Quaderni dell'Arte Alchemica n. 3

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QUADERNI DELL’ARTE ALCHEMICA N. 3: alchimia della percezione razionale

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EDITORE Pietro Negri Editore Corso Palladio,179 36100 Vicenza DIRETTORE RESPONSABILE Maria Elena Bonacini

REDAZIONE Corso Palladio,179 36100 Vicenza pietronegri@museohermetico.com contatti in rete: www.museohermetico.com www.equilibriarte.org/museohermetico

QUADERNI TRIMESTRALI prezzo di copertina €10 Aut. del Tribunale di Vicenza n° 1115 del 12.09.2005 ROC n° 13974

AUTORI Marta Breuning Cecila Gallerani Ginevra Benci Lucrezia Crivelli Giovanna Feltria

ABBONAMENTI 1 anno/4 numeri Italia €30 Europa €50 Arretrati €12 Ufficio abbonamenti pietronegri@museohermetico.com tel. +039 0444 327976 Pagamento tramite bollettino postale intestato a Pietro Negri Editore C/C n° 70951959

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PROGETTO GRAFICO Patrizia Peruffo pat.peruffo@tin.it STAMPA Grafiche Corrà, S. Bonifacio (VR) WEB www.museohermetico.com

E’ vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione scritta di Pietro Negri Editore.


MUSEOHERMETICO E M B L E M I

D E L L A

C O N O S C E N Z A

Sommario 02. EDITORIALE Il paradigma alchemico 04. ARTE ALCHEMICA La misura come criterio 09. PSICOLOGIA DELLA PERCEZIONE La purificazione del Mercurio 12. ALCHIMIA DELLA PERCEZIONE RAZIONALE Saulo il Centauro 21. ALCHIMIA DEL COSCIENZA RAZIONALE La ricerca razionale della felicità 24. FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA La genesi della coscienza corporea 34. INIZIAZIONI ALL’ARTE Elogio della lucidità 38. EMBLEMI DELL’ESPERIENZA CREATIVA Holy Smoke, istinto di conoscenza 50. FONDAMENTI DELL’IDENTITA’ SPIRITUALE Kènosis e rinascita dell’io 54. EMBLEMI DELLA TRASFORMAZIONE SPIRITUALE Una logica superiore


Il paradigma alchemico

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Pieter Brueghel, La Grande Torre, 1563 S. Trismosin, Splendor Solis, XVI ° secolo

verità si riconosce contestualmente alla verifica degli errori indotti dagli strumenti di misura e dai sistemi metodologici. La costruzione delle teorie scientifiche, filosofiche

e spirituali si fonda sulla coerenza logica delle tesi che sostengono le ipotesi, ma non si deve trascurare di esplorare “il sottosuolo invisibile” dei paradigmi. Ogni discorso che riguarda la natura dell’uomo, l’origine della coscienza e il significato della vita ha “radici” molto profonde nel processo culturale di selezione di alcuni concetti dominanti rispetto ad altri al fine di dotare il discorso logico di uno specifico criterio di intelligibilità. Mentre il paradigma razionale erige la “Grande Torre”, partendo dal presupposto che la creazione del mondo è opera di un “Dio invisibile” (Scienza e Fede) che trascende la dimensione corporea dell’esperienza, il paradigma alchemico “fa crescere” l’albero della conoscenza sul terreno della “filosofia naturale” in grado di nutrire il tronco (il tronco encefalico) fino al sistema riproduttivo delle gemme (le ghiandole della testa), dei fiori (i lobi frontali) e delle mele (i due emisferi cerebrali) con la linfa vitale generata da un “Dio corporeo” che dimora all’interno dell’essere. La “Torre di Babele” dipinta da Brueghel invita lo sguardo ad osservare con attenzione le diverse tecniche di costruzione del sapere che origina dalla razionalità creativa degli uomini. La differenza sostanziale che esiste tra il sapere scientifico e filosofico (la parte sinistra della torre rivolta verso la terra) da quello religioso e psicologico (la parte destra della torre rivolta verso il mare), dipende dall’abilità del pensiero razionalizzatore di strutturare un sistema logico, forte, coerente e privo di cedimenti nelle parti

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Editoriale Quaderni di viaggio

fondative. La critica di Brueghel è chiara e inequivocabile: nessuno dei due sistemi di pensiero è in grado di portare a compimento l’opera. La conoscenza ‘pertinente’ la felicità dell’uomo che origina dal pensiero scientifico è destinata a crollare sotto il suo stesso peso teorico e metodologico, mentre la conoscenza che evolve dal pensiero intuitivo implode e si disgrega velocemente nel tempo, per poi ricostruirsi all’infinito sulle proprie macerie. La coscienza critica di Brueghel sintetizza i limiti del pensiero occidentale che disconosce la presenza sottile, occulta e invisibile del “paradigma culturale” codificato in tutti gli individui, anche in quelli più evoluti intellettualmente, ignari di ricalcare schemi di pensiero conformi alla comprensione razionale acquisita attraverso l’educazione, l’istruzione e l’influsso dei sistemi cognitivi dominanti. A differenza della conoscenza razionalizzatrice che rimane “esterna” alla dimensione evolutiva dell’individuo, il sapere alchemico non si fonda su dogmi religiosi o dimostrazioni scientifiche, ma emerge all’interno dell’individuo che decide di annullare, convertire e sospendere ogni forma di pensiero che si prefigga di erigere templi, chiese e “massimi sistemi”. Anche l’albero della conoscenza razionale e intuitiva (la corona del Re) che origina dalla ricerca filosofica deve deperire e seccarsi affinchè l’alchimista sia costretto a praticare l’introversione della libido (la serpe) e realizzare autonomamente la comprensione della verità interiore (la serpe con le ali e la corona). La comprensione della verità procede per gradi salendo con cautela sulla scala dei filosofi alchimisti, affinchè sia possibile per chiunque eliminare le fronde (e i fronzoli) inutili.agliare accuratamente la zona invisibile dei paradigm 3


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ARTE ALCHEMICA IL MAGISTERO DELLA COSCIENZA Marta Breuning

“La tecnica si genera solo quando, da molte osservazioni d’esperienza, si forma un giudizio generale ed unico riferibile a tutti i casi simili.” (Aristotele, Metafisica, Libro I)

LA MISURA COME CRITERIO

Nel XX secolo sono giunti a compimento i molteplici sistemi della conoscenza messi in atto dai processi di razionalizzazione delle risorse, delle informazioni e delle esperienze analitiche elaborati dalla scienza empirica che prende avvio dalla ragione illuminista. Quattro secoli di evoluzione degli strumenti di indagine, delle tecniche di ricerca e dei metodi di analisi hanno generato il benessere materiale peculiare della società occidentale e nello stesso tempo sancito un diverso rapporto dell’uomo rispetto alla natura e al proprio agire all’interno di essa. Ogni forma di conoscenza dell’uomo, della natura o della materia si esplicita per mezzo di un metodo razionale di misura che si prefigge di esplorare le potenzialità di utilizzo e le possibilità di sfruttamento di ciò che si possiede e si manipola attraverso la tecnica. La tecnica è un dato originario dell’essere umano. Attraverso le mani, l’uso degli strumenti e la manipolazione della materia l’individuo realizza la ‘civilizzazione dei bisogni’. Nella “città dei porci”, come la chiama Platone (Libro II), lo scopo della tecnica è la soddisfazione dei bisogni corporei elementari, mentre nella “città opulenta” le tecniche dovranno soddisfare i piaceri per cui “occorrerà mobilitare anche l’arte della pittura e della decorazione e procurarsi oro, avorio e ogni genere di materiale prezioso.” La realizzazione di ciò che è utile, buono e ragionevole per se stessi e gli altri richiede la conoscenza di un metodo di misura (la coscienza) che non può non dipendere da una specifica tecnica (la consapevolezza di sè) in grado di delimitare con precisione, come un compasso, la sfera dei bisogni materiali dalla sfera dei bisogni spirituali. La scelta di ciò che è conveniente, opportuno e giusto per gli individui e la collettività dipende quindi dal tipo di paradigma che l’individuo sceglie di utilizzare affinchè gli strumenti della coscienza razionale (le Virtù morali) siano in grado di esplicitarsi attraverso tecniche di misurazione (le regole, le norme e le leggi) controllate dalla Ragione. Come afferma Platone, “nella tecnica di misurazione occorre distinguere una sezione che comprende tutte le tecniche che misurano il numero, la lunghezza, l’altezza, la larghezza e la velocità rispetto ai loro contrari, e un’altra sezione che comprende

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LA PICCOLA OPERA IL CONTENIMENTO

Dio Padre misura il mondo con il compasso, Bible Moralisèe, 1250

tutte le tecniche che perseguono la giusta misura, e quindi il conveniente, l’opportuno, il dovuto e tutto ciò che tende al mezzo tra gli estremi.” (Platone, Politico). L’arte di misurare con il compasso sezioni sempre più ampie, metafora di una progressiva espansione della conoscenza della natura umana, è uno dei fondamenti dell’Alchimia spirituale che, al pari della Politica nel mondo materiale, si prefigge di stabilire una “Tecnica Regia” con cui giungere a definire, senza nessun dubbio o contestazione, ‘una scienza suprema in riferimento alla quale le cose ritenute moralmente giuste per l’anima diventano effettivamente utili e giovevoli per l’individuo che sperimenta quotidianamente il conflitto con la “libido” altrui. Il Cristo Pantografo è una delle immagini più significative dell’Alchimia del pensiero razionale e descrive simbolicamente una specifica iniziazione alla “realtà terrestre” in cui tutti fenomeni (sociali, politici, economici, culturali) scaturiscono dal bisogno materiale (le visceri rosse), dalla libido di espandere ricchezza e potere (gli intestini frastagliati) e dalla necessità di ristabilire un ordine sociale in cui possa di nuovo essere rinnovata la ricerca del piacere e del confort (la guaina blu, metafora della cultura e dell’arte). Il cerchio tracciato dal compasso, metafora di una precisa conoscenza del nucleo centrale da cui partire per circoscrivere la realtà interiore, delimita la dimensione viscerale dell’individuo dal mondo in cui è invece vigile la consapevolezza di sè (il piede destro è fuori dalla cornice). L’alchimista deve esercitarsi nell’arte di “circoscrivere” e “separare” i bisogni che caratterizzano la parte “animale”, legata agli istinti e alle pulsioni biopsicosomatiche, dai desideri e dalle aspirazioni dell’anima. La ‘tecnica del pantografo’ non è quella di discriminare moralmente la parte animale da quella propriamente umana, ma di rendere visibile e manifesto ciò che appartiene alla sfera degli istinti al fine di identificare, percepire, giudicare e distinguere l’azione dell’uomo giusto, consapevole di sè e del proprio karma genetico, dall’azione di chi occulta la propria natura sotto i panni del censore o del castigatore dei costumi e “proietta” il desiderio con sottili arti mistificatorie, come la buona educazione e la falsificazione delle apparenze. .

Non è azzardato affermare che l’avvento della”cultura alternativa” negli anni ‘60 e l’esplosione dei fenomeni sociali, politici e artistici collegati all’ espressività corporea giovanile e femminile, abbiano fatto riemergere alla coscienza collettiva una diversa visione della vita e delle finalità del vivere.Il paradigma alchemico cova sotto la cenere della libido creativa soffocata dalla morale, dalla religione e dalla cultura di massa. Non esiste infatti un modello di pensiero dominante sull’altro; un fondo conflittuale permane tra le ragioni dell’anima e le ragioni dell’ego razionale, ed è inscritto nel codice genetico. L’alchimista è l’individuo che misura l’istinto, la pulsione e la libido come criterio cardine della sua evoluzione, consapevole che la “pietra rossa”, simbolo della consapevolezza di sè, lo condurrà a “rotolare” sul sentiero della trasformazione del desiderio in amore, creatività, conoscenza di sè e coscenza del mondo. L’alchimia del pensiero razionale, frutto proibito dell’introversione dell’energia creativa (la melanconia generosa), conduce a riesaminare l’efficacia del paradigma scientifico/religioso. L’alchimista si fa Padre di se stesso (la Ragione alchemica) e misura il mondo interiore sulla base di una precisa convinzione: il “contenimento verbale” della pulsione psichica è condizione sufficiente per uscire dalla “cornice” culturale e religiosa che “canonizza”, da sempre, l’esperienza evolutiva dell’anima occidentale. La parola di Cristo (il Verbo, figlio della Ragione) circoscrive ogni forma di reazione e sollecita, come limite estremo, a “porgere l’altra guancia”, metafora dell’annullamento dell’orgoglio da cui può emergere una diversa coscienza di sè.

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SCIENZA ALCHEMICA THESES/HYPOTHESESES

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obbiamo riconoscere e ammettere quel che la matematica è, a cosa essa sostanzialmente serva per l’indagine

della natura e d’altra parte ciò che non le spetta e in quale deplorevole smarrimento la scienza e l’arte sono cadute per l’uso sbagliato che se ne è fatto nell’epoca della sua rinascita” (J.W.Goethe, Aforismi 147)

Theses ARTE ALCHEMICA Il Magistero della coscienza 05. Il contenimento 1. PSICOLOGIA DELLA PERCEZIONE Le chiavi della consapevolezza 09. purificazione della percezione 2. FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA Le opere della coscienza alchemica 21. Physica subterranea 3. INIZIAZIONI ALL’ARTE ALCHEMICA I codici dell’esperienza creativa 35. Brueghel: l’ascensione alchemica 4. FONDAMENTI DELL’IDENTITA’ SPIRITUALE I simboli della trasformazione 53. La volontà spirituale

“L’

uomo in se stesso, in quanto si serve dei suoi sensi sani, è lo strumento fisico più grande e più esatto che vi possa

essere; e questa è appunto la più grande disgrazia della fisica moderna, che cioè si sono quasi distaccati gli esperimenti dall’uomo e si vuole conoscere la natura soltanto attraverso ciò che gli strumenti artificiali ci mostrano, e anzi con essi si

vuol limitare e dimostrare quello che essa sa fare” (J.W. Goethe, Aforismi 367)

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Hypotheses ELIXIR RUBEUM Emblemi della percezione cognitiva 16. L’alabarda di Pallade 17. Conversione e folgorazione di Saulo THEATRUM CHEMICUM Emblemi della conoscenza intuitiva 27. Il rinnegamento di Pietro 28. La razionalità anagogica Allegorie della conoscenza intuitiva 31. La percezione dell’anima razionale ARS CHEMICA Emblemi dell’esperienza creativa 39. La Bottega del Maestro 40. La tecnologia del Se 45. La religione del divenire 47. La nascita di Venere Urania SYMBOLA AUREA Emblemi della trasformazione spirituale 51. Il gatto con gli stivali e Matrix

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PSICOLOGIA DELLA PERCEZIONE LE CHIAVI DELLA CONSAPEVOLEZZA ALCHEMICA Cecilia Gallerani

“Qual’è del resto il rapporto del matematico con la coscienza, che pure è il patrimonio più alto e più degno degli uomini, una attività incommensurabile che agisce nel modo più sottile, scinde se stessa e di nuovo si congiunge? E della coscienza è della cosa più alta, come della cosa più bassa. La coscienza è quella che fa buona e eccellente anche la più piccola poesia” (J.W.Goethe, Aforismi)

LA PURIFICAZIONE DEL MERCURIO

L’educazione alla consapevolezza sensoriale è la base formativa indispensabile per sperare di evolvere la naturale pulsione psichica e la libido autorefente in coscienza morale, etica e spirituale. La consapevolezza sensoriale, rappresentata dagli alchimisti come un serpente regale attorcigliato in tre spire lungo la spada, simbolo dell’introspezione, è la prima delle funzioni che l’anima sviluppa prima di assorbirsi nelle qualità della mente (il Mercurio). La capacità dell’individuo di espandersi con successo nel mondo dipende in larga misura dal ruolo svolto dalla percezione (introspezione/spada ritratta - proiezione/spada protesa in avanti) di diventare una vera e propria arma (e quindi tecnica) di trasformazione dell’energia primaria in coscienza sensoriale. In questo eterno gioco di Hermes di modellare l’intelligenza in rapporto all’azione/percezione (Venere/Marte) subentrano i consueti fattori dell’avidità, dell’egocentrismo e della libido cognitiva di trarre vantaggio dall’abilità della percezione razionale (il grifone) di selezionare gli strumenti della ragione più utili e convenienti all’espansione dell’individuo nel mondo materiale. Il grifone proteso in avanti sulla punta della spada descrive simbolicamente la facoltà della “proiezione critica” di valutare in anticipo l’efficacia delle proprie azioni. Questa forma di intelligenza, peculiare della “volpe” che rinuncia a cogliere l’uva posta “troppo in alto” per perseguire obiettivi più immediati e gratificanti, costituisce il modello occidentale di sviluppo delle facoltà razionali che caratterizza l’età moderna. Attraverso la “proiezione critica” l’individuo affina la capacità tecnica di utilizzare gli strumenti della percezione (il cannocchiale, il microscopio, il sondaggio) e della matematica (i diagrammi, le iperbole e le parabole) per esplorare l’orizzonte, razionalizzare le risorse, sfruttare al massimo le opportunità e i cicli produttivi e pianificare le azioni da compiere. Lo sviluppo della capacità di calcolo avviene parallelamente alla capacità della mente di comprendere la realtà attraverso i numeri, i simboli, le mappe geografiche e le funzioni matematiche in quanto strumenti della Ragione (e in seguito del Capitale e del Mercato) che anticipano gli esiti delle azioni da compiere. “Quando nell’età moderna Cartesio inaugura la

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Frate Basilio Valentino Le XII chiavi de la filosofia XVI secolo

SECONDA CHIAVE MINORE PURIFICAZIONE DELLA PERCEZIONE

scienza nella sua accezione “matematica”, cioè anticipante, ritiene che non si può far scienza lasciandosi sommergere dal profluvio di informazioni che provengono dall’osservazione della natura, ma occorre anticipare lo schema ipotetico e vedere se la natura risponde a questo schema” (Galimberti). Le scoperte e le invenzioni della scienza avvengono attraverso lo sviluppo e l’applicazione tecnica di teorie sostenute da ipotesi che devono essere statisticamente verificate dagli esperimenti di laboratorio. Osservando l’immagine tratta dall’opera di Frate Basilio Valentino si può dedurre che la Ragione alchemica non è dello stesso avviso. Anche Kant, pur sottilineando l’importanza decisiva di questa variazione metodologica nell’evoluzione del pensiero razionale, giunge a conclusioni non dissimili da quelle annunciate dagli alchimisti rinascimentali. La Ragione fondata su ipotesi formulate dalla proiezione critica, anticipa e sostituisce di fatto l’esperienza diretta, fisica e sensoriale dell’individuo, “vede solo ciò che lei stessa produce secondo il proprio disegno, e che, con i principi dei suoi giudizi secondo leggi immutabili, essa deve entrare innanzi e costringere la natura a rispondere alle sue domande; e non lasciarsi guidare da lei, per dir così con le redini; perchè altrimenti le nostre osservazioni, fatte a caso e senza un disegno prestabilito, non metterebbero capo a una legge necessaria, che pure la ragione cerca e di cui ha bisogno”. Per Goethe, come per gli alchimisti, la supremazia della tecnica sull’arte rappresenta l’altra faccia del paradigma alchemico, con la differenza che al matematico, allo storico, al sociologo, all’economista è “negata” l’esperienza di trasformare la consapevolezza sensoriale in conoscenza di sè, autocritica, coscienza etica, comprensione spirituale e quindi effettiva conoscenza della Natura. La Natura non è qualcosa che si deve incessantemente sottomettere o interrogare affinchè si pieghi alla volontà della dell’uomo di conoscere, di eplorare o di conquistare per ristabilire condizioni di equilibrio compromesse dalla sua azione. La Natura è l’essenza della volontà del Creatore, come lo chiama Frate Basilio, ovvero principio di armonia, bellezza, perfezione e unità, ma anche di ragione, razionalità, ordine e molteplicità. Nella Natura, così come nella natura di ogni essere

Per gli alchimisti l’energia mentale è un metallo che deve trattato con gradi diversi di calore al fine di renderlo duttile e malleabile come il mercurio e infine leggero, volatile e penetrante come l’argento vivo. La trasmutazione dei metalli descrive quindi un processo di disgregazione molecolare della materia mentale che avviene sia tramite il calore dello solfo (la libido e la pulsione), sia attraverso agenti corrosivi, come il sale, il cinabro e l’antimonio (le esperienze, le prove e i conflitti). L’alchimista di destra porta con sè (nella parte sinistra del cervello) un contenitore pieno di solventi, di dati statistici e di esperienze di laboratorio, ma ciò non è sufficiente per comprendere la verità, poichè il nocciolo duro da fondere è rappresentato dal “Piombo saturnino” (il pensiero razionale) che dà peso e sostanza a ogni forma di analisi, riflessione e giudizio di valore. L’alchimista di sinistra ha appreso invece l’arte di trasmutare il piombo in mercurio utilizzando il principio di Venere (il rame) in grado di corrodere il metallo con lo ‘solfo femminile’. L’individuo che congiunge “Mercurio con Venere” impara l’arte di Socrate di ascoltare le parole delle donne e sviluppa i doni e le qualità della percezione indispensabili per evolvere la propriocezione, l’autocritica, l’autoanalisi, la riflessione, il libero giudizio e il pensiero creativo in un infinito ‘godimento’ estetico del tempo presente. L’Arte di Afrodite trasmuta la mente attraverso l’eros, la bellezza, i figli, la creatività, la coscienza dei saggi, l’arte simbolica e la conoscenza dei piaceri estetici e spirituali che la Natura offre a chi depone le “ali di Icaro” (la presunzione) e rinucia alla “tecnica” come strumento di purificazione.

