EDV Periodico della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo | n°. 164 - anno XXXVI | Lulgio 2015
esperienze di vita
AMARE
LA LOGICA DEL VANGELO Essere nel mondo, non del mondo.
Il linguaggio della croce: la logica che salva
Restare sempre con il Signore. La vocazione nel Piccolo gruppo
Nel mondo da consacrati con lo sguardo di Gesù
Pensiero SpirItuale
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La predica è efficace quando parlano le opere Dai «Discorsi» di sant’Antonio di Padova, sacerdote (I, 226) Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. «Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica». Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina. […]
“Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza.”
SINODO SULLA FAMIGLIA ottobre 2015
Nuova rubrica su Gozo 2017 In previsione del pellegrinaggio comunitario a Gozo nel 2017, come già annunciato dal nostro responsabile generale, Esperienze di Vita vi terrà informati con parole e riflessioni in preparazione a questo importante appuntamento. Nei prossimi numeri di EdV non mancheranno informazioni per il viaggio e tutto quello che occorrerà.
inrete Sacred Space: la preghiera in Irlanda viaggia al ritmo del mouse Doveva essere un’iniziativa web dei gesuiti irlandesi per la quaresima del 1999, strumento di preghiera quotidiano per chi è sempre al computer. Ma il successo avuto è stato così grande, che sacredspace.ie ha continuato in tutti questi anni “a dare a così tanta gente un’esperienza d’intimità e di comunione” nelle parole del gesuita Alan McGuckian, uno degli iniziatori del sito, “permettendo alle persone che si erano sentite alienate, di riconnettersi con Dio e con una comunità orante in modo anonimo, come primo passo nel loro viaggio di ritorno a casa”. Oggi il sito è disponibile in 22 lingue, compreso l’arabo, il cinese, il coreano, il russo e ha circa 13 mila accessi al giorno. “È una forma molto contemporanea di apostolato che usa internet come un ponte tra i cristiani e il mondo secolarizzato”, spiega Patrick Muldoon a Sarah Numico di Sir Europa. “Un eccellente veicolo per la nuova evangelizzazione, una risposta della Chiesa alla sfida di comunicare la fede cristiana in società e culture in continuo cambiamento”. Fonte: santalessandro.org
redazione EDV
info PGC
Giancarlo Bassanini Luigi Crimella Rosalba Beatrice Paolo Cattaneo Giorgia Evangelisti Vilma Cazzulani Donatella Zurlo Andrea Giustiniani
Il Piccolo Gruppo di Cristo Via San Pietro, 20 20832 Desio, MB
PROGETTO GRAFICO Paolo Cattaneo
www.piccologruppo.it SEGRETERIA segreteria@piccologruppo.it segreteria.pgc (+39) 0362 621651
SABATO 3 OTTOBRE 2015
Sommario EdV • Luglio 2015
In questo numero approfondiremo come la logica del Vangelo ci permette di stare in questo mondo con lo sguardo di Gesù. Capiremo quali difficoltà e quali opportunità possiamo incontrare ogni giorno in famiglia, al lavoro, nel sociale e come non perdere mai di vista la testimonianza di Gesù.
EDITORIALE
GOZO 2017
Essere testimoni di un Dio vivente
Il linguaggio della croce: la logica che salva
Mons. Mario Gregh
Giancarlo Bassanini
pag.16
pag.6 ATTUALITà
La vocazione nel Piccolo Gruppo
IN COMUNITà
Aprendo cammini: strutture di governo e comunione
Ireos della Savia
Alberto e Letizia Cattaneo
pag.7
Vangelo, speranza, profezia. La vita conscacrata nella Chiesa di oggi
pag.18 L’ANGOLO DEI LIBRI
Una lettura per tutti i gusti
Nadia Quattrucci
pag.8
Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo
Nel mondo del lavoro con lo sguardo di Gesù
pag.20
Benito di Foggia
pag.10
LA BUSSOLA
S.Candido, la Coleggiata
La logica del dono genera condivisione
Andrea Giustiniani
Cinzia Braccia
pag.21
pag.12
IL VOLTO DEI SANTI
“Dio mio... io ti amo” Rosalba Beatrice
pag.14
News
Appuntamenti e ricorrenze pag.23
EDITORIALE
la consacrazione: essere con Gesù e come Gesù nelle cose del Padre
Il linguaggio della Croce : la logica che salva di Giancarlo Bassanini [responsabile generale] “Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvati gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se Tu sei il Re dei Giudei, salva Te stesso” (Luca 23, 33-37). Care sorelle e cari fratelli, siamo quasi al termine dell’anno, dedicato dal Santo Padre Francesco, alla vita consacrata e mi pare quanto mai opportuno richiamare a tutti noi che il modello di ogni consacrato è Gesù, perché abbiamo a cogliere il segreto della sua Consacrazione. E il segreto vocazionale della Consacrazione di Gesù: è il Padre! “Ecco tuo Padre e io, angosciati ti cercavamo. Ed Egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Luca 2, 48).
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Questa è la Consacrazione di Gesù, questa è la nostra Consacrazione: essere con Gesù e come Gesù nelle cose del Padre, per vivere la nostra Consacrazione come una risorsa per la nostra felicità e per il bene stesso del mondo, ricordando che dentro alle nostre fatiche, noi siamo amati da Dio e soprattutto che non siamo noi che facciamo qualcosa per il Signore, ma è Gesù che ci salva, nella libera obbedienza alla volontà del Padre. Perciò dobbiamo vivere la nostra consacrazione con scioltezza, senza rigidità e senza autoreferenzialità. Bizzarro il linguaggio della Croce! Gesù avrebbe potuto cedere alle provocazioni dei suoi astanti e compiere un colpo di teatro: era Dio e poteva farlo, poteva scendere dalla Croce e dare una bella lezione a tutti. Io avrei fatto così. Avrei scelto il palcoscenico.Ma Gesù è preoccupato solo di fare la volontà del Padre, di quel Padre che, per un istante lungo come una eternità, lo porterà alle tre del pomeriggio a gridare a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15, 34). AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
Il linguaggio della croce è questo: mentre noi lo uccidevamo, Egli pregava per noi il Padre e gli chiedeva di perdonarci, perché riteneva che noi non sapessimo quello che stavamo facendo. Il linguaggio della croce è il linguaggio dell’amore, é il linguaggio di Colui che dice, non solo non ti faccio del male, ma offro la mia vita per la tua salvezza. Il fallimento di Gesù su questa terra, messo nelle mani del Padre è divenuto motivo di salvezza per il mondo intero. Gesù, anche sul ruvido legno della croce, sceglie la piccolezza, il nascondimento, il dono di se. Non dobbiamo preoccuparci di fare tante cose per Dio, ma piuttosto di gioire, perché siamo amati da Lui. Dobbiamo solo fare in modo di compiere, nella nostra vita, gesti di puro amore per Gesù, senza essere veduti e applauditi. Dobbiamo essere epifania di Dio in questo mondo che va amato e servito pur nella sua crisi di fede che, è la crisi più grande rispetto a quella economica e finanziaria che da un po’ di anni ci attanaglia. La croce non è Dio che ce la mette sulle spalle, anzi Lui se l’è messa sulle spalle al posto nostro. La croce è nella vita, è nelle cose e prima o poi la incontriamo. Noi cristiani non la ricerchiamo, ci imbattiamo in essa, perché siamo caduchi.Quando la incontriamo, sostenuti da Gesù, possiamo anche noi, per grazia e non per merito, trasformare il suo linguaggio, nel linguaggio dell’amore che vi è sotteso, in una logica che salva. E’ la piccolezza che ci rende capaci di affidamento all’amore di Dio. Questo è il piccolo gruppo, questa è la nostra spiritualità, così come voluta da Gesù per noi.
