in copertina opera di Sergio Cioccarelli
Museo Diocesano e Capitolare di Terni 7 marzo 2020
Associazioe i 2 Colli Annarita Boccolini Loriana Baldoni Umbro Francescangeli
www.concorsidipoesia.it
i 2colli Torre Orsina (TR)
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premio poesia Donna 2020
Poesie
Benavides Cristina Bianchi Manuela Cappella Lilia Faniello Domenico Gallo Edoardo Leo Luigi MalambrĂŹ Giovanni Nuti Elena Palmas Aldo Paradiso Annalina Rinaldi Alessadro Rinforzi Lolita Scattareggia Vito Sole Giusto Tarantola Wilma
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Cristina Benavides
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Amorosa notte lunatica Vieni qui, sdraiati con me Sul letto dell’asfalto Nel bel mezzo della strada Vicino a me Eccola, sopra di noi Lei ci guarda Oh mia amata Luna, Tu l’hai sempre saputo Io non l’ho mai creduto Eccola, sopra di noi Illuminava i nostri volti stanchi I nostri occhi luccichi Le nostre risate agitate E le parole affollate Alziamoci andiamo partiamo Tienimi la mano Eccola la Luna, ti avvicini a me Cos’è stato mai lo sapremo Ma ci strappammo un bacio nel bel mezzo della vita E lei ci illuminava Bello come non lo è mai stato Dolce suave e dannato Porterò alla tomba quella notte La dannata amorosa notte Ricorderò la dolcezza delle tue mani Il bacio spassionato e chissà E la tua pelle morbida e timida Il tuo corpo scultoreo e il timore Il sorriso premuroso e la paura Ma i tuoi occhi Confine tra oceano e cielo E la Luna Quella Luna 8
Ancora noi La tempesta rompe il nostro silenzio La burrasca riecheggia sui tuoi ricordi Il fulmine ferma il mio supplizio Le nuvole segnano i tuoi esordi Sento il tuono nel mio cuore E ancora tu ritardi C’è qualcosa che si dice amore È ancora tu mi guardi
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El arbol de la vida O mia querida Avrai alcuni dispiaceri nella vita Alcuni rami si indeboliranno Altri ancora si romperanno Ma se il fusto resiste Non temere nulla Aggrappati alla Terra Le tue radici saranno lí Yo estaré contigo Vivi la vita ogni secondo Dai valore ad ogni cosa Ridi, viaggia e ama Perché la vita è una e va amata
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Manuela Bianchi
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Era i raggi del sole Era i raggi del sole la luna piena. Il tarassaco nei marciapiedi prepotente fra i sanpietrini. Era la farfalla sul davanzale le cicale in anticipo perché il tempo non ha pietà, era la rosa profumata del mese di maggio, il nontiscordardimé timido fra tenera erba, era i colori, i profumi è molto di più. Era la Primavera.
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Non conosco l’arte dell’ago Non conosco l’arte dell’ago questo strumento preposto al cucito, non è mia l’arte del ricamo eppure ammiro il rammendo quella opera di pietà a cui l’attrezzo si presta all’ammenda del bisturi: la ferita lambita da piccoli punti, l’asola Isola d’aria nel tessuto boccata di ossigeno in un giorno di buio.
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Presto attenzione Presto attenzione all’urlo straziato del granello di sabbia nell’istante in cui solitario infila la fessura - l’abbrivio - della clessidra. Niente distingue gli occhi che interrogano lo specchio mentre muti si accorgono di non assomigliarsi.
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Lilia Cappella
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È notte Nebbie, oscurità Vuoti. Profonda notte. Notte di silenzi nel vuoto della notte. Lotta primordiale Tra la Vita e la Morte. La Madre l’abbraccia, lo chiama: “Figlio mio!” Lo esorta alla Vita. Niente! Nessuna risposta. Solo Silenzi. E nella notte oscura, le urla strazianti delle Madri.
