Soluzioni tipo - tecnologiche in terra per la riqualificazione degli insediamenti informali

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Soluzioni tipo-tecnologiche in terra per la riqualificazione degli insediamenti informali/precari Il caso del Ramal ‘A’ di Zacatecoluca, El Salvador



UniversitĂ degli Studi di Roma Tre Dipartimento di Architettura

Corso di Laurea in Progettazione Architettonica

Relatrice: Correlatore:

Paola Marrone Mario Cerasoli

Laureando : Pier Luigi Ortolani a.a. 2017 - 2018


INDICE Introduzione p.6 •

Sezione I

Architettura Informale e America Latina

- Insediamenti informali / precari

p.10

Introduzione

p.10

Definizione dello Stato dell’Arte

p.10

L’America Latina

p.14

p.18

- El Salvador

Contesto storico Paesaggio e clima

p.19 p.21

Architettura

p.22

• Sezione II

La terra come materiale da costruzione

- Costruire in terra

p.26

- Il materiale terra

p.28

Introduzione

p.28

Breve storia della terra cruda in America Latina

p.29

Dati e caratteristiche fisiche della terra

p.30

- Tecniche costruttive

p.32

Adobe

p.34

Torchis

p.36

Pisé

p.38

p.40

- Elementi Costruttivi

Fondazioni

p.40

Basamenti

p.41

p.42

Chiusure verticali opache e rivestimenti e Aperture

Pavimentazioni

p.44

Coperture inclinate

p.45

Impiantistica

p.46

Sisma

p.47

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Sezione III

Riqualificare il Ramal

- Il Ramal e il progetto di riqualificazione

p.50

Contesto storico

p.50

Analisi: paesaggio, società e ambiente costruito

p.50

Plan Maestro

p.52

p.56

Cronoprogramma delle fasi esecutive

- Ricostruzione R1

p.58

- Risanamento R2

p.60

- Rinnovo R3

p.62

Sezione IV - Abaco delle soluzioni tipo - tecnologiche per la casa

Soluzioni tipo - tecnologiche p.66

Schede tecniche

- Abaco delle soluzioni per l’Unità Tecnologica

p.86

Schede tecniche Riferimenti p.100 Ringraziamenti p.101

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INTRODUZIONE

Questo lavoro si occupa di studiare e analizzare un fenomeno dalle crescenti proporzioni nella nostra era: i quartieri informali o precari, che costellano ormai tutte le città del mondo, in particolare le megalopoli asiatiche, africane e sudamericane. L’accento verrà però posto sulla ricerca di soluzioni tipo - tecnologiche per le case in terra, perché il cittadino possa realizzare in autocostruzione la propria abitazione, dopo aver ricevuto la dovuta formazione. Il caso di studio preso qui in esame è quello del Ramal, un insediamento precario ai margini della città di Zacatecoluca, nello Stato centro-americano de El Salvador. Qui ci proponiamo di studiare il quartiere e formulare delle soluzioni progettuali per il risanamento architettonico (e urbanistico), nel quadro dello scenario di riqualificazione e integrazione fissato dal ‘Plan Maestro para la requalificacion e integracion del asentamiento informal del Ramal A en el Municipio de Zacatecoluca’ del 2017. La riqualificazione di tale insediamento precario e l’impegno accademico e sociale dell’Università di Roma Tre sono coordinati dal professor M. Micheli, Direttore di Progetto, per “EL SALVADOR – RAFFORZAMENTO DELLA SECRETARIA DE LA PRESIDENCIA DE EL SALVADOR MEDIANTE VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE”, finanziata dal Ministero Affari Esteri– Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

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SEZIONE I 1. Insediamenti informali / precari 2. El Salvador

Architettura informale e America Latina 8


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Introduzione ‘Los asentamientos informales son una forma común, y frecuentemente preponderante, de emprendimientos residenciales urbanos en la mayoría de los países latinoamericanos. Dichos emprendimientos son el resultado, en parte, de una ocupación ilegal o subdivisión no permitida de los suelos y, en parte, de prácticas de exclusión que han contribuido a la existencia de condiciones históricas de desigualdad en cuanto a crecimiento económico y distribución de la riqueza.’ E. Fernandes (2011) Gli insediamenti informali/precari sono una realtà urbana ormai presente nella quotidianità di quasi tutte le città del mondo, in particolare di quelle africane, asiatiche e latinoamericane. Si tratta di spazi, spesso sterminati, in cui migliaia di persone vivono in condizioni di disagio e in assenza di servizi sociali o infrastrutture urbane adeguate. Esse sono nate già all’inizio del XX secolo, ma sono diventate un problema per legislatori, architetti e società solo a partire dagli anni ’80. Oggi, si tratta di un fenomeno che ha assunto dimensioni impressionanti e che richiede profonda riflessione e azione da parte di tutti gli attori che intervengono nella gestione della città. Di contro, non bisogna però cadere nel facile errore di considerare queste realtà come un problema da eradicare; né vanno stigmatizzati a priori gli abitanti e i loro comportamenti, escludendolo o peggio ignorandoli e considerandoli automaticamente e a priori criminali. Di qui, nasce la necessità di definire analiticamente tali contesti abitati, che hanno il diritto di entrare o rientrare nello spettro degli elementi che compongono la città.

Definizione dello Stato dell’Arte

Aspetti legali ed economici Tutta la letteratura concorda sul fatto che il primo elemento comune agli insediamenti informali è il loro stato di illegalità e precarietà di fronte alla legge e allo Stato. Si tratta cioè di strati sociali che non hanno accesso al credito e non possono quindi permettersi né di comprare terreno né di vivere regolarmente in città, e per questo motivo ‘invadono’ un terreno di terzi, pubblico o privato che sia. Vi si stabiliscono, costruiscono un habitat dapprima precario e poi lo fortificano nel tempo facendo comunità (Garcia de Hernandez, 2007). Ciononostante, per lo Stato e le forze di polizia essi sono irregolari, delle anomalie nel sistema sociale che non si è in grado di gestire: non li si manda via con la forza, ma non li si riesce sempre a reintegrare nel tessuto urbano e sociale della città. Secondo Didier infatti, sebbene gli insediamenti informali siano nati come anomalia, oggi sono parte integrante del sistema economico delle megalopoli dei Paesi in via di sviluppo, perché vengono sfruttati come masse operaie, che non hanno diritti né pretese. Quindi un insediamento informale nasce nell’illegalità, ma viene tollerato nella maggior parte dei casi perché lo Stato non saprebbe come intervenire diversamente per risolvere tale situazione, e perché esso contribuisce all’economia generale della città senza chiedere nulla in cambio. Queste centinaia di milioni di persone vivono così sospese in un limbo legale ed economico, che sembra apparentemente non avere soluzione.

Un insediamento informale è una porzione della città moderna globalizzata, caratterizzato da condizioni igienico-sanitarie pessime, densità abitativa alta, scarsità di servizi alla persona e localizzazione nei punti meno vivibili di un agglomerato urbano. Secondo le statistiche dell’ONU, tramite la sua agenzia ONU_HABITAT (State of the World Cities, 2013), nel 2001 circa il 30% della popolazione urbana mondiale viveva in quartieri marginali, dato che sale al 38% per l’Asia Orientale o al 39.8% per le Regioni in via di Sviluppo, ossia 760 milioni di persone circa. Va prima di tutto riconosciuta la grande varietà di nomi con cui viene chiamato un insediamento informale, a seconda delle lingue e delle latit udini in cui ci troviamo: slum, asentamiento informal, bidonville, cantegril, favela, ecc. Già di per sé, ciò dimostra confusione e aleatorietà nella definizione sia legale che sociale di tale tema. Dunque, per definire cos’è un insediamento informale dobbiamo ricercare le caratteristiche comuni a tutti questi spazi, prima ancora che ne vengano chiarite le specificità. La questione va affrontata da un punto di vista spaziale e sociale (Didier, 1981), da un punto di vista legale ed economico (Fernandes,2008), ed infine da un punto di vista fattuale (Garcia de Hernandez, 2007).

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INSEDIAMENTI INFORMALI/PRECARI Legalità, architettura e sopravvivenza

Aspetti spaziali e sociali Esistono anche condizioni spaziali ed architettoniche comuni a tutti gli insediamenti informali, che vanno riconosciute e definite, perché sia più agevole riconoscerne i contorni o il sorgere di nuovi. Prima di tutto, una bidonville è caratterizzata da una densità abitativa altissima, che non fa che accrescere problematiche sociali e di intervento. Didier afferma che a La Rocinha di Rio de Janeiro si arriva ad avere 1,5m q/persona, cioè più di 6000 pers/kmq, come nelle città stato di Hong Kong o Singapore. Questa massa umana vive, lavora e si sposta in spazi angusti e degradati. Di fatti, ogni abitante della favela, una volta stabilitovisi, cerca di conquistare spazio in altezza e larghezza meglio che può. Ciò lascia sempre meno margine di apertura per spazi collettivi, viabilità, piazze e servizi. La loro qualità tecnologica e architettonica è un altro argomento importante per chi studi un insediamento informale. Non possiamo etichettare l’abitare di queste popolazioni come primitivo o incivile, perché per le loro costruzioni precarie utilizzaono solo materiali di risulta (bandoni di alluminio, legno, cemento di bassa qualità), che non garantiscono alcun tipo di prestazione termo-igrometrica adeguata, e che le condizioni abitative di ciascuna casa siano precarie e degradate. La imposssibilità dell’accesso “regolare” alla casa determina questi comportamenti che sono comportamenti di sopravvivenza. Ciò si riflette direttamente sulla qualità della vita, sulle condizioni di salute e alla lunga anche sull’aspettativa di vita media, che in tali zone è molto più bassa che altrove. Eppure, non dobbiamo sottovalutare la portata sociale che le favela possiedono. Qui si fa ancora comunità, ossia si intessono relazioni profonde (lavorative o affettive), ci si ritrova per feste laiche e religiosi comuni, si condividono idee e spesso anche partiti politici. Indubbiamente le condizioni di vita della bidonville sono peggiori che in altre aree urbane per analfabetismo, criminalità organizzata e disoccupazione, ma non dobbiamo ignorare che quando queste persone si installano in una zona informale essi intessono relazioni che non devono essere sciolte facilmente, cosa che richiede soluzioni che tengano in conto anche i bisogni sociali delle persone e non solo materiali (Aravena, 2008). Altri aspetti Ci sono molti altri aspetti che caratterizzano la città marginale, che vanno considerati quando si progetta in tali zone. Un aspetto importante sono gli attori sociali che prendono parte alla gestazione di una bidonville; conoscerli significa poter intervenire su di essi e trovare soluzioni di comune accordo.

Gli abitanti della favela sono i veri attori sulla scena, perché essi hanno ruolo attivo: decidono, occupano un terreno, lo rendono proprio, fanno comunità, lo trasformano (Garcia de Hernandez, 2007). Essi cercano di ristabilire un’identità di fronte alle autorità e a tutte quelle classi sociali che li hanno dimenticati. Ciò è particolarmente vero in America Latina, dove il senso di appartenenza ad una comunità e di rivalsa sociale sono molto più forti che altrove. In secondo luogo, troviamo lo Stato, o comunque un rappresentante dello status quo, della società borghese o del capitale: un governo, la polizia, un uomo politico, ecc. Questo secondo attore ha sempre un rapporto contraddittorio con la favela: esso può essere connivente o avverso alla sua formazione. In ogni caso, abbiamo già detto che spesso gli Stati sono incapaci di trovare soluzioni realistiche a tale problema e lasciano semplicemente che le masse povere trovino un luogo da occupare che non rappresenti una grossa perdita per latifondisti, industriali o speculatori edilizi. Per molti autori (Aravena in primis) è nel rapporto tra Stato, spesso troppo ignavo, e popolazione, spesso troppo oppressa, che si dovrebbe cercare la chiave per la riqualificazione degli insediamenti informali. Infine, abbiamo il proprietario del terreno occupato (privato o pubblico), che è contrario alla sua occupazione quando questa avviene su terreni redditizi, o favorevole, quando esso non ha valore e può lucrare sull’arrivo degli occupanti. In ogni caso, è nel rapporto fra questi tre soggeti che si gioca la partita della integrazione e riqualificazione delle città marginali. Senza uno di essi, non si potrebbe venir a capo del problema. L’edilizia informale, nelle sue varie forme e declinazioni regionali, è un fenomeno in grande aumento in tutto il pianeta; esso è legato all’accresciuto divario sociale ed economico che caratterizza in particolare i Paesi in via di sviluppo, e alle dinamiche storico-politiche interne ai vari Stati, che portano le popolazioni contadine o più povere a vivere in città, fin dall’inizio della Prima Rivoluzione Industriale. I due fenomeni che sono veramente cambiati dal ‘700 a oggi sono: - L’inarrestabile evoluzione demografica che ha caratterizzato l’ultimo secolo, grazie a miglioramenti delle condizioni igienico-sanitarie, all’allungamento della speranza di vita media, all’abbassamento dell’analfabetismo e della fame a livello globale. - Lo sviluppo del settore terziario dell’economia, a discapito dell’agricoltura e dell’industria, con conseguente perdita di capacità e competenze (storicamente acquisite) nel coltivare, costruire e produrre.

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Questi due nuovi fenomeni, uniti alle più classiche tendenze di flussi verso le città, hanno comportato nel tempo la creazione di immense periferie, satelliti delle grandi città del mondo, dove le popolazioni vivono per cercare fortuna nel settore dei servizi in città, finendo per perdere il contatto con le proprie radici locali, agricole e produttive. Ciò comporta che vi siano ai bordi delle maggiori città del pianeta milioni di persone, bloccate in questo limbo, incapaci di tornare nelle campagne ma senza mezzi per accedere alle ricchezze della città.

popolazione Asia

2000 2012

3,73 mld 4,286 mld

popolazione America Latina

2000 2012

0,526 mld 0,612 mld

popolazione Africa

2000 2012

0,818 mld 1,105 mld

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Fonte: ONU - Divisione Popolazione


Dati

Questioni sulla relazione tra la città formale e informale

Per definire il quadro conoscitivo isugli insediamenti informali credo sia necessario dare prima di tutto alcuni numeri su tale fenomeno, per poi arrivare ad analizzare alcuni elementi specifici e progetti su questo tema.

Ci sono almeno due questioni che vanno prese bene in considerazione quando si affronta il tema degli insediamenti informali e del loro rapporto con la città ufficiale. La prima è la questione della discriminazione della popolazione che vi risiede, e le pesanti conseguenze che essa ha sulla vita delle persone; la seconda è la questione del costo di gestione di tali insediamenti, e complessivamente della città (Fernandes, 2008). Entrambe sono questioni spinose, che lasciano aperti molti interrogativi e permettono di ampliare, spesso eccessivamente, il dibattito a proposito delle favela.

Per prima cosa è interessante analizzare i dati riguardanti la popolazione urbana e la popolazione degli slum. Secondo l’ONU, nel 2000 il 39% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo viveva in zone urbane, per arrivare al 46 % nel 2012: si è passati quindi da 1,93 miliardi di persone a 2,63 miliardi (aumento del 36% in soli 12 anni!). Di queste, nel 2000 il 39.4% viveva in bidonville, mentre nel 2012 la percentuale si abbassa al 33%; ma non dobbiamo farci ingannare da tale diminuzione, perché il numero assoluto aumenta dell’8,5%, passando da 793 milioni di persone a 860; è la crescita vertiginosa della popolazione mondiale a trarci in inganno.

2000

Lo stereotipo dell’alto tasso di criminalità e di insicurezza che sembrano essere connaturati alle bidonville, ha forse qualche ragione di esistere, perché come abbiamo visto gli indicatori sociali delle favela sono molto bassi, ciò che spinge le persone spesso a commettere crimini o a vivere ai limiti della legge pur di sopravvivere. Ma anzitutto, invece di recriminare questi comportamenti dovremmo chiederci cosa spinge queste persone a vivere in questo modo, cioè se essi non siano in qualche modo costretti a farlo per il bene della loro famiglia. Allora come intervenire per invertire la rotta?

