01 intro fotografia 2014 2015

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INTRODUZIONE ALLA FOTOGRAFIA

a cura di Robin Vanzolini I.T.T “Marco Polo” Rimini a.s.2014-2015


PROGRAMMA • INTRODUZIONE ALLA FOTOGRAFIA : La storia – La professione–Il mercato-Fotografia ed arte • LA FOTOCAMERA: 35 mm medio formato – Funzioni – L’ otturatore – La scala dei tempi – La fotocamera digitale • L'ESPOSIZIONE: La luce – Illuminatori continui – Il flash – La scala di Kelvin – Fotometria – L’esposimetro – L’inquadratura – Il movimento • CROMATOLOGIA: La teoria dei colori - Lo spettro visibile – Analisi fisica – Colori additivi e sottrattivi – Armonia e contrasto – Psicologia del colore • GLI OBIETTIVI FOTOGRAFICI: Tipi e funzioni – Il diaframma – Principi di ottica – Le aberrazioni – Messa a fuoco – La profondità di campo – Gli obiettivi per la fotocamera digitale


PROGRAMMA • LA PELLICOLA: Struttura – sensibilità – I formati • L’IMMAGINE ELETTRONICA: La fotocamera digitale – il CCD – il CMOS • IL FOTORITOCCO Digitale : Esercitazioni pratiche di elaborazioni dell’immagine • COMPOSIZIONE E LETTURA DELLE IMMAGINI L’ inquadratura – Gli effetti speciali – I filtri – Tecniche di ripresa – Percezione e comunicazione visiva – lo stile • LEGGI E MARKETING: l nuovo diritto d’autore – La privacy – I contratti – La produzione – Orientamenti professionali – Strategia della promozione • ESERCITAZIONI PRATICHE Reportage – Still life – Ritratto – Figura – Beauty – Figura in esterno


Occhio umano

L'occhio umano, è costruito sullo stesso principio della camera oscura: lente dell'obbiettivo - cristallino foro di entrata della luce - pupilla, al di là della quale si trova la camera oscura dell'occhio, sul cui fondo vi è la rètina, dove si proiettano, rovesciate, le immagini del mondo esterno che corrisponde alla pellicola o al sensore Noi vediamo le immagini dritte perché il nostro cervello le raddrizza.

lente obiettivo foro entrata / diaframma Pellicola / sensore

cristallino Pupilla / iride retina


Indistintamente tutti gli apparecchi fotografici, anche i piu' moderni, sono formati da una piccola camera oscura, che sfrutta quello che è uno dei piu' elementari fenomeni dell'ottica. L'effetto "camera oscura" si nota a volte, durante le ore piu' luminose dell'estate, al chiuso di stanze nelle quali la luce filtra attraverso le persiane e proietta, capovolte sul muro o sul soffitto, le immagini della strada. Questo è il principio fondamentale della camera oscura.

Camer a oscur a


Aristotele, 350 a.C. per osservare un'eclissi di sole usò una camera obscura. Nel 1039 l'erudito arabo Alhazan Ibn Al-Haitham la usò anche lui per osservare un'eclisse. Aristotele 350 a.c

Un apparecchio del genere, anche stavolta usato per studiare l'eclissi solare del 24 gennaio 1544, fu illustrato pure dallo scĂŹenziato olandese Rainer Geinma Frisius.


Leonardo da Vinci

Nel 1515 Leonardo da Vinci, studiando la riflessione della luce sulle superfici sferiche descrisse una camera oscura che chiamò Oculus Artificialis (occhio artificiale).


Cardano Nel 1550 il filosofo e fisico pavese Girolamo Cardano ottenne un'immagine pi첫 nitida applicando al forellino anteriore della "camera oscura" una lente convessa, antenata dell'obiettivo fotografico.


