REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI
“INNOVAZIONE DIGITALE PER LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI E LO SVILUPPO DELLA CREATIVITA’ (MANIFATTURA 4.0) – ID progetto 315625 – AVVISO <<LOMBARDIA PLUS 2016-2018>> A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO DELLE POLITICHE INTEGRATE DI ISTRUZIONE, FORMAIZONE E LAVORO – ANNO 2017.
SKILL TEORIE ED ESPERIENZE SULLA FORMAZIONE
DIGITAL TRANSFORMATION NUMERO 6 DICEMBRE 2017
PERIODICO DI ENAIP LOMBARDIA
Quali potenzialità per l’innovazione del sistema formativo
SKILL TEORIE ED ESPERIENZE SULLA FORMAZIONE
PERIODICO DI ENAIP LOMBARDIA Fondazione Enaip Lombardia Via B. Luini, 5 - 20123 Milano T. 02 88124402 F. 02 804380 www.enaiplombardia.it
DICEMBRE 2017 N. 6
SOMMARIO
DIGITAL TRANSFORMATION
Quali potenzialità per l’innovazione del sistema formativo EDITORIALE Innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze di Giuseppe Longhi
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CONTESTO Trasformazione digitale e nuove competenze: dalla digital fabrication alla robotica, dall’Internet delle cose al Physical Computing di Massimo Temporelli
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Manifattura 4.0: evoluzioni e opportunità per i mestieri artigianali Intervista a Giovanni Re a cura di Emanuela Bonicalzi
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Tecnologia e lavoro: quale trasformazione possibile? E quale impatto a livello formativo? di Antonello Calvaruso
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Nuove modalità di apprendimento e competenze digitali #digcomp #digcomporg #digcompedu di Sandra Troìa
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CASI DI ENAIP LOMBARDIA Innovazione digitale per la valorizzazione dei beni culturali e lo sviluppo della creatività (Manifattura 4.0) di Emanuela Bonicalzi
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Sperimentare, prototipare, condividere! Presentazione ed esperienze pratiche dal Fablab TOMAKE Enaip di Cantù di Ilenia Brenna
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CASI DI ENAIP ITALIA Il progetto “Digital Curator”, per la formazione di figure professionali in grado di lavorare alla valorizzazione digitale dei beni e dei prodotti culturali a cura di Irene Bertucci con la collaborazione di Luigi Cerulli e Maria Vittoria Bonanno
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RASSEGNA NORMATIVA E DOCUMENTI Avviso per la realizzazione dell’iniziativa “Lombardia plus 2016-2018” a sostegno dello sviluppo delle politiche integrate di istruzione, formazione e lavoro – ANNO 2017
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Legge Regionale 24 settembre 2015, n. 26, Manifattura diffusa creativa e tecnologica 4.0 (BURL n. 40, supplemento del 28 Settembre 2015)
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I numeri del presente per immaginare il futuro
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Contributi video convegno Digital Transformation
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EDITORIALE
Innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze di Giuseppe Longhi
Come tenere testa agli impatti che l’innovazione tecnologica ed organizzativa e la globalizzazione dei mercati introducono nella realtà del mondo del lavoro? Stiamo assistendo alla cosiddetta IV Rivoluzione industriale che in tempi rapidissimi porterà alla produzione industriale automatizzata ed interconnessa. Le conseguenze di Industria 4.0 impattano oltre che sui processi produttivi e l’organizzazione del lavoro anche sui modelli di business che vanno in direzione di una nuova relazione con i consumatori e con i mercati che richiedono processi di coordinamento più efficienti, personalizzati e veloci. La distinzione tra produzione e servizi si affievolisce, svanisce il confine tra prodotto e servizio. Cambia il paradigma della produzione: si va verso una personalizzazione di massa dei prodotti. Da pochi prodotti con alti volumi unitari si va passa a tanti articoli custom realizzati in volumi ridotti e con tempi di consegna sempre più ristretti. Non solo, ma alcuni servizi “accessori”, ad esempio le piattaforme digitali per il trattamento dei dati, diventano driver di produzione, come dimostra la diffusione del car-sharing nel trasporto o lo sviluppo delle piattaforme di prenotazione di viaggi ed alberghi. Cambiano i modelli di business: il rapporto con il consumatore nasce già nella fase di progettazione e di design per proseguire poi dopo