Storia dell'evoluzione tecnica della fotografia e del suo linguaggio. Capitolo 1

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Storia dell’evoluzione tecnica della fotografia e del suo linguaggio


Storia dell’evoluzione tecnica della fotografia e del suo linguaggio.

Le immagini non sono figlie della realtà, ma sono figlie dell'uomo. Casomai sono nipoti della realtà. E sono parenti di Dio.

Leonardo Da Vinci

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Introduzione

Utilizzando le scoperte e le conoscenze sulla luce e sulla chimica la fotografia nasce agli inizi dell’’Ottocento come rivoluzione ed evoluzione delle tecniche di riproduzione artistiche già conosciute sin dagli antichi greci con la xilografia fino a giungere alle varie tecniche d'incisione, inizialmente proprio dalla pittura eredita i codici di figurazione e solo successivamente svilupperà un linguaggio autonomo inevitabilmente legato all'evoluzione tecnologica dei mezzi per fare fotografia. La Fotografia fu tecnica di riproduzione rivoluzionaria poiché le altre come la litografia e l'acquaforte non erano completamente svincolate da una certa manualità, mentre nelle arti figurative tradizionali per produrre immagini l'azione creativa si esplica partendo dal nulla, cioè dalla tela vuota, in fotografia si attua il processo inverso: il suo “mezzo espressivo è la realtà visiva”… il fotografo non ha colori e pennelli per dare forma ad un materiale, piuttosto usa la realtà per dare “materia ad una forma”. Non si usano più le mani ma l'occhio. La sua origine non esattamente "artistica" fu causa della diffidenza con la quale essa venne accolta negli ambienti artistici, ma lo sarà ancor di più il fenomeno commerciale al quale essa sarà inevitabilmente legata con la conseguente massificazione della produzione d'immagini. Secondo il critico e saggista Walter Benjamin: “la più grande rivoluzione della fotografia è stata quella di porre termine a una concezione aristocratica dell’arte”. L’opera d’arte da privilegio per pochi, attraverso la riproducibilità della fotografia, diventa disponibile ad un numero di fruitori più vasto. Venendo meno quel carattere di unicità che ha contraddistinto la pittura sin dall’origine, Benjamin considera superata l’arte stessa. Attraverso il suo sviluppo, dalla riproduzione del colore all’utilizzo di supporti digitali, la fotografia è giunta fino a noi imponendosi anche come mezzo artistico capace di supportare e affiancare le altre arti visuali. Oggi essa ha grande successo nel panorama artistico poiché si è ormai costituito attorno ad essa un solido contesto economico. Con la diffusione della fotografia digitale, alimentata da prezzi abbordabili, e il grande sviluppo dell'informatica che permette di manipolare all’infinito l’immagine, siamo giunti alla perdita di significato del concetto di “negativo originale” e ad un ampliamento del concetto stesso di fotografia. Biagio Barraco.

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Le origini della fotografia.

Fin dall’epoca primitiva l’uomo ha desiderato riprodurre forme e disegni in maniera “automatica” cioè senza l’ausilio di particolari abilità manuali: impronte di mani sono frequenti nell’arte rupestre del Paleolitico superiore come a Lascaux, Laussel Gargas, Les Combarelles.

▲ Impronte di mani sono frequenti nell’arte rupestre del Paleolitico superiore. Si trovano impronte positive ottenute con l’impressione delle mani, imbrattate di rosso, bianco, o nero, ma anche in negativo, delineando i contorni delle mani col colore, o in pseudo-positivo, evidenziando le mani in un colore e premendole contro la superfice rocciosa, precedentemente dipinta di un colore diverso. Poiché la mano destra viene impegnata per la pittura, si tratta quasi sempre di mani sinistre e spesso di sesso femminile, oppure di bambini (ad esempio, Lascaux, Laussel Gargas, Les Combarelles, e Le Postel in Francia e di Altamira in Spagna. Nella foto impronte di mani a Rio Pinturas, Chubut, Patagonia, cultura Toldense (10.000 a.C.)