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Lontano è il mare E’ l’alba, l’alba di un giorno nuovo intero il mondo tace. Svolazza nel giardino un uccellino tra i rami spogli degli alberi d’inverno, la gelida luce illumina le piante spaurite. Mi guardo intorno è il vuoto. Non più parole, sguardi, risi, fremiti, battibecchi delle giovani vite, ora spezzate da un implacabile destino. Rubate agli affetti, strappate alla vita all’alba del giorno. Ora è silenzio. Ora è vuoto. Lontano è il Mare, e mi chiedo perché. Chissà se mai ci sarà una risposta. Chissà se mai si potranno consolare le madri che hanno visto morire I giovani figli all’alba della vita.
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Canto di donna Inseguendo un sogno d’amore, correndo nel vento della vita, tra i mille colori dei sentimenti sono stata felice, come in un oblò. Felice per l’ardore dell’amore che ha colmato la mia giovinezza. Felice di essere chiamata mamma. Felice dei giochi e dei sorrisi dei bimbi. Felice degli amori bugiardi, che sempre mi hanno inseguita per rubarmi l’anima, amandomi e nascondendosi nelle arsure delle ingannevoli convenzioni bugiarde. Ora rincorro nel vento i ricordi: camminando, correndo, piangendo, pensando, sognando, cantando.
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Domenico Faniello
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Musa Musica dolce, musica soave, al tuo dolce suon, tutto compare, lieti pensieri alla tua visione, fonte di guida per l’ispirazione, ispirazione che viaggia sovente, a metà strada tra il cuore e la mente. Si odon parole inneggianti all’amore, compaion sul foglio mille parole, mille parole dettate dal cuore, piene di gioia e di profondo ardore, ardore che guida ogni mia azione, sfuggente a volte all’uso della ragione. Risplende la luce al tuo dolce parlare, tutti si ferman per poterti ascoltare, ascoltan in silenzio, senza fiatare, Nella speranza di poter declamare, declamare versi solo in tuo onore, musa che guidi ogni ispirazione.
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L’evoluzione della famiglia Si narrano storie, intorno al focolare, in religioso silenzio, tutti ad ascoltare, si apprendono valori dai racconti del nonno, parole dal significato profondo. Legami profondi di antica tradizione, famiglia, vera forza della nazione, piccoli gesti durante la giornata, forza di un’epoca dimenticata. Nuove famiglie all’orizzonte, rapporti sospesi su due diverse sponde, cercano invano di dialogare, troppi gli ostacoli da superare. Sempre piÚ social, era digitale, non si ha tempo per parlare, privi di valori e con poche fondamenta, privi di guida nella tormenta. Alla ricerca di qualche certezza, antica famiglia, unica fortezza, possenti braccia ti donano amore, regna la pace e riscaldano il cuore
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Il Primo Incontro Si odono campane che suonano a festa, si odono poemi che narrano le gesta, tra gloria e poesia, migliaia di fiori, inebriano il paesaggio di mille colori. Risplende la luce sopra ogni cuore, si odono parole inneggianti all’amore, si cercano i contatti per i primi approcci, si incontrano corpi tra teneri abbracci. Al chiaro di luna, risplende il sentimento, si scrutano le stelle del firmamento, tra stelle cadenti e scie luminose, prime effusioni, quelle affettuose. Trascorrono le ore a parlare della vita, a ogni parola, fiducia acquisita, si scambiano effusioni, battiti di cuore, si uniscono due cuori in nome dell’amore.
