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Parliamo di...

A. Leggete il testo. 20

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Dario Fo Alberto Moravia

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35

Luigi Pirandello Dino Buzzati

40

Siccome questi fogli erano stretti e lunghi, alcuni d’essi sporgevano fuori dall’imboccatura delle cassette; altri erano per terra appallottolati o solo un po’ sgualciti, perché molti inquilini, quando aprivano la cassetta, buttavano subito via tutta la carta pubblicitaria che l’ingombrava. Filippetto, Pietruccio e Michelino, figli di Marcovaldo, cominciarono a far collezione di buoni “Blancasol”: un po’ li raccoglievano per terra, un po’ li sfilavano dalle fessure, un po’, addirittura, li pescavano con un fil di ferro. – Ne ho più io! – No, contali! Scommettiamo che sono io che ne ho di più! La campagna pubblicitaria di “Blancasol” aveva battuto tutto il quartiere, portone per portone. E portone per portone i fratellini si diedero a battere il quartiere e fecero incetta di buoni. Qualche portinaia li cacciò: – Monelli! Cosa venite a rubare? Io telefono alle guardie! – Qualche altra fu contenta che facessero un po’ di pulizia di tutta quella cartaccia che si depositava lì ogni giorno. Alla sera, le due povere stanze di Marcovaldo erano tutte azzurre e gialle di foglietti del “Blancasol”; i bambini li contavano e ricontavano e li ammucchiavano in pacchetti come i cassieri delle banche fanno con le banconote. – Papà, se ne abbiamo tanti, potremo mettere su una lavanderia? – domandava Filippetto. In quei giorni, il mondo della produzione di detersivi era in grande agitazione. La campagna pubblicitaria del “Blancasol” aveva messo in allarme le ditte concorrenti. Per il lancio dei prodotti, esse distribuivano in tutte le cassette postali della città questi tagliandi che davano diritto a campioni gratuiti sempre più grossi. I bambini di Marcovaldo nei giorni seguenti ebbero un gran daffare. Le cassette delle lettere ogni mattino fiorivano come alberi di pesco a primavera: foglietti con disegni verdi, rosa, celeste, arancione promettevano candidi bucati a chi usava “Spumador” o “Lavolux” o “Saponalba”. Nello stesso tempo, s’allargava il territorio della raccolta, perché si estendeva ai portoni d’altre strade. Naturalmente, tali manovre non potevano passare inosservate. I ragazzi del vicinato non tardarono a capire che cosa cercavano tutto il giorno Michelino e i fratelli, e immediatamente quei foglietti, cui fino allora nessuno di loro aveva mai badato, diventarono un ambito bottino. Ci fu un periodo di rivalità tra le varie bande di monelli, in cui la raccolta in una zona piuttosto che in un’altra fu motivo di contese e di scaramucce. Poi, in seguito a una serie di scambi e trattative, ci si mise d’accordo perché pensavano che una sistemazione organizzata della caccia fosse più redditizia di un saccheggio disordinato.

M A R C OVA L D O

(adattato da Marcovaldo, Italo Calvino, 1963)

Fumo, vento e bolle di sapone

5

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Ogni giorno il postino deponeva qualche busta nelle cassette degli inquilini, solo in quella di Marcovaldo non c’era mai niente, perché nessuno gli scriveva mai: gli arrivava solo, di tanto in tanto, un’ingiunzione di pagamento della luce o del gas. – Papà, c’è posta! – grida Michelino. – Ma va’! – risponde lui. – È la solita réclame! In tutte le cassette delle lettere spiccava un foglio ripiegato azzurro e giallo. Diceva che per fare una bella saponata il “Blancasol” era il migliore dei prodotti; chi si presentava col foglietto azzurro e giallo, ne avrebbe avuto un campioncino gratis.

quaranta

B. Spiegate il significato delle espressioni e delle frasi. 1. ingiunzione di pagamento (riga 3) ..................................................................................................................................................................

2. La campagna pubblicitaria di “Blancasol” aveva battuto tutto il quartiere (righe 19-20) ..................................................................................................................................................................

3. fecero incetta di buoni (riga 21) ..................................................................................................................................................................

quarantuno

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Leggere è volare

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P arliamo di... 1

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U3

Leggere è volare

Unità 3


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Riflettiamo sulla lingu a 4

A. Leggete.

Il congiuntivo imperfetto

..................................................................................................................................................................