È

probabile che già l’uomo primitivo poté osservare il fenomeno ottico che la luce provocava passando attraverso un piccolo foro sulle pelli che coprivano l’uscio della sua caverna, quando sul fondo di essa comparivano le immagini rovesciate del mondo esterno. Si potrebbero spiegare così le immagini dipinte di un cavallo rovesciato nelle grotte di Lascaux in Francia. Tutto questo poteva apparire all’uomo primitivo come una sorta di magia, un’arte propiziatoria. È questo il motivo

perché all’interno delle caverne si possono vedere rappresentate unicamente scene di caccia e di animali? Se queste possono sembrare le ricostruzioni fantasiose dell’origine della fotografia, certo è che il fenomeno della camera oscura fosse conosciuto già nel secolo IV a.C. in Grecia da Platone e da Aristotele. Quest’ultimo osservando un eclisse solare attraverso piccoli fori nelle foglie degli alberi notò che tanto più piccolo fosse il foro, più chiara e nitida

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me” per raddrizzare le immagini stabilendo i principi fondamentali della camera oscura che successivamente usò per proiettare l’immagine del sole, su una parete. Dalle prime sperimentazioNella Storia della fotografia l’in- ni di Aristotele sono trascorsi 17 venzione della Camera Oscura secoli! fu una tappa fondamentale, questa costituirà la parte essenziale • L’invenzione della di tutte le macchine fotografiche, Prospettiva. perfino le moderne fotocamere digitali, sfruttando uno dei più elementari fenomeni dell’ottica, Considerato che la Fotografia, saranno costruite attorno ad una sotto un punto di vista tecnico è piccola camera oscura. un mezzo per produrre automaticamente delle immagini in una Bisognerà attendere davvero prospettiva perfetta, un ulteriotanto tempo per trovare una de- re passo in avanti verso la reascrizione scientifica del princi- lizzazione di questa invenzione pio della camera oscura in uno straordinaria, furono le teorie studio sul sistema visivo umano quattrocentesche della prospettifatto dallo studioso arabo Alha- va lineare, sulle quali la fotograzen. Nel suo “Libro dell’ottica” fia porrà le sue basi tecniche ed estetiche. dell’ottica e della chimica. Furono necessarie quindi la proiezione di un’immagine su una superficie e la sua impressione stabile ed evidente su di un supporto.

▲ Figura dipinta di un cavallo rovesciato nelle grotte di Lascaux in Francia.

fosse l’immagine proiettata. Il fenomeno era conosciuto perfino in Cina già nel secolo V a.C. tanto che il filosofo cinese Mo-ti scrisse di un’immagine capovolta formata dai raggi di luce che passavano attraverso un foro in una stanza buia e che egli chiamò “luogo di raccolta” o anche, “stanza del tesoro bloccato”. Il desiderio della riproduzione

▲ Questo è il primo disegno di una camera oscura con foro stenopeico, pubblicato dall'astronomo Gemma Frisius nel 1545. Questo strumento fu usato da Frisius per lo studio dell'eclissi solare del 1544.

d’immagini completamente automatiche si realizza solamente in epoca recente con l’invenzione della Fotografia. Per giungere ad essa furono necessarie una maturata comprensione del sistema visivo umano e della rappresentazione della natura, oltre che dell’applicazione congiunta di due distinte scoperte nei campi

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del 1039 egli descrive le analogie sul funzionamento della camera oscura e dell’occhio umano.Questo scritto, diffuso in occidente dal monaco polacco Vitellione influenzò gli studi condotti sugli specchi da Ruggero Bacone il quale nel 1267 descrive la camera oscura e l’uso dello specchio da anteporre al “fora-

Una vera e propria rivoluzione nel campo delle arti figurative fu messa in atto quando venne concepita la prospettiva lineare geometrica ad opera di Leon Battista Alberti. La pittura stilizzata e bidimensionale dei dipinti medievali, nell’Italia Rinascimentale, si orientò verso una rappresentazione corretta della terza dimensione grazie all’applicazione scientifica delle teorie sulla prospettiva, secondo le quali si riteneva che i raggi luminosi riflessi dagli oggetti venissero ricevuti dall’occhio al vertice di una piramide visiva e l’immagine che risultava altro non era che una sezione verticale di tale piramide. Alberti nella sua opera “De Pictura” scriverà le seguenti parole: “Qui solo…dirò quello che fo


ra fu prevalentemente oggetto di studio per illuminati uomini di scienza e artisti-alchimisti. Nel “Codice Atlantico” di Leonardo, scritto nel 1515, è descritto il funzionamento dell’Oculus Artificialis per dimostrare la natura puntiforme della luce e della sua propagazione in modo rettilineo:

▲ 1427 Affresco della Trinità di Masaccio, nella chiesa di S. Maria Novella di Firenze.

io quando dipingo. Principio, dove io debbo dipingere scrivo uno quadrangolo di retti angoli quanto grande io voglio, al quale reputo essere una finestra aperta per donde io miri quello che quivi sarà dipinto…”

Le teorie di Alberti vennero utilizzate da Filippo Brunelleschi nel 1420 durante i lavori di costruzione della cupola di S. Maria Novella a Firenze e fu all’interno di questa chiesa che Masaccio nel 1427, eseguì l’affresco della Trinità, il primo esempio pittorico di rappresentazione prospettica che si conosca.

