EDV 160 - E tu, hai uno spirito creativo? Nuovi linguaggi per comunicare la fede

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EDV

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n°. 160 - anno XXXV

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Aprile 2014

esperienze di vita

Periodico della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo

E TU,

HAI UNO SPIRITO

CREATIVO?

Nuovi linguaggi per comunicare la fede

EDITORIALE Essere audaci e creativi

ATTUALITà I nostri talenti al servizio del Vangelo

IN COMUNITà Le parole della missione


Sommario EdV • aprile 2014

Come intercettare i desideri e le domande di chi incontriamo quotidianamente in famiglia, al lavoro o più semplicemente per strada ? È da questo interrogativo che riflettiamo sulle modalità per rinnovare il linguaggio non solo dal punto di vista comunicativo, ma anche interiore. Ovvero capire come oggi il Signore ci parla.

CHIESA NEL MONDO

EDITORIALE

pag.11 La chiesa e il tempo veloce

pag.4 Essere audaci e creativi

Luigi Crimella

Giancarlo Bassanini

ATTUALITà

pag.6 I nostri talenti al servizio del Vangelo

pag.14 Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II : “Festa della santità”

Andrea Fazio

IL VOLTO DEI SANTI

pag.8 Servire per aprirsi al mondo

pag.16 Servitore della consolazione

Cinzia e Rossano Da Re

Una nuova rubrica! Siamo contenti di potervi offrire una nuova sezione all’interno del nostro periodico: “L’angolo dei libri”! Uno spazio dedicato a recensioni di libri su temi di attualità e di spiritualità. Un linguaggio immediato e uno spazio utile dove poter prendere spunto per qualche lettura interessante o idea regalo.

Rosalba Beatrice

redazione EDV

info PGC

Giovanni Cattaneo Luigi Crimella Rosalba Beatrice Paolo Cattaneo Giorgia Evangelisti Vilma Cazzulani Donatella Zurlo

Il Piccolo Gruppo di Cristo Via San Pietro, 20 20832 Desio, MB

PROGETTO GRAFICO Paolo Cattaneo edv@piccologruppo.it

www.piccologruppo.it SEGRETERIA segreteria@piccologruppo.it segreteria.pgc (+39) 0362 621651 (+39) 0362 287322


Appuntamenti della Chiesa Universale 13/4 - 29° Giornata Mondiale della Gioventù. Tema: “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Mt. 5,3) 18/4 - Giornata per le opere di Terra Santa

27/4 - Cononizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II 1/6 - 48° giornata mondiale delle comunicazioni sociali

IN COMUNITà

pag.18 Chi potrà mai separarci dall’Amore di Dio?

L’ANGOLO DEI LIBRI

pag.30 Una lettura per tutti i gusti. Alcune recensioni da non perdere Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo

Galli Lorenzo

in RETE

pag.22 Le parole della missione Antonio Longo

pag.24 Un capodanno alternativo

pag.30 Chiesa e Internet. Storie, novità e applicazioni dal mondo della rete NEWS

Elisabetta Fumagalli

pag.26 Il ricordo di Sabatino Franco Duca

pag.31 Settimana di Comunità 2014: iscrizioni aperte

Pensiero SpirItuale Papa Francesco, Messaggio per la 48° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Non basta passare lungo le “strade” digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali.


EDITORIALE

ritroviamo il coraggio e la gioia della profezia ripartendo da dio

Essere audaci e creativi di Giancarlo Bassanini [responsabile generale]

L’origine e il fine della nostra Comunità, a me pare che, sia tutto racchiuso in quel “Salvarci per aiutare altri a salvarsi”.

“la nostra umile e fedele presenza” penso voglia dire favorire l’incontro degli altri con Gesù, unica salvezza di ogni uomo.

“Salvarci”, infatti, credo significhi accogliere il dono gratuito che Gesù ci fa di sé stesso sulla croce, morendo, Lui il giusto, per la salvezza di noi che siamo peccatori.

L’apertura missionaria, per noi del Piccolo Gruppo, si colloca dunque all’interno del dono della “consacrazione” che abbiamo ricevuto anche noi sposi, assieme ai nostri celibi, dal Signore Gesù, attraverso il dono della nostra Comunità. La profondità del

“Aiutare gli altri a salvarsi” tramite

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nostro cuore è abitata da questo bisogno di salvezza? Gesù è il nostro sommo e unico bene? Ci lasciamo abitare e santificare dallo Spirito Santo - Amore? La volontà di Dio ci si manifesta all’interno della relazione amorevole che quotidianamente cerchiamo di intessere con il Padre? Se tutto questo corrisponde al nostro sentire più vero, allora credo sia giun-


to il momento di essere audaci e creativi nella ricerca di uno stile nuovo e di un linguaggio altrettanto nuovo per evangelizzare noi stessi e gli altri. Per intercettare i desideri, i bisogni e le istanze dei giovani smarriti e senza lavoro del nostro tempo, ma anche più semplicemente delle persone che incontriamo nei luoghi di lavoro, nel caseggiato, in famiglia e in comunità. Aiutiamoci a rinnovare il nostro linguaggio sia a livello interiore che dal punto di vista comunicativo, ma soprattutto a ricentrare la nostra vocazione come consacrati su Gesù e attraverso di Lui su tutto il nostro prossimo. L’apertura missionaria che è in filigrana in ogni riga della nostra Costituzione ci spinga a riconsegnare il dono ricevuto ad altri e con la stessa gratuità con cui a noi è stato dato. Non certo per merito nostro, ma per sua pura e preveniente grazia. La posta in gioco è alta, si tratta della sopravvivenza del dono di Dio fatto al Piccolo Gruppo, ma attraverso di esso alla sua Chiesa e al mondo contemporaneo. Non è più tempo di rimanere nel nido che ci contiene ma è ora di uscire per lasciarci inviare da Dio nelle periferie esistenziali senza paura nè di sbagliare né di sporcarci col fango delle strade per incontrare gli altri, bisognosi come noi di ritrovare il senso vero della vita. È opportuno rileggere quanto lo Spirito ha fatto emergere nel corso del recente nostro Congresso, mettere in atto tutto il magistero di Papa Francesco e quanto sta emergendo dalle istanze dei nostri giovani ormai avviati su questa strada: quella dell’impegno missionario rivolto all’interno della comunità e anche all’esterno della stessa per farci prossimo ai mol-

ti che hanno il cuore ferito. Gli anziani e gli ammalati sono il fulcro di questa apertura missionaria. A loro chiediamo l’offerta del magistero della loro sofferenza, convinti che questa è l’espressione più alta della loro preghiera. Maria Santissima ci guidi Lei su questi sentieri nuovi incontro al Cristo che muore, ma che la morte non ri-

esce ad imbrigliare, perché l’amore è più forte della morte. Sono sicuro che ce la faremo e che da questa apertura missionaria rinnovata scaturirà una rigenerazione umana e spirituale di tutto il Piccolo Gruppo, che il nostro carisma tornerà ad essere fecondo e noi ritroveremo, come agli inizi, il coraggio e la gioia della profezia.

Papa Francesco convoca un Sinodo straordinario sulla famiglia nell’ottobre 2014 Un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede rende noto che il Santo Padre Francesco ha indetto la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, da tenersi in Vaticano, dal 5 al 19 ottobre 2014, sul tema: “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Nel capitolo del Codice di Diritto Canonico relativo alla tipologia delle assemblee sinodali si legge che: “Il Sinodo dei Vescovi si riunisce in assemblea generale straordinaria, se la materia da trattare, pur riguardando il bene della Chiesa universale, esige una rapida definizione”. “Molto importante è la indizione di un Sinodo Straordinario sul tema della pastorale della famiglia - ha detto il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi - Questo è il modo in cui il Papa intende portare avanti la riflessione e il cammino della comunità della Chiesa, con la partecipazione responsabile dell’episcopato delle diverse parti del mondo”. “È giusto - ha aggiunto Padre Lombardi - che la Chiesa si muova comunitariamente nella riflessione e nella preghiera e prenda gli orientamenti pastorali comuni nei punti più importanti - come la pastorale della famiglia - sotto la guida del Papa e dei vescovi. L’indizione del Sinodo straordinario indica chiaramente questa via. In questo contesto proporre particolari soluzioni pastorali da parte di persone o di uffici locali può rischiare di ingenerare confusione. È bene mettere in rilievo l’importanza di condurre un cammino nella piena comunione della comunità ecclesiale”.

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

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ATTUALITà

la testimonianza di un giovane aspirante: VIVERE IL VANGELO IN MODO CREATIVO

I nostri talenti al servizio del Vangelo di Andrea Fazio

Papa Francesco in un tweet ai giovani invita a mettere i propri talenti al servizio del Vangelo, con creatività e con carità senza frontiere. Come accogli questa esortazione del Santo Padre dentro di te? Questa bella esortazione la accolgo cercando di mettere in pratica quello che il Papa invita a fare. Sicuramente la dimensione in cui questo può essere reso possibile è quella del servizio. L’importante e, a volte, anche il difficile è mettersi a completa disposizione proprio con carità senza frontiere. Per me, in particolare, significa cercare ogni giorno di fare bene quello che devo fare e di dare una mano a chi me la chiede. Entriamo nella Scrittura (Mt 25, 14-30). La parabola dei talenti orienta sulla crescita del Regno: il Regno cresce quando mettiamo a frutto i doni ricevuti per servire. Nel tuo piccolo, alla luce della Ve-

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E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?


rità, “(…) chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,39), come provi ad “invertire la rotta” dalle mode del tempo per mettere a frutto i tuoi talenti? Sicuramente il modo più efficace è proprio quello del confronto con la Scrittura. Conosco tantissimi ragazzi pieni di talenti e che fanno del bene, io ho la fortuna di poterlo fare riconoscendo che lo faccio per Gesù. Il rapporto con Dio cambia la mia rotta. All’inizio pensavo che i miei talenti fossero le cose in cui riuscivo meglio, ora capisco che sono le attività in cui sono più utile agli altri e quindi a Dio. Vivere con Dio mi aiuta ad entrare nel vero senso del servizio, che è amare ciò che Lui ama e non ciò che attira la mia attenzione. La preghiera quotidiana mi aiuta proprio a cercare di capire, durante tutta la mia giornata, quali sono le occasioni in cui posso mettere a frutto la mia vita. Nel quotidiano, famiglia, parrocchia, università, tempo libero, incontrerai tante persone e, soprattutto, tanti giovani come te. Nel loro cuore avranno tante domande sulla loro vita, tanti perchè. Riesci a condividere i doni che Dio ti ha dato e a comunicare che siamo doni gli uni per gli altri? In realtà i primi a comunicarmi la bellezza di Dio sono proprio le persone che incontro. Ho la fortuna di avere tante amicizie, con alcune condivido la fede e con molte altre no, ma tutte sono veramente un dono per me. È vero, hanno tante domande nel cuore, domande che ho anch’io. Non so quanto io riesca a comunicare che siamo doni gli uni per gli altri, bisognerebbe chiederlo a chi mi conosce, sicuramente, però, non lascio Dio al di fuori di ogni mio rapporto. Cerco di vivere sempre in autenticità la mia vita, aspirando a vivere come un Vangelo vivente, poi i doni che rice-

viamo o che diamo è sempre Dio a scambiarli. Questo vale per me e per le persone che frequento. Non sono mai riuscito a capire quanto in realtà io riesca a trasmettere i doni che Dio mi fa, tuttavia, sì cerco di condividerli, perchè sono sempre presenti nella mia vita e se gli altri li notano, allora, è sicuramente grazia. I cristiani stessi spesso hanno un’immagine confusa del Padre, visto come padrone severo. Questo ci allontana dal Regno, chiude l’uomo in se stesso. Gesù, al contrario, ci dà l’immagine di un Dio misericordioso. Ci pone in un’altra relazione. Anche la Chiesa ci richiama spesso a questa realtà di Dio. Secondo te, tutto si gioca sulla testimonianza viva e diretta di un Dio fattosi Amore, anche se in contrasto con la logica del mondo? Assolutamente sì. Fortunatamente nella mia vita non ho mai avuto la percezione di Dio come un padrone severo, né mi è mai stato presentato in questo modo. Il mondo da solo già mette paura, un Dio che mette paura è la sconfitta totale. In realtà tutti, chi in un modo chi in un altro, cerchiamo l’amore e Dio è “Amore”. Questa è un’altra “vittoria che ha sconfitto il mondo”. La vita dell’uomo di fatto è una ricerca di amore e quindi di Dio. La nostra vita, la nostra testimonianza e, sopratutto, la salvezza si gioca su questo: sull’amore. Se viviamo innamorati di Dio sarà anche naturale essere contagiosi. Io parlo sempre a tutti delle persone a cui voglio tanto bene. Nella mia vita il bene che ricevo influenza il mio modo di essere. Se Gesù è la persona a cui voglio più bene in un modo o in un altro vorrei poterlo condividere e vale lo stesso per tutto l’amore che Dio mi dona, sono tanto contento di riceverlo. Le cose belle le condividi di riflesso, proprio perchè sono belle. Nel santo pellegrinaggio, il SignoE TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

Preghiera GMG Rio 2013 Padre, hai inviato il Tuo Figlio Eterno per salvare il mondo e hai scelto uomini e donne affinché, per Lui, con Lui e in Lui, proclamassero la Buona Novella a tutti i popoli. Concedi le grazie necessarie perché risplenda sul volto di tutti i giovani la gioia di essere, mediante la forza dello Spirito, gli evangelizzatori di cui la Chiesa ha bisogno nel Terzo Millennio. Cristo, Redentore dell’umanità, la Tua immagine con le braccia aperte sulla cima del Corcovado accoglie tutte le persone. Nella Tua offerta pasquale, ci hai condotto mediante lo Spirito Santo all’incontro filiale con il Padre. I giovani, che si nutrono dell’Eucaristia, Ti ascoltano nella Parola e Ti incontrano nel fratello, hanno bisogno della Tua infinita misericordia per percorrere le strade del mondo come discepoli-missionari della nuova evangelizzazione. Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, con lo splendore della Tua Verità e con il fuoco del Tuo Amore, effondi la Tua Luce su tutti i giovani affinché, spinti dalla Giornata Mondiale della Gioventù, portino nei quattro angoli della terra la fede, la speranza e la carità, diventando grandi costruttori della cultura della vita e della pace e protagonisti di un mondo nuovo. Amen! re parla: amore, servizio, condivisione, dono gratuito. Nel tempo dell’azione, come giovane “audace” e “creativo”, ti viene in mente uno slogan, una massima, alcune parole di Gesù da mettere in comunione per incoraggiare a ripensare gioiosamente l’evangelizzazione come Chiesa e comunità? Credo che le parole più adeguate siano quelle della nostra Icona: “Lavora e prega, fa opere di bene senza pretendere nessuna ricompensa. Ti vedrò”.