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Edoardo Gallo
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Le Donne Così sensibili ed enigmatiche così presenti e belle fascino delle nostre giornate battito di ogni minuto porte dirette verso l’ignoto collegamento con l’infinito; di noi tutti madri coraggiose o preziose amiche soluzione di ogni dubbio estremo dono
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Io sono mio padre Se dico obtorto collo io sono mio padre. Se ti dico poca cima poco marinaio io sono mio padre. Se ricordo Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam meditaris avena nos patriae fines et dulcia linquimus arva... io sono mio padre. Se guardo da dove spira il vento io sono mio padre. Se mangio una fisherman io sono mio padre. Se mi guardo i palmi delle mani, la linea della vita e quella del cuore e tutte le altre che le infilzano, le sormontano, le troncano, le tagliano io sono decisamente mio padre. Se cerco di aiutarti, se soffro, se piango, sì sono mio padre. Se mi verso un bicchiere di garganego e bevendo il mio palato e la mia lingua ci ritrovano dentro tutti i sapori di un tempo e resto in silenzio a pensare; io sono mio padre. Se faccio una cosa per te che non ti aspetti qualcuno farebbe io sono mio padre. Se ne faccio due, tre e continuo a farne instancabilmente io sono mio padre. Se mi piace il parmigiano e l’olio sul pane bruschetta, se aggiungo un pizzico di sale e del peperoncino su ogni cosa sono proprio mio padre. Se credo sempre, se non mollo mai, se sono cocciuto, tenace ma libero e sorrido spesso dei guai io sono mio padre. Se mi siedo e guardo al di là del muro, le montagne davanti a me, se riconosco le cime, se vedo quel che un altro neppure nota, e per i sentieri nei colli non mi perdo, annuso le piante, il muschio sulle pietre e le primule che sfidano la primavera io sono mio padre, le sue gambe, i suoi occhi ed il suo cuore. Se tengo in mano un soffione tengo in mano la sua anima leggera e determinata ed io sono mio padre . E se sento chiamare il mio nome, se lo sento forte e deciso, se ha quel senso di bisogno e di amore, …mio padre è tornato. Ed io sono mio padre 25
Ho rispetto Ho rispetto di ogni oggetto: la matita, l’orologio, la cornice di un quadro, l’anta dell’armadio, lo specchio, la sabbia che cade nella clessidra, la gamba del tavolo che un tempo fu ramo. L’asse, la trave, un oggetto in vetro e il soffio che l’ha creato. Il tappeto portato da quel viaggio, i fili intrecciati con sapienza che lo tengono unito, un libro che lessi, un disco in vinile e soprattutto i suoi solchi graffiati. Rispetto la natura. Quella pianta, la foglia verde come quella gialla, il fiore che cresce di nascosto e il frutto in pieno sole, le nuvole al tramonto e quelle che cercano di trattenere l’alba. Rispetto la neve, non la calpesto, la direzione mutevole ed improvvisa del vento, rispetto la scotta tesa nel trattenere la vela e l’ancora soprattutto quando il mare è in tempesta. Ho rispetto di ogni persona, della sua mano, di ogni dito, sia che mi indichi o che mi dica ok; Ho rispetto dello sguardo, dei capelli, del profilo, del collo che sostiene la testa, delle parole che dice sincera ed anche quando sono dette un po’ per ferire. Rispetto il modo in cui usa le braccia, ma credo che l’uso migliore sia nell’abbraccio come cura e come forma di comunicare amore. Il sorriso quando è collegato al cuore, le labbra quando desiderano un bacio 26
e un bacio quando desidera ancora un altro bacio. Rispetto ogni scelta ed opinione purché sincera. Rispetto chi riesce a dire cose difficili che sarebbero più facili da trattenere nel silenzio. Rispetto il silenzio ma preferisco di gran lunga chi comunica apertamente, chi si esprime, chi usa i silenzi solo come breve interruzione tra le parole e per ascoltare l’altro. Rispetto di non essere creduto, di restare incredulo, di essere miope oppure invisibile. Rispetto la mia debolezza e il mio desiderio, rispetto la mia forza e la mia paura. Rispetto la presenza del canneto in riva al mare, o quella attorno ad un lago e lungo ogni corso d’acqua anche se raffermo. La pigna, la conchiglia, il sasso levigato dalle onde e dalla corrente; rispetto il ricordo di un profumo e ricordare che aveva un senso; rispetto le parole che ho detto, quelle che ho sussurrato, quelle che non ho detto, quelle che mai dirò
Luigi Leo
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Selene Ancora tu, splendida Luna... Non mi lasci un momento, mi segui con lento cammino, incurante del tuo firmamento di stelle silenti, dei loro richiami. Tu piena e impudica mi osservi, ti avventuri dei lecci tra i rami e giochi con me a nascondino. All’alba sfrontate ghiandaie faranno ciarliero mercato intorno alla veste d’argento perduta da te questa stanotte nell’ultimo abbraccio, anch’esso soltanto sognato.