2012

totale

totale

urbana

urbana

favela

favela

Inoltre, sempre in ambito di proporzioni urbane, è particolarmente esplicativo verificare che nella lista delle prime 20 megalopoli del mondo, 17 si trovano in zone in via di sviluppo del mondo, con una popolazione totale che supera gli 8 milioni di persone, con densità di popolazioni allucinanti, come quella di Seul (17.288 ab/kmq) o Giacarta (14.476 ab/kmq). Di queste solo San Paolo del Brasile, Rio de Janeiro e Città del Messico sono sudamericane, con una popolazione di oltre 12 milioni di persone e 7.500 ab/kmq. Un’altra serie di dati importanti che l’ONU-HABITAT ci offre, e che fanno riflettere sulle disparità e il degrado sociale che vivono porzioni importanti delle aree urbane mondiali, sono l’accesso all’acqua potabile, all’elettricità, alla sanità e a strade asfaltate. Non dobbiamo però guardare ai dati generali delle città, ma a quelli relativi agli insediamenti informali, dove vediamo abbattersi le percentuali. Tutto questo contribuisce largamente all’allargamento del divario sociale tra chi può vivere in città con determinati standard e chi invece vive ai margini e all’ombra di tali diritti. Ad esempio uno dei più impressionanti è il dato relativo all’accesso all’acqua che comunemente in Sud America si aggira attorno all’84%, ma in molte favela non arriva al 10%.

popolazione totale

2000 2012

6,145 mld 7,128 mld

popolazione urbana

2000 2012

1,93 mld 2,63 mld

popolazione delle favela

2000 2012

0,793 mld 0,860 mld

Fonte: ONU - HABITAT Inoltre, è ormai noto da almeno trent’anni che in questo tipo di insediamenti vive una maggioranza di persone che non delinque affatto (Didier, 1981), ma anzi che è impiegata nel settore industriale o in quello dei servizi, svolgendo lavori come l’operaio, il manovale, la cameriera, l’impiegato/a, ecc. Questo perché, come abbiamo già visto, la favela rimane ai margini della città ma ne è in qualche modo partecipe: l’una dipende dall’altra. Molto più semplicemente, spesso le persone delle bidonville (penso soprattutto all’America Latina del Brasile o all’Asia di Hong Kong o Singapore) non possono permettersi di vivere dignitosamente nella città formale, e trovano riparo solo in quella informale. Ciò non li rende quindi automaticamente criminali o malfattori, ma purtroppo lo stereotipo è più forte della realtà, contribuendo così ad aumentare l’emarginazione sociale e lavorativa in cui queste persone versano. Una seconda questione ancora molto importante in questo senso è il costo (sociale ed economico) della gestione degli insediamenti informali. Si potrebbe infatti pensare che essi non abbiano costo per la città e il suo governo, ma non è ovviamente così. Essi pongono problemi di sicurezza, igiene, polizia, gestione dei terreni e conseguente messa in sicurezza, ecc. Inoltre si tratta spesso di bacini dove l’insofferenza sociale si tramuta in rivolta, il che costringe l’intervento delle autorità perché essa venga tenuta a bada. Quindi, una gestione che non abbia una strategia per la favela è una strategia costosa e alla lunga fallimentare. Molto meno costoso, sempre in termini economici e sociali, sarebbe intervenire seriamente su tali spazi della città, trasformarli radicalmente e/o in qualche modo accoglierli in seno alla città, piuttosto che reprimerli e nasconderli, laddove si pensa non vengano visti. Una politica di integrazione e riqualificazione avrebbe un successo più sicuro e duraturo.

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L’ America Latina Crediamo sia necessario dedicare un capitolo a parte all’insediamento informale dell’America Latina, perché esso non solo è paradigmatico di tutti gli altri, ma è anche funzionale al nostro lavoro di analisi e progetto. Perché se tutte le caratteristiche descritte sopra sono valide anche per il Sud America, pure esso conserva diverse specificità che vanno sottolineate.

‘Los asentamientos informales forman parte de la realidad socio – urbana latinoamericana, pero de una realidad excluida, signada por la pobreza del hábitat y de sus habitantes.’ N. Garcia de Hernandez (2007)

Prima fra tutte, la storia di tali insediamenti è molto anteriore in America Latina che non in altri continenti. Possiamo dire che in Brasile esse si siano cominciate a formare attorno all’allora capitale Rio già a cavallo fra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo. Ciò si deve alle migrazioni interne ai paesi sudamericani degli inizi del secolo scorso, dovute alle loro particolari condizioni economiche. Con l’arrivo dell’industrializzazione, l’economia cresce vertiginosamente, anche grazie agli investimenti degli Stati Uniti, che ne fanno da volano. Ma l’economia industriale mantiene le stesse forme di clientelarismo e sfruttamento delle masse, prima contadine e poi operaie, che aveva avuto con il latifondo. Quindi le popolazioni rurali migrano verso le grandi città industriali (prima Rio, Buenos Aires, Città del Messico e Panama poi Lima, Caracas, San Paolo, ecc.) per scappare alla schiavitù della terra, ma non trovano altro che sfruttamento nelle fabbriche e degrado (Didier, 1981). Anzi, possiamo dire che le loro condizioni di vita peggiorano notevolmente, poiché i governi non sono preparati all’arrivo di tali masse di popolazione e non costruiscono case e servizi; essi si vedono quindi costretti ad occupare le parti interstiziali delle città, i vuoti di potere e di legalità, per sopravvivere. In secondo luogo, dobbiamo sottolineare la particolare estensione del fenomeno. Secondo l’ONU, nel 2000 il 75.5 % della popolazione sudamericana viveva in città, ossia circa 394 milioni di persone. Ancora a quel tempo, nessun’altra regione in via di sviluppo del mondo aveva una tale popolazione urbana, ciò che sottolinea la portata e la radicalità del problema. Ma quando parliamo di città latinoamericana dobbiamo pensare ad un fattore di disparità sociale altissimo: quante di queste persone hanno accesso ad acqua potabile o servizi sanitari adeguati? Didier (1981), usando La Rocinha di Rio de Janeiro come caso di studio, ci spiega i fenomeni migratori delle popolazioni povere dalle aree rurali brasiliane verso le grandi città industriali del Paese all’inizio del ‘900. Queste immense masse povere vennero da subito dimenticate dal governo e allontanate dai processi democratici delle città e quindi sfruttate dai latifondisti o capitani d’industria per la loro produzione. Queste popolazioni, ormai lontane dalle campagne ma ancora povere e marginalizzate, non sono più in grado di costruirsi delle case dignitose, finendo per abitare in quartieri degradati, costruiti alla buona. Tali condizioni comportarono velocemente un circolo vizioso di povertà, criminalità e analfabetismo. In breve, milioni di sudamericani vengono abbandonati a loro stessi, relegati in zone marginali della città, occupando terreni illegali, senza possibilità di ulteriori sbocchi.

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110 mila abitanti

La Rocinha, Rio de Janeiro La favela della Rocinha si comincia a formare a Rio attorno al 1930, a causa dei movimenti migratori interni al Paese sulla direttrice Nord - Sud. I flussi iniziano dagli stati relativamente vicini a Rio per poi passare a quelli sempre più lontani a Nord, e più poveri. Il progresso dell’industrializzazione e la volontà di migliorare le proprie condizioni di vita spingono milioni di persone a spostarsi dalle campagne povere del Nord-est verso le città industrializzate del Sud. Sogni infranti da una realtà misera, sfruttata e gestita dai grandi industriali che beneficiano della situazione di estremo disagio in cui vivono le masse. Esistono precisi stadi di sviluppo di un insediamento informale, più unici che tipici, ma che si rassomigliano fra loro per il loro venire alla luce. I primi insediamenti sono formati da baracche di legno e paglia, che piano piano si trasformano con materiali più nobili (mai oltre il cemento e il laterizio), si densificano, lasciando sempre meno spazio al rurale e sempre più spazio ad una realtà urbana dove la densità di popolazione arriva a 1,4 pers/mq. Gli spazi della casa sono semplici, nei primi stadi quasi tutte le attività si svolgono all’esterno, mentre progressivamente i rapporti di vicinato e di prossimità cambiano, così come cambiano gli elementi di demarcazione dello spazio. All’arrivo in città le persone devono inventare le loro condizioni di sopravvivenza molto velocemente: tutto va bene pur di avere uno spazio proprio. L’esistenza delle favela, che si può ovviamente spiegare attraverso più fattori, non dev’essere considerata come un fatto sui generis, quasi un unicum nel continuo dei tessuti urbani e sociali del mondo. Al contrario, essa ne è parte integrante, quasi condizione necessaria; altrimenti non si spiegherebbero le così grandi masse che vivono in tali ambienti. Il funzionamento feudale dell’agricoltura prima e il processo di impoverimento generale della popolazione attiva del Brasile dopo lo sviluppo industriale sono le cause principali della nascita e della persistenza delle favela. Il miracolo economico del Paese si tiene proprio sulle spalle di queste masse sfruttate come manodopera a basso costo: il costo della vita urbana borghese è per loro inaccessibile, benché ne siano parte integrante, anzi motore stesso. Organizzazione sociale e spaziale della favela: regole, tempo libero, lavoro. Tutti fatti che non vanno considerati come marginali o inesistenti. Nell’insediamento temporaneo esistono gerarchie, regole di prossimità, divieti, ecc., come ogni società che si auto-organizza. Esiste anche molto lavoro a dispetto di quanto non si creda: piccoli commerci che servono la bidonville, oppure impieghi più o meno precari nel mondo dei servizi (colf, badante, operaio, facchino, venditore, ecc.).

3,8 milioni abitanti

La Ciudad Perdida di Neza, Città del Messico La Ciudad Perdida di Neza è una vastissima zona urbana precaria che si sviluppa all’interno dell’area metropolitana di Città del Messico, attraversando le municipalità di Chimalhuacan, Los Reyes ed Ecapetec. Si tratta dell’insediamento precario più grande del mondo (ONU HABITAT, 2006), con una popolazione stimabile attorno ai 3,2 milioni di abitanti. La particolarità di Neza è quella di essere stata regolarizzata in passato da un punto di vista legale, pur mantenendo ancora tutte le caratteristiche dell’architettura e socialità di un insediamento informale: criminalità, precarietà della costruzioni, mancanza di igiene e salubrità degli spazi. Si tratta anche della zona più pericolosa della capitale messicana, crocevia di narcotraffico e riciclaggio.

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SUPERFICIE : 21.040 km2 POPOLAZIONE : 6.192.993 ab. DENSITÀ ABITATIVA: 294 ab./km2 PIL (nominale) : 23 864 milioni $ FORMA DI GOVERNO : Repubblica Presidenziale DATA DI INDIPENDENZA : 15 Settembre 1845 (Spagna) El Salvador è uno Stato del Centro America, stretto tra l’Honduras e il Guatemala e bagnato dall’Oceano Pacifico a Ovest. Si tratta di un piccolo Paese di sei milioni di abitanti circa, in un’area particolarmente sismica, con clima umido e tropicale.

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5000 km

Santa Ana

San Salvador

Zacatecoluca San Miguel

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150 km


EL SALVADOR Contesto storico Età Precolombiana

Il XX secolo

In età precolombiana il Paese fu abitato prima dai Maya, poi dai Pipil, una popolazione tolteca. Questi ultimi si stabilirono nell’area all’incirca nell’anno 1000 d.C., scegliendo la città di Cuscatlàn come capitale. La colonizzazione europea del territorio iniziò nel 1524 con una spedizione spagnola capeggiata da Pedro de Alvarado. Egli, venendo dal Guatemala, sbaragliò i Pipil e ne invase la capitale: il fratello Diego fondò San Salvador, l’attuale capitale dello Stato, intitolata ad un episodio della trasfigurazione di Gesù.

La situazione politica interna cambiò radicalmente quando nel 1931 il potere fu preso dal generale Maximiliano Hernández Martínez, la cui dittatura si schierò con le potenze dell’Asse. Tuttavia l’attacco di Pearl Harbour modificò la rotta, ponendo il dittatore vicino agli Stati Uniti.

Colonizzazione e indipendenza Posto sotto il dominio spagnolo e amministrativamente dipendente dalla capitaneria del Guatemala, nel 1811 cominciarono i moti patriottici, organizzati dalla popolazione creola. Il Guatemala divenne indipendente dieci anni dopo annettendo il Salvador, ma fu a sua volta annesso dal Messico l’anno dopo. Entrato nell’organizzazione regionale centroamericana delle Province Unite dell’America Centrale, il Salvador divenne una Repubblica indipendente nel 1841. La fine del XIX secolo vide diversi tentativi fallimentari di riunire l’America centrale sotto l’egida di un’organizzazione politica sovranazionale che racchiudesse tutti gli Stati della regione, ma frazionamenti e disaccordi resero inevitabile la divisione della zona.

Il controllo del generale cominciò a vacillare nel 1939, quando fu avviato il processo di industrializzazione: gli squilibri e le agitazioni sociali che ne derivarono costrinsero Martínez all’abbandono della scena, nel 1944. Gli succedettero il generale Salvador Castaneda Castro l’anno dopo e Óscar Osorio nel 1948. Quest’ultimo fu eletto alla carica di Presidente della Repubblica nel 1950; nonostante la sua elezione democratica e il suo cauto programma di riforme, gestì in maniera dittatoriale il paese. Lasciò la guida nel 1956 a José María Lemus, rovesciato nel 1960 da un colpo di Stato che favorì la formazione di una giunta militare. Le gravi questioni interne diventarono sempre più preoccupanti e complesse, tanto da provocare una reazione politica con la formazione di un partito di opposizione; il candidato sostenuto fu José Napoleon Duarte, democristiano. Questa situazione già instabile e pericolosa, si fece decisamente tragica dopo le elezioni tenutesi nel 1972, che portarono al governo il candidato governativo scelto dai militari, il colonnello Molina: la violenta contestazione dei risultati elettorali da parte dell’opposizione si espresse nel tentativo di un colpo di Stato, spezzato e represso dall’esercito.

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Cinque anni dopo fu eletto nuovamente il candidato governativo, stavolta il generale Romero, il quale con il suo frequente uso della forza e della repressione mosse verso la lotta armata gli oppositori, che lo destituirono nell’ottobre 1979 con un altro colpo di Stato, questa volta riuscito. La nuova giunta formatasi fu mista, poiché formata da militari e civili, tra i quali, mediante concessioni e garanzie, cominciò finalmente il dialogo. Questo fu però interrotto pochi giorni dopo la destituzione di Romero, il 18 ottobre, in seguito ad una strage commessa dall’esercito nell’atto di disperdere una folta folla di manifestanti. I civili abbandonarono la giunta meno alcuni democristiani, con a capo José Napoleon Duarte, che tenne in piedi la giunta stessa con i militari. L’opposizione si riunì nel Fronte democratico rivoluzionario, mentre il 12 dicembre 1980 Duarte divenne presidente. Le questioni interne si fecero sempre più gravi e il presidente chiese aiuto agli Stati Uniti, ottenendo il sostegno dell’allora presidente Ronald Reagan, che incitò Guatemala e Honduras a lottare contro i gruppi comunisti. L’opposizione chiese nel 1982 la pacificazione e la formazione di un’assemblea costituente, e sia la Chiesa sia l’ONU appoggiarono queste richieste, ma gli USA si opposero fermamente alla normalizzazione in questo senso sostenendo Duarte. La situazione peggiorò ulteriormente con la vittoria alle elezioni del 1982, boicottate dalla sinistra, del maggiore Roberto D’Aubuisson, di estrema destra. Il 13 marzo del 1983 venne uccisa dalle forze armate la presidentessa della Commissione dei diritti umani, Marianella García Villas, in un’area di conflitto dove si era recata per documentare l’uso di armi chimiche da parte dell’esercito, e assassinata dopo essere stata torturata. Il brutale assassinio sconvolse l’opinione pubblica internazionale, mettendo in luce la grave situazione del paese centro americano. Le mediazioni della Chiesa fallirono e gli Stati Uniti entrarono in modo frequente e visibile nelle questioni interne del Salvador, favorendo il ritorno alla presidenza di Duarte nel 1984. Duarte comprese l’indispensabilità del dialogo con la guerriglia, e i colloqui ripresero con un importantissimo incontro a La Palma tra il premier e l’opposizione. La destra bloccò tutto in Parlamento. Quattro anni dopo la situazione precipitò quando vinse le elezioni amministrative D’Aubuisson, tra l’altro accusato dell’omicidio dell’arcivescovo Óscar Romero, e in più Duarte fu costretto a recarsi negli Stati Uniti per delle cure per le sue precarie condizioni di salute, lasciando così i poteri.

Oggi Dopo la guerra civile il partito dell’ARENA è sempre uscito vincitore alle urne e così è stato anche alle elezioni tenutesi nel 2004 che hanno decretato la vittoria netta del candidato Elìas Antonio Saca. Nel 2001 il paese fu scosso da due devastanti terremoti, che provocarono oltre 1.200 morti e danni in tutto il paese. Le ultime elezioni del 16 marzo 2009 hanno consacrato la vittoria con il 51,3% di Mauricio Funes del partito FMLN, contro il 48,7% andato al candidato Rodrigo Ávila, rappresentante del partito conservatore di governo ARENA. Si tratta di un risultato storico che riporta la sinistra al potere dopo 20 anni di opposizione. Mauricio Funes del partito FMLN, ha assunto la presidenza del paese il 1º giugno 2009.

La Democrazia Cristiana andò in crisi e lasciò libero spazio al partito di D’Aubuisson, l’ARENA, che si aggiudicò la vittoria col suo nuovo candidato Alfredo Cristiani. Egli si dimostrò inaspettatamente conciliante, furono avviati per l’ennesima volta dei negoziati, che però vennero ancora una volta interrotti a causa dell’uccisione di alcuni sindacalisti, da parte di militanti della destra estrema. In seguito a ciò, la guerriglia scatenò una terribile offensiva. Le trattative ricominciarono a Ginevra nel 1990 e l’anno dopo fu finalmente ammessa anche l’opposizione alle elezioni presidenziali. Vinse Cristiani, il quale continuò sulla strada del dialogo, anche perché il paese era stremato da un conflitto civile che era costato almeno 80.000 vite umane. Il 16 gennaio 1992 terminò ufficialmente la guerra civile ad El Salvador. L’anno dopo provocò aspre polemiche la completa amnistia data ai membri dell’ARENA che durante il conflitto interno commisero atrocità e abusi.

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Paesaggio e Clima Geografia

Clima

El Salvador si trova nell’emisfero boreale tra il tredicesimo e il quattordicesimo parallelo, la punta estrema del confine ovest con il Guatemala è attraversata dal novantesimo meridiano, che con l’ottantasettesimo comprende l’intero stato. È il paese più piccolo dell’America Centrale: la superficie totale è di 21.040 km quadrati. Inoltre, è uno dei più meridionali della regione centroamericana.

El Salvador si trova nella parte settentrionale della fascia tropicale della Terra, tanto che a novembre e ottobre è principalmente influenzato dai venti provenienti dal Nord Est e, occasionalmente, da venti deboli del nord che vi portano aria fresca originaria delle regioni polari del Nord America. Esistono solo due stagioni: una secca (da novembre ad aprile) e una piovosa (da maggio ad ottobre). La temperatura media durante tutto l’anno è compresa tra i 22°C e i 35°C con punte che raggiungono i 40. Nella stagione secca tuttavia la temperatura minima, nelle ore notturne e specie nelle aree di montagna puo’ scendere a 10/13C, con forti escursioni termiche tra giorno e notte.