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ATTUALITà

L’esercizio del desprendimiento: imparare a staccarsi dalle proprie idee

Servire per aprirsi al mondo di Cinzia e Rossano Da Re

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Cinzia e Rossano vivono da 3 anni in Perú. Con loro i tre figli: Federica, la maggiore, ha appena compiuto 17 anni. Ha terminato gli studi secondari e si sta preparando per entrare all’Universitá. Ha deciso di studiare medicina. Leonardo ha 14 anni e mezzo ed é al 4° anno di secondaria, mentre Elisabetta, con i suoi 9 anni e mezzo, frequenta il 5° grado di primaria. La Famiglia Da Re vive all’interno della fraternitá delle famiglie missionarie del “Movimento Servi dei Poveri del Terzo Mondo”: il loro apostolato si realizza principalmente attraverso l’educazione, che viene offerta ai bambini e ai ragazzi piú poveri della zona, che non hanno la possibilitá di frequentare neppure i collegi statali. I missionari gestiscono e organizzano anche due collegi: uno femminile, intitolato a Santa Maria Goretti, ed uno maschile, dedicato a Francesco e Giacinta Marto. Tutta l’educazione ha al centro la persona, vista come figlia di Dio, che il Padre stesso affida al cuore missionario di ciascuno, per camminare insieme verso la vita eterna. “Davvero - ci raccontano - la Chiesa ha bisogno di tanti missionari: la realtá del Perú - ed in generale dell’America Latina - vede la diffusione di molte sette e di varie confessioni, come i Protestanti e gli Evangelici. Loro vanno dove la Chiesa cattolica non é presente, soprattutto nei paesini. Fuori della cittá di Cusco non ci sono altre cittá, ci sono soprattutto paesini, migliaia e migliaia di paesini, senza sacerdote e quindi senza sacramenti”. Inoltre una buona parte della popolazione é ancora legata a riti e credenze arcaiche. É anche per questa ragione che i valori cristiani della solidarietá, dell’amore al prossimo, del rispetto dell’altro non si sono potuti sviluppare pienamente e buona parte della popolazione vive nella povertá.

Rispetto al cammino di fede ci sono profonde lacune: nessuno raggiunge i paesini per fare catechesi e portare i sacramenti. Pochi sono i battezzati, pochissimi gli sposati. “Annunciare Cristo a questi fratelli, si traduce in amarli, per come sono, con la loro povertá, con la loro sporcizia, con la loro disorganizzazione, con i loro peccati...” Cosa significa parlare del Vangelo in un mondo nuovo? Per la nostra poca esperienza, il primo passo da fare é conoscere. Inizialmente siamo arrivati qui con tante belle idee in testa: cose da dire, cose da fare, con la nostra impeccabile organizzazione da paese sviluppato... peró subito ci siamo resi conto che questo popolo é diverso da noi. Ha una storia diversa dalla nostra ed il primo ed unico passo da fare, per incontrarci con loro, é accogliere le loro diversitá, senza dire o pensare “ma noi siamo piú ordinati, noi siamo piú organizzati, noi siamo piu´puliti ecc.” Qual è la realtà delle famiglie che incontrate? Molte delle famiglie che accogliamo vivono in una sola stanza, in mezzo al disordine e alla sporcizia. Piatti sporchi, roba da vestire accumulata e sporca, immondizia nel pavimento, roba vecchia ammontonata. Il pavimento é di terra (fango quando piove), le mura sono di fango seccato, il tetto di lamiera o di paglia. Non hanno scarpe, solo dei sandali fatti con vecchi copertoni. Sembra ovvio pensare che bisogna insegnare loro a fare ordine e a pulire e che, spiegato una volta, é fatta. Peró bisogna pensare che, in quasi la totalitá di queste famglie, la mamma é rimasta orfana da piccola o é stata abbandonata oppure é finita a servizio presso altre famiglie. Spesso ha un passato fatto di abusi e di violenza. Chi le ha insegnato a pulire? A lavare? A mantenere E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

l’ordine? A preparare una casa accogliente per i suoi figli? Noi abbiamo visto la nostra mamma e prima di lei le nostre nonne, che a loro volte erano state educate dalle loro mamme... e cosí per molte generazioni. E nella vita di fede? Non conoscono i sacramenti; nessuno ha insegnato loro a praticarli. Non si sposano, perché i loro genitori non si sono mai sposati; non battezzano i figli, perché loro stessi non hanno ricevuto il Battesimo; non fanno la Comunione, perché non sanno cosa significa. Non sanno cosa é un Sacramento. Quindi dobbiamo tenere in conto tutto quanto. Questo non significa non insegnare e lasciare tutto cosí com’é, ma significa avere pazienza e non stancarsi di ripetere loro le stesse cose, con lo stesso amore. Come con i nostri figli. Quante volte ripetiamo una cosa, perché diventi un abito acquisito? Qual è il passaggio successivo? È l’accoglienza. Tu sei diverso da me, peró ti amo cosí, perché so che in te vive Cristo; so che sei mio fratello, figlio di Dio, sua creatura. Questo é un passo importante e a volte difficile da compiere, perché implica un “desprendimiento”, cioé uno staccarsi dalle proprie idee e convinzioni. Significa farsi poveri spiritualmente. Il dialogo parte dall’ascolto dell’altro: come è iniziata la vostra esperienza? Quando siamo arrivati in Perú, ci siamo trovati di fronte all’ostacolo della lingua e alla fática di comunicare. Avevamo tante cose da dire, peró non sapevamo parlare lo spagnolo. Volevamo apprendere tante cose, peró non capivamo tutto. É duro quando non puoi comunicare! Anche la Messa in una lingua differente dalla tua non ti entra nel cuore. Allora non ci rimaneva che ascoltare e parlare con l’Unico che ci poteva capire, che sa-

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peva cosa provavamo e di che cosa avevamo bisogno: il Signore. La comprensione dello spagnolo è migliorata? Adesso con la lingua va meglio, peró Lui rimane l’Unico che abbiamo bisogno di ascoltare, nella sua Parola e nel dialogo silenzioso con Lui, che é l’unico che ci puó dare i Suoi occhi, le Sue mani, le Sue spalle, il Suo Cuore. C’è spazio per sperimentare nuove modalità di annuncio? A volte anche noi tentiamo varie strade, peró mano a mano che procediamo in questo servizio, ci rendiamo conto che forse l’importante é tornare all’essenziale, alla fonte: dall’amore vi riconosceranno e dalla misericordia. “…per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza, nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontá misericordiosa del nostro Dio...”. Questi fratelli, inoltre, hanno bisogno di semplicitá e di chiarezza. Dobbiamo loro insegnare a pregare in modo semplice, dobbiamo loro trasmettere le veritá della nostra Fede senza troppi discorsoni, ma con parole facili e vere. Soprattutto con l’esempio e l’amore tra di noi. Quale rapporto è nato con le altre famiglie a voi vicine? Viviamo in una fraternitá di famiglie. Proveniamo da paesi e culture diver-

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se e questo é fonte di arricchimento reciproco, ma allo stesso tempo costituisce un limite. La vita comunitaria é una forza e allo stesso tempo una grande prova, che ci permette di crescere nelle virtú. Viviamo in un piccolo paesino e con le famiglie del posto, non si é ancora potuta instaurare una grande relazione, perché la gente é molto chiusa e altrattanto diffidente. É gente della sierra, ovvero dell’alta montagna. Il Papa nella Evangelii Gaudium ci richiama alla solidarietà e all’attenzione a chi viene escluso: cosa significano queste parole nel contesto che state vivendo? Il Santo Padre ci anima molto e spesso all’evangelizzazione. Leggendo i suoi discorsi lo sentiamo molto vicino, perché fa riferimento a situazioni molto concrete e reali. E poi é sudamericano e, ovviamente, comprende la situazione e i bisogni di questo continente, soprattutto invita sempre al coraggio, ad andare. Chi sono i poveri che incontrate tutti i giorni? Nella realtá in cui viviamo, davvero i poveri - quelli che non hanno da mangiare, né da vestiré - sono esclusi e disprezzati. Per loro non c’é diritto alla gentilezza, al rispetto, alla comprensione. L’atteggiamento prevalente nei loro confronti non é neppure E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

la compassione, ma il disprezzo. Per fare un esempio: una persona povera che va all’ospedale, viene umiliata e non sempre riceve le cure necessarie. La stessa persona, invece, se viene accompagnata da un “gringo”, cioé da un bianco, viene súbito ricevuta e visitata. Per non parlare dell’abuso che subiscono molte mamme, ingannate e convinte a praticare l’anticoncezionale come unica via per uscire dalla povertá in cui vivono. Regalano i contraccettivi, ma, soprattutto, iniettano alle donne povere delle iniezioni che le rendono sterili per minimo 3 mesi: potete immaginare quanto dannose siano queste iniezioni (é come prendere 90 pillole in una volta sola). Loro hanno piú bisogno di noi; non possono permettersi medicine e cure particolari, eppure vengono lasciati per ultimi. Il Papa ci richiama ad atteggiamenti che forse per noi sono ovvi, ma che la cultura dominante ha dimenticato. Al termine della chiacchierata Rossano e Cinzia ci hanno consegnato questo messaggio: Ovviamente ci mancate tutti voi del PGC, ci mancano le domeniche di comunitá, i ritiri, le adorazioni comunitarie, i nuclei e tutto quello che ci aiutava a fare un cammino di fede bello e profondo. Qui non abbiamo tutto questo, qui ci é chiesto di dare, ma va bene cosí, abbiamo ricevuto tanto e ora stiamo dando quello che abbbiamo ricevuto: “Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date”. La nostra arma segreta é solo una, la piú importante: il Santissimo Sacramento nella cappellina al centro del luogo dove abbiamo le nostre case. Solo Lui é al centro della nostra vita ed é la unica fonte da cui possiamo attingere per prendere forza e coraggio per andare avanti in mezzo a tante difficoltá e tentazioni. La seconda arma siete voi con le vostre preghiere e quindi forza andiamo avanti sostenuti da tante persone che pregano per noi. Un abbraccio e un saluto dalla alta Cordillera delle Ande.


CHIESA NEL MONDO

le questioni della Chiesa italiana sul piano religioso, etico, politico e sociale In pochissimi giorni, alla fine del mese di marzo (quando viene scritto questo articolo), Papa Francesco è riuscito a stupire l’opinione pubblica con diversi gesti. Sono apparentemente slegati gli uni dagli altri, toccano ambiti diversi della vita della Chiesa o della società, ma li accomuna un tratto: quello della rapidità e determinazione con il quale sono stati compiuti, oltre al significato storico e sovra storico che rilanciano. È come se il tempo per il Papa, per la Chiesa, per il mondo, si fosse “accelerato”, avesse assunto una nuova consapevolezza delle cose da fare, presto e bene, con chiarezza di intenti, con quella stringente determinazione verso Dio e verso il prossimo, che molti spiritualisti indicano come il tratto fondamentale del cristiano sincero. Questa determinazione consiste nel guardare a Dio con insistenza, con amore, nel condire ogni scelta e ogni parola come fosse quella più adeguata e preziosa perché l’orizzonte divino possa invadere il mondo. Consiste anche nell’imprimere una accelerazione delle scelte personali nella direzione del bene assoluto, senza farsi attardare dai pesi e dai legacci che trascinano verso il basso, verso gli orizzonti del male e della palude morale.