la vendita con l’assistenza post-vendita. Si affermano catene del valore globali che internazionalizzano tutti i fattori della produzione che superano i confini geografici e settoriali dell’impresa e ampliano a livello globale i mercati di riferimento. Le condizioni di partenza con cui l’Italia affronta la IV Rivoluzione industriale risentono rispetto agli altri paesi europei di alcuni fattori negativi: i livelli di occupazione sono minori, la disoccupazione è elevata (specie per donne e giovani), alto è il numero di persone inattive. A ciò sia aggiunge l’invecchiamento (l’età media si è alzata da 38 a 44 anni), il dualismo generazionale, territoriale e di genere. Il modello di sviluppo italiano si è basato sulla piccola-media impresa e su una produzione decentrata, e “labour intensive”. Negli ultimi anni il livello di produttività è rimasto stagnante come pure sono rimasti bassi i livelli di competenza dei lavoratori e i livelli retributivi. Dalle indagini PIAAC sugli adulti emerge che i lavoratori italiani possiedono un basso livello medio di competenze e che in Italia esiste una sorta di “low skill equilibrium”: scarsa offerta di competenze da parte della forza lavoro e debole domanda di competenze da parte dei
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datori di lavoro. Modeste skill da parte di lavoratori ed imprenditori portano a bassi investimenti in tecnologie innovative e in modelli di organizzazione del lavoro più efficienti e volti alla produttività. I cambiamenti in atto influenzano l’evoluzione del lavoro, ma è ancora poco chiaro l’impatto che ne deriva dal punto di vista occupazionale. Da una parte scompaiono posti di lavoro ed alcune professioni rischiano di estinguersi, dall’altra si aprono nuove opportunità per lavori che oggi ancora non esistono. Il lavoro si sposta dalle mansioni routinarie più facilmente sostituibili dalle macchine o dalle tecnologie TIC a quelle in cui la risorsa umana produce valore aggiunto. Si va verso una polarizzazione del mercato del lavoro, crescono sia la domanda di professioni ad alta qualificazione e ad alto tasso di creatività e di autonomia (high skill) che le richieste per lavori poco qualificati, a bassa remunerazione, senza adeguate garanzie previdenziali e tutele assistenziali (low skill), a scapito della fascia intermedia (medium skill) composta da operai ed impiegati non specializzati. Secondo gli analisti il problema principale che si dovrà affrontare riguarda lo “skill mismatch”, cioè la mancata corrispondenza tra le competenze possedute dai potenziali lavoratori e quelle richieste dalle aziende. E l’Italia è un paese dove esiste un forte mismatch tra domanda ed offerta: il 6% dei lavoratori ha competenze basse rispetto alle mansioni svolte ed il 21% è sotto qualificato; di contro, l’11,7% ha competenze in eccesso e il 18% è sovra-qualificato. Circa il 35% dei lavoratori è occupato in un settore non correlato con gli studi. Il pieno dispiegamento del potenziale economico e produttivo legato alle nuove tecnologie richiede lo sviluppo di nuove competenze e l’aggiornamento continuo di quelle esistenti a tutti i livelli professionali, dai lavoratori agli imprenditori, senza peraltro dimenticarsi del rischio di marginalizzazione a cui può andare incontro quella fetta di popolazione, sia giovanile che adulta, che non riesce a reggere la velocità dei cambiamenti e per la quale diventa indispensabile intervenire con interventi di riqualificazione e servizi di politiche attive del lavoro. Ciò passa attraverso un potenziamento della formazione e dell’istruzione, dell’investimento in ricerca e sviluppo e nella costruzione di infrastrutture per facilitare il trasferimento tecnologico tra imprese e mondo della ricerca. Esiste una forte connessione tra crescita
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economica, innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze, come messo in luce sia dalla raccomandazione dell’Unione Europea New Skills Agenda for Europe (2016) che dalla Strategia nazionale per le competenze in Italia (2016-17) recentemente definita dal Governo italiano. Anche Il Piano nazionale Industria 4.0 indica come seconda direttrice chiave (dopo quella degli investimenti innovativi) lo sviluppo di nuove competenze. Il successo del Piano richiede la diffusione di una nuova “cultura 4.0” che permei tutto il sistema educativo e formativo ai vari livelli, ma anche la nascita di nuove poli di aggregazione (rete di Digital Innovation Hub, Centri di