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SECONDA CHIAVE MAGGIORE LA CONOSCENZA DELLA LIBIDO La libido è un mostro tricefalo che l’alchimista deve dominare e trafiggere per essere libero dalle molte tentazioni (i serpentelli) che sono latenti nel corpo, nell’anima e nella coscienza. L’arte della spada è arte della percezione. Prima di essere compresa, la libido è riconosciuta attraverso i sensi, decodificata dall’intuizione e infine nominata dalla ragione discorsiva. “Fare” la sua conoscenza (la coda del mostro finisce come il dardo di una freccia) equivale scoprire l’origine del male, del peccato originale, dell’orgoglio, del pregiudizio e di tutti i vizi capitali che la natura umana è in grado di contenere ed esercitare. La Libido alchemica non è la stessa analizzata da Freud. Il mostro tricefalo è un concetto tramandato dalla filosofia greca e alessandrina, tradotto in chiave cristiana da Agostino e infine descritto poeticamente da Dante nella Divina Commedia. Le tre bestie incontrate dal poeta nella selva oscura (il cervelletto) altro non sono che la libido appetitiva (la lupa), la libido appagativa (la lonza) e la libido affermativa (il leone) che ostacolano il cammino evolutivo dell’anima. Dante varca i labili confini del pensiero razionale e si avventura nel mondo sotterraneo del subconscio (l’Inferno) e dell’inconscio (il Purgatorio) guidato dalla coscienza razionale intuitiva di Virgilio (Hermes) che lo aiuta a comprendere il significato delle esperienze alchemiche attraverso un itinerario cognitivo fatto di immagini e parole, di quesiti e di risposte, quintessenza dell’arte di “illuminare la mente” con gli strumenti della ragione discorsiva, creativa e discriminante peculiare del rapporto Maestro-Discepolo

S. Stuart de Chevalier, 1781 Discours philosophique

vivente, l’anima intrinseca razionale (il sale) convive con l’essenza psichica corporale (lo solfo) e lo spirito impalpabile (l’argento vivo). “Se questi tre sono condotti per mescolanza al proprio indurimento e alla propria coagulazione, così come la natura in vario modo opera e richiede, producono un corpo perfetto” (F. B. Valentino). In queste poche e sibilline parole l’alchimista codifica il processo naturale di trasformazione del pensiero razionale (il piombo saturnino) nella coscienza autocritica (l’oro della mente) indispensabile per andare innanzi ad Hermes (la Natura, il Destino, il Caso) e procedere così a purificare la ragione scientifica e psicologica (i due caducei) dalla tentazione di aderire a modelli di coscienza non adeguati ai veri bisogni dell’anima. La purificazione del Mercurio in argento vivo è la chiave di accesso per comprendere il ‘fondo problematico’ che rigetta la coscienza occidentale nell’oscurità spirituale generata dal prevalere della tecnica (Prometeo) e dell’intelletto razionalizzatore (Saturno) sulla ragione discorsiva (Zeus). L’oscurità si alimenta nella completa assenza di modelli concreti, veri e attuabili di trasformazione della libido in coscienza critica e del pensiero razionale in decisioni, scelte e progetti che abbiano amore, rispetto e comprensione per i valori che emergono dall’anima alla perenne ricerca della Verità. In assenza di autentici maestri e di modelli da imitare, l’alchimista occidentale non può che confidare nella capacità della mente di contenere la pulsione psichica “femminile” (la mano sinistra chiusa a pugno) ed evolvere la libido “maschile” (la mano destra impugna la spada) nella consapevolezza sensoriale che dischiude all’esperienza dell’amore, della creatività e della conoscenza di se’. La purificazione della mente induce un intervallo tra pulsione e azione e permette all’individuo di procastinare la soddisfazione della libido appetitiva, appagativa ed affermativa ( il mostro tricefalo), fino a giungere ad aderire a un modello di Virtù (la triplice corona d’alloro) con cui può riconoscere, per quanto possibile, il vero dall’iniquo, il giusto dal superfluo, l’utile dal dannoso. La Virtù è una conoscenza, una filosofia e una tecnica che ci ‘impedisce’ di rimanere abbacinati dall’orrore quotidiano o di cadere a terra, come Saulo, “disarcionati dal cavallo”.

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ELIXIR RUBEUM EMBLEMI DELLA PERCEZIONE COGNITIVA

Elixir Rubeum

Sandro Botticelli,1500

Pallade e il Centauro


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ELIXIR RUBEUM EMBLEMI DELLA PERCEZIONE COGNITIVA Lucrezia Crivelli

“La ragione è una tendenza plastica che mira a inchiodare la realtà, a fermarla, a costruire qualcosa di solido e immutabile, a modellare, configurare il magmatico. Perciò coloro che prediligono i concetti e i contenuti dinamici, gli illuministi, gli storicisti, gli hegeliani, ossia i più fluidi, sono i più irrazionalisti. Nietzche è un razionalista, almeno nelle intenzioni: lui va alla ricerca del permanente nel mutevole, subordina il mutevole al permanente - eterno ritorno delle cose eguali -tenta di stabilire le grandi gerarchie che discendono dalla natura umana” (Giorgio Colli, Dopo Nietzche)

Alchimia della percezione razionale

Caravaggio,1600 Conversione di San Paolo.

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Jeronimus Bosh, Storie della passione. particolare della pupilla

EMBLEMA I LA CANCELLAZIONE DEL PUNTO VISTA PERSONALE

Caravaggio La conversione di Saulo Saulo, il Centauro. “L’essere umano, nello stesso tempo umano e sovrannaturale, ha origine nella natura vivente e fisica, ma ne emerge e si distingue attraverso la cultura, il pensiero e la coscienza. Tutto ciò ci pone di fronte al carattere duplice e complesso di ciò che è umano: l’umanità non si riduce affatto all’animalità, ma senza animalità non c’è umanità.” (E. Morin, 2005) La coscienza è così strettamente connessa allo sviluppo biosocioculturale dell’intelligenza che qualsiasi gesto, anche il più banale, riflette la dipendenza del “corpo” dall’influsso culturale, così come ogni manifestazione sociale del pensiero ed espressione creativa della coscienza non è disgiunto dall’evoluzione delle abilità logiche del cervello e dei talenti naturali codificati geneticamente. Il corpo fisico (Ares) che si relaziona con il mondo attraverso la mente (Mercurio) e la coscienza razionale che origina da esso (Saturno) sono il fondamento non solo della mitologia greca, ma anche dell’alchimia naturale che ‘accade fatalmente’ nel momento in cui la cultura razionale (Apollo) si apre all’intuizione femminile (le freccie di Diana). L’intuizione sensoriale che evolve nel corpo tramite le sensazioni (le ninfe), le emozioni (le dee) e i sentimenti (le donne), struttura la coscienza corporea psichica e cognitiva (i tuoni e i fulmini di Zeus) e la conoscenza delle molteplici metamorfosi dei sentimenti corporei (Venere e Marte) in sentimenti morali, etici e spirituali (Poseidone, Efesto e Nettuno). Il Monte Olimpo, dimora della cultura alchemica, rivive ancora oggi nelle parole di E. Morin: “L’essere umano ci appare nella sua complessità contemporaneamente come totalmente biologico e totalmente culturale. Il cervello con cui pensiamo, la bocca con la quale parliamo, la mano con la quale scriviamo sono organi totalmente biologici e totalmente culturali. Ciò che è più biologico - il sesso, la nascita, la morte - è anche ciò che è maggiormente imbevuto di cultura. Le nostre più elementari attività biologiche - come mangiare, bere e defecare - sono strettamente legate a norme, divieti, valori e simboli, miti, riti, cioè a ciò che vi è specificatamente culturale; le nostre attività più culturali, - come parlare, cantare, danzare, amare, riflettere -, mettono in moto i nostri corpi e i nostri organi, tra cui il cervello”.

Dopo la “putrefazione dei sistemi conoscitivi” (Golia) e la “macerazione dei sensi” (Bacco), l’Arte Alchemica affronta il nodo lunare sud, simbolo astrologico (a forma di ferro di cavallo) che definisce la linea del Destino. Il destino dell’anima (il Fato) rappresenta l’elemento irrazionale che ‘disarciona’ qualsiasi ‘cavaliere’ del pensiero razionale. Sia Bosch che Caravaggio indicano i simboli che identificano ‘quel sapere’ fondato sul “sacrificio di sè” (il cigno) e “l’esame di coscienza” (la conversione di Saulo) in grado di cancellare il punto di vista razionale, arteficie delle ideologie, dei dogmi e del culto della Ragione, e indurre la percezione dell’anima (la pupilla di Bosch).

1.Edgar Morin,

I sette saperi necesari all’educazione del futuro, 2005 (Raffaello Cortina Editore) 2. L.Boggio Gilot,

Il Se transpersonale,1993 (Edizioni Ashram Vidya) 3.Harold Bloom

Gesù e Yahvè, 2006 (Rizzoli editore) 4. Marta Breuning

Albrecht Durer e l’ottuplice sentiero dell’anima, 2004 (Pietro Negri editore) 5. Franco Rella

Il silenzio e le parole (Feltrinelli,1981) 6. Giorgio Colli

Tutte le sue opere

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Sandro Botticelli, 1500 Pallade e il Centauro, part. Incisione XV secolo, Melencolia

Il corpo umano in azione (Ercole) può in ogni momento affidarsi all’apparato animale (istinti e pulsioni) per selezionare con i sensi gli strumenti, i mezzi e le tecniche più idonei a soddisfare i bisogni primari e realizzare i fini della sopravvivenza e della conservazione della specie (coscienza uranica), senza per questo trasgredire le leggi della natura, le regole sociali, le prescrizioni morali e le convenzioni etiche stabilite dal gruppo di appartenenza. Oppure è in grado di affinare e ‘specializzare’ le qualità psichiche, le abilità mentali e i talenti corporei al fine di “superare” gli ostacoli, le difficoltà e le opposizioni che gli impediscono di realizzare il proprio destino biologico, culturale e spirituale. Questo secondo livello di compenetrazione di natura animale e umana, sintetizzata dalla condizione semidivina di Ercole e dalla figura del Centauro, capovolge l’ordine di entrata degli imput sensoriali per cui l’apparato istintuale animale contenuto nel codice genetico è subalterno al corredo culturale che trova un suo significativo centro nella “testa”. Ciò significa che l’entrata psico-socioculturale dell’informazione, della conoscenza e della saggezza razionale (Saturno) domina sull’entrata bio-fisica per cui i desideri dell’anima (Venere) vengono repressi e gli istinti connessi alla libido naturale (Marte) rimangono sopiti sotto la cenere. Per gli alchimisti rinascimentali l’inibizione della pulsione psichica e della libido naturale conseguita attraverso gli usi, i costumi, la tradizione, l’educazione, la morale religiosa e la cultura (La Dea Athena) è una tecnica che impedisce all’uomo di ricadere nella condizione animale, ma nello stesso tempo produce due effetti psicologici ben evidenziati dall’espressione di Centauro dipinta da Botticelli: la melencolia plumbea (la depressione) e la tragica consapevolezza di poter essere accecati dalla libido psichica (Gli uccelli di Stinfalo uccisi da Ercole) o dominati dalla libido ‘animale’ (il Minotauro). La sensazione di covare dentro se stessi il mostruoso “Alien” è insita nell’inconscio collettivo (il genoma umano): l’animale infatti non necessita di morale e di cultura perchè il codice istintuale lo limita a soddisfare lo stimolo all’interno dei parametri necessari alla soddisfazione dell’equilibrio organico, mentre l’uomo è disorientato dall’eccesso di stimoli, pulsioni e desideri

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Saul Costa, 2006 Corpoanimale. Galleria Primopiano - Vicenza Albrecht Durer, 1500 Ercole e gli uccelli di Stinfalo.

I

l dito medio di Centauro, simbolo del pensiero razionale che

emerge dalla ragione e dall’intelletto, si reclina in avanti in segno al punto che la sua anima (Arianna) si perde nel di ‘sconfitta’ al cospetto della sapienza intuitiva (Athena) che si labirinto psichico (Dedalo) generato dal flusso manifesta nella mente alchemica (Pallade). La Dea stringe tra il della libido nella testa (il Minotauro), per cui si dimentica il filo del discorso razionale generato pollice e l’indice il ‘ciuffo di capelli’ in un gesto di compassione e dal pensiero mitologico, allegorico e simbolico inaugurato dalla coscienza greca, e con esso il comprensione. La decapitazione della ‘testa pensante occidentale’ criterio di misura di ciò che è utile, vantaggioso non è traumatica; solo un semplice richiamo, dolce e deciso come e proficuo per l’evoluzione dell’anima sensoriale (la Vergine) in coscienza razionale intuitiva (la una ‘sforbiciata’ di capelli, è sufficiente per riconnettere il Madonna con gli angeli) e comprensione spirituale della libido (La Madonna del pensiero razionale ai simboli della coscienza alchemica. Compianto su Cristo morto). Il Centauro è dunque l’emblema dell’individuo in grado di generare da sè il potere fisico, psichico, mentale e spirituale capace di superare le prove, gli ostacoli, i dubbi, le crisi, le difficoltà, gli impedimenti degli imprevisti della vita in cui dominano le leggi della Natura (vita e morte), il Chaos (ordine e disordine), il Caso (necessità e inelluttabilità) e il Destino (il karma e il dharma). Ma è al cospetto del proprio destino, indecifrabile e inspiegabile per il pensiero razionale occidentale, che il Centauro piega la testa e chiede supplichevole a Pallade (Athena/Sapienza) di recidergli la testa con l’alabarda. L’uomo contemporaneo, oggi più che mai, utilizza tutte le risorse fisiche, finanziarie, tecniche e scientifiche a sua disposizione per evolvere nella conoscenza della materia, ma non per questo è in grado di prevedere il proprio destino di anima o di svelare le verità spirituali nascoste nei testi sacri, anche se sono proverbiali le sue abilità di “saltare i fossi” e costruire sistemi di pensiero, filosofico, religiosi e scientifici in grado di proiettarlo oltre i propri limiti biopsicologici, i confini del proprio territorio cognitivo razionale e persino al di fuori dello ‘spazio terrestre’.

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DS

L’alabarda di Pallade: decapitazione del pensiero razionalizzatore Da sinistra a destra Albrecht Durer, Compianto su Cristo morto, 1665 Sandro Botticelli, Pallade e il Centauro, part. 1500 Caravaggio, Flagellazione, 1600

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Anche la psicologia contemporanea (Wilber), ha intravisto nel Centauro l’emblema che indica “l’inizio dell’umanizzazione di cui è privato l’individuo troppo adattato, predeterminato dal contesto sociale e condizionato dalla morale conformista. In questa fase di sviluppo, la personalità matura verso una maggiore comprensione della realtà, perchè l’intelligenza è in grado di stabilire non solo rapporti tra oggetti e idee, ma rapporti tra reti di idee. In questa fase si manifesta il passaggio da bisogni carenziali di appartenenza, amore, stima, a bisogni accrescitivi di conoscenza, creatività e compiutezza.” (L. Boggio Gilot). In anticipo di cinque secoli sulla psicologia transpersonale, la psicologia alchemica di Botticelli va oltre se stessa e indica la “via secca” alla trasformazione del pensiero creativo e cognitivo razionale (Javhè) nel pensiero sensoriale, intuitivo, creativo e cognitivo che contraddistingue l’alchimista che “decapita” la libido razionale (Golia) e crocifigge la libido materiale, sociale e spirituale sulla croce della conoscenza alchemica (I.N.R.I.). L’alabarda di Pallade occulta nell’impugnatura le “tacche” che segnano le cinque fasi di trasformazione della percezione razionale nella Percezione alchemica. Mentre la “scala a pioli” indica i dieci gradini necessari a purificare il “mercurio vulgaris” (il mercurio in Vergine) e illuminare la consapevolezza cognitiva dei simboli peculiare dello “Spiritus mercurius” di Cristo/Hermes (il mercurio in Pesci), l’alabarda di Pallade descrive i cinque atti di “morte e trasformazione” (la lama) e di “conoscenza e conversione” (l’impugnatura) indispensabili per estirpare l’arroganza, la superbia, l’intolleranza e la presunzione dalla testa del Centauro. L’alchimista che dimostra di avere coraggio nell’affrontare la “decapitazione” delle proprie convinzioni ideologiche, religiose, culturali ed esistenziali e si converte alll’Arte di Pallade di trasmutare il mercurio attraverso le immagini, i riti, le cerimonie e i simboli della trasformazione, può dirsi pronto a comprendere le prove che il ‘Destino’ gli riserva. E’ attraverso la pratica dell’Arte Alchemica di aggiungere “Mercurio al Mercurio” che Caravaggio ‘conquista’ l’intuizione della “chiara luce” e comprende il significato alchemico, religioso e spirituale contenuto delle vicende descritte nel Vangelo.


Conversione della percezione logica in percezione translogica Ogni individuo sperimenta il progressivo emergere del senso di responsabilità e della razionalità indispensabili per stabilire relazioni di ogni genere, così come impara a sviluppare la capacità critica e autocritica necessaria per instaurare rapporti significativi con la società attraverso la partecipazione civile, politica, religiosa e la ‘celebrazione’ dei rituali di gruppo. La coscienza razionale, e il pensiero che la caratterizza, è il punto di arrivo dell’educazione trasmessa dalle istituzioni, poichè la razionalità condivisa (il se razionale delle donne) garantisce una continuità “materna” nello sviluppo psicologico dell’individuo attraverso il “senso di appartenenza” alla comunità e la soddisfazione dei bisogni di sicurezza fisica, psicologica e culturale. Ciclicamente avviene nelle generazioni un mutamento significativo di ciò che “incarna” il paradigma della Ragione. Alla Ragione Divina promossa dalla Controriforma subentra la Ragione Illuminista e poi ancora la Ragione del Capitale, del Mercato e infine del Denaro. Ogni secolo celebra il proprio Dio, non diversamente dal “Vitello D’oro” venerato dagli Ebrei prima dei dieci comandamenti di Mosè. A questa forma di culto pagano dei valori materiali consacrati dal pensiero materialista si oppongono i valori e gli ideali promossi dalla cristianità e dalla rivoluzione francese, dallo sviluppo della cultura scientifica e psicologica, dalla diffusione della saggezza trasmessa dai miti o dalle religioni orientali, dalla rinascita della creatività sessuale e simbolica e non ultimi dalla ‘fermentazione’ dei fenomeni culturali, sociali e artistici che rappresentano la coscienza critica alternativa alla Ragione dominante, la “spina nel fianco” in grado di cambiare e sovvertire gli schemi preordinati e preconfezionati dalla razionalità sociale condivisa. ‘Sollecitati’ dai movimenti (la corona di spine) e ‘ispirati’ dalle tragedie causate dalla Libido universale (l’incoronazione) gli intellettuali contemporanei ci informano che “cominciamo a diventare veramente razionali quando riconosciamo la razionalizzazione insita nella nostra razionalità e quando riconosciamo i nostri propri miti, tra cui il mito dell’onnipotenza della nostra ragione e quello del progresso garantito....ciò significa che la vera razionalità non è soltanto critica, ma è anche autocritica” (E. Morin)

“ L’incoronazione di spine” dipinta da Caravaggio è densa di simboli che dichiarano il passaggio (la verga di legno, simbolo della conoscenza incarnata) dalla percezione cognitiva razionale (l’indice destro di Cristo) in comprensione spirituale delle esperienza (il mignolo destro dell’alchimista contemporaneo). Tale passaggio ha inizio con la comprensione degli effetti della libido materiale, sociale e spirituale sul corpo di Cristo. Nel “Compianto di Cristo”, Durer sintetizza il processo di decodificazione delle immagini (Cristo) e dei sentimenti (Maddalena) operato dai due emisferi cerebrali (le due sorelle di Maria), alla luce delle dieci Virtù (le dieci dita intrecciate di Giovanni). L’intuizione sostenuta dalle Virtù induce la coscienza razionale (Maria) a scegliere (le mani piegate verso destra) di sostenere le Ragioni dell’anima fino alla morte (l’artista solleva il corpo di Cristo morto).

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Q

uando il “filo del destino” collega i sentimenti del cuore (omega) con l’esperienza cognitiva

(alfa) dell’imprevedibilità della Natura (vita e morte), del Chaos (ordine e disordine), del Caso (necessità, ineluttabità) e della legge del Contrappasso (il retaggio karmico), l’individuo non può che riesaminare la propria vita e rivedere il paradigma della ragione. L’alchimista che si “converte” alla ‘Ragione dei folli e degli artisti’ (l’alfa e l’omega) non abbraccia ‘ciecamente’ una fede religiosa, ma ‘illumina’ il “filo del Se” che collega l’autocoscienza (1:il pollice destro) con la “percezione di Cristo” (7:l’indice sinistro). La visione dell’ultima croce “folgora” Saulo/Mercurio sulla via di Damasco ed espande il ‘campo della percezione’ alle frequenze infrarosse (7: verità dell’anima) e alle frequenze ultraviolette (1:coscienza dell’anima) in grado di attivare la comprensione e la conoscenza ermetica (translogica e quindi simbolica) delle esperienze.

7

Alfa

1

Omega

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La linea del destino incrocia la linea della percezione spirituale delle immagini e delle esperienze (il filo del Se) Saulo è accecato dalla “verità riflessa dalle cose investite dalla ‘proiezione del mercurio’ sulla realtà e dal riconoscimento del ‘principio e fine ultimo di ogni cosa’, ovvero della pulsione dell’anima di ascoltare i sentimenti del cuore (karma spirituale)


Lanciano, Museo Diocesano, XV secolo Il Volto Santo e la Leggenda del giullare.

Jeronimus Bosch, 1494 Nave dei folli

Folgorazione sulla via di Damasco (proiezione critica e conversione a Cristo) Non è difficile immaginare nel Saulo descritto dal Vangelo il prototipo dell’individuo razionale e razionalizzatore, pragmatico, austero, severamente ligio alla Tradizione e conforme ai riti, alla conoscenza e alla coscienza di gruppo. Saulo è l’uomo “Centauro” che deve affrontare il passaggio critico da una economia della libido fondata sulla soddisfazione dei bisogni materiali, sociali e religiosi a una diversa elaborazione delle finalità esistenziali. Lo scontento, la depressione, la sensazione di disagio, la malattia psicosomatica, la frustrazione e la sensazione di percepire nella cultura non una pienezza di significati, ma un baratro di valori, costringe il Saulo contemporaneo a fermarsi a riflettere, a scendere da cavallo (simbolo della conoscenza acquisita dai modelli culturali) o, nelle peggiori delle ipotesi, a cadere a terra, disarcionato dal proprio ruolo di marito o moglie, di genitore o soggetto sociale identificato in una professione, fede o ideologia. L’insuccesso, il fallimento, la malattia, il conflitto interiore mettono in crisi il pensiero razionale fondato sulla ‘proiezione critica’, l’ottimismo delle previsioni, la certezza nella scienza, la sicurezza di un progresso e uno sviluppo illimitato delle risorse, e costringono a un riesame di coscienza (conversione) in cui sono contenute le premesse dell’autocritica e dell’autotrascendenza. Caravaggio è consapevole che la Conversione è la chiave di un enigma alchemico; Saulo cade da cavallo abbacinato dalla rivelazione interiore che emerge dal processo di autocritica e dall’intenzione di accogliere dentro di sè, senza paure, censure o pregiudizio critico, la ‘Percezione di Cristo’, ovvero la percezione della verità che si rivela a chi rinuncia al punto di vista dell’ego e “agisce con il cuore”. La Conversione è un atto di ‘folgorazione’ della percezione razionale adeguata agli scopi (Saulo vede la croce sulla via di Damasco) e nello stesso tempo di ‘accecamento’ della percezione intuitiva ‘modellata’ dalla libido. La cecità temporanea annuncia la “rinascita” dell’identità di Saulo a un diverso livello di consapevolezza sensoriale, creativa, cognitiva e spirituale (San Paolo), peculiare dell’alchimista che “cancella definitivamente il punto di vista personale” e accoglie dentro di sè la sensibilità emotiva, cognitiva e spirituale del Cristo (il Se), modello di purezza, perfezione e conoscenza.

