PhotoGraphArtè n.1

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N.째 1 Ottobre - Novembre 2009 http://fotografartebb.altervista.org/

Turismo e Fotografia

Ansel Adams

il Sistema Zonale in Epoca Digitale Pe r i o d i c o B i m e s t r a l e Pe r G l i A p p a s s i o n a t i D i F o t o g r a f i a E A r t i F i g u r a t i v e .


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Benvenuti in PhotoGraphArtè. N.° 1 Ottobre - Novembre 2009 http://fotografartebb.altervista.org/

Redazione: Biagio Barraco Amministrazione Biagio Barraco e Sara Bonezzi. Autori di questo numero: Micaela Conterio, Biagio Barraco, Flavio Carnevale, Luca Andrini, Luca Biagini, Cristina Pedratscher Alessandra Tommei Rubriche Linguaggio Fotografico Biagio Barraco e Micaela Conterio Progetto Grafico: Biagio Barraco. Foto di copertina: Luca Biagini Fotocalendario: Biagio Barraco

Reportage, Portfoli e Monografie degli autori del gruppo. I grandi fotografi. Linguaggio Fotografico e Composizione. Tecniche di ripresa. Post-produzione. Poesia e Immagini. Pittura e Grafica. Le vostre foto migliori. Concorso del mese. Fotocalendario.


Dalla Redazione.

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Il progetto PhotoGraphArtè si amplia con un gruppo su Facebook, i concorsi e la rivista bimestrale.

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entili lettori un saluto a tutti voi. Voglio presentarvi in queste pagine la rivista ufficiale del progetto PhotoGraphArtè. Qui troveranno spazio i migliori articoli pubblicati sul Blog omonimo (http://fotografartebb.altervista.org/ ) e tutte le comunicazioni riguardanti i concorsi fotografici mensili svolti attraverso il gruppo di Facebook. La rivista verrà distribuita gratuitamente sottoforma di giornale elettronico con cadenza bimestrale e si arricchirà, di volta in volta, di nuovi argomenti e iniziative. PhotoGraphArtè nasce grazie all’impegno di appassionati che si sono uniti a me per promuovere, approfondire e coltivare la cultura delle immagini non solo attraverso la fotografia, ma anche la pittura, la grafica e tutto ciò che rientra nella parola “Arte”. Questa rivista così come il blog l’ho pensata come qualcosa che si sviluppa attorno la vostra voglia di conoscere il mondo della fotografia, una rivista “fatta da amatori per amatori della fotografia” per poter liberamente esprimere voi stessi. Queste alcune delle rubriche che saranno aperte su queste pagine: • Reportage, Portfoli e Monografie degli autori del gruppo. • I grandi fotografi. • Linguaggio Fotografico e Composizione. • Tecniche di ripresa. • Post-produzione. • Poesia e Immagini. • Pittura e Grafica. • Le vostre foto migliori. • Concorso del mese. • Immagini alla sbarra. Ringrazio Sara Bonezzi per aver condiviso con me la responsabilità di questo progetto, i miei Autori e Collaboratori, per l’entusiasmo e per l’amicizia dimostrata nei miei confronti e i sempre più numerosi sostenitori del blog per l’interesse che hanno nei confronti della fotografia. Chi lo volesse, può contattarmi al mio indirizzo email per semplici suggerimenti oppure per collaborare attivamente e così contribuire allo sviluppo di questo progetto. Biagio Barraco 2009 barracobiagio@yahoo.it


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Le vedove di Nazarè.

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on so nemmeno come io sia arrivato fin qui. Due settimane fa ricevo l’invito da un fotografo portoghese ed ora mi lascio condurre attraverso le sue terre per far fotografie. Il cielo è limpido oggi e l’oceano tranquillo. Mi sembra di sentire dei tuoni in lontananza, ma quando riesco a vedere la riva mi accorgo che lì l’acqua si gonfia e colpisce la spiaggia violentemente. Per fortuna i pescatori ora possono utilizzare il porto per l’approdo. Ma come sarà stato quel famoso giorno della tragedia? Un giorno d’inverno, mezzo secolo fa. Gli uomini sono in mare a pescare. Il tempo non prometteva bene e prima di salpare avevano chiesto protezione ridipingen-

do sulle barche la stella e l’occhio di Dio. Le donne avevano tolto i vestiti dai colori sgargianti per entrare nell’abito nero. Qui il nero si porta quando tuo marito è in mare, o se resti


Portfolio di Flavio Carnevale.

