PHILOBIBLON Mille anni di bibliofilia dal X al XX secolo
Addenda
LIBRERIA PHILOBIBLON
1 Very rare first or second vernacular edition – probably printed in Milan by Cristophorus Valdafer around 1470-71 – that witnesses the great influence and success of this catechism written by the dominican St Antoninus, archibishop of Florence who is regarded as one of the founders of modern moral theology and Christian social ethics.
Antoninus Florentinus, santo (1389-1459). [Incomencia Uno Confessionale Vulgare del Reverendissimo padre beato frate Antonino arcivescovo di fiorenze de lordine de frati predicatori intitulato Specchio di conscientia]. [Milano, Cristoforo Valdafer, 1470-71]. In-4° (mm 181x118). Segnatura: a-m8, n6 (i quaderni ‘m’ e ‘l’ invertiti). 102 carte non numerate. Carattere 107R su 28 linee. Spazi per iniziali, aggiunte in inchiostro rosso solo alle cc. 97-98; rubricato in rosso. Legatura moderna in pergamena con unghie. Esemplare in discreto stato di conservazione, piccolo restauro a porzione all’angolo inferiore esterno della prima carta, alcune gore e qualche macchia d’inchiostro; alla carta f3v alcune parole cancellate in inchiostro marrone; margini sobri. Antica numerazione all’angolo superiore esterno in inchiostro marrone, parzialmente asportata da rifilatura. Antica nota manoscritta di possesso abrasa al margine inferiore della prima carta.
Rarissima edizione - la prima o la seconda in volgare - di una delle prime stampe incunabole del Confessionale redatto da Sant’Antonino vescovo di Firenze, che godette di un successo vastissimo, che segue la princeps latina impressa a Colonia verso il 1468 da Ulrich Zel. La presente edizione di questo testo, di cui esistono svariate stampe realizzate in Italia negli stessi anni, che non reca alcuna nota tipografica, corrisponde per formato e partitura del testo a quella attribuita dal Gesamt Katalog, sulla base dell’analisi delle caratteristiche formali e materiali, all’attività milanese di Cristoforo Valdafer e databile al 1470-71, cioè ai primissimi anni del suo soggiorno in questa città, dopo il suo trasferimento da Venezia. Il domenicano Sant’Antonino Pierozzi, arcivescovo di Firenze dal 1446, fu uomo pratico, sensibile ai problemi sociali, desideroso di dare un significato cristiano ai nuovi fermenti umanistici, e fu tra i primi a tentare una sintesi tra diritto e teologia. I suoi scritti includono una Summa di teologia morale che godette di rilevante considerazione. Umile e arguto, zelante e benefico, fu molto amato dal popolo e si meritò già in vita l’appellativo di ‘Antonino dei consigli’. «Nel Proemio al Confessionale Curam illius habe, detto anche Confessionale volgare o Medicina dell’anima (1442), Antonino rivolgendosi ai confessori, in particolare ai sacerdoti con cura d’anime, ai vescovi, e ai “secolari”, ovvero ai laici, tracciava una sorta di gerarchia del sapere utile al cristiano, che partendo dalle SS. Scritture arrivava al Decretum, a S. Gregorio, a S. Agostino, a Catone, a Seneca e Cicerone. Era la letteratura volgare del secolo prima, quella degli scrittori fiorentini come Dante e Boccaccio ad essere maggiormente penalizzata, mentre fra i classici erano Ovidio e Terenzio, ovvero la poesia amorosa e la commedia, a non possedere i necessari requisiti per la salute delle anime.Vescovi e sacerdoti, retori e grammatici, poeti e filosofi, tutti sono messi davanti alla possibilità di prendere atto di tali requisiti reggiungibili attraverso strumenti diversi dai consueti. […] Le stesse cose predicava San Bernardino sostenitore in polemica col Salutati di un sapere strumentale e della superiorità dell’agire sul sapere. E’ indubbio, tuttavia, che la capillare diffusione del Curam illius habe, cinquantasei edizioni tra il 1472 e il 1603, avrebbe dato a questi argomenti una cassa di risonanza maggiore e duratura» (M. P. Paoli, S. Antonino «vere pastor ac bonus pastor». Storia e mito di un modello, pp. 12-13) GW 2171; BMC VI, 794; IGI 658; M. P. Paoli, S. Antonino «vere pastor ac bonus pastor». Storia e mito di un modello, in Verso Savonarola. Misticismo, profezia, empiti riformistici fra Medioevo ed Età moderna, Firenze1999, pp. 83- 139.
2 Second absolute edition of Apuleius’ works, preceeded only by the rare 1469 first, printed in Rome. They are here joined by the Asclepius of Hermes Trismegistus, the only philosophical Hermetic work known in the West during the Middle Ages, supposedly translated by Apuleius.
Apuleius Madaurensis, Lucius (125-180 d.C.). [Opera]. Vicenza, Henricum de Sancto Ursio, 9 agosto 1488. In-folio (mm 284x211). Segnatura: A6, a-m8+6, n-o8, p-u6+8, x-z6, &6, 96. 176 di 178 carte non numerate, mancano la prima e l’ultima bianche. Caratteri 112R e Gα. Testo su una colonna di 38 linee. Marca tipografica incisa su legno al colophon. Legatura settecentesca in mezza pelle con dorso decorato da ferri dorati. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune gore alle prime carte, piccoli restauri agli angoli inferiori degli ultimi quaderni, senza perdita di testo. Alcune carte rinforzate lungo il margine interno, l’ultima carta del registro rimarginata. Marginalia di mano coeva in inchiostro marrone, verde e rosso nel testo. Ex-libris ottocenteschi dei collezionisti Charles Butler e del celebre ritrattista e illustratore americano W. T. Smedley (1858-1929); un’antica nota di possesso manoscritta parzialmente nascosta dagli ex-libris.
Seconda edizione assoluta di questa importante silloge del Platonismo rinascimentale, comprendente l’Opera omnia di Apuleio, che segue fedelmente, nell’organizzazione dei contenuti, la celebre princeps impressa a Roma da Sweynheym e Pannartz nel 1469. All’interno di questa raccolta, oltre alle Metamorfosi e all’Asino d’oro, si trovano anche l’Asclepius di Ermete Trismegisto, l’unica opera filosofico-ermetica conosciuta in Occidente durante il Medioevo, e che fu probabilmente tradotta dal greco dallo stesso Apuleio, e l’Epitome di Albino, un manuale generale di filosofia platonica. HC* 1316; GW 2302; BMC VII, 1047; Goff A, 935; IGI 770
3 Very rare richly and most beautifully illustrated Dutch incunable, containing the sermons of S. Bernard of Clairvaux, both for the winter and summer time, published by Pieter van Os van Breda, the first printer at Zwolle. Illustrated by 21 woodcuts, 9 of which used here for the first time, and most of which on full-page, which are important because they witness the flourishing of Dutch painting of the 15th century.
Bernardus Claraevallensis, santo (1090-1153). Sermones Bernardi In Duytssche. Zwolle, Peter van Os, 27 maggio 1495. In-folio (mm 275x102). Segnatura: I4, a-y6, A-G6, H4, I-K6, L4, M-Y6, A6, B4, C6. 4 carte non numerate, 275 carte con numerazione romana, mal numerate CCLXXIIII, una carta non numerata. Caratteri 6:125G (titoli) e 8:99G (testo). Marca silografica alle carte I3v e C5v con due scudi giustapposti appesi a due rami e recanti, rispettivamente, le armi della città di Zwolle e la marca dello stampatore. Al frontespizio grande legno raffigurante San Bernardo con la Vergine e il bambino; altre 19 illustrazioni silografiche nel testo: due a piena pagina (c. I4v e c. C6v) raffiguranti l’Annunciazione e il Salvator Mundi; 6 su mezza pagina (la Natività, la Circoncisione, l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio, l’Annunciazione e la Visitazione) racchiusi entro cornici silografiche decorate a motivi floreali; 11 vignette più piccole nelle quali vengono raffigurati santi
e varie scene bibliche. Iniziali dipinte alternativamente in blu e rosso, alcune delle quali decorate da grafismi a penna di colore contrastante rispetto al corpo della lettera; segni di paragrafo in inchiostro rosso in tutto il volume. Legatura coeva in pelle marrone decorata a secco, rimontata su assi di legno moderne; tracce di fermagli, tagli blu. Esemplare in buono stato di conservazione, le prime 10 carte rinforzate lungo il margine interno; l’angolo della carta h4 asportato, alcuni fori di tarlo alla carta Q4. Restauro a porzione del margine inferiore bianco delle ultime due carte senza perdita di testo; lievi gore.
Rara edizione del secondo dei due incunaboli in olandese dei Sermones di San Bernardo, stampati da Peter van Os, il primo tipografo ad introdurre l’arte della stampa nella città di Zwolle, e la prima edizione ad essere stampata in una parte, le prime due erano state impresse separatamente rispettivamente nel 1484 e nel 1485, e l’antica partitura si può ancora desumere nella presente edizione in cui si trova, alla carta CXXXII verso, l’indicazione ‘Winterstuck’ (Sermoni per l’inverno) e, alla carta CCLXXIII verso, quella di ‘Somerstuck’ (Sermoni per l’estate). Il volume è considerato uno dei più pregevoli incunaboli figurati olandesi, l’apparato iconografico comprende alcuni legni ripresi da precedenti edizioni, mentre 9 vengono qui usati per la prima volta (Ingresso a Gerusalemme, l’Ultima Cena, la Discesa nel Limbo, la Resurrezione, la Pentecoste, l’Assunzione e tre ritratti di Santi). Lo splendido legno iniziale a piena pagina con sla Vergine e San Bernardo (I1r) e quello con l’Annunciazione (I4v) sono ripresi invece da altre stampe impresse a Zwolle (rispettivamente i Sermones di San Bernardo e la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze del 1490) e sono opera dei maestri incisori di questa città, mentre il resto dell’apparato iconografico riutilizza i legni realizzati da Gerard Leeu a Gouda e da Jacob Bellaert a Haarlem. Le illustrazioni di questa edizione sono state oggetto di un’attenta analisi da parte degli studiosi, soprattutto di Arthur Hind e William Conway, che hanno rivolto un’attenzione particolare al legno con San Bernardo e la Vergine considerato «the most interesting and one of the best Dutch woodcuts of the period» (Hind), di capitale importanza perché costituisce una preziosa testimonianza della fioritura della pittura fiamminga del secolo XV. GW 3948; BMC IX, 88; Goff B, 435; A. M. Hind, An Introduction to a history of Woodcut with a detailed survey of work done in the 15th century, New York 1963, II, pp. 582-83;W. M. Conway, The woodcutters of the Netherlands in the fifteenth century, Cambridge 1884, p. 102.
4 Extraordinary copy, with the manuscript subscription by the Venetian nobleman Matteo Dandolo and his notes throughout the text, of the first and sole aldine edition of this important Greek lexicon.
Pollux, Julius (sec. II d.C.). ΙΟΥΛΙΟΥ ΠΟΛΥΔΕΥΚΟΥΣ ΟΝΟΜΑΣΤΙΚΟΝ. IULII POLLUCIS VOCABULARIUM.Venezia, Aldo Manuzio, aprile 1502. In-folio (mm 302x203). 112 carte non numerate. Testo in greco stampato su due colonne di 56 linee, l’Indice è invece stampato in caratteri sia greci che latini. Legatura inglese del secolo XIX in vitello nocciola, dorso rifatto, decorato da ferri dorati, con titolo e note tipografiche in oro su tassello in marocchino nero; segnalibro in seta verde, tagli rossi. Esemplare in buono stato di conservazione, abrasioni ai piatti della legatura, qualche leggera macchia al frontespizio, le ultime carte del primo fascicolo leggermente macchiate nel margine bianco superiore. Al frontespizio nota di possesso manoscritta ‘M. danduli | μαιτθαισ δανδουλου ενετω’; numerose note manoscritte, in greco e in latino, del possessore Matteo Dandolo alle prime e alle ultime carte; nota manoscritta di possesso ottocentesca al foglio di guardia anteriore di S. Coleridge.
Straordinario esemplare, con la firma di appartenenza e le postille del patrizio veneto e doge di Venezia Matteo Dandolo, dell’editio princeps del lessico di Polluce, retore e grammatico del II secolo d.C. originario di Naucratis in Egitto, che studiò ad Atene presso il sofista Adraino e, con il favore dell’imperatore Commodo, ottenne la cattedra di retorica presso la scuola pubblica di Atene. La sua opera, una silloge di parole greche di grande interesse filologico, si è conservata solo in parte. Si tratta di un’edizione di grande eleganza, tra le greche più rare licenziate da Aldo. L’Onomastikon, diviso in dieci libri e dedicato all’imperatore, è l’opera più importante di Polluce; il testo è preceduto da una dedica latina ad Elia Capreolo, giurista e storico bresciano, ed è seguito da 8 carte di indici in greco ed in latino; infine è stampato il saluto in greco ai filologi di Scipione Forteguerri. Renouard 32, 1; Marciana, n. 57; Ahmanson-Murphy, n. 42; Adams P, 1787; Dionisotti-Orlandi, n. XXXIV.
5 Very rare original edition of this important treatise about the education of the prince, dedicated by the author, son of the famous Tuscan humanist Poggio Bracciolini, to Giulio II, who became pope the year before.
Bracciolini, Giovanni Francesco (1443-1522). De officio principis liber. Roma, Johann Besicken, 29 dicembre 1504. In-4° (mm 199x137). 40 carte non numerate. Carattere romano per il testo e carattere gotico per i richiami marginali.Testo su una colonna di 28 linee. Capilettera silografici ornati su fondo nero nel testo. Legatura in pergamena del secolo XVIII, titolo in oro su tassello dipinto al dorso, tagli marmorizzati. Esemplare in discreto stato di conservazione, piccoli fori di tarlo ai margini bianchi delle prime tre carte, qualche gora alla prima carta e lungo il margine esterno delle ultime.
Rarissima prima e unica edizione, dedicata dall’autore a papa Giulio II, salito al soglio pontificio l’anno precedente, di questo interessante trattato, opera di Giovanni Francesco Bracciolini, giureconsulto, canonico, figlio di Poggio, che si inserisce nell’ampio filone della trattatistica
riguardante l’educazione, i compiti e i doveri del principe che godette di vasta fortuna soprattutto nel Quattrocento e nel Cinquecento. Il testo venne stampato dal tedesco Johann Besicken, attivo a Roma già dal 1489, sebbene non in proprio, la cui produzione comprende soprattutto guide per i pellegrini, raccolte di versi e stampe dei discorsi tenuti alla corte papale. Dal 1509 i suoi caratteri tipografici vennero usati da un altro celebre e prolifico stampatore d’Oltralpe attivo a Roma: Stefano Guillery. Della presente edizione sono noti alcuni esemplari che, a differenza di quello qui descritto, hanno due carte finali non segnate contenenti l’errata, impressa probabilmente in un secondo momento. STC, Italian, p. 123; Fumagalli, 339; Ascarelli-Menato, p. 95.
6 First and sole edition of this treatise which is considered a linguistic and stylistic thesaurus of the vulgar Italian language, with many examples taken from the works of Dante, Petrarca and Boccaccio. A most attractive specimen of Italian Renaissance Literature by the Venetian writer Niccolò Liburnio who was an authority on Italian syntax and style.
Liburnio, Niccolò (1474-1557). Le vulgari elegantie. Venezia, Aldo Manuzio e Andrea d’Asola, giugno 1521. In-8° (mm 162x95). Una carta non numerata, 63 carte mal numerate 64. Carattere corsivo. Àncora aldina al frontespizio, ripetuta al verso dell’ultima carta. Legatura ottocentesca in pelle rossa, decorata ai piatti da una cornice a ferri floreali dorati con al centro un arabesco; decorazioni, titolo e note tipografiche in oro al dorso, sguardie in carta a pettine, tagli dorati. Esemplare in buono stato di conservazione, un piccolo foro di tarlo restaurato al margine bianco delle ultima quattro carte.
