirituale capace di “ammansire i lupi” e “parlare agli uccellini” (San Francesco ), risvegliare l’immaginazione creativa dai suoi interessi mondani (Salomè decapita la testa di Giovanni Battista) e “convertire” la coscienza razionale nella ricerca ed esperienza del Sè, così come avviene in Saulo, accecato dalla “croce di Cristo” sulla Via di Damasco. Caravaggio sperimenta i tre gradi di introversione della percezione dell’intero spettro di luce ispirati dall’archetipo di Afrodite Urania e nell’arco di pochi anni accede alla percezione supercosciente degli archetipi della comprensione contenuti nell’inconscio cognitivo. Nel dipinto “La conversione di Saulo” l’artista costruisce l’immagine della scena sulla struttura di una croce che ha come punti di intersecazione il “ferro dello zoccolo del cavallo”. La sua forma ad omega rovescia richiama nella mente dei filosofi/ astrologi il simbolo del “nodo lunare sud” che allude al destino dei “melanconici” di essere illuminati dall’archetipo della croce alchemica. La croce rappresenta il “principio di individuazione” che definisce imn quattro sezioni il “quadruplice sentiero” di metamorfosi della coscienza dell’anima nella coscienza del sè. Il concetto è già contemplato nella vicenda mitologica in cui Zeus, la divinità reggente dell’inconscio creativo (l’Olimpo degli Dei) offre la bellissima Venere in sposa a Vulcano, la divinità che fa del “corpo psichico” l’officina alchemica in cui avviene la “trasmutazione” dei talenti, delle abilità e delle capacità corporee degli artisti (Archetipo di Marte) nelle potenzialità tecniche e artistiche della mente dei “geni”, in grado di produrre le invenzioni tecnologiche, le idee, le soluzioni, le strategie e gli strumenti tecnici, scientifici e artistici capaci poi di generare ricchezza materiale, culturale e spirituale. Gli artisti rinascimentali hanno dimostrato ampiamente che il genio non è innato, anche se la predisposizione all’introversione può essere un fattore caratteriale. Occorre infatti forgiare il “temperamento discriminante” (la corazza di Marte forgiata da Vulcano) e ciò avviene all’interno di una scuola, di una “bottega di maestri”, in grado di insegnare a trasporre l’immaginazione creativa sul piano della discriminazione sensoriale, razionale, intuitiva e cognitiva di ciò che si sta realizzando (i quattro aiutanti di Vulcano). Ciò avviene attraverso un circuito neuro-cerebrale di elaborazione dei contenuti che non escludendo l’emozione cognitiva, accende l’intuizione supercosciente e la visione del tempo presente e futuro (Apollo circonfuso di luce) La trasposizione dell’immaginazione può avvenire sul piano concreto o astratto. Giovanni Battista è un modello rivoluzionario in quanto “utilizza” la funzione uranica per prevedere in anticipo, tramite lo sviluppo dell’intuizione supercosciente, l’esito della trasposizione dell’immaginazione sul piano sociale e politico. Giovanni riconosce nel “corpo di Cristo” (il Sè) il potere di conoscere, governare e pervadere il mondo nella totalità dello spettro di luce, di essere “ovunque e dappertutto” nell’etere attraverso con le opere dello spirito. Ma per il cugino di Gesù non è possibile andare oltre, divenendo tuttavia il principio delle iniziazioni spirituali, intese come visualizzazione dell’immaginazione sui “sette piani” di coscienza. L’immaginazione di Salomè, operando invece sul piano astratto, “danza” sui “sette piani” di conoscenza e rivela le straordinarie potenzialità creative dell’emisfero destro (femminile) di integrare le potenzialità previsionali, simboliche, matematiche, scientifiche, tecnologiche, tecniche e manuali che possono fare di ogni essere umano un “genio”. Giovanni Battista rimane indifferente alla danza dei “sette veli”, per cui Salomè chiede al padre di decapitare la sua testa per poi esibirla accompagnata dagli sguardi impassibili della discriminazione razionale e intuitiva (la vecchia e il giovane).

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Caravaggio: “Salomè”


EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Tiziano: “Amor Sacro e Profano”

La funzione trascendente Per approdare a una trama ben connessa d’esperienza, la percezione deve evitare quegli sconfinamenti percettivi che si trovano oltre il limite della luce visibile concessa alla coscienza dell’Io, limitata dalle convenzioni morali, dal sistema delle abitudini e dall’omologazione culturale-psicologica prodotta dai modelli sociali e dai tabù celati nell’inconscio psichico collettivo. A volte basta una profonda delusione che sempre accompagna l’impraticabilità dell’azione, oppure la frustrazione di un desiderio, il fallimento di un progetto sentimentale o la fine di un rapporto per incrementare la sensibilità (fotismo) alle frequenze invisibili dell’infrarosso (reazioni psicosomatiche) che possono far emergere la follia, l’ossessione, l’allucinazione, il delirio, l’autismo e, nella sfera artistica, la depressione e l’umor nero degli alchimisti. Se invece l’individuo subisce l’inibizione degli istinti, la repressione delle pulsioni e il fallimento della libido autoaffermativa, avviene invece uno sconfinamento della percezione sul fronte degli ultravioletti (archetipi spirituali), per cui si possono registrare crisi religiose, visioni mistiche e, nelle situazioni più estreme, l’apparizione delle piaghe della crocifissione di Cristo. La personalità bipolare, ad esempio, è sensibile alle variazioni di luce stagionali, ed è soggetto a profonde crisi depressive che si alternano a fasi di intensa eccitazione psichica. Per quanto l’individuo sia in grado di controllare e contenere le oscillazioni dell’umore, permane nel “fondo dell’anima” la paura di un imprevista irruzione dell’irrazionalità, della malattia e della follia. Lo sviluppo epigenetico della percezione logica femminile ha permesso 10 mila fa la nascita dell’agricoltura e il seguente sviluppo della coscienza razionale, della vita sociale, delle città fortificate e della civiltà umana. La follia veniva sperimentata in ambienti chiusi e controllati e quando irrompeva sul piano sociale, le leggi e la religione avevano il compito di reprimere e condannare l’istinto, la pulsione e la libido irrazionale scatenati dalla brama di possesso, dal sesso o dal desiderio di ricchezza. Nella cultura greca-latina e in quelle sciamaniche esistevano rituali specifici per scongiurare l’irruzione degli spiriti maligni e ottenere l’amicizia degli Dei e la grazia degli spiriti benevoli, mentre era compito dei Sacerdoti invocare nell’antico Egitto

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le potenze delle divinità celesti racchiuse nello spettro di luce riflesso dal disco solare di Ra. Le tavole della legge di Mosè segnano la nascita di un codice di comportamento sociale che mira a contenere la pulsione attraverso uno ordine verbale di allerta che incute timore. La parola di Dio stimola un processo trascendente fondato sulla riflessione e l’autocoscienza che culmina nella pratica dell’obbedienza morale, etica e religiosa, intesa come tecnica inibitoria in cui avviene la rinuncia consapevole di trasgredire la Legge. La coscienza morale dell’anima ha invece origine da una funzione sociale (la famiglia) che si fonda sulla peculiarità dell’istinto materno di procastinare la soddisfazione dei bisogni personali per prendersi cura dei figli. Il principio di trascendenza, rappresentato dal simbolo del cigno che si ferisce il petto per nutrire la prole, si struttura intorno al concetto di “sacrificio di sè”, considerato nelle società tribali il rito propriziatorio indispensabile per ripristinare l’equilibrio psichico dell’individuo e della collettività. La civiltà greca sperimenta invece il potere trascendente dell’Arte propiziatoria (Era), filosofica (Atena) ed estetica (Venere) di provocare la naturale trasformazione della pulsione psichica in consapevolezza di sè (Elena), senza per questo rinunciare alla pulsione creativa (Paride sceglie Venere e rapisce Elena). Nello stesso tempo alla necessitò di creare gli strumenti idonei alla difesa della città si accompagna il bisogno di decorare le dimore con le immagini delle divinità, per cui sono i simboli e non più le parole a proteggere la coscienza dall’intrusione della follia individuale e collettiva. Lo sviluppo del principio trascendente custodito dalle madri (il sacrificio di sè) e celebrato nella virtù della “Castità” legata al culto di Venere Hestia, è all’origine del culto sacro e della mitologia profana. Tramite la “castità creativa” avviene quel processo di apertura simbolica alla dimensione del “tragico”, ovvero alle frequenze di luce invisibile che si trovano all’estremità dello spettro che permettono di accedere al processo inconscio di “sublimazione” degli istinti (versante degli infrarosso) e di “corporizzazione” dello spirito (versante degli ultravioletti). L’apertura simbolica al mondo invisibile, alla dimensione del profano in cui si agitano i turbamenti “vitali” (Eros) suscitati dalle passioni (Venere sposa di Dioniso), o a quelle del sacro in cui si percepisce il turbamento “mortale” dello spirito (Thanatos) soggetto alle inspiegabili leggi del caso (Ananke),


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Jeronimus Bosh: “Storie della Passione”

avviene attraverso la funzione trascendente che può essere “dionisiaca” o “bacchica”. La “funzione dionisiaca” eccitata dalle frequenze infrarosse permette di passare organicamente dall’esperienza creativaintuitiva (inconscia) a quella creativa-razionale (conscia) senza perdere di vista la dimensione “tragica dell’esistenza”, e quindi la possibilità di avvertire i “segni propiziatori” presenti in ogni esperienza, anche quella apparentemente più banale; la “funzione bacchica” sensibile alle frequenze ultraviolette che inducono l’introversione della percezione psichica (il nastro nero), sensoriale (il calice di vino) e intuitiva (la frutta marcia), concede all’artista l’esperienza creativa degli archetipi passando dalla creatività razionale a quella intuitiva senza soluzione di continuità. Ogni opera (o culto) contiene in sè quei “segni inconsci” che “registrano” il processo di sublimazione degli istinti in “amor sacro” (effetti somatici), e di integrazione dello spirito in “amor profano” (effetti archetipici)

Nel medioevo, periodo in cui si verificò l’estrema contrapposizione di Bene e Male, la funzione trascendente profana (Venere del mattino) diede forma ai proverbi, ai culti pagani e ai riti di invocazione della Fortuna, mentre la funzione trascendente sacra ebbe nell’archetipo della Vergine del Vespro (Venere della sera), il principio di sublimazione degli istinti, delle passioni e della libido in amore, coscienza e sacrifico di sè. La funzione trascendente (sacra e profana) viene rappresentata da Tiziano nella figura di “Afrodite nuda” ispiratrice dell’alchimia degli opposti. La funzione trascendente, associata dagli alchimisti alla ghiandola pineale, si manifesta come un processo di trasposizione del conflitto psichico, del disagio emotivo e dell’oscillazione inconscia dell’umore sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa. La trasposizione mentale richiede il sacrificio dell’azione, inefficace per risolvere l’ansia, la paura e il conflitto interiore che hanno radici nell’inconscio personale e collettivo, racchiusi entrambi nella totalità della psiche umana. La funzione trascendente stimola in ogni individuo forme diverse di interpretazione (il filosofo) e rappresentazione (l’artista) del vissuto interiore. Le forme artistiche documentano con immagini, segni e colori la presenza di una specifica selezione dei contenuti che “impediscono” alla psiche di stabilire un rapporto di armoniosa collaborazione con gli stimoli “infrarossi” e gli archetipi “ultravioletti”. Durante fasi di autoespressione, così come nella terapia del profondo, l’intelligenza emotiva (Amor) inizia ad attingere dall’inconscio (il putto immerge le mani nella vasca) i contenuti simbolici (i petali di rosa) che hanno la facoltà di definire stadi progressivi di sintesi tra conscio e inconscio. Tale sintesi è a sua volta un processo di “soluzione e coagulazione” (solve e coagula) tra intuizione e conoscenza pregressa che permettono all’anima razionale (la donna riccamente vestita) di ripristinare l’equilibrio della psiche e realizzare un addattamento seppur momentaneo alle esigenze della vita.

La funzione trascendente “dionisiaca” è sempre presente in ogni istante della vita e si manifesta come un atteggiamento propiziatorio istintivo simbolicamente “idoneo”per difendersi dalla sfortuna (gli “scongiuri”), oppure per allontanare l’ansia, la paura o il timore della malattia (le preghiere). Nella società greca culto e propiziazione erano strettamente intrecciati. Ogni pasto, ogni simposio, ogni battaglia cominciava con un sacrificio; ogni assemblea popolare con una preghiera. Gli argomenti di natura religiosa erano in cima all’ordine del giorno. Le sottosezioni della cittadinanza si incontravano attorno agli altari, celebravano i loro culti e poi, per esempio, accoglievano i neonati nelle loro file, offrivano sacrifici e mangiavano solennemente le carni degli animali sacrificati. La volontà degli dèi era accuratamente sondata dai veggenti. Uomini e donne, padri di famiglia e dignitari della comunità non perdevano d’occhio gli dèi e si adoperavano per renderseli benevoli, sia quando c’era una ragione particolare per farlo, sia perché così voleva la regola. A loro volta i Maya avevano compreso che il movimento celeste di Venere poteva influenzare gli esiti di un evento, come ad esempio la semina e quindi l’abbondanza del raccolto, o l’efficacia di un rituale propiziatorio, per cui costruirono osservatori per valutare di volta in volta se il pianeta “camminava” davanti al sole (venere del mattino) o si “attardava” nel cielo anche dopo il suo tramonto (venere della sera).

Forse ispirato dai trattati alchemici, così come avviene per Jung influenzato dalle tavole del Rosarium Philophorum, Tiziano realizza il dipinto “Amor Sacro e Profano” con l’intento di stabilizzare il putto “Amor” al “centro” della dimensione archetipica, in quello spazio in cui l’Io riprende il dominio delle proprie azioni e si proietta verso il futuro dopo aver sondato le profondità dell’inconscio individuale e collettivo.

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Tiziano : “Concerto campestre”

La funzione supercosciente Ogni qualvolta si presenta l’influsso perturbatorio dell’inconscio, la “funzione trascendente” permette di uscire dalle “mura” che delimitano l’esperienza dell’Io razionale (la città) ed elimina la separazione tra realtà e fantasia (la campagna), rendendo permeabile il passaggio dei contenuti dai recessi della psiche alla coscienza. Ciò richiede la sublimazione della pulsione psichica suscitata dalle frequenze infrarosse e la successiva fase di trasposizione delle emozioni in immagini e parole, segni e impressioni, ricordi e sogni. Nel corso dell’operazione creativa si verifica nel tempo un dispiegamento di simboli che descrivono le diverse fasi del processo di “sublimazione, distillazione, separazione, digestione, purificazione” dei contenuti inconsci, per cui prima o poi si giunge alla fase finale della “fissazione” dei contenuti in opere che testimoniano la presa di coscienza degli elementi “perturbatori” responsabili del conflitto psichico, del disagio emotivo e dell’oscillazione inconscia dell’umore. L’opera alchemica conserva per sempre le tracce del “perturbante” attraverso forme, colori, figurazioni e astrazioni che diventano significative se analizzate come un insieme omogeneo in uno specifico intervallo di tempo. Ad esempio i periodi “blu, rosa e africano” di Pablo Picasso testimoniano fasi progressive di manifestazione della “funzione trascendente”, attivata senza tregua dal disagio economico, dalle difficoltà personali, dalla tensione affettiva, oppure dal contesto sociale, specie se sono in atto cambiamenti sociali e culturali significativi, così come avvenne agli inizi del XX sec.

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In “Concerto Campestre” Tiziano si propone di rappresentare per immagini simboliche il passaggio dalla funzione trascendente (Venere con la brocca d’acqua) alla funzione supercosciente (Venere con il flauto), considerata dagli alchimisti la chiave (musicale) di accesso alla percezione dell’Armonia Universale. L’atto di versare l’acqua generata dalla sublimazione dell’eros all’interno della vasca (l’inconscio creativo) descrive la virtù della Temperanza, indispensabile all’artista per trasferire l’emozione sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione emotiva (il suonatore di liuto). La “musica” generata dal “cuore alchemico” scaturisce spontanea, priva di infrastrutture ideologiche o filosofiche, in quanto espressione naturale dell’anima creativa inconsapevole di trascendere e trasfigurare la realtà secondo un proprio punto di osservazione e stile espressivo. L’Arte ispirata dalla “Temperanza” contiene in sè il sistema delle relazioni esistenti tra le immagini dell’inconscio collettivo peculiare della propria cultura e l’inconscio di altri mondi paralleli, spesso di altre culture opposte alla propria, o di altre epoche. Nell’opera di Les Demoiselles d’Avignon Picasso, attraverso l’abolizione di qualsiasi prospettiva o profondità, abolisce lo spazio: si simboleggia perciò una presa di coscienza riguardo ad una terza dimensione non visiva, ma mentale. Nella realizzazione delle figure centrali Picasso ricorda la scultura iberica, mentre nelle due figure di destra è evidente l’influsso delle maschere rituali dell’Africa, ma l’aspetto più sorprendente di questa prima opera del “cubismo” è l’evidente assonanza “armonica” con il dipinto di Tiziano ottenuta attraverso una complessa stratificazione di segni simbolici


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Picasso: “LLes demoiselles d’Avignon”

Infatti in quest’opera si può osservare una sensazionale analogia di significati con il “Concerto campestre” di Tiziano in quanto le figure con le maschere tribali sembrano alludere alla dimensione inconscia dell’esperienza. In particolare la seconda figura con il lenzuolo bianco che copre la coscia sinistra è “identica” alla Venere della “Temperanza”; al suo fianco Picasso colloca una figura con il volto nero appoggiata sulla gamba destra formata da una struttura rigida, immagine che ricorda per analogia la “vasca di pietra”. Ma le somiglianze non si fermano qui, a dimostrazione che nel momento in cui i due artisti iniziano a compiere la trasposizione dell’immaginazione sui diversi livelli di percezione, coscienza e conoscenza, diventa attiva la “Funzione Supercosciente” in grado di far riemergere dall’inconscio collettivo l’immagine di se stessa. A distanza di quattro secoli Tiziano e Picasso giungono entarmbi a rappresentare nella “funzione supercosciente” un processo fondamentale per lo sviluppo della conoscenza alchemica. Tiziano la dipinge in “Venere con il flauto in mano”, mentre Picasso le fa indossare una maschera in cui spiccano “gli occhi dell’intuizione e della visione” che permettono la proiezione dell’immaginazione sui “sette piani” di conoscenza materiale (Tecnica), biologica (Chimica), strutturale (Fisica), psichica (Psicologia), matematica (Geometria), simbolica (Arte Alchemica) e archetipica (Magia) della realtà.

La trasposizione dell’immaginazione in nuove configurazioni simboliche permette di espandere l’intuizione e l’esperienza conoscitiva. Infatti “non si fa esperienza limitandosi a riprodurre nel futuro le acquisizioni del passato. Per questa operazione basta la memoria che l’incognita del futuro potrebbe deludere. Se infatti il futuro non è la mera ripetizione del passato, ma il luogo eminente delle situazioni inattese, queste potranno essere affrontate solo attraverso quell’operazione traspositiva propria dell’immaginazione che verifica quali acquisizioni del passato, o quale combinazioni delle acquisizioni, si attagliano alle nuove situazioni che il futuro dispiega” (U. Gaimberti) Ma l’aspetto più sensazionale che emerge dal raffronto delle due opere è che per la prima volta nella storia dell’arte viene raffigurato l’immagine del Sè inconscio. Quando l’artista opera con la funzione supercosciente è la percezione, la coscienza e l’intelletto dell’anima a prendere il sopravvento sulla coscienza dell’Io. Il Sè Inconscio si configura come l’identità nascosta dell’anima. Tiziano lo rappresenta nel giovane seduto a fianco del suonatore di liuto, con il volto in ombra, mentre Picasso gli fa indossare una maschera verde in cui spicca la stessa inclinazione del naso messo in luce da Tiziano. Non si può sapere se Picasso avesse davvero l’intenzione di reinterpretare l’opera di Tiziano. L’ipotesi più realistica è che la funzione supercosciente possa attingere direttamente all’incoscio cognitivo collettivo bypassando l’inconscio creativo, rappresentato simbolicamente dalla “composizione di frutta”. Tramite questa funzione, a cui spesso si accede in stato di trance creativa, ogni artista può confrontare le proprie “acquisizioni” con quelle che il Sè inconscio, il testimone silenzioso arteficie dell’intuizione supercosciente peculiare del Genio.

Per Tiziano la trasposizione dell’immaginazione avviene sul piano della conoscenza simbolica. La stessa “tecnica analogica” è contenuta ad esempio nelle parabole in cui Gesù veicola la verità in modalità non razionale, alle quali l’artista fa riferimneto dipingendo il “buon pastore” sullo sfondo a destra.

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Tiziano: “Allegoria delle tre età”

Le emozioni sono adattamenti psichici che operano in armonia con l’intelletto e sono indispensabili al funzionametno della mente: 1) Servono a segnalare le intrusioni, recepite dalla percezione allocentrica sul versante di luce infrarossa (il lenzuolo rosso), per proteggere l’integrità vitale del corpo (il putto in primo piano mette le mani avanti per proteggersi) 2) Orientano la percezione, l’azione e l’apprendimento attraverso la valutazione delle opportunità offerte da oggetti o situazioni del mondo mondo esterno (il lenzuolo bianco) per cui diventa possibile cogliere le occasioni nel momento stesso in cui si manifestano (il putto che raccoglie la mela); 3) Sono indispensabili per promuovere e sviluppare l’iterazione con altri mondi (naturale, artificiale, sociale) presenti nell’ambiente circostante (i putti che volano). Provare emozioni è fondamentale e la loro utilità dipende dalla rapidità con cui esse vengono decodificate dall’intuizione sensoriale (accorgersi), la facoltà dell’intelligenza emotiva (il putto Amor) che è alla base della coscienza di relazione (Animus), rappresentata da Tiziano nell’immagine della statua di Afrodite Taurus, la divinità che regola l’enterocezione e l’esterocezione delle emozioni nella modalità della propriocezione (Venere allo specchio).

L’emozione alchemica La trasmutazione della Psiche attraverso le funzioni di Afrodite nasce dal contenimento dell’azione che favorendo lo sviluppo della percezione , dell’immaginazione e dell’intuizione dischiudono alla vita artistica, contemplativa e meditativa, i doni che Afrodite offre agli uomini che percorrono il sentiero dell’individuazione creativa. Come tutti gli archetipi, anche quello di Afrodite si presenta come fattore d’ordine dei processi psicosomatici presenti nell’inconscio collettivo. Così come l’archetipo di Adone (Marte/Mercurio) è un istinto mentale che regola automaticamente la successione sinestetica delle nostre azioni corporee, così l’archetipo di Afrodite (Venere/Mercurio) correla sul piano della psiche le nostre percezioni in un tutto organizzato e trasferisce i contenuti psichici sul piano mentale per dare forma alle immagini e alle intuizioni. Per la moderna neuroscienza esiste una percezione autocentrica prevalentemente inconscia che fa riferimento alla cosa che mi scuccede, e una percezione allocentrica che fa riferimento alla cosa là fuori. Anche per Tiziano le sensazioni, le emozioni e le intuizioni pur essendo percezioni inconscie (i tre putti con gli occhi chiusi), sono alla “base” della coscienza dell’Io razionale, simbolicamente rappresentato dall’albero che ha un certo punto “interrompe la sua crescita” per innescare la coscienza del Sè. Essere coscienti significa essenzialmente provare sensazioni: avere rappresentazioni mentali cariche di cosa succede qui e ora. Le sensazioni, descritte simbolicamente da Tiziano nei putti che partecipano alla “Festa campestre”, preparano il soggetto ad agire; sono entità specifiche in corso di svolgimento nel presente soggettivo. Le emozioni invece avvertono di un cambiamento specifico della tonalità delle proprie sensazioni (toni affettivi); ciò permette all’individuo di orientarsi e di dirigere lo sguardo verso gli oggetti che suscitano un interesse spedifico predefinito dagli istinti fisici o mentali (il putto con la freccia).

L’intuizione personale, non legata ad esigenze esterne, può essere intrapersonale, come capacità di scrutare le proprie emozioni (la donna che si osserva allo specchio), oppure interpersonale, come abilità nel recepire e discernere le emozioni e gli stati d’animo altrui (la donna che guarda fuori dalla cornice). L’intuizione veicolata dall’emisfero destro (la fanciulla dipinta da Tiziano nell’Allegoria delle tre età), specializzato nella trasposizione dell’immaginazione su diversi piani della percezione, può essere trascendente o supercosciente (i due flauti). Quando l’intuizione supercosciente “proietta” l’immaginazione su diversi livelli di consapevolezza, comprensione e conoscenza, emergono diverse forme di comprensione della realtà e della materia che si traducono nella creazione di nuovi codici, regole, formule, linguaggi, opere, scoperte e invenzioni.

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Tiziano: “Festa campestre” - “Venere allo specchio”

Recentemente anche gli scienziati hanno compreso che la “proiezione” è una forma di immaginazione inconscia slegata dal controllo dell’io e svincolata dal dominio dell’intelletto razionale. La proiezione logica permette di stabilire una progressione lineare degli esperimenti da eseguire in laboratorio (ricerca), per cui si parla di “scoperte” in campo medico e scientifico che in realtà sono forme di conoscenza (archetipi) contenute a priori nell’inconscio cognitivo individuale e collettivo. La proiezione translogica, sia essa di tipo matematica o simbolica, attinge direttamente nell’inconscio cognitivo, tanto è vero che spesso le intuizioni impreviste (invenzioni) provengono dall’esperienza onirica, oppure da un processo contemplativo e meditativo che esula dagli esperimenti logici e dalle conoscenze pregresse. “La scienza non può e non potrà mai fare a meno dell’immaginazione. Le scoperte e le invenzioni vengono dall’inconscio, dai sogni, dall’emisfero destro, perchè l’intuizione è, nell’essenza, la percezione di una forma, di una improvisa armonia, che riordina i pensieri e e che rivisita il mondo”. (Celli, 1994)

La coppia di giovani adulti dipinta in primo piano da Tiziano nell’Allegoria delle tre età, descrive il funzionamento dei due emisferi cerebrali tra loro separati dal corpo calloso che funge da diaframma fra conscio e inconscio. Nel momento in cui l’emisfero destro (femminile) prende il sopravvento nel processo di elaborazione delle intuizioni in forme-pensiero ispirate dall’incoscio collettivo (la musica delle sfere celesti), l’emisfero sinistro (maschile) perde gradualmente la sua specifica utilità di generare “momento dopo momento” la funzione cosciente dell’Io, facendo cosi emergere la funzione del Sè. In questa funzione è racchiuso il principio di ogni trascendenza poichè l’alchimista diventa “testimone silenzioso” di un processo creativo archetipico che va oltre la razionalità cosciente. Tuttavia l’intelletto passivo del Sè Testimone che si instaura nell’emisfero sinistro non rimane inerte in quanto produce una specifica “tecnologia spirituale”. Se la trascendenza religiosa mira a estirpare la libido dal psicosoma (l’albero reciso alla base) attraverso la pratica di una rigorosa disciplina di annullamento dell’ego e di mortificazione dell’anima (il vecchio intento a meditare sui due teschi), l’Arte Alchemica “dispone di una specifica “tecnologia del Sè” che permette agli individui di eseguire, con i propri mezzi e con l’aiuto degli altri, un certo numero di operazioni sul proprio corpo e sulla proria anima - dai pensieri, al comportamento, al modo di essere - e di realizzare in tal modo una trasformazione di se stessi allo scopo di raggiungere uno stato caratterizzato da felicità, purezza, saggezza, perfezione o immortalità”1 Tiziano elenca cinque operazioni (le cinque dita) generate dalla sublimazione dell’energia sessuale (la mano sul pube) in energia psichica e mentale (i due putti): la sublimazione permette all’alchimista di evolvere nelle modalità dell’intuizione introversa: autoavvertimento psichico (pollice), propriocezione sensoriale (indice), introspezione emotiva (medio), contemplazione estetica (anulare) e meditazione translogica (mignolo), il punto massimo di “tecnologia del Sè” concesso dall’archetipo di Afrodite (l’anello sul dito mignolo).

Mozart affermva di percepire il tema musicale nella sua testa perchè aveva sviluppato al massimo la proiezione pre-logica che si forma nell’emisfero destro degli artisti. Mentre l’emisfero sinistro, è specializzato nel linguaggio, nell’analisi dei dettagli, nel ragionamento simbolico, nell’analisi temporale e nell’elaborazione tecnica e matematica delle informazioni, l’emisfero destro codifica la comprensione di schemi spaziali, la percezione del nostro corpo nello spazio, l’esecuzione di disegni geometrici, il riconoscimento dei volti, la sintesi temporale, il senso musica e l’elaborazione creativa delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti provenienti dal sistema ricettivo in immagini. Inoltre il cervello destro è in grado di tradurre i contenuti psichici sulla base di una determinata “struttura” del suono (le sette note) modulata dalle funzioni del Sè (il pentagramma), e quindi di assorbire e far riverberare le frequenze di luce invisibile che compongono il suono primordiale della creazione e dell’armonia universale (l’ AUM dei mistici). 1. Foucault : “Tecnologie del Sè”, 1993

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Tiziano: “Venere di Urbino”

L’immaginazione alchemica

un compito ambivalente sia nei processi di trasmutazione della percezione “ascendente” della luce (Eros) in immaginazione creativa, sia nei processi di trasmutazione della sensibilità “discendente” (Anteros) in immaginazione cognitiva.

