A tavola con SaporiAlpini Cinquantaquattro ricette proposte da docenti ed allievi
Azioni di formazione per la realizzazione di valore aggiunto in un’innovativa collaborazione tra agricoltura & turismo Bildungsmaßnahmen zur Realisierung neuer Wertschöpfungsketten im innovativen Zusammenwirken von Landwirtschaft & Tourismus
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SaporiAlpini AlpenGenuss S
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UNIONE EUROPEA )RQGR HXURSHR SHU OR VYLOXSSR UHJLRQDOH
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EUROPÄISCHE UNION (XURSlLVFKHU )RQGV I U UHJLRQDOH (QWZLFNOXQJ
Programma di finanziamento Interreg IV Italia-Austria, bando 2009 Progetto approvato dall’Autorità di progetto in data 28/29.03.2009 Fascicolo n. 4702-2009 FK V R en ion eJ ein Ziel
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Durata del progetto: 2009 - 2012 Proroga progetto: fino a maggio 2013 Azioni di formazione per la realizzazione di valore aggiunto in un’innovativa collaborazione tra agricoltura e turismo
Colophon Editore: Provincia di Belluno © Coordinamento redazionale: EnAIP Veneto, www.enaip.veneto.it (Giampietro Frescura), Provincia Autonoma di Bolzano (Stefan Walder e Eva Thaler Gridelli, Project Management, Martin Ebert, Florian Kirchler, lettorato) Autori: Gli autori sono indicati in calce a ciascun testo. I contributi senza indicazione dell'autore sono stati redatti, in relazione al territorio e agli argomenti di competenza, da: Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, Formazione professionale agricola, forestale e di economia domestica, www.provincia.bz.it/formazione-agridomestica/default.asp (Lead partner) EnAIP Veneto www.enaip.veneto.it, Stefano Sanson (schede tecniche prodotti), Dino Bridda (revisione testi) per conto della Provincia di Belluno, Servizio Economia e Politiche Comunitarie, www.provincia.belluno.it (Partner 1) Tirolo Orientale / Camera di Agricoltura del Tirolo, Camera di Agricoltura del distretto di Lienz www.lk-tirol.info (Partner 2) Salisburgo/Pinzgau, SIR, Salzburger Institut für Raumordnung und Wohnen, Gemeindeentwicklung, www.sir.at; www.gemeindeentwicklung.at (Partner 3) Le immagini sono tratte dall'archivio della Provincia di Belluno (foto: Studio 33 - Preganziol (TV); e C.A. pag. 16) Traduzioni tedesco/italiano: Traduzioni STR - Trento (TN) Progetto grafico: Lineart - Preganziol (TV) Stampa: Grafiche Antiga - Crocetta del Montello (TV) Copyright: L’editore è a disposizione per fornire informazioni sulle fonti testuali e iconografiche. Contatto: www.enaip.veneto.it ISBN 978-88-88744-45-2 Pubblicazione cofinanziata tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) nell'ambito del progetto n. 4702 “Sapori Alpini” - Programma Interreg IV Italia Austria, in distribuzione gratuita, anche in formato eBook - www.interregrat.eu
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Programma di finanziamento Interreg IV Italia-Austria, bando 2009 Progetto approvato dall’Autorità di progetto in data 28/29.03.2009 Fascicolo n. 4702-2009 FK V R en ion eJ ein Ziel
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Durata del progetto: 2009 - 2012 Proroga progetto: fino a maggio 2013 Azioni di formazione per la realizzazione di valore aggiunto in un’innovativa collaborazione tra agricoltura e turismo
Premessa L’agricoltura incontra il turismo e il commercio: era questo l’intento alla base del progetto “SaporiAlpini /AlpenGe- nuss”, realizzato dai partner Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige (lead partner) e Provincia di Belluno, Tirolo Orientale e Salisburgo con Pinzgau. Con il finanziamento del programma UE Interreg Italia-Austria, i quattro partner hanno deciso di muoversi insieme e di contribuire concretamente, mediante la valorizzazione di prodotti agricoli regionali, al miglioramento dei rap- porti interregionali, alla salvaguardia del paesaggio culturale e dei posti di lavoro, alla destagionalizzazione di prodotti e servizi e all’incremento della competitività. Grazie alle molte iniziative concrete, persone che si occupano di agricoltura, turismo e commercio a Salisburgo, nel Tirolo Orientale, a Belluno e in Alto Adige sono state riunite al fine di battersi per un comune obiettivo. Siamo particolarmente lieti del fatto che, per il tramite delle scuole, a questo progetto abbiano potuto prendere parte anche i nostri ragazzi: sono loro, infatti, a costruire il futuro e dare un’impronta alle nostre regioni. Il progetto “SaporiAlpini/AlpenGenuss” è un felice esempio di come, in tempi di profonda trasformazione, le orga- nizzazioni sappiano imparare l’una dall’altra e supportarsi vicendevolmente, cogliendo le sfide e affrontandole uniti, cercando insieme le soluzioni ai problemi, ideando e attuando progetti comuni: tutte prove che il progetto SaporiAl- pini/AlpenGenuss ha brillantemente superato. Il ricettario didattico è un esempio dei molti risultati di progetto. Nell’ambito di numerose iniziative interregionali e regionali e durante le lezioni, docenti qualificati ed altamente motivati assieme ai loro allievi hanno raccolto ricette, le hanno interpretato in chiave moderna e testate per poter realizzare questo ricettario a prova della validità del lavoro svolto. Questi risultati sono anche espressione della creatività e del potenziale innovativo messo in campo dai giovani. Grazie alla collaborazione interregionale di docenti e dipendenti delle scuole, delle amministrazioni pubbliche, degli enti di formazione, degli esperti dei settori dell’agricoltura e del turismo e al coinvolgimento di gruppi di interesse, con il progetto “SaporiAlpini/AlpenGenuss” si è riusciti a individuare un approccio pratico all’intento dichiarato “L’a- gricoltura incontra il turismo e il commercio” e a promuovere uno scambio di esperienze in tema di cultura e tradi- zione nelle regioni alpine. Ringraziamo tutti i partecipanti e auguriamo loro un proficuo lavoro per il futuro delle nostre regioni!
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Alto Adige
Belluno
Tirolo
Salisburgo
Luis Durnwalder
Vittorio Capocelli
Assessore all’economia
Tina Widmann
Presidente e Assessore dell'agricoltura
Commissario straordinario
Anton Steixner
Assessore del Land
Vice-Presidente
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Indice Il formaggio Alto Adige - Il formaggio grigio Sudtirolese Belluno - Il formaggio Tirolo Orientale - Il formaggio grigio Tirolese Pinzgau - Il formaggio alla birra Ricette > Alto Adige Crema di polenta e formaggio grigio Costolette di maialino da latte con crosta di formaggio grigio > Belluno Formaggio Schiz con polenta Insalata di farro con formaggio Contrin e mela prussiana Spiedini di tosela su misticanza > Tirolo Orientale Gnocchi al formaggio grigio su ragù di porro Ravioloni con ripieno di patate e formaggio grigio > Pinzgau Zuppa di Brezel. Breznsuppe Canederli di formaggio. Kaspressknödel
La patata Alto Adige - La patata pusterese Belluno - La patata Tirolo Orientale - L'Oskar Pinzgau - La patata Ricette > Alto Adige Terrina di patate con salmerino marinato, insalatina mista e vinaigrette all’aceto balsamico Tortino di patate con formaggio di malga su ragù di funghi porcini > Belluno Gnocchi di patate con gamberi di torrente Casunziei alla comeliana con mentuccia selvatica Considera tradizionale > Tirolo Orientale Patata in camicia Patate del Tirolo Orientale ripiene di sanguinaccio e spuma di rape rosse > Pinzgau “Erdäpfelnidei” (gnocchi di patate) con crauti Medaglioni di maiale arrosto con 2 varietá di patate
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Indice La carne bovina Alto Adige - Lo Sprinzen Belluno - Il manzo Tirolo Orientale - Il vitellone Pinzgau - Il bovino del Pinzgau Ricette > Alto Adige Petto di manzo “Sprinz” della Val Pusteria in salsa al Lagrein con erbe aromatiche e verdure arcobaleno Costata di manzo "Sprinz" della Val Pusteria brasata con patate désirée e verdure a radice > Belluno Bocconcini di manzo alle erbe di montagna Manzo brasato al vino delle Dolomiti IGT Trippe di S. Caterina > Tirolo Orientale Torretta di canederli con vitellone tirolese Filetti di siluro brasati con guance di vitello e crema di cavolo rapa > Pinzgau Minestra di gnocchetti di carne. Fleischfarferlsuppe Roastbeef ripieno con animelle di vitello
La pecora Alto Adige - La pecora della Val di Funes Belluno - La pecora Alpagota e di Lamon Tirolo Orientale - La pecora Pinzgau - L'agnello del Pinzgau Ricette > Alto Adige Gulasch di patate e agnello della Val Pusteria con piselli freschi Ravioli di agnello della Val Pusteria con cavolo cappuccio, speck e burro al timo e pomodoro > Belluno Coscia d’agnello dell’Alpago con fagioli "mame" Carpaccio di carne di pecora di Lamon affumicata con tortino di zigher e insalata di funghi porcini “Cavreto de S.Marco” con patate fondenti e tarassaco > Tirolo Orientale Agnello cotto nel fieno Osso buco di agnello con polenta ai peperoni > Pinzgau Agnello arrosto con patate al forno Costolette d‘agnello con crosta di erbe e pecorino e rotolo di polenta e bietola
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Il miele Alto Adige - Il miele di castagno Belluno - Il miele di Alta Montagna Tirolo Orientale - "L'oro liquido" Pinzgau - L'Apis mellifera carnica Ricette > Alto Adige Sorbetto di miele millefiori Altoatesino Tortine di miele finissimo altoatesino su ragù di pere cotogne e lamponi freschi > Belluno Torta di ricotta con miele di tarassaco Semifreddo al miele di acacia con noci feltrine caramellate Gelato al caffè d’orzo con salsa al vino rosso delle Dolomiti IGT e miele millefiori DOP > Tirolo Orientale Dolce “Bienenstich” Parfait di miele di bosco con noci e cialde di semi di zucca > Pinzgau Puré. Bachlkoch Aspic al miele e al latticello su un ragout di frutti di bosco con miele in favo
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Prodotti regionali Alto Adige - Il grano saraceno Belluno - I legumi Tirolo Orientale - I cereali Pinzgau - La melicoltura nel Pinzgau
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Ricette > Alto Adige Tortino di grano saraceno con panna al ribes e gelato di zucca Tortelloni di grano saraceno ripieni di formaggio grigio > Belluno Minestra d’orzo e fagioli gialet Pasta e fagioli di Lamon “Risi e bisi” > Tirolo Orientale Risotto di segale con trota locale Pane casereccio > Pinzgau Crostata di mele e cannella Strudel di mele
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Partner
Gli obiettivi di progetto e le regioni partner Attraverso le attività i quattro partner di progetto intendono offrire un contributo concreto al consolidamento dei rapporti socio-economici a livello interregionale e locale. Con lo sviluppo regionale si intende altresì salvaguardare il patrimonio culturale e le sue tradizioni e sensibilizzare le persone su questo tema, allo scopo di contrastare lo spopolamento delle regioni montane e preservare questi luoghi, ponendo inoltre particolare attenzione alla "desta- gionalizzazione" di prodotti e servizi e all’incremento della competitività. Sensibilizzando soprattutto i giovani ad adottare sane abitudini alimentari e a promuovere procedure di produzione, lavorazione e somministrazione degli alimenti, che siano ancorate alla tradizione e improntate a criteri di sostenibilità, si intendono salvaguardare gli attuali posti di lavoro e creare future opportunità occupazionali nei settori agricolo, turistico e commerciale. Le quattro regioni alpine coinvolte nel progetto "SaporiAlpini/AlpenGenuss" sono: Alto Adige La Provincia Autonoma di Bolzano/Alto Adige è la provincia più settentrionale d’Italia e forma insieme alla Pro- vincia di Trento la Regione Autonoma Trentino Alto Adige. L’economia dell’Alto Adige è basata soprattutto sul set- tore dei servizi e in particolar modo del turismo. L’agricoltura occupa il 6,6% (2010) della popolazione attiva dell’Al- to Adige. Accanto all’industria casearia e zootecnica, in Alto Adige hanno una lunga tradizione la coltivazione delle mele e la viticoltura. Belluno Unica del Veneto interamente montana la provincia di Belluno ha una storia economica legata a lavorazione del legno, pastorizia, artigianato. In quota è sviluppata l’industria turistica connessa a sport invernali ed escursionismo, mentre nel fondovalle si concentrano gli insediamenti industriali, in primis il distretto dell’occhiale leader mondiale del settore. Di più recente sviluppo sono numerose aziende agricole che percorrono con successo la strada dell’a- griturismo. Tirolo Orientale Il Tirolo Orientale fa parte del Parco Nazionale degli Alti Tauri. L’area ha conservato una cultura improntata ai valori della tradizione e al legame con la natura ed è considerata una delle riserve più incontaminate dell’Europa centrale ed è caratterizzato da un’economia agricola di tipo tradizionale con piccole aziende. La regione offre anche opportunità per il turismo. Pinzgau / Salisburgo La regione del Pinzgau coincide con il distretto politico di Zell am See ed è il più grande distretto del Salisbur- ghese. Il Pinzgau è una delle regioni turistiche più importanti. Il turismo - con una stagione intensa in inverno e più debole in estate - costituisce la principale fonte di reddito della regione. Per le caratteristiche proprie del territorio, l’agricoltura non è improntata alla produzione di massa e presenta particolarità regionali e prodotti di alta qualità.
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Alto Adige
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a Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige - è la provincia più a nord dell’Italia e forma assieme alla provincia Autonoma di Trento la regione autonoma Trentino-Alto Adige. L’Alto Adige ha un’estensione complessiva di 7.400 km²; con una popolazione di 507.657 (2010) abitanti, dei quali un 1/3 risiede nel capoluogo, il resto vive nelle vallate principali Isarco, Adige e Rienza e nelle più grandi vallate laterali come la Val d’Ultimo, Val Sarentino, Val Passiria e Val Aurina. La maggior parte degli insediamenti si trovano tra i 300 e 1.200 m sopra il livello del mare. L’Alto Adige ha numerosi ed ampi alpeggi d’alta montagna con uso stagionale del terreno da pascolo ed estese aree di bosco soprattutto tra gli 800 e 1.800 m s.l.m. In Alto Adige convivono tre gruppi linguistici: Tedesco 69,41%, Italiano 26,06% e Ladino 4,53% (2011). L’economia dell’Alto Adige è caratterizzata soprat- tutto dal settore dei servizi, e qui principalmente dal turismo. L’agricoltura occupa il 6,6% (2010) della popolazione altoatesina. Accanto alla zootecnica e latteria, in Alto Adige hanno una lunga tradizione la coltivazione delle mele e la viticoltura. Maggiori informazioni su prodotti alto- atesini: www.suedtirol.info/produkte I circuiti regionali tra agricoltura, turismo e commer- cio hanno un ruolo importante nella struttura economi- ca: Oggi la gastronomia di intrattenimento offre più di 1.400 prodotti locali provenienti dall’area rurale, grazie ai quali si diffonde anche cultura e tradizione. Per garantire in futuro l’attrattività socio-economica e culturale della provincia i fattori principali di succes- so da tenere in considerazione sono un’istruzione e formazione professionale qualitativamente alta e un continuo sviluppo dell’innovazione.
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Belluno
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a provincia di Belluno si estende per circa 100 km dal monte Peralba, dove nasce il fiume Piave, al monte Grappa. Confina a nord con l'Alto Adige e l’Austria, ad ovest con il Trentino, ad est con il Friuli e a sud con le province di Treviso e Vicen- za. Si estende su una superficie di 367.808 ettari con una popolazione di 211.493 abitanti. Ben il 67% della popolazione veneta di montagna è residente in provincia di Belluno, il cui territorio occupa il 61% della superficie montana veneta. Il paesaggio montano è costituito dall’unicum delle Dolomiti - dall’Unesco riconosciute Patrimonio dell’U- manità - e dalle Prealpi bellunesi. Esso è caratterizza- to dalla presenza di numerosi corsi d’acqua, nonché da laghi sovente formatisi dalla costruzione di dighe per la produzione di energia idroelettrica. La costituzione montuosa della provincia ha sem- pre favorito lo sviluppo di attività legate all'ambiente alpino: lavorazione del legname, alpeggio, pastorizia, artigianato. Ancor oggi il settore primario riveste un ruolo fondamentale per il mantenimento di ambiente e paesaggio, caratterizzato da una rilevante estensione di prati permanenti e di pascoli. Se nelle aree montane si concentra buona parte dell'attività turistica legata agli sport invernali e all'e- scursionismo, a fondovalle si sono concentrati gli insediamenti industriali, ma sono anche fiorite nume- rose aziende agricole, molte delle quali hanno percor- so la strada dell'agriturismo sfruttando il potenziale dei terreni coltivabili. Il fagiolo di Lamon IGP, il miele DOP ed i due presidi Slow Food dell'antico orzo delle Valli bellunesi e dell'agnello d'Alpago, assieme ai prodotti lattiero-caseari di malga, rappresentano alcune delle specialità del Bellunese che, assieme alle risorse naturali, ambientali e culturali esistenti, costituiscono opportunità fondamentali per lo sviluppo economico e turistico del territorio.
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Tirolo Orientale
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l Tirolo Orientale fa parte del Tirolo, però non confi- na con il Tirolo settentrionale dove si trova il capo- luogo Innsbruck. Clima e paesaggio molto vario sono dovuti alle montagne. A nord si trovano gli Alti Tauri a sud le Dolomiti, che circondano il territorio. In mezzo alle vette più alte dell’Austria, tra l’altro il Großglockner, si estende il Parco Nazionale Hohe Tauern. Con una superficie di 2.020 km2 il Tirolo Orientale copre quasi un sesto del territorio tirolese, di cui solo l'8,2% è intensamente coltivato. Prevalgono pascoli e boschi. In regione si è conservata una cultura origina- ria e naturale ed è considerata come una delle riserve più intatte dell’Europa centrale. Tuttora il Tirolo Orientale è caratterizzato da un'a- gricoltura tradizionale con piccole aziende. Tale agri- coltura previene l’emigrazione dai comuni periferici, contribuisce alla manutenzione dell’ambiente e alla protezione dai pericoli naturali. Rappresenta un elemento importante nel turismo e crea qualità di vita nel territorio. I comprensori turistici, il Parco Nazionale Hohe Tauern, l’Alta val Pusteria e le Dolomiti di Lienz sono tre destinazioni per vacanze che offrono natura, varie- tà e un ambiente sano in quota. Al centro del capoluo- go Lienz prevale un’atmosfera mediterranea, con dei portici antichi, botteghe e dei caffè all’aperto. La cucina locale sorprende con una gran varietà di specialità locali. La tipica patata del territorio “Oskar” e l’agnello di montagna sono due prodotti di grande importanza. Distillati squisiti fatti di frutta regionale sono appez- zati e di alta qualità. Molti prodotti come il miele, lo speck, le salsicce e le numerose leccornie si vendono negli agriturismi, nelle botteghe e al mercato di città. Potete degustarli anche nei ristoranti con cucina tipica regionale.
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Pinzgau
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a regione del Pinzgau coincide con il distretto politico di Zell am See. Con una superficie di 2.640 kmq, il Pinzgau è il distretto più grande della regione del salisburghese. La popolazione della regione al 2009 è di 84.570 abitanti. Dei 28 comuni le città più popolate sono Zell am See (capoluogo di distretto, 9.638 abitanti), Saal- felden (15.884) e Mittersill (5.445). La crescita demografica è quasi pari a zero; anche se l’emigrazione è più alta che in altri distretti del sali- sburghese, l’alto tasso delle nascite riesce a compen- sare questa situazione. Poiché molti giovani con una buona istruzione, lasciano la regione, il risultato è un invecchiamento della popolazione. Il Pinzgau è una delle regioni turistiche più impor- tanti del salisburghese. Il turismo straniero rappresenta, infatti, una delle principali fonti di reddito della regione; il flusso turistico non è però regolare: la stagione invernale attira molti più turisti rispetto a quella estiva e questo ha effetti anche sul mercato del lavoro. Anche la nuova tendenza a vacanze più brevi ha ripercussioni nel Pinzgau. L’agricoltura della regione, date le caratteristiche del territorio, non può puntare a una produzione di massa ma alla produzione di prodotti tipici regionali e di alta qualità. Opera in diversi campi: nella produzione primaria, nella fornitura di materie prime e nella produzione e lavorazione alimentare. Si occupa anche di zootecnica, in particolare dell’al- levamento e cura di antiche razze di animali come per esempio i bovini Pinzgauer; così come la conservazio- ne del paesaggio e delle tradizioni regionali, che hanno a loro volta un impatto significativo sul turismo.
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Il formaggio
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Il formaggio > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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ella regione alpina la produzione casearia vanta una lunga tradizione. Fin dai primi inse- diamenti, nelle vallate alpine - non adatte alle coltivazioni - si allevavano animali che si nutrivano dell’erba dei prati. Latte e formaggio erano una parte sostanziale dell’alimentazione. Le mucche venivano allevate soprattutto come bestie da lavoro e per la carne, per questo il formaggio era soprattutto di pro- venienza caprina e ovina. Si produceva formaggio a coagulazione acida, in quanto quello a coagulazione presamica (con il caglio) venne introdotto nell’arco alpino dai Romani, che vendevano il cosiddetto “caseus alpinus”, molto apprezzato a Roma. Dopo il crollo dell’Impero Romano, l’arte della caseificazione a coagulazione presamica e anche il commercio case- ario persero gradualmente importanza. Nel Medioevo, oltre alla produzione casearia dei masi destinata al consumo domestico, erano soprattutto i conventi ad avere un ruolo importante nella produzione casearia dell’arco alpino, favorendo la nascita di latterie in quota e in valle e ricevendo come pagamento quantità di formaggio. I latticini erano considerati importanti fonti di proteine ed energia soprattutto nel periodo della Quaresima. Si producevano prevalentemente formaggi a coagulazione acida di latte magro. Il lattici- no più usato era il burro. Il formaggio da coagulazione presamica era prodotto in minime quantità e la tecnica che prevede il riscaldamento del latte per la produzio- ne della cagliata non era ancora conosciuta. Solo verso la fine del Medioevo cominciò a diffondersi gra- dualmente dall’Italia e dalla Svizzera questa tecnica di produzione del latte mediante l’utilizzo del caglio. Questo metodo richiedeva però, grandi quantità di latte e il miglioramento delle tecniche di lavorazione. Il formaggio in questo modo veniva prodotto da persone esperte nei masi e nelle malghe comunitarie di mag- giori dimensioni. Nelle malghe si produceva soprattut- to formaggio a pasta dura, facilmente conservabile e trasportabile. Nella seconda metà del XIX secolo, la produzione casearia visse una fase di grande sviluppo grazie al cooperativismo. La gestione collettiva della lavorazione del latte ne migliorò la qualità e la redditi- vità. L’aumento demografico e la crescita dell’industria e dei flussi turistici incrementarono la domanda.
È in questo periodo che furono costituiti numerosi caseifici sociali. Durante la 1a Guerra Mondiale, il set- tore della produzione del formaggio attraversò un periodo di crisi, in quanto tutto il latte veniva impiegato per la produzione del burro. Dopo la 2a Guerra Mon- diale, il settore iniziò una lenta ripresa e le aziende iniziarono a specializzarsi e a crescere. Il numero delle latterie diminuì e le cooperative si riunirono sem- pre più spesso in associazioni. La produzione del latte crebbe costantemente gra- zie all’introduzione di nuove tecniche di allevamento e di alimentazione degli animali. Oggi, ad eccezione di pochi piccoli caseifici locali, ne sono operativi pochi di grandi dimensioni che lavo- rano la maggior parte del latte prodotto. Accanto ad essi, però, le malghe continuano a costituire un importante fiore all’occhiello del settore caseario dell’arco alpino. In crescita anche l’importan- za dei caseifici nei masi, che lavorano e vendono direttamente il latte prodotto in proprio. Se agli inizi nell’arco alpino predominavano i for- maggi a coagulazione acida, oggi è disponibile sul mercato una ricchissima varietà di formaggi a coagu- lazione presamica. I formaggi non sono apprezzati solo per la ricca varietà dei loro aromi, ma anche per i pregiati nutrienti che contengono. Il grasso butirrico contenuto nel formaggio contiene a sua volta molti acidi grassi essenziali che l’organismo non produce autonomamente. È facilmente digeribile ed è un’im- portante fonte di vitamine liposolubili. Il formaggio contiene due tipi di vitamine: quelle liposolubili (la vitamina A e la vitamina E) e quelle idrosolubili (vitami- na B2, vitamina B12, acido folico e biotina). Le protei- ne del latte contenute nei formaggi sono facilmente digeribili e particolarmente importanti per il nostro corpo, in quanto contengono un’elevata percentuale di aminoacidi essenziali, di cui il corpo ha bisogno per la produzione delle cellule. Il formaggio è un alimento ricco di proprietà nutritive, è particolarmente ricco di calcio, fondamentale per la formazione dei denti e delle ossa. Altri minerali contenuti nel formaggio sono il magnesio, il sodio e il potassio. I carboidrati sono contenuti nella maggior parte delle varietà di formag- gio solo in tracce.
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Il formaggio grigio Sudtirolese > ALTO ADIGE
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´industria casearia è da sempre uno dei settori più importanti dell´agricoltura altoatesina. Oltre cinquemila allevatori di latte conducono piccole aziende per lo più in terreni molto ripidi e producono un latte di ottima qualità. Il latte viene principalmente lavorato nelle latterie. Il latte lavorato si trasforma in latte da bere, in joghurt, burro e nelle varie tipologie di formaggi. In Alto Adige, accanto ai grandi caseifici, nascono numerosi masi e malghe di montagna che lavorano il latte fresco appena munto e realizzano prodotti di alta qualità. Oltre al formaggio da caglio nelle aziende artigiana- li viene prodotto anche il formaggio grigio. Questo formaggio di latte acido veniva in precedenza prodotto in tutta la provincia, ora invece il primato è detenuto dalla Val Pusteria e dalla Val d´Isarco. Negli ultimi anni è il formaggio grigio della Vall´Aurina ad aver incrementato la sua produzione. Grazie all´iniziativa di alcune contadine e di amanti della lavo- razione del formaggio, si è riusciti ad ottenere un riconoscimento dal Presidio della Slow Food. Il formaggio grigio si distingue dalla maggior parte degli altri formaggi per la sua lavorazione e le sue caratteristiche. Prodotto con latte magro, contiene pertanto solo fino al 2% di grasso in massa asciutta (F.i.T.). La maggior parte del latte centrifugato viene lavora- ta prevalentemente come latte crudo e inacidito grazie a batteri di acido lattico. Dopo uno o più giorni il latte coagula e si forma una massa acida; questo impasto è diverso per consistenza e sapore da una massa ottenuta con il semplice caglio e l´aggiunta dei batteri accentua le caratteristiche del formaggio grigio. Riscaldando l’impasto con attenzione e mescolan- do delicatamente, la parte liquida, il siero, viene sepa- rate dalla parte solida. Quando il panetto raggiunge la consistenza neces- saria, viene schiumato, messo a colare per più ore in un telo e appeso. Successivamente la massa viene aromatizzata con sale, pepe ed eventualmente altre erbe e messo in una forma. Anche la maturazione del formaggio grigio richiede un processo speciale e avviene per lo più grazie ai lieviti.
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Nelle forme pressate matura solo la crosta esterna e l´interno del formaggio si mantiene acido e fragile (tipo tradizionale). Se la massa è pressata solo leg- germente nella forma, si ottiene un formaggio grigio diverso più morbido anche in superficie. Una forma particolare sono i "Ziggolan", pressati a mano, di forma particolare che maturano anche dall´esterno verso l´interno. Nella Val d´Isarco è conosciuto per la maggiore il formaggio grigio morbido, in Vall´Aurina quello pressa- to e in Alta Pusteria lo "Ziggolan". Naturalmente ogni valle e ogni azienda hanno un loro tocco particolare che rende ogni formaggio gri- gio, seppur seguendo lo stesso procedimento di lavo- razione, unico nel suo genere. Si possono trovare pertanto diverse forme, diverse acidità (medio piccanti, piccanti) e diverse consisten- ze (sode, morbide e liquide). Quanto variegato può essere il formaggio grigio, tanto vario può essere il suo utilizzo in cucina. Tradizionalmente viene servito con cipolla, aceto e olio ma questo particolare prodotto può essere gusta- to anche in combinazione con altri piatti.
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Il formaggio
Il formaggio grigio Tirolese
> BELLUNO E L'ALTOPIANO DI ASIAGO
> TIROLO ORIENTALE
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’allevamento nella montagna bellunese è sinoni- mo di allevamento di bovine da latte e latte signi- fica soprattutto produzione di formaggio. Il formaggio è il prodotto più rappresentativo e caratterizzante del panorama agroalimentare locale, rappresentato da una ricchezza di varietà e di tecni- che di lavorazione: casalinghe, tradizionali, in malga e tramite innovativi sistemi di associazionismo. Ancor oggi esistono numerose latterie e caseifici cooperativi grandi e piccoli e malghe, che propongono i formaggi della tradizione locale, mantenendo partico- larmente alto il valore e il legame con il territorio. La complessità culturale e territoriale bellunese, tra differenti tecniche di allevamento delle bovine, diverse composizioni floristiche di prati e pascoli, differenti specie microbiche presenti nel latte e differenti tecni- che casearie, ha determinato infinite combinazioni che si sono tradotte in una diversificata quanto origi- nale offerta casearia, oggi promozionata e valorizzata dall’Associazione “Strada dei formaggi e sapori delle Dolomiti Bellunesi” www.formaggisaporidolomiti.it. Il panorama caseario bellunese propone formaggi a latte intero o parzialmente scremato, con rottura e cottura più o meno marcata e prolungata della caglia- ta, a differenti sistemi di spurgo del siero e di salatura o ancora a diversi tempi e tecniche di stagionatura e affinatura; formaggi di malga dai marcati sapori e pro- fumi caratteristici di aree quali il Monte Grappa, l’Agor- dino o il Comelico; formaggi tradizionali delle latterie e caseifici cooperativi di fondo valle e fino ancora a for- maggi freschi come l’originale Schiz dal marcato pro- fumo di latte o ancora il piccante Zigher aromatizzato con l’erba cipollina. Proposte produttive di nicchia, spesso a carattere stagionale capaci di sostenere un
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locale turismo gastronomico altamente qualificato, ma anche realtà produttive capaci di dialogare con il mer- cato esterno, come i formaggi biologici dell’area del Cansiglio o ancora i formaggi stagionati come il famo- so Piave a cui è stata di recente attribuita la denomi- nazione europea DOP. Nel Vicentino parlare di formaggio significa soprat- tutto parlare di formaggio Asiago, che trae il nome dall’Altopiano di Asiago. Fino alla metà dell’Ottocento si produceva solo l’Asiago d’allevo (detto nel dialetto locale “pegorin”), le cui forme fragranti a seconda della lavorazione e della maturazione venivano taglia- te solo dopo mesi di stagionatura. Successivamente cominciò anche la produzione di un formaggio Asiago a più breve stagionatura chiamato "Asiago pressato", le cui forme appena prodotte sono sottoposte ad una pressatura sotto torchi manuali od idraulici. Si tratta di una variante tecnologica già adottata nelle malghe o alpeggi soprattutto nel primo periodo di monticazione del bestiame. Nel 1955 il formaggio Asiago ottenne la Denominazione Tipica e il 21 dicembre 1978 la Deno- minazione d’Origine Controllata. Nel 1979 nacque il "Consorzio per la tutela del formaggio Asiago", creato da 56 caseifici sociali per salvaguardare le caratteristi- che della produzione casearia, con lo scopo di perfe- zionare qualitativamente e quantitativamente il for- maggio, di promuoverlo commercialmente e di vigilare sul corretto uso delle denominazioni, dei contrassegni e dei marchi consortili. Oggi l’Asiago è il sesto formag- gio DOP italiano per quantità prodotta, il quinto per volumi commercializzati in Italia e la decima DOP del nostro Paese. Il formaggio Asiago è conosciuto da oltre il 95% degli Italiani.