ATTUALITà
cercare di restare sempre con il Signore in ogni realtà in cui viviamo
La vocazione nel Piccolo gruppo di Ireos della Savia [fondatore]
Sono contento che il Signore tramite la Chiesa mi abbia battezzato e anche consacrato emettendo i voti di povertà, castità è e obbedienza. Sono felice che mi abbia messo a fianco fratelli e sorelle con la stessa consacrazione, fondando così il Piccolo Gruppo di Cristo. La vocazione è sempre quella, ma il modo di viverla è diverso a causa del mutare degli anni e delle circostanze della vita. Bisogna restare sempre con il Signore in ogni realtà in cui viviamo: sia il celibato, il matrimonio, la paternità o maternità, in salute o nella malattia, nella gioventù e nell’età avanzata. Le varie situazioni mettono alla prova la nostra fedeltà, che alle volte ci trova felici e in altre in difficoltà dolorose e pesanti. Ogni difficoltà accolta ci permette di avvalorare la nostra adesione a Gesù crocifisso, morto, risorto e vivente nella gloria eterna. Queste situazioni ci aiutano a realizzare la vita di santità che glorifica Dio. Dobbiamo stare attenti che con il passare del tempo
non si diventi tiepidi e si trascuri l’adorazione, che non si sofferma alla preghiera, ma che avvolga ogni virtù cristiana e umana. Cerchiamo di migliorarci in ogni virtù, anche se ci costa sacrifici. Il voto di povertà non si completa cercando di avere ogni cosa, di fare ferie prolungate in luoghi prestigiosi, di abitare in locali più numerosi del necessario. Ogni situazione va confrontata con il proprio responsabile, sapendo che le scelte possono essere diverse a causa delle situazioni familiari e di eredità. Anche la castità la si vive nelle situazioni che cambiano. Ciò che importa è di ricordarsi che il cuore, la mente e il corpo ci sono dati da Dio e a lui appartengono. A noi il compito di combattere la concupiscenza e voler sempre consegnarci a Dio con animo sereno e puro. Il voto di obbedienza ci chiede di guardare e parlare con Dio: ascoltarlo e sottomettersi alla sua volontà con il desiderio di lodarlo e adorarlo. Cerchiamo di non prendeAMARE LA LOGICA DEL VANGELO
re iniziative senza avere il consenso del proprio responsabile. E sbagliato avvisare il responsabile delle decisioni già prese. E nostro dovere riferire a lui i nostri desideri, specialmente dopo aver interpellato nostro Signore e la beata Vergine Maria. Le pratiche di preghiera stabilite dalla nostra Costituzione rispondono a chi ha una vita normale, ma cambiano se sono ammalato, in pensione o con impegni straordinari con parenti o persone in grossa difficoltà. La preghiera può essere costante recitando varie giaculatorie che ci vengono in mente Aiutiamoci vicendevolmente a vivere le virtù evangeliche, cercando di lasciarci fare santi dal Signore. Può darsi che ci vengano in mente dei momenti di distrazione, ma appena ce ne accorgiamo cerchiamo di ripristinare l’unione totale con Dio, realizzando già su questa terra la gloria che avremo completa nella vita eterna.
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ATTUALITà
l’identikit e il programma di tutti i consacrati di ieri, di oggi e di sempre
Vangelo, speranza, profezia. La vita consacrata nella Chiesa oggi di Nadia Quattrucci
Dal Vangelo secondo Luca 4,14-30 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito … 16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto. 18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19a proclamare l’anno di grazia del Signore. 20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 14
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Qui in questa parola c’è la spiegazione di chi è Gesù, il Consacrato per eccellenza, di cosa è venuto a fare nel mondo e come vuole farlo … e questo è anche l’identikit e il programma di tutti i consacrati di ieri, di oggi e di sempre. Gesù inizia ed inaugura la sua predicazione, il suo annuncio e la sua missione, nella sua terra dove è cresciuto e dove ha ricevuto il battesimo, presenza e appartenenza allo Spirito. Egli legge e annuncia la Parola agli altri, con speranza e profezia; colmo di sentimenti di gratitudine per ciò che ha ricevuto, vivendo con passione l’oggi che lo porterà a donarsi sulla Croce per Amore, in vista del completamento nell’eternità e alla realizzazione definitiva del Paradiso. AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
Qualche giorno fa agli esercizi spirituali tenuti da don Nava egli ci ha indicato quali sono gli atteggiamenti del consacrato di oggi e cosa è la consacrazione. Egli ci ha detto: “Noi consacrati uomini e donne dobbiamo avere un profondo senso di gratitudine per ciò che è la nostra storia sacra, dobbiamo essere appassionati al nostro oggi e sempre pronti a sentire i “gemiti” di chi incontriamo ogni giorno nella nostra quotidianità, per prendercene cura e farcene carico, “colmi di atteggiamenti generativi e non amministrativi, solo se siamo nelle cose del Padre”, per ricordare a tutti che stiamo andando verso la Vita Eterna, il già qui e non ancora. Essere nel mondo e stare nel mondo
con la “cintura ai fianchi” e la “lucerna accesa”, perché la vita consacrata matura è un impegno costante, è essere “svegli” con l’atteggiamento di chi lavora, di chi non è fiacco o rilassato, non distratto ma pronto a partire per costruire il Regno (cintura) con perseveranza, ad attrarre per irradiazione con opere belle fatte per farle vedere (lampade). L’essere consacrati è un cammino di continua purificazione, vigilanza, discernimento, attesa, rinuncia, sobrietà, di gioia, di profezia e tutto questo lo troviamo alla fonte che è l’Eucarestia che porta la storia al compimento.
molo e l’incoraggiamento ad essere consacrati pieni entusiasti, semplici, colmi di gioia che riempie la vita, tanto che la gioia in noi deve esuberare come il vino (simbolo di gioia) alle nozze di Cana; non deve mancare in noi la profezia, essere profeti che svegliano il mondo, saper scrutare i segni dei tempi che cambiano, come Maria che alle nozze di Cana guarda, osserva, scruta ciò che in quel momento c’è necessità per gli altri; dobbiamo avere uno sguardo attento come quello della sibilla sul libro Scrutate, uno sguardo rapito da un evento che sta per accadere e la bocca semiaperta pronta ad annunciare… “Tendevo l’orecchio ad ascoltare e scrutavo nel
buio”(Carlo Levi). Tutto questo è dono dello Spirito Santo che anche Gesù ha ricevuto per essere poi mandato dal Padre, è lo Spirito il protagonista e che anche oggi ci consacra, ci manda, ci fa proclamare, a liberare, i poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi (come dice il brano di Luca). Forse avremo difficoltà nel mettere in pratica tutto questo, spesso non saremo ascoltati proprio dai più vicini, da quelli di “casa” (come dice Gesù nel proseguimento del brano di Luca), ma non dobbiamo temere le prove e gli scoraggiamenti, dobbiamo andare oltre le contrarietà, perché Dio è con noi e si fida di noi!