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Esiste un detto da queste parti: se vuoi imparare a pregare, allora recati al mare.

vedova. Mare e lutti qui sembrano connessi. Il vento si è alzato e le donne sono corse in spiaggia per attendere il ritorno degli uomini. L’oceano fa paura, le onde sono in grado di rovesciare le piccole imbarcazioni di legno e tutto quello che affonda difficilmente riemerge, risucchiato da forti correnti. Le donne gridano, pregano, piangono. Fa parte di un rituale, magari… ma stavolta il rito ha lasciato posto alle preghiere vere, disperate. Pochi uomini riescono a salvarsi. Gli altri scompaiono a pochi metri dalla riva, sotto gli occhi delle giovani mogli. Sotto grida e preghiere non ascoltate. Le vedove di Nazaré non hanno più tolto il nero. Oggi camminano con piccoli banchi e carretti, si fermano di fronte alla spiaggia e vendono pesce, dolci di frutta secca o tessuti ricamati. Mangiano da una gavetta o un cestino il pranzo preparato la sera prima. Arrivano al mattino e si allontanano all’imbrunire, silenziose come la marea, continuando a vivere legate a quel mare che ironicamente le mantiene in vita. Occhi, volti, espressioni sono stati modellati da questo oceano che continua a percuotere la riva. A volte duri e spigolosi, come la roccia che spezza i frangenti, a volte dolci e piacevoli, come i ciottoli modellati dalle correnti. Hanno monili o orecchini con sopra la foto del giovane marito perduto, e continuano a pregare, magari di poterlo reincontrare un giorno in un altro mare… Testo e Foto di Flavio Carnevale.


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“Con un semplice I

cambi

l mondo del Teatro mi ha sempre affascinato, ti dà la possibilità di essere sempre un personaggio diverso. Cambi d’abito e subito ti trasformi. Poi, in base all’abito che indossi, cambiano anche i tuoi atteggiamenti, diventi un’altra persona pur essendo nello stesso corpo. Penso che a tutti sia venuta la curiosità di essere, per una volta, diversi da come si è. A me è venuta spesso in mente quest’idea… Quante volte avrei voluto ”vestire la pelle” di un altro personaggio e recitare la parte giusta per quella determinata situazione… Sarebbe troppo facile, sicuramente. Tutto questo non può che farmi pensare a Pirandello, sono sicura che in ognuno di noi si nasconde quell’uno, nessuno e centomila di cui parla lo scrittore. Siamo pronti, anche senza cambiarci d’abito, ad indossare una maschera differente per

... Creo un Personagg


Portfolio di Cristina Pedratscher

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io d’abito... ogni persona che ci troviamo di fronte. Non è forse anche questo un travestimento? E’ chiamato anche “effetto camaleonte” dagli studiosi di psicologia. Si incontrano spesso persone che indossano una maschera e cercano di nascondere sé stessi dietro ad essa… Alcuni arrivano ad un certo punto, a togliersela, altri invece, la portano con sé fino alla morte. Per quest’idea ho chiamato Valentina, che oltre ad essere la mia modella preferita per i set, è una persona a cui piace molto la recitazione, ha infatti

gio differente.”

un’elevata capacità di ”entrare” in personaggi differenti e assumere determinati atteggiamenti che caratterizzano appunto un personaggio rispetto ad un altro. Abbiamo pensato insieme quali abiti potessero meglio interpretare le varie situazioni: abiti sul bianco e il nero per raffigurare la donna ribelle; la scelta di un abito bianco per simboleggiare il personaggio più meditativo, spesso a contatto con


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Linguaggio Fotografico

Turismo e Fotografia.

Ormai le tanto agognate ferie, per i molti che, come me, le aspettavano nel mese di Agosto, sono arrivate. sione vorrebbero vivere in condizioni simili? E allora perché pretendere, perché tentare di evocare impressioni di bellezza dove sarebbero più opportuni sentimenti di orrore e compassione? Quei fotografi tradiscono la scena che riprendono. L’errore è loro, non della composizione. Essi fanno un cattivo uso della fotografia come si può farlo di qualsiasi invenzione umana, anche potenzialmente benefica. Il loro approccio con il soggetto è tutto sbagliato, ed essi mascherano la mancanza di sentimenti usando i mezzi della composizione per creare impressioni superficiali di bellezza. Al contrario, l’atteggiamento di un fotografo cosciente dovrebbe esser quello di descrivere le cose come sono nella realtà, di darne notizia alla gente e far sì che la gente pensi e provi dei sentimenti… La nota stridente deriva non dalla povertà compositiva, ma dal soggetto stesso: la miseria umana, il sentore di putrefazione e della morte. In verità queste immagini sono potenti e convincenti proprio perché sono ben composte, senza fronzoli e virtuosismi… documenti sinceri di una umanità sofferente.