innovazione digitale) che svolgano una funzione di promozione e lancio di progetti di sviluppo tecnologico, creando ponti e connessioni tra il sistema produttivo, il sistema educativo e il sistema della ricerca ed innovazione. Cresce la domanda di competenze organizzative, decisionali, di comunicazione e di “pensiero”, da un lato, e, dall’altro di competenze tecnico-professionali specialistiche e di gestione di processi di lavoro complessi nelle aree STEM, ICT, salute, marketing, design, creativa, ma anche di profili di tecnici e tecnici superiori (con una formazione di livello terziario) nell’area manifatturiera e dei servizi. Secondo Eurispes, l’Italia è ultima in Europa per offerta e domanda di competenze digitali: la percentuale di forza lavoro con competenze digitali è del 23% contra una media UE del 32%. Scontiamo in questo senso sia l’assenza di una filiera professionalizzante di livello secondario e terziario a ciclo breve (corsi ITS e lauree professionalizzanti), sia lo squilibrio a sfavore delle facoltà scientifiche presente livello universitario. La necessità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e nei processi produttivi derivanti dall’innovazione tecnologica determina una maggiore richiesta anche di “soft skill” come il problem solving, il pensiero critico, la creatività, la capacità di relazione, l’interculturalità. La necessità di intercettare i fabbisogni di nuove competenze tecnologiche e trasversali e di ridurre il gap tra velocità dell’innovazione nel mercato e velocità dell’apprendimento diventano i fattori chiave per gestire il cambiamento in atto. L’adeguamento e/o l’innalzamento delle competenze richieste da Industria 4.0 comporta la necessità di rivedere l’offerta formativa e i profili formativi sulla base dei fabbisogni professionali ed occupazionali del sistema produttivo. L’innovazione tecnologica ed organizzativa è trasversale ai diversi settori/profili. L’ICT, l’automazione industriale, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la digitalizzazione non configurano un nuovo settore e nuovi profili, ma “ampliano e modificano” le competenze nei profili esistenti, sino ad andare a configurare nuovi processi di lavoro, nuovi ruoli professionali, nuovi business oppure determinando un nuovo mix di competenze che riguardano più profili/settori (es. meccatronica). Come già avvenuto con l’informatica diffusa, ma con
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tempi molto più ristretti, c’è bisogno di una “alfabetizzazione al digitale”, anche a livello culturale. La digitalizzazione incide non solo sullo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, ma influenza anche lo sviluppo delle competenze culturali di base (lingue straniere, alfabetizzazione informatica, calcolo computazionale, logiche di programmazione, elementi di statistica, alfabetizzazione economica). Cambieranno i profili formativi ed il mix di competenze tecnico-professionali e base/trasversali. Soprattutto si svilupperanno nuovi modelli formativi e nuovi contesti di apprendimento più dinamici e connessi ai sistemi informativi (web, social media, piattaforme) e alle tecnologie digitali (fablab, trasferimento tecnologico, progettazione condivisa in rete), ma anche attenti a valorizzare nuove idee e proposte di soluzione innovative (laboratori di idee, start up, maker). S’imporranno nuovi approcci metodologici (design thinking, simulazioni, sviluppo prototipi, ecc.) in sintonia con le competenze da formare. Siamo solo all’inizio di questo cambiamento, per questo è importante sperimentare l’innovazione ed acquisire know how sul campo, laddove l’innovazione viene concretamente realizzata, ossia nel mondo del lavoro o negli ambienti di ricerca applicata che si occupano di trasferimento tecnologico. Proprio per rispondere ad alcune esigenze di innovazione digitale presenti nel comparto culturale creativo Fondazione Enaip Lombardia ha deciso di realizzare sul Bando Lombardia plus 2017 cofinanziato da Regione Lombardia e FSE il progetto “Innovazione digitale per la valorizzazione dei beni culturali e lo sviluppo della creatività (Manifattura 4.0)”. Nelle pagine seguenti potrete trovare i materiali del Seminario conclusivo “Digital transformation. Quali potenzialità per l’innovazione del sistema formativo” realizzato il 15 dicembre 2017 e la documentazione relativa a progetti gestiti da Enaip Lombardia ed Enaip Lazio nell’area culturale.
L’autore: Responsabile Dipartimento produzione e sviluppo di Enaip Lombardia.