Giambattista Della Porta Tre anni dopo, il fisico napoletano Giambattista Della Porta scrisse, nel suo Libro MagĂ­a naturalis, un apparecchio con lente e con specchio riflettore per il raddrizzamento dell'immagine sul piano orizzontale superiore, costituito da un vetro smerigliato. E' il principio dei moderni apparecchi reflex. Egli previde anche l'uso e l'evoluzione della "lanterna magica", antenata del proiettore cinematografico.


Daniele Barbaro

Non bisogna poi dimenticare il veneziano Daniele Barbaro, ĂŹl quale nel libro "La pratica della prospettiva", pubblicato nel 1568, descrive una "comera oscura" munita di lente biconvessa, utile per il disegno prospettico.


Una camera oscura gigante fu costruita per tale uso nel 1646 ad Amsterdam dall'olandese Athanasius Kircher. Le dimensioni erano tali che il disegnatore (ed eventualmente un suo aiutante) poteva entrare all'interno della camera oscura. Su una parete un piccolo buco consentiva alla luce di passare andando a riprodurre il paesaggio esterno sulla parete opposta. Kircker intuÏ anche che il fenomeno poteva avvenire anche al contrario in proiezione ed ideò la cosiddetta 'lanterna magica' un proiettore di disegni che fu l'antenato dei proiettori cinematografici moderni.

Athanasius Kircher


Finalmente, nel 1685, il tedesco Johann Zahn realizzava una "camera oscura" a reflex Aveva nell'interno uno specchio, collocato a 45 gradi rispetto alla lente dell'apertura, che rifletteva l'immagine su un vetro opaco. Zahn costruÏ in seguito una macchina piÚ piccola e di uso meno complicato, trasportabile ovunque. Uno strumento di grande ausilio per disegnatori tecnici e pittori che continuò ad essere usato per almeno due secoli.

Esso si basava sullo stesso identico principio delle fotocamere reflex.

zahn


Raffaello la "camera oscura" venne utilizzata soprattutto agli artisti del Rinascimento per proiettare immagini che servivano da falsariga per realizzare un disegno o un dipinto. Raffaello ne fece ampio uso per riprodurre ampie prospettive con un fedele disegno dei paesaggi.


Camera oscura reflex portatile dell'inizio dell'800

Fu Newton a scoprire che con un prisma di cristallo la luce può essere scomposta nei colori fondamentali.

Sir Isaac Newton


La luce e l’occhio


Occhio di Horus – Horo – Ra la parte verso il naso rappresentava la frazione 1⁄2 e l'olfatto (il naso); la pupilla rappresentava la frazione 1⁄4 e la vista (la luce); il sopracciglio rappresentava la frazione 1⁄8 e il pensiero (la mente); la parte verso l'orecchio rappresentava la frazione 1⁄16 e l'udito (l'orecchio); la coda curva rappresentava la frazione 1⁄32 e il gusto (il germoglio del frumento); il piede rappresentava la frazione 1⁄32 e il tatto (il piede che tocca terra). Sommando le varie parti si ha un totale di 63⁄64: si riteneva che il restante 1⁄64 fosse stato aggiunto da Thot, sotto forma di poteri magici


Alchimia e medioevo • Alla fine del Medioevo, gli alchimisti, facendo riscaldare il cloruro di sodio (o sale da cucina) insieme con l'argento, avevano scoperto che dal sale si liberava un gas, il cloro, dal quale combinandosi con l'argento si otteneva il cloruro di argento fotosensibile alla luce solare, da bianco cristallino, si inscurisce, decomponendosi in argento metallico.


Johann Heinrich Schulze L'inventore della fotochimica è stato Johann Heinrich Schulze (1687-1744) che per primo, guardando la natura, ha pensato e trovato un metodo per creare le immagini tramite un processo chimico, senza doverle ricalcare. Utilizzando una piastra metallica ricoperta di cloruro d'argento, è riuscito ad ottenere il contorno dell'oggetto postovi sopra. In pratica quando esponeva alla luce la piastra con qualcosa sopra, la parte colpita dai raggi di luce diventava annerita e restava la sagoma chiara dell'oggetto. Il problema era che, quando tolto l'oggetto e riesposta la piastra alla luce, anche la parte chiara diventava nera. Era il 1727.