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acanze estive significa anche e soprattutto viaggi all’estero, almeno per chi ancora potrà permetterselo, visti i chiari di luna di quest’ultimo periodo… Comunque le ferie, per noi appassionati di fotografia che abbiamo la “fortuna” di non dovere mantenere nessuna famiglia con quest’arte, rimangono l’occasione più proficua per dedicarsi con maggiore continuità alla fotografia. Sono certo che tutti voi in questo periodo, in occasione delle gite fuori porta, durante le passeggiate in città svuotate dall’esodo e, sempre più frequentemente, durante i vostri viaggi verso mete più o meno esotiche, porterete con voi la vostra fidata macchina fotografica, per “immortalare”i momenti più salienti. Qualunque sia la vostra meta per le vacanze, spero troverete interessante quanto ho tratto dal libro Principles of Composition in Photography di Andreas Feininger 1973 (Edizione Italiana: Garzanti Editore 1976) e vi faccia riflettere sull’importanza di un corretto approccio con il soggetto e del ruolo complementare della composizione fotografica. Cosa che non bisogna mai dimenticare anche quando ci si dedica alla fotografia solamente per passione e si fotografa, in particolari mete turistiche. “Un soggetto preferito dalla maggior parte dei turisti è, ad esempio, il quartiere indigeno di città e cittadine: le vie strette e tortuose, i vicoli, le baracche, i mendicanti giovani e vecchi, considerati curiosi e pittoreschi. E viste superficialmente, scattate in controluce col sole che crea aloni luminosi intorno alle barbe dei vecchi e le strutture messe in risalto dall’illuminazione ben studiata, le figure ben raggruppate, i colori vivaci e allegri, tali fotografie hanno un fascino innegabile. Ma per un individuo dotato di coscienza sociale tali immagini sono menzogne visive. Dietro la facciata del sole sfolgorante e del fascino esotico sta un mondo di povertà e di privazioni, di sofferenze, fame e malattie, di miserie senza speranza. In realtà, quanti dei turisti che riprendono quelle scene con tanta bravura e pas-

Ringrazio Laura Fenici per la collaborazione nella stesura di questo articolo.

Biagio Barraco 2009


Portfolio di Micaela Conterio

Kids From The World

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e è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, è pur vero che alcuni racchiudono, celati in molecole d’acqua, infiniti universi, più o meno luminosi, più o meno oscuri.

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Kids From Portfolio di Micaela Conterio

Questi occhi, in alcuni casi, sono trasparenti manto nevoso, che riverberano tutto intorno come laghi di montagna in una giornata esti- luminositĂ e tranquillitĂ . Questi occhi, in altri va, specchi di granitici profili ricoperti da un casi, sono profondi come abissi marini, in cui


The World

non puoi che perderti per la completa oscurità che pervade l’atmosfera. In ogni caso questi occhi sono talmente intensi da penetrarti dentro, da scavarti nell’anima, grattando via con le unghie tutti i muri di superficialità ed esteriorità che nel corso negli anni hai costruito, edificandoli mattone dopo mattone. Questi occhi, pieni di aspettative e di sogni, ti fissano, ti scrutano dentro, risalgono la corrente fino al tuo pensare, fino al tuo sentire e ti spogliano, in un attimo, delle tue convinzioni e delle tue certezze, ma soprattut-

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to delle tue priorità. Occhi sempre sorridenti, sempre vivi, sempre radiosi: ci sarebbe da chiedersi il perché, guardandosi intorno! Questi occhi, nel corso dei miei viaggi, mi hanno segnato. Nel corso dei viaggi di chi si presenta a casa loro e bussa alla loro porta abbigliato da Paperon de’ Paperoni, pur indossando semplicemente canottiera, calzoncini e scarpe da ginnastica. Questi occhi mi hanno segnato: hanno trovato un pertugio, si sono insinuati e hanno percorso in lungo e in largo i più reconditi anfratti della mia anima. Con questa piccola galleria voglio regalare anche a voi un po’ di quei laghi di montagna e di quegli abissi marini, dove perdersi o, talvolta, ritrovarsi. Testo e Foto di Micaela Conterio


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l mare è sempre stata una sfida fotografica: come fare per ricreare le sensazioni e naturalmente la voglia di stare soli che provoca il mare? è una bella grana, pensavo. Allora mi sono concentrato su ciò che prima di tutto in quel momento predominava la spiaggia: la luce, forte e intensa; il colore: bianco. Provai a fare allora degli scatti sovraesponendo di 5 stop: il risultato mi piacque molto: si

Portfolio di Luca Andrini.


Quel giorno ero in spiaggia con la reflex 13 e non sapevo proprio cosa fare, a parte alambiccarmi il cervello con qualche nuovo tema fotografico. creava tra i soggetti un distacco notevole. Ogni persona acquisiva personalità grazie allo scontornarsi dei colori di disturbo: la realtà diventava post impressionista. In quel modo riuscivo ad isolare i soggetti dallo sfondo balneare creando tutt’intorno una cornice bianca dovuta alla sovraesposizione. Tornato a casa mi misi a ritoccare togliendo luminosità e aggiungendo contrasto e un sacco di colore: Mare Bianco era una realtà e ogni persona poteva dire al suo interno quel che voleva al mare. Testo e Foto di Luca Andrini.


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Ansel Adams.

I Grandi Maestri.

Una vita come un romanzo.

