Photography Portfolio

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P E C O V E L A

PHOTOGRAPHY

PORTFOLIO 2013-17 2 A P S I

0 X 2 0 , O N F F E C T O P - A C T U A I D E S , 2 N D N T E R N O

B L A C K P L A C L , H O M E D I A R I E S A R D

S E S S O



nome PIETRO PECOVELA nascita 19 - 06 - 1992 nazionalitĂ Italiana mail pietro.pecovela@gmail.com formazione AAA Aarhus school of Architecture, 2015 UniversitĂ degli studi di Ferrara, DA Dipartimento di Architettura, 2011-2015 Fondazione Collegio San Carlo, cicli magistrali, 2008-2010 Conservatorio Orazio Vecchi, Modena, 2006-2009 Liceo scientifico statale A.Tassoni, Modena, 2006-2011

Volontario presso Libera ass. nomi e numeri contro le mafie, Volontario presso Assistenza pubblica-sanitaria Croce Blu, lingue Italiano, Inglese (C1) sito web https://issuu.com/pietropecovela http://pietropecovela-labsf.tumblr.com/ http://constructinganarchive-pietro.tumblr.com/ esperienze lavorative ASarchitectes, grafico e progettista, 2016-2017 esposizioni Congestion, 20x20, presso DA Dipartimento di Architettura Ferrara 2013 A Cabinet, progetto di design con AAA, Triennale di Milano 2015 Affect-Place, Pop-Actual, presso la Fondazione Fotografia di Modena 2015



20X20 ON BLACKS AFFECT-PLACE POP-ACTUAL HOMES SIDES 2ND DIARIES INTERNO SARDO



2 0 X 2 0 INSIDE 20X20 è un libro composto da un testo e cinque capitoli che raccolgono gruppi di immagini scattate tra il 2013-14. “Dalla composizione al blocco di sequenza” è un testo che indaga i modi della composizine; è un tentativo di relazionare in modo concettuale e programmatico situazioni, movimenti e sequenze. Come descrivere polivocamente una situazione cercando di limitarne ed annullarne l’interpretazione? Quello che si vuole indurre è il movimento di un immagine nell’aperto. Questo implica l’uso di sequenze simultanee e blocchi. La sequenza non è una sequenza direzionale, ma polivoca, poli-direzionale, contigua e simultanea. La sequenza è associazione, dissociazione, assemblaggio e riassemblaggio di immagini e relazioni. Segue che il blocco, come una cornice aperta, racchiude ed espande il movimento e la deformazione delle sequenze. I. CLOT - Le composizioni mostrano la complessità di grumi di luoghi, la loro eccentricità o poli-centricità rispetto la vita in un momento. Questi luoghi simultanei sono emergenze di spontaneità, sono rimanenze e espressioni di gestualità. II. FIGURE NELLO SPAZIO - Dall’ambiente dentro allo spazio fuori agiscono deformazioni. Soggetti ed oggetti interagiscono lungo relazioni in successione. La forzatura come movimento prolungato e deformato diventa un gesto disteso, diventa una figura. IV. SEGNO DENTRO RIPETIZIONE - Le ripetizioni indagano il contrasto di intensità di colori, di ombre e sfumature, della profondità e dell’appiattimento. Questi emergono come segno, come la ripetizione e la riproduzione di una grafia in espansione, di uno spazio in cui si è costretti ed amalgamati. https://issuu.com/pietropecovela/docs/inside_-_20x20_















ONBLACKS On blacks è una raccolta di ritratti che si concentra sulla sospensione di gesti e lo stacco dallo sfondo. Ogni ritratto è scattato in esterno tra paesaggi rocciosi, campi di grano o balconi; la condizione di immersione in un paesaggio, artificiale o naturale, coinvolge ed integra un qualsiasi discorso di sfondo e primo piano, che si tratti di essere in un paesaggio ampio, tra spighe alte al ginocchio o costretti contro una ringhiera. Da una parte quindi si è cercato di lavorare con il contesto, in un luogo che rendesse immersiva e marcasse una condizione di località, per poi nello scatto completamente annularlo figurandolo scuro. Il corpo emerge in primo piano, foregrounding è il temrine che Mukarowsky utilizza per descrivere questa condizione di emergenza da uno sfondo, dal dietro. La tecnica implica l’utilizzo del flash in un ambiente a scarsissima luminosità e questo, comportando un certo grado di abbaglio istantaneo costringe il corpo e lo sguardo ad una contrazione ed un minimo movimento di protezione. https://issuu.com/pietropecovela/docs/on_blacks







AFFECT P L A C E Topologia e capacità sono due tratti, grafici e concettuali, che conducono attraverso questa investigazione. Laeso è un isola sedimentaria nel Kattegat, in Danimarca. L’orogenesi dell’isola è legata a depositi sabbiosi lasciati da correnti marine; l’intera isola è un incrostazione per strati successivi. Questa condizione implica l’estrema piattezza del paesaggio, i cui lembi sono perennemente coinvolti dall’estendersi e ritrarsi della marea. Su questi lembi perimetrali e liminari ha luogo affect-place. Sigillati in tre tubi cilindrici di cartone si trovano tre affect-place.