Prima e unica edizione di quest’opera, dedicata dall’autore al procuratore veneziano Marco Mollino, e suddivisa in tre libri nei quali vengono trattati, e illustrati con esempi desunti dalle opere di Dante e Petrarca per la lingua poetica e da Boccaccio per la prosa, vari argomenti inerenti le ‘elegantie’ e gli accorgimenti linguistici da adoperare in diverse occasioni per scrivere e parlare in una ‘tersa, et polita loquela’. L’opera può essere considerata un vero e proprio repertorio atto a stabilire una normativa linguistico-letteraria del volgare italiano e testimonia la viva partecipazione dell’umanista veneto al dibattito linguistico che vide coinvolti, nel corso del Cinquecento, illustri letterati quali Pietro Bembo, Gian Giorgio Trissino, Niccolò Machiavelli, Benedetto Varchi, Claudio Tolomei e Sperone Speroni. Adams L, 655; Raynouard, p. 92, n. 11; Ahmanson-Murphy 205; STC, Italian, 378.
7 Second edition of one of Dante’s major works, of extraordinary importance because it contains the first portrait of the author to appear in a printed edition.
Alighieri, Dante (1265-1321). Lo amoroso Convivio di Dante: con la additione: Novamente stampato.Venezia, Giovann’Antonio e fratelli da Sabbio per Niccolò e Domenico del Gesù, ottobre 1521. In-8° (mm 153x102). 8 carte non numerate, 151 carte numerate di 152, manca l’ultima carta bianca. Carattere romano e carattere gotico. Al frontespizio grande legno con il ritratto di Dante, il primo a comparire in un’edizione a stampa, raffigurante il poeta coronato di alloro e, sullo sfondo, un paesaggio; al verso la marca silografica dei finanziatori dell’opera: le iniziali ‘I.H.S.’ sormontate da una croce su fondo nero in cornice. Legatura settecentesca in pergamena con titolo in oro su tassello in marocchino rosso al dorso, tagli azzurri. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune gore e alcune macchie al frontespizio; un foro di tarlo lungo il margine bianco esterno delle cc. 59-93. Nota di possesso manoscritta del secolo XIX al verso del foglio di guardia anteriore; piccola etichetta di carta, recante l’antica segnatura, al contropiatto anteriore. Qualche sottolineatura in inchiostro marrone nel testo.
Prima cinquecentina e seconda edizione assoluta del Convivio che segue la princeps stampata dal Buonaccorsi a Firenze nel 1490. «Questa edizione, assai rara e poco nota, fu giudicata dal Poggiali meno difettosa dell’edizione del 1531 citata dalla Crusca. Essa ha il frontespizio, la tavola e i versi stampati in gotico, il resto in caratteri rotondi» (Mambelli, Annali delle edizioni dantesche, p. 257). Il ritratto al frontespizio riveste una particolare importanza nell’iconografia dantesca essendo il primo assoluto a comparire in un’edizione a stampa. Mambelli 801; Gamba 418; Essling 2109; Sander 2329
8 First separate edition of the collection of epistles by this famous humanist and scholar, published for the first time in the volume containing his complete works printed in Bologna in 1496.The letters are addressed by Pico della Mirandola to many famous personalities of the time such as Angelo Poliziano, Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino and Aldo Manuzio.
Pico della Mirandola, Giovanni (1463-1494). Ioan. Pici Mirandulae, hominis cum natalium splendore, tum literarum quoque cognitione insignis Epistolae non piae minus quàm elegantes. Venezia, Niccolò Zoppino, 1529. In-8° (mm 151x98). 44 carte numerate con numerosi errori di numerazione. Carattere corsivo. Frontespizio racchiuso entro una elaborata cornice architettonica ornata incisa su legno. Al verso dell’ultima carta marca silografica dello Zoppino raffigurante S. Nicola seduto sulla cattedra episcopale con la mitra, nella sinistra il pastorale, nella destra tre palle d’oro su libro e, ai piedi una fedele inginocchiata. Capolettera silografico ornato al verso del frontespizio. Legatura moderna in mezza pergamena con carta avana ai piatti, tagli spruzzati. Esemplare in buono stato di conservazione, qualche lieve gora e qualche fioritura.
Prima edizione separata delle epistole di Pico, pubblicate per la prima volta all’interno del volume delle Opere impresso a Bologna nel 1496, poi più volte ristampato nel corso del Cinquecento. Le lettere contenute nella presente stampa coprono un arco di tempo che va dal 1482 fino alla morte dell’autore e sono indirizzate a corrispondenti insigni come, tra gli altri, Ermolao Barbaro, Angelo Poliziano, Filippo Beroaldo, Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Aldo Manuzio e Giovanni Francesco Pico della Mirandola, nipote dell’autore. Mambelli 801; Gamba 418; Essling 2109; Sander 2329
9 Second very rare edition of one of the oldest known treatises about artis notariae, the first one being printed in Naples in 1526. Leone Spelungano, so called from the name of his native town, Sperlonga, situated between Rome and Naples, was a successful lawyer and notary of the 14th century and his work enjoyed a great success, as witnessed by the large number of manuscripts and printed editions.
Spelungano, Leone (m. 1372). Artis notarie. Venezia, Pietro Fascolo, 21 aprile 1536. In-4° (mm 217x155). 261 carte numerate, tre carte non numerate. Carattere romano. Frontespizio stampato in rosso e nero, racchiuso entro una splendida bordura silografica ornata su fondo criblé; capilettera silografici ornati su fondo nero nel testo. Legatura coeva in pergamena floscia con titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso e al piatto anteriore; dorso scucito che permette di vedere le braghette ricavate dal riutilizzo di un frammento di un codice membranaceo in littera textualis del secolo XIV; tagli azzurri, tracce di bindelle. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Nota manoscritta di mano coeva al recto del foglio di guardia anteriore: ‘die 20 octobr 1537 | hunc libellum Leonettus emit sol. 80 a | magistro Antonio […]’. Numerose note manoscritte di mano coeva nel testo.
Seconda edizione, rarissima, la princeps era stata stampata a Napoli nel 1526, di uno dei più antichi formulari notarili conosciuti, redatto da Leone detto Spelungano, dal nome della sua città di origine, Sperlonga, che esercitò con successo la propria attività di avvocato prima presso lo studio napoletano
di Tommaso de Riccardis e poi nella sua città natale, dove ricoprì numerose cariche pubbliche e compose la sua Artis notarie. Il successo di questo manuale è attestato da una cospicua tradizione manoscritta e dalle numerose stampe. Le edizioni che si susseguirono nel corso del Cinquecento riprendono tutte il testo della princeps napoletana, curata da Alessandro Pomarico che vi appose anche alcune aggiunte. L. Giustiniani, Memorie istoriche scrittori legali del regno di Napoli, Napoli 1787-1788, III, p.184.
10 Beautiful edition of the most famous work by the humanist scholar Mario Equicola, dedicated by him to Isabella d’Este of whom he had been the tutor for several years.
Equicola, Mario (ca. 1470-1525). Libro di natura d’amore. Venezia, Pietro Nicolini da Sabbio, maggio 1536. In-8° (mm 149x100). 224 carte numerate. Carattere corsivo. Frontespizio racchiuso entro cornice architettonica ornata incisa su legno; alla c. 78v diagramma silografico raffigurante le proporzioni ideali che le varie parti del corpo devono avere tra di loro. Legatura in cartonato del Settecento. Esemplare in ottimo stato di conservazione, alcune gore al frontespizio e alle prime carte, alcune carte uniformemente brunite.
Bella edizione, la quarta assoluta – la princeps venne impressa a Venezia da Lorenzo Lorio da Portes nel 1525 – dell’opera principale di questo umanista di origini partenopee, la cui stesura originale, della quale si è conservato il manoscritto autografo, è stata creduta per molto tempo essere stata composta in latino e tradotta solo in seguito in italiano dal nipote dell’autore, Francesco Prudenzio, mentre in realtà si tratta di un artificio letterario dell’Equicola, al quale va ascritta dunque la redazione primigenia in volgare. L’Equicola soggiornò prima a Firenze dove fu allievo di Marsilio Ficino e in seguito fu al servizio della corte dei Gonzaga a Mantova. Il trattato, dedicato a Isabella d’Este, di cui il letterato fu per molti anni precettore e factotum, si inserisce nel quadro del neoplatonismo rinascimentale, e mescola elementi derivati da Marsilio Ficino con echi stilnovistici. «A giudicare dalle numerose riedizioni, che si protrassero fino all’inizio del secolo XVII, sembrerebbe che il Libro abbia goduto di un successo duraturo. Il rapido mutare del gusto e soprattutto la rivoluzione linguistica messa in atto dal Bembo resero tuttavia necessari interventi sull’aspetto formale dell’opera. I tipografi si sentirono liberi, già a partire dal 1526 (data della prima ristampa, a un anno di distanza della morte di Equicola), di ritoccare, com’era del resto normale, la veste linguistica del testo, che nella prima edizione appariva ancora vicina alla volontà dell’autore, e che suscitò, proprio per la distanza dal canone linguistico già dominante, giudizi poco benevoli. […] Delle due edizioni del 1536 va considerata tale solo quella stampata da Pietro Nicolini da Sabbio. L’altra è invece una nuova emissione dell’ed. del 1531, come prova l’identica impaginazione e soprattutto il colophon, recuperato, come il resto delle carte, dall’edizione precedente» (La redazione manoscritta del Libro de natura de amore, pp. 35-38). Olschki 4499; La redazione manoscritta del Libro de natura de amore di Mario Equicola, a cura di L. Ricci, Roma 1999.
11 Very rare first and only edition of the only known work by Cherubino dei Tolomei, which is a poem in tercets about the life and passion of Jesus Christ, dedicated by the author to Renée of France, the wife of the duke of Ferrara, Hercules II of Este.
Tolomei, Cherubino (m. 1534). Opera intitolata il fascicolo della Mirrhata, Redentrice, & Salutifera, Humanita di Christo. Novamente, In Terze Rime, Raccolto. Ferrara, Francesco Rossi, 10 maggio 1538. In-4° (mm 190x131). 168 carte non numerate. Carattere corsivo. Al frontespizio incisione su legno raffigurante una fenice racchiusa in cornice circolare a sua volta inscritta entro una bordura quadrata ornata e circondata dal motto: ‘Et Sic. Alter. Ab Altero. Unica. Phenice. Qual La Tua Tal La Mia Scusa.’. Il frontespizio e il testo sono racchiusi in una bordo nero inciso su legno. Legatura settecentesca in vitello agli acidi, dorso decorato da ferri dorati con titolo in oro su tassello in marocchino rosso; tagli rossi, sguardie in carta marmorizzata, segnalibro in seta verde. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune gore e qualche macchia alle prime carte, abrasioni alla pelle dei piatti della legatura. Nota di possesso manoscritta del secolo XVI al frontespizio: ‘ad usum domini petri gatti’; al contropiatto anteriore ex-libris con uno stemma nobiliare, al quale manca la parte inferiore che recava probabilmente il nome del possessore.
Rarissima prima e unica edizione – se ne conoscono solo 4 copie censite nelle biblioteche italiane – di quest’opera, che è anche l’unica nota del ferrarese Cherubino dei Tolomei, detto degli Assassini, che si inserisce nell’ampio filone della poesia spirituale del Cinquecento che ha per oggetto la vita e la passione di Cristo. Il componimento è dedicato a Renata di Francia, duchessa di
Ferrara e moglie di Ercole II d’Este, ed è posto simbolicamente sotto l’ègida della fenice, raffigurata al frontespizio, come dichiarato dall’autore che afferma di voler «Rinovare l’huomo vecchio, isteriore mio, et farlo in Christo nova creatura». La Mirrhata – e il titolo allude chiaramente alla mirra che secondo la tradizione simboleggia l’unzione di Cristo, o l’espiazione dei peccati tramite la sofferenza e la morte corporale – è scritta in terza rima ed è divisa in cinquanta ‘sarmenti’ – cioè ‘rami’ – che il Tolomei dichiara di aver metaforicamente raccolto «da gli propri alberi loro, cioe da quelli, che hanno di questo Christianissimo sobietto, della salutifera Humanita, dello nostro piissimo Redentore, felicemente scritto, cosi in prosa, come in verso, et Rima, Abenche quanto mi sappia, non di questa sorte anchora» (c. 2v). L’opera, impressa l’anno dopo la morte dell’autore, è seguita da un’errata introdotta da una nota apologetica dello stampatore in cui si dice che trattandosi della prima impressione del poemetto fatta sull’ultima revisione condotta dal Tolomei essa non è scevra da imperfezioni. C. Fahy, Elenco delle edizioni di Francesco Rosso, in Id. L’Orlando furioso del 1532. Profilo di un’edizione, Milano 1989, pp. 179-188.
12 First edition of Holbein’s Icones to contain the medaillions with the four evangelists and the first of the two printed by Jean Frellon in the same year. One of the most famous and beautiful collections of illustrations to the Bible of the Renaissance.
Holbein, Hans, il giovane (1497-1543). Icones Historiarum Veteris Testamenti. Lione, Jean Frellon, 1547. In-4° (mm 188x119). 52 carte non numerate. Carattere romano e carattere corsivo. Al frontespizio marca tipografica del Frellon incisa su legno raffigurante un granchio che trattiene una farfalla con le chele e il motto ‘Matura’, il tutto racchiuso
entro cornice circolare. Il volume è illustrato da una splendida suite di 94 legni con scene dell’Antico Testamento, 92 dei quali ripresi dalla princeps del 1538 e 2 dalla stampa del 1539; alla c. N3v quattro silografie raffiguranti i quattro evangelisti entro medaglioni, qui usate per la prima volta. I legni che illustrano il testo sono tratti da disegni di Holbein e incisi dallo stesso artista insieme a Hans Luetzelburger, mentre quelli raffiguranti i quattro evangelisti vengono comunemente ascritti ad un’altra mano non identificata. Capilettera silografici ornati su fondo criblé nel testo. Legatura novecentesca in pergamena con unghie, titolo dipinto in inchiostro nero al dorso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, qualche fioritura alle prime e alle ultime carte. Nota di possesso manoscritta al frontespizio. Ex-libris inciso del ‘Dr. Amand Fonder’ al contropiatto anteriore e un altro, non identificato, al foglio di guardia anteriore recante le iniziali ‘EF’.
Prima edizione contenente i ritratti dei quattro evangelisti e prima delle due edizioni impresse da Jean Frellon nel 1547, di questa straordinaria storia biblica per immagini di uno dei più celebri artisti del Cinquecento europeo - Hans Holbein – la cui princeps era stata stampata sempre a Lione nel 1538. Il ricco apparato iconografico, di grande modernità, è accompagnato da un breve testo latino, posto nella parte superiore di ogni pagina e dalla relativa traduzione in versi francesi di Gilles Corrozet, posta invece nella parte inferiore di ogni pagina. Gli intagli di Holbein sul tema dell’Antico Testamento rappresentano uno dei più rari legami tra un grande disegnatore e un’opera letteraria e vennero scelte dal grande artista svizzero per la loro forma anneddotica e quasi mitologica che ben si prestava ad essere sintetizzata e condensata in un’immagine. «Regarded as illustrations to the books of the Old Testament, these woodcuts are in all ways admirable [Holbein] has concentrated his skill upon the faithful and accurate telling of these sacred stories and he does this with a perfect understanding of their strong dramatic power and their equally strong human interest [Holbein] is revealed in them as a teller of stories of the first rank, with the power of seizing the most dramatic moment of each incident he depicts with unfailing instinct, and then representing it with a few unerring strokes of his pencil clearly and simply». (A. B. Chamberlain, Hans Holbein, I, pp. 229-30). È inoltre interessante notare che la marca tipografica con il granchio e la farfalla si ispira a una moneta di età augustea – sulla quale compare la stessa immagine - e venne ripresa da numerosi tipografi e librai lionesi del Rinascimento quali Jean Frellon, Paul Frellon, Antoine de Harsy e Pierre Ravaud (si veda W. Deonna, The Crab and the Butterfly. A Study in Animal Symbolism, in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», vol. 17, n. 1/2 (1954), pp. 47-86). Adams B, 1963; STC, French, 68; Mortimer, French, 281 e 276 (per la princeps); Fairfax Murray, French, 244; A. B. Chamberlain, Hans Holbein the Younger, New York 1913, 2 voll.