La chiesa e il tempo veloce di Luigi Crimella

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

Contro malavita e corruzione Così un primo gesto è stato quello della partecipazione di Papa Francesco a un grande raduno a Roma, in una chiesa a pochi passi dal Vaticano, di familiari di vittime della malavita, durante il quale ha tuonato, come fece Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993, contro i mafiosi. Con parole vibranti li ha invitati a convertirsi finché sono in tempo, perché “un giorno verrà il giudizio di Dio” e potrebbero finire all’inferno se non sceglieranno in fretta il pentimento e le

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vie del bene. Altrettanto forte, se non addirittura “crudele” – così da taluni è stato giudicato – il giudizio espresso da Papa Francesco, durante la messa celebrata la mattina di giovedì 27 marzo nella basilica vaticana, davanti a oltre 500 politici italiani (di tutti i colori politici), quando ha affermato che ci sarà il perdono per tutti ma non per quei politici che sono “corrotti”. Costoro derubano non solo il denaro ma la fiducia profonda degli uomini, destabilizzano la società, minano i pilastri etici su cui regge il sistema e le istituzioni democratiche. La corruzione è un male molto profondo perché inquina le coscienze, rovina la convivenza umana e getta un veleno di male che difficilmente potrà essere rimosso. Da qui il giudizio così duro, quasi spietato, del Papa per i corrotti. Fedeli, aiutate i vostri preti In una meditazione particolarmente breve all’udienza di mercoledì 26 marzo, davanti a una Piazza San Pietro traboccante di fedeli, ha parlato del sacramento dell’ordine, ricordando ai preti che loro, accanto agli sposi, vivono il dono di una delle due “grandi vie” per l’umanità: la prima consiste nel servire la vita con il matrimonio, benedetto dal Signore e innalzato alla grande dignità di “sacramento”; oppure servirla con la sequela di Gesù nell’ordine sacro, che è il secondo sacramento di servizio. Per questo – ha ricordato il Papa a vescovi, preti e diaconi – non debbono considerare la Chiesa una loro “proprietà” ma amarla e servirla fino al sacrificio estremo, come Cristo ha fatto con la sua “sposa”, la Chiesa stessa, per cui ha dato la vita. Ma ha aggiunto che vescovi e preti sono anche chiamati a nutrirsi abbondantemente della Parola, a vivere fedelmente l’Eucarestia quotidiana, a confessarsi con regolarità. E – qui sta la novità di quel mercoledì – i fedeli devono “aiutare” i preti a pregare, a confessarsi, a celebrare bene la messa, perché solo così potranno

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restare fedeli alla vocazione ricevuta, svolgendo bene il sacro servizio cui sono chiamati. A sorpresa un Papa in ginocchio Per dare lui per primo l’esempio, nel giorno della “festa del perdono” indetto per fine marzo, proprio Papa Francesco – con grande sorpresa dei dignitari vaticani – prima di mettersi a ricevere le confessioni dei fedeli, si è lui, col suo abito bianco, inginocchiato davanti a un confessionale. Il prete lo ha ascoltato per poco più di due minuti, una confessione rapida ma intensa, lo ha assolto. Solo allora Papa Francesco ha iniziato a sua volta a confessare. Che dire? Una lezione che vale più di mille sermoni, sul valore e l’importanza della penitenza. Infatti il Papa ha lanciato un messaggio “plastico”: non ci si confessa soltanto davanti al Signore, ma anche “davanti ai fratelli”, mostrando senza timori che siamo capaci di inginocchiarci, di chiedere perdono, di provare vergogna mentre tiriamo fuori le nostre brutture. E poi, una volta assolti, di rialzarsi, uomini perdonati, alleggeriti dal peso delle colpe gravi o lievi che siano, “ripuliti” dentro e fuori, pronti a continuare sulla nostra via di amore e servizio. Due leaders “americani” a confronto Un evento mediatico di grande rilievo è stato l’incontro, giovedì 27 marzo, di Papa Francesco con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ricevuto in udienza in Vaticano. In tutto, il colloquio riservato è durato una cinquantina di minuti; la Sala stampa vaticana ha poi diramato un comunicato in cui ha parlato dei temi affrontati, primo fra tutti quello delle diseguaglianze e della esigenza di una più giusta distribuzione del reddito a livello globale, oltre che di politiche di sviluppo e crescita che favoriscano il lavoro e l’occupazione dei giovani. I due leader hanno parlato anche di E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

temi “etici”, sui quali – come è noto ed è stato ammesso anche dallo stesso Obama – non esiste identità di vedute, specie in materia di aborto, contraccezione, politiche demografiche e matrimoni gay. Ma, ugualmente, tale incontro è subito apparso un evento di portata storica, perché lo stesso presidente degli Stati Uniti ha decantato la figura di Papa Francesco e si è detto “entusiasta” di poterlo incontrare, considerandolo una figura carismatica. Se questi elogi possano avere un qualche interesse elettoralistico da parte di Obama, in calo di popolarità negli Usa e presto alle prese con le elezioni di medio termine, non si sa. Così sospettano i “maligni”. Ma la storia accelera anche in questo caso, e non è trascurabile il fatto che quello che viene definito uno dei presidenti “più secolarizzati” degli Stati Uniti abbia sentito il bisogno di tributare tutti quegli onori al Papa che – come lui – è americano e come lui conta molto sull’impegno per una maggiore giustizia sociale, in favore dei poveri e delle “periferie” del mondo. Novità alla Cei e politiche di “genere” Il Papa è anche artefice di novità, ancora una volta “rapide”, nella Chiesa italiana. La Cei ha visto nei mesi scorsi il cambiamento inatteso di Segretario generale, la figura-chiave che guida la macchina pastorale e organizzativa della conferenza episcopale. Mons. Mariano Crociata è stato promosso dal Papa vescovo di Latina e al suo posto ha chiamato – prima con incarico “ad interim” e poi, sempre a fine marzo, con conferma per un quinquennio – mons. Nunzio Galantino, finora vescovo di una delle più piccole, povere e anche problematiche diocesi del sud Italia: Cassano all’Ionio, in Calabria, teatro purtroppo di tristi vicende di andrangheta. Si è trattato di una nomina in puro stile “Papa Francesco”, perché il vescovo prescelto è un tipo alla Bergoglio, vi-


veva in seminario, non aveva segretario personale, rispondeva direttamente al telefono, conduceva una vita semplice e spartana, parlava e parla schietto e diretto, pur essendo docente di antropologia. Appena confermato, nella sua prima conferenza stampa da segretario generale, mons. Galantino ha tuonato contro le politiche sul “gender” messe in atto prima dai governi Monti e Letta e (forse) confermate dal governo Renzi, con diffusione di libretti ai bambini e ragazzi in cui si “instillano” insegnamenti contro la famiglia naturale e in favore delle “opzioni” gay, lesbiche, bisex e trans gender. Trattandosi di insegnamenti che vanno contro non solo alla morale sessuale cattolica (che per questi comportamenti parla di “grave disordine morale”), ma anche contro la volontà e scelta educativa della maggioranza delle famiglie, la critica della Cei si è rivolta soprattutto al fatto che proprio le famiglie sono state escluse totalmente dal Governo circa la decisione su questo tipo di insegnamenti. Il presidente card. Angelo Bagnasco ha definito queste politiche governative “indottrinamento” e tentativo di inculcare un “pensiero unico”. Anche su questo tema il tempo corre veloce, e i cristiani sono chiamati ad attivarsi per arginare una deriva relativistica che appare senza freni. Matrimonio, vita, sessualità: verso il Sinodo sulla famiglia Un altro aspetto che ha fatto molto discutere nelle ultime settimane è stato quello della comunione ai divorziati risposati, richiesta in particolare da certe aree cattoliche del nord Europa e per la quale nella Chiesa esiste una qualche corrente favorevole, anche da parte di alcuni vescovi. La relazione generale proposta dal card. Walter Kasper al concistoro di febbraio, nella quale lasciava trasparire la possibilità che si arrivi a una disciplina meno rigida circa il poter riammettere alla piena comunione i divorziati rispo-

sati, specie la parte non colpevole, ha suscitato reazioni vivaci e a tratti anche “dure” in quanti ritengono che il comando dell’indissolubilità del matrimonio non sia modificabile, perché stabilito direttamente da Gesù nel Vangelo. Non è possibile cambiare tale disciplina, si dice, perché costituisce uno dei cardini dell’insegnamento cristiano e – in quanto voluto da Dio – non è nella disponibilità di nessuno, né del Papa, né dei vescovi e quindi tantomeno di minoranze urlanti che lo pretenderebbero come diritto. Il prossimo Sinodo speciale sulla famiglia, che si terrà in autunno, vedrà quindi molto probabilmente un interessante dibattito su questo come sugli altri temi, indagati a livello mondiale con dei questionari sottoposti a tutte le comunità cristiane dei cinque continenti. Arriveranno sul tappeto del Sinodo questioni come i contraccettivi, il controllo delle nascite, i rapporti pre-matrimoniali, le convivenze, le separazioni, il tema dell’annullamento del matrimonio secondo alcuni da “snellire” per ridare libertà a quanti (oggi sempre più numerosi) si trovano a vivere sofferte rotture familiari. Ma altri temi, ancora più complessi, riguardano la famiglia e la vita: manipolazioni genetiche, fecondazione artificiale, “utero in affitto” cioè gravidanze su commissione da parte di donne disponibili, unioni gay, bisessualità, cambiamento di sesso, eutanasia e simili. Si tratta di frontiere dell’umano ancora da esplorare, che si affacciano da alcuni anni in maniera sempre più prorompente, a riprova di quella “dittatura del relativismo” di cui parlava Papa Benedetto XVI. Tutte queste tendenze sembrano voler rifiutare la natura con le sue leggi perenni e perfette, in nome di una autodeterminazione dell’uomo che arriva al punto di negare il proprio genere (maschio o femmina) per cambiarlo chirurgicamente e chimicamente, e inaugurare così una specie di essere umano E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

fai-da-te, che si costruisce a proprio piacere, secondo come “gli gira” al momento. Si è innescata una sorta di esplosione di desideri senza freni, i cui portatori hanno la pretesa non solo del riconoscimento giuridico da parte degli stati, ma anche dell’assenza di contraddittorio pena – come nel caso dei gay – l’accusa di “omofobia” e il rischio di una condanna penale su chi osasse dire, ad esempio, quello che la Bibbia dice al riguardo. L’epoca della responsabilità del cristiano comune Si diceva all’inizio che il tempo si è fatto “veloce”. Come si vede, le questioni sono tante e investono non solo la società civile ma anche la Chiesa, mettendo sotto attacco il suo bimillennario codice spirituale ed etico. Mentre in passato le controversie internazionali erano soprattutto di natura politico-ideologica-militare, la nostra era appare segnata da controversie di tipo etico-umanistico, dove in gioco c’è la guerra sul corpo e sullo spirito umano. La velocità è dovuta a una crescita generale di consapevolezza della libertà che ogni uomo possiede come cardine del proprio essere parte della società, ma proprio questa auto-consapevolezza può generare “mostri”, con desideri a volte assurdi e irragionevoli, che si scambiano per diritti. Anche in campo spirituale ciò può essere foriero di allucinazioni, perché – secondo la stessa logica – si potrebbe pretendere di cambiare la Parola di Dio, che è sempre molto chiara e precisa. Se ci si affida alla “leadership” spirituale di Papa Francesco e con lui dei vescovi e delle Chiese che lo coadiuvano nell’annuncio del Vangelo, non viene meno la responsabilità di ciascuno di noi, anzi aumenta a velocità – anch’essa – esponenziale. Ogni cristiano comune, come noi siamo, è chiamato a diventare un po’ “speciale” per diffondere con grazia e chiarezza il Vangelo della luce e della pace.

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CHIESA NEL MONDO

importante evento nella chiesa: Prima canonizzazione di due pontefici insieme

Giovanni Paolo II

Giovanni XXIII

“Festa della Santità” Appuntamento domenica 27 aprile in San Pietro, attese centinaia di migliaia di persone. “Due giganti della fede” con storie diverse ma entrambi con grande coraggio e creatività. 14

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?