5. tali manovre non potevano passare inosservate (riga 38) ..................................................................................................................................................................

6. diventarono un ambito bottino (riga 41) ..................................................................................................................................................................

7. fu motivo di contese e di scaramucce (riga 42) ..................................................................................................................................................................

C. Rispondete alle domande. 1. 2. 3. 4.

Che cosa sono i buoni “Blancasol”? Come facevano i figli di Marcovaldo a procurarsi i buoni omaggio? Che cosa ne facevano? Chi sono i monelli? Perché ci fu un periodo di rivalità tra le bande di monelli? Avete mai fatto collezioni di prodotti? Per quale motivo?

D. Trovate i sinonimi delle seguenti parole. 1. 2. 3. 4. 5.

réclame (riga 5) prodotti (riga 7) imboccatura (riga 10) fessure (riga 16) redditizia (riga 44)

2

Riassumete il testo con parole vostre.

Usiamo il congiuntivo imperfetto in una frase dipendente quando nella frase principale abbiamo:

Leggere è volare

Leggere è volare

4. ebbero un gran daffare (riga 33)

U3

U3

Parliamo di...

– un verbo all’indicativo imperfetto: Credevo che tu uscissi con noi. – un verbo al passato prossimo: Ho pensato che tu fossi in vacanza. – un verbo al trapassato prossimo: Avevo avuto paura che tu ti sentissi male. – un verbo al passato remoto: Ritenemmo che Luca avesse ragione. – un verbo al condizionale presente: Vorrei che tu mi ascoltassi! – un verbo al condizionale passato: Avrei preferito che gli parlassi tu. Normalmente il congiuntivo imperfetto esprime un’azione contemporanea a quella della frase principale. Ma può anche indicare un’azione posteriore rispetto a quella della frase principale: Desideravo che Giulia domani venisse al cinema con me. Pensavo che tu arrivassi fra qualche giorno. Vorremmo che finiste il lavoro per la settimana prossima.

........................................................................................................................................................................

B. Osservate le tabelle.

........................................................................................................................................................................ ........................................................................................................................................................................ ........................................................................................................................................................................

3

42

Cercate informazioni sullo scrittore Italo Calvino e sul protagonista della storia, Marcovaldo.

quarantadue

LAVORARE

SCRIVERE

PARTIRE

io

lavorassi

scrivessi

partissi

tu

lavorassi

scrivessi

partissi

lui / lei / Lei

lavorasse

scrivesse

partisse

noi

lavorassimo

scrivessimo

partissimo

voi

lavoraste

scriveste

partiste

loro

lavorassero

scrivessero

partissero

ESSERE

AVERE

io

fossi

avessi

tu

fossi

avessi

lui / lei / Lei

fosse

avesse

noi

fossimo

avessimo

voi

foste

aveste

loro

fossero

avessero

quarantatré

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ATTENZIONE!

anni, capitava che il Sesia (straripare) ......................., (cambiare) ....................... corso e (creare) ....................... stagni e paludi. È così che, si dice, (scomparire) ....................... Zardino. In questo paesaggio c’è sepolta una storia, una grande storia di una ragazza che visse tra il 1590 e il 1610. Si chiamava Antonia. Io, che avevo avuto la fortuna di imbattermi nella storia di Antonia e di Zardino, esitavo a raccontarla, perché mi sembrava che (essere) ....................... troppo lontana. Poi, ho capito… ho capito che nel presente non c’è niente che (meritare) ....................... di passare al racconto. Il presente è rumore, milioni, miliardi di voci che gridano, tutte insieme… Per cercare le chiavi del presente e per capirlo, bisognava che io (uscire) ....................... dal rumore, che (andare) ....................... in fondo alla notte, o in fondo al nulla, magari sotto il “Macigno Bianco”, nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto.

15

Verbi irregolari Pensavamo che Giancarlo dicesse la verità. Sebbene non facesse molto caldo, ieri siamo andati al mare. Non immaginavo che non bevessi il vino. Non credevamo che traduceste dal francese così velocemente! Gli dispiaceva che Luisa stesse male. Non speravo che mi dessero quel lavoro.

20

Per le forme irregolari dei verbi, consultate la GRAMMATICA. 25

5

Completate le frasi con i verbi al congiuntivo imperfetto.