AgNO3 Thomas Wedgwood

(1771-1805) nel 1803 era riuscito ad ottenere deboli immagini su pelle bianca trattata Col nitrato d’argento. Ma morÏ prima di trovare il modo di renderle stabili.


Joseph Nicéphore Niepce (1765-1833) Usando una lastra di rame argentato, ricoperta di un sottile strato d'asfalto (bitume di giudea) molto resistente agli acidi e la collocato in camera oscura, di fronte a una tavola disegnata o dipinta. le parti dello strato di bitume che erano rimaste "impressionate", erano diventate bianche le altre non mutavano colore, cioè restavano nere. Allora Niepce immergeva la lastra in un bagno d'essenza di lavanda che scioglieva il bitume non impressionato, lasciando intatto quello reso bianco dalla luce. Sulla lastra di rame argentato restava così soltanto il bitume che riproduceva la immagine in negativo. Niepce chamò il procedimento da lui inventato eliografia.

il sogno antico e affascinante di disegnare senza pennelli, direttamente con la luce! L'anno dopo si reca alla Royal Society di Londra per una dissertazione sul suo procedimento chiamato 'eliografia'. Ma si rifiuta di svelarlo per intero e per difetto di documentazione quanto egli ha comunicato non è accolto agli atti. Tornato da Londra avvilito ma indomito Niepce incontra LouisJacques-Mandé Daguerre.


La prima fotografia Ecco quella che a tutti gli effetti può essere considerata la prima vera fotografia della storia dell'umanità! Risale al 1826. Nicéphore Niepce la ottenne con una posa di ben otto ore su una lastra per eliografia da lui stesso preparata. Oggi è conservata presso l'Università del Texas ad Austin (USA).


Daguerre Daguerre ha innato il senso della composizione. E' un fotografo nato, illuminato da una serie di circostanze favorevoli. Insieme al cognato Giroux, un cartolaio parigino, Daguerre farà brevettare speciali apparecchi per il dagherrotipo; un altro socio, Chevalier gli fornirà le lenti per gli obbiettivì. Daguerre farà molta fortuna e vivrà di rendita per il resto della vita in una lussuosa villa di campagna, venerato come un maestro e occupato fino all'ultimo nel perfezionare i suoi procedimenti. Ma l'annuncio dato all'Accademia delle Scienze da Arago nel lontano 1839 aveva anche suscitato proteste. Erano stati in molti a rivendicare la priorità dell'invenzione. Il parroco tedesco Hofmeister disse di esservi arrivato cinque anni prima: ìl francese Gauné addirittura dodici anni prima; gli inglesi Towson e Reade, rispettivamente nel 1830 e 1836.



Hyppolite Bayard

Hippolyte Bayard (20 gennaio 1807 - 14 maggio 1887) fu tra i primi fotografi della storia e inventore di un procedimento noto come stampa positiva diretta. Il 24 giugno del 1839 realizzò la prima mostra fotografica, presentando alcuni suoi lavori. Il processo di stampa positiva diretta utilizza della carta immersa in cloruro d'argento, che scurisce se esposta alla luce. Viene immersa nello iodato di potassio prima dell'esposizione e successivamente lavata in un bagno di iposolfito di sodio e asciugata. L'immagine risultante è un positivo non riproducibile. A causa dell'utilizzo della carta, poco sensibile alla luce, il tempo di esposizione alla luce è di circa 12 minuti, inutilizzabile per il ritratto, ma adeguato per il paesaggio.


Talbot L'inglese William Henry Fox Talbot (1800-1877) inventore del procedimento che per la prima volta usava negativo (di carta) e positivo

Studio fotografico Talbot nel 1841


Alphonse Giroux Alphonse Giroux, cognato di Daguerre, costruì e smerciò con enorme successo un apparecchio per dagherrotipia la cui etichetta portava scritto: "Nessun apparecchio è garantito se non reca la firma del signor Daguerre e il sigillo del signor Giroux". L'apparecchio, che misurava cm. 30 x 37 x 50 (quindi non era molto maneggevole), era corredato di alcune lastre sensibili e dei prodotti occorrenti per la stampa. Costava 400 franchi e una dagherrotipia di piccolo formato veniva pagata da 80 a 120 franchi.