Giovanni XXIII (1881-1963) e Giovanni Paolo II (1920-2005) diventeranno santi insieme. È prevista per domenica 27 aprile la cerimonia di canonizzazione in piazza San Pietro, presieduta da Papa Francesco, presente “forse” (tutti sperano di sì, naturalmente) anche il Papa emerito Benedetto XVI. L’immagine scelta dalla Santa Sede per la loro canonizzazione li fissa entrambi con uno sguardo buono e sereno, che reggono la croce di Cristo, il famoso pastorale che fu per primo di Paolo VI. Sono ritratti insieme due uomini molto diversi per storia, provenienza ecclesiale, indole e carattere, che verranno fatti santi da Papa Francesco in una giornata che si preannuncia “storica” per la Chiesa cattolica. Alla cerimonia in San Pietro domenica 27 aprile si attendono infatti centinaia di migliaia di persone: dall’Italia, da Bergamo in particolare, diocesi natia di Roncalli, ma poi naturalmente dalla Polonia dove Wojtyla è giustamente venerato per il suo ruolo non solo ecclesiale ma anche storico (la “caduta del muro” e l’uscita dalla dittatura comunista). Nella conferenza stampa di presentazione delle iniziative per la cerimonia, lunedì 31 marzo il vicario del Papa per Roma card. Agostino Vallini ha parlato di “grande attenzione e gioia in tutto il mondo” per questi due “vescovi di Roma” che diventano santi. Di Giovanni XXIII ha ricordato la forza interiore serena e la “particolare ispirazione divina” che lo ha spinto ad indire il Concilio Vaticano II, che purtroppo non ha fatto a tempo a vedere concluso. Di Giovanni Paolo II ha richiamato il “coraggio indomito” e il grande servizio alla Chiesa di Roma, della quale ha visitato quasi tutte le parrocchie

Largo utilizzo di strumenti “social” L’evento della doppia canonizzazione porterà una grossa novità sul piano comunicativo. Su internet sarà probabilmente la cerimonia sacra più “social” e “2.0” che si potesse immaginare. Come ha spiegato il direttore della Sala stampa della Santa sede, p. Federico Lombardi, per l’occasione scendono in campo tutti i “social” più amati a livello mondiale: Twitter, Facebook, YouTube, Instagram, Storify, un sito ufficiale curato dall’Università Lumsa www.2papisanti.org, con versione inglese www.2popesaints.org, un’applicazione sia per Android sia per Ios intitolata “Santo Subito” in varie lingue; e ancora potenziamento dei siti già esistenti (ad esempio, su Facebook “PapaGiovanniPaoloII”, su Twitter “santowojtyla”, su YouTube “adminkarol”, il portale in 7 lingue www. karol-wojtyla.org ecc.). I mass media tradizionali, stampa, radio e tv, saranno comunque presenti in massa. Sono già registrati oltre 400 giornalisti di testate di tutto il mondo e si allestirà uno speciale “media center” nell’atrio dell’aula Paolo VI, che potrà ospitare centinaia di operatori. Iniziative di preghiera e carità tra Roma e Bergamo Le due città e diocesi più coinvolte in questa canonizzazione, Roma e Bergamo, hanno presentato le proprie iniziative. Per la capitale sono stati annunciati un incontro di preparazione per i giovani martedì 22 aprile nella basilica di S. Giovanni in Laterano e una “notte bianca di preghiera” sabato 26 (dalle ore 21, previsti i confessori) in una decina di chiese del centro. Ne ha parlato oltre al card. Agostino Vallini anche mons. Walter Insero, incaricato per le comunicazioni del vicariato. La diocesi di Bergamo, come ha invece spiegato il segretario generale mons. Giulio Dellavite, realizzerà E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

alcune “opere-segno” di carità in memoria sia del “proprio Papa Giovanni XXIII” sia di Giovanni Paolo II, stanziando cifre considerevoli. Si tratta di una scuola edile ad Haiti (800mila euro), il supporto alla parrocchia di Shengjin in Albania (600mila euro) per una nuova chiesa e centro pastorale, una casa di accoglienza per poveri a Bergamo (600mila euro e 300mila all’anno per la gestione), il sostegno al fondo “famiglia-lavoro” (600mila euro), la nascita di un secondo fondo “famigliacasa” (3 milioni di euro in due anni), il tutto finanziato dalle donazioni e vendendo immobili di proprietà. Infine verranno istituite borse di studio per giovani 18-35enni. Per dare il buon esempio, ai preti bergamaschi il vescovo mons. Francesco Beschi ha chiesto di devolvere una loro mensilità. Alcuni “numeri” della cerimonia Per quella che è stata definita una “festa della santità”, un “grande evento spirituale” per onorare “due giganti della fede”, la partecipazione dei fedeli sarà libera: non sono previsti biglietti o particolari permessi di accesso. Chi vorrà partecipare dovrà arrivare presto, perché si prevedono alcune centinaia di migliaia di persone e piazza San Pietro e via Conciliazione potrebbero riempirsi presto, sin dalla prima mattina. Diversi gruppi vocali (Cappella Sistina, Vicariato, Cracovia e altre) daranno vita a una sorta di “corale multipla” che accompagnerà il rito. Sono previsti oltre 1000 tra cardinali e vescovi e 5 mila preti concelebranti, insieme a migliaia tra capi di stato, diplomatici, politici, autorità varie. La mattina di lunedì 28 verrà celebrata in San Pietro una messa di ringraziamento presieduta dal card. Angelo Comastri.

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IL VOLTO DEI SANTI

Pietro Favre. il linguaggio sempre attuale di un testimone del Vangelo

Servitore della consolazione di Rosalba Beatrice

“Il cuore di Cristo è il cuore di un Dio che, per amore, si è svuotato”. Siamo chiamati tutti a questo abbassamento, ad essere degli svuotati. Possiamo chiederci se il nostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca o se invece si è atrofizzato; senza inquietudine siamo sterili. È questa l’inquietudine che aveva Pietro Favre (1506-1546), primo compagno e amico di Ignazio di Loyola, gesuita amato da Papa Francesco e da lui proclamato santo il 17 dicembre 2013. Pochi conoscono Pietro Favre fuori dalla sua terra, la Savoia e fuori dall’Ordine dei Gesuiti, perché è sempre rimasto nell’ombra, operò in

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maniera silenziosa. Riflettendo sul valore dell’interiorità Favre vede che l’ordine più perfetto è dall’interno verso l’esterno e non viceversa. Gesù ha trascorso i primi trent’anni della sua vita nel nascondimento, proprio per insegnarci che dovremmo occuparci prima di tutto della nostra personale perfezione spirituale. Egli permise a Dio di trasformare la sua vita irrequieta nel cammino di un apostolo. Tra le virtù di Pietro c’è una particolare familiarità con Dio, una speciale dolcezza e gentilezza nelle relazioni con gli altri tanto da condurli irresistibilmente all’amore di Dio, il suo interesse fu nei confronti delle persone ed impiegò i suoi talenti per “aiutare le anime” a salvarsi. Mai E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

noioso, la sua conversazione era accattivante ed edificante, teologo colto e profondo, tanto che molti religiosi, vescovi e sacerdoti si affidarono alla sua direzione spirituale. Nella sua anima vi furono due tensioni: il dialogo segreto, mistico e contemplativo con il suo Dio e l’impegno missionario. Preferì farsi prossimo e amico di quelli che lo avvicinavano, trasmettendo dal vivo il suo messaggio. Favre, come Ignazio di Loyola, pensava che non bisognava abbandonare nessuno nel proprio sconforto e aveva una grande conoscenza dell’uomo e del suo rapporto con Dio. Nel suo diario egli scrive: “Tutte le tribolazioni si riducono nel timore di giungere alla situazione in cui si è trovato Cristo in croce.” Cercò di sollevare dalle tribolazioni gli altri attraverso la vicinanza e la consolazione e così la sua spiritualità si rafforzò. La sua risposta fu semplice: Amare. La sua unione affettiva con Dio, l’abitudine di esaminarsi per iscritto favorì lo sviluppo del dono del discernimento, la capacità di distinguere l’azione divina da quella umana. Uomo semplice e gentile, introverso, incline alle depressioni e a forti scru-


poli. Da Favre si può imparare che si deve far fronte alle difficoltà spirituali e di altro genere mediante la fiducia in Dio e restando fedeli con pazienza al proprio cammino. “Servitore della consolazione” : questo fu Pietro Favre più di ogni altro. Dialogava con gli uomini essendo convinto che in ogni vita umana si trovano tracce della fedeltà di Dio. Non si percepiscono subito la consolazione e le vie di Dio, ma è importante non desistere dalle difficoltà interiori ed esteriori, le tenebre non possono prevalere. “Chi segue me, non cammina nelle tenebre” Gv 8,12 . Favre descrive la fiducia del cristiano in una forza divina che opera nell’uomo più di quanto quest’ultimo possa pensare. “Domanda grazie per le più piccole cose e ne troverai anche per compiere, credere e sperare le più grandi”. Il suo incontro con Ignazio è provvidenziale, tutto lo attrae, lui adolescente riservato dice di sé stesso di essere abitato interiormente da un’inquietudine, sogna una partenza e nuovi orizzonti. Confuso e sballottato da venti che lo spingevano ora a pensare al matrimonio, ora a diventare medico o avvocato, ora maestro o anche diventare monaco. “Il Signore, disse Pietro, liberandomi da tali affezioni, mi rafforzò con tutte le sue consolazioni che fui del tutto deciso a diventare sacerdote, dedicato interamente al suo servizio in una vocazione tanto difficile che non sarò mai degno di servirlo in essa. Né potrò mai riconosce di averla scelta quasi mi spettasse per le mie azioni spirituali o corporee”. L’ascesi implica un morire al proprio orgoglio, alla propria volontà e al proprio interesse. “Benedetto il Signore che possiede una quantità di strade per condurre noi, che non sappiamo far balzi in avanti, a conoscerlo a poco a poco in maniera completa. L’uomo

che riesce ad entrare nell’amore di piena confidenza con Dio è nella gioia e può crescere sempre in esso, penetrando ogni giorno di più nei suoi misteri, e anche con sicurezza verso i fratelli per vederli, ascoltarli”. Favre non è nato per stabilirsi in nessun luogo, egli cammina come “un pellegrino” per giungere a Dio attraverso l’umile servizio quotidiano. All’inizio di una vita migliore ci preoccupiamo di essere graditi a Dio ma arriva un momento, ed è lo Spirito Santo con la sua unzione che lo insegna, in cui ci è domandato di tendere non tanto a essere amati da Dio quanto ad amarlo. Nel primo atteggiamento cerchiamo che egli si ricordi di noi e se ne prenda tutta la cura possibile, con il secondo siamo noi a volerci ricordare di lui e ad essere intenti a tutto quello che gli piace. La vita apostolica di Favre fu dedicata al bene della Chiesa in Germania, lui praticava la strategia dei piccoli passi, in modo naturale: essere presente, acquistare fiducia, trovare le cose che uniscono, attendere, andare in aiuto, testimoniare un nuovo stile di vita. Il suo compito principale è il dialogo spirituale, la cura delle anime e la preghiera per l’unità della Chiesa. Nel suo diario egli sottolineava come sia molto più bello e più utile avvicinarsi agli altri con amore e bontà anziché con gelida impazienza per la giustizia. Egli era un pastore d’anime ricolmo di grazia. Dovunque andasse riusciva ad attrarre a sé la gente e suscitare interesse. Sapeva incontrare Dio in tutte le cose e in tutti gli ambienti, anche i più freddi. La caratteristica più tipica di Favre come evangelizzatore fu la relazione personale con chi incontrava, curava e cercava. Procedeva dall’affetto alla fede, cercava di eliminare i vizi nella loro esistenza prima di parlare dei loro errori nella fede. Esortarli nella preghiera e alla pratica dei sacramenti. Apostolo della conversazione, del rapporto individuale E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

con le persone, dell’amore per ognuno come faceva il Buon Pastore che conosce le sue pecore e loro conoscono Lui. Nella povertà apostolica si dedicava alla pastorale, ad amministrare i sacramenti, alla predicazione e all’insegnamento. Egli predicava agli uomini Esercizi Spirituali del tutto particolari ed essi in pochi giorni si allontanavano radicalmente da tutto quello che hanno fatto di male, progrediscono nelle virtù e instaurano con il loro Creatore una relazione interiore di fiducia e di amicizia. Con passione e pazienza egli mise a disposizione di tutti quello che gli era stato donato, il dono di andare verso gli altri, aiutarli, riconoscere i loro sentimenti e le loro paure, così esprimeva amicizia e mostrava la bontà di Dio.

A proposito di bontà egli raccontava: “Nella prima Messa, davanti alla Comunione mi sentivo freddo e mi dispiaceva di non presentare come abitazione una disposizione migliore, mi venne una mozione spirituale abbastanza vivace. In essa ebbi questa risposta accompagnata da un sentimento interiore di devozione, da arrivare alle lacrime: questo significa che Cristo nasce veramente in una stalla. Mi consolai perciò nel Signore, che in persona si degnava di venire in un’abitazione pur così gelida. Da parte mia avrei voluto che essa fosse decorosa per potermi così consolare: ma vidi il Signore in quelle condizioni e fu ciò che mi consolò”. Chi avverte di essere amato da Dio si sente spinto a comunicare agli altri questo amore. Essere testimone della misericordia di Dio verso gli uomini e della riconciliazione degli uomini tra loro furono la vocazione della sua vita. Favre , come Ignazio di Loyola, aveva ciò che gli scrittori spirituali chiamano “il dono delle lacrime”. Da Pietro Favre: Servitore della consolazione.