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nsel Easton Adams, una delle figure più leggendarie della fotografia contemporanea, nasce il 20 febbraio de 1902 a San Francisco. La sua vita è affascinante quanto le sue opere. Figlio di un uomo d’affari, Charles Hitchcock Adams e di Olive Bray, cresce in una casa tra le dune di sabbia del Golden Gate e ha solo 4 anni quando a causa del violento terremoto del 1906, cade a terra fratturandosi il naso. Questo episodio segnerà per sempre il suo aspetto esteriore e ne determinerà l’introversione caratteriale. La timidezza, unita all’iperattività ed ai lineamenti particolari dovuti al naso deforme, rendono difficile il percorso scolastico del piccolo Ansel. Gli scarsi risultati e l’insofferenza alla disciplina inducono il padre a ritirarlo dalla scuola pubblica e ad occuparsi personalmente dell’istruzione del figlio. E proprio in conseguenza di un’infanzia passata in solitudine, nasce in lui l’interesse verso la natura, maturato nel corso delle lunghe passeggiate sulle sponde, a quei tempi ancora incontaminate, del Golden Gate. All’età di 12 anni impara a suonare il pianoforte e presto lo studio della musica si sostituisce all’educazione scolastica tradizionale. Per diversi anni la musica rappresenta la sua più concreta opportunità professionale, che verrà sostituita successivamente dalla fotografia. Si deve alla cultura musicale, al rigore e alla disciplina da essa derivanti, l’influenza negli anni a venire sulla sua visione artistica e sugli scritti legati alla fotografia. L’amore per la natura è rappresentato dal lega-

me che Ansel avrà con lo Yosemite National Park e con le montagne della Sierra Nevada. Sin dalla sua prima visita all’età di 14 anni, inizia a sviluppare un rapporto intenso con quei luoghi fotografandoli grazie alla Kodak Brownie No1 regalatagli dai genitori proprio in occasione di quella sua prima vacanza.


15 “Le società, come gli individui, sono nutrite dal sole,dalla terra e da tutte le forme di vita. Più bellezza nella mente e più pace nello spirito.” Da questa citazione dello stesso Ansel Adams si può intuire quanto ad animare un giovane ed irrequieto Ansel Adams sia l’amore per la natura. La fotografia arriverà solo più tardi. della carriera di fotografo di Ansel Adams: le sue foto comparvero sul bollettino del Club. L’anno cardine della sua carriera è il 1927 quando scatta la fotografia “Monolith, The Face of Half Dome”, onirica visione di una ripida parete dello Yosemite. Nello stesso anno pubblica il suo primo Portfolio, “Parmelian Prints of The High Sierras”, grazie all’influenza intellettuale ed economica di Albert M. Bender. Da quel momento Ansel abbandona la musica per dedicarsi totalmente e per il resto della sua vita alla fotografia. Nel 1930 la scrittrice Mary Austin pubblica il libro Taos Pueblo illustrato con le fotografie di Ansel, che collabora con lei. Nello stesso anno incontra il fotografo Paul Strand che lo aiuta ad abbandonare il suo stile pittorico in favore della fotografia “pura” di cui diventerà un interprete assoluto. Nel 1932, insieme ad Edward Weston dà vita al “Gruppo F/64”, nome che rimanda all’apertura di diaframma più piccola sul grande formato, quella che consente massima precisione nella resa dell’immagine e massima profondità di campo. Il gruppo nasce per la promozione della fotografia pura e diretta. Una fotografia che non è imitazione di altre forme d’arte. Nel 1933 fa la conoscenza del fotografo Alfred Stieglitz, sul quale Ansel dichiarò: “Stieglitz Nel 1919 si iscrive al “Sierra Club”, oggi la più mi insegnò quello che divenne il mio primo grande e antica associazione ambientalista comandamento: l’arte è l’affermazione della americana, e passa le estati nella Yosemite vita”. Valley, dove incontrerà la sua futura moglie Intorno al 1934 entra nel Consiglio di AmmiVirginia Best, che sposerà nel 1928 e con la nistrazione del Sierra Club e viene riconosciuquale avrà due figli. to sia come fotografo che come difensore della Il “Sierra Club” fu determinante per gli inizi natura dello Yosemite. Scrisse il critico Abi-


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gail Foerstner nel 1992: “Ansel Adams ha fatto per i parchi nazionali qualcosa di comparabile a quel che l’epica di Omero ha fatto per l’Odissea”. Molte sue fotografie vennero utilizzate a fini ambientali, quando il Sierra Club si prodigò per creare un parco nazionale nella regione del fiume Kings della Sierra Nevada. Grazie ai suoi scatti è stato possibile ricostruire la vera identità di questi parchi prima della presenza e

I Grandi Maestri.

della contaminazione umana. Ansel Adams morì a Carmel, in California, il 22 aprile del 1985 alla veneranda età di 82 anni. Prima e dopo la sua morte ricevette numerosi premi e riconoscimenti: Il Museo d’Arte Moderna di New York gli dedicò nel 1979 una grande retrospettiva, occasione in cui venne consacrato sulla copertina della rivista “Time”; ma la più significativa delle onorificenze Ansel la ottenne nel 1985 quando l’”American Board of Geographic Names” diede il suo nome ad una delle vette più alte dello Yosemite National Park ad imperitura memoria del suo costante impegno fotografico a stretto contatto con la grande natura americana portando alla luce le tematiche ambientali.. Due immagini di Ansel Adams: “Snake River and Grand Tetons”, e “Golden Gate Bridge”, sono state inserite nel disco che viaggia sulle navicelle del Programma Voyager, lanciato nel 1977 e che raccoglie suoni e immagini selezionati per descrivere vita e cultura del nostro pianeta a forme di vita extraterrestre o alla razza umana del futuro. Ultimo e definitivo atto di consacrazione all’eternità per questo grande maestro della fotografia.


