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VENEZIA, SOGNO VIVO; SCHIO, TRENO PERSO

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COVID E INFORTUNI

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SPECIALE COPPE di Manuel Beck

È nelle mani di Venezia il sogno italiano nelle Coppe europee. Dal 5 al 7 aprile l’Umana Reyer sfida le turche Galatasaray e Mersin e le francesi di Bourges, padrone di casa, nelle Final Four di EuroCup, con l’obiettivo di prendersi il trofeo che nel 2021 le fu strappato all’ultimo secondo della finale contro Valencia.

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Nella più saporita delle rivincite, le orogranata hanno eliminato le stesse spagnole nei quarti di questa edizione: persa di 4 l’andata (57-61), la squadra di Mazzon ha firmato un’impresa di altissimo livello tecnico e caratteriale, sbancando di 8 il tempio valenciano della “Fonteta” (67-75).

Grande approccio per la Reyer, mandando un messaggio immediato (21-29 al 10’); poi il momento più difficile quando dal +11 di metà 2° quarto le veneziane si vedono rosicchiare punto su punto il vantaggio, con l’ex di turno Guelich dominante in area, fino al sorpasso di metà 3° periodo (52-48), col pubblico di casa “in gas” e la frustrazione di dover rifare tutto da capo. Il classico frangente in cui servono campionesse che prendano per mano la squadra e la rimettano sui binari da cui sta deragliando. La Reyer le trova in Thornton (18 punti) ed Anderson (23), che con una serie di magie ribaltano di nuovo il punteggio e ridanno coraggio alle compagne. Le quali poi, in volata, diventano un’armata compatta in difesa e lucida nelle scelte d’attacco, come nell’azione decisiva in cui Bestagno, a pochi secondi dallo scadere dei 24”, non forza la conclusione ma cerca e trova Anderson per il canestro più aggiuntivo che chiude virtualmente i conti. Tra le italiane, oscar all’…attrice non protagonista per Smorto, due triple preziose.

Nonostante una Coppa Italia “così così”, la Reyer arriva con le carte in regola all’appuntamento, ma il livello della concorrenza è alto, probabilmente più dello scorso anno. L’avversaria in semifinale è Mersin, che ha appena “rullato” una finalista di Eurolega come il Fenerbahce in Coppa di Turchia. C’è la grande ex (tricolore proprio lo scorso anno con le orogranata) Temi Fagbenle; ci sono americane di livello assoluto come Dewanna Bonner, Tiffany Hayes, Yvonne Turner, Jasmine Thomas. Non da meno l’altro accoppiamento: il Galatasaray ha l’oro olimpico 3x3 Kelsey Plum e Kaela Davis a formare un reparto-guardie super-prolifico; sotto canestro Shante Evans e la serba Kraijsnik; Bourges risponde con un organico a trazione “indigena”: Rupert, Guapo, Michel e due elementi di lunga militanza italiana come Godin e Yacoubou.

EUROLEGA

Schio esce in gara-3 dei playoff contro Praga e manca l’appuntamento con la storia. Questa la notizia nuda e cruda, dopo un mese in cui è successo di tutto. Sul numero scorso eravamo rimasti al Famila battuto dal Fenerbahce nella partita che poteva valere la qualificazione, ma salvato dalla vittoria di Landes su Girona nell’ultimo recupero della fase a gironi.

In pochi giorni cambia il mondo: scoppia la guerra in Ucraina, fuori le squadre russe dalle Coppe. Spariscono dal tabellone dei playoff di Eurolega sia Kursk sia, soprattutto, la grande favorita Ekaterinburg. Griglia rifatta: a Schio tocca Praga anziché Salamanca, con la sensazione di avere un’opportunità insperata fino a poche settimane prima. Infatti la prova del campo, nelle prime due gare della serie, mostra un Famila per nulla inferiore alle ceche, anzi sostanzialmente al comando per 75 minuti su 80. Il guaio è che il conto delle vittorie dice 1-1: colpa del blackout arancione nel finale di gara-1, dopo una partita giocata benissimo dalle arancioni di Dikaioulakos sul parquet avversario, costruendo un (apparentemente) saldo +12 con 5 minuti da giocare. Diventa invece una grande occasione sciupata, soprattutto per una difesa che si disunisce all’improvviso sotto le folate di Praga, spinte dalla spagnola Conde, con la beffa del sorpasso in dirittura d’arrivo (72-70).