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IN COMUNITà

il ricordo del nostro fratello giancarlo galli nelle parole di suo figlio

Chi potrà mai separarci dall’Amore di Cristo? di Lorenzo Galli

Chi ha avuto la fortuna di conoscere Giancarlo Galli, salito al cielo il 7 febbraio scorso, sa che il 28 marzo avrebbe compiuto ottant’anni. Legatissimo a sua moglie Fausta e ai loro sette figli, senza contare nuore, generi e nipotini, fino all’ultimo ha avuto un pensiero anche per le sorelle e i fratelli del Piccolo Gruppo di Cristo che sapeva malati o in difficoltà. Siamo stati e siamo la sua famiglia spirituale dal 1962, da quando insieme a Edoardo Censi emise i primi voti, che allora si chiamavano consigli evangelici. Chi l’ha frequentato ha di lui ricordi particolari che sarebbe bello condividere. Lorenzo, il suo secondogenito, ci propone qui un primo ritratto di suo padre Giancarlo. Una vita dedicata. “Papà è nato e cresciuto a Roccabianca, piccolo

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Comune che si trova in provincia di Parma, uno di quei piccoli paesi ben raccontati da Guareschi, scrittore delle vicende di Don Camillo e Peppone, di cui era avido lettore. Ha fatto il contadino, come i miei nonni, finché ne ha ricavato da vivere. Per lavoro, è arrivato a Milano a circa 23 anni e, insieme a un cugino, ha aperto un negozio di vini; mentre il cugino è ritornato al paese a far l’operaio, lui si è definitivamente stabilito a Milano con la mia mamma Fausta, che lo ha raggiunto dopo un po’ di tempo. Noi abbiamo abitato per molti anni in un appartamento di piazza Insubria, un quartiere popolare della periferia milanese. Sotto l’abitazione c’era il negozio di vini e bevande per il quale papà era abbastanza conosciuto in zona. Infatti oltre a vendere, portava acqua e vino a domicilio, aiutato da mio fratello Giuseppe e da me che eravamo i più grandi. Girava su un E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

motorino a tre ruote o in macchina e saliva le scale senza ascensore di molte case popolari fermandosi a parlare con tutti. E anche quando non era lui a muoversi, molta gente veniva in negozio anche solo per un consiglio, per chiedergli favori o piccoli servizi. Per le vecchiette che vivevano sole aveva un’attenzione particolare e loro si fidavano di lui perché era onesto: cambiava loro gli assegni, spostava un mobile di casa, e altri piccoli aiuti. Ma non si può capire mio padre senza spiegare che cosa è stata la sua infanzia. Papà è nato nel 1934, poi nel ’39 è iniziata la guerra e suo padre Giovanni, detto Nino, è partito: è tornato solo nel ’45 quando lui aveva ormai undici anni. Suo padre è tornato a casa che pesava trenta chili, dopo aver girovagato tra Albania, Grecia e infine nei campi di concentramento in Germania; sua


madre è morta di lì a qualche anno. Papà, come mia madre Fausta, ha perso molto presto la sua mamma e questo, insieme alla durezza della vita contadina di allora, spiega una certa ruvidezza di carattere dei miei genitori, che il bene ce l’hanno dimostrato nei fatti più che con le parole o le carezze. Si può dire che mio padre Giancarlo sia stato cresciuto da una zia, che ho conosciuto anche io, veramente buona e di fede. È nato povero e mi raccontava che fin da ragazzino s’era reso conto che per questioni di eredità, terra e soldi si spaccavano le famiglie contadine. Per questo non ha mai desiderato la ricchezza e il benessere, ma ha vissuto una sana sobrietà se non una vera povertà nei fatti. La cosa bella è che a casa di sua zia (ove viveva anche il suo papà rientrato dalla guerra) le porte erano aperte a chiunque e c’era sempre tanta gente che passava di lì, anche per un piatto di minestra la sera. Questo modo di vivere lo ha segnato, tanto che più volte me lo ha raccontato come una cosa bella: l’effetto di questo è che, se fosse dipeso solo da lui, anche a casa nostra non avrebbe posto limiti alla generosità e all’accoglienza. Ricordo che da bambino, per qualche giorno, era stata a casa nostra una bambina in affido, che però non aveva potuto rimanere con noi per limiti oggettivi. Mio nonno Giovanni, suo papà, ormai ottantenne e non autosufficiente, ha trascorso gli ultimi anni di vita da noi, curato da mia madre, pur nelle ristrettezze dell’appartamento e nella fatica di stare dietro a lui, al lavoro e ai figli piccoli. Di mio padre posso dire che era un buono, aveva questa capacità di farsi benvolere da tutti, incapace di fare del male, con un forte senso del dovere, della responsabilità e della carità. Un gran lavoratore, un uomo semplice, che la povertà l’ha vissuta. Non si è mai comprato niente per sé, delle vacanze non gli è mai impor-

tato nulla, dell’auto, della casa, dei mobili ancora meno. Tornava al paese per trovare i parenti, fare il giro dei malati, andare al cimitero dai suoi cari defunti, (con i quali alla fine ha desiderato ricongiungersi), per dare una mano dove c’era bisogno; non si riusciva a vederlo fermo a non far nulla, correva ovunque. Se non c’era proprio niente da fare imbiancava casa, con grande rottura di noi figli. Le uniche vacanze da lui fatte sono state con il Piccolo Gruppo. Al massimo, quando mia madre ha cominciato qualche rara volta ad andare al mare, capitava che la raggiungesse il fine settimana. La mamma, che ne ha condiviso lo stile di vita e i sacrifici, è sempre stata più vivace culturalmente di lui, se avesse potuto avrebbe viaggiato; lui invece era totalmente rivolto alla carità: accorreva dove c’era bisogno e c’era da far del bene, una vita cristiana la sua, trascorsa nella semplicità, vecchio stile, nulla di culturalmente elevato, ma forgiata da quelle esperienze di vita, spesso faticose, che costituiscono la vera sapienza. Gli unici libri che ricordo tra le sue mani erano quelli di Guareschi, la Bibbia, quello di padre Daniele Badiali dell’ Operazione Mato Grosso e le riviste missionarie.

Ripenso alle sue e nostre domeniche insieme, finché siamo arrivati all’adolescenza: la mattina a messa, in san Pio V, dov’è nato e ha conosciuto il Gruppo, ed è stato accolto e sostenuto da immigrato, come tanti, qual è stato. Noi ragazzi a giocare a calcio in oratorio, mentre lui s’intratteneva in chiesa o veniva con noi a guardare la partita o vederci giocare. Il pomeriggio ci portava spesso in Via dei Cinquecento dove ancora oggi c’è una Casa di Riposo. Ci andava a trovare i suoi vecchietti che lui aveva conosciuto quando abitavano in quartiere. Gli chiedevano le cose buone da mangiare, che lui si procurava per loro. A noi bambini ha insegnato le preghiere, che ci faceva recitare subito dopo la messa o alla sera. Sul lavoro, che cominciava alle sette di mattina e finiva alle nove di sera, s’è fatto spesso “fregare”, perché dava a credito a persone che poi non pagavano. Poteva apparire ingenuo, ma in realtà era una persona retta che non ha mai forzato le persone affinché pagassero i debiti. Ricordo che una volta abbiamo visto un ragazzo mentre gli svuotava il serbatoio della benzina del motorino con il quale faceva le consegne. Si è avvicinato e gli ha detto: “Ma guarda che a me questa benzina serve per la-

Immaginetta con i primi voti, Festa dell’Eremo, Erba, 1962 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

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voro, perché me la stai prendendo?”. Io gli avrei dato un calcio nel sedere. Un’altra volta la sua auto è stata tamponata da un motorino. Quando ha visto per terra il ragazzo dolorante s’è talmente dispiaciuto che s’è preso il torto che non aveva. Che potrei dire della sua fede? Ricordo un fatto per me sorprendente. Avrò avuto quattordici anni : passava per piazza Insubria una processione, preceduta dalla statua della Madonna. Lui, che era fuori dal corteo, s’è inginocchiato sul marciapiede sporco e ci è rimasto qualche minuto finché la processione non è terminata. Un atto forte, davanti a tutti, che nessun altro dei passanti ha fatto. A dodici anni l’ho visto tornare a casa una sera tardi: ci raccontò piangendo che la sorellina, appena nata, era senza le gambe e le mancava un braccio. Non ricordo altre occasioni in cui l’ho visto piangere se non durante l’atroce sofferenza della lunga malattia, nel corso della quale mai gli ho sentito fare un’imprecazione o lamentarsi con astio. La situazione di mia sorella non l’ha mai imbarazzato o tenuta nascosta, anzi, quando ha avuto le prime protesi, lui la faceva camminare ogni giorno, la sera, una volta chiuso il negozio, e lo faceva per strada. Siamo sette figli cresciuti in libertà, anche troppa forse, ma per noi era normale così, improponibile oggi. Noi due più grandi coi coetanei che abitavano nel nostro rione. Il quartiere allora...te lo raccomando! Piazza Insubria era un luogo di spaccio, molto peggio di adesso perché i clan malavitosi ci abitavano proprio. Qualche amico di droga ci è morto. Con l’adolescenza la fede è stato un problema solo nostro. Io non sono entrato nel Gruppo grazie a mio padre, ma grazie alle sue preghiere. Giuseppe e io, che siamo i più grandi, abbiamo cominciato presto a lavorare, a dieci anni, con lui tutti i pomeriggi, dalle 17 alle 20,30. C’era bisogno. I miei due fratelli più piccoli

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invece hanno frequentato le medie e le superiori in collegio perché non ce la si faceva a seguirli. Papà non è mai stato tipo da rimproveri, nelle situazioni di tensione mediava e non litigava. La mamma faceva spesso la voce grossa. Accettava tutto da noi, gli andava bene tutto, più che la regola lui era la misericordia. Noi eravamo liberi nelle nostre scelte, ma lui pregava per noi. A diciannove anni giravo da solo, anche in autostop per l’Europa. Ma noi abbiamo sempre saputo di poter contare su di lui per ogni piccola cosa, anche se ci fosse successo qualcosa di male. Papà non ci parlava mai del Piccolo Gruppo di Cristo, né del Vangelo, la sua era una fede semplice e riservata, sapevamo che si vedeva ogni tanto con gli amici del Gruppo e la mattina presto per andare a messa. Il Gruppo lo incontravamo d’estate nella vacanza in montagna, ma noi ragazzi ci annoiavamo perché a parte i figli di Massimo Marchi non c’era nessuno della nostra età e non c’erano attività per noi. I miei amici di allora andavano tutti al mare. Ricordo i rosari che lui pregava in macchina con mia madre. Lei a volte si risentiva perché lui dava via un sacco di soldi, aveva sempre il portafoglio aperto per chi ne aveva bisogno e mai niente per sé. Era lui a fare la spesa e ad avere la gestione dei soldi, ma lei intuiva tutto. A volte lei si sfogava con Ireos e lui cercava di calmarla. Quando ero ragazzino io mi sentivo diverso: gli altri vestivano bene, avevano il Garelli, io un motorino che al confronto faceva schifo, ma funzionava in perfetto stile Giancarlo. Le altre famiglie avevano la macchina bella, noi il furgone e poi il pulmino. Oggi non glielo rimprovero perché per lui era normale vivere così. Dovrebbe essere così, ma da bambino non lo capivo. Lui vestiva come i poveri e io un po’ me ne vergognavo, ma lui non se ne rendeva neppure conto. Io provavo un po’ di E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

imbarazzo per casa mia e i nostri mobili recuperati, invece i miei amici ci venivano volentieri perché potevano giocare liberamente senza aver paura di rompere qualcosa di prezioso. Noi non eravamo poveri, cioè non avevamo il problema di arrivare a fine mese, ma il nostro stile era da poveri. Era pronto a umiliarsi per recuperare un rapporto con una persona che gli stava a cuore. Se offeso non rispondeva, piuttosto si lasciava prendere in giro. Per tutti i figli si faceva in sette, eravamo serviti. In questi ultimi anni in cui noi figli abbiamo fatto ognuno scelte diverse, anche criticabili, lui ha fatto di tutto per tenerci uniti e riunirci a casa sua la domenica. È morto in casa, ma durante il suo ricovero in ospedale le parole rivolte a noi figli sono state: “Mi raccomando non litigate, vogliatevi bene. E lasciate perdere le questioni economiche che non sono importanti”. Non gli ho mai visto in mano molti libri, guardava la vita degli altri e imparava dall’esperienza. Era abbonato alla rivista del PIME e da bambini ci portava qualche volta a incontrare qualche missionario. Io gli ho fatto conoscere Operazione Mato Grosso e insieme abbiamo fatto tanti campi di lavoro, anche molto faticosi. Per lui era il modo più bello di vivere il tempo libero, lavorare per i poveri lo faceva veramente contento, credo che rivivesse nelle storie raccontate durante le serate missionarie quello che lui aveva vissuto da piccolo. Poi con Donatella Bergamini e altri preparava gli aiuti per la Moldavia, non solo, anche per un’altra associazione per l’Africa. Poi per diverso tempo, una volta in pensione, ha accompagnato un bambino idrocefalo in piscina e Gabriele, un piccolino senza gambe e braccia. Niente di eccezionale, una vita semplice. Io credo che mio padre non era solo quello che faceva, ma come lo faceva. Ho imparato da papà a sen-


tirmi a mio agio in mezzo ai poveri, a starci bene e soprattutto a farli sentire a loro agio con me. Mi riesce facile perché ho vissuto come loro, li capisco e ci sono cresciuto in mezzo. Papà s’è fatto voler bene. Ancora oggi, dopo sessant’anni che se n’è andato da Roccabianca, è conosciuto al paese; quando ce lo abbiamo riportato,

il giorno del funerale, c’era gente ad accoglierlo. Quando ci ritorno, grazie a lui, ho le porte aperte di molte case. La sua generazione è quasi del tutto morta, ma sono rimasti i familiari dei suoi cugini da cui s’è fatto conoscere per la sua generosità e la gente se lo ricorda e ne ha cura. Sono tornato di recente sulla tomba e qualcuno ci aveva

messo i fiori freschi e acceso i lumini. Questa testimonianza non finisce qui. La prossima volta vorrei raccontarvi qualcosa di come ha vissuto gli ultimi suoi mesi di vita segnati dalla malattia perché per noi sono stati un’esperienza umana e spirituale importante”.

IN RICORDO DI GIANCARLO GALLI NEL GIORNO DEL SUO FUNERALE

Arrivederci in Paradiso. E così sia.