AFFECT-PLACE I , Topological enevelope, “Contiene 120m di corda polietilinica bianca, con infinite possibilità” AFFECT-PLACE II , Intesiveness-Extensiveness “Contiene 100 stringhe di ferro non galvanizzato lunghe 0,5m, con capacità molteplici e virtuali” AFFECT-PLACE III , Morphogenesis Consistency, “contiene 250g di fumo di segnalazione arancione, tipo e meccanismo 16819 e 16820, con un piano di consistenza in espansione” Ogni tubo viene aperto in momenti differenti; ogni installazione attiva ed attualizza capacità e reagisce al paesaggio. La corda viene stesa sul terreno acquitrinoso, sul quale si adatta, sul quale ricopre e si appoggia. Stringhe di ferro sono piegate per imprimersi della forma della superfice e poi abbandonate per tre giorni, così da ossidarsi. Successivamente saranno ricomposte in studio su un supporto di polistirolo. Il fumo di segnalazione viene lasciato espandere all’interno di una zona delimitata da una corda bianca. Dissolverà e si muoverà con la densità dell’aria e la pressione del vento. Da de-territorializzato e concettuale, il discorso che riguarda variazioni e capacità, modulazioni temporali e continui sviluppi della materia e della forma, reazioni e resistenze, è ri-territorializzato ed attualizzato. Accade qualcosa, un evento, un luogo, un corpo.

https://issuu.com/pietropecovela/docs/affect-place_web







P O P ACTUAL Il progetto è un vagare vicino e lontano ad una qualunque narrativa, ad ogni immagine, ad un qualunque linguaggio rispetto una qualsiasi rappresentazione. Cosa significa vagare dentro e dietro linguaggi ed immagini? Che relazione ed interazione si trova tra un immagine, il reale ed una rappresentazione? Dov’è il mio occhio altrui nel buio? Il progetto è un installazione del 2014 durata cinque giorni all’interno di un ambiente del piano nobile dell’ex-ospedale psichiatrico di Ferrara. L’installazione comprendeva un telaio nero al centro di una stanza appoggiato su di un pavimento rivestito da un telo in PVC e un parquet ri-assemblato per frammenti. La camera fissata in una posizione scatta al passaggio e al movimento dei soggetti. Le immagini diventano accumuli di corpi, oggetti, movimenti allungati, deformati e compressi nel buio. In che modo i movimenti, ed un movimento, è nell’immagine, nella sua attualità? Ancora; in che modo un movimento è legato a piani: piani dell’immagine, piani dei corpi, piani dello sfondo, piani davanti e dietro, sotto e dentro. Un movimento muscolare, perchè sono corpi di persone ad essere in movimento, che produce ed emerge serie, concatenazioni e dissolvenze. Place Objekts People, POP in forma contratta, è uno studio di interazione, relazione e movimento. https://issuu.com/pietropecovela/docs/cor_9_3_2016_iiv









H O M E S Homes è un progetto in un interno. Le immagini che rappresentano un bagno, una cucina ed un balcone, sono costruite da un corpo di differenti immagini e punti di vista accostati e fatti coincidere. La tecnica utilizzata è quella del fotopiano architettettonico, approccio conoscitivo sfruttato dalla disciplina del restauro per restituire un immagine di grandi dimensioni oggettivamente, controllando prospettive e distorsioni, in modo da ottenere un prospetto fotografico complanare e continuo. Quelllo che accade nella serie Homes è che il fotopiano non viene ricomposto e ri-adattato ad una complanare oggettività; le parti ed i punti di vista rimangono tali, la familiriarità degli oggetti e degli ambienti rimangono invariati,soggettivi e casuali. Questi vengono giustapposti, restituendo la sensazione di un squadro oggettivo dell’ambiente per quello che è, per i modi in cui ogni singola parte rimane autonoma rispetto al tutto. Ogni immagine è scomposizione e riassemblaggio dell’ambiente stesso, nel segno di una oggettività aumentata.