(adattato da La chimera, Sebastiano Vassalli, 1990)

uscire • arrivare • bere • essere • dare • avere • stare • dire • essere • venire B. Rispondete alle domande. 1. Credevamo che uscisse il nuovo libro di Alessandro Baricco la scorsa settimana. 2. Sebbene ............................ stanchissimo, si è addormentato molto tardi. 3. Pensavo che tu ............................ con me a New York. 4. Avrei voluto che Daniele ............................ con me anche il fine settimana. 5. Nonostante ............................ ancora fame, non abbiamo assaggiato la torta. 6. Era necessario che Silvia ............................ quello sciroppo perché aveva una tosse fastidiosa. 7. Preferirei che Carlo mi ............................ tutto quello che sa. 8. Benché quell’esame ............................ veramente difficile, lo superammo brillantemente. 9. Quando ero piccola non vedevo l’ora che ............................ l’estate. 10. Dino sperava che il medico gli ............................ un appuntamento prima possibile.

6

1. 2. 3. 4.

Che tipo di paesaggio descrive lo scrittore? Perché decide di raccontare la storia di Zardino e di Antonia? Come vi immaginate il paese di Zardino? Che cosa è il presente per lo scrittore?

7

Ascoltate le recensioni e abbinatele ai titoli dei libri.

A. Completate il testo con i verbi al congiuntivo presente, passato e imperfetto.

LA CHIMERA

5

10

44

Dalle finestre di questa casa si vede il nulla. Soprattutto d’inverno: le montagne scompaiono, sembra che il cielo e la pianura (diventare) diventino un tutto indistinto, l’autostrada non c’è più, non c’è più niente. Nelle mattine d’estate, e nelle sere d’autunno, il nulla invece è una pianura, con qualche albero qua e là e un’autostrada che affiora dalla nebbia. Capita anche di tanto in tanto che il nulla (trasformarsi) ....................... in un paesaggio nitidissimo, in una cartolina dai colori scintillanti. Davanti a queste finestre, e a questo nulla, mi è accaduto spesso di pensare a Zardino, che fu un villaggio come gli altri, sotto la montagna più grande e più imponente che io mai (vedere) ......................., il Monte Rosa, il “Macigno Bianco”, un’immagine inafferrabile e lontana. Da lassù discende a valle il fiume Sesia. Nei secoli scorsi, ogni pochi

quarantaquattro

c. Niccolò Ammaniti Come Dio comanda a. Carlo Lucarelli Autosole

b. Salvatore Niffoi La vedova scalza 1. ......

2. ......

3. ......

d. Roberto Saviano Gomorra

4. ......

quarantacinque

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Leggere è volare

Leggere è volare

Riflettiamo sulla lingua

U3

U3

Riflettiamo sulla lingua


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Conversate insieme. d) – Lo so dov’è andata tua madre. A spigolare. – No – mentì Mara. – È andata qui vicino e ora torna. Mauro ridacchiò: – È andata a spigolare – ripetè. – Sicché prima di buio non torna. Vedi che puoi farmi entrare. – Non voglio io. – E io entro lo stesso. – Non puoi. Ho messo il paletto. Mauro non provò ad aprire la porta e Mara fu molto soddisfatta della sua furberia.

Qual è il vostro genere preferito di lettura? Qual è il vostro autore preferito? Conoscete scrittori italiani? Quali? Avete letto qualche loro lavoro? Raccontate brevemente la trama di un libro che avete letto recentemente.

1. 2. 3. 4.

9

Scrivete un testo.

Immaginate di essere scrittori. Scrivete una favola usando le seguenti parole:

incantesimo

drago

mago

principe castello

pozione

........................................................................................................................................................................ ........................................................................................................................................................................ ........................................................................................................................................................................

