Una sorgente d'acqua che zampilla per la vita

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sperienze di ita

EV

“...una

Periodico della Comunità

Piccolo Gruppo di Cristo n. 152 - anno XXXII Settembre 2011

sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna.”(Gv.4,14)


Si volta pagina... Con questo numero di EDV l a re d a z i o n e s a l u t a g l i appassionati lettori e va in pensione, lasciando il posto ai giovani della nuova redazione. È stata una esperienza davvero importante, a volte faticosa, ma sempre vissuta avendo in mente la comunione con i fratelli e le sorelle e con il desiderio di condividere esperienze di vita significative, perché vissute con e per il Signore. Ci auguriamo che abbiano dato frutti in chi le ha accolte, vissute e raccontate. Grazie della pazienza che avete avuto per i ritardi e per … gli errori, nonostante una splendida équipe di correttori di bozze. E b u o n l a v o ro a chi subentra.

Sommario 4

La nostra missione nel Lavoro

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Il 16 Maggio ho accompagnato...

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Settimana di vita comunitaria a...

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La vita comune è motivo di gioia cristiana

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Una serata per Sabatino

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Testimonianza su Sabatino

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Una persona dalla faccia d'angelo

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Le virtù di Sabatino

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Omelia S.Messa di Suffragio

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Chi sei Piccolo Gruppo ?

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In cammino verso Santiago

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Lettera da Cinzia e Rossano

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Fin da piccolo...

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Che cos'è la Pasqua…

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La Bibbia e la .... forchetta

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Carote, uova e caffè

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È accaduto...


Il Fondatore

LA NOSTRA MISSIONE NEL LAVORO (DESIO, 22 MAGGIO 2011) Ciò che contraddistingue il laico non è soltanto il lavoro; laico è chi è impegnato più in generale nella secolarità. Tutti operiamo nel secolo, a partire dai bambini, dagli adulti e dagli anziani, anche se non hanno più un lavoro vero e proprio. Siamo secolari con attività diverse, ma impegnati a fare ognuno qualche cosa. Il nostro impegno fino all'ultimo respiro, ognuno secondo le proprie forze e capacità, è quello di riconsacrare le realtà temporali per liberarle dai guasti che stanno procurando gli egoisti, i prepotenti, quelli che vogliono guadagnare senza preoccuparsi se stanno rovinando il mondo. Già adesso il rapporto che dobbiamo avere con le realtà temporali deve essere di rispetto, di benevolenza, perché raggiungano il loro scopo e siano utili agli uomini. Non deve essere violentata la loro originalità: l'acqua pura è acqua pura. Ogni situazione, ogni realtà, deve essere rispettata secondo la propria natura. Noi siamo impegnati in questo. Ma in che modo? In un modo cristiano, come Gesù. Perché anche i non cristiani lavorano, magari anche meglio di noi, ma il nostro impegno mi sembra sia molto importante, quindi va valorizzato, meditato e anche vissuto. È importante prendere le cose del mondo e, riconsacrandole, riconsegnarle a Dio secondo la sua volontà, mediante il servizio che facciamo per le persone. Per esempio, se io devo fare un lavoro per una persona, devo farlo nel miglior modo possibile perché questa persona ne abbia un beneficio, un benessere, 4

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specialmente se è ammalata e priva di forze: quindi con il mio servizio la sostengo, evitandole preoccupazioni e fatiche. Questo non è un impegno qualsiasi! È importante ciò che facciamo, anche se a volte richiede sacrificio e difficoltà. Ed è per noi molto consolante sapere che qualunque cosa facciamo, come la preghiera, è per il Signore. Ed è altrettanto importante se anche tutte le realtà del cosmo che usiamo sono messe al servizio nostro e dei nostri fratelli per poter fare in modo che anche questo universo rientri nei nuovi cieli e nella nuova terra. Ecco perché si dice che c'è la preghiera pregata e la preghiera lavorata. Perché il lavoro, se lo faccio con l'intenzione di dare gloria a Dio, diventa preghiera. E questo deve avvenire sempre, anche mentre si lavora o nei momenti di svago, perché il mondo e le realtà del mondo abbiano a essere oneste, sincere, fruttifere e buone per tutti e ci aiutino a vivere meglio, in salute, senza sprechi, secondo il Vangelo. Allo stesso modo dobbiamo avere il rispetto per tutta la natura, ma anche per il nostro mondo umano, per le città. In quest'ottica non può essere dimenticato l'utile, il guadagno per poter vivere. Quindi mi devo anche dar da fare per poter ottenere uno stipendio che sia adatto a ciò che faccio e di cui ho bisogno. In ogni caso dobbiamo imparare a valutare bene le cose, sempre secondo l'insegnamento del Signore. Se quello che guadagno è abbondante, è mio dovere distribuirlo a


chi non ne ha. Non a favore di chi fa i capricci, non per chi si ubriaca, ma per quelle persone che hanno davvero bisogno perché vivono in reali difficoltà. Vi accorgerete che diventando anziani si hanno meno forze, quindi c'è più bisogno dell'aiuto dei fratelli e delle sorelle: dobbiamo aiutarli ora secondo le nostre possibilità, anche perché vogliamo che altri ci aiutino quando saremo nella medesima situazione. Ricordiamoci che noi siamo chiamati per vocazione a riconsacrare il mondo per riconsegnarlo a Dio e Dio accetta questo nostro dono a lui quando lo mettiamo allo stesso tempo al servizio di tutti i nostri fratelli. Anche un gesto semplice e quotidiano, come il fare la spesa, è un tempo di riconsacrazione, di riconsegna, di obbedienza a Dio, e diventa un mezzo con il quale si esprime la mia vocazione secolare e permetto al Signore di santificarmi per poter poi vivere la vita di gloria e raggiungere quei nuovi cieli e nuova terra, per cui già adesso io sto lavorando. Tutti i cristiani collaborano a questo e debbono sapere ciò che fanno per tentare di farlo nel modo migliore, rispettando le leggi di ogni realtà perché esse possano vivere la loro libertà, la loro natura in modo da poter essere se stesse e non violentate. Compito dell'uomo è purificarle per quanto è possibile e riconsegnarle al Signore. Quest'atteggiamento coinvolge non solo la relazione tra gli uomini, ma anche degli uomini con gli animali, che rispondono a seconda di come li trattiamo e persino con le macchine, che noi aggiustiamo e rimettiamo a posto. Il cristiano in ambito politico spesso

non sa come comportarsi, perché ci sono dei limiti in tutti i partiti e nelle persone. Per decidere per chi votare, la mia riflessione l'ho fatta in questo modo, pensando a Betlemme, Nazareth e Gerusalemme, all'esperienza di Gesù, perché in televisione ho ascoltato troppe bugie, falsità, interessi contrapposti da tutte le parti. Voglio dire che mi sono basato sul Vangelo e ho chiesto allo Spirito Santo di illuminarmi. Ancora una volta mi sono detto che voglio fare la volontà di Dio e non la mia, anche perché non ho la capacità, l'intelligenza e la certezza di capire dove stia la verità. Cerchiamo di decidere secondo il Vangelo, anche se non siamo certi di non sbagliare. Non devo, come succede ai bambini, farmi influenzare dalla pubblicità di certi prodotti. Ricordiamo soprattutto che siamo tutti fratelli, al di là della razza, della religione e dell'età. Non posso in questi giorni non pensare che chi quest'estate andrà al mare a nuotare, nuoterà in un cimitero: quanti immigrati clandestini morti annegati, quanti scheletri nel nostro mare! Come cristiani e consacrati facciamo attenzione a questo: quando si parla del Vaticano, non s'intende la Chiesa, ma piuttosto i palazzi, la città, lo Stato, mentre la Chiesa siamo noi! La Chiesa è il Papa, sono i Vescovi, siamo noi. Quindi noi siamo i responsabili della Chiesa, perché la costruiamo, la portiamo avanti, attraverso le scelte che facciamo, attraverso i nostri comportamenti e i giudizi che esprimiamo. Anche tra i Vescovi ci sono tante idee, ma sono le idee dei Vescovi, mentre invece è importante avere l'idea del Vangelo di Gesù proclamato dai Vescovi, anche se poi noi involontaria-

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Il Fondatore mente possiamo anche sbagliare perché siamo creature fragili. In conclusione dobbiamo vivere alla presenza di Gesù, o meglio dentro Gesù. Io quando ero lontano da Gesù facevo fatica anche a fare i peccati, mentre oggi che cerco di essere tutto del Signore, nonostante i miei errori, sono sempre sereno. È importante vivere con il Signore, quindi in sintonia e in armonia gli uni con gli altri, io dentro di lui e lui dentro di me; la vita è bella, perché anche le difficoltà che s'incontrano diventano serenità in quanto mi sento con Gesù in croce. E se c'è lui, perché non posso esserci anch'io? E se lui dice: "Perdona, perché non sanno quello che fanno", perché non lo posso dire anch'io? Tutto si può fare, ma deve essere lo Spirito Santo con la sua Grazia ad aiutarci. Non è merito nostro, è la Grazia del Signore. Gli anni aiutano, perché quando si è giovani non si riescono a capire certe cose e ci si mette sempre davanti a tutti: conta quello che penso io, che dico io, che faccio io. "Papà e mamma

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sono vecchi e non capiscono più niente", dicono i ragazzi e i giovani. Invece con il tempo che passa ci si rende conto degli errori. Mi piace pensare che il Signore mi ha dato tanti anni per cercare di migliorarmi. Io in questa età sono felicissimo e sono proprio sereno. I fratelli e le sorelle mi aiutano, io cerco di aiutare gli altri, ma l'importante è essere sempre sereni, al di là dell'educazione e delle caratteristiche umane. Ciò che conta è quello che sta nel nostro cuore. E la serenità mi nasce dal fatto che io ho l'esperienza che Dio mi ama. Mi ama, ne ho la certezza. Non dubito dell'amore di Dio nei miei confronti e quando mi capita qualche difficoltà non dico: "Perché a me questo?", ma gli chiedo piuttosto: "Con questo, che cosa mi vuoi insegnare, che cosa mi vuoi dire?". Chiedo a lui d'illuminarmi su questa realtà e su questi fatti. Se adottassimo tutti questa linea, la nostra vita sarebbe diversa e cambierebbe in meglio! Ireos


In visita dal Cardinal Carlo Maria Martini

"Sono molto contento d'incontrare il vostro fondatore e voi lo seguirete come lui vuole seguire Gesù Cristo. Vi ringrazio per quanto avete fatto, per la vostra ricchezza e la vostra generosità e ora per intercessione di Maria vi benedica Gesù Cristo. Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo". + Carlo Maria Martini Personalmente ho ricavato da quest'incontro l'esortazione a vivere fino in fondo la mia vocazione di cui ho intuito la bellezza e la forza. Sandro V.