13 A superb copy of this extraordinary first edition, the only one known printed on blue paper, of Livio Sanuto’s Italian translation of Claudianus’ poem De raptu Proserpinae. Bound in red morocco with the armorial coat of the Venetian doge Marco Foscarini, famous 18th century collector of Aldines and Italian books.
Claudianus, Claudius (n. ca. 370 d.C.). La Rapina di Proserpina di Livio Sanuto. Venezia, [s.n.], 1551. In-4° (mm 184x118). 64 carte non numerate. Carattere corsivo. Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura romana settecentesca in marocchino rosso, i piatti sono inquadrati da una cornice a merletto composta da un doppio filetto e da una rotella di ferri floreali stilizzati; al centro grande stemma del patrizio veneto Marco Foscarini (1696-1763),
Doge di Venezia dal 1762. Dorso a 6 comparti decorato da piccole ghiande dorate, autore e titolo in oro su tassello in marocchino nero, sguardie in carta a pettine, tagli dorati. Esemplare in ottimo stato di conservazione, lievi danni al capitello superiore e inferiore della legatura. Ex-libris del conte Henry Chandon de Briailles, celebre collezionista di libri in carta azzurra, ai fogli di guardia anteriori; al recto del terzo foglio di guardia anteriore l’annotazione, di mano settecentesca, ‘rarissimo 16’.
Straordinario esemplare stampato su carta azzurra, l’unico conosciuto al mondo ad avere questa caratteristica, della prima rarissima edizione della prima traduzione italiana, eseguita dal geografo e letterato veneziano Livio Sanudo (1530-1587), del poema di argomento mitologico De raptu Proserpinae, scritto da Claudiano poeta del tardo paganesimo che appartenne probabilmente al seguito della corte dell’imperatore romano d’Occidente. Della presente opera si conoscono due esemplari in ottavo (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale e Rovereto, Biblioteca Civica Girolamo Tartarotti), di sole 48 carte, datati 1553 e anch’essi privi del nome dello stampatore. In base alle caratteristiche dei capilettera silografici questa stampa del 1553 è stata attribuita da Denis Rhodes alla tipografia veneziana di Gabriel Giolito de Ferrari. Nel catalogo della biblioteca di Harvard è inoltre censito un volume – stampato su carta ‘normale’ -del De Raptu datato, come il nostro, 1551 che sembrerebbe essere l’unico altro esemplare di questa edizione finora censito. Dei tre capilettera riprodotti da Rhodes nel suo studio, solo il terzo corrisponde esattamente a quello della presente stampa, mentre i primi due sono alquanto simili, ma non identici. Si potrebbe tuttavia trattare di una variante dovuta all’eccezionalità dell’esemplare e si potrebbe ipotizzare che se lo stampatore dell’edizione del 1553 fu veramente il Giolito, di certo anche la presente del 1551 è un prodotto della stessa officina tipografica. È inoltre interessante notare che Livio Sanuto dedica la propria traduzione al cardinale di Trento, il che farebbe supporre che il nostro potrebbe essere un esemplare di dedica impresso appositamente per essere donato al dedicatario dell’opera. D.E. Rhodes, Silent Printers. Anonymous printing at Venice in the sixteenth century, London 1995, p. 245 (per l’edizione del 1553).
14 Rare first edition of «one of the handsomest volumes of its time» (Updike). The painter Jean Cousin was an important theorist in the field of perspective who perfected the tiers points technique (in which the eye is led away from two points close to the viewer to the distant third or vanishing point).This book was the first to be printed by Le Royer, the king’s printer for mathematics, who cut most of the woodcuts himself from the designs by Cousin.The copy of the painter Giulio Cesare Angeli (1570-1630).
Cousin, Jean (ca. 1490-1560). Livre de perspective. Parigi, Jehan Le Royer, 28 giugno 1560. In-folio (mm 391x269). 72 carte non numerate di cui l’ultima bianca; le carte L2-3, M2, Q2 e Q4 sono doppie ma sono segnate solo al recto della seconda carta. Nel presente esemplare la carta A2 è priva della seconda carta bianca. Le carte M3-4 legate al contrario rispetto al resto del volume. Alla seconda carta splendida cornice allegorica incisa su legno decorata da motivi architettonici e cariatidi e in cui si trovano raffigurate tutte le principali figure geometriche che vengono utilizzate nel testo. Illustrato da 58 diagrammi, 16 dei quali a piena pagina e 5 su doppia pagina; diagramma inciso incollato alla c. C3v. Capilettera e testatine silografici ornati in tutto il volume. Legatura ottocentesca in mezza pergamena con carta marmorizzata ai piatti; titolo in oro su tassello in pelle rossa al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, piccola perdita lungo il margine esterno del legno alla seconda carta causata da eccessiva rifilatura; una macchia e alcune gore alle prima due carte. Nota manoscritta di possesso al frontespizio: ‘De Giuliocesare Angeli Pittore Perugi[…]’.
Prima rara edizione di questo celebre trattato sulla prospettiva, considerato uno dei più bei libri francesi del secolo XVI. Il testo e l’apparato iconografico sono opera dell’artista e matematico francese Jean Cousin il Vecchio che iniziò la sua carriera come pittore di vetrate sotto la guida di Jean Hympe e del Grassot, realizzando le finestre della cattedrale di Sens e quelle di numerosi castelli della zona e trasferendosi, dal 1530, a Parigi, dove iniziò ad occuparsi anche di oreficeria e realizzò numerosi disegni per le illustrazioni di libri come quelli da cui vennero tratti i legni della Bibbia impressa da Le Clerc nel 1596 e quelli per le Metamorfosi e per le Epistole di Ovidio stampate, rispettivamente nel 1566 e nel 1571. «According to the printer’s introduction, leaf A3v, Le Royer received from Cousin the text and “les figures pour l’intelligence d’iceluy necessaires, portraittes de sa main sus planches de bois”, and he himself cut most of Cousin’s blocks and completed others which his brother-in-law, Aubin Olivier, had started. Several of the diagrams are extended into landscapes with figures» (Mortimer). Il presente esemplare è impreziosito dalla firma di appartenenza del pittore perugino Giulio Cesare Angeli (1570 ca.-1630), allievo del Carracci a Bologna e attivo principalmente nella sua città natale, celebre per il S. Carlo Borromeo realizzato per la chiesa di S. Simone del Carmine, per il S. Michele Arcangelo, dipinto nel 1625 nell’ospedale della Misericordia e soprattutto per le nove tele raffiguranti Scene della vita di Gesù realizzate per l´Oratorio di S. Agostino tra il 1618 e il 1630. Adams C 2852; Cicognara 832; Mortimer 157; Didot, Cousin, p. 113-118; Updike, pp.195-7.
15 Beautiful Roman 16th century binding, richly decorated in gold, made by the master Niccolò Franzese, for the nun Livia Zanona, probably belonging to a noble Venitian family.
[Legatura di Niccolò Franzese, Pietro da Castello (ca. 1450-1522)]. Processionarium secundum Ordinem fratrum Praedicatorum, quod secundo reuisum est literis & cantu quam diligentissime. Venezia, eredi di Luc’Antonio Giunta, 1560. In-8° (mm167x107). 4 carte non numerate, 204 numerate.Testo stampato in rosso e nero. Al frontespizio incisione su legno raffigurante San Domenico e marca silografica dei Giunti in rosso. Nel testo due grandi silografie a piena pagina, una delle quali raffigura la mano musicale di Guido d’Arezzo, e 28 legni più piccoli. Numerosi diagrammi musicali incisi su legno nel testo. Legatura parlante coeva in marocchino marrone, eseguita a Roma da Nicolò Franzese e riccamente decorata in oro. Il piatto anteriore presenta una riquadratura formata da una larga cornice di filetti e ferri di tipo aldino. Il campo centrale è quasi completamente coperto da ferri di tipo aldino a volute piene in cui si nota il fiore di arum con la classica spirale di Nicolò Franzese,al centro dello stesso, l’immagine della Madonna con il Bambino su di un crescente circondata da 6 stellette a piccoli ferri. Il piatto posteriore, identico nel decoro, reca al centro l’iscrizione su tre linee ‘Suora Livia Zanona’. Dorso a 5 cordoni e 4 cordoncini decorati alternativamente con filetti e segmenti obliqui, negli scomparti decoro a piccoli ferri. Tagli in oro zecchino inciso a bulino con il motivo dei cordami intrecciati; tracce di fermagli. Esemplare in ottimo stato di conservazione, un piccolo foro di tarlo lungo il margine inferiore bianco di alcuni quaderni. Antichi ex-libris del Vescovo di Comacchio.
Rara edizione di questo processionario redatto ad uso dei frati domenicani da Alberto da Castello, nel quale sono contenuti antifone, salmi ed inni posti in musica con notazione gregoriana quadrata. La splendida legatura parlante che racchiude il volume fu realizzata dal maestro Nicolò Franzese, come testimoniato dai ferri caratteristici qui utilizzati, per una non meglio identificata suora ‘Livia Zanona’, quasi senz’altro appartenente alla Nobile famiglia veneta degli Zanon, imparentata con i Morosini e altre famiglie illustri. Camerini, Annali, I, n.643; T. De Marinis, La legatura artistica in Italia, Firenze 1960, vol. I, nn. 661, 733, 846; T. De Marinis, Die italienischen Renaissance - Einbande, Hamburg 1966, pp.58-59; P. Quilici, Legature antiche e di pregio secoli XIV-XVIII, Roma 1991, n. 188, fig. 85.
16 First edition – perfectly preserved in its original limp vellum - of the first important Latin translation of Proclus’ Greek commentary to Euclid’s Elementa first book, made by the mathematician from Crete Francesco Barozzi and dedicated by him to the Venetian nobleman Daniele Barbaro. The volume is elegantly printed and is adorned by a beautiful full-page portrait of Barozzi within decorated architectural border.
Proclus (412-485 d.C.) - Barozzi, Francesco (1537-1604). Procli Diadochi in Primum Euclidis Elementorum librum Commentariorum ad universam mathematicam disciplinam principium eruditionis tradentium Libri IIII. Padova, Grazioso Percacino, 1560. In-folio (mm 302x210). 8 carte non numerate, 272 pagine numerate, alcuni errori di numerazione.
Carattere romano, corsivo e caratteri greci. Al frontespizio grande marca tipografica – disegnata appositamente per la presente edizione - incisa su legno raffigurante Minerva e Mercurio tenenti per la punta le ali di una fenice che nasce dalle spoglie sul rogo di un’altra fenice morta e il motto: ‘’Ερμαικóν Δωρον και ‘Aθηναικóν’; al verso del frontespizio legno a piena pagina con il ritratto del Barozzi entro un ovale circondato da una splendida cornice architettonica a grottesche e, agli angoli inferiori, le armi di Daniele Barbaro, patriarca di Aquileia, sulla sinistra e quelle del Barozzi, sulla destra.Variante della marca tipografica del Percacino al recto dell’ultima carta raffigurante un serpente alato attorcigliato a un bastone in cornice figurata. Nel testo tre differenti tipi di cornici silografiche a grottesche, ripetute più volte, nelle quali è impresso il testo degli elementi di Euclide. Numerosi diagrammi e capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura coeva in pergamena floscia; al dorso titolo manoscritto in inchiostro marrone parzialmente abraso e antica segnatura dipinta in rosso; tracce di bindelle. Splendido esemplare, ad ampi margini, in ottimo stato di conservazione.
Prima importante edizione della traduzione latina del commento del filosofo greco Proclo al primo libro degli Elementa di Euclide, curata dal matematico di origine cretese Francesco Barozzi e da lui dedicata al patrizio ed erudito veneziano Daniele Barbaro. Insieme a Federico Commandino a Urbino, il Barozzi è considerato tra i capofila di coloro che si adoperarono in direzione della rinascita degli studi di geometria, come testimonia anche il suo corso, tenuto all’Università di Padova l’anno precedente alla stampa della presente edizione, sul Tractatus de Sphaera di Giovanni Sacrobosco. L’edizione del Commentarium di Proclo, oltre che per la grande eleganza tipografica, è di notevole importanza anche dal punto di vista filologico dal momento che venne allestita effettuanto un riscontro rigoroso sui migliori manoscritti disponibili all’epoca. Il Barozzi si occupò inoltre anche della traduzione delle opere di Erone di Alessandria, di Pappo di Alessandria e di Archimede di Siracusa e di argomenti di carattere esoterico, come testimoniano le edizioni del Pronostico Universale di tutto il mondo stampato a Bologna nel 1566 e la stampa della traduzione delle profezie criptiche attribuite all’imperatore bizantino Leone VI – gli Oracula Leonis – da lui dedicati al governatore di Creta Giacomo Foscarini, che gli procurarono una fama ambigua che fece sì che venisse processato per ben due volte dal tribunale dell’Inquisizione, nel 1583 e nel 1587 quando, essendo stato trovato colpevole per aver causato una tempesta a Creta, venne costretto a pagare una multa di cento ducati. Harvard, Italian, 403; Honeyman Coll. 2543; Riccardi I, 82; Adams P, 2138; STC Italian p. 540; Thorndike VI, pp. 154-155.
17 Second very rare edition, greatly augmented, of Sansovino’s Historia of Orsini’s noble family, first printed in 1564.The second part of the volume is adorned by 18 full-page portraits here printed for the first time – probably engraved by Sansovino himself – within beautiful decorated borders showing the most famous memebers of this noble Roman family.
Sansovino, Francesco (1521-1583). L’historia di casa Orsina. Venezia, Niccolò Bevilacqua per Bernardino e Filippo Stagnini, 1565. (Legato con:) Id. De gli huomini illustri della casa Orsina. Venezia, Domenico Niccolini da Sabbio per Bernardino e Filippo Stagnini, 1565. Due opere in un volume in-folio (mm 301x196). 13 carte non numerate, una carta bianca, 135 carte numerate, una carta non numerata (la c. 13 è una tavola stampata a doppia pagina, mentre tra la c. 13 e la c. 14 è presente una carta non numerata in segnatura [C4]); 92 carte numerate con alcuni errori di numerazione. Carattere rotondo e carattere corsivo. Al frontespizio della prima opera lo stemma della famiglia Orsini inciso su rame firmato ‘NIC. NE.’, cioè Niccolò Nelli, che eseguì anche alcuni dei rami per le Imprese illustri di Girolamo Ruscelli del 1566; le stesse armi sono ripetute al frontespizio della seconda parte. Alle cc. 9v, 12r, 13 e alla c. [C4] gli stemmi genealogici della famiglia Orsini incisi su legno; al verso dell’ultima carta marca tipografica raffigurante una mano che sostiene una fiaccola che si accende alla fiamma di un’altra e il motto ‘Deus adiuvat volentes’, che si trova in alcune stampe dello Stagnino e che viene probabilmente qui usata come marca dal Sansovino; capilettera silografici animati e ornati nel testo. Il testo della seconda parte dell’opera è illustrato da 18 incisioni su rame a piena pagina di cui 11 recano i ritratti dei membri più illustri della famiglia Orsini entro ovali circondati da elaborate cornici architettoniche ornate da figure mitologiche, mentre 7 recano solo le cornici, e gli ovali in bianco con al centro il nome del personaggio che però non vi è stato raffigurato; marca silografica - identica a quella della prima opera - al verso dell’ultima carta; capilettera silografici animati e ornati. Bella legatura veneziana coeva in pergamena con unghie, decorata ai piatti da una cornice a un filetto con ferri floreali ai quattro angoli e, al centro, da un elaborato arabesco ovale impresso in oro. Dorso decorato da ferri dorati e da 5 rotelle orizzontali, con titolo e antica segnatura manoscritti; tracce di bindelle, tagli dorati. Splendido esemplare, in ottimo stato di conservazione, uno strappo al margine bianco inferiore della c. 36. Alcune note manoscritte di mano coeva in inchiostro marrone nel testo. Nota di possesso ‘Vespucci’ al frontespizio.