10

A. Riordinate il testo.

Leggere è volare

Leggere è volare

8

Parliamone ancora

U3

U3

P arliamone ancora

e) Dopo qualche minuto, scese in cucina. – Dove vai? – le gridò dietro il fratello. – Sto qui. Uggioso. – No, tu vai fuori – piagnucolò il fratello. Era incredibile la paura che aveva di restar solo. – Non vado fuori. Sto qui. – Si era messa alla finestra. f) – Vieni fuori – le disse. – Non posso, devo guardare a Vinicio. – Vengo io dentro. – Nemmeno. – E perché? – Mamma non vuole che tu venga quando io sono sola. Aveva risposto così senza pensarci, e un momento dopo era già pentita. La faccia di Mauro si era infatti aperta in un sorriso malizioso. (tratto da La ragazza di Bube, Carlo Cassola, 1960)

LA RAGAZZA DI BUBE a) La finestra dava su uno spiazzo tra le case. In fondo lo spiazzo si restringeva in una specie di vicolo, che immetteva nell’unica strada del paese. Mauro era seduto sullo scalino della casa di fronte. – Ehi! Non ci sei andato a lavorare? – lo apostrofò Mara. Mauro non rispose. Si alzò pigramente e attraversò il piazzale. I calzoni gli scivolavano lungo i fianchi magri, e ogni poco era costretto a tirarseli su. b) Le piacque talmente l’idea che le venne una gran voglia di farlo. Ma poi indugiò a guardarsi nello specchio ovale del cassettone. Si mise le mani sotto i capelli, per vedere come stava con i capelli gonfi. Il vetro era scheggiato per traverso, per questo non ci si poteva specchiar bene: la faccia non c’entrava tutta. c) Mara sbadigliò. Era una bella noia essere costretta a stare in casa per colpa del fratello! Le venne in mente che avrebbe potuto lo stesso andarsene fuori: Vinicio avrebbe strillato, e poi la sera lo avrebbe raccontato alla madre; ma lei avrebbe potuto sempre dire che non era vero. E, dopo, gliele avrebbe anche date, a Vinicio.

46

quarantasei

1. C

2. ......

3. ......

4. ......

5. ......

6. ......

B. Sottolineate nel testo le parti descrittive. C. Riscrivete le frasi con parole vostre. 1. 2. 3. 4.

E, dopo, gliele avrebbe anche date, a Vinicio. Mara fu molto soddisfatta della sua furberia. Non posso, devo guardare a Vinicio. La faccia di Mauro si era infatti aperta in un sorriso malizioso.

D. Rileggete il testo e provate a descrivere le personalità di Mara e Mauro.

11 Giocate insieme! Uno studente inizia un racconto, poi si interrompe e lo studente che gli sta accanto continua la storia.

quarantasette

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Arricchiamo il lessico

Arricchiamo il lessico

U3 CHI SCRIVE O STUDIA TESTI

TESTI

DIZIONARI

biografo

articolo

dizionario monolingue

cantautore

biografia

dizionario bilingue

commentatore

canzone

dizionario dell’uso

critico

commento

dizionario storico

drammaturgo

componimento

dizionario enciclopedico

esegeta

critica

favolista

epica

dizionario ortofonico e ortografico

giornalista

favola

interprete

fiaba

letterato

poema

librettista

poesia

linguista

racconto

narratore

romanzo

poeta

saggio

romanziere

sceneggiatura

saggista

sonetto

sceneggiatore

storia

scrittore

tema

traduttore

testo teatrale

trattatista

trattato

dizionario etimologico dizionario inverso dizionario dei sinonimi

quarantotto

1. Il biografo è 2. Lo sceneggiatore è 3. La favola è 4. Il romanziere è 5. Il dizionario dell’uso 6. La critica è 7. L’esegeta 8. Il drammaturgo 9. Il librettista è 10. Il dizionario etimologico

13 1. 2. 3. 4.

a. chi compone romanzi. b. uno scritto che contiene una valutazione di un’opera letteraria, cinematografica, teatrale, ecc. c. un autore di biografie. d. è uno scrittore di testi drammatici. e. ricostruisce la storia di una parola e ne descrive i cambiamenti di significato e di forma avvenuti nel tempo. f. un autore di testi per film e programmi televisivi. g. l’autore del testo di un’opera musicale. h. raccoglie la lingua di oggi. i. si dedica all’interpretazione di testi. l. il racconto popolare di un avvenimento fantastico.

Trovate i sinonimi delle seguenti parole.

sgualcito: ......................................................... ingombrare: .................................................... ammucchiare: ................................................. agitazione: .......................................................

14

5. 6. 7. 8.

tagliando: .................................................... trattativa: .................................................... indugiare: .................................................... piagnucolare: ...............................................

