E le stelle stanno a guardare : un racconto sopra il cielo di Auschwitz
Alunni classe V B Plesso Nuovo S.Egidio V.ta
PRESENTAZIONE Il racconto è nato dall’unione di sequenze diverse riprese dalle storie prodotte individualmente dagli alunni e raccolte nel libro “Una stella per tutti”. La trasposizione multimediale del formato cartaceo ha permesso la realizzazione di un ebook,“concepito come un ipertesto”,arricchito da numerosi “link”. I link rimandano a testimonianze e ad attività laboratoriali che hanno permesso di sviluppare i contenuti del racconto in molteplici direzioni. Il lavoro sarà inviato al concorso nazionale “E le stelle stanno a guardare:racconti sopra il cielo di Auschwitz”.
L’insegnante Pierangela De Angelis
SARGAS
Quella notte Lucy non riusciva a prendere sonno. Attorno a lei solo buio. Per fortuna fuori dalla finestra un debole spiraglio di luce penetrò attraverso il vetro della finestrella della sua camera. Si sollevò piano a sedere per non allarmare gli altri che dormivano in casa e si avvicinò al vetro. Vide un ammasso di stelle luminose. Con gli occhi puntati,focalizzati sul cielo stellato ,cercò di scorgere la costellazione dello Scorpione ,individuare Sargas la stella distante ben 270 anni luce dal pianeta Terra. Lucy tese il corpo verso quel bagliore,si concentrò per catturare quelle luci e plasmarle nella sua mente in forme. Ecco la Dea Artemide che aizzò contro Orione un enorme scorpione per averla offesa. Che spettacolo affascinante!Parve a Lucy che tutt’a un tratto la luminescenza della costellazione esplodesse in una luce abbagliante che irruppe nella
stanza tagliando quell’ l’oscurità. Subito dopo udì passi ovattati girarle intorno nella camera che mano a mano si facevano sempre più vicini. Lucy si ritrovò a puntare i suoi occhi su uno scorpione gigantesco, luminescente. Fu sospinta da una forza invisibile e completamente catturata da quel bagliore, fece leva con le mani sulla corazza dell’animale e con un movimento aggraziato si posizionò sul suo dorso. Insieme cominciarono a levita-
re su,oltre la finestra della camera,più su,nello spazio. Lucy fluttuava tra i raggi luminosi di una stella: Sargas. Gettò lo sguardo sulla Terra che si allontanava, lei era in mezzo a tanta luce e in basso tanto grigiore che pian piano saliva . Sargas la condusse verso quel grigiore,vi penetrarono. Lucy riuscì a distinguere quattro grandi e lunghi tubi di cemento che s’innalzavano fin quasi a voler toccare il cielo. Da essi fuoriusciva del fumo denso ,pastoso; emanava un odore pestilenziale. -Ha un odore strano! - pensò confusa.
Vide tutt’ intorno fitti boschi di betulle,un solitario binario del treno che s’infiltrava in uno spazio delimitato dal filo spinato elettrificato. All’ingresso s’innalzava una torretta di avvistamento con grandi binocoli e soldati dall’aria severa e rigida, vestiti di grigio e armati con i mitra. Dentro allo spazio file continue di baracche in legno e in muratura allineate come tanti soldatini. Lucy osservava mentre nella sua testa frullavano tante domande. Sargas sembrò indicarle un punto concentrando i suoi raggi su una di quelle baracche. All’esterno,su una parete, era stata pitturata la scritta Block 13.Lucy si ritrovò ad osservare donne e bambini che dormivano in cuccette a tre piani scomode e affollate,su giacigli di paglia,coperti con misere coperte. Sopra una panca di legno erano stati piegati indumenti ben ordinati,tutti uguali,a righe bianche e blu,tutti con una stella gialla a sei punte cucita sul petto. Sul pavimento erano abbandonati zoccoli di legno. Le donne e i bambini avevano corpi scarniti,capelli rasati,volti pallidi e scavati,occhi disperati. Uno dei bambini tossiva
ininterrottamente. -Mamma ho fame! - chiese il bambino - Zitto Jona altrimenti la blokowa può sentirti! Domani ti darò anche la mia zuppa di rape. Cerca di dormire ora!