Seconda edizione, la prima a contenere la seconda parte concernente gli uomini illustri della casata, di quest’opera che tratta la storia della nobile famiglia romana degli Orsini, e ne celebra gli esponenti più famosi e che è dedicata dall’autore, il letterato di origini romane Francesco Sansovino, al principe Paolo Giordano Orsini. La prima edizione dell’Historia di casa Orsina era stata impressa sempre a Venezia da Niccolò Bevilacqua nel 1564. Il presente volume, di grande eleganza tipografica, è pregevole anche per gli eccellenti intagli in rame, eseguiti dallo stesso Sansovino, con i ritratti dei membri della famiglia inscritti in elaboratissime bordure, alcune delle quali ripetute, che presentano motivi decorativi di grande raffinatezza stilistica, mentre l’ultimo ritratto, quello del dedicatario, è impreziosito dalle sue armi recanti gli orsi, simbolo del casato. «Book 3 of part 2 contains letters to the Orsini by Petrarca, Ficino, Bembo, and others. In his Della origine, et de’ fatti delle famiglie illustri d’Italia, printed in Venice by Altobello Salicato in 1582, Sansovino does not repeat any of this material but refers his reader to his 1565 volume» (Mortimer). Olschki, Choix, 904; Hayn, 175; Lozzi, 4521; Mortimer, Italian, 460; E. Bonora, Ricerche su Francesco Sansovino imprenditore, libraio e letterato, in «Memorie dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Classe di scienze morali, lettere ed arti» 1994.
18 Second edition –the first being printed in 1555- of Girolamo Fracastoro’s Complete Works.The volume is introduced by a life of the author and collects his writings on astronomy and philosophy, his Latin poems and his medical works, including his Syphilis sive Morbus Gallicus, first published in 1530, which is «the most famous of all medical poems. It epitomized contemporary knowledge of syphilis, gave to it its present name, and recognized a venereal cause» (DSB).
Fracastoro, Girolamo (1483-1553). Opera omnia. Venezia, Giunti, 1574. In-4° (mm 237x164). 20 carte non numerate, 213 carte numerate, una non numerata. Carattere rotondo e carattere corsivo. Marca silografica dei Giunti al frontespizio ripetuta in un’altra variante al recto dell’ultima carta. Al verso della carta †6 ritratto silografico dell’autore entro medaglione ovale; Diagrammi e capilettera ornati incisi su legno nel testo. Legatura coeva in pergamena, titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso, tracce di bindelle. Esemplare in ottimo stato di conservazione, qualche lieve gora lungo il margine inferiore di alcune carte. Al frontespizio nota di possesso manoscritta in inchiostro marrone: ‘Iulis Cesaris Bracceschi Iulii 1699’; la stessa mano ha aggiunto i numeri di pagina all’indice dell’opera al verso del frontespizio.
Seconda edizione della raccolta delle opere complete del medico, filosofo e astronomo veronese Girolamo Fracastoro - che era stata impressa per la prima volta sempre a Venezia dai Giunti nel 1555 – curata dal letterato e traduttore Lodovico Nogarola, anch’egli originario di Verona, e da lui dedicata a Paolo Ramusio, figlio del celebre umanista, geografo e viaggiatore Giovanni Battista. Di questa edizione sono note due varianti: una, come la presente, recante al colophon la data 1573 e l’altra che presenta un’erronea composizione tipografica del fascicolo ‘B’. Il volume è introdotto da una biografia dell’autore redatta dal canonico, poeta e traduttore Adamo Fumani (ca. 1505-1587), segretario del cardinal Navagero, seguita dalla dedica e dagli scritti del Fracastoro, che testimoniano la vastità degli interessi e della cultura del grande medico e scienziato scaligero. Si ricordano, tra gli altri, il trattato astronomico sulle sfere omocentriche Homocentricorum sive de stellis; il De causis criticorum dierum, sui giorni critici della malattia; il testo di filosofia naturale De sympathia et antipatia rerum, il De contagione et contagiosis morbis et curatione il primo grazie al quale l’autore è considerato il fondatore della moderna epidemiologia, in cui vengono descritti i modi attraverso i quali le infezioni si diffondono; il dialogo che tratta di questioni teoriche relative alla poesia Navagerius, intitolato all’amico e poeta Andrea Navagero e il Syphilis sive Morbus Gallicus, il più celebre dei poemi medici, in cui l’autore usa per primo il termine ‘sifilide’ per indicare la lue, che si diffuse a Napoli a partire dal 1495, in seguito all’assedio posto dal sovrano francese Carlo VIII. Il volume si chiude con la raccolta di carmi latini d’occasione indirizzati dall’autore a personaggi illustri del suo tempo. Adams F, 818; Durling 1632.
19 Beautiful unsophisticated collection of three works including the second edition of the Italian translation made by Pier Vincenzo Danti of Johannes de Sacrobosco’s De Sphaera, one of the fundamental astronomy texts of the Middle Ages, and one of the earliest printed books on astronomy, the first edition appearing at Ferrara in 1472. The text is accompanyied by the commentary of Egnazio Danti, the renowned mathematician and astronomer who worked mostly for the Medici in Florence.
Sacrobosco, Johannes de (fl.1230). La Sfera di M. Giovanni di Sacrobosco tradotta da Pier Vincentio Dante de Rinaldi, con le Annotazioni del medesimo. Et con l’aggiunta delle Figure, & d’altre Annotazioni. Perugia, Giovanni Bernardino Rastelli, 1574. (Legato con:) Rastelli, Giovanni Bernardini (m. 1585). De ratione atque emendatione Anni, & Romani kalendarii Opusculum. Perugia, Giacomo Ruffinelli in casa dell’autore, 1579. (Legato con:) Lupicini, Antonio (ca. 1530-ca. 1607). Breve discorso d’Antonio Lupicini, Sopra la reduzione dell’anno, & emendazione del Calendario. Firenze, Giorgio Marescotti, 1580. Tre opere in un volume in-4° (mm 201x153). I: 4 carte non numerate, 61 pagine numerate, una carta non numerata. Al frontespizio marca tipografica incisa su legno raffigurante la testa di un animale fantastico con lingua bifida in cornice figurata ripetuta al verso dell’ultima carta; al verso del frontespizio ritratto silografico del Danti in cornice architettonica. Numerosi diagrammi e figure astronomiche incise su legno nel testo; 5 grandi capilettera incisi su legno ornati da vedute di città e 35 piccoli decorati da vedutine o personaggi. II: 4 carte non numerate, 72 pagine numerate. Al frontespizio stemma silografico del dedicatario dell’opera, al verso la marca tipografica del Rastelli incisa su legno. Nel testo tre grandi e due piccole iniziali silografiche animate e ornate; testatine e finalini silografici. III: 8 carte non numerate. Marca silografica del Marescotti al frontespizio, grande capolettera silografico animato e ornato alla prima carta. Legatura coeva in pergamena floscia con titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso, tagli viola scuro, tracce di bindelle. Splendido esemplare, in ottimo stato di conservazione. Al frontespizio della prima opera nota di possesso manoscritta in inchiostro marrone: ‘Di Giulio Cesare Bracceschi adi 13 Agosto 1664’.
Seconda edizione – la prima era stata stampata a Firenze dai Giunti nel 1571 - del volgarizzamento di Pier Vincenzo Danti del celebre trattato di astronomia De Sphaera Mundi di Girolamo Sacrobosco, libro di testo diffusissimo con nozioni di geografia e di tecniche di navigazione che compendia in sé tutte le conoscenze dell’età classica e medievale e che restò in uso fino al XVII secolo godendo di un vastissimo successo, testimoniato dal gran numero di copie manoscritte e di edizioni a stampa, che, a partire dalla princeps del 1472, si susseguirono fino a Seicento inoltrato. La presente edizione venne curata dal perugino Pier Vincenzo Danti, che si occupò di tradurre il testo e dal più famoso nipote, il matematico, cosmografo e architetto Egnatio Danti, che vi appose il proprio commento al testo del Sacrobosco in cui sono contenuti gli aggiornamenti necessari ad adeguare alcune norme ormai superate alle esigenze dell’epoca. Il commento di Egnazio Danti, pubblicato poco dopo che la sua opera principale, il Trattato dell’ Uso, e della fabbrica dell’ astrolabio con l’aggiunta del planisfero del Roias del 1569, aveva visto la luce è da collocarsi all’interno della sua attività indefessa di quegli anni, al servizio della corte Medicea di Firenze. La presente stampa – accanto a quella che segue – appartiene alla esigua produzione – sono note solo una decina di edizioni – della tipografia perugina di Giovanni Bernardino Rastelli, la cui attività è documentata dal 1574 al 1579. II: Rara prima e unica edizione di questo calendario, redatto dal medico, filosofo e matematico Giovanni Bernardino Rastelli che insegnò medicina e filosofia all’Università di Perugia e che ebbe in casa una piccola officina tipografica presso la quale lavorarono gli stampatori Baldo Salviani e Giacomo Ruffinelli, che sottoscrive appunto il presente volume. La stampa, come quella che la precede, è caratterizzata da una grande eleganza tipografica e dal largo impiego di capilettera silografici, alcuni dei quali di dimensioni assai estese, finemente decorati da piccoli paesaggi e incisi con grande accuratezza. III: Seconda edizione di questo breve opuscolo riguardante, come il precedente, l’emendazione del calendario, dell’ingegnere e architetto fiorentino Antonio Lupicini, che operò principalmente al servizio dei Medici, la cui princeps era stata impressa sempre a Firenze dal Sermartelli nel 1578. I:
I:
Riccardi I, 390; Adams H, 740 (per l’ed. del 1571); Gamba 1632. II: Ascarelli-Menato, p. 311. III: Gamba, 1499.
20 First edition of this treatise on the planisphere by Guidobaldo Del Monte, one of the most prominent figures in the renaissance of the mathematical sciences, «Galileo’s patron and friend for twenty years and possibly the greatest single influence on the mechanics of Galileo» (DSB).
Del Monte, Guidobaldo (1545-1607). Planispheriorum universalium theorica. Pesaro, Girolamo Concordia, 1579. In-4° (mm 260x185). 4 carte non numerate, 128 pagine numerate, una carta non numerata (manca l’ultima carta bianca). Testo in carattere romano inscritto in un doppio riquadro. Al frontespizio incisione su legno raffigurante un planisfero sormontato dal motto ‘ARDUA PLANA’. Illustrato da numerosi diagrammi incisi su legno nel testo; capilettera silografici animati e ornati alle carte +1r e A1r. Legatura in pergamena antica rimontata, titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso e sul taglio piede. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune macchie alle prime due carte, alcune carte uniformemente brunite, lievi fioriture in tutto il volume.
Prima edizione di questo importante trattato sul planisfero scritto dal matematico e astronomo pesarese Guidobaldo del Monte, una delle più eminenti personalità del Rinascimento matematico italiano. L’opera, che tratta principalmente di trigonometri sferica su un piano bidimensionale, è divisa in due parti in cui, nella prima, l’autore commenta il planisfero del Gemma Frisio e dà le indicazioni necessarie, corredate dai relativi diagrammi, per la sua costruzione, dimostrando inoltre come la sfera celeste possa essere proiettata su un piano. Nella seconda parte invece il del Monte passa ad analizzare il planisfero di Juan de Rojas – l’inventore dell’astrolabio universale -, che il Gemma Frisio descriveva come una sorta di prospettiva col punto di osservazione collocato ad una distanza infinita. È da ricordare che, oltre ai suoi contributi significativi nel campo della prospettiva e della meccanica, un altro grandissimo merito di Guidobaldo è quello di essere stato il primo esponente del mondo scientifico a riconoscere il genio di Galileo Galilei. Grazie alla stima e all’aiuto concreto di del Monte, nel 1589 il venticinquenne Galileo ottenne infatti una cattedra all’Università di Pisa e poi nel 1592 all’Università di Padova. Tra i due ci fu una rilevante collaborazione scientifica. La loro amicizia è uno dei più notevoli fatti umani e culturali agli inizi della scienza moderna. Cinti, 4; Riccardi II, 179; Adams U, 9.
21 Rare first and only edition of this collection of poems by the writer from Perugia Francesco Beccuti, considered an important historical and social document because the author sings in it his homosexual loves, fact that will become impossible a few years later.
Beccuti, Francesco (1509-1553). Rime. Venezia, Domenico e Giovanni Battista Guerra, 1580. In-8° (mm 143x93). 8 carte non numerate, 188 pagine numerate, due carte non numerate. Al frontespizio marca tipografica dei Guerra incisa su legno raffigurante un’aquila che vola verso il sole e perde le penne in cornice figurata e il motto ‘Renovata iuventus’; una variante della stessa marca ripetuta alla penultima carta. Capilettera ornati e fregi silografici nel testo. Legatura coeva in pergamena con titolo manoscritto al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, margini superiori sobri; una gora alle ultime 10 carte e sul piatto posteriore della legatura. Antica nota di possesso manoscritta al frontespizio.
Prima e unica rarissima edizione di questa raccolta di componimenti del poeta perugino Francesco Beccuti detto il Coppetta di particolare interesse perché, pur non discostandosi nella forma dai moduli petrarchisti o, tutt’al più da quelli berneschi tipici dell’epoca, presenta delle caratteristiche innovative dal punto di vista del contenuto. Coppetta infatti approfittò dell’enorme tolleranza verso l’omosessualità esistente in Italia poco prima dell’inizio della Controriforma, per discutere dei propri amori con una schiettezza che pochi decenni dopo sarebbe divenuta impensabile: basterà dire che fra le sue poesie si annoverano due lunghe composizioni sui ‘pro’ e ‘contro’ della sodomia omosessuale. In conclusione, il canzoniere del Coppetta è un documento sociale, umano e perfino antropologico, oltre che letterario, praticamente unico nel suo genere, in quanto rappresenta una parte importante della storia dell’omosessualità. Adams C, 2606; Gamba 372.
22 First exceedengly rare edition of one of the earliest works of Giordano Bruno (his first four books all appeared while he was in Paris in 1582). The De compendiosa architectura is devoted to expositions of a certain logical system which Bruno had taken up with great eagerness, the Ars Magna of Raimon Lull. With the exception of a satiric comedy, Il Candelajo, all the works of this period are devoted to this logic. Illustrated by 7 woodcut diagrams, the one on leaf 16 complete with the volvelle, and by a printed one all conceived by Bruno himself.
Bruno, Giordano (1548-1600). De compendiosa architectura, & complemento artis Lullij. Parigi, Gilles Gorbin, 1582. In-16° (mm 112x66). 43 carte numerate una carta bianca. Illustrato da 7 diagrammi incisi su legno ideati dall’autore: 6 ruote, di cui una impressa su una pagina ripiegata (c. 11v) e una completa della doppia volvella con le ruote alfabetiche concentriche (c. 16v), quasi sempre mancante, e un diagramma rettangolare. L’apparato illustrativo comprende anche uno schema non ricavato da un legno, ma dalla semplice stampa dei caratteri tipografici accoppiati e sovrapposti. Fregi, testatine e capilettera silografici ornati nel testo. Legatura inglese del secolo XVIII in marocchino nocciola decorato, ai piatti da una doppia cornice a due filetti. Titolo in oro al dorso, dentelles interne, tagli dorati. Esemplare in ottimo stato di conservazione, lievi bruniture e una piccola macchia d’inchiostro al frontespizio.