La conversione a Cristo Re, simbolo della Ragione alchemica, avviene in cinque fasi di riconoscimento della libido, propria e altrui : autocoscienza, percezione intuitiva, intuizione critica, consapevolezza cognitiva della libido/morte, comprensione dell’anima e conoscenza della dualità cerebrale (la compassione del Cristo Benedicente), del dualismo degli opposti (la coscienza discriminante del Cristo del Giudizio) e del rapporto dialettico che si instaura tra identità (il sole) e coscienza di sè (la luna) di cui il Cristo Re è l’emblema. Autocritica e autocoscienza sono le premesse per “introdurre” l’istinto del cuore (la priorità dei sentimenti sulla libido) all’interno del processo di selezione razionale delle conoscenze (il piede destro di Cristo entra all’interno del calice). L’immagine di Cristo Re iscritta nell’Omega afferma il primato dell’istinto di vivere e amare con il cuore (il dharma dell’anima) sulla razionalità materiale (la nave dei folli) e creativa (la musica dei giullari), per cui la Ragione alchemica è l’alfa (il Karma) e l’omega (il Dharma), principio e fine ultimo di ogni cosa.

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M H

FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA LE OPERE DELLA COSCIENZA ALCHEMICA Ginevra Benci

“Chi si contenta dell’esperienza pura e secondo essa opera, ha verità a sufficienza. Il bambino che cresce è saggio in questo senso” (J.W. Goethe, Aforismi)

SAN GIORGIO: COSCIENZA CORPOREA CREATIVA

Per gli alchimisti la razionalità costruttiva, tecnica, scientifica e filosofica deve diventare uno strumento creativo di conoscenza nel momento in cui il ricercatore dimostra di avere acquisito “consapevolezza sensoriale” (filius mercurius), ovvero la capacità di ascoltare le sensazioni, di nominare i sentimenti e di individuare l’origine del desiderio al fine di distinguere ‘fonte, oggetto e meta’ della pulsione ad agire per soddisfare le immagini proiettate dalla libido. “La fonte è uno stato di eccitamento del corpo, la meta l’eliminazione di tale eccitazione; lungo il percorso tra la fonte e la meta la pulsione diventa psichicamente attiva. Noi ce la rappresentiamo come un certo ammontare di energia, che preme verso una determinata direzione. Da questo premere (treiben) le deriva il nome di pulsione (Trieb).” (S.Freud). La pulsione, che ha una sua fonte naturale nelle visceri, preme verso l’alto e “prende vita” (il “farsi anima”) per ristabilire le condizioni di equilibrio alterate dallo spostamento dell’equilibrio biopsicospirituale (il Bambino, simbolo della nascita della coscienza corporea) collegato all’esterno (il cordone ombelicale) tramite la ghiandola del timo (la percezione sensoriale). A differenza dell’istinto che si configura come un comportamento fissato dall’ereditarietà, caratteristico della specie e preformato nel suo svolgimento, nel “Bambino” sono già presenti tracce di intenzionalità e intelligenza. L’energia biopsichica (l’intestino) che origina dal bisogno di nutrimento corporeo (marte), dalla necessità di sicurezza psichica (giove) e dal desiderio di assimilare “affetto” (venere), confluisce nello “stomaco” in cui la logica sensoriale (venere/saturno) è in grado di distinguere la “natura” delle sensazioni (i fiori), delle emozioni generate dall’eccitazione psichica (l’uva) e dei sentimenti corporei (le spighe del grano). Il Bambino descrive quindi un modello naturale di evoluzione della pulsione in “mente consapevole” che è indipendente, autoarchico e autosufficiente dai processi di elaborazione dell’intelletto razionale. Questo schema di elaborazione alchemica della pulsione in consapevolezza delle sensazioni (la ghiandola del timo) e conoscenza di sè (la luna rovesciata) descrive la “Via umida” immaginata dall’Alchimia interiore. La meta della “Via umida” è di

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LA VIA SECCA E LA VIA UMIDA PHYSICA SUBTERRANEA

Physica subterranea

generare l’istinto dell’anima (il se naturale) a nutrirsi (il cordone ombelicale) della memoria emotiva in cui sono codificate le “vibrazioni” della verità, della bellezza e dell’amore recepite dal sistema della percezione sensoriale femminile (le ghiandole endocrine) ed elaborate dalla coscienza dei sentimenti prodotti dalla pulsione subconscia sul cervello. La pulsione psichica (rabbia, gelosia, ira, rancore, invidia, passione e voluttà) che giunge al cervello senza passare attraverso l’humus alchemico si traduce nella libido femminile di fomentare i conflitti, le dispute e i pettegolezzi. Il proverbio: “Il diavolo (la libido maschile) fa le pentole, ma non i coperchi” descrive con acutezza il ruolo svolto dall’anima psichica nel fungere da elemento di destabilizzazione dell’equilibrio, capace di catalizzare, manipolare e annientare il desiderio, la volontà e la razionalità “maschile”. Il film “Otto donne e un mistero” è esplicito nel descrivere i giochi della pulsione femminile in cui sono evidenti non poche tracce di intenzionalità, intelligenza, furbizia, scaltrezza e abilità manipolatorie delle informazioni e dei sentimenti altrui. La “Via Umida” rappresenta un viatico necessario per attraversare le “paludi dello psichismo” e superare le prove descritte dalle leggende medioevali. Come nelle storie di Tolkien ambientate nella ‘Terra di Mezzo’, l’alchimista deve riscoprire la purezza del Bambino (l’istinto del cuore degli Hobbit), attraversare le terre dominate dagli orchi e superare le prove della trasformazione della paura in coraggio, fiducia e fede nelle parole del Maestro, al fine di distruggere l’Anello, simbolo del legame “biogenetico e culturale” che la pulsione psichica ha con la libido, colpevole di ottenebrare i sensi, istigare azioni malvagie e suscitare odii, rancori e vendette. Attraverso le prove indotte dalla pulsione psichica razionale, rappresentata dall’immagine eloquente dello scorpione in grado di colpire a morte pur ‘retrocedendo’, l’alchimista apprende l’arte di riconoscere i molteplici volti del “diavolo” che rimane occulto, nascosto e invisibile nei sorrisi, nell’estetica e nelle forme convenzionali dell’educazione e dei ‘costumi morali’. L’Experientia diretta, o filtrata dalla lettura delle opere di Shakespire, Moliere e Montaigne, delle tragedie, delle commedie e dei giochi di coscienza messi in atto dalla Libido

Tra il 1440 e il 1550 emergono due concezioni alchemiche diverse: da una parte ci sono coloro che, come Leonardo, difendono i valori dell’anima che scaturiscono dall’Humus dei sentimenti generato dalla Via Umida (la linea rossa). Dall’altra si schierano gli alchimisti che imparano rapidamente la grammatica della pulsione e la retorica della libido e, come Michelangelo, affermano il primato dell’intelletto spirituale, della volontà e dell’autodeterminazione eroica nel processo di annientamento della causa del peccato e della degenerazione della pulsione creativa. La Via secca (la linea blu) più breve e difficile, prevede la preparazione di un solo vaso (il cervello), di un solo fornello (l’energia sessuale) e di una sola natura (la libido) affinchè il fuoco della coscienza (le dieci Virtù) bruci le proprie rappresentazioni egoiche sino alla meta del Sè naturale (il Bambino). La Via Umida, più lenta e sicura, attiva il triplice fuoco della trasformazione della consapevolezza sensoriale in comprensione e conoscenza della propria natura (istinti e pulsioni). La consapevolezza cognitiva del processo di degenerazione della pulsione creativa (i desideri del cuore) nelle molteplici rappresentazioni che emergono dal subconscio e dall’inconscio, libera gradualmente la mente dai retaggi karmici, culturali ed educativi. L’Arte Alchemica, non diversamente dalla pratica Buddhista, sintetizza l’esperienza creativa degli artisti con la ragione dei filosofi. Il filo rosso (l’alchimia interiore) si incrocia con il filo blu (la coscienza alchemica) sulla sommità della testa, metafora della capacità dei due emisferi cerebrali di tradurre gli insegnamenti in Symetria e Harmonia, le qualità che contraddistinguono la creatività del Sè individuale.

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LA VIA DELL’ARTE IL PENSIERO ALCHEMICO Il pensiero razionale alchemico non è frutto di una attività mentale monocerebrale, ma realizza una sintesi tra consapevolezza corporea (il senso di sè incarnato da Diana cacciatrice) e la comprensione spirituale dei bisogni, delle necessità e dei desideri dell’anima (la cultura solare di Apollo/Cristo). La pulsione psichica è la forza vitale naturale che non può essere inibita, annullata o ‘segregata’, ma deve essere riconosciuta ed elaborata creativamente daI due emisferi cerebrali (i due fratelli) in grado di selezionare, filtrare e decodificare le informazioni visive, sensoriali e simboliche che avvertono della presenza della libido creativa (il drago) all’interno del terrorio psichico individuale e collettivo. A volte è sufficiente un “bastone” per liberare l’anima dal circolo vizioso che la lega agli aspetti corcitivi indotti dalla coscienza razionale dominante. Altre volte è necessaria la “spada” di San Giorgio per liberarla dalla tentazione di assecondare i desideri indotti dalla libido creativa che non esita a distruggere e ridurre in cenere ogni cosa pur di realizzare gli scopi, i traguardi e le mete tracciate dall’ambizione materiale, sociale e spirituale.

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Nataliya Derev’yanko San Giorgio, 2005

universale, facilita una forma di comprensione della realtà (physica subterranea) in grado di espandere il campo della percezione e permettere alla mente di impugnare gli strumenti della ragione (la squadra isoscele) e della creatività razionale (la lira) finalizzata al godimento estetico, razionale e spirituale. La ‘Ratio alchemica’ è fondata sul principio di reciprocità dei comportamenti e di convergenza creativa della pulsione psichica (subconscia) e della libido (conscia) sullo stesso obiettivo: il piacere amoroso. La Via secca immaginata dall’arte alchemica non è praticata da coloro che inibiscono la pulsione psichica, mortificano i desideri del corpo o debellano la libido con la ‘fustigazione’ e la ‘cerebralizzazione’ del desiderio, ma è fondata sull’educazione della pulsione psichica (la bastonatura) affinchè emerga nei “due fratelli” ( i due emisferi cerebrali) la coscienza ‘illuminata’ dalle Virtù (il sole è il simbolo della cultura greca e cristiana) e la consapevolezza del subconscio (la luna balsamica). La trasformazione della pulsione in coscienza razionale avviene attraverso l’Experientia dei sentimenti particolari e individuali e la pratica della Ratio che emerge dalla trasposizione della conoscenza della natura umana in favole, metafore e allegorie. L’alchimista che impare l’Arte di trafiggere il drago (la libido creativa) e la pulsione psichica (il fuoco) che lo alimenta, sia sul piano sensoriale (l’intuizione di Diana) che su quello mentale (la cultura di Apollo), comprende il sottile gioco esercitato dai simboli di influire, nel bene e nel male, sulla pulsione psichica individuale e collettiva con riti, cerimonie, immagini sacre, stemmi, stendardi e forme di suggestione che fanno leva sulla frustazione dei desideri subconsci. Evolvere nella percezione del mondo “invisibile” suscitato dalla manipolazione del subconscio (Poseidone, privato della corona, fugge sconfitto), equivale al gesto di impugnare l’arco (la ragione si tende agli estremi) e le freccie (l’intuizione dei simboli) per cacciare i draghi dentro e fuori se stessi. Ciò significa realizzare un significativo atto di conversione all’Arte di trasformare in pochissimi anni la “coscienza corporea” del Bambino nella “coscienza corporea creativa” di San Giorgio, il cavaliere ‘senza macchia’ in grado di liberare l’anima dalla libido creativa finalizzata agli scopi (il Drago)


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THEATRUM CHEMICUM EMBLEMI DELLA CONOSCENZA INTUITIVA

Theatrum chemicum

Raffaello, 1504

San Giorgio e il drago


M H

THEATRUM CHEMICUM EMBLEMI DELLA CONOSCENZA INTUITIVA Giovanna Feltria

“Il cuore ha ragioni che la ragione stessa non conosce” (B.Pascal)

“Il vero Maestro è un uomo che ha l’abitudine di praticare tutte le virtù, che con la spada della saggezza ha reciso tutti i rami e sradicato tutte le radici del peccato, che ha disperso con la luce dell’intelletto le ombre oscure nelle quali è avvolto il peccato..., che possiede i sentimenti di un padre per tutti i suoi discepoli....(Bhagavad gita)

Alchimia della coscienza razionale

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Caravaggio Crocifissione di San Pietro, 1600.


EMBLEMA II LE RAGIONI DEL CUORE

Caravaggio La crocifissione di Pietro

L’alchimista che “seppellisce” il fuoco della pulsione creativa sotto la cenere (il badile) per amore dei figli, della famiglia, del partner o per adempiere a un dovere morale, etico o religioso o semplicemente “contrattuale”, evolve rapidamente nella coscienza razionale in cui le “ragioni del cuore” (il panno verde) sono prioritarie rispetto alle leggi o ai dogmi dello stato/chiesa. La “pietra grezza” che risulta dallo “scavo interiore” è il simbolo della coscienza razionale alchemica per sua natura laica, libera da pregiudizi, indipendente da giudizi preconfezionati, scevra da ogni presunzione e pretesa di assolutismo, l’unica in grado di conficcare al “chiodo” la coscienza morale indotta dalla dottrina o dall’ideologia.

La ricerca razionale della felicità La coscienza razionale emerge dai meccanismi inibitori che hanno origine nel sistema dell’educazione, della formazione e dello sviluppo dell’individuo sociale. La madre, la famiglia, la scuola, la religione, la cultura e l’etica di riferimento svolgono un ruolo decisivo nel limitare e indirizzare l’azione dell’individuo verso la realizzazione di scopi adeguati al modello sociale e morale trasmesso dalla coscienza storica collettiva. I sistemi di inibizione coattivi sono indotti dalle leggi, dallle regole e dagli schemi selezionati dalla razionalità costruttiva, politica ed economica, che ha il preciso scopo di contenere la pulsione psichica (la protesta, la rivolta, il rifiuto) e indirizzare la libido verso gli aspetti materiali dell’esistenza (il lavoro, il benessere e il comfort). Questa forma di coscienza razionale, indotta e poi subita dall’individuo, ha il pregio di trasformare l’energia psichica in lavoro attraverso ‘forme meccanicistiche’ che esulano dalla ricerca della felicità, considerata dai filosofi greci l’unica finalità dell’anima. Ancora oggi la “cultura condivisa” che emerge dalle storie del cinema confonde la vera felicità con il successo nel lavoro e l’agiatezza economica che ne consegue, anche se nel film “La ricerca della felicità” (G. Muccino, 2006), il protagonista innalza il “sacrificio di sè” come “strumento tecnico” di “resurrezione” dell’anima dalla stato di miseria, di disagio e insoddisfazione materiale. All’anima non sono concessi prestiti, fidi o aiuti finanziari e nemmeno deroghe al pagamento delle imposte; non sono permesse agevolazioni, aiuti o sostegni da parte di terzi. L’alchimista, come il protagonista del film, deve cercare di evolvere rapidamente la percezione critica, sensoriale, razionale, intuitiva nella “percezione cognitiva”, decisiva a risolvere i giochi matematici (il cubo di Rubik), comprendere i giochi di coscienza (la psicologia di vendita) e infine tradurre la propria esperienza in un modello vincente utile per trarre profitto dalle circostanze, dalle opportunità, dal caso e dal destino (il protagonista si mette in proprio e diventa ricco). L’alchimia della percezione che evolve dalla cancellazione del punto di vista personale e dall’uso degli strumenti della ragione alchemica conduce il protagonista ad affinare l’osservazione, individuare i modelli di successo e ad imitare le tecniche che permettono la

7. A Pandolfi

Natura umana, 2006 (il Mulino) 8. G. Muccino

La ricerca della felicità, 2006 (Film USA) 9. Joseph Campbell

Mitologia creativa, 1968 (Saggi Mondadori) 10. Freeman

Come pensa il cervello, 2000 (Einaudi) 11. A. Heller

Teoria dei sentimenti, 1984 (Editori Riuniti) 12. M.S. Gazzaniga

L’automa spirituale, 1991 (Laterza)

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Rembrandt,

Il Figliol prodigo, 1630

La parabola del figliol prodigo descrive la fase di trasformazione alchemica della pulsione psichica (il figlio più giovane) in pulsione creativa (abbandono della casa paterna, metafora della sicurezza materiale, economica e sociale). La “chimica” della pulsione psichica è l’evento iniziatico che segna il passaggio dalla coscienza adolescenziale autoreferente alla coscienza sociale in cui emergono i sentimenti di appartenenza alla tribù, alla comunità o a un ordine morale superiore. In questo breve arco di tempo, chiamata dagli alchimisti “iosis” (ingiallimento) e poi, più prosaicamente, “educazione sentimentale”, l’alchimista mette alla prova le capacità della mente di contenere la paura della morte, le pulsioni dell’eros e l’istinto di fuga. In questa fase la pulsione creativa (femmina) mette in crisi l’organismo biopsicosomatico (maschio) per cui la trasformazione chimica della paura in coraggio, della libido sessuale in amore e dell’istinto di fuga in “preghiera” è un fenomeno alchemico che l’individuo rivela dentro di sè in quanto inscritto nel codice genetico (istinto di equilibrio).

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realizzazione del sogno di ricchezza. Tuttavia il sogno rischia di rimanere tale se l’anima non decide di tradurre la pulsione psichica in amore, fiducia e fede nelle proprie risorse psichiche, mentali e spirituali. Will Smith viene abbandonato dalla moglie, ma non per questo rinuncia a prendersi cura del figlio (metafora della responsabilità paterna che predispone alle virtù) e coltivare dentro di sè la speranza di cambiare vita, lavoro e status economico. Le diverse fasi descritte dal regista (fase della stupidità, della corsa, dello stage e della riuscita) rappresentano simbolicamente i quattro atti di trasformazione della coscienza razionale (il business “sicuro” degli scanner) nella coscienza alchemica in cui la Mente si mette in gioco per evolvere su un piano superiore di conoscenza, scaltrezza, abilità organizzative e capacità strategiche. L’Arte alchemica è come uno stage di sei mesi senza paga in cui l’alchimista impara a sue spese la tecnica di trasmutazione del mercurio (la percezione), di trasformazione dello solfo (la pulsione psichica) e di sedimentazione del sale (la conoscenza) indispensabili per affrontare la vita, le prove, gli ostacoli e le difficoltà su un nuovo livello di comprensione, di esperienza e di conoscenza di sè e del mondo. L’alchimia della trasformazione della pulsione è descritta metaforicamente dalle dodici prove affrontate da Ercole, ma la trasformazione della coscienza razionale, conforme alle paure psichiche proiettate dall’anima, permane occulta nei fatti del Vangelo. Non può esserci trasformazione dell’identità (il sole) e della coscienza di sè (la luna) se l’individuo non si mette in gioco e persiste a razionalizzare la propria vita in rapporto alle richieste della società o del proprio ego. La vicenda del duplice rinnegamento di Pietro descrive metaforicamente la paura dell’individuo di riconoscere dentro di sè la presenza della pulsione creativa in cui è racchiuso il potere “cristico” (l’istinto del cuore) di realizzare i desideri, le aspirazioni e il destino dell’anima. Cristo riconosce in Pietro il comportamento autoinibitorio dell’individuo che nega l’azione istintiva, la pulsione psichica e la libido sociale (la triplice negazione/i tre carnefici) al fine di costruire la coscienza morale in grado di fondare le istituzioni educative, la religione, gli ospedali e la Chiesa, ma non il “Tempio” della verità.


La vicenda del rinnegamento di Pietro è ambientata in un posto di guardia dove i soldati fuori servizio si rillassano giocando a carte. La prima a credere di riconoscere Pietro è la portinaia del Sinedrio (percezione soggettiva). Anche un servo armato del Sommo Sacerdote, parente di quel Malco a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, ricorda di averlo visto nell’orto degli Ulivi (percezione oggettiva). Infine il terzo accusatore si trova all’estremità del tavolo e indica Pietro ai soldati con il gesto delle dita (percezione deduttiva)

Gerard Seghers,

Negazione di Pietro, 1620 - 1625

Il rinnegamento di Pietro: istinto di vivere e istinto di felicità Il senso di responsabilità di Pietro, la “prima pietra” fondamento della “coscienza razionale, religiosa e civile” dell’individuo, della famiglia e della società, emerge dal fenomeno inibitorio che precede “il canto del gallo”, metafora eloquente della pulsione creativa (il gallo) in grado di fecondare e soddisfare i desideri dell’anima psichica (piacere, confort, edonismo, amore, creatività e appagamento interiore). Ciò significa che le regole epigenetiche della conservazione della specie si trasmettono di generazione in generazione allo scopo di preservare l’individuo e la collettività dalla “follia omicida” generata dal bisogno materiale, dal desiderio psichico e dalla libido incontrollata. Il senso di responsabilità, la prima di queste regole, si traduce nella ricerca della sicurezza sociale ed economica in grado di garantire la soddisfazione dei bisogni primari, la ricchezza e il possibile conseguimento della felicità materiale. Per gli alchimisti l’individuo razionale (Pietro, il pescatore), che evolve la pulsione psichica in coscienza razionale finalizzata alla soddisfazione dei bisogni primari, è chiamato, volente o nolente, ad affrontare l’insanabile dualismo di scelte che è alla base dell’insoddisfazione interiore : condurre una vita “morigerata” o abbandonare tutto per aderire agli insegnamenti di Gesù, artefice della trasformazione “chimica” della pulsione psichica in energia “elettrica”, creativa e cognitiva. La vita “morigerata” di chi rinnega la pulsione creativa che “arde” nel “cuore di Gesù”, e cioè all’interno di ogni individuo che collega il cuore (l’istinto di vivere) con l’emisfero destro (l’istinto di felicità), genera inevitabilmente il comportamento conformista, pigro e apatico dell’individuo che ha paura persino della sua “ombra”, ma è ligio ai doveri e osservante delle leggi. Pietro (la coscienza morale acquisita) abbandona ogni paura e decide di seguire l’istinto di felicità (l’irruenza della passione), per poi rinnegare “prima del sorgere del sole” (l’Albedo alchemica), la possibilità di trasformare la pulsione creativa (Gesù) nella coscienza spirituale (Cristo), l’unica in grado di soddisfare le aspirazioni dell’anima razionale (fiducia, fedeltà, sincerità, amore vero, lealtà e trascendenza) e “insegnare” all’anima psichica l’Arte di godersi la vita attraverso le facoltà creative e ludiche del corpo/coscienza..