Ansel Adams.

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Previsualizzazione e Sistema Zonale.

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iò che colpisce nell’opere di Ansel Adams è la gamma tonale estesa dal bianco puro al nero assoluto, unita ai sorprendenti contrasti. Secondo il pensiero di Ansel le sue fotografie non sono mai pura rappresentazione della realtà, da cui l’affermazione: “Molti ritengono che le mie immagini rientrino nella categoria

delle “foto realistiche”, mentre di fatto quanto offrono di reale risiede solo nella precisazione dell’immagine ottica; i loro valori sono invece decisamente “distaccati dalla realtà”. L’osservatore può accettarlo come realistico in quanto l’effetto visivo può essere plausibile, ma se fosse possibile metterli direttamente a confronto


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con i soggetti reali le differenze risulterebbero sorprendenti. Tali risultati sono possibili grazie al concetto che Ansel Adams ha della fotografia, costruito attorno a due dimensioni concettuali importanti: la forte capacitàà di perseguire un’idea per la creazione di un nuovo progetto fotografico (la pre-visualizzazione) e l’approccio tecnico-metodologico utilizzato per compiere e divulgare tale idea. (il sistema zonale). Della pre-visualizzazione egli dice: “… visualizzare un’immagine consiste nell’immaginarla, ancor prima dell’esposizione, come una proiezione continua, dalla composizione dell’immagine fino alla stampa finale. La visualizzazione deve essere considerata più esattamente come un atteggiamento verso la fotografia piuttosto che un dogma. Ciò significa che il fotografo ha la totale libertà di espressione, e non è in nessun modo limitato…”. Ed ancora: “… Non si tratta solo di mettersi in relazione con il soggetto, ma anche di prendere coscienza delle potenzialità espressive della sua immagine ” Vedere” in anticipo le soluzioni alternative con cui si può restituire un soggetto lascia ampio spazio all’interpretazione soggettiva, permettendo di utilizzare in ogni fase i mezzi più adeguati necessari alla realizzazione dell’immagine che abbiamo visualizzato.” Grazie alla sua capacità di calcolo e pre-visualizzazione, Ansel sviluppo quello che oggi universalmente noto con il nome di “Sistema Zonale” che è una supposizione tecnica finalizzata alla controllata trascrizione in bianconero della realtà: Ansel Adams ha elevato fino

a livelli eccelsi l’estetica del bianconero fotografico. Erroneamente, qualcuno confonde l’esposizione zonale con la massima estensione della scala dei grigi sulla stampa fotografica bianconero ma queste tecniche e non regole, legate all’esposizione, allo sviluppo e alla stampa , sono utili al fotografo per esprimere la sua creatività attraverso la propria chiave di lettura emozionale del soggetto ritratto. Queste sono infatti finalizzate ad una riproduzione personale dei valori tonali letti nella realtà senza però distorcere la descrizione fotografica di base. Come diceva egli stesso: “E’ importante rendersi conto che tanto la fotografia espressiva quanto quella di documentazione non sono in rapporto diretto con quello che noi chiamiamo realtà. Noi, senza percepire determinanti valori del soggetto cerchiamo di duplicarlo sulla stampa. Se lo desideriamo, possiamo simulare l’apparenza dei termini di valori di densità riflessa, oppure possiamo restituirlo ricorrendo ad altri valori, basati sull’impatto emotivo”. La sintesi tra tecnica e creatività è di fatto uno degli elementi portanti di tutta l’opera fotografica di Ansel Adams. L’azione combinata dell’obiettivo e della pellicola deve simulare al possibile la reazione occhio-cervello. Le teorie di sul Sistema Zonale furono messe a punto da Ansel Adams insieme a Fred Archer, nel 1939 , per ragioni puramente didattiche, come metodo di insegnamento per gli studenti della Art Center School di Los Angeles. Queste sono riunite nella serie di tre titoli tecnici pubblicati da Zanichelli. Didascalicamen-


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hi pensa che queste tecniche oggi, con il declino della stampa argentinica e l’avvento del digitale, siano superate è in errore. Con strumenti di elaborazione come Photoshop, uno scatto ben eseguito resta fondamentale, sia come base per un successivo intervento di postproduzione. Anche il software ha i suoi limiti!