Leggete le definizioni e cercate le parole corrispondenti nel testo dell’attività 6.

vocabolario scolastico vocabolario tascabile vocabolario illustrato vocabolario latino / greco vocabolario della Crusca vocabolo lessicologia lessicografia lessicografo consultare il vocabolario tradurre con il vocabolario

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Abbinate le parole alle definizioni.

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

sfavillante, luccicante molto pulito, chiaro imprendibile, sfuggente trovarsi improvvisamente davanti a qualcuno o a qualcosa, incontrare qualcuno per caso uscire fuori dagli argini, venire fuori in grande quantità apparire in superficie, venire fuori grande, maestoso confuso, non facilmente distinguibile

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

scintillante .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... .......................................................................... ..........................................................................

quarantanove

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Perfezioniamo la scrittura e la pronunci a

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Spiegate i proverbi e le espressioni idiomatiche.

PROVERBI

A. Leggete.

U3

U3

Arricchiamo il lessico

CU / QU

Tra la c di cuore e la q di quotidiano non c’è nessuna differenza di suono: le lettere cu + vocale e qu + vocale rappresentano lo stesso suono /kw/. Davanti a a, e, i usiamo quasi sempre qu:

Impara l’arte e mettila da parte.

L’apparenza inganna.

Meglio un asino vivo che un dottore morto.

ESPRESSIONI IDIOMATICHE Carlo non vuole fare niente: non studia, non lavora… aspetta la manna dal cielo! Giacomo, di punto in bianco, è diventato un accanito lettore di romanzi! Mi dispiace, ma non sono riuscito a tradurre tutto l’articolo: getto la spugna!

16

– parole con qua: antiquario, equamente, equatore, Pasqua, qua, quaderno, quadrante, quadrifoglio, quadro, quadruplo, qualcuno, quale, qualunque, quando, quantità, quanto, quaranta, quartiere, quarzo, quasi, quattordici, quattro, squadra, squallido; – parole con cua: arcuare, evacuare; – parole con que: chiunque, cinque, comunque, delinquente, delinquenza, dovunque, dunque, eloquente, equestre, frequentare, fequente, frequenza, ovunque, qualunque, quercia, querela, quesito, questionario, questione, questo, questura; – parole con cue: nessuna (tranne le forme femminili plurali degli aggettivi in -cuo: somme cospicue, letture proficue); – parole con qui: aquila, aquilone, conquista, conquistare, equilibrio, equivalente, equivoco, inquilino, inquinare, inquinamento, liquido, qui, quiete, quindici, quintale, quinto, squillare, squillo, squisito, tranquillità, tranquillo; – parole con cui /kui/: cui, circuito, circuire.

Osservate le cartine dell’Italia e leggete le parole.

REGIONE CHE VAI, PAROLE CHE TROVI SPEGNERE ACCENDERE

Davanti a o usiamo a volte qu, a volte cu:

smorzare [Lombardia,

appicciare

Emilia-Romagna, Marche, Umbria]

[Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria]

astutare, stutare [Abruzzo, Campania, Calabria, Sicilia]

stutare [Sardegna]

B. Ascoltate e dividete le parole in due gruppi.

spengere, smorzare [Toscana, Lazio]

APPENDIABITI / STAMPELLA

– parole con quo: equo, iniquo, liquore, obliquo, pedissequo, quota, quotazione, quotidianità, quotidiano, quoziente; – parole con cuo: cospicuo, cuocere, cuoco, cuoio, cuore, innocuo, percuotere, proficuo, promiscuo, riscuotere, scuola, scuotere.

cu (+ a, e, o, i) /kw/

qu (+ a, e, o, i) /kw/

ASCIUGAMANO

appendino [Piemonte]

ometto [Lombardia]

gruccia [Toscana]

salvietta [Piemonte, Lombardia, Veneto]

tovaglia [Campania, Sicilia]

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cinquanta

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Approfondiamo la grammatic a

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A. Leggete.

IL CONGIUNTIVO

QU / CQU

Indichiamo la pronuncia intensa della q con cq e non con qq. Usiamo cqu: – nella parola acqua e in tutte le parole che derivano da acqua: acquaio, acquaragia, acquazzone, acquedotto, acquerello, acquitrino, acquolina, annacquare; – nelle parole: acquirente, acquisire, acquistare, acquisto;

Usiamo il modo congiuntivo nelle frasi che non sono autonome (frasi dipendenti o subordinate o secondarie), ma dipendono da un’altra frase (frase principale o reggente). Introduciamo il congiuntivo con la congiunzione che o con altre congiunzioni. IL CONGIUNTIVO IMPERFETTO

– in alcune forme irregolari del passato remoto: nacque, piacque, tacque.