La vicenda del rinnegamento di Pietro è interpretata dall’Alchimia rinascimentale come la “secolare” incapacità dell’individuo razionale di collegare l’istinto di vivere (il karma) con l’istinto di felicità (il dharma). Pietro rinnega di essere seguace di Cristo, negando per tre volte di essere stato artefice delle azioni ‘ispirate’ dall’istinto, delle pulsioni e dalle ragioni del cuore. Il “cuore di Gesù/ Cristo”, metafora del “filo del destino”, è il nucleo della vicenda. Pietro, colto dalla paura della morte, nega di essere stato insieme con Gesù nel Sinedrio, di aver tagliato l’orecchio a Malco nell’orto degli ulivi e di essere in sua compagnia nel momento del suo arresto. il triplice diniego non scaturisce semplicemente da un atto di codardia, ma sorge dall’inconscio come atto suggerito dall’istinto di vivere (il karma). Il salto nel buio, ovvero il coraggio di seguire l’istinto di felicità (il dharma) avverrà in seguito, crocifiggendo definitivamente l’istinto di conservazione con le facoltà dell’autocritica, dell’autocoscienza e della sospensione di giudizio.

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L’Ultima Cena dipinta da Leonardo è un trattato di alchimia della coscienza. Gli Apostoli sono disposti in quattro gruppi di tre per rimarcare la progressiva evoluzione della coscienza razionale (la pietra grezza) nella coscienza razionale- creativa (rosso) e intuitiva- cognitiva (blu) peculiare della coscienza ‘transpersonale’ di Cristo (la pietra filosofale). La triade di “fuoco” composta da Giuda (l’istinto del cuore), Pietro (la pulsione del cuore) e Giovanni (la ragione del cuore) e la triade di aria composta da Giacomo (ragione intuitiva), Tommaso (ragion critica) e Filippo (ragione sensoriale) ‘converge’ alchemicamente nel “santo grall”, il vassoio in grado di contenere il “cibo spirituale”, sintesi di esperienza e ragione, istinto e intuizione, amore e conoscenza . Leonardo, 1498 Ultima Cena

Tarocchi Jerofante, il papa alchimista

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La razionalità anagogica Il Vangelo è inteso dagli alchimisti rinascimentali come la più elevata espressione della conoscenza ‘pertinente’ la coscienza delll’uomo, per cui in ogni evento descritto, raccontato o ‘immaginato’ dagli evangelisti descrive un particolare atto del ‘processo’ di trasformazione dell’identità di Gesù nella coscienza umana, creativa e cognitiva di I.N.R.I e infine nell’intelletto intuitivo e spirituale di Gesù Cristo. Gli apostoli, come sapientemente decodificato da Leonardo nella rappresentazione dell’Ultima Cena, rappresentano i quattro temperamenti, ovvero i quattro sostrati di materia che la coscienza razionale deve sperimentare per evolvere in coscienza critica (terra), sensoriale (acqua), intuitiva (aria) e trascendente (fuoco). Pietro incarna il senso di responsabilità, la razionalità costruttiva, l’ordine morale, il principio educativo e religioso, la saldezza dei dogmi, la fermezza etica e le convinzioni spirituali che rappresentano la quintessenza dell’uomo morale e religioso Tuttavia il Vangelo occulta nella vicenda della sua crocifissione uno degli episodi ‘salienti’ della vita di ogni alchimista. Caravaggio esegue il dipinto su commissione, ma è consapevole del significato anagogico del tema. San Pietro viene crocifisso a testa in giù non tanto per rispettare una usanza in voga nel tempo, quanto piuttosto per ribadire un concetto caro all’alchimia cristiana che introduce all’interno del pensiero razionale cattolico il seme del dubbio, della riflessione e dell’autocritica. Chi meglio di San Pietro, padre fondatore della religione cristiana e primo papa della chiesa cattolica, può comunicare ai suoi successori il “cuore” (il telo verde/amore) della trasformazione della coscienza razionale, interprete delle sacre scritture e artefice dei dogmi, nella coscienza di Cristo? Nella logica alchemica San Pietro incarna il principio inibitore della pulsione creativa (Saturno diventa sposo di Venere) indispensabile per incanalare l’energia psichica all’interno di modelli codificati dalla religione, dalla legge e dai costumi sociali. L’individuo che ‘colloca’ Saturno/San Pietro sulla sommità del Paradiso è motivato dall’ambizione sociale (vita esteriore) e dal desiderio di ‘salvezza’ (vita interiore), al punto da sacrificare l’stinto di felicità pur di conquistare le “chiavi” del paradiso materiale/psicologico.


Frate Basilio Valentino, 1550 circa CHIAVE I: i due agenti della Prima Opera e la loro preparazione Da “Le XII chiavi de la filosofia.”

Per gli alchimisti il principio ordinatore di Saturno è indispensabile nella realizzazione del mondo materiale (il sacrificio di Noè), ma è di pessimo aiuto per procedere nell’elevazione della coscienza sui piani spirituali. Frate Basilio Valentino scrive di “collocare Saturno in spregevolissima condizione all’interno del nostro magistero” e lo spedisce nel mondo sotterraneo (il Fondo cielo) in cui diventa una cosa sola con Vulcano, lo zoppo. L’evento, di per se stesso puramente simbolico, ha un profondo significato evolutivo che si può sintetizzare come una consapevole rinuncia ad arrogarsi dei “criteri di misura” e degli “strumenti della ragione” messi a disposizione dalla coscienza razionale per esercitare un qualsiasi “potere temporale”. Il rovesciamento della posizione di Saturno/San Pietro dall’alto verso il basso, congiunto all’atto di crocifissione della libido di esercitare sulla “terra” il potere spirituale conferito dai “misteri della fede”, è un atto che segna l’inizio dell’Arte Alchemica (la Chiave I di Frate Basilio) e la nascita di una nuova forma di consapevolezza razionale (il contenitore a forma di cuore) da cui scaturisce il fuoco alchemico (la coscienza razionale creativa) in grado di scacciare il lupo (la libido), in qualunque forma si presenti. Caravaggio enfatizza nel volto di Pietro e nel suo gesto di sporgersi in avanti, l’irosa impazienza di “inchiodare” la tentazione secolare di interferire sulla coscienza civile e i costumi morali e comunica, tra le righe, una decisa intenzione di rovesciare il modello di “conoscenza” che da secoli domina la società occidentale. Il papa alchimista, rappresentato nei tarocchi dalla lama dello Jerofante, simbolo dell’individuo che decide di prendersi cura della propria anima psichica con senso di responsabilità, amor proprio e fiducia razionale nelle proprie potenzialità evolutive (i tre fiori della Regina), non detiene nessun potere. Anzi, rovesciando di proposito il paradigma della società occidentale che “incorona Re” chi detiene lo “scettro della conoscenza” (sacerdoti, scribi e farisei), l’alchimista sospende (l’Appeso) ogni forma di giudizio facendo proprie le parole del Vangelo. “Non giudicate, per non essere giudicati; perchè col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate, sarete misurati” (Mt - 7, 1-2)

Saturno viene spedito nel sottosuolo insieme a Vulcano per purificare la coscienza razionale laica (la pietra grezza) dalle tentazioni della libido. Il vegliardo cucina la pietra attraverso il fuoco dell’autoanalisi, dell’autocoscienza e dell’autocritica, le tre modalità razionali maschili (il Re), fino alla completa trasformazione della coscienza ordinaria nella coscienza corporea femminile (la Regina) da cui ’sboccia’ il fiore della “Virtù ”. La trasformazione della pietra grezza nella pietra filosofale, simbolo di perfezione morale, etica e spirituale, avviene attraverso i criteri di misura della percezione (la coda di pavone) e i valori spirituali che evolvono nell’anima (i tre fiori) . Attraverso gli insegnamenti alchemici (la lunga lingua) l’alchimista brucia la libido istintuale (il lupo) e inizia l’Opera dello iosis (filosofia della conoscenza).

Tarocchi L’uomo appeso

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THEATRUM CHEMICUM ALLEGORIE DELLA CONOSCENZA INTUITIVA

“La comprensione umana va oltre la spiegazione. La spiegazione è sufficiente per la comprensione intellettuale o oggettiva delle cose astratte e materiali. E’ insufficiente per la comprensione umana. Comprendere comporta necessariamente un processo di empatia, di identificazione e di proiezione. Sempre intersoggettiva, la comprensione richiede apertura, simpatia, generosità.” (Edgar Morin)

Lo sguardo di Sant’Anna dalla percezione morale alla comprensione razionale intuitiva Il filo obliquo che collega l’occhio destro di Sant’Anna con quello della figlia e con l’occhio sinistro del Bambino descrive in sintesi il dinamismo cerebrale con cui il sistema percettivo oculare si connette con l’inteprete dei sentimenti morali (l’emisfero sinistro di Sant’Anna), l’interprete dei bisogni del corpo (l’emisfero sinistro della Madonna) e l’artefice delle emozioni dell’anima (l’emisfero destro del Bambino). La consapevolezza del significato delle immagini è dato dal collegamento dell’occhio destro con l’emisfero sinistro, mentre l’occhio sinistro connesso all’emisfero destro è specializzato nella percezione del corpo nello spazio (senso di sè)

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Leonardo,1508 Sant’Anna, La Madonna e il Bambino Eccles. 1990 Laterizzazione della corteccia cerebrale


cuore

cervello

I nversione delle radici dell’albero della conoscenza.

La percezione dell’anima razionale Per gli alchimisti rinascimentali la ‘comprensione della verità’ è essenzialmente un atto di “incarnazione” consapevole dell’esperienza umana all’interno della mente; atto riconosciuto dal sistema della percezione (mercurio), indotto dalla ‘retroazione’ esercitata dalla memoria (sale) e ispirato dal desiderio di evolvere la pulsione psichica (lo solfo) in consapevolezza sensoriale, coscienza di sè e comprensione logica. Leonardo sintetizza nel dipinto “Sant’Anna, la Madonna e il Bambino” il modello di esperienza che si deve ‘incarnare’ nel cervello dei suoi allievi, affinchè sia chiaro, visibile ed esplicito che la ‘ricerca della verità’ non può pre-scindere dalla “Via Umida” (il filo obliquo) che collega la coscienza razionale intuitiva di Sant’Anna (l’emisfero sinistro delle donne), con lo sguardo amorevole della figlia (l’anima emotiva e razionale delle madri) e la consapevolezza ‘giocosa’ dei sentimenti corporei (Gesù Bambino) che evolvono dalla percezione delle sensazioni e dalle emozioni (l’agnellino). In una unica immagine Leonardo descrive in sintesi il primato del ‘metabolismo’ intuitivo femminile (l’humus alchemico) su quello maschile, sterilmente intento ad elucubrare in disquisizioni teologiche, squisitamente erudite, sulla ‘certezza’ della Fede fondata sulla Verità dell’esistenza, del sacrificio e della resurrezione di Cristo. Ancora oggi preti, studiosi e interpreti delle Scritture dichiarano che privi di questa certezza non è possibile ‘ricevere’ l’esperienza della rivelazione cristiana e invitano l’ anima a un supremo atto di fede (non sostenuto dalla ragione) affinchè la razionalità sensoriale, per sua natura laica e miscredente, ma nello stesso tempo insicura e “ignorante”, ascolti la ‘pulsione del cuore’ (Pietro) di affidarsi alle cure di “Madre” Chiesa. Questo meccanismo psicologico di “manipolazione” subconscia dell’anima psichica viene rovesciato dal paradigma alchemico che afferma invece il ruolo primario dei sentimenti corporei, dell’eros e della propriocezione psichica nel processo di trasformazione alchemica della pulsione creativa (Il Bambino) nell’anima razionale (la Madonna) in grado di elaborare la cura del corpo, il nutrimento affettivo, la protezione della prole, l’amore filiale, la comprensione dei bisogni e il senso di responsabilità verso gli altri e se stessi, nei valori fondativi della coscienza morale

L’INVERSIONE DELLE RADICI Il velo trasparente che copre la testa della madre di Maria occulta il tracciato ‘neurologico’ che sostiene “l’albero” della filosofia alchemica. Lo sguardo di comprensione di Sant’Anna, sintesi dell’esperienza, della conoscenza e della saggezza delle madri, è il risultato di una naturale opera di trasformazione delle sensazioni cognitive in sentimenti morali, valori etici e principi spirituali. Per l’Arte Alchemica “quel che la natura compie in eoni di tempo”, può essere compiuto in pochi anni con un artificio. Ciò significa che la “Percezione morale”, peculiare dei saggi che hanno conoscenza della vita e osservano i fenomeni con ‘razionalità cognitiva’ (l’albero filosofale), può essere assimilata per induzione , deduzione e intuizione ( i tre fili orizzontali) invertendo le polarità magnetiche del cervello. L’inversione del magnetismo nei due emisferi (l’inversione dei nodi lunari) avviene quando la razionalità intuitiva delle donne e l’immaginazione razionale degli uomini si incontrano nel corpo calloso, la membrana che di fatto divide l’umanità dallo stato di perfezione androgina.

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Gesù Bambino (consapevolezza sensoriale) cresce, si sviluppa e apprende dalla madre il significato dei sentimenti particolari (odio, rancore, gelosia) e dei sentimenti individuali (amore, rispetto, fiducia). Albrecht Durer intuisce che Gesù tra i dottori segna il passaggio dalla coscienza sensoriale alla coscienza razionale intuitiva in grado di discriminare i sentimenti particolari ( i tre uomini senza libro) e gli esponenti della conoscenza razionale fondata sull’interpretazione della Parola, del Testo e della Dottrina ( i tre dottori). Gesù elenca con le dita i sentimenti morali, i valori etici e i principi spirituali “incarnati” attraverso la condivisione della “percezione morale universale’ che emerge dalla coscienza corporea cognitiva delle donne, dei saggi e degli alchimisti. Albrecht Durer, 1506 Gesù dodicenne tra i dottori

“In genere, è difficile giudicare i sentimenti, però dobbiamo farlo. E’ difficile anche distinguere tra sentimenti individuali e particolari, poichè questi ultimi si manifestano raramente e vengono per lo più razionalizzati attraverso il meccanismo di difesa. Persino il lupo non confessa all’agnello che vuole divorarlo perchè ha fame, dice invece di essere stato calunniato da lui o da sua madre. “Levare la corteccia” della razionalizzazione è il grande compito per conoscere gli uomini e sè stessi, un compito che bisogna continuamente risolvere. Sentire significa essere coinvolti in qualcosa. E noi siamo coinvolti anche nella conoscenza e nel giudizio del mondo emozionale nostro e degli altri. Senza questo non potremmo conservare nè espandere il nostro io, indipendentemente dal fatto che siano particolari o individuali i sentimenti coi quali ci rapportiamo al mondo in cui viviamo”. Agnes Heller, Teoria dei sentimenti

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razionale (Sant’Anna). La razionalità istintiva delle madri è il nucleo portante della spiritualità alchemica in quanto include sentimenti morali e valori etici che trascendono la specificità istintuale biologica. Il sacrificio di sè, rappresentato simbolicamente dal cigno che si ferisce il petto pur di sfamare la prole, è il principio trascendente in grado di sublimare l’istinto di conservazione, la libido egocentrica e il senso di responsabilità in amore vero, razionale, autentico, consapevolmente ispirato dalla fede nei processi alchemici di metamorfosi dell’anima psichica (Maria) attraverso le “potenze” intuitive (la Vergine), creative (la Madonna) e cognitive (Assunta, Immacolata, Madre Misericordiosa e Regina del cielo). Sant’anna rappresenta dunque la coscienza morale razionale in grado di sostenere “sulle sue ginocchia” il peso della trasformazione dell’anima alchemica (la Figlia), capace di “protendersi in avanti” e agire per sostenere a sua volta i naturali processi di evoluzione delle sensazioni corporee in consapevolezza sensoriale (Gesù Bambino), coscienza di sè (Gesù fra i dottori) e comprensione logica dei sentimenti incarnati (Gesù falegname). Questo schema ‘discendente’ in cui è l’operatore della coscienza (lo sguardo di Sant’anna) a influire sul corpo fisico (Gesù Bambino) attraverso le funzioni mediatrici dell’anima razionale, è stato riconosciuto anche dalla moderna neuroscienza quando afferma che “la coscienza rappresenta un livello superiore di autoorganizzazione: è un parametro di ordine e un operatore che entra in gioco nel ciclo azione-percezione quando un’azione sta per concludersi e quando inizia la fase di apprendimento della percezione” (Freeman, 2000). La coscienza morale razionale è un operatore dinamico in grado di sostenere con le parole, i consigli, le raccomandazioni o con sguardi di approvazione e comprensione le attività della mente, così come le gambe di Sant’Anna sostengono il corpo della figlia. In questo modo le facoltà razionali che operano attraverso una selezione ininterrotta di informazioni, di imput sensoriali e di intuizioni (mente sensoriale), diventano funzionali alla “direttive” della percezione morale (il maestro interiore) in grado di regolare e influenzare l’azione istintiva in relazione ai sentimenti-guida pre-scelti.


L’alchimista che collega i sentimenti individuali (il cuore) con l’emisfero sinistro (l’interprete) e rovescia le priorità della propria vita (i pesci/sentimenti-guida) al punto da anteporre la felicità morale dell’anima alla felicità materiale, inizia a far emergere in superficie i ricordi, le esperienze e i traumi dal proprio passato (memoria subconscia). Nello stesso tempo inizia la fase (iosis) di selezione e discriminazione dei modelli culturali, degli insegnamenti, delle letture e delle amicizie che rappresentano (o non rappresentano) la filosofia morale dell’anima (memoria iperconscia). La comprensione delle esperienze ( ) e la conoscenza della verità dell’anima ( ) procedono (come i due pesci) sullo stesso piano (l’acqua salata del mare), metafora della memoria evolutiva e spirituale peculiare della “mente androgina”. I. Waite, 1678 Musaeum Hermeticum

Leonardo affida all’interprete delle esperienze (l’emisfero sinistro/il maestro) il compito di guidare “l’interprete dei sentimenti (il discepolo) a prendersi cura dell’evoluzione della mente sensoriale in coscienza corporea, creativa e cognitiva. E’ attraverso le “modalità della percezione” attivate dalla coscienza razionale e intuitiva delle donne (l’interprete dei sentimenti) che l’alchimista evolve rapidamente in comprensione delle esperienze e conoscenza della verità morale. Leonardo invita ai suoi discepoli a cercare la verità nelle immagini; la verità alchemica che non si trova nelle profondità abissali esplorate dall’indagine razionale filosofica o psicologica, ma sulla “superficie del mare”. Il “mare nostrum” degli alchimisti non è popolato da mostri mitologici da affrontare, metafora del subconscio in cui albergano paure irrisolte, ma è una superficie calma e piatta, a significare che il processo di autocoscienza, di autoconoscenza e di autonalisi fondato sulla percezione di sè (autoavvertimento psichico, propriocezione, introspezione) e del mondo esterno (proiezione, visualizzazione e immaginazione) ha portato a galla la verità riposta, nascosta e occultata nell’inconscio e nell’iperconscio collettivo (i due pesci). La verità dell’Anima, come quella trasmessa dai filosofi greci, si trova sulla “superficie delle cose” ( ) o nel riflesso delle immagini” ( ), per cui deve essere “avvistata” dal sistema della percezione e non esplorata dalla razionalità scientifica. La Verità emerge ciclicamente nelle opere degli artisti e dei filosofi che, come Socrate, imparano “l’Arte della conoscenza” dalle donne esperte della vita (Diotima), dalle dee che percepiscono in anticipo il cambiamento dei tempi (le Muse) e dalle ninfe (Leda e Zeus) che avvertono psichicamente la presenza invisibile della Verità, dell’Eros e della Bellezza nelle parole e nelle immagini dell’Arte, della Cultura e della Moda. Ecco allora che l’Arte Alchemica, come i due marinai collocati sulla prua della barca (Il senso di sè e l’interprete), non indaga sul significato delle parole, ma “avvista e decodifica” i simboli prodotti dalla triplice trasformazione della coscienza corporea (Il Bambino e l’Agnellino) in coscienza corporea creativa (san Giorgio e il Drago) e cognitiva (l’arcangelo Michele sconfigge Satana)

L’emisfero sinistro è prevalente per le sue abilità nel linguaggio e nell’ideazione (sistema logico-deduttivo) e svolge il compito di gestire la complessa e incessante attività modulare e parallela di tutto il cervello con uno speciale sistema di controllo e sintesi, detto interprete o meccanismo innato di interpretazione. Esso è perennemente in cerca di un ordine, di una ragione e di un significato degli eventi. L’interprete permette di riflettere sulle varie azioni, sul proprio io pubblico e privato, su quello che gli altri pensano di noi in rapporto a quello che noi pensiamo di noi stessi. “L’interprete, con le sue capacità di compiere inferenze, ovvero sviluppare ipotesi sugli eventi interiori e su quelli del mondo esterno, è il sistema che attiva il processo di formazione delle nostre credenze (Cazzaniga, 1991)”. Le credenze guidano, controllano e dettano le regole del comportamento. La coscienza diventa il prodotto finito dell’interprete insediato nel cervello sinistro, le cui produzioni sono riferite e perfezionate dal sistema del linguaggio. G. Ronconi, Il cervello e la mente.