C
iò che oggi per noi è uno squisito modo di con- cludere un buon pasto o da sbocconcellare con gusto per uno spuntino, un tempo era una delle principali fonti di sostentamento dei nostri contadini. A quei tempi ogni anno si consumavano circa 30 chilo- grammi di formaggio a testa. Questo era dovuto alla grande quantità di latte che i contadini avevano a disposizione. I cereali non potevano essere coltivati in quantità altrettanto considerevoli e pertanto la produzione casearia era essenziale per la popolazione rurale locale. Perciò i tirolesi divennero dei veri e propri esperti in questo campo. Non importa se latte di vacca, di peco- ra o di capra, quello che se ne ottiene è comunque sempre un prodotto d’eccellenza. Sono numerosi i prodotti caseari industriali in ven- dita in tutti i negozi. Le degustazioni offerte nelle aziende agricole che producono piccoli quantitativi di formaggio spesso sulla base di antiche ricette tramandate di generazio- ne in generazione, sono una vera esperienza dei sensi. Una di queste specialità è il Tiroler Graukäse (for- maggio grigio tirolese) che, per inciso, si fregia della Denominazione di origine protetta riconosciuta dall’UE. Questa varietà può essere prodotta esclusivamente da produttori e affinatori autorizzati e nel rispetto delle disposizioni del Land Tirolo (Settentrionale e Orienta- le) in materia di trasformazione artigianale del latte. In Tirolo la produzione casearia rappresenta da secoli un importante fattore della cultura alimentare contadina. Sono diverse le ragioni che hanno portato alla diffu- sione nelle fattorie tirolesi della produzione del cosid- detto formaggio grigio. Il processo di caseificazione è molto semplice e il latte da agricoltura di montagna si presta perfettamen- te a questa tecnica di produzione del formaggio. Il latte magro che si ricava dalla produzione del burro ha potuto quindi trovare un utile impiego. È stata pertanto una naturale conseguenza di que- sta situazione il fatto che il formaggio grigio abbia
cominciato ad essere regolarmente utilizzato in nume- rose ricette contadine e costituisca ancora oggi un prezioso tassello della cucina regionale. Ma cos’è il formaggio grigio? Si tratta di un formaggio a coagulazione acida pro- dotto tradizionalmente con latte vaccino crudo o pastorizzato, prevalentemente latte magro. È quindi anche un formaggio che preserva la silhouette di chi lo mangia e che può essere gustato senza rimorsi! È prodotto senza aggiunta di caglio, il che significa che si ottiene per acidificazione naturale. Il formaggio grigio deve il suo nome all’aspetto esteriore. La sua colorazione passa, dall’esterno verso l’interno, dal grigio al grigioverde, marmorizzato o con cuore bianco, talvolta con parti più morbide e granulose. Il suo sapore va dall’acidulo, al sapido- piccante, all’acre. Si può quindi individuare quello preferito in base al grado di stagionatura. Quanto vario può essere il sapore di questo for- maggio, tanto variegato è il suo utilizzo in cucina. Nel Tirolo Orientale gustiamo il formaggio grigio da solo, come spuntino, su una fetta di pane imburrato. Ma è possibile impiegarlo per realizzare numerosi piatti che acquisteranno così un aroma inconfondibile: zuppa di formaggio grigio, ripieno per canederli, gnoc- chi e krapfen o marinato in aceto e olio servito con pane rustico fresco. Una specialità da non perdere!
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Il formaggio alla birra > PINZGAU
L
’industria del latte e del formaggio ha una lunga tradizione nella regione del Pinzgau. Essa nasce dalla necessità di utilizzare il latte dei pascoli. Le caratteristiche naturali del Pinzgau, le alte mon- tagne e le brevi stagioni di vegetazione hanno dato alla luce i pascoli alpini. Durante i mesi estivi le muc- che pascolavano sui pascoli rigogliosi, in modo che nella valle potesse crescere abbastanza erba che era necessaria per alimentare gli animali in inverno. Il prezioso grasso del latte era trasformato in burro e poi in burro fuso che si conservava in vasi di terra- cotta ed era usato con parsimonia. Dal latte magro si produceva formaggio da taglio molto saporito, il formaggio del Pinzgau. Originariamente al latte scremato di mucca si aggiungeva latte di capra. L’allevamento delle capre è stato portato avanti proprio per la loro adattabilità ai terreni impraticabili e alla povera vegetazione.
Dopo sei settimane di maturazione e grazie alla cura regolare della crosta a base di brevibacterium nasce un vero e proprio “Pinzgauer Bierkäse” con un contenuto di grassi del 15% e dal gusto vigoroso. Il nome “Bierkäse” (formaggio alla birra) deriva dall’uso dei panni imbevuti di birra con cui si avvolge il formag- gio per farlo stagionare. La produzione del formaggio nella regione del Pinzgau risale al XII secolo e la sua fama inizia a diffondersi già dal XVII secolo, e oggi sta diventando sempre più popolare tra tutti i formaggi. Per questa ragione, attualmente molte aziende agricole producono formaggi alla “Pinzgau”. Questi formaggi possono contenere più grassi degli altri formaggi, sono però preparati seguendo le ricette tradizionali e questo permette di produrne una grande varietà. Si mangia come spuntino pepandolo leggermente e si usa anche per preparare molte ricette tipiche come, per esempio, i “Pinzgauer Kasnocken” e i “Kaspressknödel”.
Il formaggio - Ricette > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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29
> ALTO ADIGE
Il formaggio
CREMA DI POLENTA E FORMAGGIO GRIGIO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
PREPARAZIONE
Quantità
Unità di misura
Prodotto
50
g
cipolla
50
g
porri
40
g
gambo di sedano
40
g
burro
30
g
farina per polenta a grana grossa
100
g
formaggio grigio
100
cl
brodo vegetale
10
cl
panna fresca
SUGGERIMENTO:
15
g
prezzemolo tritato
Da servire insieme o a parte: panna con varietà di pepe o fagottini di verdura.
Tagliare a dadini la cipolla, il porro e il sedano e soffriggere il tutto nel burro. Aggiungere la farina per polenta e il formaggio grigio e proseguire la cottura per qualche minuto. Versare il brodo di verdure e sobbollire per 10 minu- ti. Frullare e passare la minestra. Insaporire la minestra, legare con la panna e servire con il prezzemolo.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 259 Kcal 17,1 g grassi 8,4 g carboidrati 2,1 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
AUTORE: Christian Hofer Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
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Da quando il Graukäse (formaggio grigio) è diventato un presidio Slow Food è assurto a notorietà interna- zionale ed è molto apprezzato. E' un formaggio di malga ben radicato nelle tradizioni della Val Aurina, si ottiene dal latte scremato e batteri lattici. Questo for- maggio è molto magro e viene spesso inserito tra gli alimenti dietetici. Il sapore leggermente acidulo e che ricorda la ricotta dà alla pietanza una nota particolare che è tipica di questo formaggio.
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> ALTO ADIGE
Il formaggio
COSTOLETTE DI MAIALINO DA LATTE CON CROSTA DI FORMAGGIO GRIGIO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
12
n
costolette di maialino da latte
1
n
spicchio d'aglio
2
n
rametti di timo
30
cl
olio di arachidi per arrostire la carne
5
cl
vino bianco
10
cl
fondo bruno
20
g
burro
sale e pepe bianco macinato fresco
CROSTA 50
g
burro a temperatura ambiente
50
g
pane grattugiato
50
g
formaggio grigio stagionato, grattugiato
1
n
rametto di timo
Per la crosta: mescolare il burro e gli altri ingredien- ti e lasciare riposare. Nel frattempo arrostire leggermente le costolette in una padella calda con l’olio di arachidi, l’aglio e una parte del timo, scolarle e conservarle al caldo. Sfumare il fondo di cottura con il vino bianco, poi aggiungere il fondo bruno. Far restringere la salsa per circa 5 minuti, quindi aggiungere il restante timo e il burro. Impanare le costolette e farle gratinare per circa 5 minuti con il grill salamandra. Preparare e bollire le verdure e le patate. Servire con il sughetto e i contorni.
sale e pepe bianco macinato fresco
TEMPO DI PREPARAZIONE: 35 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 147 Kcal 24,3 g grassi 11,1 g carboidrati 14,7 g proteine
AUTORE: Christian Hofer Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Il Graukäse è adatto anche ad essere impiegato con carni saporite come quelle di manzo, agnello, maiale e bue come pure per gratinarle. L'aroma tipico del Graukäse prodotto dalla cottura dà alla carne una nota decisamente saporita.
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> BELLUNO
Il formaggio
FORMAGGIO SCHIZ CON POLENTA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
600
g
formaggio Schiz
70
g
burro
25
cl
panna fresca
qb
sale
qb
pepe bianco
100
cl
acqua
250/300
g
farina di mais “Sponcio”
40
g
sale grosso
POLENTA
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Lo Schiz è oggi uno dei formaggi freschi più conosciu- ti e forse non proprio per le sue caratteristiche organo- lettiche, ma per le modalità con cui viene proposto e consumato, tanto da divenire insieme alla polenta uno degli emblemi della cucina bellunese. Usando latte intero o semi-scremato, le modalità di produzione sono quelle classiche di un formaggio a pasta semi- cotta. Si usano di solito stampi di forma parallelepipe- da, poco pressato e non salato, dunque manca di crosta, la pasta è poco sapida, semi-molle e con un marcato profumo di latte. Viene consumato freschissi- mo cuocendolo in varie modalità e considerata la sua neutralità di gusto si abbina a diverse interpretazioni tradizionali e innovative. Fra le tante varietà di mais un tempo coltivate nel bel- lunese, uno su tutti, il Mais Sponcio è diventato l’em- blema della polenta bellunese, riconosciuta dal Mini- stero come Prodotto Agroalimentare Tradizionale e ottenendo riconoscimenti di prim’ordine a livello nazionale. I produttori di Mais Sponcio della Vallata bellunese attraverso il locale Consorzio di Tutela ne curano la produzione e vendita e ne garantiscono qualità e originalità.
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PREPARAZIONE
Prodotto
Tagliare il formaggio Schiz a fette dello spessore di 1,5 cm, far rosolare leggermente il burro in un’ampia padella e adagiarvi le fettine di schiz , facendo atten- zione che non si attacchino fra di loro. Farle rosolare bene da ambo i lati a fuoco vivo quindi unire la panna fino a coprire tutte le fette e lasciar cuocere a fuoco dolce fino a che si sarà addensata. Per avere un sugo più leggero aggiungere del latte e continuare la cottura fino a quando il tutto assume- rà la consistenza di una crema. Polenta: portare ad ebollizione l’acqua in un paiolo di rame o in una casseruola preferibilmente d’accia- io a triplo fondo. Quando l’acqua sta per bollire aggiungere il sale quindi far cadere a pioggia la farina mescolando vigorosamente con la frusta, eseguire l’operazione velocemente per evitare di formare dei grumi. Lasciar cuocere la polenta a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto con un mestolo di legno per almeno 40 minuti. A fine cottura alzare il fuoco e mescolare in continuazione per 3-4 minuti. Questa operazione è tradizionalmente deno- minata “far su la polenta”. Togliere dal fuoco e rove- sciare la polenta sul tagliere di legno.
TEMPO DI PREPARAZIONE: per lo Schiz 15 minuti, per la polenta 50 minuti
DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 316 Kcal 22,4 g grassi 21 g carboidrati 12,4 g proteine
AUTORE: Antonio Cennamo Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Feltre
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> BELLUNO
Il formaggio
INSALATA DI FARRO CON FORMAGGIO CONTRIN E MELA PRUSSIANA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
300
g
farro grande alpino spelta
200
g
formaggio Contrin
200
g
mela prussiana
10
cl
olio extravergine d’oliva
1
n
limone sale
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Il Contrin è un formaggio a latte vaccino intero, a pasta semicotta, tradizionalmente consumato fresco o stagionato fino a tre mesi, dunque classificato come formaggio grasso da tavola. La pasta è semi morbida di tipo molle e che, in funzione del periodo di produ- zione e dunque delle caratteristiche del latte, assume un colore bianco se prodotto in inverno e paglierino se prodotto d’estate. La forma è cilindrica con scalzo di 20 cm, diametro di 20 cm e pesa 4 Kg e la crosta è ruvida, irregolare, di colore bianco con lievi venature grigie. Il sapore, leggermente variabile dalla stagione di produzione, è saporito, mantecato, burroso, fra- grante, con retrogusto di frutta; il profumo marcata- mente latteo, con sentore di fiori e lievissime venature acide. La farina di farro grazie alle buone caratteristi- che del glutine, sapori e aromi distintivi si adatta molto bene per confezionare paste e prodotti da forno, men- tre il chicco intero arricchisce con sapori originali minestre o, se lessato, fantasiose insalate. La mela Prussiana. La buccia è di spessore importan- te, liscia, con lenticelle, di colore di fondo giallo-verde con sovracolore rosso e striature gialle. La polpa è di colore bianco chiaro, di buona consisten- za, tendenzialmente fondente, a maturazione zucche- rina, aromatica e nel tempo tendente al farinoso.
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PREPARAZIONE
Prodotto
Sciacquate bene il farro, lasciatelo a bagno per almeno 4 ore quindi scolatelo e sciacquate più volte sotto l’acqua corrente, lessatelo poi in acqua bollen- te per 30 minuti a fuoco vivace asportando con un mestolo forato la schiuma, quindi abbassate la fiam- ma, salate e cuocete per 45 minuti. A cottura termi- nata scolate il farro e raffreddatelo sotto l’acqua corrente lasciandolo poi scolare definitivamente. Dopo aver lavato accuratamente le mele, tagliarle a fettine sottili e irrorarle con il succo di mezzo limone per evitare che diventino nere, e metterle da parte. Tagliare il formaggio Contrin in cubetti di 1 cm di lato mescolarli con il farro ben scolato e condire con due cucchiai d’olio. Lasciar riposare per 30 minuti, disporre le fettine di mela a ventaglio sul piatto ed aggiungere l’insalata di farro e Formaggio Contrin.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g:
340 Kcal 21 g grassi 28 g carboidrati 12 g proteine
AUTORE: Manuel Guizzo Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Feltre
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> BELLUNO E L'ALTOPIANO DI ASIAGO
Il formaggio
SPIEDINI DI TOSELA SU MISTICANZA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
400
g
Tosela
1
n
uovo intero
40
g
pane grattugiato per impanatura
40
g
farina bianca
30
cl
olio d’oliva extra vergine
200
g
misticanza
qb
sale
TEMPO DI PREPARAZIONE: 15 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g:
400 Kcal 50 g grassi 8 g carboidrati 30 g proteine
AUTORE: Alessandro Dal Degan Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Bassano del Grappa
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PREPARAZIONE
Prodotto
Tagliare a cubetti regolari di circa 2 cm la Tosela. Passarli nella farina bianca e poi nell’uovo sbattuto e nel pane grattugiato. Pressare leggermente. Frig- gerli nell’olio d’oliva fino a doratura; farli riposare brevemente in forno su carta assorbente. Preparare gli spiedini e appoggiarli su misticanza.
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA La Tosela Formaggio freschissimo, tenero, a pasta cruda. La tosela o tosella è un tipo di formaggio prodotto con latte bovino intero che si consuma generalmente cotto o fritto in padella con la polenta. La crosta è assente, la pasta è morbida, elastica, bianca, molto umida. La forma è variabile a seconda dello stampo utilizzato (in genere parallelepipedo), così come le dimensioni e il peso. Per la produzione della tosela si utilizza il latte intero bovino crudo di un’unica mungitura a cui vengo- no aggiunti caglio liquido di vitello e sale. La tosela è un formaggio caratteristico dell'Altopiano di Asiago che deve essere consumato entro pochi giorni dalla produzione. Da tempo immemorabile i contadini dell’Altopiano usavano fare la tosela, esclusivamente a consumo familiare, con il latte colostro. Attualmente il latte uti- lizzato per la tosela è quello intero, utilizzato anche per altri formaggi. Il piatto è uno stuzzichino nobile e sofisticato che valorizza al meglio questo particolare prodotto locale. La tosela è reperibile in ogni stagione. La Tosela deve il suo nome con ogni probabilità alla parola “tosare”, termine con cui i malgari dell’Altopia- no di Asiago, oltre che il gesto riferito alla tosatura delle pecore, indicano anche il rifilare le forme di for- maggio appena prodotto, smussandole delle sbavatu- re che fuoriescono dagli stampi e recuperando così il prezioso alimento.
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> TIROLO ORIENTALE
Il formaggio
GNOCCHI AL FORMAGGIO GRIGIO SU RAGÙ DI PORRO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto Quantità misura
GNOCCHI DI FORMAGGIO GRIGIO 300
g
pane per canederli (panini tagliati a cubetti)
25
cl
latte
200
g
Graukäse (formaggio grigio)
100
g
Tilsiter
1
n
cipolla
30
g
farina
3
n
uova sale, pepe, noce moscata
20
g
erba cipollina
SALSA AI PORRI 3
n
porro
5
cl
brodo di pollo
12,5
cl
panna
qb
sale, pepe, noce moscata, farina
Preparazione gnocchi al formaggio grigio: Versare in una ciotola il pane per canederli, la farina, la cipolla tritata e soffritta, il formaggio grigio sbricio- lato, il Tilsiter grattugiato e le spezie, mescolare con cura e irrorare con il latte tiepido. Aggiungere le uova e amalgamare il tutto senza impastare, compattare il composto e lasciarlo ripo- sare. Con le mani inumidite formare con l’impasto 12 gnocchi, gettarli in acqua bollente salata e farli sob- bollire 8 - 10 minuti, senza coprire.. Preparazione ragù di porri: Lavare i porri, affettarli in strisce di circa 1 cm, roso- larli brevemente, irrorarli con il brodo e aggiungere la panna, stufare e regolare di sale e pepe. Se necessario, legare con un po’ di farina. Disporre gli gnocchi sul ragù di porri, irrorare con burro fuso e cospargere con abbondante erba cipol- lina.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 45 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 172,44 Kcal 7,26 g grassi 14,52 g carboidrati 11,19 g proteine
AUTRICE: Anna Holzer
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Gli gnocchi sono una specialità regionale e, a differen- za dei canederli, non presentano una forma sferica ma allungata. Potete trovarli in diverse varianti, ad esempio in brodo, asciutti come primo piatto o come contorno.
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> TIROLO ORIENTALE
Il formaggio
RAVIOLONI CON RIPIENO DI PATATE E FORMAGGIO GRIGIO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
RIPIENO 750
g
patate
1
n
cipolla
1
n
piccolo porro
2
n
spicchi d’aglio
15
g
burro
200
g
Formaggio grigio sale pepe
PASTA 250
g
farina di frumento
250
g
farina di segale
30
cl
acqua sale
Preparazione pasta: Impastare tutti gli ingredienti formando un impasto elastico. Far riposare ½ ora. Preparazione ripieno: Lessare le patate e nel frattempo tritare finemente cipolla, porro e aglio e rosolare in burro e olio. Schiacciare le patate finché sono ancora calde e aggiungerle al trito rosolato. Ridurre a dadini il for- maggio grigio e aggiungerlo agli altri ingredienti continuando a mescolare, regolare di sale e pepe. L’impasto dovrebbe risultare piuttosto compatto. Stendere la pasta in una sfoglia sottile, ritagliare dei dischi di 8 cm di diametro, farcirli con il ripieno, ripie- garli e premere sui bordi pizzicandoli tutt’attorno con pollice e indice, in modo da conferire al bordo l’a- spetto di una treccia. Cuocere in acqua salata circa 8 minuti e servire con burro fuso, prezzemolo e parmigiano.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 90 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 154 Kcal 0,90 g grassi 26,93 g carboidrati 7,04 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
AUTORE: Ernst Moser e Hans Peter Sander con la seconda classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Lienz.
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Gli Schlipfkrapfen sono una specialità regionale. L’im- pasto è storicamente preparato con un mix di farina di segale e di frumento, il ripieno è tradizionalmente composto da patate o carne. Secondo le antiche usanze, gli Schlipfkrapfen vanno accompagnati da un bicchiere di latte.
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> PINZGAU
Il formaggio
ZUPPA DI BREZEL. BREZNSUPPE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto Quantità misura
200
g
di pane bianco, panini del giorno prima o Brezel.
200
g
formaggio del Pinzgau
2
spicchi d’aglio
40
cl
brodo
30
g
burro
20
g
erba cipollina
&XRFHUH D YDSRUH LO SDQH WDJOLDWR D TXDGUHWWL H FRQ- servare al caldo in una zuppiera, aggiungere il for- maggio tagliato a quadretti e condire con gli spicchi d’aglio tritati finemente. Versarvi sopra il brodo bollente, in questo modo si scioglie il formaggio e i quadretti di pane assorbono la zuppa. Insaporire con abbondante burro sciolto fatto imbru- nire e servire con molta erba cipollina. Un ottimo contorno è un’insalata verde.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 15 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 177 Kcal 10,55 g grassi 11,70 g carboidrati 8,80 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA AUTRICE: Mathilde Höller Scuola professionale per economia domestica Bruck
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"La Breznsuppe" é un piatto che si prepara veloce- mente, era una classica zuppa che si consumava nei periodi di quaresima e il venerdì santo.
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> PINZGAU
Il formaggio
CANEDERLI DI FORMAGGIO. KASPRESSKNÖDEL INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto Quantità misura
300
g
pane per canederli
25
cl
latte caldo
3
n
uova
400
g
formaggio Pinzgauer
100
g
farina
1
n
cipolla
40
g
burro sale, pepe e prezzemolo
150
g
burro
100
cl
brodo di manzo
40
g
erba cipollina
9HUVDUH VXO SDQH SHU FDQHGHUOL LO ODWWH FDOGR H lasciarlo riposare. Tagliare il formaggio a piccoli qua- dretti e quindi mescolarli bene con le uova, la cipolla scottata, il prezzemolo tritato finemente, il sale, il pepe e la farina. Siccome il formaggio é morbido, l’impasto deve essere piuttosto sodo per evitare che i canederli si rompano durante la cottura. Con le mani umide formare dei canederli grandi come uova, pressarli leggermente e farli dorare nel burro. I canederli si possono mangiare con una zuppa calda o con insalata.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 45 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 285 Kcal 15 g grassi 17,30 g carboidrati 15,60 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA AUTRICE: Mathilde Höller Scuola professionale per economia domestica Bruck
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In passato era difficile che avanzasse del pane raffer- mo per fare i canederli, per questo al suo posto si usavano spesso patate pressate.
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La patata
L
La patata > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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e patate provengono dal Nuovo Mondo, dove sono un alimento di base da più di 6000 anni, e sono state portate in Europa dai primi navigatori spagnoli. Per molto tempo la patata è stata considera- ta una pianta ornamentale e solo gradualmente se ne è affermato l’impiego come alimento. In determinati periodi la patata è stata quasi l’unico alimento dispo- nibile e i cattivi raccolti hanno dunque comportato carestie di portata catastrofica. A seguito di ciò si sono verificate emigrazioni di massa verso l‘America. Tra le più recenti coltivazioni introdotte in Europa, apparte- nente alla famiglia delle Solanacee, la patata è oggi uno dei principali alimenti di base e non è più pensa- bile la sua eliminazione dalle nostre abitudini alimen- tari. Il vastissimo assortimento di specie oggi coltivate fa "impallidire" la più povera gamma originaria. Le patate possono avere le forme e i colori più svariati e presentare le più diverse proprietà in cottura: Varietà a pasta compatta: mantengono intatta la loro struttura durante la preparazione e non si rompo- no durante la cottura. Conservano la loro “bella” forma grazie al ridotto contenuto di amido. Si prestano prin- cipalmente alla preparazione di patate lesse, al forno, in insalata. Varietà a pasta semi-compatta: si screpolano solo leggermente durante la cottura. Sono adatte alla pre- parazione di patate arrosto, patate fritte e patate lesse. Varietà a pasta farinosa: hanno una consistenza farinosa e asciutta. L’alto contenuto di amido fa sì che solitamente si rompano durante la cottura. Per questo motivo sono particolarmente adatte per minestroni, zuppe, purè o gnocchi. Prima di essere tagliate, le patate vanno lavate velocemente ma minuziosamente e i piccoli punti verdi eliminati con cura. Per la cottura a vapore è pre- feribile non sbucciare le patate. Le patate sbucciate non dovrebbero essere lasciate immerse in acqua. I frutti veri e propri sono bacche e, come tutte le parti verdi della pianta, contengono la solanina, una sostanza tossica. Le bacche vengono utilizzate solo ai
fini della coltivazione, la riproduzione effettiva avviene per mezzo dei tuberi germogliati sotto terra. Le patate si seminano tra fine aprile e fine maggio, non appena la temperatura del terreno è abbastanza alta. Da qui anche il detto popolare: “Setzsch mi im April, kimm i wenn i will, setzsch mi im Mai, kimm i glei!” (se mi semini in aprile cresco quando voglio, se mi semini a maggio cresco subito). Le patate predili- gono un terreno da leggero a medio-pesante e profon- do. Le condizioni climatiche delle valli alpine sono particolarmente idonee alla coltivazione delle patate, poiché i tuberi crescono lentamente a causa delle basse temperature e ciò influisce positivamente sul sapore e sulla conservazione. Dopo la germogliazione le piante vengono rincalza- te nel terreno una o due volte, per evitare che i tuberi che stanno crescendo non rimangano esposti alla luce e diventino verdi. Quando la pianta muore le patate sono pronte per essere raccolte. Il modo migliore per conservare le patate è tenerle in cantine scure e ventilate, con temperature tra i 4° e i 6°C. Se gelano diventano dolci, poiché l’amido si trasforma in zucchero e non viene più ritrasformato. Il sapore di una patata dipende in realtà da molti fattori. Ogni specie ha il suo specifico aroma, che a sua volta viene più o meno accentuato in funzione del clima, del terreno, della conservazione, della tecnica di coltivazione e, non da ultimo, dal metodo di cottura. Le patate sono tra gli ortaggi più presenti sulla nostra tavola. La gamma di varietà disponibili e di prepara- zioni possibili è vastissima e certamente in grado di soddisfare tutti i gusti. Le patate sono composte mediamente per l’80% da acqua. La percentuale di carboidrati sotto forma di amidi è pari al 15%, quella delle proteine nobili è del 2% e sono inoltre presenti tracce di grassi. La patata contiene anche preziose vitamine (vitamina C e vitamina B) e minerali (potassio e magnesio). Oltre ad altre sostanze vegetali secon- darie (flavonoidi, antociani), la patata contiene la sola- nina, una sostanza tossica che si trova principalmente nei germogli e nelle parti verdi del tubero.
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La patata pusterese > ALTO ADIGE
L
a patata ha in Alto Adige una lunga tradizione e viene coltivata dall´inizio del XIX secolo. I ladini la importarono nel 1796 dalla Sassonia e pertan- to gli diedero il nome "Sassone" o "Sone". In origine spesso coltivata per il sostentamento della popolazione, ha subito negli ultimi 100 anni un cambiamento di significato. Si comprese subito che le condizioni climatiche ideali per la sua coltivazione si trovavano in val Pusteria. Agli inizi degli anni ‘30, grazie a contributi statali e a stretti controlli, si è avuto un notevole incremento della produzione. I produttori italiani erano completa- mente dipendenti da fornitori stranieri, solo così pote- vano garantire al consumatore una patata da seme di qualità e sana. A partire dal 1938 il consorzio Agrario di Brunico è il leader nell´organizzazione della riproduzione e del marketing delle patate. Il prodotto viene conservato in un magazzino della città pusterese e interamente ven- duto nei mercati italiani. Dopo la seconda guerra mon- diale i contadini pusteresi fondarono a Brunico una Cooperativa con l´esplicito compito di vendita.
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Grazie al supporto di consulenze specializzate da parte dei coltivatori, a stretti controlli e a una miglior gestione, la qualità del prodotto locale è migliorata. Oggi, la val Pusteria, grazie alla coltivazione della patata da seme, è considerata la zona piú produttiva di tutto l´Alto Adige. La cooperativa è conosciuta anche oltre confine e coltiva ca. 160 ettari di terreno con una resa media di 6.000 t di patate. L´area di vendita principale rimane comunque sem- pre il mercato italiano. Il prodotto in eccesso (circa 1/3 della raccolta) viene venduto, per lo più al mercato locale o a quello dell´Italia settentrionale. Attualmente la cooperativa patata da seme com- mercializza 25 specie diverse, tra cui spiccano la Spunta, Desirée, Draga, Majestic, Kennebec e negli ultimi anni hanno preso piede anche le specie Cicero e Monalisa. In quantità minore trovano posto anche varietá blu e forme particolari, commercializzate tuttavia solo localmente e come specialità.
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La patata
L'Oskar
> BELLUNO E L'ALTOPIANO DI ASIAGO
> TIROLO ORIENTALE
F
ra le novità giunte dalla scoperta dell’America, la patata fu l’ultima dopo mais, fagiolo e tabacco a conoscere un suo reale apprezzamento e dif- fusione nella coltivazione. Infatti nonostante le precoci apparizioni nella coltivazione nel bellunese già testi- moniate a partire dal 1801, la sua affermazione è stata tutt’altro che travolgente. Bisogna attendere la fine dell’ottocento per rilevare le prime significative e crescenti testimonianze della coltivazione di patate nel bellunese, tracciando una geografia provinciale in cui ebbe iniziale rilievo il Cadore, l’Agordino e lo Zoldano e a seguire tutto il territorio montano bellunese. Le patate, chiamate nelle varie zone con diversi nomi dialettali, pestorte in Cadore, sansoni nell’Alto Agordino o cartufole a Lamon, divenne negli anni ele- mento fondamentale dell’alimentazione delle genti di montagna. Si diffusero nel tempo diverse varietà importate anche dagli emigranti di ritorno, così come iniziarono le prime esperienze di selezione locale, dando inizio ad una tipizzazione varietale che prese il nome dalle zone di produzione. Dagli anni trenta del novecento, iniziarono le speri- mentazioni da parte della Cattedra Ambulante di Agri- coltura e dell’Ispettorato dell’Agricoltura che diedero indicazioni sulle aree di eccellenza per la coltivazione, tra cui emersero, oltre al Cadore e all’Agordino anche i Comuni di Ponte nelle Alpi e Cesiomaggiore e racco- mandarono la diversificazione colturale, l’impiego di sementi selezionate e l’associazionismo tra produttori agricoli. Uniche esperienze di associazionismo tra pataticoltori, si ebbero nel Comune di Arsiè con una cooperativa che rimase in vita fino alla fine degli anni novanta e in Comune di Cesiomaggiore dove è tutt’o- ra attiva la Cooperativa Agricola La Fiorita che dal 1977 promuove la locale pataticoltura tradizionale unitamente ad un progetto di tutela promozione e garanzia del prodotto che dà vita alla DECO Patata di Cesiomaggiore. Oggigiorno il panorama varietale di coltivazione delle patate nel bellunese, rivolto a coniu- gare tradizione e innovazione, fa riferimento per lo più a varietà comuni e moderne, come la Primura e Vival- di tra le patate a polpa soda, le Monalisa, Desirée tra quelle mediamente farinose e le Kennebec e Roko tra
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quelle a polpa farinosa. Non mancano però proposte particolari come la più tradizionale Majestic o ancora l’unica varietà che possiamo considerare locale detta corneta, di piccole dimensioni e a forma di cornetto, buccia e pasta gialla, granulazione fine simile alla castagna, soda e al contempo morbida e con un aroma delicato di nocciola. “Oggi sono andato a fare provviste di patate... I campi al sole, gli orti davanti le case, il bosco che avanza e la montagna dietro le spalle; lindore, aria pulita, gente serena che poco chiede. Gli altri nativi sono in Canada, Australia, Fran- cia… Il ragazzo dal quale ho comprato due quintali di patate concimate con il letame e coltivate senza pro- dotti chimici dopo aver dissodato un terreno “vegro” è diplomato, ma piuttosto che scendere a lavorare in città, preferisce stare quassù con maggiore lavoro e minore guadagno…”. Così scrive Mario Rigoni Stern nel suo libro “Sentieri sotto la neve” descrivendo la realtà di Rotzo, uno dei sette comuni dell’Altopiano di Asiago. Le condizioni climatiche, l’elevata piovosità primaverile si abbina a temperature medie estive (18- 20 °C) in un quadro ottimale per lo sviluppo della pianta. L’escursione termica tra notte e giorno, inoltre, favorisce da una parte la concentrazione dell’amido, elemento nobile della patata, ostacolando dall’altra l’accumulo d’acqua. La coltivazione della patata è affidata a piccole aziende a carattere familiare riunite nella Cooperativa di produttori della patata di Rotzo con un rigido disciplinare che regola la produzione e fissa le seguenti varietà: Bintje (detta Olandese), la più coltivata, seguita da Spunta, Desirée, Monalisa e Primura. La zona di produzione è “protetta” dall’antica piccola chiesa di S. Margherita… “se vuoi patate belle e sane, fa che sentano il suono delle campane”. La patata di Rotzo si fregia del marchio PAT (Prodotto Agroalimentarre Tradizionale).