Il giorno 16 maggio ho accompagnato Ireos a Gallarate per l'incontro con il Card. Carlo Maria Martini e ho avuto la gioia di poter essere presente. Come sempre è stato molto interessante e sereno vivere l'incontro di due anime in grande sintonia spirituale. In quest'occasione mi sono reso conto che la salute del Cardinale era migliorata dall'ultima volta che l'ho visto. Egli ci ha espresso la sua gioia di aver incontrato Benedetto XVI e di essere stato da lui abbracciato. Ci ha fatto vedere le foto scattate in quella occasione. Ha espresso un affettuoso augurio al Gruppo attraverso queste parole e la sua benedizione: Esperienze di vita

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Testimoni

Settimana di Vita Comunitaria a Fiumalbo 31 Luglio -7 Agosto 2011 Rendo grazie al Signore per il dono di questa settimana di Vita Comunitaria, trascorsa a Fiumalbo, a cinque chilometri dal Passo dell'Abetone in provincia di Modena. Abbiamo sentito, dopo anni di attiva presenza, l'assenza di Nunzia, Incaricata generale dell'Aspirantato, rimasta a Roma assieme al marito Francesco, per accudire il papà di lui, Ernesto, ritornato alla casa del Padre proprio durante lo svolgersi della settimana. Anche Elisabetta Cavaliere ha dovuto rientrare a Roma per prendere parte ai funerali del nonno. Ci siamo spiritualmente stretti attorno alla famiglia Cavaliere con le nostre preghiere di suffragio e con il nostro umano affetto. Gli aspiranti, come sempre, hanno ripercorso le loro istruzioni, quest'anno sul tema del "Padre Nostro" e hanno condiviso con i maestri dell'aspirantato locale le loro "belle" riflessioni. Ho potuto constatare con gioia come il Signore stia lavorando dentro di loro e come li stia sempre più attirando a sè per farne un dono di vita umanizzata e di fede incarnata per le loro stesse famiglie e per la società intera. I ritmi di preghiera sono rimasti intensi, nonostante due famiglie di aspiranti e una famiglia di maestri locali dell'aspirantato avessero dei bimbi di pochi mesi, uniti ad altri figli ancora piccoli. Le confessioni ed i colloqui sono stati come sempre delle belle occasioni per incontrare il volto amorevole del Padre buono che ci accompagna e non manca di sospingerci, con il suo amore 8

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misericordioso, lungo il cammino delle virtù. Le famiglie hanno attuato per la prima volta delle modalità di incontro e orari per la preghiera più adatti al numero dei figli piccoli che avevano con sé. Nel numero dei figli e nella fedeltà alla preghiera ho visto un segno di profezia per i nostri tempi. Mi ha commosso vedere come si siano organizzati fra di loro, prendendosi cura dei rispettivi bambini, durante l'adorazione notturna della SS. Eucaristia. Una testimonianza fra di loro è suonata molto forte, quando un papà ha raccontato che il suo cammino spirituale si era un po' interrotto ed in cuor suo non avrebbe né voluto venire alla settimana, né fare l'ora di adorazione eucaristica.Svegliatosi alle due della notte si è sentito chiamato dal Signore a scendere in cappella e nel silenzio adorante è rimasto segnato nel profondo e ha deciso di ripartire nel cammino di sequela del Signore con rinnovato slancio. Diverse sono state le passeggiate fatte durante la settimana e al sabato pomeriggio c'è stato pure un bagno in piscina con acqua riscaldata per la gioia dei molti bimbi presenti (una trentina circa). Le modalità dei loro incontri sono state centrate sulla Parola della liturgia del giorno; notevoli gli interventi e corali le testimonianze. Gli incontri dei celibi ci hanno permesso di renderci conto che nella Comunità stiamo vivendo una fase nuova. I giovani di allora che diventano anzia-


ni e che vanno valorizzati come intercessori: gli anziani, infatti, nell'incontro costante e silenzioso con Dio, possono dare linfa ai diversi rami vocazionali del P.G.C. Molto personali e profondi sono stati gli interventi di tutti i celibi. Un grazie di cuore a chi con tanto amore, passione e fermezza ha aiutato i nostri bambini in un percorso spirituale a loro adatto. Un grazie a tutte le baby sitter che si sono date con competenza e generosità. Alla fine come sempre, quando si sta vicini al Signore e ci si relaziona con Lui, si riparte contenti, con tanta voglia di restargli fedeli e con tanta nostalgia di Lui. Ho visto il nuovo di Dio avanzare e le istanze dei più anziani come una richiesta di aiuto per predisporgli degli incontri più consoni con le loro forze che vengono meno. Questa è la sfida che abbiamo di fronte: innovare con cautela restando fedeli alle nostre radici ed essere autenticamente caritatevoli con quanti nel passato ci hanno edificati con la loro fede e hanno speso la loro vita per

noi. I canti durante le celebrazioni eucaristiche sono stati travolgenti e curati dalla Comunità di Treviso; l'anno prossimo attendiamo quelli della Comunità di Roma. Don Pierpaolo non si è risparmiato: il Signore certamente lo ripagherà con la copiosità dei suoi doni lungo tutto il nuovo anno pastorale. Ireos non ha mancato di starci accanto con tutto il suo grande amore paterno. Nel corso della settimana c'è stato pure l'incontro tra il R.G. ed i responsabili locali, preceduto dall'adorazione eucaristica. Come sempre è stato un momento di forte comunione con il Signore e tra di noi che edifica tutta la Comunità. La rappresentazione teatrale di "Sabatino - un profeta minore del nostro tempo" ha concluso in bellezza il nostro stare insieme. Giancarlo B.

Fiumalbo giornate di vita comuunitaria - gita all’Abetone

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Testimoni

La vita comune è motivo di gioia cristiana "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (dal Sal 133). "Tutti insieme mettiamoci sul monte ad ascoltare Gesù, che ci parla delle beatitudini. Restiamo attenti per poter accorgerci che sono ancora parole nuove, azioni non realizzate. Nel grande silenzio interiore possiamo trovare un cuore nuovo, capace di regalare amore di misericordia, di pazienza, di accoglienza ..." (2008 - Ireos Della Savia da: Nuovo inizio). Tutti insieme Pensando alle prime settimane aspiranti del Gruppo, abbiamo ringraziato il Signore e pregato per Fiorenzo, perché tanti anni fa era stata sua l'idea della "settimana aspiranti". Era l'inizio, i fratelli e le sorelle che partecipavano erano tutti giovani, pieni di gioia e di entusiasmo, desiderosi di incontrare il Signore e di scoprire la loro vocazione attraverso la formazione e la preghiera e un cammino per cercare di vivere le virtù evangeliche. Erano i tempi anche di Sabatino Jefuniello. Giovane semplice, per il quale è stata avviata la fase diocesana del processo di beatificazione,"uno di quelli che non parlano molto, ma che vivono seriamente la vita evangelica". Quest'anno sia i bambini che gli adulti hanno rivissuto la sua vita e le sue opere di carità attraverso uno spettacolo teatrale, con la regia di Franco Mantega, che ha riscosso molti applausi e anche divertimento (per le parti anche in dialetto trevigiano e romano ) e sicuramente il "sorriso" di 10