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Policromie d’una stagione breve in Val di Fassa Illanguidisce a settembre l’estate, Policromie d’una stagione breve, il verde appena spento al limitare miracolo che sempre, prima o poi di pallide montagne e di pietraie. si avvera In convegni inusuali e veste la Valle da signora. rondini inquiete, allineate Agonizza l’azzurro, scaldan le ali lungo cavi e grondaie, trafitto da una luce lieve, pronte coi piccoli a migrare. si arrende alla stella della sera. S’annuncia con belati un gregge in transumanza. Placide mucche bianche e nere volgono liquidi sguardi sopra le umide nari. S’affretta l’autunno e di pastello colora quest’antica terra. E già il tramonto accende le lontane pareti del Civetta, di un’altra valle splendido castello; poi stende un tappeto di luci iridescente sull’assopito lago di Fedaia. Svetta il Colaç, quasi a sfidare il cielo. Stingono i prati e l’abetaia del giallo dei larici s’incendia. Ricama il sorbo dell’uccellatore filigrane di bacche rutilanti su trame senza fronde, spoglie. Del Sassolungo si dorano i profili di occidente e al salir delle ombre illividisce l’impietrita maestà del Sass Pordoi. Si coglie nella magia dell’ora, l’ultima del giorno ormai morente, un concerto di silenzi e sinfonie, il discreto stormire di rare, smaglianti latifoglie. 29
Commiato Li credevo già spogli. Sfarinate le fiammeggianti chiome, ai primi presagi d’inverno pungono i larici il cielo di ottobre con cime disadorne, da un impietoso vento denudate. Quell’anno, invece, quel giorno, riflessi in effimere trame di mille dorate filigrane, al mio lento passaggio svettavano gialli e splendenti, sposando lo specchio del lago. Ignari, facevano ala sontuosa a quell’addio, a un viaggio di sola andata: il mio
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Giovanni MalambrĂŹ
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Non era amore Non mi abbracciavi, forte mi stringevi da farmi male fino al cuore. Il tuo non era amore, la vita non ha più sapore, il sole non mi dà calore. La luce s’è nascosta dietro un velo, l’anima mia l’ha coperta il gelo. Tanta violenza mi hai usato, il mio intimo più profondo in un attimo hai frantumato, il mio sangue ha lordato il selciato, e le ferite invocavano... silenzio. Il mio viso trasudava vergogna, l’essenza mia messa alla gogna Fiumi di lacrime versate, fino al mare sono arrivate. La nebbia la mente mi ha oscurato, per troppo tempo non ho più sognato, ho vissuto nel buio più profondo, luna e stelle non erano più in cielo. Poi un raggio di sole mi ha illuminato, non ho più paura, respiro la mia vita, come farfalla colorata sto volando, musica viva dentro me sento, e canto al mondo il mio amore. A chi come me ha cicatrici dentro, dico di tornare ad essere donna, trasformare il difficile in un fiore, non arrendersi mai, e guardare al futuro per tornare ad amare.