“La sperientia che mostra come li obbietti mandino le loro spetie over similitudini intersegate dentro all’occhio nello umore albugino, si dimostra quando per alcuno piccolo spiraculo rotondo penetrano le spetie delli obbietti alluminati in abitatione fortemente oscura: allora tu riceverai tale spetie in una carta bianca posta dentro a tale abitatione lquanto vicina a esso spiraculo e vedrai tutti li predetti obbietti in essa carta colle loro proprie figure e colori ma saran minori e fieno sottosopra per causa della in-

▲ 1510 ca Pittore che usa il vetro per disegnare una sfera armillare. Tratto dal Codice Atlantico di Leonardo, c. 5r. Milano, Biblioteca Ambrosiana.

Nel trattato di pittura “De Prospectiva Pingendi” scritto da Piero della Francesca nel 1482, furono, posti i fondamenti matersegatione li quali simulacri tematici della pittura prospettica, se nascieranno di loco alluminato del sole saran proprio divenendo presto punto di riferidipinti in essa carta la quale mento per tutti i pittori dopo di vuole essere sottilissima e velui e base di studio nelle relazioduta da rovescio e lo spiraculo ni tra arte e scienza che nel Ridetto sia fatto in piastra sottilnascimento troveranno riscontro issima di ferro”. nelle opere di Leonardo da Vinci e La rappresentazione prospettica Albrecht Dürer. e la possibilità di sfruttare l’imNel Cinquecento la camera oscu- magine ottica prodotta dalla ca-

mera oscura ai fini della rappresentazione pittorica era già una certezza nella cultura italiana del Cinquecento e non fu un caso che la camera oscura medievale di Bacone subisce ad opera di illuminati studiosi italiani importanti modifiche che saranno alla base della costruzione delle moderne fotocamere: il foro stenopeico venne rimpiazzato con una lente convessa per aumentare la luminosità dell’immagine, come descritto dal matematico Gerolamo Cardano in “De subtilitate” nel 1550; si trova descritto ne “La pratica della perspettiva” del 1568, ad opera del cardinale veneziano Daniele Barbaro, l’utilizzò di più lenti e di un diaframma di diametro inferiore a quello delle lenti per ridurre le aberrazioni e aumentare la nitidezza. •

Pittura e Camera Oscura.

Il fisico napoletano Giovanni Battista Della Porta fu il primo a suggerire l’impiego della camera oscura come ausilio tecnico del disegno. Nel “Magiae Nauralis Libri Quatuor” del 1558, sostiene la necessità di potenziare la vista per capire la vita e suggerisce l’uso della camera oscura come aiuto nel disegno: “Serri tutte le finestre serrando tutti gli spiragli: una solamente ne bucherai con la trivella, ma farai che l’buco habbia figura piramidale tonda del quale la base sia verso il Sole e il cono verso la stanza. All’incontro vi metterai lenzuoli bianchi o fogli acciochè ogni cosa sia poi illuminata dal Sole e tu vedrai gli uomini che camminano per la piazza come antipodi e quelle

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cose che sono destre ti parranno sinistre e ti parrà ogni cosa alla rovescia e quanto più sono lontani dal buco parranno maggiori”. “...metterai all’incontro uno specchio e vedrai il Cielo sereno di colore azzurro, gli uccelli che volano per Aria.” “...nasce che ciascheduno il quale non sappia l’arte della pittura, potrà con uno stile, lineare l’immagine di qual si voglia cosa”. “Se non sapete dipingere, con questo strumento potete disegnare il contorno dell’immagine con una matita. Poi vi restano solo da stendere i colori. Questo risultato si ottiene riflettendo l’immagine verso il basso su un tavolo da disegno coperto da un foglio di carta. Per una persona dotata di talento è un’operazione molto facile”.