te Il negativo, La stampa e La fotocamera sono rispettivamente lucide e dettagliate analisi sulle componenti principali della ripresa fotografica. Dopo l’importanza della pre-visualizzazione del soggetto e dell’accurato calcolo di esposizione su una zona ritenuta “centrale” e significativa nel complesso dell’intera scena osservata, Ansel Adams puntualizza come sia assolutamente fondamentale il processo di sviluppo delle pellicole: esso si basa sul tempo e sulle reazioni chimiche; la componente tempo incide sulle aree più luminose, attraverso ciò è controllabile il contrasto definitivo del negativo bianconero, sia locale sia totale, la chimica influisce invece sul contrasto e sulla definizione. Il Sistema Zonale suddivide i grigi potenziali della fotografia bianconero in dieci scalini (secondo la numerazione in cifre romane va da I a X), ognuno separato da uno stop esatto dai confinanti in salita e discesa (un valore di diaframma, oppure un tempo di otturazione più breve o più lungo). Il decimo valore della Zona X corrisponde al supporto della carta sensibile. All’opposto, il nero assoluto è collocato su una ipotetica Zona 0. Fissato in Zona V il grigio medio con riflettenza al 18 per cento. Ansel Adams, quando parla di processi di trattamento della pellicola, si riferisce spesso a sviluppi forzati per l’estensione o la contrazione dei toni. Sia l’estensione, sia la contrazione, nel senso di riduzione, sono elementi importanti della visualizzazione, perché permettono di controllare tutti i valori del soggetto, modificando la scala dei valori di densità del negati-

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vo riguardo all’esposizione originale della pellicola. Le sigle N+ e N-, teorizzate e codificate da Ansel Adams, indicano un procedimento di sviluppo rispettivamente esteso e contratto rispetto ai propri tempi standard. Il trattamento N+1 sposta in avanti i toni alti, per esempio il valore della Zona VI va in VII, e N-1 li abbassa di uno stop. Biagio Barraco 2009


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Tecnica Fotografica.

IL SISTEMA ZONALE IN EPOCA DIGITALE.

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l fondamento teorico del Sistema Zonale è ancora oggi utilissimo per due motivi: il primo è legato al fatto che esso rappresenta un validissimo strumento con cui esporre le proprie immagini (insostituibile nel medio e grande formato); il secondo, importante sotto il profilo didattico, perché aiuta a far riflettere il fotografo sulle potenzialità del mezzo consentendogli di “previsualizzare” quale sarà la distribuzione delle luminanze e su quali dettagli potrà effettivamente contare. Nonostante richieda qualche (piccolo) calcolo aritmetico, il Sistema Zonale è un supporto alla nostra creatività: siamo noi a decidere quale tonalità dovrà avere il soggetto che stiamo fotografando. Che si tratti di fotografia analogica o digitale, a colori o in bianconero, questa considerazione è sempre valida. Come abbiamo visto nel Sistema Zonale la gamma dei toni compresa tra il nero puro e il bianco puro viene divisa in undici “zone”: dalla zero, che corrisponde al nero puro, alla dieci, che corrisponde al bianco puro. La zona centrale, ossia la Zona V, corrisponde alla tonalità di grigio medio (18%) che si ottiene seguendo le indicazioni di un esposimetro. Quindi per passare a una tonalità più verso il bianco si deve “salire” di una Zona aumentando l’esposizione di uno stop. Per passare a una tonalità più verso il nero si deve invece “scendere” di una Zona, quindi ridurre l’esposizione di uno stop. Detto in termini aritmetici, due Zone adiacenti differiscono di +/- 1 EV. Un esempio pratico: supponiamo di trovarci davanti a un paesaggio urbano con dei bei vicoli con muri che ci appaiono bianchissimi e

che vorremmo rendere altrettanto bianchi nella nostra foto. Puntiamo l’obiettivo verso uno di questi muri e calcoliamo l’esposizione: 1/250 sec. e f/8. Da quanto detto, questa esposizione non ci darà il bianco che vogliamo perché corrispondente alla zona VI del grigio medio. Dobbiamo allora portare l’esposizione del nostro muro più verso il bianco puro, ad esempio portarlo nella Zona VI (1/125 sec e f/8 o 1/250 sec e f/5.6, ma qui siamo ancora troppo “grigi”) o meglio nella Zona VIII (con 1/30 sec e f/8 o 1/250 e f/2.8) o nella Zona IX (con 1/15 sec e f/8 o 1/250 e f/2). In questo modo siamo sicuri che quello che ci appare bianco nella realtà sarà sufficientemente bianco anche nella fotografia. Altro esempio stavolta in senso opposto: un panno nero sarebbe di un grigio medio se seguissimo le indicazioni dell’esposimetro. Bisogna “portare” il panno dalla Zona V alla Zona II o alla Zona I, chiudendo sempre più il diaframma e/o riducendo il tempo di scatto. La pre-visualizzazione della scena, avendo scelto un soggetto da riprendere, è la fase più importante in abbinamento alle manipolazioni tecniche finalizzate al raggiungimento del risultato prefissato. Ragionare in termini di Zone permette di dare alla nostra foto, già in fase di scatto, la giusta gamma dinamica evitando di trovarci con dettagli persi perché bruciati dalle alte luci o scomparsi nell’ombra più fitta. Il Sistema Zonale non tratta infatti di come sono i toni nella realtà, ma di come saranno rappresentati nella foto finale. Ciò dipende anche dall’estensione della gamma tonale del mezzo che stiamo