L
a patata (solanum tuberosum) è chiamata in vario modo nei diversi dialetti del Tirolo Orienta- le, ad esempio “Eabian” (dal tedesco Erdbirne, sinonimo di patata) o semplicemente “Eadäpfel” (dal tedesco Erdapfel, altro sinonimo). È tipico dei dialetti del Tirolo Orientale “mangiarsi” la “r“. La patata è stata introdotta in Europa Centrale, e quindi nell’odierno Tirolo Orientale, solo nel XVIII secolo. A quel tempo questo frutto della terra veniva coltivato principalmente per il consumo personale ed era considerato “cibo dei poveri”. Nella nostra regione le patate sono coltivate a un certo livello solo dagli anni ‘30, soprattutto nel fondovalle della zona di Lienz. Si è potuto accertare che proprio il clima del Tirolo Orientale è ideale per la coltivazione della patata. Il terreno sciolto, quasi sabbioso, il calore dei mesi esti- vi e il freddo di quelli invernali poveri di precipitazioni conferiscono alle patate del Tirolo Orientale un gusto superlativo. Inoltre in questa regione si riscontrano solo di rado infestazioni da dorifora, il che favorisce la coltivazione di questo tubero e quindi anche la coltiva- zione biologica, che prevede la rinuncia all’uso di antiparassitari. Anche altre malattie, quali la perono- spora della patata, si verificano solo di rado. Per com- battere queste infestazioni gli agricoltori spargono sulle piante farina di roccia. Nella regione le patate si seminano tra l’inizio di maggio e l’inizio di giugno. Perciò esiste un antico proverbio tirolese che senten- zia che se la patata è seminata a maggio cresce subi- to, se invece è seminata in aprile non si sa quando verrà. Dove le patate vengono ancora seminate a mano esiste un verbo apposito per indicare quest’operazio- ne (Eadäpfelstecken) con la quale una persona prati- ca nel terreno, con un apposito attrezzo, un foro di 10 cm e una seconda persona vi getta un tubero. Una diversa tecnica di coltivazione prevede il trac- ciamento, con un apposito rastrello, di solchi a inter- valli regolari nei quali vengono deposti i tuberi. Nella prima fase della crescita delle piante il terreno va sarchiato e zappato. Quando le piante di patate sono ben sviluppate la sarchiatura non è più necessaria, in quanto le piante stesse soffocano tutte le erbacce.
Le patate vengono raccolte dopo 90 o 100 giorni dalla semina, tra gli inizi di settembre e la fine di otto- bre. Gli agricoltori della nostra regione fanno in modo di effettuare il raccolto con la luna calante. Molti riten- gono anche che sia meglio raccogliere i tuberi il più tardi possibile, in quanto ciò ne facilita la conservazio- ne. Un proverbio locale dice, infatti, che è ora di rac- cogliere le patate solo dopo che tutta l’erba è stata falciata. Se la coltivazione è effettuata su aree di piccole dimensioni, per coprire il fabbisogno personale e fami- liare, il raccolto è fatto a mano, togliendo le patate dalla terra con l’aiuto di un aratro. In molte zone le patate vengono conservate nelle vecchie cantine sotto terra, se possibile a una temperatura di 4-5°C e nella più completa oscurità. Le vecchie cantine garan- tiscono condizioni ottimali per la conservazione delle patate, non possono diventare né troppo umide né troppo calde, per cui le patate non iniziano a germo- gliare troppo presto in primavera. Per quanto riguarda la coltivazione destinata alla vendita, un capannone della cooperativa regionale presenta le caratteristiche idonee per garantire la massima qualità dei tuberi lì conservati. Ma cosa si fa con le patate nel Tirolo Orientale? Nei tempi passati le patate venivano portate in tavola due volte al giorno: a cena lessate con la buc- cia e condite con burro, sale e latte (nei periodi “buoni” anche formaggio); il giorno dopo le stesse patate avanzate venivano servite arrostite. In effetti, le patate si usavano per qualsiasi cosa, perciò ogni fattoria ne aveva una cantina piena. Con le patate si possono preparare svariate pietan- ze: insalate, purè, zuppe, patate arrosto, gulasch, gnocchi, gröstl. E non dimentichiamo gli Schlipfkrapfen (ravioli di patate) che insieme a tutto il resto fanno sì che di patate non ci si stanchi mai. Un tempo, poi, in autunno - a partire dal giorno del raccolto - le patate cotte da sole o con le barbabietole venivano utilizzate come foraggio per i maiali. I tuberi crudi e lavati venivano dati in pasto a mucche e maia- li. In tempi di particolare povertà la parte verde veniva falciata, fatta seccare su un’apposita struttura in legno e poi data in pasto d’inverno alle pecore.
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L'Oskar > TIROLO ORIENTALE
> PINZGAU
Ancora oggi le patate che si rovinano all’atto del raccolto o quelle troppo piccole vengono cotte in gran- di pentoloni e date in pasto a maiali e polli. Le patate non si prestano solo ad essere utilizzate come foraggio per gli animali. Taluni agricoltori usano la pianta anche come rimedio casalingo in determina- te situazioni. Le patate crude sono utilizzate come foraggio per le mucche dopo la nascita di un vitellino, per rendere meno problematico il periodo post-par- tum. Sono utili anche in caso di disturbi del metaboli- smo nelle mucche. Le patate lessate e schiacciate, applicate sulle mammelle e fissate con una benda, possono recare sollievo in caso di infiammazione. Grazie alla presenza sul loro territorio di condizioni ideali per le solanaceae, i coltivatori del Tirolo Orien- tale hanno dato vita a un progetto per la coltivazione delle patate con eccellenti caratteristiche qualitative, il cui scopo è garantire per le patate del Tirolo Orientale massima qualità e resa. Così oggi si trovano sul mer- cato le patate simpaticamente denominate OSKAR (OSttiroler KARtoffel = patate del Tirolo Orientale). La coltivazione di Oskar è diffusa in Carinzia, Bassa Austria e Stiria, ma questa patata viene utilizzata soprattutto nella tradizionale gastronomia locale che, molto attenta alla salvaguardia della salute, non può più fare a meno di questo prodotto. Il marchio Oskar è nato ormai 10 anni fa e dal 2008 è protetto e annove- rato tra i prodotti tipici di questa regione austriaca. Attualmente sono 40 gli agricoltori del Tirolo Orien- tale che coltivano patate su una superficie complessi- va di 76 ha. Al fine di garantire eccellente qualità e massima resa, le diverse varietà sono scelte in funzione della zona di coltivazione. Un prodotto speciale del Tirolo Orientale è il distilla- to di patata che due distillerie locali realizzano utiliz- zando la patata OSKAR. Ma di cosa sa questo liquore che si è già conquista- to due riconoscimenti? Un mix di gusto terroso, dolce e caldo, tutto da gustare!
a patata fu importata nel Pinzgau soltanto verso la fine del XVIII secolo. Questa pianta che può adattarsi abbastanza bene al clima delle monta- gne all’inizio non suscitò entusiasmo nella popolazio- ne perché fino a quel momento la fava era il cibo principale ma, per prevenire le carestie ricorrenti, la coltivazione venne imposta con un decreto imperiale.
segue
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L
La patata - Ricette > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
55
> Â ALTO Â ADIGE
La  patata
TERRINA  DI  PATATE  CON  SALMERINO  MARINATO,  INSALATINA  MISTA E  VINAIGRETTE  ALL’ACETO  BALSAMICO INGREDIENTI  E  DOSI  PER  4  PERSONE    QuantitĂ Â
Unità  di  misura
SALMERINO 500
g
ÂżOHWWL GL VDOPHULQR
1
n
carota
1
n Â
gambo  di  sedano
½
gambo  di  porro
5
g
aneto
10
n
semi  di  coriandolo  schiacciati
40
g
sale Â
40
g
zucchero
TERRINA Â DI Â PATATE 500
g
patate  farinose
150
g
burro
150
g
panna  montata
20
g
erba  cipollina
Â
PREPARAZIONE
Prodotto Â
‡ $IIHWWDUH OH FDURWH LO VHGDQR H LO SRUUR $JJLXQJHUH l’aneto,  i  semi  di  coriandolo,  il  sale  e  lo  zucchero  e  ricoprire  i  filetti  di  pesce.  Lasciare  marinare  per  un  giorno  in  frigorifero.  Rivestire  una  terrina  con  pellico- la  trasparente,  affettare  finemente  i  filetti  e  distribu- irli  sulla  pellicola.  ‡ Bollire  e  passare  le  patate;  aggiungere  alle  patate  ancora  calde  gli  altri  ingredienti,  mescolare  e  condi- re.  Versare  l’impasto  di  patate  nello  stampo  e  chiu- dere  bene. ‡ Lasciare  raffreddare  la  terrina  per  due  ore. ‡ Per  la  vinaigrette:  mescolare  bene  in  una  ciotola  l’aceto  balsamico,  la  senape,  il  miele,  sale  e  pepe,  quindi  incorporare  lentamente  l’olio  d’oliva. ‡ Estrarre  la  terrina  dallo  stampo,  tagliare  a  fette,  decorare  con  l’insalatina  e  condire  con  la  vinaigret- te. Â
sale pepe  macinato  al  momento noce  moscata  grattugiata insalatina  a  foglie  miste  a  scelta
VINAIGRETTE Â DI Â ACETO Â BALSAMICO 17
cl
olio  d’oliva
5
cl
aceto  balsamico
10
g
senape
10
g
miele sale pepe  macinato  al  momento
AUTORE:  Oberleiter  Egon Centro  di  formazione  professionale  Brunico Scuola  professionale  -  Scuola  alberghiera
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TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  120  minuti DIFFICOLTÀ:  difficile VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  222   Kcal  59,8   g   grassi  27,4   g   carboidrati    24,2   g   proteine
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> Â ALTO Â ADIGE
La  patata
TORTINO Â DI Â PATATE Â CON Â FORMAGGIO DI Â MALGA Â SU Â RAGĂ™ Â DI Â FUNGHI Â PORCINI INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
sale,  pepe  nero  macinato  al  momento
‡ 3HU OÂśLPSDVWR GHL WRUWLQL PHVFRODUH OD IDULQD LO VDOH H il  burro,  aggiungere  il  tuorlo  d’uovo  e  l’acqua  e  lavo- rare  il  tutto  fino  a  ottenere  un  impasto  liscio.  Lascia- re  raffreddare  in  frigorifero  per  un’ora.  Ungere  gli  stampini  con  il  burro. ‡ Con  un  matterello  stendere  finemente  la  pasta,  bucherellare  e  rivestire  gli  stampini  con  la  sfoglia  cosĂŹ  ottenuta.  ‡ Arrostire  i  dadini  di  patate  in  olio  d’oliva  per  circa  cinque  minuti,  aggiungere  l’aglio  finemente  tritato,  i  dadini  di  speck  e  di  cipolle  e  proseguire  brevemente  la  cottura.  Condire  con  sale  e  pepe.  Lasciare  intiepi- dire  il  ripieno,  quindi  aggiungere  il  formaggio  di  malga  e  il  timo  tritato. ‡ Per  la  copertura:  mescolare  il  latte,  la  panna  acida  e  l’uovo  e  condire  con  sale  e  pepe. ‡ Versare  il  ripieno  negli  stampini  e  ricoprire  con  il  composto  all’uovo.  ‡ Cuocere  i  tortini  in  forno  preriscaldato  a  170°C  per  circa  12  minuti. ‡ Nel  frattempo  trifolare  i  funghi  porcini  in  olio  d’oliva,  aggiungere  le  cipolle  e  l’aglio  e  proseguire  breve- mente  la  cottura.  Condire  con  sale  e  pepe  e  aggiun- gere  il  fondo  di  vitello.  Incorporare  la  panna  legger- mente  montata  e  insaporire  con  il  prezzemolo. ‡ Disporre  i  tortini  sui  funghi  e  servire. Â
RAGĂ™ Â DI Â FUNGHI Â PORCINI
TEMPO Â DI Â PREPARAZIONE: Â 40 Â minuti
IMPASTO Â PER Â IL Â TORTINO 50
g
burro
150
g
farina
1
n Â
tuorlo  d'uovo
4
cl
acqua
sale,  burro  per  ungere  gli  stampi
RIPIENO 500
g
patate  a  pasta  gialla  compatta tagliate  a  dadini
100
g
speck   tagliato  a  dadini
50
g
formaggio  di  malga  tagliato  a  dadini
1
n
scalogno  tritato  a  dadini
 1,5
cl
olio  d'oliva
5
g
timo  tritato
COPERTURA 4
cl
panna  acida
4
cl
latte
1
n
uovo
150
g
funghi  porcini  affettati
3
cl
fondo  di  vitello
1
n
scalogno  tritato  a  dadini
VALORI Â NUTRIZIONALI Â / Â 100 Â g:
1,5
cl
olio  d’oliva
1,5
cl
panna  leggermente  montata
 129   Kcal  25,3   g   grassi  39,5   g   carboidrati    15,8   g   proteine Â
½ 2
VSLFFKLR GÂśDJOLR ÂżQHPHQWH WULWDWR g
prezzemolo  tritato
sale,  pepe  nero  macinato  al  momento
58
DIFFICOLTĂ€: Â media
AUTORE:  Oberleiter  Egon Centro  di  formazione  professionale  Brunico Scuola  professionale  -  Scuola  alberghiera
59
> BELLUNO
La patata
GNOCCHI DI PATATE CON GAMBERI DI TORRENTE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PER I GNOCCHI
GNOCCHI
1000
g
patate a pasta bianca
3
n
tuorli d’uovo
300
g
farina 00
50
g
formaggio Piave vecchio dop grattugiato
qb
noce moscata, sale, pepe bianco
PER IL RAGÙ DI GAMBERI 250
g
gamberi di acqua dolce sgusciati
100
g
porro
40
g
prezzemolo
10
cl
Prosecco doc
10
cl
olio extravergine d’oliva
qb
sale e pepe
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / PERSONA:
171 7,2 g 23 g 6,2 g
Kcal grassi carboidrati proteine
AUTORE: Maurizio Aluotto Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Feltre
60
PREPARAZIONE
Prodotto
Bollire le patate, con la buccia, in abbondante acqua salata. Sbucciarle e schiacciarle con uno schiacciapa- tate mentre sono ancora calde, quindi farle raffredda- re. Disporre le patate schiacciate su un tavolo da lavoro e incorporare, impastando con le mani, i tuorli d’uovo, il sale, il pepe, la noce moscata e il formaggio Piave grattugiato. L’impasto dovrà risultare cremoso e liscio, a questo punto si può incorporare la farina tutta in una volta, svolgendo l’operazione velocemente, per evitare che lavorando troppo l’impasto, le patate libe- rino ulteriore umidità. A questo punto procedere alla confezione degli gnoc- chi, scegliendo le dimensioni. Durante la cottura tuffare gli gnocchi sempre in abbon- dante acqua bollente salata, e quando torneranno a galla lasciarli cucinare ancora per alcuni secondi, quindi sgocciolarli e condirli.
RAGÙ DI GAMBERI Tritare il porro e il prezzemolo e farli rosolare in un tegame con olio extravergine d’oliva, unire i gamberi precedentemente tagliati a dadini. Lasciarli dorare, aggiungere il sale, il pepe e il prosecco. Aggiungere ½ dl d’acqua o di brodo e cuocere per 10 minuti. Insapo- rire e servire.
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA La “Patata di Cesiomaggiore” comprende varietà di patata da consumo comuni e locali come la Corneta o la Desirée, differenti tra loro per consistenza, granulo- metria, umidità e colore, ognuna adatta a diverse uti- lizzazioni culinarie e per valorizzare al meglio il piatto a cui è destinata. È un prodotto di alta qualità, ricono- sciuto dal Ministero delle Politiche Agricole come Pro- dotto Agroalimentare Tradizionale e dal Comune di Cesiomaggiore con il marchio Denominazione Comu- nale di Origine (De.C.O.). I pataticoltori di Cesiomag- giore consigliano per gli gnocchi le patate a pasta bianca, mediamente farinose.
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> BELLUNO
La patata
CASUNZIEI ALLA COMELIANA CON MENTUCCIA SELVATICA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PER LA PASTA ALL’UOVO 500
g
farina 00
3
n
uova
2
n
tuorli sale
PER IL RIPIENO E IL CONDIMENTO 500
g
patate
70
g
speck
1
n
cipolla media
150
g
burro
60
g
formaggio Val Comelico grattugiato sale, mentuccia selvatica
TEMPO DI PREPARAZIONE: 70 minuti DIFFICOLTÀ: alta VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 231 13 g 20,6 g 5 g
Kcal grassi carboidrati proteine
AUTORE: Giancarlo Zuccato Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Feltre
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PREPARAZIONE
Prodotto
PASTA ALL'UOVO Setacciare la farina sul tavolo, formare la fontana e rompervi al centro le uova, aggiungere i tuorli, un piz- zico di sale e cominciate ad impastare con le mani. Lavorare l’impasto per 10 minuti fino a che questo non risulti omogeneo e vellutato. Porre l’impasto in un con- tenitore coperto con un panno e lasciarlo riposare per 20 minuti. Lavare le patate e cuocerle con la buccia in acqua salata, quindi sbucciarle e tagliarle grossolanamente, affettare lo speck dello spessore di 3 mm e tagliarlo successivamente a listarelle. Tritare la cipolla e farla rosolare a fiamma dolce con poco burro, quindi unire lo speck e lasciarlo insaporire per qualche istante, unire le patate a pezzettini e far andare il tutto a fuoco medio schiacciando le patate con una forchetta fino a quando il composto sarà abbastanza omogeneo, quindi aggiustare di sale. Stendere la pasta all’uovo preparata in precedenza in una sfoglia piuttosto sottile e ricavare dei dischetti di circa 6 cm di diametro con l’ausilio di un coppa pasta, farcire i dischetti con il composto ottenuto, piegarli a metà sigillando bene i bordi in modo da ottenere delle mezzelune. Cuocere i casunziei in abbondante acqua bollente salata, sco- larli con una schiumarola e condirli con del burro fuso, la mentuccia selvatica tritata, concludendo con una spolverata di formaggio “Val Comelico” grattugiato.
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA I casunziei sono un piatto che in passato veniva fatto in casa con i prodotti che la terra offriva. Per questo motivo le ricette più antiche ed originali sono quelle dei “casunziei rossi” fatti con la barbabietola rossa, le patate e la rapa gialla ed i “casunziei verdi” fatti con gli spinaci ma soprattutto l'erba cipollina raccolta nei prati in primavera. Era un piatto che si cucinava nelle occa- sioni importanti, come le festività natalizie o pasquali o di domenica.
63
> Â BELLUNO Â E Â L'ALTOPIANO Â DI Â ASIAGO
La  patata
CONSIDERA INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
600
g
patate  di  Rotzo
80
g
cipolla
80
g
farina  bianca  00
5
cl
olio  extravergine  d’oliva  o  strutto
5
g
cannella  in  polvere sale  e  pepe acqua  di  cottura  delle  patate
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA A  valle  del  paese  di  Rotzo   si  stende  la  cosiddetta  ‘campagna’,  la  zona  a  migliore  vocazione  agricola,  l’ideale  per  la  patata,  come  intuĂŹ  nella  seconda  metĂ Â dell’Ottocento  l’abate  Dal  Pozzo,  nativo  del  luogo,  singolare  figura  di  religioso  animato  da  curiositĂ Â scien- tifica.  Il  terreno  abbina  infatti  la  struttura  sciolta  tipica  dei  materiali  morenici  all’ottimo  drenaggio  assicurato  dalla  natura  calcarea  del  sottosuolo.  Quanto  al  clima,  l’elevata  piovositĂ Â primaverile  si  abbina  a  temperature  medie  estive  (18-Â20  °C)  in  un  quadro  ottimale  per  lo  sviluppo  della  pianta.  L’escursione  termica  tra  notte  e  giorno,  inoltre,  favori- sce  da  una  parte  la  concentrazione  dell’amido,  ele- mento  nobile  della  patata,  ostacolando  dall’altra  l’ac- cumulo  d’acqua. La  considera,  il  piĂš  noto  piatto  di  Rotzo  (uno  dei  7  Comuni  dell’Altopiano),  veniva  preparata  con  una  certa  compattezza,  anche  perchĂŠ  era  piĂš  facile  da  consumare  dai  boscaioli  e  da  chi  lavorava  nei  campi  al  suono  della  tin  tan  nona  (piccolo  concerto  di  cam- pane  che  annunciavano  l’ora  del  pranzo,  un  quarto  a  mezzogiorno).  Gli  ingredienti  protagonisti  sono  tipici  prodotti  di  mon- tagna:  patate  di  Rotzo,  cipolla,  strutto. In  tempi  non  molto  lontani  era  la  cena  per  la  gran  parte  delle  nostre  famiglie.
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PREPARAZIONE
Prodotto Â
‡ 3HODUH H OHVVDUH OH SDWDWH LQ DFTXD VDODWD H XQD volta  scolate,  conservare  l’acqua  di  cottura.  Ridurre  le  patate  con  lo  schiacciapatate. ‡ Tagliare  la  cipolla  a  julienne  e  farla  rosolare  nell’olio  o  strutto.  Togliere  la  cipolla  e  aggiungere  la  farina  rosolandola  lentamente  fino  a  quando  raggiungerĂ Â un  color  nocciola. Â Ăˆ  un’operazione  necessaria  per  dare  un  sentore  di  “brustolinâ€?  (leggero  sentore  di  abbrustolito). ‡ Incorporare  le  patate  schiacciate  aggiungendo  len- tamente  l’acqua  di  cottura.  Aggiungere  la  cannella  e  regolare  con  sale  e  pepe. ‡ Lasciar  cuocere,  mescolando  attentamente,  per  20  minuti.  A  consistenza  desiderata  versare  sul  classi- co  panaro  di  legno,  fornito  di  filo  per  il  taglio  ben  sagomato  della  polenta  considera.  Abbinamenti:  ottima  con  l’Asiago  d’allevo,  il   Vezzena  ed  altri  formaggi  stagionati.  A  dosi  ridotte,  fresca  o  grigliata,  ben  si  accompagna  con  carni  stufate.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  60  minuti DIFFICOLTÀ:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  PERSONA:  129    kcal    14,7    g   grassi  4,8    g   carboidrati    4,8   g   proteine
AUTORE:  Alessandro  Dal  Degan Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto Bassano  del  Grappa
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> TIROLO ORIENTALE
La patata
PATATA IN CAMICIA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
4
n
patate grosse
200
g
zucchine
350
g
peperoni
200
g
cipolle
300
g
pomodori
100
g
sedano
20
g
erbe miste tritate (sedano di montagna, maggiorana, timo, timo selvatico, …), aglio
1
cl
olio
PREPARAZIONE
Prodotto
sale, pepe tabasco o salsa chili (secondo il gusto)
TEMPO DI PREPARAZIONE: 70 minuti
/DYDUH OH SDWDWH 'LVSRUUH XQR D ILDQFR DOO¶DOWUR DOFX- ni fogli di alluminio e ungerli leggermente. Posarvi le patate e avvolgerle accuratamente nell‘alluminio. Cuocere in forno preriscaldato a 225°C (200°C in forno ventilato) per circa 60 minuti. Sbollentare i pomodori e tritare grossolanamente con le zucchine, i peperoni, il sedano e le cipolle. Soffriggere in olio la cipolla, poi aggiungere le altre verdure e far sobbollire per circa mezz’ora, mesco- lando frequentemente. Poco prima del termine della cottura aggiungere le erbe e regolare di sale e pepe. Farcire con le verdure una patata per persona dopo aver praticato un’incisione e averla schiacciata leg- germente con le dita. Se gradito, guarnirla con del formaggio e gratinare. Servire con verdura di stagione.
DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g:
70,11 0,92 12,89 1,63
g g g
Kcal grassi carboidrati proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
AUTRICE: Anna Holzer Vacanze in Agriturismo - Strumerhof
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Con le patate sode potete preparare delle insalate e tutti i possibili contorni (lesse, al prezzemolo, arrosto, ecc.). Quelle farinose sono più adatte alla preparazione di purè o torte salate.
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> TIROLO ORIENTALE
La patata
PATATE DEL TIROLO ORIENTALE RIPIENE DI SANGUINACCIO E SPUMA DI RAPE ROSSE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
PATATE RIPIENE 12
n
patate medie
250
g
sanguinaccio
2
n
mele piccole
1
n
cipolla
2
n
spicchi d‘aglio
2
n
tuorli d’uovo
15
g
noci
10
g
pane grattugiato prezzemolo, timo
SPUMA DI RAPE ROSSE 300
g
rape rosse
20
cl
succo d’arancia
1
cl
aceto di vino rosso
15
g
zucchero
2
n
gelatina in fogli
3UHSDUD]LRQH SDWDWH Sbucciare le patate, scavarle e cuocerle al dente. Pulire, sbucciare e tritare finemente cipolla e aglio. Tagliare a cubetti il sanguinaccio e le mele. Soffrig- gere la cipolla e l'aglio, aggiungere il sanguinaccio, le mele, il prezzemolo e il timo tritati e mescolarli assieme ai tuorli, alle noci tritate e al pane grattugia- to. Infine aggiungere la polpa di patate precedente- mente tolta. Farcire con il ripieno le patate scavate, disporle in una teglia e cuocerle in forno a 180 gradi per circa 15 minuti. Preparazione spuma di rape rosse: Lessare e sbucciare le rape rosse. Ammorbidire la gelatina in acqua fredda e scioglierla a fuoco basso in 5 cucchiai di succo d’arancia. Amalgamare accu- ratamente tutti gli ingredienti con un frullatore a immersione e poi passarli al setaccio fine. Versare infine il composto in un sifone per la panna utilizzan- do due cartucce di gas e mettere al fresco. Guarnire le patate con la spuma.
sale, pepe, cumino
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 135,38 Kcal 7,07 g grassi 12,16 g carboidrati 3,39 g proteine
AUTORE: Ernst Moser e Hans Peter Sander con la seconda classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Lienz.
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA La patata è arrivata nel Tirolo Orientale intorno all’an- no 1775, quando commercianti e lavoratori stagionali portarono dal Sud i primi tuberi. La coltivazione della patata si è però definitivamente affermata nelle fatto- rie del Tirolo Orientale solo nel XIX secolo. Veniva coltivata principalmente per il consumo personale e a poco a poco ha sostituito altri ortaggi come le lentic- chie, i piselli e i fagioli.
69
> Â PINZGAU
La  patata
“ERDĂ„PFELNIDEIâ€? (GNOCCHI  DI  PATATE)  CON  CRAUTI INGREDIENTI  E  DOSI  PER  4  PERSONE
PREPARAZIONE
 Unità  di  Prodotto    Quantità  misura
1000
g
patate  farinose
200
g
semola  di  grano  duro
2
n
rossi  d'uovo
50
g
burro sale,  noce  moscata
500
g
burro
1000 Â
g
crauti acqua,  bacche  di  ginepro,  1  foglia  di  alloro,grani  di  pepe,  zucchero
1
‡ OHVVDUH H SHODUH OH SDWDWH ‡ SDVVDUOH DO VHWDFFLR ‡ ULXQLUH LQ XQD WHUULQD OD SXUHD FRVu RWWHQXWD L URVVL d’uovo,  i  50  g  di  burro  ammorbidito,  sale  e  farina  quanto  basta  per  ottenere  un  impasto  morbido  e  consistente ‡ GD TXHVWR LPSDVWR ULFDYDUH WDQWH VWULVFLROLQH VSHVVH 2  centimetri  e  tagliarle  in  tocchetti  ‡ IULJJHUH LQ SDGHOOD QHO EXUUR ‡ FRQGLUH H VWXIDUH L FUDXWL ‡ servire  con  prezzemolo  tritato
ciuffo prezzemolo
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  50  minuti DIFFICOLTÀ:  media VALORI  NUTRIZIONALI:  939    Kcal  per  porzione  65   g   grassi  68   g   carboidrati   17   g   proteine
AUTRICE:  Susanna  Gutfelder Istituto  commerciale  per  il  turismo  HBLW di  Saalfelden
70
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA Ăˆ  un  piatto  semplice  della  cucina  contadina,  poco  costoso  e  di  ottima  qualitĂ ,  ideale  per  vegetariani.
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> Â PINZGAU
La  patata
MEDAGLIONI Â DI Â MAIALE Â ARROSTO Â CON Â 2 Â VARIETĂ Â DI Â PATATE Â INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
500
g
ÂżOHWWR GL PDLDOH
250
g
patate  (gialle)
250
g
patate  (viola)
3
cl
olio  d’oliva
PREPARAZIONE
Prodotto Â
sale  alle  erbe,  pepe,  aglio,  timo sale
‡ DIIHWWDUH LO ILOHWWR LQ PHGDJOLRQL FD FP FRQGLUOL ‡ rosolare  i  medaglioni  da  entrambi  i  lati,  salare  leg- germente,  mettere  in  una  pirofila,  coprire  bene  con  carta  stagnola,  infornarli  a  130°  -  140°  per  ca.  15  minuti  ‡ pelare  le  patate,  affettarle  e  cuocere  al  vapore ‡ servire  i  filetti  alternando  con  le  fette  di  patate  ‡ ungere  le  fette  di  patate  con  olio  d’oliva   e  condirle  leggermente  con  sale  alle  erbe  ‡ guarnire  con  timo
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  40  minuti DIFFICOLTÀ:  facile VALORI  NUTRIZIONALI:  260   calorie  per  porzione  9  g  grassi    15   g   idrati  di  carbonio    30   g   proteine
AUTRICE:  Birgit  Kubalek Istituto  commerciale  per  il  turismo  HBLW di  Saalfelden
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INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA La  vasta  gamma  di  antiche  varietà  di  patate  rende  possibile  un  particolare  gioco  di  colori  nella  prepara- zione  dei  contorni.
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La carne bovina
N
ella zona di riferimento del progetto sono alle- vate le seguenti razze locali a duplice attitudine (latte e carne). Grazie alle loro ottime qualità materne e alla parti- colare qualità delle loro carni, trovano sempre mag- giore impiego quali fattrici per la produzione di carne di vitellone.
La carne bovina > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
Burlina Si tratta di una razza veneta a rischio di estinzione, molto robusta e particolarmente adatta al pascolo in zone montane poco produttive. Presenta un mantello pezzato nero su sfondo bianco. Simmenthal pezzata rossa Razza nata nel XIX secolo da incroci con le Simmen- thal svizzere. La razza è caratterizzata da un mantello pezzato con sfumature cromatiche che vanno dal rosso-bruno scuro al giallo chiaro su sfondo bianco con testa bianca. Grigio alpina La razza grigio-alpina è una razza antica e autoctona dell’arco alpino centrale. È particolarmente adatta a vivere nelle dure condizioni ambientali delle zone alpi- ne. Il mantello è color argento con sfumature grigio- ferro e grigio-brunastre e parti più chiare o più scure. Bruna alpina originale Si tratta di una razza dalla storia secolare nell’arco alpino ora a rischio di estinzione, adatta all’allevamen- to estensivo. Questi animali sono particolarmente robusti e longevi. Questa razza presenta un omogeneo mantello bruno. Pinzgauer Questa razza, proveniente dal Pinzgau nel Salisbur- ghese, è robusta e dal temperamento mite. Presenta un caratteristico mantello castano con stri- sce chiare nelle zone dorsale e ventrale. Pustertaler Sprinzen Questa razza, originaria della Val Pusteria è oggi a rischio di estinzione, è longeva e dal carattere nobile.