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Sabatino che ci guardava dal cielo. Ho un bellissimo ricordo delle mie settimane aspiranti, a Padola sulle Dolomiti: all'alba le montagne si coloravano di rosa. La casa era molto bella ( sembrava un castello) ed era in autogestione; noi aspiranti guidati da Gabriella ripercorrevamo il cammino di formazione dell'anno attraverso due incontri giornalieri e tanta meditazione personale e silenziosa. In cucina, ricordo, c'erano cuochi eccezionali : Massimo Marchi e Donatella, mentre lavoravano per farci gustare pietanze squisite e dolci indimenticabili, ascoltavano attraverso un microfono i nostri incontri . Noi aspiranti collaboravamo facendo le pulizie . Le famiglie di "effettivi" facevano il servizio di babysitter per i figli degli aspiranti sposati. Molti erano i bambini e per loro era un momento straordinario e di grande gioia poter giocare tutti insieme nel grandissimo prato che circondava la casa e anche per le bellissime passeggiate in montagna. " Egli vuole incontrarci in un modo totalmente nuovo, perché "le cose di prima sono passate " (Ap 21,4 ) e Lui sta preparando per noi le nuove" (lettera del 4 maggio 2011 del Responsabile Generale Giancarlo, per la settimana comunitaria).Questa premessa è per introdurvi all'importanza e raccontarvi la settimana comunitaria 2011: aspiranti, famiglie, persone in ricerca e celibi per il Regno. Se un solo incontro del fratello con il fratello procura tanti motivi di gioia, quale inesauribile ricchezza procura il vivere una settimana di vita comunita-


ria? " Si dimentica facilmente che la comunione cristiana è un dono di grazia del Regno di Dio, un dono che ci può essere tolto... un'anticipazione per grazia delle cose ultime se è data la possibilità di vivere già qui in comunione visibile intorno alla Parola di Dio e ai sacramenti... Apparteniamo gli uni agli altri solo per e in Gesù Cristo. Dio ha voluto che cercassimo e trovassimo la sua Parola viva nella testimonianza del fratello, in bocca ad uomini. Per questo il cristiano ha bisogno degli altri cristiani che dicano a lui la Parola di Dio, ne ha bisogno ogni volta che si trova incerto e scoraggiato; da solo infatti non può cavarsela, senza ingannare se stesso sulla verità. Quindi è chiaro lo scopo della comunione dei cristiani : si incontrano gli uni gli altri come latori del messaggio di salvezza. In questo senso Dio fa in modo che si trovino insieme e dona loro la comunione. Fra gli uomini c'è conflitto. Egli è la nostra pace. Solo in Gesù Cristo siamo una cosa sola, solo per suo mezzo siamo reciprocamente legati." (D. Bonhoeffer) Anch'io sono arrivata alla settimana molto debole, perché reduce da una forte influenza e anche un po' scoraggiata. Mi sono subito accostata al sacramento della confessione (anche per chiedere l'indulgenza di San Francesco) e ho subito ricevuto conforto e la grazia della speranza, doni che hanno favorito la comunione con i fratelli. "Dalla misericordia di Dio verso di noi apprendiamo la misericordia nei confronti dei nostri fratelli. Ricevendo il perdono, siamo resi pronti al perdono

dei fratelli. Ciò che Dio ha fatto a noi, ora lo dobbiamo ai fratelli. Solo per mezzo di Cristo ci sarà comunione tra me e l'altro" (D. Bonhoeffer). Al mattino, nella casa Villa Maria Immacolata di Fiumalbo (Modena), si svolgevano gli incontri degli aspiranti sul Padre Nostro, degli sposi con la meditazione della Parola in preparazione all'Incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano nel 2012, dei celibi sulla vita mistica. Il pomeriggio abbiamo fatto delle visite culturali in paese, anche con una gustosissima merenda con gelato o yogurt con mirtilli freschi, la visita ad un Caseificio dove abbiamo acquistato un ottimo formaggio, delle passeggiate in montagna con picnic e polenta e, per i più sportivi, impegnative salite in cima ai monti, e l'ultimo giorno in piscina per la gioia di tutti i bambini. I bambini, numerosi e anche molto piccoli, erano amorevolmente seguiti da Letizia e da alcune ragazze, che svolgevano il servizio di babysitter. Le giornate iniziavano alle 7,30 con le lodi mattutine (8,30 per le famiglie), la Santa Messa quotidiana, la silenziosa meditazione personale, il Santo Rosario insieme lungo le vie intorno alla casa e la compieta. Abbiamo adorato Gesù Eucarestia tutta una notte fino al mattino, facendo i turni e puntando la sveglia per non mancare . La sera ci trovavamo in salone per le danze e i giochi divertentissimi organizzati da Giovanni Tonello e Mara. Una scorpacciata di risate. Ringraziamo tutti i fratelli e sorelle che con il loro servizio umile e nascosto hanno collaborato a rendere la settimana molto serena, Don Pierpaolo e soprattutto Giancarlo per le sua "insiEsperienze di vita

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Testimoni stente" preghiera . Ed ora, scesi dal Monte, "dobbiamo ascoltare attraverso l'orecchio di Dio, se vogliamo imparare a parlare attraverso la sua Parola e ad essere pronti alla disponibilità e all'aiuto concreto." " Portate gli uni i pesi degli altri e così adempierete perfettamente la legge di Cristo " (Gal 6,2) "Quindi la legge di Cristo è una legge del "portare". Portare è sopportare. Il cristiano deve portare il peso del fratello. Il peso dell'uomo è stato così pesante anche per lo stesso Dio, che ha dovuto soccombervi sulla Croce." (Bonhoeffer) Sosteniamoci reciprocamente e quotidianamente con la preghiera di intercessione. Saldi nella Fede e radicati in Cristo , "se camminiamo nella luce, come Egli stesso è Luce , noi siamo in comunione scambievole". Pietre di un mosaico di luce. Rosalba B. bibliografia : "Vita comune" di Dietrich Bonhoeffer.

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Un fratello del Piccolo Gruppo, celibe e consacrato prestato ai più poveri Non basta una cronaca per spiegare che cosa è stata la serata del 21 maggio scorso organizzata per Sabatino a Peschiera Borromeo, alle porte di Milano. E' stata indetta dalla Comunità pastorale di Peschiera e Mediglia, portavoce il parroco don Renato Bettinelli, ma noi del Piccolo Gruppo di Cristo l'abbiamo di fatto voluta e realizz a ta , p r e g a n d o c i s o p r a , p e r c h é crediamo che il nostro fratello Sabatino Iefuniello sia stato davvero, come lo ha definito il Cardinal Martini, un umile e profetico segno della presenza del Signore nella Milano degli Anni 70 e 80. La chiamavano la "Milano da bere" per il benessere diffuso raccontato dalla tv, ma i cosiddetti barboni non avrebbero avuto né un riparo dal freddo né un pasto caldo se non fosse stato per fratel Ettore e Sabatino, ideatori geniali dei primi grandi ricoveri notturni. Sabatino è nato a Sarno il 19 dicembre del 1947 e morto prematuramente a Milano, il 30 agosto 1982. Aveva 34 anni, oggi ne avrebbe avuti 64, e nel 2012 ne saranno trascorsi trenta dalla sua nascita al cielo. Chissà che cosa avrà combinato e combina lassù "l'uomo invisibile", come l'hanno definito in un video inedito i suoi amici senza fissa dimora? Monsignor Giovanni Balconi, Postulatore della sua Causa di Beatificazione, che la sera del 21 non ha potuto venire ma ci ha

mandato un suo scritto, sostiene che Sabatino ha già compiuto prodigi ma non ancora miracoli definibili tali dalla scienza medica. E allora la sua causa, nonostante la ricchezza delle testimonianze sulle sue virtù eroiche, si è fermata. Per il momento. Forse perché non lo preghiamo a sufficienza, rischia di essere dimenticato dai più, così come non si faceva per nulla notare quand'era in mezzo a noi? E' una domanda legittima, anche se può a p pa r i r e i n g e n u a . C o n o s c e r l o , pregarlo e farlo conoscere: ecco il motivo della serata del 21 maggio, voluta con grande convinzione da Franco Mantega che già qualche anno fa aveva raccolto alcuni episodi della sua vita in un testo teatrale, "Processo a Sabatino, profeta minore", portato in scena in forma ridotta e con la sua regia il 21 maggio scorso. La serata infatti ha avuto il suo momento centrale nella rappresentazione teatrale che ha visto la partecipazione, eccezionalmente in veste di attori, di una decina tra fratelli e sorelle della Comunità visibilmente emozionati. Hanno ricoperto i ruoli di una "giuria popolare", di Sabatino, di don Luciano De Nadal, di Ireos, Augusto e di Gabriella, ma anche di un giornalista, un giudice, un pubblico ministero e di un avvocato difensore. Nella finzione del testo infatti Sabatino viene accu-

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In memoria sato e poi assolto da una serie di reati ipotizzati, quali l'ubriachezza molesta, il danneggiamento di parte di un edificio, la partecipazione a una setta segreta, pretesti narrativi per raccontare la sua storia. Vi chiederete“Com'è andato lo spettacolo?” Bene, se si considera che doveva essere rappresentato nell'oratorio, dove tutto era già s ta t o a l l e s t i t o , e i n v e c e u n ' o r a prima si è saputo che avevamo a disposizione solo la grande chiesa della Sacra Famiglia, simile per forma e dimensioni al primo ricovero in Stazione Centrale." Uno scherzo di Sabatino", ha commentato a caldo Franco Mantega. Per giunta c'era un solo microfono che abbiamo dovuto passarci di mano in mano. Nella serata è s ta t o p r o i e t ta t o u n v i d e o c o n l e foto e la biografia di Sabatino e il pubblico ha potuto ascoltare qualche testimonianza di chi lo ha conosciuto. Alcuni giornali della diocesi e della zona avevano riportato l'iniziativa, ma la partecipazione ha avuto un carattere famigliare: di Sabatino c'erano la sorella Filomena e il nipote Francesco,insieme ad una rappresentanza delle tre Comunità lombarde c o n a m i c i e pa r e n t i , u n p i c c o l o gruppo di parrocchiani di Bettola e Mediglia, e una significativa presenza di suore Camilliane e di donne ospiti di Casa Betania, guidate da suor Teresa Martino, la continuatrice dell'Opera di fratel Ettore. Quest'ultima ci ha mostrato un video, da loro realizzato, con stralci di lettere di "barboni", arri-

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vate dopo la morte di Sabatino e raccolte dalle suore e le immagini della traslazione delle sue spoglie, dopo il funerale, nella Capp e l l a d e l l a Ve r g i n e d i F a t i m a a Seveso (MI). E' stato un momento significativo, così come l'intervento del nipote di Sabatino, e la preghiera guidata da don Luciano De Nadal, in cui per intercessione di Sabatino e la materna protezione della Vergine Immacolata, abbiamo chiesto la guarigione di un ammalato. L'impressione è che sia stata la prova generale di uno o più avvenimenti, tutti ancora da organizzare e da vivere. Vilma C. Per conoscere meglio Sabatino vi consigliamo due libri: Sabatino - Discepolo del buon samaritano di Giovanni Balconi, editrice Ancora. Sabatino - Un profeta minore del nostro tempo, a cura del Piccolo Gruppo di Cristo, edizioni Città sul Monte.