Questa è la novità della missione della vita consacrata: la consacrazione dice agli uomini come Dio si mette davanti all’uomo e come mostra la sua misericordia. Il consacrato è colui che rivela al mondo i tratti del volto di Dio agli altri, è la continuazione dello sguardo salvifico di Dio nella storia e questo lo deve fare con Profezia. Il dono della consacrazione ha alcuni tratti: la Totalità nel dare se stessi, l’Esubero perché il dono si fa perdono, che vuol dire ricordarsi dell’offesa per non farla agli altri e Universalità perché il consacrato decide di amare l’altro prima di conoscerlo.” La vocazione dei consacrati è essere nelle cose del Padre e Lui vuole che instauriamo rapporti di abbondanza, di esubero, di uguaglianza, di misericordia, di amore e questi sono i gesti per attuare la mistica dell’incontro: amare, fare del bene, dire bene, pregare …chi? i nemici, quelli che vi odiano, vi maledicono e calunniano; a chi ti colpisce porgi…, a chi ti chiede dona…, a chi ti prende non richiedere…, quello che vorremmo fosse fatto a noi, noi dobbiamo farlo agli altri. Dalle due lettere “Rallegratevi” e “Scrutate” abbiamo ricevuto lo stiAMARE LA LOGICA DEL VANGELO
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ATTUALITà
vivere Amando e sopportando le difficoltà che incontriamo ogni giorno E’ purtroppo provato che vivere oggi la fede nel mondo del lavoro è molto difficile! La crisi ci ha riportato indietro di 70/80 anni, quando il lavoratore non aveva diritti, doveva sottostare ai ricatti dei padroni e doveva accettare di lavorare tanto e accontentarsi di poco! Può sembrare una esagerazione, ma non lo è. Questo lo dico per esperienza diretta nel mio mondo lavorativo: il credito! Non esistono più i benefit di una volta, prima c’era la possibilità per chi ne aveva bisogno, di fermarsi oltre l’orario di lavoro per fare gli straordinari, ora, invece, ho saputo che alcuni direttori obbligano colleghi a fermarsi oltre l’orario e minacciano ritorsioni se provano a chiedere lo straordinario. Non esiste più il rapporto umano, ora veramente siamo tutti numeri, tutte matricole pronte ad essere sacrificate in nome di un unico dio: il denaro, per vendere, vendere e vendere e creare, profitto, profitto e profitto. Tutto questo porta, per fortuna non tutti, alcuni colleghi a vendere prodotti a rischio, facendoli passare per ottimi e a non dire tutta la verità sui reali rischi di quei prodotti, ma la cosa peggiore, é abbindolare persone anziane che si fidano di loro, per esempio, proporre un prestito trentennale ad un settantenne, e tutto questo per vendere a ogni costo e avere una prospettiva di carriera. Detto questo, ora, però, parlerò della mia esperienza lavorativa che si concluderà il 31/8/2015, a giugno sono stati quarantuno anni di versamenti. Anche prima di ritornare sulla via del Signore, ho sempre lavorato onestamente, magari con poco senso cristiano, ma, in ogni posto di lavoro, ho
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Nel mondo del lavoro con lo sguardo di Gesù di Benito di Foggia
sempre lasciato un buon ricordo. Da quando, poi, Gesù é diventato il mio punto di riferimento, tutto è cambiato nella mia vita e anche nel lavoro. Pertanto anche quando ho combattuto le mie battaglie lavorative, ho sempre cercato di affrontarle mettendo Gesù al centro e mi è capitato in alcuni momenti di rabbia ed incomprensione, di uscire dalla banca per andare nella chiesa più vicina e chiedere al Signore di illuminarmi e aiutarmi a capire dove stavo sbagliando. Ho vissuto gran parte della mia vita lavorativa, in banca trentuno anni, nei primi anni facendo il AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
commesso in presidenza. Questo mi ha permesso di conoscere tanta gente importante: premi Nobel, politici, attori, sportivi ecc. Ho vissuto quel periodo sentendomi anche io importante, tanto che ogni volta che avevo bisogno di qualcosa, usavo la mia posizione come passpartù per ottenerla più velocemente possibile e, poi, ogni anno ricevevo o il premio in denaro o la promozione di grado. Già allora, pero’, lo Spirito di Cristo scalpitava in me, perché, comunque, non ero contento di prendere lo stipendio dalla banca, senza produrre nulla di concreto.
Solo dopo alcuni anni ho capito che il progetto di Dio per me nel lavoro non era quello. Ecco, perché prendo spunti per la mia relazione, solo dagli ultimi quindici - venti anni dei 41 lavorati. Andare a lavorare in agenzia è stata una scelta di vita ispirata sicuramente dal Signore, perché sono passato dall’avere tutto, materialmente parlando, al non avere nulla, se non quello che mi spettava per contratto. E’ proprio questo che mi ha aiutato a crescere, e da cristiano prima e consacrato dopo, mi ha fatto dare alle persone con cui venivo a più stretto contatto, il meglio di me stesso. Lavorare per 7 anni in un’agenzia, conoscere tante persone, costruire tanti rapporti interpersonali con clienti e colleghi, parlare di Gesù con tante persone, ricordarmi a memoria tanti numeri di conti corrente, pensare di aver raggiunto una stabilità lavorativa mi stava facendo perdere il senso della mia missione, detta alla romana, mi stavo adeguando io a loro. Così è arrivato puntuale il primo trasferimento, che non ho vissuto molto bene umanamente, per l’attaccamento alle persone, ma la consapevolezza che era Il Signore a volerlo, mi ha aiutato a cominciare la nuova avventura, con la stessa forza ed entusiasmo che avevo profuso precedentemente. La prima avvisaglia del mio cambiamento di vita, la ebbi una sera a cena con un cliente ed il mio direttore dell’epoca. Tutti e due non praticanti e i discorsi che si facevano erano sempre gli stessi: calcio, donne e lavoro. E proprio mentre discutevamo, mi fecero questa battuta: “a te questo non interessa, perché sei mezzo prete! “ Credetemi, quella frase mi diede una bellissima sensazione e comunque non mi sono affatto offeso, anzi ho sempre continuato ad avere ottimi rapporti sia con l’uno che con l’altro. Quello fu appunto il primo passo del cammino in cui il Signore mi stava fa-
cendo capire come io mi dovevo rapportare col mondo del lavoro. Sto comunque parlando del 1996/97, gli albori della mia conversione, quando la fede c’era, ma non era matura come lo è ora e veniva spesso messa alla prova, come quando un giorno, parlando con una giovane ed avvenente ragazza spagnola che veniva sempre da me a fare le operazioni, sempre molto affabile e confidenziale , io le dissi di quanto era bello, e quanto ero felice nel mio matrimonio. Ebbene, non so come mai, ma lei dopo quel giorno, chissà perché, ma non venne più da me a fare le operazioni. Ma Le esperienze più belle e arricchenti sono state quelle, di clienti non praticanti che venendo in banca di lunedì, con gli occhi raggianti, mi dicevano che grazie ai nostri colloqui, la domenica precedente erano andati a messa, oppure si erano confessati dopo svariati anni. Non mi sono mai vergognato del Vangelo! Ho sempre detto a tutti come la pensavo su determinati argomenti seguendo il pensiero della Chiesa. Sicuramente non avrò convertito nessuno, però, credo e spero che un piccolo seme lo abbia seminato in tanti cuori. Ma come posso identificare tutto ciò, allo sguardo di Gesù nel mio mondo del lavoro? Non vi nascondo che a volte mi è pesato veramente tanto, specialmente con i capi, mettere in pratica i principi e gli insegnamenti cristiani. Io so di non avere un carattere facile, ne sono consapevole, però sono sempre stato un lavoratore onesto, affidabile ed esperto e quando do una parola la mantengo. In questi ultimi anni, però, confrontarmi con dirigenti e direttori giovani, senza esperienza, senza scrupoli e pieni di boria, mi ha creato non pochi grattacapi: tipo AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
minacce di trasferimenti, alle quali io ho sempre risposto accettando senza impuntarmi lo spostamento, consapevole che non essendo il proprietario della banca, se invece di lavorare in quella agenzia mi mandavano in un altra, a me non cambiava nulla, perché io ero li per lavorare e ripagare la banca di avermi dato la possibilità di una vita decorosa e serena. Ovviamente discorsi del genere fatti a persone che venderebbero l’anima per la carriera, capite bene non venivano accettati serenamente. Lo sguardo di Gesù é dunque quello di saper ascoltare anche chi non la pensa come me, non giudicarli, ma al tempo stesso, provare ad aiutarli, facendogli capire che si ottiene molto di più se si usa l’umiltà e l’umanità e non la minaccia. Ora che sto informando i clienti dell’agenzia dove lavoro, che ad agosto andrò in pensione, gli stessi mi stanno dando tante e tali testimonianze di affetto che certo non mi faranno cambiare idea, però un po’ mi dispiace lasciarli, soprattutto quelli più “problematici”, i rompiscatole, perché da me, a prescindere, ricevevano sempre un sorriso ed una parola amica. Ecco, forse é questo lo sguardo di Gesù, amare e sopportare anche quelli che vorresti mandare a quel paese, perché prima di me lo hanno fatto tanti altri e, soprattutto, perché me lo ha testimoniato il Cristo stesso salendo su quella croce per amore. Ovviamente dentro di me la voglia di reagire é sempre stata forte, ma dimostrarsi buono, accettare, non sempre, ingiustizie, lavorare oltre la propria competenza, non è segno di debolezza, ma come ci insegna San Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
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ATTUALITà
l’esperienza in famiglia: amarsi a vicenda per come siamo, amarsi in gesù
La logica del dono genera condivisione.
di Cinzia Braccia
Pensando al tema del dono che genera condivisione subito mi è venuto in mente un brano del Vangelo a me caro, quello della “moltiplicazione dei pani e dei pesci” citato da Matteo ai capitoli 14,13 e 15,32, da Marco ai cap. 6,30 e 8,1 e da Giovanni ai capitoli 6,1-15.