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Il mantello è di colore bianco pezzato rosso scuro o rosso-bruno scuro o addirittura nero. Presenta macchie bianche sulla testa e sulle zampe anteriori. Rendena Si tratta di un’antica razza di origini trentine, a rischio di estinzione, robusta, longeva e adatta alla vita in montagna. Presenta un mantello castano. La carne bovina di vitellone è prodotta mediante il tradizionale allevamento con le fattrici, le vacche nutri- ci. I vitelloni si nutrono per tutta la vita, oltre che di erba e fieno, del latte della fattrice. All’età di circa 9-12 mesi vengono tolti alla fattrice e direttamente macellati.L’allevamento di fattrici è la tecnica di allevamento bovino che rispetta di più gli animali. Le fattrici vivono insieme ai loro vitelli e vitelloni. Nelle mandrie più consistenti è presente anche un toro. Gli animali trascorrono l’estate al pascolo, men- tre d’inverno sono ricoverati in stalle pur venendo condotti regolarmente all’aperto. La carne dei vitelloni allevati con la fattrice è di color rosa scuro, gradevolmente profumata e molto succo- sa grazie alla presenza di sottili venature di grasso. Le proprietà nutritive del vitellone allevato con la fattrice non sono molto diverse da quelle della carne di manzo. Le sostanze contenute variano in funzione della razza, del tipo di allevamento e del foraggio utilizzato. Mediamente la carne è composta per il 75% da acqua, per il 22% da proteine nobili, per il 2% circa da grassi e per l’1% da minerali (zinco, selenio, potassio, magnesio, rame, fosforo). Contiene ferro in quantità relativamente elevate e vitamine (del complesso B, soprattutto vitamina B12 e le vitamine liposolubili A, D, E, K). Rispetto alla carne di manzo, quella di vitellone allevato con la fattrice è più ricca di acidi grassi omega-3 e di acido linoleico coniugato (CLA).
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Lo Sprinzen > ALTO ADIGE
L
a razza Pustertaler Sprinzen. La Pustertaler è una popolazione bovina sviluppatasi nel corso dei secoli nell'area alpina della Val Pusteria e nelle valli vicine. Nel 1900 diventò la razza bovina più famosa dell’ Impero Austro-Ungarico grazie alla sua spiccata dupli- ce attitudine che veniva molto apprezzata da parte dei grossi allevamenti da reddito nei dintorni di Vienna. Il commercio tra Vienna e la Val Pusteria in quel periodo si intensificò e nel ‘900 nacquero delle asso- ciazioni locali e zonali tra allevatori; grazie a una sele- zione mirata la razza aumentò sia numericamente che qualitativamente. Nel periodo fascista, la cooperativa dovette inter- rompere la sua attività in quanto le leggi sull´allevamento delle razze bovine incrementarono lo sviluppo della Pinzgauer e della Bruna. Gli allevatori della Pusteria applicarono le leggi dell’epoca e sostituirono tale razza con altre ritenute più redditizie. L´allevamento della Pustertaler ne risentì notevol- mente. Solo pochi appassionati di questa razza conti- nuarono l´allevamento. Negli anni ´80 maturò il pensiero di conservare le antiche razze come preziosa riserva per la genetica e la razza Pustertaler riacquistò importanza.
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Dal 1985 è inserita nell´elenco delle "razze a riser- va genetica". Dal 1994 questa razza viene gestita dall`Associazione provinciale allevatori. Il nome "Pustertaler" viene dal nome della vallata di origine, dove sono comuni però anche i nomi di "Schecken" e "Sprinzen". Questi nomi rispecchiano la pezzatura delle parti pigmentate del mantello. Si parla di "Schecken", quando la pigmentazione è più estesa e più o meno chiusa, si parla invece di "Sprinzen", quando la pig- mentazione è a "spruzzi" oppure ripartita in piccole macchie. La pigmentazione è sempre distribuita simmetrica- mente sui lati del corpo. Il manto è di colore bianco nero o bianco rossastro. Sono comunque sempre pigmentati il musello, le palpebre, le ciglia e le soprac- ciglia, le orecchie. Il peso alla nascita dei vitelli va dai 40 ai 50 kg. Le vacche adulte hanno un peso che va dai 580 agli 800 kg. I tori adulti arrivano a pesare fino a 1.100 kg. La razza Pustertaler Sprinzen è molto robusta, ha delle ottime unghie e degli arti molto solidi che la ren- dono molto adatta al pascolo. Essa è molto frugale e di ottima costituzione adat- tandosi molto bene al sistema di allevamento in linea vacca/vitello.
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Il manzo
Il vitellone
> BELLUNO
> TIROLO ORIENTALE
N
ella cucina tradizionale bellunese il consumo di carni di manzo è sempre stato molto limitato proprio perché i bovini erano per lo più allevati per la produzione di latte e formaggi. La carne di vitel- lo era usata soprattutto nell’alimentazione di vecchi, bambini e malati, quella di manzo per preparare del brodo. I lunghi tempi di cottura stanno comunque a indicare che spesso si trattava di animali saporiti, ma dalle carni decisamente dure. Il manzo è un maschio castrato prima del compimento dell'anno di età e macellato verso i 2 - 3 anni. La castrazione consente di ottenere un accresci- mento lento che non richiede l'utilizzo di alimenti molto energetici. La carne di manzo ha colore rosso vivace, grana consistente e abbondanti striature di colore bianco o giallo chiaro secondo la varietà.
78 78
Si tratta di carne molto saporita, sostanziosa e nutriente. Più che nel vitello bisogna selezionare attentamen- te la qualità al fine di evitare carni troppo dure, gene- ralmente di animali mal allevati e mal nutriti. Il manzo una volta macellato, viene privato della pelle, della testa, della coda e delle frattaglie e viene tagliato prima longitudinalmente e poi in quarti tra l’ot- tava e la decima vertebra: dai quarti così ottenuti si ricavano i vari tagli tenendo presente che i quarti posteriori sono più pregiati di quelli anteriori. I principali tagli di manzo sono il filetto, il roast-beef, la noce, la fetta , la rosa, il sottospalla e lo scamone. Quest’ultimo è quel taglio di carne muscolosa situata posteriormente rispetto al roast-beef, ben adatto per arrosti, prelibati bolliti e brasati.
F
ino al primo anno di età, il vitellone è allevato dalla vacca nutrice, il metodo più naturale per allevare i bovini, secondo il quale i vitelli cresco- no con la madre e si nutrono nelle prime settimane quasi esclusivamente del suo latte, mentre fieno ed erba iniziano ad avere un significato solo più avanti. Questi animali rimangono da nove a dodici mesi con la madre, per poi essere venduti sul mercato. Si fa in modo che possano crescere nel loro ambiente naturale e secondo tecniche di allevamento naturale. Perciò, tutti gli allevatori tirolesi che allevano vitelli partecipano al programma ambientale austriaco (Österreichisches Umweltprogramm), nel cui ambito l’allevamento degli animali è controllato periodicamen- te e si ispira alla natura. Il vitellone può muoversi liberamente non solo nella stalla ma anche all’aperto, dove di solito trascorre il suo tempo da giugno a settembre, nutrendosi - attra- verso il latte materno - di pregiate erbe di montagna. Prelibatezze aromatiche come l’arnica, la genziana e altre erbe conferiscono al vitellone la sua peculiarità. Sono sempre più numerosi gli allevatori che decido- no di passare dall’allevamento di mucche da latte a quello di mucche nutrici, dato che il lavoro connesso può essere più facilmente gestito in combinazione con un’attività secondaria che non ha nulla a che fare con l‘agricoltura. Grazie alla cooperazione tra contadini tirolesi e catene di distribuzione regionali, alla carne è riservato un ottimo canale di vendita.
All’inizio di questo progetto solo 20 contadini face- vano parte della cooperazione, oggi sono circa 200 per rispondere alla crescente domanda di carne. È questo speciale sistema di allevamento con le nutrici il segreto dell'alta qualità della carne di questi animali. La carne dei vitelloni di un anno coniuga le eccellenti proprietà della carne di vitello e della classi- ca carne di manzo. Presenta una colorazione rosa scuro, è tenera e delicata. Le venature particolarmen- te sottili sono garanzia di un gusto impareggiabile e di carni succose. Il modesto contenuto di grassi rende la carne facilmente digeribile e le vitamine e le proteine ne fanno un alimento davvero prezioso. Costanti con- trolli garantiscono che la carne dei vitelloni tirolesi di un anno soddisfa i più severi standard qualitativi. La carne si presta a qualsiasi tecnica di cottura: lessa, arrosto, stufata, al vapore, questa carne è per- fetta per una cucina veloce e allo stesso tempo legge- ra. Velocemente saltata in padella sprigiona tutto il suo aroma. Elegantemente servito su un letto di insa- lata, un trancio di carne di vitellone di un anno ade- guatamente speziato si scioglie in bocca. Oppure lessato, affettato sottilissimamente e servi- to in carpaccio con dell’ottimo pane rustico. La possi- bilità di preparare ricette originali attira l’attenzione dei cuochi di professione ma anche dei cuochi per passio- ne, per preparare piatti da re oppure un veloce spun- tino: la carne del vitellone di un anno è un’idea sempre stuzzicante per tutti gli amanti della carne, che non pone limiti alla fantasia.
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Il bovino del Pinzgau > PINZGAU
"
Il manzo dei nostri antenati", così viene chiamato il manzo del Pinzgau dai contadini che abitano intorno al Großglockner, la montagna più alta dell’Austria. Per secoli i bovini allevati nel rigido territorio di alta montagna hanno affinato le pregiate qualità genetiche come la sobrietà, la produttività, la salute, la fertilità e soprattutto la qualità della carne. Questi bovini di mantello bruno con le zone bianche limitate al dorso-lombare, alla coda e all’area ventrale così come le fasce bianche delle gambe hanno una carne succosa e di ottimo sapore, ciò si deve all’alta percentuale di grasso intramuscolare. I bovini Pinzgauer, come mezzo di sussistenza per gli agricoltori nel Parco Nazionale degli Alti Tauri,
erano molto apprezzati già alla corte della monarchia austriaca. Come il legno che cresce lentamente, il bestiame Pinzgauer è noto non per la quantità ma per la sua specialissima qualità. Il Consigliere della Corte Kaltenegger scrisse nel 1902: “I giovani manzi Pinzgauer sono molto apprez- zati per la loro carne succosa e tenera in modo parti- colare a Vienna e a Monaco di Baviera, ma anche a Francoforte e a Colonia sono una merce molto richie- sta”. L’agricoltura locale sostenibile, le razze degli ani- mali allevati e il paesaggio alpino incontaminato per- mettono la produzione di cibi di altissima qualità, quasi sempre certificati “Bio”.
La carne bovina - Ricette > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
80
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> Â ALTO Â ADIGE
La  carne  bovina
PETTO  DI  MANZO  “SPRINZâ€? DELLA  VAL  PUSTERIA  IN  SALSA AL  LAGREIN  CON  ERBE  AROMATICHE E  VERDURE  ARCOBALENO  INGREDIENTI  E  DOSI  PER  4  PERSONE    QuantitĂ Â
Unità  di  misura
800
g
petto  di  manzo  disossato  Â
80
g
cipolla  tritata
20
g
concentrato  di  pomodoro Â
20
cl
Lagrein  scuro Â
80 Â
cl
fondo  bruno,  brodo  di  carne  o  acqua Â
2
cl
olio
PREPARAZIONE
Prodotto Â
sale  e  pepe  macinati  sul  momento alloro,  rosmarino
VERDURE 100
g
carote
100
g
cavolo  rapa Â
100
g
gambi  di  sedano Â
100
g
zucchine
100
g
porro
12
n
patate  di  piccole  dimensioni
GUARNIZIONE Pane  tostato,  erbe  aromatiche  fresche
‡ $URPDWL]]DUH LO SHWWR FRQ VDOH H SHSH 0HWWHUH VXO fuoco  una  padella,  versare  l’olio  e  arrostire  il  petto  su  ogni  lato.  ‡ Togliere  la  carne  dalla  padella,  versare  i  dadi  di  cipolla  e  rosolarli  bene.  Aggiungere  il  concentrato  di  pomodoro  e  cuocerlo  insieme  alla  cipolla.  ‡ 5LPHWWHUH OD FDUQH QQHOOD SDGHOOD sfumare  con  il  vino  rosso  poi  aggiungere  il  fondo  bruno,  il  brodo  di  carne  o  l’acqua.  Portare  a  bollore,  coprire  e  cuocere  per  un’ora  e  mezza.    ‡ Tagliare  le  patate  a  pezzetti  di  uguali  dimensioni  e  sbollentarle  in  acqua  bollente  salata.  Scolarle,  salar- le  e  farle  arrostire  in  forno  con  un  po'  di  olio. ‡ Tagliare  le  verdure  della  grandezza  desiderata  e  cuocerle  al  dente  in  acqua  bollente  salata.  Scolarle  e,  se  desiderato,  passarle  nel  burro.  Condire  con  sale  e  pepe.  ‡ Grattugiare  finemente  il  pane  tostato  e  unirlo  alle  erbe.  Togliere  la  carne  dalla  salsa  e  cospargerla  con  il  pane  e  le  erbe.  Affettare  la  carne  in  senso  perpen- dicolare  alle  fibre  e  disporla  sul  piatto  con  le  verdure  e  le  patate.  ‡ Insaporire  e  filtrare  la  salsa  con  un  colino  a  maglie  fini,  versarla  sulla  carne  e  servire.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  120  minuti DIFFICOLTĂ€:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  128    Kcal  45   g   grassi  20,2   g   carboidrati   15,9   g   proteine Â
AUTORE:  Steger  Reinhard Centro  di  formazione  professionale  Brunico Scuola  professionale  -  Scuola  alberghiera  Â
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INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA Consigli: Chiedete  al  macellaio  di  rimuovere  ossa  e  tendini  dalla  carne.  Al  posto  del  petto  di  manzo  disossato  potete  anche  provare  la  ricetta  con  punta  di  scamone,  aletta  di  spalla  o  cappello  del  prete.  La  carne  è  cotta  al  punto  giusto  quando  si  stacca  pungendola  con  una  forchetta. Â Ăˆ  possibile  sostituire  la  verdura  con  altra  verdura  di  stagione  a  scelta.
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> ALTO ADIGE
La carne bovina
COSTATA DI MANZO “SPRINZ” DELLA VAL PUSTERIA BRASATA CON PATATE DÉSIRÉE E VERDURE A RADICE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
800
g
costata di manzo della razza Sprinzen
1
cl
olio
80
g
cipolle tagliate a dadi
20
g
concentrato di pomodoro
20
cl
vino rosso
100
cl
fondo bruno, brodo di carne o acqua alloro, rosmarino sale e pepe macinato al momento
VERDURE 12
n
piccole patate Desirée
500
g
verdure (cipolle, sedano, porri e carote)
10
g
burro
TEMPO DI PREPARAZIONE: 140 minuti
$URPDWL]]DUH OD FDUQH FRQ VDOH H SHSH 5LVFDOGDUH una padella, versare l’olio e arrostire la carne da ogni lato. Togliere la carne dalla padella, aggiungere i dadi di cipolla e lasciarla soffriggere fino a quando non è ben dorata. Aggiungere il concentrato di pomodoro e rosolare insieme alla cipolla. Sfumare con il vino rosso e aggiungere il fondo bruno, il brodo o l’acqua. Portare a bollore, immer- gere la carne, chiudere con un coperchio e far stu- fare per circa due ore. Sbucciare le patate (meglio se piccole), tagliarle se necessario e quindi bollirle brevemente in acqua salata. Scolarle, condirle con sale e arrostire in forno con un po’ di olio per circa 20 minuti. Insaporire la salsa, ridurla o addensarla con un po’ di amido (amido di frumento disciolto in acqua fred- da). Filtrare la salsa con un colino a maglie fini. Sbucciare e tagliare a pezzi le verdure e cuocerle al dente in acqua bollente salata. Scolarle e se neces- sario passarle nel burro. Insaporire con sale e pepe. Disporre le fette sul piatto insieme alle verdure e alle patate. Versare la salsa, guarnire con erbe fresche e servire.
DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g:
137 Kcal 43,3 g grassi 32,9 g carboidrati 87,3 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
AUTORE: Steger Reinhard Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
84
Chiedete al macellaio di tagliarvi la carne in porzioni. Al posto della costata è possibile sperimentare la ricetta anche con petto di manzo o stinco disossato. La carne è cotta al punto giusto quando toccandola con una forchetta si sfalda leggermente. È anche possibile usare altre verdure di stagione a piacere.
85
> Â BELLUNO
La  carne  bovina
BOCCONCINI Â DI Â MANZO ALLE Â ERBE Â DI Â MONTAGNA Â INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
800
g
punta  di  petto  e  muscolo  di  spalla   di  manzo Â
40
g
burro Â
30
g
pancetta Â
3
dl
vino  bianco Â
2
n
carote Â
2
n
cipolle Â
1
n
costa  di  sedano Â
qb
ÂżQRFFKLR VHOYDWLFR WLPR santoreggia
qb
sale  e  pepe  nero  in  grani Â
‡ 7DJOLDUH D FXEHWWL OD FDUQH FP GL ODWR LQ XQD padella  far  sciogliere  il  burro,  far  appassire  le  cipolle  affettate  sottilmente  e  rosolare  con  la  pancetta  trita- ta.  Quando  la  cipolla  è  colorita,  scolarla  bene  e  conservarla;  mettere  nel  burro  i  cubetti  di  carne  leggermente  infarinati,  farli  colorire  a  fuoco  vivace  avendo  cura  di  rosolarli  su  tutti  i  lati,  poi  unire  il  vino  bianco  abbassando  il  fuoco  e  facendolo  sfumare;   aggiungere  il  finocchio  selvatico,  il  timo  e  la  santo- reggia,  salare  e  pepare,  aggiungere  la  cipolla  roso- lata  in  precedenza  la  carota  e  la  costa  di  sedano  tagliati  a  cubetti,  10  cl  di  acqua  calda  e  dopo  aver  coperto  abbassare  il  fuoco   e  far  cuocere  la  carne  per  1  ora  e  ½   mescolando  di  tanto  in  tanto.  Se  necessario  aggiungere  acqua  per  mantenere  il  sugo  cremoso.  Si  serve  con  la  polenta  o  in  alternativa  con  le  patate  che  si  aggiungono  a  ½  ora  da  fine  cottura,  in  questo  caso  aggiungere  brodo  invece  di  acqua  per  conservare  il  gusto  del  sugo. Â
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  120  minuti DIFFICOLTĂ€:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  162,3    Kcal  9,8   g   grassi  0,5   g   carboidrati   13  g   proteine Â
AUTORE:  Mauro  Cavalet Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto  Feltre
86
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA ‡ Muscolo  di  spalla:  è  simile,  come  caratteristiche  gastronomiche,  alla  punta  di  petto;  il  valore  nutritivo  è  lo  stesso  delle  corrispondenti  parti  del  quarto  posterio- re,  ma  il  costo  è  sensibilmente  piÚ  basso;  è  adatto  alla  preparazione  di  vari  spezzatini. ‡ Punta  di  petto:  di  seconda  categoria  ed  economico,  è  il  taglio  migliore  per  preparare  il  bollito;  può  essere  usata  anche  per  arrosti  e  stracotti  oltre  che  per  ottene- re  un  buon  brodo. Origini  storiche  del  piatto  e  sua  evoluzione  ‡ Lo  spezzatino  è  probabilmente  nato  dall'esigenza  di  cuocere  i  tagli  di  carne  piÚ  poveri  (che  richiedono  lun- ghe  cotture)  nel  modo  piÚ  veloce  possibile  (rispar- miando  combustibile)  e  mischiandoli  con  altri  ingre- dienti  meno  nobili  come  le  verdure,  in  modo  tale  da  ottimizzare  la  quantità  di  carne  producendo  piatti  sazianti  e  completi,  ma  economici.
87
> Â BELLUNO
La  carne  bovina
MANZO Â BRASATO AL Â VINO Â DELLE Â DOLOMITI Â IGT Â INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
800
g
scamone  di  manzo  in  pezzo  unico Â
40
g
burro Â
75
cl
vino  delle  Dolomiti  IGT: rosso  Vanduja
100
g
carote  Â
100
g
cipolla
50
g
sedano Â
10
cl
olio  extravergine  d’oliva  salvia,  alloro,  rosmarino sale  e  pepe  nero  in  grani Â
‡ 0HWWHUH D PDULQDUH OD FDUQH GL PDQ]R OHJDWD FRQ dello  spago  da  cucina,  in  una  terrina  con  il  vino  delle  dolomiti  IGT:  rosso  da  tavola  Vanduja,  le  carote  tagliate  a  rondelle,  le  cipolle  affettate,  il  sedano  a  pezzetti,  le  foglie  di  alloro,  di  salvia  e   di  rosmarino,  30  grammi  di  sale  e  qualche  granello  di  pepe. ‡ Dopo  7-Â8  ore,  sgocciolate  la  carne,   asciugatela  e  fatela  rosolare  a  fuoco  vivo   in  un  tegame,  con  burro  e  un  filo  d’olio  extravergine  d’oliva,  girandola  spesso  senza  pungerla,  in  modo  che  prenda  colore  da  tutti  i  lati.  Regolate  di  sale,  versatevi  il  vino  della  marina- tura  con  tutti  gli  aromi  e  le  verdure  e  proseguite  la  cottura  a  recipiente  coperto  a   fuoco  dolce  per  un’o- ra  e  mezza. ‡ Togliete  il  brasato  dal  fuoco,  affettatelo  e  disponete  le  fettine  sui  piatti,  accompagnandole  con  della  polenta  morbida  e  nappandole  con  il  sugo  di  cottura  filtrato.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  120  minuti DIFFICOLTĂ€:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  186,6     Kcal  13,7   g   grassi  1,3   g   carboidrati   14,6  g   proteine Â
AUTORE:  Mauro  Cavalet Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto  Feltre
88
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA ‡ Lo  scamone  è  un  importante  taglio  di  carne  della  zona  vicino  all’anca  del  bovino.  Questa  parte  della  coscia  ha  basso  contenuto  di  grassi  (intorno  al  3  o  4%)  ed  è  tenera  e  saporita.  La  carne  di  prima  catego- ria,  per  esempio  quella  di  vitellone,  è  impiegata  per  arrosti  ed  ottime  bistecche.  Il  suo  impiego  piĂš  caratte- ristico,  comunque,  è  negli  stracotti  (prendendo  le  parti  piĂš  grasse),  negli  stufati  e  come  roast  beef. ‡ Vino  delle  Dolomiti  IGT  rosso  Vanduja:  vigneto  di  provenienza,  vallata  feltrina  occidentale  (Bl)  e  territori  limitrofi  su  declivi  ghiaiosi;  superficie  2  ha;  altitudine  300-Â500  m/slm;  ceppi/Ha  3300;  esposizione  sud,  sud- est  ;  allevamento:  guyot  e  doppio  capovolto;  resa  per  ettaro:  50  q/Ha;  vinificazione:  fermentazione  con  con- trollo  della  temperatura  in  serbatoi  di  acciaio;  matura- zione:  cinque  sei  mesi  in  acciaio,  affinamento  in  vetro,  grado  alcolico:  12,00% Â
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> Â BELLUNO Â E Â L'ALTOPIANO Â DI Â ASIAGO
La  carne  bovina
TRIPPE Â DI Â S. Â CATERINA INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
1000
g
trippa
25
cl
vino  bianco  secco
100
g
salsa  di  pomodoro
50
g
carote
50
g
cipolla
50
g
sedano  di  Rubbio
50
cl
olio  Extra  vergine  di  oliva Veneto  del  Grappa
50
g
Asiago  d’allevo  stagionato
2
foglie
alloro sale,  pepe,  brodo  di  carne
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  180  minuti DIFFICOLTĂ€:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  135    Kcal  17   g   grassi  0   g   carboidrati   37  g   proteine Â
AUTORE:  Alessandro  Dal  Degan Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto Bassano  del  Grappa
90
PREPARAZIONE
Prodotto Â
‡ 7ULWDUH LO VHGDQR OH FDURWH H FLSROOD IDU URVRODUH LQ una  casseruola  con  l’olio  e  aggiungere  la  trippa,  bagnare  con  vino  bianco  e  far  evaporare.  ‡ Aggiungere  il  pomodoro  e  le  foglie  di  alloro.  Salare,  pepare  e  aggiungere  del  brodo  di  carne.  Far  cuoce- re  per  circa  due  ore  o  fino  a  che  la  trippa  non  risulti  tenera,  servire  cospargendo  con  l’Asiago  d’allevo  stagionato;  accompagnare  con  crostoni  di  pane  dorati,  patate  bollite  o  polenta. Â
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA ‡ Trippe: Â Ăˆ  una  frattaglia  composta  da  diverse  parti  dello  stomaco  del  bovino.   Vi  sono  due  tipi  di  trippa:  1.  Il  rumine   che  si  presenta  con  un  aspetto  liscio  assieme  al  reticolo  che  ha  un  aspetto  spugnoso;    2.  L’omaso,   detto   anche  100  pezze  o  libro,  che  si  presenta  con  molte  pieghe  bianche  ed  è  raramente  commercializzato  per  difficoltĂ Â nella  pulizia. La  piĂš  commercializzata  è  il  rumine  con  il   reticolo  perchĂŠ  garantisce  una  pulizia  migliore  ed  è  presente  nel  bovino  in  maggiore  quantitĂ .  Questa  frattaglia  viene  aperta,  pulita,  capovolta  e  inserita  in  appositi  macchinari  nei  quali   si  effettua  la  pulizia  con  acqua  calda  a  60  gradi  mediante  centrifuga.  Viene   ricapo- volta  e  lavata  a  70  gradi  per  garantire  un  trattamento  igienizzante  anche  alla  parte  esterna.  Raffreddata,  viene   tagliata  a  strisce  ed  è  pronta  per  la  vendita  e  la  cottura. Origini  storiche  del  piatto  e  la  sua  evoluzione  Ogni  25  novembre,  festa  di  S.  Caterina,  nell’omonima  frazione  del  comune  di  Lusiana,  si  tiene  la  Sagra  della  Trippa  a  ricordo  della  tradizionale  mostra  mercato  dei  bovini.  La  trippa  viene  proposta  sia  in  brodo  che  nella  versione  qui  descritta.  Questo  piatto  viene  riproposto  dalle  osterie  durante  manifestazioni  fieristiche  dell’Al- topiano.  La  trippa  è  un  piatto  che  vanta  tradizioni  lon- tane  nell’Altopiano  per  la  sua  facile  reperibilitĂ ,  l’eco- nomicitĂ Â e  per  il  suo  elevato  valore  energetico.  Piatto  unico,  ben  soddisfaceva   le  esigenze  alimentari  di  gente  abituata  a  lavori  pesanti.
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> TIROLO ORIENTALE
La carne bovina
TORRETTA DI CANEDERLI CON VITELLONE TIROLESE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
CANEDERLI TIROLESI 3
panini raffermi
100
g
salsiccia affumicata
70
g
speck
15
g
erba cipollina
70
g
farina
12,5
cl
latte
2
uova intere
100
g
burro
300
g
carne lessa di vitellone tirolese (affettato sottilmente)
200
g
insalata a scelta (rucola, valeriana, crescione,…)
4
3UHSDUD]LRQH FDQHGHUOL WLUROHVL Tagliare il pane, la salsiccia affumicata e lo speck a piccoli cubetti. Mettere il pane, la salsiccia affumica- ta e lo speck in una pentola assieme a erba cipolli- na, farina, latte e uova; mescolare fino a ottenere un impasto. Con le mani bagnate formare 4 canederli di uguali dimensioni, tuffarli in acqua bollente salata e lasciarli sobbollire per 10-15 minuti (a seconda della dimensione). Non coprire la pentola. Una volta raffreddati, tagliare i canederli a fette di uguale spessore e farli rosolare nel burro fuso finché assumono una colorazione dorata; far sgocciolare su carta da cucina e tenerli in caldo. Formare delle piccole torri alternando le fette di canederlo tiepide alle fette di vitellone tirolese lesse e sottilmente affettate e guarnire a piacere con l’in- salata. Irrorare con vinaigrette.
olio d’oliva, aceto balsamico sale, pepe macinato
TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / PERSONA: 210,00 Kcal 10,48 g grassi 11,71 g carboidrati 12,38 g proteine
AUTORE: Ernst Moser e Hans Peter Sander con la seconda classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Lienz.
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PREPARAZIONE
Prodotto
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Consigli & informazioni La carne di vitellone tirolese è particolarmente sempli- ce da preparare e può trovare molteplici impieghi. Si presta a qualsiasi tecnica di cottura (lessa, arrosto, stufata, al vapore) ed è ideale per la realizzazione di piatti veloci. Saltata velocemente in padella sprigiona il suo inconfondibile aroma. Tagliare la carne di vitellone sempre trasversalmente rispetto alla direzione delle fibre, non eliminare il gras- so ai bordi, ma inciderlo a intervalli regolari. Le vena- ture di grasso conferiscono alla carne un gusto incom- parabile. Rosolate la carne in olio o burro bollente o lessatela in acqua bollente in modo che i pori si chiudano rapida- mente trattenendo i succhi della carne. Arrostite, lessate o stufate la carne di vitellone un po’ più a lungo a calore moderato. Rimarrà così ancora più succosa perdendo meno peso di quanto accada arrostendola ad alta temperatura.
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> TIROLO ORIENTALE
La carne bovina
FILETTI DI PESCE SILURO BRASATI CON GUANCE DI VITELLO E CREMA DI CAVOLO RAPA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
GUANCE DI VITELLO 2
n
guance di vitello
100
g
ortaggi a radice (carota, barbabietola)
100
g
scalogno
50
cl
vino rosso (Pinot nero)
2
n
pomodori
2,5
cl
olio d‘oliva
40
g
burro
100
g
rosmarino, timo, sale, pepe
BRASATO DI SILURO 600
g
¿OHWWR GL SHVFH VLOXUR
50
g
burro
7,5
cl
fumetto di pesce
2
PREPARAZIONE
Prodotto
spicchi d’aglio
sale, pepe, cumino, maggiorana fresca
CREMA DI CAVOLO RAPA 300
g
cavolo rapa
15
cl
panna
3UHSDUD]LRQH JXDQFH GL YLWHOOR Tritare grossolanamente gli ortaggi a radice e lo scalogno. Rosolare le guance di vitello nell’olio d’o- liva in una pentola non troppo grande e poi toglierla dal fuoco. Soffriggere gli ortaggi a radice e lo scalo- gno e stemperarli con il vino rosso, aggiungere i pomodori, le guance di maiale e le erbe. Cuocere lentamente per un’ora e mezzo a fiamma bassa. Filtrare il fondo di cottura con un colino fine e legarlo con il burro freddo. Tagliare le guance di vitello a cubetti e aggiungerli alla salsa. Preparazione arrosto di pesce siluro: Sfilettare il pesce siluro e condirlo con sale, pepe e cumino. In una casseruola antiaderente soffriggere il filetto nel burro dalla parte della pelle. Continuare a bagnare con il fondo di cottura fino a ottenere una salsa di color bruno chiaro. Aggiungere alla salsa le foglie fresche di maggiorana. Preparazione crema di cavolo rapa: Pelare il cavolo rapa e tagliarlo a listarelle sottili, cuocerlo con un po’ d’acqua e la panna finché diven- ta cremoso.
sale, pepe, noce moscata
TEMPO DI PREPARAZIONE: 90 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 176,24 Kcal 12,07 g grassi 2,55 g carboidrati 8,13 g proteine
94
AUTORE: Ernst Moser e Hans Peter Sander con la seconda classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Lienz.
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> PINZGAU
La carne bovina
MINESTRA DI GNOCCHETTI DI CARNE. FLEISCHFARFERLSUPPE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto Quantità misura
200
g
pane raffermo
20
g
latte
20
uova grandi
2
g
cipolla
1
g
burro
20
g
burro
200
g
carne di manzo del Pinzgau affumicata
100
g
farina
100
cl
brodo di manzo
6EDWWHUH OH XRYD QHO ODWWH IUHGGR H IDUH DPPROODUH LO pane dentro il liquido. Tritare finemente la cipolla e farla imbiondire. Tagliare la carne di manzo a pez- zettini fini, quindi mischiarla con il pane, con la cipol- la e versarvi sopra il latte con le uova sbattute. Amalgamare bene e aggiungere la farina. Condire con l’erba cipollina e il prezzemolo. Con un cucchiaino formare dei piccoli gnocchetti e farli sobbollire per 15 minuti nel brodo di manzo bol- lente. Si servono con minestra e insalata.
sale erba cipollina e prezzemolo
TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 134 Kcal 5,84 g grassi 19,28 g carboidrati 10,42 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
AUTRICE: Mathilde Höller Scuola professionale per economia domestica Bruck
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Anticamente gli gnocchetti (Farferl) venivano cucinati solo in acqua salata ed erano considerati un piatto leggero. I contadini della regione del Pinzgau pranzavano di solito con piatti a base di strutto, come per esempio frittelle e “bladl” e la sera preparavano piatti leggeri della cosiddetta “cucina d’acqua”.