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usando. Il Sistema prevede undici Zone, di cui le tonalità della Zona 0 a I e quella da X a XI (quelle rispondenti al nero e al bianco) non sono riproducibili in modo “utile” con una pellicola in bianconero, la quale di fatto opera quindi nell’intervallo delle Zone I-IX (questo intervallo di toni si chiama “gamma dinamica”). I dettagli che cadono nelle Zone I e IX non sono però abbastanza percepiti dall’occhio umano da dare il senso della trama di un oggetto, quindi quello che vogliamo rappresentare con una minima chiarezza da essere compreso dovrebbe ricadere al massimo nella Zona II o nella Zona VIII. Ciò che invece vogliamo sia chiaramente identificabile deve ricadere al massimo nella Zona III o nella Zona VII. Proviamo ad esaminare attentamente la nostra inquadratura e cerchiamo di stabilire di quali aree in ombra e in piena luce vogliamo conservare i dettagli. Le prime dovrebbero ricadere in Zona III e le seconde in Zona VII, ma tranne casi particolari non saremo così fortunati da ottenere entrambi i risultati con la stessa coppia tempo/diaframma. Dobbiamo quindi scegliere se salvare i dettagli delle parti in ombra o quelli delle aree illuminate. Scelta che dipende anche dal tipo di fotocamera che stiamo usando. Se è a pellicola è meglio salvaguardare i dettagli in ombra portandoli in Zona III: in fase di stampa potremo schermare le aree luminose del negativo e non perdere i dettagli delle aree chiare, mentre dopo lo scatto non si può fare nulla per estrarre “trama” dalle zone scure. Con una fotocamera digitale il procedimento è inverso: tuteliamo le aree illuminate

portandole in Zona VII, in postproduzione potremo eventualmente sempre estrarre i dettagli delle aree scure. Mantenere le tonalità della nostra foto nella gamma delle Zone III-VII è un suggerimento prudenziale di massima. In realtà ogni pellicola ha una sua gamma dinamica e in misura minore questo è vero anche per i sensori delle moderne reflex digitali. Biagio Barraco 2009 ZONA DELLA SCALA E RISULTATO

Zona 0 Nero pieno nella stampa; base della pellicola piu’ il velo Zona I Nero non strutturato: soglia di esposizione del negativo Zona II Nero strutturato Zona III Tessuto nero in cui siano visibili le pieghe Zona IV Ombre nei paesaggi illuminati dal sole e nei ritratti; fogliame scuro Zona V Grigio medio: cartoncino grigio neutro al 18% Zona VI Toni della pelle bianca media; ombre sulla neve illuminata dal sole Zona VII Pelle chiarissima; neve in luce radente Zona VIII Toni chiari ancora differenziati Zona IX Bianco non strutturato. Sulla stampa puo’ apparire indistinguibile dalla zona X Zona X Bianco assoluto: base della carta fotografica.


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Reportage di Alessandra Tommei

Pesca alla Tonnara di Camogli

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a tonnara di Camogli è fra le più antiche delle poche ancora esistenti in Italia. Impiega tre barche : la prima, la più grande, detta “poltrona “, rimane sempre ancorata alla rete; la seconda, detta “asino “, va avanti e indietro dal porto di Camogli tre volte al giorno, portandosi a rimorchio una barca più piccola senza motore, chiamata “vedetta”, perché è la barca usata dal capoguardia per controllare se ci sono pesci nella camera della morte e se vale la pena di effettuare la ” levata “. La rete viene sollevata dai pescato-


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ri che stanno sulla poltrona e il pescato viene caricato sull’asino. A Camogli non si effettua la mattanza, come si usa nelle altre tonnare. La rete della tonnara è fatta di filetto di cocco che viene importato ogni anno dall’India in grosse balle. Durante l’inverno sono i pescatori stessi a cucire la rete in due magazzini, dove pazientemente mettono insieme il grande impianto. A Marzo, sul molo di Camogli, appare la rete finita che viene tesa lungo il muraglione e sul molo stesso, e tutti i giorni i pescatori si riuniscono per assemblare i vari pezzi, collegandoli ai cavi. Questa è la storia della tonnarella di Camogli, un retaggio del passato proiettato verso il futuro, anche se questo è molto incerto, perché ogni anno diventa sempre più difficile trovare giovani che si adattino a questo faticoso lavoro, mentre i più anziani, che la portano avanti con determinazione, dovranno prima o poi ritirarsi: e allora cosa ne sarà della nostra tonnara ? La tonnara in sestessa non è più molto remunerativa e si continua a calarla forse solo per tenere in piedi una tradizione piuttosto che per un motivo commerciale. Arriverà il giorno in cui qualcuno deciderà che non è più possibile sostenere quest’onere e allora anch’esso finirà, e un altro pezzo di storia della nostra città se ne andrà per sempre. Testo e Foto di Alessandra Tommei.