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Gesù stava pensando al modo di sfamare la folla che gli stava vicino per ascoltarlo e per vedere i suoi prodigi; infatti così si legge: - Gesù dice: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”… Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
“C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci…”. Gesù fece sedere la folla , benedì quanto gli avevano portato e…ecco il miracolo: il cibo divenne così tanto che sfamò tutti e ne avanzò anche molto. ( cfr Gv 6,1-15) In questo brano si comprende molto bene che è dal dono, fattosi condivisione, del pane e dei pesci di quel ragazzo che Gesù compie il miracolo. Gesù poteva fare anche tutto da solo, ma chiedendo agli Apostoli di portargli del pane e dei pesci io credo che voglia farmi capire che quello che ho non devo tenerlo solo per me, ma che è opportuno che lo condivida con gli altri. Il Signore vuole che io mi comprometta per Lui, vuole che metta a disposizione quanto da Lui ho ricevuto e, anche se è poco, poi ci pensa Lui a moltiplicarlo per il bene di tutti e in particolare della mia famiglia. Questo lo noto costantemente, dalle cose più impegnative a quelle più banali, per esempio quando accompagno i miei cari per le visite mediche nonostante le paure per gli esiti degli esami mi affido al Signore e sento crescere in me tanto coraggio; oppure quando mi metto a disposizione nello studio con i miei figli, nonostante la fatica degli anni è bello vedere come Dio provvede e porta ottimi risultati; o ancora quando ho pochi ingredienti in cucina, ma l’amore e la creatività mi fanno fare “miracoli”. Un altro passaggio importante è per la mia vita al versetto 12 dello stesso capitolo di Gv., quando Gesù ordina di raccogliere il pane avanzato, perché nulla vada perduto. Io, fin da bambina, sono stata educata dai miei genitori a non sprecare quanto mi veniva dato e così anche io ho fatto e continuo a farlo con i miei figli. Mi
piace stare attenta a non sprecare le cose sia di genere alimentare o i vestiari o gli stessi consumi per la casa come la luce, il gas, l’acqua, i detersivi, ecc… Con questo non voglio dire che non uso le cose per risparmiare, anzi cerco di usarle bene dandogli il giusto valore e con i risparmi fare più carità, cioè condividere materialmente con gli altri. Questo, poi, vale anche per il “tempo”, che è usato bene se viene condiviso prima di tutto con il Signore, nella mia preghiera quotidiana, poi con la mia famiglia in ogni gesto d’amore: lavoro, affetto, dialogo. Un “tempo” che si estende conseguentemente al mio prossimo più vicino: la nostra bella comunità, la chiesa tutta e ogni persona che il Signore mi mette vicino. Un altro aspetto significativo della condivisione come dono e servizio alla luce del Vangelo di Mt 14,16 è quando Gesù dice agli apostoli: “… date loro voi stessi da mangiare”. Sicuramente Gesù si riferisce al servizio, quindi servire gli altri donandosi totalmente, facendomi io dono per gli altri quindi non dare solo le mie cose, magari tenute bene, per gli altri o un po’ dei miei soldi. Questo io cerco di viverlo con tutti i miei limiti, sapendo bene di quanto debbo ancora migliorare, ma credo anche che nella misura in cui mi dono al Signore sarà Lui a fare di me dono generoso agli altri. Non devo basarmi sulle mie capacità, altrimenti farò esperienze di un grandissimo fallimento. Dalla mia esperienza, credo che la condivisione, se nasce dall’amare la logica del Vangelo, non può che generare l’amore verso Dio, verso la mia famiglia e questo amore di conseguenza trasborderà fuori verso tutti i miei fratelli.
Veglia di preghiera per il Sinodo Una grande veglia di preghiera alla vigilia del Sinodo ordinario di ottobre è stata annunciata oggi da monsignor Galantino, con l’invito a partecipare ad associazioni e movimenti. “Sono convinto che nelle vostre associazioni, movimenti e nuove comunità si vedono tante belle luci familiari e vorrei che come fiaccola illuminassero Piazza San Pietro la sera della veglia con Papa Francesco, il prossimo 3 ottobre”. Così stamattina monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, si è rivolto ad oltre cento rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali italiani invitandoli al grande appuntamento di preghiera che la Cei promuove per sabato 3 ottobre 2015, vigilia dell’apertura della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre), che avrà per tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. L’iniziativa vuole essere una risposta di popolo ai molteplici appelli del Santo Padre alla preghiera per la famiglia e per il lavoro dei Padri sinodali. “Abbiamo una grande necessità di far vedere la bellezza della famiglia che è in Italia, in unità – ha affermato monsignor Galantino - la nostra vera forza è rimanere ancorati alla realtà con la consapevolezza che la realtà è superiore all’idea: e la realtà è la famiglia”. Una analoga veglia era stata promossa l’anno scorso, sabato 4 ottobre, festa di san Francesco, patrono d’Italia, per accompagnare l’apertura del Sinodo straordinario sulla Famiglia, in programma domenica 5 con la celebrazione Eucaristica presieduta da Papa Francesco. In quell’occasione era stata promossa l’iniziativa “accendi una luce in famiglia”: chi non poteva partecipare personalmente poteva creare quella stessa sera sul territorio, in forma domestica nella propria casa, o comunitaria in gruppi parrocchiali o diocesani, un incontro in cui invocare lo Spirito Santo e porre sulla finestra delle proprie abitazioni un lume acceso. La richiesta arrivava dallo stesso Santo Padre: “Vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinchè illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Fonte: Avvenire AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
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IL VOLTO DEI SANTI
la testimonianza di vita e di misericordia di Santa Teresa di Lisieux
“Dio mio… io… ti amo!...”
di Rosalba Beatrice
Questo è un tempo molto favorevole per la Chiesa e per tutti noi chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia, ad essere segno efficace dell’agire del Padre e “rendere più forte la nostra testimonianza”. Con questa motivazione e queste parole Papa Francesco ha indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia che si aprirà l’8 dicembre 2015. “La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona.” “Dio sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso.” (Santa Teresa di Lisieux) Gesù disse ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e vorrei che fosse già acceso.” (Lc 12,49-50)
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Tornano alla mente le parole di Papa Benedetto XVI che, nella udienza generale del 6 aprile 2011, ci volle parlare di Santa Teresa di Lisieux come la “piccola” del Vangelo che visse una vita nascosta e semplice lasciandosi condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Anche noi come Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore per Lui e per gli altri, dovremmo lasciarci da Lui attrarre perché “Gesù rende dolce ciò che vi è di più amaro” e imparare alla sua scuola ad amare in modo autentico e totale. Con le parole, tratte dal suo famosissimo libro Storia di un’anima, Santa Teresina ci parla della misericordia: “Appena do un’occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo posto, ma all’ultimo che mi slancio… Sì lo senAMARE LA LOGICA DEL VANGELO
to, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui”. Storia di un’anima è un libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Per obbedienza, gradita a Gesù, all’ordine della Reverenda Madre che Santa Teresina cominciò a scrivere Storia di un’anima e a cantare quello che dovrà ripetere in eterno: Le misericordie del Signore! La sua vita fu una meravigliosa storia d’amore e questo Amore ha riempito tutta la vita di Teresa, dalla nascita, il 2 gennaio 1873 in Normandia, fino alla morte a soli 24 anni il 30 settembre 1897. Questo Amore ha un Volto, ha un Nome, è Gesù!
