E qui è ancora il Vasari, commentando la pittura di Michelangelo, a venire in aiuto alla criticologia contemporanea per quanto afferisce l’autrice: “La cosa fatta deve essere in modo che non sembri tanto lavorata, ma dipinta quasi in fretta e senza fatica, e molto leggermente, anche se così non è” (Michelangelo Buonarroti)*.
E il Vasari: (*) “La maniera difficile con facilissima facilità”.
Ritorna in questo dipinto un’estesa gamma cromatica ove il colore giallo ascendente/discendente filtra dal centro una specie di calore termico che irradia sui blu, i verdi, gli azzurri, i grigi, i celesti, la sua potente forza equilibratrice e simmetrica, donando alla “tavolozza” una luminosità raggiante. Colore, il giallo, che, assieme ai verdi cezanniani, ritroviamo, questa volta in struttura metamorfica, in un quadro “vegetazionista” alla maniera di Gauguin dove pare sentire un profumo di Antille e semi-antagonista ad Ordine: Metamorfosi, esperimento riuscito di una duplicazione dell’Io.