Volevo portare il ricordo di Fausto dalla Moldavia. In questi giorni ha telefonato spessissimo per avere notizie di Giancarlo, per sentirsi vicino, per ringraziarlo di quanto ha fatto in questi 15 anni per i poveri di quel paese. Tutti i cosiddetti “amici della Moldavia” si uniscono a te, cara Fausta, a voi figli e nipoti adorati, ai parenti tutti piangete con dolore la scomparsa di Giancarlo, uomo umile e mite, grande lavoratore, sapiente e saggio, sempre pronto ad aiutare. Io lo voglio ricordare con un episodio di tanti anni fa, che rimarrà scolpito nella memoria. Lavoravamo da Don Roberto per fare le scatole da spedire, con tanto freddo, acqua piovana e caos. Quella mattina decidiamo di fermarci per parlare di programmi, di strategie: sembrava dovessimo noi risolvere i problemi del mondo. Ci accorgiamo che Giancarlo non c’è: ci guardiamo intorno e lo vediamo che sta scopando la sporcizia del capanno: “Vieni Giancarlo”, gli dico e lui risponde: “No, fate voi, a me va bene tutto!” e continua a pulire! Quello che conta per lui è impegnarsi, ma stando sempre all’ultimo posto! Termino con le parole che ci detto Fausto quando lo abbiamo avvertito della sua morte: “Non piangete, perché è andato a ricevere il premio!”

Giancarlo Bassanini Resp. generale del Piccolo Gruppo di Cristo

Intervento di Giuliana a nome degli amici della Moldavia

ti ha esortato a gloriarti soltanto della croce di Cristo. Oggi, noi, con i tuoi congiunti ed amici, noi tuoi fratelli del Piccolo Gruppo di Cristo, desideriamo darti atto, che le traversie della vita (e ne hai avute tante), non ti hanno mai separato dall’Amore di Cristo. Non le gioie, ma neppure le croci, anzi le difficoltà e le sofferenze, ti hanno forgiato come l’oro nel crogiolo e là dove ha sovrabbondato la croce, più grande è stato il tuo amore.

Cappella della casa di Desio Giancarlo caro, fratello in Cristo, desidero ricordare quando nel lontano 1962, inginocchiato davanti all’altare del Signore assieme ad Edoardo hai pronunciato il tuo primo “si” consacratorio a Lui, scegliendo come motto questo versetto, tratto dalla lettera ai Romani (8,35) che abbiamo sentito risuonare, questa mattina,nella prima lettura delle tue esequie funebri: “Quis ergo nos separabit a caritate Christi?” Chi dunque ci potrà separare dall’Amore di Cristo? Desidero anche ricordare quando Ireos, mettendoti fra mano il Crocifisso,

Grazie per la tua incrollabile fede, grazie per la sapienza del cuore che ci hai dispensato con l’eloquenza del tuo silenzio. Ora, che osiamo sperare, che sei già tra le braccia del Padre e contempli, faccia a faccia, il volto del tuo Signore, ti preghiamo continua dal cielo ad intercedere per la tua sposa, i tuoi figli, i tuoi nipoti, i tuoi parenti, i tuoi amici - i poveri e gli ultimi - e per la famiglia spirituale di cui hai fatto parte. Gesù Cristo che regge l’universo sia sempre il tuo e nostro Signore.

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

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IN COMUNITà

la missione: cose semplici e concrete per rispondere alla propria vocazione

Le parole della missione di Antonio Longo

Un racconto semplice e diretto, lasciandosi andare all’eco delle parole del Papa, nel tentativo di scendere in profondità. Al cuore missionario dell’invito rivolto a ogni cristiano. Ci lasciamo guidare da Antonio Longo, responsabile del coordinamento dei Cenacoli Evangelici del Piccolo Gruppo, che rilegge per noi alcune parole-chiave dell’esortazione apostolica alla luce della sua esperienza di professionista in ambito medico, marito e padre.

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Papa Francesco affida la descrizione della Chiesa contemporanea alla metafora della “carovana”: cosa significa oggi stare in mezzo alla carovana degli uomini? L’immagine della carovana non riesco a disgiungerla da quella della Misericordia del Padre per i suoi figli, di cui parla spesso Papa Francesco. Una carovana che si muove, che accoglie e raccoglie l’umanità del nostro tempo, con un grande bisogno di essere accarezzata. Mi viene in mente un episodio la cui protagonista è Madre Teresa di Calcutta. Un giorno, camE TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

minando per strada, inciampò in una donna moribonda riversa sul terreno. L’accarezzò, la pulì - per quello che era possibile - e la donna le chiese:” Perché fai questo?” Lei rispose:” Perché ti voglio bene.” La donna replicò: “Dimmelo un’altra volta.” “ Perché ti voglio bene”. Questo si ripeté finché non spirò con un sorriso tra le braccia della madre. Questa è un’immagine forte, che mi emoziona. Vorrei che mi commuovesse, mi portasse a chiedere un cuore nuovo. Quel cuore che è capace di accogliere con libertà chi vuole salire


sul carro, senza fare troppe domande, ma lasciando agli altri la possibilità di farle. Oggi, e non penso di esagerare, c’è una moltitudine di persone che aspetta solo di essere accolta per quello che è. Povertà: siamo davvero attenti alle molteplici forme di povertà, a partire da quelle che viviamo in famiglia? Non so quante siano le povertà. So solo che da questo cuore nuovo, viene fuori la povertà evangelica capace di trasformare la povertà del mondo. Non è la povertà che fa un cuore nuovo, ma un cuore nuovo che ci fa poveri. Quando si parla di povertà come un dono, io non riesco ad immaginare niente di diverso se non che dal dono di un cuore nuovo nasce la povertà di cui parla il Papa. Altrimenti è un mio sforzo e resta un atteggiamento sterile. Questa è proprio la mia preoccupazione: esercitare un’azione sterile. Nell’omelia in cui ci ha chiesto di ripetere le parole “Permesso, Scusa e Grazie”, il Papa ci ha invitato a guardare alla povertà delle famiglie con questo cuore nuovo, lasciandoci coinvolgere dai bisogni degli emarginati che sono nel mondo, ma soprattutto da quelli che vivono in casa nostra. Sperimento spesso il mio limite, mi trovo a chiedere questo cuore, sperimento quasi fisicamente la mia incapacità ad amare con cuore libero e gioioso, ma continuo a chiedere questa grazia. Novità: qual è la frase di papa Francesco che porti nel cuore in questo periodo? Anche in famiglia abbiamo ripreso il passaggio dell’omelia del Papa quando ha parlato della famiglia e del rispetto. In famiglia tre parole non devono mai mancare: permesso, scusa e grazie. Tre cose semplici che raccolgono l’essenza di quello che ci ripete spesso il Papa. Argomenti che abbiamo ripreso anche nei nostri incontri

del cenacolo quando ci troviamo a ragionare sulle nostre famiglie e sulle difficoltà che dobbiamo affrontare. L’altra immagine per me fortissima è rappresentata da Gesù che sta in noi e che bussa per poter uscire. Mi sembra quasi di risentire le tre parole “scusa, posso venire in giro con te? Grazie.” Apertura: nella tua vita e in quella dei tuoi amici quali sono i piccoli gesti che possono educare all’apertura? La cosa più semplice che mi viene in mente è un gesto che hanno proposto ai miei figli a scuola nel periodo della Quaresima. Il venerdì fanno la merenda povera. Niente brioche o altro, solo un po’ di pane o un frutto; contemporaneamente portano a scuola un euro, che è il frutto del risparmio rappresentato dalla merendina. Questo euro viene donato ad una scuola di Nairobi con cui sono gemellati. Quest’anno Tommaso ha preso veramente sul serio questa proposta e si priva con entusiasmo di qualcosa per donarlo. Vedo in lui una semplicità e una apertura a queste proposte che risulta proprio evidente da questi piccoli e semplici gesti. Potrebbero essere scambiati per banali, ma hanno dentro di sé la potenza della grazia che trasforma. Personalmente ho chiesto la sua stessa semplicità nell’accogliere i miei familiari, i fratelli del cenacolo e del Gruppo, i colleghi di lavoro. Oggi sento l’esigenza di dover accogliere senza riserve e percepisco la potenza di questo gesto che permette agli altri di sentirsi parte della carovana. Non sei solo, c’è un popolo che sta con te. Ricordo che tanti anni fa, alla mia prima settimana aspiranti (tempo estivo di condivisione per chi si avvicina al cammino di discernimento spirituale del Piccolo Gruppo), rispondendo ad una domanda di Andrea Di Maio su come mi trovavo in quel contesto, dissi: “Il primo giorno ho desiderato scappare, ma poi mi è E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

stata donata una serenità tale che questa paura si è trasformata in gioia, mi sono sentito accolto da persone molto umili”. Questa umiltà mi colpì moltissimo e mi fece sentir parte di una famiglia più grande. Oggi mi rendo conto che mi fece sperimentare che non ero più solo con i miei familiari e i miei amici, ma c’era la possibilità di avere una famiglia più grande, che poteva proteggerti e che, soprattutto, ti riportava a quell’infinito per il quale siamo stati pensati. È bello pensare che anche altri possano sperimentare questo abbraccio. Missione: ciascuno se ne può fare interprete. Per te da dove occorre cominciare? Non mi sento e non sono un grande missionario, i numeri almeno dicono questo. Però sento una grande urgenza: il Signore ha bisogno di persone che si armino delle armi della grazia per due obiettivi. Il primo obiettivo è permettergli di rimanere in me, il secondo è impostare la mia vita perché il Signore possa uscire da me, come dice il Papa, e anche altri lo possano incontrare. Mi sento interpellato profondamente a questa disponibilità, ma visto che non ho una grande capacità d’iniziativa, mi sono detto: dai una mano a chi ha già cominciato qualcosa e ha bisogno. Questo è stato per me il punto da cui cominciare. Ho dato la mia disponibilità per il cenacolo che Giulio e Livia avevano avviato e che era arrivato ad avere numeri tali da poter fare incontri suddivisi in tre gruppi. Poi, mi hanno chiesto di dare una mano nella scuola che Tommaso e Carlotta frequentano. Mi è sembrato importante entrare con semplicità in quel grande ambito educativo che è la scuola, fosse anche solo per montare e smontare i quadri delle rappresentazioni del presepe vivente che ogni anno organizzano per le vie della città. Cose semplici, ma concrete per rispondere a quello che mi è chiesto.

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IN COMUNITà

ALCUNI GIOVANI HANNO TRASCORSO L’ULTIMO DELL’ANNO NELLA CASA DI DESIO

Una capodanno alternativo di Elisabetta Fumagalli

Le giornate trascorse con alcuni giovani nella casa di Desio durante il periodo delle vacanze di Natale, dal 29 dicembre al 1 gennaio, sono state un’occasione veramente bella e importante che mi ha permesso di trascorrere un ultimo dell’anno alternativo, tra momenti di preghiera e di riflessione ed altri di grandi risate e divertimento. Il filo rosso di queste giornate è stata una riflessione sul tempo. In modo particolare ci siamo lasciati guidare dalle parole del cardinale Martini che ci hanno permesso di condividere le nostre esperienze e le nostre difficoltà nel vivere bene la dimensione del tempo. Questo scambio nella fede è stato, a mio avviso, veramente bello. Nella società odierna siamo sempre tutti di corsa e facciamo così fatica a trovare il tempo giusto per noi, per gli altri, per Dio. Eppure anche Gesù,

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che era sempre in viaggio, circondato da folle, riusciva a fermarsi per dare retta a chi era in difficoltà, a un amico che necessitava di ascolto, ma, soprattutto, trovava sempre il tempo per la preghiera. Quante volte nel Vangelo leggiamo che si ritira in luoghi deserti per pregare. Gesù fa una scelta: decide di trovare del tempo specifico per stare col Padre e ci esorta a fare lo stesso. Ho apprezzato molto l’invito del Cardinale a pregare di più nei momenti in cui si è di corsa, si hanno mille impegni e “non si ha tempo”. Adesso, quando ho giornate veramente intense e difficili da affrontare, ripenso a questi momenti e allora mi fermo un po’ con Dio, chiacchieriamo e affido a Lui le infinite cose da fare, tutto poi va meglio. Ad accompagnare questa riflessione c’è stata la visita al Cimitero Monumentale di Milano, dove sono sepolE TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

ti alcuni personaggi illustri come: Alessandro Manzoni, Salvatore Quasimodo, don Giussani, ecc. È stata un’occasione particolare per riflettere fino in fondo sul senso della nostra esistenza, sulla bellezza della quotidianità. Io, passeggiando per i sentieri ghiaiosi del cimitero, mi sono sentita esortata a vivere ogni giorno intensamente, provando a cogliere quella segreta unicità e quella profonda bellezza che il quotidiano nasconde. La morte non deve essere nient’altro che una porta aperta su un’altra Vita proprio come ci è stato testimoniato da un video che abbiamo visto su Chiara Luce Badano. Non avevo mai approfondito prima di allora la sua storia e mi ha coinvolta in modo particolare, forse proprio perché si è ammalata alla mia stessa età e dopo poco è morta. Mi hanno affascinata la sua dolcezza e la forza con cui è andata incontro al Signore. Il fatto che si trovasse con gli amici per preparare i canti del proprio funerale o che avesse fatto confezionare un abito apposta per quel giorno mi ha mostrato la morte come un grande e meraviglioso incontro. La sua testimonianza continua a risuonarmi dentro e mi incoraggia a vivere tenendo lo sguardo alto, fisso alle cose di Lassù. Durante quei momenti, dagli incontri di preghiera, al semplice lavare le pentole in cucina, al preparare i canti per la Messa, ho sentito il Signore prenderci per mano e accompagnarci verso un nuovo inizio. Io amo arrivare alla fine di qualcosa per poi poter cominciare da capo e ripartire, ho un po’ un debole per i vuoti da riempire. Il 2014 mi si è presentato, così, come un dono meraviglioso e immacolato, splendente di un bianco da riempire giorno dopo giorno di sorrisi, pre-