Inseparabile dal Vangelo, l’Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell’Amore Divino che si abbassa all’estremo per innalzarci fino a Lui. “Egli non è che Amore e Misericordia!” Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da affermare: “A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine! La sua è “una piccola via” di fiducia e amore, via dell’infanzia spirituale. Fiducia nelle mani di Dio, inseparabile dall’impegno forte, radicale del vero amore, che è dono totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: “Amare è dare tutto, è dare se stesso”. “Per giungere alla perfezione io non conosco altro, mezzo che l’amore… a Gesù piace mostrarmi la sola via che conduce alla fornace divina, cioè la via dell’abbandono del bambino che si addormenta senza paura tra le braccia di suo padre. Ai piccoli viene accordata la misericordia.” È per pura grazia che suor Teresa è arrivata a questo abbandono, ma ci è voluto molto tempo, “ora vi sono, mi ci ha posto il buon Dio, m’ha presa nelle sue braccia e mi ha messo là”. Ecco tutto ciò che Gesù esige da noi.
za il comandamento dell’amore, si sarebbe immersa nel cuore stesso della missione della Chiesa, sostenendo con la forza misteriosa della preghiera e della comunione gli annunciatori del Vangelo. Ella realizzava così quanto è sottolineato dal Concilio Vaticano II, allorché insegna che la Chiesa è, per sua natura, missionaria. Non solo coloro che scelgono la vita missionaria, ma tutti i battezzati, sono in qualche modo inviati ad gentes. Per questo e con queste parole Papa Giovanni Paolo II ha voluto proclamare Dottore della Chiesa universale Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo: una donna, una giovane, una contemplativa. “Teresa di Lisieux e Elisabetta di Digione (Sorelle nello Spirito - Hans Urs von Balthasar) hanno considerato l’atto della dedizione totale al Dio uno e trino come il modo più sublime ed efficace per impegnare la propria vita nella salvezza del mondo. Esse sanno bene che una simile vocazione porta al nascondimento, così come le
Così Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del Battesimo nel dono totale di sé all’Amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri. “Non mi pentirò mai di aver lavorato esclusivamente per la salvezza della anime.”
radici affondano nel terreno oscuro. Sarebbe assurdo strappare le radici del terreno “affinché anch’esse possano stare all’aria e al sole”; l’albero infatti seccherebbe subito. La piccola via ha in sé la vera santità. Appena Dio ci vede veramente compenetrati nel sentimento del nostro nulla..... ci porge subito la mano. Ma se ci proponiamo di compiere qualcosa di grande, fosse anche con la scuola della zelo, egli ci lascia soli. È dunque sufficiente umiliarsi e sopportare con calma la propria imperfezione: ecco per noi la vera santità. Teresa vive nella profonda convinzione che la sua dottrina è giusta: non un libro, non una teologia mi hanno istruita, eppure sento nel profondo del mio cuore che sono nella verità.” I santi del Signore sono chiamati a rianimare continuamente il fuoco che egli ha portato sulla terra, per non lasciarlo soffocare nell’inconsistenza di un cristianesimo diventato borghese. Negli ultimi giorni della sua vita nell’infermeria suor Teresa “riconosce lucidamente i suoi limiti e accetta tutte le umiliazioni, dovute alla sua condizione di inferma: debolezze, pianti, impazienza… quanto sono contenta di vedermi imperfetta e d’avere tanto bisogno della misericordia del buon Dio nel momento della morte. Ma come si comprenderà che tutto viene dal buon Dio; la gloria che ne avrò sarà un dono gratuito che non mi apparterrà; tutti lo comprenderanno…” “Dio mio …io… ti amo!...” “Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.”
Teresa Martin, Carmelitana scalza di Lisieux, desiderava ardentemente di essere missionaria. E lo è stata, al punto da poter essere proclamata Patrona delle Missioni. Gesù stesso le mostrò in quale modo avrebbe potuto vivere tale vocazione: praticando in pienez-
Bibliografia Storia di un’anima - Teresa di Lisieux Sorelle nello Spirito - Hans Urs von Balthasar AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
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GOZO 2017
Parole rivolte dal Vescovo di GOZO al Consiglio generale della comunità
Essere testimoni di un Dio vivente di Mons. Mario Gregh
La sfida perenne per noi cristiani è di trasmettere nell’odierna società la freschezza del Vangelo – che è attuale per ogni epoca e luogo – come buona novella apportatrice di gioia. Siamo chiamati a proclamare “la gioia del Vangelo”. Fra le nostre mani abbiamo, per così dire, un “prodotto” che non scade mai. A noi la missione di annunciarlo e proporlo all’uomo contemporaneo!
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Sebbene spesso faccia più rumore un albero che cade che la foresta che cresce, e si mettono in evidenza – anche nei social media e nei blog – dei giudizi negativi sulla Chiesa, essa è una realtà che sta vivendo una nuova primevera dello Spirito. Qui nell’isola di Gozo, la pratica religiosa sta crescendo. Sulla base di un’indagine recente, attualmente il 65% dei battezati adulti partecipa alla messa domeniAMARE LA LOGICA DEL VANGELO
cale rispetto al 60% di qualche anno fa. Certo, con la pratica religiosa occorre incrementare la convinzione e la testimonianza personale dei fedeli. Esiste a Gozo una diffusa religiosità tradizionale che è il lascito di quanti ci hanno preceduto; oggi spetta a noi alimentare e sviluppare nel cuore di ciascun battezzato l’amore per Cristo passando da una conoscenza “culturale” a un’esperienza perso-
nale del Signore Risorto. Occorre, pertanto, tradurre il Vangelo in una testimonianza vissuta che possa risvegliare nell’uomo odierno la bontà e la bellezza radicate nel suo cuore dal Creatore. Far emergere questa forza positiva dal cuore umano – è questa la missione affidata alla Chiesa della nuova evangelizzazione. La Chiesa di Gozo ha le sue sfide particolari. Una di queste, che ci preoccupa particolarmente, è che qui abbiamo il più basso tasso di natalità in Europa. Un’altra sfida – di matrice ecclesiologica – è l’attuazione del Concilio Vaticano II: se cronologicamente ci troviamo nell’epoca del “post-Concilio”, la mentalità che prevale è ancora sostanzialmente preConciliare. La direzione da prendere è forse quella di creare piccoli gruppi: il tempo delle grandi masse appartiene ormai al passato. Talvolta, quando organizziamo dei grandi raduni, ci preoccupiamo di non riuscire a riempire gli spazi... ma non è questo il metro adeguato per misurare la fede. Inoltre, quando ci riferiamo alla parrocchia come “comunità”, non dobbiamo ridurla solo a uno spazio. Oggi si avverte un bisogno particolare di avere piccole comunità in cui si fa esperienza concreta della fraternità e della reale condivisione che deve regnare nella vita dei fedeli. È dunque l’ora del laicato! Il ricorso ai laici non deve dipendere dalla carenza o meno dei sacerdoti. Infatti, la missione dei laici nel mondo ha un valore in sé che è stato chiarito nel contesto del Concilio Vaticano II. Confrontarsi con esperienza spirituali e comunitarie diverse – come la vostra – giova alla comunità locale per aprirsi all’orizzonte più ampio della Chiesa universale e rafforzare l’aiuto reciproco tra le Chiese sorelle.