Quello che intendo per immaginazione alchemica è un tipo di immaginazione che non dà luogo a un’attività sognante, tanto meno è la facoltà di elaborare il contenuto di un’esperienza sensoriale senza seguire regole o legami logici. Anzi, l’immaginazione alchemica è un’attività contraddistinta da una rigorosa metologia epistemologica che persegue un duplice scopo: attraverso un’indagine pluridisciplinare, cerca di mettere in luce gli aspetti più profondi dei sistemi conoscitivi per restituire alla Donna il posto primario che le spetta, e all’erotismo la dignità che merita l’agente primo della civiltà>>. (Arturo Schwarz) <<

Il concetto viene descritto da Tiziano in due immagini di Afrodite che sintetizzano nel dettaglio i principi alchemici contenuti nell’archetipo di “Venere Luciferina” (portatrice della luce) rappresentata come generatrice dell’Amor Sacro e Profano. Nella “Venere di Urbino” il discorso di Tiziano si sviluppa da destra a sinistra e ha come protagonisti la “madre con la stuola di pelliccia sulla spalla”, simbolo della funzione sensoriale, intenta ad osservare la “figlia”intenta cercare i giochi della fantasia nel baule”, metafora della funzione intuitiva, l’unica in grado di affondare le mani nell’inconscio creativo. Dalla finestra di può osservare che il giorno volge al tramonto e che sullo sfondo si staglia un albero, simbolo dell’arte alchemica, e una pianta sagomata “in tondo” per rimarcare la funzione del Sè che emerge nella parte sinistra della colonna, allusione al corpo calloso che separa i due emisferi. In primo piano l’artista dioinge l’immagine di Afrodite, “con un mazzo di rose in mano” simbolo del processo di trasformazione biologica delle emozioni del cuore in immaginazione creativa. Tale trasformazione avviene nel “talamo”, la ghiandola che è in rapporto con tutte le varie parti del cervello, descritta simbolicamente nel talamo nuziale (il divano rosso) Quando viene rappresentata senza veli, con la testa rivolta verso l’alba da dove si propagono le frequenze infrarosse (Eros), l’immagine di Venere Luciferina (funzione immaginativa) allude agli “eventi ascendenti” che contribuiscono alla formazione della funzione “Anima” (coscienza di sè) e cioè alle potenzialità evolutive e spirituali conesse alla sublimazione delle pulsioni in amore, creatività e conoscenza della realtà (funzione cosciente); alla trasposizione delle emozioni del cuore sul piano della

La Donna è la manifestazione vivente dell’archetipo di Afrodite, la divinità che ispira il desiderio di amore, bellezza, conoscenza e sapienza negli individui che prendono coscienza del suo ruolo primario nei processi biologici (Eva), creativi (Elena), intuitivi (La Vergine) e cognitivi (Sophia) che sono alla base delle funzioni del Sè. Dal suo “grembo”, metafora di un processo di trasformazione biopsicosomatica (vedi physica subterranea) che investe la struttura genetica dell’individuo, emerge l’emozione alchemica (il bambino nel cuore nutrito dalla ghiandola del timo) da cui evolve la percezione eterica (venere e mercurio) del Sè inconscio, rappresentato dall’alchimista con il “viso a forma di luna piena”. Il sè inconscio dell’artista non è guidato dalla logica razionale e intuitiva peculiare dei du eemisferi cerebrali , ma dalle facoltà mentali sensibili alle frequenze più sottili (i simboli sono posti vicino alle orecchie) che dischiudono all’immaginazione alchemica, sintesi di immaginazione creativa (venere/giove) e immaginazione cognitiva (venere/saturno) in grado di generare nuove realtà in armonia e simmetria con la musica delle sfere celesti tramite la funzione supercosciente La Donna, chiamata dagli alchimisti la “nostra donna”, svolge

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Tiziano: “Venere e l’organista”

fantasia psichica, dell’immaginazione sensoriale e dell’ispirazione intuitiva (funzione trascendente); e alla capacità dell’immaginazione femminile di proiettarsi (funzione supercosciente) su diversi piani di consapevolezza (il telo verticale di colore nero), comprensione (il lenzuolo bianco) e conoscenza (il copriletto rosso). Nel dipinto “Venere con il suonatore di piano”, la posizione di Venere Luciferina viene invertita a significare il ruolo primario svolto dalla sensibilità psichica (il cervo) e dall’intelligenza sensoriale (il pianista) nei processi di trasposizione delle emozioni del cuore (la musica dell’organo) in immaginazione cognitiva. Quando Afrodite viene rappresentata nuda con la testa rivolta ad ovest, verso il tramonto del sole, allora entra in funzione un processo regolato dalle frequenze ultraviolette (il lenzuolo viola), in cui si affacciano alla coscienza eventi discendenti” che rafforzano l’atteggiamento di ricerca della verità e di integrazione delle conoscenze che strutturano la funzione Animus (coscienza di relazione). Anima (coscienza di sè) e Animus (coscienza di relazione) rappresentano due funzioni della sigizia (i due innamorati diinti sullo sfondo) che sono alla base della coscienza del Sè. La funzione Anima proviene dalla percezione autocentrica di ciò che provo qui e ora per cui posso osservare “da testimone” il flusso dell’umore e degli stimoli che alterano l’equilibrio biosocomatico, rappresentato simbolicamente dal cane che dorme tranquillo. La funzione Animus proviene dalla percezione allocentrica delle relazioni concrete ed astratte che l’emozione e l’immaginazione stabilscono con gli oggetti della percezione, della coscienza e della conoscenza. Nel prospettiva del Sè, peculiare di chi osserva la vita dall’esterno come se fosse un dipinto, un romanzo o una commedia (il tendaggio rosso si apre come nel proscenio di un teatro), diventa possibile osservare “da testimone” il flusso di opinioni e informazioni che formano la “consapevolezza di relazione” in grado di modificare il comportamento e le reazioni e influire sulle azioni e le decisioni. Tiziano in questo caso dipinge Anteros nel gesto di parlare all’orecchio di Afrodite, metafora di un processo di integrazione delle conoscenze (Ratio) e delle esperienze (Experientia) che permette la trasposizione dell’immaginazione creativa e cognitiva sui diversi gradi di coscienza del sè, così come avviene nella spiritualità buddhista in cui l’immaginazione alchemica “ascendente” (Shiva) e “discendente” (Shakti) è determinante nella visualizzazione ed esperienza psichica dei chakra.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Tiziano: “Venere di Dresda”

L’Intuizione alchemica La conoscenza degli alchimisti (la gnosi) scaturisce dal processo di fusione mentale di “Anima e Animus”. Entrambi possono essere integrati nella coscienza dell’Io, producendo progressivamente una costante evoluzione della consapevolezza di sè e del mondo esterno. Farsi “Anima” significa per gli uomini prendere coscienza del mondo psichico interiore in cui si agitano le sensazioni irrazionali, l’alternarsi degli umori e la fluttazione dgli stati d’animo. La donna, per sua natura capace di essere già “anima”, e cioè consapevole della dinamica delle emozioni, deve invece farsi “Animus” integrando i contenuti di percezione, immaginazione e intuizione presenti nel mondo esterno al fine di evolvere la prima impressione in opinione critica e consapevolezza di relazione. Nel rappresentare simbolicamente le diverse fasi di formazione della coscienza alchemica Michael Maier disegna l’immagine della coppia (la sigizia) Anima/Animus all’interno del cerchio e commenta “Del Maschio e della Femmina e avrai la Pietra dei Filosofi...” per far capire come il processo di integrazione di una dei due archetipi nella coscienza dell’Io (Il quadrato) sia fondamentale per strutturare la consapevolezza, coscienza e conoscenza del Sè (il triangolo esterno al quadrato). Il concetto sintetizzato dagli alchimisti è stato ripreso da Jung e dalla moderna neuroscienza che non riesce a verificare la sua localizzazione nel cervello. Freeman (2000) afferma che la coscienza rappresenta un livello

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superiore di organizzazione, “è un parametro dinamico di ordine e un operatore che entra in gioco nel ciclo azione-percezione quando un’azione sta per concludersi e quando inizia la fase di apprendimento della percezione”. La coscienza è ciò che si prova quando si è attenti e l’attenzione è qualcosa che si può paragonare a un amplificatore della percezione che permette di raccogliere più informazioni su un dato oggetto o soggetto di quante ne raccoglieremmo se fossimo disattenti. L’amplificazione della percezione attraverso lo sviluppo dell’attenzione richiede tuttavia una certa disponibilità di energia mentale che si ottiene dalla trasformazione dell’energia sessuale. Tiziano dipinge la Venere di Dresda con una mano sul pube e una sulla nuca per descrivere simbolicamente il circuito virtuoso attivato dall’esercizio della Castità (la funzione cosciente) e dalla Temperanza (la funzione trascendente) in grado di arrestare il flusso della libido verso il cervello (l’albero tagliato alla base in primo piano). L’incremento dell’energia mentale, e la conseguente trasformazione della pulsione sessuale in pulsione creativa, sviluppa la capacità di mantenere fissa l’attenzione su un punto per un certo tempo (concentrazione), di direzionare l’energia mentale su un unico oggetto (focalizzazione) e di assorbire totalmente la visione nella luce del Sè (contemplazione), punto di arrivo del filosofo e del mistico occidentale e orientale (il samadhi). Il divino assorbimento della visione nella luce interiore, definita in oriente meditazione attiva, è una tecnica che permette di entrare nel “cuore alchemico” (il IV° chakra), il centro dell’inconscio psichico, creativo e spirituale in cui la scoperta del Sè coincide con la conoscenza alchemica che conduce sul sentiero dell’individuazione. “L’individuazione è diventare quella cosa che non è un Io, il che è stranissimo. Perciò nessuno capisce capisce cosa sia il Sè, perchè il sè è proprio quello che non si è, ciò che non è Io. Nel divino assorbimento l’Io scopre di essere una mera appendice del Sè e di avere con esso una sorta di debole collegamento. Il Sè è qualcosa di estremamente impersonale, di estremamente oggettivo.” (Jung)


EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Giorgione:: “La Tempesta”

Un grande Siddha, Baba Muktananda (1908/1982), affermava che “Il Sè vive in Te come Te”, sintesi perfetta per spiegare l’esperienza del distacco progressivo dall’Io, il ritiro dai sensi, la regressione dall’ego materiale, sociale e intellettuale che porta a vivere una vita oggettiva, la vita di qualcuno più grande, capace di trascendere il tempo e lo spazio, le epoche e le mode culturali (animus mercurius), i confini della ragione e del sentimento (spiritus mercurius) e i limiti della comprensione emotiva e intellettiva (intellectus mercurius)

Quando l’emozione cognitiva viene “allattata” con “l’energia spirituale” contenuta nelle immagini dell’arte sacra, nei simboli, negli yantra, nei mandala e negli emblemi della conoscenza alchemica, inizia ad emergere il fenomeno del “Regressum ad uterum”, un processo di regressione della coscienza dell’Io nel “grembo della Madre” (la Vergine Maria) in cui prende forma e sostanza l’intelletto del “Sè intuitivo” (il Bambino Gesù). Il ritorno alla “vita intrauterina” è una metafora della padronanza del Tempo e della Conoscenza che si conquista attraverso i poteri della “Grande Dea” di indurre processi biopsicologici di inibizione, frustrazione e sublimazione dell’energia sessuale (il simbolo dello scorpione che Raffaello colloca sulla fronte della Dama). L’introversione della libido creativa innesca un ulteriore processo di morte e rigenerazione (l’araba fenice) delle emozioni che dischiude improvvisamente alla percezione degli infrarossi (estasi) in cui si manifestano processi somatici irreversibili quali la comprensione (l’occhio destro) e la compassione del cuore (l’occhio sinistro) che condurrano all’esperienza simbolica di morte e trasformazione della libido in “Amore e Conoscenza” compiuta da Cristo Benedicente (il Sè spirituale). Il “divino assorbimento” dell’ Io nel Sè innesca un processo di superamento dell’identità sessuale (androginia) che rivela l’archetipo della Donna. Raffaello e Leonardo sperimentano così la femminilizzazione degli istinti che comporta l’assenza di libido, l’amore del cuore, la sublimazione delle pulsioni in emozione, la rinuncia ai piaceri effimeri e il definitivo distacco dai sensi in cui si colloca l’esperienza cognitiva dell’Io. Nel 1508 Raffaello dipinge la “Muta” mentre Leonardo dipinge Monna Lisa. Entrambe le Donne simboleggiano un processo di contenimento della conoscenza razionale a favore della percezione discriminante. Per Leonardo il totale distacco dai sensi (la sordomuta) dischiude al potere dell’intuizione discriminante (il dito anulare) di illuminare il decisivo processo di integrazione dei contenuti di conoscenza che emergendo dall’inconscio dell’alchimia spirituale (lo sfondo privo di dettagli) andranno a “riempire” i “tre calici” formati dalla percezione (Sat), coscienza (Chit) e conoscenza (Ananda) del Sè.

Anche Giorgione offre nella Tempesta una rappresentazione sintetica della nascita dell’emozione cognitiva (il bambino) che scaturisce dal “grembo dell’inconscio spirituale degli alchimisti (la madrina) in cui avviene lo sviluppo della conoscenza trascendente (il lenzuolo bianco) e supercosciente (la mantella bianca). L’intuizione trascendente permette al’artista di percorrere il sentiero di individuazione e di attraversare, uno dopo l’altro, il “ponte” che collega l’inconscio psichico (la città sullo sfondo) con l’inconscio creativo (l’architettura in primo piano) e cognitivo (le rovine di un tempio greco). L’intuizione supercosciente, invece, rappresentata dal lungo bastone simbolo del completo dispiegamento della percezione, è idonea a recepire e decodificare la presenza dell’emozione cognitiva. Il “fulmine” dipinto da Giorgione nella Tempesta descrive in metafora il processo di trasformazione dell’emozione creativa (il bambino interiore) in emozione cognitiva (la nascita del bambino) in grado di trarre “nutrimento spirituale” dagli insegnamenti trasmessi dagli alchimisti . L’emozione cognitiva è il turbamento (il tuono) che si percepisce nel cuore quando l’immaginazione fa emergere dall’inconscio collettivo i simboli della conoscenza ermetica. Per il tantrismo e l’Arte alchemica, il simbolo, le mudra, lo yantra e il mantra hanno il potere di risvegliare la Dea Kundalini (l’inconscio spirituale) e di stimolare nel cervello (la Skakti dei tantrici) la “produzione” del “nettare degl Dei” (l’ambrosia/amrita), il processo “chimico” di trasformazione dell’intelletto razionalizzatore (il piombo) in intelletto alchemico (l’oro dei filosofi).

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Giorgione:: “l tre filosofi”

La discriminazione alchemica

umano (la terra) le risposte dell’organismo vivente alle variazioni dell’intensità e della frequenza di luce (il sole).

La luce è il fenomeno fisico che permette la visione degli oggetti. Lo studio della luce, associato a quello dei meccanismi della visione, è antichissimo e divenne la principale materia di ricerca teorica nel Medioevo che ne esaltò gli influssi spirituali nella costruzione delle cattedrali. Solo a partire dalla fine del XVII sec. cominciarono a essere elaborati modelli su basi scientifiche nel tentativo di interpretare la natura dei fenomeni luminosi, ponendo così le fondamenta dell’ottica. L’ottica simula il funzionamento dlel’occhio che regola l’apertura della pupilla in funzione della quantità di luce da assimilare, in modo da permettere al cervello il riconoscimento degli oggetti anche in presenza di poca luce (Lumen). La percezione della luce da parte del cervello invece è in parte un processo inconscio basato su regole cerebrali innate o acquisite che guidano la nostra visione. E’ stato verificato attraverso le tecnologie dell’imaging cerebrale che quando certe frequenze di luce si armonizzano con le proprietà cerebrali, allora il circuito entra in risonanza, rispondendo ottimamente in termini di impulsi nervosi, di mediatori chimici e di sostanze ormonali. Anche le connessioni con i centri emotivi si attivano, facendo nascere così l’esperienza che si hanno dinanzi non solo immagini di bellezza, siano esse opera del creatore della natura o del lavoro dell’uomo (frequenze infrarosse), ma anche immagini in cui traspare le qualità della bellezza, come ad esempio la perfezione, l’equilibrio, l’armonia (frequenze ultraviolette), concetto ribadito simbolicamente nella vicenda mitologica in cui Paride sceglie tra le Dee la bellezza di Afrodite, l’archetipo che regola nel corpo

Ciò che il cervello riconosce e decodifica sono solo impulsi elettromagnetici alterazioni chimiche che ricostruicono l’immagine attraverso un procedimento un cui interferiscono fattori fisiologici contingenti (fame, sete, desiderio sessuale, ecc), e inferenze psichiche modellate dai tabù, dalle norme sociali, dalle mode culturali e dalle prescrizioni religiose che fanno parte intergrante del nostro modo di vedere le cose e delle nostre concezioni. Infatti possiamo ricoscoscere che i concetti non sono altro che il prodotto della nostra immaginazione, prodotti dai nostri sentimneti o dal nostro intelletto, astrazioni o analogie non sostenute da fenomeni fisici, una verità già descritta da Platone nel mito della caverna. Giorgione reintepreta il mito riportato in auge dal neoplatonismo fiorentino e veneziano e lo rappresenta nel dipinto “I Tre filosofi” in cui spiega per immagini l’inconscieità di ogni giudizio e la capacità dell’Arte Alchemica di saper discriminare, tra le diverse frequenze di luce, Bellezza (Afrodite), Verità (Diana) e Giustizia (Giunone). Platone paragona la “cecità inconscia” al comportamento delle persone che, sedute all’interno di una caverna., danno la schiena alla luce e osservano sulla parete le ombre proiettate dalle figure che si muovono all’esterno. L’analogia di Platone sostiene il fatto che la coscienza dell’Io, prigioniera degli stereotipi sociali, culturali e religiosi, recepisce immagini distorte, confuse, tremule e inganevoli di ciò che accade realmente all’esterno, “fuori dalla caverna” del proprio cervello ottenebrato dall’ignoranza , dalla censura morale, ideologica o dogmatica e dalla sapiente manipolazione delle immagini.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Cecilia

Leonardo: “Le tre Dame”

Giovanna

Ginevra

L’ Io razionale è infatti costretto ad operare delle astrazioni e formulare concetti, pensieri, opinioni, impressioni di ciò che il sistema percettivo gli offre, per cui la realtà delle cose e la verità dei fatti risutano alterati, e la visione del mondo esterno appare come “le deboli ombre proiettate” sulle pareti di cui parla Platone. Giorgione dispone i “tre filosofi” della Gnosi alchemica all’esterno della caverna per descrivere il processo di “discriminazione” tra ciò che viene recepito dal “sistema del Sè” (sensi corporei) e dal “sistema del non Sè”, inteso come l’insieme delle costruzioni mentali che distorcono l’interpretazione delle immagini veicolate dalla retina. Il processo di discriminazione distingue i dati recepiti dai flusso di oggetti appartenenti alle funzioni psichiche, sensoriali e intuitive (sistema del Sè) dai contenuti mentali che contribuiscono alla formazione della coscienza dell’Io, quali l’educazione e il sistema di formazione delle convinzioni come i pregiudizi, le opinioni altrui, le abitudini mentali, le norme e i costumi morali (sistema del non sè), per cui l’uomo “vede ciò che pensa” e “abita il mondo” che la sua percezione ha costruito.

Nel momento in cui vacilla la solidità e l’unità dell’Io costruita attraverso processi di razionalizzazione che escludono di fatto l’inconscio e le potenzialità di sviluppo spirituale, inizia ad emergere la consapevolevolezza dell’Ignoranza di sè e dell’Illusione che generano i sentimenti che vanno dalla sorpresa alla vergogna, dalla paura all’umiltà di riconoscere la propria instabiule condizione mentale, dalla gioia della scoperta alla compassione per se stessi e per il genere umano. La regressione dall’ego della mente nella “caverna del cuore” innesca il potere del Sè intuitivo di comprendere i simboli della trasformazione della coscienza logica-razionale in “percezione discriminante” (il filosofo occidentale con a squadra in mano), “coscienza discriminante” (il filosofo arabo) e “conoscenza discriminante” (il filosofo pre-alessandrino con la tavola smeraldina fra le mani) della psiche e dei suoi processi evolutivi in rapporto alla luce. La percezione discriminante evolve dallo sviluppo delle sensibilità alle frequenze di luce che permette di anticipare i meccanismi di suggestione, persuasione e manipolazione della realtà messi in atto dalla libido al fine di realizzare gli scopi materiali dell’esistenza. La sensibilità alla luce riflessa dalle cose, rappresentata simbolicamente dalle “tre dame” dipinte da Leonardo, agisce come una “sentinella psichica” (Cecilia) che induce a “volgere le spalle” a persone, esperienze e situazioni animate dalla libido compulsiva di possedere gli oggetti, le cose e le persone (Giovanna) e spinge infine a “volgere lo sguardo” verso le frequenze ultraviolette (Cecilia) in cui sono serbati, custoditi e secretati gli archetipi spirituali della trasformazione dell’ego della mente nei poteri del Sè: telepatia, chiaroveggenza, sincronicità e serendipità. Poichè i cinque sensi possono trarre in inganno, occorre congiungere le “cinque modalità” della percezione inconscia, (sensazione, emozione, immaginazione, intuizione e discriminazione) in una nuova costellazione di significati (la stella a cinque punte). Tramite l’archetipo della “stella”, non dissimile al dispiegamento di una antenna di ricezione, il medium e l’artista alchemico possono entrare in contatto con le informazioni eteriche che generalmente non vengono prese in considerazione dalla coscienza razionale dell’Io (onde corte), oppure con quelle che non riescono a varcare la soglia della coscienza in quanto non considerate idonee alla realizzazione degli scopi materiali (onde lunghe). Più ampio è lo spettro di luce che si riesce a recepire e decodicare, più facile per l’artista imparare a danzare come “Shiva Nataraja” in armonia con la mistica musica delle sfere celesti.

Per fare questo occorre riuscire a vedere l’intero processo mentale come “distinto e oggettivo”, ed è in questo frangente che la “presa di coscienza” (solve e coagula) della “Realtà oggettiva”, descritta sinteticamente nelle immagini nel “Liber mutus”, consente di attivare un processo di assimilazione dell’intero spettro di luce (archetipo di Dio) e le successive operazioni di “setaccio” delle informazioni raccolte dalla struttura sensoriale (i vassoi variamente disposti), per estrarre da essi i contenuti mentali filtrati dalla logica dei sentimenti (la Donna) che devono poi essere trasferiti all’intelligenza translogica (Hermes). Il processo di “presa di coscienza” avviene di solito meditando sulla violenza verbale e gestuale, i lapsus e le dimenticanze, gli errori di valutazione e di comprensione, i conflitti emotivi e le manifestazioni di rabbia, i desideri repressi e i sogni. L’autoanalisi e l’esame di coscienza permettono di “registrare” lo spettacolo della mente, paragonata dai tantrici a una scimmia che salta da un ramo all’altro, ove emozioni e pensieri si accavallano e si contraddicono e dove gli impulsi giocano ruoli diversi e susseguono scopi opposti. la percezione del flusso caotico si fa tanto più evidente quanto più si procede verso la consapevolezza dei contenuti inconsci trasferiti alla mente dalla “sensibilità psichica (Cecilia), sensoriale (Giovanna) e intuitiva (Ginevra)” e si varcano quelle poche solide certezze razionali e identificazioni che definiscono il senso dell’Io personale.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Michelangelo: “Adamo Celseste”

L’Anima alchemica

ro persona autocosciente. Le funzioni più elevate, quelle che distinguono l’uomo dall’animale già preadattato geneticamente al proprio specifico ambiente, emergono quindi dalla “nishmat”, il “respiro dell’anima”, ovvero un processo istintintivo di adattamento all’ambiente che mira a ristabilire l’equilibrio (l’omeostasi) dell’organismo. Michelangelo dipinge Eva nel momento in cui nasce “come respiro dell’anima” dalla costola di Adamo e si proietta a mani giunte verso Dio Padre. Il gesto di preghiera descrive eloquentemente la funzione di mediazione svolta dall’anima psichica (psichè) in grado di attivare meccanismi di compensazione biopsicosomatici allo scopo di eliminare, o ridurre, la tensione provocata dalle pulsioni primarie e riportare in equilibrio il corpo alterato dal bisogno, dalla necessità, dal desiderio e dalla brama. Il compito di Eva generata dal respiro corporeo (ansia, affanno, paura, timore) è di veicolare rapidamente le “informazioni” provenienti dalle funzioni vegetative al cervello, rappresentato simbolicamente dall’immagine di Dio Padre.

Felicità e dolore, passione e perdizione, salvezza e redenzione, illuminazione e tenebre, estasi e sofferenza, amore e morte sono parole che descrivono non tanto il conflitto tra “eros e thanatos”, quanto la loro complementarietà esaltata nell’Arte dalla naturale valenza dell’Archetipo dell’Anima di integrare gli opposti, di risolvere i conflitti, di sanare l’egopatia, di generare l’armonia e di rigenerare, tramite la Bellezza alchemica, il senso estetico e morale, i costumi sociali e il processo di integrazione delle funzioni cognitive peculiari dell’emisfero destro (creatività, immaginazione, fede) con quelle dell’emisfero sinistro (ragione, razionalità, scienza) Per Michelangelo e gli alchimisti rinascimentali l’Anima svolge una funzione di mediazione tra “Materia e Spirito” poichè è tramite la sua componente psichica (ormoni, fluidi e secrezioni ghiandolari) che le emozioni giungono al cervello per essere decodificate, nominate e interpretate. La Genesi racconta l’origine dell’archetipo: il “Signore Dio plasmò l’uomo (‘adam) con la polvere della terra (‘adamah), soffiò nelle sue narici una nishmat-hajjim e l’uomo (‘adam) divenne una nefesh hajjia (Gn 2,7)”. Lo spirito vivificatore (ruah) contiene in sè “giorni contati e un tempo fissato” per cui il respiro che dona la vita coincide con il respiro del corpo in cui si manifestano istinti e pulsioni, bisogni e necessità, appetiti e desideri.

Tramite la percezione delle sensazioni corporee il cervello controlla l’ambiente interno al corpo e l’ambiente esterno in cui poter reperire i mezzi e gli strumenti per la sopravvivenza e la conservazione della specie. La funzione dell’anima psichica (la prima Eva) è dunque quello di mediare tra le necessità del corpo (Adamo terrestre) e il cervello (il Padre) in grado poi di attivare, regolare e modellare il comportamento più efficace per garantire la vita, la salute, la riproduzione e la prosperità dell’individuo e della specie. In ogni fase di elaborazione, decodificazione e interpretazione delle informazioni di natura psico-somatica (le mani giunte di Eva), il cervello rimane “distaccato”, indifferente al destino della creatura, mentre invece l’Io corporeo (Adamo celeste) prende forma autocosciente man mano che l’anima psichica compie la metamorfosi dell’istinto di equilibrio in “amor di sè” e “consapevolezza di sè”.

Anche gli animali posseggono lo spirito vitale (ruah), ma nella descrizione dell’atto della creazione di Adamo contenuto nel secondo racconto della Genesi, considerato dagli esegeti della Bibbia più arcaico del precedente, “il Signore soffiò nelle sue narici la nishmat-hajjim”, un “principio” che lo conduce all’esistenza (Gb 33,4;34,14), all’intelligenza (Gb 32,8) e alla beatidudine della conoscenza che si realizza tramite la lode e il culto di Dio (Sal 150,1-5). Tramite questo principio, che si può tradurre come “respiro dell’anima”, l’uomo divenne una nefesh hajjah (Gn 2,7), ovve-

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“Nascita di Eva” - “La cacciata dal Paradiso” “Il Giudizio Universale” E’ tramite questa seconda facoltà dell’anima, descritta simbolicamente dal dito indice proteso verso quello del Dio creatore, che l’Io (Adamo Celeste) accede alle funzioni cognitive del cervello sinistro e al seguente processo di individuazione che conduce a trasformare la coscienza dell’Io nella coscienza del Sè. Mediante la metamorfosi dell’istinto di conservazione in “amor di sè”, il cervello crea e modella un mondo funzionale alle esigenze della vita, allo stesso modo in cui Dio creatore tramite la Natura fornisce all’animale-uomo tutto ciò di cui ha bisogno. La coscienza dell’individuo dominato dall’amor di sè si adatta alle condizioni dell’ambiente interno ed esterno e utilizza l’anima psichica come agente di mediazione finalizzata alla realizzazione degli scopi materiali. Tuttavia la coscienza dell’Io che emerge dalla consapevolezza dell’anima disobbedisce all’ordine naturale, sociale e culturale per affermare il libero arbitrio, l’autodeterminazione a selezionare con lo sguardo le cose, le persone e le situazioni che soddisfano le leggi interne del “Sè inconscio” (il serpente), il senso mentale interiore che sostiene la formazione dell’io e determina il suo destino umano, creativo e spirituale. La consapevolezza dell’anima (Adamo ed Eva) stabilisce collegamenti mentali con i bisogni fisiologici, le necessità corporee e i desideri materiali, e poichè l’attività della mente è inconscia, la qualità della coscienza può essere attribuita solo alla percezione di questi processi mentre sono all’opera. E’ in questa fase che l’anima compie la metamorfosi dalle “funzioni psico-somatiche” a quelle “mentali-creative” concesse alla percezione della Donna interiore. Nel “Paradiso Terrestre” dominato dall’occhio di Dio che “tutto vede e provvede”, non vi è conflitto, tensione, paura, ma soltanto ricerca sensoriale e di ciò che è necessario, utile e piacevole per soddisfare i bisogni del corpo. Mentre la percezione sensoriale guida l’individuo a selezionare le cose più idonee a soddisfare gli istinti, placare le pulsioni ed eccitare il piacere, nella genesi della percezione mentale creativa (libido) sorge invece la necessità di nominare le sensazioni (le piante), le emozioni (i fiori) e i sentimenti corporei (gli animali) per cui l’individuo acquisisce la capacità di scegliere e decidere, di esprimere i desideri e di descrivere le esperienze, ma anche il “potere della mente” di separare l’Io dallo stato di natura (il dualismo anima-corpo), di contenere le pulsioni, inibire i desideri e procastinare la loro soddisfazione nel tempo in vista di una gratificazione più elevata. E’ proprio da questa capacità di procastinare il desiderio nel tempo futuro che ha origine la curiosità di conoscere, di andare oltre i confini del sapere circoscritto dalla percezione sensoriale. La curiosità di conoscere spinge l’anima creativa (la seconda Eva) a rinunciare ai processi di trasposizione del desiderio sul piano della fantasia, per cogliere invece il “frutto della conoscenza” che origina dall’esperienza. La “cacciata dal Paradiso” coincide con il risveglio dell’istinto di riflessione che innesca un naturale processo di trasmutazione della percezione prelogica (sensazione, emozione, sentimento) in percezione logica (critica, razionale, intellettiva), la facoltà dell’Io che permette all’intelletto razionale-intuitivo di compiere l’azione di giudicare gli uomini, gli eventi e le situazioni sulla base dell’esperienza/conoscenza diretta degli istinti, delle pulsioni e della libido (materiale, sociale e intellettuale) generata dall’amor di sè. Il discorso sulla genesi dell’Anima Alchemica iniziato da Michelangelo con Eva si conclude con l’immagine di Maria “prudentissima”, anchetipo dell’anima intellettiva in grado di sostenere il figlio (il Sè cognitivo) nel triplice processo di espansione del “Giudizio” attraverso “la percezione, la coscienza e la conoscenza discriminante” (i tre giorni trascorsi da Cristo negli inferi)

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

J. Bosch: “Paradiso, Purgatorio e Inferno”

L’Inconscio Alchemico Tra il concetto di “Mente” e quello di “Inconscio” non esiste una sostanziale differenza. Entrambi si collocano tra la vita del “Corpo” e le attività dello “Spirito” e identifica il sostrato “mercuriale” (bile, linfa, sangue, fluido cerebrospinale) in cui avviene il processo di trasmutazione dell’esterocezione (sensazione-intuizione) e dell’enterocezione (emozione- immaginazione) in consapevolezza di sè (il Sole) e consapevolezza di relazione (la Luna) che sono alla base dell’azione e del pensiero cosciente. La Trasmutazione della mente, essenziale per intraprendere la via di individuazione che conduce alla realizzazione del proprio Sè (conscio), viene spesso associata all’autoanalisi, all’esame di coscienza e alla razionalizzazione delle emozioni, metodo che si rivela efficace nella fase di formazione dell’Io, ma inadeguato per sperimentare e comprendere la funzione creativa e spirituale dell’Inconscio. Ogni forma di conoscenza di sè e del mondo esterno si deve confrontare con il retaggio di opinioni, schemi di pensieri e principi morali, etici e religiosi che sono profondamente radicati nell’inconscio collettivo, per non parlare delle debolezze, idiosincrasie e complessi che emergendo dall’inconscio personale distorcono la visione della realtà e la verità dei fatti. L’emblema a sinistra, strutturato su tre cerchi concentrici, evidenzia come una conformazione omogenea di sensazioni (gli uccelli), oppure un flusso di emozioni subconscie (la sirena) si trasferiscono direttamente nel sistema di decodificazione sensoriale (Giunone con il Pavone) per formare le opinioni predefinite dagli schemi di pensiero, e solo tramite l’archetipo di Afrodite (la donna con i fiori nel cerchio di mezzo) possono evolvere in intuizione e immaginazione (Adrodite con i due fili da pesca nel terzo cerchio). In altre parole la trasmutazione si compie attraverso infinite “prese di coscienza (solve e coagula) delle immagini generate dall’Arte di Afrodite, l’archetipo che “pescando nel mare delle emozioni” fa emergere alla coscienza i contenuti inconsci che alterano l’equilibrio psicosomatico. L’archetipo di Afrodite si configura quindi come una disposizione preformata a reagire a determinati stimoli psichici, sensoriali e intuitivi proveniente dalla luce riflessa dalle immagini. In quanto fulcro dell’istinto di riflessione collegato al funzionamento psichico delle ghiandole endocrine del corpo e della testa, l’archetipo struttura le opinioni, il pensiero e l’immaginare inconscio, ma nello stesso tempo, quando è attivato dalla curiosità e dal desiderio di conoscenza, è la forma mentale che utilizzando il materiale offerto dalla percezione inconscia (sensazione, emozione, immaginazione e intuizione), nonchè quello offerto dall’inconscio personale e collettivo (complessi e condizionamenti), dà origine alle immagini simboliche tipiche del sogno e di ogni “moto d’animo” in cui avviene il trasferimento dell’emozione sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa. L’inconscio personale, rappresentato dall’autore del Mutus Liber all’interno della coscienza dell’Io (cerchio di mezzo), è la matrice delle immagini che sono proprie di ogni individuo in quanto legate alla sua storia e al vissuto esperenziale. Nei primi anni di elaborazione dell’Inconscio, l’artista trasferisce le paure, le ansie, i conflitti, i materiali rimossi e repressi durante la fase di formazione dell’Io, ma anche tutto quel materiale psichico che non raggiunge la soglia della coscienza, in opere che raccontano la metamorfosi dell’anima e la progressiva integrazione della conoscenza di sè e del mondo esterno. L’operazione artistica svolta dalla funzione trascendente permette di rendere accessibile l’analisi delle relazioni che l’Io stabilisce con l’inconscio creativo (il leone marino), nel caso fosse necessario risolvere traumi e conflitti, ma soprattutto consente di intravedere la forza plasmatrice degli archetipi dell’inconscio sociale (cultura, religione, modelli mentali) ed ereditario (famiglia, razza, modelli psichici) dai quali occorre emanciparsi e liberarsi. Procedendo nella naturale evoluzione della comprensione dell’inconscio collettivo, l’artista trasforma le sue le emozioni inconscie nel “Latte della vergine” (la coscienza creativa) in grado poi di “nutrire” il processo di trasposizione dell’immaginazione e dell’ispirazione (il putto mercuriale) sui diversi piani della coscienza prelogica (il regno minerale), logica (il regno vegetale) e traslogica (il regno degli animali mitologici)

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Albrecht Durer:: “Adamo e Eva ”

Per poter accedere alla funzione supercosciente (la barca di Afrodite), capace di collegarsi all’intuizione translogica (Nettuno), l’artista deve portare a termine il processo di purificazione dell’Ombra celata nell’inconscio personale, passaggio indispensabile per sublimare le passioni materiali (l’Inferno), le ambizioni personali (il Purgatorio) e le aspirazioni intellettuali (il Paradiso) e stabilire un dialogo costruttivo con gli archetipi presenti nell’inconscio collettivo (la rosa mistica di Dante.) Il concetto di purificazione è descritto da Bosch nel “Il giardino delle Delizie”, collocato dall’artista al centro di un trittico che vede il Paradiso sulla sinistra e l’Inferno sulla destra. Il dipinto descrive in allegoria una progressiva liberazione della mente inconscia dai falsi involucri della persona e dal potere suggestivo delle fantasie generate dagli istinti primari che si deve compiere prima di giungere nel Paradiso, metafora di una ritrovata purezza di intenzioni e di percezioni. Nella storia dell’Arte Alchemica occidentale la prima immagine dell’Ombra compare come “selva oscura” nella Divina Commedia, metafora di un “luogo neurocerebrale” (il cervelletto) in cui Dante “incontra” le figure della libido appagativa (la lonza), appetitiva (la lupa) e affermativa (il leone) che gli “fanno fremere i polsi dalla paura”. Per gli alchimisti-artisti la purificazione del “proencefalo” è un processo chimico-psicologico di rappresentazione in “prima persona” del materiale rimosso, inibito e censurato, specie quello collegato ai processi di sublimazione dell’energia sessuale in energia creativa. In occidente la purificazione dell’Ombra “è un problema morale che mette alla prova l’intera personalità dell’Io; nessuno può prendere coscienza dell’Ombra senza una notevole applicazione di risolutezza morale. Ciò significa riconoscere come realmente presenti gli aspetti oscuri della personalità: atto che costituisce la base indispensabile di qualsiasi forma di conoscenza di sè, e incontra perciò una notevole resistenza” (Jung)

coscienza elementi di fantasia transpersonale (le creature a piedi) che permettono all’artista di salire di “un piano” nel “Giardino delle Delizie”, metafora di un luogo neurocerebrale (il mesencefalo) in cui avviene un secondo grado di purificazione dell’Ombra. Nel secondo livello descritto nella parte mediana del dipinto, l’artista elabora il conflitto psichico, il disagio emotivo e oscillazione dell’umore provocato dal Perturbante (la luce ultravioletta) e dall’Inquietante (la luce infrarossa) in immagini simboliche, analogiche e anagogiche. La circolazione della luce inzia a procedere in “senso antiorario” (funzione regressiva), e porta con sè un processo di purificazione dai modelli culturali trasmessi dalla tradizione e dai canoni estetici-filosofici egemoni. Nella regressione gli elementi di immaginazione transpersonale (le creature in sella a “cavalli, asini, cammelli, tori, orsi, leopardi e cinghiali”), si liberano dai condizionamenti morali, etici e religiosi. Solo al termine del “ciclo” di rigenerazione dell’immaginazione creativa, l’artista si può immergere con la propria ombra e dialogare con essa , metafora di un processo di integrazione e riconoscimento degli aspetti dell’inconscio collettivo, che, pur influenzando idee, pensieri e opinioni, permette all’ispirazione transpersonale di ascendere sulla sommità del cervello (il diancefalo). In questo ultimo livello di purificazione, rappresentato da Bosch nella parte superiore del dipinto, emergono i “cinque archetipi” della percezione che creano la “biforcazione cerebrale” in cui avviene la differenziazione tra discriminazione infrarossa (il rosso) e discriminazione ultravioletta (il blu). In questa ultima fase l’immaginazione alchemica si orienta definitivamente verso la “de-costruzione dell’ego”, il “de-condizionamento dai modelli sociali e culturali” e la “de-composizione del sapere” fondato sul potere delle parole di costruire pensieri, concetti, assiomi , dogmi e paradigmi che escludono il Sè inconscio dai processi di elaborazione della conoscenza. Gradualmente avviene un progressivo distacco critico dal sapere fondato sul potere dei simboli di manipolare, suggestionare e plasmare la coscienza, considerato da Bosch il “vero inferno” che l’Anima deve affrontare prima di giungere a realizzare la perfetta conoscenza di sè (la mela di Adamo) e del mondo (la mela di Eva). L’immaginazione alchemica, purificata da ogni forma di condizionamento, permette di ritornare nel “Paradiso Terrestre” e di portare a compimento la via dell’individiazione che conduce alla realizzazione del Sè in cui si manifesta la “Mistica Musica” generata dagli archetipi della conoscenza.

