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ORIZZONTE TOKYO
from PINK BASKET N.29
by Pink Basket
ALTRI MONDI - DI EDUARDO LUBRANO
L’ITALIA DEL 3X3 VOLA ALLE OLIMPIADI GRAZIE A UN CANESTRO DI RAE LIN D’ALIECONTRO L’UNGHERIA, NEL PREOLIMPICO DI DEBRECEN. STORIA DI UNA FUORICLASSEDELLA DISCIPLINA, E DI UNA GIOCATRICE CAPACE DI FARE EMOZIONARE
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Per star dietro a Rae Lin D’Alie ci vuole una gran testa oltre che “un fisico bestiale” come cantava Luca Carboni tanti anni fa. Perché l’italo americana che con un buzzer beater ha segnato il canestro che ha di fatto staccato l’ultimo pass olimpico per Tokyo 2021 al Torneo di Debrecen e consegnato all’Italia la partecipazione alla prima apparizione a cinque cerchi del 3x3, viaggia a mille anche fuori dal campo. Nel senso che ragiona e parla con la stessa velocità e lucidità con le quali gioca. Ed appena le si chiede della qualificazione è un torrente in piena.
“Un’emozione indescrivibile – dice con un bellissimo italiano arrotondato dalla pronuncia americana – che ha fatto diventare realtà il primo sogno di tutte e tutti noi che giochiamo il 3x3. Quando è stato annunciato che sarebbe diventata disciplina olimpica io mi son detta “Wow! Ci voglio essere! Ci dobbiamo essere!”. E quando nel 2018 abbiamo vinto il Mondiale ci abbiamo creduto ancora di più perché quel sogno si è colorato con i cinque cerchi dell’Olimpiade. È stato un lavoro lungo, un percorso difficile che per adesso si è chiuso in Ungheria con la qualificazione.
Io mi sento di dire grazie agli organizzatori dei tornei, ai dirigenti, agli allenatori a quel gruppo storico del 3x3 italiano che lavorava ben prima che arrivassi in Nazionale, perché senza tutte queste persone noi giocatrici oggi non saremmo qui a fare festa. Il mio tiro con l’Ungheria – a 4” dal termine della finale dell’Universality Olympic Qualifying Tournament in casa delle ungheresi per il 12 a 13 a nostro favore – è stata la scena di un film iniziato dieci anni fa circa. Ora ne dobbiamo girare un altro”.
Un altro film? Che si chiama Tokyo 2021?
“Certo che sì. Ed è anche il secondo sogno che abbiamo tutte: andare lì e vincere tutte le partite. Siamo tra le otto nazioni che partecipano alla prima edizione del 3x3 all’Olimpiade: non vedo una buona ragione per non cercare di arrivare fino in fondo. Come si dice in questi casi? Daremo il massimo, faremo tutto il possibile ed il meglio di quel che sappiamo fare per riuscirci. È difficile, lo sappiamo benissimo e ne siamo consapevoli, ma dopo il primo torneo di qualificazione olimpica a Graz, sembrava difficile anche vincere in Ungheria. Anche se…”
Anche se? Vada avanti…
“A Graz abbiamo perso una partita incredibile con la Spagna all’ultimo secondo (20-21, ndr), vinto bene con Cina Taipei e poi perso con l’Austria padrona di casa e la Svizzera. Soprattutto la partita con le austriache ci ha sorpreso: il tifo, loro che hanno segnato 6 su 10 da due punti (da oltre l’arco ma nel 3x3 vale due, ndr) e noi 1 su 8. Ci hanno battuto dal punto di vista emotivo così che poi con la Svizzera non eravamo noi ed abbiamo perso senza giocare quasi. Ma lì dopo quella sconfitta, pur con le lacrime di alcune di noi ho visto che eravamo pronte a giocarci l’ultima chance con la faccia, il cuore e la grinta giuste. Ed oggi posso dire che è stato meglio così: magari saremmo andate ai quarti di finale a Graz e chissà… a Debrecen non avremmo avuto la stessa “cazzimma” che ci chiede sempre coach Capobianco”.
“Cazzimma”: termine napoletano dialettale che come spiegava Pino Daniele:” Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti “. Sfrondata da tutte le possibili implicazioni meno nobili ed applicata allo sport, è quella la cattiveria agonistica del tutto particolare un po’ sfrontata che serve per arrivare ad un traguardo.


Che cosa vi siete dette durante i time out nella gara con l’Ungheria?
“Prima di entrare in campo ci siamo dette che ancora una volta avremmo giocato una partita decisiva con la squadra di casa ma che questa volta sarebbe stato il nostro riscatto. Durante la partita ci siamo ricordate sempre di fare attenzione al nostro movimento ed ai rimbalzi ed alla nostra tattica di gioco. Poi però nell’ultima azione prima di tirare ho pensato che stavamo per andare a Tokyo, ho rallentato il P&R ed ho tirato!”.