UNA TESTIMONIANZA PERSONALE In occasione dello spettacolo su Sabatino dello scorso maggio preparato da Franco Mantega avevo dato la mia disponibilità a esporre una personale testimonianza su Sabatino; poiché, per mancanza di tempo, ciò non avvenne mi è stato ora chiesto di scriverla e, in tutta sincerità devo dire che la prima reazione non è stata positiva stante la mia difficoltà e lungaggine a mettere nero su bianco. Ma, subito dopo, ho interpretato questo invito come se esso provenisse direttamente da Sabatino e, come ormai noto, a lui non si riusciva a dire di no e pertanto….. La prima testimonianza la pesco negli ultimi anni settanta in un freddo sabato mattina d'inverno. Sabatino mi aveva chiesto se potevo accompagnare un suo amico (che dormiva sulle panchine di piazza Emilia) ad Abbiategrasso (se mi ricordo bene la località) in quanto bisognoso di cure con ricovero ospedaliero. Arrivati a destinazione e prima di salutarci Sabatino ha voluto offrire a me e al suo amico qualcosa di caldo in un bar. Al momento di saldare la consumazione, con mia sorpresa, l'amico, che certo di suo non navigava nell'oro, ha preteso di pagare lui e Sabatino, con molta umiltà, ha lasciato fare dando a quest'uomo la soddisfazione di sentirsi uno di noi e non un pezzente emarginato. Questo fatto mi ha fatto e mi fa ancora pensare che ogni uomo ha la sua dignità e che noi dobbiamo rispettarla e dare a lui la possibilità di esternarla come può, anche quando la "logica del ben pensare" ci porta a concludere

che c'è un abisso fra noi e lui. L'altra testimonianza mi porta al giorno del mio matrimonio, pochi mesi prima che Sabatino terminasse la sua vita terrena. Quel giorno, un sabato pomeriggio, insieme a tanti amici del Gruppo era presente anche Sabatino. Terminata la celebrazione liturgica tutti ci siamo trasferiti in un salone dell'oratorio dove era stato preparato un rinfresco a base di pasticcini, pizzette, salatini,…..e l'immancabile torta. Dopo circa un'ora Sabatino mi si avvicina e mi dice che deve andare dai suoi amici alla stazione Centrale e mi chiede, visto che i presenti non "assaltano" più i tavoli, se può portare a loro il cibo rimasto così che anche loro possano far festa. Alla mia risposta affermativa rapidamente raccoglie tutto quello che può (in pratica tutto) e sparisce; e qualcuno ci rimase male perché pensava di assaggiare ancora qualcosa. Sabatino sapeva vivere e godere dei momenti di festa ma il suo cuore non dimenticava mai gli amici emarginati e quando era l'ora correva da loro e, se possibile, non a mani vuote. Noi quando festeggiamo il più delle volte pensiamo solo a noi e al nostro giro di amicizie dimenticandoci degli "ultimi", Sabatino mi ha fatto vedere che è possibile condividere con il povero e l'affamato il pane come ci insegna la Bibbia. Enzo M.


In memoria

QUEL PERSONAGGIO DALLA FACCIA D'ANGELO Leggendo l'articolo di Enzo sulla serata dedicata a Sabatino, mi sono riconosciuto anch'io nel desiderio di raccontare una piccola esperienza che poi non ho detto per motivi spazio temporali. Ho impresso nella mia mente due ricordi di Sabatino. Il primo. Lavoravo in un'Agenzia di una banca nel centro di Milano e con la mia scrivania davo le spalle a una vetrata che s'affacciava sulla strada. A pochi metri da me, proprio a livello stradale, c'erano il marciapiede e la fermata del tram. Sento bussare al vetro, mi giro e vedo Sabatino che timidissimamente mi fa un cenno di saluto. Lo invito ad entrare ma lui nega col capo, quindi esco per andargli incontro ma lui è già sparito! Troppa la sua timidezza, ma soprattutto la voglia di non disturbare…. Il secondo episodio sta invece a dimostrare quanto in fondo tanto timido non fosse quando c'era di mezzo qualcosa d' importante. Sabatino, come spesso faceva quando aveva bisogno dei fratelli della Comunità, mi telefona per chiedere un "passaggio" per portare il pentolone di cibo dal rifugio di via Sammartini in viale Ortles. Una volta arrivati a destinazione, i suoi "amici" gli si fanno attorno, lo aspettano come la manna, ma lui con una calma indescrivibile si appresta a dire con loro una decina o più del rosario: qualcuno lo recita convinto, altri stanno zitti sbirciando il pentolone, ma lui con la sua "faccia d'angelo" li convince che prima è utile ringraziare il Signore e 16

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nutrirsi anche in quel modo. Mi ricordo che poi qualcuno alza la voce... c'è qualcosa che non va, ho un attimo di preoccupazione, poi vedo che Sabatino lo prende in disparte, si mette una mano in tasca e gli dà una banconota… Aveva capito che con quel gesto avrebbe ben gestito una situazione rischiosa. Ricordo con precisione cosa c'era in quel pentolone: insalata, pasta, pane, verdure, e il tutto mescolato, che a vederlo non era certo invitante: forse è quello che in campagna viene preparato per gli animali della fattoria… Eppure nessuno come Sabatino, quel personaggio dalla faccia d'angelo, era così atteso…. Renato R.

Al matrimonio della sorella Filomena


LE VIRTÙ SECONDO DIO VISSUTE DA UN UOMO TUTTO CON LO SGUARDO DELLA FEDE

Ho ricevuto in regalo "Perché è santo", il libro su Giovanni Paolo II, scritto dal postulatore della sua causa di beatificazione, in cui noi possiamo scoprire la vita e il cammino verso la santità di questo Papa. Il titolo del capitolo "Tutto con lo sguardo della fede" mi ha molto colpito e mi ha fatto pensare a Sabatino. Mi sono resa conto che queste parole sono assolutamente adatte anche al nostro carissimo Sabatino e dicono con sincerità come è stata vissuta la sua vita. Tutto con lo sguardo della fede: il suo impegno costante, continuo e gratuito verso gli ultimi dimostra che non aveva dubbi, anche se con umiltà riteneva di essere piccolo, fragile e incapace nell'esprimere tale virtù. Aveva fede in Gesù, si affidava a lui. Il Signore era l'artefice di quanto Sabatino con le sue mani faceva. Qualunque difficoltà era nelle mani del Signore, che conosceva la strada da percorrere e gli permetteva di individuare senza problemi il percorso da compiere, le cose da fare. Per questo non si fermava davanti a nulla quando individuava una necessità che l'amore-carità verso gli altri metteva in evidenza. La sua carità era ai massimi livelli. La relazione con l'altro non era alterata o

limitata dall'odore, dalla sporcizia, dalla villania, dagli insulti, dal rifiuto, dal giudizio. Semmai questi aspetti, legati alla realtà di povertà e di miseria non solo materiale che incontrava, erano doni, erano regali che l'amore di Dio gli faceva scoprire e che lui accettava come fossero sempre un segno di predilezione, di una festa quotidiana che si può vivere solo quando ci si incontra con l'Amato! E la speranza era per Sabatino la certezza che sempre i problemi potevano essere risolti aprendo gli occhi verso i fratelli, chiedendo aiuto senza fermarsi davanti a qualche borbottio più o meno velato, a qualche rifiuto. Chi spera davvero non si preoccupa delle reazioni degli altri, ma con determinazione insiste, promettendo con convinzione un grande "salario": l'amore di Dio che sa ricompensare con generosità e non dimentica mai il bene fatto. Ecco perché si può dire che Sabatino ha vissuto in pienezza le virtù! Non ha scritto trattati, non ha fatto conferenze, ma le ha trasformate in vita, in concretezza, in fatti animati dalla sua fiducia assoluta in Colui che tutto può, che non guarda se sei grande, potente e perfetto, ma che ti ama totalmente e ti prende come sei per trasformarti come vuole lui: un piccolo, grande santo, forse apparentemente senza arte né parte, ma ricco di amore assoluto per Gesù e per il prossimo. Un testimone credibile di una vita vissuta secondo il Vangelo! Per questo noi possiamo dire nel nostro cuore: "San" Sabatino, prega per noi e aiutaci a farci santi! Donatella B. Esperienze di vita