•fotografia moderna 1841: Talbot porta a termine le sue esperienze sulla Calotipia. La tecnica del calotipo (o talbotipo) consisteva nell'utilizzare della carta resa trasparente dalla paraffina e sensibilizzata con bagni in soluzioni di cloruro di sodio e nitrato d'argento. Una volta esposta l'immagine veniva sviluppata con acido pirogallico. Il risultato è un negativo dal quale sarà possibile ottenere un numero illimitato di copie. La qualità, però, non è ancora al livello del dagherrotipo. 1844: Talbot realizza il primo fotolibro: "The pencil of nature". 1847: Niepce De Saint Victor (nipote di Nicephore) descrive il metodo fotografico dell'albumina, nascono le prime lastre di vetro sensibile. 1850: Viene introdotto il procedimento al collodio che sostituirà in breve tempo la dagherrotipia e calotipia. Il procedimento al collodio (composto da nitrocellulosa, etere ed alcol) consisteva nel mescolarlo a joduro di potassio e stenderlo su una lastra di vetro che verrà immersa in un bagno di acqua distillata e nitrato d'argento per sensibilizzarla. Usata quando è ancora umida permetterà dei tempi esposizione anche di frazioni di secondo. Lo sviluppo veniva fatto con acido pirogallico, il fissaggio con iposolfito. 1869: Viene brevettato il metodo Archer-Frey per la fotografia al collodio.


Fotografia moderna (segue) 1869: Viene dato alla stampa un libro: "I colori della fotografia: soluzione di un problema". L'autore è Louis Doucros de Hauron 1871: La gelatina sostituisce il collodio, le lastre cosi' realizzate potranno essere usate asciutte e permettere tempi di esposizione di 1/25 di secondo. 1873: Leon Vidal ottiene immagini a colori con un procedimento chiamato "fotocromia a colori indiretti". 1874: Viene prodotta e venduta una pellicola fotografica a base di gelatina e bromuro d'argento. 1888: George Eastman fonda la piÚ grande industria fotografica la "KODAK", e realizza il primo rullo fotografico basato su celluloide che permette di ottenere ventiquattro immagini 10x12.5 cm.; i rulli esposti con un apparecchio della stessa casa vengono, dalla Kodak, sviluppati e stampati, rendendo la fotografia accessibile a chiunque; il suo motto era "Voi premete il bottone, noi facciamo il resto". 1900: Si intensificano gli studi sulla fotografia del movimento che porteranno allo sviluppo del cinema, di cui la fotografia è madre. 1904: I fratelli Lumière brevettano il sistema "autocrome". Nasce la fotografia a colori diretti.


oggi Oggi la fotografia è alla portata di tutti, nel senso più ampio della parola; le macchine professionali sono state affiancate da sistemi e fotocamere in grado di sodddisfare ogni esigenza di qualità e prezzo. Le grandi produzioni di massa e l'alta produttività industriale, unite ai progressi in campo chimico ed elettronico, hanno permesso una riduzione dei costi, pellicole sempre più veloci e macchine maneggevoli. A questo si sono aggiunte la velocità di trattamento delle pellicole e la comodità di avere subito (30 minuti) stampe e diapositive, favorendo un controllo immediato dei lavori eseguiti anche da parte di fotografi non specializzati.