In gara-2, davanti al suo pubblico, il Famila è bravo a non subire il contraccolpo, e anzi rilanciare con una prestazione della stessa qualità della precedente, ma senza cali (a parte un passaggio a vuoto all’inizio dell’ultimo quarto, da +15 a +5, presto rimediato). Finisce 69-56 con la fiducia di poter, stavolta, espugnare Praga e prendersi la prima Final Four della storia societaria. Nulla di tutto questo. In gara-3 inizio troppo morbido in difesa per Schio, con 16 punti subiti in poco più di 4’ (un problema già capitato contro il Fenerbahce, senza apparenti spiegazioni tecnico-tattiche); poi una faticosa ricucitura dello strappo, con un’ottima Mestdagh (26 punti) e sprazzi di Sottana e DeShields (14 a testa), ma nel terzo quarto un nuovo blackout costa un parziale di 17-2 per Praga. Irriconoscibile il Famila in una sarabanda di tiri mal presi e nuovi buchi difensivi sia sulle accelerazioni a tutto campo della solita Conde (25), sia nelle coperture sulle tiratrici perimetrali. Non si può dire che Schio abbia mollato, perché nel finale ritorna a meno 7, però ecco di nuovo troppi spazi (a zona) per le triple avversarie e stavolta finisce davvero, 90-77. Poco da Laksa e Gruda in questa gara-3, zero punti da André e Keys, ma al di là delle singole l’impressione è che questo Beretta Famila, nella sua versione a 5 straniere, avesse tutto per battere questa Praga buona ma non eccelsa: Vorackova, Alyssa Thomas, Brionna Jones le protagoniste insieme a Conde, non superiori alla dotazione scledense. Le semifinali saranno Salamanca-Sopron e Fenerbahce-Praga.

Conclusione? Le Final Four di Eurolega restano tabù per Schio, nonostante un quindicennio abbondante di partecipazioni onorevoli: sempre un gradino sotto la grande impresa. È la sintesi del basket femminile italiano di club degli ultimi 20 anni: tanti sono quelli trascorsi dall’ultima nostra presenza nelle top-4 d’Europa. Era il 2002 con Parma di Ticha Penicheiro e Yolanda Griffith, battuta in semifinale. Venivamo dall’epopea-Comense e ci stava quasi stretto non arrivare alla finalissima. La storia poi ha preso un’altra piega. Oggi non possiamo certo considerare fallimentare una stagione che termina in gara-3 dei quarti; ma il fatto che in vent’anni tondi nessun club italiano sia mai riuscito ad andare alle Final Four (per non parlare del titolo assoluto, che ci manca dal 1995) è davvero difficile digerirlo.

NCAA

Sono uscite al primo turno le tre italiane classe ’99, ormai “senior”, qualificate al torneo nazionale del College Basketball. Elisa Pinzan con la sua South Florida ha perso contro Miami (19 punti per l’ex veneziana), Lorela Cubaj e Georgia Tech hanno ceduto a Kansas (8 punti e 11 rimbalzi per la lunga azzurra), Lucia Decortes e Albany non hanno superato l’ostacolo Louisville (non entrata la bergamasca di scuola Geas). Ora Cubaj ha buone possibilità di essere scelta dalla Wnba: nei vari “mock draft”, le previsioni degli esperti, oscilla tra la decima e la ventesima posizione.

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