Questo scritto potrebbe aver istradato Caravaggio alla sperimentazione della camera oscura. Il famoso “pittore delle luci e delle ombre”, pare che avesse organizzato il suo studio di maniera che i modelli, posti al di sotto di un foro sul soffitto da cui filtravano le luci, proiettassero la loro immagine sulla tela, attraverso una lente ed uno specchio, in uno studio completamente buio. La preponderanza di soggetti mancini nei suoi dipinti confermerebbe la proiezioni di immagini invertite dall’uso dello specchio. Secondo alcune ricerche recenti si avanza l’ipotesi che Caravaggio usasse delle sostanze chimiche che in qualche modo rendevano le sue tele impressionabili. Su di esse, sono stati ritrovati sali di mercurio, sensibili alla

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◄ 1602 - Caravaggio. Cena di Emmaus. In questo dipinto la mano destra del discepolo Cleofa appare più grande rispetto alla sinistra. Questo errore sembrerebbe provare l’uso di una camera oscura da parte dell’artista.

luce. L’artista immerso nell’oscurità cominciava ad abbozzare l’immagine che veniva proiettata sulla tela, con una mistura di sostanze visibili anche al buio.

immoralità, eresia e per stregoneria presentando a supporto delle accuse i suoi dipinti così realistici e perfetti da sembrare opera del demonio, nel 1646, il monaco tedesco Athanasius KirNello stesso periodo, ad Amster- cher costruisce una camera oscudam, mentre il pittore alchimista ra da disegno talmente grande Torrentius veniva condannato per che l’artista ed un suo aiutante ▼ 1614 - Torrentius. Natura morta allegorica sul tema della temperanza. Di tutti i dipinti di nature morte e scene dal contenuto “osceno”, questo è l’unico dipinto attribuitogli con certezza. Rijksmuseum, Amsterdam.


▲ Riproduzione di 4 disegni di Canaletto, raffiguranti Campo San Giovanni e Paolo a Venezia, ottenuti con una camera oscura. (Venezia, Gallerie dell'Accademia). Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/04/Canaletto4fogli.jpg/800pxCanaletto4fogli.jpg

possono lavorarvi dentro. Tra l’altro Kircker intuisce che il fenomeno della camera oscura può essere reversibile in proiezione, e così inventa la lanterna magica, un proiettore di immagini simile a quello che sarà l’ingranditore per negativi. In questo periodo la Camera Obscura, così come l’aveva battezzata Giovanni Keplero, suscitò gli interessi più vivi dei pittori fuori e dentro le accademie e se inizialmente fu poco sfruttata per la difficoltà di possederne una, con i perfezionamenti ad opera di Keplero, Schott e Zahn, si diffuse il suo uso come valido supporto per molti pittori come Jan Vermeer, Canaletto e Francesco Guardi, solo per citarne alcuni. Di Keplero fu il suggerimento circa l’uso di una seconda lente per raddrizzare le immagini e l’invenzione di un tipo di camera oscura a tenda per i rilievi topografici e militari. Invece, nel 1657, Gaspar Schott, amico di Kircker e gesuita anche lui, costruisce una camera oscura composta da due cassette che

scorrono una dentro l’altra, il movimento consente di variare la distanza fra la lente ed il piano di proiezione e quindi di mettere a fuoco l’immagine. Il tedesco Johann Zahn descrive nell’Oculus Artificialis Teledioptricus Sive Telescopium del 1685, una camera oscura che aveva all’interno uno specchio disposto a 45 gradi ri▼ 1685 - Camere oscure Illustrazione tratta da Oculus artificialis teledioptricus di Johannes Zahn, Wurzburg, Fonte: Deutsche Fotothek

spetto alla lente per riflettere le l’immagini catturate su un vetro opaco dove, era possibile, stendendovi un foglio da disegno, ricalcare l’immagine proiettata. Questo sarà il principio secondo il quale saranno costruite nel XX secolo le fotocamere reflex. Le camere oscure usate dai pittori, proiettavano l’immagine direttamente sulla tela, questa poi poteva esser riprodotta applicando i colori. Per Jan Vermeer l’uso della camera oscura fu un importante aiuto sia nella trasformazione da tridimensionale in bidimensionale, sia nella composizione degli oggetti. La camera oscura restringe la vasta gamma di luminosità che si trova in natura a un numero limitato di valori tonali, riproducibili dal pittore, grande aiuto se ne ricava negli effetti di illuminazione e nel riconoscimento delle diverse tonalità nel buio e nella luce. Un’altra proprietà della camera oscura che può essere trovata nella pittura di Vermeer è l’intensità cromatica di oggetti colorati in ombra. La camera oscura concentra i colori che si trovano

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in natura in una zona molto ristretta, così che sembrano più intensi, più di quanto si vede a occhio nudo. •

Progressi della Chimica.