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> PINZGAU
La carne bovina
ROASTBEEF RIPIENO CON ANIMELLE DI VITELLO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
4
n
fettine di Roastbeef di manzo del Pinzgau
150
g
animelle di vitello
4
n
prosciutto cotto a fette
50
g
carne di pollo o di tacchino
1
n
albume d’uovo
50
g
panna erbe tritate (prezzemolo, levistico)
30
PREPARAZIONE
Prodotto
g
foglie di ortica o di spinaci brodo, vino rosso sale e pepe
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 166,12 Kcal 17,16 g grassi 0,27 g carboidrati 9,52 g proteine
3HU SUHSDUDUH OD IDUFLD VHUYH OD FDUQH GL SROOR R WDF- chino tagliata a quadretti e una chiara d’uovo da frigo, la panna e le erbe tritate. Mettere tutti gli ingredienti in una ciotola e mesco- larli velocemente con un miscelatore elettrico fino ad ottenere una bella farcia omogenea. Sbollentare le animelle, togliere la pellicina che le ricopre e tagliarle a pezzettini. Battere leggermente le fettine di roastbeef, salare, pepare e spalmarle con un po’ della farcia e metter- ci sopra delle foglie di ortica o di spinaci. Mescolare il resto della farcia con le erbe tritate e spalmare questa farcia sulle animelle e poi metterle al centro delle fette di roastbeef ricoprendole ancora con un’altra foglia di ortica o di spinaci. Arrotolare la carne e chiudere gli involtini con degli stecchini. Rosolarli bene e bagnarli con un po’ di vino rosso, aggiungere la cipolla, un po’ di brodo e fare cuocere fino a che gli involtini non risultino morbidi. Si consiglia di servire gli involtini con medaglioni di polenta e con verdure di stagione. Accostamento con: vino rosso “Zweigelt”
AUTRICE: Christine Rußegger Scuola professionale per economia domestica Bruck
98
99
La pecora
N
elle regioni dell’arco alpino, le scarse superfici foraggere delle zone di media e alta montagna sono utilizzate per il pascolo delle pecore. Oggigiorno, d’inverno le pecore sono tenute negli ovili e condotte al pascolo all’inizio del periodo di vegetazione. D’estate sono condotte nei pascoli in quota e forni- scono così il loro prezioso contributo alla preservazio- ne del paesaggio culturale alpino. Oltre al foraggio prodotto in proprio, le madri vengo- no foraggiate con altri cereali. D’estate le pecore si nutrono sia dell’erba dei pascoli vicini al maso, sia di quella in quota. Le pecore si distinguono, in base alla loro destina- zione, in tre categorie: quelle destinate alla produzio- ne di lana, di latte e di carne. Nella zona di riferimento del progetto vengono alle- vate le seguenti razze locali.
La pecora > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
Pecora alpina tirolese: è una pecora di taglia medio-grande risultante dall’incrocio tra la pecora della roccia e la bergamasca. Questi animali hanno una struttura resistente, sono privi di corna e presen- tano testa stretta e naso camuso. Le orecchie sono pendenti. Grazie alla sicurezza nel passo, pascolano anche su terreni in alta quota delle aree montane. Pecora di Funes “dagli occhiali”: nata nel XVIII secolo dall’incrocio tra la pecora bergamasca e la padovana, il colore del suo vello è omogeneamente bianco sul corpo con disegni neri sulla testa e sul muso, in particolare attorno agli occhi; le orecchie sono per metà nere. Da questa razza di taglia media si ricavano carni di ottima qualità.
(da carne) e Istriana (da latte). Si tratta di graziosi animali di piccola taglia privi di corna. La lana è bianca con qualche macchia nera sulla testa e le zampe. Oltre che per la produzione di lana, questa razza è impiegata anche per la produzione di carne. Agnello, castrato e pecora adulta sono tutte defini- zioni che si riferiscono alla carne di pecora. La carne d’agnello proviene da animali di età inferiore a un anno, il castrato da animali che hanno meno di due anni e la carne di pecora da ovini di almeno due anni. La carne degli agnelli da latte è particolarmente chiara. Questi agnelli sono nutriti principalmente a base di latte. La carne degli agnelli da pascolo o da ingrasso è di colore rosa - scuro ed è ricoperta da un leggero strato di grasso. La carne d’agnello è un alimento pregiato perché contiene numerose vitamine, minerali e proteine. Le vitamine su 100 g di prodotto, sono contenute in quantità pari a circa 18 g, il contenuto di grassi varia in funzione del pezzo considerato ed è compreso tra il 33,4 e il 37%, mentre la quantità di colesterolo (70 mg) è paragonabile a quella della carne di manzo. L’agnello apporta inoltre preziose vitamine del grup- po B (soprattutto B12), vitamina C e D, niacina e importanti minerali: ferro (1,3 g), potassio (289 mg), calcio (3 mg) e gli oligoelementi zinco e selenio. La carne d’agnello non contiene carboidrati; può però essere costituita fino al 75% da acqua. Questa carne è poi ricca di L- carnitina, acido lino- leico coniugato e acidi grassi polinsaturi.
Pecora tirolese della roccia: si tratta della più antica razza ovina del Tirolo. Si tratta di un animale di taglia medio-grande con testa nera e profilo camuso. I maschi sono muniti di corna, le femmine ne sono prive. Caratteristiche di questa razza sono la partico- lare adattabilità ai pascoli di alta montagna e la fertili- tà. Queste pecore sono destinate alla produzione estensiva di carne d’agnello. Alpagota: questa razza è originaria del bellunese, in Veneto, ed è nata dall’incrocio tra le razze Lamon
100 100
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La pecora della Val di Funes > ALTO ADIGE
L
a razza di pecora con gli occhiali, tipica della Val di Funes, è minacciata dall’estinzione La storia del suo alleva- mento inizia nel 18 secolo e nasce dall´incrocio tra la pecora bergamasca e la pecora da seta padovana. La razza é di media statu- ra. Grazie alla sua provenien- za ha il vantaggio di avere una morbida lana. La pecora con gli occhiali è caratterizzata da una duplice colora- zione. Il corpo è di colore bianco, la particolarità di questa razza sono le macchie scure intorno agli occhi, le orecchie sono per metà marroni e il muso ha una colo- razione conosciuta come “la farfalla nera”. Per il suo aspetto si potrebbe facilmente compararla alla pecora con gli occhiali della Carinzia. Per svariati motivi le pecore con gli occhiali della Val di Funes furono sistematicamente soppresse. Attualmente si contano solo circa 1000 capi, pertanto questa razza appartiene a quelle a rischio di estinzio- ne. Ogni anno vengono commercializzati poco meno di 1000 agnelli. La causa principale del rischio attuale di estinzione di questa razza é da ricercare nel periodo nazista, quando venivano soppresse parecchie razze. La caratteristica tipica della colorazione del capo è stata causa di molte soppressioni di animali di alleva- mento. Il trend oggi è quello di allevare le razze di taglia media per utilizzare per lo più il latte, tuttavia la razza di Funes non è particolarmente adatta a tale scopo. La pecora con gli occhiali di Funes è caratterizzata non solo dalla qualità della sua lana, ma anche dalla qualità di prima classe della sua carne. Ha una buona fertilità e si adatta facilmente alle zone impervie. La sua carne è conosciuta e apprezzata per il suo carattere selvatico. Questa razza si presta bene alla produzione di agnelli da latte.
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Pertanto il rapporto carne - ossa è equilibrato. Gli agnelli da latte raggiungono il peso di macella- zione (macellati) di ca. 10-12 kg in 2,5-3 mesi. La base dell’alimentazione per gli agnelli lattiferi è il latte. Inoltre viene somministrato anche foraggio spe- cifico. La colorazione della carne è da rosa chiaro a scuro. Il corpo dell´animale macellato presenta pochissima quantità di grasso. Prodotto esclusivo per la gastronomia è l´agnello dei pascoli. Il corpo macellato ha un peso di ca. 18-20 kg. Gli animali vengono cibati con latte materno, man- gimi specifici, fieno, o semplicemente erba del pasco- lo e trascorrono anche le estati in malga. Negli ultimi giorni di vita vengono alimentati anche con cereali. Il risultato dopo la macellazione è di un perfetto equilibrio tra carne e grasso. La carne è di colorazione rosa scuro fino a rossa. La superficie grassa garantisce la succosità, il gras- so intramuscolare protegge particolarmente il gusto di questa carne. In sintesi le caratteristiche di questa razza, minac- ciata dall´estinzione, sono il suo portamento, la sua capacità di sopravvivenza anche nelle zone alte e impervie delle Alpi; la particolare qualità della lana e la sua carne tenera con retrogusto selvatico rendono famosa questa razza di pecora non solo in Val di Funes ma anche fuori provincia. A differenza di altre razze, la pecora con gli occhia- li ingrassa piú lentamente, e nonostante la quantità di carne macellata non sia molta la vendita di questa carne è resa competitiva da un migliore prezzo di ven- dita. "Voglio pagare un prezzo iniziale più alto per un prodotto unico?" Per gli amanti della carne di agnello della Val di Funes non ci sono dubbi.
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La pecora Alpagota e di Lamon
La pecora
> BELLUNO
> TIROLO ORIENTALE
N
ella conca d’Alpago, l’allevamento ovino, anche se subordinato per diffusione e importanza a quello bovino, è stato per l’economia del terri- torio una fondamentale risorsa, tanto che nel corso degli anni si è distinta una vera e propria razza deno- minata Alpagota. Si tratta di un pecora di taglia media, con peso medio di 50 kg, testa acorne e leggera, orecchie di media lunghezza ma talvolta anche con padiglione ridotto o assente, vello di colore bianco con caratteri- stiche macchie brune sulla testa e arti. L’allevamento tradizionale è di tipo semi-stanziale; in inverno gli animali sono mantenuti in semplici strut- ture e foraggiati a fieno, in estate vengono inviati negli alpeggi di alta quota e in autunno e primavera pasco- lano le aree marginali di bassa quota. Questa razza, dopo anni d’oblio in cui ha sofferto di erosione geneti- ca, oggi è testimone di un riuscito piano di conserva- zione e moltiplicazione condotta dalla locale Associa- zione Allevatori Pecora Alpagota denominata Fardjma, nonché di valorizzazione attraverso il progetto Presi- dio Slow Food “Agnello d’Alpago”. Proprio l’agnello è il prodotto di maggior successo con consensi e apprezzamenti a livello internazionale, dunque salvo qualche interessante esperienza di lavorazione della lana, l’allevamento è tutto indirizzato in quel senso. La sua carne che si distingue per la tenerezza ma al contempo compattezza, si sfalda in bocca, donando un giusto equilibrio di grasso-magro, sensazioni che non sanno mai di selvatico e dal pro- fumo di erbe aromatiche. Gli agnelli migliori sono quelli macellati a circa due mesi, dopo essere stati allattati esclusivamente dalla madre e con un peso da vivi di 18, 25 chilogrammi. La pecora di Lamon, prende il nome dall’omonimo Comune le cui genti erano tradizionalmente dedite alla pastorizia transumante, anche se l’area di origine e diffusione di questa razza autoctona comprende buona parte del territorio orientale del feltrino. Oggi la situazione è radicalmente cambiata e a causa della diminuita importanza economica di questo allevamento, nonché i ripetuti incroci con altre razze, la Lamon è considerata a grave rischio di estinzione, contando in totale non oltre 300 capi certificati.
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Si tratta di una pecora di taglia grande, orecchie lunghe pendenti e acorne in entrambi i sessi e il vello è bianco con caratteristiche maculature bruno scure su testa, orecchie e arti. Un tempo era considerata razza a triplice attitudine, carne, latte, lana, oggi però considerata la qualità non proprio eccellente della lana e le difficoltà di mungitu- ra, è utilizzata soprattutto per la carne, in particolare affumicata che prende localmente il nome di carne de fea afumegada, già riconosciuta come Prodotto Agro- alimentare Tradizionale. La disponibilità di carne autentica di questa razza è oggi obiettivamente difficoltosa, causa esiguo numero di animali esistenti, ma crediamo sia importante conti- nuare ad allevare queste razze nel territorio perchè sia da stimolo agli allevatori locali a salvaguardare e moltiplicare sempre di più la razza autoctona Lamon. Fino al 1500, sull’Altopiano di Asiago, l’allevamento degli ovini era caratterizzato da un numero molto alto di capi, progressivamente diminuiti fino ai giorni nostri per il sopravvento dell’allevamento bovino, più redditi- zio e favorito dalla conformazione del territorio. Con un'operazione simile a quella per la pecora Lamon, la pecora vicentina o Foza è stata salvata dal rischio di estinzione.
L
’addomesticamento della pecora ha avuto origi- ne nelle steppe dell’Asia sudoccidentale, per poi diffondersi nell’Europa centrale dopo aver attra- versato la Persia e i Balcani. La pecora è uno degli animali domestici più antichi del mondo e fin dall’Età della Pietra l’uomo l’ha allevata per ottenerne latte, carne e lana. Il Tirolo Orientale vanta una lunga tradizione nell’al- levamento ovino. Le pecore prosperano in questa regione grazie al clima alpino e alla presenza di este- si pascoli. Le pecore non sono mai mancate nelle tipiche fat- torie del Tirolo Orientale. Fino agli anni ’50 le pecore venivano allevate prin- cipalmente per la loro calda lana. Poi la situazione è cambiata a seguito della diffusio- ne del cotone e dell’avvento delle fibre sintetiche. Oggi questi animali sono allevati soprattutto per la produzione di pregiata carne di pecora e di agnello, del cosiddetto agnello di montagna del Tirolo Orienta- le, senza che per questo sia diventata trascurabile l’importanza della produzione di specialità gastrono- miche a base di latte di pecora e della lavorazione della lana per la realizzazione di prodotti di qualità. Il Tirolo Orientale è una delle regioni austriache dove le pecore sono più numerose; ogni azienda agri- cola alleva in media circa 40 pecore, un vero e proprio record. Nel solo Tirolo Orientale le pecore sono circa 16.000 e 400 gli allevatori, che nel 1995 si sono riuni- ti nell’associazione “Osttiroler Lämmerring” al fine di ottenere migliori condizioni per la commercializzazio- ne degli agnelli prodotti in questa regione. Sono state la secolare tradizione nell’allevamento ovino e le conoscenze acquisite in questo campo a consentire la “nascita” dell’agnello di montagna del Tirolo Orientale. Questo agnello si distingue per l’eccellente qualità, dovuta all’incrocio tra la pecora alpina tirolese, la robusta “Tiroler Steinschaf” (pecora della roccia) e altre razze più specificamente destinate alla produzio- ne di carne (Texel, pecora dal naso nero, pecore meri- no, ma da dieci anni preferibilmente pecore Suffolk). Le femmine della pecora alpina e della pecora della
roccia sono state fatte accoppiare con i maschi delle altre razze, dando così origine a una discendenza sana e dalla crescita rapida. Questi incroci rappresentano un fondamentale fat- tore nel determinare l’eccellente qualità dei prodotti a base di carne di agnello del Tirolo Orientale. Le principali stagioni in cui nascono gli agnelli sono la primavera (da marzo a maggio) e l’autunno (da metà settembre a metà dicembre), ma si cerca di estendere a tutto l’anno il periodo di procreazione degli agnelli, per poter sempre rifornire il mercato. Nel Tirolo Orientale, gli agnelli e le loro madri sono lasciati liberi al pascolo da aprile a ottobre, per cui sono in ovile solo d’inverno. A volte è possibile che gli animali pascolino libera- mente anche d’inverno a seconda delle condizioni atmosferiche e dell’ubicazione dell’azienda zootecni- ca. L’allevamento in un ambiente naturale e la possibi- lità di pascolare liberamente per lunghi periodi favori- scono la crescita degli agnelli e li rendono più sani. La grande varietà di erbe e piante aromatiche delle zone alpine incide positivamente sulla produzione di latte della madre e quindi contribuisce alla crescita sana degli agnelli. La combinazione tra allevamento in condizioni naturali ed eccellente alimentazione è il principale fattore che contraddistingue l’agnello di montagna del Tirolo Orientale. L’agnello di montagna del Tirolo Orientale è un agnello giovane dalla carne particolarmente tenera e povera di grassi e dal gusto davvero unico. L’inconfondibile aroma delle sue tenere carni, dovu- to alla vegetazione selvatica locale di cui gli animali si cibano, è una vera prelibatezza per gli intenditori. Basti pensare a un profumato osso buco o a un bel cosciotto preparati con erbe aromatiche e serviti con un ottimo contorno! Se poi vi trovate nel Tirolo Orientale d’autunno, non perdetevi uno “Scheppsn Gungl”, dove vengono servi- ti prelibati piatti a base di carne di agnello e pecora e dove avrete la possibilità di vivere momenti sereni ed allegri in piacevole compagnia nelle locande della regione.
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L'agnello del Pinzgau > PINZGAU
L
’allevamento di ovini ha una lunga tradizione nel Salisburghese. La carne d’agnello del Salisbur- ghese è una specialità, viene da pecore giovani di un anno al massimo, allevate in piccole fattorie con erbe fresche, acqua pura di sorgente e crescono in modo naturale sulle montagne e nelle valli della regio- ne di Salisburgo. La carne d’agnello ha un appetitoso colore rosso chiaro ed è ricoperta da un leggero strato di grasso. È tenera, saporita ed ha fibre fini, per cui viene considerata una delizia culinaria. Un tempo il montone era consumato soprattutto in autunno arrostito come pranzo della domenica, oggi è sempre più utilizzata la carne di agnello nella cucina di tutti i giorni.
La pecora - Ricette > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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107
> ALTO ADIGE
La pecora
GULASCH DI PATATE E AGNELLO DELLA VAL PUSTERIA CON PISELLI FRESCHI INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto Quantità misura
STINCO DI AGNELLO 600
g
spalla o coscia di agnello
2,5
cl
olio d’oliva
1
n
cipolla tagliata a dadini
1
cl
concentrato di pomodoro
15
cl
vino bianco
1
l
brodo di agnello scuro o brodo di vitello
1
n
VSLFFKLR G¶DJOLR WULWDWR ¿QHPHQWH
1
g
erbe aromatiche tritate (timo, rosmarino, eventualmente menta)
1
n
foglia di alloro
20
g
amido di mais
400
g
patate piccole a pasta gialla FRPSDWWD 3XVWHUHU .LSÀHU sbucciate e divise a metà
1
n
VFDORJQR ¿QHPHQWH WULWDWR
200
g
piselli freschi sbucciati
20
g
burro sale, pepe
TEMPO DI PREPARAZIONE: 50 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 201 kcal 32,7 g grassi 32 g carboidrati 34,3 g proteine
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7DJOLDUH OD FDUQH D GDGLQL GL FLUFD FP H DURPDWL]- zarli con sale e pepe. Riscaldare l’olio d’oliva in una padella e rosolare i dadini di carne da tutti i lati. Aggiungere la cipolla e l’aglio e lasciarli stufare per qualche minuto. Aggiungere il concentrato di pomo- doro e continuare a rosolare il tutto aggiungendo un poco alla volta il vino bianco per diluire il fondo di cottura. Sfumare con il brodo di agnello e far sobbol- lire delicatamente. Dopo circa 20 minuti aggiungere le patate tagliate a metà e proseguire la cottura per altri 15 minuti; se necessario addensare incorporando un po’ di amido di mais precedentemente diluito. Insaporire con le erbe aromatiche e aromatizzare con sale e pepe. Cuocere i piselli sbucciati in acqua bollente salata per due minuti, quindi arrestare la cottura in acqua ghiacciata. Soffriggere lo scalogno tritato nel burro, aggiungere i piselli e servire con il gulasch di agnello e patate.
SUGGERIMENTO: Il piatto può essere servito direttamente in padella.
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Questo piatto tipico per le valli laterali dell'Alto Adige è assolutamente un piatto unico che a seconda dei ver- santi subisce nuove interpretazioni e viene preparato con erbe e verdure diverse. Soprattutto nella cucina casalinga più semplice con questi piatti è da sempre presente lo sforzo di impie- gare al meglio i tagli meno nobili dell'agnello.
AUTORE: Aichner Bernhard Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
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> ALTO ADIGE
La pecora
RAVIOLI DI AGNELLO DELLA VAL PUSTERIA CON CAVOLO CAPPUCCIO, SPECK E BURRO AL TIMO E POMODORO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PER LA PASTA 200
g
farina 00
100
g
farina di grando duro
2
n
uova
1,5
cl
olio di oliva
PER IL RIPIENO 2,5
cl
olio di oliva
3
n
VFDORJQL ¿QHPHQWH WULWDWL
50
g
carote tagliate a dadini
50
g
sedano rapa tagliato a dadini
1
spicchio d'aglio tritato
300
g
spalla d’agnello tagliata a dadini
10
g
concentrato di pomodoro
5
cl
vino bianco
10
cl
fondo di agnello o vitello
100
g
patate a cubetti
4
n
rametti di timo tritato
5
cl
panna
15
g
prezzemolo tritato
PER IL CAVOLO CAPPUCCIO (A PUNTA) 1,2
cl
olio di oliva
30
g
FLSROOD ¿QHPHQWH WULWDWD
50
g
Speck altoatesino tagliato a listarelle
300
g
cavolo cappuccio a punta
3
cl
vino bianco
8
cl
brodo sale e pepe
PER IL BURRO AL TIMO E POMODORO 50
g
burro
1
n
pomodoro pelato senza semi foglioline di timo
110
PREPARAZIONE
Prodotto
8QLUH HG LPSDVWDUH JOL LQJUHGLHQWL SHU OD SDVWD ILQR ad ottenere un impasto omogeneo e compatto. Per il ripieno far soffriggere in olio d’oliva gli scalogni tritati, l’aglio, le carote e il sedano. Salare e pepare la carne d’agnello, unirla al soffritto e aggiungere il concentrato di pomodoro. Sfumare col vino bianco e quindi versare il fondo d‘agnello. Aggiungere le patate a cubetti e stufare per 20-30 minuti a fuoco basso. Versare la panna e far addensare. Aggiusta- re di sale e lasciar raffreddare, quindi aggiungere timo e prezzemolo. Tirare con la sfogliatrice una sfoglia sottile e spen- nellarla con un po‘ di acqua o uovo. Con l’aiuto di un cucchiaio disporre tanti mucchietti regolari e distan- ziati del ripieno d’agnello. Stendere sopra una seconda sfoglia di pasta e premere intorno al ripie- no. Con uno stampino per ravioli tagliare i ravioli e disporli su uno strofinaccio infarinato. Eliminare il gambo e tagliare il cavolo cappuccio in rombi. Soffriggere la cipolla tritata e lo Speck a lista- relle nell’olio d‘oliva. Aggiungere il cavolo cappuccio e far stufare. Sfumare con vino bianco, aggiungere il brodo e far cuocere ancora per 5 minuti. Aggiusta- re di sale e pepe. Cuocere i ravioli in acqua bollente salata per circa 2 minuti. Fondere il burro e aggiun- gere il pomodoro tagliato a cubetti. Aggiungere infi- ne le foglioline di timo. Condire i ravioli con il cavolo cappuccio e il burro al timo e pomodoro.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 45 minuti DIFFICOLTÀ: media SUGGERIMENTI I ravioli possono essere tagliati in quadrati con una rotella tagliapasta. Inoltre si può aggiungere una spol- verata di pecorino grattugiato.
VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 162,9 kcal 25,6 g grassi 55,6 g carboidrati 32,5 g proteine
AUTORE: Aichner Bernhard Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
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> Â BELLUNO
La  pecora
COSCIA  D’AGNELLO  DELL’ALPAGO CON  FAGIOLI  "MAME"  INGREDIENTI  E  DOSI  PER  4  PERSONE    QuantitĂ Â
1000
g
coscia  d’agnello  dell’Alpago
300
g
fagioli  “mame�  dell’Alpago  secchi
4
n
cipolle  medie
4
n
carote  piccole
1
n
gambo  di  sedano
4
n
spicchi  d’aglio
2
n
foglie  d'alloro
50
cl
vino  bianco
30
cl
olio  extravergine  d’oliva
timo,  rosmarino,  salvia,  prezzemolo,  sale  e  pepe
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA La  carne   di  agnello  dell’Alpago  che  si  distingue  per  la  tenerezza  ma  al  contempo  compattezza,  si  sfalda  in  bocca,  donando  un  giusto  equilibrio  di  grasso-Âmagro,  sensazioni  che  non  sanno  mai  di  selvatico,  al  limite  di  erbe  aromatiche.  Gli  agnelli  migliori  sono  quelli  macel- lati  a  circa  due  mesi,  dopo  essere  stati  allattati  esclu- sivamente  dalla  madre  e  con  un  peso  da  vivi  di  18,  25  chilogrammi.  Tra  le  tante  e  diversificate  varietĂ Â di  fagioli,  che  com- pongono  il  panorama  varietale  bellunese,  nella  conca  dell’Alpago  si  evidenzia  un  particolare  legume  chia- mato  Mame  d’Alpago,  dalle  sicure  e  ferme  radici  sto- riche.  Le  principali  caratteristiche  di  questo  fagiolo  rampicante,  che  trovano  similaritĂ Â profonda  con  un’al- tra  varietĂ Â detta  Bonel  coltivata  nel  feltrino  occidenta- le,  sono  il  caratteristico  colore  biancastro-Ânocciola  chiaro  uniforme  e  la  forma  evidentemente  schiacciata  e  oblunga. Di  questa  tipologia  di  fagiolo,  ne  sono  particolarmente  riconosciuti   il   sapore   delicato   e   raffinato,  la  buccia  finissima,  l’elevata  e  spiccata  digeribilitĂ .
112
PREPARAZIONE
Unità  di  Prodotto  misura
‡ 'RSR DYHUOL WHQXWL LQ DPPROOR SHU XQD QRWWH SRUUH L fagioli  a  lessare  in  una  pentola  con  abbondante  acqua  e  una  carota,  una  cipolla,  l’aglio  e  l’alloro.   Nel  frattempo  disossare  la  coscia  tenendo  da  parte  le  ossa,  salare  e  pepare.  Tritare  le  erbe  aromatiche  assieme  ad  uno  spicchio  d’aglio  e  distribuire  ž  del  trito  sopra  la  carne.   Mondare  il  sedano  e  una  carota  e  disporre  quest’ul- tima  all’interno  della  costa  di  sedano;  avvolgere  il  tutto  nel  lardo  e  disporlo  all’interno  della  coscia.  Legatela  con  dello  spago  da  cucina.  Mondate  le  verdure  rimaste,  tagliatele  a  pezzettini  e  disponetele  in  una  teglia  da  forno  facendole  appassire  con  dell’olio  a  fuoco  basso;  adagiarvi  sopra  le  ossa.  Rosolare  in  una  casseruola  a  parte  la  coscia  in  olio  caldo  con  del  timo  e  sfumare  con  la  metà  del  vino;  trasferire  quindi  la  coscia  sopra  le  ossa  insieme  ai  liquidi  della  rosolatura  e  infornare  a  150  gradi.  Bagnare  di  tanto  in  tanto  con  il  vino  rimasto  allunga- to  con  un  po’  d’acqua.  A  cottura  ultimata  frullare  e  filtrare  il  fondo  di  cottura.  Far  saltare  i  fagioli  lessati  e  scolati  in  una  padella  con  uno  spicchio  d’aglio  e  un  po’  di  cipolla.  Scaloppare  la  coscia  e  irroratela  con  il  suo  fondo  di  cottura  accompagnandola  con  i  fagioli  e  il  restante  trito  di  erbe  aromatiche.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  90  minuti DIFFICOLTÀ:  alta VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  234   kcal    7,4   g   grassi  8,3  g   carboidrati    14,4  g   proteine
AUTORE:  Mauro  Cavalet Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto  Feltre
113
> Â BELLUNO
La  pecora
CARPACCIO Â DI Â CARNE Â DI Â PECORA Â DI Â LAMON Â AFFUMICATA Â CON Â TORTINO Â DI Â ZIGHER E Â INSALATA Â DI Â FUNGHI Â PORCINI Â INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
PREPARAZIONE
Unità  di  Prodotto  misura
25
cl
panna  fresca
200
g
Zigher  (formaggio  del  Comelico)
50
g
mascarpone
4
n
uova  (3  intere  e  un  tuorlo)
100
g
porcini  freschi
200
g
carne  di  pecora  di  Lamon affumicata
25
g
cipollotto
2,5
cl
olio  extravergine  d’oliva sale  e  pepe
‡ $PDOJDPDUH LQ XQD FLRWROD OR =LJKHU FRQ OD SDQQD LO mascarpone  e  le  uova,  unirvi  il  cipollotto  preceden- temente  tritato  e  fatto  appassire  con  un  po’  di  burro.  Aggiustare  di  sale  e  pepe.  Versare  il  composto  in  quattro  stampini  monoporzione  precedentemente  imburrati  e  porre  a  cuocere  in  forno  giĂ Â caldo  a  120  gradi  per  30  minuti.  ‡ Affettare  la  carne  di  pecora  a  fettine  sottili,  disporla  sul  piatto,  tagliare  i  porcini  crudi  a  fettine  e  condirli  in  una  terrina  con  sale  e  pepe  e  un  filo  d’olio  extraver- gine  d’oliva,  quindi  disporli  sul  piatto  di  fianco  alla  carne.  Completare  il  piatto  con  il  tortino  tolto  in  pre- cedenza  dal  forno  e  servire  tiepido.  Â
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  50  minuti DIFFICOLTÀ:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  256   kcal  19,4  g  grassi  1,3   g  carboidrati   13,3   g  proteine
AUTORE: Antonio  Cennamo Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto  Feltre
114
La  pecora  di  Lamon,  prende  il  nome  dall’omonimo  Comune  le  cui  genti  erano  tradizionalmente  dedite  alla  pastorizia  transumante,  anche  se  l’area  di  origine  e  diffusione  di  questa  razza  autoctona  comprende  buona  parte  del  territorio  orientale  del  feltrino.   Oggi  la  situazione  è  radicalmente  cambiata  e  a  causa  della  diminuita  importanza  economica  di  questo  allevamen- to,  nonchÊ  i  ripetuti  incroci  con  altre  razze,  la  Lamon  è  considerata  a  grave  rischio  di  estinzione,  contando  in  totale  non  oltre  300  capi  certificati.  La  destinazione  piÚ  interessante  è  rivolta  alla  produzione  di  carne,  in  par- ticolare  come  affumicata   che  prende  localmente  il  nome  di  carne  de  fea  afumegada,  già  riconosciuta  come  Prodotto  Agroalimentare  Tradizionale. Lo  Zigher  è  una  particolare  tipologia  di  formaggio,  tradizionale  di  buona  parte  dell’area  piÚ  settentrionale  delle  dolomiti  bellunesi,  dove  in  due  piccoli  caseifici  cooperativi,  la  Genzianella  di  Padola  di  Comelico  Superiore  e  la  Latteria  di  Livinallongo  del  Col  di  Lana  se  ne  mantiene  ancora  la  produzione.  Il  suo  particola- re  nome  sembra  essere  di  derivazione  celtica  o  piÚ  semplicemente  dal  tedesco  Ziege,  capra.
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> BELLUNO E L'ALTOPIANO DI ASIAGO
La pecora
CAVRETO DE S. MARCO CON PATATE FONDENTI E TARASSACO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto misura
1000
g
Capretto a pezzi
100
g
burro
20
cl
olio extra vergine d’oliva
100
g
carote
100
g
sedano di Rubbio
100
g
cipolla
50
cl
brodo vegetale
25
cl
vino bianco secco
800
g
patate di Rotzo di piccolo calibro
1000
g
tarassaco rosmarino, ginepro
&DYUHWR 3UHSDUDUH LO FDSUHWWR D SH]]L H IDUOR PDUL- nare per 12 ore in acqua, vino bianco, cipolla, gine- pro e rosmarino. Scolarlo e passarlo in padella a fuoco vivo eliminando la prima acqua. Tritare il sedano, le carote, le cipolle e far rosolare il capretto nell’olio d’oliva. Bagnare con vino bianco e lasciare evaporare. Mettere in forno a 180° girandolo spesso e aggiungendo qualche mestolo di brodo vegetale fino a raggiungere la cottura con un colore dorato. Patate fondenti: pelare le patate regolandone la dimensione; sbianchirle, successivamente passarle al forno con un filo d’olio d’oliva, rosmarino e sale. Tarassaco: pulire la verdura, lessarla, strizzarla e farla poi saltare in padella con un filo d’olio d’oliva, cipolla tritata e sale. Comporre il piatto con al centro il capretto, le patate a ventaglio, e presentare il tarassaco sotto forma di timballo.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 172 6,3 g 12,5 g 7,5 g
kcal grassi carboidrati proteine
AUTORE: Alessandro Dal Degan Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Bassano del Grappa
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Un tempo molto diffuso nella tradizione gastronomica vicentina, il capretto è oggi pressoché relegato ad un consumo stagionale, limitato al solo periodo primave- rile, che coincide con l’ottimale crescita dei capretti a fini alimentari. Si possono identificare due zone di maggior consumo della carne di capretto: l’Ovest vicentino contraddistinto dall’uso del capretto bianco di Gambellara (oggi oggetto di un progetto di recupero da parte della Provincia di Vicenza) e il territorio alto- pianese dove il capretto, tipicamente servito con polenta di mais, è legato alla festa di San Marco. Il capretto bianco di Gambellara è una varietà a manto bianco che viene utilizzata per la preparazione delle ricette tradizionali ad un’età massima di 10 settimane.