I paesaggi montuosi occupano un ruolo importante della morfologia del territorio, che comprende un altopiano vulcanico e due catene vulcaniche, che si estendono da est verso ovest separate dal fiume Lempa. Questo corso d’acqua sbocca con una foce a delta nell’Oceano Pacifico. I laghi sono quattro, in ordine di grandezza: l’Ilopango, il Ghiaia, il Coatepeque e l’Olomega. Le pianure, di forma stretta, si trovano in prossimità dei litorali e sono coperte da foreste. La zona degli altopiani è fertile, ed è molto ben coltivata; invece le coste presentano molte lagune.

130

260

120

240

110

220

100

200

90

180

80

160

70

140

60

120

14 12 10 10

10

12 6

14

10 6

10 8

6

10

Velocità media e corso dominante dei venti (Dicembre) Fonte: S.N.E.T.

APRILE

50

100

40

80

30

60 Tmedia

20

40

10

20

23 °C

temperatura media

0

0

69 %

umidità relativa

mm

105 mm

°C

Gen Feb Mar Apr

Mag Giu

Lug

Ago Set

Ott

Nov

Dic

21

24 °C

temperatura media

85 %

umidità relativa

250 mm

pioggia

DICEMBRE

pioggia


Architettura Età precolombiana L’età precolombiana salvadoregna è caratterizzata dalla presenza di popolazioni Pipil e Maya, che si concentrano nell’area di Cuscatlàn, attorno all’anno 1000 d.C. Queste popolazioni facevano largo uso della pietra come materiale da costruzione per gli edifici di rappresentanza o religiosi, lasciando alla terra e al legno edifici comuni e case. Interessante è notare l’uso di tecniche sismo-resistenti in edifici di rilievo, dove il legno veniva già impiegato per armare la terra cruda, ad esempio nel sito Joya de Ceren, ad oggi patrimonio dell’umanità UNESCO. Età coloniale e moderna Le tecniche costruttive e le tipologie edilizie salvadoregne vengono fortemente influenzate sia da quelle caraibiche (uso del legno, bahareque e tetti in paglia), sia da quelle spagnole (case a patio, uso della terra cruda, organizzazione razionale della colonia), a seconda del contesto sociale e geografico del progetto. Va però sottolineato che il lascito architettonico dell’età coloniale spagnola rappresenta ancora per il Paese una memoria viva ed importante, cui gli abitanti si rifanno e che riconoscono come propria.

Panoramica del centro storico di San Salvador

22


El Calvario, Santa Ana

Santa Cruz de Roma, San Salvador

Nuestra Señora de los Pobres, Zacatecoluca

Nuestra Señora de Candelaria, San Salvador

23


SEZIONE II 1. Costruire in terra 2. Il materiale terra 3. Tecniche costruttive 4. Elementi costruttivi

La terra come materiale da costruzione 24


25


COSTRUIRE IN TERRA

Perché costruire in terra? Questa domanda potrebbe venire alla mente del lettore all’avvicinarsi al testo, argomentando che ad oggi esistono materiali e tecniche costruttive ben più efficaci e solide della terra, che permettono all’uomo di realizzare habitat più longevi e vivere meglio. Per quanto questa affermazione sia parzialmente vera, pure essa non è completa, dacché il materiale da costruzione terra è in uso nel mondo da quando l’uomo ha avuto necessità di realizzarsi uno spazio abitativo proprio, e da quando cioè egli è uscito dalla propria caverna e ha platonicamente iniziato ad avere coscienza di sé. Per Heidegger vivere è abitare, perciò l’uomo inizia a vivere e non più sopravvivere quando scopre l’uso della terra, modellata per dargli riparo. Di lì in poi, per millenni le più diverse società del mondo hanno utilizzato la terra per realizzare edifici comunitari, case, templi o luoghi di produzione e stoccaggio. La modernità ci ha consegnato l’uso di materiali diversi, frutto di un processo industriale complesso che spesso hanno migliorato le condizioni di confort abitative, ma che si sono rivelate talvolta fallimentari o addirittura deleterie. Come detto in apertura di questo volume, l’industrializzazione ha portato intere sacche di popolazione contadina a trasferirsi in città per cercare fortuna, sprofondandole però in un limbo da cui non si poteva tornare indietro. Così migliaia di persone oggi non sono né in grado di tornare alle proprie radici vernacolari e contadine, né di accedere al mondo dell’edilizia regolare delle città. Che fare? Ritengo, d’accordo con tutto un filone scientifico che fa capo alla rete ICOMOS e PROTerra, che uno dei metodi migliori per sanare questa situazione sia far riscoprire le tecniche costruttive antiche a tali popolazioni, far rifiorire una cultura del buon costruire vernacolare, seppur assecondando le esigenze del vivere moderno. Di qui, la volontà di sistematizzare le conoscenze sulla tecnologia di tale materiale, per permettere agli abitanti di imparare e costruire in sicurezza e piena coscienza. In questa sezione, approfondiremo quindi le caratteristiche fisiche, le tecniche e gli elementi costruttivi del materiale terra.

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H2OS Project, Senegal,2017

Edifici tulou, Fujian, China, XIII sec.

Gourna, Egypt, 1945

Villa El Salvador, PerĂš, 1983

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IL MATERIALE TERRA Introduzione ‘Depuis près de 10.000 ans que les hommes bâtissent des villes, la terre crue a été et demeure, à travers les traditions historiques et populaires, l’un des principaux matériaux de construction utilisés sur notre planète. C’est ainsi que plus d’un tiers des habitants du globe vit aujourd’hui dans des habitats en terre.’ H. Houben, 1989 La terra come materiale da costruzione viene impiegato dall’uomo da più di 10.000 anni ad ogni latitudine e in tantissimi contesti climatici e fisici diversi. Essa si presenta come la più elementare soluzione al problema abitativo dell’uomo, quella che più di tutte lo riconnette alla sua origine, alla Terra in sé. Ancora oggi rappresenta comunque la soluzione costruttiva utilizzata da almeno il 30% della popolazione mondiale (Houben, Guillaud, 2006), per toccare anche percentuali più alte in Africa (Ruanda al 40%). In America Latina l’uso della terra cruda arriva in concomitanza con la stabilizzazione dei popoli nomadi dell’America Centrale nel periodo formativo (1200 a.C. – 800 d.C.). In particolare sono gli Olmechi e gli Zapotechi a costruire prima dell’800 a.C. grandi piramidi di terra cruda come simboli religiosi. Dall’area mesoamericana l’uso della terra si sviluppa sia a Nord (California, Messico, Stati del Sud-Ovest), che a Sud (Ande principalmente). SUOLO = La crosta è la frazione solida della sfera terrestre. Sulla superficie della crosta, la terra è un materiale mobile, di spessore variabile, che sopporta gli essere viventi e i vegetali. Essa è il risultato delle mutazioni della roccia madre soggiacente, sotto l’influsso di processi fisici, chimici e biologici, legati alle condizioni bioclimatiche e alla vita animale e vegetale.

Un altro elemento molto importante nella trasformazione del suolo è la migrazione verticale delle acque; ma la genesi di un suolo resta principalmente dovuta alla natura della roccia madre, del clima, della vegetazione e della topografia. Il materiale terra è costituito da diversi elementi: - - -

Costituenti gassosi (atmosfera – aria) Costituenti liquidi (acqua sotto forma di umidità relativa) Costituenti solidi (organici e minerali)

Le proporzioni rispettive e la ripartizione di tali costituenti caratterizza la struttura e la tessitura della terra e ne precisano le proprietà tecniche. La tessitura della terra è la composizione granulare di una terra. Il 10% di argilla contenuta conferisce proprietà di coesione e plasticità alla terra. Esistono 5 grandi famiglie di tessiture: - - - - -

Terre organiche (torba) Terre granulose (cemento) Terre sabbiose Terre limose Terre argillose (terre molto coesive e modellabili se umide)

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Breve storia della terra cruda in America Latina Sul continente americano, la vita nomade dei gruppi di cacciatori-raccoglitori dura diverse migliaia di anni prima che venga inventata l’agricoltura. E’ in America centrale che la cultura del mais permette la creazione dei primi villaggi permanenti. In America centrale, è durante la seconda metà dell’epoca Formativa (1200 a.C. – 300 d.C.), che numerosi focolai di civiltà si dotano di un’organizzazione complessa attorno all’urbanismo dei centri religiosi. Gli Olmechi e gli Zapotechi raggiungono questo stadio dall’800 a.C. Il sito della Venta è dominato infatti da una piramide di terra larga 65 m che culmina a 35 m di altezza. L’habitat sembra essere stato un sistema aperto a piccole case quadrangolari in materiali leggeri: legno e torchi o fanghi di terra, coperture di palme. L’impiego di mattoni crudi appare tra il 500 a.C. e il 600 d.C., in base al grado di complessità e di gerarchizzazione delle società. La pietra viene usata come paramento, o come base per i tumuli di base dei santuari. Durante il periodo classico (300-900 d.C.) à Teothiuacan, la piramide del Sole soprelevata su di una base quadrata di 225 m di lato si alza fino a 63 m. Questo monumento ha un rivestimento in pietra ma viene costruito attorno ad un cumulo di terra battuta che rappresenta due milioni di tonnellate di materiale. Anche nell’America andina, fuori dalle regioni di montagna, sulle piane fluviali e costiere, è l’impiego della terra che predomina. All’apogeo degli Inca (1493 – 1525), la maggior parte delle città di montagna (Cuzco o Pizac) sono costruite in opere murarie ciclopiche, ma la terra è largamente usata sul litorale. Nella vallata del Rio Pisco, la cittadella di Tambo Colorado è tutta interamente di mattoni cubici crudi. I muri sono di intonaci di argilla vivamente colorati di rosso o giallo. La maggioranza dell’habitat rurale fu senza dubbio di terra, fino alle case dei ‘curaca’ (capivillaggio). Ancora oggi in America latina e andina, l’adobe rimane il materiale dominante. Anche negli Stati Uniti del Sud-Ovest gli indiani svilupparono molto presto l’impiego della terra per costruire.

TORCHIS

PISÉ BLOCCHI

TORCHIS

BLOCCHI PISÉ

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Dati e caratteristiche fisiche della terra

ARGILLA

F

M

G

SABBIA

LIMO

F

M

G

F

M

G

GHIAIA

F

M

CIOTTOLI

G

F

60

200

M

G

diametro

0.06

0.2

0.6

6

20

60

200

600

2000 m

0.002 0.06

2

6

20

600

2000 mm

60

2000

F = granulometria fine M = granulometria media G = granulometria grossa

30

Fonte: CRATerre,2006


2. Classificazione della messa in opera della terra cruda (Chazelles, Klein, 2011) Tecniche moderne

A

Tecniche tradizionali

B

bauge, pisé, soletta intagliata, mattone, tutte le precedenti modernizzate; terra paglia, terra estrusa, blocchi compressi, terra colata in cassoni, tertorchis ra di riempimento Terra fresca/ messa in opera diretta Mattoni seccati, collegamento con malta

C

bauge, pisé, torchis Terra poco umida

Mattoni Terra umida in forma plastica

D

Pisé, mattone tagliato Terra con fibre vegetali

Bauge, mattone tagliato, torchis, mattone modellato Terra senza fibre vegetali

CARATTERISTICHE

F

Bauge, mattoni, torchis Pisé, mattone intagliato Trattamento semplice o con strumenti Trattamento manuale o strumenti specifici semplici Bauge, torchis, pisé Bauge, mattone, torchis Terra portante Terra non portante

G

Bauge, pisé, mattoni Terra di profondità

Bauge Terra superficiale

Bauge, pisé, mattoni

Soletta intagliata

E

2. Caratteristiche fisiche (Guillaud, Houben, 89)

Calore specifico C (KJ/kg)

Coeff. Di conduzione l (W/m°C) Coeff. Di sfasamento f (h) Coeff. smorzamento (dB) a 500Hz Resistenza al fuoco

Calore specifico C (KJ/kg)

Coeff. Di conduzione l (W/m°C) Coeff. Di sfasamento f (h) Coeff. smorzamento (dB) a 500Hz Resistenza al fuoco

Torchis (classe A/B) cm 20 1 – 0,85 0,23 – 0,46 >12 60 Buona Adobe (classe B) cm 40 0,85 0,46 -0,81 10-12 >60 Buona

3. Caratteristiche delle terre lavorabili (Guillaud, Houben,89) TERRE

Rigonfiamento

Sensibilità

Massa

Indice di

Resistenza

Convenienza

e ritiro

al gelo

Vol. secca

Vides

Alla

costruttiva

(kg/mc)

(rs = 2700 kg/mc)

Compressione

1.Granulosa ben graduata

Molto debole

Molto debole

>2000

<0,35

Non conveniente. Aggiungere terre fini

2.Granulosa mal graduata

Molto debole

Molto debole

>1840

<0,45

Non conveniente. Aggiungere terre fini

3.Granulosa macciosa

li-

Molto debole

Debole/medio

>1760

<0,50

Conveniente. Mancanza di coesione, aggiungere terre fini

4.Granulosa gillosa

ar-

Molto debole

Debole/medio

>1920

<0,40

Conveniente.Aggiungere event. fini

5.Sabbia pulita ben graduata

Molto debole

Molto debole

>1920

<0,40

Non conveniente. Aggiungere terre fini

6.Sabbia pulita mal graduata

Molto debole

Molto debole

>1600

<0,70

Non conveniente. Aggiungere terre fini

7.Sabbia ciosa

limac-

Molto debole

Debole/forte

>1600

<0,70

Conveniente. Mancanza di coesione, aggiungere terre fini

8.Sabbia argillosa

Debole/medio

Debole/forte

>1700

<0,60

Conveniente.Aggiungere event. fini

9.Argilla plastica

poco

Medio/elevato

Debole/forte

>1520

<0,80

Debole/forte

Conveniente a volte Aggiungere terra sabbiosa

10.Limo plastico

poco

Debole/medio

Medio/molto forte

>1600

<0,70

Molto debole

Conveniente. Mancanza di coesione

11.Limi e argille organiche poco plastiche

Medio/elevato

Medio/forte

>1440

<0,90

12.Argille molto plastiche

Elevato

Molto debole

>1440

<0,70

Medio/forte

13.Limi plastici

molto

Elevato

Medio/forte

>1600

<0,70

Molto debole/medio

14.Limi e argille organiche molto plastiche

Elevato

Molto debole

>1600

<0,70

Medio/forte

15.Torbe e suoli molto organici

Molto elevato

Debole

Non conveniente/ Conveniente a volte

Conveniente raramenteAggiungere terre sabb. Conveniente raramente Non Conveniente.

Conveniente a volte

31

Fonte: CRATerre,2006


TE CO RRA LA TA

TERRA SCAVA TA

TERRA TE RICOPREN

T PA ERR G A LI A

A O RR NT TE IME MP

RIE

TERRA RIVESTIMENTO

A

RA OST R TE APP VR SO

RIV TERR A EST IME NTO

MONOLITI

STRUTTURE

IMPASTO PER PILASTRI

RA TER LATA DEL MO

TERRA COMPRESSA

TERRA

BE ADO ATO M FOR

BLO IMP CCHI ILA TI

TERRA ESTRU SA

A CC DOB AN E IZZ AT

I CH OC TI BL GLIA TA

DI ZOLLE TERRA

ME

BE LE O A AD NU A M

O

MURATURE

CO BLO M CC RP H ES I SI

TERRA COMPRESSA

TERRA ESTRUSA

TERRA TAGLIATA

32

Fonte: CRATerre,2006


TECNICHE COSTRUTTIVE

TERRA ESTRUSA Adobe

TERRA RIVESTIMENTO Torchis / Bahareque

TERRA COMPRESSA O BATTUTA Pisé

33

Fonte: CRATerre,2006


Adobe Anche chiamato moulded (mould = stampo) or shaped earth brick nei Paesi africani di lingua inglese. L’estrusione può essere adatataa alla produzione dei materiali in terra cruda, come ad esempio dei blocchi detti adobe. Tali blocchi sono formati di terra cruda, ossia che non abbia subito il processo di cottura, che implica l’eliminazione di tante imperfezioni della terra, e che ne perfeziona le caratteristiche fisiche e meccaniche. Per questo motivo, l’uso della terra cruda impone di revisionare quanto rientra nell’impasto: granulosità meno argillosa e più sabbiosa, ad esempio. Problemi di stabilizzazione e collosità sono già stati risolti in passato tramite l’aggiunta nell’impasto originale di stabilizzanti (come l’asfalto, la paglia, o fibre vegetali). •

• • •

• •

Selezione dei suoli – la cosa migliore è scavare il suolo da un pozzo, senza radici e senza pietre di grandi dimensioni. Il suolo migliore è costituito da sabbia, limo e argilla nelle seguenti proporzioni: sabbia 50-75%; limo 10-28%; argilla 15-18%; materia organica < 3%. Se c’è troppa argilla appariranno delle fratture nella fase di asciugatura; se c’è troppa sabbia non c’è aderenza; se c’è troppa materia organica il materiale diventa poroso col tempo e instabile se esposto all’acqua. Scavi – La terra può essere scavata da uno o più punti ma sempre il più vicino possibile al sito di costruzione; il volume occupato dalla terra sfusa è il 30% più grande di quello dei mattoni di fango. Setaccio – Setaccio dei terreni direttamente sui luoghi di produzione con diametri tra i 6 e i 12 mm; un uomo può setacciare fino a 4 mc di terra al giorno. Preparare la terra – L’obiettivo della idratazione tradizionale è quello di saturare le particelle di argilla con l’acqua e rompere le più piccole zolle di terra. Per la produzione dell’adobe la terra bagnata deve riposare almeno 24 ore; ciò migliora la qualità dei mattoni e rende la terra più facile da mescolare e lavorare; la terra viene spalmata su una superficie piatta vicino all’area di produzione dei mattoni, con un cratere riempito d’acqua al centro, perché essa si mantenga in uno stato plastico. Dato che la miscela è composta per un terzo di acqua, per la produzione di 500 mattoni che misurano 30x15x10 cm (squadra di 4 uomini) richiede 650 litri di acqua. Stabilizzazione – Vanno aggiunte fibre vegetali o animali. Dipende dal Paese e dalle possibilità del luogo. Stampi e loro uso – Gli stampi sono in genere realizzati in legno; stampi larghi sono consigliabili per una buona produzione del materiale ma impiegano più tempo asciugare il terreno. I mattoni possono essere quadrati o rettangolari, i secondi sono più facilmente impiegati. Riempimento degli stampi – Riempire gli stampi meccanicamente o manualmente e verificarne la consistenza, tramite segni che debbano rimanere evidenti; pressare la terra per eliminare l’aria e livellare la superficie per rimuovere gli eccessi. Asciugatura e stoccaggio – Dopo la rimozione degli stampi, i mattoni sono lasciati ad asciugare al sole per almeno 3 giorni su di una superficie piatta e pulita, coperta di sabbia. Per i primi due giorni dovrebbero essere protetti dal sole e dalla pioggia. Da tre settimane a un mese di asciugatura.