ghiere, incontri ed emozioni. Senza dubbio la messa celebrata nel pomeriggio da don Enrico ci ha aiutati molto a introdurci in un clima di veglia e di attesa. L’ho trovata un momento di autentico incontro tra noi fratelli e con il Signore, una chiamata a renderLo il vero protagonista delle mie giornate, un rinnovato invito a fare di Lui il centro di tutto. Poi, dopo una cena piena di allegria, dopo le risate e il “giocone” con i bambini e le famiglie, è arrivato il momento della veglia. Non potevo desiderare niente di più semplice e bello! C’eravamo proprio tutti: alcuni dei miei più cari amici, alcuni fratelli e sorelle del Piccolo Gruppo, la mia famiglia, ma soprattutto c’era il Signore. E Lui ha fatto la differenza! È stato Lui a rendere così unico questo Capodanno, che tornando indietro rivivrei mille volte! Tra un canto e l’altro, ci siamo fatti riempire della presenza del Signore, abbiamo ricordato i momenti più belli dell’anno trascorso e Gli abbiamo affidato i momenti di quello futuro. È stato veramente toccante lasciarmi alle spalle il 2013 davanti a Cristo e affacciarmi a questo 2014 pronunciando come primissime parole quelle del Gloria al Padre. La “tre giorni” di condivisione tra i giovani è stata la dimostrazione che il Vangelo è attualità, che la proposta di Cristo è tremendamente bella e interessante, che i giovani di oggi possono ancora rispondergli, basta trovare le modalità giuste per comunicare il linguaggio della fede. Prima di salutarci, per tornare ciascuno alla propria casa, abbiamo condiviso per l’ultima volta le nostre riflessioni e io semplicemente mi sono sentita di augurare a ciascuno di vivere intensamente ogni giornata facendo battere il cuore all’unisono con quello di Dio.

Divina quotidianità Ogni giorno vivi per chi non lo può più fare. Ogni giorno ridi per chi è morto nella desolazione. Ogni giorno stupisciti delle piccole cose. Fa’ che una canzone ti culli, che un ciliegio in fiore ti sussurri dolci parole, che qualche goccia di pioggia ti scompigli i capelli. Abbi poi il coraggio di piangere per chi ha lasciato morire le lacrime in gola non permettendo che gli imperlassero la vita. Ogni giorno rendi grazie per il sole che vedi o per la nebbia che ti abbraccia. Ogni giorno ricama sogni per tutti coloro a cui sono stati strappati come mele ancora acerbe. Poi fermati, corri e chiudi gli occhi per tutti coloro che avrebbero voluto farlo ma sono stati fermati. Ogni giorno cerca tra le increspature del cielo una nuvola che ti somigli, poi cercane un’altra per chi prima di te ha posato lo sguardo ma vi ha trovato solo brandelli di cenere grigia. Ogni giorno pianta radici di vita eterna. Ogni giorno ama quel giorno nella sua unicità.

Un momento della veglia di preghiera con giovani e famiglie

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

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IN COMUNITà

Incontro con Mons.Balconi sulla figura di Sabatino Jefuniello

Il ricordo del caro Sabatino di Franco Duca

Domenica, 30 marzo 2014, presso la parrocchia di San Paolo a Milano, siamo stati invitati a partecipare ad una comunicazione di Mons. Giovanni Balconi, postulatore della causa di beatificazione del nostro Sabatino. L’iniziativa è stata presa dal gruppo “Patrizi della Legio Mariae” della Parrocchia e vedeva la presenza della sorella di Sabatino oltre ad un gruppetto di quattro fratelli del P.G.C (Mantega, Corda, Marchi e Duca), a cui era stata richiesta una comunicazione sul ricordo di Sabatino. Mons. Balconi ha preso la parola, dopo una breve preghiera, producendo una efficace e partecipata relazio-

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ne sulla vita di Sabatino, con la citazione di episodi a noi ben noti che si inserivano in modo congruente nelle caratteristiche della santità di vita laica di Sabatino. Un punto interessante è stata la sottolineatura che la Chiesa non proclama (o impone) la santità delle persone ma questa condizione deve nascere dalle sensazioni nate nella Comunità dei fedeli (miracolo o particolari intuizioni avvertite dalle persone che ne mantengono viva la memoria).La raccolta di queste notizie è la funzione del “Postulatore”. Ha poi proseguito richiamando ripetutamente l’incontro e appartenenza di Sabatino al P.G.C. oltre alla sua significativa esperienza con Fratel E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

Ettore. Ha sostanzialmente definito Sabatino come un “Santo laico” che ha vissuto il suo essere nel mondo (in una famiglia e con un lavoro) con la caratteristica di essere prevalentemente “samaritani”, “prima per i poveri”.......”con il fiuto dei poveri”. Subito dopo è stata data la parola a Franco Mantega che ha introdotto il lavoro teatrale su Sabatino che ha la caratteristica di un “processo” in quanto molta parte della sua vita ha scandalizzato il mondo dei “benpensanti” suoi contemporanei. Sabatino ha scandalizzato, perché il “Bene” che faceva non era capito e non era accettato. Il testo contiene situazioni


anche enfatizzate per esprimere il significato più vero e profondo di alcune delle sue azioni e rendere in modo più significativo le originali caratteristiche di questa vita di Santo. Prima della introduzione, Franco ha comunicato una breve sintesi della biografia di Sabatino tratta dalla “Vita di Sabatino raccontata da Ireos”. Successivamente è stato comunicato un “ricordo” del caro Sabatino da parte di Franco Duca che ha sottolineato quanto la spiritualità di Sabatino abbia coniugato il Carisma e la Spiritualità del P.G.C. con l’Amore per i poveri di Fratel Ettore e per tutti i poveri. Sabatino è stato un laico e un “mistico dagli occhi aperti”, camminando per le strade di questo mondo. Ha lasciato una “memoria” certamente fertile di ricordi, ma soprattutto di un “Bene” che opera anche oggi per i semi da lui lasciati. La sorella di Sabatino (Filomena) ha infine comunicato alcuni episodi della vita del fratello, di cui è stata diretta testimone e di cui ha sottolineato l’intensa dimensione spirituale e umana. Ha ricordato anche gli ultimi periodi della malattia di cui ha comunicato parole e impressioni ricevute dal fratello Sabatino. Si informa che l’incontro è stato guidato da una religiosa laica (Maria Rosa) della Parrocchia San Paolo. Il lavoro di Franco Mantega sarebbe stato consegnato, per conoscenza, a un gruppo teatrale della Parrocchia. Durante l’incontro sono state messe a disposizione dei presenti (circa 25 persone) alcuni testi della biografia di Sabatino editi da “Città sul Monte”. Prima della chiusura dell’incontro sono state comunicate notizie relative alla “Causa di beatificazione” di Alfie Lambe, giovane irlandese della “Legio Mariae” che consumò la sua giovinezza come missionario in America Latina.

La comunicazione ai tempi di Francesco Riportiamo alcuni stralci della riflessione “12minuti12” di monsignor Domenico Pompili, tenuta lo scorso 4 marzo ai comunicatori del Copercom. Il sottosegretario Cei evoca “alcuni punti cardinali che Papa Francesco offre con evidenza alla Chiesa” e che costituiscono “quasi una bussola da cui lasciarsi orientare” nel lavoro di operatori della comunicazione. Tra i “pericoli” che la Chiesa corre al suo interno e che ne ostacolano il cammino di evangelizzazione, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali indica l’“ideologizzazione del messaggio evangelico”, cioè “uno sguardo distaccato, come da un balcone, quasi che il mondo sia semplicemente un nostro dirimpettaio. Lo sguardo del discepolo non può essere neutro e tantomeno neutrale, ma deve coinvolgersi personalmente”. Altro pericolo è “il funzionalismo”, vale a dire, “ridurre la Chiesa a una serie di cose da fare con scrupolosa meticolosità ma lasciandosi ispirare da un criterio quantitativo, pago solo dei risultati verificabili. Di qui il passo a una Chiesa imprenditrice è breve”. Inoltre, vi è “il clericalismo”, che è “una sorta di complicità peccatrice”, perché “tiene i laici in regime di sudditanza e non favorisce la crescita di personalità mature nella fede e riconosciute nella loro competenza. E viene meno perfino quella capacità di liberare energie positive e responsabili che in passato si esprimevano nel variegato mondo della religiosità popolare”. Occorre, osserva monsignor Pompili, “muoversi verso l’altro e non aspettarlo al varco. Il discepolo missionario non è mai statico. Non ci si riferisce qui alla velocità cui è ormai consegnata la vita di tutti ma alla capacità di accettare il decentramento. Non siamo più realisticamente la fontana del villaggio, il centro pulsante della vita comunitaria. Sono altri i riferimenti che strutturano la vita urbana o rurale. Sicuramente più il centro commerciale che la Chiesa parrocchiale”. Questo, però, “non significa arrendersi alle logiche economiche e funzionali, ma uscire dal centro e andare verso le periferie esistenziali”. Accanto “all’atteggiamento decentrato occorre pure una maggiore attitudine al confronto e alla ricerca condivisa di mete comuni. La comunione – ricorda il direttore – significa che non basta un leader che faccia da sé, ma ci vogliono tanti punti che si avvicinano per tessere la rete, che non camufferà mai le diversità pur all’interno di una sostanziale unità”. Infine, “si richiede anche un ritorno all’essenziale”. La “grande lezione” di comunicazione che Francesco ci va impartendo parte dal presupposto ignaziano che ‘Dio è in tutte le cose’ e ovunque, e quindi va cercato e valorizzato ovunque. Comunicare è condividere: nessuno deve essere ricettore passivo, carta assorbente, semplice target di un messaggio. Anche il digitale, in fondo fa parte ormai del nostro quotidiano e va integrato tra gli spazi della prossimità”, come si legge nel messaggio per la 48esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

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L’ANGOLO DEI LIBRI

una lettura per tutti i gusti. ALCUNE RECENSIONI DA NON PERDERE di Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo Da questo numero vi segnaliamo alcune novità in libreria e recensiamo alcuni libri. Perché una rubrica di libri proprio su EdV? Perché un libro può aiutarci a pregare e meditare, raccontarci esperienze di vita di uomini e donne santi, cristiani semplici che ci confermano nella fede. Troverete testi che raccolgono il pensiero del Papa e della Chiesa, utili per vivere la nostra vocazione. Libri che ci aiutano a capire il mondo in cui viviamo. Talvolta anche segnalazioni di film che fanno discutere. Quindi non fateci mancare suggerimenti, proposte e critiche.

Mons. Renzo Bonetti ha presentato questo testo come “un testo diverso, che non si impone per la potenza delle parole, ma per la potenza di Vita in esso contenuta, potenza che viene dall’Alto”. Ed è così: finalmente due sposi che usano un linguaggio proprio, non il clericalese che sa di buone intenzioni ma ben poco di vita elaborata secondo una vocazione ben precisa. Cosa c’è dentro il Mistero Grande delle Nozze? Quali sono le sofferenze che possono vivere gli sposi nella Chiesa e quali sono le speranze che da essa sgorgano? Che cosa vuol dire per gli sposi essere chiamati ad una fecondità di vita nelle realtà che vivono tutti i giorni? Domande, queste, incalzanti e che risvegliano nella coppia una ricerca del senso ultimo insito nella chiamata al sacramento del matrimonio. La sponsalità ha radici nella Chiesa sposata da Cristo nel suo atto di oblazione. E’ qui dentro che si trovano le parole stesse per articolare un pensiero relativamente al nostro andare a due a due e per realizzare quella Comunione in Cristo attraverso cui si realizza il Suo Regno qui sulla terra, fin da adesso. Due sposi come tanti che ad un certo punto della loro vita si lasciano incontrare veramente da Gesù e si

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impegnano a seguirLo con i loro figli nella vita ordinaria. Ciò che di straordinario accade è che la quotidianità, oltre ad assumere dei connotati molto più affascinanti e più ricchi di significato, si apre alla dimensione comunitaria dove gli sposi hanno modo di avviare uno stimolante “passaparola” spirituale che suscita domande nelle coppie con cui vengono in contatto. Luisa Pomi, laureata in ingegneria e casalinga e Federico Plebani, perito industriale, sono sposati da 14 anni, hanno 6 figli. Hanno frequentato il Corso di Pastorale Familiare della CEI e attualmente seguono le attività formative proposte dall’Associazione servi Familiae, di cui fanno parte. La voce degli sposi, una coppia dialoga con la sua Chiesa / L.uisa Pomi, Federico Plebani / 2013 / Edizioni Effatà / € 8,00

In questo libro autobiografico, Chiara, 48 anni, fondatrice di “Nuovi Orizzonti”, parla del suo incontro con Gesù, della decisione di entrare nella Comunità dei Focolari e della scelta – dopo una miracolosa guarigione – di dedicarsi ai ragazzi di strada, nei luoghi più degradati. Solo l’amore resta / Chiara Amirante / 2012 / Edizione Piemme / € 15,00 E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