ATTENZIONE! Usiamo qqu soltanto nella parola soqquadro: I bambini hanno messo la camera a soqquadro. = I bambini hanno messo la camera in grande disordine.

B. Ascoltate e dividete le parole in due gruppi. qu /kw/

Usiamo il congiuntivo imperfetto in una frase dipendente quando nella frase principale abbiamo un verbo all’indicativo passato (imperfetto, passato prossimo, trapassato prossimo, passato remoto) o al condizionale presente e passato. Normalmente il congiuntivo imperfetto esprime un’azione contemporanea a quella della frase principale. Frase principale con il verbo all’indicativo passato

cqu /kkw/

– imperfetto: Credevo che tu uscissi con noi. – passato prossimo: Ho pensato che tu fossi in vacanza. – trapassato prossimo: Avevo avuto paura che tu ti sentissi male. – passato remoto: Ritenemmo che Luca avesse ragione.

19 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Frase principale con il verbo al condizionale

Sottolineate la parola giusta.

Pasqua / Pascua percuisire / perquisire cualunque / qualunque cumulo / qumulo qubo / cubo incudine / inqudine cuota / quota

8. cuantità / quantità 9. taccuino / tacquino 10. accusa / aqqusa 11. cuestura / questura 12. accurato / acqurato 13. nacque / naccue 14. acquedotto / aqquedotto

ATTENZIONE! Scriviamo sempre cu e ccu quando dopo c’è una consonante: cugino, custode; accudire, accumulare Scriviamo ccu + vocale nella sola parola taccuino.

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cinquantadue

– condizionale presente: Vorrei che tu mi ascoltassi! – condizionale passato: Avrei preferito che gli parlassi tu. Azione posteriore Con il congiuntivo imperfetto possiamo anche indicare un’azione posteriore rispetto a quella della frase principale; in questo caso usiamo di solito il congiuntivo con un avverbio come domani o con un’espressione temporale come fra qualche giorno, la settimana prossima, ecc.: Desideravo che Giulia domani venisse al cinema con me.

Pensavo che tu arrivassi fra qualche giorno. Vorremmo che finiste quel lavoro per la settimana prossima.

U3

U3

Perfezioniamo la scrittura e la pronuncia

USI DEL CONGIUNTIVO IMPERFETTO

Usiamo il congiuntivo imperfetto: – per esprimere un’opinione (nella frase principale il verbo è avere l’impressione, credere, immaginare, pensare, ritenere, supporre, ecc.): Credevo che questo compito fosse più facile. Immaginavo che tu fossi all’estero. Ho pensato che tu avessi altri programmi. Ho avuto l’impressione che tu accettassi il mio invito per forza. Avevo supposto che le cose stessero in questo modo. – per esprimere un sentimento, una speranza, un desiderio, un timore (nella frase principale il verbo è augurarsi, avere paura, desiderare, dispiacersi, essere felice / contento, sperare, stupirsi, temere, vergognarsi, ecc.): Era contenta che io fossi con lei in quel momento. Ho sperato che tu capissi il mio problema. I bambini hanno avuto paura che voi li sgridaste. Avevo temuto che tu stessi male. Mi augurai che tutto finisse bene. Mi dispiacerebbe che Giulia non venisse alla festa. Desidererei che Carla e Marco facessero pace. – per esprimere una volontà, un comando, un divieto, un permesso (nella frase principale il verbo è ordinare, preferire, pretendere, permettere, vietare, volere, ecc.): Il preside non ha permesso che gli studenti terminassero prima le lezioni. Ordinò che tutti facessero silenzio. Pretenderebbe che io gli chiedessi scusa. Vorrei che tu partissi con me. Avrei preferito che gli raccontassi tutto.

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– per esprimere un dubbio (nella frase principale il verbo è dubitare, non essere sicuro, ecc.): Non ero sicuro che Marco dicesse la verità. Non ho mai dubitato che le cose stessero proprio così.