Allora parliamo per un po’ di questa Olimpiade con una domanda scontata: a parte l’Italia chi è la squadra da battere?
“Tutte. Ma non lo dico per mettere le mani avanti. Lo dico perché saremo le migliori otto o comunque le prime otto ad andare ad un’Olimpiade quindi per forza siamo tutte forti. Russia e Cina che abbiamo battuto a Manila nel 2018 sono bravissime ed hanno vinto un Mondiale a testa, la Francia non si discute, il Giappone è la squadra di casa ed ha un’energia pazzesca, la Mongolia ha esperienza di tante partite giocate, gli Stati Uniti che neanche a dirlo, vorranno tornare a vincere qualcosa di importante e la Romania che non abbiamo mai incontrato ma se è lì ha buone certezze.
Una cosa voglio dire che mi ha emozionato dopo la nostra qualificazione: chi ha perso nonostante tutto ci ha festeggiato perché anche noi siamo una delle 8 squadre che rappresenterà questo sport per la prima volta ai Giochi. Insomma è stata come una festa di tutte le giocatrici ed è stato davvero bello”.
Lei ha scritto l’inno del 3x3 e sarebbe comunque andata a Tokyo come ambasciatrice di questa disciplina. Cos’è che le piace così tanto?
“La spontaneità. La velocità all’interno della quale però devi ragionare. La grinta che ti serve. Il fatto che veramente non conta nulla chi è la squadra favorita sulla carta. Mi sono innamorata subito di questo sport. Mi piace la grande fiducia che devi avere nelle tue compagne di squadra ed il fatto che nessuna può nascondersi in un angolo del campo. Mi piace che i tornei sono un evento dentro il centro delle città e quindi sono un evento della gente che è una delle mie grandi passioni. Io amo la gente, conoscerne di nuova e da tutto il mondo. Grazie al 3x3 ho avuto questa opportunità di stare a tavola col mondo. E questo è impagabile”.
Ci racconta le sue compagne di squadra?
“Facile, sono tutte persone meravigliose. In campo ognuna ha la sua funzione e la segue come un meccanismo perfetto. Marcella Filippi la più esperta, è una che sai che la metterà sempre da oltre la linea dei due punti, Giulia Ciavarella fa tutto ed anche un po’ di più di quello che deve fare un’esterna, Mariella Santucci conosce il gioco e facilita il lavoro di tutte le altre, Valeria Trucco sotto il canestro è super ma se le lasci un millimetro ti fa male anche da fuori, Sara Madera è una certezza quando giochi il pick&roll, Giulia Rulli è una jolly super, Chiara Consolini è quella che in America chiamano “baller” cioè una che conosce il gioco e gioca in modo naturale. Quando nella finale con l’Ungheria ha fatto canestro più tiro libero ho capito che saremmo andate a Tokyo. Ma come ho detto prima vorrei ringraziare e salutare una per una tutte le persone che in questi dieci anni hanno permesso che il nostro gruppo fosse lì a Debrecen a giocarsi la chance olimpica. Senza di loro noi oggi non staremmo lavorando per giocare a Tokyo”.
Perché state già lavorando?
“Certo! Ci siamo concesse pochi giorni di pausa e poi sotto di nuovo con gli allenamenti. Ho chiamato al telefono tutte le mie compagne per sostenerci a vicenda in questo periodo e dare a tutte l’appuntamento in palestra perché dobbiamo lavorare tanto per essere pronte”.
Come è arrivata al 3x3 e cosa fa Rae D’Alie fuori dal campo?
“Ho iniziato nel 2014 a Salerno dove c’era un torneo locale. Una mia amica mi ha spinto in campo, abbiamo vinto e poi siamo andate a Riccione. Da lì è nato il mio amore per questo sport. Ma tutto nasce dalla mia famiglia: mio papà è un grande appassionato di sport e noi sei fratelli (3 maschi e 3 femmine, ndr) facciamo tutti sport. Dal basket al football americano, tuffi, ginnastica, lotta greco-romana. Ed i 18 nipoti a loro volta sono tutti sportivi. Cosa faccio? Intanto nella prossima stagione lascerò Bologna dopo tanti anni, la prima volta sette anni fa e poi di seguito dal 2016, ed andrò a Crema dove c’è un allenatore che mi ha colpito molto per come fa giocare le squadre, Mirco Diamanti. Quando nel 2017 vinse lo scudetto a Lucca mi andai a presentare e gli dissi che un giorno avrei voluto essere allenata da lui. Mi piace la musica, quella dedicata a Gesù, il rap, suono la chitarra. Della musica italiana mi piacciono Cremonini, Ferro, Elisa ma la numero uno per me è Fiorella Mannoia. Mi piace scrivere e mi piace lo storytelling. E adoro la natura perché ci sono nata e cresciuta nella fattoria dei miei genitori in Wisconsin. Ma soprattutto quello che vorrei fare nella vita è mettere insieme la fede e lo sport per portare un po’ di speranza alle persone in difficoltà”.