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Il mio nome è... Giocavo con bambole, fatte con cenci di tanti colori. Un giorno mi vidi, a festa agghindata, a lato di chi m’aveva appena comprata. Con lui mia madre ogni giorno parlava, rideva, mi guadava, non capivo e sorridevo. Avevo nove anni e non ho potuto volare, mi hanno spezzato le ali. Sono figlia d’un dio minore, nata nel posto sbagliato, non ho mai gustato il sapore di libertà. Le mie lacrime, hanno cacciato i sogni… di una vita non vissuta, che non ho mai avuta, non sono diventata donna… un fiore reciso in un giardino violato, e i petali andati col vento. Si, sono volata via, in una notte buia di un’alba mai nata, raccontano che sono morta sotto il ghigno d’un demone. Il mio nome è Aysha, ero una sposa bambina.
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Estasi Note.., lente, travolgenti, a scandire profumi d’esistenza, a comporre soavi armonie. Solo tu riesci a sentirle. Sei tu a dirigere, e l’orchestra esegue, sempre e comunque! Dalla cavalcata delle Valchirie, alla crescente e passionale sinfonia d’un tempo d’amore, o ad un andante lento, di una suadente melodia. Chiudi gli occhi e assapori le sfumature dei silenzi, la voce profonda dell’estasi che avviluppa … l’inferno dolce amaro della tua vita.
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Elena Nuti
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It’s my life! Con il nero e il bianco il sorriso e il pianto, con il giallo e il sole il grigio e il dolore. Con il calore del rosso e il verde acerbo del futuro immaturo. Di trasparente organza e floreale damasco, dal misto sapore del miele col fiele, dall’odore confuso della notte passata. Immensa e breve, intensa e leggera, unica e preziosa: sempre degna di essere vissuta fino all’apice estremo.
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Il ritratto del cuore Ascolto la voce che sussurra il vento, è un suono di vita e non un lamento. Ti spinge a cercare nel profondo del mare cose nascoste da rifar galleggiare. Concludere riti lasciati sospesi, pensieri infiniti volutamente appesi all’asta di un tempo perduto nei giorni. È giunto il momento di dare voce a quel mondo nascosto che richiede luce, di smuovere foglie seccate dal sole, intrecciare la paglia con il girasole. Batter le mani per raccogliere al volo quel che rimane di un essere solo sperduto in un angolo di fantasia che è l’unica uscita per poter fuggir via. Intraprender cammini senza una meta che apron le porte della città segreta fatta di luce, suoni e colore che altro non è se non il ritratto del cuore.
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I confini dell’attimo L’imminenza dell’attimo, desiderio di un sogno o istante sfuggente. Piangente sorriso dai cristalli di ghiaccio, colorati da sguardi di raggi dorati. Rumorosi amori di spine con rose, minuscole fragole dal saziante sapore colorano le labbra al morso pungente. Baci mancati o rubati dal tempo regnano ancora con esplosione dei sensi. Fluttuanti farfalle dai voli inconsueti permangono liete dei propri segreti. L’attimo è adesso e non ha domani e il sogno lo porta oltre ogni confine.
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Aldo Palmas
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Tu non sai Tu non sai quale tormento mi prende, quando chiudi quella porta. Sono rimasto solo. Il mio cuore si rattrista, un nodo mi chiude la gola, allora, mi rifugio nei pensieri. Tu non sai dei fantasmi della mente. Dimenticati da tanto, lasciati in fondo ai cassetti e, nei libri impolverati della biblioteca. Si aggirano in quella stanza, dove per tanto tempo, non ho saputo scrivere, non ho voluto leggere. Mi angosciano, si approfittano della mia solitudine, fino a stordirmi. Così, attendo su quel divano. Tu non sai, cos’è sentire i tuoi passi, in fondo al corridoio. Sei ritornata. Ti siedi al mio fianco, mi prendi la mano e, mi porti sulle nuvole. Nel nostro paradiso fatto di smeraldo, dell’azzurro del mare, e di quel gatto silenzioso che ci fa compagnia. Il mio cuore si fa dolce, come miele di corbezzolo, si scioglie il nodo in gola. Volo con te. Nel nostro mondo di sogni, sento gli uccellini cantare, i nostri cuori battere forte. Tu hai capito, cos’è la solitudine. 40