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In memoria

Omelia S. Messa di Suffragio Il 30 Agosto la comunità lombarda ha ricordato il 29mo della salita al cielo di Sabatino con una messa di suffragio presieduta da Don Luciano nella parrocchia S.Maria del Suffragio. Ecco uno stralcio della sua omelia. "La vita di Sabatino ci richiama all'amore. Come ha fatto questo nostro fratello a rimanere nell'amore di Dio? Cercando di vivere in obbedienza a questa parola nella povertà e nella purezza di cuore. Facendo parte della San Vincenzo, ha sperimentato l'esperienza di vivere per gli ultimi e ha incontrato il PGC, comunità di persone consacrate al Vangelo e al servizio ai poveri. Sabatino non ha scritto libri, ma il libro della sua vita è nato giorno dopo giorno con le sue scelte esistenziali, con la testimonianza alla carità nel suo incontro quotidiano, pieno di misericordia con i poveri. In qualche

modo la vita scompare, ma quello che rimane sono le opere della carità, che è il Vangelo vivente, che è incontrare la misericordia del Signore per assaporare la nostra povertà, che diventa ricchezza quando ci si mette al servizio degli ultimi. Lui ha vissuto l'apostolato incontrando Cristo nel dare se stesso agli altri. Con coraggio ha portato avanti la sua passione per Gesù anche quando, in via Ortles, annunciava Cristo ai musulmani, ai non credenti, anche attraverso la mensa per i poveri, coinvolgendo persone. Sabatino è stato uno capace di vivere la fede nella fedeltà e nella povertà e oggi parlare di povertà concreta acquista un carattere profetico, è un carattere scolpito sulla roccia granitica della vocazione cristiana".

S.Maria del Suffragio.

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CHI SEI, PICCOLO GRUPPO ? Di fronte all'urgenza di una presenza del Vangelo nel cuore della famiglia umana, siamo coscienti della sproporzione esistente tra il nostro Piccolo Gruppo e i vasti orizzonti che si aprono col nuovo millennio. Chi sei Piccolo Gruppo? Uno strumento d'efficacia? No. Mai. Per bello che sia. Saresti un gruppo d'uomini e donne, riuniti da uno stesso carisma per essere umanamente più forti, in vista di realizzare il proprio progetto? Neppure. Vivremmo allora la comunione spirituale per stare bene assieme? No. Se il Gruppo avesse in se stesso il suo scopo, indurrebbe a crearsi dei piccoli nidi. Essere felici insieme? Certo che sì, ma nell'offerta delle nostre vite. Chi sei, Piccolo Gruppo sparso in alcune città italiane? Una parabola di comunione, un semplice riflesso di quell'unica comunione che è il Corpo di Cristo, la sua Chiesa, e grazie a questo anche un fermento in mezzo alla famiglia umana. A che cosa sei chiamato? Nella nostra comune esperienza è possibile avanzare solo riscoprendo ancora e sempre il miracolo dell'amore, nel perdono quotidiano, nella fiducia del cuore, in uno sguardo di pace rivolto a coloro che ci sono affidati… Se ci si allontana dal miracolo dell'amore, tutto si perde, tutto si dissipa. Piccolo Gruppo, quale può essere il desiderio di Dio per te?

Essere reso vivo grazie alla vicinanza della santità del Cristo e all'impegno di provare ad esserlo anche noi, aiutando altri a diventarlo. (tratto da uno scritto di Frère Roger per la sua comunità di Taizé …e adattato per il PGC)

Frère Roger

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In cammino di conversione

IN CAMMINO "Noi siamo dei pellegrini, la nostra unità è un lungo cammino, dalla terra verso il cielo" (da una lettera di V.Van Gogh a suo fratello)

"Cammina sempre. Benchè lentamente, farai sempre del cammino." (S.Francesco di Sales) Dal 1987 il Cammino di Santiago è denominato dal Consiglio d'Europa, "primo itinerario culturale europeo" e dal 1993 è incluso dall'Unesco nella lista dei beni ' Patrimonio dell'umanità'. È la più giovane tra le vie della fede, ma fin dall'origine ha avuto una forza d'attrazione tale da divenire, nel X secolo, il pellegrinaggio dell'Europa intera in cammino verso l'estremo occidente. È un percorso conosciuto e amato da tantissime persone anziane, adulte e giovani,un viaggio alla ricerca di se stessi e di ciò che è autentico. Il Cammino ha avuto un notevole sviluppo dal 1982, dopo la visita a Santiago di papa Giovanni Paolo II. Chi ha avuto come me la fortuna di poterlo percorrere, anche solo per un tratto, resta davvero affascinato dai grandi orizzonti del camminare tra campi di cereali, altipiani di varie dimensioni, piccoli paesini ricchi di silenzi, di religiosità antica, di umanità semplice che si inchina e riverisce i pellegrini di ogni razza e nazione che attraversano i loro cortili per arrivare alla cattedrale di Santiago dopo 200..400.. 800 km. Scrivere, dopo più di un mese, alcune

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risonanze di questo cammino percorso per 240 km con un'amica è per me far memoria di alcune riflessioni svolte durante quei giorni e nell'immediato ritorno a casa. "Trovare un senso al camminare molte ore al dì: 20-25 km sotto il sole/la pioggia, portando ogni giorno lo zaino del proprio bagaglio, che già dopo 3-5 giorni senti che inizia a pesare troppo.. Certo, il senso immediato è arrivare alla meta che ti sei dato, è essere fedele ai tuoi progetti, è voler arrivare a piedi in un luogo santo per la tua fede, in continuità con il cammino di milioni di pellegrini in quasi mille anni di storia. Mentre cammini in silenzio, pensi, rifletti, preghi, affidi al Signore i tuoi affetti lontani, le tue fatiche, i tuoi fallimenti e hai ore di tempo. Mentre liberi da te tanta vita, ammiri la natura e le opere dell'uomo attorno a te e... lodi il Creatore, canti, gioisci, ti senti piccolo davanti a tante grandezze, come le cattedrali gotiche di Burgos, Leòn, Astorga.. i ponti romanici, i piccoli paesi, costruiti lungo il sentiero dei pellegrini verso Santiago. Far memoria dell'impegno chiesto e vissuto nel cammino di Santiago è per me oggi da un lato ringraziare il Signore dei tanti doni ricevuti (la salute, il non aver mai preso la pioggia, la bella intesa con la mia compagna di viaggio..) e dall'altro rivolgermi verso le piccole e grandi mete del cammino di ogni giorno. Come il percorrere a piedi 5 km il fine settimana per andare a messa nella cattedrale della mia città (invece che andarci in auto) e privile-


In cammino di conversione giare il camminare rispetto all'utilizzo dell'auto, ogni volta che ciò è possibile, ricordando che senza lo zaino in spalla è facilissimo... Per me, cristiana e consacrata, la meta di ogni giorno è non venir meno al camminare "dentro di me", ad ascoltare, ad aprirmi, a fidarmi, a cercare di resistere alle diffi-

coltà quotidiane, senza cambiar strada, nè togliermi lo zaino. È impegnarmi a vivere nella luce e alla presenza di Dio, fedele compagno di cammino, che mai ci abbandona. Lucia N.

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Condivisione

Lettera da ... Carissimi amici e fratelli, voi non sapete che bello ricevere le vostre mail! E' proprio vero che quando non c'è la vicinanza fisica, c'è maggior bisogno di restare in contatto e di sapere che i fratelli ti pensano e si ricordano di te. Anche con il Signore dovrebbe essere così no? Non potendo godere per il momento della vicinanza fisica, abbiamo più bisogno della vicinanza spirituale! Grazie a Dio noi stiamo bene. Il primo periodo di ambientamento è passato. Siamo entrati nella vita della fraternità, con i suoi ritmi e con le sue dinamiche interne, conosciamo un po' di più la lingua spagnola, anche se a volte capiamo pan per polenta e altre volte pensiamo di dire una cosa e diciamo tutt'altro, i ragazzi si sono inseriti nella nuova scuola, anche se non con poche difficoltà all'inizio, abbiamo preso confidenza con le responsabilità che ci sono state affidate, stiamo abituando i nostri occhi a panorami di indigenza, di sporcizia, di disumanità e stiamo abituando il nostro cuore ad amare la povertà, a intravedere Cristo che soffre in questa gente povera, ed in particolare nei bambini che vengono assistiti dal “Movimento dei missionari servi dei poveri el Terzo Mondo”. Si tratta di bambini e bambine che sono i più poveri dei poveri della città di Cuzco. Vivono in una stanza fatta con mattoni di fango e paglia, il pavimento è di terra battuta. Spesso non hanno luce, nè acqua. Il tetto è di lamiera e per finestre hanno dei teli di