Nasa e Texas Instrument La fotografia digitale e la tecnologia della fotocamera digitale sono dipendenti e correlate alla prima tecnologia utilizzata per registrare le immagini televisive. Nel 1951 fu inventato il primo registratore di immagini televisive su nastro magnetico. Negli anni '60 la NASA utilizzò un segnale digitale per il rilevamento della superficie lunare da parte delle sonde spaziali. Un altro settore che impresse un notevole sviluppo alla tecnologia necessaria a convertire un dato in ingresso in un segnale digitale fu quello dei satelliti spia. Nel 1972 la Texas Instruments fu la prima società che produsse una fotocamera senza pellicola fotografica.


Sony - Kodak Nell'agosto del 1981 la Sony fu la prima società a commercializzare la Mavica, una fotocamera elettronica. L'immagine era registrata su un mini disco e poi veniva visionata tramite un lettore collegato alla televisione. Mavica non poteva comunque essere considerata una macchina completamente digitale, era piuttosto una video camera che registrava immagini fisse. A metà degli anni '70 la Kodak inventò diversi sensori a stato solido che convertivano la luce in immagini digitali. Nel 1986 la Kodak inventò un sensore capace di registrare 1,4 milioni di pixel in grado di produrre una stampa fotografica di qualità da 5x7 pollici e nel 1991 produsse la prima fotocamera digitale professionale.


Apple, Casio, Kodak, Sony Negli anni ' 90 furono prodotte le prime fotocamere digitali che si potevano connettere ad un Personal Computer tramite un cavo per scaricare le immagini. Kinko's e Microsoft entrarono in scena dando impulso alla creazione del software necessario allo sviluppo di stazioni di lavoro e chioschi per la manipolazione e la stampa dell'immagine digitale. Con la progressiva evoluzione della fotografia digitale si è evoluta la tecnologia della stampa fotografica. Oggi con una stampante a sublimazione possiamo stampare foto digitali di qualità paragonabile a quelle della fotografia tradizionale.


La prima fotocamera digitale venne ideata, progettata e realizzata da Kodak giĂ negli anni settanta. Sembra assurdo eppure la prima fotocamera digitale risale al 1975, si trattava ovviamente di un prototipo nato al puro scopo di riuscire a realizzare un supporto migliore per il salvataggio e la successiva visualizzazione delle immagini fotografiche catturate in un tempo non troppo lungo dal momento dello scatto.

Il primo esemplare di fotocamera digitale non era certo come le macchinette di oggi si trattava di tutto tranne che di una fotocamera portatile di piccole dimensioni ma, nel 1975 era comunque un pezzo talmente raro se non addirittura unico nel suo genere. Sembra assurdo da credere eppure questa fotocamerona digitale registrava le immagini catturate dall’ottica su un supporto a nastro, in una vecchia cassetta tipo quelle utilizzate per registrare musica.


In molti credono che l’avvento della fotografia digitale sia una cosa recente degli ultimi anni eppure non è così. La prima fotocamera digitale venne ideata, progettata e realizzata da Kodak già negli anni settanta. Sembra assurdo eppure la prima fotocamera digitale risale al 1975, si trattava ovviamente di un prototipo nato al puro scopo di riuscire a realizzare un supporto migliore per il salvataggio e la successiva visualizzazione delle immagini fotografiche catturate in un tempo non troppo lungo dal momento dello scatto. Il primo esemplare di fotocamera digitale non era certo come le macchinette di oggi giorno, le piccole dimensione, la grande autonomia e la capacità a dir poco infinita di memorizzazione delle immagini non era le principali caratteristiche della prima fotocamera che non utilizzava la pellicola. Come potete vedere dalle fotografie qui sotto si trattava di tutto tranne che di una fotocamera portatile di piccole dimensioni ma, nel 1975 era comunque un pezzo talmente raro se non addirittura unico nel suo genere. Sembra assurdo da credere eppure questa fotocamerona digitale registrava le immagini catturate dall’ottica su un supporto a nastro, in parole povere in una vecchia cassetta tipo quelle utilizzate per registrare musica.



Piano Focale - Rètina



Fotografia stereoscopica



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Prof.Doc.Ing. Robin Vanzolini – via montefeltro 33 – 47900 Rimini Italy – +39.3391362971 – robin@vanzo.com


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