La donna debolmente gli accarezzò il pancino ma il bambino continuò: -Mamma ho freddo! La donna allora lo strinse a sé quasi a soffocarlo per trasmettergli un po’ di calore,ma le forze le mancarono e allentò la presa. Il bambino con gli occhi sbarrati e persi nel vuoto iniziò a fissare una parete. Guardava tutti i personaggi delle fiabe che qualcuno aveva fatto disegnare sulla parete della baracca. Allungò la mano come per toccarli, Lucy notò che sul braccio destro aveva un numero tatuato con un inchiostro bluastro. Lucy fissava pietrificata,smarrita,attonita la visione di Jona e della sua mamma. Desiderava tanto portarli fuori ma sembrava che una forza la trattenesse. Ad un tratto sentì il sangue delle sue vene scorrere sempre
più velocemente, capì che era arrivato il momento di agire!Si accorse di essere uscita dal suo stato di paralisi, Sargas non era più accanto a lei, era sola,vicino a quei corpi deboli e immobili. Si avvicinò a Jona che fissava ancora la parete e lo chiamò: -Ehi,Jona! Jona sobbalzò.
-Chi sei? Perché hai ancora i tuoi vestiti addosso? Quando sei arrivata? Le SS non ti hanno vista? - Jona cantilenava le domande come fossero un copione recitato altre volte. Lucy non perse tempo a rispondere e ordinò: - Dobbiamo fuggire di qui, tu e la tua mamma dovete seguirmi!! La donna e il bambino pensarono di sognare. Non capivano perché ci fosse tanto silenzio intorno, tutti gli altri dormivano profondamente ma si fidarono di quella strana
comparsa e la seguirono. Quatti quatti uscirono dal block. La ronda delle SS stava sorvegliando l’altro lato del campo ed il fascio di luce che arrivava dalla torretta di controllo ora puntava sul lato opposto del campo. Attraversarono la piazza dell’appello, passarono dietro la cucina e Lucy li condusse verso il filo spinato. Jona e la mamma rallentarono: -No! Verso il filo no! Moriremo! - implorarono entrambi la bambina. Ma ecco apparire di nuovo Sargas, colpì con un raggio di luce la recinzione ed aprì un varco che tutti e tre strisciando a terra oltrepassarono.
Il suono della sirena d’allarme riecheggiò per il campo. I soldati delle SS cominciarono a perlustrare la zona del varco e l’area circostante. Lucy,Jona e la donna sentivano i soldati farsi sempre più vicini. Si rincantucciarono sotto le travi della guardiola dei soldati,rimasero immobili là sot-
to,trattenendo il respiro. Dopo ore di ricerca vana,i soldati tornarono indietro e ritornarono nel campo. Lucy, Jona e la sua mamma rimasero nascosti lì sotto per due giorni. La seconda notte spostarono una trave sopra di loro e poterono vedere di nuovo il cielo stellato: Sargas era di nuovo lassù più luminosa del solito. Lucy capì che era il momento di andare. Uscirono all’aperto e senza guardarsi indietro iniziarono a correre a perdifiato verso il bosco di betulle.
Affamati e stremati arrivarono in aperta campagna e lì, finalmente scorsero una piccola casa. Un’anziana contadina s’affacciò all’uscio,non domandò nulla. Diede loro da mangiare e li fece scaldare vicino al camino. Jona e la mamma sfiniti si addormentarono in fretta. Lucy li osservò abbracciarsi stretti stretti nel letto,e solo allora pose alla contadina la domanda che avrebbe voluto farle appena li aveva accolti:
- Li farete vivere con voi vero? Li aiuterete? Io devo tornare dai miei genitori non posso rimanere qua! -Non ti preoccupare appena staranno meglio li accompagnerò dai partigiani, sono nella foresta a poca distanza da Varsavia, lì staranno al sicuro. Lucy si tranquillizzò e si addormentò con il capo chino sul tavolo.
Quando si svegliò era di nuovo sospesa tra la lucentezza di Sargas, guardò in basso, vide la mamma di Jona che stava preparando la cena e il bambino che giocava sul suo cavallo a dondolo. Lucy sorrise … ora poteva tornare a casa.