Annalina Paradiso
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Stai attento Stai attento a non fare del male a una donna. Essa è sensibile ma è forte e orgogliosa, è tenace quasi sempre coraggiosa. Potrà apparirti stanca debole e sfiancata, appassita forse dall’essenza di aria buona, ma non ci provare uomo, non ci provare a sfidare la sua voglia di vita nuova. Ha conosciuto la lotta e la sofferenza la solitudine e la paura, ha imparato a salvarsi dal pianto, ha osato affrontare l’angoscia ha cercato di non arrendersi essere più sicura. Non ci provare uomo a vincere contro una donna e contro la sua ferita, semmai regalale premura e rispetto e abbracciala con con la tua vita. Stai attento uomo e non andare oltre, se pensi di voler star bene al mondo non puoi uccidere una donna neanche con la morte. 42
La gente La gente fa le veci della vita. Nella sua faccia ho incontrato i conflitti del bene e del male, nelle sue gesta ho scoperto l’ambiguità dei principi. La quiete in subbuglio del destino soffoca la mia protesta. Il torto è sempre degli assenti. Non ho il mandato per vivere. Il torto è anche il mio! Ma non voglio sentirmi vittima di una inflessibile disumana rassegnazione. Basterà? Non lo so. Se la gente farà le veci della mia ragione, allora, saprò!
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L’amore L’amore è come il giorno inizia piano, nasce leggero, per caso, si muove per inerzia passo dopo passo. Può essere una piccola goccia un’ombra dove stare forse un soffio soave, un presentimento d’inizio un durare senza dove un parlare senza urlare. Si trasforma poi in sensazioni da abbicare, tanti sospetti che parlano azione che conduce luce che all’improvviso appare. Poi impara a giocare diventa parola che tace si trasforma in un’assenza casuale si fa pioggia di malinconia, alluvione di idee e tornado di coraggio, a volte diventa disastro, cambiamento ostacolo, nuovo linguaggio. Per qualcuno fine del giorno e inizio poi della notte attorno. Per altri invece tempo che passa tempo che dura come profumo addosso. E allora l’istante diventa epoca il gradino si trasforma in scala il momento dura un secolo, mano nella mano lungo la strada che si fa meta dentro un cuore ormai vincolo, ogni volta davanti a un altro giorno mai casuale, mai inutile, mai singolo.
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Alessandro Rinaldi
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L’erbaccia Nasci contro ogni auspicio, il vento unico amico. Erba gramigna invisa piÚ forte del disprezzo, piÚ bella del fato che ti attende. non puoi uccidere una donna neanche con la morte.
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Lolita Rinforzi
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Psiche Predilige le tenebre. E’ la parte reale della nostra capacità di non essere materia. E’ respiro vitale soffio di vita dell’anima. Nei sogni incarna i desideri più reconditi. Definirla è rendersi acrobati nella profondità del nostro essere. Intenta a cancellare stiva ricordi pieni di dolore nella stanza dell’inconscio ammassati con desideri repressi e infiniti contrasti. A volte incontrando emozioni si confonde. Il conflitto con la ragione genera l’oblio. La mente allora dimenticandosi di esistere finalmente libera da vincoli assapora l’intensità del vivere… non puoi uccidere una donna neanche con la morte.
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Nelle vene poesia Le parole non sempre melodia a volte sono sangue! Non sempre leggere a volte sono impetuose e dure! Quando la poesia racconta le ferite l’anima si spoglia. Nuda ma non sconfitta mostra le viscere agli occhi della gente. Un giorno le cicatrici saranno medaglie al valore appuntate sulla pelle ricucita segno tangibile di un incancellabile dolore!