Il primo livello di purificazione dell’Ombra, rappresentato alla base del dipinto, si configura come una rimozione dell’identificazione inconscia con la Persona, definita da Jung soltanto come la “maschera” della psiche collettiva. Ciò produce una progressiva liberazione dalle costrizioni sociali ed ereditarie, quali ad esempio l’identificazione dell’Io con il nome, il lavoro, la professione, lo status sociale, la casta, i modelli sociali e culturali e la religione di riferimento. Man mano che l’artista si libera dalle personificazioni e dal sistema delle identificazioni con lo status sociale, economico e intellettuale, emergono alla

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Amore e Psiche

Dall’inconscio psichico all’inconscio creativo La favola di Amore e Psiche è stata da sempre interpretata, nel passato come nel presente, come un mito d’amore. In realtà i filosofi del Rinascimento che per primi la riportano in auge, avevano compreso che le metafore presenti nel racconto che Apuleio incastona tra a il IV e il VI Libro delle Metamorfosi alludevano al processo di trasmutazione dell’emozione inconscia in intelligenza translogica (Ermete Trismegisto), la facoltà in grado di risvegliare la comprensione delle relazione fra le diverse parti con il “Tutto” e generare l’unione alchemica di “amore e conoscenza”, secondo l’insegnamento platonico del Fedro e del Simposio. La favola è strutturata in due parti distinte. La prima parte narra di Psiche, principessa talmente bella da essere invidiata da Afrodite, promessa in sposa di un re molto anziano che aveva dimora sulla sommità di una montagna. Lungo la salita che conduce al palazzo reale, la Principessa è colta dalla disperazione e si getta da un dirupo, ma viene miracolosamente salvata e trasportata da “Vento Zefiro” in un palazzo segreto. Afrodite, indispettita dal gesto di ribellione, ordina al figlio Amor di trafiggerla con una delle sue frecce ma, nell’attimo di scagliare il dardo, Amor colpisce se stesso e si innamora della fanciulla. Tra i due nasce l’emozione erotica, ma poichè la passione dei sensi deve rimanere sconosciuta ad Afrodite, Amor fa giurare alla Principessa che non avrebbe mai contemplato il suo volto alla luce del sole, pena la separazione. Tuttavia la curiosità è più forte della paura delle conseguenze e Psiche, istigata dalle due sorelle, accende nel buio della notte una candela dalla quale cade una goccia incandescente che finisce sul petto dell’innamorato. Il figlio d Afrodite si risveglia e fugge dal castello, abbandonando Psiche a se stessa. Alla luce della conoscenza dell’archetipo di Afrodite che detta legge in tutte le fasi della vicenda, diventa possibile interpretare la prima parte favola come l’itinerario simbolico compiuto dall’Artista per giungere a trasporre la percezione inconscia (Psichè) sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa, così come avviene quando la “funzione trascendente” viene risvegliata dall’amore e dalla passione per l’arte.

A. Canova “Amore e Psiche”

Nel momento in cui l’alchimista rinuncia ad attuare il processo di elaborazione razionale delle emozioni (Psiche decide di non sposare Saturno il vecchio), scelta che conduce a rafforzare la coscienza dell’Io, ma che inevitabilemente inibisce fino a sopprimere il loro potenziale creativo, avviene la prima metamorfosi dell’istinto di conservazione in istinto di individuazione (Psiche si getta dal dirupo e viene salvata dal vento Zefiro). L’istinto di individuazione - come scrive Jung - “innesca un processo psicologico che adempie destini individuali dati, ossia che fa dell’uomo quel determinato essere singolo che è. Individuandosi, l’uomo non diventa “egoista” nel senso usale della parola, ma si conforma unicamente a una sua pecuiliarità; il che è ben diverso dall’egoismo e dall’individualismo”. Infatti quando l’emozione viene trasferita all’interno dell’inconscio psichico (il castello segreto), inizia un processo psicologico in cui emerge l’amor di sè (Amor ferisce se stesso) che suscita in primo momento egocentrismo, narcisismo e la ricerca del piacere sensoriale. L’amor di sè può rimanere “puro e incontaminato” per cui la percezione psichica può evolvere in intelligenza emotiva (Amor vieta a Psiche di riconoscere il suo volto); oppure può tramutare in interesse sensoriale (concupiscenza) e interesse materiale (cupidigia), rappresentate nella favola dalle due sorelle di Psiche. Quando la percezione utilitaristica finalizzata agli scopi si orienta verso l’oggetto del desiderio, si accende la “lampada” della curiosità di vedere, esplorare, sperimentare e possedere (libido) ciò che suscita interesse, brama e piacere. In questo modo l’amor di sè viene contaminato dalla libido (la goccia incandescente cade sul petto di Amor) e si arresta il processo di individuazione che origina dalla consapevolezza delle emozioni del cuore. L’unione dei due amanti corrisponde simbolicamente alla nascita del “cuore alchemico”, centro dell’inconscio creativo: nel momento in cui l’intelligenza emotiva collega la ghiandola del “pancreas” (emozione inconscia) con quella del “timo” (autoavvertimento psichico) si genera l’emozione emotiva-creativa (lo sfarfallio del timo). E’ questo il “cuore di farfalla” (Psichè) che Canova scolpisce nelle mani di Psiche, colta nel gesto di offrirlo nelle mani di Amor. E’ nel cuore alchemico che si autogenera quell’istinto di individuazione che permette all’alchimista di evolvere nella duplice funzione spirituale: consapevolezza di sè (anima) e consapevolezza di relazione (animus).

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Giorgione.”Lezione di Canto” - “Doppio ritratto”

Le quattro prove di Afrodite

Le “quattro prove” di Afrodite innescano il processo razionale tipico della discriminazione: analisi sensoriale, vaglio critico, elaborazione intutiva e sintesi cognitiva delle emozioni in immagini, forme e colori che assumono per l’artista una valenza individuale, divenendo nel tempo la sua “cifra stilististica”, il suo “segno” e “forma-pensiero” particolare. Nella favola di Apuleio si ribadisce il loro carattere di “richiosità” perchè in ognuna delle quattro fasi di elaborazione dell’informazione “psichica, sensoriale e intuitiva”, si corre il rischio di scegliere la “via della razionalizzazione” che conduce invitabilmente alla strutturazione di un pensiero, di una corrente o di uno stile artistico e alla generazione di opere autorefenziali, e narcisistiche, rigettando l’alchimista al punto di partenza, all’amor di sè. Dall’interpretazione simbolica delle “quattro prove” di Afrodite, si trae una considerazione: la coscienza razionale dell’Io è estromessa dai processi di discriminazione e che Psiche svolge un ruolo passivo, in quanto è l’istinto del “Sè razionale” ad agire. Nella prima prova le “formiche” aiutano Psiche a selezionare “semi” simili diponendoli in gruppi omogenei (analisi sensoriale). Nella seconda prova “il canneto” le suggerisce di raccogliere la lana delle pecore assassine durante la notte (vaglio critico). Nella terza prova “l’aquila” vola fino alla sommità di una montagna per raccogliere l’elixir dell’intuizione (elaborazione intuitiva). Nella quarta prova la “torre” le indica la via dell’introspezione che conduce all’interno dell’inconscio cognitivo (il regno di Ade), da cui Psiche uscirà con l’olio di Proserpina (la sintesi cognitiva) in grado di trasformare le emozioni in immaginazione attiva e passiva.

Dall’inconscio creativo all’inconscio cognitivo

La seconda parte della favola descrive simbolicamente una ulteriore metamorfosi della percezione inconscia attraverso le strutture razionali del cervello. La percezione sensoriale è utile ad affinare la sensibilità, la ricerca dell’armonia, il godimento estetico, l’estasi dell’anima, mentre le opere che riflettono una selezione di colori (frequenze infrarosse) e segni (frequenze ultraviolette) che, convergendo verso il centro del cuore, traducono la “musica delle sfere” (il se universale) in contenuti di esperienza e conoscenza (le due fasce arancioni dipinte da Giorgione sulla giacca del giovane in “Lezioni di canto”) Infatti, in seguito alla decisione di rinunciare ad esercitare la percezione utilitaristica (Psiche si sbarazza delle due sorelle, “cupidigia” e “cuncupiscenza”, gettandole da una rupe), l’artista sperimenta in primo luogo “la funzione trascendente” (Psiche chiede aiuto a Cerere, la divinità che ispira la trasposizione delle emozioni in fantasia e immaginazione creativa), e poi la “funzione supercosciente” (Psiche incontra Giunone, la divinità che permette di compiere la trasposizione dell’immaginazione in intuizione). Al termine di queste prime due fasi, il “giovane musicista” deve affrontare la prove della “percezione discriminante” (l’arte verdescente) e della “coscienza discriminante” (l’arte rubescente). La percezione discriminante è un processo che congiunge gli elementi della percezione inconscia con una unica “iperbole”. La sensazione, l’emozione, l’immaginazione e l’ intuizione del “cuore” vengono veicolate dalle “ghiandole del cervello” (il regno di Afrodite) nelle strutture sensoriali, razionali, intuitive e cognitive dellla mente, ovvero le aree del cervello specializzate nella diversa codificazione dell’informazione. L’operazione di discriminazione è regolata dal “Sè razionale”, da quella parte razionale del cervello che compie la fondamentale la “presa di coscienza” dell’inconscio psichico e sostiene le esperienze, le prove e i rischi ispirati dall’inconscio creativo.

Giorgione sintetizza il concetto dipingendo alle spalle di un artista “con la mela in mano”, il volto del “Sè razionale” equivalente sul piano psicologico, a quello dell’amico, del consulente o del terapeuta. La psiche posta sotto pressione può essere aiutata dalle facoltà del “Sè razionale” (proprio o altrui) che attiva un processo naturale di selezione logica delle immagini e sintesi delle esperienze (la mela) da cui prende avvio la trasmutazione dell’immaginazione in intuizione. Ad esempio nella psicologia junghiana il terapeuta “presta” al paziente la sua “funzione trascendente”, e poi lo aiuta a selezionare le immagini idonee per risolvere il conflitto al fine di stimolare l’intuizione e ispirare una nuova sintesi dei problemi.

La favola narra che nel momento in cui Psiche manifesta la “funzione trascendente e supercosciente”, Afrodite inizia a cercarla tramite un “bando pubblico” per sottoporla a “quattro prove mortali”.

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PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO PSICHICO

creatività trascendente Nel XII secolo le tematiche degli artisti medioevali, per lo più cantastorie, poeti, novellieri e scrittori di romanzi, attingono ispirazione dall’inconscio psichico collettivo che si diffonde in tutte le corti feudali in cui fiorisce l’archetipo del “cavaliere puro di cuore” protagonista della sublimazione della pulsione sessuale in amore, poesia e sacrificio di sè. La trama del romanzo cavalleresco imperniata sulla leggenda di Re Artù è intrisa di luoghi simbolici come il “lago” (l’inconscio psichico), che conserva il potere della “spada” (la percezione cosciente) di comprendere e risolvere le ragioni del conflitto e del disagio emotivo, oppure il “bosco” (l’inconscio creativo) popolato da mostri, streghe e maghi e animali mitologici (la percezione trascendente) che orientano la psiche verso processi di sublimazione del conflitto in fantasia, immaginazione e ispirazione. Al centro della trama l’autore medioevale colloca l’esperienza del “castello” (l’inconscio cognitivo) che a un certo punto poteva diventare “invisibile agli occhi” (inconscio spirituale), come nel romanzo del Sacro Grall.

L’INCONSCIO PSICHICO creatività trascendente artisti 1. Serra Alessandro 2. Franco Luca 3. Raineri Fernanda 4. Tridente Antonia 5. 6. 7. 8.

Crotti Giulia Rivera Guillermina Costantino Ariana Scarano Nunzia

9. Veliciu Petra 10. Teodori Sandra 11. Serina Irene 12. Giuranna Fabrizio

Nel “Castello alchemico” avviene la trasposizione del conflitto psichico (la funzione trascendente) sui diversi piani di immaginazione predefiniti dagli archetipi della fantasia sensoriale (le dame), razionale (le regine), intuitiva (le streghe) e cognitiva (le fate). A ogni stadio di sviluppo della fantasia trascendente corrisponde un processo creativo di liberazione dai vincoli imposti dalla pulsione psichica (il drago) che impedisce di esprimere i contenuti di creatività presenti nell’animus femminile (la principessa prigioniera nella torre), indispensabile per trasmutare l’emozione in immaginazione attiva (trascendente e supercosciente) e intuizione translogica. La struttura narrativa può essere complementare quando invece è l’anima maschile a dover essere liberata non tanto dal “drago”, simbolo della pulsione e rimozione inconscia peculiare del metabolismo femminile, ma dalla libido appetitiva del “lupo”. L’archetipo del “lupo” dipinto dall’artista (Alessandro Serra) descrive metaforicamente la transizione (il ponte) verso una reale consapevolezza della libido affermativa (l’uomo con il bastone) generata dai due angeli “custodi”, archetipi della fantasia trascendente (lo sguardo rivolto verso l’alto) e della fantasia supercosciente (lo sguardo verso la realtà) “La libido - scrive Jung - è concepibile solo in forma determinata, vale a dire è identica alle immagini fantastiche, e possiamo liberarla solo andando da scovare le immagini che le corrsipondono. Perciò, in un caso del genere, offriamo occasione all’inconscio di lasciar emergere alla sua superficie le sue fantasie”. Il concetto trova la sua massima sintesi nella vicenda in cui San Giorgio uccide il drago e libera la fanciulla. In questa storia, diventata motivo di meditazione nel rinascimento, la libido e la pulsione, tra loro congiunti dal circuito dell’energia psichica nel corpo (l’urobos), vengono liberati dalla“lancia” di San Giorgio, simbolo della percezione logica e translogica.

1. Serra Alessandro

2. Franco Luca

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Tiziano: “Allegoria della Prudenza”

Fantasia trascendente Il riconoscimento di essere “invasati” dalle fantasie innesca un processo di “autocombustione” (Franco Luca) che trasforma il “mercurio”, la sostanza mentale in cui è codificato il comportamento inconscio compulsivo, in “vapore” (l’adrenalina aerea). Lo “spiritus mercurius”, sinonimo della “comprensione di relazione” che scaturisce dal “fuoco” delle passioni, è contenuto in questo “vapore”, lo spirito incorporeo essenziale per la trasformazione. L’impulso di sublimazione va in direzione opposta all’impulso di sfogare o far esplodere i sentimenti repressi; nello stesso tempo se si reprime l’emozione, lo spirito in esso contenuto (l’adrenalina creativa), si perderà ancora una volta nell’inconscio e verrà inevitabilmente proiettato, con la conseguenza di dover ripetere tutto il processo. E’ esperienza comune sfogare la rabbia, l’irritazione e le colpe su qualcun altro e quando si verifica una inibizione spontanea a reagire significa che la “sublimazione” artistica ha attivato processi “chemici” di trasferimento della “bile nera” generata dal pancreas, all’interno dei tessuti sanguigni (bile rossa), linfatici (bile gialla) e nel fluido cerebro spinale (bile bianca). Il “dripping” dell’artista (Antonia Tridente) è una tecnica che simula in certo senso il meccanismo della sublimazione, sperimentato simbolicamente dagli alchimisti rinascimentali quando scaldando il mercurio, vedevano le goccioline d’argento riunirsi in modo singolare all’interno del vaso di vetro. Al termine del processo di sublimazione della “bile nera”in “bile bianca”, l’emozione trascendente (l’adrenalina) viene contenuta all’interno di una “cornice” di autoconsapevolezza (Raineri Alessandra) e il “mercurio” in essa contenuto si manifesta attraverso parole, segni, colori da cui emergono i simboli dell’inconscio creativo (le foglie), segno della realizzazione del passaggio dall’inconscio psichico a quello creativo. La sublimazione si configura come una reazione passiva dell’inconscio alle sollecitazioni esterne (pulsione) ed interne (libido) proveniente dal conflitto in grado di sviluppare la trasformazione dell’amor di sè in consapevolezza di sè (anima) e consapevolezza di relazione (animus), le due componenti della “sigizia” che strutturano la coscienza alchemica. In certi individui, gruppi sociali e religiosi, la sublimazione è un fenomeno inconscio spontaneo in quanto il simbolo che rappresenta il suo processo fisiologico, l’agnello, è presente spesso in contrapposizione al simbolo del toro in cui invece è facile ravvedere il modello della reazione compulsiva. Durante le diverse fasi di introversione creativa della libido, descritte da Tiziano nell’Allegoria della Prudenza, la sublimazione può diventare una scelta cosciente (la virtù), frutto della pazienza (il cane), della volontà (il leone) e dell’esperienza (il lupo) dell’alchimista, le tre qualità che devono emergere nel tempo durante la fase della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. Su un piano superiore di evoluzione della coscienza trascendente, la sublimazione della libido rivela il suo carattere spirituale e permette di comprendere il significato rivoluzionario contenuto nel messsaggio in cui Cristo esorta gli apostoli a “Porgere l’altra guancia”, senza temere le conseguenze, poichè il compimento della sublimazione conduce al distacco da ogni identificazione con ogni forma di dualismo conflittuale.

4. Tridente Antonia

3. Raineri Alessandra

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L’INCONSCIO PSICHICO fantasia trascendente artisti 1. Serra Alessandro 2. Franco Luca 3. Raineri Alessandra 4. Tridente Antonia


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO PSICHICO Immaginazione trascendente La presa di coscienza dell’inconscio psichico (solve e coagula) avviene generalmente in due modi. Attraverso opere in cui prevale la raffigurazione e la narrazione, peculiari dell’anima maschile che recepisce gli archetipi della fantasia in forma di visioni e li traduce in storie, racconti e trame del cinema contemporaneo, oppure tramite opere in cui l’animus femminile offre una eterogenea rappresentazione del processo prelogico compiuto dall’immaginazione trascendente, capace di filtrare le sensazioni, le impressioni, le emozioni, i ricordi e le opinioni (i cinque teli esposti alla luce del sole) attraverso il “setaccio” sensoriale e intuitivo (mente femminile) e razionale - cognitivo (mente maschile). La mente dell’artista è sia maschile che femminile (androgina) per cui l’operazione di trasferimento delle “informazioni eteriche” (la rugiada) sul “vassoio” dell’immaginazione ha il pregio di non disperdere alcuna “goccia” del contenuto inconscio, “dando modo così al suo malumore di esprimersi in un’immagine” (Jung). Tramite la sublimazione dela pulsione psichica (l’ariete) l’artista trasforma l’energia sessuale (il toro) in energia creativa sotto forma di immagini (anche oniriche), sottraendola in tal modo all’inconscio.

PREMIO PSICHE L’INCONSCIO PSICHICO Immaginazione trascendente

Le immagini sottratte all’inconscio psichico descrivono per segni, colori, figure e simboli le fantasie scaturite dal senso di “frustrazione delle sensazioni” (Crotti), di “inibizione delle emozioni” (Costantino), di “censura dei sentimenti “(Scarano) e di “proiezione dei desideri” su dimensioni astrali (Rivera), e offrono la possibilità di reintegrare elementi inconsci in vista di una loro successiva trasposizione in immaginazione.

artisti: 1. Crotti Giulia 2. Rivera Guillermina 3. Costantino Ariana 4. Scarano Nunzia

1. Crotti Giulia

6. Rivera Guillermina

7. Costantino Ariana

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8. Scarano Nunzia


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO PSICHICO

Ispirazione trascendente Dalla frustrazione di non decodificare nell’immediato il significato delle sensazioni emerge l’ispirazione trascendente dell’artista (Giulia Crotti) di “indagare il corpo, carne e materia, che diventa Figura attraverso pochi segni diretti e nervosi. I lavori acquistano un senso proprio in quanto studi, giacché sempre aperti e problematici. La tensione consiste nel non-risolvere, non-chiudere, non-costringere la Figura che, segno dopo segno, con naturalezza intesse la struttura formale. Le situazioni relazionali, sia spaziali sia tra Figura e Figura, hanno il compito di dire e disvelare pur senza né dire né disvelare, così da trascrivere il mistero ineffabile delle cose esattamente con i medesimi mezzi ineffabili ove la corporeità tende ed ambisce essere espressione dello spirito. La trasposizione in immagine non può essere rappresentazione, non può possedere i tratti del “finito” seppur debba necessariamente essere inevitabile e compiuta.” L’inibizione delle emozioni, rappresentata nell’immagine dello specchio orientato verso il muro, innesca invece l’introversione bacchica (il grappolo d’uva) in grado di rivelare i risvolti psicologici celati dietro l’apparenza dell’immagine (Ariana Costantino). L’ispirazione trascendente può diventare uno strumento di “evasione” dai sistemi di controllo messi in atto dalla moralità di gruppo che censura i sentimenti non conformi alle regole del “villaggio” (Nunzia Scarano). La fuga dalla cultura materialistica avviene invece proiettando la presa di coscienza negli antichi culti che hanno “venerato” il misterioso rapporto psichico esistente tra colori, forme e simboli e comportamento inconscio (Guillermina Rivera) Man mano che la creatività trascendente evolve nella trasposizione dei malumori, dei malesseri, dei disagi e dei problemi psicologici in immagini, affiorano alla coscienza le paure e le emozioni che hanno dato origine ai traumi emotivi (Veliciu Petra) e alla successiva risoluzione degli stessi (Serina Irene). Quando la fantasia diventa astratta, slegata dalle problematiche interiori, emerge allora l’archetipo della maschera (Fabrizio Giuranna) che svolge il compito simbolico/psicologico di stabilire un distacco dalle relazioni ritenute conflittuali. Allo stesso modo, ma in senso opposto, il processo di rimozione della maschera collettiva, intesa come identificazione con un gruppo sociale e culturale, mette in risalto il legame inconscio con le figure parentali, o sentimentali (Teodori Sandra) che svolgono ancora un ruolo importante nelle fasi di formazione dell’Io, rappresentato come un villaggio o una città.

2. Teodori Sandra

1. Veliciu Petra

3. Serina Irene

4.. Giuranna Fabrizio

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PREMIO PSICHE L’INCONSCIO PSICHICO ispirazione trascendente artisti 1. Veliciu Petra 2. Teodori Sandra 3. Serina Irene 4. Giuranna Fabrizio


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO PSICHICO

creatività supercosciente Nella mitologia medioevale gli archetipi della fantasia (il regno minerale), dell’immaginazione (il regno vegetale) e dell’intuizione (il regno degli animali mitologici) strutturano un percorso di esperienza creativa (la Vergine con l’unicorno) ispirata dalla funzione trascendente e supercosciente (Afrodite Urania) in grado di mantenere l’equilibrio della psiche in tutte le fasi di modificazione delle emozioni in desideri (Afrodite Pandemia). Ogni espressione della creatività corporea è una forma di cura e di amor proprio che va oltre il semplice godimento fisico, diletto sensoriale e piacere estetico. Nel buddhismo tantrico, ad esempio, l’atto sessuale rappresenta un mezzo di trascendenza della naturale contrapposizione tra gli umori dell’anima e le convinzioni dell’animus, divergenze che sfociano nel vittimismo, nella difesa del proprio punto di vista e in meccanismi di compensazione inconscia di ciò di cui siamo carenti. Anche la relazione amorosa raccontata in “Amore e Psiche” descrive simbolicamente un processo di modificazione delle emozioni che trascende l’aspetto carnale dell’attrazione. Alla principessa viene negata la possibilità di vedere il volto dell’amato perchè il legame tra l’emozione alchemica (Amor) e la percezione di sè (Psichè) è un fenomeno inconscio che dischiudendo alla fantasia psichica, sensoriale e intuitiva trasmuta ogni evento di conflitto o attrazione in opportunità di crescita e di trasformazione.

L’INCONSCIO PSICHICO Creatività supercosciente artisti: 1. Bonaccorsi Claudio 2. Ferrarini Fabio 3. Stiaccini Enrico 4. Cosenza Gianluca 5. D’Andrea Leandra 6. Castiello Mario 7. Accorsi Stefano 8. Leonori Elisa. 9. Sakach Ana 10. Serrano Nunzia 11. Cagnoli Valeria 12. Colletti Maria

Nella terapia psicologica, così come nell’arte contemporanea, la fantasia svolge il compito di riportare l’equilibrio biopsicosomatico nell’organismo alterato dal conflitto psichico (le frequenze infrarosse) o mentale (frequenze ultraviolette). L’opera dell’artista (Claudio Bonaccorsi) descrive la trasposizione della percezione supercosciente (la pietra nera) su diversi piani di consapevolezza intuitiva in grado di generare nuove visioni del mondo interno ed esterno che possono espandere la comprensione della realtà (la bottiglia rossa) e della verità (la bottiglia blu). La percezione supercosciente descrive un frammento della realtà ancora da scoprire (lo sguardo “obliquo” della dama dipinta da Raffaello). Tale frammento è l’apparenza, l’espressione di qualcosa di sconosciuto, ma reale. Dietro l’apparenza (Fabio Ferrarini) si scorge un paesaggio ricco di significati simbolici che fanno da sfondo all’esperienza inconscia. Dipingere seguendo l’impulso del “cuore pischico” significa inoltrarsi nei territori in cui si incontrano gli archetipi dell’anima (le figure femminili di Eva, Venere, Vergine e Sofia) e dell’animus (fantasia, immaginazione, intuizione e discriminazione) che hanno il potere di “agire”, di modificare la realtà, in quanto ogni archetipo rappresenta un “ponte” che modella la fantasia inconscia (la donna) e conduce l’anima (la figura maschile) verso gradi più evoluti di consapevolezza di sè (il fiore) La creatività supercosciente è un processo inconscio di circolazione delle immagini nelle strutture sensoriali, razionali, intuitive e cognitive del cervello. Il fenomeno è descritto simbolicamente nella seconda parte della favola di “Amore e Psiche” in cui Afrodite costringe l’artista ad entrare nella “terra di mezzo”, generalmente abitata da nani (fantasia psichica), elfi (fantasia sensoriale) e maghi (fantasia intuitiva), per affrontrare “quattro prove di sopravvivenza” indispensabili per far emergere gli istinti mentali (gli archetipi) provvidenziali per progredire nel sentiero dell’individuazione.

1. Bonaccorsi Claudio 2. Ferrarini Fabio

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Raffaello: “Dama con liocorno” - “Il sogno del cavaliere “

Fantasia supercosciente Il percorso neurocerebrale compiuto da “Psiche” attraverso processi pre-logici di analisi sensoriale (la prova delle formiche), vaglio razionale (la prova del canneto), elaborazione intuitiva (la prova dell’aquila) e sintesi simbolica (la prova della torre) ha il potere di trasmutare rapidamente la sensazione fisica in immagine, l’emozione in simbolo, l’immaginazione in metafora e l’ispirazione in allegoria. Ciò signifca che ogni forma di fantasia, tra cui quelle che si manifestano nei sogni, contiene in sè immagini, simboli, metafore e allegorie che rivelano l’esistenza di processi mentali che possono “agire” e diventare reali. Sono solo frammenti che non devono essere presi alla “lettera”, ma alcuni di questi possono rivelare schemi di risoluzione dei problemi, di scoperta delle relazioni, di comprensione dei sintomi che, se bene interpretati, possono diventare decisivi per la sopravvivenza, per lo sviluppo della conoscenza, oppure per crescita spirituale (consapevolezza, comprensione e conoscenza di sè). Quando l’artista realizza immagini utilizzando il percorso prelogico suggerito da Afrodite, può manifestarsi il fenomeno della percezione pre-cognitiva (Enrico Stiaccini), intesa come capacità di focalizzare un soggetto al fine di studiarlo in tutte le sue componenti psicodinamiche (il fondale sottomarino) che permettono di cogliere le corrispondenze esistenti tra la dimensione della luce e la dimensione della coscienza. J. Lacan lo definisce come “punto di sguardo”. “Ciò che è luce mi guarda, e grazie a questa luce in fondo al mio occhio, qualcosa si dipinge – che non è semplicemente il rapporto costruito, l’oggetto su cui si attarda il filosofo – ma è impressione, sfavillio di una superficie che non è, in anticipo, situata per me nella sua distanza. Qui c’è qualcosa che fa intervenire quel che è eliso nella relazione geometrale – la profondità di campo, con tutto ciò che essa presenta di ambiguo, di variabile, di assolutamente non padroneggiato da me. E’ piuttosto lei che mi prende, che mi sollecita in ogni momento e che fa del paesaggio qualcos’altro rispetto a una prospettiva, qualcos’altro rispetto a ciò che ho chiamato il quadro. Il correlato del quadro, da situare nel suo stesso posto, vale a dire al di fuori, è il punto di sguardo” Il fenomeno della pre-cognizione ha origine dal potere della mente inconscia di fissare la fantasia al centro del processo creativo. Ad esempio gli uomini preistorici raffiguravano nelle pareti delle caverne le immagini degli animali che desiderano cacciare, per nutrirsi o per difendersi, all’interno di un cerchio simbolico, ovvero di un “recinto” mentale. La funzione supercosciente realizza nel tempo un “focus mentale” dentro cui inizia a ruotare l’universo. Il potere della fantasia, dell’immaginazione e dell’intuizione è tale che le cose desiderate iniziano ad accadere, come attratte da un magnetismo magico. Per conquistare l’amicizia degli dei (l’inconscio psichico) occorre quindi pregare, invocare e compiere rituali e sacrifici simbolici (Gianluca Cosenza), premessa per compiere la “magia bianca” finalizzata ad attrarre “fortuna e grazia”, “amore e conoscenza”

3. Stiaccini Enrico

4. Cosenza Gianluca

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L’INCONSCIO PSICHICO Fantasia supercosciente artisti: 1. Bonaccorsi Claudio 2. Ferrarini Fabio 3. Stiaccini Enrico 4. Cosenza Gianluca


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO PSICHICO L’immaginazione supercosciente L’immaginazione supercosciente permette all’artista (Leandra D’andrea) di afferrare gli archetipi della consapevolezza che generano il primo stadio della trasmutazione delle emozioni in sentimenti. L’archetipo della consapevolezza è una “sfera grezza dotata di 4 fori”, simbolo delle funzioni sensoriali, razionali, intuitive e cognitive presenti nel cervello, sormontata dai “piedi “di Hermes, la cui impronta è ben visibile nell’opera. Hermes è l’archetipo della trasmutazione della percezione prelogica in percezione logica e translogica, i tre stadi evolutivi formati dai due serpentelli del caduceo. Sono i sensi a trasmettere all’artista gli imput nessari per tradurre le emozioni in fantasie che descrivono per simboli la trasformazione in sentimenti particolari (rabbia, collera e umor nero) in sentimenti individuali consapevolmente scelti (amore, rspetto, sacrifico di sè) , indispendabili per illuminare infine lo “spirito mercurius”, la comprensione di sè (la testa illuminata dal sole).