Prima rarissima edizione della terza opera apparsa a stampa del celebre nolano. Il De compendiosa architectura et complemento artis Lullii venne pubblicato a Parigi nello stesso anno del De umbris idearum e del Cantus Circaeus e testimonia il forte contributo dell’arte combinatoria di Lullo dato allo sviluppo della mnemotecnica di Bruno: l’arte combinatoria è presentata nelle sue componenti più tecniche, con lo scopo di trasmettere al lettore il senso compositivo e ‘dialettico’ di questo sistema prospettando uno sfondo metodologico e teorico pienamente condiviso anche dall’arte della memoria. Il metodo di Lullo è, infatti, una ‘logica’ alternativa a quella aristotelica, che, attraverso elementi ‘formali’ (le lettere dell’alfabeto ‘lulliano’) permette di comporre sillogismi ed argomentazioni corrette e coerenti con la struttura e il sistema di concetti che ne stanno alla base. Chi utilizza queste tecniche non deve fare altro che applicare le regole per la composizione delle proposizioni più semplici, formare I sillogismi combinando queste tra loro e, infine, costruire argomentazioni più complesse applicando ulteriormente gli schemi e le figure dell’ars al materiale ottenuto. In questo modo avremo una sorta di ‘calcolo’ del senso e dei significati che è in linea con la tradizione della logica e della
dialettica rinnovate nel Rinascimento che privilegiano la disposizione e l’organizzazione del discorso e dell’argomentazione piuttosto che l’analisi del termine e delle sue proprietà. Consapevole di questa caratteristica, che supporta una visione enciclopedica ed organica del sapere, Bruno elegge l’arte combinatoria di Lullo come il motore ‘dialettico’ più efficace per dare forza alla propria mnemotecnica nel tentativo di riprodurre, visivamente, I meccanismi germinativi della natura stessa che si trasforma e si perfeziona per ripetuti atti di aggregazione e sintesi. «È una sorta di commento all’Ars Magna Lullo, che il Nolano si propone, grazie ad alcune modifiche, di chiarire e perfezionare ulteriormente, per cui, delle otto figure che illustrano il testo, quattro ricalcano nella forma e nella sostanza quelle presenti nell’opera lulliana, mentre le altre quattro visualizzano rispettivamente l’interpretazione pratico-tecnica che ne dà Bruno» (M. Gabriele, Corpus iconographicum, p.127). Alcune di queste ‘tavole’ verranno riproposte dall’autore anche nel De lampade combinatoria del 1587, che costituisce un ulteriore approfondimento dell’analisi all’opera lulliana. Sturlese n.3, pp. 22-27; Casanatense, n. 126; Canone, p. 89; M. Gabriele, Giordano Bruno. Corpus iconographicum. Le incisioni nelle opere a stampa, Milano 2001, pp.127-53.
23 First very rare edition of this collection of writings about the city of Como, edited by the archpriest of Locarno and divided into three parts dealing with the civil and religious history of this city and his surroundings and its most famous holy men.
[Ballarini, Francesco (1546-1627)]. Compendio delle croniche della citta di Como. Raccolto da diversi Auttori, diviso in tre parti. Como, Giovan Angelo Turato, 1619. Tre parti in un volume in-4° (mm 210x147). 22 carte non numerate, 334 di 335 pagine numerate, manca la carta V1 con il terzo frontespizio. Frontespizio ripetuto per ciascuna parte, il primo ornato da un legno con le
armi dell’abate Marco Gallio, a cui è dedicata la prima parte, il secondo con le armi del vescovo di Como, Filippo Archinto. Capilettera animati e ornati, testatine e fregi silografici nel testo. Legatura coeva in pelle marrone decorata da un piccolo ferro in oro al centro dei piatti; titolo e ferri dorati al dorso, sguardie in carta a pettine. Esemplare in buono stato di conservazione, qualche gora e qualche brunitura, cerniere restaurate.
Prima rara e importante edizione di questa raccolta riguardante la storia di Como, curata dall’arciprete di Locarno Francesco Ballarino, che dedica ognuna delle tre parti in cui è suddiviso il libro a differenti personaggi di spicco della città: l’abate Marco Gallio, il vescovo Filippo Archinto e il ‘dottor di leggi’ Filippo Ciceri. La prima parte tratta della storia civile, la seconda di quella religiosa e la terza ‘degl’huomini celebri per santità’. L’autore del Compendio viene ricordato dal conterraneo Gian Gaspare Nessi nelle sue memorie come segue: «Ballarini Francesco fu uno dei più illustri arcipreti, che siano stati in Locarno, ed al quale può bene applicarsi il motto fatto da lui forse scrivere sullo stallo arcipretale nella Basilica di S. Vittore in Locarno: Non locus hominem, sed homo locum honorificat. Nacque in Como l`anno 1546; fu creato arciprete net 1597, scrisse il Compendio delle Croniche di Como edito nel 1619, in cui con improba fatica raccolse quanto poteva esservi di più notevole sia di sacro che di profano, il che non ostante alcuni errori condonabili ai tempi nei quali visse, gli acquistò un posto distinto tra gli scrittori di patrie storie. Mandò anche alla luce: I felici progressi dé Cattolici in Vallellina per l’estirpazione delle heresie, Milano, 1623, e lasciò un prezioso manoscritto in latino che conservasi nell`archivio capitolare. Fu dottore in ambo le leggi, protonotario apostolico, conte palatino, abbate commendatario di S. Maria di Prozero, e vicario generale dell’Inquisizione di Locarno. Arricchì in vita di preziosi doni la sua Chiesa ed in morte costituita sua erede universale. Morì nel 1627 e fu sepolto in S.Vittore presso al padre con epitaffio dettato da lui medesimo» (Gian Gaspare Nessi, Memorie storiche di Locarno fino al 1660, Locarno 1854, pp. 177 e ss). Lozzi 1292; Platner 113; STC,17th cent., 69; Michel-Michel I, 101.
24 First very rare edition of Chiaramonti’s seminal work on semiotics, the first to be written on the subject. The name of Scipione Chiaramonti is mostly bound to the famous ‘controversy on the comets’, to which he took part by publishing a great number of scientific works in which he attacks the new physical theories of Tycho Brahe, of Kepler and of Galileo.
Chiaramonti, Scipione (1565-1652). De conictandis cuiusque moribus et latitantibus animi affectibus σημεíωτικη Moralis, seu de Signis Scipionis Claramontii Caesenatis. Venezia, Marco Ginami, 1625. In-4° (mm 223x163). 10 carte non numerate, 448 pagine numerate. Carattere romano, corsivo e greco. Al frontespizio marca tipografica incisa su legno raffigurante la Speranza appoggiata ad un’ancora entro cornice ovale recante il motto ‘In Deo est spes mea’. Capilettera ornati, fregi e finalini silografici nel testo. Legatura coeva in pergamena. Al dorso titolo manoscritto in inchiostro marrone e, al piede, piccola etichetta in carta con l’antica segnatura. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Al frontespizio nota manoscritta coeva in inchiostro marrone: ‘Di Giulio Cesare Bracceschi’.
Prima rara edizione di quello che viene considerato il primo trattato di semiotica, redatto dal matema
tico di Cesena Scipione Chiaramonti, la cui fama è legata soprattutto alle opere scientifiche che si inseriscono nella celebre ‘controversia sulle comete’, che lo vide in polemica con le nuove teorie fisiche di Ticone, Keplero e Galilei. L’edizione è curata dal faentino Lodovico Zuccolo (1568-1630), noto soprattutto per i suoi scritti politici e per la sua critica all’Utopia di Thomas Moore, che è anche l’autore della breve prefazione che apre il volume, contenente la dedica al cardinale Giannettino Doria, arcivescovo di Palermo e luogotenente del re. Seguono gli indici dei capitoli e degli autori citati, l’invio ai lettori dello stampatore Marco Ginami, la prefazione del Chiaramonti e il testo del trattato, diviso in dieci libri, in cui lo scienziato emiliano, dopo aver definito il significato della parola greca σημεí ωτικη (‘Latine de signis dicitur’, c. A1r), passa ad analizzare i fenomeni e i sistemi di significazione e di comunicazione, dai dati fisici e morali degli esseri umani, alla fisiognomica, alle relazioni di interazione degli esseri viventi con l’ambiente che li circonda, inframmezzandovi molte nozioni desunte dalla medicina di Galeno. Krivasty 2438; Piantanida 2172.
25 First exceedengly rare edition of the first treatise about milk and its derivatives written by the Tuscan doctor Giovanni Nardi and dedicated by him to the Granduke Ferdinando II de’ Medici.The volume is adorned by a beautiful allegorical title-page engraved by Giovanni della Bella.
Nardi, Giovanni (fl. 1638-1642). Lactis physica analisys. Firenze, Pietro Nesti, 1634. In-4° (mm 214x153). 8 carte non numerate, 342 pagine numerate, 9 carte non numerate. Illustrato da una tavola in segnatura recante un splendido frontespizio allegorico ripiegato inciso su rame da Stefano della Bella raffigurante il dio Esclapio che celebra un sacrificio alla Natura nella radura di un bosco. Capilettera ornati, testatine e finalini silografici nel testo. Legatura coeva in vitello agli acidi, dorso con titolo in oro decorato da ferri floreali dorati, tagli spruzzati di rosso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, dorso e cerniere della legatura usurati. Ex-libris nobiliare inciso al contropiatto anteriore.
Prima rarissima edizione di quello che è probabilmente il primo trattato sul latte e i suoi derivati del grande medico e letterato toscano Giovanni Nardi, ingegno eclettico e autore prevalentemente di opere mediche come l’Apologeticon in Fortunii Liceti del 1638, il De igne subterraneo del 1641 e il De prodigiosis vulnerum curationibus del 1662. «Giovanni Nardi, or Joannes Nardius, was born in Montepulciano in the Florentine district, graduated in medicine at Pisa, practised in Florence with so great reputation tha he was called the Florentine Aesculapius, and he and his works formed the theme of laudatory verses by his contemporaries. He was member of the Society of Apathistae» (J. Ferguson, Bibliotheca Chemica, p. 126). La presente opera è dedicata dall’autore al granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici ed è divisa in ottanta capitoli che trattano in maniera esaustiva ed approfondita tutti gli aspetti riguardanti il latte, dalle credenze popolari, all’utilità, alle proprietà, ai vari impieghi e ai derivati, come i formaggi e il burro, fino al suo impiego come rimedio curativo.
Krivasty 8263; Paleari 1634; J. Ferguson, Bibliotheca Chemica Part 2, 2002, p. 126.
26 First and only very rare edition of the most beautiful Roman festival book ever printed.The volume is adorned by 12 elegant plates, designed by Andrea Sacchi and engraved by François Collignon, pupil of Jacques Callot,that show the costumes, the chariots and the parades of this festival.Vitale Mascardi’s copy, with his signature and his manuscript notes throughout.
[Mascardi, Vitale (fl. 1635)]. Festa fatta in Roma alli 25 di Febraio MDCXXXIV e data in luce da Vitale Mascardi in Roma. [Roma,Vitale Mascardi, ca. 1635] In-4° (mm 240x175). 4 carte non numerate, 135 pagine numerate. Carattere romano e carattere corsivo. Illustrato da un frontespizio allegorico inciso su rame e da 12 splendide tavole fuori testo disegnate da Andrea Sacchi e incise su rame da F. Colignon, di cui 11 su doppia pagina raffigurano i carri, le navi, i costumi, le parate della festa e una, di mm 406x447, ripiegata più volte – mostra il teatro che venne allestito per l’occasione in Piazza Navona. Capilettera ornati e fregi silografici nel testo. Legatura coeva rimontata in pergamena con titolo manoscritto al dorso. Esemplare in discreto stato di conservazione, completo del rarissimo foglietto ‘del pennone’, quasi sempre mancante, alla tavola K; qualche lieve fioritura su alcune carte, piccoli strappi restauri alle tavole segnate K, L, M, sguardie rinnovate. Al margine inferiore della seconda carta firma autografa di Vitale Mascardi, nel testo, lungo i margini, 57 annotazioni della stessa mano.
Prima e unica edizione del più bel libro di feste di Roma, con la firma e le annotazioni dello stampatore Vitale Mascardi. Il volume, splendidamente impresso e illustrato, è dedicato dal Mascardi al cardinale Antonio Barberini e l’anonimo autore – da identificarsi probabilmente con il Barberini stesso – vi descrive con grande dovizia di dettagli la festa che si tenne il 25 febbraio 1634 a Roma in onore del figlio del re di Polonia Sigismondo III, Carlo Alessandro Wasa. L’organizzazione della festa, voluta proprio da Antonio Barberini, venne affidata al marchese Cornelio Bentivoglio che fece allestire a Piazza Navona un teatro, opera dell’architetto ferrarese Francesco Guitti e noto ideatore di macchine e scenografie, mentre le musiche vennero composte da Michelangelo Rossi che lavorava al servizio dei Barberini. I disegni per le eleganti tavole che adornano il presente volume, considerate da Olschki «les plus belles qu’ait produit le XVIIe siècle», vennero ideati dal celebre pittore Andrea Sacchi, maestro di Filippo Lauri e di Carlo Maratta, mentre le incisioni vennero eseguite da Jean François Collignon, allievo del grande maestro lorenese Jacques Callot. Il testo reca inoltre notizie e dettagli interessanti sulle manifestazioni, gli abbigliamenti dei cavalieri, padrini, paggi, trombettieri, oltre che alle imprese ed ai motti scelti dai cavalieri e più in genere ai colori ed alla atmosfera per cui essa fornisce informazioni considerate tra le più significative del genere. La festa terminò con l’arrivo di una ‘macchina’ in forma di vascello di Bacco carico di musici. La nave aveva una bandiera con l’ape, stemma dei Barberini, e un grande stendardo con le armi appaiate dei Colonna e dei Barberini, in onore del matrimonio – celebrato da poco – del Principe Taddeo Barberini con Anna Colonna. Vinet, 771; Berlin Katalog 3044; Lipperhide 2818; Ruggeri 805; Cicognara 1440; Olschki, Choix, 15061.
27 Dorio, Durante (m. 1646). Istoria della famiglia Trinci, nella quale si narrano l’origine, genealogia, dominij, dignita, e fatti de’ discendenti da essa. E si tratta dell’origine de’ Monaldeschi d’Oruieto, degli Atti di Todi, e di Foligno; delli conti di Corcorone, d’Antignano, e d’altri luoghi. Foligno, Agostino Alteri, 1638. In-4° (mm 209x152). 4 carte non numerate, 270 pagine numerate 9-278, 27 carte non numerate. Al frontespizio stemma silografico della famiglia Trinci. Il testo è illustrato da una grande tabella con albero genealogico, da 6 stemmi araldici incisi su legno, da 6 vignette xilografiche con figure di Santi o Beati della zona, da due legni a piena pagina il primo raffigurante San Feliciano, Patrono di Foligno e, sullo sfondo l’immagine della città, e il secondo il Beato Paolo de Trinci. Legatura coeva in pergamena, titolo manoscritto al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi bruniture e qualche foro di tarlo. Numerose note manoscritte nel testo.
Prima rara edizione di quest’opera redatta dallo storico Durante Dorio in cui vengono delineate le origini e narrata la storia della celebre famiglia Trinci, che dominò per secoli sulla città di Foligno e che dal XIV secolo in poi ebbe un peso considerevole negli avvenimenti storici dell’Italia centrale. Il volume è suddiviso in cinque libri che trattano della storia della casa, seguiti dai sommari delle cose notabili e degli uomini illustri, dalla tavola genealogica, da un componimento dedicato all’autore e dall’errata. Coleti 76; Farsetti 257 (per l’edizione del 1648); Spreti 1352; Platneriana 141.
28 Second edition, augmented, of this Italian translation of the Bible made by Giovanni Diodati, who shortly became the official text used by Italian protestants. Diodati, who was professor of theology and Hebrew at the Academy of Geneva, was also the first to make a translation into Italian based on Hebrew and Greek sources. The success of this version has been enormous through the centuries and the Diodati’s Bible is still in use nowadays.