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Controvento Muovo a fatica i miei passi respiro con affanno in questi giorni troppo in salita. Nessuno ti insegna a camminare controvento per riuscire, devi umiliarti, fino a ipotecare l’anima. I ricordi si confondono nell’opacità della nebbia si sdraiano su dorate foglie di betulla danzano nell’aria in attesa che qualcuno li risvegli. Camminando cerco di evitarli per paura del confronto mentre il vento me li spinge addosso. Aumenta la fatica nel resistere l’incertezza ostacola il percorso. I passi affondano nel fango dell’ipocrisia che come sabbia mobile cerca di screditare le mie convinzioni. Proseguo controvento osservando l’orizzonte. Un flebile raggio di sole sorride al mio sguardo si chiama coraggio si legge s p e r a n z a . . .
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Vito Scattareggia
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Per-donare Per - donare, voglio lasciare spazio all’imperfezione che raccoglie gli errori dei pensieri, le parole sbagliate, i vuoti dell’anima sull’asse della ragione. Per dimenticare li porterò dove la vita è già passata e ha lasciato sopra i ricordi il suo respiro. Nulla ho cercato tra le forme e i contorni del mondo, ai lati della strada ... senza timore, ho guardato lo scorrere del filo e ho cercato i frammenti dei sogni e le speranze legate ai desideri con legacci sottili che il mondo ha tagliato. Ho imparato a lasciare andare i desideri dei sogni frammentati su strade parallele, dove le colpe di errori e imperfezioni hanno sempre un peso. Per - donare a se stessi è come cercare la felicità, per il mutevole traguardo della consapevolezza ... per - donare ad altri è sofferenza che sempre promette il paradiso.
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Il confine dell’ombra T’avevo chiesto d’aspettarmi al bivio, vicino a quella scala d’alabastro ... t’avevo detto che sarei tornato dal confine che circonda l’ombra. In silenzio l’ho attraversato, lasciando i pensieri a cercare parole senza senso sulla strada, da spargere nell’aria come semi. L’ho attraversato fino all’altro lato, dove l’ombra s’unisce e sovrappone alla matrice, prendendo la sua forma . Sono tornato con due cuori nel petto ... ho portato un nuovo cuore per te, che la matrice ha duplicato ... il tuo dal petto la mente aveva già strappato. Sono tornato, ma tu più non c’eri ... ho raccolto i pensieri prima lasciati e nuovi germogli di parole, mute ancora, ai lati della strada. Nell’ombra, sul primo gradino, sotto un velo, nascosto, ho trovato, ormai freddo, il tuo cuore.
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Quando manca l’amore Inginocchiata, guarda l’anima la vita dalla sua finestra ... vuole assaporare il gusto delle parole e il profumo dei pensieri che l’hanno attraversata, lasciandole mortali ferite ora guarite. Prima era morta, trascinando immortali pensieri oltre il confine da dove mai si torna. E’ tornata adesso ... solo una frattura ci divide dal mondo dove i pensieri trasportano le colpe di desideri d’ogni male e iniquità. Risorta, a questa vita è tornata. Ora, tra quelle oscure frange che uniscono i mondi, cerca il perdono seduta sulla bilancia d’oro del confine. Lì non lo trova ... le dicono ch’è già passato e più non tornerà. Fuggendo dalle paure, va sotto il talamo, nella spirale dove la speranza si raccoglie, e bussa alla sua porta. “Non cercarmi ! Dice una voce roca, senza più amore ... m’hai perduta al bivio sopra quella strada ... m’hai lasciato! Ricordi? M’hai detto addio per sempre ! Cerchi il perdono? So dove lo puoi trovare ... l’altro giorno l’ho visto sciogliersi nel sangue, circondando l’amore, e andare al cuore !” Ma l’anima, ormai da tempo, ha chiuso le sue porte al cuore.
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Giusto Sole
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Mamma mia Oh mamma, oh mamma oh mamma mia tu sei per me la più bella che ci sia. Rivedo i tuoi capelli quasi oro che sanno di anni sofferti con amore. Quel viso che sorride è sempre bello che se ne trovano pochi come quello. Quella bontà che tu hai avuto in noi di amarci e di volerci tanto bene. Anche se son lontano e non ti vedo ti penso e sogno una donnina che. Che assomigli tanto, tanto a te e abbia quello che tu hai dato a me. Io marcio e sogno di tornar con voi anche se i mesi qui non passano mai. Perché venendo venendo poi sera non si ha quello dove si era. Anche se giorno si fan tante cose che fra le altre son le più noiose.