L’INCONSCIO PSICHICO L’immaginazione supercosciente artisti 1. D’Andrea Leandra 2. Castiello Mario 3. Accorsi Stefano

Per esprimere il passaggio dalle emozioni (arancione) ai sentimenti (blu) l’artista (Mario Castielli) non può avvelersi di parole, ma di simboli che traducono il dualismo esistente tra le passioni del corpo e i desideri dell’anima, dove per anima di intende la funzione mentale in cui si manifesta uno stato di autoconsapevolezza rappresentato spesso dalla luce viola. In questo frangente emerge un processo inconscio (Leonori Elisa) di analisi sensoriale, vaglio critico, elaborazione intuitiva e sintesi delle impressioni (la figura viola) su cui è possibile “appoggiarsi” e fare affidamento per prendere coscienza dei sentimenti del cuore (la donna verde). Quando la fantasia sensoriale si avvale del colore indaco, (Stefano Accorsi) significa che sta per avvenire il passaggio dall’inconscio psichico stimolato dalle sensazioni corporee, all’inconscio creativo in cui emergono le informazioni provenienti da fonti esterne che sono state rimosse dalla coscienza.

4. Leonori Elisa.

2. Castiello Mario

1. D’Andrea Leandra

3. Accorsi Stefano

4. Leonori Elisa.

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EMBLEMI DELL’ ARTE ALCHEMICA

Raffaello: “Il Bambino con il cardellino”

L’ispirazione supercosciente A differenza dell’immaginazione che si esprime per colori e forme dotate di una consequenzialità logica, l’ispirazione supercosciente deborda sul versante dominato degli archetipi e dalle impressioni psichiche che investono il pensiero translogico. L’ispirazione si dispiega sulla tela attraverso concise forme astratte, oppure, viceversa, tramite articolate proiezione dei desideri, delle speranze e delle aspirazioni in forme simboliche, artistiche o letterarie che sono alla base della “costruzione” delle favole. In questo stadio di “presa di coscienza” (il Bambino) dell’inconscio psichico collettivo (il cardellino), l’artista inizia a sperimentare il fatto di generare opere che non riflettono il vissuto interiore, e solo al termine dell’opera può accorgersi di essere diventato un “medium”, un mezzo di “ricezione e trasmissione” dell’Intelletto divino (il libro), oppure semplicemente un medium dell’Amore divino (Cagnoli Valeria) La facoltà di accedere ai temi e soggetti dell’inconscio psichico collettivo richiede all’artista (Ana Sekach) lo sviluppo della “fiducia nel Sè”, rappresentato come elemento di raccordo tra l’ inconscio personale e l’inconscio collettivo. Il Sè inconscio è in grado di far “quadrare” le esperienze: analizza i conflitti psichici (la cornice marrone) e li trascende con la fantasia su piano della sintesi intuitiva. (il colore viola). Woody Allen descrive tale concetto nel fim “Basta che funzioni”, in cui i protagonisti sperimentano il progressivo distacco dagli involucri sociali, culturali e intellettuali che formano la Persona confrontandosi con la dimensione inconscia personale dove si collocamo i desideri inespressi e le aspirazioni insoddisfatte. Il processo di decostruzione delle identificazioni sociali, corrispondente a un processo di distacco dall’inconscio psichico collettivo, avviene grazie all’abbandono di vecchi schemi mentali e abitudini. La fantasia intuitiva dell’artista (Serrano Nunzia) può essere stimolata da libri, viaggi e incontri con persone che hanno già compiuto il processo di de-condizionamento dai modelli sociali e culturali e raggiungono il successo tramite una costante ispirazione. Altre volte sono i soggetti religiosi, le vite dei santi, le immagini della croce (Colletti Maria) a ispirare i temi dell’inconscio psichico collettivo caratterizzato dalla forte contrapposizione del Bene (il giglio trafitto simbolo di San Sebastiano) e del Male (l’ingresso all’inferno).

1. Sakach Ana

2. Serrano Nunzia

3. Cagnoli Valeria

4. Colletti Maria

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L’INCONSCIO PSICHICO Ispirazione supercosciente artisti: 1. Sakach Ana 2. Serrano Nunzia 3. Cagnoli Valeria 4. Colletti Maria


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO CREATIVO

creatività trascendente “La fantasia è la facoltà più libera delle altre, essa infatti può anche non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato. E’ libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda, incredibile, impossibile. L’invenzione usa la stesa tecnica della fantasia, cioè la relazione fra ciò che si conosce, ma finalizzandola ad un uso pratico. La creatività è anch’essa un uso finalizzato della fantasia, anzi della fantasia e dell’invenzione in modo globale. Ecco la creatività: idee conosciute, sommate in modo che producano idee nuove, sconosciute, finalizzate ad un uso specifico, tenendo conto della fantasia e del raziocinio insieme. Tuttavia la fantasia, l’invenzione, la creatività hanno bisogno dell’immaginazione per poter vedere le cose pensate, e tutte e tre attingono alla memoria. La parola immaginazione la possiamo definire come: particolare forma di pensiero, che non segue regole fisse né legami logici, ma si presenta come riproduzione ed elaborazione libera del contenuto di un’esperienza sensoriale legata ad un determinato stato affettivo e, spesso, orientata attorno a un tema fisso. Senza l’immaginazione non si ha la creatività. Possiamo pensare tante cose, ma se non riusciamo a vederle, non possiamo crearle. Prima ci vuole l’esperienza sensoriale, e poi una libera interpretazione della mente (coscia e inoonscia), che può creare un’immagine. Insomma mentre la fantasia, l’invenzione e la creatività pensano, l’immaginazione vede. “ (Munari)

L’INCONSCIO CREATIVO creatività trascendente artisti: 1. Volpe Paolo Edoardo 2. Primucci Tiziana 3. Bo Barbara 4. Di Zavattaro Daniela 5. Dal Forno Mariano 6. Kraja Gjon Jon 7. La Neve Marcello 8. Meloni Franco. . 09. Nanda Rago 10. Bonanni Massimo 11. Mastronardo Silvio 12. Pisciotta Federico .

La creatività dell’artista rinascimentale si deve confrontare con le esigenze rappresentative e autocelebrative dei committenti. Per necessità “professionali” l’artista matura in breve tempo la ”Aura apprehensio”, intesa come capacità di “vedere e pre-vedere” i bisogni, le necessità e i desideri dei committenti, siamo essi nobili o appartenenti alle congregazioni religiose. Nella fase di trasposizione delle richieste sul piano del loro effettiva realizzazione, l’immaginazione dell’artista deve “trascendere” il proprio inconscio creativo ed acquisire i modelli, gli schemi, i simboli e gli emblemi della società in cui vive. La presa di coscienza (solve e coagula) dell’inconscio creativo collettivo consente di esplorare il mondo dei sentimenti ed espandere la conoscenza del linguaggio simbolico con cui si manifestano. La creatività trascendente può essere ispirata dai sentimenti collettivi, come ad esempio le opere che nascono durante periodi di difficoltà (guerre, epidemie, ecc), dai comportamenti sociali (mode, stili, soggetti predefiniti...), oppure può generare opere “controcorrente” nelle quali l’artista manifesta una certa insofferenza a rimanere “inboscato” nelle forme sociali, a dimostrazione che l’inconscio creativo personale spinge ineluttabilmente a perseguire la via dell’individuazione. L’inconscio creativo collettivo è rappresentato dal bosco, metafora di un luogo in cui si entra in contatto con le forze della natura che sono rivelatrici di un destino comune a tutti gli alchimisti: la “folgorazione”. L’albero struttura la conoscenza razionale su cui crescono gli archetipi dell’amor di sè e della libido materiale, sociale e intellettuale profondamente radicati nell’inconscio creativo di ogni individuo, indipendentemente dalla razza, dallo status sociale e dalla religione di appartenenza. La funzione trascendente permette di “folgorare l’albero” (Paolo Edoardo Volpe), metafora dell’incinerazione della razionalità, e traspone la conoscenza sul piano della fantasia generata dagli archetipi della rivelazione alchemica (il fulmine)

2. Primucci Tiziana

1. Volpe Paolo Edoardo

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EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Albrecht Durer “Melanconia I”

Fantasia trascendente L’alchimista che evolve nei processi di trasmutazione del mercurio, simbolo dell’intelligenza dell’anima di ascoltare le sensazioni, le emozioni e i sentimenti del cuore, non esimersi di trasferire il flusso emozionale sul piano della fantasia trascendente. Il conflitto con i modelli culturali, trasmessi incosciamente durante la fase di formazione dell’Io razionale, conduce ad elaborare complesse vie di fuga e ad esprimere la criticità di certe scelte e comportamenti. L’umore dell’anima non permette di mediare con il mondo esterno, per cui le opere raccontano non solo il carattere dell’artista, ma anche il suo particolare punto di osservazione della realtà. I “quattro caratteri” dell’Alchimia medioevale sono ancora oggi i protagonisti della fantasia sensoriale (biliosa), razionale (flemmatica), intuitiva (sanguigna) e cognitiva (melanconico). La fantasia rappresenta la “valvola di sfogo” di tensioni che altrimenti non avrebbero modo di sciogliersi; tuttavia, come avverte A. Durer nella “Melanconia”, si deve andare oltre la “funzione equilibratrice” (la bilancia). L’artista indica nella “fantasia trascendente” (il putto) il punto di partenza della trasmutazione dei sentimenti in comprensione critica, razionale e intellettiva della realtà (gli strumenti di lavoro: pialla, coltello e riga). Infatti la fantasia trascendente è l’espediente alchemico utilizzato per denunciare gli “errori e gli orrori” del pensiero egemone che “bastona e riduce alla fame” (il cane scheletrico) chi si oppone alla realtà generata dalla libido. Ogni artista sviluppa nel tempo un “pensiero supercosciente” (la scala a pioli) a partire dalla “pietra poliedrica”, metafora del completo dispiegamento della fantasia in immaginazione, ispirazione, intuizione e discriminazione (i cinque lati del poliedro troncato). Per le donne, più sensibili alle discriminazioni sociali, è più naturale radicarsi nell’inconscio creativo collettivo (Primucci Tiziana) e far “fiorire” gli archetipi della comprensione (il fiore rosso amaranto), punto di partenza per giungere a dialogare con i sentimenti del conflitto, ovvero odio, rancore, ostilità, censura e discriminazione sociale in tutte le sue forme. Il dialogo con la realtà si configura quasi sempre con immagini di esplicita denuncia (Barbara Bo) dei processi di negazione dell’intelligenza dell’anima, capace di giungere autonomamente alla conoscenza della verità (gnosi) senza l’ausilio di alcuna forma di fede dogmatica o scientifica. L’intelligenza dell’anima, da cui emerge la consapevolezza di relazione delle donne e degli artisti (Animus), assume sempre le sembianze di una “donna” in quanto portatrice di quell’istinto di conoscenza (Eva) e di sacrificio (la Vergine), in grado di trascendere il conflitto, sanare le contrapposizioni e ristabilire (o modificare) l’equilibrio sociale preformato dai modelli culturali egemoni. Il percorso di autotrascendenza tracciato dall’Alchimia, la stessa praticata dal Buddha e definita in oriente la “via femminile” o della mano sinistra, permette all’artista (Di Zavattaro Daniela) di accedere agli archetipi della consapevolezza, della comprensione e della conoscenza (i fiori) che biologicamente inscritti nel genoma femminile (i fiori dipinti all’interno della donna), in attesa di essere “illuminati” dalle “quattro virtù cardinali” dell’Arte di Afrodite: la Prudenza (funzione cosciente), la Temperanza (funzione trascendente), la Fortezza (funzione supercosciente) e la Giustizia (funzione discriminante) 3. Bo Barbara

4. Di Zavattaro Daniela

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L’INCONSCIO CREATIVO fantasia trascendente artisti: 1. Volpe Paolo Edoardo 2. Primucci Tiziana 3. Bo Barbara 4. Di Zavattaro Daniela


EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Albrecht Durer: “Il cavaliere, la morte”

Immaginazione trascendente La presa di coscienza dell’inconscio creativo avviene tramite l’esercizio della memoria dei sentimenti vissuti. L’artista (Mariano Dal Forno) attinge al ricordo delle sensazioni (fili rossi) e delle emozioni (fili verdi) che traducono il ricordo dei sentimenti in immagini intuitive (i fili azzurri). Il terzo filo, quello dell’intuizione, è l’arteficie dell’Immaginazione alchemica, untesa la capacità di concentrare e sintetizzare in una immagine simbolica i contenuti inconsci presenti in ogni esperienza vissuta.

L’INCONSCIO CREATIVO Immaginazione trascendente artisti: 1. Dal Forno Mariano 2. Kraja Gjon Jon 3. La Neve Marcello 4. Meloni Franco

L’immagine simbolica permette all’artista (Jon Kraja Gjon) di denunciare i meccanismi inibizione dei giochi dell’immaginazione (l’orsetto) che si attua incosciamente durante la fase di formazione dell’Io. L’inconscio creativo collettivo genera incessantemente “modelli di coscienza” che ispirando comportamenti egocentrici impediscono il naturale processo di individuazione. Lasciarsi suggestionare da “modelli di successo” significa infatti uscire dai binari dell’alchimia interiore; la consapevolezza di poter costruire un “mondo perfetto” (l’esagono) a partire dalla percezione delle emozioni sperimentate durante l’adolescenza (Marcello La Neve), dischiude infatti all’intuizione dei simboli alchemici che costellano il percorso di individuazione. In questa fase l’alchimista si addentra, come nella favola di Hans e Gretel, all’interno della foresta per affrontare le “prove iniziatiche” celate nell’inconscio creativo collettivo. Il cervo, rappresentato frequentemente nei trattati rinascimentali, allude infatti a un processo di proliferazione dell’immaginazione all’interno dei sentieri tracciati dalla mitologia alchemica. L’artista (Franco Meloni) che rappresenta i simboli dell’inconscio creativo generato dall’alchimia dei sentimenti ha l’opportunità di percorrere il sentiero che conduce alla prova liberazione dall’inconscio psichico collettivo (la strega di Hans e Gretel) che attrae inevitabilmente l’immaginazione trascendente (Hans) e supercosciente (Gretel) all’interno di schemi, modelli e formule di ricerca della felicità edulcorate (la casa di zucchero) e rese allettanti dal sistema culturale, dalla propaganda e dalla pubblicità.

1. Dal Forno Mariano

3. La Neve Marcello

2. Kraja Gjon Jon

4. Meloni Franco

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EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Albrecht Durer: “San Gerolamo”

Ispirazione trascendente Ogni gruppo sociale, per quanto piccolo e differenziato dagli altri, oppure ai margini dei processi di formazione del sapere, condivide miti e modelli da emulare e da imitare, oppure semplicemente da “apprezzare” per il loro potere di trasmettere emozioni e contenuti di identificazione. Durer ad esempio realizza in tre incisioni i modelli a cui si ispira: la “melanconia psichica” (fantasia), la “melanconia creativa” (immaginazione) e la melanconia cognitiva (ispirazione) rappresentata dal San Gerolamo intento a scrivere nel suo studio. Allo stesso modo l’artista contemporaneo (Nanda Rago) realizza l’immagine dei bambini che giocano ai piedi del vulcano, metafora di un processo di assimilazione dei modelli generati dalla coscienza collettiva che avviene tramite il gioco, l’arte e più recentemente la musica e i social network (Federico Pisciotta). Dal “vulcano in eruzione”, simbolo della liberazione dell’inconscio creativo, emergono spontaneamente le immagini archetipiche che descrivono l’itinerario dell’ispirazione attraverso la coscienza razionale e la coscienza simbolica. In questo frangente emergono due procedure: una ispirata all’ordine razionale per cui l’ispirazione trascendente si traduce in immagini offrendo così una spiegazione dei fenomeni, mentre l’altra persegue un ordine simbolico che ha cone finalità la produzione di un significato. Nella prima procedura l’ispirazione razionale si affida all’inconscio personale quale fondamento dell’individualità creativa, poichè attingendo al suo enorme potere di suggestione l’artista (Silvio Mastronardi) può ridefinire se stesso, la propria arte e filosofia di vita (i tre cerchi). Nel secondo caso l’ispirazione simbolica si sforza di produrre un senso, un significato ai fenomeni, una interpretazione dei sentimenti. L’artista (Massimo Bonanni) raffigura ’ispirazione simbolica” come una donna legata all’interno di uno spazio chiuso, metafora di uno stadio di transizione dall’inconscio creativo a quello cognitivo. Per produrre significati è necessario conoscere il linguaggio dei simboli, poichè nell’ordine simbolico si trascende la spiegazione per arrischiare un “senso”.

1. Nanda Rago

2.. Bonanni Massimo

4. Pisciotta Federico

3. Mastronardo Silvio

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L’INCONSCIO CREATIVO Ispirazione trascendente artisti: 1. Nanda Rago 2.. Bonanni Massimo 3. Mastronardo Silvio 4. Pisciotta Federico


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO CREATIVO

creatività supercosciente Un contributo particolare agli studi sul pensiero creativo viene da due recenti filoni di ricerca sperimentale, quelli sull’immagine e sulla metafora. Il pensiero creativo è strutturato da tre fattori. 1. Immagine mentale (image): è una rappresentazione figurale che conserva l’informazione; 2. Attività immaginativa (imagery): è il processo che genera le immagini e le manipola attraverso l’ispezione, la comparazione, la trasformazione; 3. Immaginazione (imagination): è l’uso dell’attività immaginativa per costruire qualcosa di nuovo, come un prodotto tecnico o artistico, un’invenzione, una fantasia, un sogno. Da questi studi emerge che quasi tutti i processi del pensiero umano, dal livello percettivo a quello dei processi superiori, sono generati secondo un “continuum” che va da specifici modi di rappresentazione interna con un formato particolare (motorio, visivo, acustico) a immagini prototipiche, a simboli astratti.

L’INCONSCIO CREATIVO creatività supercosciente artisti: 1. Fabjanic Antonia 2. Esposito Maria Rosaria 3. Petroff Viorica 4. Ramero Pietro 5. Baldoin Diego 6. Santucci Adalgisa 7. De Bernardi Silvano 8. Kabar Vivien 9. Ciani Marco 10. Toffoli Enrica 11. Coli Deborah 12. Cecìle Dumas

Per gli alchimisti le immagini sono generate dal cervello in ogni fase del processo psichico (elixir niger), creativo (elixir rubeum) e cognitivo (elixir album) di adattamento all’ambiente (funzione trascendente) e integrazione della conoscenza (funzione supercosciente). Si formano nella fase iniziale in cui anticipano il riconoscimento dello stimolo; nella memoria di lavoro quando codificano il materiale secondo il codice visivospaziale; nella memoria a lungo termine quando riattivano il codice visivo o verbale; nel ragionamento analogico, che coglie la somiglianza tra oggetti e sistemi di relazioni; nel pensiero metaforico, che è capace di generare modelli; nell’immaginazione, che permette di costruire nuovi mondi. Quando emergono dall’inconscio, durante la fase di elaborazione creativa del conflitto psichico, del disagio emotivo e dell’oscillazione dell’umore (creatività trascendente), oppure durante la fase di trasposizione delle emozioni su diversi piani di comprensione del mondo (creatività supercosciente), le immagini assumono una valenza diversa. Nella creatività trascendente appaiono come un “sintomo” in grado di descrivere uno stato fisiologico o personale che è il risultato di avvenimenti precendenti. Nella creatività supercosciente l’immagine si struttura come simbolo, metafora, allegoria che tenta, con l’ausilio di materiali già esistenti nella memoria inconscia, di caratterizzare o di individuare un determinato obiettivo o piuttosto una determinata linea di sviluppo. Le immagini mentali sono state studiate analiticamente dalle scienze cognitive, che in un primo periodo hanno prodotto modelli strutturalisti di tipo analogico, in cui le immagini mentali sarebbero molto simili ai processi percettivi. L’artista (Antonia Fabjanic) raffigura nel “bosco di betulle” l’immagine mentale che corrisponde per analogia alla linea di sviluppo della fantasia all’interno dell’inconscio creativo. In altre situazioni, generate da processi di tipo proposizionale in cui le informazioni sarebbero codificate in un formato astratto che può dar luogo a rappresentazioni sia visive che verbali, l’artista (Maria Rosaria Esposito). “getta il cuore oltre l’ostacolo”, nel gesto simbolico di voler realizzare un determinato obiettivo e desiderio. 1. Fabjanic Antonia

2. Esposito Maria Rosaria

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EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Lorenzo Lotto : “Ritratto”

Fantasia supercosciente Le immagini mentali, specie le fantasie a occhi aperti, sono indicative di una spiccata predisposizione a proiettare le emozioni, i desideri e le aspirazione dell’anima, oltre lo schermo razionale che fa da sfondo all’esperienza quotidiana. La fantasia supercosciente è un processo di integrazione della conoscenza di ciò che si è assimilato nel passato e che potrebbe svilupparsi nel tempo futuro; in questa operazione il simbolo svolge il compito decisivo di ispirare, definire e stabilire un collegamento con le esperienze del passato, configurandosi, nel momento in cui viene impresso nella mente, come uno stimolo che avverte ciò che potrebbe accadere. Questa posizione ci riporta al modello del formato astratto e delle conoscenze tacite, perché la nostra esperienza è immagazzinata in varie forme che possono essere riattivate da stimoli visivi o verbali: spesso uno stimolo fa scattare il ricordo di esperienze passate che mettono in moto una serie di processi rappresentativi. Allo stesso modo il simbolo “accende” nella memoria inconscia il “lume della conoscenza”, nascosto da Lorenzo Lotto dietro il tendaggio bianco. La fantasia supercosciente, la “pietra nera” dell’Arte Alchemica, si configura come un processo di adattamento alla vita e di integrazione della conoscenza indispensabile per creare il nostro futuro e con esso il nostro destino. Nella fase di adattamento il sè inconscio elabora un’immagine che sintetizza il desiderio di dare un senso e una spiegazione ad eventi, fatti, fenomeni e relazioni che non hanno connessione razionale tra loro. Nella fase di integrazione prevale la ricerca di significato, per cui dall’inconscio creativo emergono i simboli del “viaggio” che svelano le tappe di assimilazione della conoscenza indispensabili per attraversare il “mare”, archetipo dell’inconscio cognitivo celebrato da Omero nell’Odissea. Uno dei topos simbolici del viaggio è la rappresentazione di “velieri” che puntano verso l’orizzonte, metafora analogica che descrive l’incognita presente in ogni tipo di esplorazione, di scoperta e conoscenza di terre lontane, ancora sconosciute. L’artista (Viorica Petroff) sintetizza nell’imagine dei “tre velieri” il processo di adattamento, la ricerca di senso e l’apertura della fantasia a nuove prospettive. L’interpretazione logica- razionale delle immagini è sempre riduttiva poichè la fantasia supercosciente non conoscendo limiti e costrizioni, espande a dismisura le potenzialità di connettere le istanze della realtà con l’inconscio creativo collettivo. In ogni situazione in cui la vita è fonte di ansia, tensione e sofferenza, la fantasia agisce tramite immagini che facilitano l’addattamento creativo all’ambiente e alla realtà. In certe situazioni all’artista (Piero Ramero) non serve agire, ma semplimente cambiare prospettiva (la donna guarda il mare), rimanendo fedele (il cagnolino) non tanto alle proprie opinioni soggette all’inferenza dell’incoscio cognitivo collettivo (il mare), ma all’esperienza di metaformosi della psiche (la farfalla) attivata dalla creatività supercosciente. Come descritto nella favola di “Amore e Psiche” e nel film “Ameliè”, la fantasia trascendente permette di conquistare la necessaria consapevolezza di sè (anima) per non essere sopraffatti dalla “follia psichica”, ma è la fantasia supercosciente che dà inizio a un percorso di trasmurtazione della percezione” (la stella iscritta nella raggiera dell’ombrellone) in grado di maturare la “consapevolezza di relazione” (l’animus femminile) in comprensione degli affetti e conoscenza dell’amore, rappresentati simbolicamente dalle tre figure dipinte vicino al mare.

4. Ramero Pietro

3. Petroff Viorica

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L’INCONSCIO CREATIVO fantasia supercosciente artisti: 1. Fabjanic Antonia 2. Esposito Maria Rosaria 3. Petroff Viorica 4. Ramero Pietro


EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Lorenzo Lotto: “Ritratto”

Immaginazione supercosciente L’immaginazione alchemica è un processo di trasposizione delle emozioni in immagini mentali che hanno come effetto la sublimazione delle pulsioni (rabbia, vendetta, violenza, aggressività) in “comprensione di relazione” (spiritus mercurius). L’artista (Diego Baldoin) descrive il concetto in due fasi, disponendo lo stesso soggetto prima su una superficie concava, metafora di una fase di metabolizzazione dei sentimenti, e poi su una superficie convessa appoggiata su una base bianca, come per dire che il conflitto (o l’attrazione) è in fase di risoluzione. Anche Lorenzo Lotto colloca l’icona dell’immaginazione tra due piani di lettura: alle spalle dell’Artista si apre una finestra da cui si intravede San Giorgio che combatte il drago, mentre sotto la sua mano si vede un piccolo teschio umano collocato tra petali di fiori, a ribadire l’effetto trascendente (vittoria sulle pulsioni aggressive) e supercosciente (morte e trasformazione della libido affermativa) genertato dall’immaginazione.

L’INCONSCIO CREATIVO Immaginazione supercosciente artisti: 1. Baldoin Diego 2. De Bernardi Silvano 3. Kabar Vivien 4. Santucci Adalgisa

L’immaginazione alchemica annulla l’azione dell’intelletto razionale e induce processi di trasposizione dell’Io sul piano della massima astrazione in cui l’artista (Silvano De Bernardi) assume una posizione neutra e sceglie una esecuzione impersonale. “Senza aggredire la superficie con pennelli e limitando la gestualità alla guida del veicolo, ho adottato lo stesso strumento critico di Rauschenberg: il pneumatico. Il risultato, le tracce, rinviano in maniera allusiva al veicolo di cui sono residui, resti e, perchè no, reliquie.”. In forme diverse l’artista (Vibien Kabar) sottolinea come la morte dell’ego razionale, e quindi della libido autoaffermativa, avviene su una dimensione mentale in cui ogni fuga dalla realtà viene annullata (lo sfondo nero). L’immaginazione supercosciente svolge una operazione di morte simbolica che “imbianca” (il lenzuolo bianco) il “sepolcro dell’ego” e rivela le potenzialità dell’individuo di sviluppare l’intelligenza emotiva (amore), il seme di ogni autentica conoscenza di sè e del mondo. Ci sono artisti (Adalgisa Santucci) che compiono la “morte simbolica” come un naturale processo generato dalle funzioni regressive di Afrodite e interpretano nelle loro opere l’archetipo della rinascita (il neonato).

1. Baldoin Diego 2. De Bernardi Silvano

3. Kabar Vivien

4. Santucci Adalgisa

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EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Lorenzo Lotto: “Ritratto”

Ispirazione supercosciente Le passioni creative (fotografare, dipingere, collezionare, cucinare...) hanno nel “cuore” la loro fonte di ispirazione. L’ispirazione supercosciente, rappresentata da Lorenzo Lotto nei panni di un collezionista di antichità, è stimolata da simboli, emblemi e archetipi (la statuetta nella mano destra), in quanto capaci di suscitare sentimenti e valori di conoscenza che non possono essere recepiti tramite l’erudizione colta. Mentre l’ispirazione trascendente recupera modelli, stili e valori del passato, o di altre civiltà, che possono essere utili per prendere coscienza della realtà storica in cui si vive, l’ispirazione supercosciente si orienta verso la “trasfigurazione” delle passioni in opere che cercano di restituire la verità celata nell’inconscio creativo. Quando l’artista si inoltra nell’inconscio creativo collettivo (il bosco) scopre il bisogno di “trasfigurare” la realtà e i suoi protagonisti con opere fotografiche (Cecìle Dumas) e iperrealistiche (Enrica Toffoli) che descrivono il bisogno di recepire contenuti di conoscenza in modalità inconscia. La conoscenza alchemica si trasmette soprattutto tramite immagini realizzate dagli artisti in forma subliminale. Le sette segrete che ispirarono l’Illuminismo, nascono dalla capacità del Sè inconscio di trarre ispirazione da una sequenza ordinata di immagini, schemi, diagrammi e simboli in grado di strutturare il sapere creativo secondo la consequenzialità logica di trattati, enciclopedie e manuali. L’ispirazione supercosciente originando da un ordine mentale superiore che influenzando il talento e l’attività onirica, permette all’artista (Deborah Coli) di avventurarsi nei territori inesplorati della psiche (inconscio psichico, creativo cognitivo) che precedono l’esperienza dell’inconscio spirituale in cui sono serbati gli archetipi della trasformazione della coscienza. Lorenzo Lotto fa emergere la statua di Venere e il volto di un filosofo da sotto il tavolo, quasi a puntualizzare la possibilità di accedere all’inconscio spirituale solo al termine di un lungo lavoro mentale di esercizio dei talenti (le monete di denaro disposte sopra il tavolino) L’amore per la storia, l’arte, la bellezza e i piaceri sensoriali è una “passione mediterranea”. L’artista (Ciano) compie la trasfigurazione dei sentimenti creativi in chiazze di colore in grado di sintetizzare uno schema generale ancora da definire in tutte le sue parti. L’opera d’arte non si configura come un’opera astratta, ma piuttosto simile alla bozza di un lavoro che deve essere ancora sviluppato nelle sue parti costitutive.