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nylon. Dormono tutti insieme, per terra, o quando sono fortunati anche in 3/4 per letto. Spesso il papà non c'è, perchè ha abbandonato la famiglia, oppure va e viene. Quando c'è è spesso ubriaco. Non mancano violenze e abusi. La promiscuità è diffusa. A questi bambini il Movimento offre la possibilità di studiare fino ai 18 anni, in modo da dare loro una possibilità di riscatto; dà loro da mangiare (colazione e pranzo), aiuta in vari modi la famiglia, insegna la pulizia e il rispetto della persona, ma soprattutto, fa conoscere Gesù. Il bambino viene accolto nel Movimento con tutta la sua famiglia, alla quale è richiesto, come unico prezzo da pagare, l'impegno di iniziare un cammino di Fede, per conoscere Dio, per conoscere i sacramenti e per viverli. E' proprio vero che ci sono masse di gente, che vivono nell'ignoranza di Cristo e nell'ignoranza dei sacramenti. La povertà, impedisce loro l'accesso alla minima istruzione e, se non è vissuta nella Fede, la povertà è disperazione, lotta per la sopravvivenza, corsa contro l'altro per accappararsi un pezzo di pane. Nel Movimento questi bambini possono sperimentare che qualcuno li ama, si preoccupa per loro, si prende cura di loro e della loro famiglia. Questo qualcuno è Gesù, che opera attraverso le nostre mani, i nostri occhi, le nostre spalle, il nostro cuore. E come dice la preghiera del cammino, preghiamo che attraverso la nostra umile e fedele presenza, questi bambini e le


e fedele presenza, questi bambini e le loro famiglie possano incontrare Lui. Meditando del perchè siamo qui (resta pur sempre un mistero), abbiamo compreso che non è certo per i nostri meriti, tanto meno per il nostro coraggio. Il Signore ci ha voluto portare qui, perchè abbiamo bisogno, più di altri, di un'autentica conversione. Noi siamo tra quei malati per cui il Signore è venuto...probabilmente siamo malati gravi, perchè abbiamo bisogno di un trattamento e di una cura così forti!!! Essere missionari, significa fare un profondo cammino di conversione. La prima persona ad avere bisogno dell'annuncio sei tu stesso, perchè ci si

rende presto conto che non si può parlare di Dio e farlo conoscere, senza farne esperienza ogni giorno. Ci siamo consacrati nel PGC. Ci siamo donati totalmente al Signore. E Lui ci sta facendo vedere cosa può fare quando ci si consacra a Lui... può fare di noi ciò che vuole. ...quindi aspettatevi anche voi di tutto!!! Vi salutiamo con grande affetto e vi ricordiamo tutti quotidianamente nella preghiera. Sia lodato Gesù Cristo! Cinzia e Rossano

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In viaggio

Fin da piccolo…. "Fin da piccolo penso di avere avuto una vocazione al viaggio. A otto anni non solo conoscevo le capitali del mondo ma anche quelle degli stati africani. Sfogliando l'atlante mi immaginavo come potesse essere la vita della gente in quei posti". Comincia così la chiacchierata con Lorenzo Galli con il quale ci sembra importante, come redazione, fare qualche riflessione su un'esperienza, quella del viaggio, che coinvolge non solo i giovani , ma attrae oggigiorno persone di tutte le età. Le motivazioni sono le più diverse, alcune condivisibili altre no. Per estremizzare: c'è chi a bordo di barconi arriva in Italia in cerca di cibo e libertà e chi sfida il timore del terrorismo e perfino la guerra per volare verso mete esotiche in cui sogna di trasferirsi. Per non parlare della piaga del turismo sessuale... Lorenzo non è un "turista per caso" o improvvisato e pensiamo che il suo punto di vista, in quanto cristiano, sia interessante. La mia prima volta "Dovetti aspettare di compiere 19 anni per partire perché prima non avevo le condizioni per viaggiare. Partii con un vicino di casa alla volta di Parigi con l'intenzione di visitare poi altre capitali europee. Giunti sul posto, lui subì il furto dei soldi e quasi subito capimmo di avere interessi diversi; ci separammo, io prosegui per Amsterdam e poi andai in Scandinavia e da solo feci un giro per il Nord d'Europa, all'incirca dieci mila chilometri in poche settimane. Non parlavo una parola d'inglese e all'inizio fu traumatico, ma poi bellissimo perché mi si aprì il mondo con la 24

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possibilità di conoscerlo. Per non parlare della bellezza dei posti, del contatto con le persone e del senso di libertà che provai. Di lì a tre mesi partii di nuovo e stetti via un mese intero. Sogni e progetti giovanili Cominciai a studiare le lingue -ora ne conosco da autodidatta undici- e lo feci non tanto per viaggiare, ma perché volevo gettare le basi per andare a vivere all'estero. Non mi pareva sufficiente conoscere il francese, l'inglese, lo spagnolo e il tedesco, ero davvero convinto che sarei vissuto in un ambiente internazionale. Questa prospettiva non si è finora realizzata, ma non è detto che non mi capiti in futuro… Allora non avevo in mente un Paese preciso, oggi m'interessa il Terzo mondo inteso come Paesi poveri, che vuol dire Africa, Asia, Centro e Sud America, realtà che conosco attraverso gli scritti dei missionari ma soprattutto che ho visto con i miei occhi. Ci fu un viaggio che fece la svolta Fu la mia prima volta in Brasile. In realtà dovevo partire per l'Unione Sovietica, avevo 23 anni e un compagno di viaggio che all'ultimo momento diede forfait , quando gli dissi chiaro che non ci andavo per le donne russe. Cambiai destinazione e scelsi il Brasile che mi colpì tanto da tornarci. Non c'è nessun altro posto al mondo in cui i rapporti tra le persone sono altrettanto semplici. Certo bisogna fare dei distinguo tra il Sud e il Nord Est, tra le città e l'interno. Ci sono tornato altre due volte e ricordo destinazioni faticose, ma affascinanti. Come viaggio Non ho mai noleggiato un'auto in vita mia, perché per cono-


pubblici, pullman o taxi collettivi, gli stessi che prende la gente del posto; non sono quasi mai entrato in un museo, raggiungo le periferie e frequento i posti che la gente frequenta, l'approccio mi riesce facile e naturale. Non ci sono formalismi, la comunicazione è diretta, semplice e per me molto gratificante. Dormo dove capita, non mi faccio problemi: ostelli e pensioni, le più economiche. Se vai per alberghi non conosci nessuno. Mi limitavo e mi limito nelle esigenze, e viaggiando da solo ho necessità di incontrare, conoscere e di aggregarmi ad altri che come me spendono il minimo necessario, per il fatto che magari stanno via per mesi interi. Dappertutto ho sempre trovato grande ospitalità. Difficoltà e Grazia Solo in Lituania, nel 1991, ebbi un attimo di panico: sono arrivato a Vilnius a tarda notte e ho scoperto che l'ostello indicato non esisteva più. Tra l'altro era da poco caduta l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e quel Paese era nel caos. Le persone a cui mi rivolsi per caso erano degli operai che abitavano nello stabile e mi offersero una stanza dove c'era un letto provvisoriamente vuoto. Il Papa era stato in Lituania tre mesi prima in visita alla Collina delle croci e io ero lì con l'intenzione di raggiungerla. Coi mezzi pubblici arrivai nella cittadina di Siauliai ma non sapevo come proseguire e in che direzione anche perché nessuno parlava inglese. Chiesi informazioni a una donna che finalmente mi capì e addirittura mi accompagnò da un ciabattino perché avevo le scarpe rotte e

completamente aperte. Poi mi portò da un'altra donna che mi procurò un taxi e insieme a lei arrivai, dopo un'ora, alla Collina delle croci. Era deserta, in mezzo alla neve perché in pieno inverno, sulle croci rosari a migliaia… Fu una grazia arrivarci, un insieme di coincidenze che non mi spiego altrimenti La meta Se il viaggio in Russia fu molto coinvolgente, si può dire che dopo aver visto il Brasile e il Sud America non pensai che al Terzo mondo e infatti le destinazioni successive furono Il Centro Africa e il Sud Africa. In quegli anni accumulavo tutte le mie ferie e i riposi e viaggiavo per cinquanta giorni d'inverno e tre settimane d'estate. Oggi ho solo le ferie estive. I rischi Non ho mai avuto paura anche se mi è successo viaggiando di rischiare la vita. Fin da piccolo mi sono abituato ad affrontare gli imprevisti . Di mestiere faccio il vigile e con la gente non ho problemi, mi è capitato anche in piena notte di entrare da solo in un campo nomadi, ma non ho mai avuto timore. Una volta in Sud Africa mi hanno puntato in pieno giorno un coltello alla gola, ma il loro tentativo di rapinarmi non è andato a segno... E' un Paese nel quale la violenza è di casa, più che in Brasile, perché tutti girano armati e con la pistola bene in vista. Ci sono ancora gli effetti dell'apartheid, ma guardandolo con occhi disincantati il Sud Africa è un Paese ricco, che attira immigrati dai Paesi confinanti e li respinge con leggi, promulgate da neri, che noi definiremmo razziste.