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ACQUA

ADOBE

STABILIZANTE

ASPIRAZIONE

ESTRAZIONE

ACQUISTO

RISERVA

STOCCAGGIO

DEPOSITO

DOSAGGIO

DOSAGGIO

MISCELA UMIDA

STAMPO

CURA

ESSICCAZIONE

STOCCAGGIO

35


Torchis Il torchis o bahareque è costituito da una struttura a cornice lignea, rinforzata da controventi interni sempre in legno, e rivestita da diversi strati di terra, che viene arricchita da fibre vegetali o paglia, per le sue proprietà temriche. Il torchis è senz’altro una delle più antiche tecniche di costruzione che rimane impiegata nel mondo. Le strutture portanti e i graticci che servono di supporto al riempimento di terra del torchis sono di concezioni varie ma il principio di costruzione rimane lo stesso in tutto il mondo. Oggi, il torchis è oggetto di numerose ricerche; per esempio in Perù, ci sono gruppi di ricerca legati a pannelli prefabbricati facili da assemblare. Per terra di riempimento, si intende il materiale che non assicura la funzione strutturale. In questo caso, la terra per costruire o torchis, comporta generalmente uno sgrassante vegetale, completato alle volte da aggiunte minerali o organiche. Essa è applicata manualmente allo stato plastico, dentro o contro una struttura portante in legno, in pietra o in mattoni cotti. Bisogna distinguere da una parte il riempimento tra i montanti di una struttura principale e dall’altra l’applicazione contro un’ossatura secondaria, formata da un riquadro di legno, dipendente a sua volta dalla struttura principale. I dispositivi di posa della terra di riempimento si caratterizzano per una grande varietà dipendente dai criteri seguenti: •

lunghezza delle fibre vegetali incorporate fino a 1-1,2 m

forma degli elementi modellati: a bottiglia, a biscotto, affusolata

tipo e disposizione delle armature secondarie: interlacciato più o meno fini e stretti, bacchette più o meno fine o spaziate, diversità di materiali (legno, bambù, ecc.)

spessore della parete: da un minimo di 8-12 cm in Francia a decine di centimetri in Africa.

Si può rilevare qualche termine interessante in America Latina, riguardo al torchis: Vinuales considera come termini generici due termini locali, quincha (a Sud) e bahareque (in America Centrale – origine caraibica).

36


37


Pisé Nella tecnica tradizionale del pisé, la terra è compressa in massa con un pilone dentro ad un cassero, battuta strato per strato. Naturalmente permeabile e porosa, la terra è molto sensibile all’acqua. Nel penetrare i vuoti del materiale, l’acqua corrompe irreversibilmente il proprio soluto. La riduzione del volume dei vuoti del materiale diminuisce la sua sensibilità all’acqua e aumenta la sua resistenza. Questa miglioria si ottiene comprimendo la terra, aumentandone quindi la sua massa volumica. Ai nostri giorni, la tecnologia della terra compressa è la più conosciuta ed utilizzata, anche grazie all’attenzione che ne fanno tecnici e scienziati. Tecnicamente evoluta e piuttosto moderna, la compressione è molto usata un po’ ovunque nel mondo dell’architettura vernacolare contemporanea. Il principio del pisé è molto semplice: si tratta di terra versata all’interno di un cassero e battuta. Le condizioni ideali di una buona terra con una buona umidità non sono sempre equilibrate. Ciononostante, una tecnologia troppo sofisticata può danneggiare questa semplicità originale. Le varianti tecnologiche sono troppo numerose secondo le regioni del mondo dove il pisé viene praticato, perché si possano enumerare tutte qui. Nelle zone temperate, non si costruisce in pisé tre mesi prima e dopo del periodo di maggior freddo. Nei climi umidi, si evita invece la stagione delle piogge e in quelli caldi e secchi si eviterà il mese più caldo. L’economia locale, agricola commerciale o industriale che sia, può però dettare delle priorità di lavoro che esulino da questa regola generale. Il pisé eisge l’impiego di casseri adattati che non sono più o sempre disponibili al giorno d’oggi. L’esperienza stabilisce che la taglia sia piccola, e la semplicità di concezione siano fondamentlai per l’efficacia e la riuscita dell’edificio in progetto. Solidità e stabilità per resistere alle pressioni e alle vibrazioni della battitura (300 bar min.) sono i princi più importanti della realizzazione del cassero. Tutti i materiali sono leciti, e dipendono molto dalla regione del mondo in cui ci troviamo: legno (Marocco), alluminio (Europa), acciaio (Algeria), fibre di vetro, ecc. La terra che verrà utilizzata per il pisé, nel suo stato naturale, è di una coesione varaibile. Secondo il grado di questa stessa coesione la produzione può essere adattata; va detto che la qualità di una casa in pisé dipende molto da una qualità uniforme della terra impiegata, più che in altre tipologie costruttive che si servono della terra cruda come materiale principale.

38


ACQUA

PISÉ

ASPIRAZIONE

ESTRAZIONE ESSICCAZIONE

RISERVA

STOCCAGGIO

STABILIZZANTE

ACQUISTO

SETACCIATURA

STOCCAGGIO

DOSAGGIO

DEPOSITO

MISCELA A SECCO

DOSAGGIO

MISCELA UMIDA

REAZIONE

ELEVAZIONE

BATTITURA

PROTEZIONE

39


1 Fondazioni Principi generali

NO!

Le costruzioni in terra cruda di muri massicci fatti di elementi o monolitici, sono assimilabili a delle opere di muratura classica. Si tratta di lavori pesanti che sono costruiti su fondazioni superficiali (solette) o semi-profonde (plinti, lungherine), la cui concezione risponde alle regole di calcolo note. I sistemi di fondazioni classici così come i loro materiali sono piuttosto convenienti. Le fondazioni devono essere sufficientemente profonde per: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

• • • •

fondazioni su scalini terreni umidi non protetti materiali incoerenti materiali non resistenti

Essere costruite su dei buoni suoli. Essere protette dall’acqua di superficie e dall’umidità; Essere messe al riparo dal gelo; Essere protette dall’erosione eolica; Essere protette dai lavori di vicinato; Essere protette da roditori e insetti.

30°

h

Il materiale terra lavora bene in compressione e sopporta male gli sforzi di trazione, flessione o torsione laterale. Bisogna quindi ridurre al meglio i rischi di schiacciamento differenziale e trasmettere convenientemente i carichi alle fondazioni. Bisogna uniformare gli schiacciamenti ed evitare i casi di fondazioni dissociate tra muri e pilastri. I materiali utilizzati possono essere: la terra stabilizzata, la pietra, il cemento, o qualunque materiale resistente all’acqua e di grande durezza. La terra, rimane fortemente sensibile all’acqua che ne degrada le caratteristiche. Conviene dunque, in prossimità di costruzioni in terra, evacuare al meglio le acque di superficie e sotterranee, al fine di evitare le risalite capillari attraverso le fondazioni. Una buona cintura di drenaggio è essenziale per assicurare un’impermeabilizzazione dell’edificio; essa dovrà essere realizzata con gran cura. Un buon drenaggio in bocche di lupo ha sul fondo un sistema di canalizzazione delle acque; bisogna prevedere una pendenza in prossimità dell’edificio ma mai impermeabilizzare del tutto il terreno d’attorno.

pietra

60°

Sì! • • •

drenaggio e pendenze

0,5

40

h/d =2

fondazioni a livello rapporti geometrici corretti protezione dall’acqua

cemento bocca di lupo

d

suolo in buono stato


ELEMENTI COSTRUTTIVI

Basamenti NO! • • • •

Sì! • • •

risalita dell’acqua vegetazione infestante urti (animali, persone, cose) tane o nidi di animali

masse di usura protezione dall’acqua uso di basamenti almeno fino ad 1 m

2

1. Mattoni crudi stabilizzati – Questo materiali può essere impiegato eccezionalmente e solo quando si può assicurare una costruzione su terreno secco, ben drenato e riparato dalle infiltrazioni dell’acqua. I mattoni crudi stabilizzati rimangono idrofili così come la malta di apparecchiatura. 2. Mattoni cotti – i mattoni cotti impiegati non devono essere porosi. In quel caso, si adotteranno le stesse disposizioni dei mattoni crudi. 3. Pietre – A seconda della permeabilità, la pietra è più o meno considerata come un materiale idrofugo. Le pietre di buona qualità possono rimanere esterne, ma si verificherà la presenza di giunti cavi, ripreso a piombo per evitare le infiltrazioni dell’acqua. 4. Cemento o blocchi di cemento – Il cemento, correttamente dosato (250 kg/mc) può essere considerato come idrofugo ma si consiglia di proteggerlo con uno schermo esterno; soprattutto per le parti interrati e laddove il cemento è troppo magro. 5. Pisé stabilizzato – Il pisé può essere stabilizzato su tutto lo spessore del basamento oppure solamente come paramento. Il secondo procedimento ha il vantaggio di essere più economico ma esige una messa in opera molto curata. Si può anche pensare di realizzare una protezione di superficie disponendo dei filamenti di malta di calce contro il battiscopa. 6. Rivestimenti – dei rivestimenti lignei possono essere appoggiati contro il basamento. Questo tipo di opera esige spesso una listellatura in legno per fissare il rivestimento. Questo sistema è più efficace con una lama di aria che permetta la ventilazione e l’evaporazione dell’umidità eventualmente ritenuta dietro al rivestimento. Dei rivestimenti economici possono essere realizzati in treccia di canna o in stuoie di paglia ma dovranno essere manutenuti e periodicamente rimpiazzati. I rivestimenti offrono il vantaggio di una protezione termica per i climi caldi soprattutto se ventilati. 7. Zoccolo o cordolo – Si può trattare di un semplice tronco poggiato per lungo; ma anche delle bottiglie o dei barattoli di conserva o delle pietre sono altrettanto convenienti. Dei tronchetti di legno impilati e fissati da zeppi di legno possono servire ad arginare un cordolo di terra, per un sistema più elaborato. Il cordolo deve avere una leggera pendenza e prevedere il drenaggio delle acque.

intonaci e rivestimenti con drenaggio

41

massa di usura con vuoti a perdere


3 semplice

Chiusure verticali opache e rivestimenti I sistemi di muri i n terra cruda sono di una grande varietà ma, al di là delle varianti, le regole dell’arte della costruzione in terra sono comuni. Queste regole insistono sulle sollecitazioni meccaniche del materiale e dei sistemi costruttivi, compatibili con le prestazioni le caratteristiche del materiale – concepire con una logica di terra – sull’importanza dell’apparecchiatura muraria di elementi (mattoni), o elementi monolitici (pisé), sulla sensibilità all’acqua del materiale che obbliga a prevedere delle disposizioni di protezioni. Ma al di là delle regole fondamentali, conviene ragionare in funzione della tecnica costruttiva scelta e dei limiti del progetto. Poiché a ciascuna tecnica corrispondono dei sistemi costruttivi, dei dettagli di esecuzione e dei modi di messa in opera appropriati che devono essere pensati finemente dallo stadio della concezione sommaria del progetto.

complessi

APPARECCHIATURE

semplice

1. Comportamento meccanico (compressione e carichi centrati) 2. Dimensionamento (sensibilità all’acqua, sensibilità agli shock, stabilità al fuoco) Malte La qualità della malta e la cura portata alla sua posa migliorano considerevolmente la resistenza dei muri. L’impiego di una malta di terra stabilizzata al cemento aumenta del 25% la resistenza alla compressione di un muro di adobe e raddoppia la sua resistenza al taglio. La stabilizzazione può raddoppiare l’attrito e quadruplicare l’aderenza di una malta sul mattone. L’assenza di imbottiture dei giunti verticali diminuisce la resistenza alla compressione di un muro dal 20 al 50% ed elimina tutta la resistenza alla flessione e al taglio. L’impiego di una malta troppo liquida deve essere evitato perché il ritiro e la mancanza di aderenza sono troppo importanti e diminuiscono la stabilità e la resistenza dei muri. Queste considerazioni sono particolarmente importanti per le zone a rischio sismico.

complesso

GIUNTI e ANGOLI

Buone pratiche 1. Struttura della malta: più sabbiosa che la terra usata per i mattoni, con diametri massimi di 2/3 mm. 2. Spessore dei giunti: orizzontali o verticali, i giunti sono spessi un massimo di 1/1,5 cm, con una tolleranza massima di 2 cm per l’adobe. 3. Rapporto volume della malta/volume del muro: ¼.

legno/acciaio

RINFORZI e CATENE

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4 Aperture NO! • •

murature non rinforzate solo architrave

La congiunzione strutturale tra aperture e muri di terra dev’essere particolarmente curata, previo rischio di generare delle fessurazioni che saranno una via di erosione rapida, tanto più se si aggiunge una patologia di umidità. Una cattiva ripresa degli sforzi del taglio sugli appoggi, di piattebande sottodimensionate o di luci troppo grandi provocano delle fessurazioni nelle immediate vicinanze. Bisogna quindi evitare un certo numero di errori classici: aperture troppo grandi, accumulo di aperture su di una stessa parete e una eccessiva verietà di dimensioni, stipiti troppo deboli, ancoraggio insufficiente della piattabanda e dell’appoggio. Dimensionamento - le seguenti regole non escludono una varietà di concezioni delle aperture. 1. Il rapporto pieni/vuoti su di uno stesso muro non deve essere superiore a 1/3 regolarmente ripartito, evitare le concentrazioni di vuoti . 2. La lunghezza totale di tutte le aperture su di uno stesso muro non deve superare il 35% della lunghezza del muro stesso. 3. Le aperture classiche si limitano a 1,2 m. 4. La distanza minima tra apertura e angolo del muro è di circa un metro.

Sì! • • •

controtelaio architrave davanzale

x1

y2 y2 x2 y1 x 1

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5 rivestimento massetto

Pavimentazioni

vespaio

Nella costruzione in terra tradizionale, i pavimenti in terra sono ricorrenti. Queste opere, se ben eseguiti, sono resistenti sani ed economici. Questi tipi di suoli non sono più impiegati nella costruzione moderna ma meriterebbero di essere riabilitati. Per realizzare un pavimento in terra, conviene seguire certe regole e prendere qualche precauzione perché il pavimento deve resistere al punzonamento, all’usura, agli attacchi dell’acqua e ai carichi mobili e immobili che deve ripartire in modo uniforme e trasmetterle al terreno. I pavimenti in terra sono soprattutto utilizzati per degli edifici e spazi annessi. I pavimenti in terra possono essere usati per ambienti secchi ben aerati (resistenza fino a 3500 bar per carichi puntuali). Dimensionamento - lo spessore varia secondo la portanza del terreno soggiacente, i vincoli dei carichi applicati, le finiture scelte, ecc. Un pavimento che comprenda un vespaio in terra, strati di terra e sabbia battuta può essere spesso 45 cm. Bisogna ricordare che i pavimenti in terra sono poco performanti in termini di isolamento termico, quindi bisognerà provvedere a inserire ulteriore strati di isolamento o aumentarne lo spessore (isolamento in terra paglia di almeno 10 cm).

NO! •

• •

assenza di strati protettivi acqua assenza di protezione del basamento o delle murature verticali

Sì! • • • •

materiali coerenti strati isolanti maggiore stratificazione pavimentazione

terreno

terra battuta x2

impermeabilizzazione

vespaio terra argillosa terreno

rivestimento massetto terra paglia vespaio terreno

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6 Coperture inclinate I tetti inclinati debordanti (min 30 cm) sono molto efficaci per far defluire le acque pluviali e sono dunque particolarmente adatti alle costruzioni in terra. Questi tetti sono ugualmente alle regioni a rischio ciclonico (30° di pendenza min), soprattutto i tetti a 2 o 4 falde. L’ancoraggio dei tetti ai muri è indispensabile per irdurre il rischio di deformazione del tetto e di sollevamento sotto la pressione dei venti.

coppi terra argillosa

1. Assicelle di terra – paglia: uno strato di paglia tra due strati di terra argillosa: metodo semplice ed economico. Le dimensioni variano tra i 90 e i 120 cm in lunghezza e i 45 e 150 cm in larghezza ma 60 cm facilitano la messa in opera. Il peso medio di questa copertura spessa 20 cm è di 50 kg/mq. 2. Tegole – Tegole in terra argillosa fortemente stabilizzata. 3. Tetti in mattoni

canne / tavolato

terra argillosa

travi lignee travi lignee

impermeabillizzazione tavolato travi lignee

5° - 45° Sì 30°!