4. Dumas Cecile

1. Manetta Graziano (Ciano)

2. Toffoli Enrica

3. Coli Deborah

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L’INCONSCIO CREATIVO Ispirazione supercosciente artisti: 1. Manetta Graziano (Ciano) 2. Toffoli Enrica 3. Coli Deborah 4. Dumas Cecile


PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO COGNITIVO

creatività trascendente Il viaggio di conoscenza è una immagine archetipica dell’inconscio cognitivo collettivo. Omero narra nelle vicende di Ulisse il passaggio simbolico dall’inconscio psichico (le storie della Guerra di Troia), a quello creativo (la passione per Circe) e infine cognitivo (Le sirene, Scilla e Cariddi). Solo dopo aver superato la prova della “previsione finalizzata agli scopi “(Polifemo), Ulisse può ritornare a Itaca e liberare il suo regno dai Proci con il potere della “discriminazione cognitiva”. Le profondità del mare sono il regno di Poseidone, delle sirene e dei mostri marini. Per gli alchimisti le “sirene” rappresentano un passaggio obbligato lungo il viaggio di individuazione in quanto con il loro canto melodioso “capovolgono” la ragione verso le profondità della psiche. “Se individuarsi significa oltrepassare i limiti fissati dalla coscienza razionale, per integrare ciò che questa coscienza non ha accolto o ha rimosso, allora è necessario un capovolgimento del nostro modo di pensare” (Jung)

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività trascendente artisti: 1. Troisi Federica 2. Di Guardo Diego 3. Lugli Alessandra 4. Borruso Caterina 5. . Lucio Frasson 6. Cocco Samoa 7. Gellini Giulia 8. Zeminian Christiane 9. Pellicciari Laura 10. Grunska Natali 11. Lamesi Elisa 12. Caggianello Luciano

Il “canto delle sirene” rappresenta l’altra faccia del pensiero razionale strutturato da principi, dogmi, paradigmi, schemi di interpretazione e modelli di certezza in grado di “incantare e suggestionare” le menti, ma incapace di tradurre in parole quella “ragione dell’anima” che rimane tenacemente ancorata al pensiero simbolico, all’albero della nave su cui Ulisse si fa legare bendato, per non essere corrotto dalle immagini. Le “sirene” del sapere irrazionale trascinano l’artista nell’inconscio cognitivo collettivo, l’ultima parte di Ombra ancora da rischiarare, e, rivelano il potere di “Poseidone” (il sapere occulto) di trasformare concetti e proiezioni di ideali in ideologia e volontà di dominio, come tristemente è accaduto nei regimi nazisti e bolscevichi. Occorre quindi passare oltre la strumentalizzazione dei simboli e transitare da un pensare che è andato smarrito ‘nella’ dimensione oggettiva a un pensare ‘dalla’ dimensione simbolica, dalla stessa dimensione da cui Omero immagina le avventure di Ulisse.“In tale pensare si è aperti a un udire, ma si tratta di un udire che è sempre nel pericolo di non riuscire a comprendere la voce. Si tratta di una certezza che non è mai abbandonata dall’insicurezza, che non è protetta da alcuna autorità” (U. Galimberti) L’Artista (Federica Troisi) ha il compito di far emergere nella percezione collettiva il ruolo “salvifico” del pensiero femminile, capace di rimanere fermamente ancorata all’inconscio cognitivo collettivo femminile (l’Anima Mundi), a quella dimensione archetipica lunare (La Grande Madre) in cui si manifesta una spontanea coscienza di relazione (l’Animus) in grado di opporsi alla follia collettiva, all’ideologia e dalle pretese di possedere la verità e la certezza dei dogmi. L’artista (Diego Di Guardo) che fa emergere dentro di sè l’umiltà di ascoltare e decodificare il significato simbolico nascosto nel linguaggio delle donne, può risalire in superficie e uscire dalle acque della “palude psichica” per essere accolto dall’angelo della discriminazione. La creatività alchemica si configura come una triplice opera di esplorazione dell’Ombra collettiva e liberazione da quei “modi” di reagire, ragionare e interpretare la realtà naturalmente radicati nell’inconscio collettivo. L’arte trascendente è un processo di purificazione dall’inconscio psichico (opera al nero), dall’inconscio cxeativo (opera al rosso) e dall’inconscio cognitivo (opera al bianco). La Bibbia racconta che il profeta Giona esce dal ventre della balena dopo “tre giorni” e viene rivestito da un angelo con un vestito rosso, simbolo dell’Alchimia della coscienza.

2. Di Guardo Diego 1. Troisi Federica

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EMBLEMI DELL’INCONSCIO COGNITIVO

Splendor Solis

Fantasia trascendente Gli anni sessanta hanno visto l’emergere del femminismo come forma di reazione ai valori e ai costumi sociali creati e confezionati su misura della libido autoaaffermativa maschile. Il fenomeno di ribellione alla “schiavitù sessista” era ispirata dall’inconscio cognitivo femminile che custodisce al suo interno i principi fondamentali della conservazione della vita e della specie. Tali principi possono far germogliare i semi della pace, della fratellanza, della condivisione delle risorse economiche e di quelle sociali. “L’inconscio è la storia non scritta dell’uomo da tempi immemorabili” - scrive C.G.Jung nel 1948, ma i simboli contenuti nelle immagini tracciano un filo di continuità che non è possibile ignorare. Non è un caso che negli anni sessanta le richieste di pace fossero parallele ai bisogni di amore, libero da pregiudizi e costrizioni sociali, e che ciò abbia ispirato nel movimento studentesco l’esigenza di affermare “la fantasia al potere” La fantasia trascendente che scaturisce dall’inconscio cognitivo si configura infatti un processo di trasposizione dei desideri sul piano dell’utopia, spazio mentale e spirituale. Nell’Utopia diventa possibile progettare un futuro che ancora non esiste, ma che si spera possa compiersi, al di là di ogni logica razionale. Immergendosi nell’inconscio cognitivo personale l’artista (Alessandra Lugli) aspira a liberare, esprimere e manifestare le potenzialità mentali e spirituali dell’essere (il colore blu e viola) in grado di “perforare” il corpo materiale in cui siamo avviluppati al fine di trasformare l’energia sessuale in energia psichica e purificare il cervelletto (le zone bianche) dalle suggestioni e dalle illusioni che provengono dai modelli culturali conformi all’ordine sociale, ispirati dalla controreazione che si manifesta nella società ogni qualvolta la fantasia femminile si ribella allo status quo. La fantasia trascendente permette alle donne di modellare e cesellare il corpo psicofisico secondo i canoni estetici suggeriti dalle mode per cui spesso ciò che è utopistico diventa realtà. Frequentare i luoghi dell’Utopia, intesi come pace e amore universali, significa accogliere nella propria sfera emotiva il simbolo cardine dell’inconscio cognitivo collettivo: la croce cristica. Non diversamente dagli strumenti utilizzati dal chirurgo plastico, i simboli “operano” una trasformazione della coscienza razionale nella coscienza dell’individuo consapevole di essere impotente al cospetto delle prove del destino e degli eventi caratterizzata dalla sincronicità (correlazione di due fenomeni legati simbolicamente in grado di generare l’evento) e dalla serendipità (coicidenza degli opposti che si attraggono in un punto preciso dello spazio/tempo). La fantasia dell’artista (Caterina Borruso) che utilizza l’immagine della croce “rivestita dalle piume della colomba”, simbolo dell’Annunciazione, recepisce il valore utopistico del messaggio alchemico. La morte della libido razionale, quella parte di noi che sostiene l’ego materiale, sociale e intellettuale in cui ci identifichiamo (la città sullo sfondo), equivale a una trasmutazione concreta dei sentimenti in creatività trascendente; l’evento artistico dischiude alla rinascita del “bambino” nella “grotta del cuore”, simbolo dell’intuizione supercosciente in grado di trasformare l’Utopia in Realtà.

4. Borruso Caterina

3. Lugli Alessandra

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L’INCONSCIO COGNITIVO Fantasia trascendente artisti: 1. Troisi Federica 2. Di Guardo Diego 3. Lugli Alessandra 4. Borruso Caterina


EMBLEMI DELL’INCONSCIO COGNITIVO

Lorenzo Lotto: Ritratto

Immaginazione trascendente

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività trascendente artisti: 1. Lucio Frasson 2. Cocco Samoa 3. Gellini Giulia 4. Zeminian Christiane

Secondo una certa concezione dell’inconscio psicoanalitico, le cose dimenticate (o meglio, rimosse) vengono depositate nell’inconscio come se fosse un magazzino, da cui poi possono essere recuperate tali e quali. Questa è sicuramente una visione superata, nel senso che è stato dimostrato che la memoria rielabora continuamente i ricordi, soprattutto quelli infantili o lontani, e li trasforma alla luce dei desideri, delle aspettative, delle esperienze successive, ecc., per cui non ricordiamo quasi mai esattamente quello che avevamo dimenticato. Infatti così come, secondo il meccanismo del transfert, noi interpretiamo e quindi trasformiamo le esperienze presenti alla luce del passato (cioè possiamo distorcere una percezione attuale, attribuendole un significato appunto transferale - ad esempio un paziente è timido e percepisce sempre come severe le figure di autorità perché suo padre era stato molto severo e punitivo con lui), ugualmente, con un meccanismo uguale e contrario, possiamo distorcere i ricordi delle esperienze passate alla luce di quelle successive: questo processo, questa sorta di “transfert inverso”, è ben noto alla psicoanalisi, e fu chiamato da Freud (1914) “Nachträglichkeit” , una attribuzione “retrospettiva” di significato nel senso del guardare indietro a posteriori, con una riorganizzazione dei significati personali. L’immaginazione trascendente origina da questa forma di rielaborazione delle esperienze cognitive personali; il primo effetto è di creare uno sdoppiamento tra la realtà vissuta e quella rimodellata dall’immaginazione. L’artista (Lucio Frasson) interpreta lo sdoppiamento di significati, la schizofrenia, non dal punto di vista patologico, ma come risposta a un processo creativo di trasposizione dei conflitti dell’anima (il corpo nudo della donna) sul piano dell’evoluzione spirituale (la spirale azzurra) in grado di offrire una senso all’esperienze vissute. L’immaginazione dell’artista (Samoa Cocco) che decide di guardare indietro (la modella di spalle), descrive invece il desiderio di rimodellare la personalità sulla base delle esperienze rivedute e reinterpretate al fine di accentuare gli aspetti creativi del sè sensoriale (i tatuaggi) di cui poter andar fieri (la pantera). Quando invece l’immaginazione trascendente è stimolata dal conflitto con la realtà esterna l’artista (Gellini Giulia) riscopre nell’archetipo di Medusa il potere dell’inconscio collettivo femminile di “pietrificare” la coscienza individuale e collettiva, metafora di una reazione “inviperita” alle violenze e alle prevaricazioni. Le istanze di cambiamento, di giustizia, di equilibrio espresse dall’opinione pubblica, specie dalle madri, possono diventare urgenze così radicali da fomentare le azioni di vendetta, a volte mascherate e manipolate ad arte, si pensi, ad esempio, l’attacco preventivo in Iraq determinato dalla distruzione delle Twin Tower. Non è senza un amaro sentimento di disperazione che l’artista (Christiane Zeminian) rappresenta nelle decisioni ispirate dall’inconscio cognitivo l’origine di ogni male e sofferenza.

2. Cocco Samoa

1. Lucio Frasson

4. Zeminian Christiane

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3. Gellini Giulia


EMBLEMI DELL’INCONSCIO COGNITIVO

Lorenzo Lotto: “Ritratto”

Ispirazione trascendente Chiarito quindi che i contenuti inconsci sono sempre rimodellati, va anche detto però che non sono mai completamente trasformati in qualcosa di diverso, ma un aspetto del loro significato originario lo mantengono. La riorganizzazione dei ricordi non comporta una “ricostruzione” del proprio passato ma solo una “costruzione”, una nuova narrativa, un “romanzo psicoanalitico” della propria vita totalmente riscritto e non corrispondente assolutamente alla “verità storica”. Questa posizione radicale apre più problemi di quanti non cerchi di risolvere. Certo è che se noi non crediamo più al mito psicoanalitico della “recuperabilità diretta” dei contenuti inconsci, ci avviciniamo un po’ all’inconscio cognitivo poichè il materiale recuperato è spesso “indiretto”, proveniente dalla mitologia, da testi esoterici e opere dell’arte classica Il concetto è singolarmente esplorato dall’artista (Luciano Caggianello) nell’opera in cui confronta l’archetipo della discriminazione psichica, sensoriale e intuitiva (Sophia Monna Lisa) con il ritratto di una giovane donna del XXI secolo. In effetti lo sguardo femminile mantiene inalterato nel tempo la capacità dell’animus di discriminare il bello dal brutto, l’utile dall’iniquo, il vero dal falso. Le immagini che affiorano dall’inconscio cognitivo sono un patrimonio del sapere umanistico e vengono utilizzate come fonte di ispirazione. L’ispirazione trascendente parte da bisogni individuali di conoscenza ed è in grado di recuparare il materiale idoneo per tale scopo. L’artista (Natali Grunska) può quindi attingere ai simboli dei “4 elementi” per riscrivere il proprio “romanzo artistico” su nuove basi di conoscenza. Se l’artista (Elisa Lamesi) prende coscienza del fatto che in ogni istante della vita è ridefinire le nostre decisioni lasciandoci ispirare dal sè cognitivo (il triangolo), diventa possibile sperimentare la creatività supercosciente generata dala percezione, coscienza e conoscenza dei simboli che costellano il percorso di individuazione. Individuarsi sigmifica realizzare il proprio sè cognitivo, illuminare la mente inconscia, ovvero i tre reami che vincolano l’ispirazione e impediscono la libera espressione del Sè. Sbocciare nel Sè cognitivo significa per l’artista (Ivan Iliev) riconoscere la presenza dell’inconscio in ogni aspetto della vita umana. La “germinazione, maturazione e infine putrefazione” del mondo vegetale descrive metaforicamente la morte dell’Io e la rinascita nel Sè.

1. Lamesi Elisa

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività trascendente artisti: 1. Lamesi Elisa 2. Grunska Natali 3. Iliev Ivan 4. Caggianello Luciano

4. Caggianello Luciano

2. Grunska Natali

3. Iliev Ivan

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PREMIO PSICHE

L’INCONSCIO COGNITIVO

creatività supercosciente Un’altra caratteristica dell’inconscio psicoanalitico è quella di essere, come una volta lo definì Freud, un “calderone ribollente” di impulsi e desideri. Questo aspetto lo rende certamente molto diverso dall’inconscio cognitivo, dove non si parla di desideri che premono per la loro gratificazione immediata, di pulsioni insaziabili che continuamente mettono in difficoltà l’Io il quale deve usare dei meccanismi di difesa per arginarle (rimozione, sublimazione, spostamento, ecc.). Nell’inconscio cognitivo si parla, più che di emozioni, appunto di “cognizioni”, di pensieri, di problem solving, e di “processi” più che di “contenuti”. Secondo la psicoanalisi freudiana infatti il pensiero non si forma autonomamente, ma dal conflitto con la realtà che viene in un certo qual modo “internalizzata” per formare le rappresentazioni mentali, il primo abbozzo di pensiero. Questa natura conflittuale dell’origine del pensiero è presente nelle opere dell’arte. Tramite la funzione trascendente il conflitto cognitivo viene trasferito sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa per essere compreso, assimilato e contenuto all’interno di una diversa prospettiva, per cui l’immagine non risolve ovviamente il problema, ma permette di cambiare atteggiamento rispetto a una determinata situazione.

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività supercosciente artisti: 1. Crotti Osvaldo 2. Fileni Giorgio 3. Rizzo Antonella 4. Albertini Stefania 5. Gianfermi Eleonora 6. Amistani Marta 7. Ciani Marco 8. Nuzzoli Camilla 09. Pellicciari Laura 10. Fontanelli Mauro 11. Giordani Annarina 12. Giganti Caterina

Nella terapia cognitiva si cerca di rendere consapevoli queste cognizioni più o meno implicite perché esse possono motivare il cambiamento comportamentale, e soprattutto trascinare le emozioni. Il terapeuta cognitivo, in altre parole, cerca di far ragionare il paziente sulle sue credenze, mostrando quanto possano essere patogene, disfunzionali, irrazionali e così via. L’artista invece trasferisce il processo di elaborazione del pensiero in immagine translogica attarverso la funzione supercosciente. Ogni immagine diventa allora un frammento del pensiero che origina dalla paura di affrontare le sfide, gli eventi, la realtà, le prove e i sentimenti conflittuali in cui si intraverde il tentativo del sè inconscio di eleborare una personale comprensione psicologica, simbolica, filosofica e archetipica. Nel primo caso l’artista (Crotti Osvaldo), dispone i diversi frammenti del pensiero in una unica composizione, raffigurando il pensiero che il torero rivolge alla madre, alla divinità in cui crede come espediente psicologico per “espellere” dal cuore la paura del toro. Anche le icone religiose, come ad esempio quelle dei “santini accompagnati dalle preghiere”, svolgevano in passato la funzione psicologica di infondere coraggio, fiducia e speranza nel sè cognitivo, rappresentato simbolicamente da Gesù il Messia, il Maestro spirituale. Per giungere alla comprensione simbolica degli eventi l’artista (Giorgio Fileni) raffigura la formazione del pensiero come un susseguirsi di onde di energia. Così come un sassolino gettato nel lago increspa la sua superficie, allo stesso modo un evento smuove le acque dell’inconscio cognitivo collettivo in grado poi di autogenerare i simboli che illuminano nuovi livelli di comprensione. Si tratta, a questo punto, solo di dipanare la matassa delle emozioni cognitive (macchie blu) e delle intuizioni supercoscienti (i fili bianchi)

1. Crotti Osvaldo

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2. Fileni Giorgio


EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Trattati alchemici del XVI sec

Fantasia supercosciente Alcuni studiosi contemporanei sulla creatività hanno cercato di comprendere il processo creativo distinguendolo, come gli alchimisti rinascimentali, in quattro fasi: preparazione, incubazione, illuminazione e verifica. La fase di preparazione si configura come un momento preliminare, durante il quale l’artista raccoglie dati, pensa in modo libero, cerca e ascolta suggerimenti, vaga con la mente. Il secondo momento, “lo stadio dell’incubazione è deducibile dal fatto che tra il periodo della preparazione e quello dell’illuminazione trascorre un certo periodo di tempo, che può andare da pochi minuti a mesi o anni”. Quindi, dopo la preparazione, il materiale raccolto non è semplicemente introiettato, ma procede in un periodo di elaborazione, delle cui modalità il creativo ha scarsa oppure nessuna consapevolezza: “l’inventore cova le sue idee in germe come la gallina cova le sue uova o come l’organismo cova i suoi microbi prima dello scoppio della febbre”. Lo scoppio della febbre fulminante e dirompente è il terzo momento, quello dell’illuminazione: dove poco prima vigeva la confusione e l’oscurità, ora le soluzioni e le idee appaiono e affluiscono con chiarezza, può essere “un’intuizione improvvisa, o una visione chiara, o una sensazione, qualcosa tra un’impressione e una soluzione, altre volte invece è il risultato di uno sforzo prolungato”. La verifica chiude questa sequenza; essa è necessaria affinché la soluzione possa superare la valutazione critica dell’innovatore, o anche di un pubblico. Sarebbe interessante capire meglio ciò che caratterizza queste fasi, ma sfortunatamente i testi reperibili rivelano tutti una certa superficialità nel descrivere tale processo. Gli alchimisti avevano compreso che la “fase di incubazione” è una fase essenziale e insostituibile nel processo di “incinerazione” dell’inconscio collettivo (psichico, creativo e cognitivo) che costella di simboli il percorso di individuazione creativa (l’albero) E’ in questa fase, infatti, che gli archetipi della comprensione irrompono nel processo creativo e trasformano la fantasia in una forma di pensiero “vulcanico” in cui l’artista (Antonella Rizzo) riesce a saldare, ricucire, ricongiungere frammenti di sapere (e fratture emotive) che sono rimaste latenti nella memoria. In assenza di residui di memoria, gli archetipi dell’inconscio cognitivo stimolano la proiezione della fantasia su diversi piani di comprensione per cui l’artista (Stefania Albertini) compie un percorso simbolico che culmina nel “poliedro spezzato di Durer”. I cinque lati del poligono descrivono la trasmutazione della percezione inconscia in emozione, sentimento, immaginazione alchemica (fantasia, immaginazione e ispirazione), intuizione supercosciente e discriminazione. Si può comprendere come lo sviluppo della “creatività del cuore”, frutto di un “duro e faticoso” lavoro di purificazione dell’Ombra realizzata tramite la funzione trascendente (il martello) e supercosciente (la coppa di Elixir), sia condizione indispensabile per generare la nascita dell’Arte di Afrodite (Venere con il cuore fiammeggiante in mano). Durante la fase di “incubazione” delle emozioni delle cuore, purificate dall’influsso dell’inconscio personale, avviene la germinazione dell’intuizione creativa (l’elixir rubeum) e cognitiva (Elixir Album) che dischiude all’illuminazione degli archetipi della conoscenza.

3. Rizzo Antonella

4. Albertini Stefania

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L’INCONSCIO COGNITIVO creatività supercosciente artisti: 1. Crotti Osvaldo 2. Fileni Giorgio 3. Rizzo Antonella 4. Albertini Stefania


EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

TRATTATI DEL XV° SEC

Immaginazione supercosciente

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività supercosciente artisti: 1. Gianfermi Eleonora 2. Amistani Marta 3. Ciani Marco 4. Nuzzoli Camilla

La neuroscienza contemporanea configura l’immaginazione come un processo a cinque tappe: 1. La nascita di un’immagine mentale, la quale “può essere focalizzata, fino al punto di incarnarsi in un progetto preciso o vago, indeterminato, un bisogno senza finalità annunciata”. 2. Lo sviluppo della forma, che si svolge attraverso due modalità. In modo attivo: come ricerca di documenti, consultazione di testi, compilazione di schede, preparazione di schizzi e bozzetti; in modo passivo: “il creatore dispiega i suoi filtri e si lascia penetrare da dati di ogni genere finché sente che l’impregnazione è totale, che non può assorbire più nulla”. 3. L’elaborazione. In questa tappa l’inventore di immagini cova ed elabora le sue idee, essa può avere una durata variabile, spesso lunga; di questo momento è molto interessante l’aspetto di elaborazione inconscia, nella quale i meccanismi di assemblaggio operano ad insaputa dell’inventore. 4. L’illuminazione. Rappresenta il passaggio dall’oscurità all’improvvisa apparizione dell’intuizione supercosciente. Si distingue un’illuminazione di tipo endogeno da quella che viene provocata da un avvenimento esterno, “come la mela di Newton o la marmitta di Denis Papin”. 5. La verifica. Essa chiude il circolo, “la verità può essere ingannevole, le soluzioni apparentemente più geniali possono avere un vizio nascosto”; si rende così necessaria una valutazione “dapprima svolta personalmente poi con l’aiuto di esperti”; un altro tipo di valutazione che è più caratteristica per le opere d’arte, è il confronto con il pubblico, o con un cliente o un utente se si tratta di una soluzione innovatrice d’altro tipo. Per l’artista (Eleonora Gianfermi) la “verifica” non è un processo razionale e non richiede il confronto con il giudizio esterno. La favola di Apuleio “narra” per simboli che l’immaginazione alchemica può transitare attraverso le strutture sensoriali, razionali, intuitive e cognitive del cervello (i 4 quadrati rossi) in modalità inconscia e che questo tipo di operazione è in realtà un processo di discesa nell’Ade, nel regno dei morti (il vortice centripeto). L’annullamento dei processi di razionalizzazione impliciti in ogni verifica soggetta alle logiche produttive, produce nell’artista (Marta Amistani) l’obliterazione della coscienza razionale da cui origina un processo di sintesi (l’olio di Proserpina) che rappresenta “la presa di coscienza” dell’inconscio cognitivo. La verifica rappresenta il momento in cui l’artista (Marco Ciani) diventa cosciente di essere diventato un medium dell’inconscio collettivo cognitivo e di essere stato baciato (Camilla Nuzzoli) dal potere del Sè inconscio di ispirare immagini, forme e concetti che anticipano le mode e i tempi.

2. Amistani Marta

1. Gianfermi Eleonora

4. Nuzzoli Camilla

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3. Ciani Marco


EMBLEMI DELL’INCONSCIO CREATIVO

Guffurio: La musica delle sfere celesti

Ispirazione supercosciente La creatività supercosciente è un processo di trasposizione della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione su diversi piani di consapevolezza, comprensione e conoscenza di sè che emergono man mano che si riduce, fino ad annullarsi, l’inferenza dell’inconscio personale (il karma degli induisti) nelle “parole, opere e omissioni” con le quali si manifesta il sè inconscio. “Bruciare il Karma” significa assimilare le esperienze ispirate dall’inconscio personale, arteficie delle proiezioni, delle suggestioni e delle manipolazioni in grado di alimentare la libido e sostenerla nella volontà di dominare la materia, l’energia e il tempo. La Psiche è la fonte di ogni illusione (il velo di Maya), ma nello stesso tempo può diventare il fulcro della trasformazione alchemica. Gli alchimisti la definivano “soror mystica” (sorella) nel momento in cui, liberata dal karma di servire gli interessi dell’ego incarnato, o di subire le “vessazioni dell’ego collettivo”, inizia a “contattare” gli archetipi della conoscenza (le Muse) che permettono di tradurre la fantasia in pensiero cognitivo, l’immaginazione in invenzioni e l’ispirazione supercosciente in progetti checon il tempo diventano realtà. L’immagine delle “otto muse” contenute in un trattato di musica del XV secolo, escrive il dispiegamento dell’ispirazione supercosciente in armonia con le frequenze generate dalle sfere celesti. Le opere generate dall’ Harmonia Mundi, metafora dell’inconscio spirtuale da cui provengono gli archetipi della conoscenza, sono in grado di trascendere il tempo, cioè di diventare immortali; così come l’anima dei santi, degli illuminati e dei realizzati possono diventare modelli di illuminazione e ispirare, nel corso dei secoli, le scelte degli uomini. L’artista (Annarina Giordano) che affronta creativamente le prove del karma personale e collettivo, si libera dall’Ombra e smette di proiettare nelle opere (e negli altri) le proprie ansie, angoscie e meccanismi vittimistici. L’interesse dell’artista (Laura Pellicciari) si orienta allora verso gli archetipi della conoscenza della Psiche (i tarocchi) che rappresentano l’essenza dell’ispirazione proiettata verso il tempo futuro. I tarocchi descrivono per simboli il processo di trasformazione innescato dalla funzione trascendente (XIX- la temperanza) e supercosciente (XIX - il sole). Se si procede a rimuovere le impressioni, le suggestioni e le illusioni generate dall’incoscio collettivo ereditario (XVIII - la luna e lo scorpione), l’ispirazione supercosciente inizia a compore segni e simboli in un discorso unitario. Quando queste due facoltà (il sole e la luna) si congiungono, allore emerge nell’artista (Caterina Giganti) la facoltà della “percezione discriminante” in grado di riconoscere l’Ombra presente in ogni “affare” (le venditrici di stoffe). Il processo cognitivo innescato dall’Arte permette all’artista (Mauro Fontanelli) di accedere all’intuizione supercosciente, l’ultima fase di sviluppo dell’intelligenza alchemica (la lunga coda del serpente) in cui emerge la “decisione” del Sè di scegliere “Afrodite Urania” come modello di trasformazione della percezione logica in percezione simbolica (Picasso), coscenza simbolica (Magritte) e conoscenza simbolica (il tempio greco).

L’INCONSCIO COGNITIVO creatività supercosciente artisti: 1. Pellicciari Laura 2. Fontanelli Mauro 3. Giordani Annarina 4. Giganti Caterina

3. Giordani Annarina

1. Pellicciari Laura

4. Giganti Caterina

2. Fontanelli Mauro

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PREMIO PSICHE

1. Rainieri Alessandra

ARTISTI VINCITORI CREATIVITA’ TRASCENDENTE

2. Giorgia Crotti

3. Petra Veliciu

creatività trascendente 4. Primucci Tiziana

7 Alessandra Lugli

5. Franco Meloni

8. Lucio Frasson

La creatività trascendente Quando un artista nel suo sviluppo ha raggiunto un certo stadio di consapevolezza di sè (funzione anima) e si imbatte in un punto cruciale - uno di quei punti in cui la creatività trascendente inizia a trasporre il conflitto psichico, il disagio emotivo e l’oscillazione dell’umore in immagini, occorre separare gli elementi implicati nella situazione e introdurli nel “vaso alchemico”. L’operazione può essere compiuta in una delle modalità della “percezione introversa” che permettono di passare dall’autoavvertimento psichico alla propriocezione, dall’introspezione alla meditazione. Queste quattro fasi costruiscono i lati del quadrato in grado di delimitare la fantasia dell’artista (Rainieri Alessandra) all’interno di uno spazio mentale in cui è possibile trasformare quel “quantum” di spirito o di emozione attivato nell’inconscio psichico personale o collettivo che riuslta probabilmente in eccesso, oppure in difetto, rispetto alle necessità richieste dalla situazione esterna. La creatività trascendente ha infatti il compito di riportare in equilibrio l’or-

6. Nanda Rago

artisti vincitori 1. Rainieri Alessandra 2. Giorgia Crotti 3. Petra Veliciu 4. Primucci Tiziana 5. Franco Meloni 6. Nanda Rago 7 Alessandra Lugli 8. Lucio Frasson 9. Caggianello Luciano

9. Caggianello Luciano

ganismo alterato dalle emozioni di rabbia, ostilità, paura, invidia, ma anche dai sentimenti di caducità, fragilità e impotenza che spesso caratterizzano le fasi di metamorfosi dell’anima. In questo caso (Giulia Crotti) le figure dell’immaginazione vengono lasciati libere, aperte e la composizione rimane quasi in attesa di ricevere “nuovi imput” cognitivi per potersi meglio definire. La presa di coscienza dell’inconscio psichico (Petra Veliciu), celato nelle dinamiche delle relazioni primarie (famiglia, partner, rapporti sociali), fa emergere la consapevolezza dei conflitti interiori inerenti lo status/identità dell’individuo. L’inconscio psichico ispira la creazione di “mostri” che raffigurano complessi, paure e difficoltà personali. Tali emozioni devono essere trascese e sublimate, comprese e assimilate in quanto espressione dell’angoscia e del tormento dell’anima. L’inconscio creativo invece si rivela quando sono coinvolte le sensazioni (Tiziana Primucci), le emozioni (Franco Meloni) e i sentimenti del cuore (Nanda Rago); in quadyo caso la perzezione ricerca istintivamente le frequenze in grado di ripristinare l’armonia

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perduta. Ad esempio i poeti del romanticismo esploravano le emozioni provate dal “fanciullino”, archetipo di uno stato di purezza di “cuore” ancora libero dalle suggestioni emotive e cognitive suscitate dalle relazioni in cui avviene lo scambio simbolico di denaro, amore o stima reciproca. L’inconscio creativo è il “bosco” in cui si nascondono le problematiche connesse al valore personale, mentre l’inconscio cognitivo agisce sugli artisti sul piano delle idee (Alessandra Lugli), delle conoscenze (Lucio Frasson) e dei cambiamenti di prospettiva (Caggianello Luciano). Per riconquistare l’equilbrio psichico alterato dalla carenza di status, autostima, amore, denaro, informazione e cultura, l’alchimista deve introdurre un “bit” di “energia mercuriale”, ovvero di conoscenza. Essere consapevoli delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti dell’anima non è sufficiente per realizzare il sè. Occorre infatti dispiegare la consapevolezza di relazione e approdare alla creatività dell’Animus in grado di modificare i dati percettivi in base alla propria funzione supercosciente.


PREMIO PSICHE

ARTISTI VINCITORI CREATIVITA’ SUPERCOSCENTE

1. Sekach Ana

2. D’Andrea Leandra

3. Bonaccorsi Claudio

creatività supercosciente artisti vincitori 1. Sekach Ana 2. D’Andrea Leandra 3. Bonaccorsi Claudio 4. Toffoli Enrica 5. Kabar Vivien 6. Petroff Viorica 7. Fontanelli Mauro 8. Gianfermi Eleonora 9. Rizzo Antonella

4. Toffoli Enrica

5. Kabar Vivien

6. Petroff Viorica

8. Gianfermi Eleonora 7. Fontanelli Mauro processo di integrazione della percezione La creatività supercosciente La coscienza di relazione, particolarmente inconscia (la spirale), nella coscienza sensviluppata nella psiche femminile, opera soriale, razionale, intuitiva e cogmitiva (I attraverso lo sguardo e la percezione delle quattro quadrati) che prelude all’apertura cose e situazioni in cui si manifestano le della mente alla coscienza discriminante frequenze invisibili delle sensazioni, delle (il quinto elemento/l’etere). Nel processo emozioni e dei sentimenti. Le streghe mes- creativo supercosciente non è più l’anima se al rogo nel Medioevo erano donne che che ricerca l’emozione (alchemica) con percepivano la corrispondenza invisibile cui sente di avere corrispondenza r affitra i fiori, le erbe e le piante con il mondo nità, ma sono le immagini archetipiche astrale, la dimensione sub-lunare regno che si presentano all’artista (Mauro Fondell’inconscio psichico collettivo che agi- tanelli) al fine di espandere la percezione, va in quel tempo fomentando il dualismo coscenza e conoscenza dei simboli con tra il bene il male. La trasposizione della i quali si manifesta l’inconscio creativo percezione sui diversi livelli della fanta- collettivo. L’artista (Viorica Petroff) che sia, dell’immaginazione e dell’ispirazio- attinge all’inconscio creativo collettine creativa permette di passare organica- vo diventa “medium” di un “viaggio di mente dalla percezione del corpo astrale esplorazione dell’alchimia della perceall’intuizione degli elementi antagonisti. zione che si compie attraverso un triplice L’artista (Antonella Rizzo) che evolve processo di trasmutazione dell’emozione nell’esperienza del dualismo esistente in consapevolezza, comprensione e conotra l’Io e l’inconscio collettivo giunge scenza di sè (le tre caravelle). a riconoscere, separare e conciliare gli L’archetipo del “viaggio” permette di elementi che sono tra loro contrapposti. scandagliare l’arco delle frequenze di La conciliazione degli opposti (Eleonora luce che emergono sul filo dell’orizzonte. Gianfermi) avviene nel momento in cui Per gli alchmisti la realtà è un fenomeno sono i simboli a scegliere di essere rap- complesso in cui la maggior parte delle presentati, in quanto manifestazione di un azioni e delle reazioni rimangono invisi-

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9. Rizzo Antonella

bili, nascoste e “imbiancate” da fenomeni di rimozione, spostamento, censura e manipolazione della percezione inconscia. L’artista (Kabar Vivien) che riconosce la realtà come manifestazione di fenomeni consci e inconsci compresi tra le frequenza dell’amore (eros/infrarossi) e della morte (thanatos/ultravioletti), abbraccia con lo sguardo la realtà così come si presenta allo sguardo del Sè psichico, rappresentato dall’Anziano (Enrica Toffoli) I simboli percepiti dallo sguardo del Saggio rappresentano il fulcro di molti trattati alchimistici. Occorre infatti possedere saggezza quando ci si imbatte nell’incoscio psichico collocato nelle frequenze che vibrano all’estremità della banda di luce. Gli artisti (Claudio BonaccorsiLeandra D’andrea -Ana Sekach) che si lasciano trasportare dalla fantasia supercosciente sono liberi di cogliere alcuni aspetti salienti della verità alchemica. La “pietra nera” permette infatti di accedere alla conoscenza della verità senza passare attraverso l’inconscio creativo in cui sono i presenti i modelli sociali, culturali e religiosi che orientano la psiche verso la vita materiale.


EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Guido Reni “Atalanta e Ippomene”

PREMIO CARAVAGGIO Il segno psicologico

PREMIO BRUEGHEL Il segno simbolico

PREMIO GIORGIONE Il segno filosofico

PREMIO TIZIANO Il segno archetipico

creatività infrarossa 1. Laricchia Maristella 2. Saka Lauskaya 3. Elisbar Suada 4. Gargiulo Alberto

creatività causale 1. Ferrari Nicla 2. Baiu Laura 3. Giosca 4. Ferro Elena

creatività circolare 1. Arveda Gabriele 2. Sorrenti Carmen 3. Ciccarelli Leonardo 4. Giardini Pierangelo

creatività centripeta 1. Picker Marina 2. Maria Rosaria Esposito 3. Saccani Martino 4. Vinco Walter.

creatività ultravioletta 1. Fontanelli Mauro 2. D’Adamo Barbara 3. Flaviano Cristina 4. Carosiello Barbara

creatività sopracausale 1. Pastorelli Patrizia 2. Ficcadenti Nora 3. Cassanelli Francesco 4. Zisa Sandro

creatività sincronica 1. Salonia Elvira 2. Ninotti Nino 3. Rebecchi Daniela 4. Lovisone Livio

creatività centrifuga 1. Bombardieri Mariangela 2. Petracchi Luigi 3. Cacciatore Guseppe 4. Catino Tina

Premio Arte Alchemica

Per dirla oggi con le parole di C. G. Jung, l’Arte Alchemica è la via dell’individuazione. “Individuarsi significa diventare un essere singolo e, intendendo noi per individualità la nostra più intima, ultima, incomparabile e singolare particolarità, diventare se stessi, attuare il proprio Sé.”[1] La vicenda di Atalanta e Ippomene narrata dalla mitologia greca e ripresa di Guido Reni nel suo momento più essenziale, descrive la difficile e pericolosa transizione dalla coscienza razionale dell’Io alla coscienza simbolica della realtà e della verità. Durante il tragitto può infatti subentrare uno stato di spaesamento, di crisi, di alienazione del Sé, di rinuncia al proprio potenziale spirituale a favore di una parte sociale da sostenere, oppure a favore di un significato immaginario trasmesso dalla coscienza collettiva che mette in evidenza l’individualismo egocentrico a discapito dell’individuazione allocentrica. Ancora oggi le trame del cinema, emanazione contemporanea

L’Arte Alchemica costituisce da millenni una esperienza mentale di illuminazione artistica dei simboli che costellano il “percorso di individuazione” definito da C.G. Jung come un processo di trasformazione della coscienza razionale dell’Io nella coscienza del Sé. A differenza dell’Alchimia che implicava per gli adepti una conoscenza metafisica, filosofica ed esoterica dei simboli, configurandosi come scienza della trasmutazione dei poteri mentali che sfociava nella disciplina della Magia, l’Arte Alchemica era caratterizzata, e lo è ancora adesso, da una ciclica preparazione della materia psichica (istinti, pulsioni, libido) da cui estrarre la Malinconia, l’istinto di individuazione che si manifesta in tre gradi di introversione: psichica (funzione nigrescente), sensoriale (funzione rubescente) e intuitiva (funzione albescente).

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PREMIO ARTE ALCHEMICA dell’Arte Alchemica, mettono in scena, in primo piano oppure come sfondo storico-sociale, l’eterno contrasto provocato dagli obblighi collettivi con la necessità spirituale di affermare se stessi in quanto individui che rivendicano la libertà di agire, pensare e creare autonomamente.

ture della mente logica al fine di risvegliare il sentimento di individuazione (procastinazione, sublimazione, sacrificio) e il “trasferimento” del conflitto psichico sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione (la funzione trascendente) che caratterizza la Coscienza Androgina 3. “Ingiallimento” (Premio Giorgione) della percezione androgina (proiezione, immaginazione, intuizione) attraverso le strutture della mente translogica al fine di risvegliare il principio di individuazione (consapevolezza, comprensione e conoscenza) e la dinamica della coincidenza, contrapposizione e integrazione degli opposti (funzione alchemica) peculiare della “Coscienza del Rebis Ermafrodito 4. “Imbiancamento” (Premio Tiziano) della percezione translogica (psicologica, simbolica e archetipica) attraverso le strutture della mente transpersonale al fine di accedere alle intuizioni provenienti dallo Spirito di individuazione (percezione, coscienza e conoscenza discriminante), sintesi di tutte i possibili processi di elaborazione delle esperienze cognitive (funzione supercosciente) peculiare della coscienza del Rebis androgino in grado di discriminare tra realtà e illusione, verità e menzogna, relativo e assoluto.

Nel Medioevo l’Arte Alchemica prende avvio dai Tarocchi, concepite come estrema sintesi del percorso simbolico da compiere per giungere alla liberazione dai falsi involucri della Persona e dal potere suggestivo delle immagini inconsce. Le immagini archetipiche conducono alla figura del “Folle”, archetipo del mistico che rinuncia al mondo materiale per perseguire la via artistica del confronto tra l’Io conscio e il Sé inconscio (l’Ombra) in cui albergano istinti latenti, pulsioni negate e desideri inespressi, spesso censurati o inibite da sistemi religiosi, filosofici e dogmi che limitano l’autoespressione creativa e la manifestazione di Dio. Nel Rinascimento l’Arte Alchemica si manifesta spontaneamente negli artisti attraverso l’archetipo di “Afrodite” che funge da mediatrice tra Anima ed Eros, tra Psiche e Amor, tra Ragione e Istinto. A Firenze nasce, sulla spinta di Ficino e dell’Accademia Fiorentina frequentata anche da Michelangelo e Leonardo, una forma nuova di “psicologia sperimentale” che si esprime per immagini. Sandro Botticelli ne celebra l’avvento nel mondo in un dipinto famosissimo: “La nascita di Venere”. L’artista dipinge la Dea dell’amore, dell’arte e della conoscenza empirica, nella sua dimensione estetica e simbolica: generata dall’istinto di individuazione uranica, Venere emerge dalle acque profonde dell’inconscio collettivo per indurre l’alchimia della percezione che sfocia nella consapevolezza (psicologica, simbolica, filosofica e archetipica) della realtà psichica.

In realtà, però, nessun artista o filosofo, dal Rinascimento fino ad oggi, ha mai dichiarato a parole quali fossero le finalità dell’Arte Alchemica e nemmeno ha mai descritto con chiarezza le quattro tappe dell’individuazione. Si sa, più per deduzione che altro, che Leonardo fosse impegnato a trasmettere agli allievi della sua scuola i segreti della Via Umida che origina dai sentimenti dell’Animus androgino (i moti dell’animo), mentre Michelangelo era certamente fautore della Via Secca che prende avvio dalla discriminazione, facoltà dell’intelletto razionale-intuitivo in grado di separare il Sé dal non-Sé, l’esperienza conscia da quella inconscia, tenendo ben distinte le passioni dell’ego dalle passioni dell’anima, al punto da concepire l’Arte sia come veicolo di trascendenza e arricchimento spirituale che come mezzo per conquistare il successo e l’arricchimento materiale. Si conosce l’interesse di Durer per l’archetipo del Folle e della Malinconia . L’artista tentò di elaborare in tre diverse versioni al fine di estrarre l’istinto di individuazione, l’introversione psichica da cui ha inizio un rapido sviluppo della funzione trascendente (fantasia, immaginazione, ispirazione) che permise anche a Raffaello di realizzare i più significativi capolavori dell’Arte Alchemica. Entrambi riuscirono ad assimilare l’ermetismo alchemico attraverso lo studio delle opere realizzate dai maestri dell’Arte e riuscirono in brevissimo tempo a comprendere lo Spirito di individuazione

A distanza di cinque secoli, James Hillman, allievo di C. G. Jung, riconosce nell’archetipo di Afrodite, e implicitamente nell’Arte Alchemica, “in quale misura abbia colorato il nostro modo di vedere gli eventi psichici. Noi li vediamo attraverso il mondo della crescita, della natura, della vita e dell’amore, sicché individuazione tende a significare una crescente bellezza e armonia d’anima. Non fa meraviglia allora che la pratica psicoterapeutica odierna (gruppi di “encounter”, di sensibilizzazione, terapia gestltica, reichiana) si sfociata in scoperte dimostrazioni di Afrodite: comportamenti non verbali, nudità, contatto pelle pelle, coscienza corporea, orgasmo.”[2] Il percorso artistico rinascimentale Gli alchimisti/artisti del Rinascimento si proponevano di rea lizzare il processo di individuazione attraverso quattro operazioni di integrazione della sigizia Anima/Animus* nella coscienza dell’Io. Le finalità dell’Arte alchemica sono quelle di rafforzare l’Io attraverso l’integrazione degli istinti e dei sentimenti femminili (Anima) e degli istinti e sentimenti maschili (Animus). Da queste prime due fusioni avviene una “rinascita” dell’Io nella coscienza del Sé, descritta simbolicamente nelle figure dell’Ermafrodito e dell’Androgino.

Solo in alcuni trattati pubblicati nel corso del XVI secolo i filosofi avevano fornito per immagini spiegazioni dettagliate dell’intero processo di realizzazione del Sé. I trattati erano composti generalmente da una serie di tavole numerate accompagnate da testi, simboli, emblemi ermetici e in alcuni casi, come nel trattato Atalanta Fugiens di Michael Maier, da partiture musicale allo scopo di divulgare solo agli iniziati i segreti dell’Arte. Il trattato che più di altri rende esplicito il processo di individuazione è il Rosarium Philosophorum, uno dei testi di riferimento per C. G. Jung che lo utilizza come filo conduttore nella sua Psicologia del transfert e fonte di ispirazione per definire il “percorso terapeutico di individuazione”.

1. “Annerimento” (Premio Caravaggio) della percezione femminile (psichica, sensoriale, intuitiva) attraverso le strutture della mente pre-logica al fine di risvegliare l’istinto di individuazione, la Melancholia generata dall’introversione delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti (la funzione cosciente) che caratterizza la Coscienza Ermafrodita 2 “Arrossamento” (Premio Brueghel) della percezione ermafrodita (critica, razionale e intellettiva) attraverso le strut-

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ARTE ALCHEMICA CONTEMPORANEA

Flaviano Cristina

Elisbar Suada

Giosca

Cassanelli Francesco

Il percorso artistico contemporaneo Ci sono molti aspetti teorici in comune tra l’individuazione artistica-creativa e l’individuazione terapeutica junghiana, ma anche sostanziali differenze che tuttavia giungono ad integrarsi all’interno di una identica struttura di significati che danno forma al “processo di individuazione” (trasformazione dell’energia sessuale in amore, creatività, coscienza di relazione) e al percorso di individuazione (de-strutturazione della persona ed esperienza del Sè). Per entrambe le modalità l’individuazione è sinonimo di quel processo psichico unico e irripetibile di ogni individuo che consiste nell’avvicinamento dell’Io con il Sé, da compiere inizialmente attraverso una crescente integrazione psicologica delle opinioni femminili (le corna) e degli umori maschili (il cappello). L’avvicinamento avviene tramite l’attribuzione di significato ai simboli che l’individuo incontra durante la sua vita. La prima operazione di annullamento dell’ego del corpo nel “Sè istintuale”, definita dagli alchimisti “Nigredo dell’Anima”, si configura come una operazione di presa di coscienza (annerimento) del processo di sublimazione-dissipazione dell’energia sessuale in energia creativa-spirituale (Il decadimento del corpo e le unghie nere) in grado di accendere il “filo” dell’immaginazione razionale e le quattro operazioni psicologiche (le quattro dita) che strutturano l’archetipo del Sè individuale: sensazione e intuizione, sentimento e pensiero. Il Sè istintuale feconda e genera la vita con modalità che trascendono il desiderio, il pensiero e la volontà dell’individuo. La disposizione ordinata dei cromosomi determina lo sviluppo armonioso della forma fisica e psicologica che va oltre la dimensione materiale. Tale disposizione si manifesta a livello simbolico in tutti gli aspetti della vita quotidiana anche quelli più banali. Il simbolo lo si può trovare nel mondo interno e nel mondo esterno, nei sogni come nelle vicende quotidiane in cui si sperimenta la sincronicità degli eventi e la serendipità dei fenomeni. Il percorso di individuazione designa quindi una sorta di “viaggio spirituale” verso una maggiore consapevolezza di sé (funzione Anima) e consapevolezza di relazione (funzione Animus). Queste due funzioni accoppiate insieme formano la “coppia divina”, la sigizia, da cui ha origine alchemici la coscienza dell’ermafrodito (coscienza corporea), dell’androgino (coscienza sottile), del rebis ermafrodito (coscienza causale) e del rebis androgino (coscienza sopracausale), ovvero stadi progressivi di riconoscimento del tipo di inconscietà presente in qualunque costellazione data, riconoscimento del suo lato archetipico, la cui dinamica trova nei miti la sua descrizione più adeguata. Per cogliere la presenza degli archetipi e il significato dei simboli è necessario retrocedere dalle convinzioni, dalle certezze, dai dogmi e dagli assioni peculiari dell’esercizio dell’intelletto razionale, al fine di far emergere il Se razionale. In questa seconda fase dell’Opera, definita “Rubebo dellAnima”, l’artista compie la presa di coscienza (arrossamento) di vivere all’interno di un veicolo pensante, programmato per realizzare una finalità cosmica in grado di attinge ispirazione dall’Universo. Il sè razionale si manifesta nella fluidità dei gesti, dei movimenti e delle abilità peculiari del lavoro manuale che non origina da un esercizio intellettuale, ma da un naturale collegamento esistente tra l’occhio e la mano. Durante l’esecuzione di un lavoro, sia esso artistico o artigianale, l’artista diventa un “Artiflex”, depositario di una razionalità motoria, emotiva e intellettuale che trascende l’intenzione dell’Io. A volte è necessario perdere il controllo dell’intelletto razionale per sperimentare uno stato di “grazia” e di ispirazione divina affinchè sia l’occhio a guidare a mano, oppure la mano stessa a costringere l’occhio a ridisegnare traiettorie che acquistano un significato simbolico solo al termine dell’esecuzione. Il corpo pensante, inteso come unità di cuore e cervello, di mano e occhio, di istinto e ragione, è dotato di una naturale e “universale” combinazione di conscio e inconscio (la regola aurea) che preserva l’Io dalla follia e dall’autodistruzione, dal decadimento nell’egoicità e nella razionalizzazione finalizzata agli scopi, e lo rende permeabile alle frequenze di luce invisibile collocata nella banda infrarossa e ultravioletta. Per l’artista contemporaneo si tratta dunque di aprire la “ terza porta” che si trova oltre l’inconscio psichico e creativo. Per accedere all’inconscio cognitivo in cui sono riposti gli archetipi della consapevolezza, comprensione e conoscenza simbolica della realtà (le tre stanze), occorre avere fiducia nel proprio sè razionale, la guida interiore che nella vita quotidiana assume spesso le sembianze del partner. Per gli alchimisti ogni incontro, relazione e rapporto scaturisce da un “gioco di coscienza” che trascende la fantasia e la volontà dell’ego oppure il desiderio e la speranza dell’anima. Quando si giunge ad essere “guidati” dalla percezione del Sè

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ARTE ALCHEMICA CONTEMPORANEA razionale ogni evento non accade per caso, ma “tutto avviene per il meglio”, in quanto ciò che si “autogenera” in modo ordinato e consequenziale nel “microcosmo” a livello cellulare e molecolare, trova una precisa corrispondenza simbolica nella dimensione del “macrocosmo” in cui regnano le leggi del caos, del fato, del destino e del karma (i cavalieri dell’Apocalisse) che determinano una configurazione di eventi incomprensibili per la ragione umana (la selva oscura dantesca). In questo frangente dell’esperienza creativa l’artista deve compiere una terza operazione di distacco dalle proprie convinzioni, poichè nel tempo ciclico - ripetitivo regolato dalle “legge del contrappasso”, occorre abbandonare la pretesa di programmare il futuro o di analizzare la realtà sulla base di teorie, filosofie o schemi di pensiero. Così come il sè razionale di Dante decide di farsi accompagnare da Virgilio, archetipo del Saggio, anche l’artista sperimenta il potere del Sè intuitivo di codificare i “simboli” che stabiliscono un “legame” tra Materia e Spirito. In questa terza fase dell’Opera, definita “Iosis dell’Anima”, l’artista realizza la presa di coscienza (ingiallimento) del potere della percezione psichica, sensoriale e intuitiva (i tre gufi) di andare oltre l’apparenza visibile. La metamorfosi della psiche in consapevolezza, comprensione e conoscenza di relazione (le tre farfalle) generano i “fili” dell’intuizione inconscia, cosciente e supercosciente in grado di sostenere e Sorrenti Carmen mantenere in equilibrio l’uovo filosofale, metafora di un processo di comprensione della triplice fase di trasformazione della coscienza dell’Io razionale nella coscienza psicologica, simbolica e filosofica del Sè intuitivo. Ciò significa che ogni opera d’arte, ma anche ogni invenzione, scoperta e illuminazione, emerge alla coscienza dell’Io nel momento in cui il Sè intuitivo inizia tessere relazioni mentali tra la “realtà materiale” e la “realtà spirituale”. Nella teoria alchemica del “Tutto in Tutto”, della “Mente Unica” e dell’Unus Mundus, si ipotizza l’esistenza di un continuum energetico fra queste due dimensioni che permette la materializzazione dello spirito (intuizione creativa e comprensione simbolica) e la spitualizzazione della materia (simbolizzazione creativa e comprensione intuitiva). Il punto finale di comprensione della natura, della realtà e della mente umana è definito dall’archetipo dei Pesci, la costellazione zodiacale che conclude il ciclo di trasmutazione della mente individuale nella mente universale che coincide, nella filosofia alchemica orientale, con la fine del ciclo delle rinascite e la reincarnazione della mente universale nell’ego individuale. In questa ultima fase dell’Opera, definata “Albedo dell’Anima”, l’artista, il terapeuta, il filosofo compie una sintesi delle proprie esperienze e prende coscienza (imbiancamento) dell’universalità delle Salonia Elvira proprie intuizioni. In questa quarta fase emerge la comprensione delle dinamiche materiali, sociali e culturali che impediscono all’individuo di intraprendere il sentiero dell’individuazione (archetipo del folle), mentre nell’ambito della ricerca spirituale che conduce alla realizzazione del Sè cognitivo (archetipo di Cristo “pantocratore”), l’artista comprense la dinamiche dell’inconscio ereditario, famigliare e religioso, che ostacolanp il processo di individuazione spirituale e cioè la trasformazione della libido in amore, sacricio di sè, coscienza spirituale e conoscenza delle leggi universali. Jung sintetizza queste quattro tappe dell’opera in senso terapeutico 1. La prima tappa è caratterizzata dall’archetipo dell’Ombra, ossia tutti quegli aspetti che l’individuo non conosce di se stesso. L’Ombra rappresenta tutto ciò che è stato rimosso per l’educazione e le influenze dell’ambiente sottoposte all’individuo. 2. La seconda tappa è caratterizzata dall’incontro con l’archetipo dell’Anima per il maschio e l’Animus per la donna. L’Anima rappresenta tutti quegli aspetti pret- Picker Marina tamente psichici e mentali, ossia il primo contatto iniziatico dell’individuo con la propria psicologia. La non comprensione di tale archetipi può costare un blocco, una stasi, una nevrosi. Entrambi hanno potenzialità di creatività e distruzione. 3. La terza tappa è caratterizzata dall’incontro con il Vecchio Saggio. Tale archetipo è da intendere come il corrispondente speculare della figura maschile, ossia paterna, della Grande Madre. È quell’archetipo in cui sono rinchiuse tutte le potenzialità dell’individuo, ossia la sua previsione, la sua capacità di ragionamento e la sua esperienza. 4. La quarta tappa è caratterizzata dall’incontro con l’archetipo del Sé Assoluto. Tale archetipo è la summa del percorso di individuazione, il fine dell’individuo che si dispiega avanti a lui, come un fiore che sboccia. Viene rappresentato come luce, come mandala, come quaterna, come centro e come Dio. Se l’individuo ha incontrato il Sé significa che l’Io è allineato con esso. Non andarci incontro significa semplicemente che il percorso non è ancora terminato. Bombardieri Mariangela

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MUSEOHERMETICO

La Pietra dei filosofi (il Sè cognitivo) Nella psicologia junghiana il Sè rappresenta un archetipo dell’ordine che riassume la totalità degli atti psichici dell’uomo. Dato che i fenomeni psichici presenti nell’uomo sono in parte inconsci, “il Sè abbraccia ciò che è oggetto d’esperienza e ciò che non lo è, ossia ciò che ancora non è rientrato nell’ambito dell’esperienza”. Pertanto come fattore d’ordine della totalità della vita psichica, esso sarà a un tempo conscio e inconscio. Intorno all’archetipo del Sè ruotano come una spirale i fenomeni psichici e le modificazioni mentali che precedono o seguono l’esperienza dell’Io che si identifica nella coscienza razionale delimitata dalle cordinate di spazio-tempo. Ogni forma di sublimazione dei contenuti psichici e mentali in immagini ha lo scopo di sostituire l’esperienza virtuale e quella reale, per cui l’Arte e la Meditazione possono diventare un rapido mezzo di trasformazione della psiche inconscia, fonte di ogni forma di illusione, nella sigizia Anima/Animus che regola i rapporti che l’io instaura con la dimensione materiale dell’esistenza. Per i filosofi alchimisti la realizzazione della Pietra Filosofale (Lapis), metafora del Sè cognitivo in grado di spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito (1), poteva essere prodotta dalla Natura (l’esperienza) in tempi lunghissimi; occorreva pertanto che natura e arte cooperassero affinchè il processo fosse accelerato. “Quel che la natura (l’esperienza alchemica) non può portare a termine che in lunghissimo tempo, ciò noi completiamo in breve, grazie al nostro artificio: poichè l’arte (della percezione) può supplire in molte cose alla mancanza della Natura”. In altre parole l’Arte alchemica si sostituisce alle esperienze esistenziali, quasi sempre portatrici di sofferenza, nel momento in cui dal processo artistico di sublimazione delle pulsioni inconscie (funzione trascendente) e delle proiezioni inconscie (funzione supercosciente) emergono i simboli del Sè cognitivo universale. Empiricamente, il Sè cognitivo universale si manifesterà nella vita onirica, nei simboli, nei miti e nell’iconografia religiosa dove assumerà la caratteristica di immagine sacra, di re, di profeta, di mago, di saggio, ecc..,oppure in forma più astratta si manifesterà come cerchio, quadrato, croce, spirale., ecc... Il processo artistico richiede una totale dedizione all’arte (il matrimomium con Afrodite Urania) che conduce al distacco dal mondo e la trasformazione dell’energia sessuale in amore, creatività e desiderio di conoscenza. Nelle tre Età dello sviluppo del Sè cognitivo (2) l’individuo impara a contenere, controllare e dominare, con la ragione e l’esperienza, gli “appetiti” psichici (il cane), creativi (il leone) e cognitivi (il lupo) che hanno urgenza di essere compresi, assimilati e sublimati nelle virtù dell’anima (fedeltà, coraggio, fiducia nel sè). La sublimazione artistica fa emergere la “voce del Sè cognitivo” in grado di indicare il percorso delle virtù cardinali che formano la croce di Afrodite: Prudenza (funzione cosciente), Temperanza (funzione trascendente), Fortezza (funzione supercosciente) e Giustizia (funzione discriminante)

Il dáimon per Socrate non aveva il significato anche negativo che altri autori greci classici evidenzieranno ma era un essere divino inferiore agli dèi ma superiore agli uomini che possiamo intendere anche con il termine genio. Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che si faceva sentire non tanto per indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per dissuaderlo dal compiere una certa azione. Socrate stesso dice di esser continuamente spinto da questa entità a discutere, confrontarsi, e ricercare la verità morale.

Il Sè cognitivo, assimilabile alla figura del “dàimon” (genio, voce interiore, guida) in cui Socrate diceva di credere, ha la prerogativa di indurre la “funzione regressiva”, ovvero quel processo di elaborazione della libido inconscia (i serpentelli) che provoca azioni di sacrificio, ripensamento, rinuncia e annullamento di sè propedeutiche di ogni iniziazione. La “funzione regressiva” ispirata dal daimon, costringe l’anima a discendere negli inferi (l’inconscio spirituale) ed affrontare il mostro “cerbero”, archetipo della libido materiale, sociale e intellettuale che preclude l’accesso alla realizzazione della “percezione, coscienza e conoscenza discriminante” (le tre corone collocate dall’angelo sulla testa dell’alchimista) E’ in questo frangente che l’alchimia rinascimentale compie un salto qualitativo straordinario capace di provocare un solco profondo con ogni forma di credenza e il sistema di valori sociali, culturali e religiosi che regolano i rapporti tra gli uomini. Dall’inconscio spirituale emerge infatti l’archetipo del Sè cognitivo individuale, rappresentato dall’arcano del “Folle”, celebrato da Durer in molte incisioni, e assimilabile del Figliol Prodigo. La funzione regressiva conduce l’artista a un distacco dalla mondanità e processo di de-costruzione della persona e di rimozione della maschera sociale (Arte nigrescente), di de-condizionamento dai modelli sociali, culturali e religiosi (Arte rubescente) e di de-legittimazione del sapere fondata sulla razionalità finalizzata agli scopi prefissati dal potere egemone (Arte albescente).

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L’Arte ermetica L’arte di Afrodite origina dalla sublimazione delle emozioni del cuore in immagini e dalla trasposizione del conflitto psichico sul piano della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa in grado di sviluppare la consapevolezza di sè (funzione anima). Se l’artista manifesta consapevolezza di relazione (funzione animus) si innesca un processo di proiezione della percezione su diversi modelli di rappresentazione e schemi di interpretazione alla ricerca di un senso e di un significato da offrire alla coscienza razionale dell’Io. Per andare oltre questa fase di sviluppo in cui la psiche è alterata dalle frequenze dell’eros e dai fenomeni della proiezione, l’artista deve diventare permeabile ai simboli che emergono dall’inconsci cognitivo collettivo come espressione dell’Inquietante, definito da W. Benjamin il Perturbante, l’uomo con la “bombetta in testa” ispiratore di molte opere di Magritte. Qualunque cosa, soggetto, tema, colore e forma susciti un interesse o eserciti un’attrazione, è portatrice dell’immagine di un elemento psichico che prima giaceva sopito nell’inconscio. Quasi sempre l’elemento attivato si affaccia nella tela dell’artista assumendo l’immagine dell’oggetto su cui è stato proiettato, per cui se si riesce a districare tale elemento dall’oggetto è possibile riportarlo a livello mentale e assimilarlo alla coscienza. Il fenomeno della proiezione è un meccanismo psicologico che gli alchimisti orientali definiscono “illusione” (maya), concetto che spiega come il nostro interesse per le cose, le relazioni e le situazioni sia “pre-selezionato” dall’inconscio psichico, “pre-determinato” dall’inconscio creativo e “pre-meditato” dall’inconscio cognitivo per cui certe nostre azioni, credenze e certezze esistono soltanto nelle proiezioni che ne facciamo sul mondo circostante. La proiezione è la matrice dell’illusione e l’illusione è la fonte della sofferenza, dell’incomprensione e dell’ignoranza. Per un artista che dipinge in modalità inconscia, descritta simbolicamente dalla luna nera, il mondo sembra popolato di oggetti vivi che hanno la capacità di agire e parlare in virtù di un potere che sembra risiedere in essi, ma in realtà è conferito loro dai contenuti inconsci proiettati. Diventare consapevoli del significato simbolico delle immagini e del perchè sono state generate, così come del significato simbolico delle esperienze e delle situazioni vissute, conduce a scoprire quei contenuti che ”dovrebbero-essere-coscienti” ma sono rimasti nell’inconscio e quindi esclusi dalla coscienza. Quando l’opera inizia a “parlare” attraverso il linguaggio simbolico significa che l’artista ha intrapreso l’Ottuplice Sentiero che va (metaforicamente) dalla luna nuova (incoscio) alla luna piena (coscienza del Sè). Lo scopo dell’arte ermetica è quindi di eliminare la separazione tra coscienza e inconscio. Gli alchimisti rinascimentali riconoscevano in Ermete Trismegisto (tre volte grande) l’archetipo del “Sè cognitivo universale” in grado di generare nell’artista “percezione, coscienza e conoscenza simbolica”, i tre gradi di sviluppo dell’Arte ermetica. Il simbolo rivela il progetto unitario che sta alla base della mente umana. Non esiste una reale differenziazione tra maschile e femminile, tra ciò che sta in alto e ciò che sta in basso, tra scienza e fede, tra realtà e verità. Per la filosofia alchemica la dualità è una illusione genarata da uno stato di ignoranza della dimensione cosmica dell’esperienza. Se la perfezione dell’universo è generata dalla musica delle sfere celesti (la mente universale) e consideriamo la natura terrestre, tra cui l’animale- uomo, come un prodotto dell’armonia cosmica, allora anche la mente che risiede nel corpo fisico è per “analogia” fatta della sostanza della mente universale. Il progetto della “mente universale” (l’inconscio spirituale collettivo) è di illuminare la “mente incarnata” affinchè l’intuizione dell’Io possa trasmutare nell’intuizione supercosciente del Sè cognitivo La percezione creativa degli artisti permette di aprire la mente al pensiero analogico che include “la musica delle sfere” (l’intuizione supercosciente) in quanto principio di ordine dei fenomeni biologici e spirituali. Nel pensiero analogico non esiste differenziazione tra “Materia e Spirito”, ma il principio di affinità, somiglianza e corrispondenza che strutturano la funzione euristica, sintetica, evocativa e discriminante in grado di strutturare il linguaggio dell’Arte Alchemica. L’arte ermetica permette di immaginare, ipotizzare, sintetizzare, evocare e discriminare le diverse fasi di trasmutazione del Mercurio (la mente incarnata) producendo l’effetto collaterale di provocare nell’alchimista una reale, concreta e illuminante modificazione del proprio modo di essere, sentire, pensare e interpretare la realtà.