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CONTESTO
Trasformazione digitale e nuove competenze: dalla digital fabrication alla robotica, dall’Internet delle cose al Physical Computing di Massimo Temporelli Lavorando quotidianamente nell’ambito dell’Industria 4.0 e utilizzando tecnologie e piattaforme come stampa 3D, Internet delle cose e robotica, mi sono reso conto non sia possibile attuare alcuna rivoluzione o far nascere nuovi mercati senza una vera diffusione di una cultura del cambiamento e una maggiore consapevolezza di come funzionino le tecnologie e i nuovi paradigmi industriali, adottando un nuovo approccio sociale, culturale e progettuale. Ciò che possiamo fare, ciò che dovrebbe fare in primis il mondo dell’istruzione e della formazione, per il ruolo che riveste, è provare a prevedere, immaginare e far immaginare il futuro, creando quindi un contesto culturale favorevole affinché le innovazioni possano diffondersi e migliorare in modo significativo la qualità della vita delle persone. Purtroppo la Scuola non ha saputo reagire tempestivamente a questi cambiamenti e non è sempre in grado di offrire una formazione al passo con le evoluzioni delle professioni e del mercato del lavoro. Nei prossimi dieci anni assisteremo ad una trasformazione radicale delle nostre vite: molti lavori spariranno, la robotica e l’automazione industriale entreranno in maniera preponderante nell’intera catena di ideazione, produzione, distribuzione e vendita dei beni fisici. Là dove un lavoro è ripetitivo e riducibile ad algoritmi, questo verrà sostituito da robot e le intelligenze artificiali irromperanno spazzando via gli umani nello svolgimento di determinate attività. Quali sono allora le professioni del futuro? Riusciamo con fatica, anche per barriere anagrafiche e/o sociali, ad immaginare un mondo dove gli operai non esistono, dove non ci sono più i farmacisti, i commessi, i telefonisti, i tassisti, i trasportatori, i guidatori del treno. Ma questo sforzo creativo è indispensabile per consentire di attrezzarsi al cambiamento e, in qualche modo, sopravvivere. Nella mia ultima pubblicazione1 cito l’articolo “The future of Employment: How Susceptible Are Job to Computerisation?” dei ricercatori Carl Benedikt Frey Michael A. Osborne di Oxford (2013), che affronta questa tematica stilando una classifica di lavori a rischio di estinzione ed evidenziando che si salveranno, con tutta probabilità, i lavori dove l’uomo fa l’uomo, ove cioè utilizza le sue capacità progettuali e di problem solving, difficilmente rimpiazzabili dalle macchine. Noi abbiamo una mente piena di risorse, multicor8
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nota 1 Temporelli M. Colorni F., Gamucci B., 4 punto 0. Fabbriche, professionisti e prodotti della Quarta rivoluzione industriale, collana Microscopi, Hoepli, Milano, 2017.
posa e capace di gestire la complessità ed è su questi aspetti che si giocheranno le professioni del futuro, non nella verticalità, ma nell’orizzontalità. Tutto ciò che è programmabile, riconducibile ai vecchi mansionari, sarà sostituito dalle macchine, e in parte ciò è già successo. La Quarta rivoluzione industriale riconfigurerà quindi radicalmente molte delle professioni attuali. Ma cos’è la Quarta rivoluzione industriale? Innanzitutto, si tratta di un fenomeno all’inizio della sua espressione, perlomeno in Italia. Analogamente alle altre rivoluzioni, appare come un momento di forte discontinuità e di cambiamento così repentino e totalizzante da stravolgere completamente tutti i paradigmi che prima governavano le relazioni tra le persone (Kuhn, 1962). Cambiano i modi di pensare, di comprare, di viaggiare. Chi non vive il cambiamento difficilmente lo può comprendere realmente. Nel caso della prima rivoluzione industriale, non c’erano le industrie, non c’erano gli operai, non c’erano le città, così come oggi sono concepite, non c’era un orario di lavoro. Un errore comune che noi facciamo è spesso quello di pensare di applicare le regole del mondo che viene prima a quello che viene dopo, ma in realtà ciò non è possibile, perché tutto è cambiato e i vecchi modelli economici, sociali e scientifici risultano inadeguati. Le rivoluzioni, infatti, soprattutto quelle industriali, non scaturiscono mai da innovazioni tecnologiche, economiche, scientifiche o sociali. Le innovazioni stesse sono invece risposte efficaci a determinati periodi di crisi che fanno scaturire e diffondere la rivoluzione, producendo cambiamento e innovazione. Molto sinteticamente, la prima rivoluzione industriale è quel periodo che va dal 1780 al 1830, è caratterizzato dalla costruzione delle fabbriche e delle manifatture industriali, da una fortissima urbanizzazione, dall’affermazione del capitalismo e di una nuova borghesia ed è fortemente collegato all’introduzione e diffusione di macchinari innovativi e tecnologie quali il telaio meccanico e la macchina