Approfondiamo la grammatica Sebbene non facesse molto caldo, ieri siamo andati al mare. – dopo le congiunzioni affinché, perché (finali): Ti ho regalato questo libro perché tu imparassi l’italiano.

IL CONGIUNTIVO IMPERFETTO DEI VERBI REGOLARI LAVORARE

SCRIVERE

PARTIRE

io

lavor-assi

scriv-essi

part-issi

tu

lavor-assi

scriv-essi

part-issi

lui / lei / Lei

lavor-asse

scriv-esse

part-isse

noi

lavor-assimo

scriv-essimo

part-issimo

voi

lavor-aste

scriv-este

part-iste

loro

lavor-assero

scriv-essero

part-issero

– dopo i verbi impersonali (bisogna, conviene, occorre, può darsi, sembra, ecc.): Bisognava che facessimo presto se volevamo arrivare in tempo. Conveniva che tu gli scrivessi una lettera. Poteva darsi che lui fosse innocente. Sembrava che dovesse piovere, invece è uscito il sole. Occorrerebbe che tu prendessi subito una decisione.

– dopo le congiunzioni a patto che, a condizione che, nel caso che, purché (condizionali): Telefonami nel caso che non potessi venire.

– dopo la congiunzione senza che: Hanno organizzato la festa senza che Gianni lo sapesse.

fosse

avesse

– dopo è + aggettivo/avverbio (è bene che, è difficile che, è facile che, è giusto che, è importante che, è meglio che, è necessario che, è opportuno che, è probabile che, ecc.): Era meglio che lui rimanesse a casa. Era probabile che l’Inter vincesse la partita. Sarebbe bene che anche voi foste presenti alla riunione. Sarebbe necessario che vi impegnaste di più. Sarebbe stato opportuno che tu gli facessi una telefonata per avvisarlo.

– dopo la congiunzione a meno che non: Andava al lavoro tutti i giorni a meno che non sentisse molto male.

noi

fossimo

avessimo

voi

foste

aveste

loro

fossero

avessero

– dopo aggettivi e pronomi indefiniti (qualunque, qualsiasi, niente, nessuno, ecc.): Qualsiasi cosa lui facesse, per lei andava bene. Non c’era niente che gli piacesse. Non c’era nessuno che sapesse l’arabo. – dopo aggettivi comparativi e superlativi relativi: Era più simpatico di quanto credessi. Li ho portati nel migliore ristorante che ci fosse in città. – dopo le congiunzioni benché, malgrado, nonostante, quantunque, sebbene (concessive):

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cinquantaquattro

– dopo la congiunzione prima che (temporale): Siamo usciti prima che piovesse.

ATTENZIONE! Il verbo sapere regge il congiuntivo solo nelle frasi negative: Non sapevo che Paul fosse americano. Sapevo che Paul era americano. DI + INFINITO

Al posto di che + congiuntivo usiamo di + infinito quando il soggetto è lo stesso nelle due frasi: Marco sperava di andare al mare domenica. Io avrei pensato di uscire stasera. Con i verbi comandare, ordinare, permettere, proibire, vietare, chiedere, possiamo usare di + infinito o che + congiuntivo: Il generale ordinò ai soldati di ritirarsi. Il generale ordinò che i soldati si ritirassero.

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U3

Approfondiamo la grammatica

IL CONGIUNTIVO IMPERFETTO DI ESSERE E AVERE ESSERE

AVERE

io

fossi

avessi

tu

fossi

avessi

lui / lei / Lei

IL CONGIUNTIVO IMPERFETTO DI ALTRI VERBI IRREGOLARI io

tu

lui / lei / Lei

noi

voi

loro

Bere

bevessi

bevessi

bevesse

bevessimo

beveste

bevessero

Condurre

conducessi

conducessi

conducesse

conducessimo

conduceste

conducessero

Dare

dessi

dessi

desse

dessimo

deste

dessero

Dire

dicessi

dicessi

dicesse

dicessimo

diceste

dicessero

Fare

facessi

facessi

facesse

facessimo

faceste

facessero

Porre

ponessi

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ponesse

ponessimo

poneste

ponessero

Stare

stessi

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stesse

stessimo

steste

stessero

Trarre

traessi

traessi

traesse

traessimo

traesse

traessero

Produrre

vedi

Condurre

Supporre

vedi

Porre

Tradurre

vedi

Condurre

Il professore aveva vietato agli studenti di usare il cellulare in classe. Il professore aveva vietato che gli studenti usassero il cellulare in classe.