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In viaggio La mia Africa E' un continente così complesso che per un bianco è incomprensibile e tantomeno giudicabile. Io sono stato in Sud Africa, in Kenia, Uganda, Rwanda, Tanzania, Zimbabwe, Malawi, Mozambico, Senegal e Guinea Bissau. Mi sarebbe piaciuto andare in Angola, un paese ricchissimo e in cui la gente è alla fame, ma è impossibile entrarci. Fui invece di passaggio in Rwanda: c'era ancora il coprifuoco e per di più dormii in una pensione squallida dove mi presi dei parassiti . Non ero da solo, viaggiavo con un gruppo di giovani e quando arrivarono dei soldati ubriachi con l'intenzione di portarsi via una ragazza australiana che era con noi facemmo fatica a difenderla. Del viaggio in Uganda ricordo il pullman sul quale viaggiavamo che andò fuori strada con un morto e due feriti gravi. Mi spaventai anche per la quantità di sangue che c'investì e per la paura di essere contagiato dall'Aids, molto diffuso nel Paese. Naturalmente anche la malaria fa paura in Africa, c'è una profilassi antimalarica che aiuta, ma non è risolutiva e comunque quando si viaggia si mette tutto in conto e del resto l'Africa ti compensa ampiamente dei rischi che metti in preventivo. C'è Africa e Africa C'è l'Africa turistica e l'Africa nera. Chi ci va da turista non ha la necessità di conoscere gli africani. Soprattutto c'è una spaccatura tra bianchi e neri: due mondi separati che non comunicano tra di loro. Tu sei bianco e loro neri, tu hai soldi e loro no, tu sei una banca che cammina, una persona da cui loro possono trarre dei guadagni e da parte loro non c'è cattiveria né dolo. Tu rappresenti un potere e una cultura che li ha dominati, il colonialismo che c'è stato pesa nei 26

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rapporti. A farne le spese non è solo il turista, ma anche il missionario. La scorsa estate in Senegal e Guinea Bissau mi ha confermato questa spaccatura. Ogni rapporto è segnato da questo: alla fine ti chiedono il telefonino, o i soldi o di aiutarli a venire in Italia. Da parte mia questo non ha portato a una prevenzione, lo sapevo, lo capivo e lo mettevo in conto. Ciò non rende l'amicizia meno autentica, solo si ragiona su piani diversi. In Senegal un contadino guadagna 25 dollari al mese, io 25 dollari li spendo in una notte nell'albergo più economico. Quando vedono che tu spendi queste cifre, tu per loro diventi un bancomat. Poi in Africa c'è comunque una classe privilegiata che ha possibilità economiche che noi bianchi neanche possiamo sognare, ma è un'estrema minoranza. Lo scopo del mio ultimo viaggio: era quello di arrivare attraverso il Senegal in Guinea Bissau per conoscere di persona un missionario e antropologo che ho apprezzato leggendo i suoi articoli su Mondo Missione. A questo missionario devo la mia formazione. Purtroppo sono arrivato in pieno agosto, durante la stagione delle piogge, e i missionari in quel periodo rientrano nei loro Paesi d'origine. Non l'ho trovato, c'era un suo confratello a cui avrei creato problemi e ho preferito non farmi ospitare. Ho capito strada facendo che mi si offriva l'opportunità di conoscere meglio gli africani e di capire come e perché inseguono il sogno di partire per l'Europa e quali sono le condizioni di questi loro viaggi principalmente motivati dalla miseria. Ho capito che per uno che ce la fa ad arrivare in Europa c'è il benessere assicurato alla sua famiglia allargata rimasta in Africa. Cinquanta euro spe-


In viaggio dite al mese equivalgono a due stipendi in Senegal. Gli incontri e le difficoltà incontrate Arrivato a Dakar all'una di notte, ho capito che l'Africa occidentale che avevo di fronte era per me sconosciuta e dura . Nell'Africa orientale c'è turismo e organizzazione, ci sono i bianchi, il Sud Africa è altro ancora. Stavolta un amico senegalese, conosciuto a Milano, mi aveva di fatto convinto ad appoggiarmi alla sua famiglia e così quando sono arrivato sono stato preso in consegna da una donna, amica di famiglia, che parlava inglese e per la quale ho capito che ero un'occasione di guadagno. Nel giro di un giorno ho dovuto sganciarmi perché mi aveva organizzato una vacanza in un albergo e non era ciò che io volevo. Del Senegal mi ha colpito il programma di educazione rivolto ai giovani che però non trova sbocchi occupazionali perché non c'è ricchezza di materie prime né sviluppo. Sono stato ospite una settimana di due amici bianchi che hanno investito i loro capitali nell'agricoltura in Senegal, ma si capiva ed era già evidente che l'affare non poteva funzionare. E di fatto è fallito. Ricchezza e povertà Girando un po' l'Africa mi sono reso conto che il problema principale è chi governa il Paese, il re di turno, e ce ne sono molti non è per nulla interessato al benessere dei propri sudditi. Inteso all'africana il re è un intero clan familiare che usa le ricchezze, a cominciare dalle materie prime, per fare ciò che vuole. Diversa è la storia della Libia, in cui c'è lavoro e benessere ma la gente vuole libertà. Gheddafi che

aveva fatto piazza pulita dei clan avversari , in maggioranza tribù beduine, ora se li ritrova contro. Si sente parlare di mal d'Africa. Per me esiste. In Africa a differenza che da noi le relazioni umane sono fondamentali e hanno un valore assoluto. E noi ne siamo attratti. Ho constatato di persona il senso straordinario di ospitalità quando in Senegal, Paese musulmano e poligamico, mi hanno invitato in famiglia a partecipare alla festa in occasione della fine del Ramadan. Mi avevano visto dei bambini solo sulla spiaggia, intento a leggere un libro, e tanto hanno insistito che non ho potuto rifiutare. In Africa l'individuo da solo non esiste, non conta nulla se non è inserito in una realtà sociale, nella famiglia, nel clan. Ed è ovvio che deve sottostare alle regole del clan. Volevano anche offrirmi in moglie una loro figlia diciottenne. La vergogna del Paese sono i bambini mendicanti, venduti dalle famiglie

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In viaggio povere alle scuole coraniche: i piccoli, scalzi, laceri e denutriti, chiedono l'elemosina recitando i versetti del Libro. Cristiani in Senegal e in Guinea Bissau Ci sono e sono seri. In Senegal sono il 10 % della popolazione e la loro è una fede estremamente viva. Esiste un santuario mariano a Popenguine al quale i cristiani arrivano da tutto il Senegal per la Festa di Pentecoste e in quell'occasione sono ospitati anche nelle famiglie musulmane. In Guinea Bissau i cristiani sono il 15% e le chiese sono piene e i momenti liturgici vissuti con grande intensità e fede. Il Senegal è un paese dove non esiste la violenza, in quindici giorni non ho visto nulla di significativo, non ci sono furti né criminalità. Tra cristiani e musulmani poi le relazioni sono ottime. Il viaggio, gli spostamenti e la Messa quotidiana Difficile ma non impossibile andare a messa ogni giorno. In 25 giorni ne ho perse solo due. Facevo sempre in modo di raggiungere le grandi città dove sapevo di trovare la Chiesa e organizzavo le tappe e gli spostamenti in funzione degli orari della celebrazione che avrei trovato. Una sola al giorno è ovvio. La trovavo in genere al mattino molto presto. Piuttosto non erano facili gli spostamenti perché in questi Paesi si viaggia su taxi collettivi e devi aspettare che arrivino e carichino tutte le persone. In genere prendevo posto nel bagagliaio della Peugeot 405 per viaggi molto faticosi che duravano da un minimo di 5 ore e una volta anche 20 ore. In Senegal si mangia con poco: costa poco la carne, poco il riso, molto la frutta e la verdura; la metà che da noi i trasporti, ma tutto il resto è caro e diventa un lusso.

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Che dire, in conclusione di questo mio ultimo viaggio? Che ho pregato abbastanza, la liturgia delle Ore mi ha accompagnato, e non mi sono mai sentito solo anche se solo lo ero di fatto. Vorrei concludere col suggerirvi qualche rivista per meglio conoscere l'Africa attraverso il lavoro e il racconto de i missionari. Eccole: Africa, dei Padri Bianchi, Mondo Missione del Pime, Nigrizia dei Comboniani e infine l'Agenzia Misna. Lorenzo G.


Che cos'è la Pasqua? Sono appena tornata dalla mia parrocchia, la cappella della Prigione, dove abbiamo celebrato l'Eucarestia pasquale. Sinceramente non ho seguito con attenzione l'atto liturgico, la cappella era così piena di cattoliche, ortodosse, musulmane e più o meno ben pensanti, che ho preferito restare sulla porta per tenere calmi i bimbi del Nido, dare un occhio agli inevitabili malesseri per la mancanza d'aria, calmare le emozioni, gestire con ordine la fila di chi voleva accostarsi al sacramento del perdono: agente senza mostrine per evitare l'intervento degli agenti in divisa!!! Mentre rientravo in metro, una domanda mi ha assillato: "Se la Pasqua ha toccato così tanto le nostre donne… per me cosa è la Pasqua?". Ora con calma ho cercato di darmi una traccia di risposta, senza ricorrere ai concetti che formano il nostro bagaglio di fede, alle dotte frasi più o meno teologiche, alle belle immagini e agli auguri che ho ricevuto. Ma per me, cosa significa la vittoria di Cristo sulla sua morte, sulle nostre morti quotidiane? Come posso dire che Cristo è risorto, davanti a quei blindo chiusi, a quelle celle, ai drammi che ogni donna reclusa, e dietro a loro, le famiglie e la società, mi rappresentano? Pasqua è il piccolo C che domenica scorsa è stato accolto nella famiglia di Cristo con il battesimo, avendo come "comunità" presente, solo volontarie, puericultrici e agenti, per permettere al giovane papà di entrare nella cappella e portare al fonte battesimale il suo bimbo, felice e sorridente tra i genitori, una volta tanto non divisi dal freddo

bancone della sala colloqui. Pasqua sono G, A e M che, Giovedì Santo hanno ricevuto per la prima volta la Comunione, con una attenzione e una passione tali che mi hanno costretto ad un sano esame di coscienza sui miei frettolosi ringraziamenti! Pasqua è K che, Venerdì Santo, mi augura ogni bene nel nome di Allah il Misericordioso e fa un profondo segno di rispetto al momento dell'adorazione della Croce, perché, comunque, c'è una persona che è morta crocifissa per altri! Pasqua è S, che oggi cerca tutte le scuse per giustificare il suo blocco verso la Confessione, pur desiderandola con tutto il cuore, e poi, dopo essere riuscita a confessarsi piange e sorride dicendomi all'orecchio…."Grazie! Ho svuotato il sacco, mi sento leggera… leggera!" Pasqua è L che, ricevendo il sacchetto di ovetti di cioccolato, distribuito a tutte, si accorge che io non l'ho ricevuto e vuole donarmi il suo… Pasqua è S che, allo scambio della pace, cerca lo sguardo di P con cui ha una grave contenzioso giuridico e per questo non possono incontrarsi, ma vuole donarle un segno di riconciliazione anche se sta pagando il carcere non per colpa. Pasqua è… potrei continuare, ma forse posso riassumere: Pasqua è Cristo che vince il male, il più profondo, il più nascosto ed insidioso, e ne fa luce di pace, di unità e di gioia. Il silenzio delle nostri morti si fa Parola, per farci Vita vera in Lui. Buona Pasqua nell'incontro con Gesù Eucaristia ogni giorno! sr. Paola Esperienze di vita