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7 Impiantistica Anche se costruiti tramite tecniche vernacolari tradizionali, gli edifici in terra cruda sono in grado di rispondere ai bisogni del vivere moderno, quali acqua corrente, elettricità o scarichi. C’è bisogno però di maggiore attenzione nella realizzazione dell’impiantistica, per la particolare fragilità del materiale terra.

prese e interruttori su piastra

Tubazioni L’istallazione di condutture di alimentazione o deflusso delle acque in case di terra cruda impone particolare cura realizzativa.I richi di patologie legate all’umidità possono avere gravi conseguenze, quindi è meglio seguire le seguenti accortezze: 1. L’acqua dev’essere incanalata dall’esterno e rimanere il più lontano possibile dal costruito e dalle pavimentazioni in particolare; 2. Ventilazione degli ambienti umidi necessari; 3. Rivestimenti lignei o moderni necessari vicino a fonti d’acqua; 4. Sistemi di deflusso. Elettricità e cablaggi

incasso del cablaggio previsto

L’alimentazione elettrica di una casa in terra cruda si fa collegandola ad una rete. In caso di rete aerea, il problema del collegamento dell’unità abitativa va fatto con altrettanta cura, la stessa utilizzata per gli elementi idrici. Bisogna dunque: 1. Non ancorare direttamente le consolle di collegamento della rete direttamente al muro in terra. 2. Prevedere il posizionamento del quadro elettrico e delle prese in posizioni favorevoli e resistenti a urti, sismi e a trazione ( rinforzi verticali o orizzontali). 3. Utilizzare degli elementi scavati nel muro appositamente o progettati in anticipo per il posizionamento dei cavi; 4. Il fissaggio si fa tramite piastre incassate nella muratura e dunque già previste in fase di concezione del progetto.

Sì! • acqua ben def luita • stanze areate • sifoni • protezioni contro acqua

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8 Sisma La patologia delle costruzioni in terra danneggiate dal sisma dimostra che i danni materiali e le conseguenze mortali sono dovute principalmente dovute a una mess in opera poco curata con numerosi errori e una manutenzione carente.La debolezza del materiale è aumentata dall’ignoranza e dalla mancanza di controllo a tutti gli stadi: dalla produzione alla concezione, fino alla realizzazione e alla manutenzione del costruito. E’ quindi bene evitare tutta una serie di errori progettuali e realizzativi che sono ancora oggi prutroppo comuni a molti costruttori informali o a chi autocostruisce. 1. 2. 3. 4. 5.

Dissimetria in pianta ( disposizione sbagliata delle masse o della rigidezza) Dissimetria in elevato (sfalsamento delle aperture o dei rinforzi) Fondazioni superficiali Assenza di rinforzi nelle murature verticali o nelle aperture Eccessiva umidità e deterioramento delle murature

fragilità agli eventi climatici

murature deboli copertura resistente

cattiva manutenzione

aperture regolari rinforzi strutturali

sfalsamenti

rinforzi fragili

attacco a terra curato

NO!

47

Sì!


SEZIONE III 1. Il Ramal e il progetto di riqualificazione 2. Rinnovo 3. Risanamento 4. Ricostruzione

Riqualificare il Ramal 48


Stalla / stie

Latrina

Dormitori Sala

Veranda

Orto

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La comunità del Ramal forma uno dei 26 asentamientos urbanos precarios (AUP), caratterizzati da precarietà estrema e alta, identificati nella Mappa di Povertà Urbana ed Esclusione Sociale, redatta nel PNUD, Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, e finanziata dal Governo del Gran Ducato del Lussemburgo (2010). Tale situazione contribuisce alla generazione di violenza sociale, terra fertile per l’insorgere di bande e gruppi giovanili. La situazione di violenza sociale cui fa attualmente fronte il municipio, coinvolge la popolazione più vulnerabile (bambini, giovani e donne), generando una società meno coesa, meno partecipata e propositiva, e per questo più esclusa.

Contesto storico La Comunità del Ramal è formata, ad oggi, da 423 persone, divise in 143 famiglie, che si installarono in questa zona della città a partire dagli anni ’80. La maggior parte degli abitanti sono stati lavoratori della Società ferroviaria del Paese (FENDESAL), la quale li autorizzò all’uso dei terreni adiacenti all’antica via ferroviaria ormai in disuso. Si trattava della ferrovia che dalla stazione di testa di Zacatecoluca collegava la città al resto del Paese. Durante la Guerra Civile (anni ‘90), la rete ferroviaria nazionale viene smantellata, fino alla chiusura completa del Servizio Ferroviario Nazionale nel 2003. Questo stato di relativa quiete ha permesso agli abitanti del Ramal di impiantarsi stabilmente sul terreno per almeno 2 generazioni. Le famiglie del Ramal provengono da due settori, una parte dal Caserío Las Flores (69 famiglie) e l’altra dal Caserío El Empalme (46 famiglie), che nel 2010 furono favorite dal Decreto Legislativo N° 378. Il Consiglio Municipale di Zacatecoluca, con un accordo municipale, dichiarò il progetto di parcellizzazione di interesse sociale e nel 2015 diede diritto di proprietà alle famiglie occupanti i terreni. Le famiglie dei 118 lotti legalizzati possono contare su documenti di proprietà certi, ma vivono ancora in condizioni di incertezza urbana e sociale; la presenza di servizi basilari è scarsa o inaccessibile; inoltre, 22 lotti sono rimasti fuori dal processo di legalizzazione a causa di circostanze di rischio, vista la topografia e conformazione del territorio.

Analisi: paesaggio, società e ambiente costruito L’area di nostro interesse si sviluppa su circa 1,5 km di lunghezza con orientamento prevalente Nord – Sud; essa è caratterizzata da un paesaggio collinare che da Nord - Est degrada verso Sud – Ovest. A Ovest il Ramal è lambito dal piccolo fiume Sapoyo; a Sud – Est troviamo invece l’importante comprensorio della Prigione Nazionale, che rappresenta un punto focale nella vita della comunità, giacché molte famiglie hanno parenti incarcerati lì. Infine è da segnalare la presenza dell’autostrada nazionale che porta verso il centro della città. La vegetazione è tipicamente tropicale: lussureggiante e verde, essa si estende anche tutt’attorno, benché il verde non sia curato, né trovi una disposizione pianificata.

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IL RAMAL E IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE

Sisma, dilavamento 71%

rischi

generi

Donne 52%

Altro 29%

Uomini 48 %

WC a fossa 77%

WC

analfabetismo

Letterati 73 %

Senza WC 23%

Occupati 53 %

Rete elettrica 71%

elettricità

occupazione

Analfabeti 27 %

Densità e ambiente costruito Il Ramal presenta circa 150 costruzioni, abitate da 420 persone circa. La densità costruttiva non è molto alta, soprattutto se paragonata ad altri contesti similari, in particolare alle favela degli altri Stati sudamericani o a quelle di San Salvador stessa. Il C.E.S. (Coefficient d’Emprunte au Sol), così come definito dai criteri analitici del CRATerre, è mediamente 0,199, il che significa che mediamente i lotti sono occupati solo al 20% da costruzioni. Dato impressionante, se consideriamo che tale dato sale a 0,7-8 nelle favela brasiliane. Un ulteriore elemento di distinzione con gli altri quartieri informali medi è che le famiglie del Ramal sono composte al 58% da famiglie di 1-3 persone, e per il 37% da nuclei di 4-6 persone; solo il 5% di essi supera le 7 persone. Degrado L’analisi del degrado dei lotti e delle costruzioni risulta essere per il nostro lavoro una delle più importanti, perché ci permetterà in un secondo momento di classificare i lotti e gli interventi da realizzare. Da tale analisi si evince che il 42% dei lotti e il 39% delle costruzioni è degradata solo in maniera lieve: dato molto interessante, perché significherà poi prevedere degli interventi più semplici e puntuali sulle costruzioni. Preoccupante è invece la percentuale di costruzioni altamente degradate: il 20% del totale. Ciò significa che 1/5 delle famiglie vive in case pericolanti, molto danneggiate, con forti rischi per la vita umana. Infine, un ulteriore 22% di famiglie vive in condizioni intermedie, cioè in costruzioni che devono essere soggette a ristrutturazioni e risanamenti ma che non comportano il rischio per la vita. Rischi

Disoccupati 47 %

componenti

1 - 3 componenti in famiglia 58 %

+4 componenti in famiglia 42 %

Senza rete 29%

La seconda analisi realizzata riguarda i rischi cui sono sottoposti lotti e costruzioni. Possiamo evincere dai dati ottenuti, che più della metà dei lotti non presenta grossi rischi per gli abitanti, salvo riconsiderare il loro stato di degrado e le eventuali opere di manutenzione ordinaria da fare; inoltre, possiamo vedere che tutte le costruzioni che non presentano rischi (18%) si trovano su simili lotti: abbiamo quindi circa un 20% di aree dove non è necessario intervenire affatto. D’altronde, vanno sottolineati ancora due elementi: il primo fattore di rischio per i lotti è il dilavamento sia a Nord, che al centro che a Sud: andranno quindi previste delle opere di ingegneria naturale per la loro messa in sicurezza; infine, il sisma rimane il fattore di rischio più pericoloso per tutta l’area, senza eccezioni: sarà quindi impossibile prescindere da costruzioni che rispettino gli standard antisismici, soprattutto perché la maggiore parte delle case altamente degradate potrebbe risentire fortemente del sisma, prima ancora che di altri rischi.

età

< 18 anni 25%

> 18 anni 75%

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Plan Maestro Il Plan Maestro è un documento strategico redatto a più mani dal governo locale di Zacatecoluca e coordinato dall’Università di Roma Tre, nell’ambito del Progetto ‘Fortalecimiento de la Secretarìa de Cultura de la Presidencia a través de la valorizaciòn del Patrimonio Cultural Escuela Taller de Artes y Ofijos Tradicionales y Artesanales de El Salvador – ESTASAL’, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Obiettivo del Plan Maestro è il recupero e il miglioramento dell’insediamento informale del Ramal ‘A’ di Zacatecoluca e la trasformazione delle condizioni di povertà ed esclusione sociale di coloro che vivono al suo interno. A tale scopo si avvale di una profonda analisi del territorio, che servirà come base di dati per lo svolgimento dei progetti ad esso collegati. Dà in secondo luogo tutta una serie di strumenti e prescrizioni progettuali da mettere in campo al momento dell’avvio di tali progetti. Analisi: società e urbanizzazione Una tale mole di lavoro non si sarebbe potuta sviluppare senza una base di dati forte. Essa è stata reperita sul campo, grazie a interviste e questionari, sottoposti a tutta la popolazione del Ramal; oppure, tramite uno studio analitico del territorio. I dati che interessano il nostro lavoro progettuale in questa fase sono sociali e demografici, topografici e architettonici. Prescrizioni progettuali Terminata la fase di analisi, dove abbiamo potuto mettere in luce tutte le questioni più importanti riguardanti la popolazione del Ramal e le sue abitudini, sociali e costruttive, il Piano si concentra sulla fase progettuale di più ampio respiro, fornendo prescrizioni ed indicazioni per i progetti futuri. Dalle analisi svolte, si evince un generale stato di degrado (urbano, fisico e sociale), che rende complesso l’intervento sull’area. Dal punto di vista urbano, il Ramal risulta totalmente scollegato dal resto della realtà cittadina, con un unico punto di contatto, nel punto dove era sita l’antica stazione ferroviaria. Ciò che più caratterizza l’insediamento informale lineare è la presenza dell’asse, una volta binario della ferrovia. Inoltre non esistono connessioni laterali e trasversali, il che contribuisce a peggiorarne l’isolamento dai servizi pubblici e commerciali. Inoltre va sottolineata l’assenza quasi completa di reti tecniche, salvo quella irregolare dell’elettricità. Il basso livello di educazione, la disoccupazione, la presenza di molti bambini e ragazzi che non studiano, sono elementi che assommati aumentano il rischio di delinquenza e violenza familiare. Questo è il tema socio-politico, che, secondo quanto riporta il Plan Maestro, è di vitale importanza per la sopravvivenza e riqualifica della Comunità del Ramal A. La strategia del Plan Maestro si articola su due scale, una urbana e una locale, e affronta una serie di tematiche: 1.

Infrastrutture, mobilità e spazio pubblico

2.

Ambiente e mitigazione dei rischi

3.

Abitazioni e servizi comunitari

4.

Crescita socio - economica e educazione

Nel solco di tali differenti assi tematici e d’accordo con la strategia politica del Governo locale di Zacatecoluca, sono stati identificati una serie di piani e progetti specifici, di cui il Plan Maestro definisce gli obiettivi specifici e le caratteristiche. Le soluzioni tipo – tecnologiche si inseriscono in particolare nel progetto di riqualificazione del patrimonio immobiliare del Ramal ASC 4 . In questo contesto infatti, oltre alla realizzazione di un nuovo edificio comunitario e di altre strutture di utilità pubblica, rientra anche la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e il ricollocamento delle famiglie che non hanno avuto accesso alla proprietà dei lotti e conseguentemente delle loro case. Il progetto prevede la riqualificazione parziale e/o totale del costruito presente nel Ramal, ossia di circa 140 lotti con altrettante famiglie, partendo dallo studio del Tramo Dos e dei suoi 44 lotti. Ricostruire le viviendas di questa popolazione significa restituire loro dignità e comfort, nell’ottica di un miglioramento delle condizioni di vita, di igiene e di salute. Il problema della riqualificazione è che essa viene troppo spesso associata a tecnologie industriali e seriali, al cemento armato e al prodotto di massa. In particolare, nei Paesi in via di sviluppo, abitare in una casa costruita in cemento è un simbolo di ricchezza e stabilità. Come scrive A. Hays, all’indomani della devastante guerra civile, infuriata ne El Salvador fino agli anni ‘90, le popolazioni locali povere non si fidano delle costruzioni in terra cruda o in legno (Hays, 1994), rimanendo così preda dei costruttori e appaltatori che producono in serie case scadenti con blocchi di cemento, che con il terremoto degli inizi del 2000 crolleranno miseramente. Cosa significa tutto ciò e che impatto ha sulle società in via di sviluppo? Significa che le tecniche costruttive locali, ora vengono spazzate via dall’élan verso il falso mito della modernità. A guadagnarci però è solo lo speculatore. Invertire questo processo, dev’essere il fine del progettista che interviene in tale contesto. Partendo da questo assunto, il nostro progetto prevede di riqualificare l’esistente o ricostruire ciò che è degradato riprendendo l’uso della terra, e la cultura architettonica che si trova dietro di essa, con l’obiettivo di formare la popolazione all’uso di tale tecnologia millenaria. L’intervento sarà così ripartito in tre sottoprogetti, che muovono dall’analisi del degrado delle costruzioni: 1. Il progetto RICOSTRUZIONE

R1

con pericolo per la vita (16 %)

2. Il progetto RISANAMENTO

R2

danni strutturali

(27 %)

3. Il progetto RINNOVO

R3

danni lievi

(50 %)

Questi tre progetti condividono alcune fasi esecutive del cantiere, oltre alla fondamentale parte della formazione, che sarà comune a tutte le famiglie interessate dal progetto.

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Stazione Scuola Taller

Chiesa

Tramo Dos

Carcere Federale

Corpo di Polizia

1.

Infrastrutture, mobilità e spazio pubblico

Servizi e riqualificazione dell’asse

Nuovo ponte f luviale

Nuova opera di attraversamento

Riqualificazione oper di attraversamento

Nuove connessioni (carrabili/pedonali)

Riqualificazione delle connessioni

2.

Ambiente e mitigazione dei rischi

Risanamento del fiume Sapoyo

Nuovo Parco F luviale

Nuovo Parco Agrario

Riduzione del rischio di dilavamento

3.

Abitazioni e servizi comunitari

Progetto di riqualificazione della Stazione

Servizi sociali

Servizi di quartiere (commercio, scuole, ecc.)

Realizzazione di nuclei di servizi

Realizzazione di centralità

Riqualificazione di lotti degradati

Riubicazione di case nei lotti

Impianto di raccolta dei rifiuti solidi urbani

Servizi pubblici esistenti

Verde

0

200 m

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Strade esistenti


Plan Maestro (livello: Ramal)

Assi tematici

Obiettivi specifici

Riqualificazione e urbanizzazzione dell’asse strutturante e dello spazio pubblico

Infrastrutture, mobilitĂ e spazio pubblico

Riqualificazione degli spazi verdi

Ambiente e mitigazione dei rischi

Realizzazione di due parchi Avvio della raccolta dei rifiuti

Riabilitazione degli edifici residenziali Costruzione di nuove case per famiglie senza lotto

Abitazioni e servizi comunitari

Riqualificazione delle aree private

Miglioramento del livello di educazione dei cittadini Miglioramento dell’accesso al mercato del lavoro

Crescita socio - economica e educazione

Miglioramento della sicurezza sociale

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Progetto di riqualificazione delle case in terra

Progetti

Mettere in sicurezza Migliorare le condizioni abitative

esigenze

Opere realizzative

Costruire e ricostruire esigenze

Sviluppare e trasmettere conoscenze

P_IMSP_1. Riqualificazione ed equipaggiamento dell’asse principale e di tutti gli spazi pubblici

OR_IMSP_1. Realizzazione e allaccio alla rete dell’acquedotto pubblico

P_IMSP_2. Realizzazione di un ponte f luviale (pedonale e ciclabile)

OR_IMSP_1. Realizzazione ed allaccio alla rete fognaria, previa realizzazione di fosse biologiche temporanee

P_IMSP_3. Realizzazione di attraversamenti minori

OR_IMSP_1. Realizzazione di opere di canalizzazione dell’acqua piovana

P_IMSP_4-5. Miglioramento e rinnovo delle connessioni trasversali e realizzazione di connessioni nuove

OR_IMSP_1. Realizzazione ed allaccio alla rete elettrica regolare

P_IMSP_6-7. Riqualificazione e miglioramento dei ponti esistenti

OR_IMSP_1. Disegno e realizzazione dell’asse e relativi camminamenti (pavimentazione, illuminazione pubblica, accessi)

P_IMSP_8. Realizzazione di due piazze comunitarie

OR_IMSP_8. Realizzazione dele piazza comunitarie e relativi servizi

P_IMSP_9. Miglioramento delle connessioni con il Barrio Costa Elena P_AMR_1. Realizzazione di un parco f luviale e messa in sicurezza del fiume Sapoyo

OR_AMR_3. Realizzazione di muri di contenimento e opere di ingegneria naturale (gradoni a talee)

P_AMR_2. Realizzazione di un parco agricolo per coltivazione, gioco e sport

OR_AMR_3. - OR_IMSP_1. Realizzazione di opere di canalizzazione dell’acqua piovana

P_AMR_3. Riduzione del rischio di dilavamento e allagamento

OR_AMR_3. Disboscamento parziale di vegetazione pericolosa

P_AMR_4. Mitigazione dell’impatto visivo del Carcere Federale P_ASC_1. Realizzazione del nuovo edificio comunitario

OR_ASC_3. Individuazione di spazi per nuovi esercizi commerciali e altri servizi comunitari (scuole, ambulatori, ecc.)