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> Â TIROLO Â ORIENTALE
La  pecora
AGNELLO Â COTTO Â NEL Â FIENO INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
1000
g
carne  di  agnello  (mista)
25
cl
vino  rosso
25
cl
panna
25
cl
brodo
50
g
odori
1
n
cipolla  grossa
3
n
spicchi  aglio
30
cl
olio  per  il  soffritto sale,  pepe,  senape
PDQFLDWH GL ÂżHQR GL PRQWDJQD
‡ 7DJOLDUH OD FDUQH LQ SLFFROH SRU]LRQL VDODUH H SHSD- re,  spalmare  di  senape  e  rosolare  nell’olio.  Mettere  i  pezzi  di  carne  in  una  casseruola  precedentemente  preparata  con  del  fieno.  Cospargere  con  aglio  trita- to;  soffriggere  brevemente  la  cipolla  e  gli  odori  fine- mente  tritati.  Stemperare  col  vino  rosso  e  con  un  po’  di  brodo  e  versare  in  una  casseruola. ‡ Far  cuocere  in  forno  preriscaldato  a  200°  circa  1  ora. ‡ Togliere  la  carne  di  agnello,  strizzare  il  fieno  e  se  necessario  filtrare  la  salsa  col  setaccio.  Aggiungere  la  panna  e  far  restringere.  Aggiustare  di  sale  e  pepe. ‡ Se  la  carne  viene  servita  nel  tegame,  si  deve  utiliz- zare  un  nuovo  mazzetto  di  fieno  su  cui  disporre  la  carne  nappata  con  la  salsa. Questo  piatto  può  essere  servito  con  patate  in  camicia  ripiene  di  crema  alle  erbe  e  con  lenticchie  alla  pancet- ta.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  80  minuti DIFFICOLTÀ:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  173,5   kcal    13,25   g   grassi  1,60  g   carboidrati    9,10  g   proteine
AUTRICE:  Anna  Holzer
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INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA La  carne  di  agnello  è  un  alimento  molto  sano  grazie  al  ridotto  contenuto  di  grassi.  Con  il  termine  carne  di  agnello  ci  si  riferisce  alla  carne  di  animali  macellati  ad  un’etĂ Â compresa  tra  3  e  6  mesi.  Si  tratta  di  una  carne  di  color  rosa  chiaro,  lievemente  venata  di  grasso,  tenera  e  a  fibra  sottile.  L’agnello  dovrebbe  essere  arrostito  a  fiamma  molto  vivace  e  per  breve  tempo  oppure,  se  si  vuole  preparare  un  arrosto,  a  basse  temperature,  altrimenti  si  perde  il  sapore  meraviglio- samente  caratteristico  dell’agnello.  Se  l’arrosto  d’a- gnello  deve  rimanere  rosa  all‘interno,  si  dovrebbe  raggiungere  una  temperatura  interna  di  circa  67  gradi.  Se  si  sceglie  la  cottura  alla  griglia,  l’agnello  deve  esse- re  cotto  ad  alta  temperatura  (220  gradi)  e  quanto  piĂš  velocemente  possibile.  Marinare  i  filetti  o  le  costolette  di  agnello  per  qualche  ora  (se  possibile  il  giorno  precedente),  in  modo  da  conferire  alla  carne  un  gusto  davvero  speciale.
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> TIROLO ORIENTALE
La pecora
OSSOBUCO DI AGNELLO CON POLENTA AI PEPERONI INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
STINCO DI AGNELLO 1000
g
stinco di agnello
200
g
scalogno
100
g
carote
100
g
sedano
2
n
spicchi d’aglio
50
cl
vino rosso
40
g
conserva di pomodoro
7,5
cl
aceto balsamico
50
cl
brodo di agnello
foglie di alloro, grani di pepe, timo, rosmarino
POLENTA AI PEPERONI 500
g
purè di peperoni
150
g
polenta
2,5
cl
olio d’oliva
30
g
parmigiano grattugiato
3UHSDUD]LRQH VWLQFR GL DJQHOOR Pulire lo scalogno, le carote e il sedano e tagliare il tutto a cubetti. Rosolare leggermente l’ossobuco di agnello nell’olio di oliva e poi togliere dal fuoco. Soffriggere la verdura con la conserva di pomodoro, stemperare con l’aceto balsamico, il vino rosso e il brodo di agnello. Unire l’ossobuco e cuocere a fuoco lento per circa mezzora. Togliere la carne e filtrare il fondo. Preparazione polenta ai peperoni: Scaldare il purè di peperoni. Incorporare la farina da polenta e far cuocere finché si rassoda. Versare in uno stampo e far raffreddare. Rimuovere dallo stam- po, tagliare a pezzi della larghezza di un dito e roso- larli nell’olio.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 90 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 94,81 kcal 8,97 g grassi 3,51 g carboidrati 4,82 g proteine
AUTORE: Ernst Moser e Hans Peter Sander con la seconda classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Lienz.
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Oggi le pecore sono allevate principalmente per utiliz- zarne la carne, soprattutto quella dei giovani agnelli, una vera specialità anche per i palati più fini. In precedenza le pecore venivano allevate nel Tirolo Orientale soprattutto per ricavarne lana. Nel 1950 un chilogrammo di lana aveva lo stesso valore di un chilo di lardo, di burro o di miele, oggi il valore di quest'ulti- mi si è moltiplicato mentre è crollato quello della lana.
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> PINZGAU
La pecora
AGNELLO ARROSTO CON PATATE AL FORNO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE
Quantità
PREPARAZIONE
Unità di Prodotto misura
600
g
cosciotto di agnello senza osso
2
cl
olio per rosolare
2
n
cipolle
250
g
ortaggi a radice (carote, barbabietole)
10
g
concentrato di pomodoro
12,5
cl
vino rosso
75
cl
brodo o acqua per bagnare
700
g
patate piccole (pelate)
600-700
g
sale,pepe,aglio, timo, rosmarino
5RVRODUH LQ XQD SDGHOOD LO FRVFLRWWR GL DJQHOOR FRQ l’olio. Brasare al forno con le cipolle e le radici per circa 60 - 75 minuti. Ogni tanto raccogliere il sugo che cola sul fondo e riversarlo sul pezzo di carne e bagnare con il brodo Dopo circa 40 minuti di cottura aggiungere le patate . Affettare l’arrosto e servire. Guarnire con timo e rosmarino. Contorno suggerito: cavolini di Bruxelles.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 120 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 571 kcal 32 g grassi 26 g carboidrati 31 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA AUTORE: Waltraud Galle Istituto commerciale per il turismo HBLW di Saalfelden
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Una volta la carne di pecora veniva usata per prepa- rare il tradizionale arrosto della domenica, soprattut- to in autunno; oggi, invece, la carne d’agnello è sem- pre più utilizzata.
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> Â PINZGAU
La  pecora
COSTOLETTE  D‘AGNELLO CON  CROSTA  DI  ERBE  E  PECORINO E  ROTOLO  DI  POLENTA  E  BIETOLA  INGREDIENTI  E  DOSI  PER  4  PERSONE  UnitĂ Â di    QuantitĂ Â misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
8
n
costolette  d’agnello
4
cl
olio  d’oliva
30
g
pepe, Â aglio, Â timo, Â rosmarino, Â salvia
10
cl
vino  rosso
10
cl
brodo  o  acqua
20
g
prezzemolo  (tritato)
20
g
foglie  di  rucola  (tritate)
10
g
timo  /  rosmarino  (tritati)
30
cl
olio  d’oliva
20 Â
cl
succo  di  limone
10
g
scorza  di  limone Â
2
n
fette  di  pane  a  cassetta
100
g
pecorino  (Feta)
‡ 3UHSDUDUH OD PDULQDWD GL ROLR H HUEH IDU PDULQDUH OH costolette  per  circa  1  ora. ‡ Poi  preparare  la  crosta  di  erbe  e  pecorino:  per  que- sto  tritare  nel  mixer  le  erbe,  la  rucola  con  olio  d’oliva,  succo  di  limone  e  pane  a  cassetta,  scorza  di  limone,  schiacciare  il  pecorino  e  mescolarlo  con  il  composto  di  erbe. ‡ Rosolare  le  costolette  a  fiamma  viva,  salare,  metter- le  in  una  pirofila,  coprire  con  carta  stagnola,  infor- narle  a  130°  -  140°  per  ca.  20  minuti. ‡ Sughetto:  deglassare  il  fondo  di  cottura  con  vino,  per  legare  aggiungere  un  po’  di  farina. ‡ Disporre  sopra  le  costolette  il  composto  ottenuto  in  precedenza,  gratinare  nella  salamandra  per  ca.  5  -  7  minuti. ‡ Guarnire  con  cipollotti  (stufare  o  cuocere  a  vapore) ‡ Contorno  suggerito:  rotolo  di  polenta  e  bietola
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  60  minuti DIFFICOLTÀ:  alta VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  459   kcal    31   g   grassi  8  g   carboidrati    29  g   proteine
AUTORE:  Waltraud  Galle
INFORMAZIONI Â SUI Â PRODOTTI Â E Â STORIA
Istituto  commerciale  per  il  turismo  HBLW di  Saalfelden
Le  costolette  d’agnello  si  prestano  molto  bene  alla  preparazione  di  piatti  di  alta  qualità ,  originali  e  leggeri.
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Il miele
S
Il miele > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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econdo i miti dell’Antica Grecia il miele - l’oro dolce - esiste da sempre. In effetti le api popo- lavano la terra già molto prima che arrivasse l’uomo. Il miele nutriva e recava beneficio ai figli degli dei, che a questo nettare dovevano la loro immortalità, saggezza e forza. Anche gli uomini della preistoria consideravano il miele un bene prezioso, essendo questo, fino a tempi non troppo lontani, l’unico dolcifi- cante disponibile. Già nell’antichità il miele era molto ricercato per le sue proprietà curative e persino Ippocrate lo utilizzava per far scendere la febbre o per medicare le ferite. Solo in tempi recenti, però, anche la scienza ha confermato gli effetti benefici del miele. Il miele è amato per il suo buon sapore e per i suoi effetti positivi contro il raffreddore. Ma quali sono le sostanze che lo rendono così spe- ciale? Il miele è composto soprattutto da zuccheri sempli- ci, come fruttosio e glucosio, e amidi, che danno ener- gia e permettono lo svolgimento di importanti funzioni del corpo umano. Contiene inoltre vitamine in tracce, sali minerali e oligoelementi. Si è potuta riscontrare la presenza di 120 diversi aromi naturali, che conferiscono al miele il suo gusto tipico, diverso per ogni tipo di pianta. Diver- si acidi organici e enzimi danno al miele un effetto antibatterico. In cucina il miele è utilizzato da sempre. Chi non ha presente il profumo di cannella e miele che si diffonde quando la mamma prepara i biscotti a Natale? Di sapore neutro o un po’ asprigno, di colore dorato oppure scuro, un cucchiaio di miele al giorno è il miglior rimedio contro il raffreddore e per rinforzare le nostre difese. Ed è ancora oggi uso comune in alcune valli alpine portare un vaso di miele quando si visitano gli amma- lati. La cristallizzazione del miele in vaso è un processo naturale ed è segno della sua genuinità.
Il tempo che il miele impiega a cristallizzare dipen- de principalmente dalla composizione del nettare, che può variare molto da pianta a pianta. Una volta cristallizzato il miele può essere reso nuovamente fluido semplicemente scaldandolo a bagnomaria. Non dovrebbe comunque essere riscal- dato al di sopra dei 40° C per non perdere i preziosi elementi in esso contenuti. Il miele deve essere conservato in confezione ben chiusa , per non fargli perdere il tipico aroma ed evita- re che assorba altri odori. Le varietà chiare di miele sono più dolci dello zuc- chero e se ne può perciò utilizzare una quantità mino- re rispetto alla quantità di zucchero solitamente impie- gata. Chi invece sceglie mieli scuri, meno dolci, deve, rispetto allo zucchero, utilizzarne quantità maggiori. Nel sostituire lo zucchero con il miele bisogna tene- re in considerazione il fatto che il miele è composto per circa il 20% da acqua. È quindi opportuno ridurre leggermente le dosi degli ingredienti liquidi nelle ricette. I fermenti del miele sono sensibili al calore. Nella preparazione di piatti caldi è pertanto consigliabile aggiungere il miele soltanto a fine cottura (per aggiu- stare il sapore). La trasformazione dal nettare al miele richiede l’in- stancabile lavoro delle api. Per riempire un vaso di miele sono necessari 10.000 viaggi di andata e ritorno dai fiori. I nostri antenati veneravano le api e anche noi dovremmo saper apprezzare questo prezioso alimen- to che la natura ci offre.
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Il miele di castagno > ALTO ADIGE
L
a varietà del paesaggio e le diverse condizioni climatiche delle nostra terra si rispecchiano anche nei prodotti locali. Il miele dell'Alto Adige si caratterizza per la molte- plicità dei suoi sapori. In Alto Adige ci sono ben 40.000 colonie d'api che raccolgono annualmente circa 600.000 kg di miele. Grazie alle condizioni climatiche dell´arco alpino e all´agricoltura in molti luoghi esten- siva, la raccolta di miele nella nostra terra risulta note- volmente inferiore rispetto ad altri paesi, tuttavia la varietà del miele altoatesino risulta molto varia. In Alto Adige si produce il miele millefiori, di rodo- dendro, di dente di leone e quello di bosco. Accanto ai gusti classici si possono trovare anche varietà di miele speciale, sono però prodotti in realtà locali e in quantità limitata. Una specialità della Val d´Isarco è il miele di castagno. È vero che il castagno è un albero che cresce in
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varie zone dell`Alto Adige, ma l´utilizzo in tali luoghi ha scarsa importanza al fine della produzione del miele. Stiamo parlando del castagno, importante per le api sia come nettare che come impollinatore. Nei tempi passati il castagno era un´importante pianta coltivata e veniva prodotta in grandi quantitá in veri e propri “boschi” che oggi sono per lo più selvatici. Il castagno fiorisce, a seconda dell'altitudine, da inizio giugno a fine giugno. In alcune zone dell´alto Adige risulta essere la principale fonte del miele. Se il fiore del castagno cade in conseguenza di intemperie, ne risente automaticamente anche la produzione del miele. Il miele di castagno ha un singolare sapore amaro, molto intenso e cremoso richiama un po’ il miele di bosco. Grazie al suo alto contenuto di frutto- sio rimane per lungo tempo in forma liquida. I consumatori italiani reputano il miele di castagno una specialitá della gastronomia.
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Il miele di Alta Montagna
"L'oro liquido"
> BELLUNO E L'ALTOPIANO DI ASIAGO
> TIROLO ORIENTALE
N
el bellunese l’allevamento delle api per la pro- duzione di miele ha testimonianze storiche remote, anche se in principio costituiva un’atti- vità del tutto famigliare, tecnicamente poco evoluta tanto che addirittura prevedeva l’uccisione delle fami- glie d’api per l’estrazione del miele. Bisogna attendere la fine dell’ottocento per assiste- re alla nascita di qualche forma associativa tra apicol- tori che diede qualche contributo al settore, ma in particolare solo dopo la seconda guerra mondiale con la diffusione delle nuove arnie Dadant-Blatt, l’attività di apicoltura divenne una attività zootecnica organizzata e remunerativa. La produzione del miele, in considerazione dell’otti- ma vocazionalità ambientale è diffusa in tutto il territo- rio provinciale con un nutrito numero di apicoltori, alcuni a livello prettamente famigliare e amatoriale, altri semiprofessionisti, mai però di grandi dimensioni. Quest’ultimi sono per lo più autonomamente orga- nizzati con propri locali di smielatura, praticano in maggioranza un’apicoltura stanziale, alcuni si dedica- no alla pratica del nomadismo e quasi tutti adottano sistemi di vendita diretta in azienda, negli eventi loca- li e nei piccoli negozi locali. L’associazione tra apicoltori di maggiore rilievo e che ha dato una svolta per l’ottenimento della Deno- minazione di Origine Protetta (DOP) Miele delle Dolo- miti Bellunesi è la Cooperativa Apidolomiti, che coor- dina servizi tecnici, tutela e valorizzazione. L’ape allevata localmente è l’Apis mellifera che deri- va da incroci naturali tra diverse razze apistiche (Ligu- stica e Carnica) ben adattate alle condizioni dell'am- biente montano alpino bellunese e capaci di buone rese di miele. Le produzioni di miele rispecchiano le specie pre- senti nel territorio e, dal punto di vista apistico, pollini- co e nettarifero, le più apprezzate sono l’acacia, il castagno, il tarassaco, il tiglio e il rododendro, caratte- ristico quest'ultimo soprattutto dei territori di alta quota. La tipologia Millefiori, nelle sue diversità stagionali e territoriali, viene prodotta con una grande varietà di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese.
130
Il territorio ad alta naturalità della provincia di Bellu- no, favorisce la produzione di un miele garantito per qualità e salubrità. Il miele è un vero e proprio alimen- to ad alto valore nutritivo, facilmente digeribile e assi- milabile, è ricco di fruttosio, glucosio, acqua, nonché importantissimi acidi organici, sali minerali e enzimi importantissimi per l’uomo. I Mieli dell’Altopiano di Asiago sono prodotti da decenni in questa caratteristica località vicentina e comprendono il miele di tarassaco, il miele dei fiori di fieno-millefiori di Asiago e il miele di alta montagna. La fioritura di tarassaco è la più importante e signi- ficativa che si presta alla raccolta di nettare da parte delle api. Ha profumo intenso e colore giallo-oro come il fiore da cui proviene; cristallizza facilmente. A questa segue la produzione del miele Millefiori ricavato dagli innumerevoli fiorellini di fieno; è un miele delicato, dal gusto rotondo e dal colore ambrato. Il miele di Alta Montagna, contenendo anche una percentuale di melata di abete, è più scuro, più inten- so di sapore ed è l’ultima produzione stagionale sull’altopiano; è un miele molto pregiato.
S
econdo la tradizione, per lungo tempo il miele è stato l’unico dolcificante a disposizione degli uomini e quindi, nelle epoche passate, quasi ogni fattoria tirolese disponeva di un’arnia. Il cosiddet- to oro liquido era molto ricercato, in quanto pochi potevano permettersi di acquistare lo zucchero. Si iniziò quindi a costruire casette, strutture in legno o paglia per ospitare gli alveari, oggi quasi scomparse. Dapprima tali arnie venivano realizzate e mantenute per il solo consumo personale, ma nel tempo l’apicol- tura divenne un’attività redditizia. L’apicoltore conduce le sue api a vari tipi di polline perché producano il miele in base alle stagioni, e ciò fa sì che si ottengano varie specialità quali il miele di rododendro o il miele d’abete. Il Tirolo Orientale è un vero e proprio paradiso per gli amanti del miele, in quanto dispone di estese aree boschive, prati lussureggianti, alpeggi e alte monta- gne. In questo straordinario mondo vegetale, le api trovano nettare in abbondanza per produrre miele in quantità. A seconda della zona di produzione, il miele del Tirolo Orientale cambia sapore e colore. L’ape domestica è fortemente influenzata dalla natura. Il clima regionale, la flora e la fauna, oltre che il raggio d’azione dello sciame, determinano il destino di tutto l’alveare. Il riscaldamento climatico crea qual- che problema alle api. Il problema è che a causa del cambiamento climatico molte piante fioriscono in anti- cipo e gli sciami non riescono ad adattarsi a tali modi- ficazioni e quindi “si perdono” la primavera. Inoltre, l’apicoltore continua a interferire nella vita delle api, da un lato per ottimizzare la produzione del miele, dall’altro per supportare e favorire lo sviluppo delle api. In questo modo apicoltori e api contribuisco- no in maniera fondamentale al ciclo naturale. Einstein disse: “Quando le api scompariranno all’uomo resteranno solo quattro anni di vita”. Può darsi che la sua teoria sia corretta. Basti pensare all’importanza delle api nel regolare i cicli della natura: infatti, da oltre 60 milioni di anni esse sono responsabili dell’impollinazione di circa l’80% delle piante da impollinare. Se non lo facessero, gli alberi da frutto non fareb- bero frutti e molti fiori non fiorirebbero.
Perciò gli scienziati studiano costantemente la vita delle api e la loro evoluzione in quest‘epoca di cam- biamenti climatici. Ma cosa si può fare con il miele? Oltre al suo impiego tradizionale, che consiste nello spalmarlo sul pane, dal cosiddetto oro liquido si pos- sono ottenere molti altri prodotti: candele di cera d’api, propoli, creme e saponi sono prodotti molto apprezza- ti. Ma il miele sa solleticare con la sua dolcezza persi- no i palati più fini. Il miele è disponibile in infinite varianti, tra cui miele di melata, d’acacia, cremoso o di nettare. Qui nel Tirolo Orientale abbiamo creato vere e proprie specialità come il miele di rododendro o il miele di bosco, ai quali sono attribuite particolari pro- prietà benefiche per la salute. Molte pietanze possono essere affinate con il miele: il miele non è ottimo solo spalmato sul pane o sciolto nel tè; oltre ai tanti des- sert, con il miele si possono realizzare antipasti e portate principali davvero prelibati. Ad esempio nella cucina asiatica, che coniuga in maniera eccellente dolcezza e sapidità, il miele è un ingrediente ideale. Provate a personalizzare il condimento per le insalate con un po’ di miele oppure conferite una nota di dol- cezza a una porzione di formaggio caprino. Anche i piatti di carne, come la sella di agnello o le costolette, diventano ancora più gustose se guarnite con un po’ di miele e poi passate al forno. Speriamo così di avervi fatto venire voglia di miele: provatelo!
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L'Apis mellifera carnica > PINZGAU
S
e non ci fossero le api… la magia del miele. In miglaia di anni l’uomo non è riuscito a toglie- re alle api la loro libertà. Nonostante la cura e l’allevamento dell’apicoltore, l’ape è sempre rimasta un animale selvatico. Solo le api sono in grado di rac- cogliere i prodotti più importanti per l'uomo e di met- terli a sua disposizione. Cominciando dal miele, pas- sando per la propoli, la pappa reale, e soprattutto il polline così prezioso l’ape ci regala tutte queste sostanze che sono importanti per l’organismo umano. L’ape nostrana è l’Apis mellifera carnica, chiamata dagli apicoltori semplicemente Carnica. Molti apicolto- ri la considerano come la migliore razza d’api. E infatti, con la loro diligenza nel fare la raccolta, la proverbiale gentilezza, il loro forte senso di orienta-
mento e la loro resistenza al clima invernale fanno sì che questa affermazione corrisponda al vero. Grazie all’organizzazione dell’agricoltura in Pinzgau, al ridotto uso di prodotti chimici e all’elevata percen- tuale di aziende biologiche è possibile portare sul mercato prodotti senza sostanze chimiche. Nella regione del Pinzgau ci sono circa 5000 colonie di api curate da 400 apicoltori. Gli apicoltori sono organizzati in gruppi locali che gli garantiscono una formazione continua. Un apicol- tore ha in media dodici colonie con cui si garantisce un’impollinazione decentrata. I prodotti delle api nostrane non sono soltanto un vero piacere, ma anche sono considerati una fonte di energia per il corpo, per lo spirito e per l’anima.
Il miele - Ricette > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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> ALTO ADIGE
Il miele
SORBETTO DI MIELE MILLEFIORI ALTOATESINO INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
FRUTTI DI BOSCO MARINATI
3UHSDUD]LRQH 6RUEHWWR DO PLHOH PLOOHILRUL Portare brevemente a bollore l’acqua con il miele e una presa di sale; lasciare raffreddare. Aggiungere il succo di arancia e limone e fare congelare il compo- sto nella gelatiera. Incorporare l’albume a neve poco prima che la massa si solidifichi. Preparazione Gelatina di miele d´acacia: Ammorbidire la gelatina in acqua fredda. Portare brevemente a bollore l’acqua con il miele e il baccel- lo di vaniglia. Mescolare con la gelatina ammorbidi- ta. Versare il composto su una superficie piana rivestita di pellicola trasparente e mettere in frigo per circa due ore. Consiglio: La gelatina può essere tagliata a cubetti di dimensioni a piacere. Preparazione Cialde al sesamo: Mescolare tutti gli ingredienti tranne il sesamo fino a ottenere una pastella liscia e fare refrigerare per circa quindici minuti. Distribuire l’impasto su carta da forno con un pennello da cucina e cospargere con il sesamo. Cuocere le cialde a 200° C per circa 4 minuti. Preparazione Frutti di bosco marinati : Lavare e pulire con delicatezza i frutti di bosco e asciugare su carta da cucina. Marinarli con il succo di limone e lo zucchero a velo.
200 g frutti di bosco misti (mirtilli neri, ribes rosso e bianco, lamponi, more, bacche selvatiche)
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
SORBETTO DI MIELE MILLEFIORI 17
cl
acqua
75
g
PLHOH PLOOH¿RUL WLUROHVH
125
g
succo d’arancia fresca succo di mezzo limone
3
g
sale
1
n
albume d’uovo montato
GELATINA DI MIELE D’ACACIA 60
g
miele d’acacia altoatesino
17,5
cl
acqua
¼ 3
baccello di vaniglia fogli
gelatina
CIALDE AL SESAMO 50
g
farina di frumento
30
g
amido di frumento
3
cl
acqua
1
n
uovo intero
10
g
sesamo nero
30
g
zucchero a velo succo di mezzo limone
TEMPO DI PREPARAZIONE: 180 minuti DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 282 kcal 3 g grassi 36,7 g carboidrati 35,1 g proteine
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Il miele millefiori a seconda della zona di raccolta si differenzia molto nella composizione e nel gusto. Nell'impiegarlo in cucina non si dovrebbero mai supe- rare i 40 gradi, altrimenti il tipico sapore del miele scompare. Le preparazioni più adatte al ricco aroma del miele sono proprio quelle della pasticceria come gelati, semifreddi e crema.
AUTORE: Seeber Alexander Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
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> Â ALTO Â ADIGE
Il  miele
TORTINE Â DI Â MIELE Â FINISSIMO Â ALTOATESINO Â Â SU Â RAGĂ™ Â DI Â PERE Â COTOGNE E Â LAMPONI Â FRESCHI INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
PER Â LE Â TORTINE 70
g
farina
60
g
mandorle  pelate  e  WULWDWH ¿QHPHQWH
10
g
lievito  in  polvere
5
g
Cannella
70
g
burro
1
n
uovo  intero
60
g
miele
20
g
zucchero scorza  di  1  limone  grattugiata
40
g
mela  grattugiata
0,3
cl
grappa  Williams
‡ 0HVFRODUH EHQH OD IDULQD OH PDQGRUOH H LO OLHYLWR Lavorare  il  burro  ammorbidito  a  crema  e  incorporare  il  tuorlo  d’uovo,  la  scorza  di  limone  e  il  miele.  ‡ Sbattere  brevemente  la  chiara  d’uovo,  quindi  mon- tarlo  a  neve  solida  con  lo  zucchero.  ‡ Mescolare  il  composto  di  farina,  il  burro  lavorato  a  crema,  le  mele  grattugiate  e  la  grappa;  incorporare  delicatamente  le  chiare  montate  a  neve.  ‡ Ungere  con  il  burro  degli  stampini  da  tortini,  cospar- gerli  di  pangrattato  e  riempirli  di  impasto.  ‡ Cuocere  nel  forno  preriscaldato  a  160  gradi  per  circa   14  -  16  minuti. ‡ Stufare  i  dadini  di  pera  cotogna  con  lo  zucchero  e  il  succo  di  limone,  se  necessario  aggiungendo  dell’ac- qua.  ‡ Disporre  i  tortini  sul  ragÚ  di  pere,  decorare  con  i  lamponi,  la  menta  e  cospargere  di  zucchero  a  velo.
PER Â LA Â GUARNIZIONE: Â 200
g
pere  cotogne  a  dadini
2
cl
succo  di  limone
60
g
zucchero
150
g
lamponi  freschi Â
5
g
zucchero  a  velo
4
n
rametti  di  menta  per  decorare
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  35  minuti DIFFICOLTÀ:  facile VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  228   kcal    20,7   g   grassi  56,5  g   carboidrati    6,2   g   proteine
INFORMAZIONI Â SUI Â PRODOTTI Â E Â STORIA
AUTORE: Gartner  Konrad-ÂJosef Centro  di  formazione  professionale  Brunico Scuola  professionale  -  Scuola  alberghiera
136
La  combinazione  del  miele  millefiori  con  noci,  mandor- le  e  mele  è  da  sempre  l'ideale  per  una  pasticceria  saporita  e  particolare  -  pensiamo  solo  alla  varietà  di  quella  natalizia.  In  ogni  caso  l'importante  è  non  riscal- dare  troppo  il  miele  nella  preparazione,  altrimenti  i  suoi  tipici  aromi  vengono  sopraffatti  da  quelli  delle  noci  e  delle  mandorle.
137
> Â BELLUNO Â E Â L'ALTOPIANO Â DI Â ASIAGO
Il  miele
TORTA Â DI Â RICOTTA CON Â MIELE Â DI Â TARASSACO INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PREPARAZIONE
Prodotto Â
PER Â LE Â TORTINE 80
g
farina  bianca
250
g
ricotta
10
g
lievito  per  dolci
70
g
miele  di  tarassaco
1
n
uovo  intero
50
g
uvetta sale
‡ 8QLUH LO WXRUOR GÂśXRYR FRQ LO PLHOH PRQWDUH H DJJLXQ- gere  la  ricotta,  la  farina  e  il  lievito.   Mescolare  fino  ad  ottenere  un  impasto  liscio  e  omo- geneo  (se  serve  aggiungere  un  po’  di  latte).   Unire  l’uvetta  precedentemente  ammollata.   Da  ultimo  incorporare  l’albume  montato  a  neve.   Stendere  l’impasto  in  uno  stampo  circolare  antiade- rente  e  cuocere  in  forno  a  170°  per  circa  45  minuti.   Cospargere  con  zucchero  a  velo ‡ Decorazione  del  piatto:  accompagnare  la  fetta  di  dolce  con   miele  caldo Â
zucchero  a  velo
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  70  minuti DIFFICOLTÀ:  facile VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  250   kcal    20   g   grassi  70  g   carboidrati    8   g   proteine
AUTORE: Alessandro  Dal  Degan Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto Bassano  del  Grappa
138
La  ricotta,  puĂŹna  in  dialetto  veneto,  è  da  sempre  utiliz- zata  nell’alimentazione  locale.  Sottoprodotto  della  lavorazione  del  formaggio,  da  sempre  è  stata  sinoni- mo  di  alimentazione  povera,  pur  apportando  un  note- vole  contenuto  proteico  in  assenza  o  quasi  di  grassi.  Il  formaggio  prodotto  dal  casaro  era  destinato  quasi  esclusivamente  alla  vendita  e  la  puina  costituiva  alle  volte  l’unico  prodotto  trasformato  del  latte  presente  nell’alimentazione  delle  genti  di  montagna. Il  miele,  antisettico  naturale,  entra  come  ingrediente  nella  ricetta  con  una  delle  sue  varietĂ Â piĂš  pregiate:  quello  di  tarassaco,  pissacĂ n  in  dialetto  vicentino,  pro- dotto  quasi  esclusivamente  nelle  regioni  del  nord  Italia  e  raramente  in  purezza.  Le  caratteristiche  di  questo  miele  sono  la  rapida  cristallizzazione,  dovuta  all'alto  contenuto  di  glucosio,  l'odore  penetrante,  quasi  ammo- niacale:  lo  stesso  odore  del  fiore  con  intensitĂ Â maggio- re.  Ha  proprietĂ Â diuretiche  e  depurative.  Gli  ingredien- ti  utilizzati  fanno  di  questo  dolce  un  caratteristico  pro- dotto  della  cucina  “poveraâ€?:  che  si  può  trovare,  in  qualunque  casa  di  campagna  o  di  montagna.