S I D E S Archiving Places – Sides si presenta come un catalogo relazionale sulla zona di parco naturale nelle spiagge di Lido del Savio e Lido di Classe in Romagna. Il progetto si concentra sul mostrare l’altro lato dell’entroterra padano, l’altro lato della riviera romagnola, l’altro lato dell’occupazione cementifera del suolo; il lato della espressione, della occupazione, dell’autocostruzione. La zona di spiaggia nel parco naturale è particolarmente frequentata da nudisti e coppie omosessuali. Bagnanti, sentieri di fazzoletti nella pineta, tende, rapporti sessuali, creme solari, nudismo, slip, top-less, legni scavati dal sale e dalla sabbia sono i corpi, gli oggetti ed il paesaggio che qui si concentrano. Da installazioni nel paesaggio (come le autocostruzioni dei bagnanti) con lo scopo di mettere in relazione di resistenza e generare interazioni tra soggetti e località, sono passato ad isolare-fermare i corpi come intrinseca resistenza. Resistenza ad un altro lato, resistenza ad un paesaggio, resistenza contro un qualcosa di maggiore e maggioritario, re-esistenza verso l’occupazione di un luogo, di uno spazio. Dalla resistenza come movimento è però necessario compiere un secondo movimento più concettuale. Dalla resistenza laterale, su di un lato, si muove verso un tentativo, un processo di tentativi di linguaggio: linguare in un altro luogo, intentendo con linguare proprio il tentativo di produrre e modulare un fonema, un linguaggio differente. E’ quindi fondamentale legare il movimento di resistenza al suo linguare, al suo tentativo di espressione minore. Il progetto Sides si sviluppa dunque come un reportage, un archivio di luoghi e corpi lungo i quali accadono eventi laterali e minori.

https://issuu.com/pietropecovela/docs/sides_web









2 n d DIARIES Archiving Autonomies - 2nd Diaries deriva da un viaggio attraverso le Dolomiti, lungo l’Alta Via n.2 da Bressanone a Feltre. All’inizio il progetto era quello di realizzare fotografie e video brevi ispirati a “Storie e racconti brevi - capitolo : testi per nulla” di Samuel Beckett. L’idea era quella di portare le poche e rare scenografie ed azioni che accadono in questi testi fuori della loro struttura, contesto-paesaggio e linguaggio: il linguaggio che sarebbe derivato sarebbe stato una narrativa del reale. Ciò che rimane del concetto principale è una serie di fotografie, un reportage; un processo di Archiving Autonomies. Per ingaggiare lo spettatore, il processo ri-assemblato è stato quello mutare lo spettatore in un attore attuale, ed è proprio qui che 2ndDiaries funziona. L’immagine è la scena ( probabilmente dovrebbe essere enorme in un installazione o esposizione, accapagnata dai testi), come un set, in cui lo spettatore-attore concetra, posiziona e muove se stesso. Il corpo, trovandosi di fronte alla immagine, è in relazione alla scena rimanendo autonomi nello sviluppo, distanti. La sequenza che si genera è una concentrazione di fattori, pensieri, significati fluttuanti e parti di corpi. La scena diventa a sua volta un immagine narrativa reale ed attuale, che deve provocare e posizionare lo spettatore; è un flusso di contaminazioni e ripetizioni. Immagine dopo immagine si genera una archivio di possibili scene, eventi e situazioni. E’ quindi una ricerca sul contesto e sulle sue relazioni. Che cosa rimane di una scena, che cosa c’è dietro un luogo? Che cosa implica uno scenario senza figure o corpi? Che cosa include un corpo? Qual’è la relazione tra un corpo ed una scena? C’è una qualche relazione effettiva? Se è senza senso il tentativo di tracciare una linea di senso, allora questo è proprio ciò che rimane. Solo un archivio ed una serie di scene, differenze e ripetizioni di luoghi. https://issuu.com/pietropecovela/docs/2ndiaries







INTERNO S A R D O Interno Sardo è un progetto fotografico del 2017 che indaga il paesaggio di Olbia e della Gallura nella sua realtà più delicata e critica: la gestione dell’acqua da un punto di vista infrastrutturale ed urbano. Il 18 novembre 2013 la provincia di Olbia è devastata da un alluvione lampo della portata di 420mm di acqua in poco più di un ora che provoca sette vittime. L’inadeguatezza infrastrutturale di canali, smistamento e dirottamento delle acque dovute ad un incontrollato ed incurato sviluppo urbano genera un situazione critica sia per la città che per il paesaggio. Non solo il controllo delle acque e dei canali rappresenta una situazione complessa, ma lo stesso approvigionamento di acqua potabile della provincia è in forte crisi. L’acqua pubblica di Olbia viene raccolta e fornita principalemente al lago del Liscia, un bacino artificiale nell’interno della Gallura . La scarsità di piogge frequenti porta però il lago a sostenere forti fluttuazioni di capienza e portata. Queste oscillazioni di portata innescano il movimento del fondale del lago ricco di alluminio e manganese, altamente tossici e nocivi. La conseguenza è che in diversi periodi dell’anno non si può assolutamente entrare in contatto con l’acqua pubblica. Interno sardo è un progetto che vuole documentare da un lato le parti di contesto urbano che per morfologia, tipologia e localizzazione sono maggiormente colpite da alluvioni, dall’altro mostra la forte variazione e contaminazione del paesaggio. https://issuu.com/pietropecovela/docs/interno_sardo_f














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