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1° CONCORSO COPERTINA PHOTO

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oncorso a tema libero per la copertina del periodicobimestrale PhotoGraphArtè. Si può partecipare sia con fotografie proprie che con elaborati grafici di qualsiasi tipo, siano questi fotomontaggi, illustrazioni, disegni dipinti e quant'altro può racchiudersi nella parola arti grafiche.

Apertura Iscrizioni: 16 Settembre 2009 Chiusura Iscrizioni: 16 Ottobre 2009 Chiusura Concorso e Votazioni: 16 Novembre 2009

Chi può partecipare? Il concorso è rivolto a tutti gli iscritti del blog e del gruppo omonimo su Facebook, e poiché la votazione sarà aperta a tutti gli iscritti, sia del gruppo di Facebook che a quelli del blog, possono partecipare tutti senza limitazione alcuna. Attenzione perché comunque saranno presi in considerazione solamente chi invierà i file entro il 16 Ottobre. Come iscriversi e che foto inviare ? Nessuno, a parte gli amministratori di questo gruppo, possono postare e pubblicare foto all'interno del gruppo. Si partecipa al concorso inviando una sola foto a taglio verticale ( formato necessario per un eventuale inserimento come copertina della rivista del gruppo) in formato jpg e dalle dimensioni di cm 21 x 29,7 ad almeno 150 dpi. La foto va spedita all'indirizzo email barracobiagio@yahoo.it oppure inviata attraverso

l'uploader del blog. Invierete quindi in una cartella, compressa sotto forma di archivio rar o zip, contenente, oltre il file in jpg nelle dimensioni e risoluzioni richieste un file di testo indicante: il vostro nome e cognome; il vostro indirizzo email dove volete ricevere le notifiche relative al concorso; il nick-name dell'iscrizione al blog (se siete iscritti e se ne avete uno); il titolo dell'elaborato, ed un vostro commento se volete; inoltre la seguente dichiarazione: Dichiaro di essere il proprietario dell'immagini inviate in questo archivio compresso e di avere i diritti necessari alla pubblicazione. Autorizzo la pubblicazione di esse sulle pagine di Facebook nel gruppo PhotoGraphArtè, sul blog e sulla rivista digitale omonima esclusivamente a scopo divulgativo e non per fini di lucro. Data …. Nome e Cognome Chi Vota e come Vota. Nessuna giuria per questo concorso. Tutti partecipano, tutti votano. Ogni singolo commento per ogni foto vale una singola preferenza. Non saranno presi in considerazione nel conteggio dei voti, commenti doppioni, commenti negativi, saluti ed ogni altro tipo di commento estraneo al concorso. Il vincitore unico di questo concorso verrà


OGRAPHARTÈ.

premiato con la pubblicazione della propria fotografia sulla copertina della rivista digitale PhotoGraphArtè. È necessario, ai fini della pubblicazione, che l'autore vincitore sia iscritto tra i sostenitori del blog PhotoGraphArtè, quindi chi non si trova in questa condizione dovrà farlo entro una settimana della proclamazione, pena l'esclusione alla pubblicazione, che passerebbe all'autore che risultasse iscritto e che precede il vincitore nella glaudatoria. Glaudatorie e voti relativi saranno pubblicati sulla rivista digitale PhotoGraphArtè.

Regole di Partecipazione 1.Chiunque partecipi al concorso sopra citato non potrà concorrere, per il periodo di validità del concorso, ad altri concorsi dello stesso gruppo. Coloro che presenteranno doppie iscrizioni in diverse iniziative saranno accettati in quella che aderiranno per prima. 2.Non saranno accettate foto: che rappresentino o istighino alla violenza anche su animali; che rappresentino o istighino alla discriminazione sociale e razziale; foto dal contenuto strettamente politico e propagandistico o comunque pubblicitarie; foto di cui non si è legittimi proprietari e autori. 3.Chiunque partecipa a questi concorsi sappia sin da ora che si espone alla critica del pubblico e della giuria di cui ne accetta l'insindacabilità. Per cui si invita a non dar luogo a pole-

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miche sterili e sopratutto invito tutti ad essere corretti ed usare un tono civile nei commenti. Ricordatevi autori delle foto e commentatori, che oggetto di discussione sono le foto e non le persone che le hanno fatte. Quindi non siate offensivi mai! Pena l'estromissione dal gruppo e dal concorso senza preavviso.

Chi vuole aderire al gruppo di Facebook può farlo richiedendo l'iscrizione e quindi partecipare alle iniziative qualora la sua richiesta venga accolta. Per estendere la partecipazione a tutte le attività è obbligatoria l'iscrizione al blog PhotoGraphArtè. Biagio Barraco 16 settembre 2009


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Fotocalendario


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