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Elisir rubeum (l’analogia creativa) L’archetipo di Afrodite regola biologicamente la trasformazione delle sensazioni in emozioni e sentimenti. Ciò avviene tramite il funzionamento delle ghiandole endocrine coordinate dalla pituitaria, la ghiandola del cervello che modula l’informazione psichica al fine di ripristinare l’equilibrio biopsicosomatico. Ogni regolazione riporta provvisoriamente l’organismo in stato di quiete e ciò ha un effetto psicologico. Il processo omestatico richiede l’intervento diretto (azione) o indiretto (la percezione) affinchè l’elemento di disturbo possa essere disattivato. La congiunzione di azione e percezione, descritto nella mitologia dal matrimonio di Marte con Venere, rappresenta per gli alchimisti il fondamento della creatività sensoriale (Bacco) che si estrinseca attraverso i talenti corporei, le abilità mentali e le diverse modalità della percezione estroversa e introversa. La creatività corporea, intesa come la capacità biologica e mentale di andare oltre i propri limiti di adattamento alle difficoltà, alle problematiche e alle pressioni proveniente dall’ambiente esterno, è un fenomeno che, sviluppando le potenzialità dell’emisfero sinistro, ha permesso la realizzazione degli strumenti e dei mezzi di sopravvivenza e lo sviluppo della scienza e della tecnologia. Quando invece gli stimoli sorgono dal mondo interno e investono problematiche inconscie che possono trascendere l’aspetto personale dell’esperienza, l’informazione recepita dalla percezione introversa circola nell’emisfero destro per tradursi prima in contenuto psichico (emozione) e contenuto creativo (immaginazione) e successivamente in linguaggio analogico (simbolo, metafora, allegoria, emblema). L’Io razionale non è consapevole di questo processo di elaborazione in quanto è “realizzato in terza persona” dal Se cognitivo. La razionalità occidentale ha provato a reprimere il pensiero “debole”, privo di quegli strumenti di analisi delle ipotesi e verifica delle tesi che sono propri del pensiero scientifico, relegando la produzione artistica a ornamento, spettacolo, meraviglia, stupore, emozione estetica e materiale idoneo per essere usufruito tramite la logica dei sensi e l’edonismo fine a se stesso. Il Sè cognitivo (il geografo) compie invece un processo analogico di elaborazione degli stimoli sensoriali (nigredo), razionali (rubedo), intuitivi (iosis) e cognitivi (albedo) che, tenendo conto del genio di nascita (il daimon), traduce l’intuizione supercosciente in un procedimento di invenzione di una ipotesi (funzione euristica). A questa prima fase segue “distillazione” di una serie di possibilità tra loro divergenti verso una direzione unitaria (funzione sintetica). Il “frutto” della sintesi non viene immediatamente assunto come soluzione del problema, ma viene lasciato “macerare” per un certo tempo (funzione evocativa), metafora di un fase di sospensione del giudizio logico che favorisce la manifestazione emotiva della “melanconia” in cui diventa possibile compiere simbolicamente degli atti iniziatici. La “macerazione” delle sintesi compiute dall’artista conduce a sciogliere il “nodo dei sensi” (il fiocco nero di Bacco), metafora di un processo di rimozione dell’identificazione con ciò che viene percepito, per cui non esiste differenza sostanziale tra il soggetto che percepisce (il se supremo) e l’oggetto della percezione ed emerge così, sullo sfondo, la funzione discriminante. Nel dipingere “La canestra di frutta” Caravaggio offre una chiara dimostrazione di ciò che la discriminazione sensoriale (il colore giallo dello sfondo) è in grado di produrre. Il soggetto da rappresentare (ipotesi) viene collocato sul bordo di un tavolo a significare il suo carattere di provvisoria definizione. La composizione è guidata dalla percezione verso una forma unitaria (sintesi) che diventa progressivamente armoniosa, proporzionata, equilibrata nelle forme, nei colori e nel diverso peso dei chiari rispetto agli scuri. Il processo di elaborazione prosegue ininterrottamente (evocazione) fino a quando lo sguardo e la mano, gli strumenti del Sè cognitivo, non smettono di agire sulla tela e la composizione smette di “stridere” e diventa “silente”. In quel momento il Sè cognitivo realizza la perfetta unità di forma e contenuto in quanto il soggetto è identificato completamente con l’oggetto da rappresentare, diventando una parte di sè. L’arte alchemica conquista così un potere evocativo in quanto la “macerazione sensoriale”, rappresentata simbolicamente dalla frutta bacata, provoca l’effetto dello stupore determinato dall’accostamento, suggestivo ma sensato, di significati materiali e spirituali, in precedenza non collegabili tra loro.

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Elisir album (l’analogia cognitiva) Per il Treccani l’analogia è descritta come “rapporto di somiglianza tra due oggetti, tale che dall’eguaglianza o somiglianza constatata tra alcuni elementi di tali oggetti si possa dedurre l’eguaglianza o somiglianza anche di tutti gli altri loro elementi. Più genericamente, nell’uso comune, il rapporto che la mente coglie fra due o più cose che hanno, nella loro costituzione, nel loro comportamento, nei loro processi, qualche tratto comune.” L’analogia è il fondamento della scienza alchemica che fonda su di essa la conoscenza dei rapporti sottili esistenti tra microcosmo e macrocosmo. La “Spagirya” medievale, ad esempio, studia le relazioni che legano corpo e mente umani allo zodiaco. Come i pianeti si muovono intorno al sole per effetto della sua forza gravitazionale ed elettromagnetica, così nel corpo umano si muovono le sostanze, trasportate dal sangue che circola continuamente per mezzo del cuore, il “sole” dell’essere umano, per raggiungere le cellule dei vari organi e ghiandole del cervello. L’archetipo di Afrodite si relaziona, tramite il potere della mente analogica, con la vibrazione dei pianeti e funge da mediatrice dello stato di salute, fortuna e ricchezza. Il rapporto Venere/Saturno è collegato all’epifisi, che secerne serotonine e la melatonina che regola i cicli dell’organismo; Venere/Giove all’ipofisi che secerne ormoni della crescita ed endorfine, Venere/Mercurio al pancreas che secerne l’insulina, Venere/ Nettuno alle ghiandole surrenali che secernono l’adrenalina, Venere/Marte alla tiroide che secerne la tirossina che controlla il metabolismo, Venere/ Luna alle ghiandole sessuali che secernono testosterone e estrogeni, Venere/Sole al timo che secerne i linfociti che attivano il sistema immunitario. Per gli alchimisti la salute, la “salus”, coincide con la “salvezza”, a significare lo stretto legame analogico che corpo e la mente possono stabilire con gli archetipi associati simbolicamente ai pianeti. Ad esempio il polmone (che contiene aria) non si può paragonare allo stomaco (che contiene cibo), ma è possibile paragonare il polmone alla foglia, perchè entrambe queste “forme” viventi svolgono funzioni equivalenti, nonostante appartengano a regni differenti. Si può intuire che l’analogia può condensare in un sistema unitario i dati provenienti dalle funzioni logiche del cervello con i contenuti irrazionali ed emotivi che invece sono i fulcro della creatività e della conoscenza che scaturiscono dall’intuizione supercosciente. Infatti non vi può essrre alcun processo di creazione di ciò che chiamiamo “ipotesi di lavoro” se non grazie alla possibilità di servirsi dell’analogia. “Le analogie non sono ausili nella costruzione delle teorie; sono una parte assolutamente essenziale delle teorie, senza la quale le teorie sarebbero del tutto prive di valore e indegne di tale nome” (Campbell, 1920). Nelle funzioni analogiche “prodotte dall’emisfero cerebrale destro” si manifesta la creatività della “mente universale”, ovvero quel processo di elaborazione ordinata degli archetipi che rivela come il “sentiero di esperienza del sè” generato dall’arte alchemica (Opera al nero) sia la premessa della conoscenza del sè (Opera al bianco) e di realizzazione del sè supremo tramite la crocifissione della libido (Opera al rosso). Nel rapporto che l’Arte di Afrodite stabilisce con la funzione euristica (Venere/Mercurio) si rivelano le ipotesi della trasformazione della coscienza razionale dell’Io (Venere/ Saturno) nella coscienza del Sè (Venere/Giove) in cui emerge la sintesi unitaria (Venere/Hermes) che dischiude all’intelletto translogico: percezione simbolica (Venere/Urano), coscienza simbolica (Venere/Nettuno) e conoscenza simbolica (Venere/Plutone). Nell’arte alchemica, ispirata dall’analogia creativa (il Re) e cognitiva (la Regina), l’alchimista sperimenta la coincidenza degli eventi, la sincronicità dei fenomeni e la corrispondenza analogica tra le opere realizzate e i processi di trasformazione della mente incoscia nella mente conscia. Questo triplice processo, rappresentato simbolicamente dalle tre stelle appese ai tre rami dell’albero, suggerisce l’ipotesi che Botticelli, Leonardo, Michelangelo, Brueghel, Bosch, Durer, Lotto,Caravaggio e Velazquez abbiano scoperto la “scorciatoia” per accedere alla fonte della conoscenza dell’essere umano, rappresentato simbolicamente da Michelangelo nell’uomo vitruviano ridefinito dalle leggi auree della proporzione , della simmetria e dell’analogia. L’apertura del corpo/mente alle leggi dell’analogia e alle sue funzioni dischiude all’intuizione transpersonale in grado di manifestare, senza alcuna mediazione intellettuale, la funzione psicologica, simbolica, filosofica, archetipica e infine discriminante.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

S. Botticelli: “Il giudizio di Re Mida”

La funzione psicologica L’Accademia fiorentina fondata da Ficino è stata la culla della psicologia occidentale. Collocando l’archetipo della bellezza (Venere/Sole), dell’amore (Venere/Marte) e della percezione (Venere/Mercurio) al centro dell’inconscio creativo (l’Olimpo), gli artisti del rinascimento sperimentarono le potenzialità dell’intuizione supercosciente di accedere alla coscienza e alla conoscenza simbolica dell’essere umano che rappresentò l’apice della cultura ellenistica. Già celebrata nella mitologia per il suo ‘potere divino’ di tradurre le sensazioni in immagini, le emozioni in metafore e i sentimenti in allegorie, l’archetipo di Afrodite rappresentava per i greci la “funzione psico-analogica” (Afrodite/Zeus) che rendeva possibile quell’apertura simbolica in grado di congiungere gli opposti (la percezione di Eros), di sanare i conflitti (l’intelligenza emotiva di Amor) e di individuare nuove opportunità di crescita e di sviluppo materiale e spirituale (l’immaginazione e l’intuizione chiaroveggente di Apollo e Diana Afrodite). La funzione psicologica, descritta da Botticelli nell’immagine di Afrodite con il dito puntato verso l’alto, è la capacità di mantenere l’equilibrio tra “cielo e terra”, interno ed esterno, passione e ragione, forma e contenuto, realtà e immaginazione e tutte le altre forme di dicotomia del pensiero e del giudizio (il gudizio di Re Mida) in cui si confrontano tra loro gli aspetti positivi e deleteri dell’animo umano, oppure le categorie estetiche e funzionali della percezione (utile e dilettevole, bello e funzionale, buono e giusto). La saggezza e l’equanimità di giudizio (Afrodite nuda) deve infatti trascendere dalle impressioni suscitate dai sentimenti (Livore fa il gesto di voler “accecare” gli occhi di Re Mida) ed essere esente da pregiudizi (Ignoranza e Sospetto sussurrano alle sue orecchie), poichè

la falsa interpretazione della realtà (la Calunnia con la fiaccola priva di luce) porta con sè “frode e inganno” (le due donne che pettinano Calunnia). Per non provare il “Pentimento” delle proprie azioni (la donna vestita di nero incrocia le mani in segno di arresto) occorre quindi esercitare le qualità morali della “Prudenza e della Fortezza” simbolo della “lucidità di pensiero”, che permettono di “illuminare” la “capacità di giudizio” supercosciente, ispirato dalla conoscenza dell’energia psichica e della sua trasformazione alchemica (l’uomo nudo incrocia i piedi e congiunge le mani) attivata dall’Arte di Afrodite. Dal punto di vista biopsicosomatico la “funzione psicologica” regola e porta in equilibrio la quantità e la distribuzione di energia psichica che deve essere impiegata per soddisfare le esigenze della vita. Nel sistema totale della psiche, la quantità di energia è costante mentre varia la sua distribuzione. Se si dirige unicamente verso l’interno (l’archetipo lunare rappresentato dal mito di Narciso)), diminuisce la sua disponibilità ad essere utilizzata per fini esterni; ciò significa che se si investe la libido nelle problematiche inconscie, queste ultime finiranno per prendere il sopravvento impedendo alla sensazione di sviluppare la piena consapevolezza di sè (anima mercurius) e alla percezione di espandersi in consapevolezza di relazione (animus mercurius). Se la libido viene polarizzata solo all’esterno (l’archetipo solare rappresentato dal mito di Icaro), diminuirà la capacità di sublimazione creativa e la trasposizione del conflitto psichico e del desiderio sul piano della fantasia, ma si espanderanno le doti della percezione finalizzata agli scopi, la razionalizzazione delle risorse, le abilità del ragionamento speculativo e tutte le potenzialità concesse dal metodo scientifico (analisi razionale, esame scientifico, elaborazione sistematica delle ipotesi e sintesi delle tesi)

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

S. Botticelli: “Il giudizio di Re Mida”

L’unidirezionalità della libido verso l’esterno è la causa principale del decadimento della moralità dell’individuo e della sua incapacità di vedere la realtà, di percepire le verità nascoste (la zingara legge la mano) e di intuire i processi di manipolazione e falsificazione dei dati oggettivi (i due bari). Fra i filosofi occidentali Nietzsche è stato il primo a riconoscere il determinismo naturale, l’egoismo che comanda ogni nostra azione, quell’amore di sè (Narciso osserva rapito la sua immagine riflessa) che è capace di ogni metamorfosi, di ogni cammuffamento pur di sussistere, di autoalimentarsi, quasi sempre a scapito degli altri. La filosofia di Nietzche, l’arte di Caravaggio e la poetica di Dante hanno origine dalla medesima “funzione psicologica” in grado di “gettare luce” sull’umanità e illuminare i vizi deleteri generati dall’amor di sè e dalla libido affermativa (il leone), appagativa (la lonza) e appetitiva (la lupa), le “tre belve” che Dante incontra nella “selva oscura”, allusione simbolica a un luogo neurocerebrale in cui si “agita” l’inconscio psichico attraverso cui bisogna passare adeguando la psiche alla legge del “contrappasso”. In “Umano, troppo umano” Nietzsche, ispirato probabilmente dai trattati alchimistici, descrive la funzione come “chimica delle idee e dei sentimenti” attivata dalla “sublimazione”, la facoltà primaria che offre la “possibilità di ottenere i colori più magnifici da materiali basi e perfino spregiati”. La sublimazione, e cioè la capacità di creare “ad arte” un intervallo di tempo tra stimolo e reazione, “risveglia” l’archetipo di Afrodite che innesca un segnale chimico di retroazione all’interno della ghiandole cerebrali in grado di far emergere l’emozione psicologica e di riequilibrare il flusso della libido in entrambe le direzioni. La vicenda di Narciso descrive il processo di annullamento

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dell’emozione psicologica compiuto dal bellissimo fanciullo (l’amor di sè) che, ignorando costantemente le attenzioni della ninfa Eco (il segnale di retroazione), trasforma significativamente l’emozione in “cuore di pietra”. L’individuo che non avverte l’eco suscitato dalla immagini, rimane prigioniero, a causa della legge del contrappasso (a ogni azione corrisponde un reazione uguale e contraria), della libido egocentrica che sopprime ogni capacità di vedere la realtà delle relazioni, per cui finisce invitabilmente, come Narciso, nello sprofondare nella psiche inconscia (il lago). L’Arte di Caravaggio è fondamentalmente generata dall’intuizione psicologica, la funzione con cui riesce a scrutare il significato transpersonale contenute nella trame quotidiane, nelle vicende mitologiche e nei testi sacri. Caravaggio alterna ciclicamente fasi di introversione della libido sessuale e creativa con fasi di estroversione dell’energia psichica ed è quindi in grado di manifestare la sensibilità, la gentilezza, la generosità e l’intuizione che caratterizzano la personalità dell’Androgino, anche se poi deve “patire” l’insorgere, spesso drammatico, delle pulsioni conflittuali provocate dall’ amor proprio. L’amor proprio non proviene dall’amor di sè, ma da un processo in cui la consapevolezza delle sensazioni e delle emozioni (Anima) si fonde con la consapevolezza psicologica dei sentimenti e dei pensieri (Animus) nei quali è inevitabile identificarsi, divenendo il nucleo portante di ogni intenzione e volontà di autoespressione. E’esperienza comune provare rabbia, rancore e desiderio di vendetta ogni qualvolta i “sentimenti del cuore” vengono feriti, disattesi, maltrattati, ignorati o illusi. Caravaggio diventa vittima dell’amor proprio e rappresenterà in “Davide contro Golia” il potere della “funzione psicologica” di indurre con le immagini processi di de-costruzione dell’ego materiale, sociale e intellettuale generati dalla sigizia Anima/ Animus, l’archetipo della “Coscienza alchemica”.


PREMIO CARAVAGGIO

IL SEGNO PSICOLOGICO Creatività analogica - infrarossa L’artista alchemico inizia a creare sollecitato dallo stimolo “proveniente” dall’inconscio personale (funzione trascendente), oppure dallo stimolo “generato” dall’inconscio collettivo (funzione supercosciente). Nella fase in cui il colore, il segno, la composizione cessa di esprimere un sentimento individuale, iniziano a manifestarsi le trame analogiche che annunciano l’avvento di sentimenti transpersonali (il canestro di frutta), come ad esempio i sentimenti morali. Il passaggio dalla creatività “personale” (l’ermafrodito), ispirata e modella a seconda dell’umore del momento, alla creatività “transpersonale” (l’androgino), equivale “organicamente” al passaggio dal metabolismo delle emozioni “endogene” (ordine logico) al metabolismo delle emozioni suscitate dalle frequenze di luce (etere), e quindi “esogene” (ordine psicologico)

Il segno psicologico (la funzione euristica) creatività analogica infrarossa artisti finalisti: 1. Lauskaya Saka 2. Flaviano Cristina 3. D’Adamo Barbara 4. Gargiulo Alberto

In questo frangente l’artista (Saka Lauskaya) rompe il muro di separazione esistente tra l’ispirazione “endogena” alimentata dalle emozioni corporee, ed emerge la consapevolezza dell’esistenza di una “realtà eterica” che si manifesta attraverso l’analogia creativa e cognitiva (le due mani). Tra il bicchiere riempito di “liquido blu” (la funzione di sintesi), e le montagne collocate su un piatto (la funzione discriminante), si manifesta la “funzione evocativa”, ovvero un processo di canalizzazione di contenuti transpersonali che trascendono la capacità dell’intelletto di comprenderne il senso immediato. In altri casi l’artista (Cristina Flaviano) ricorre a metafore che indicano la possibilità dell’intelletto alchemico (le due corna) di dare forma simultaneamente a ipotesi razionali e irrazionali (i due cappelli). La “funzione euristica”, ovvero la capacità di formulare ipotesi a partire da congetture, dettagli, sogni e inferenze nel territorio dell’inconscio, si muove infatti tra le due estremità dello spettro di luce delimitato dalle frequenze infrarosse (il rosso) e le frequenze ultraviolette (il blu). In questa nuova fase di elaborazione degli stimoli provenienti dallo spettro di luce l’artista si astiene dal descrivere, raffigurare e rappresentare la realtà; non c’è più un Io che funge da mediatore tra gli umori dell’anima e le opinioni dell’animus, ma si afferma un processo creativo in cui un “autore sconosciuto” si fa interprete degli stati psicologici attivati da “Eros” (frequenze infrarosse) o da “Thanatos” (frequenze utraviolette). L’artista (Barbara D’Adamo) sensibile agli stati psicosomatici alterati dall’Eros, dall’amore e dalle passioni del cuore, produce una sintesi di colori in cui si manifesta la forza del Sè psicologico di interagire con la luce: Eros scaglia la sua freccia e trafigge il cuore con frequenze emozionali sconosciute. L’artista (Alberto Gargiulo) sensibile invece agli stati psico mentali alterati da Thanatos, ovvero da pensieri di caducità, morte e rigenerazione della materia, filtra dal “fondo dell’anima” la luce della verità da cui prende avvio la “genesi” di Materia (il colore marrone) e Spirito (le linee bianche)

creatività analogica ultravioletta artisti finalisti 1. Carosiello Paola 2. Elisbar Suada 3. Laricchia Maristella 4. Fontanelli Mauro

1. Lauskaya Saka

2. Flaviano Cristina

3. D’Adamo Barbara

4. Gargiulo Alberto

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PREMIO ARTE ALCHEMICA Creatività analogica - ultravioletta Sul piano epistemologico l’analogia è fondamentale nel processo del pensiero; dal punto di vista psicologico l’analogia rappresenta la modalità logica con cui si esprime l’inconscio (processo primario) in opposizione alla tipica modalità di funzionamento della coscienza (processo secondario) caratterizzato da processi di razionalizzazione, esclusione e separazione degli elementi illogici da quelli logici. Nel processo primario l’energia psichica fluisce liberamente, passando senza ostacoli da una rappresentazione all’altra secondo meccanismi di spostamento e condensazione, mentre nel processo secondario l’energia viene “legata” prima di scorrere in modo controllato e le rappresentazioni sono investite in modo più stabile. Nella creazione dell’opera d’arte avviene ciò che accade nel sogno: le immagini inconscie investite dalla libido di conoscere (il morso del ramarro) si uniranno fra loro (condensazione) e l’interesse di una rappresentazione si trasferirà ad altre rappresentazioni di grado minore, meno intense, collegate alla prima tra loro da una catena associativa analogica, spesso ripetitiva, che hanno l’effetto di deformare l’impulso creativo originario (spostamento). Quando l’artista (Paola Carosiello) è morso dal “ramarro”, metafora di un processo di attivazione della creatività analogica stimolata dagli ultravioletti*, inizia un percorso di conoscenza delle immagini generate dall’ inconscio creativo (il bosco) che si fonda sull’esperienza delle pulsioni e del desiderio (le scarpe rosse). Lo sguardo del Sè è attratto dalle frequenze ultraviolette e l’artista (Elisbar Suada) osserva l’inevitabile decadimento del corpo, tempio dell’energia vitale soggetta al processo entropico di ineluttabile riduzione della tonicità della pelle e salute degli organi. Il corpo femminile raffigurato con il torso nudo, privato della testa, oppure con il volto coperto da un velo, è uno degli archetipi dell’energia psichica entropica. Si tratta di una analogia vitale in quanto il metabolismo psichico femmnile regolato dalle ghiandole endocrine perde nel tempo la sua funzione di generare la pulsione vitalistica. Ma se il corpo di cui è composto è soggetto ineluttabilmente verso il disordine della morte e la putrefazione della materia fisica , la mente ha la possibilità di procedere in senso inverso e di compiere il passaggio verso strutture più complesse. L’artista (Maristella Laricchia) intuisce che oltre gli strati densi della materia esiste un “chiarore” che illumina la sostanza mentale e la conduce verso un processo neg-entropico di assorbimento dell’energia. La “chiara luce” sperimentata nella meditazione buddhista equivale al processo di acquisizione e assorbimento delle informazioni dall’esterno. L’artista (Mauro Fontanelli) che immerge il “corpo psichico” nella dimensione ultravioletta trasmessa dai simboli e dagli archetipi, assorbe energia mentale da ogni informazione. Ogni fatto informativo aumenta la nostra conoscenza e così facendo fa passare la nostra coscienza da uno stato disordinato a uno ordinato (psicologico), il che si traduce in una amplificazione della psiche e delle sue potenzialità evolutive.

*Il ramarro infatti era ritenuto l’unico animale insensibile agli stimoli dell’amore e quindi si pone in antitesi di Eros, il demone che suscita le passioni dell’anima. L’insensibilità agli stimoli infrarossi accentua l’interesse per i fenomeni ultravioletti (il corpo rivolto verso il tramonto) per cui emergono immagini che riflettono la paura della morte, della caducità delle cose, della solitudine e della depressione che segnano il passaggio alle esperienze iniziatiche.

1. Carosiello Paola

2. Elisbar Suada 4. Fontanelli Mauro

3. Laricchia Maristella

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

S. Botticelli: “Il giudizio di Re Mida”

La funzione simbolica La Neuroscienza è concorde nell’affermare che la coscienza svolge un compito di mediazione tra il mondo interno in cui si rispecchia l’Io e il mondo esterno in continuo cambiamento al quale ci si deve adattare (funzione animus) per esprimere ed affermare la nostra interiorità (funzione anima). Uomini e donne sono geneticamente dotati di una delle due funzioni mentali per cui cercano inconsciamente il modello di integrazione corrispondente. L’istinto di adattamento e di equilibrio che procede dalla percezione psichica femminile contiene di per sè la funzione “animus”, mentre la percezione razionale maschile innesca desideri di autorealizzazione materiale, sociale e intellettuake peculiari della funzione “anima”. Per gli alchimisti queste due funzioni, chiamate sinteticamente il “Maschio e la Femmina”, strutturano l’archetipo della coscienza androgina in grado di generare processi di integrazione delle facoltà mentali e spirituali di cui si è carenti, fino a formare “la Pietra dei filosofi”, simbolo di un processo cognitivo in cui le due funzioni si intecciano (il filo rosso e blu) per strutturare la consapevolezza, comprensione e conoscenza della Verità (i tre Apostoli) . Per Jung l’archetipo collettivo dell’Anima si reincarna alla nascita in quanto corrisponde all’Eros materno, mentre l’archetipo dell’Animus, portatore dell’Intelletto e dello Spirito, viene progressivamente assimilato attraverso la riflessione, l’autocoscienza e la conoscenza delle opere degli artisti e dei filosofi che evolvono nel Logos paterno. Caravaggio descrive nel dipinto “Incredulità di San Tommaso”, il fenomeno di “trasferimento” delle qualità discriminanti e conoscitive del Logos (il Maestro) all’interno della coscienza dell’androgino (l’Apostolo). Mentre l’Eros (il filo rossso) di cui fa interprete San Tommaso si manifesta a livello percettivo come “funzione di relazione” capace di indagare, conoscere e mettere “naso” nelle vicende e

negli accadimenti del mondo esterno, il Logos incarnato in Cristo (il filo blu) si dispiega attraverso le parole e le immagini (il Verbo) per modificare la percezione prelogica (psichica, sensoriale e intuitiva) e logica (critica, razionale e intellettiva) tramite una operazione di implementazione della conoscenza, definita dalla “medicina alchemica” come una progressiva somministrazione di “mercurio da aggiungere al mercurio esistente”. La “diagonale blu” tracciata virtualmente da Caravaggio collega la bocca di Cristo con l’occhio di Tommaso per poi proseguire verso le “tre dita” aperte, metafora di una triplice apertura dell’anima alla conoscenza della realtà e della verità La ferita al costato dentro cui si infila l’indice di Tommaso è infatti il “simbolo” in grado di collegare (sim-ballein: collegare) la percezione logica delle immagini con un sistema di valori e significati psicologici, simbolici, filosofici e archetipici che rivelano la verità delle cose, dei fatti e degli eventi. Grazie alla funzione simbolica la coscienza razionale dei “tre apostoli”, saldamente ancorata alle evidenze concrete concesse dall’indagine sensoriale, giunge a “toccare” con un dito il potere del simbolo di oltrepassare la logica apparente della realtà e trasformare la coscienza critica (Tommaso), razionale (il secondo apostolo) e intellettiva (l’apostolo più anziano) nella coscienza translogica (Il Cristo) che dischiude alla comprensione spirituale Il “Verbo” del Cristo trasmesso dalle parabole e le immagini della Passione è una prova eloquente dello sviluppo dell’intuizione simbolica supercosciente. Tale funzione ha la prerogativa di “risvegliare” la coscienza dell’Io razionale alla realtà dell’Ombra fatta di vanità, ipocrisia, ambizione, presunzione, risentimento e desideri inespressi che, producendo il sistema delle proiezioni e delle illusioni personali, impediscono di vedere la realtà così come si presenta al primo sguardo.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

S. Botticelli: “Il giudizio di Re Mida”

Il concetto viene chiarito da Brueghel, l’artista che più di altri utilizza la “funzione simbolica” per descrivere gli aspetti più deteriori della realtà sociale dominata dagli istinti, dalle pulsioni e dalla libido, le tre componenti che generano il mondo delle illusioni e l’ignoranza spirituale. I vizi, i desideri e le passioni dell’animo umano scaturiscono dalla “parte oscura” dell’Io di cui raramente siamo consapevoli in quanto carenti sin dalla nascita del “Logos Paterno”, ovvero della necessaria conoscenza della realtà e delel verità che si “incarna” nella mente attraverso l’esperienza del Figlio, archetipo del processo di individuazione e quindi di realizzazione del Sè. Brueghel rappresenta nel “Paese di Cuccagna” la visione della realtà che origina dall’animus femminile, rappresentato dalla figura di donna che emerge dall’oscurità, metafora di uno stato di coscienza sensoriale caratterizzato dalla discriminazione logica (la visiera dell’elmo) delle immagini recepite secondo un preciso schema di decodificazione e interpretazione dei sentimenti. La consapevolezza della realtà non è mai disgiunta dalla percezione critica, razionale e intellettiva delle immagini, specie se queste “documentano” l’esistenza di un conflitto sociale (il soldato ucciso), la fatica del lavoro quotidiano (il contadino con la schiena spezzata) e il privilegio di certe classi abbienti di poter oziare, appagare i desideri materiali e le fantasie più assurde (il ricco fannullone). Tuttavia la discriminazione sensoriale non è sufficiente per cogliere le ragioni profonde della diseguaglianza esistente tra gli uomini, anche se l’approccio psico-logico può sintetizzare la percezione della realtà in schemi logici-statistici che permettono di comprendere i comportamenti individuali e collettivi (approccio socio-logico) Brueghel dipinge una miriade di oggetti che hanno tutti una valenza simbolica, ma la comprensione della realtà non è dei simboli, ma dalle cose investite dalla percezione nella sua azio-

ne simbolica. Dispiega fino in fondo il “filo” della percezione logica e translogica dei sentimenti (i due pescatori seduti nella barca) l’artista “scava” un tunnel nella coltre di nuvole formata dalle illusioni e può emerge alla “chiara conoscenza” della “matrice simbolica” che si cela in ogni fenomeno ed evento. In altre parole la percezione translogica (psicologica, simbolica, filosofica e archetipica) è in grado di precedere l’azione, poichè è l’anticipazione dell’azione futura a far risaltare il significato delle cose, ma questa anticipazione è un evento simbolico. Nel “Paese di Cuccagna”, allegoria di un luogo in cui le cose accadono così come si vorrebbe, sono i simboli ad agire, a collocarsi e disporsi nel posto giusto, per offrirsi in un “piatto d’argento”alla comprensione , per cui non resta che afferrare il senso di quello che sta per succedere per cogliere gli aspetti più “buoni e succulenti” della realtà. Quando l’intuizione simbolica diventa molto sviluppata, al punto da prevedere in anticipo lo schema delle azioni future, allora i simboli smettono di significare qualcosa di esistente, in quanto nella “realtà alchemica” (il piano inclinato) non c’è niente da capire e da analizzare, ma solo da pre-vedere tramite l’iferenza simbolica al fine di evitare che le occasioni più propizie e preibate “cadano” (dal piano inclinato) senza che ce ne accorgiamo. E’ in questa fase di sviluppo che si giunge a intuire l’esistenza di un ordine universale determinato dalla legge del contrappasso (il karma induista) e, viceversa, di una “harmonia mundi” regolata da una precisa disposizione di simboli e archetipi (i piatti di polenta collocati sopra la testa della donna) che annunciano il cambiamento dei tempi. Per gli alchimisti la vita non è buona o cattiva, giusta o ingiusta, generosa o avara, ma è un “gioco della coscienza” in cui ognuno recita il ruolo definito dal “grado di individuazione” che si conquista vita dopo vita, fino alla liberazione da ogni forma di illusione e proiezione.

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PREMIO BRUEGHEL

IL SEGNO SIMBOLICO Creatività analogica - causale

Il segno simbolico (la funzione sintetica) creatività analogica causale artisti finalisti 1. Ferrari Nicla 2. Baiu Laura 3. Giosca 4. Ferro Elena

Non diversamente dalla formulazione del pensiero, la creatività dell’artista può assumere un punto di vista “causale” che approda in una forma figurata di spiegazione delle cose percepite, oppure può assumere un punto di vista “finalistico” (sopracausale) che si apre a successive linee di sviluppo e quindi a possibili futuri. Ogni “punto di vista” che si dispiega in parole, immagini, ipotesi e tesi presuppone la presa di coscienza (solve e coagula) degli elementi recepiti dalla percezione utilitaristica. Siamo attratti unicamente da ciò che ci interessa e traduciamo le sensazioni, le emozioni e i sentimenti secondo l’ordine predefinito dalla ragione finalizzata agli scopi. Tuttavia quando la ragione dell’artista (Nicla Ferrari) non è in grado di raccontare e rappresentare l’esperienza, per cui ogni forma di spiegazione risulta parziale, frammentata e irrisolta, allora l’ordine simbolico subentra all’ordine razionale e la percezione sensoriale (il gufo) si inoltra nelle zone d’Ombra che la razionalità si rifiuta di esplorare. Nell’ordine razionale il filosofo approda alla “spiegazione”, cioè alla riduzione di un fenomeno all’ordine legale, condiviso socialmente, che la ragione ha anticipato; il risultato di questa riduzione è la produzione di un significato. L’artista (Laura Baiu) in grado di trascendere limite della pura ragione tenta di offrire un significato ai comportamenti umani, dettati spesso da motivazioni, decisioni e scelte che affondano nelle pulsioni inconscie. L’Arte di Afrodite permette di espandere della percezione sensoriale (le due donne poste all’estremità) alle frequenze infrarosse e ultraviolette e di sperimentare la dialettica esistente tra l’ordine razionale (la corona nera simbolo della coscienza causale) e l’ordine simbolico (la corona bianca simbolo della coscienza sopracausale). Nell’ordine simbolico l’artista (Giosca) trascende la spiegazione e la conseguente produzione di significati validi per la ragione, per arrischiare un “senso” che deriva dall’apertura della mente razionale alla comprensione simbolica (le tre porte) della realtà. Cercare a tutti i costi una spiegazione è un atto di violenza (il coltello dentro la serratura), mentre è più proficuo adoperare il “buon senso” (la chiave), oppure “rassegnarsi” ad aspettare che lo “sviluppo” della discriminazione sensoriale delle frequenze di luce invisibili, rappresentata dall’artista (Elena Ferro) dalla “luce gialla”, giunga a “illuminare” la linea di confine che separa conscio e inconscio. In questa sottile linea di separazione con l’inconscio, collocata dagli alchimisti nel “corpo calloso” che separa i due emisferi, diventa possibile sperimentare l’intuizione simbolica supercosciente in grado di collegare la ragione alchemica (il matrimonio tra anima e animus) a un “senso universale” dei fenomeni psichici, concetto descritto dalla parabola “Le nozze di Canan” in cui Gesù (il sè cognitivo) compie il miracolo della trasmutazione dell’acqua in vino.