Malgrado l’utilizzo della camera oscura per riprodurre le immagini della natura fosse già una certezza dal seicento in poi, la nascita della fotografia si compirà solo quando sarà possibile catturare permanentemente le immagini che si formano all’interno di essa. Per realizzarsi questa magia bisognerà attendere che gli esperimenti empirici dell’alchimia divengano scienza della chimica. Già ai tempi di Plinio il Vecchio erano conosciute le capacità del cloruro di argento di scurire alla luce del sole e alla fine del Medioevo, gli alchimisti, facendo riscaldare del comune sale da cucina insieme con l’argento, avevano scoperto la formazione di un composto, il cloruro d’argento quello che nel 1565 l’alchimista Georg Fabricius chiamò luna cornea. Questo bianco nell’oscurità, ha la proprietà di diventare violetto o quasi nero se esposto ai raggi del sole. Nel 1661 la pubblicazione del libro “Il chimico scettico” di Robert Boyle pone le basi per lo sviluppo della chimica moderna. Egli aveva osservato che il cloruro d’argento diventa scuro in certe circostanze, ma aveva creduto che a causare il mutamento di colore fosse l’aria e non la luce. Fu il suo contemporaneo Angelo Sala, seguace del noto al-

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▲ 1659 - Johannes Vermeer. Ragazza che legge una lettera davanti ad una finestra aperta, Olio su tela 83 × 64,5 cm. Galleria dei Maestri, Dresda

chimista Paracelso, che intuì che tentativo di identificare il fosfola polvere di nitrato d’argento ro (portatore della luce) scopersi il portatore dell’oscurità” in cui viene annerita dal sole. descrive come una miscela, che Apparve naturale agli studiosi chiamerà scotoforo, composta da del fenomeno, ad un certo punto, gesso, argento e acido nitrico utilizzare la singolare proprietà scurisce dopo l’esposizione alla dei raggi luminosi per ottenere luce. Egli riuscì ad ottenere delle immagini su superfici rese sensi- silhouettes su di un foglio di carbili alla luce da queste sostanze ta ricoperto di cloruro d’argento chimiche. che esponeva alla luce. Le parti coperte dagli oggetti restavano Nel 1727 il tedesco Johann Heinbianche mentre il resto del foglio rich Schulze, iniziatore di un nuosi anneriva. Quando gli oggetti vo ramo della scienza, la fotovenivano rimossi, anche le sue chimica, pubblica una relazione sagome si annerivano. dallo scherzoso titolo “Come nel


L’inglese Thomas Wedgwood, appartenente ad una dinastia di famosi ceramisti, con lo scopo di industrializzare l’uso della camera oscura di cui si servivano gli artigiani della ditta paterna per riprodurre su piatti e zuppiere le ville ed i castelli della clientela, tra il 1796 ed il 1802 utilizzando il nitrato d’argento, ottiene immagini per contatto di oggetti che appoggiava su piccoli pezzi di pelle bianca sensibilizzata. Queste immagini, però, non si stabilizzavano e perdevano rapidamente contrasto se mantenute alla luce naturale, mentre riposti all’oscuro potevano essere viste alla luce di una candela. Gli studi, interrotti a causa della sua salute cagionevole, furono diffusi da Sir Humphry Davy nel 1802 sul “Journal of the Royal Institution of Great Britain”, annotando però che non era stato compreso il meccanismo per interrompere il processo di sensibilizzazione. Mentre esperimenti di questo tipo si compiono senza alcun risultato pratico, lo scrittore francese Charles François Tiphaigne de La Roche pubblicava nel 1760 un racconto di fantascienza, intitolato “Giphantie” dove un esploratore è accompagnato da una guida molto sapiente, la quale espone con queste parole quelle che diverranno le teorie fondamentali della fotografia: “I raggi di luce, i quali vengono riflessi da corpi diversi, formano un’ immagine e disegnano i corpi sopra ogni superficie lucida come fanno sulla retina dell’occhio, sull’acqua o sul vetro. Gli spiriti primigeni sono riusciti a fissare queste fuggevoli immagini: hanno composto una materia

▲ 1750 - Un’accurata rappresentazione della “chambre obscure” appare in una delle tavole dell’Enciclopedia di Diderot, Montesquieu e d’Alambert. In quel periodo la fotografia è ancora un’aspirazione dell’ingegno umano. La tavola appartiene alla sezione “Dessin” poichè la camera oscura è impiegata per lo studio del disegno prospettico.