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INIZIAZIONI ALL’ARTE I CODICI DELL’ESPERIENZA CREATIVA Marta Breuning

“Le strutture della nostra mente, che permettono la conoscenza dei fenomeni, la rendono incapace di andare al di là e al di qua, nella natura profonda del reale. E’ incredibile che la conoscenza si levi da un prodigioso iceberg di non conoscenza del nostro rapporto con noi stessi, con il nostro cervello, con il nostro sistema computazionale neuronale. L’ignoto non è soltanto il mondo esterno, siamo soprattutto noi stessi” (Morin, 1993)

BRUEGHEL: ELOGIO DELLA LUCIDITA’

13. A. Maslow

Verso una psicologia dell’essere (Casa Ubaldini, 1971) 14. E. Morin

Introduzione al pensiero complesso (Sperling e Kupfer, 1993)

15. Julia Kristeva

Bisogno di credere. un punto di vista laico (Donzelli Editore, 2006) 16. Marco Vannini

La morte dell’anima Dalla mistica alla psicologia (Casa Editrice Le Lettere, 2003 17. Garavaso e Vassallo

Filosofia delle donne (Editrice Laterza, 2007) 18. Romano Gasparotti

Filosofia dell’Eros (Bollati Boringhieri, 2007)

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La ricerca di Brueghel è concentrata nello sguardo lucido e impietoso con cui descrive minuziosamente, fino al dettaglio più ironico o aberrante, la realtà del suo tempo. Acuto osservatore del rapido processo di disgregazione morale innescato dalla cultura del profitto, della speculazione e della ricerca del benessere individuale e di gruppo a scapito dei valori morali, dei comportamenti etici e delle aspirazioni spirituali dell’anima, Brueghel si appropria dei codici interpretativi degli artisti alchemici e compone alcune delle opere più espressive del pensiero rinascimentale. La “Grande Torre” non vuole essere una denuncia sulla incomunicabilità dei molteplici linguaggi (la torre di Babele) che strutturano il sapere occidentale, ma sintetizza un paradigma fondamentale dell’Arte alchemica: l’elevazione del pensiero verso le sommità della comprensione razionale e della conoscenza intuitiva della verità avviene procedendo dall’interno dell’essere e non dall’esterno. Il concetto diventa eloquente se si confrontano le due parti esterne dell’ edificio con la parte interna. Mentre la parte sinistra (la razionalità scientifica) si arresta sul VI livello (la conoscenza razionale), la parte destra della torre (le credenze religiose) si arresta sul II livello (l’intuizione sensoriale), metafora dell’incapacità della fede di sostenere il ricercatore con prove, esperienze e verifiche empiriche. L’alchimista rinascimentale non si preoccupa di formulare teorie, assiomi e principi filosofici totalizzanti in quanto percepisce una scala di valori universali nel processo di trasformazione della consapevolezza di sè (VII) in comprensione spirituale (VIII), conoscenza iniziatica (IX) e realizzazione della coscienza omnicomprensiva (X). Dal centro della Grande Torre emergono altri quattro livelli e non è privo di significato che il penultimo piano, quello della conoscenza iniziatica (Sophia), sia occultato da una nuvola bianca. La costruzione alchemica è ben radicata all’interno poichè ogni apprendistato alla lucidità di pensiero procede “dall’apprendistato dell’autosservazione” (E. Morin) e tale processo “non è mai compiuto una volta per tutte, ma deve essere continuamente ricominciato (rigenerato). La rigenerazione del pensiero avviene attraverso un percorso circolare che evolve a spirale verso l’alto senza mai


Peter Brueghel

La Grande Torre, 1563 La Torre centrale, particolare La Piccola Torre, 1563

BRUEGHEL ATTO SECONDO L’ASCENSIONE ALCHEMICA L’ascensione spirituale concepita da Brueghel nell’immagine della Piccola Torre descrive il processo di rigenerazione spirituale del pensiero razionale che avviene ad opera della percezione. La struttura ‘cognitiva’ si affina e si eleva verso una comprensione anche sofisticata della verità integrando senza soste i prodotti simbolici (fiabe, miti, leggende, allegorie, metafore ed emblemi) della cultura alchemica. L’opera realizzata dall’anima attraverso le facoltà corporee creative (il Sè istintuale) è per sua natura priva di elaborazioni concettuali e “occulta” una verità che può essere rivelata dalla conoscenza simbolica (il sesto piano è parzialmente coperto di nubi)

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SAN PAOLO ATTO SECONDO IL KARMA DELLA RAZZA Ebrei, mussulmani e cristiani condividono tra loro una sola cosa: la libido spirituale di voler perpetuare nei secoli il primato della propria “coscienza illuminante” su tutte altre fedi. L’intelletto translogico degli ebrei, la razionalità emotiva dei mussulmani e l’intelligenza ‘plastica e sintetica’ dei cristiani si arrogano l’elezione della propria razza (la carne e il sangue) come depositaria della “Verità suprema”. Per gli alchimisti rinascimentali, che identificano in San Paolo il modello di liberazione dal “karma“ di essere nato, cresciuto e riconosciuto ebreo, la religione, così come le leggi, le cerimonie e i riti di gruppo, modellano una forma di coscienza che ostacola (corrompe) il processo naturale di autotrascendenza attivato dall’alchimia dei sentimenti e delle pulsioni. “Quello che affermo, o fratelli, è che nè la carne nè il sangue possono possedere il Regno di Dio (la coscienza corporea spirituale), nè la corruzione può ereditare l’incorruttibilità.....Quando questo elemento corruttibile (la coscienza di gruppo religiosa), avrà rivestito l’immortalità (la coscienza corporea spirituale), allora si compirà la parola che è stata scritta: “la morte (della libido spirituale) è stata assorbita nella vittoria (la comprensione spirituale del Redentore). Dov’è la tua vittoria (comprensione), o morte (libido)? Dovè il tuo pungiglione, o morte? il pungiglione della morte (libido spirituale) è il peccato, la forza del peccato è la Legge.” (Corinzi, 15, 35-56)

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P. Brueghel, Conversione di Saulo, 1567

perdere il filo del discorso, lo stesso che ha origine dal nucleo critico da cui proviene l’anima che anela conoscere la verità. Se “La Grande Torre” è un esplicito invito a rivolgere l’analisi razionale verso la dimensione interiore dei sentimenti, considerati il nucleo “roccioso” che facilita l’elevazione del pensiero intuitivo verso la sommità, la “Piccola Torre” descrive il percorso evolutivo compiuto dal pensiero che integra dentro di sè la “luce” che penetra attraverso le “numerose aperture” prodotte dalla “consapevolezza, comprensione e conoscenza” delle immagini recepite dal sistema della percezione. La “Piccola Torre” è traforata di aperture, metafora del ruolo svolto dall’Arte alchemica’ nell’illuminare le zone oscure della coscienza; è attraverso l’evoluzione della percezione critica in intuizione sensoriale, consapevolezza razionale e comprensione delle immagini che il pensiero rigenera se stesso, modificando la propria prospettiva e ampliando fino all’orizzonte il campo della “decodificazione” simbolica della realtà e della verità. Emblematica è in questo senso la vicenda della conversione di Saulo dipinta da Brueghel. Il santo è dipinto al centro di una lunghissima fila di soldati che ascendono verso la sommità della montagna, rappresentato in dimensioni molto ridotte, come uno fra i tanti, a simboleggiare il carattere “quasi banale” della conversione, interpretata come un cambiamento della visione personale in rapporto ai numerosi ruoli che la coscienza individuale deve interpretare per arrivare a comprendere (in cima alla vetta) l’essenza della natura umana. Una, cento, mille sono le “cadute da cavallo” che possono espandere la percezione di essere un “peccatore” come gli altri, così come è sufficiente una sola “conversione” per iniziare il processo di “svuotamento” (kènosis) della coscienza preformata dalle regole e dalle leggi per perpetuare la specie, le credenze sociali e la famiglia (il karma della razza). Raffaello individua in “San Michele” il punto più elevato della “comprensione razionale intuitiva” (la Vittoria) realizzata da San Paolo, l’unica in grado di liberare l’individuo dalle costrizioni dettate dall’influsso culturale, religioso e spirituale esercitato dalla “setta di appartenenza” (satana) e di azzittire il “pungiglione’ della morte.


M H

ARS CHEMICA EMBLEMI DELL’ESPERIENZA CREATIVA

Ars Chemica

Raffaello, 1518

San Michele sconfigge Satana


M H

ARS CHEMICA EMBLEMI DELL’ESPERIENZA CREATIVA Cecilia Gallerani, Marta Breuning, Lucrezia Crivelli

HOLY SMOKE ISTINTO DI CONOSCENZA

Leonardo,1483 La Vergine delle rocce

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OPERA AL GIALLO ATTO PRIMO COSCIENZA CORPOREA PSICHICA

La “Bottega” del Maestro Nel Rinascimento i giovani artisti entravano

talento, stile e linguaggio espressivo in forme

a far parte della bottega del Maestro per

autonome e originali e progressivamente si

scoprire i talenti naturali (pittura, scultura,

allontana dal Maestro (Giovanni nel deserto)

ebanisteria, orificeria, ecc..), sviluppare le

per

abilità manuali ed espandere le qualità della

dall’insorgere della “coscienza corporea

percezione per apprendere in tempi brevi i

creativa”, in cui diventano pressanti i bisogni

segreti dell’arte. Il tirocinio durava nove anni

autoaffermativi dell’ego e dell’ambizione

suddiviso in 6 fasi di 18 mesi. Nelle prime

materiale, sociale e professionale (Giovanni

tre fasi l’allievo doveva sottostare alle regole

predicatore). Ci sono artisti che completano

della bottega ed eseguire unicamente lavori

il periodo formativo fino in fondo (Botticelli e

di decorazione, rifinitura e completamento

Leonardo), mentre altri, dopo pochi anni di

delle opere iniziate dal maestro. Questo

apprendistato

periodo di formazione corrisponde allo iosis

l’istinto di conoscenza che emerge spontaneo

(Opera al Giallo), la prima delle Opere che

nel

l’alchimista (San Giovannino) affronta quando

“coscienza corporea” in “coscienza corporea

decide di seguire un maestro dell’arte, un

creativa”

guru spirituale, una disciplina, una filosofia o

trasformando il proprio corpo

una istruzione superiore. Nelle tre fasi

“perfetto”

successive l’artista espande la “coscienza

conoscenza (Giovanni Battista)

corporea”, affina la propria arte (percezione)

esplorare i limiti della ragione e della fede,

e si cimenta da solo, o in gruppo, a realizzare

“annerire” le funzioni razionali del cervello (la

i lavori commissionati alla Bottega. In questo

decapitazione) e proiettare l’argentum vivum

secondo periodo l’artista sviluppa il proprio

(lo spirito santo) sui soggetti da conoscere.

realizzare

le

seguono

processo

di

opere

generate

impulsivamente

trasformazione

(Caravaggio

strumento

e

della

Raffaello), in un

alchemico

di

in grado

La coscienza corporea psichica, istintiva nel bambino che cresce e innata nelle donne, è il punto di partenza dello iosis, la prima opera dell’arte alchemica. Lo iosis, (Citrinas o Xanthosis), significa letteralmente ‘ingiallimento’ della materia cerebrale e allude a un processo chimico di sedimentazione del nitrato di solfo (il sale della conoscenza dell’energia psichica) all’interno del primo vaso dell’alchimia (il cervelletto). La coscienza corporea femminile è la soror mystica arteficie di tutti i processi alchemici di trasformazione delle sensazioni e delle percezioni in mente sensoriale, razionale, intuitiva, cognitiva e creativa. Il corpo femminile occulta una sapienza istintiva del processo di trasformazione della pulsione psichica in anima, prima psichica e poi razionale. Coscienza corporea, senso di sè nello spazio (materiale) e nel tempo (spirituale) e consapevolezza della dualità anima/corpo, rappresentano i tre ‘fuochi naturali’ (il fuoco della nostra cucina) in grado di trasformare la libido sessuale (alla base della fornace) in amore, autocoscienza e conoscenza dei bisogni biopsicosomatici. Il primo atto si consuma in coppia. I litigi verbali, le dispute, i confronti e i chiarimenti che emergono dal “contatto “ della libido maschile con la coscienza corporea femminile, sintetizzano i contenuti della “filosofia naturale” concepita dall’Arte alchemica. Condividere la vita con il corpo della donna significa riscoprire il naturale istinto di equilibrio (Venere/Marte) che conduce alla cura di sè , il primo valore della coscienza spirituale.

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Altus, 1677 Mutus Liber, tav. 10

LA TRASMUTAZIONE DELLA MENTE RAZIONALE

sotto: A.C. Bentz, 1706 Philosophische Schaubhune

L’immagine descrive il “matrimonium corporale” che avviene tra l’uomo e la donna. L’amore di coppia (l’opera al rosso) realizza la prima congiunzione tra valori dell’anima (il fiore a sei petali) e i due ‘sali’ della ragione (esperienza e razionalità). La cura di sè, l’amor proprio e la consapevolezza corporea ‘insufflati’ dal “pneuma”, fanno emergere dalla “fornace” (l’athanor) Diana (intuizione sensoriale) e Apollo (conoscenza della natura umana), indispensabili per iniziare la “trasmutazione metallica”.

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La tecnologia del Sè L’ ingiallimento della materia cerebrale avviene nella parte del cervello in cui sono codificate le risposte neurologiche istintive attivate dalle sensazioni corporee (tronco encefalico) e dalla percezione sensoriale (il cervelletto). L’alchimia greca aveva compreso che lo sviluppo della coscienza corporea (mens) avviene attraverso l’esercizio delle abilità fisiche, psichiche e mentali all’interno di uno specifico “vaso” ermeticamente chiuso e regolamentato dalla disciplina dei “giochi”. Le Olimpiadi che si svolgevano all’interno di uno stadio realizzavano lo scopo educativo di trasformare le pulsioni, i sentimenti particolari e le passioni in una ‘lotta simbolica’ finalizzata a far emergere i sentimenti morali maschili. All’interno dell’arena e di specifiche regole sportive da rispettare, così come all’interno di una stessa bottega, l’atleta/artista/alchimista (Marte) sperimenta la ‘tecnica’ di tradurre la gelosia, l’invidia, il rancore e l’ira nelle qualità corporee e morali del coraggio, della forza, della resistenza fisica, ma anche in quelle della perizia tecnica, della bravura artistica e della perseveranza negli studi. La competizione ‘celebrata’ con lealtà e rispetto stimola ed esalta le capacità non solo atletiche dell’individuo, ma diventa un ‘espediente tecnico’ per conoscere se stessi, i talenti del corpo, le abilità della mente e le qualità nobili dell’anima. La conoscenza di sè non avviene ‘da sola’, ma è il risultato di uno specifico lavoro di “elaborazione cognitiva” dei limiti fisici, psicologici e mentali dell’individuo sottoposto alla ‘pressione’ esterna (allenamento, stress, studio). In un contesto squisitamente educativo, la competizione e il confronto diretto con l’avversario diventa motivo di esperienza del valore positivo dell’aggressività fisica (Marte) e dell’abilità nell’ azione (il sole/coscienza corporea di Gambricius), della sensibilità emotiva (Venere) e dell’abilità nella percezione( la luna/coscienza corporea di Beya). Se uniamo queste quattro facoltà del corpo/mente (il se istintuale) di generare autonomamente “esperienza e conoscenza di sè”, scopriamo che l’albero della conoscenza alchemica, ben radicato per terra attraverso i piedi e rigogliosamente proteso in alto attraverso le braccia, le mani e le dita dell’intelligenza corporea, è il frutto secolare di una specifica “tecnologia del Sè”. Se definiamo


LEDA E IL CIGNO SENSAZIONE PERCETTIVA e COSCIENZA CORPOREA

Leonardo,1515 Leda e il cigno

il “se fisico” (il sole nero degli alchimisti) come l’insieme degli organi vitali (sole), delle ghiandole endocrine (la luna) e dei tessuti che li collegano al cervello (mercurio) capace di agire autonomamente in rapporto alla codificazione genetica degli istinti e delle pulsioni primarie (giove), è possibile comprendere il significato “uranico” (trascendente) di questa struttura primaria, in grado di “generare il fuoco sacro della trasformazione” (Vulcano, l’istinto evolutivo). “Secondo Foucault (1993), nell’ambito della creazione dell’identità storica della soggettività è da evidenziare il rapporto del Sè (Sè = coscienza del se fisico) con la verità. In base alla tradizione socratico-platonica, e successivamente cristiana, dell’esame di coscienza e della confessione, si è verificata la fissazione e l’insediamento della verità nell’intimità del soggetto; si è costituito un dentro profondo, nascosto e depositario della verità, e un fuori apparente, superficiale o maschera del soggetto. Si è creata una tecnologia del Sè, che permette ‘agli individui di eseguire, con i propri mezzi e con l’aiuto degli altri, un certo numero di operazioni sul proprio corpo e sulla propria anima - dai pensieri, al comportamento, al modo di essere - e di realizzare in tal modo una trasformazione di se stessi allo scopo di raggiungere uno stato caratterizzato da felicità, purezza, saggezza, perfezione o immortalità” (G. Ronconi, 2006). Alla luce della conoscenza del ‘se fisico’, elaborata in geroglifici animali dalla cultura egizia e trasmessa alla cultura greca, l’Alchimia occidentale feconda numerose “tecnologie del Sè” adeguate a rivelare dentro se stessi il potere evolutivo, trascendente e spirituale dell’energia biopsicosomatica (La Dea Nemesi dei greci, la Dea Kundalini dei tantrici). All’interno di questa ottica appare evidente che la “cultura dei giochi”, la “cultura dell’arte” e la cultura dell’ eros” , siano in questo senso il prodotto sociale più significativo di questa “tecnologia spirituale”, in grado di “accendere” il ‘fuoco sacro’ dell’alchimia interiore. A questi tre fuochi, chiamati “fuoco naturale o domestico”, “fuoco alchemico” e “fuoco segreto”, l’Arte rinascimentale ha dato il volto di tre “istinti divini” : istinto di equilibrio (Venere/Marte), di conoscenza (Diana/Apollo) e di felicità (Leda/Zeus).

La vicenda mitologica di Leda e il cigno descrive in sintesi la triplice metamorfosi della pulsione psichica in coscienza corporea, senso di sè e consapevolezza della dualità, sintetizzata da San Paolo in sarx (carne), psichè (anima) e pneuma (spirito) e nella teoria orientale dei “tre guna” (tamas, rajas, sattva). Zeus, Dio della conoscenza corporea, desidera accoppiarsi con la Dea Nemesi, la divinità che incarna la pulsione psichica irrazionale (la figlia della notte) connessa al soma sarchico (istinti) e al tamas (ignoranza, pigrizia, torpore, negligenza e ottusità). Nemesi fugge nelle acque profonde per diventare un pesce (soma psichico) e manifestare le qualità del rajas (collera, l’avidità, l’egoismo, la gelosia..), inseguita da Zeus che assume le sembianze di un delfino. Infine si trasforma un’oca (soma pneumatico) per fuggire nell’aria (il guna sattva) dove finalmente si accoppia con Zeus/cigno, poichè è in grado di “avvertire”, studiare, ricordare, amare e ricercare la verità. Dalla “tenerezza” che unisce l’intelletto intuitivo del maestro (il cigno) con il sattva del discepolo, nasce la bellissima ninfa Leda in cui è racchiuso il segreto della sensazione percettiva (l’uccellino) e del suo legame indissolubile con la coscienza corporea. “Vediamo ciò che siamo, ciò che vediamo è un riflesso di noi stessi” (Maslow, 1971). Ciò significa che il pensiero razionale non è imparziale e nemmeno neutrale. Per quanto logico e ben costruito possa diventare “è latore di frammenti di soggettività” (Boggio Gilot), per cui l’individuo crea il suo mondo attraverso il proprio particolare modo di sentire, percepire e vedere la realtà e di comprendere, pensare e sintetizzare le esperienze quotidiane.

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LA TRASMUTAZIONE DELLA MENTE SENSORIALE

Altus, 1677 Mutus liber, tav. 13 sotto: Michael Maier, 1618 Atalanta Fugiens

La coscienza corporea creativa della donna inserisce nel vaso alchemico una stellina, simbolo dei valori morali realizzati dall’amore coniugale (senso di responsabilità, cura dell’altro, protezione della prole. amore vero, rispetto reciproco e comprensione). Il passaggio dai

La discriminazione tra Sè e non Sè

sentimenti particolari a quelli

La nascita dell’Alchimia è millenaria. In ogni parte del mondo l’essere umano ha generato le immagini, le leggende, le favole, le metafore, le allegorie, i miti e le divinità in grado di rappresentare la trasformazione del pensiero, del comportamento e del modo di essere attraverso una specifica “tecnologia del Sè” ( Urano/Shiva/Confucio/Toth/Ermete). In ogni civiltà sono evidenti le tracce della ricerca della “pietra filosofale” o della “chiave suprema”, metafora di uno stato di purezza, perfezione e saggezza indispensabile per aprire i “cancelli” della felicità e le “porte”dell’immortalità. L’Alchimia universale, espressione di una “tecnologia applicata all’esperienza corporea dell’anima”, ha immaginato di costruire fornaci incandescenti, laboratori chimici e officine metallurgiche in quanto modelli “concreti” e nello stesso tempo “virtuali” di proiezione dell’energia psichica sul piano dell’immaginazione creativa. Attraverso l’associazione dell’energia fisica, psichica e mentale con le sostanze chimiche, i metalli, le erbe, i colori, le pietre preziose, i profumi, gli animali, i pianeti e gli elementi naturali, l’alchimista “realizza” un mondo unitario (Unus Mundus) in cui riconoscere, passo dopo passo, esperienza dopo esperienza, il graduale passaggio dal “mondo astrale” (i sogni, le vane speranze, le credenze illusorie) al “mondo reale terrestre” in cui è possibile l’identificazione dell’io con le esperienze evolutive dell’anima. Questo processo di rimozione dei veli e dei “tendaggi” (maya) che occultano la percezione della verità è un atto di purificazione della coscienza corporea psichica (la perla nera), di trasformazione dell’io in coscienza corporea creativa (la perla rossa) e infine di realizzazione della coscienza corporea cognitiva (il Lapis, la perla blu). Rimuovere l’illusione (opera al giallo) di identificarsi con il cervello in cui predominano Ragione/Fede, Pensiero/Desiderio e Libido/Pulsione, significa ritornare al “Paradiso Terrestre” in cui è il ‘corpo permeato di coscienza’ l’unico arteficie del godimento divino. Agire, creare e conoscere attraverso la “coscienza corporea” è un processo evolutivo considerato nella cultura orientale il Dharma dell’anima, ovvero il “retto cammino” da seguire per realizzare

individuali descrive la trasmutazione della mente razionale nella mente intuitiva (il rospo) in grado di assorbire (succhiare il seno destro) i principi morali, etici e spirituali trasmessi dalle opere dell’alchimia e dalla coscienza corporea cognitiva delle donne e dei maestri spiriruali.