1. Ferrari Nicla 2. Baiu Laura

3. Giosca

4. Ferro Elena

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PREMIO ARTE ALCHEMICA Creatività analogica - sopracausale Il punto di vista dell’artista può ricercare una spiegazione (causale) o aprirsi a ipotesi, congetture e giochi che proiettano la ricerca di senso nel tempo futuro, oppure in altre dimensioni di coscienza (sopracausale). La creatività sopracausale implica un oltrepassamento dei limiti della pura ragione che dischiude all’orzzonte simbolico e prende avvio quando la “spiegazione di un processo naturale non offre più un senso soddisfacente”. Ciò è dovuto al fatto che la spiegazione offre un significato che rimane circoscritto nell’anticipazione convenuta e quindi non trascende l’ipotesi umana che l’ha formulata. Per l’artista (Patrizia Pastorelli) la spiegazione razionale finalizzata agli scopi è come la “patina bianca del trucco” che precede i processi di manipolazione delle immagini e dei contenuti. Ad esempio, “spiegare il significato delle manovre economiche” significa predisporre un consenso razionale e attuare leggi e dispositivi che possono mettere a rischio il benessere futuro. La funzione simbolica avverte che la realtà è generata dalle immagini contenute nelle logiche generate dalla ragione dominante (le bolle di sapone). La favola “Il Re nudo” descrive appunto il limite della ragione nel dare spiegazioni plausibili alle logiche del dominio e l’abilità dei consulenti nel creare “vestiti” invisibili che traggono in inganno la percezione comune. La proiezione dell’immaginazione nel tempo futuro spinge l’artista (Nora Ficcadenti) a trascendere il corpo fisico (bisogni) e il corpo sottile (i desideri). Tramite le “funzioni di Afrodite” è possibile spezzare il filo che lega la paura e l’incertezza del presente con le logiche strutturate dal corpo causale, per affrontare invece il “rischio” dell’individuazione che nasce dal “corpo sopracausale”, rappresentato dalla “donna in primo piano” che osserva l’intero sviluppo della coscienza. L’artista in grado di sviluppare l’intuizione simbolica (Francesco Cassanelli) riesce ad accedere ai “mondi paralleli”, alle stanze mentali nelle quali elaborare le intuizioni (le lampade colorate) secondo parametri che si astengono da ogni spiegazione. Questo processo di elaborazione simbolica del segno permette di andare oltre i percorsi della ragione che giunge solo a quei significati che corrispondono alle sue premesse e alla qualità degli imput. Se il limite della ragione è invalicabile nella direzione del mondo esterno in quanto la convivenza sociale è fondata sulla logica delle leggi, l’unico itinerario percorribile è in direzione del mondo interno perchè la “cosa in sè” siamo noi. Lo studio della psiche permette infatti di sottrarre la mente razionale da ogni forma di oggettivazione. L’artista (Sandro Zisa) che studia se stesso, la proprio psiche (la testa del Toro) permette di conquistare il “pensiero aureo”, per cui la differenza tra il soggetto che indaga e l’oggetto indagato è trascesa dall’intuizione. Infatti nella totale identificazione dell’Io nella dimensione del Sè cognitivo, il simboli iniziano a parlare di noi e del nostro percorso di individuazione.

2. Ficcadenti Nora

1. Pastorelli Patrizia

3. Cassanelli Francesco

4. Zisa Sandro

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Il segno simbolico (la funzione euristica) creatività analogica sopracausale artisti finalisti 1. Pastorelli Patrizia 2. Ficcadenti Nora 3. Cassanelli Francesco 4. Zisa Sandro


EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Duerr: “Apostoli ed Evangelisti”

La funzione filosofica

realtà. Al termine di questo processo di iniziazione alla filosofia alchemica, descritta simbolicamente nelle tre immagini di San Francesco dipinte da Caravaggio, avviene un processo di espansione della “visione profonda” della realtà e dei giochi della coscienza che la contraddistinguono.

La coscienza alchemica è formata simbolicamente dall’intersecazione delle funzioni dell’Anima maschile (consapevolezza, comprensione e conoscenza di sè) con quelle dell’Animus femminile (consapevolezza, comprensione e conoscenza di relazione). L’intreccio delle facoltà mentali maschili (Shiva) e femminili (Shakti) struttura la “Stella”, simbolo della “funzione filosofica” che permetteva agli artisti del rinascimento di conoscere la verità nascosta nelle trame della mitologia e nelle vicende sacre. La conoscenza alchemica non procede dall’apprendimento dei simboli, degli emblemi e degli archetipi che rappresentano le basi della “sapienza ermetica” (la Magia) orientata alla “conquista” dei poteri mentali, ma origina da un processo di regressione dell’intuizione translogica e di “morte” dell’anima psichica, definito Giovanni della Croce “la notte oscura dell’anima”

La facoltà dell’intuizione supercosciente (il Bambino di Betlemme) di svelare le verità nascoste dipende dallo sviluppo ulteriore della percezione simbolica (oro), della coscienza simbolica (incenso) e conoscenza simbolica (mirra) attraverso le strutture della mente ancestrale (i ruderi). Tale processo è alimentato dalla conoscenza dell’istinto e della pulsione corporea (l’asino e il bue nella stalla) e da un processo di manifestazione (epifania) dell’inconscio collettivo “canalizzato” dalla funzione filosofica (la stella cometa). E’ in questa fase del processo di individuazione che si assimila l’archetipo dell’intelletto alchemico così descritto da Jung: “Comprendiamo veramente ciò che pensiamo? In realtà, siamo capaci di comprendere solamente il tipo di pensiero riducibile ad una equazione, da cui non esce altro che quello che ci abbiamo messo dentro. Così funzione l’intelletto. Ma al di là di questo, esiste un modo di pensare per immagini primordiali - per simboli che sono più antichi dell’uomo storico; che dai tempi più remoti sono radicati in lui.che vivendo in eterno, aldilà delle generazioni, costituiscono le fondamenta della psiche umana. E’ possibile vivere un vita piena solamente essendo in armonia con questi simboli; saggezza significa tornare ad essi. Non si tratta nè di credere nè di conoscere, ma di fare in modo che il nostro pensiero sia in accordo con le immagini primordiali dell’inconscio”.

Il contatto con questo livello mentale strutturato dalla “stella” non può essere raggiunto - come scrive Lama Govinda - attraverso la creazione di convinzioni, ideali e scopi basati sul ragionamento, ma solo attraverso la penetrazione di quegli strati della nostra mente che non possono essere influenzati dall’argomentazione logica e dal pensiero discorsivo. Tale penetrazione e trasformazione è possibile solo grazie alla forza irresistibile della visione profonda, le cui immagini primordiali o “archetipi” soni i principi formativi della nostra mente. Come semi tali immagini affondano nel fertile terreno del nostro subconscio, per far germogliare, crescere e sviluppare le loro potenzialità” La “funzione filosofica” contiene in sè il seme della regressione (la croce cristica) che identifica un processo di de-costruzione dell’ego materiale, di de-condizionamento dai modelli sociali e di de-composizione delle convinzioni (la putrefactio) acquisite durante la fase di formazione dell’Io e di esperienza della

“A questo punto Jung chiederebbe: “Secondo quale mito vivete?” Infatti l’immaginario alchemico, mitologico e artistico, sgorga dall’inconscio cognitvo che non può essere contaminato o deviato da semplici convenzioni sociali (linguaggio e

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

logica) o dalle illusioni generate da un particolare culto o sistema di potere. Inoltre il linguaggio alchemico, sintesi di simboli astrologici, mitologici e immagini sacre e profane, è associativo e integrativo, non dissociativo e analitico come il pensiero ordinario. Esso riflette, con maggiore chiarezza e verità, la realtà fisica e archetipica dell’universo mentale di cui siamo permeati e la reciproca compenetrazione e interdipendenza di tutte le cose e di tutti gli eventi. Il mito è l’approccio mentale più vicino alla realtà assoluta. Secondo Jung è l’espressione diretta degli archetipi, è integrativo e figurativo, olistico e comprensivo, una rappresentazione della realtà (anche biologica) più autentica di quella che possiamo trovare in qualunque altro sistema simbolico. Tramite la funzione filosofica, intesa come capacità dell’intuizione supercosciente di sperimentare il passaggio “circolare” e “sincronico” dal particolare all’universale, si apre la possibilità avere esperienze di rivelazione “mistica” della verità, quali la precognizione e la chiaroveggenza. Jung aveva ben compreso che “i mistici sono persone che hanno una esperienza particolarmente vivida dei processi dell’inconscio collettivo. L’esperienza mistica è l’esperienza degli archetipi”. Tuttavia gli alchimisti avevano sperimentato che i vero misticismo va oltre gli archetipi, poichè la fase di “putrefazione della libido materiale, sociale e intellettuale attivata durante la fase di “regressione” nell’inconscio biopsicosomatico (regressum ad uterum), permetteva di accedere a un potere della Mente biologica/spirituale

Tiziano: “Allegoria delle tre età”

(la kundalini dei tantrici) di preservare l’alchimista dalle malattie e dai pericoli, dalla follia, dalle tentazioni e dagli errori. L’homo sanus collocato dall’alchimista al centro di una fortezza, chiede a Dio di essere aiutato, protetto, difeso e sostenuto lungo la via dell’illuminazione della mente inconscia e il Signore lo rassicura inviando i “quattro arcangeli” simbolo del Se sensoriale (Raffaele), razionale (Uriele), intuitivo (Michele) e cognitivo (Gabriele). I Quattro Se, disposti in difesa dell’integrità dell’Io, identificano un processo di distacco totale dall’intelletto razionale e intuitivo in quanto l’alchimista inzia a sperimentare lo stato del Testimone, capace di osservare la realtà e quei fenomeni di compensazione inconscia che possono innescare la malattia (san Raffaele), la crisi mistica ed esistenziale (Uriele sostiene San Francesco), la libido irrazionale (Michele sconfigge Satana) e le convinzioni dogmatiche (Gabriele annuncia la nascita del Sè cognitivo). La scoperta della saggezza insita nella Mente di vivere in armonia con le immagini primordiali dell’inconscio e la consapevolezza di poter trascendere il tempo e lo spazio attraverso la creazione delle opere ispirate dagli archetipi contenuti nell’inconscio cognitivo, proiettano l’Artista su un nuovo piano di conoscenza. Durer lo descrive simbolicamete nell’immagine in cui accoppia nella parte destra l’evangelista Marco, simbolo della conoscenza psicologica (la spada), con la figura di San Paolo interprete della conoscenza filosofica contenuta nel Vangelo (il libro), mentre nella parte sinistra dispone San Pietro, la “prima pietra” della coscienza simbolica inaugurata dal Messia (la chiave), con Giovanni l’Evangelista, l’autore del libro in cui i “dodici archetipi” della psiche umana brillano sulla corona della “Donna dell’Apocalisse” che, calpestando la testa del serpente, impedisce alla libido di tradurre la conoscenza simbolica e archetipica in potere personale e collettivo, e al flusso di energia psichica di veicolare il potere della chiaroveggenza e della telepatia verso fini utilitaristici.

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PREMIO GIORGIONE

IL SEGNO FILOSOFICO Creatività analogica - circolare La conoscenza scientifica procede dalle intuizioni di fisici, matematici e teorici della materia che sono andati oltre la scienza classica fondata su leggi deterministiche semplici, inadeguate per descrivere la complessità del mondo e dell’uomo. La molteplicità del reale, la complessità con cui si presenta, può opportunamente essere indagata costruendo una “scienza della percezione” capace di porsi davanti ai fenomeni in un’ottica non più legata alla necessità di comprendere gli aspetti quantitativi, ma anche quelli qualitativi, propri dell’esperienza soggettiva (archetipo di Saturno “in esilio”) Ogni teoria scientifica rivoluzionaria, compresa quella della relatività di Einstein, origina dallo sviluppo della “funzione filosofica” che riesce ad andare oltre la dimensione visibile dell’esperienza spazio-tempo per affrontare una nuova logica “circolare” e “sincronica”. Tale logica permette all’artista (Gabriele Arveda) che procede a disidentificarsi con i sentimenti dell’anima e le ambizioni dell’ego (il Cristo), di porsi al di là delle categorie spazio-temporali dell’Io. Il passaggio alla logica “circolare” concede all’artista (Carmen Sorrenti) di accedere a quella dimensione del continuum (l’Unus Mundus degli alchimisti) che lega ogni essere al mondo circostante. La visione della “circolarità” dei fenomeni psichici e materiali richiede tre gradi di trasmutazione della percezione psichica, sensoriale e intuitiva (le tre civette) attraverso le quattro strutture sensoriali, razionali, intuitive e cognitive del cervello.

Il segno filosofico (funzione evocativa) creatività analogica circolare artisti finalisti: 1. Arveda Gabriele 2. Sorrenti Carmen 3. Giardini Pierangelo 4. Ciccarelli Leonardo

Al termine di un processo di circolazione dell’informazione, il modello di relazioni e di rimandi dell’evento che lega il mondo esterno con la realtà psichica dell’artista che indaga (Pierangelo Giardini), può essere intuito come un anello di retroazioni informative per cui le conclusioni si ribaltano continuamente sulle premesse. A volte si formano varie “anelli” che alludano alla possibilità di stabilire operazioni circolari di ricerca dei contenuti che originano dalle stesse premesse teoriche, ma perseguono sviluppi diversi. La creatività analogica che origina dalla logica “circolare” giunge ad indicare che non esiste una separazione fra realtà fisica e la psiche dell’artista (Leonardo Ciccarelli) che la studia. Parafrasando Shakespire, “la realtà è fatta della stessa sostanza dei sogni” e i sogni, come tutti gli stati psichici, si formano, si dissolvono e si disperdono al risveglio come nuvole appena si leva la “brezza” della logica lineare-razionale che impone una consequenzialità utilitaristica sia all’azione che alla percezione. E’ in questo frangente che lo “stato di grazia” concessa a ogni essere svanisce, oppure precipita sul piano dell’esistenza materiale.

1. Arveda Gabriele

2. Sorrenti Carmen

3. Ciccarelli Leonardo

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4. Giardini Pierangelo


PREMIO ARTE ALCHEMICA Creatività analogica - sincronica La logica circolare costringe l’artista a modificare continuamente il proprio punto di osservazione poichè è inevitabile che attraverso le diverse fasi di ri-elaborazione dell’immagine, egli ritrovi aspetti nascosti a una prima osservazione. L’opera d’arte diventa così un “work in progress” che lascia aperte molteplici ipotesi; l’artista (Elvira Salonia) inizia a tessere i fili della fantasia, dell’immaginazione e dell’ispirazione creativa (le tre farfalle) con l’intento di focalizzare i contenuti di verità racchiusi all’interno dell’uovo filosofico, l’analogia utilizzata dagli alchimisti per alludere all’avvento della sincronicità degli eventi e la serendipità dei fenomeni. Nella creatività analogica “sincronica” si verifica una irruzione di temi, soggetti , forme e contenuti nel tempo dell’io per cui l’artista (Nino Ninotti) descrive nelle sue opere uno “squarcio” aperto al mondo del non casuale. Il tempo “che fugge” e volta le spalle alla dimensione monocentrica dell’Io, dischiude alla visione filosofica di una umanità abbracciata a formare una unica “barca”, immagine che conferma la sincronicità in questo caso di immaginazione, forma, contenuto e riflessione filosofica (Daniela Rebecchi) Esiste infatti un continuum quadridimensionale tra il mondo della materia e quello della psiche. Questi due mondi, apparentemente contrapposti, sono dotati di leggi affini e rappresentano una totalità, un vero e proprio continuum. L’artista (Livio Lovisone) che recepisce l’ordine predisposto formato dall’intersecazione di “materia e psiche” (lo zolfo filosofico) e di “materia e mente” (il mercurio filosofico), penetra con l’immaginazione in una sorta di “oceano energetico” che, a seconda della sua intensificazione può diventare “materia e spirito” (il sale filosofico) secondo proporzioni che variano a seconda delle frequenze recepite. Attraverso lo studio delle relazioni esistenti tra lo “zolfo, il mercurio e il sale”, i filosofi rinascimentali scoprirono per analogia l’esistenza di un rapporto fra archetipi e continuum energetico, fra inconscio personale e inconscio collettivo, fra dimensione individuale e universale della realtà. Il rapporto analogico esistente tra materia e psiche, materia e mente e materia e spirito è infatti iscritto nel filamento XY presente nel Dna umano, concetto che il filosofo Democrito, fondatore della filosofia della materia, riduce all’equazione “Maschio e Femmina” (Shiva/Shakti , Ying/Yang)

Il segno filosofico (funzione evocativa) creatività analogica sincronica artisti finalisti: 1. Salonia Elvira 2. Ninotti Nino

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3. Rebecchi Daniela 4. Lovisone Livio

1. Salonia Elvira

2. Ninotti Nino

3. Rebecchi Daniela

4. Lovisone Livio

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Canova “Venere e Marte” - “Venere e Adone”

La vicenda mitologica di Venere e Adone, dipinta da Tiziano e immortalata nel marmo da Canova, descrive il rapporto esistente tra l’archetipo di relazione (Venere) con la coscienza corporea dell’individuo e le immagini archetipiche che emergono dal subconscio come effetto della controreazione psicosomatica. Ogni individuo sperimenta una certa sensibilità alle frequenze infrarosse in grado di stimolare processi somatici più o meno istintuali. A differenza degli animali sensibili alle variazioni stagionali della luce che determinano i periodi di riproduzione, l’essere umano viene educato (archetipo di Venere in Taurus) a sviluppare la propriocezione e con essa quel nucleo di consapevolezza di sè che va a formare nel tempo la coscienza dell’anima (Marte nudo con l’elmo da guerriero in testa).

La funzione archetipica Con lo studio degli archetipi, delle immagini archetipiche e dei complessi, Jung ha tentato di offrire una risposta il più possibile globale alle problematiche individuali e collettive dell’umanità. Per gli alchimisti “psiche e materia” sono generati dalla molecola elicoidale del Dna che forma il corpo fisico, la coscienza dell’io e il percorso di individuazione che conduce a realizzare il Sè conscio, l’identità dell’anima in cui diventano attivi gli archetipi della trasformazione spirituale. Con le ultime scoperte scientifiche che postulano un’intrinseca reciprocità fra materia e psiche. tanto che l’una può intendersi un “estensione energetica”, mentre l’altra una “contrazione di materia” - è necessario recuperare le logiche degli artisti rinascimentali, in particolare di Tiziano, che giungono a comprendere in Afrodite l’archetipo di relazione in grado di “materializzare lo spirito” e “spiritualizzare la materia”

I processi di contenimento e sublimazione delle pulsioni istintive, peculiari della civilizzazione, possono evolvere in schemi e modelli sempre più raffinati, al punto da esaltarsi nella filosofia epicurea che sfocia nel piacere sensoriale, estetico ed edonistico. Adone rappresenta il modello dell’individuo educato (archetipo di Venere in Bilancia) a sviluppare il godimento della vita estetica e quindi a sviluppare i talenti corporei (caccia, tiro con l’arco...) che delineano le qualità artistiche abbinate all sviluppo della percezione femminile (psichica, sensoriale e intuitiva). Il modello evolutivo descritto dalla mitologia greca nella figura di Adone funziona fin tanto le esperienze della percezione restano confinate nella “banda del visibile” che corrisponde, per analogia, all’ego dell’individuo capace di godere di ciò che le sensazioni sono in grado di offrirgli. La vita di Adone inizia a complicarsi nel momento in cui l’intuizione va oltre le frequenze del visibile dove si agitano gli archetipi della controreazione inconscia, il “regno degli Dei (l’inconscio collettivo) con cui è meglio per gli uomini non avere a che fare”, come affermava amaramente Tiziano.

Gli studi di psicosomatica hanno dimostrato che la manifestazione dei complessi produce nello stesso tempo sia un riflesso psicologico (ad esempio il senso di vergogna), sia fenomeni corripondenti nel corpo fisico (arrossamenti del volto, tachicardia...). “Corpo e Psiche” (Marte e Venere) formano l’unità somatica in cui si manifesta, con il proprio specifico linguaggio, il senso del disagio provocato dal “complesso”. Nella Psiche si dispiega il linguaggio delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti modellati dall’archetipo di Afrodite; mentre nel Corpo si possono osservare in natura le azioni rituali nei comportamenti degli animali, mente nell’uomo si producono le reazioni istintuali (Ares) e le reazioni psicosomatiche (Adone). Entrambi questi fenomeni rappresentano la fase “concreta” dell’azione archetipica nel corpo.

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EMBLEMI DELL’ARTE ALCHEMICA

Tiziano :“Venere e Adone”

La vicenda mitologica dI “Adone ucciso dall cinghiale bianco“ descrive il fenomeno della differenziazione della funzione di relazione (Venere/Marte), nella funzione psicologica, simbolica, filosofica e archetipica (Venere/Mercurio). L’unione dell’archetipo di Afrodite con quello di Mercurio genera l’intelligenza emotiva rappresentata dal “putto Amore”. L’intelligenza emotiva è il fondamento dell’intuizione translogica, la qualità della percezione che permette di andare oltre la logica circolare legata ai fenomeni di causa ed effetto e alla logica sincronica regolati dalle leggi del disordine definite comunemente come Caos, Fato, Destino e Karma.

Sul piano concreto la vicenda enfatizzata da Tiziano nel suo momento di massimo pathos, rivela il significato di certe tragedie che maturano nel momento in cui l’impulso all’azione, spesso motivato da un interesse personale o collettivo che devìa dal percorso di individuazione, prevarica sull’intuizione supercosciente che si fonda sulla percezione delle frequenze invisibili (presentimenti). Tramite l’adesione incondizionata all’archetipo di Afrodite, gli alchimisti rinascimentali intuirono che la struttura della mente (l’inconscio junghiano) possedeva già al suo interno una serie di funzioni logiche e translogiche (i due serpentelli del caduceo) in grado di rivelare all’artista l’archetipo del Sè. Secondo questa prospettiva ogni artista è “figlio” della sua percezione (la Madre) in grado di unire contemporaneamente gli aspetti dell’infrarosso con i “simmetrici” dell’ultravioletto, in una totalità senza separazione. Eros e Thanatos (le due torce impugnate da Afrodite) coesistono nella dimensione del Sè mentale, capace di raccogliere le emozioni dell’Anima Mundi (la conchiglia emerge dall’oceano) e di trasferirle sul piano della comprensione archetipica (l’ultimo quarto di luna).

Il dipinto descrive il momento in cui Amore giace addormentato e il vano tentativo di Venere di far desistere Adone dalla sua decisione di andare a caccia con i suoi tre cani. Il filo emotivo che lega Adone, simbolo della percezione edonistica della vita con i pre-sentimenti del cuore, sta per spezzarsi, per cui si affaccia aulla scena, nascosto tra le nubi, l’archetipo di Marte, che di lì a poco, “travestito” da cinghiale bianco, determinerà la morte accidentale di Adone. L’archetipo di Marte assume molteplici significati che non sono legati solamente alla struttura fisiologica (il pene e le mani), psichica (aggressività e violenza), mentale (coordinamento e senso cinestetico), in quanto sul piano dei significati logici di causa-effetto è associato ai fenomeni della “gelosia e della vendetta”, mentre sul piano dei significati sincronici corrisponde agli incidenti di percorso, ai pericoli improvvisi, alle difficoltà impreviste e, sul piano spirituale, al karma individuale.

L’aspetto più difficile da comprendere ed accettare, è che durante il processo creativo la funzione archetipica, quella che permette di accettare entrambe le polarità cerebrali e di integrarle nella mente androgina, produce due diverse funzioni: la prima si configura come una compensazione conscia (Venere Proserpina), per cui tutto ciò che tende all’unità viene rigettato e isolato prima di essere assimilato, mentre la seconda genera una compensazione inconscia che assimila una delle due polarità mancanti attraverso varie forme di surrogati e feticci simbolici (Venere Luciferina) che si concretizzano sul piano fisico con forme di reazione psicosomatiche, oppure sul piano sociale tramite forme di discriminazione di vario genere.

Adone si stacca da Venere (l’intuizione preconscia) e “l’anfora della Prudenza” si rovescia e cade a terra.“Trascinato” dal suo “fiuto inconscio”, rappresentato simbolicamente dai tre cani, Adone si getta nella “caccia”, ma viene improvvisamente travolto e ucciso da un “cinghiale bianco”, simbolo di un evento imprevedibile, ma solo apparentemente illogico.

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PREMIO TIZIANO

IL SEGNO ARCHETIPICO Creatività analogica - centripeta

Il segno archetipico (funzione discriminante) creatività analogica centripeta artisti finalisti 1. Picker Marina 2. Maria Rosaria Esposito 3. Saccani Martino 4. Vinco Walter.

In quanto archetipo di relazione, Afrodite agisce sulla percezione attraverso la contrazione o l’espansione delle capacità di vedere la realtà nel suo complesso. A ogni contrazione (Venere Proserpina) segue una attività di sintesi delle esperienze (condensazione) che nel tempo rivela il processo di de-costruzione dell’Io (arte nigrescente), di de-condizionamento dai modelli sociali (arte rubescente) e di de-legittimazione del sapere egemone (arte albescente). Tiziano rappresenta queste tre fasi di contrazione della percezione con il colore nero, rosso e bianco, mentre l’artista contemporaneo (Marina Picker) sintetizza con l’analogia dei tre pesci il progressivo distacco dalle norme, dalle regole, dalle convenzioni sociali che caratterizza l’arte rubescente (la rosa rossa) che rivela, alla fine del percorso a ritroso (verso sinistra, verso gli infrarossi), l’archetipo del Folle, dell’iniziato all’arte alchemica. Mentre sul fronte degli infrarossi l’archetipo di Venere Proserpina genera il potere “gravitazionale” dell’analogia di “curvare la dimensione spazio-temporale al fine di indurre la “materializzazione” delle idee in principi scientifici e tecnici, sul versante degli ultravioletti l’azione gravitazionale presente nell’analogia sarà minore e si realizzerà la “materializzazione” delle idee in principi etici e filosofici. In questo secondo orientamento l’artista (Maria Rosaria Esposito) fa riemergere l’archetipo della croce in grado di modulare l’esperienza di liberazione creativa da ogni forma di costrizione fisica, sociale, ideologica e intellettuale. Le chiavi della salvezza si collocano al centro, metafora di un processo di integrazione delle esperienze nel sè cognitivo in grado di fondere nelle analogie translogiche (le parabole) contenuti di realtà, di verità e di esperienza (la triade spirtuale). In sintesi l’archetipo di Afrodite si può definire come un modulatore della forza di gravità sull’asse spazio-temporale, concetto che si avvicina a quello di Ficino che associava Afrodite alla “chiave musicale” in grado di aprire lo scrigno dei segreti dell’universo e ai tesori dell’Anima Mundi. Per l’artista (Martino Saccani) l’Amore e la Bellezza ispirate da Afrodite segnano infatti l’inizio o la fine di ogni esperienza iniziatica di trasformazione che culmina nel processo di de-costruzione dell’ego (arte nigrescente). L’amore e la bellezza stimolano la “nigredo” dei sensi, della ragione, dell’esperienza e della conoscenza di sè, le quattro fasi salienti di “annerimento” della coscienza dell’Io razionale che dischiude alla metamorfosi dell’anima. E’ sorprendente come l’arte alchemica occidentale ritorni nel grembo simbolico dell’alchimia orientale. L’ottuplice sentiero codificato dall’artista (Walter Vinco) presenta una variante sorprendente che coincide con le intuizioni degli artisti rinascimentali e i tantrici. L’arte di discriminare tra le frequenze infrarosse e ultraviolette (il colore giallo), cioò la capacità di distinguere con lo sguardo l’aspetto fisico (l’ego) da quello spirituale (il Sè cosmico), è condizione sufficente per giungere alla meta.

1. Picker Marina

3. Saccani Martino

2. Maria Rosaria Esposito

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4. Vinco Walter.


PREMIO TIZIANO

IL SEGNO ARCHETIPICO

Creatività analogica - centrifuga L’individuo che desidera conoscere la verità espande la percezione delle frequenze infrarosse, la luce “divina” in grado di generare il processo di “incarnazione” dell’Anima Mundi attraverso strati sempre più densi di materia. Le frequenze infrarosse sono portatrici dei sentimenti della comprensione e della compassione, della sofferenza e dell’autosacrificio, del dolore e della rinuncia ai piaceri della vita. L’archetipo del Cristo Redentore si impone alla coscienza dei martiri, ma per gli artisti che non sono inclini all’azione, a ogni espansione (Venere Luciferina) segue una attività di simbolizzazione creativa delle possibili esperienze veicolate dalla luce. Tiziano accende nelle mano sinistra di Venere Luciferina il “fuoco dela conoscenza” contenuto nel simbolo, vero e proprio veicolo di trasmissione della verità alchemica. Infatti il simbolo, nella sua capacità di unire gli opposti e di amplificare la coscienza nel corso del processo ermeneutico, possiede un rapporto molto stretto con l’intuizione superconscia, la porta di accesso all’Illuminazione, al Samadhi, alla realizzazione del Sè Assoluto. Nella dimensione del Sè Assoluto, raffigurato dall’artista (Mariangela Bombardieri) nella sua dimensione di Crsto Pantocratore (creatore di simboli, mandala e yantra), nel punto zero della sua centralità rappresentato dall’uovo cosmico, Tutto l’universo dell’infrarosso e dell’ultravioletto con le relative analogie, corrispondenze e coincidenze apparirà cosciente. La consapevolezza simbolica dell’artista (Luigi Petracchi) parteciperà grazie alla fusionalità con il Sè cognitivo, all’Anima Mundi, e operando come medium e sarà in grado di canalizzare ciò che la coscienza Universale ha predisposto per l’umanità sin dall’inizio dei Tempi attraverso una serie preordnata di archetipi che si riproducono ciclicamente nella coscienza degli artisti. Nella “terra di nessuno”, nello spazio mentale in cui l’immaginazione si fa plasmare dalla funzione archetipica, l’artista (Giuseppe Cacciatore) rappresenta geometricamente stadi di intuizione simbolica sempre più evoluti e complessi. E’ questo il punto in cui il tempo e lo spazio ordinari cessano di esistere e gli eventi sussisteranno solo in un’eterna sincronicità, ben intuita da Teilhard de Chardin nel suo punto Omega della noosfera. Sul piano dell’infrarosso, l’intuizione simbolica l’artista (Tina Catino) riunisce con moto centricepo i dati sensoriali in una unità percettiva, mentre sul piano dell’ultravioletto affina la capacità di astrazione. Tale capacità, come facoltà centrifuga della psiche, è la sola capace di coniugare in sè tanto gli aspetti irrazionali dell’inconscio, quanto quelli razionali della coscienza, secondo una regola archetipica (la sezione aurea) che permette l’interpretazione dei fenomeni nella loro globalità.

1. Bombardieri Mariangela

3. Cacciatore Guseppe

2. Petracchi Luigi

4. Catino Tina

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Il segno archetipico (funzione discriminante) creatività analogica centrifuga artisti finalisti 1. Bombardieri Mariangela 2. Petracchi Luigi 3. Cacciatore Guseppe 4. Catino Tina


VINCITORI PREMIO AFRODITE 2014 Le opere degli artisti vincitori di tutte le edizioni del Premio verranno pubblicate nel libro L’ARTE DI AFRODITE, distribuito nelle librerie italiane. Il libro è la premessa per realizzare una mostra collettiva di presentazione dell’Arte Alchemica Contemporanea

PREMIO PSICHE inconscio trascendente

PREMIO CARAVAGGIO il segno psicologico

1. Rainieri Alessandra

1. Flaviano Cristina

2. Giorgia Crotti

2. Suada Pici

3. Petra Veliciu 4. Primucci Tiziana 5. Franco Meloni 6. Nanda Rago

PREMIO BRUEGHEL il segno simbolico

7 Alessandra Lugli

1. Cassanelli Francesco

8. Lucio Frasson

2. Giosca

9. Caggianello Luciano

PREMIO PSICHE inconscio supercosciente

PREMIO GIORGIONE il segno filosofico

1. Senack Ana

1. Sorrenti Carmen

2. D’andrea Leandra

2. Salonia Elvira

3. Bonaccorsi Claudio 4. Kabar Vivien 5. Toffoli Enrica 6. Petroff Viorica

PREMIO TIZIANO il segno archetipico

7. Fontanelli Mauro

1. Picker Marina

8. Gianfermi Eleonora

2. Bombardieri Mariangela

9. Rizzo Antonella




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