[Diodati, Giovanni (1576-1649)]. La Sacra Bibbia tradotta in lingua italiana da Giovanni Diodati di nation lucchese. Seconda editione, migliorata, ed accresciuta. Con l’aggiunta de’ Sacri Salmi, messi in rime per lo medesimo. Ginevra, Pierre Chouet, 1641. Quattro parti in un volume in-folio (mm 310x192). Antiporta disegnata e incisa su rame da Abraham Bosse con titolo racchiuso entro cornice architettonica sormontata da una colomba che sovrasta un libro aperto e, nella parte inferiore la data 1640, due carte non numerate, 837 pagine numerate, una carta bianca, 331 pagine numerate, 148 pagine numerate, 68 pagine numerate. Carattere romano e carattere corsivo. Al frontespizio marca tipografica incisa su legno raffigurante un uomo che indica un olivo con i rami innestati e il motto ‘Noli altum sapere’, simile a quella usata dall’Estienne e dagli Elzevier in alcune delle loro stampe. Capilettera ornati e piccoli fregi silografici nel testo. Legatura inglese del secolo XVIII in vitello dipinto con, al centro di entrambi i piatti, lo stemma dorato della famiglia Tollemache di Petersham nel Surrey con il motto ‘Confido, Conquiesco’. Dorso a sei nervi riccamente decorato da ferri dorati e con il titolo impresso in oro in uno degli scomparti; dentelles interne, sguardie in carta a pettine, tagli rossi. Esemplare in buono stato di conservazione; antico restauro a porzione al margine inferiore bianco della carta N5 della seconda parte dell’opera; alcune carte leggermente brunite.
Seconda edizione, corretta e aumentata, di quella che è considerata la Bibbia per eccellenza dei protestanti italiani, la cui princeps era stata impressa sempre a Ginevra da Jean de Tournes nel 1607 e che venne curata dal lucchese in esilio Giovanni Diodati «Prédicateur d’un rare merite et beaucoup d’erudition, D. a exercé une influence préponderante dans la Compagnie des pasteurs, comme dans le Conseil de la Republique» (De Montet, Dictionnaire, p. 239). Il monumentale lavoro del Diodati, considerato anche uno dei capolavori della lingua italiana del Seicento, gli era costò 14 anni di fatiche e venne condotto effettuando un riscontro puntuale non solo sui testi originali – il Diodati era professore di teologia e di ebraico presso l’Accademia di Ginevra – ma anche sul testo tradotto nel 1551 greco del fiorentino Massimo Teofilo, che era quello comunemente usato dagli emigrati italiani riformati prima della stampa della traduzione dell’erudito lucchese. Oltre all’eleganza stilistica, le caratteristiche che distinguono la versione del Diodati da quelle che l’hanno preceduta sono da ricercarsi in primo luogo nella fedeltà al testo sacro, in seconda istanza nella chiarezza espositiva e in terzo luogo per il valore teologico delle note e dei commenti che accompagnano la traduzione, che inoltre testimoniano anche la profonda conoscenza delle lingue antiche dell’autore. E il risultato di questa, testimoniato anche dal successo vastissimo dalla sua comparsa fino ai nostri giorni, fu all’altezza degli auspici del compilatore che in una lettera del 1607 indirizzata allo storico Jacques Auguste de Thou scriveva: «mi sono proposto con tutte le mie forze e nella più grande coscienza… di aprire la porta ai nostri italiani alla conoscenza della verità celeste. Nostro Signore, che mi ha miracolosamente guidato e fortificato in quest’opera, la fortifichi con la Sua benedizione, alla quale solo addebito la perfezione della mia opera, e dalla quale solo io confido della sua gloria, a salute di coloro che Gli appartengono, il che è e sarà sempre l’unico obiettivo a cui dirigerò tutti i miei sforzi». Bingen, Philausone, 133; Bruni-Evans, 706. Darlow-Moule II, n. 5600; De Montet, Dictionnaire biographique des Genevois er des Vaudois, Lausanne 1877, vol. 1, pp. 239-40.
29 The rare first edition of Galileo’s complete works, exepting the Dialogo and the Letter to Madama Cristina, still on the Index of Prohibited Books at the time. A fine set, uniformly bound in original vellum, of the treatises, letters and writings by the man who «more than any other, had introduced the change in our manner of thinking that broke with ancient and led on to modern science» (Singer).
Galilei, Galileo (1564-1642). Opere di Galileo Galilei Linceo nobile fiorentino. Bologna, eredi del Dozza, 1655-56. Due volumi in-4° (mm 220x160). I: 12 carte non numerate, 4 pagine numerate 29-32, 48 pagine numerate, 48 pagine numerate, 4 carte non numerate, 160 pagine numerate, 4 carte non numerate, 68 pagine numerate, 127 pagine numerate, 264 pagine numerate, 43 pagine numerate. Illustrato da un’antiporta allegorica finemente incisa su rame da Stefano della Bella col ritratto del Galilei e le personificazioni femminili di Matematica, Ottica e Astronomia e da un ritratto dell’autore entro medaglione ovale in cornice architettonica inciso da Francesco Villamena c. [11]v, da una tavola ripiegata fuori testo con il compasso geometrico e da numerosi diagrammi silografici. Frontespizi separati per ciascuna opera con marca silografica. Capilettera ornati, fregi e testatine silografici nel testo. II: una carta non numerata, 60 pagine numerate, 7 pagine numerate, 160 pagine
mal numerate 156, 48 pagine numerate, 4 carte non numerate, 179 pagine numerate, una carta non numerata, 54 pagine numerate 53-106, una carta non numerata, 24 pagine numerate 103-126, 4 carte non numerate, 242 pagine mal numerate 238, tre carte non numerate. Frontespizi separati per ciascuna opera con marca tipografica incisa su legno. Numerosi diagrammi silografici nel testo. Capilettera ornati, testatine e finalini silografici. Legatura uniforme per entrambi i volumi, in pergamena coeva con unghie, titolo e numero del volume scritti a mano al dorso e tagli spruzzati di rosso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, lievi gore e fioriture, una macchia d’inchiostro piuttosto estesa al margine bianco delle pp. 39-42 del Discorso apologetico di Lodovico delle Colombe nel primo volume.
Prima rara edizione dell’Opera Omnia di Galileo, curata da Carlo Manolessi e da lui dedicata al granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici. Il curatore dichiara inoltre, nella sua prefazione apposta al primo volume, che, oltre alle opere di Galileo già stampate singolarmente, egli era riuscito ad avere dal granduca Leopoldo di Toscana molti scritti inediti posseduti da Vincenzo Viviani, allievo del celebre astronomo pisano. L’edizione, che raccoglie oltre a quelle celebri anche varie opere meno conosciute pubblicate per la prima volta come la Fabbrica et uso d’una bilancia d’invenzione antica del Galileo, le Annotazioni di Domenico Mantovani sopra il medesimo strumento, la Continuazione del Nunzio Sidereo e varie lettere sulle macchie solari, non contiene tuttavia gli scritti che erano stati messi all’Indice, ossia il Dialogo sopra i due massimi sistemi e la Lettera a Cristina di Lorena. Carli-Favaro, 251; Cinti, 132; Gamba 151; Riccardi I, 518; Singer, A History of Scientific Ideas, p. 249
30 Very rare original edition of one of the most important books about the plague, in which the author describes the raising and diffusion of this disease and the lazarets of the city of Genova and of the adjacent cities and their organization.
Antero Maria da San Bonaventura (1620-1686). Li lazzaretti della citta’, e riviere di Genova nel MDCLVII. Genova, Pietro Giovanni Calenzani e Francesco Meschini, 1658. In-4° (mm 203x140). 10 carte non numerate, 555 pagine numerate 5-560, 16 carte non numerate. Capilettera ornati, testatine e finalini incisi su legno nel testo. Legatura coeva in pergamena rigida, titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, qualche lieve gora, strappo lungo il margine inferiore bianco alla c. Pp3. Al frontespizio antico timbro e una nota di possesso di mano coeva in inchiostro marrone: ‘Hic liber est Conventus S. Joseph Ferrarie Fratrum Eremitarum Discalceatorum S. Augustini’.
Rara prima e unica edizione di uno dei più importanti testi dedicati alla gestione e alla cura delle pestilenze dedicato dall’autore al doge di Genova Giulio Sauli e ai governatori e procuratori della Repubblica di questa città. Nel 1657 l’Italia, e la Liguria in particolare, venne colpita da un’epidemia di peste tra le più gravi di quegli anni. L’opera dell’Antero, al secolo Filippo Micone, esamina l’organizzazione della sanità pubblica a Genova e in Liguria descrivendo i lazzaretti di Savona, Pontedecimo, S. Pier d’Arena,Voltri, Pegli, Recco, Chiavari,Voltaggio, Novi, Montobbio, Savignone. Antero si dilunga nel descrivere nascita e sviluppo del contagio a Genova e si sofferma in particolar modo nella descrizione della struttura e del personale addetto ai lazzaretti: dal medico, allo speziale, all’infermiere, al provveditore, al dispensiere, ai chirurgi, fino al cuoco, alle balie e alle lavandaie. Krivatsy, 336.
31 First and only edition of this important bio-bibliography of Milanese writers collected by the abbot Filippo Piccinelli and dedicated by him to Federico Borromeo.
Piccinelli, Filippo (1604-1678). Ateneo dei letterati milanesi. Milano, Francesco Vigone, 1670. In-4° (mm 202x141). 12 carte non numerate, 520 pagine numerate, 12 carte non numerate. Fregio silografico al frontespizio. Capilettera animati e ornati, testatine e finalini incisi su legno nel testo. Legatura coeva in pergamena rigida, titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, alcune gore lungo il margine inferiore di alcune carte, un foro di tarlo sul margine inferiore bianco delle pp. 393-414.
Prima e unica edizione di questa importante bio-bibliografia di scrittori milanesi, raccolta dall’abate Filippo Piccinelli e da lui dedicata a monsignor Federico Borromeo. Il Picinelli fu prolifico autore di versi d’occasione, soprattutto panegirici, epitalami, massime ed elogi di natura spesso religiosa, sia in italiano che in latino. Seguono la dedica un sonetto di Gioacchino Garbicelli e dei versi latini del frate Gioacchino da Santa Maria. «È la migliore bio-bibliografia milanese dopo quella dell’Argelati; oltre a un breve cenno della vita degli autori (disposti per nome invece che per cognome) l’A. dà l’elenco delle opere stampate (coll’indicazione delle note tipografiche di molte di esse) e manoscritte. Gli indici (compr. quello in ordine di cognome) ne agevolano la consultazione» (Piantanida). Argelati, vol. II, col. 1075; Lozzi 2679; Piantanida 3613.
32 First rare Italian translation of Bernier’s travels account, considered a major 17th-century Western source on Indian customs and culture. The author spent 10 years at the court of the Mughal as a physician. «A more curious and entertaining work than Bernier’s travels can hardly be imagined; the lively style of the author, combined with his intelligence, and the extraordinary nature of the scenes he witnessed render his work altogether more like a glowing romance than a detail of real events» (Cox).
Bernier, François (1625-1688). Istoria dell’ultima rivoluzione delli stati del gran mogor, con avvenimenti particolari nelle guerre de cinque anni, e racconto delle grandezze dell’Indostan. Milano e Bologna, Giovanni Recaldini, 1675. Due parti in un volume in-16° (mm 136x67). 6 carte non numerate, 336 pagine numerate. Frontespizio separato per la seconda parte, ma numerazione continua. Capilettera ornati e testatine incisi su legno nel testo. Legatura coeva in pergamena rigida, titolo manoscritto al dorso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, piccolo strappo al margine bianco della p. 291. Antica nota manoscritta al contropiatto anteriore: ‘1794 Roma’.
Prima edizione della traduzione italiana di questo resoconto, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1670, redatto dal medico francese François Bernier - allievo di Gassendi e amico dei personaggi più brillanti della sua epoca – che viaggiò a lungo in medio Oriente e soggiornò per dodici anni in India, dieci dei quali li passò al servizio dell’imperatore Aureng-Zeyb in qualità di medico. L’opera, che si basa sull’esperienza diretta di luoghi e persone, costituisce un prezioso documento
storico e antropologico delle regioni orientali, e in particolare dell’India, nel secolo XVII e contiene descrizioni di grande interesse come ad esempio quella del Kashmir, che all’epoca era una zona pressoché sconosciuta agli occidentali, che il Bernier riuscì a visitare grazie all’appoggio dell’emiro. «Les voyages de Bernier font connaître des contrées qu’aucun Européen n’avait visitées avant lui, et qu’on n’a pas mieux décrites depuis» (Hoefer). Argelati, vol. II, col. 1075; Lozzi 2679; Piantanida 3613.Cox
I, 274.
33 First very rare edition of one of the most beautiful and magnificent book of feasts of the Italian Baroque.The work describes the celebration of the great religious festivity made in Reggio for the incoronation of the Holy Virgin of the Ghiara.
Certani, Giacomo (sec. XVII). Maria Vergine coronata. Descrizione e dichiarazione della Divota Solennità fatta in Reggio Li 13 Maggio 1674. Reggio, Prospero Vedrotti, 1675. In-folio (mm 349x230). 8 carte non numerate, 137 pagine numerate, tre carte non numerate. Illustrato da un’antiporta allegorica e da un ritratto a piena pagina di Francesco II d’Este, entrambi incisi su rame da Giuseppe Mitelli e da 15 tavole - di cui tre a piena pagina, 11 ripiegate più volte e una sovrapposta nella tavola con la Confraternita di S. Rocco - incise sempre dal Mitelli su disegni di M. Augusta, P. Manzini, C. Carboni, V. Draghi, O.Talami, F. Torri, che raffigurano le fontane, le decorazioni, le processioni, i carri e le parate della festa. Legatura coeva in pergamena rimontata, decorata, al centro dei piatti da una croce dorata entro medaglione ovale ornato, titolo manoscritto, parzialmente sbiadito, al dorso, sguardie rinnovate. Esemplare in buono stato di conservazione, qualche lieve gora e alcune fioriture, le piegature di alcune tavole rinforzate.
Rarissima prima e unica edizione di questo splendido libro di feste reggiano, che descrive accuratamente l’incoronazione della Madonna della Ghiara. Le confraternite religiose convocarono i migliori artisti locali per progettare gli apparati festivi, le macchine, gli archi trionfali e le fontane. «Ces planches sont dignes d’intéresser tous ceux qui veulent connaitre jusqu’où, au 17e siècle, pouvait aller la fougue décorative italienne» (Vinet). Il volume è considerato uno dei più bei libri illustrati del barocco italiano anche grazie alla presenza delle accurate incisioni del celebre artista ‘popolare’ bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718). Ruggieri 820;Vinet 816; Berlin Katalog 3222; Bertarelli, Mitelli, 641-57; Hofer, Baroque Book illustr., 74.
34 Interesting second Latin edition of Dufour’s book, which went through several editions, in which the author debates the medicinal benefits and drawbacks of consuming large quantities of coffee, chocolate and tea. The volume is adorned by an engraved frontispice and three folding plates showing the plants from which these beverages are taken and the people that usually drinks them.
[Dufour, Philippe Sylvestre (1622-1687)]. Novi tractatus de potu caphe’, de chinensium the, et de chocolata. Ginevra, Jean Antoine Cramer e Philibert Perachon, 1699. In-12° (mm 148x72). 4 carte non numerate, 188 pagine numerate. Illustrato da un’antiporta figurata incisa su rame con un turco, un cinese e un indigeno sudamericano intenti a bere, rispettivamente, caffè, tè e cioccolata, e da tre tavole ripiegate fuori testo raffiguranti le piante da cui derivano le tre bevande descritte e i personaggi delle rispettive terre d’origine. Capilettera ornati e testine incisi su legno nel testo. Legatura coeva in pergamena, tagli spruzzati di azzurro. Esemplare in discreto stato di conservazione, uniformemente brunito. Nota di possesso manoscritta al frontespizio e al verso del foglio di guardia anteriore.