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o s o m a f o n Un italia

. Sapete che.. 1

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A. Leggete il testo.

A. Leggete la biografia.

ALESSANDRO MANZONI

Una nobile istituzione: l’Accademia della Crusca L’Accademia della Crusca nacque a Firenze tra il 1582 e il 1583 per iniziativa di alcuni letterati fiorentini fra cui Leonardo Salviati, ideatore di un vero programma di codificazione della lingua. L’Accademia adottò una ricca simbologia tutta riferita al grano e al pane: infatti gli accademici avrebbero dovuto separare il fior di farina (la buona lingua) dalla crusca e diffondere un modello di lingua basato sugli autori del Trecento. Fin dall’inizio l’Accademia accolse studiosi ed esponenti, italiani ed esteri, di diversi campi: grammatici e filologi, scrittori e poeti, medici e scienziati, storici e filosofi, giuristi e statisti. L’opera principale dell’Accademia è stata la compilazione del Vocabolario della lingua italiana (1612, con successive riedizioni), che ha dato un contributo decisivo alla diffusione della lingua e ha fornito l’esempio ai grandi dizionari delle lingue francese, spagnola, tedesca e inglese. Questa opera ha rappresentato per secoli il più prezioso e ricco tesoro della lingua comune, il più forte legame interno alla comunità italiana, lo strumento indispensabile per tutti coloro che volevano scrivere in un buon italiano. Dal 1987 l’attività dell’Accademia si articola in tre centri di ricerca: il Centro di studi di Filologia italiana, il Centro di studi di Lessicografia italiana e il Centro di studi di Grammatica italiana. L’Accademia oggi mantiene rapporti con la scuola italiana e altre istituzioni nazionali e internazionali (fra cui l’Accademia delle Scienze di Mosca e la Italian Academy della Columbia University di New York). Fa parte della storia recentissima dell’Accademia l’istituzione di un nuovo Centro di ricerca che svolge attività di consulenza linguistica: il CLIC, Centro di Consulenza sulla Lingua Italiana Contemporanea.

Alessandro Manzoni, uno dei maggiori autori della letteratura italiana, è anche l’esponente più importante del romanticismo italiano. Nacque a Milano nel 1785: fu autore di molte opere, nelle quali dimostrò molta attenzione per la lingua “viva”. La sua opera più famosa, I promessi sposi, un romanzo storico iniziato nel 1821 e pubblicato nella sua forma definitiva tra il 1840 e il 1842, ha dato un contributo fondamentale alla letteratura italiana. La scelta del genere storico fu molto coraggiosa perché, in quel periodo, il romanzo storico non godeva di grande fortuna in Italia. Manzoni seppe alternare il racconto di fatti privati (la storia di due giovani, Renzo e Lucia, che vogliono sposarsi) con una riflessione storica sull’intera società dell’epoca: in questa mescolanza di temi è la straordinaria novità dello stile manzoniano. Il romanzo non fu però l’unico genere con il quale l’autore si confrontò; Manzoni compose anche poesie: famosa è Il cinque maggio, scritta in occasione della morte di Napoleone. Gli Inni sacri costituiscono una vera svolta nella sua poesia: la sua conversione alla religione cattolica, infatti, non interessò solo la vita privata, ma fu anche alla base di un profondo ripensamento dell’attività letteraria. Manzoni si cimentò anche nel teatro con Il Conte di Carmagnola (1816-20) e l’Adelchi (1820-22), opere tragiche che segnano la rinascita di questo genere in Italia. Lo scrittore morì a Milano nel 1873: al suo funerale partecipò una grande folla di gente comune, di principi e di ufficiali dello Stato. Nel 1874, nell’anniversario della morte, Giuseppe Verdi compose la famosa Messa da requiem per onorarne la memoria.

B. Sulla base della lettura del testo scrivete una didascalia per ogni immagine.

(adattato da: www.accademiadellacrusca.it)

B. Rispondete alle domande. 1. Trovate altre informazioni sulla storia dell’Accademia della Crusca: quante riedizioni ha avuto il Vocabolario? Perché? 2. Nel vostro paese esistono istituzioni che si occupano della diffusione e dell’osservazione della lingua nazionale?

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Leggere è volare

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