La fine del secolo XVIII e la prima metà del XIX furono ricche d’invenzioni tecniche che sconvolsero l’esistenza dell’uomo: il “Spalmano di questa materia coke, il gas illuminante, la pressa un pezzo di tela e lo pongono idraulica, il battello a vapore, il di fronte all’oggetto che pennuovo sistema per fabbricare la sano di ritrarre. La tela agisce carta, il telaio, i progressi dell’einnanzi tutto come uno speclettricità con il telegrafo e la luce chio e riflette tutte le figure vicine e lontane la cui immagelettrica, la ferrovia e la fotoine può essere trasmessa dalla grafia che rendendo possibile la luce. Ma, a differenza di quancattura e la riproduzione dell’imto può fare lo specchio, la tela, magine che si formava sul vetro per mezzo dello strato viscoso, della camera oscura, consentirà conserva l’immagine”. la moltiplicazione dell’informaLeggendo si stenta davvero a zione visiva così come la stamcredere che questo romanzo sia pa aveva permesso di fare con le stato scritto nel 1760. idee scritte. sottile, molto viscosa, capace di indurirsi e dì essiccarsi, con la quale un ritratto può essere fatto in un batter d’occhio”.

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▲ Nicéphore Nièpce. 1826 - Vista dalla finestra a Le Gras, a Saint-Loup-de-Varennes. Fonte: College of Liberal Arts Office of Information Technology University of Minnesota. http://www.arthist.umn.edu/vrcinfo/

Senefelder, permette la riproduzione d’immagini tracciate con inchiostro grasso su una particolare pietra calcarea spugnosa. Tra il 1751 ed il 1765, in Francia Essa ebbe ampia diffusione in viene pubblicata L’Encyclopédie di Francia. Diderot, Montesquieu e D’Alambert, simbolo intellettuale dell’Età Non fu un caso che fu proprio dell’Illuminismo, essa è ricca un litografo francese Joseph di illustrazioni che rappresen- Nicéphore Niépce, tra i tanti che tano nei più precisi particolari fecero esperimenti per fissare le le diverse arti e mestieri. Anche immagini prodotte dalla camera la camera oscura stessa viene oscura, che riuscì ad ottenere nel illustrata nella sezione dedica- 1826 la prima immagine “fotota alla tecnica del disegno. Fu chimica” stabile: la famosa Veduproprio la richiesta d’immagini ta dalla finestra a Le Gras. e illustrazioni, all’inizio della prima rivoluzione industriale , Niépce pensando di perfezionare ad incentivare l’elaborazione di il sistema litografico, sostituisce tecniche veloci di riproduzione la pietra con una lastra di stagno come la litografia. Questa tecni- e non essendo abile nel disegno, ca, inventata dal praghese Alois cerca di produrre “automaticamente”, con la camera oscura e •

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Dalla Litografia alla Eliografia.

la luce del sole, le immagini da utilizzare in stampa. Il 5 maggio 1816, Joseph Niépce scrisse al fratello Claude del suo ultimo esperimento: un foglio bagnato di cloruro d’argento esposto all’interno di una piccola camera oscura restituiva un’immagine invertita, con gli oggetti bianchi su fondo nero. Questo “negativo” non soddisfece Niépce, che proseguì la ricerca di un procedimento per ottenere un positivo diretto. Cosi giunse all’Eliografie, così come le aveva chiamate e testualmente le definisce come: “...la riproduzione automatica, tramite l’azione della luce, con le relative gradazioni di toni dal nero al bianco”.


Le ottenne utilizzando delle lastre di metallo ricoperto di bitume di giudea, un materiale tipico del lavoro dell’incisore che schiarisce debolmente alla luce. Queste rappresentarono il primo passo alla preparazione di matrici per la stampa. Spandendo sulla lastra un acido per incidere le parti del metallo messe a nudo da un lavaggio a base d’olio di

lavanda e che non può attaccare le parti ancora ricoperte dal bitume, se ne otteneva in rilievo la riproduzione in negativo del disegno.

contatto con Daguerre, si associò con lui con un contratto decennale per continuare le ricerche in comune.

Il procedimento, presentato alla Royal Society di Londra, non venne accettato a causa della reticenza dell’autore sull’intero procedimento Niépce, messo in

Riferimenti Web.

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Bibliografia.

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