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Racconti

La Bibbia e la .... forchetta C'era una donna alla quale era stata diagnosticata una malattia incurabile e a cui avevano dato solo tre mesi di vita. Decise allora di "mettere in ordine tutte le sue cose". Contattò un sacerdote e lo invitò a casa sua per discutere alcuni aspetti delle sue ultime volontà. Gli disse quali canti voleva che si facessero durante il suo funerale, quali letture si dovevano tenere ed il vestito con il quale doveva essere sepolta. Chiese anche di essere seppellita tenendo in mano la sua Bibbia preferita. Tutto era stato detto e il sacerdote se ne stava già per andare quando la donna si ricordò di qualcosa che per lei era molto importante. "C'è ancora qualcosa!" disse eccitata. "Di che si tratta?" domandò il sacerdote. "Questo è molto importante", rispose la donna. "Chiedo di essere sepolta con una forchetta nella mia mano destra". Il sacerdote rimase impassibile, guardando la donna, senza sapere che cosa dire. "La sorprende?", domandò la donna. "Beh, per essere sincero, la cosa mi lascia perplesso", disse il sacerdote. La donna spiegò: "Tutto le volte che ho partecipato a qualche pranzo speciale, ricordo che, dopo aver ritirato i piatti delle pietanze, qualcuno diceva sempre: "Tenete la forchetta". Era ciò che aspettavo perché sapevo che il meglio doveva ancora venire... dolce al cioccolato, marzapane... qualcosa di meraviglioso e di molto nutriente". Desidero che la gente mi veda nella mia bara con la forchetta in mano perché si chieda: "Che se ne fa della for30

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chetta?". Allora lei dovrà dire: "Se ne andò con la forchetta perché per lei il meglio doveva ancora venire". Gli occhi del sacerdote si riempirono di lacrime mentre abbracciava la donna congedandosi. Sapeva che sarebbe stata l'ultima volta che la vedeva prima della sua morte. Sapeva tuttavia anche che la donna aveva un'idea più bella del cielo della sua. Sapeva infatti che qualcosa di meglio stava per venire. Durante il funerale la gente che passava davanti alla bara della defunta vide la Bibbia e la forchetta che teneva nella mano destra. Più volte il sacerdote udì ripetere la domanda: "Ma che fa con la forchetta in mano?" e più volte sorrise. Durante l'omelia il sacerdote riferì ai presenti la conversazione tenuta con la donna poco prima di morire. Parlò loro della forchetta e di che cosa significasse per lei. Era un segno bellissimo del modo con cui la donna intendeva la sua morte. La prossima volta che prendi in mano una forchetta non dimenticarti che il meglio deve ancora venire. Questo racconto ce lo ha inviato Elisabetta Mezzetti dopo averlo ascoltato in una omelia e può certamente aiutarci a riflettere.


Carote, uova e caffè Una carota, un uovo e una tazza di caffé…. Quest'ultima non sarà mai più per te quello che è sempre stata. Una giovane ragazza venne dalla madre per lamentarsi di come la vita fosse così dura per lei. Non sapeva più come cavarsela e aveva tanta voglia di piantare tutto; era stanca di combattere con le vicende della vita. Sembrava che, appena un problema era risolto, un altro ne sorgesse a complicare le cose. La madre la portò in cucina. Riempì tre tegamini di acqua e li depose sul gas a fuoco alto. Presto l'acqua cominciò a bollire. Nel primo mise una carota, nel secondo un uovo, e nel terzo una manciata di chicchi di caffè macinati. Li lasciò bollire per un certo tempo senza dire niente. Dopo circa venti minuti spense il fuoco. Tirò fuori la carota e la depose su un piattino. Così fece anche con l'uovo, e versò il caffè, filtrandolo, in una tazza. Rivolgendosi poi alla figlia, le chiese: "Dimmi cosa vedi." "Una carota, un uovo e del caffè", rispose la figlia. La madre le disse di avvicinarsi e di toccare la carota. Lo fece e notò che era soffice. Poi la madre le disse di prendere in mano l'uovo e di romperlo. Dopo avergli tolto il guscio, notò l'uovo indurito dalla bollitura. Poi la madre disse alla figlia di sorseggiare il caffè. La ragazza cominciò a sorridere al contatto con il ricco aroma del liquido che beveva. Poi, chiese alla madre: "Che cosa significa tutto questo?"

La madre le spiegò che ognuna delle tre cose aveva dovuto far fronte alla stessa avversità: l'acqua bollente. E ognuna di esse aveva reagito in modo diverso. La carota era entrata nell'acqua forte e dura…. Ma dopo aver lottato con l'acqua bollente, si era rammollita e indebolita. L'uovo era entrato nell'acqua fragile. Il guscio sottile proteggeva il suo interno liquido, ma dopo aver lottato con l'acqua bollente si era indurito. Il caffè macinato, invece, si era comportato in modo del tutto unico. Dopo essere stato gettato nell'acqua bollente, esso aveva agito sull'acqua e l'aveva trasformata! "Con quale di questi tre ti identifichi", chiese la madre alla figlia? Quando l'avversità bussa alla tua porta, come rispondi? Ti comporti come la carota, come l'uovo o come i grani di caffè macinati? Chiediti sempre "a quale di questi tre rassomiglio"? Sono come la carota che sembra forte e dura, poi a causa della sofferenza e dell'avversità divento soffice e rammollita e perdo la mia forza? Sono come l'uovo che all'inizio ha un cuore tenero e malleabile, ma cambia con il calore? Avevo un buon carattere e un'indole serena, poi a causa di una sofferenza causata dalla morte di una persona cara o da una depressione, una transazione finanziaria andata male o qualche altra prova, sono diventato indurito e gelido? Forse il mio guscio sembra sempre lo stesso, ma all'interno mi sento amareggiato e indurito, con uno spirito arido e un Esperienze di vita

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cuore duro? Oppure, sono come il caffè macinato? Se guardi bene, esso cambia l'acqua, cioè proprio quelle circostanze che gli procurano sofferenza. Quando l'acqua si scalda, il caffè comincia a emanare il suo aroma e la sua fragranza. Se sei come il caffè, quando le cose cominceranno ad andarti male, tu diventerai migliore e cambierai la situazione che ti concerne. Quando ti senti male, e le prove della vita sembrano essere enormi, cerchi di elevarti ad un altro livello? Come ti comporti nelle avversità? Sei come una carota, un uovo o come i grani di

caffè macinato? Possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte, e abbastanza sofferenze da farti rimanere umano, e abbastanza speranza da renderti felice. Le persone più felici non sono quelle che hanno il meglio di tutto. Sono quelle che sanno tirare fuori il meglio da quello che la vita riserva loro. Il futuro più luminoso sarà sempre basato su un passato dimenticato; non puoi avanzare nella vita se non lasci andare gli sbagli del tuo passato e tutto quello che ti fa soffrire nel profondo.

E' accaduto Richiamiamo alla memoria con gratitudine alcuni nostri familiari che in questi mesi sono ritornati alla casa del Padre:

16 maggio

è nato al cielo il papà di Rossano Da Re, mentre quest'ultimo era impegnato con la famiglia in un'attività missionaria in Perù;

22 giugno

Giuseppe, il papà di Rosa Pozzobon

9 luglio

il papà di Andrea Giustiniani, della comunità di Treviso;

i2 agosto

Ernesto, il papà di Franco Cavaliere, della comunità di Roma

24 agosto

Renza, la mamma di Anna Fossali, della comunità di Milano

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Ricordando i nostri fratelli e le loro famiglie in questi momenti di doloroso distacco li abbiamo accompagnati con le nostre preghiere e con il nostro affetto. Ed ora salutiamo le nuove nate della comunità di S.Ambrogio con un caloroso abbraccio:

il 12 maggio Lucia, per la gioia di mamma Elena, papà Matteo e il fratellino Giacomo

28 giugno

Maria Gioia , festeggiata da mamma Valentina, da papà Hiroki, e dai piccoli Benedetta ed Emanuele.


Ringraziamento del Cardinal DionigiTettamanzi

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in redazione: Donatella Bergamini, Adriana Bertoni, Giorgio Casiraghi, Paolo Cattaneo, Rosanna Ceccattoni, Vilma Cazzulani, Antonio Ficara, Angela Gironi, Renato Rossi Progetto grafico: Francesca Ficara Impaginazione: Paolo Cattaneo, Antonio Ficara Redazione: via San Pietro 20 - 20033 Desio


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