P_ASC_2. Apertura di un impianto per lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti solidi urbani

OR_ASC_3. Uso misto di alcuni lotti per commercio e residenza

P_ASC_3. Realizzazione di più nuclei per i servizi e il commercio su lotti inutilizzati

OR_ASC_4. Rinnovo e ampliamento delle case con degrado di livello lieve (senza danni strutturali) R1

P_ASC_4. Riqualificazione delle case degradate

OR_ASC_4. Risanamento delle case con degrado di livello medio (con danni strutturali) R2

P_ASC_5. Riubicazione delle famiglie senza lotto o con case non sicure

OR_ASC_4. Ricostruzione delle case con degrado di livello alto (con rischio per la vita umana) R3

P_CSEE_1. Miglioramento dell’accesso all’educazione primaria

OR_ASC_5. Riubicazione delle famiglie senza lotto o casa su lotti di progetto OR_ASC_4

P_CSEE_2. Formazione professionale e accesso al mercato del lavoro

OR_CSEE_2. Stesura del manuale di autocostruzione delle case in terra

P_CSEE_3. Avvio della raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani

OR_CSEE_2. Organizzazione della formazione edile per permettere autocostruzione consapevole

55


Cronoprogramma delle fasi esecutive Il cronoprogramma delle fasi esecutive dei progetti OR_IMSP_3 e OR_ASC 4-5 rientra in quadro calendarizzato più ampio già previsto dal Plan Maestro. Secondo quanto prescritto dallo schema direttore, si prevedono tre fasi: una di stesura delle strategie e di approvazione, una di pianificazione e una di esecuzione. In particolare, gli interventi verranno dettagliati in 3 piani sottoposti, da non svolgersi necessariamente contemporaneamente, nell’arco di 12 mesi ognuno, tenuto conto della stagione delle piogge. Le nostre opere realizzative di riqualificazione si inseriscono quindi nel ‘Progetto Urbanistico Parziale’, di cui fanno parte tutti i livelli di intervento sul patrimonio costruito del Ramal. Il cronoprogramma qui proposto si riferisce in particolare al Tramo Dos del Ramal, ma possiamo affermare che quanto descritto qui sia valido per tutta l’area, con le dovute eccezioni. F0 - La fase iniziale prevede un sopralluogo e uno studio di fattibilità per l’accertamento delle condizioni topografiche, geologiche e sociali del posto. F1 - Durante la stagione umida, come già per la fase precedente, si procederà ad iniziare la formazione delle squadre di abitanti che prendano parte al progetto, e non appena il tempo lo consentirà si provvederà anche alla costruzione di prototipi in situ. F2 - La seconda fase proviene invece dall’ambito del programma delle opere pubbliche, che può essere realizzato in tempi differiti, ma comunque anteriormente a questi. Qui si provvederà all’allaccio delle fosse biologiche, dell’acquedotto, ecc. F3 - La terza fase prevede l’organizzazione del cantiere globale, l’individuazione di almeno un sito di stoccaggio e preparazione della terra, la divisione dei gruppi di lotti su cui si interverrà. F4 F7 - Le fasi dalla F4 alla F7 prevedono la suddivisione del Tramo Dos in 4 gruppi da 7 lotti (tranne un gruppo da 4 lotti), per la lavorazione in simultanea di 3 case in ricostruzione R1, 4 case in risanamento R2 e le relative UT. Dapprima si provvederà ad organizzare i cantieri singoli, poi all’estrazione, produzione e stoccaggio della terra, ed infine alla realizzazione delle case. F8 - Infine, previa seconda fase di formazione, verranno realizzate le case in rinnovo R3, quelle che necessitano di meno controllo e minori interventi.

56


Plan Maestro (livello: Ramal) fase di strategia

fase di esecuzione

fase di pianificazione piano di promozione sociale programma parziale delle opere pubbliche piano urbanistico parziale stagione umida

M1

cronoprogramma esecutivo

M4

M5

M6

M7

SP

M8

M9

M10

M11

M12

SA

M14+

SA

valutazione

valutazione

F2

(reti e opere di urbanizzazione)

F3

M13

valutazione

valutazione

F1

(formazione e prototipazione)

SP

M3

valutazione

F0

(sopralluogo, fattibilitĂ )

M2

stagione umida

stagione secca

SP

(siti per materiali, organizzazione del cantiere)

F4

SP SA

(cantieristica e scavi) x 1 gruppo

F5

x1

x1

SA

SA

(lavorazione e stock della terra) x 1 gruppo

SP SA

SP SA

x1

SA

SP SA

x1

SA

F6

(Ricostruzione R1+ UT) x1 gruppo

SA

SA

F7

SA

SA

(Risanamento R2) x1 gruppo

SA

SA

SA

SA

F8

(Rinnovo R3)

SA

SP = imprese SA = abitanti 1 gruppo = 7 lotti

F0 F1

- fattibilitĂ e formazione

Elementi comuni

F2 F3

- cantieristica e urbanizzazione

F4 F5

- preparazione del sito e dei materiali

F6 F7

- realizzazione delle R1+ UT e R2

1. pulizia e gestione dei rifiuti dell’area 2. reti primarie 3. messa in sicurezza (allagamento e dilavamento) 4. organizzazione del cantiere (aree di carico e scarico, loughi di sosta, ecc.)

F8

- rinnovo delle R3

57


Danni strutturali:

Pericolo per la vita:

%

16

Ampliamento:

Previsto per le famiglie da ricollocare

Accesso:

In quota; dal basso; dall’alto;

Tecnlogia:

Torchis e relativi componenti

Interventi possibili su lotto:

Allaccio all’acquedotto Realizzazione di fossa biologica Allaccio alla rete fognaria Allaccio alla rete elettrica regolare Realizzazione dell’Unità Tecnologica U.T. Potatura della vegetazione Manutenzione del verde Realizzazione di stie e/o pollai Realizzazione di verande e patii Realizzazione di muri di contenimento e/o gradoni

Interventi possibili su componenti:

Interventi previsti in R2 + Realizzazione dei cordoli di fondazione Realizzazione del telaio strutturale ligneo e riempimento Realizzazione della copertura Realizzazione di solai controterra e intermedi

58

In tempi lunghi

Danni lievi:

In tempi brevi

R1

Urgente

Ricostruzione


0

200 m

59


Danni strutturali:

Pericolo per la vita:

No

%

27

Ampliamento: Accesso: Tecnlogia:

Interventi possibili su lotto:

Possibile previa messa in sicurezza In quota; dal basso; dall’alto; Blocchi di adobe sismoresistente e relativi componenti

Allaccio all’acquedotto Realizzazione di fossa biologica Allaccio alla rete fognaria Allaccio alla rete elettrica regolare Realizzazione dell’Unità Tecnologica U.T. Potatura della vegetazione Manutenzione del verde Realizzazione di stie e/o pollai Realizzazione di verande e patii Realizzazione di muri di contenimento e/o gradoni

Interventi possibili su componenti:

Interventi previsti in R3 + Rifacimento di parti strutturali murarie e di fondazione Rifacimento del telaio di copertura Rinforzi e/o legature di chiusure verticali Rifacimento e impermeabilizzazione di solai controterra

60

In tempi lunghi

Danni lievi:

In tempi brevi

R2

Urgente

Risanamento


0

200 m

61


Danni strutturali:

No

Pericolo per la vita:

No

%

50

Ampliamento: Accesso: Tecnologia:

Interventi possibili su lotto:

Possibile sempre In quota; dal basso; dall’alto; Blocchi di adobe sismoresistente e relativi componenti

Allaccio all’acquedotto Realizzazione di fossa biologica Allaccio alla rete fognaria Allaccio alla rete elettrica regolare Realizzazione dell’Unità Tecnologica U.T. Potatura della vegetazione Manutenzione del verde Realizzazione di stie e/o pollai Realizzazione di verande e patii

Interventi possibili su componenti:

Intonaci e rivestimenti di facciata Rivestimenti di copertura Finestre Porte

62

In tempi lunghi

Danni lievi:

In tempi brevi

R3

Urgente

Rinnovo


0

200 m

63


SEZIONE IV 1. Abaco delle Soluzioni tipo - tecnologiche per la casa in R1, R2 e R3 2. Schede tecniche relative 3. Abaco delle soluzioni tipo - tecnologiche per U.T. 4. Schede tecniche relative

Soluzioni tipo - tecnologiche 64


spazi di socialitĂ primaria

spazi per animali

spazi serventi

A

> 15°

B D

U.T. Dormitorio 0m

4,8

Veranda

Sala

C 9,6

0m 0m

,8 12

spazi ben ventilati

65


Legenda 1. UmiditĂ di risalita 2. Infiltrazioni

Patologie

A

Coperture

B

Chiusure verticali

C

Solai

D

Basamenti

E

Fondazioni

3. Usura o degrado 4. Cattiva esecuzione 5. Fessurazione e urti 6. Sisma 7. Mancata manutenzione

Soluzioni tecnologiche

A

1

Adobe

R3 R2

2

Torchis

R1

Coperture - inclinata - piana

Aa1 C. inclinata con coppi Ab1 C. piana in strati di terra

Aa2 C. inclinata con coppi Ab2 C. piana in rulli di terra

Chiusure verticali

B1 C. in adobe sismo - resistente

B2 C. con telaio in torchis

- Aperture - Rifiniture

B1a Aperture con telaio (adobe) B1r Intonaco di terra

B2a Aperture con telaio (torchis) B2r Strato di finitura in terra

- Controterra semplice - Controterra isolato - Intermedio

Ca S. controterra semplice Cb S. controterra isolato

Ca S. controterra semplice Cb S. controterra isolato C2 S. interpiano

D

Basamenti

D1 Basamento in c.a.

D2 Basamento in c.a. con massa di usura

E

Fondazioni Ea Piede di f. in muratura Eb Piede di f. in c.a.

Ea Piede di f. in muratura Eb Piede di f. in c.a.

B

C

Solai

- Muratura tradizionale - Cemento armato

66


ABACO DELLE SOLUZIONI TIPO- TECNOLOGICHE PER LA CASA Casa unità ambientali dormitorio

modulo base

Di seguito, riportiamo le soluzioni tecnologiche relative ai tre livelli di intervento proposti in precedenza. Per quanto riguarda le soluzioni tipologiche della casa salvadoregna, esse si presentano molto semplici, in quanto le abitudini sociali e abitative di questa popolazione prevedono di trascorrere la maggior parte del tempo all’esterno, a socializzare, giocare, riposare o cucinare. Gli ambienti interni diventano quindi semplici, se non modesti, a confronto della ricchezza e varietà degli esterni.

minima

sala

media

veranda

grande

longitudinale

I tre moduli base presi in considerazione per questa analisi sono: il dormitorio, la sala giorno e la veranda, oltre che agli ambienti di servizio che vedremo più avanti. Essi possono essere combinati in maniera molto differente, ma credo sia importante sottolineare che esistono almeno 3 configurazioni tipiche, in altrettante varianti dimensionali, di cui bisogna tener conto.

angolare

1. La casa a sviluppo longitudinale, che ha in genere la veranda sul fronte stradale.

accentrata

2. La casa a sviluppo angolare, che comporta spesso un commercio o una funzione secondaria nell’angolo.

+ U.T. unità funzionali

3. La casa a sviluppo centrale che si sviluppa lungo almeno due livelli orizzontali con doppia falda. Queste configurazioni possibili sono da noi previste nell’atto di ricostruire o rinnovare la casa, tenendo sempre presente però che dev’essere l’abitante, una volta ricevuta l’adeguata formazione tecnica a decidere come disporre la propria casa, quanti moduli utilizzare e come disporli, in base alle necessità e al proprio reddito. Noi possiamo solo dare un suggerimento funzionale e dimensionale, nonché imporre delle dimensioni minime per i nuclei familiari; ma sappiamo bene che essi cresceranno o diminuiranno a seconda delle esigenze del cittadino.

minima

intermedia

completa

(vano tecnico, forno, latrina)

+ (vano cucina, vano bagno)

+ (cisterna)

media

grande

modulo base U.T.

= minima 2 - 4 persone 18 - 27 mq

4 - 6 persone 27 - 36 mq

6 - 9 persone 36 - 54 mq

67


Aa

Copertura inclinata con coppi

1

Rinnovo Risanamento

6

7

1 Cordolo di irrigidimento (cemento armato con f/18, 30x12 cm h)

8

2 Blocco sismo - resistente stabilizzato (adobe, 30x30x12 cm h) 3 Appoggio sagomato con telaio (legno, 15 cm h) 4 Fascia di contenimento tetto - cordolo (acciaio, f/18) 10

5 Trave principale (legno, 12x20 cm h)

5 0

4

6 Tavolato di appoggio (legno, 40 x 5 cm h)

3

7 Guaina impermeabilizzante (bitume)

2

8 Strato di isolamento (terra paglia con stabilizzanti, sp. 8 cm)

1

9 Listello secondario (legno, 5 x 5 cm h)

11

B

10

Tegola (terra cotta, 20x40 cm lunghezza)

11

Grondaia (rame, d. 12 cm)

B

Chiusura verticale

(1:20)

Prevenire errori di realizzazione e quindi stendere impearmeabilizazzione sul colmo del tetto e dei muri

Perché? • • •

Verificare periodicamente elementi portanti e sostituire gli elementi secondari con regolarità

Chiudere Proteggere Rifinire

Curare gli ancoraggi, indispensabili per ridurre il rischio di deformazione del tetto e di sollevamento sotto l’azione del vento

Come? • • •

Usare collegamenti meccanici Usare materiali leggeri Costruire rapidamente, dopo i muri

Manutenere particolarmente coppi e pluviali

68


Aa

Copertura inclinata con coppi

2 Ricostruzione

4

5

6

1 Trave principale (legno, 12x20 cm h)

7

2 Orditura secondaria (travetti in legno, 5x10 cm h) 3 Tavolato di appoggio (legno, 40 x 5 cm h) 4 Guaina impermeabilizzante (bitume) 3

5 Strato di isolamento (terra paglia con stabilizzanti, sp. 8 cm)

1

6 Listello secondario (legno, 5 x 5 cm h) 7 Coppo (terra cotta o calcestruzzo, 20x40 cm lunghezza) 8 Grondaia (rame, d. 12 cm)

B 2

Chiusura verticale

8

B

(1:20)

Perché? • • •

Verificare periodicamente elementi portanti e sostituire gli elementi secondari con regolarità

Chiudere Proteggere Rifinire

Curare gli ancoraggi, indispensabili per ridurre il rischio di deformazione del tetto e di sollevamento sotto l’azione del vento

Come? • • •

Usare collegamenti meccanici Usare materiali leggeri Costruire rapidamente, dopo i muri

Manutenere particolarmente coppi e pluviali

69


Ab

Copertura piana in strati di terra

1

Rinnovo Risanamento

8

1 Cordolo di irrigidimento (cemento armato con f/18, 30x12 cm h)

9

2 Trave principale (legno, 15x20 cm h) 3 Blocco sismo - resistente stabilizzato (adobe, 30x30x12 cm h) 2x

10

7 6 5

4 Doppia orditura di travetti (legno, f/5 cm) 5 Tavolato di appoggio (legno, 40 x 5 cm h)

3

6 Strato di terreno argilloso (argilla, granulometria < 6 mm)

2 4

7 Strato impermeabilizzante (stabilizzato con bitume, 4 cm)

1

8 Massetto (terra stabilizzata con fibre, 8 cm, pendenza 2%)

B

9 Strato di usura (stabilizzato con bitume, 2 cm) 10

B

Ciottoli di finitura e contenimento Chiusura verticale

(1:20)

Prevenire errori di realizzazione e quindi usare più strati superiori che possano saturarsi d’acqua.

Perché? • • •

Verificare periodicamente elementi portanti e sostituire gli elementi secondari con regolarità

Chiudere Proteggere Rifinire

Porre particolare attenzione al peso dei diversi strati di terra; batterli con cura a formare elementi compatti non permeabili.