Seconda edizione in lingua latina di questa fortunato trattato, la cui edizione originale francese era stata pubblicata nel 1685 e tradotta in latino lo stesso anno. Sebbene l’esistenza delle tre bevande descritte nel testo – caffè, tè e cioccolata – fosse nota ai viaggiatori europei almeno fin dal secolo XVI, fu solo verso la fine di quello successivo che l’abitudine di fare uso dei tre prodotti si diffuse in Europa. Il Novi tractatus, oltre a descrivere le modalità di fruizione delle tre bevande, fornisce anche alcune informazioni sul loro uso medico, e sui loro effetti benefici o dannosi. A proposito dell’autore è interessante ricordare che «si vuole, da parte di una certa critica, che Dufour non sia altro che lo pseudonimo del letterato lionese Jacob Spon. Per altri Ph. S. Dufour fu personaggio realmente esistito, nato a Manosque nel 1622, amico dello Spon, e morto a Vevey, dopo essere fuggito dalla Francia in seguito all’editto di Nantes» (Bagnasco). Vicaire 294; Bagnasco 739.
35 Rare edition of this work, first published in 1707, beautifully illustrated by 24 engraved plates showing the maps and the plans of castles, fortresses and squares of the State of Milan.
Sesti, Giovan Battista (XVII secolo). Piante delle città, piazze, e castelli fortificati in questo Stato di Milano con le loro Dichiarazioni. Milano, Agnelli, [1718]. In-folio (mm 296x202). 4 carte non numerate, 23 pagine numerate 2-23, 24 tavole incise di cui due ripiegate. Al frontespizio vignetta allegorica con raffigurate le armi del dedicatario dell’opera intitolata al Principe Eugenio di Savoia. Legatura moderna in mezzo marocchino verde con angoli, titolo in oro al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione.
Interessante edizione di questa raccolta, la cui data si ricava dalla lettera di dedica dell’autore a principe Eugenio di Savoia. La prima edizione avrebbe visto la luce nel 1707, seguita l’anno successivo da una seconda e da una terza nel 1708, e da una ristampa nel 1711. Secondo il Riccardi queste
stampe, però, non sono altro che la stessa princeps con la data cambiata dall’editore. Il Graesse e il d’Ayala citano anche questa del 1718. L’opera è illustrata da due carte ripiegate, una con la carta geografica dello Stato di Milano e l’altra il Castello Sforzesco, e da 22 tavole raffiguranti le piante delle città dello Stato di Milano tra cui Pavia, Tortona, Serravalle, Alessandria, Como, Lecco, Novara, Domodossola, etc. Alcune delle tavole presentano i laghi e i fiumi in acquerellatura coeva in verde chiaro. Lozzi 2684; Arrigoni 913; Graesse S, 374; Riccardi I, 442-443.
36 First rare edition of the account of the travels to North America by Father Emmanuel Crespel, a Recollet missionary who went to Canada in 1724, and was for a time a priest near Montreal. Later he went to Upper Canada, were he accompanied an expedition of four hundred French troops and eight hundred Indians from Lake Huron into Lake Michigan, to raid the Fox Indians in present-day Wisconsin. This work provides the only account of that expedition.
Crespel, Emmanuel (1703?-1775). Voiages du R.P. Emmanuel Crespel dans le Canada
et son naufrage en revenant en France. Mis au jour par le Sr. Louis Crespel son Frére. Francoforte, 1742. In-8° (mm 156x95). 6 carte non numerate, [III]-X pagine, [11]-158 pagine. Legatura coeva in pelle, cerniere usurate, qualche spellatura, tagli dorati. Dedica manoscritta al recto della prima carta di guardia ‘Le present livre vient da lea generosité de mon cher ami […]’. Esemplare in ottimo stato di conservazione.
Prima edizione dei Voiages, riconoscibile dalle iniziali a penna di Louis Crespel - fratello ed editore dell’autore - alla fine della carta A6r. L’opera, stampata in un numero esiguo di copie ad uso soprattutto di amici e familiari, prende origine da un insieme di lettere che padre Crespel scrisse durante la sua missione in Canada e che indirizzò a suo fratello Louis. Entrato a far parte dei padri missionari Récollet (una branca dell’Ordine dei Padri Francescani, formatasi in Francia intorno al 1570), Emmanuel fu mandato in Canada nel 1724. Qui prese parte, nel 1728, alla spedizione tra gli Indiani Fox nell’odierno Winsconsin, in realtà organizzata a causa dell’intromissione dei nativi nei commerci francesi intorno al Lago Michigan. Naufragato nel 1736 alle isole Anticosti, tornò in Francia nel 1738, ma nel 1752 si stabilì nuovamente in Canada dove morì. La seconda edizione dei Voiages fu stampata ad Amsterdam nel 1757, mentre una terza vide la luce, corredata di una biografia dell’autore, in Quebec nel 1884. La prima traduzione inglese Crespel’s Travels in North America fu edita a Londra nel 1797 e, fino a quella stampata a New York nel 1908, non fu mai più impressa. Streeter sale 1:122; European Americana 742/60; Staton & Tremaine 6383; Jones, Adventures 159; Howes C880; JCB III:704; Sabin 17476.
37 First very rare edition of this treatise about the drying kiln for corn and other cereals by Bartolomeo Imbriani who probably wrote it with the help of the brilliant economist Ferdinando Galiani, who embodied modern science and economy in the Kingdom of Naples of the 18th century.
[Galiani, Ferdinando (1728-1787)]. Della perfetta conservazione del grano discorso di Bartolommeo Intieri. Napoli, Giuseppe Raimondi, 1754. In-folio (mm 286x200).6 carte non numerate, 84 pagine numerate. Al frontespizio vignetta allegorica incisa su rame da Francesco Cepparuli raffigurante due giovani intenti a studiare, sullo sfondo un paesaggio agreste e in basso il motto ‘FATO RERUM PRUDENTIA MAIOR’. Illustrato da 7 tavole ripiegate fuori testo incise su rame dal Cepparuli, che raffigurano i luoghi e gli strumenti per conservare il grano in maniera adeguata. Alla c. A1r testatina incisa su rame dal Cepparuli raffigurante un granaio e dei lavoranti. Capilettera animati e ornati, testatine e finalini silografici nel testo. Legatura in cartonato coevo con titolo manoscritto in inchiostro marrone al dorso. Splendido esemplare, con barbe, in ottimo stato di conservazione; qualche arrossamento alle ultime due tavole. Al frontespizio timbri della ‘Société d’encouragement pour l’industrie nationale’ e dell’economista Charles-Philibert Lasteyrie du Saillant (1759-1849). Al recto e al verso del foglio di guardia anteriore una lunga nota manoscritta coeva contenente alcune notizie sulle opere in cui viene citato il discorso dell’Intieri.
Prima rarissima edizione di questo discorso dell’abate e matematico toscano Bartolomeo Intieri, che si avvalse quasi sicuramente nella stesura del testo o nella sua revisione dell’aiuto della brillante penna del giovane economista e amico Ferdinando Galiani, protagonista insieme all’autore e a personalità
come Antonio Genovesi e Antonio Serra, della grande stagione di rinnovamento delle dottrine economiche nel regno di Napoli. Intieri giunse nel regno partenopeo durante gli ultimi anni del dominio spagnolo e, essendo convinto che le scienze dovessero essere impiegate al servizio del bene pubblico, si adoperò per migliorare le tecniche agrarie e, di conseguenza, il tenore di vita dei cittadini. Il testo proposto, si pone l`obiettivo di dimostrare come, con un`attenta costruzione dei granai, si preservi la salubrità del grano e fornisce le indicazioni necessarie alla realizzazione di strutture e macchinari che consentano di conservare più a lungo questo cereale, di proteggerlo dai parassiti per arrivare a produrre una farina di qualità migliore. È inoltre interessante ricordare che la pubblicazione del presente volume fu all’origine della disputa tra il Galiani e Duhamel de Monceau, che nelle sue opere di agronomia si avvalse pesantemente del testo del Della perfetta conservazione del grano senza dichiarare la sua fonte, e che venne dunque accusato dall’abate napoletano di plagio, riprova ulteriore della sua partecipazione alla stesura del trattato. Niccoli, p. 196; Higgs 708; Paleari-Henssler 1717; Einaudi 2342; Coquelin & Guillaumin I, p. 816; Venturi, Settecento riformatore, Torino 1969, I, pp. 552-62.
38 First very rare edition of this guide to the city of Genoa, written in French by an anonymous author and adorned by a big engraved folding map of the city and by a smaller one with a view of it taken from the sea.
Description des beautes de Genes et de ses environs ornee du plan, & de la carte topographique de la ville. Genova, Adamo Scionico, 1768. In-8° (mm 172x107). Una carta non numerata, 126 pagine numerate. Illustrato da due splendide tavole fuori testo: la prima, ripiegata più volte, di mm 332x470, incisa su rame da Gio. Lor. Guidotti con una mappa di Genova nel ‘solo giro delle sue mura vecchie, con l’esposizione delle Chiese e luoghi principali’, la seconda (mm 171x244) con una veduta della zona costiera della città. Testo stampato all’interno di una cornice silografica decorata. Il frontespizio, il recto e il verso della c. A1 ornati da un fregio silografico. Legatura coeva in vitello agli acidi; al dorso titolo in oro su tassello in marocchino rosso e decorazioni a ferri floreali dorati, sguardie in carta marmorizzata, tagli rossi. Splendido esemplare, in ottimo stato di conservazione.
Prima rarissima edizione di questa guida di Genova - pregevole per le due splendide e accurate illustrazioni, finemente incise in rame - che verrà più volte ristampata negli anni successivi, nella quale, oltre a venire delineata una breve storia della città, vengono anche descritti i luoghi e i monumenti più significativi. Nella prefazione l’anonimo autore francese dichiara infatti che «Ayant fait derniérement le Voyage d’Jtalie, je nay pas manqué de passer à Génes & de m’y arréter quelque temps; j’y ai vû quantité de beaux Morceaux de Peinture, de Sculpture, & d’Architecture, qui ne sont pas assés connus, & dont j’ay dressé un mémoire que j’ai crû, à mon retour dans ma Patrie, devoir faire connoitre au Public, ne doutant pas que les voyageurs, & Surtout les Amateurs des beaux Arts, ne me scachent gré lorsqu’ils passeront dans cette belle Ville, de les avoir mis à portée de voir & d’admirer les choses qui m’ont le plus frappé & qui m’ont paru les plus dignes de leur curiosité et de la mienne» (pp. 1-2). Fossati-Bellani II, 2648.
39 Scarce Italian funeral binding in original yellow cartonnage with woodcuts representing the Death.The woodcut, on the back board, is a reversed copy of a woodcut which appears in Vesalius’ De Humani Corporis Fabrica. Basle, 1543, attributed to Stephan van Calcar.
Missae in Agenda Defunctorum. Lucca, Ex Typographia Marescandoli, 1770. In-4° (mm 347x239). Al frontespizio vignetta silografica raffigurante la Resurrezione, 24 pagine numerate stampate in rosso e nero con diagrammi musicali nel testo, alla c. A3v silografia a piena pagina raffigurante la Crocefissione. Legatura funeraria in cartonato coevo giallo alla rustica interamente decorato, su entrambe i piatti, con una silografia raffigurante la morte entro cornice ornamentale. Scatola conservativa in mezzo marocchino nero, titolo in oro al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, legatura anticamente rinforzata con applicazione di carta decorata lungo i margini dei piatti.
Rara legatura funeraria, raffinatamente incisa in legno con immagini simboliche della morte: al piatto anteriore mentre traffica nel suo ‘ufficio di commercio’ intenta a conteggiare le sue ricchezze materiali (monete d’oro, corona, mitra, gioielli) simboli del potere e della vanità umane; dietro di lei, da due piccole finestre, si possono vedere i pioppi, un obelisco e una tomba, chiaramente la vista di un cimitero. Al piatto posteriore, la morte in piedi appoggiata su una tomba su cui è l’iscrizione “Memento homo quia pulvis es, et in pulvere reverteris”, questa silografia è la copia speculare di quella apparsa nell’edizione, stampata a Basilea nel 1753, del Vesalius De Humani Corporis Fabrica, attribuita a Stephen van Calcar. Con una mano poggia su un teschio che tiene aperto un libro con le parole “Novissima memoria”, con l’altra sostiene il viso, ed il gomito poggia su una clessidra che segna lo scorrere del tempo. La cornice silografica, in cui è racchiusa la scena, è più elaborata di quella anteriore, qui infatti simbolicamente arrichita da teschi, urne, scettri, corone, libri e da una bilancia.
40 Interesting dedication manuscript written by the friar Innocenzo Maria Laurenti for an unknown lady, which is a faithful copy of the 1774’s edition of this work printed in Parma by Bodoni.The autor and scribe only substitues Bodoni’s preface with a one of his own. Beautifully illustrated by pen drawings.
[Laurenti, Innocenzo Maria (sec. XVIII)]. Pel Battesimo di S.A.R. Ludovico Principe Primogenito di Parma Tenuto Al Sacro Fonte Da S.M. Cristianissima E dalla real Principessa delle Asturie. Iscrizioni Esotiche date in Luce Da Giam-Batta Bodoni Stampatore R.D. In Parma. [Manoscritto su carta], Copia fatta in Guastalla da F. Innocenzo Maria Laurenti de’ Servi 1781. Manoscritto su carta di mm 362x237. 25 carte non numerate. Scrittura calligrafica maiuscola e minuscola corsiva che riproduce vari alfabeti: greco, ebraico, copto, siriaco, armeno. Al recto della prima carta grande disegno a penna a piena pagina raffigurante lo stemma del dedicatario entro cornice e, in basso un paesaggio e la scritta entro cartiglio: ‘F. Innocenzo Maria Laurenti scrisse e Dedicò L’anno 1781’. Al recto della seconda carta frontespizio a penna ornato da un piccolo disegno floreale. Alla c. 4r vedutina con elementi architettonici disegnata a penna con in basso la sottoscrizione ‘F. I. Laur. Delin. & sculp.’. Alla c. 25r disegno raffigurante un cippo su cui è segnata la data ‘MDCCLXXXI’. Il testo che presenta iscrizioni in vari alfabeti orientali con a fronte la traduzione latina è inscritto in cornici tracciate a penna. Legatura coeva in carta marmorizzata. Manoscritto in ottimo stato di conservazione. Etichetta con segnatura manoscritta della ‘Collezione Marchese Solari’ al contropiatto anteriore.
Curioso manoscritto di dedica che riproduce la prima e unica rara edizione dell’omonimo opuscolo impresso a Parma da Giambattista Bodoni nel 1774, in cui venivano pubblicate iscrizioni in vari alfabeti orientali incise da Gian Bernardo de Rossi, che sono il primo esempio europeo di stampa di caratteri esotici fusi a pezzi mobili. Alla prefazione del Bodoni lo scriba, il frate Innocenzo Maria Laurenti, sostituisce la propria dedica ad una non identificata ‘Nobilissima Dama’ nella quale si trovano alcune interessanti informazioni. L’autore dichiara infatti quanto segue: «Ecco, che per fuggir l’ozio, al quale inimicizia giurar dovrebbe ogni più colta persona, ma in ispeciale maniera quelle, che al Divino Servizio con regolare Professione si sono dedicate: mi venne pensiere, Nobil: Dama di fare per la terza volta copia delle Iscrizioni Esotiche, colle Versioni Latine, già dalle reali stampe sortite per il Bodoni fino all’anno 1773 all’occasione del solenne Battesimo del reale nostro Principe ereditario Lodovico, speranza
del futuro sostegno di questi felicissimi stati. La prima di tali mie copie ebbi l’onore, non mai meritato, di consacrarla a S.A.S., l’Augusta Principessa Teodora Vedova Gonzaga nata Langravia d’Hassia-Darmstadt splendore, e gloria di questa nostra città. La seconda mi feci coraggio di farne un benché tenue, dono all’Erudissimo Cavagliere Conte Ferdinando Caracci mio Padrone, e di qualche amicizia per la mia persona portato» (c. [3]r). G. Giani, Catalogo delle autentiche edizioni bodonane, Milano 1948, p.16 e Brooks 50 (per l’edizione a stampa).
41 First Italian edition of Casanova’s second pamphlet on the dispute between Holland and Venice. A case of political 18th century journalism.