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L’ OPERA AL GIALLO ATTO SECONDO LA COSCIENZA CORPOREA CREATIVA

Altus, 1677 Mutus liber , tav. n. 11

l’esperienza (sat), la conoscenza (chit) e la beatitudine (ananda) del Sè. Mentre in Oriente la “tecnologia dell’essere” evolve attraverso discipline in grado di contenere l’energia psichica all’interno degli “involucri” di energia (l’Hatha Yoga), “stanze” di consapevolezza (il Tantra yoga) e “Templi” di conoscenza (lo Jnana yoga), in Occidente prevale, sin dai tempi di Pitagora, la “tecnologia del divenire”. I due approcci, pur simili nella sostanza, sviluppano una visione spirituale dell’uomo diametralmente opposta. Per la mente orientale, sede suprema della coscienza corporea cognitiva che si espande nel corpo ‘illuminato’ dall’energia spirituale (il serpente Kundalini), non esiste una distinzione tra energia, anima, mente e coscienza. L’energia spirituale Kundalini sostiene la crescita del corpo umano già al momento della nascita e si manifesta progressivamente come coscienza biologica incarnata (la logica del Dna) , strumento perfetto di salvezza dell’anima e ‘motore immobile’ dell’energia psichica evolutiva, dispiegandosi attraverso un tragitto ‘geometrico’ (razionale) che giunge a “illuminare” le facoltà cognitive del cervelletto/mesencefalo (la Mente) e le facoltà creative e trascendenti dei due emisferi cerebali (l’Intelletto). In questa concezione ‘ascendente’ dell’energia psichica, peculiare del metabolismo corporeo femminile, la consapevolezza sensoriale delle esperienze corporee, sessuali, creative e cognitive produce, alla fine del processo di discriminazione tra il “Sè” (coscienza corporea) e il “non Sè” (coscienza acquisita), un soggetto che è pura Coscenza (Atman). Lo stato di “pura coscienza”, capace di percepire la mente e l’intero processo sensoriale concettuale fino agli schemi di razionalizzazione delle esperienze in significato, descrive uno stato dell’essere privo di dualità in grado di sperimentare il senso dell’eternità (sincronicità), dell’infinito (comprensione dei simboli), della beatitudine (la liberazione dal Karma, dal bisogno e dalla sofferenza) e della perfetta pace interiore (illuminazione del corpo atmico). La Genesi occidentale della “coscienza corporea cognitiva” ha origine invece dal senso di colpa e dalla degenerazione della consapevolezza sensoriale in malattia psicosomatica, desiderio psichico e follia suicida o, nel peggiore dei casi, in libido sessuale (il diavolo) , sociale

La coscienza corporea del bambino è determinato spontaneamente dall’istinto di equilibrio. Anche lo Yoga ‘lavora’ sulle facoltà istintive del ‘se fisico’ di ripristinare condizioni di equilibrio alterate dalle posture corporee (hatha) e dalle astinenze. Nell’Alchimia araba il fenomeno non avviene sul piano del ‘se fisico’, ma su quello del ‘se psichico’. La trasformazione della coscienza corporea (la bile nera) in coscienza corporea creativa (la bile rossa) avviene tramite l’anima della donna (gelosia/eros), l’amicizia ‘femminile’ (invidia/curiosità) e la coscienza del ‘se psichico’ (passione/sublimazione). La sublimazione dell’eros, della curiosità e delle emozioni in ‘rime, canzoni e poemi’, testimonia il compimento della trasformazione del rospo in principe, del brutto anatroccolo in cigno e di tutte quelle metamorfosi che l’essere compie lungo la Via umida. Per chi invece percorre la Via secca, il rapporto conflittuale con la coscienza psichica, creativa e cognitiva femminile (Rossella di “Via col Vento”) equivale al calore del “fuoco alchemico” in grado di disintegrare l’ego, la presunzione e l’arroganza dell’intelletto razionalizzatore finalizzato agli scopi.

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LA TRASMUTAZIONE DELLA MENTE INTUITIVA La coscienza corporea cognitiva, ovvero l’istinto delle donne di conoscere la verità attraverso la percezione intuitiva delle immagini (Castore e Polluce) e l’evoluzione delle sensazioni percettive (la ninfa Leda) in emozioni cognitive (Elena e Clitennestra), produce una nuovo grado di trasmutazione metallica. La Primavera di Botticelli sintetizza le fasi di evoluzione della materia mentale (Hermes) sottoposta al fuoco psichico, creativo e cognitivo generato dalla metamorfosi dell’anima. Hermes volta le spalle alle tre Grazie (Bellezza, Castità e Piacere) e utilizza il caduceo (la consapevolezza spirituale) per disperdere il fumo generato dalla libido sessuale, metafora di (procastinazione delle pulsioni e autocoscienza.

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(il male) e spirituale (satana). L’anima occidentale deve essere prima salvata dalla Ragione/Fede, dal Pensiero/Desiderio e dalla Libido/Pulsione di coloro che esercitano razionalmente il controllo delle emozioni e dialogano direttamente con l’Intelletto Supremo (Dio Padre), ricevendo da esso informazioni parziali, suggerimenti contradditori e consigli morali spesso difficili da interpretare, decodificare e trasmettere alla coscienza corporea dell’individuo “povero di spirito” (privo di comprensione intellettuale). Il corpo umano, fatto di carne (sarx), anima (psichè) e spirito (pneuma) è concepito da San Paolo come il tempio di Dio, ma prima deve essere purificato, lavato e redento dal peccato originale, ovvero dalla tentazione innata nell’uomo (Pinocchio) di disubbidire al Padre (la Ragione dell’esperienza/Geppetto) e seguire la “voce” della pulsione (il gatto) o della libido (la volpe) che lo condurrà, volente o nolente, a vivere le esperienze del “burattino” guidato dai fili del Bisogno (il Circo di Mangiafoco), del Caso (l’incontro con Lucignolo), del Karma (l’inascoltato grillo parlante) e del Destino (Fata Turchina). La favola di Collodi è una esemplificazione allegorica della condizione dell’individuo occidentale che desidera evolvere il “soma psichico” (il corpo dell’asino) nell’autentica condizione umana (il soma pneumatico/ il bambino vero) e vuole conoscere la tecnica della trasformazione della pulsione in amore e coscienza di sè (la pelle d’asino divorata dai pesci). La “tecnologia del se” ispirata dall’ Arte Alchemica (fata Turchina/principio di individuazione) è centrata sulla tragica consapevolezza della “condizione umana” sprovvista dei mezzi necessari (l’abbecedario, “la conoscenza pertinente l’uomo”) indispensabili per “divenire” al più presto responsabile delle proprie azioni e dei propri atti. Il problema non è assumersi la colpa di aver disobbedito al Padre ( il figliol prodigo), poichè la storia occidentale testimonia l’aberrante degenerazione della coscienza ispirata dalla Libido, ma riuscire a discriminare a quale Padre è opportuno rivolgersi. Collodi ‘spedisce’ Geppetto nel ventre della Balena, metafora dell’ esame di coscienza a cui si deve sottoporre il pragmatismo della ragione, mentre Raffaello è eplicito nell’indicare la “retta via” per giungere a “trasfigurare” nel “Padre celeste”. Prima San Giorgio e poi l’Arcangelo Michele trasmettono una forte “imput spirituale” in grado di connettere l’intelligenza emotiva dell’alchimista con la comprensione della libido materiale (il drago) e della libido spirituale (satana) che da millenni ‘ostacola’ l’introversione dell’anima all’interno del “ventre molle” dei maestri e delle donne.


L’ OPERA AL GIALLO ATTO TERZO LA COSCIENZA CORPOREA COGNITIVA

Sandro Botticelli, 1481 Allegoria della Primavera Leonardo, 1503 Monna Lisa

sotto: Giona vomitato dalla balena Manoscritto persiano, XV secolo

La Religione del Divenire (istinto di trascendenza). La differenza che esiste tra la tecnologia orientale (essere) e quella occidentale (divenire) è la stessa che l’individuo sperimenta quando entra in contatto con il “metabolismo” psichico, mentale e spirituale della donna. A differenza dell’alchimia femminile (e orientale) in cui emerge precocemente l’istinto di evolvere naturalmente la pulsione psichica (la ninfa Clori) in consapevolezza creativa (la Primavera) e coscienza razionale intuitiva (Venere Humanitas) e l’anima si rivela alla mente emozionale dell’alchimista (Hermes/Ares) in tutte le sue potenzialita ludiche (Piacere), creative (Castità) e trascendenti (Bellezza), l’alchimia maschile (e occidentale) deve fare i conti inizialmente con la libido sexualis colpevole di ridurre “i compagni (i fattori mentali) di Ulisse’ (Mercurio) in porci (il tamas: inerzia, passività, negligenza). Trasformare la libido sexualis in istinto evolutivo equivale distillare il ‘litio spermatikos’ dal fumo della fornace (la procastinazione della soddisfazione). Ciò può avvenire spontaneamente attraverso la cultura dell’eros (Circe) e dell’amore famigliare (Penelope), poichè “la componente sociale della libido sexualis tende al rapporto umano. Gli effetti di questa tendenza sono l’amore per il compagno e per la prole e l’esigenza di costituire un nucleo famigliare all’interno della comunità (M.H. Harding, 1947)”. L’alchimista occidentale non è consapevole del significato iniziatico dell’amore sessuale, del “matrimonium corporale” con la mente della donna e del “matrimonium coeleste” con la coscienza femminile (l’Anima Mundi) fino a che non sperimenta le potenzialità evolute connesse al “sacrificio” della libido, ovvero al contenimento del seme all’interno dell’organismo. Mentre l’alchimia orientale elabora tecniche “psicofisiche” di trasformazione della libido sessuale (Brahamacharya) e fonda su di esso la psicologia alchemica dell’androgino in cui le componenti psichiche femminili convivono con quelle maschili all’interno di una stessa psiche (il cerchio), fondando una cultura dell’Essere che culmina nella figura dell’ MahaAtma (la Grande Anima), l’alchimia occidentale deve fare i conti con l’intelletto ordinatore, classificatore, razionalizzatore, teorico, dottrinale e ideologico che caratterizza tutto l’arco di sviluppo della civiltà occidentale, dalla cultura greca ai nostri giorni. La predominanza della funzioni razionali (l’emisfero sinistro maschile) genera infatti una ‘filosofia del divenire dell’Egoicità in Anima fondata sull’osservanza della Dottrina. Per gli alchimisti rinascimentali la religione ebraica-cristiana rappresenta il modello più elevato di trasmissione codificata dei limiti, delle regole, delle leggi e degli insegnamenti in grado di indurre una “tecnologia del Se”

Dal punto di vista dell’arte alchemica non esiste differenza tra gli insegnamenti trasmessi dalla Vita e quelli appresi da un Maestro. La fase di ‘ingiallimento’ immaginata dall’Arte non è fondata sullo studio dei libri, ma sulle facoltà creative del corpo (i sè istintuale) e del cervello (il sè intuitivo) di selezionare i modelli da imitare. L’abilità corporea cognitiva del bambino che impara il linguaggio verbale, e delle donne che insegnano il linguaggio dell’amore, è fondata sul collegamento degli occhi e delle orecchie con i due emisferi cerebrali (il se intuitivo). Alla sordomuta di Leonardo è sufficiente lo sguardo per fissare nella memoria le ‘frequenze di luce’ che testimoniano il divenire della verità nei secoli (lo sfondo del dipinto è privo di tempo). Il modello di Leonardo non è un prodotto astratto o metafisico, ma descrive il “potere angelico” del Sè intuitivo (istinto di conoscenza/Arcangelo Michele) di assorbire, riconoscere e discriminare la luce di Satana da quella di Dio. Il metabolismo cognitivo del bambino, delle donne, degli artisti e dei saggi funziona per ‘imitazione’ dei modelli ritenuti ‘perfetti’ e poi “fotocopiati” e ‘scannerizzati’ nella memoria evolutiva. Dalla spalla di Monna (l’anima alchemica) scende una lunga treccia di “fili di mercurio”, metafora dell’intelligenza translogica che emerge dell’istinto di conoscere la verità attraverso la sensazione, la percezione e l’intuizione ispirate dalle immagini.

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SandroBotticelli, 1475 Ritratto di uomo con medaglia (il Rebis)

IL DENARO DELLA MENTE ALCHEMICA “Siamo ciò che pensiamo e diventiamo ciò che conosciamo” descrive in sintesi lo sviluppo psicologico, artistico e filosofico realizzato nello iosis. L’alchimista dipinto da Botticelli mostra di aver realizzato il “denarius”, metafora delle qualità morali (la Vergine) e spirituali (l’Unicorno) della mente alchemica. La triplice trasmutazione della mente razionale (il piombo) produce l’Oro, metafora della mente intuitiva dei filosofi e creativa degli artisti, le due facce della stessa medaglia. Botticelli dichiara di aver realizzato l’Oro filosofale (il profilo è rivolto a oriente), ovvero le qualità cognitive e creative dei due emisferi cerebrali (il Rebis/la cosa doppia) indispensabili per percepire la verità al primo sguardo e coltivare con coscienza le passioni della mente (il copricapo rosso).

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Diego Velazquez, 1630 La fucina di Vulcano

sufficentemente efficace per far divenire (Esodo) l’uomo ‘prigioniero degli Dei’ (l’Antico Egitto) nell’individuo sociale responsabile di se stesso e della collettività (la Terra promessa) in grado di realizzare l’Alchimia materiale (Antico Testamento), in attesa del Messia capace di insegnare la discriminazione (Nuovo Testamento) tra il Sistema del Sè (istinto evolutivo trascendente) e il sistema del non-Sè (personalità, maschera, ombra). In questo processo di rivelazione della verità della natura umana, attuato attraverso la discriminazione consapevole tra ciò che appartiene al mondo materiale generato dalla libido (date a Cesare ciò che è di Cesare) e ciò che appartiene al mondo dell’anima (date a Dio ciò che è di Dio), si sviluppa la tecnologia del divenire in cui la pulsione psichica deve prima farsi anima intellettiva (la Vergine Madre) per generare la mente alchemica (il Figlio dell’Uomo) in grado di evolvere la coscienza corporea psichica (il Bambino) in coscienza corporea creativa (Gesù) e coscienza corporea cognitiva (Cristo). In questo triplice passaggio, segnato dagli eventi descritti nel Vangelo, l’individuo diventa consapevole della triplice croce (la libido di I.N.R.I) che gli preclude la strada alla realizzazione dell’illuminazione della coscienza (il figlio dell’Uomo diventa figlio di Dio) e affronta le “Storie della Passione” (la Grande Opera) come un evento inizatico che avviene sul piano della coscienza e non su quello fisico. Per l’Arte Alchemica non ha senso “farsi carico” dei peccati del mondo, “divenire capro espiatorio della libido collettiva”, o peggio ancora “assorbire” il mondo astrale del cattolicesimo fino al punto di sperimentare le stigmate e le sofferenze di Cristo crocifisso. L’anima non ha bisogno di essere redenta, ma è già il Cristo, l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine dell’esperienza terrena. Alla fine del Quattrocento i filosofi e gli artisti giungono a conclusioni che mettono profondamente in crisi la “dottrina cattolica”. Il Cristo alchimista (il Sè transpersonale) dimora all’interno di ogni essere e si rivela attraverso un processo di disidentificazione (solve e coagula) dall’ego, dalla libido, dai fattori mentali, dalla coscienza di gruppo e dall’intelletto dottrinale, capace di produrre “morte e trasformazione” dell’autorappresentazione di sè fino alla “resurrezione dell’anima” dal “regno dei morti”.


L’OPERA AL GIALLO ATTO QUARTO CONOSCENZA DEL SE (APOLLO)

La nascita di Venere Urania (istinto di equilibrio, di conoscenza e di felicità) Per l’Arte Alchemica non si ‘risorge dal regno dei morti’ (le autorappresentazioni dell’io) attraverso la Ratio filosofica o la Fede religiosa. L’Arte alchemica, come l’Odissea omerica, trascende ogni forma di tecnica psicologica, training mentale o tecnologia spirituale e si proietta con le facoltà del pensiero razionale translogico e dell’immaginazione creativa ad esplorare non tanto il mondo ‘acquatico’ della psiche (Poseidone) e dei suoi contenuti inconsci (le sirene) e subconsci (i grifoni alati), territori esclusivi della psicologia del profondo e della psicoterapia, quanto piuttosto il mondo sotterraneo (Vulcano, Efesto, Plutone) in cui è senpre attivo il fuoco sacro della trascendenza dell’io. La cultura greca, di cui Apollo è il simbolo, è il fondamento dell’Arte di trasmettere, attraverso la parola, l’immaginazione e la riflessione analogica, anagogica e letterale, i principi archetipi che possono modellare la materia mentale (i metalli) in percezione, intuizione, consapevolezza, comprensione (i quattro aiutanti di Vulcano) e conoscenza transologica (Vulcano). Nella “Fucina di Vulcano”, metafora della volontà di conoscere la verità attraverso un ‘duro’ lavoro di contenimento (l’armatura di ferro) della libido sessuale (Marte), si presenta Apollo, leggero, soave e un pò pettegolo. Informa infatti il povero Vulcano che sua moglie Venere lo tradisce con un uomo più giovane, attraente e disponibile a godersi i piaceri della vita (Marte). La scena dipinta da Velazquez è tragicomica, accentuata dal fatto che Vulcano, simbolo del sacrificio della libido attraverso il lavoro creativo, sta forgiando l’armatura al suo rivale in amore. L’allegoria segna l’inizio dell’Arte di cambiare se stessi frequentando il mondo dell’arte e delle donne (Venere), senza paure, inibizioni o timore di non essere all’altezza delle esperienze in quanto privi di “armatura” (prestanza, bellezza, intelligenza, cultura, talento e intelletto). Venere non ama l’introversione di Vulcano perchè preferisce l’alchimista che si confronta quotidianamente (il mettersi in gioco) con la “magia” del Se femminile (l’Animus= coscienza corporea psichica, creativa e cognitiva) di trasformare irreversibilmente ogni ranocchio in principe (la Principessa delle favole), domare le certezze dell’unicorno (la Vergine) e “decapitare” (Pallade) la testa pensante del Centauro.

Apollo è vestito completamente di giallo a indicare che la cultura alchemica elaborata dai filosofi greci e dagli artisti rinascimentali ha reso possibile il compimento della trasformazione delle funzioni dell’anima (impulso, emozione e intuizione) nelle funzioni sintetiche della mente alchemica (percezione, immaginazione e pensiero). Questo passaggio corrisponde alla trasformazione del piombo saturnino (il pensiero razionale adeguato agli scopi) nell’oro della mente di Apollo in cui emerge la “comprensione dei sistemi energetici innati “ che strutturano il Se. “In altre parole, la capacità dell’io di funzionare a livello mentale attraverso la sensorialità, l’emotività, il pensiero, ecc. , appare, ad un livello di organizzazione più complessa, la stessa capacità dell’io di funzionare a livello corporeo attraverso la respirazione, la circolazione sanguigna, la digestione, ecc...” (L.B.Gilot, 1993). A queste parole si può ricondurre l’enfasi con cui Agostino associa la salvezza dell’uomo alla salute psicosomatica (homo salus). La mente alchemica di Ulisse non si lascia irretire dai contenuti subconsci (i grifoni alati), poichè riconosce in ogni “io” le molteplici maschere proiettate dall’autoidentificazione con uno o più fattori mentali (orgoglio, avidità, ecc).

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Da sinistra a destra: Pieter Brueghel, 1561 Dulle Griet, particolare Sandro Botticelli, 1484 Nascita di Venere Urania in basso: Immagine votiva indiana , Dea Lakshmi

I VALORI DELL’ANIMA

Gli uomini sono attratti dalla bellezza delle donne, ma si innamorano della loro bellezza interiore tridimensionale (coscienza corporea psichica, creativa e cognitiva). Elena di Troia, la ninfa Leda, la dea Pallade, la regina di Saba e Giuditta rappresentano gli archetipi “iperconsci” in grado di folgorare l’intelletto razionale di“Saulo”, rovesciare le convinzioni dogmatiche di “Pietro”, “decapitare” l’abilità dialettica del Centauro, smembrare (mettere in crisi) l’io di “Giovanni”, o mozzare la testa maschilista di “Oloferne”. Ogni vicenda biblica o mitologica descrive un particolare stadio di “purificazione” del pensiero “maschile” dalle presunzioni razionali, ideologiche, dogmatiche o sessuali. Brueghel è l’unico che dipinge una donna “tratteggiata” dai proverbi popolari. Dulle Griet è considerata una donna folle, psichica, aggressiva e indemoniata, ma Bosch le conferisce una dignità spirituale che rimane ancora ineguagliata. L’animo della donna (animus) combatte con la spada (alter ego della lingua) per difendere i valori dell’anima (gli oggetti di casa) e affermare con coraggio le ragioni del Sè razionale (l’arcangelo Uriele) che evolve dagli affetti, dall’amore filiale e dal rispetto.

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Holy smoke: la donna-guru La mitologia greca, le leggende medioevali, le allegorie rinascimentali e le favole seicentesche documentano un processo artistico di trasformazione indolore della libido sessuale, sociale e spirituale fondato sulla filosofia della conoscenza della natura umana, sul riconoscimento dialettico dei propri limiti e risorse e la condivisione delle esperienze attraverso la simbolizzazione creativa (arte, letteratura, poesia) dei sentimenti di amore, amicizia e fraternità Il film “Holy Smoke”, scritto e diretto da Jane Campion, riprende il ‘filo iperuranico’ che sembrava essersi interrotto con le opere di Proust, Flaubert, Gaugen e Modigliani. La trama si svolge in una fattoria isolata nel deserto autraliano, in un luogo lontano dall’influsso esterno chiuso “ermeticamente” come il vaso all’interno dell’athanor, e descrive il serrato rapporto tra una donna apparentemente folle (Dulle Griet) e uno psichiatra specializzato nel deprogrammare il cervello dalle reazioni subconsce, inconsce e iperconsce (il Centauro). I due protagonisti agiscono l’uno sull’altro con l’esito di dissipare il fumo delle illusioni e generare un livello più profondo di coscienza corporea della verità interiore. Il procedimento descritto dalla Campion è in linea con i principi dell’arte alchemica. La trasformazione avviene in tre parti ben distinte definite dal rapporto “iniziatico” che l’intelletto razionale del protagonista maschile instaura con l’anima, la mente e la coscienza della donna. Nel primo atto l’anima della “principessa” insegna al “rospo” l’arte delle donne di fare all’amore con il corpo. Le sensazioni, le emozioni e i sentimenti del corpo rimangono privi di significato se l’alchimista non è in grado di godere delle potenzialità ‘ludiche’ (l’istinto di piacere) generate dalla coscienza corporea creativa. In ogni “millemetro sensoriale” di pelle, “frazione emotiva” di sguardo e nei “frammenti emozionali” di tempo è celato il segreto alchemico dell’attesa, della procastinazione e del contenimento in grado di espandere le potenzialità del corpo di sentire con più intensità, godimento e coscienza. L’eros provoca uno spostamento eccentrico della coscienza ordinaria (il non Sè) per cui la “pulsione o la libido” si “fanno anima” (il principe) nel tentativo di riportare un nuovo ordine, equilibrio e livello di consapevolezza. La coscienza corporea dei sentimenti dell’ amore è “figlia” di Eros e l’amore della donna (istinto di conoscenza) non si limita ad esercitare il suo influsso sul piano psicofisico, ma si espande sul piano mentale e spirituale. Amore e Conoscenza non sono mai disgiunti. Nel secondo atto Kate Winslett incarna il “potere della mente” di opporsi alla “libido sociale” di “far confluire”


LA FIDUCIA NEL SE’ BELLEZZA, SAPIENZA E TRASCENDENZA

l’amore erotico nel rapporto di coppia sicuro, consolidato dai riti e dalle cerimonie. Mentre l’istinto degli amanti/parteners è di “stabilirsi” in uno stato di equilibrio permanente legittimato dal matrimonio, Kate destabilizza l’equilibrio di “coppia” provocando ad arte i sentimenti della gelosia, della rabbia e della frustazione. L’evento è traumatico, dionisiaco e infine “illuminante”. La mente alchemica generata dalla coscienza corporea creativa, è aliena a ogni forma di classificazione. Kate fugge nel deserto dopo aver bruciato in un falò i libri, i ricordi e i simboli sociali della sicurezza economica, materiale e culturale. Utilizzando i libri come calzari (metafora della conoscenza iniziatica suscitata dai sentimenti) la protagonista induce la morte dell’ego sessuale, sociale e professionale in Harvey che giunge a supplicare: “Be Kind!”, “Sii compassionevole!”, con la stessa espressione con cui il Centauro chiede a Pallade di essere “decapitato”. Nel terzo atto avviene la “catarsi della mente in coscienza”, ovvero il processo di “incarnazione dell’esperienza femminile” all’interno della cocienza corporea maschile. Il protagonista si lascia truccare e vestire da donna e inizia a vagare nel deserto, privo di qualsiasi appiglio culturale, razionale o intellettuale a cui aggrapparsi. Nella luce del sole gli appare l’immagine della Dea Kalì, simbolo del potere femminino di “annientare” la coscienza del Non Sè. Il Non Sè permane in coloro che non “costruiscono” dentro se stessi il tempio della trascendenza dell’istinto sessuale in istinto di equilibrio (Venere/Marte), di conoscenza (Venere/Mercurio) e di felicità (Venere/Zeus). Oltre queste tre dimensioni del Sè individuale (la triade umana) si aprono le porte della trasformazione della coscienza corporea cognitiva (l’artista, il filosofo) in coscienza corporea spirituale (il maestro, il Lapis, il Cristo). Nella società contemporanea l’Opera al Giallo si configura come il periodo in cui l’individuo va a scuola dalla vita e realizza la trasformazione della coscienza di sè dalla “donna-guru” con cui condivide la cura per i figli, l’amore per famiglia e l’alchimia dei sentimenti individuali, creativi e cognitivi. Alla fine della “coniuncto oppositorum” realizzata con Kate, Harvey ritorna a casa per prendersi cura dei figli generati dalla coscienza razionale della moglie, mentre Kate ritorna in India insieme alla madre per prendersi cura dei figli altrui, poichè in ogni essere “dimora” l’istinto trascendente di felicità che la carenza di cibo, di cura e di istruzione non hanno diritto di cancellare. E’ lei l’emblema occidentale del Leone Rosso, il Cristo Redentore della nuova era, simbolo della ri-nascente coscienza spirituale transpersonale che “trasforma” ogni ego.