Come? • • •

Usare più strati stabilizzati Non appesantire il solaio Costruire rapidamente, dopo i muri

Manutenere particolarmente gli strati superiori di terra, che andranno divelti e sostituiti periodicamente (almeno una volta ogni due stagioni delle piogge)

70


Ab

Copertura piana in rulli di terra

2 Ricostruzione

1 Trave principale (legno, 15x20 cm h) 8

9

2 Trave di irrigidimento (legno, 15x20 cm h) 3 Blocco sismo - resistente stabilizzato (adobe, 30x30x12 cm h) 2x

10

7 6 5

4 Orditura di travetti (legno, f/5 cm) 5 Rulli di terra (impasto di argilla stabilizzata, sp. 5 - 6 cm)

3 2 1

6 Strato di terreno argilloso (argilla, granulometria < 6 mm) 7 Strato impermeabilizzante ( stabilizzato con bitume, 4 cm)

4

8 Massetto ( terra stabilizzata con fibre, 8 cm, pendenza 2%)

B

9 Strato di usura (stabilizzato con bitume, 2 cm) 10

B

Ciottoli di finitura e contenimento Chiusura verticale

(1:20)

Prevenire errori di realizzazione e quindi usare più strati superiori che possano saturarsi d’acqua.

Perché? • • •

Verificare periodicamente elementi portanti e sostituire gli elementi secondari con regolarità

Chiudere Proteggere Rifinire

Porre particolare attenzione in fase di realizzazione dei rulli di terra, che vanno seccati solo parzialmente prima di essere messi in opera.

Come? • • •

Usare più strati stabilizzati Non appesantire il solaio Costruire rapidamente, dopo i muri

Manutenere particolarmente gli strati superiori di terra, che andranno divelti e sostituiti periodicamente (almeno una volta ogni due stagioni delle piogge)

71


B1

Chiusura verticale in blocchi di adobe sismo-resistente Rinnovo Risanamento

1 Blocco stabilizzato, primo filare (adobe, 30x30x10 cm h)

19

6

2 Blocco stabilizzato, secondo filare (adobe, 30x14x10 cm h)

A

18 17

3 Rinforzo verticale (bambù, f 20 mm ca.)

16

4 Rinforzo orizzontale (bambù, f 20 mm ca.)

15

5 Cordolo di irrigidimento (cemento armato con f/18, 30x12 cm h)

14

5

6 Intonaco (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore) 13

4

12

3

4

A C D

11

Copertura Solaio Basamento

3

2

2

1

1

C

D

(1:20)

L’usura e/o il degrado naturale naturale delle murature in terra è comune e prevedibile. E’ necessario verificare periodicamente lo stato di conservazione dei blocchi per non minarne la struttura, intervenendo puntualmente. Proteggere in particolare gli angoli dalle fessurazioni dovute al ritiro dell’acqua in fase di essiccazione.

Perché? • • •

Chiudere Proteggere Isolare

Evitare variazioni di terre impiegate (blocchi dalla stessa produzione) e lavorazioni irregolari. Stendere 2 cm di malta di terra stabilizzata con cemento per +25% di resistenza a compressione e +50% al taglio.

Come? • • •

Stabilizzare con paglia o materiale organico. Considerare un volume di acqua pari al 30% di quello a secco. Inserire rinforzi orizzontali ogni 5 filari.

L’armatura in bambù in maglie quadrate 60x60 cm h ha gli stessi benefici effetti di un’armatura di acciaio comune, ma costi minori.

72


B1

Aperture a telaio in imbotte di adobe

a

Rinnovo Risanamento

14 14

1 Blocco stabilizzato, primo filare (adobe, 30x30x10 cm h)

7

2 Controtelaio (legno, 10x 5 cm h)

3

3 Telaio fisso (legno, 8 x 5 cm h) 4 Telaio mobile (legno, 5 x 5 cm) 5 Vetrocamera (doppio vetro f loat, sp. 3 cm)

6 5 4 2

6 Brise-soleil (legno su perno, sp. 3 cm) 7 Rivestimento imbotte (legno, sp. 3 cm) 4 4 3 3 2 2 1 1

AA’

(1:20) Finestra

8

8 Davanzale esterno su letto di terra (pietra, sp. 3 cm)

1

B

B A

A’

Porta - finestra

L’usura e/o il degrado delle porte è un problema minore, rispetto alle murature in cui esse si trovano collocate. La priorità è dunque da darsi alla cura degli elementi strutturali. Una porta realizzata con cura può mantenersi salda anche per un decennio.

Perché? • • •

Mettere in comunicazione Proteggere Favorire la ventilazione naturale

Evitare variazioni di lunghezze nel telaio, per permettere il più alto grado di prefabbricazione e raccolta del materiale grezzo possibile. La manutenzione ordinaria prevede la sostituzione delle zanzariere e la tinteggiatura.

Come? • • • •

Chiusura verticale

Usare telai lignei Prefabbricare il pezzo fuori cantiere Curare costantemente le zanzariere per evitare animali in casa Sfalsare le aperture sui diversi lati della casa per favorire la circolazione naturale dell’aria, cercando di alternare porte e finestre.

Le aperture possono soffrire il sisma se non viene rispettata con regolarità la distanza fra di esse (usare sempre uno stesso rapporto X per l’altezza da terra e l’architrave, ed uno Y per il passo fra le varie aperture.

73


B1

Rivestimento con intonaco di terra

r

Rinnovo Risanamento

1 Strato di terra argillosa (rinzaffo, completo di malta di sabbia e cemento) 2 Strato di terra argillosa (arriccio, sp. 1 cm) 3 Strato di finitura (argilla, con aggiunta di sabbia e aggiunte, paglia o lino).

3 2 1

(1:20)

Colorazioni possibili per intonaco in terra

L’usura e/o il degrado naturale naturale degli intonaci è molto comune. Per questo è necessario curare la stabilizzazione dell’intonaco tramite fibre, cemento, calce o bitume, con quantità che variano dal 2 al 6 % del volume del composto.

Perché? • • •

Proteggere Rifinire Colorare

Gli intonaci esterni non possono essere stesi con un solo strato: di preferenza è bene stenderne tre: un primo strato in terra argillosa adesiva da completarsi con una malta di calce e sabbia (1:1); uno strato di finitura in terra argillosa.

Come? • •

Stabilizzare con paglia o materiale organico. Setacciare tutte le terre usate per eliminare tutti gli elementi con granulometria superiore a 2 mm.

La gamma di pitture possibile è molto estesa, ma va stesa sempre su intonaci secchi e induriti. Oltre alle pitture industriali, si possono realizzare pitture all’olio o ai succhi di piante essiccate.

74


B2

Chiusura verticale con telaio di torchis o bahareque

Ricostruzione

1 Pilastro (legno, 25x20 cm) 2 Traverso del telaio (legno, 15x5 cm h)

A

3 Rinforzo verticale (bambù, f 20 mm ca.)

7

4 Rinforzo orizzontale (bambù, f 20 mm ca.)

6

5 Riempimento in terra (impasto con stabilizzanti vegetali, sp. 15 cm)

5

6 Strato di finitura (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

4

7 Trave di appoggio (legno sagomato, h 25 cm)

A C D

3

Copertura Solaio Basamento

1

C

2

D

(1:20)

L’usura del torchis riguarda principalmente due fattori: il primo è la degradazione della terra di rifinitura esterna; il secondo è l’uso scorretto degli ancoraggi. E’ perciò importante periodicamente divellere lo strato di finitura e stenderlo di nuovo ed utilizzare sempre tirafondi e ancoraggi in acciaio galvanizzato, per la connessione basamento - pilastro. Il telaio può essere manutenuto su ampi archi temporali.

Perché? • • •

Chiudere Proteggere Isolare

Come? • • • • •

Evitare terre contenenti gesso, in quanto la marna se presente nella terra, include noduli che, durante la fase di essiccamento si gonfiano, si dilatano e producono fessurazioni.

Stabilizzare con paglia o fibre vegetali. Considerare un volume di acqua pari al 30% di quello a secco. Il preparato di terra deve contenere circa il 18% di argilla. Utilizzare terreni calcarici a granulometria fine. Tempo di indurimento: 30 gg.

Il torchis è una tecnologia particolarmente adatta alle zone sismiche, in quanto rigida ma abbastanza leggera. Ciò che è importante curare è l’armatura in bambù interna del telaio: non scendere mai sotto le 6 canne/metro; utilizzare solo canne non spezzate.

75


B2

Aperture a telaio per muri in torchis

a Ricostruzione

14

7 1 Controtelaio (legno, 10x 5 cm h) 2 Telaio fisso (legno, 8 x 5 cm h) 3 Telaio mobile (legno, 5 x 5 cm) 4 Vetrocamera (doppio vetro f loat, sp. 3 cm) 5 4 3 1 4

5 Brise-soleil (legno su perno, sp. 3 cm)

2

7 Rivestimento(strato di finitura in terra, sp. 1,5 cm)

8

8 Davanzale esterno su letto di terra (pietra, sp. 3 cm)

3 2

B D

1

AA’

A

(1:20)

A’

Finestra

Mettere in comunicazione Proteggere Favorire la ventilazione naturale

Usare telai lignei Prefabbricare il pezzo fuori cantiere Irrigidire con cura (elementi trasversali e verticali) il frame in cui si trova inserito l’infisso. Sfalsare le aperture sui diversi lati della casa per favorire la circolazione naturale dell’aria, cercando di alternare porte e finestre.

D

Basamento

L’usura e/o il degrado delle porte è un problema minore, rispetto alle murature in cui esse si trovano collocate. La priorità è dunque da darsi alla cura degli elementi strutturali. Una porta realizzata con cura può mantenersi salda anche per un decennio. Evitare variazioni di lunghezze nel telaio, per permettere il più alto grado di prefabbricazione e raccolta del materiale grezzo possibile. La manutenzione ordinaria prevede la sostituzione delle zanzariere e la tinteggiatura.

Come? • • •

Chiusura verticale

Porta - finestra

Perché? • • •

B

La prefabbricazione permette anche la realizzazione di telai delle stesse dimensioni per i progetti in R3, R2 e R1.

76

Le aperture possono soffrire il sisma se non viene rispettata con regolarità la distanza fra di esse (usare sempre uno stesso rapporto X per l’altezza da terra e l’architrave, ed uno Y per il passo fra le varie aperture.


B2

Strato di finitura in terra

r Ricostruzione

1 Strato di terra argillosa (rinzaffo, completo di calce aerea 6l e 3l di calce idraulica) 2 Strato di terra argillosa (arriccio, sp. 1 cm, completo di calce aerea 5l e 1,5l di calce idraulica.) 3 Strato di finitura (consigliabile, non necessario;argilla, 1 cm + pigmento a piacere se naturale - olii, canapa, ecc.)

3 2 1

(1:20)

Colorazioni possibili per intonaco in terra

L’usura e/o il degrado naturale degli intonaci è molto comune, ma lo strato di finitura in terra rappresenta per il torchis la protezione più importante dagli eventi atmosferici. Quindi contro l’usura è bene rimpastare gli strati finali ogni 3 anni al massimo.

Perché? • • •

Proteggere Rifinire Colorare

La preparazione e la manutenzione della terra impiegata per gli intonaci è la stessa terra argillosa utilizzata per il telaio di torchis. Essa va però modellata in forma di torta, che andrà poi lasciata seccare, per poi essere frantumata fino a che la granulometria non arrivi a essere < 1 mm.

Come? •

Stabilizzare con fibre in questi rapporti: per 500 l di aggregato (argilla + sabbia), utilizzare 16 litri di filamenti di canapa e 90 l di lino compatto. Applicare sempre nella stagione secca, finito il tempo di indurimento del torchis.

I componenti essenziali dell’intonaco sono argilla, sabbia e della calce stabilizzante con fibre (lino).

77


Ca

Solaio controterra isolato Rinnovo Risanamento Ricostruzione

1 Vespaio (ghiaia e ciottoli, granulometria 60 < x > 200 mm)

D 3

2

2 Massetto (calcestruzzo debolmente armato, 10 cm spessore)

1

3 Rivestimento (terra cotta con allettamento, 2 cm spessore) D Basamento

E

Fondazione

E (1:20)

I solai realizzati in terra vanno particolarmente protetti dall’azione dell’umidità di risalita che può intaccare i muri. E’ necessario quindi permettere la traspirazione del solaio.

Perché? • • •

Chiudere Isolare Rifinire

Usare un vespaio massiccio e con granulometrie varie Usare pavimentazioni in cotto, clinker di cemento o mattoni in terra stabilizzata.

Curare con particolare attenzione la stesura del massetto al di sopra del vespaio: il compattamento di quest’ultimo va realizzato per bene, prima del getto di cemento.

Come?

78


Cb

Solaio controterra isolato Rinnovo Risanamento Ricostruzione

1 Strato di terreno argilloso (argilla, granulometria < 6 mm)

D 5

4

3

2

2 Vespaio (ghiaia e ciottoli, granulometria 60 < x > 200 mm)

1

3 Strato isolante (terra paglia, granulometria < 6 mm) 4 Massetto (calcestruzzo debolmente armato, 10 cm spessore) 5 Rivestimento (terra cotta, 2 cm spessore)

D E

Basamento Fondazione

E (1:20)

• • •

Chiudere Isolare Rifinire

I solai realizzati in terra vanno particolarmente protetti dall’azione dell’umidità di risalita che può intaccare i muri. E’ necessario quindi permettere la traspirazione del solaio o stendere una barriera impermeabilizzante. In ogni caso l’uso di un vespaio e di uno strato argilloso sono indispensabili.

Usare terrra paglia stabilizzata per uno spessore min. di 10 cm Stendere il massetto al di sopra dell’isolante

A causa del differente comportamento statico di solai e murature, bisogna sempre verificare che entrambi siano indipendenti. Durante l’esecuzione del solaio, si provvedererà a curarne la realizzazione per evitare assestamenti: decapaggio uniforme, ricoprimento, compattamento.

Perché?

Come?

79


C2

Solaio interpiano

Ricostruzione

1 Trave principale (legno, 15x20 cm h) 2 Orditura di travetti (legno, f/5 cm) 3 Rulli di terra (impasto di argilla stabilizzata, sp. 5 - 6 cm) 4 Massetto (terra stabilizzata con fibre e paglia, 8 cm) 5 Rivestimento (terra cotta con allettamento, 2 cm spessore) 1

2

3

4

5

(1:20)

L’orditura secondaria è realizzata tramite travetti lignei, con una spaziatura molto ridotta, circa 50 cm, che non va oltrepassata.

Perché? • • •

Chiudere Isolare Rifinire

Usare rulli in terra prefabbricati a piè d’opera sfalsati Possibile sostituire i rulli con pignatte in terra stabilizzata dal funzionamento simile. Sistema molto leggero che non supera i 200 kg/m2.

Rinforzare i rulli in terra paglia con bacchette di legno per risolvere i problemi di flessione.

Come?

• •

Realizzare un massetto di riempimento e ripartizione dei carichi (da 6 a 10 cm), che può essere armato di rete, preferibilmente in terra stabilizzata.

80


D1

Basamento in cemento debolmente armato Rinnovo Risanamento

1 Basamento in cemento armato (h. 100 cm, armatura 6 f/18/20 cm) 2 Guaina impermeabilizzante (bitume) 3

3 Intonaco (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

2 1

3

C D

Solaio Basamento

C

2 1

D (1:20)

Perché?

La base dei muri in terra è molto esposta ai rischi di erosione per l’acqua: proteggere, pertanto, fino ad arrivare fuori terra il basamento con impermeabilizzante.

• •

Il degrado del basamento è minimo o comunque rallentato per quanto riguarda quelli realizzati in cemento armato.

Proteggere Chiudere

Come? • •

Gli errori di manutenzione e realizzazione vanno evitati nell’atto di realizzare le casserature, preposto da squadre di operai specializzati. Il basamento è anche utile alla difesa del muro dagli urti dovuti ad animali o incidenti. L’uso del cemento previene largamente l’erosione tipica dei basamenti in terra.

Realizzare in concomitanza con il solaio controterra Armare debolmente (no staffe) per ragioni di rigidezza

81


D2

Basamento in cemento armato con massa di usura

Ricostruzione

1 Basamento in cemento armato (h. 100 cm, armatura 6 f/18/20 cm) 2 Guaina impermeabilizzante (bitume) 3 Massa di usura (argilla, h min 20 cm) 4 Intonaco (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore) 4

C D

C

3

Solaio Basamento

2 1

D (1:20)

Perché?

La massa di usura è molto esposta ai rischi di erosione per l’acqua: essi rappresentano esattamente il motivo per cui essa viene realizzata.

• •

Il degrado del basamento è minimo perché le masse di usura si realizzano in genere con terreni di risulta.

Proteggere Chiudere

Come? • •

La manutenzione deve essere costante. Almeno una volta all’anno essa va sostituita e rimpastata nuovamente.

Realizzare in concomitanza con il solaio controterra Utilizzare masse importanti di terra argillosa, con una h non inferiore ai 20 cm

La massa di usura previene anche gli urti dovuti ad animali o incidenti.

82


Ea

Piede di fondazione in muratura Rinnovo Risanamento Ricostruzione

1 Magrone di fondazione (calcestruzzo, 5 cm h) 2 Tubo drenante (polietilene, f 16 cm)

D

8

C

3 Materiale di riempimento (ghiaia, granulometria > 60 mm) 4 Guaina impermeabilizzante (bitume)

7

5 Materiale di riempimento (ghiaia, granulometria > 6 mm)

6 5

6 Materiale di riempimento (argilla a granulometria fine) 7 Ciottoli di ricoprimento (granulometria > 6 cm)

4 3

8 Intonaco (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

2

9 Piede di fondazione (blocchi di muratura a strati incrociati)

1

C D

Solaio Basamento

9 (1:20)

L’acqua e l’umidità sono i principali nemici della fondazione. Perciò, impermeabilizzare sempre e prevedere una cintura di drenaggio di 50 cm min di spessore. Essa può essere a ridosso della costruzione, o a 150 cm se le condizioni di impermeabilizzazione non sono ottimali.