Gozo 2017 Il Consiglio Generale della nostra Comunità in vista della ricorrenza del sessantesimo anno di fondazione del Piccolo Gruppo di Cristo (10 febbraio 1957 - 10 febbraio 2017) ha deciso di organizzare un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Tà Pinu, nella piccola e bella isola di Gozo (Malta), a noi particolarmente cara, perché rappresenta la prima terra di diffusione del Gruppo oltre i confini italiani. Il Consiglio desidera ardentemente che tutta la comunità possa sostare in preghiera davanti all’immagine di nostra Signora di Tà Pinu, ai piedi della quale hanno pregato in profondo raccoglimento i papi San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in occasione dei loro viaggi apostolici a Malta. Sosteremo anche noi come pellegrini in fervente preghiera per rendere grazie a Dio del grande dono del Suo Piccolo Gruppo, per averci chiamato immeritatamente a farne parte, e per chiedere la grazia di nuove vocazioni. Come certamente saprete, a Malta ha fatto naufragio il grande Apostolo delle genti, San Paolo. Faremo visita agli scogli su cui è approdato e chiederemo a Dio, per sua intercessione, la grazia di poter annunciare anche noi il Vangelo ad altre genti. Insomma, il viaggio che faremo non sarà una gita o una crociera, ma un vero “pellegrinaggio” (etimologicamente, un andare “per agros”, per campi), per riscoprire la presenza di Dio che continua a camminare insieme con noi e rinnovare il nostro “eccomi” e per esercitarci nelle virtù, prima fra tutti la pazienza di fronte agli inevitabili disagi che uno spostamento di così tante persone insieme comporterà. Il pellegrinaggio si svolgerà da sabato 22 aprile 2017 a martedì 25 aprile 2017 (chi lavora, dovrà chiedere un solo giorno di ferie, il 24). Il largo anticipo con cui il pellegrinaggio viene annunciato permetterà a ciascuno di effettuare dei risparmi che consentiranno la partecipazione a questo significativo evento. Saremo più precisi prossimamente sia riguardo alla spesa che al programma in dettaglio. Il responsabile generale - Giancarlo Bassanini AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
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IN COMUNITà
A Roma il terzo incontro delle Nuove Forme di Vita Consacrata Mentre varchiamo la soglia della struttura che ci accoglierà per il convegno subito siamo invasi dalla sensazione che sarà un’esperienza di Grazia e uno dono dello Spirito. Ci sentiamo molto piccoli; i vari Istituti si riconoscono dall’abito che i loro appartenenti indossano e che costituiscono i diversi colori dell’arcobaleno della Chiesa e subito ci chiediamo: “Qual è il nostro abito, chi ci passa accanto da cosa ci riconosce, quali sono i segni che dicono la nostra donazione al Signore?”. La consapevolezza di essere lì con tutto il Piccolo Gruppo di Cristo e con la responsabilità della testimonianza si fa più chiara quando con una certa commozione ci vediamo inseriti in due diverse commissioni di lavoro in lingua italiana e quando sfilando lungo i piccoli tavoli messi a disposizione di ogni realtà presente per esporre il proprio materiale ci diciamo “noi non ci saremo” ed invece … eccolo lì il nostro tavolo “Piccolo Gruppo di Cristo”, come un piccolo granello di senape in mezzo a piante già ben radicate nel campo della Chiesa di Dio. Si parte! Sono un centinaio i partecipanti al convegno che viene ospitato nei giorni di venerdì 29 maggio e sabato 30 maggio dalla Casa per ferie Enrico De Ossò, a Roma in via Val Cannuta. Sono rappresentanti o membri delle nuove forme di vita consacrata di diritto pontificio e diocesano, dipendenti dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica o di Istituti che sono in cammino di riconoscimento canonico.
di Alberto Cattaneo e Letizia Dondossola
Trentuno gli Istituti presenti, sedici le nazioni rappresentate, quattro i
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continenti (Americhe, Europa, Asia, Australia) di provenienza. E’ un’immagine bellissima di Chiesa, laici, religiosi, sacerdoti, una Chiesa che nelle nuove forme di vita consacrata esprime il desiderio di novità nella fedeltà ai carismi di ciascuna realtà e al magistero. E’ una Chiesa viva, attraversata dalla Parola di Dio, sempre nuova e rinnovatrice, che desidera parlare ad ogni uomo e donna del nostro tempo, soprattutto ai più deboli nello spirito e nel corpo, una Chiesa – come dice Papa Francesco – non autoreferenziale, con lo sguardo rivolto alle periferie per contrastare – dice sempre il Papa – la cultura dello scarto. Si lavora su due temi: le strutture di comunione e le strutture di governo delle nuove forme di vita consacrata. Molto ricca l’introduzione di Carlos Garcia Andrade, teologo, professore nell’Istituto di teologia della Vita Consacrata Claretianum di Roma. Dalla sua relazione estraiamo alcuni punti da approfondire a nostra volta. La comunione è via di mediazione per incontrare il Risorto e la comunità diviene luogo teologico. La comunione nella Chiesa è via per mostrare Dio a coloro che sono lontani da Dio ed è antidoto alle tensioni sociali, politiche, religiose del nostro tempo. La comunione trinitaria rimanda alla necessità della reciprocità ed allora occorre offrire la propria identità per arricchirla e per santificarci insieme. Non si deve temere di comunicare agli altri le proprie esperienze (il demonio tenta sulla falsa umiltà): i pesi se comunicati si dividono, le gioie se comunicate si moltiplicano. La comunione è amore scambievole e il patto di misericordia nella comunità va rinnovato continuamente tra i suoi membri, esercitando laddove necessaria la correzione fraterna e la revisione di vita dei fratelli: il Re-
sponsabile Generale è in un certo senso garante di questo cammino di comunione. Dai lavori delle commissioni cui abbiamo preso parte sono emerse due riflessioni che ci coinvolgono. L’accompagnamento personale spirituale ed umano è un nostro “specifico”, che non abbiamo riscontrato nelle altre comunità, talchè è stato inserito nelle conclusioni dei gruppi di lavoro. La formazione teologica, in forme diverse, appartiene invece a quasi tutte le comunità con cui ci siamo confrontati ed evidenzia la necessità di una nostra più approfondita conoscenza, in particolare nella formazione dei responsabili personali. Le sintesi dei lavori sono state presentate nella mattinata di sabato all’Arcivescovo Josè Rodriguez Carballo, Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che ha infine presieduto la celebrazione eucaristica. L’Arcivescovo, nel suo intervento, ha parlato delle sfide che il mondo e la cultura contemporanea pongono alla Chiesa e alle stesse realtà di vita consacrata. La formazione umana esige l’affermazione netta identitaria uomo – donna, così come la formazione AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
cristiana deve trovare la sua sorgente nei fondamenti della fede. L’identità delle diverse espressioni di vita consacrata non può essere settaria, ma “itinerante” e aperta (il carisma – ha detto – non si difende, si custodisce), riconoscendo il tesoro prezioso che è negli altri gruppi (non ci sono carismi migliori degli altri). Sempre parlando dei carismi ha affermato che non possono essere rinchiusi in un determinato periodo (rimarremmo nell’archeologia), ma ogni carisma deve rispondere all’attualità del tempo presente. Ha poi individuato nella comunione e nella profezia i due elementi indispensabili nella vita consacrata, così come è importante preparare i successori nelle varie realtà ecclesiali e valorizzare Consigli e Assemblee, distinguendo i ruoli del Fondatore e del Superiore o Responsabile Generale. La spiritualità delle Nuove Forme di Vita Consacrata – ha concluso l’Arcivescovo - dev’essere solida, fondata sulla Parola di Dio, sui Sacramenti, sulla tradizione della Chiesa. Sulla via del ritorno, grati al Signore per i doni ricevuti, abbiamo chiesto la Grazia di essere piccole “fiammelle pentecostali”, dentro e fuori la comunità.