La spiritualità alchemica emerge dalle acque profonde (l’inconscio collettivo) in cui avviene il processo di razionalizzazione delle paure (mente subconscia) e di comprensione logica degli archetipi e dei modelli che influiscono sugli istinti e inibiscono la coscienza corporea psichica (mente inconscia). La conoscenza della natura “sommersa” si traduce da millenni in favole, miti, leggende e allegorie che hanno la funzione di “far approdare” l’intuizione spirituale nella mente razionale (le dodici Ore) in grado di ‘elaborare’ il soma all’interno della morale e della filosfia di gruppo. Non diversamente dalla Dea Lakshmi celebrata in India, dipinta sopra un fiore di loto, Venere Urania trasmette l’arte di evolvere le paure, le inibizioni e le ansie riponendo ‘fiducia trascendente’ nelle potenzialità del Sè istintuale (il corpo), creativo (il cuore) e cognitivo (il cervello) di attivare l’istinto di equilibrio, di conoscenza e di felicità. La lunga treccia di capelli avverte che la fonte della conoscenza ha origine dalla trasformazione dell’energia sessuale e della libido (amor sacro e profano) in amore, creatività e desiderio di perfezione, mentre le mani della Dea Lakshmi dispensano i frutti della trasformazione alchemica: bellezza interiore, sapienza, trascendenza e ricchezza.

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FONDAMENTI DELL’IDENTITÀ’ SPIRITUALE I SIMBOLI DELLA TRASFORMAZIONE SPIRITUALE Ginevra Benci

“La filosofia e l’arte sono tecniche dell’estasi; quest’ultima è una conoscenza non condizionata dall’individuazione. Il termine ‘estasi’ compare in Grecia nel quarto secolo avanti Cristo e significa ‘anomalia fisiologica’, in quanto allontanamento, distacco dalle regole naturali. Una distorsione degli arti, nel linguaggio ippocrateo, oppure una alienazione della mente,un andar fuori di cervello.” (Giorgio Colli, Dopo Nietsche)

KENOSIS E RINASCITA DELL’IO

La Religione è un prodotto della cultura spirituale che evolve attraverso le generazioni al fine di trasmettere le chiavi della trasformazione dell’uomo psichico, dominato dalla libido, dall’amore di sè e dal peccato (la kàuchesis di San Paolo), nell’uomo spirituale. Il progetto religioso è un progetto salvifico dell’anima che rimane come ingabbiata all’interno di una guaina grossolana che diventa più sottile lungo un cammino (la cruna dell’ago) che non può non essere di “purificazione del Mercurio” (percezione, intuizione, consapevolezza, comprensione e conoscenza). L’anima alchemica (la Principessa) rimane imprigionata all’interno di ‘livelli’ di coscienza in cui predominano le identificazioni con l’ego, la personalità, le credenze religiose, i retaggi culturali e gli schemi di pensiero come all’interno di una “torre” sorvegliata dal drago e deve essere salvata dal “cavaliere senza macchia” (ombra/libido), metafora dell’intelligenza di evolvere attraverso il Sè femminile (la dea Athena), la consapevolezza intuitiva (Diana) e l’arte della percezione (Afrodite). La ricerca della purezza interiore attraverso la Via Umida (l’alchimia dei sentimenti) facilita l’avvento dell’uomo spirituale, ma non è una strada percorribile da tutti, a meno di non rimanere “folgorati sulla via di Damasco” come Saulo, o il protagonista del film “What the woman want “ (vedi Q1). La via femminile all’illuminazione del Sè è irta di ostacoli e problematiche che investono la sfera sessuale per cui ancora oggi permane la diffidenza per l’inversione della libido praticata dai ‘figli di San Pietro’ o da coloro che manifestano i sentimenti dell’anima attraverso il “soma maschile” (vedi il film “Brokeback Mountain”). In un contesto sociale in cui domina la “rudezza” dei comportamenti maschili e la “ruvidezza” dell’intelletto razionale, la moralità eterosessuale impedisce di fatto all’anima maschile di “evolvere senza traumi” nella quotidianità dei rapporti e dei giochi affettivi (l’agnellino di Gesù). La teologia della salvezza biopsicosomatica dalle pulsioni irrazionali (il drago di San Giorgio) e dal settarismo delle religioni (Satana trafitto da San Michele) immaginata dagli alchimisti, è la stessa descritta dall’Antico Testamento (la Piccola Opera) e dal Nuovo Testamento (la Grande Opera). Nei

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LA KENOSIS LA VOLONTA’ SPIRITUALELI

Leonardo, 1483 La Vergine delle rocce, particolare

libri sacri sono codificati le “tecnologie del Se” indispensabili per conquistare la “vittoria” (la comprensione alchemica) sulle illusioni, le false identificazioni e la falsa coscienza di sè (la morte). Come la principessa Biancospino giace addormentata per secoli punta dal fuso avvelenato dalla strega, inducendo nell’oblio tutti gli abitanti del castello/coscienza, anche l’anima occidentale giace inerme punta dal “pungiglione della morte”, che, come afferma San Paolo è il peccato (l’ignoranza del se) che si fa forza della Legge (l’interpretazione unilaterale del Sacro). Per gli alchimisti esiste una compenetrazione tra le esperienze della “Piccola opera” (l’Antico testamento) in cui l’individuo apprende i principi della spiritualità alchemica (i dieci comandamenti) e la fase di transizione che conduce l’iniziato sulla soglia della “Grande Opera” (il Nuovo Testamento). Prima di apprendere l’Arte di “morire a se stessi” sulle tre croci del Calvario, l’alchimista deve diventare “profeta di Cristo” e quindi “preparare” la strada all’avvento della coscienza corporea spirituale in cui sono possibili i miracoli della molteplicazione del cibo materiale e spirituale (“dei pani e dei pesci”), della proiezione dei desideri (la pesca miracolosa) e della guarigione del corpo psichico (il miracolo dell’indemoniato). Questa fase di transizione corrisponde al periodo trascorso dall’artista nella Bottega del maestro o, nella società contemporanea, al tempo necessario al “matrimonium” con la coscienza corporea della donna (Eva) per ‘svuotare’ il corpo maschile (Adamo) da ogni forma di identificazione con i modelli sociali prodotti dalla cultura e dalla religione. Leonardo intuisce che la vicenda umana di Giovanni Battista, cugino di Gesù, descrive compiutamente i passaggi iniziatici decisivi ad evolvere la libido sui piani della coscienza spirituale. “La Vergine delle rocce” dipinta da Leonardo segna l’inizio dell’opera di disidentificazione della coscienza morale dalle “cinque guaine” che impediscono all’anima di espandersi nel corpo sottile in cui è possibile la percezione diretta e priva di intermediari della luce della della verità riflessa dalle parole contenute nei testi e nelle immagini dell’arte sacra. Questo processo di svuotamento (kènosis) è descritto da San Paolo come un graduale

Il linguaggio delle dita è l’artificio utilizzato dagli artisti rinascimentali per contestualizzare “spiritualmente” le proprie opere. La “Vergine delle rocce” sintetizza un programma evolutivo ben definito. L’alchimista (Giovannino) che decide di prendersi cura di sè, del corpo come della mente, dichiara la volontà di trasformare il soma psichico (l’indice) direttamente nel soma spirituale (il medio) senza nessuna forma di mediazione esterna (il soma pneumatico dei sacerdoti, degli scribi e dei farisei). La fiducia nel Se razionale (l’arcangelo Uriele) che si manifesta in chi evolve nelle qualità dell’anima femminile, è la premessa per apprendere i rudimenti della filosofia alchemica trasmessi dal corpo spirituale del Maestro (l’indice di Uriele indica il Bambino). Procedere sulla strada dell’illuminazione della mente/coscienza significa aderire a un modello di “svuotamento” dell’ego ‘pneumatico’ a cui si perviene attraverso l’esercizio della volontà spirituale (la Vergine) in cui emerge la pratica della “coscienza osservante”. Nella prima versione del dipinto le dita della Vergine indicano le cinque pratiche di “purificazione del Mercurio”: autoavvertimento psichico, propriocezione, introspezione, autonalisi e autocoscienza. Nella seconda versione la mano sintetizza le cinque forme mentali della “trasmutazione”: accecamento/conversione, stupore/meraviglia, ebbrezza/spaesamento, furore/estasi, contemplazione/meditazione).

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LA RINASCITA LO SMEMBRAMENTO DELL’IO (IL RE) “Per San Paolo, come per gli alchimisti rinascimentali, l’uomo psichico è dominato dalla libido, dall’amore di sè e dal peccato. La trasformazione dell’uomo psichico nell’uomo spirituale richiede una tecnologia del sè che muta nel tempo e si adegua alle esigenze dell’anima di sperimentare l’alchimia all’inteno di un “ambiente controllato”. La ‘spoliazione’ dei beni materiali, la castità sessuale e la rinuncia all’ego praticata dalla regola monastica appartiene a un mondo dominato dai bisogni della carne. La libido non è il demonio, ma è la fonte della trasformazione da cui può scaturire la volontà spirituale (la Vergine) di evolvere attraverso la conoscenza della propria natura in cui destino e necessità sono alleati. La spoliazione dall’uomo ‘vecchio’ diventa così opera di “svuotamento” della coscienza (disidentificazione dai cinque involucri) e “smembramento” (disarticolazione) del pensiero razionale connesso allo stato di ‘permanenza’ nel mondo materiale. Il Re, emblema del pensiero razionale maschile, può così rinascere dalla tomba e iniziare a utilizzare le facoltà cognitive e creative dei due emisferi ( i due uomini che lo accolgono sono gemelli) in grado di espandere la comprensione simultanea di immagini e simboli iperconsci, di pensieri e metafore subconscie, di parole e allegorie inconscie (peculiare della mente orientale raffigurata dal califfo). L’alchimista può così continuare a godere della vita materiale (la tavola imbandita) senza sacrificare la libido sessuale.

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M. Maier, 1618 Atalanta Fugiens

processo di spoliazione del soma carnale e pschico (passioni e desideri) per rivestirsi di quello spirituale (amore e devozione). “Abbandonare l’uomo ‘vecchio’ e rivestirsi dell’ uomo nuovo, far deperire l’uomo ‘esteriore’ e far crescere l’uomo ‘interiore’, sono altre formule che l’Apostolo usa per indicare la stessa radicale esperienza di trasformazione da “soma psichico” in “soma pneumatico” .(M. Vannini, 2003). Leonardo intravede nella lezione paolina il “gesto alchemico di “smembramento” della coscienza abitudinaria (il piccolo io) dalle regole, dalle tecniche, dalle leggi, dai codici e dai tabù conformati dall’educazione morale (sistema del Non Sè), così come intuisce in Giovanni Battista l’emblema dell’alchimista ‘rivoluzionario’ rispetto al sistema vigente, capace di ‘disincarnare’ tutte “le cinque guaine di coscienza”, metafora del processo di disidentificazione dai sistemi di pensiero che dominano nel “soma” di ogni essere. La mano della Vergine (la volontà spirituale) posta sulla testa di Giovannino descrive un preciso piano di ‘spoliazione’ dall’uomo ‘vecchio’ che procede attraverso un graduale distacco dell’identità dai sensi corporei, dalle passioni carnali, dai desideri psichici, dall’attaccamento materiale e infine dall’io. “Per conoscere l’assoluto (l’identità di Cristo), il soggetto deve distaccarsi dal relativo (lo smembramento dall’io), per risvegliarsi (rinascere dalla tomba) alla sua natura di Testimone indisturbato.” La rinascita spirituale si configura come un distacco da tutte le sovrapposizioni che velano l’Assoluto, per riconoscere, come Giovanni Battista, la concretezza della profezia dell’avvento del Re/dentore (la coscienza spirituale creativa). La rinascita del Sè creativo avviene in due fasi: “Nella prima fase avviene il passaggio dal dominio dell’io personale che segue leggi individuali al dominio transpersonale che segue leggi universali, dalla morte dell’identità separata dal resto alla rinascita di una identità che include l’interezza della vita. Il secondo e più alto distacco, che include l’anima oltre che la mente, esige la ‘notte oscura’, la morte della memoria, della volontà e dell’intelletto(la decollazione di San Giovanni) ed il percorso della coscienza nel deserto e nel vuoto (il deserto di Giovanni), verso l’identità con l’Informale non-duale” (L.Boggio Gilot, 1992).


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SYMBOLA AUREA EMBLEMI DELL’IDENTITA’ SPIRITUALE

Symbola Aurea

Caravaggio, 1608

Decollazione di Giovanni Battista


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SYMBOLA AUREA EMBLEMI DELL’IDENTITA’ SPIRITUALE Giovanna Feltria

“Riconoscere l’animalità nell’uomo, non solo, ma affermare nell’animalità l’essenza dell’uomo (il sè istintuale): questo è il pensiero pesante, decisivo, foriero di tempesta, il pensiero di fronte al quale tutto il resto della filosofia moderna viene abbassato a ipocrisia. Schopenhauer l’ha enunciato, Nietzche ne è stato l’unico esageta autentico, verificandolo nel campo degli accadimenti umani. Nel Cristianesimo egli combattè la falsa religione, la religione razionalistica, antropocentrica, che ha dato all’uomo una posizione isolata nel mondo, e per far questo ha rinnegato l’animalità nell’uomo. In questo senso Nietsche si presenta a noi come un ‘liberatore’, per usare un epiteto con cui i Greci designavano Dionisio.” (Giorgio Colli, Dopo Nietsche)

UNA LOGICA SUPERIORE Comprensione, carità e perdono “A chiunque esamini gli oggetti della conoscenza umana, risulta evidente che si tratta o di idee effettivamente impresse ai sensi, o di idee percepite prestando attenzione alle passioni o alle operazioni della mente, o infine idee formate con l’aiuto della memoria e dell’immaginazione, componendo, separando o semplicemente rappresentando le idee percepite originariamente nei due modi suddetti.” (G. Berkeley, Trattato sui principi della conoscenza umana, 1996)

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Mantegna, 1537 Cristo Redentore


EMBLEMA III PATER NOSTER BIOLOGICO E CULTURALE

Michelangelo, Cappella sistina Adamo terrestre e Adamo celeste

MANTEGNA Cristo Redentore Nell’Europa cristiana del XXI secolo, scossa dalle dispute religiose, dall’intolleranza razziale, culturale e spirituale risuonano ancora profetiche le lettere di San Paolo, nonostante siano trascorsi duemila anni di civilizzazione della libido e di addomesticamento della pulsione psichica. “Ed io, fratelli, non potei parlare a voi come a uomini spirituali, ma come a uomini carnali, come dei bambini in Cristo. Vi dovetti dare del latte da bere e non del cibo solido, perchè non lo potevate ricevere, anzi non lo potete neppure ora. Infatti siete ancora carnali: dal momento che ci sono ancora tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non camminate secondo l’uomo?” (Lettera ai Corinzi, 2, 6-3, 3). Sopravvissuta al disimpegno di Madre Chiesa nel procurare “un cibo più solido e sostanzioso” ai propri figli, la coscienza occidentale è cresciuta imparando più dalle esperienze traumatiche delle rivoluzioni, delle guerre e delle tragedie umane, individuali e collettive, che dalle parole dei vescovi, dei filosofi o dei saggi. Le raccomandazioni provenienti dai “pulpiti” sono sempre state “lettera morta”, inadatte e inadeguate a scalfire il “sostrato psichico” su cui si innescano gli odi, le gelosie e le “guerre religiose e ideologiche”. L’insostenibile leggerezza con cui il “l’uomo-centauro” percorre le “strade del destino” alla ricerca di un briciolo di felicità come di verità dimostra la capacità della “coscienza corporea collettiva” (il Se universale) di distaccarsi dall’influenza verso l’ambiente culturale, la dottrina, l’ideologia e, in futuro, il consumismo di massa. L’emancipazione della coscienza corporea delle donne (il Se femminile) dai condizionamenti culturali, dai tabù, dalla chiesa e dalla famiglia (vedi il film “Chocolats”) ha generato un imprevista accelerazione della comprensione dell’anima non diversa da quello sperimentata dagli alchimisti nel XV secolo. Il cambiamento di mentalità equivale al passaggio dal sostrato psichico (psichè) al sostrato mentale (pneuma), per cui una massa considerevole di individui diventa rapidamente sensibile (sensibilità percettiva) a tutto ciò che aiuta, agevola, facilita e sostiene l’individuo nel processo di distacco dai condizionamenti esterni al fine di realizzare la propria autonomia in quanto individuo libero e creativo. “Mentre l’io psicoanalitico (il

“Non ogni carne è la stessa carne; ma altra è la carne degli uomini, altra quella degli animali domestici, altra quella degli uccelli e altra quella dei pesci. Come vi sono dei corpi celesti e dei corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, altro lo splendore delle stelle: anzi, una stella differisce in splendore da un’altra. ... E’ scritto che il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente (psychèn zòsan), ma l’ultimo Adamo spirito vivificante (pnèuma zoopoiùn). Ma non v’è prima lo spirituale, bensì lo psichico; lo spirituale viene dopo. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre, il secondo invece è celeste. E quale è l’Adamo terrestre, tali anche i corpi (soma sarchico, psichico e pneumatico); quale è quello celeste (il Cristo), tale anche i corpi (soma spirituale istintuale, creativo e cognitivo). E come abbiamo portato l’immagine dell’Adamo terrestre, così porteremo l’immagine anche di quello celeste.” (San Paolo, Lettera ai Corinzi).

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EMBLEMA IV FILIUS NOSTER Tale il Padre, tale Figlio. Ogni corpo, sia esso dominato dall’istinto (sarx), dalla pulsione (psiche) o dalla libido (pneuma) genera una sola mente (il figlio unigenito) e solo quel tipo di mente (filius mercurius) e comprensione (spiritus mercurius) . Agostino è esplicito quando afferma, secondo la tradizione, di una ‘generazione di un verbum, cioè di un lògos, identico al generante (il soma), per cui “noi (in quanto corpo e mente), siamo una cosa sola con ciò che pensiamo e meditiamo, conosciamo e comprendiamo, e diventiamo ciò che conosciamo in quanto trasformati dalle immagini di Adamo (l’uomo biologico) e di Cristo (l’uomo spirituale). La trasformazione della mente attraverso le immagini (identificazione, proiezione e imitazione di Cristo) è il fulcro dell’alchimia biospirituale degli alchimisti. L’immagine di Adamo che sfiora il Padre con un dito e quella del Cristo Redentore descrivono due stati distinti di illuminazione della mente e dell’intelletto razionale. La mente del discepolo (San Giovannino) evolve a immagine e somiglianza della coscienza corporea spirituale del Maestro (il Bambino), mentre il pensiero razionale e la comprensione intellettuale sono “vivificati” dallo spirito alchemico (lo spiritus mercurialis: percezione, intuizione, consapevolezza, comprensione e conoscenza delle Virtù) contenuto nelle opere dell’arte alchemica (il libretto rosso che Cristo stringe al petto).