Meditazioni sui racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù. Con alcune domande per interagire e pregare sul testo. La proposta: davanti al Vangelo, a partire dalle proprie situazioni di vita, accogliendo la sfida che il messaggio di Gesù proprio lì ci raggiunge. Lasciarsi leggere dentro / Gaetano Piccolo gesuita / 2013 Proget Edizioni / € 17,00

Il libro è ricavato da una conferenza che l’autore, saggista, filosofo e drammaturgo francese convertito al cattolicesimo, ha tenuto all’Assemblea del Pontificio Consiglio per i laici nel 2011. Tema centrale è la nuova evangelizzazione. Molti pensano che il punto cruciale consista nel migliorare i metodi di comunicazione, nel padroneggiare meglio le tecnologie più recenti. E, dimenticando “ il cosa comunicare”, “si comunica sulla comunicazione”. Con un linguaggio ironico e brillante Hadjadj va al sodo della questione per noi credenti: Dio rimane un mistero da accogliere e dunque “non si tratta di fare l’evangelizzazione ma di essere veramente cristiano. L’evangelizzazione diventa un sovrappiù a partire da uno stile di vita e non da una tecnica di vendita”. Un libro che ci invita a parlare di Dio scendendo dall’ astrattismo per metterci in rapporto con la concretezza dell’esistenza. Come parlare di Dio oggi? / Fabrice Hadjadj / 2013 / Edizioni Messaggero Padova / € 13,00


Fin dai primi giorni del suo pontificato, le omelie di papa Francesco durante le Messe feriali nella residenza di Santa Marta sono diventate una preziosa fonte a cui attingere. Questo libro ne ha raccolte 87, all’incirca quattro mesi di omelie, dal 22 marzo 2013 al 26 luglio 2013: brevi conversazioni familiari in cui il Vangelo è riportato ai fatti concreti e abituali della nostra vita. Le ultime tre omelie sono dalla residenza di Sumaré a Rio De Janeiro, durante la 28a Giornata Mondiale della Gioventù. Il teologo Inos Biffi, nell’introduzione al libro, anticipa alcune immagini simpatiche usate dal Papa per farsi capire. I cristiani devono guardare in faccia la realtà “pronti come il portiere di una squadra di calcio, a parare il pallone da qualunque parte arrivi” (12 aprile); non è bene “fare una macedonia”, mettendo insieme “un po’ di Spirito Santo e un po’ dello spirito del mondo” (10 giugno); i cristiani con la “faccia da immaginetta” (14 giugno), con cui si

nasconde il proprio essere peccatori; e sul fatto di non attaccarci ai beni, osserva “Io non ho mai visto un camion di traslochi dietro un corteo funebre” (21 giugno). Ricorrono alcuni temi che ci fanno capire il pensiero di questo Papa: il perdono divino, una vera e propria carezza del Signore; la tenerezza e vicinanza con le quali il Signore ci ama e la difficoltà per noi a lasciarci amare e a sentirlo vicino e tenero; Gesù salvatore, Gesù -porta per entrare nel Regno di Dio; la mondanità e il carrierismo, la lingua che uccide il fratello; Gesù che salendo al cielo ci lascia le sue piaghe, per uscire da noi stessi con la preghiera, verso le piaghe di Gesù e verso le piaghe dei nostri fratelli; la Chiesa che è nel cuore del Padre, Gesù che solo può vincere il Maligno che se ne vuole impadronire; la Chiesa che è madre e deve guardarsi dall’ideologia che falsifica il Vangelo, La Madonna che è mamma e cura la chiesa, che ci porta Gesù e a lui ci conduce. Le parole di Papa Francesco. Omelie del mattino / Prima ristampa 2013 / Libreria Editrice Vaticana (LEV) / € 14,00

L’autore, André Louf (1929-2010), è stato abate nell’abbazia trappista di Montdes-Cats, nelle Fiandre francesi. Eletto a questo incarico durante il Concilio Vaticano II, ha contribuito coi suoi scritti alla riscoperta della vita cristiana in Occidente e al rinnovamento della vita monastica. Ha vissuto gli ultimi tredici anni in un eremo. Per sua esplicita volontà questo testo sulla preghiera vuole essere una testimonianza di chi si è posto in ascolto degli uomini di preghiera, del passato e di oggi. A cominciare dai suoi genitori, dai quali l’ha imparata. “Nessuno la può comprendere se non gli è donato”, precisa. “Non la si conquista, non la si compera come un oggetto, non la si comunica come si fa della scienza: provate a spiegare il gusto del mango a chi non l’ha mai assaggiato!”. Louf, a partire da un luogo, il nostro cuore, ci condurrà, passando per la preghiera di Gesù, fino in vista della preghiera cosmica. Lo Spirito prega in noi / André Louf / 1995 / Edizioni Qiqajon / € 10,50

Del reg i st a Silvio S ol d i n i realizzato con Giorgio Garini, Per altri occhi è il vincitore del Nastro d’Argento 2014 come miglior film documentario. Che viene proiettato solo in alcune sale cinematografiche italiane. Non perdetevelo. Seguite la programmazione mese per mese su www.lumierefilm. it Protagonisti della storia dieci non vedenti che con coraggio e determinazione affrontano la vita e si raccontano con vivacità e senso dell’umori-

smo. Cominciando da Enrico che fa il fisioterapista e ha l’hobby della barca a vela, Loredana che affianca l’attività di centralinista alla passione per il tiro con l’arco. E Felice che scolpisce e gioca a baseball. Per continuare con Luca, musicista e fotografo, e Gemma che studia violoncello e fa gare di sci. Il regista Silvio Soldini che ha conosciuto Enrico quando ha avuto bisogno di un fisioterapista è rimasto conquistato dallo loro voglia di vivere e di guardare il mondo. Per altri occhi / Film documentario / Regia di Silvio Soldini e Giorgio Garini / Italia / 2013 / Durata 90’ E TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

Vicenda commovente e piena di speranza quella di Francesca. Colpita da una malattia incurabile, questa donna, moglie e madre di tre figli, è stata capace di trovare nella fede la risorsa per vivere anche la prova estrema nella serenità e nell’amore. Io non ho paura. La storia di Francesca Pedrazzini / Davide Perillo / 2013 / Edizioni San Paolo / € 10,00

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in RETE

chiesa e internet. storie, novità e applicazioni dal mondo della rete

Cartoni e... catechesi

Fare catechesi con i cartoni animati che passano sul grande schermo. È l’opportunità colta da Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) in occasione dell’uscita del film “Cuccioli: il paese del vento”, che verrà proiettato a partire dal 27 marzo prossimo. L’iniziativa, avviata dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova e da Acec nazionale, ha chiesto la collaborazione di Gruppo Alcuni, produttore dei cartoni animati “Cuccioli”, per mettere a disposizione di tutte le Sale della comunità un gioco da tavolo che potesse stimolare la lettura di passi della Bibbia che parlano del “soffio” di Dio, della sua presenza nel vento e del suo Spirito. “L’occasione di poter corredare l’uscita di un film nelle Sale della Comunità - spiega monsignor Roberto Busti, presidente Acec - con materiali didattici che stimolino i bambini e le loro famiglie a leggere la Bibbia e il suo rapporto con la natura, ci è sembrata un’opportunità da non perdere, soprattutto perché in linea con le finalità dell’Acec”. Nel sito www.acec.it sarà infatti possibile scaricare anche un’apposita scheda pastorale redatta da Arianna Prevedello, collaboratrice editoriale dell’Associazione. La proposta pastorale ha avuto la sua genesi all’interno dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova.

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App della fede: San Francesco San Francesco a portata di touch? Da oggi è possibile grazie a un’app sviluppata in collaborazione con i Frati Minori dell’Umbria. Scaricandola da App Store o Google Play l’utente può ricevere ogni giorno sul proprio smartphome un pensiero, una riflessione, una preghiera o un breve racconto relativo a San Francesco. Una piattaforma intuitiva, completa e in sintonia con i colori e lo stile francescano. 365 giorni con San Francesco, attraverso pensieri, scritti e preghiere tratte dai sui scritti o dalle primitive testimonianze della sua vita, cioè da quell’insieme di opere che vengono chiamate Fonti Francescane. Un pensiero diverso apparirà quotidianamente e accrescerà il breviario a

disposizione. Si tratta dunque di un servizio ben curato, proposto a tutti coloro che amano la figura del Santo di Assisi. Sono presenti anche le sezioni “Breviario Francescano” dove è possibile pregare con i brani proposti e quella “Io, Francesco”: qui è possibile leggere la storia di un uomo che, dopo aver rifiutato le ricchezze paterne, decide di vivere in povertà, in un totale amore per Dio.

Come evangelizzare, educare e fare pastorale sui Social Network?

lente di Social media marketing per Mediabeta srl e Matteo Maria Giordano, animatore della comunicazione e della cultura, curatore del sito www. estremiconfini.org.

Come mai l’account Twitter del Papa ha così tanto successo? Come evangelizzare, educare e fare pastorale sui Social Network? Quali sono i linguaggi più efficaci su Facebook? Hanno risposto a queste e a molte altre domande gli esperti Maria Filomia, esperta di media e famiglia, Francesca Triani, consulente per i Social Media in Seed -- Edizioni informatiche, Francesco Micali, consuE TU, HAI UNO SPIRITO CREATIVO?

L’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa) intende offrirsi quale punto di riferimento per i siti informatici di ispirazione cattolica e la cui attività comprenderà: la promozione di attività formative, educative e culturali; la diffusione di iniziative e proposte dell’uso della rete per attività pastorali; la realizzazione, lo sviluppo e l’offerta di soluzioni software e di tecnologie infrastrutturali (connettività, supporti hardware e telematici) per facilitare l’accesso del mondo cattolico alla rete.


News

ESPERIENZE DI VITA, LA RIVISTA è ON LINE Gli appartenenti al Piccolo Gruppo di Cristo hanno la possibilità di accedere al sito internet www.piccologruppo.it e poter leggere la rivista “Esperien-

Settimana comunitaria 2014: un tempo di condivisione, un tempo per stare con Gesù LA SETTIMANA Come sapete per quest’estate la Comunità propone una settimana di vita comunitaria a Villabassa, dal 2 al 9 agosto presso la Casa dei Padri Scalabrini che ben ci ha accolto in questi ultimi due anni. Paesaggi incantevoli e aria fresca saranno la cornice ai momenti di preghiera e di meditazione per aspiranti, famiglie e celibi. Avremo anche momenti di svago, camminate e tempo per riposarci. La settimana comunitaria è un tempo prezioso per coltivare i rapporti con i fratelli e le sorelle della Comunità a partire dal rapporto personale con il Signore che ci attende e ci accoglie nella bellezza della natura. Invitiamo tutti a valutare con attenzione questa proposta, per un tempo di riposo e fraternità. LE ISCRIZIONI Come sempre cercheremo di favorire la sistemazione dei partecipanti secondo le concrete possibilità della casa: per far questo è opportuno iscriversi per tempo (c’è tempo fino a metà giugno) attraverso il modulo spedito via email. Per qualsiasi richiesta di informazione contattare Paolo Cattaneo (340 6310505 - segreteria@piccologruppo.it). Per organizzare al meglio la capienza della casa (150 posti) e favorire il più possibile la presenza a tutta la settimana, nella fase di iscrizione verrà data la precedenza a chi si iscrive per tutto il periodo e paga la quota di iscrizione (€ 50 sia per singolo che per famiglia). NOTE INFORMATIVE • Nel giorno di arrivo (sabato 2 agosto) NON è previsto il pranzo (comuncare a Paolo Cattaneo eventuali esigenze particolari) • Il ritrovo ufficiale è per sabato pomeirggio 2 agosto: le camere verranno assegnate a partire dalle ore 15 • Prevediamo di chiudere ufficialmente la settimana di Comunità con il pranzo di sabato 9 agosto • La casa NON provvede a lenzuola e asciugamani TABELLA COSTI GIORNALIERI (pensione completa senza biancheria per le camere) 0-3 anni _ € 0 4-5 anni _ € 8 6-11 anni _ € 17 12-17 anni _ € 28 dai 18 anni _ € 45

ze di Vita” direttamente in rete, cioé senza avere materialmente tra le mani la stessa rivista in formato cartaceo. Anche un qualunque visitatore del sito internet può farlo. Naturalmente occorre che qualcuno lo guidi a conoscere il sito e lo invogli a leggere le pagine della rivista. La rivista in formato cartaceo che ognuno di noi riceve può diventare un dono a qualche familiare, amico o conoscente che possa avere un interesse per il discorso religioso e di vita evangelica, e che magari si intende avvicinare al “Gruppo”.

FLASH SPIRITUALI È attivo il servizio mail di “pensieri spirtiuali”, brevi testi che riportano pensieri e scritti dal mondo della Chiesa o della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo. Un modo semplice e diretto per meditare. Il servizio è attivo il lunedì, mercoledì e venerdì. Per iscriversi o per qualsiasi necessità scrivete a edv@piccologruppo.it

NEWSLETTER Per tutti c’è la possibilità di iscriversi al sito internet www.piccologruppo.it e ricevere aggiornamenti sulle proposte e il cammino della Comunità.


Il messaggio che ci lascia ĂŠ quello di ascoltare GesĂš che ci parla ogni giorno quando meditiamo il suo Vangelo, di pregare per Lui, di avere una fiducia illimitata in Dio e di metterci il grembiule

per servire con amore

16 Marzo 2014 Incontro privato con Papa Francesco di una piccola delegazione del pgc

www.piccologruppo.it


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