[Casanova, Giacomo (1725-1798)]. Supplimento alla Esposizione ragionata della controversia che sussite tra la Repubblica di Venezia e quella d’Olanda. [Venezia] 1785. In-8° (mm 193x130). 69 pagine con numerazione romana. Legatura coeva in carta decorata. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi fioriture.
Prima edizione italiana del secondo pamphlet scritto dal Casanova sulla disputa tra l’Olanda e Venezia, nata a causa della frode attuata dai fratelli Zannovich , avventurieri veneziani, ai danni di due mercanti olandesi, con l’intercessione di un diplomatico veneto il Cavalli, che fece da vero e proprio mediatore in questo poco ‘pulito’ accordo commerciale. Quando venne alla luce la mendacità dell’affare, l’Olanda chiese il risarcimento della somma frodata, ma Venezia rifiutò il rimborso e così l’Olanda scese in guerra contro la Repubblica veneta. Il Casanova ricostruì la vicenda del furto monetario ad opera degli Zannovich, basandosi su un’ampia documenatzione relativa al caso redatta dall’ambasciatore veneziano Sebastiano Foscarini, che difendeva la posizione di Venezia e riteneva il Cavalli estraneo alla conoscenza dei fatti. In questa strenua difesa di Venezia vi fu l’ultimo disperato tentativo del Casanova di conquistare il consenso dell’autorità veneziana nella speranza di poter essere riammeso nella città, che però non lo accoglierà mai più. Nello scritto c’è però anche un duro attacco al potere dell’oligarchia veneziana che, secondo lo scrittore, porterà al declino politico ed economico la Repubblica. Nello stesso anno il libello era stato preceduto dalla stampa dell’Esposizione ragionata che, nonostante fosse più ricca di dettagli sui singoli fatti, non raggiungeva la raffinatezza e la legalità delle argomentazioni del Supplimento. J. Rives Child, Casanoviana, XXIV, 2.
42 First edition of a fundamental work on the meaning of quantity in mathematics. It was Carnot’s first great work and is among his most important contribution. «Known to French history as the Organizer of Victory in the wars of the Revolution and to engineering mechanics for the principle of continuity in the transmission of power, Carnot remains one of the very few men of science and of politics whose career in each domain deserves serious attention on its own merits» (DSB). Napoleon III’s copy, with his gilt armorial coat on the boards of the binding.
Carnot, Lazare Nicholas Marguerite (1753-1823). De la corrélation des figures de géométrie. Parigi, Crapelet per Duprat, 1801. In-8° (mm 218x136). 8 pagine con numerazione romana, 188 pagine numerate. Illustrato da 4 tavole ripiegate fuori testo contenenti diagrammi geometrici firmate da Duruisseau. Legatura ottocentesca in mezzo marocchino rosso, piatti rivestiti in percallina dello stesso colore con, al centro le armi dorate di Napoleone III. Titolo e decorazioni in oro al dorso. Esemplare in ottimo stato di conservazione.
Prima rara edizione della prima opera scientifica pubblicata dal generale, matematico e fisico francese Nicholas Carnot, fondamentale per il significato del concetto di quantità in matematica, utile per la
comprensione del calcolo infinitesimale. In questo trattato l’autore cerca di spiegare che molti dei teoremi di Euclide possano essere ricondotti ad un unico solo teorema. A completamento di queste teorie il Carnot fece seguire, nel 1803, la Géométrie de position, in cui viene ripreso e continuato il discorso iniziato due anni prima nella corrélation. DSB III, 76-78.
43 Rare editorial slipcase expressly made by the Bodoni’s press to contain the first interesting edition of this collection of poems by Giuseppe Adorni, who was professor at the University of Parma and a wellknown translator of Virgil and Catullus.
Adorni, Giuseppe (1774-1851). Versi e traduzioni. Parma, Co’ Tipi Bodoniani, 1809. In-8° (mm 162x115); 4 carte non numerate, 177 pagine numerate, una carta non numerata. Legatura coeva in pieno cartone spruzzato, con titolo a stampa su tassello in carta al dorso; il libro è racchiuso in un insolito e grazioso cofanetto coevo in cartone avorio, decorato a secco e recante al dorso il titolo in oro e un tassello in carta verde con la scritta ‘G. BODONI’, l’interno è rivestito di carta remondiniana. Esemplare in ottimo stato di conservazione, con barbe e a fogli chiusi; il cofanetto reca tracce di usura.
Prima edizione della raccolta poetica del letterato parmigiano Giuseppe Adorni, professore nella Ducale Università, autore apprezzato di commenti e traduzioni di Virgilio e Catullo. Il volume contiene sonetti, apologhi, odi, versi sciolti e - come avverte l’autore stesso nella dedica iniziale agli amici e concittadini - «alcune traduzioni dal latino e dallo spagnuolo», corredate dai testi originali a fronte. Il volume, splendidamente impresso dal Bodoni, è concepito ab origine per essere racchiuso in un raro cofanetto editoriale – come testimonia l’etichetta recante il nome del celebre stampatore parmense - di cui sono noti pochissimi esempi. Brooks, 1062; Giani, Catalogo delle autentiche edizioni bodoniane, 188.
44 First rare edition in first issue, with point ‘lifed’ on line 3 of p. 21, of this collection of fanciful tales for children adapted from classical mythology. These stories proved to be quite popular and the second issue was released within a month of the first publication.
Hawthorne, Nathaniel (1804-1864). A Wonder-Book for Girls and Boys. Boston, Ticknor, Reed and Fields, 1852. In-8° (mm 169x105). 256 pagine numerate, di cui le prime 6 con numerazione romana. Illustrato da un’antiporta incisa e da 6 tavole fuori testo incise da Baker su disegni di Billings. Legatura editoriale originale in tela rossa decorata a secco, con titolo e decorazioni in oro al dorso; conservato in un astuccio moderno in tela marrone. Esemplare in
ottimo stato di conservazione, una macchia di inchiostro alle pp. 241-45. Ex-libris di Robert H. Hay al contropiatto anteriore.
Prima rara edizione in prima tiratura, con la parola ‘lifed’ alla terza riga di p. 21, di questa raccolta di racconti fantastici che sono un adattamento dei miti greci per ragazzi come recitano anche i titoli: The Gorgon’s Head, The chimaera, The Golden Touch. L’opera godette di un immediato successo come testimoniato anche dalla seconda tiratura che segue di un solo mese la presente stampa. BAL 7606.
45 Scarce first edition in first issue of this collection of six stories taken from Greek Mythology and retold by Hawthorne for the modern young reader. Beautifully illustrated by an engraved frontispice and 6 plates.
Hawthorne, Nathaniel (1804-1864). Tanglewood Tales For Girls and Boys, being A Second Wonder-Book. Boston, Ticknor, Reed and Fields, 1853. In-8° (mm 168x106). 8 pagine numerate contenenti inserti pubblicitari, due carte bianche, 336 pagine numerate. Illustrato da un’antiporta incisa e da 6 tavole fuori testo finemente incise che illustrano le favole contenute nel volume. Legatura editoriale originale in tela rossa decorata a secco, titolo e fregi in oro al dorso; conservato in un astuccio moderno in tela rossa. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune carte leggermente brunite, tracce d’usura al dorso della legatura.
Rara prima edizione in prima tiratura di questa raccolta di sei racconti per ragazzi desunti dalla mitologia greca, che fa seguito al successo di quella analoga intitolata A Wonder-Book for Girls and Boys e stampata l’anno precedente.
46 Rare edition of this beautiful album containing 22 original photos by the artist Pasquale Bossi, showing different views of the Lago Maggiore and its surroundings, and printed by using avant-garde techniques.
Bossi, Pasquale. Il lago Maggiore, album storico-artistico di 22 fotografie inalterabili con carta corografica e con relativi cenni. Milano, Tipografia Fratelli Borroni, 1870. In-folio oblungo (mm 290x213). 84 pagine numerate, una carta con l’errata-corrige, 4 carte numerate, [85]-91 stampate in nero su carta velina verde contenentti il listino prezzi delle vedute presenti nell’album ed una serie di pubblicità di alberghi e negozi di ogni tipo presenti nelle varie località verbane. Contenente 22 fotografie originali di cm 15x10,5 stampate su carta corografica e applicate, accompagnate da un testo. Tra la prefazione e l’inizio del testo si trova una tavola ripiegata con la carta corografia del lago Maggiore. Legatura editoriale in percallina rossa, impressa a secco e in nero con cornici e nome dell’autore e titolo dell’opera. Esmplare in ottimo stato di conservazione.
Interessante album storico-artistico sul lago Maggiore del pittore e fotografo novarese Pasquale Bossi, premiato con medaglia d’argento all’Esposizione di Pallanza del 1870. La raccolta riunisce le
prime fotografie ‘inalterabili’ - «…immagini che dopo un tempo più o meno lungo non svanissero o non pigliassero brutta tinta giallognola…» (p..7 ) - dell’epoca stampate con le più innovative tecniche che, per la prima volta, permettevano di riprodurre «…per mezzo della luce sopra lastre metalliche, e queste adatte a ricevere l’impressione con inchiostro…» (p. 7) un numero qualsivolglia di copie. Come l’autore ricorda nella prefazione sono state scelte le vedute più significative del lago Maggiore, «…quelle che offerissero maggior effetto artistico, e rappresentassero luoghi importanti per memorie storiche, o per lavori d’arte, o per rara bellezza di natura…» (p. 8). Catalogo della Mostra della fotografia italiana dell’800, Electa-Alinari, Milano-Firenze 1979, p. 123.
47 First very rare edition of the rule of the confraternity of the servants of the Virgin of Bologna written in 1281. One of the only four copies printed on vellum.
Regola dei Servi della Vergine gloriosa ordinata e fatta in Bologna nell’anno 1281. Pubblicata per la prima volta dal prof. Giuseppe Ferraro. Livorno, Francesco Vigo, 1875. In-4° (mm 265x190). 46 pagine numerate, due pagine non numerate. Marca tipografica del Vigo al frontespizio; testatine, finalini e capilettera silografici nel testo. Legatura coeva in pergamena rigida decorata da una rotella in oro ai piatti; dorso ornato con titolo in oro su tassello in marocchino. Splendida copia stampata su pergamena, lievi fioriture al frontespizio.
Prima rarissima edizione di quest’opera stampata in 110 esemplari, di cui solo quattro su pergamena. Come viene specificato al colophon, questo esemplare venne impresso appositamente per l’«illustrissimo signor Luigi Andrea Nizzi di Livorno». Nell’introduzione il curatore dell’edizione, Giuseppe Ferraro, precisa che il volume «contiene una regola dei fratelli de la verzene glorioxa, fatta in Bologna l’anno 1281, primo del pontificato di Martino IV. Oltre agli ordinamenti relativi alle preghiere, alla sollecitudine che i fratelli devono avere per la chiesa, alla visita degli infermi, alla elezione dei loro capi, sono aggiunti: una Esposizione dei dieci comandamenti e del credo, un Trattatello sui sette peccati capitali, ed alcune Orazioni in italiano, altre in latino, in prosa; due poesie a Cristo, sei alla Vergine in volgare, una alla stessa in latino» (p.1).
48 First rare edition of this milestone of Futurism written by one of its major representatives, the poet Filippo Tommaso Marinetti in which the author proclaims that the liberated words are a free expression of the universe out of the rules of prosody and syntax. Illustrated by 4 folding futurist plates.
Marinetti, Filippo Tommaso. Les mots en liberté futuristes. Milano, Edizioni Futuriste di “Poesia”, 1919. 197x129 mm. 107 pagine numerate, 6 non numerate. Illustrato da 4 grandi tavole parolibere ripiegate alla fine del testo, non incluse nella paginazione. Brossura originale stampata in rosso e nero. Esemplare in ottimo stato di conservazione, a fogli chiusi.
Prima rara edizione di questo celebre testo, tra quelli fondamentali del programma futurista marinettiano, come dichiarato all’inizio del volume «Les mots en liberte sont une expression absolument libre de l’univers en dehors des prosodies et des syntaxes, une nouvelle facon de voir et sentir les choses, une mesuration de l’univers comme addition de forces en mouvement. Ces forces s’entrecroisent dans notre ‘moi’ conscient et createur qui les note rigoureusement par tous les moyens d’expression possibles» (pp. 11-12). Alla presentazione seguono i seguenti testi teorici: Destruction de la syntaxe, Réponse aux objection de la presse europeenne, La sensibilité et l’imagination sans fils, Revolution typographique et Ortographe libre expressive, La splendeur géometrique et mécanique, Simultaneité. Tables synoptiques de valeurs lyriques, Onomatopées et Verbalisation abstraite, Sensibilité numerique. Seguono gli Exemples de mots en liberte, 8 esempi di poesie parolibere. «Les mots en liberte futuristes presenta una parte teorica in cui si vuole dimostrare che il futurismo ha influenzato e anticipato tutto lo sperimentalismo del mondo. In funzione esemplificativa seguono alcune tavole parolibere davvero straordinarie, in cui si precisano i canoni di una spazialità tipografica astratta di grande suggestione. Siamo di fronte al punto piu alto della ricerca futurista» (Salaris). Salaris, Storia del Futurismo, pp. 108-109.
49 First important edition of this classical text of the Italian abstractionism, considered by Kandinsky as «the Gospel of the abstracted art», in which the author Carlo Belli rejects the movement headed by the futurist Filippo Tommaso Marinetti.
Belli, Carlo (1903-1991). Kn. Milano, Edizioni del Milione, 1935. mm 203x138. 227 pagine numerate, 5 non numerate. Brossura originale rossa. Esemplare in ottimo stato di conservazione.
Prima edizione di questo classico dell’astrattismo italiano in cui l’autore Carlo Belli, futurista roveretano, animatore della galleria “Il Milione”, rinnega il movimento marinettiano, ed enuncia le sue idee intorno al concetto di musica e pittura, «Il solo contenuto possibile della musica è quello che deriva dalla combinazione del suono con il ritmo. Ma questa combinazione, che chiameremo K, può assumere n aspetti: Kn. [...] E nella pittura: il solo contenuto possibile della pittura è quello che deriva dalla costante combinazione (K) del colore con la forma: K che ha n aspetti». Edito dalla Galleria “Il Milione” nel 1935, ma già conosciuto in manoscritto da alcuni artisti amici sulla fine degli anni Venti, fu battezzato da Kandinsky come «l’évangile de l’Art dit abstrait», cioè il ‘vangelo’ dell’arte astratta. Salaris, Storia del Futurismo, p. 163.
LIBRERIA PHILOBIBLON
PHILOBIBLON Mille anni di bibliofilia dal X al XX secolo Addenda Euro Euro 1. Antoninus Florentinus, santo. 2. Apuleius Madaurensis, Lucius 3. Bernardus Claraevallensis, santo 4. Pollux, Julius 5. Bracciolini, Giovanni Francesco 6. Liburnio, Niccolò 7. Alighieri, Dante 8. Pico della Mirandola, Giovanni 9. Spelungano, Leone 10. Equicola, Mario 11. Tolomei, Cherubino 12. Holbein, Hans 13. Claudianus, Claudius 14. Cousin, Jean 15. Legatura Niccolò Franzese 16. Proclus 17. Sansovino, Francesco 18. Fracastoro, Girolamo 19. Sacrobosco, Johannes de 20. Del Monte, Guidobaldo 21. Beccuti, Francesco 22. Bruno, Giordano 23. Ballarini, Francesco 24. Chiaramonti, Scipione 25. Nardi, Giovanni 26. Mascardi,Vitale 27. Dorio, Durante 28. Diodati, Giovanni 29. Galilei, Galileo 30. Antero Maria, da S. Bonaventura 31. Piccinelli, Filippo 32. Bernier, François 33. Certani, Giacomo 34. Dufour, Philippe Sylvestre 35. Sesti, Giovan Battista 36. Crespel, Emmanuel 37. Galiani, Ferdinando 38. Description des beautes de Genes 39. Legatura funeraria 40. Laurenti, Innocenzo Maria
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