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L’ANGOLO DEI LIBRI
consigli per una lettura per tutti i gusti. ALCUNE RECENSIONI DA NON PERDERE di Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo Non perdetevi questo libro che con profondità e semplicità dimostra come l’amore di misericordia sia l’identità del nostro Dio . Il teologo Walter Kasper sostiene che la misericordia è verità fondamentale della fede cristiana e non ha soltanto una dimensione sociale ed ecclesiale, ma innanzitutto una dimensione cristologica e mistica, riscontrabile nei Vangeli e nella Sacra Scrittura. Non si nasconde, e anzi analizza, come spesso alcune filosofie e il pensare comune abbiano messo in contrapposizione la misericordia con l’idea di giustizia di un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi. Ma se papa Francesco sta per indire Il Giubileo Straordinario della Misericordia, i suoi predecessori, a cominciare da san Giovanni XXIII, ne hanno fatto addirittura il tema di discorsi ed encicliche, che qui vengono in sintesi riportati. Un tema sempre attuale quindi, che rappresenta una sfida nel dialogo tra la Chiesa e il mondo, tra la concezione giudaico-cristiana e l’Islam. La sfida della Misericordia / Walter card. Kasper / 2015 / Edizioni Qiqajon / pag.94 / € 10,00
«El Salvador è un Paese piccolo, indigente e lavoratore. Qui viviamo grandi contrasti nell’aspetto sociale: emarginazione economica, politica, culturale ecc. In una parola: ingiustizia. La Chiesa non può restare zitta davanti a tanta miseria perché tradirebbe il Vangelo, sarebbe complice di coloro che qui calpestano i diritti umani. È stata questa la causa della persecuzione della Chiesa: la sua fedeltà al Vangelo». Queste parole risuonano profetiche tra le altre, nelle lettere che il vescovo salvadoregno Oscar Romero scrisse nel triennio tra il ’77 e l’80, prima di venire ucciso sull’altare mentre celebrava l’Eucaristia. In occasione della sua beatificazione, avvenuta lo scorso marzo, è stato dato alle stampe questo epistolario, raccolto da monsignor Jesùs Delgado, per anni segretario personale di Romero. La prefazione è di monsignor Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione.
A distanza di tanti anni, riscopriamo l’attualità di due discorsi che Carlo Maria Martini pronunciò nel 1990 e nel 2001 in occasione della Festività di Sant’Ambrogio, quando era Arcivescovo di Milano. Nel primo, affronta il tema della nostra identità cristiana e di quella dell’Islam “per stabilire un clima di mutuo rispetto, accoglienza e dialogo” senza sottovalutare le profonde differenze religiose, culturali e storiche. Nel secondo, Martini parla tre mesi dopo gli attentati dell’11 settembre di terrorismo, ritorsione, legittima difesa, guerra e pace. Ha davanti agli occhi le Torri gemelle, la risposta dell’Occidente che dà inizio alla guerra in Afghanistan, e la ripresa degli eccidi in Medio Oriente. Ma il suo discorso non si affida all’emotività, si ancora alla sapienza del Vangelo, all’atteggiamento di Gesù di fronte ai fatti di sangue del suo tempo e si attiene al pronunciamento dei Vescovi.
La Chiesa non può stare zitta. Oscar A.Romero. Scritti inediti 1977-1980 / a cura di Jesùs Delgado / Emi / 2015/ pag.144 / € 13,00
Protagonista del romanzo è un ragazzino pugliese che negli Anni Trenta vive un’infanzia normale benché poverissima nella campagna di Ostuni. La mamma contadina che sa trasmettergli la gioia di vivere in mezzo a una natura incontaminata e però intuisce che il destino del figlio non è nei campi ma altrove. Il ragazzo, scoperta la passione per il cinema, seguirà il suo progetto e diverrà un regista famoso, capace di trasmettere per immagini la bellezza coltivata nell’infanzia. Finale a sorpresa…
Romanzo all’apparenza leggero e spiritoso, racconta la lunga adolescenza del giovane ebreo ortodosso Mordechai Wolkenbruch, detto Motti, che la madre vorrebbe al più presto sposato con donne che le assomigliano. Ma nessuna lo attrae, all’infuori di Laura, sua compagna di studi, non ebrea, che indossa pantaloni, beve Gin Tonic e parla in modo libero e a volte indecente. Che fare? Seguire la tradizione, cedendo alle pressioni della madre, o provare a essere se stessi percorrendo una propria strada? Non tutte le sciagure vengono dal cielo / Thoma Meyer / Keller Editore / 2015 / pag.304 / € 16,50
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Figli di Abramo. Noi e l’Islam / Carlo Maria Martini / Editrice La Scuola / 2015 / pag.56 / € 5,90
Ancora più vita / Angelo Roma / 2015 / Mondadori / pag.175 / € 16,90
LA BUSSOLA
in provincia di Bolzano, l’arte e la storia di un complesso monastico accanto ad un vescovo, che in questa zona è di solito un vescovo-conte, quello dei manuali di storia. Ma attenzione, queste piccole comunità di preti colti ed istruiti accanto ad un vescovo non è privo di importanza: è un primo passo nella creazione di un clero più degno, dopo i difficili secoli delle invasioni.
S. Candido, la Collegiata di Andrea Giustiniani
Risalendo la stessa strada che attraversa la Val Pusteria, su cui sorge Villabassa, si arriva alla cittadina di S.Candido, e proprio qui si può ammirare una bellissima chiesa romanica, la Collegiata. Come tutto il paese non è arroccata, sorge in pianura, al centro di una strada. Se ci trasportiamo al periodo in cui nasce, poco dopo l’anno mille, capiamo che è una delle strade dell’Europa che rinasce, in una società in fermento e trasformazione, nuovi ceti sociali, squilibri
e nuovi equilibri (ricorda qualcosa?). Segno di questa rinascita è anche per l’Europa il rivestirsi di una miriade di nuove chiese, grandi e piccole; chiese-scrigno di reliquie, essendo spesso anche tappe di itinerari spirituali, sulle grandi vie di pellegrinaggio, percorsi da folle eterogenee. Proprio su di una di queste strade troviamo la Collegiata: nasce come monastero benedettino, poi, intorno al 1143, diventa collegio di canonici AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
Ma venendo al nostro edificio, prima di entrare, dobbiamo varcare la cinta di mura che la protegge, che supplisce alla mancanza d’ostacoli naturali; le strade possono anche portare dei pericoli. Poi suggerirei ancora di aspettare qualche momento prima di entrare: girando intorno all’edificio possiamo intanto ammirare il poetico cimitero tirolese, con le acquasantiere per la benedizione, ma anche notiamo come i volumi della chiesa, in modo quasi modulare, crescano in altezza, non esageratamente, trattandosi di un edificio abbastanza piccolo, ma gradualmente, con forza possente e tranquilla; in questo cogliamo il riflesso della cultura architettonica romana, evocato dal termine romanico, lo stile in cui fu costruita la chiesa, nel suo armonioso e sicuro elevarsi, che sembra in singolare contrappunto con l’ascesa delle montagne sullo sfondo, anch’esse sollevatesi, ma milioni di anni fa. Ora però è il momento di entrare. Il portale principale non è originale, ma lo è il portale Sud, sulla cui lunetta è scolpita una immagine tipica delle grandi cattedrali di quest’epoca: il Giudizio Universale. Sostarci davanti prima di entrare ci interroga su quale sia il nostro posto davanti al Giudizio esigente del Signore, e ci suggerisce nel contempo che, varcata quella soglia, ci porremo al cospetto della sua infinita Misericordia.