La guardia al comando e al Quirinale di ser picchetto che non si può uscire. Si sta di corvée e a lavar piatti e a sognare
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La mia donna La mia donna sarà bella come una madonna avrà le labbra tumide e sempre piene d’amore gli occhi lucidi e l’amerò con tutto il cuore. Sarai come la mamma mia che dal mio cuore non andrà mai via sarai serena come quando dormi e sempre a te avrò io nei miei sogni. E quando sogni io mi vorrò svegliare guardarti sempre e in silenzio restare e sotto il cuscino terrò la carta bianca e riempirò i fogli di quel che in voce mi manca. Sarai la donna che saprà amare i figli che dovranno venire sarai la donna che dovrà gioire fin quando vecchi staremo per morire.
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Il dono più bello Il dono più bello che Dio ha potuto creare è stata la donna che ognuno sogna d’amare. Vi sono smeraldi argento e oro zecchino ma è mille volte meglio avere una donna vicino. Sentire il respiro delle sue parole guardarla negli occhi ed anche attraverso il cuore. E con le mani rudi dalla fatica la sera accarezzarla con le mie dita. Parlare dei sogni che stanno in fondo al cuore anche se poi non si potranno mai avverare. Camminare felici con la sua donna amata e sentirsi sudare le mani immaginando di avere accanto una fata. Sorridere alla gente e farla anche felice come il cuore ti suggerisce e ti dice. Sentirsi leggeri e dir quello che ti senti in cuore e ripetere mille volte ti amo da morire. È la più bella cosa non lasciatevela sfuggire perché quando si ama si è felici fino in fondo al cuore. Non fate come tanti altri che cercano allori soldi a palate e divertimenti vari. 58
Non son le cose grandi che fan felice un cuore ma solo una donna che ci sappia amare. Cercala intorno e poi quando la trovi vivrai una vita felice d’emozioni. La felicità sta solamente in questo amarsi veramente e non conta tutto il resto. E poi vedrai che potrai scoprire che le piccole cose ti sembreranno belle e piene di valore. Potrai apprezzare la bellezza della natura con lei che ti darà l’istinto per capire quanto è pura. Potrai scrivere frasi meravigliose e rime che ti verranno come tante rose. Potrai arrivare a quel che sogni di fare se avrai una donna che ti sappia amare. Potrai cambiare e fare un mondo migliore perché tu capirai che c’è bisogno d’amore. Tu se lo vuoi potrai vivere tutto questo e resterà una speranza anche quando non ci saremo.
Wilma Tarantola
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Per Alda In quel giorno di pieno sole sei volata nella luce tu fragile donna e coraggiosa guerriera tu che hai regalato sorrisi tu che hai dato allegria tu che ti illuminavi alla vista dell’arcobaleno ora sei là ove l’arcobaleno nasce .
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Metropolitana Eccoci qui come ogni mattina su questa gelida banchina il treno sferraglia sul binario e tu tra tutta la gente inizi il tuo viaggio solitario. Sei lÏ nel vagone e gente sale ad ogni stazione il treno stride e dà qualche scossone il tuo sguardo si alza in cerca di una emozione che sia visibile in mezzo alle persone ma l’emozione non abita in quel vagone che porta sguardi assonnati e lettori distratti.
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Dimmi se Dimmi se anche tu ti perdi a riannodare Trame sfilacciate con nodi che escono dal cuore Dimmi se anche tu ti perdi nei sentieri che Non hai mai esplorato con i viaggi del tuo cuore Dimmi se anche tu ti perdi nelle nebbie che il tuo cuore attraversa Dimmi se anche tu ti perdi e io mi perderò con te
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