139
> Â BELLUNO
Il  miele
SEMIFREDDO Â AL Â MIELE Â DI Â ACACIA CON Â NOCI Â FELTRINE Â CARAMELLATE INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
PER Â LE Â TORTINE 60
cl
panna Â
400
g
ricotta
250
g
miele  d’acacia
10
g
colla  di  pesce
100
g
noci  feltrine  sgusciate
200
g
zucchero
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA Il  miele  di  acacia  presenta  un  colore  chiaro  trasparen- te  tendente  al  giallo  paglierino,  una  consistenza  gene- ralmente  liquida,  talvolta  leggermente  cristallizzato  anche  se  mai  completamente.   Ha  un  profumo  tenue  floreale  proprio  della  robinia,  un  sapore  molto  dolce,  di  confetto,  delicato  e  vellutato.  Proprio  per  la  sua  consi- stenza  quasi  sempre  liquida  e  per  l’assenza  di  sapori  marcati,  per  il  suo  elevato  potere  dolcificante  è  uno  dei  mieli  piĂš  conosciuti  e  apprezzati  da  un  largo  pubblico. Â Ăˆ  una  delle  sei  tipologie  di  miele  tutelate  dalla  Deno- minazione  di  Origine  Protetta  (DOP)  Miele  delle  Dolo- miti  Bellunesi,  prodotto  dai  numerosi  apicoltori  bellu- nesi  riuniti  nell’Associazione  Apidolomiti.   La  pianta  di  riferimento  visitata  dalle  api  per  raccogliere  il  nettare  e  produrre  questo  miele  monofloreale  è  la  Robinia  pseudoacacia,  piĂš  nota  come  Acacia,  ben  distribuita  nell’ampia  Val  Belluna  entro  i  1000  metri  di  altezza,  ove  si  verificano  tra  aprile  e  maggio,  anni  di  eccellenti  e  quasi  regolari  fioriture.  La  noce   Feltrina  ha  una  forma  rotonda-Âovoidale,  un  guscio  chiaro,  con  minime  rugositĂ ,  pressochĂŠ  privo  delle  due  “valve  alariâ€?  di  chiusura  e  molto  sottile  tanto  da  rompersi  con  la  sola  pressione  delle  dita.  Il  gheriglio  che  occupa  gran  parte  del  guscio  determina  una  elevata  resa  in  sgusciato.  La  dolcezza  del  gheriglio  e  la  sua  rotonditĂ Â di  gusto  ne  giustificano  il  grande  apprezzamento.
140
PREPARAZIONE
Prodotto Â
‡ 0HVFRODUH OD ULFRWWD H J GL PLHOH PRQWDUH FO di  panna  e  metterla  in  frigorifero.  Scaldare  10  cl  di  panna  e  sciogliervi  la  colla  di  pesce.  Lasciar  raffred- dare  ed  aggiungere  la  panna  montata  e  il  composto  di  ricotta  e  miele.  Mescolare  delicatamente  e  mette- re  l’impasto  in  uno  stampo  o  in  delle  coppette  singo- le  e  porre  in  congelatore  per  due  ore  circa.  Nel  frat- tempo  far  caramellare  lo  zucchero,  immergervi  i  gherigli  tagliati  a  metà ,  far  aderire  bene  lo  zucchero  quindi  togliere  le  noci  con  una  pinza  da  cucina  e  immergerle  in  una  terrina  d’acqua  gelata.  Prendere  dal  congelatore  il  semifreddo,  toglierlo  dallo  stampo  e  disporlo  su  un  piatto  con  le  noci  caramellate  e  guarnire  con  il  miele  d’acacia  rimasto.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  60  minuti +  120  minuti  in  congelatore
DIFFICOLTÀ:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  296,3   kcal    20,6   g   grassi  28,2  g   carboidrati    4,2   g   proteine
AUTORE: Alessandro  Tison Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto  Feltre
141
> BELLUNO
Il miele
GELATO AL CAFFÈ D’ORZO CON SALSA AL VINO ROSSO DELLE DOLOMITI IGT E MIELE MILLEFIORI DOP INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
18
cl
latte intero
200
g
zucchero
2
n
tuorlo d’uovo
22
cl
panna fresca
20
cl
caffe d’orzo ristretto
PER LA SALSA AL VINO ROSSO
50
cl
vino rosso delle Dolomiti IGT
150
g
PLHOH PLOOH¿RUL
/DYRUDUH L WXRUOL FRQ OR ]XFFKHUR H DJJLXQJHUH LO ODWWH scaldato, porre sul fuoco a cuocere senza far bollire. Spegnere, aggiungere il caffè d’orzo e far raffredda- re. Montare la panna e aggiungere il composto al caffè, versarlo nella gelatiera e lasciarlo mantecare il tempo necessario. Per la salsa, mettere a bollire il vino fino a che si riduce della metà, togliere dal fuoco e aggiungere il miele mescolando delicatamente il tempo necessa- rio ad ottenere un liquido uniforme. Disporre il gelato in una cialda di wafer o di ciocco- lato irrorandolo con la salsa lasciata raffreddare.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 40 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 144,2 kcal 6 g grassi 22,2 g carboidrati 1,1 g proteine
AUTORE: Alessandro Tison Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Feltre
142
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Il miele più diffuso nel territorio bellunese è di prove- nienza multifloreale, dunque il cosiddetto miele mille- fiori nasce da una grandissima varietà di fioriture ognuna caratteristica dell’anno, della stagione e della zona ove le api hanno operato. Vi sono mieli millefiori di fondovalle più precoci, delicati e con sapori poco pronunciati, che rivelano una preponderanza di piante da frutto, lampone selvatico, fiori di prato e del taras- saco con gusto più deciso, come vi sono i mieli estivi di montagna più scuri, aromatici dal gusto più intenso derivanti dal timo, rododendro e trifoglio. Il caffè d’orzo, che potremo meglio definire bevanda a base di orzo tostato e macinato, un tempo scelta obbligata, oggi è diventato una delle bevande calde o fredde più gradite, non solo per coloro che non posso- no assumere caffeina, ma anche da chi ne apprezza le qualità tonificanti e digestive, nonché l’inaspettata gustosità e aroma.
143
> TIROLO ORIENTALE
Il miele
DOLCE “BIENENSTICH” INGREDIENTI E DOSI PER 6 PERSONE Quantità
Unità di misura
250
g
farina
15
g
lievito di birra
25
cl
latte
65
g
zucchero
65
g
burro
1
PREPARAZIONE
Prodotto
uovo sale
GUARNIZIONE 125
g
miele
100
g
burro
125
g
scaglie di mandorle o noci
50
cl
latte
100
g
zucchero o miele
150
g
preparato per budino alla vaniglia
200
g
burro
RIPIENO
rum
9HUVDUH OD IDULQD LQ XQD FLRWROD H IRUPDUH XQD IRQWD- na al centro. Sbriciolarvi il lievito e aggiungere 1 cucchiaino di zucchero, una parte (circa 6 cl) del latte e impastare per formare un panetto. Lasciar lievitare 15 minuti in luogo caldo. Aggiungere latte, zucchero, burro, sale e l’uovo e mescolare finché l’impasto si stacca dalla ciotola. Lasciar nuovamen- te lievitare coperto per altri 20 minuti. Versare l’im- pasto in uno stampo a cerniera imburrato. Per la guarnizione cuocere il miele con il burro e le scaglie di mandorle o le noci e lasciar raffreddare, spalmare il composto sull’impasto e lasciar lievitare altri 20 minuti. Cuocere 25-30 minuti in forno preri- scaldato a 200° e far raffreddare. Per la crema alla vaniglia: preparare il budino e aggiungere lo zucchero (oppu- re miele) finché il budino è ancora bollente. Lasciar raffreddare continuando a mescolare perché non si formi una pellicola. Lavorare il burro a crema, aggiungere il rum. Aggiungere il budino freddo a cucchiaiate mescolando delicatamente. Tagliare la torta fredda in due parti in senso orizzon- tale e farcirla con la crema alla vaniglia.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 90 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 320,48 kcal 21,60 g grassi 25,64 g carboidrati 4,31 g proteine
AUTRICE: Anna Holzer
144
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Il miele è un alimento assolutamente naturale al quale per legge non si possono aggiungere altre sostanze. È composto da fruttosio e glucosio, vitamine diverse, aminoacidi e minerali. Affinché il miele non perda le sostanze aromatiche e gli enzimi che lo caratterizza- no, non dovrebbe essere riscaldato a una temperatura superiore 40 gradi. È ideale per addolcire bevande, salse, dessert, ecc.
145
> TIROLO ORIENTALE
Il miele
PARFAIT DI MIELE DI BOSCO CON NOCI E CIALDE DI SEMI DI ZUCCA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
PARFAIT 6
n
tuorli d’uovo
150
g
miele
500
g
panna da montare
2
cl
Martini bianco
35
g
zucchero
40
g
semi di zucca
20
g
noci sgusciate
GUARNIZIONE
CIALDE DI SEMI DI ZUCCA 100
g
zucchero
40
g
semi di zucca
40
g
farina
40
g
burro
20
g
miele
2
cl
succo d’arancia
3UHSDUD]LRQH SDUIDLW Montare la panna a neve ben ferma. Sciogliere i tuorli, il miele e il Martini a bagnomaria fino a ottenere un composto spumoso, poi mettere in acqua fredda e sbattere a freddo. Incorporare delicatamente la panna montata. Distribuire negli stampini e surgelare. Preparazione cialde di semi di zucca: Tritare grossolanamente i semi di zucca, unire gli altri ingredienti e mescolare. Spalmare il composto a listarelle su una placca da forno e cuocere breve- mente a 160 °C. Preparazione semi di zucca caramellati: Sciogliere lo zucchero in una padella, aggiungere i semi di zucca e tostare leggermente. Lasciar raffreddare e spezzettare grossolanamente. Rovesciare il parfait e servire con i semi di zucca caramellati, le noci e le cialde di semi di zucca.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 45 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 320,99 kcal 26,55 g grassi 22,70 g carboidrati 3,06 g proteine
AUTORE: Ernst Moser e Hans Peter Sander con la seconda classe dell’Istituto Professionale Alberghiero di Lienz.
146
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Per moltissimo tempo il miele è stato l’unico dolcifi- cante a disposizione degli uomini. Nelle epoche pas- sate, quindi, quasi ogni fattoria disponeva di un’arnia. Lo zucchero di canna è stato introdotto in Europa solo nel tardo Medioevo diventando, a causa del suo prez- zo spaventosamente elevato, un bene di lusso che solo i nobili potevano permettersi. Solo nel XIX secolo si è riusciti a ricavare lo zucchero dalle barbabietole. Da qui in poi lo zucchero ha iniziato la sua marcia trionfale, sostituendo gradualmente il miele nel dolcifi- care bevande e pietanze.
147
> PINZGAU
Il miele
PURÉ. BACHLKOCH INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
100
cl
latte
80
g
farina
20
g
burro
15
g
miele
3
g
sale
0HVFRODUH OD IDULQD FRQ LO ODWWH H LO VDOH H IDU EROOLUH LO tutto mescolando continuamente a fuoco basso. Lasciar riposare la pappa per alcuni minuti. Sciogliere il burro e il miele e versarlo sulla pappa. Era usanza accompagnare questo piatto con un bic- chiere di latte.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 135,42 Kcal 8,53 g grasso 11,24 g carboidrati 3,46 g proteine
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA
AUTRICE: Mathilde Höller Scuola professionale per economia domestica Bruck
148
Il “Bachlkoch“ si mangia il giorno di “Bachltag”, cioè, il 24 dicembre. Nella regione del Pinzgau il 24 dicembre è un giorno di digiuno e non si consuma carne. Appena dopo la Messa di Natale, per riscaldarsi, si mangia una zuppa di manzo arricchita con salsicce e tagliolini.
149
> PINZGAU
Il miele
ASPIC AL MIELE E AL LATTICELLO SU UN RAGOUT DI FRUTTI DI BOSCO CON MIELE IN FAVO INGREDIENTI E DOSI Quantità
Unità di misura
Prodotto
50
cl
latticello
25
cl
panna montata
100
g
zucchero a velo
8
n
fogli di gelatina
1
n
limone, succo e buccia grattugiata
PER IL RAGOUT DI FRUTTI DI BOSCO 50
g
zucchero
250
g
frutti di bosco
12,5
cl
vino bianco
40
g
maizena
PER IL MIELE IN FAVO 60
g
burro
30
g
miele
2
cl
acqua
75
g
zucchero a velo
35
g
farina
VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: Aspic al miele 133,70 kcal 6,09 g grassi 11,52 g carboidrati 2,00 g proteine Miele in favo 479 kcal 25,11 g grassi 61,28 g carboidrati 2,00 g proteine
AUTRICE: Christine Rußegger Scuola professionale per economia domestica Bruck
150
PREPARAZIONE Aspic al latticello Far sciogliere la gelatina e versare un po’ di latticel- lo. Quando la gelatina sarà pronta versare il resto del latticello e unire bene. Aggiungere lo zucchero e il succo e la buccia del limone e mescolare il tutto con la panna montata. Versare questo liquido in uno stampo per terrine foderato con pellicola e conservare in un luogo fre- sco. Ragout di frutti di bosco Far dorare lo zucchero, quando sarà dorato e liquido versare delicatamente il vino bianco e mescolare con maizena. Aggiungere i frutti di bosco e mescolare il tutto fino ad ottenere una salsa. Miele in favo Sciogliere il burro e il miele aggiungendo l'acqua un po' alla volta. Unire la farina e lo zucchero e con un setaccio versarli lentamente sul miele mescolando bene. Lasciare raffreddare l'impasto. Quando l’impasto di miele sarà freddo formare delle palline, metterle su una teglia e cuocerle in forno a 200° C. Modellarle e lasciar raffreddare. Si accompagna al Trockenbeerenauslese, un vino dolce prodotto con uva raccolta durante forti gelate.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 15 minuti + 120 minuti in frigorifero
DIFFICOLTÀ: media
151
Il grano saraceno > ALTO ADIGE
I
Prodotti regionali > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
152
l grano saraceno o “polenta nera”, come viene chia- mato nell’arco alpino, è un’antica pianta da coltiva- zione dell’agricoltura alpina. Grazie al breve perio- do di vegetazione e alle limitate esigenze per quanto riguarda clima e terreno, questa pianta sembra creata apposta per le difficili condizioni delle valli alpine. Il luogo d’origine del grano saraceno è la Cina, da dove venne portato in Russia e in Europa nel corso del Medioevo dai Mongoli. Già all’inizio del XX secolo il grano saraceno era molto diffuso nell’Europa centra- le e meridionale, soprattutto su terreni leggeri. Negli ultimi anni la sua coltivazione è diminuita parallela- mente a quella dei cereali in generale. Viene coltivato ancora in alcune valli dell’Alto Adige, del Tirolo Orien- tale e della Stiria. Continua invece a rivestire una certa importanza nei paesi balcanici. Sebbene il grano saraceno sia utilizzato per produr- re farina o come pianta da foraggio al pari della sega- le o del frumento, è uno dei pochi cereali a non esse- re imparentato con altre graminacee, appartenendo invece alla famiglia delle Polygonaceae. Si tratta di piante annuali che crescono molto velocemente e con un periodo di vegetazione di 2-3 mesi. Per questo motivo il grano saraceno viene tradizionalmente colti- vato dopo gli altri cereali a partire da metà luglio. Le piante sono molto sensibili al freddo e può accadere che i chicchi non riescano a maturare in tempo. I tem- porali di fine estate e le prime gelate autunnali spesso causano la perdita del raccolto. Verso fine estate i fiori, molto profumati e con una colorazione bianco-rosata, attirano moltissime api. La fioritura dura dalle 5 alle 6 settimane, la maggior parte dei semi matura nel corso delle prime 3 settimane. Esistono due teorie sull’origine del nome “grano saraceno”: da un lato si fa riferimento all’origine della pianta, portata in Europa da terre “non cristiane”, e dall’altro alla colorazione scura del chicco e della fari- na, che ricordano i campi bruciati dagli eserciti turchi durante le invasioni. I chicchi non maturano tutti contemporaneamente e ciò rende il raccolto lungo e laborioso. Quando due terzi del grano sono maturi le piante vengono tagliate, trebbiate e setacciate. I chicchi sec- cati, pelati e macinati.
Il grano saraceno può essere utilizzato come un vero e proprio cereale ed è per questo motivo che innumerevoli ricette locali possono essere preparate con questa farina “nera”. Il grano saraceno non è però adatto alla preparazione del pane, poiché non contie- ne glutine. Il grano saraceno può essere utilizzato a chicco intero o macinato. Ad ogni modo il “cereale” secerne una sostanza gelatinosa durante la bollitura, è quindi consigliabile passarlo sotto acqua corrente prima della cottura. Se soffritti, i chicchi assumono un sapo- re nocciolato. Fino all'inizio del secolo scorso, nella maggior parte delle fattorie si coltivava il grano saraceno, che era infatti un importante alimento di base. Le contadine continuavano a seminare le proprie sementi, per cui in alcune zone si sono sviluppate delle vere e proprie varietà locali, perfettamente adattate alle condizioni climatiche proprie della valle o dell’altopiano. Oggi queste specie sono conservate, insieme a molti altri tipi di cereali, nel Centro per la sperimentazione agra- ria e forestale di Laimburg (Vadena - Ora /Bolzano), in quanto prezioso patrimonio culturale della nostra agri- coltura di montagna. Il grano saraceno è composto per il 71% da carboi- drati sotto forma di amido, per il 3-4% da fibre, per un buon 10% da proteine, per l’ 1,7% da grassi, per il 2% da sali minerali (potassio, fosforo, magnesio) e da modeste quantità di vitamina B. Il grano saraceno è ricco di amminoacidi essenziali (lisina, arginina, valina, triptofano), contiene innume- revoli sostanze vegetali secondarie ed è facilmente digeribile. Poiché i chicchi sono privi di glutine, i piatti a base di grano saraceno sono adatti anche per le persone celiache, ossia intolleranti alle proteine dei cereali.
153
I legumi > BELLUNO
I
fagioli erano conosciuti e coltivati fin dall’antichità: vasi contenenti questo famoso legume sono stati trovati in Perù nelle tombe del periodo pre-Inca, mentre altri documenti testimoniano che gli Egizi li offrivano alle loro divinità. I primi fagioli (Vigna sinensis o unguiculata), quelli che oggi chiamiamo "fagioli dall’occhio", erano origi- nari dell’Africa subsahariana, mentre i borlotti, i can- nellini e tutti gli altri innumerevoli tipi, invece, vennero scoperti insieme all’America. La specie dei fagioli americani, originaria del Messi- co e Guatemala e scientificamente chiamata Phaseo- lus vulgaris, si diffuse rapidamente in Europa, fino a soppiantare quella africana. Nel territorio bellunese questi legumi arrivarono verso il 1530, grazie al frate bellunese Pietro Valeria- no (nome accademico di Giovan Pietro Dalle Fosse), funzionario del Papa Clemente VII, che da lui ebbe in dono una certa quantità di fagioli provenienti dalla Corte di Spagna. In realtà l'introduzione non fu facile nè rapida, soprattutto per via delle credenze legate alla scarsa digeribilità dei legumi secchi: il fagiolo riuscì ad impor- si in queste vallate soprattutto perché consentiva la consociazione con altre colture, permettendo agli agricoltori di ricavare dallo stesso appezzamento un maggior volume di prodotto. Nei secoli le vicende dei fagioli bellunesi conobbero alterne fortune. Nel 1700, per esempio, un saggio sull’agricoltura del Distretto di Feltre fa riferimento ad una qualità di fagioli molto ricercata e nello stesso periodo altri studiosi riconoscevano che i fagioli feltrini erano i migliori della provincia. Dell'importanza economica del fagiolo si parla inve- ce nelle "Risposte del Comizio agrario di Feltre" (1869) di G.P. Bellati "al prodotto degli animali tengo- no subito dietro quello del grano turco e dei fagiuoli; il primo però non basta al consumo della nostra popola- zione, ed i secondi si esportano per due terze parti circa". E arriviamo ai giorni nostri: dal secondo dopoguerra in poi il fagiolo del Feltrino, meglio conosciuto con il nome del paese nel quale viene prevalentemente pro- dotto, Lamon, si è conquistato spazi sempre più
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importanti nella cucina e nella letteratura gastronomi- ca sia a livello nazionale che internazionale e il Con- sorzio di Tutela, istituito nel 1993, sta portando avanti una serie di iniziative per recuperarne l’immagine, la quantità e la qualità, tant’è che gli è stata riconosciuta la denominazione I.G.P. (indicazione geografica pro- tetta) per confermarne tipicità e originalità. Per avere il prodotto originale è dunque indispensa- bile verificare la presenza dello specifico logo IGP. Al Fagiolo di Lamon fanno riferimento quattro distin- ti ecotipi: calonega, canalino, spagnol e spagnolit, che tra di loro condividono nel seme screziature rosse, ma si differenziano per forma e dimensione. Caratteristica comune di questi fagioli, è la tenerissima e impercetti- bile buccia che si scioglie in bocca e il gusto deciso e intenso. Fra i quattro ecotipi, i più coltivati e ricercati sono il calonega e lo spagnolit. Il Calonega in particolare si differenzia dagli altri ecotipi, per la dimensione maggiore dei semi e la loro forma più schiacciata a “barchetta”, evidenzia un sapore molto più marcato e deciso che ricorda il gusto della castagna e anche per la particolarità d’aprirsi durante la cottura, viene spesso preferito per prepara- re saporite minestre di fagioli. Detto anche fasol biso, o solferino, il gialét è nella memoria storica della Val Belluna e la sua coltivazione è documentata dall'inizio del '900. Il gialét è sempre stato un fagiolo di pregio, coltivato non tanto per il consumo delle famiglie contadine, quanto per essere venduto ai ceti più agiati e addirit- tura nel passato tradizionalmente al Vaticano. Il gialét ha semi piccoli e tondeggianti dalla particolare colora- zione giallo intensa uniforme che ne determina lo stesso nome vernacolare. La sua coltivazione, dopo anni di oblio, di recente si è ben ripresa anche ad opera di vari giovani agricolto- ri della Val Belluna, seguendo le antiche regole tradi- zionali, tant’è che oggi è ben valorizzato e tutelato da uno specifico Consorzio di Tutela, riconosciuto come Prodotto Agroalimentare Tradizionale e diventato Pre- sidio Slow Food. Con l'ammollo e la cottura successiva triplica le sue dimensioni poiché ha una capacità di imbibizione ele- vata.
È tenerissimo e la sua buccia è pressoché inconsi- stente dopo la cottura. Rinomata e molto apprezzata è l’elevata digeribilità e la delicatezza del suo sapore, che ne permettono un ottimo abbinamento. Tra le tante e diversificate varietà di fagioli, che compongono il panorama varietale bellunese, nella conca dell’Alpago si evidenzia un particolare locale agro-ecotipo definito Mame d’Alpago, dalle sicure e ferme radici storiche. Salvo recenti iniziative di recupero promosse dalla locale Comunità Montana, la conservazione di questo fagiolo è oggi affidata solo a pochi agricoltori anziani della zona, o di recente a qualche giovane volentero- so, tant’è che la sua reperibilità è talvolta difficile. Le principali caratteristiche di questo fagiolo rampi- cante, sono il caratteristico colore biancastro-nocciola chiaro uniforme e la forma evidentemente schiacciata e oblunga. Di questa tipologia di fagiolo, ne sono particolar- mente riconosciuti il sapore delicato e raffinato, la buccia finissima, l’elevata e spiccata digeribilità e l’ot- tima attitudine ad essere utilizzato in deliziose creme di fagioli. Lumignano, frazione di Longare, in provincia di Vicenza, è fin dal medioevo famosa per i suoi “bisi”. In questa zona il terreno, bonificato dai monaci benedettini nell’alto medioevo, risultò particolarmente favorevole alla coltivazione degli ortaggi. Le alte falesie di roccia, esposte a est-sudest, pro- teggono dai freddi del nord e, al tempo stesso, per- mettono di riscaldare il terreno nei mesi invernali gra- zie al graduale rilascio del calore immagazzinato. Questo, unitamente all’abilità dei coltivatori che, nel corso dei secoli hanno selezionato il miglior prodotto per la coltivazione nella zona, permette ancor oggi di ottenere una produzione di altissima qualità e con un notevole anticipo su quanto accade in altre zone del nord Italia.
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I cereali > TIROLO ORIENTALE
F
acciamo un salto indietro nel tempo: da circa 6000 anni l’uomo utilizza le più antiche piante di cereali, ossia il frumento, l’orzo e il miglio. La brillante idea di utilizzare i cereali per fare il pane è nata dall’Oriente, per poi passare in Egitto, Cina, India e giungere infine in Europa. Gli uomini avevano scoperto che se ai cereali maci- nati si aggiungono acqua, latte e grassi e poi si riscal- da questa “pappa” sulle pietre bollenti, si ottiene un prodotto molto nutriente e assolutamente gustoso: il pane. Nel corso dei millenni sono state inventate e perfezionate svariatissime ricette per produrlo. Oggi esistono addirittura oltre 500 varietà diverse di pane. I chicchi sono ricchi di proteine, amido, grassi e vitamine. In Europa si coltivano soprattutto frumento, segale, orzo, farro e avena, in Asia riso, in Africa miglio e in Sudamerica mais. Il farro è una sorta di progenitore del frumento ed è originario dell’Asia sudoccidentale. Nei secoli scorsi è stato il cereale più diffuso in Europa, ma oggi le aree coltivate si sono fortemente ridimensionate a causa della difficoltà del raccolto e dell’estrema variabilità della resa. Il farro è ricco di vitamine, minerali e pre- senta un notevole contenuto di proteine. Le preziose proteine del farro si distinguono da quelle del frumen- to per il contenuto di aminoacidi, il che fa del farro una valida alternativa al frumento, particolarmente adatto ai soggetti allergici che non tollerano altre varietà di cereali. Il frumento è una delle colture di più antica tradizio- ne; viene infatti coltivato fin dal Neolitico. Persiani, Egiziani e Romani apprezzavano questo cereale per il suo elevato valore nutrizionale. Le sue prime forme di coltura, il cosiddetto farro piccolo e farro medio, venivano coltivate in Asia e in Etiopia. Il frumento è il principale cereale utilizzato nella produzione di pane ed è quindi diffuso in tutto il mondo: ogni anno ne vengono raccolti circa 650 milio- ni di tonnellate. La segale fa parte della famiglia delle graminacee, può raggiungere l’altezza di 1,5-2 metri e presenta una gamma cromatica che va dal blu al grigioverde. La segale è stata coltivata volutamente a partire
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dal 4.000 a.C., ma per lungo tempo rimase un insigni- ficante prodotto della terra, spesso considerata un’i- nutile erbaccia. Grazie alla sua robustezza (vive senza problemi fino a una temperatura di -25°C) la segale veniva coltivata in zone inospitali, affermando- si nel XII e XIII secolo come importante frutto della terra. La segale è da sempre utilizzata dai contadini per la cottura al forno ed è quindi antica quanto il pane. Le fattorie del Tirolo Orientale sono il regno della tranquillità. Ovunque prati e campi, in una paro- la: natura. Basta oltrepassare la soglia di casa e subi- to ci accoglie la familiare fragranza di pane. Al contra- rio di quanto accade nei luoghi di produzione indu- striale, nelle fattorie regnano profumi naturali. Qui la tradizionale cultura della panificazione non è scomparsa, ma continua a riproporsi con spirito con- servativo e alternativo al tempo stesso, in una società che non smette mai di correre. In cosa consiste la differenza tra la panificazione fatta in un panificio industriale e quella di una fattoria? La panificazione mediante lievito naturale è un proce- dimento antichissimo. La maggior parte delle aziende che si occupano di panificazione, in particolare i supermercati, oggi si adeguano a una società sempre di corsa e scelgono versioni veloci di questo processo. Ciò significa che il pane viene prodotto facendo ricor- so a numerosi macchinari, espedienti e additivi. Nella produzione del pane confezionato è consentito l’uso di 70 ingredienti chimici, senza che debbano comparire come tali in etichetta. Esistono apparecchi per la dora- tura che fanno sembrare il pane più croccante. Inoltre i panifici industriali utilizzano spesso appositi armadi per la lievitazione allo scopo di accelerare il processo di lievitazione dell’impasto. Veloce, facile, economico: questo è l’imperativo. Il pane casereccio nasce in tutt’altra maniera. Per produrlo si usa il lievito naturale anziché il lievito di birra, perché altrimenti il processo di fermentazione verrebbe inutilmente accelerato. Il lievito naturale viene impastato il giorno antecedente la preparazione ed è composto da farina, acqua e sale. L’impasto deve lievitare circa 14 ore, durante le quali si formano saccaromiceti e lattobacilli, che sono a loro volta responsabili del particolare sapore acidulo dei prodotti da forno. Prima che l’impasto finale possa
essere lavorato, è necessario staccarne una parte per poterla utilizzare la volta successiva. Per la cottura si utilizza spesso un forno in pietra. Il pane prodotto con lievito naturale rimane inoltre fresco più a lungo. Infi- ne, il consumo di questo tipo di pane ha effetti benefi- ci sul tratto gastro-intestinale. Si tratta di una sorta di compromesso: per raggiun- gere questi obiettivi, la preparazione deve procedere un po’ più lenta. A partire dagli anni ‘60 nel Tirolo Orientale le colti- vazioni cerealicole su pendio sono state quasi del tutto abbandonate ed ora queste colture si trovano prevalentemente nel fondovalle della zona di Lienz. Le specie coltivate sono la segale invernale e quella estiva, l’orzo primaverile, il farro, un po’ di avena e soprattutto triticale (incrocio tra frumento e segale) e mais per il foraggiamento del bestiame. Un tempo i canederli tirolesi erano considerati il pasto della domenica ed erano a base di pane di fru- mento, farina di frumento e lardo. Durante la settima- na i canederli erano solo a base di farina di segale, d’orzo o d’avena ed erano serviti al massimo solo il martedì e il giovedì.
Ancora oggi queste giornate sono chiamate in molte zone “giorni dei canederli“. L’importanza dei canederli era considerevole, perché in queste giorna- te ognuno aveva un piatto per sé sulla tavola, mentre di solito tutti mangiavano direttamente dalla pentola o dalla zuppiera. Anche le altre pietanze erano perlopiù a base di cereali; nel Tirolo Orientale si preparava spesso il cosiddetto “muas”, un piatto a base di latte, farina, burro e semolino, cotto in una grande pentola di ferro. Era una pietanza molto diffusa e gradita ai contadini e talvolta veniva servita anche a colazione; i bambini ci spruzzavano sopra un po’ di cacao (se ce n’era) per renderlo più dolce. Anche la “plente“ (polenta) era molto apprezzata e veniva messa in tavola almeno una volta alla settima- na; tutti mangiavano dalla stessa pentola oppure la si versava in un piatto, si faceva un foro al centro e ci si versava latte o caffè; spesso i bambini si contendeva- no la crosta abbrustolita che veniva grattata via dal fondo della pentola. Oggi non si potrebbe più fare a meno dei cereali in tutte le loro possibili varianti, che sono diventati a livello mondiale un alimento insostitu- ibile, in quanto sazia, è molto versatile e sano.
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La melicoltura nel Pinzgau > PINZGAU
G
ià nel XIX secolo il Pinzgau, e in particolare le località di Bramberg e Niedernsill, hanno un ruolo importante nella frutticoltura di monta- gna. Fonti storiche descrivono Bramberg come “terra fertile e ricca, ideale per i frutteti”. Intorno al 1850 si hanno notizie sulla coltivazione di varietà di mele quali “Zwiebler”, “Borsdorfer”, “Weinling” e “Spitzling”. Col tempo aumenta e cresce l’interesse per i pro- dotti regionali e anche quando la popolazione sembra apprezzare meno questi prodotti, valori come autenti- cità e identità non vengono mai persi di vista; in fondo, si tratta proprio del sapore tipico di una regione. La melicoltura nel Pinzgau ha ispirato nuove inizia- tive e attività. I panettieri di Bramberg, per esempio, hanno creato un pane e delle ciambelline alle mele, i macellai sperimentano nuove ricette come “carne di bovino e mele” e nei cosiddetti “Kratergarten”, i parti- colari giardini terrazzati di Schützingergut a Bram- berg-Schönbach, crescono piú di 40 varietá di alberi di mele tutti certificati bio. La tradizione si consolida L’associazione Tauriska a Neukirchen, ai piedi del Großvenediger, ha un ruolo centrale nella riscoperta delle mele e di alcune specie dimenticate. Grazie a Tauriska e alle associazioni di orto e frutti- coltura locali nasce lo spremitoio di Bramberg.