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Ma una volta all’interno non è ancora il paradiso, anche se ogni chiesa ne racchiude dei riflessi... Infatti notiamo sui capitelli delle fauci spalancate che evocano le stesse forze ambivalenti, che abbiamo ammirato sul portale, in forma di mostri di aspetto felino dalle fauci spalancate. Sembrano lì imprigionate come riflesso di una lotta cosmica che si combatte sempre nelle comunità degli uomini e in ogni essere umano. L’interno, come spesso nelle chiese romaniche è ombroso, soprattutto nelle navate laterali; ai milanesi può ricordare S. Ambrogio. I volumi articolati in murature ed elementi portanti in pietra salgono gradualmente, ma l’arte romana di alleggerire le strutture man mano che ci si eleva in altezza, quella sì era stata dimenticata, e le soluzioni di potenziamento delle strutture portanti e contemporaneamente di svuotamento dei muri proprie dello stile gotico qui non sono state adottate. Ma nella sua penombra l’edificio è potentemente suggestivo. Vi sono qua e là dei pregevoli esempi di pittura, di età tardogotica, ma in questo tipo di architettura io ho sempre trovato la pittura murale un po’ “sovrapposta” al puro canto della pietra; un po’ come arbusti e fiori tra le rocce delle pareti montane: aggiungono colore, ma impercettibilmente, con le loro radici, contribuiscono all’erosione. Mi concentrerò quindi su di un sublime esempio di scultura, in legno, che dialoga mirabilmente con la pietra, perché con la sua origine organica, sembra concentrare colore e vibrazione della pietra senza però dissonare, in piena consonanza con l’austera e intima musica delle volte. Il gruppo è sopra il presbiterio, in quello spazio rialzato, tipico dell’architettura di quest’epoca, che apre uno squarcio sulla cripta che custodisce le reliquie, messe, per così dire, in allineamento con il rito: è il valore aggiunto di una soluzione che oggi
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ci sembra un pochino strana. Inoltre così sopraelevata la parte dell’altare, verso cui si concentreranno gli sguardi dei fedeli, viene ad assumere un sapore vagamente teatrale, illuminando questo aspetto “drammatico” della liturgia che a volte nelle chiese post-conciliari è più difficile cogliere. E cosa va in scena? La crocifissione “trono della Gloria”. Abbiamo infatti un gruppo di tre sculture lignee con un Cristo crocifisso in Maestà con Maria e Giovanni ai piedi della croce. Questo tipo di crocifisso non ha superato di molto l’epoca dell’arte romanica. I grandi geni della pittura del tardo medioevo, soprattutto Cimabue e Giotto, hanno elaborato l’immagine bizantina del Cristo morto sulla croce, si è andati verso il realismo. Ma c’è un Cristo ancora vivo e di regale aspetto famosissimo, quello di S. Damiano; e se quel tipo di immagine ha potuto nutrire la spiritualità di Francesco... Dalla loro posizione sopraelevata le figure sembrano subito entrare in relazione con noi, ci interpellano direttamente. Senza cercare in esse AMARE LA LOGICA DEL VANGELO
una espressività “sentimentale” che l’arte medievale è lontana dal voler raggiungere, possiamo notare che il Cristo guarda dritto davanti a sé mentre Maria e Giovanni volgono il loro sguardo verso di noi, sembra vogliano focalizzarci sul mistero della Croce. Il crocifisso, nella sua imponente fisicità, poggia direttamente i piedi più che sul cranio di Adamo (come vorrebbe l’iconografia tradizionale) proprio sul capo di Adamo: entra in diretto contatto con l’ “uomo” Adamo, con la nostra umanità, a ricordarcene il valore, ma anche che l’unico modo di renderla veramente divina è farne il “piedistallo” del Figlio di Dio Crocifisso. Così possiamo raccoglierci in preghiera e meditazione ed uscendo non possiamo non pensare che la Collegiata è uno di quegli edifici che ci mettono e rimettono in cammino; ci accorgiamo che non è semplicemente un antico edificio su di una strada; è sulla strada, sulla nostra strada.
NEWS
Giornata per la custodia del creato
ESPERIENZE DI VITA, LA RIVISTA è ON LINE
Sobrietà, misura dell’umano
Gli appartenenti al Piccolo Gruppo di
“Quando si fa sera, voi dite: ‘Bel tempo, perché il cielo rosseggia’; e al mattino: ‘Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo’. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” (Mt 16,2-3). La risposta di Gesù ai farisei e sadducei invita a leggere i segni – quelli nel cielo come quelli nella storia – per vivere il tempo con saggezza, cogliendo, nella sequenza dei momenti, il kairòs – il tempo favorevole – in cui il Signore chiama a seguirlo. Così comincia il Messaggio firmato dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e da quella per l’ecumenismo e il dialogo, in occasione della 10ª Giornata per la custodia del creato (1° settembre 2015), che sarà celebrata alla vigilia del Convegno Ecclesiale di Firenze (9-13 novembre) e dell’inizio del Giubileo della Misericordia (8 dicembre), e soprattutto alla luce dell’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, appena pubblicata. Il Messaggio preparato dai Vescovi italiani invita a riscoprire una “sapienza dell’umano, capace di amare la terra, per abitarla con sobria leggerezza”. Tra i temi affrontati la necessità di ripensare gli stili di vita, di tutelare il clima, di rafforzare un’economia sostenibile. In allegato il testo integrale.
al sito internet www.piccologruppo.it
NON DI SOLO PANE
Il cibo e l’azione del nutrire sono per l’uomo uno spazio di educazione senza paragone e senza precedenti, vista la forza e l’universalità delle loro dinamiche simboliche. Gli uomini e le donne, attraverso l’azione del nutrirsi, hanno imparato a conoscere la loro identità: il proprio corpo, le relazioni tra di loro e con il mondo, il creato, il tempo e la storia. Attraverso il proprio padiglione la Santa Sede intende concentrare l’attenzione dei visitatori sulla rilevanza simbolica del nutrire e sulle potenzialità di sviluppo antropologico che racchiude. Potenzialità non soltanto individuali e private, ma molto più profondamente ed efficacemente sociali e collettive; purtroppo spesso conosciute per via negativa, come denuncia di inadempienze e di ingiustizie. Il cibo ci consente di scoprire veramente chi siamo, se lasciamo che l’operazione del nutrire dischiuda tutte le potenzialità che contiene, come il Vangelo ci ricorda: «Voi mi cercate – dice Gesù alle folle – non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna» (Gv 6, 26s). Solo in questo modo possiamo scoprire di essere veramente uomini: quando rispondiamo alla fame, quella vera; quando attraverso il cibo ci leghiamo tra di noi, ci mettiamo in relazione. Il momento di comunione diventa addirittura luogo in cui Dio stesso ha rivelato la sua volontà di relazione e di comunione con gli uomini. “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” è una affermazione del libro del Deuteronomio (8, 3) ripresa da Gesù Cristo, nel Vangelo di Matteo (4, 4). Per info visitate il sito web www.expoholysee.org
Cristo hanno la possibilità di accedere e poter leggere la rivista “Esperienze di Vita” direttamente in rete, cioé senza avere materialmente tra le mani la stessa rivista in formato cartaceo. Anche un qualunque visitatore del sito internet può farlo. Naturalmente occorre che qualcuno lo guidi a conoscere il sito e lo invogli a leggere le pagine della rivista. La rivista in formato cartaceo che ognuno di noi riceve può diventare un dono a qualche familiare, amico o conoscente che possa avere un interesse per il discorso religioso e di vita evangelica, e che magari si intende avvicinare al “Gruppo”.
FLASH SPIRITUALI È attivo il servizio mail di “pensieri spirtiuali”, brevi testi che riportano pensieri e scritti dal mondo della Chiesa o della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo. Un modo semplice e diretto per meditare. Il servizio è attivo il lunedì, mercoledì e venerdì. Per iscriversi o per qualsiasi necessità scrivete a edv@piccologruppo.it
NEWSLETTER Per tutti c’è la possibilità di iscriversi al sito internet www.piccologruppo.it e ricevere aggiornamenti sulle proposte e il cammino della Comunità.
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