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M. Maier, 1618 Atalanta Fugiens La rigenerazione del Mercurio avviene quando l’alchimista “brucia” gli aspetti deteriori della mente correlata al soma sarchico, psichico e pneumatico (il Se) in cui avviene l’esperienza. La coscienza corporea psichica, creativa e cognitiva, peculiare delle donne, struttura il sè individuale (Giovanni Battista) che identifica uno stato di coscienza ‘informale’ privo di identificazione egocentrica, sessuale, culturale o sociale al punto che San Paolo ne definisce il suo carattere perfettamente androgino: “Nell’uomo nuovo non v’è più greco nè barbaro, nè schiavo, nè libero, nè giudeo nè gentile, nè donna nè uomo, ma soltanto il Cristo (il Sè), che è tutto in tutti, e tutti siamo un solo uomo in Cristo.”

melanconico) è distaccato dalla famiglia, ma non dalla società, l’io-centauro spazia su di un piano di significati che includono il senso della vita oltre l’adattamento e le necessità. Nel Centauro l’autoaffermazione competitiva comincia ad essere trascesa in più soggettive motivazioni volte all’autorealizzazione, quale espressione del talento creativo.” (Wilber, 1989). Oggi, come cinque secoli fa, l’individuo si sente in grado di emanciparsi da solo e di ‘inventare’ la propria vita sulla base di finalità che non siano semplicemente produttive, procreative o consumistiche. La crisi del matrimonio, della famiglia e dei ruoli sessuali, la ricerca egocentrista della felicità, la corsa contro il tempo per accumulare ricchezza, sicurezza e tempo libero, rappresentano la prova tangibile che il “soma pneumatico”, metafora di una diffusa “coscienza corporea cognitiva” di come vivere felici, magari a spese di qualcun altro, sia ormai ovunque e dappertutto, indifferente alla differenze di status, di cultura e di esperienza. Ciò significa che l’evoluzione della pulsione psichica irrazionale (la dea Nemesi dei greci), peculiare del periodo medioevale, si è evoluta nel “corpo alchemico femminile” di generazione in generazione al punto da indurre in tutti i “suoi figli”, attraverso la Via Umida delle madri (sant’Anna), un naturale e insopprimibile “istinto di felicità” (la ninfa Leda) capace di ‘diffondere’ l’Utopia alchemica (1589), ‘fomentare’ gli ideali della Rivoluzione francese (1789) e ‘ispirare’ la caduta del muro di Berlino (1989). Tuttavia permane sul fondo del “Vaso della Storia” la difficoltà biologica e culturale dell’individuo di applicare la “tecnologia del Se” alla trasformazione della libido. Gruppi sempre più numerosi di individui frequentano le discipline orientali e praticano le tecniche mentali di autosviluppo fondate sugli studi del funzionamento del cervello e le scoperte della neuroscienza; moltissimi individui sono oggi capaci di agire su stessi per modellare l’aspetto fisico, il comportamento, le abitudini alimentari, il modo di pensare e persino l’uso strumentale dei “simboli” per comunicare con più incisività attraverso le parole e le immagini. L’uomo contemporaneo non è più l’homo animalis condizionato dal soma psichico e quindi dalle ‘esplosioni’ di rabbia, ira e la vendetta sanguinaria, anche se permane


EMBLEMA V SPIRITUS NOSTERIII

Leonardo, 1508 Giovanni Battista

latente l’incapacità biopsicosomatica di far fronte allo stress, alla tensione, alla paura della morte, al disagio economico, alle difficoltà finanziarie e a tutte quelle circostanze che minacciano la sopravvivenza fisica, materiale e le possibilità di evolvere nella stabilità, nella ricchezza e nella conoscenza delle potenzialità creative. L’emancipazione dai comportamenti istintuali (Tarzan, il selvaggio) attuata attraverso l’osservanza dei codici legislativi, religiosi e civili, l’esportazione forzata della democrazia liberale e della religione cattolica e la costruzione della famiglia in quanto “laboratorio ideale” di contenimento della libido in ambiente controllato, hanno generalizzato, in ogni parte del mondo, la “nascita” della “persona razionale”(padre) , della “coscienza morale” (figlio) e del “comprensione umana ”(spirito) che rende possibile l’edificazione dell’uomo e della società ‘ideale’ in cui “dovrebbero” essere prioritari i “valori dell’ Anima” elaborati dalla mente intuitiva rispetto a quelli elaborati scientificamente dalla “Libido universale”. L’ Utopia spirituale e sociale strutturata nei secoli dagli alchimisti orientali (il mandala) e da quelli occidentali (la città ideale) si fonda sulla “previsione millenaria” (la profezia) che il processo naturale di trasformazione della coscienza corporea istintuale (il sè istintuale) in coscienza corporea creativa (il sè creativo) e cognitiva (il sè cognitivo), realizzato attraverso la mediazione dell’anima delle donne e dell’Anima dei saggi, avrebbe realizzato la liberazione definitiva dai “quattro cavalieri dell’ Apocalisse”. La salvezza dell’anima non è dunque affidata alla confessione dei peccati, anche se l’esame di di coscienza ‘innesta’ l’alchimia del pensiero razionale, ma è di natura “somatica” e “cosmica”, e cioè al processo alchemico (“millenario”) di trasformazione del “soma psichico” (il corruttibile) nel “soma spirituale” (l’incorruttibile) di Cristo, il Messia, il Salvatore, l’Eletto. Per gli alchimisti la salvezza dell’anima avverrà nelle modalità descritte da San Paolo e cioè al “suono dell’ultima tromba” in cui il ‘soma spirituale’ (i due emisferi cerebrali “illuminati” dall’energia spirituale) risorgerà glorioso, mentre il ‘soma psichico’, artefice delle passioni carnali, dei desideri sensoriali, dei pensieri egocentrici e della coscienza antropocentrica, andrà incontro alla definitiva corruzione. Il processo di

La coscienza dell’influsso del soma (il padre biologico e culturale) sulla ‘purezza’ dei prodotti della mente (il figlio) permette all’alchimista di prendere distacco non solo dai pensieri, dalle analisi, dai sentimenti, dalle emozioni e dalle sensazioni altrui, ma anche, e soprattutto, da quelle generate dalla propria mente. Questa forma suprema di distacco da se stessi e dal proprio ego, limitato, condizionato, dominato e spesso posseduto dalla carne, dalla pulsione e dalla libido, segna l’inizio dell’opera di disidentificazione dai modelli di conoscenza indotti dalla cultura, ritenuti anch’essi figli di un Dio minore, e da tutti gli schemi di pensiero che strutturano il sistema delle credenze individuali e collettive. L’alchimista diventa “Signore” di se stesso (il se individuale) e purifica, trasmuta e trasforma la mente al punto diventare “puro spirito” (coscienza), metafora di un livello di comprensione in cui ogni dualismo è trasceso dalla conoscenza del Sè. La comprensione ‘illuminata’ dei riti e dei simboli di unificazione degli opposti trasmessa da Giovanni Battista nel “battesimo alchemico”, equivale a un “plus” di energia spirituale (la shakti dei tantrici, lo Spirito Santo dei cristiani) che si “impressiona” nella mente dell’iniziato come la luce nella pellicola fotografica (la retina) “Il Signore è spirito, e dove è lo spirito del Signore, lì è la libertà. Noi tutti che a viso scoperto riflettiamo come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, diventando sempre più gloriosi a misura che opera in noi il Signore, che è spirito.” (san Paolo)

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LEONARDO 2 LA RELIGIONE DEL SE’ Gesù Bambino unisce le palme delle mani nel gesto di istruire Giovannino ad evolvere ad “immagine e imitazione’ di Cristo. Il corpo spirituale trasmesso dal maestro alchemico (i cinque corpi del Guru) si “accoppia” con il soma del discepolo quasi a trasferire i “file mentali” necessari per trascendere nell’identità priva di ego del Sè transpersonale. Rispetto alla prima versione del dipinto, filtra una maggior luce all’interno della grotta (metafora del ‘cranio’ illuminato dalla coscienza spirituale) e così possono sbocciare i i sentimenti individuali, le qualità morali e le virtù (i fiori bianchi) indispensabili per realizzare la Kènosis dell’io (le cinque dita della Vergine) e affrontare le prove della croce alchemica. Il Bambino si appresta a trasmettere l’esperienza della purificazione, trasmutazione e trasformazione della mente (la croce dello iosis), al discepolo che decide di “prendere i voti” e si impegna ad evolvere il “mercurio di terra” (il guna rajas) nel “mercurio di fuoco” (il guna sattva), descritto dall’indice e dal medio uniti da Giovannino. “Prendere i voti” significa letteralmente iniziare a studiare con ‘costanza, diligenza e passione’ le opere degli artisti e dei filosofi che da secoli indicano per simboli la via della ‘redenzione della carne’ (la sarx) dal peccato (la libido). Diventare Apostoli non è “imparare a memoria e imitare lo stile del maestro”, ma significa evolvere autonomamente il Se razionale (l’arcangelo Uriele non indica più il Bambino), ovvero imparare a discriminare istintivamente l’utile dal dannoso, il vero dall’iniquo, l’autentico dal falso attraverso l’introspezione creativa (nelle sale del cinema, dei musei e delle librerie e non nel ‘deserto’).

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Leonardo, La Vergine delle rocce, seconda versione. 1508

trasformazione del soma psichico nel soma spirituale di Cristo (il corpo buddhico dei tantrici) è descritto dall’alchimia della mente (il soma pneumatico) attraverso le “cinque guaine” (le cinque dita della Vergine Madre) procedendo per tre volte nella Kènosis descritta da San Paolo. L’illuminazione della mente è di fatto una tecnica di ‘purificazione, trasmutazione e trasformazione’ del Mercurio in Spiritus Mercurius, ovvero ‘comprensione, compassione e coscienza spirituale’. La Kènosis paolina corrisponde al passaggio iniziatico per cui l’alchimista (Giovannino) decide di “prendere i voti” (la croce) per diventare allievo, discepolo e infine apostolo di Cristo (il sannyasin orientale). La ‘spiritualità occidentale’ ha elaborato modelli di trascendenza piuttosto ardui da ‘imitare’, oppure difficili persino da ‘concepire’ senza l’aiuto interessato di terzi. Non è facile al giorno d’oggi spogliarsi dei beni materiali (la rinuncia di San Francesco) senza essere considerati ‘folli’, ‘invasati’ o ‘manipolati mentalmente’ (vedi il film “Cuore Sacro”); non è neppure semplice attuare lo ‘svuotamento’ della mente dai contenuti di identificazione con le molteplici maschere dell’io sociale, culturale e spirituale (Giovanni nel deserto) percorrendo in cammello il deserto marocchino (vedi le proposte dei Tour operator ‘spirituali’ e il film “The Mask”); per non parlare della costosa opera di ‘smembramento psicoanalitica dell’io’ (la decollazione di San Giovanni) per rinascere nel ‘lettino terapeutico’ a un nuovo livello di comprensione dei traumi, delle pulsioni e delle fobie dell’anima (il cinema di Woody Allen). Fortunatamente l’Alchimia spirituale opera in modo diverso e non ha bisogno di sofisticate tecnologie o stratagemmi per evolvere la coscienza dell’io nella coscienza del Sè. L’ Alchimia spirituale agisce attraverso l’Arte di “illuminare” l’energia mentale spirituale (Ermete/Devi Kundalini) utilizzando le facoltà del ‘se intuitivo’ (gli occhi e le orecchie collegati ai due emisferi) di “assorbire e discriminare” le frequenze della Verità attraverso la “percezione, l’intuizione, la consapevolezza, la comprensione e la conoscenza dei simboli” che permangono occultati, anche per secoli, nelle ‘immagini’ riflesse dalla “cultura” o proiettate dai “mezzi di comunicazione” attraverso filtri, veli, maschere e messaggi ipnotici.


Raffaello, Cristo Benedicente

Michelangelo, Cristo del Giudizio

Mantegna, Cristo Redentore

IL CRISTO ALCHEMICO

LA COSCIENZA DEL SE’

Il gatto con gli stivali e Matrix Se si rivede la trilogia di “Matrix” alla luce della filosofia alchemica, si può intuire, per quanto possibile alla propria immaginazione, il ‘funzionamente virtuale’ dell’insegnamento spirituale trasmesso dall’Arte. Il cinema contemporaneo, non diversamente dalle favole e dalle opere di Leonardo, comunica sia le emozioni generate dalla bellezza, dall’eros, dalla paura o dalla eterna lotta del bene contro il male, sia un livello più profondo, spesso subconscio, di comprensione delle dinamiche evolutive che sono ‘inscritte’ nel genoma umano. Per l’alchimia rinascimentale ogni individuo (il figlio del mugnaio) possiede in “dote” l’energia mentale necessaria (il gatto con gli stivali di Hermes) per evolvere la sua condizione di “povertà di spirito” in ricchezza, amore, conoscenza e sapienza (il Marchese di Carabas). Nel primo episodio di Matrix il protagonista, come nella favola del gatto, “lava” il mercurio attraverso una specifica tecnica di purificazione dei fattori deteriori della pigrizia, dell’indolenza e della passività (tamas) in abilità percettiva e sensoriale (rajas) e intuitività preveggente e sensitiva (sattva). Il gatto con gli stivali, metafora della mente sensoriale intuitiva (la soror mystica), ‘spoglia’ il suo padrone (il soma psichico) dei vestiti sporchi e lo getta nel fiume per “purificarlo” dall’identificazione con gli aspetti regressivi della mente (autocommiserazione, timore, disistima) e conferirgli un vestito nuovo, elegante e raffinato (il soma pneumatico). Mentre la trasformazione del figlio del mugnaio (il soma psichico) nel Marchese di Carabas (il soma pneumatico) descrive il passaggio in cui l’individuo diventa abile a contenere la pulsione istintiva, psichica e mentale (il gatto convince con abili parole l’orco a trasformarsi in topolino facendo “leva” sulla sua vanità), Keanu Reeves è chiamato a interpretare il ‘destino’ dell’alchimista che conclude la trasformazione del “soma pneumatico” nel “soma spirituale” di Cristo. Se la favola descrive la ‘Piccola Opera’ di chi ‘focalizza’ l’energia mentale nel lavoro quotidiano ed evolve la consapevolezza intuitiva in comprensione delle leggi che regolano il flusso del denaro e della ricchezza, la trilogia di Matrix descrive la ‘Grande Opera’ di trasformazione della mente intuitiva (il figlio dell’uomo) nell’intelletto translogico e trascendente (L’Eletto, il figlio di Dio)

La destrutturazione (kènose) dell’io razionale (cogito ergo sum) e dell’io psico-religioso (soffro ergo sum) che ha origine dalla tradizione illuminista e cattolica, porta con sè conseguenze di non poco conto. La conoscenza del funzionamento del soma (il se fisico, psichico e mentale) e la coscienza di essere rivestiti da questa seconda pelle, scopre il ‘senso della verità’ inteso dai greci in quanto “alètheia” (denudamento) dell’anima. Questa ‘sacra coscienza di sè’ (il Cristo/Sè, principio di unificazione con il padre/soma) rivela la ‘purezza indicibile dell’anima’ che annulla il piacere della trasgressione (pulsione) e del peccato (libido) a favore di una logica superiore in grado di contemplare “Eros, Verità e Bellezza” in una unico sguardo. Il Cristo Redentore (il corpo cristico/buddhico) rappresenta lo stadio finale di un processo di ‘costruzione’ del soma spirituale con cui è possibile esercitare istintivamente, senza interferenza o ombra di dubbio, le facoltà trascendenti della comprensione, della carità e del perdono.

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EMBLEMA VI LA FORTEZZA DEL SE’ L’alchimista che ‘sopravvive’ alla dissoluzione dell’io cogito attuata attraverso la “spoliazione, lo svuotamento e lo smembramento” degli ‘artifici mentali’, non è più folle, malato, ipocondriaco, alienato, dissociato e frantumato nelle molte maschere del carnevale della vita. E’ diventano un “Homo sanus” sia nel corpo che nella mente e prega il suo Dio (il soma spirituale) di salvarlo dalle intemperie della vita, dalle malattie, dagli imprevisti e dalla libido altrui. Dio risponde

Frontespizio di Medicina Catholica

dall’alto del “fumo sacro’: “Nessun colpo cadrà sulla tua dimora. Egli (il Sè) darà ordine ai tuoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi” (Salmo 91). La costruzione della “Fortezza del Sè”, presidiata dai quattro arcangeli, descrive uno stato virtuoso dell’individuo che si affida con fiducia ai naturali processi di autotutela e autoevoluzione dell’energia biopsicosomatica (la vita dell’anima) generati dalla scienza e dalla religione del Sè. Il Sè non crede ai miracoli divini, ma ha fuducia nel “Dio interiore”. L’Homo sanus ha fede nei poteri del “Se fisico “ (San Raffaele) di attivare le difese immunitarie e i servizi ‘ospitalieri’ necessari alla cura del corpo; ha fiducia nei poteri del Se razionale (Uriele) di far fronte alla follia con il buon senso e le leggi degli uomini; crede nel Se intuitivo (San Michele) di opporsi alle dinamiche autoritarie messe in atto da gruppi di potere antagonisti e spera nel potere del “Se principiale” (Gabriele) di ispirare le scelte buone e le decisioni giuste per l’individuo e la collettività.

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in grado di comprendere il funzionamento di Matrix (il sistema di controllo automatico dell’energia psichica universale), le finalità di Matrix (Il Destino costruisce il mondo illusorio secondo Necessità) e gli scopi di Matrix (ordine e caos, caso e necessità, karma e dharma, ragione e fede, razionalità e trascendenza). “Purificare, trasmutare e trasformare” il Mercurio significa dunque accedere a una dimensione superiore di coscienza in cui è possibile sperimentare la ‘forza sottile’ della “comprensione” di eliminare dai propri schemi di pensiero il “monismo dal duplice aspetto percettivo”. Tutti sperimentiamo davanti a uno specchio la logica bipolare per cui ci identifichiamo con la sostanza materiale (l’immagine riflessa del corpo), ma in realtà pensiamo a noi stessi in quanto sostanza mentale che riflette, sogna ad occhi aperti e immagina il tempo futuro. La filosofia alchemica afferma che la natura essenziale (la Quintessenza) di ogni essere vivente, compresi gli animali e le piante, è non duale, priva di contraddizioni, discontinuità, errori, incertezze, paure o fobie. Nella quintessenza dell’essere (Il Cristo Redentore, il soma spirituale cognitivo) tutto scorre (panta rei) e fluisce in armonia con l’universo, il movimento dei pianeti, la luce delle stelle, le onde del mare, i cicli della luna, lo scorrere delel stagioni e il filo invisibile del tempo. Nello stato di coscienza del Cristo Redentore la realtà del mondo esterno è un riflesso del mondo interiore, per cui è immediata la comprensione che ogni individuo “costruisce” la realtà in base alla struttura energetica del proprio corpo (Se/Padre), alla propria coscienza corporea (Sè/Figlio) e dal modo con cui la sostanza mentale (spirito/intelletto) collega la ‘dimensione somatica’ (bisogni, desideri, libido) con la ‘dimensione cosmica’ (consapevolezza, comprensione e conoscenza). Il saggio orientale osserva il corpo/coscienza dell’uomo e gli dice: “Tu sei quello!”, poichè la coscienza corporea si riflette nei pensieri, nelle opere e nelle azioni di ogni individuo. Se il corpo è pervaso dalla pulsione psichica o dalla libido, oppure se la struttura dei canali energetici (le nadi degli orientali) non è in grado di contenere, inibire e trasformare i sentimenti particolari in sentimenti individuali e transpersonali, anche la coscienza di sè risulta imperfetta e “permane”


LA VIRTU’ DELLA FORTEZZA

Sandro Botticelli,1470 La Fortezza

in ogni gesto, espressione o parola , la presenza dell’ “Ombra”. Ecco allora che l’Eletto di Matrix viene ‘invitato’ a scegliere la pillola blu (la coscienza alchemica del Lapis) e affrontare la triplice opera di ‘spoliazione, svuotamento e smembramento’ dagli aspetti deteriori del soma (la pulsione istintuale), della coscienza corporea (la pulsione psichica) e dell’io (l’identificazione della mente con i sentimenti particolari). Libero dai condizionamenti genetici, mondani, culturali e spirituali (i quattro arcangeli dell’Apocalisse), l’alchimista scopre le potenzialità innate della mente intuitiva di “caricare” nuovi programmi di evoluzione dell’energia spirituale (la spina inserita nel cervelletto), metafora di un livello di coscienza corporea istintivo (Raphael), razionale (Uriel), intuitivo (Michael) e cognitivo (Gabriel) in grado di proteggere l’Homo sanus da ogni pericolo esterno. Le problematiche sollevate dall’alchimia spirituale sono molteplici e attualmente irrisolte. L’uomo “sano di mente” è l’individuo che rinuncia alle facoltà razionalizzatrici del pensiero per far convergere l’energia mentale sul sistema della percezione (il filo del telefono) e della cognizione (la navetta Nabucodonosor) da cui è possibile avvertire i pericoli e difendere “i valori dell’anima” dall’intrusione delle “sentinelle dell’ego.” In realtà l’uomo moderno evolve ormai da cinque secoli nei poteri della mente intuitiva (il Signor Smith, l’alchimista nero) anche se non percorre la “Via Umida” ed è privo della coscienza morale che prolifica nel sottosuolo (Zion). Lo scontro finale tra il Cristo alchemico (Neo) e l’AntiCristo (Sig. Smith) descrive con chiarezza il processo di omologazione che sta avvenendo in tutti gli strati del pensiero razionale contemporaneo. Lo sviluppo dei mezzi tecnici e tecnologici della percezione (le televisioni, i satelliti, i sondaggi, le ricerche di mercato) e l’utilizzo strumentale del pensiero psicologico e simbolico applicato alle guerre, alla politica, ai consumi e al benessere psicofisico hanno di fatto “svuotato” la coscienza occidentale da ogni remora, pudore, senso di colpa e sospetto di non essere dalla parte del giusto. La “religione della libido” è ovunque e dappertutto, per cui siamo tutti uguali a Giuda nel tradire Cristo e nel tendere la mano per afferrare il pane, il denaro e la “salvezza” a scapito di qualcun altro.

Il Cristo Benedicente mostra le ferite subite nella quotidiana “crocifissione” dell’anima. Il valore dell’immagine è psichico ed etico: il rosso sgargiante delle vesti ‘stimola’ l’eros, mentre l’espressione degli occhi invita alla comprensione per coloro che non sono in grado di evolvere nel ‘contenimento’ della pulsione e della libido, delle passioni e dei desideri (Temperanza). Il Cristo del Giudizio è l’emblema dell’individuo che impara a discriminare le anime dei ‘giusti’ da quelle dei ‘dannati’ attraverso una specifica conoscenza delle dinamiche involutive innescate dalla libido egocentrica. Ciò avviene attraverso la percezione degli errori e degli orrori che si consumano in nome di logiche di potere che nulla hanno a che vedere con il Bene comune (Prudenza). L’evoluzione della percezione critica e discriminante è il fondamento della carità alchemica, attenta a distinguere e separare l’erba buona dalla zizzania. Il Cristo Redentore apre infine alla dimensione trascendente e traspersonale del perdono. La conoscenza del se fisico, psichico e mentale dischiude a una diversa comprensione della natura umana e a una più consapevole valutazione degli avvenimenti, delle esperienze e delle coincidenze. La coscienza del Sè non è la coscienza dell’intellettuale e nemmeno del religioso, ma è l’esito finale di un processo di dissoluzione dell’ego, dell’anima psichica e dell’io cogito da cui emerge la Fiducia trascendente nell’ istinto evolutivo (la Fortezza), da sempre uguale a se stesso, immortale, immutabile e depositario della verità spirituale. “Illuminare” l’istinto evolutivo (lo scettro di Fortezza) significa evolvere attraverso l’esperienza delle Virtù descritte nel “libretto rosso” che Cristo tiene fra l’indice e il medio, metafora di una concreta liberazione da tutti i “funzionari dello spirito” (le seppie distruttive di Matrix).

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