L’associazione si ispira agli insegnamenti del filoso- fo salisburghese Leopold Kohr, suo è il detto “bisogna ritornare a una dimensione umana” secondo cui qua- lità e sostenibilità sono elementi essenziali della pro- duzione. Una volta assaggiata questa delizia non ci si accon- tenterà più di nessun altro succo di produzione com- merciale di cui non si conosce né la provenienza della frutta né la sua lavorazione. Non c’é quindi bisogno di sottolineare che la frutticoltura nel Pinzagu non usa concimi e pesticidi chimici. Nel 2007, grazie allo spremitoio, Bramberg viene dichiarata regione dei sapori. Per volere dell’associa- zione, all’interno della stalla di Wilhelm nel museo di Bramberg, è stato messo in funzione uno spremitoio in cui si possono lavorare piccole quantità di frutta. Questo progetto coinvolge al momento anche i comuni di Bramberg, Hollersbach, Krimml, Neukir- chen e Wald nel Pinzgau superiore. È una gioia vede- re il compiacimento dei frutticoltori quando, dopo aver portato le proprie mele allo spremitoio, tornano a casa con un ottimo succo pensando di non aver danneggia- to l'ambiente e salvaguardato l'agricoltura locale. Christian Vötter
Prodotti regionali - Ricette > ALTO ADIGE > BELLUNO > TIROLO ORIENTALE > PINZGAU
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> ALTO ADIGE
Grano saraceno
TORTINO DI GRANO SARACENO CON PANNA AL RIBES E GELATO DI ZUCCA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
6
n
tuorli d’uovo
6
n
albumi d’uovo
120
g
zucchero
2
g
zucchero vanigliato
3
g
sale
90
g
farina di frumento setacciata
30
g
farina di grano saraceno
20
cl
panna
5
cl
polpa di ribes
15
g
zucchero
RIPIENO
GELATO ALLA ZUCCA 300
g
zucca
100
g
acqua
120
g
zucchero
30
g
sciroppo di glucosio
100
g
panna intera
0RQWDUH D VFKLXPD L WXRUOL FRQ OR ]XFFKHUR H OR ]XF- chero vanigliato. Montare a neve ferma gli albumi con una presa di sale, unirla alla schiuma di tuorli e incorporare il mix di farine. Stendere l’impasto for- mando uno strato regolare alto un dito su una teglia ricoperta di carta da forno e cuocere subito nel forno preriscaldato a 200 gradi per 8 minuti. Staccare la carta dal pan di spagna ottenuto e lasciare raffreddare. Tagliare a dischi con un coppa pasta rotondo. Montare bene la panna e aggiunger- vi la polpa di ribes zuccherata; versare la panna in una tasca da pasticcere e distribuirla sui cerchi di grano saraceno. Ripetere il procedimento per un numero di strati a piacere e terminare con un cer- chio ricoperto di zucchero. Preparazione gelato di zucca: Sbucciare la zucca e privarla dei semi. Bollire la zucca in acqua leggermente zuccherata fino a quan- do non è tenera. Infine unire gli altri ingredienti. Versare in un contenitore Paco-Jet e lasciare conge- lare. Mixare il gelato ottenuto nel Paco-Jet.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 222 kcal 7,6 g grassi 34,3 g carboidrati 1,2 g proteine
AUTRICE: Baumgartner Stefanie Centro di formazione professionale Brunico Scuola professionale - Scuola alberghiera
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Il grano saraceno è il seme di una pianta annuale della famiglia delle Polygonaceae, con frutti triangola- ri di colore marrone-nero e ricchi di amido. Dato che non contiene glutine il grano saraceno non cuoce in forno e deve quindi essere mescolato ad altre farine per prodotti da forno. Il grano saraceno è particolar- mente ricco di vitamine e minerali, e l’assenza di glu- tine lo rende adatto anche a chi soffre di celiachia.
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> Â ALTO Â ADIGE
Grano  saraceno
TORTELLONI Â DI Â GRANO Â SARACENO Â RIPIENI Â DI Â FORMAGGIO Â GRIGIO INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE
PREPARAZIONE
 Unità  di  Prodotto    Quantità  misura
PASTA Â DI Â GRANO Â SARACENO 50
g
farina  00
50
g
farina  di  grano  duro
90
g
farina  di  grano  saraceno a  grana  sottile
2
n
uova  intere  piccole
2
cl
olio  extravergine  d‘oliva
3
g
sale
100
g
patate  farinose
100
g
Formaggio  grigio  della  Valle  Aurina
20
g
Parmigiano
5
g
HUED FLSROOLQD ÂżQHPHQWH WULWDWD
RIPIENO
pepe  bianco,  sale
VERZE Â CREMOSE 30
g
burro
20
g
scalogno
200
g
foglie  di  verza
60
g
panna pepe  bianco,  sale
PER Â COMPLETARE Â IL Â PIATTO 8
fette
Speck
40
g
burro
40
g
Formaggio  grigio
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  50  minuti DIFFICOLTÀ:  media VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  222   kcal    7,6   g   grassi  34,3  g   carboidrati    1,2   g   proteine
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‡ 3DVWD H ULSLHQR  Impastare  tutti  gli  ingredienti  fino  ad  ottenere  un  impasto  omogeneo  di  consistenza  morbida  e  com- patta.  Coprire  con  pellicola  e  lasciar  riposare  per  circa  mezz‘ora.  Sbucciare  le  patate,  tagliarle  a  cubetti  e  cuocerle  a  vapore  oppure  lessarle.   Scolare  e,  ancora  calde,  schiacciarle  con  una  for- chetta.  Sbriciolare  il  formaggio  grigio  e  aggiungerlo  alle  patate.  Insaporire  con  parmigiano,  erba  cipolli- na,  sale,  pepe  e  un  po‘  di  noce  moscata.   Stendere  la  pasta,  disporre  il  ripieno  a  mucchietti  con  l’aiuto  di  un  cucchiaio,  coprire  con  una  seconda  sfoglia  di  pasta  e  premere  bene  intorno  al  ripieno.  Tagliare  la  sfoglia,  con  l’aiuto  di  un  coppa  pasta   di  8-Â10  cm  di  diametro,  intorno  al  ripieno  e  formare  i  tortelloni.  Cuocere  i  tortelloni  in  acqua  salata  per  1  minuto,  scolare. ‡ Verze  alla  panna:  Sbollentare  le  foglie  di  verza,  passarle  in  acqua  ghiacciata,  asciugarle  e  tagliarle  a  rombi.  Tritare  lo  scalogno  e  far  soffriggere  nel  burro.  Aggiungere  le  verze,  versare  la  panna  e  lasciar  sobbollire  breve- mente.  Aggiustare  di  sale  e  pepe. ‡ Preparazione  del  piatto:  Tagliare  lo  Speck  a  listarelle  e  far  rosolare  breve- mente  in  padella.  Disporre  le  verze  alla  panna  sul  piatto.  Adagiare  i  tortelloni  sulle  verze,  cospargere  di  Speck  croccante  e   condire  con  un  filo  di  burro  fuso.  Sbriciolare  il  restante  formaggio  grigio  sui  tortelloni.
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA  Per  una  versione  piĂš  leggera,  al  posto  delle  verze  cremose,  i  tortelloni  possono  essere  conditi  con  par- migiano  e  burro  all’erba  cipollina. Â
AUTRICE: Mayrl  Edith Centro  di  formazione  professionale  Brunico Scuola  professionale  -  Scuola  alberghiera Â
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> BELLUNO
I legumi
MINESTRA D’ORZO E FAGIOLI GIALET INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
150
g
orzo bellunese decorticato
100
g
fagioli secchi qualità “gialet”
1
n
patata
1
n
costa di sedano
½
n
cipolla
1
n
spicchio d’aglio
20
cl
olio extravergine d’oliva sale, pepe salvia, alloro, rosmarino
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Per renderlo idoneo alla cottura e all’alimentazione, l’orzo deve essere decorticato a pietra con i tradizio- nali pilaorzo; alcuni sono ancora funzionanti in alcuni molini dell’alto bellunese. Questa modalità di lavora- zione segue un lento procedimento che comporta lo sfregamento prolungato tra le cariossidi, tanto da far loro perdere la parte coriacea più esterna, mantenen- do però parte dell’embrione, del pericarpo, dello strato aleuronico e delle glumelle nel solco ventrale ove invece si concentrano i fattori bionutrizionali più inte- ressanti dei cereali. L’orzo decorticato bellunese è caratterizzato dalla capacità di mantenere una corret- ta consistenza, non gelatinizza in cottura, non si spap- pola anche in ricottura e garantisce sapori e profumi eccelsi. Con l'ammollo e la cottura successiva il fagio- lo gialet triplica le sue dimensioni poiché ha una capa- cità di imbibizione elevata. È tenerissimo e la sua buccia è pressoché inconsi- stente dopo la cottura. Rinomata e molto apprezzata è l’elevata digeribilità e la delicatezza del suo sapore, che ne permettono ottimi abbinamenti. La minestra d'orzo rappresenta ancor oggi nel territo- rio bellunese il primo piatto più tradizionale della cuci- na popolare bellunese.
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PREPARAZIONE
Prodotto
0HWWHUH D EDJQR O¶RU]R H L IDJLROL LQ GXH WHUULQH VHSD- rate per dodici ore, quindi risciacquarli accurata- mente. Pelare la patata, lavarla e tagliarla a pezzi, mettere i fagioli, la patata e l’alloro in una pentola. Coprite con 1,5 litri d’acqua, portate ad ebollizione e fate cuocere per un’ora. In un’altra pentola mettere l’orzo, versare un litro d’acqua, salarla e portarla ad ebollizione continuando la cottura per un’ora. Nel frattempo sbucciare la cipolla e tritarla, mondare il sedano, privarlo dei filamenti, lavarlo e tritarlo assie- me alla salvia e al rosmarino; sbucciare l’aglio. Met- tete in un tegamino l’olio extravergine d’oliva, unire la cipolla e l’aglio e farli appassire a fuoco basso senza lasciarli colorire. Aggiungere il trito di sedano, salvia e rosmarino, unire il composto ai fagioli, con- trollare il sale e portare a termine la cottura. Tenerne da parte la metà e passare l’altra metà dei fagioli al passaverdura; rimettere il passato nella pentola di cottura, unire l’orzo scolato, una macinata di pepe e riportare ad ebollizione. È preferibile servire la minestra dopo averla lasciata riposare, meglio ancora il giorno dopo.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 120 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 222,3 kcal 3,4 g grassi 40,4 g carboidrati 9,1 g proteine
AUTORE: Manuel Guizzo Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Feltre
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> Â BELLUNO
I Â legumi
PASTA Â E Â FAGIOLI Â DI Â LAMON Â Â INGREDIENTI Â E Â DOSI Â PER Â 4 Â PERSONE Â Â Â QuantitĂ Â
Unità  di  misura
400
g
fagioli  di  Lamon  freschi Â
80 Â
g
pasta  di  grano  duro Â
100
g
formaggio  Piave  stravecchio Â
1
n
costa  di  sedano Â
1
n
cipolla  rossa Â
1
n
carota Â
3 Â
n
patate  medie Â
30
g
lardo Â
10
cl
olio  extravergine  d’oliva  alloro,  salvia,  rosmarino  sale,  pepe Â
INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA Nella  commedia  "Natale  in  casa  Cupiello",  Eduardo  De  Filippo  proponeva  pasta  e  fagioli  come  medicina  per  guarire  una  febbre  di  origine  "viscerale",  in  realtà  questo  legume  veniva  impiegato  in  cucina  già  da  mil- lenni.  La  prima  ricetta  documentata  la  dobbiamo  al  famoso  Marco  Gavio  Apicio,  patrizio  romano  del  I  secolo  d.C.,  che  nel  suo  ricettario  De  re  coquinaria  li  propone  fritti  e  conditi  con  pepe  o  cucinati  in  tegame  con  finocchio  verde  e  sapa,  un  mosto  cotto  piuttosto  ristretto,  antesignano  dell’attuale  aceto  balsamico. La  Val  Belluna  e  in  particolare  il  feltrino  è  terra  di  fagio- li  e  tra  le  tante  varietà  locali  indubbiamente  il  fagiolo  piÚ  rinomato  e  conosciuto  è  il  fagiolo  di  Lamon  della  vallata  Bellunese,  tant’è  che  gli  è  stata  riconosciuta  la  denominazione  I.G.P.  (indicazione  geografica  protet- ta)  per  confermarne  tipicità  e  originalità .  La  ricetta  tradizionale  prevedeva  anche  l’utilizzo  di  cotiche,  piedini  e  orecchie  di  maiale  che  venivano  serviti  spezzettati  nella  zuppa,  al  posto  della  pasta.  Con  l’introduzione  della  pasta  il  formato  piÚ  usato  in  passato  erano  gli  spaghetti  sminuzzati,  sostituiti  suc- cessivamente  dai  formati  corti  adatti  alle  zuppe.
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PREPARAZIONE
Prodotto Â
‡ 6FRWWDUH L IDJLROL LQ DFTXD EROOHQWH SHU DOFXQL PLQXWL quindi  scolarli.  Mondare  e  lavare  le  verdure,  tritarle  grossolanamente  e  farle  soffriggere  in  una  pentola  con  poco  olio,  il  lardo  e  gli  aromi.  Aggiungere  poi  i  fagioli  e  coprire  con  dell’acqua  lasciando  cuocere  per  un  paio  d’ore  sino  a  quando  tutte  le  verdure  saranno  ben  cotte. ‡ Togliere  uno  o  due  mestoli  di  fagioli  (serviranno  per  guarnire  il  piatto)  e  poi  passare  il  tutto  con  un  pas- saverdure  o  in  assenza  con  il  mixer.  Riportare  a  bollore  il  passato,  aggiustare  di  sale  e  cuocervi  la  pasta,  appena  sarĂ Â cotta  aggiungere  i  fagioli  tenuti  da  parte. ‡ Ăˆ  preferibile  servire  la  pasta  e  fagioli  dopo  averla  lasciata  riposare,  meglio  ancora  il  giorno  dopo.  Per  chi  lo  desidera  si  può  aggiungere  al  momento  di  servire  una  macinata  di  pepe  e  una  spolverata  di  Piave  stravecchio  grattugiato. *Se  si  utilizzano  fagioli  secchi  è  necessario  metterli  in  ammollo  almeno  12  ore  prima.
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  120  minuti DIFFICOLTÀ:  facile VALORI  NUTRIZIONALI  /  100  g:  207   kcal    13   g   grassi  14,1  g   carboidrati    7   g   proteine
AUTORE: Massimo  Rech Centro  Servizi  Formativi  EnAIP  Veneto  Feltre
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> BELLUNO E L'ALTOPIANO DI ASIAGO
I legumi
RISI E BISI INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
300
g
riso Vialone Nano di Grumolo delle Abbadesse
300
g
piselli di Lumignano
50
g
pancetta
5
cl
olio extravergine d’oliva
10
g
prezzemolo tritato
50
g
burro
50
g
Asiago d’allevo stagionato
100
cl
brodo vegetale ottenuto dalla cottura dei baccelli
1
n
spicchio d’aglio alloro, salvia, rosmarino sale, pepe
TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minuti DIFFICOLTÀ: media VALORI NUTRIZIONALI PER PORZIONE: 280 kcal 10 g grassi 37 g carboidrati 13 g proteine
AUTORE: Alessandro Dal Degan Centro Servizi Formativi EnAIP Veneto Bassano del Grappa
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PREPARAZIONE
Prodotto
3UHSDUDUH LO EURGR YHJHWDOH 5RVRODUH FRQ ROLR H burro la pancetta tagliata a dadini, la cipolla e l’aglio tritati finemente. Aggiungere i piselli e cucinarli fino a tre quarti di cottura aggiungendo di tanto in tanto del brodo. Mettere a tostare il riso con burro e cipolla, aggiun- gere il brodo vegetale, sale e a metà cottura incor- porare i piselli. Per completare aggiungere il prezzemolo, mante- care con l’Asiago d’allevo stagionato e il rimanente burro. Il tutto deve richiamare l’onda.
INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Il Vialone nano è la varietà di riso tipica della gastro- nomia veneta. A differenza del più diffuso Carnaroli, permette le classiche preparazioni della cucina locale, a cominciare da “risi e bisi”, dove l’essenziale è quella che in gergo è chiamata “l’onda”. Il riso, infatti, non deve risultare troppo asciutto e l’alto contenuto di amido del vialone nano permette di ottenere quella cremosità necessaria per la perfetta riuscita delle ricette. Il vialone nano di Grumolo delle Abbadesse, paese in provincia di Vicenza, al confine con quella di Padova, ha chicchi medio-piccoli, ma la qualità, grazie alle caratteristiche del terreno e delle acque, è eccel- lente. Il vialone si gonfia molto con la cottura e assor- be molto bene i condimenti. Lumignano, frazione di Longare, in provincia di Vicenza, è fin dal medioevo famosa per i suoi “bisi”. In questa zona il terreno, boni- ficato dai monaci benedettini nell’alto medioevo, risul- tò particolarmente favorevole alla coltivazione degli ortaggi. L’abilità dei coltivatori che, nel corso dei seco- li hanno selezionato il miglior prodotto per la coltiva- zione nella zona, permette ancor oggi di ottenere una produzione di altissima qualità e con un notevole anticipo su quanto accade in altre zone del nord Italia.
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> Â TIROLO Â ORIENTALE
I Â cereali
RISOTTO Â DI Â SEGALE Â CON Â TROTA Â LOCALE INGREDIENTI Â E Â DOSI Â Â Â QuantitĂ Â
PREPARAZIONE
Unità  di  misura
Prodotto Â
90
g
segale
50
g
porro
50
g
carote
50
g
Henkele  (affettato  di  carne  affumicata)
1
n
scalogno
4
n
¿OHWWL GL WURWD ORFDOH succo  di  1  limone
20
cl
olio  d’oliva
50
cl
brodo  vegetale
15
cl
vino  bianco
‡ 7DJOLDUH D FXEHWWL SRUUR FDURWD H +HQNHOH 7ULWDUH finemente  lo  scalogno. ‡ Soffriggere  la  segale  nell’olio,  aggiungere  le  verdu- re,  stemperare  con  il  vino  bianco,  versare  un  po’  di  brodo  e  lasciar  sfumare.  Continuare  a  versare  brodo  e  far  cuocere  come  un  risotto,  infine  mantecare  con  il  burro. ‡ Speziare  la  trota,  soffriggere  in  olio  di  oliva  prima  il  lato  con  la  pelle,  poi  girarla  e  soffriggerla  brevemen- te  sull’altro  lato.  Prima  di  servire  levare  la  pelle  e  posare  il  filetto  sul  risotto.
sale, Â pepe
TEMPO  DI  PREPARAZIONE:  45  minuti DIFFICOLTÀ:  facile VALORI  NUTRIZIONALI  PER  PORZIONE:  103,12   kcal    4,36   g   grassi  1,83  g   carboidrati    11,52   g   proteine
AUTORE:  Ernst  Moser  e  Hans  Peter  Sander  con  la  seconda  classe  dell’Istituto  Professionale  Alberghiero  di  Lienz. Â
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INFORMAZIONI  SUI  PRODOTTI  E  STORIA L’Henkele  è  una  specialità  di  manzo,  agnello  o  selvag- gina  essiccata  all’aria  e  affumicata;  una  vera  rarità  è  rappresentata  dagli  Henkele  di  camoscio.  La  peculia- rità  è  che  viene  prodotto  senza  l’utilizzo  di  additivi  chimici,  solo  con  sale  e  spezie  pregiate,  con  affumica- tura  a  legna  dura.  Le  eccezionali  condizioni  climatiche  naturali  fanno  il  resto,  dando  vita  a  un  prodotto  dal  gusto  ineguagliabile.  Gli  Henkele  si  conservano  fino  a  sei  mesi  a  una  temperatura  di  15°  e  affettati  sottilissimi  sprigionano  al  massimo  il  loro  bouquet  di  aromi.  Abbi- nati  a  un  buon  vino,  formaggio,  pane  bianco  o  nero,  sono  una  vera  delizia  per  il  palato.
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> TIROLO ORIENTALE
I cereali
PANE CASERECCIO INGREDIENTI E DOSI Unità di Quantità misura
PREPARAZIONE
Prodotto
300
g
farina integrale di frumento
300
g
farina di segale tipo 2
200
g
farricello
40
cl
acqua tiepida
250
g
pasta madre
25
g
lievito di birra
5
g
zucchero
10
g
sale
10
g
coriandolo
15
g
¿QRFFKLHWWR
10
g
cumino
9HUVDUH IDULQD H IDUULFHOOR LQ XQD FLRWROD H IRUPDUH DO centro una fontana. Mescolare parte dell’acqua tie- pida (6 - 10 cl) con il lievito di birra e lo zucchero, versare nella fontana e lasciar lievitare per circa 15 minuti. Aggiungere poi la rimanente acqua, il lievito QDWXUDOH H JOL DURPL H LPSDVWDUH DFFXUDWDPHQWH D mano o con un’impastatrice elettrica. Lasciar lievita- re 1 ora, prima di dare forma alla pagnotta o ai pani- ni e disporli sulla teglia. Infornare a 200° C per circa 1 ora (pagnotta) o poco meno di mezz’ora (panini). * Se avete fretta, potete usare invece del lievito natu- rale anche una tazza di latte acido ed otterrete lo stesso effetto come usando il lievito naturale.
a piacere semi di zucca, semi di girasole, semi di lino
TEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minuti + 2 ore per la lievitazione e la cottura
DIFFICOLTÀ: facile VALORI NUTRIZIONALI / 100 g: 240 kcal 1,58 g grassi 39,58 g carboidrati 11,42 g proteine
AUTRICE: Anna Holzer
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Prima di infornarla, una pagnotta deve essere incisa a croce nel centro e spennellata con un po’ d‘acqua per rendere lucida la superficie. Spennellandola con acqua poco prima che termini la cottura si chiudono i pori dell’impasto e ciò assicura maggiore conservabi- lità del pane. Se “bussando” sulla sua superficie infe- riore il pane produce un suono sordo, è cotto e va tolto dal forno per essere fatto raffreddare. Cos’è il lievito naturale? Il lievito naturale è un composto ottenuto dalla fermen- tazione di un impasto a base di farina di segale e acqua. L’aggiunta di lievito naturale a diverse varietà di pane varia in funzione del paese e della regione. Gli italiani lo chiamano pasta madre, gli austriaci “Ura” o “Dampfl”. Nel caso della farina di segale il lievito natu- rale è aggiunto per migliorare il comportamento in cottura della segale e per aumentare la digeribilità e la conservabilità del pane; nel caso della farina di fru- mento o di farro, l’unico motivo per cui si usa il lievito naturale è il sapore.
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> PINZGAU
Le mele
CROSTATA DI MELE E CANNELLA INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
Unità di misura
PREPARAZIONE
Prodotto
DIFFICOLTÀ: media
3UHSDUDUH OD SDVWD IUROOD GLVSRUUH OD IDULQD D IRQWD- na, cospargerla con lo zucchero e mettervi nel mezzo il burro ammorbidito, impastare lo zucchero e il latte). Formare una palla e lasciar riposare in luogo fresco per 30 minuti. Nel frattempo far cuocere 80 cl del succo di mele con il bastoncino di cannella. Mescolare bene il restante succo con il preparato per budino e lo zucchero. Unire il preparato per budino al succo bollente, ridur- re tutto, togliere la cannella. Sbucciare le mele ed eliminare i torsoli, grattugiarle grossolanamente. Aggiungere le mele grattugiate al composto di budi- no e al succo di mela mescolando il tutto. Stendere la metà dell’impasto e foderare il fondo e il bordo dello stampo a cerniera con il resto dell’impa- sto. Versare il composto di budino e succo di mele nello stampo foderato con la pasta stesa. Cuocerla a 180 °C in forno ventilato per ca. 50 minu- ti. Lasciar raffreddare la crostata. Montare la panna ben ferma e disporla a grata sulla crostata. Cospargerla con zucchero e cannella.
VALORI NUTRIZIONALI PER PORZIONE:
Guarnire con melissa.
300
g
farina di grano tenero tipo “00”
200
g
burro
100
g
zucchero a velo
3,5
cl
latte
100
cl
succo di mela
80
g
preparato per budino senza zucchero gusto vaniglia
25
g
zucchero
750
g
mele
25
cl
panna da montare
20
g
zucchero a velo
bastoncino di cannella e cannella in polvere
TEMPO DI PREPARAZIONE: 90 minuti + 4 ore di raffreddamento
424 kcal 21 g grassi 54 g carboidrati 4 g proteine
AUTRICE: Birgit Kubalek Istituto commerciale per il turismo HBLW di Saalfelden
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Questa crostata è un modo originale di utilizzare le mele e una torta molto apprezzata per accompagnare una buona tazza di caffè.
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> PINZGAU
Le mele
STRUDEL DI MELE INGREDIENTI E DOSI PER 4 PERSONE Quantità
200
Unità di misura
g
farina di grano tenero tipo “00” sale
1,2
cl
olio
12,5
cl
acqua tiepida
100
g
burro
100
g
pangrattato
1500
g
mele
50
g
uvetta succo di un limone
50
PREPARAZIONE
Prodotto
g
zucchero cannella, zucchero a velo burro per spalmare
3UHSDUDUH OD SDVWD ILQR DG RWWHQHUH XQ FRPSRVWR omogeneo. Formare una palla. Far riposare. Togliere i semi dalle mele, sbucciarle e tagliarle a fettine, mescolare con zucchero, cannella, ev. uvet- ta e succo di limone. Stendere la pasta con un matterello su un tovagliolo infarinato in modo da ricavare una sfoglia rettango- lare. Distribuire uniformemente il pangrattato e poi il ripie- no delle mele sulla foglia, lasciando un bordo vuoto intorno. Arrotolare la pasta su se stessa, premere le estremi- tà per non far fuoriuscire il ripieno e ungere lo stru- del con il burro. Spalmare con burro sfuso. Cuocere in forno già caldo (180° ca, 30 minuti) e ser- virlo spolverizzato di zucchero a velo.
TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minuti DIFFICOLTÀ: alta VALORI NUTRIZIONALI PER PORZIONE: 252 kcal 9 g grassi 40 g carboidrati 3 g proteine
AUTRICE: Birgit Kubalek Istituto commerciale per il turismo HBLW di Saalfelden
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INFORMAZIONI SUI PRODOTTI E STORIA Questo dessert è un dolce tradizionale austriaco e il tipo di strudel più famoso della cucina viennese.
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Contatti dei partner di progetto e di cooperazione
Lead Partner Alto Adige
Partner di progetto 1 Belluno
Partner di progetto 2 Tirolo Orientale / Osttirol
Partner di progetto 3 Pingzau / Salisburgo
Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige, Formazione professionale agricola, forestale e di economia domestica, Bolzano / Italia www.provinz.bz.it/land-hauswbildung/ land-hauswbildung@provinz.bz.it Stefan.walder@provinz.bz.it; Eva.thaler@provinz.bz.it
Provincia di Belluno, Servizio Economia e Politiche Comunitarie Belluno / Italia attività.produttive@provincia.belluno.it www.provincia.belluno.it
Bezirkslandwirtschaftskammer Lienz www.lk-tirol.info martin.diemling@lk-tirol.at elisabeth.obernosterer@lk-tiorl.at
Salzburger Institut für Raumordnung & Wohnen - SIR, Fachbereich Gemeindeentwicklung, Salzburg / Austria www.sir.at; www.gemeindeentwicklung.at sir@salzburg.gv.at; christine.stadler@salzburg.gv.at
PARTNER DI COOPERAZIONE Scuola professionale per l’agricoltura ed economia domestica Salern www.fachschule-salern.it Fs.salern@schule.suedtirol.it; Juliane.gasser@schule.suedtirol.it marianne.nepraunig@provinz.bz.it
PARTNER DI COOPERAZIONE Enaip Veneto, Agenzia Servizi Formativi della Provincia di Belluno, Feltre (BL), Italia www.enaip.veneto.it feltre@enaip.veneto.it
PARTNER DI COOPERAZIONE Regionsmanagement Osttirol www.rmo.at h.brunner@rmo.at; g.streit@rmo.at
PARTNER DI COOPERAZIONE Regionalmanagement Pinzgau, Zell am See, Austria www.regpi.at michael.payer@salzburg.gv.at
Höhere Bundeslehranstalt für wirtschaftliche Berufe und Hotelfachschule, Lienz www.hlw-lienz.tsn.at hlw-lienz@lsr-t.gv.at
LFS Bruck - Landwirtschaftliche Fachschule Bruck www.lfs-bruck.at christian.dullnigg@lfs-bruck.at
Scuola professionale per l’economia domestica e agroalimentare Teodone www.fachschule-dietenheim.it Fs.dietenheim@schule.suedtirol.it; Gertrud.nussbaumer@schule.suedtirol.it Scuola alberghiera presso il Centro di formazione professionale di Brunico www.bruneck.berufsschule.it/ausbildung/hotelfachschule.asp Sigfried.steinmann@schule.suedtirol.it; Konrad.gartner@schule.suedtirol.it EURAC, Istituto per lo sviluppo regionale e il management del territorio www.eurac.edu info@eurac.edu; lenamarie.lun@eurac.edu; miriam.weiss@eurac.edu; sabine.pichler2@eurac.edu Centro culturale Grand Hotel Dobbiaco www.grandhotel-dobbiaco.com info@grandhotel-dobbiaco.com; hj.viertler@grandhotel-toblach.com Cooperativa per lo sviluppo regionale e la formazione Sarentino www.grw.sarntal.com info@grw.sarntal.com Cooperativa per lo sviluppo regionale e la formazione Wipptal www.grwwipptal.it info@grwwipptal.it; joachim.hofmann@wipptal.org Comune Valle Aurina www.gemeinde-ahrntal.net/ info@ahrntal.eu; info@ahrntalnatur.com
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Enaip Veneto, Agenzia Servizi Formativi della Provincia di Vicenza, Vicenza, Italia www.enaip.veneto.it vicenza@enaip.veneto.it Istituto Istruzione Superiore Tecnico Professionale per l’Agricoltura, l’Ambiente e le Foreste “Antonio Della Lucia” di Feltre (BL), Italia www.agrariofeltre.it preside@agrariofeltre.it Slow Food Veneto www.slowfoodveneto.it presidente@slowfoodveneto.it Associazione Cuochi Bellunesi Federazione Italiana Cuochi www.fic.it
Landwirtschaftliche Landeslehranstalt Lienz www.lla-lienz.tsn.at lla.lienz@tsn.at; h.frank@tsn.at Genussregion Osttiroler Kartoffel, Lienz www.genussregion-osttirol.at franz.klocker@lk-tirol.at Genussregion Osttiroler Berglamm, Lienz www.genussregion-osttirol.at chrisoph.peintner@rgo.at
HWS Bruck - Hauswirtschaftliche Fachschule Bruck www.lfs-bruck.at ulrike.winding@lfs-bruck.at HBLW Saalfelden Höhere Bundeslehranstalt und Bundesfachschule für wirtschaftliche Berufe www.hbla-saalfelden.at imittendorfer@salzburg.at; margit.brauneder@sbg.at WK Wirtschaftskammer Zell am See www.wko.at/sbg/pinzgau d.hufnagl@wks.at AMS Arbeitsmarktservice Zell am See www.ams.at hermann.unterberger@ams.at BBK Bezirksbauernkammer Zell am See www.agrar-net.at hubert.lohfeyer@lk-salzburg.at TAURISKA, Kulturverein www.tauriska.net ch.voetter@tauriska.at Leopold-Kohr-Akademie www.leopold-kohr-akademie.at s.voetter-dankl@tauriska.at Genussregion Bramberger Obstsaft www.obstpresse.at; www.tauriska.at toni.lassacher@sbg.at; office@tauriska.at Genussregion Pinzgauer Rind, ARGE Pinzgauer Rind www.pinzgauerrind.at arge-pinzgauer@rinderzuchtverband.at
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Finito di stampare 2013 presso Grafiche Antiga
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