Perché? • •

Stabilizzare Permettere la costruzione

Come? • •

Curare la qualità dei mattoni e dei blocchi cotti, che non si presentino porosi. L’apparecchiatura è fondamentale per questioni statiche e di stabilità.

Usare inerti di buona qualità Costruire alla profondità necessaria per arrivare al suolo ottimale.

83


Eb

Piede di fondazione in cemento armato Rinnovo Risanamento Ricostruzione

1 Magrone di fondazione (calcestruzzo, 5 cm h) 2 Tubo drenante (polietilene, f 16 cm)

D

C

3 Materiale di riempimento (ghiaia, granulometria > 60 mm)

8

4 Guaina impermeabilizzante (bitume)

7

5 Materiale di riempimento (ghiaia, granulometria > 6 mm)

6 5

6 Materiale di riempimento (argilla a granulometria fine) 7 Tavella di ricoprimento (terra cotta, 2 cm spessore)

4 3

8 Intonaco (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

2

9 Trave di fondazione (cemento armato con almeno 6 f/18, copriferro 2,5 cm)

1

C D

Solaio Basamento

9 (1:20)

L’acqua e l’umidità sono i principali nemici della fondazione. Perciò, impermeabilizzare sempre e prevedere una cintura di drenaggio di 50 cm min di spessore. Essa può essere a ridosso della costruzione, o a 150 cm se le condizioni di impermeabilizzazione non sono ottimali.

Perché? • •

Stabilizzare Permettere la costruzione

Come? • • •

Curare la qualità del calcestruzzo e il disegno delle armature con uno specialista. Evitare l’uso di cls sotto C16/20, e prevedere vuoti d’aria per il 4-6% del volume (ciclo gelo - disgelo).

Usare inerti di buona qualità Costruire alla profondità necessaria per arrivare al suolo ottimale. Usare, in alternativa, pietre affogate nel cemento.

Contro il sisma è necessario prevedere armatura di taglio e di contenimento.

84


85


Danni strutturali:

Pericolo per la vita:

Ampliamento:

Espansione progressiva prevista

Accesso:

In quota; dal basso; dall’alto;

Tecnlogia:

Torchis e relativi componenti

Unità funzionali combinabili:

Vano Tecnico Forno Latrina Vano Bagno Vano Cucina Cisterna

Configurazioni possibili

Minima (x3) Intermedia (x5) Completa (x6) Completa condivisa (x n)

86

In tempi lunghi

Danni lievi:

In tempi brevi

UT

Urgente

Unità Tecnlogica


ABACO DELLE SOLUZIONI PER L’UNITÀ TECNOLOGICA

L’unità tecnologica U.T. è l’elemento architettonico e tecnologico che abbiamo voluto inserire nel progetto di riqualificazione delle case in terra per il Ramal ‘A’ di Zatecoluca.

U.T. unità funzionali

La concezione di accentrare le funzioni di servizio alla casa e all’abitare viene da più fonti di ispirazione e motivazioni.

minima

intermedia

completa

(vano tecnico, forno, latrina)

+ (vano cucina, vano bagno)

+ (cisterna)

modulo base U.T.

Prima fra tutte è la motivazione tecnica: la terra non reagisce bene al contatto con l’acqua, quindi accentrare le utenze in un luogo unico realizzato con le dovute precauzioni, ci mette al riparo da tutta una serie di errori tecnici e problemi di manutenzione successivi. La seconda è dovuta alla volontà di ricreare un bordo tra i lotti delle case, che segnasse sia un limite architettonico (tanto caro alle gelose popolazioni centro americane) ma anche un punto di convergenza per due famiglie che così potranno condividere parte dei servizi. Il limite può essere poi personalizzato con la dispozione, la finitura e i colori che si vogliono, dato che anch’esso è realizzato in autocostruzione. L’idea deriva dalla Scuola Cilena di Santiago e Valparaiso (dove tra gli altri troviamo il vincitore del Pritzker A. Aravena), per cui l’edificio e le sue componenti tecnologiche possono essere separate, per far sì che l’abitante abbia accesso ad un buon livello di igiene e servizi, ma che contemporaneamente gli permetta di far crescere la propria casa (si pensi ad esempio ai progetti Elemental del gruppo Aravena). Le tre configurazioni possibili (minima, intermedia e completa) diventano così solo spunti iniziali da cui l’abitante potrà in seguito trarre le proprie conclusioni, realizzandole come meglio crede. Di seguito riportiamo le schede tecniche delle unità funzionali e degli elementi tecnologici dell’U.T.

87


Funzioni

Legenda

1

Latrina

2

Forno

3

Vano tecnico

4

Vano bagno

5

Vano cucina

6

Cisterna

1

2

3

4

5

Minima Intermedia Completa

Soluzioni tecnologiche

A

D

R1

R2

R3

A1 C. inclinata in lamiera e legno

Chiusure verticali -telaio

C

Torchis

Coperture - inclinata

B

1

B1 Chiusura verticale con telaio di torchis o bahareque

Basamento - con solaio

C1 Basamento prefabbricato in cemento armato

Fondazione

D1 Piede di fondazione in cemento armato

88

6


1

Latrina Minima Intermedia Completa

1

2

5

4

3

B

B

Chiusura verticale

1

Porta a libretto (legno), 90x210 cm h

2

Telaio di separazione (legno), 160x240 cm h

3

Cassetta di carico/scarico delle acque

4

W.C.

5

Proiezione delle coperture

1,60 m

(1:20)

1,60 m

Impianto elettrico Interruttore unipolare Presa bipasso 10/16A Punto luce da parete Impianto idraulico Rete di carico bassa di acque chiare Rete di scarico bassa di acque nere Carico acque chiare Scarico acque nere Pozzetto ispezionabile sifonato

89


2

Forno Minima Intermedia Completa

1

2

4

B

B

Chiusura verticale

1

Rivestimento in terra con bitume 70x20 cm h

2

Porta a libretto (legno), 90x210 cm h

3

Base per forno in terra cruda modellata

4

Proiezione delle coperture

1,60 m 3

(1:20)

1,60 m

Impianto elettrico Interruttore Presa Punto luce da parete Canna fumaria

90


3

Vano tecnico e di servizio Minima Intermedia Completa

2

1

5

B

B

Chiusura verticale

1,60 m

1

Porta a libretto (legno), 90x210 cm h

2

Armadiatura di servizio

3

Pozzetto ispezionabile - elettrico

4

Pozzetto ispezionabile - idraulico

5

Quadro elettrico generale

6

Proiezione delle coperture

3

4

(1:20)

1,60 m

Impianto elettrico Interruttore - Presa - Punto luce da parete Quadro elettrico generale Pozzetto ispezionabile Inverter Impianto fotovoltaico (celle - regolatore batteria) Impianto idraulico Rete di carico - rete di scarico Pozzetto ispezionabile sifonato

91


4

Vano Bagno

Intermedia Completa

1

5

B

B 4

Chiusura verticale

1,60 m

1

Rivestimento in tavole (legno) 70x20 cm h

2

Porta a libretto (legno), 90x210 cm h

3

Lavabo (ceramica), 52x50 cm

4

Piatto doccia, 60x140 cm

5

Proiezione delle coperture

3

2 (1:20)

1,60 m

Impianto elettrico Interruttore Presa Punto luce da parete Impianto idraulico Rete di carico Rete di scarico Carico delle acque chiare Scarico delle acque nere

92


5

Vano cucina

Intermedia Completa

1

5

B

Chiusura verticale

1,60 m

1

Rivestimento in tavole (legno) 70x20 cm h

2

Porta a libretto (legno), 90x210 cm h

B

3

Lavabo (ceramica), 45x80 cm

4

4

Frigorifero, 60x60 cm

5

Proiezione delle coperture

3

2 (1:20)

1,60 m

Impianto elettrico Interruttore Presa Punto luce da parete Impianto idraulico Rete di carico Rete di scarico Carico delle acque chiare Scarico delle acque nere

93


6

Vano cisterna

Completa

2

3

B

B

Chiusura verticale

1

Porta a libretto (legno), 90x210 cm h

2

Cisterna con filtro UV (f80 cm, tipo SLIM ECOTANKS)

3

Proiezione delle coperture

1,60 m

1 (1:20)

1,60 m

Impianto elettrico Interruttore Presa 1

Punto luce da parete Impianto idraulico Rete di carico Rete di scarico 1

94

Cisterna con filtro UV (tipo ECOTANKS)


A1

Copertura inclinata in lamiera e legno

5

6

7

8

4 3 2

1

Traverso del telaio (legno sagomato, h 10cm)

2

Infisso con persiana (legno)

3

Trave principale (legno, 12x20 cm h)

4

Orditura secondaria (travetti in legno, 5x10cm h)

5

Tavolato di appoggio (legno, 40 x 5 cm h)

6

Guaina impermeabilizzante (bitume)

7

Strato di terreno argilloso (argilla, granulometria < 6 mm)

8

Lamiera ondulata (alluminio, 250x 500x 0,8 cm sp.)

9

Grondaia (rame, d. 12 cm)

B

1

Chiusura verticale

9

B (1:20)

Configurazioni

Perché? • • •

Chiudere Proteggere Favorire la ventilazione

Come? x1

configurazione in aggiunta

x2

configurazione in aggiunta

x3

configurazione essenziale

sfalsata

95

Usare uno strato sottile di riempimento in terra prima di stendere la lamiera ondulata Pendenza minima 20°


B1

Chiusura verticale con telaio di torchis o bahareque

A

7

1

Zoccolino del telaio (legno sagomato, h 10cm)

2

Traverso del telaio (legno, 10x5 cm h)

3

Rinforzo verticale (bambù, f 20 mm ca.)

4

Riempimento in terra (impasto con stabilizzanti vegetali, sp. 15 cm)

5

Traverso di irrigidemento (legno, 10x5 cm h)

6

Rinforzo orizzontale (bambù, f 20 mm ca.)

7

Strato di finitura (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

A

Copertura

C

Copertura

6

5 4 3 1

2

C (1:20)

Configurazioni

Perché? • • •

base

x1

Chiudere Proteggere Rifinire

Come? • • aggiunta

x2

essenziale

x3

96

Usare telai di torchis prefabbricati. Rivestire con intonaci di terra pigmentati o con canne di bambù in avanzo, secondo gusto dell’abitante.


C1

Basamento prefabbricato in cemento armato

1

Guaina impermeabilizzante (bitume)

2

Basamento (cemento armato con f/18 e staffe)

3

Vano impianti (rete idrica di carico e scarico, canalina elettrica, pozzetti ispezionabili)

4

Strato di finitura (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

5

Orditura secondaria (travetti in legno, 5x10cm h)

6

Doppio tavolato (legno, 40x80x3 cm h)

4

7

Strato di terreno argilloso (argilla, granulometria < 6 mm)

3

8

Rivestimento (terra cotta, 2 cm spessore)

B

5

6

7

8

2 1

B

Chiusura verticale

D

Fondazione

D (1:20)

Configurazioni

Perché? modulo x3

• • •

x2 0°

a x1 mod x3 (4,8m) 0 - 11°

Come? •

11°

mod x2 (3,2m) 0 - 15° 15° 17° 20°

mod x1 (1,6m) 0 - 20°

97

Chiudere Proteggere Portare gli impianti

Prefabbricare e trasportare a piè d’opera. Giunto fondazione - basamento tramite tirafondi previsti in fase di prefabbricazione.


D1

Piede di fondazione in cemento armato

B

1 Magrone di fondazione (calcestruzzo, 5 cm h)

C

2 Tubo drenante (polietilene, f 16 cm) 3 Materiale di riempimento (ghiaia, granulometria > 60 mm)

8

4 Guaina impermeabilizzante (bitume) 7

5 Materiale di riempimento (ghiaia, granulometria > 6 mm)

6 5

6 Materiale di riempimento (argilla a granulometria fine)

4 3

7 Tavella di ricoprimento (terra cotta, 2 cm spessore)

2

8 Strato di finitura (terra e stabilizzanti, 1,5 cm spessore)

1

9 Trave di fondazione (cemento armato con almeno 6 f/18)

Configurazioni

C

Basamento

Perché? modulo x3

• •

x2 0°

a

11°

mod x2 (3,2m) 0 - 15° 15° 17° 20°

98

Proteggere Permettere la costruzione

Come? •

x1

mod x1 (1,6m) 0 - 20°

Chiusura verticale

9

(1:20)

mod x3 (4,8m) 0 - 11°

B

Rispettare i limiti dimensionali imposti dalle 3 configurazioni e i relativi angoli massimi. Giunto fondazione - basamento tramite tirafondi previsti in fase di prefabbricazione.


99


RIFERIMENTI Fonti bibliografiche & architettoniche • Alcaldia de Zacatecoluca (2017), Plan Maestro para recuperación e integración del asentamiento informal del Ramal A en el Municipio de Zacatecoluca, Dip. Architettura dell’Università degli Studi di RomaTre, Zacatecoluca, p. 262 • Aravena, A. (2007), Progettare e costruire, ed. ELECTA, Milano, p. 191 • Berenstein Jacques, P. (2002), Esthétique des favelas, ed. L’Harmattan, Paris, p. 208 • Didier, D. (1981), Architectes des favelas, ed. BORDAS, Paris, p. 112 • Fathy, H. (1969), Construire avec le peuple, ed. Sindbad, Cairo - Parigi, p.429 • Fernandes, E. (2008), ‘Consideraciones generales sobre las políticas públicas de regularización de asentamientos informales en América Latina’, in Lincoln Institute of Land Policy Bulletin, Cambridge, p. 14 • Fernandes, E. (2011), ‘Regularizacion de asientamientos informales en America Latina’, in Informe sobre Garcia de Hernandez (N.), 2007, La formación de asentamientos informales: un proceso gestado por diferentes actores sociales, Departamento de Arquitectura de la Universidad Nacional Experimental del Táchira, Venezuela, p.14.Enfoque en Politicas de Suelo, ed. Lincoln Institute for Land Policy, Cambridge, p. 56 • Hays A., Matuk S. (1996), Construire pour la paix, ed. CRATerre Amérique Latine – UNESCO, Paris, p. 143 • Oliver, P. (1997), The Encyclopedia of Vernacular Architecture of the World, ed. Cambridge University Press, Cambridge, voll. I - III • Rudofsky, B. (1964), Architecture without architects, ed. MoMA, New York, p. 156 • TAMassociati Architetti, H2oS Ecomaison, ed. studio TAMassociati, Venezia, p. 53 Manuali tecnici (costruzione in terra) • Chazelles C.A., Klein A. (2011), Les cultures constructives de la brique crue, ed. de l’Esperou, Lyon, p. 501 • Correia M., Carlos G., Rocha S. (2014), Vernacular Heritage and Earthen Architecture, ed. CRC Press, London, p. 868 • CRATerre, Ministère des Infrastuctures, de l’Habitat et de l’Urbanisme (2000), Fiches Typologies et Plans de Logements en Materiaux Locaux, ed. Projet Locomat, Ougadougou, p. 60 • Doat P., Hays A., Houben H., Matuk S. (1991), Building with Earth, ed. The Mud Village Society, New Delhi, p. 284 • Dewulf, M. (2015), Le torchis: mode d’emploi, ed. Eyrolles, Parigi, p. 90 • Houben H., Guillaud H. (1989), Traité de Construction en terre, ed. CRATerre – Parenthèses, Grenoble, p.351 • Houben H., Guillaud H. (2006), Traité de Construction en terre, ed. CRATerre – Parenthèses, Grenoble, p.125 Fonti sitografiche • M. Avanzo, La Città Informale: il fenomeno degli Slum urbani dal 1950 al 2014, in https://issuu.com/marcoavanzo/docs/lacittainformale, al 12.07.2018 • Unidad Permanente de Vivienda de Montevideo, Revista de Vivienda Popular, in http://www.revista.edu.uy/numeros/, al 12. 07.2018 • CRATerre, Sezione pubblicazioni - Diffusion, in http://craterre.org/diffusion/, al 12.07.2018

100


RINGRAZIAMENTI

Questo lavoro è frutto di mesi di studio e applicazione di metodi e modelli che mi erano completamente estranei, quando ho iniziato ad approcciarmi all’argomento. La mia guida, sempre presente e illuminante, è stata la professoressa Paola Marrone, cui devo tutto, e a cui va tutto il mio affetto e la mia stima. Ella mi ha anche incoraggiato ad andare a studiare per un periodo a Grenoble, presso la Scuola di Architettura e il suo centro di ricerca sulla terra CRATerre. Se non fosse stato per il mio soggiorno in Francia, presso la ENSA di Grenoble e per l’accoglienza calorosa ricevuta dai professori e ricercatori del CRATerre, probabilmente mi sarei perso. Un secondo grande ringraziamento va quindi a M. Eric Ruiz, che mi ha sempre aiuttato e sostenuto nel mio lavoro, e ai MM. Ph. Garnier, responsabile del settore Habitat del CRATerre, e A. Douline, ingegnere del genio civile e incaricato della missione tedesca Misereor. Merci messieurs, je vous en serai toujours reconnaissant.

Inoltre, vorrei ringraziare il professor Mario Cerasoli, che oltre ad essere mio correlatore per questo lavoro di tesi, è da ormai alcuni anni fonte di ispirazione su tematiche urbane e sociali, grazie al suo approccio globale e sempre acuto. Infine, ringrazio la mia famiglia e tutti gli amici che mi hanno sempre sostenuto in questo mare burrascoso che è la ricerca di Architettura.

Grazie, Pier Luigi Ortolani

101



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