a vapore. La seconda è nata negli Stati Uniti e si connota per la diffusione dell’elettricità, la mobilità e l’organizzazione del lavoro (catena di montaggio) e si identifica con personaggi emblematici come Ford ed Edison. La terza ha a che fare con la digitalizzazione delle informazioni ed è scaturita negli anni Settanta dall’invenzione del microprocessore e del personal computer e si è sviluppata negli anni Novanta con la diffusione di Internet e del World Wide Web, fino alla commercializzazione degli smartphone. Finalmente arriviamo alla quarta rivoluzione industriale, che non si identifica con una tecnologia dominante, tantomeno è riconducibile a specifiche invenzioni o macchinari. Qual è allora l’elemento di rottura con il passato? Industria 4.0 è un nuovo linguaggio progettuale, è un nuovo approccio all’intera catena di produzione dei beni fisici: dalla creatività al retail, dalla manifattura alla distribuzione. La parola chiave che la connota è “connessione”, conSKILL 6/2017
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nessione tra atomi e bit, tra oggetti e informazioni, tra macchine e macchine (M2M), tra professionisti (interdisciplinarietà), tra clienti e produttori (prosumering), tra big data e strategie di marketing e comunicazione. Questo richiederà uno sforzo da parte nostra nel ripensare ai nostri business con un approccio di carattere sistemico, che tenga conto della complessità dell’ambiente che ci circonda. Nessuno è pronto, ma siamo in qualche modo obbligati a trasformarci e sviluppare capacità immaginative. Quello che emergerà durante la Quarta rivoluzione industriale sarà un condensato di umanità, il nettare della nostra specie, ovvero, con l’arrivo dilagante di queste nuove tecnologie (intelligenze artificiali, robot, e macchine automatizzate per la produzione), saremo obbligati a riscoprire il vero valore aggiunto del nostro essere umani: progettare e immaginare mondi che nessuna macchina può ancora vedere. La progressiva automazione e digitalizzazione del comparto manifatturiero ci costringerà a spostare l’attenzione dal “made in” Italy, in “designed in” Italy, valorizzando a pieno la capacità progettuale e creativa del nostro paese. Cultura, esperienza, immaginazione, design, insieme alla programmazione saranno alcune delle competenze trasversali richieste per lo svolgimento di qualunque tipo di lavoro. Il formatore è una professionalità che difficilmente si estinguerà, perché ha a che fare con le relazioni e la gestione della complessità. Ma come deve evolvere questo tipo di professione per stare al passo coi tempi e con le trasformazioni in atto? Proporrò di seguito alcuni spunti di riflessione su possibili metodologie e strumenti utilizzabili per diffondere alle nuove generazioni questo tipo di consapevolezza e approccio sistemico. Dovremo: • incentivare l’immaginazione e la creatività, sottoponendo i nostri studenti ad esercizi ideati con questo obiettivo, come ad esempio quelli finalizzati all’individuazione delle relazioni tra gli oggetti; • innalzare il livello culturale delle giovani generazioni, utilizzando la cultura quale veicolo per costruire innovazioni per il futuro; • favorire la diffusione di un approccio interdisciplinare ai problemi, trovando soluzioni che tengano conto, come già sottolineato, della complessità dell’ambiente circostante; • uscire dalla nostra zona di comfort, cambiare atteggiamento, metterci alla prova nella sperimentazione di nuove strade, nuovi contenuti, nuove metodologie didattiche, come ad esempio quella della “classe ribaltata”. Nel contesto di una cosiddetta “flipped classroom” l’insegnante fornisce ai ragazzi tutti i materiali (multimediali e non) per l’esplorazione autonoma ed individuale degli argomenti di studio, dedicando invece in classe ampio spazio alle esercitazioni pratiche, ai laboratori, al confronto, alla condivisione e rielaborazione dei contenuti con il docente e con i compagni. Ritengo sia una metodologia estremamente efficace perché consente a ciascuno studente di acquisire conoscenze e abilità secondo la propria velocità di apprendimento e ai docenti di valorizza10
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re appieno diversità e complementarietà dei discenti all’interno del gruppo classe. Detto ciò, le nuove tecnologie – piattaforme cloud, webcam etc – possono e potranno ulteriormente migliorare le potenzialità di questo strumento. Nei prossimi anni si parlerà sempre di più di formazione lungo tutto l’arco della vita, o a dente di sega, a causa della rapida obsolescenza delle competenze tecniche acquisite in ambito formativo dovuta ad una evoluzione tecnologica sempre più repentina, che richiederà un aggiornamento professionale continuo per restare al passo coi tempi. Einstein affermava che la crisi è la più grande benedizione, perché permette gli umani di superare se stessi senza essere superati: in questo momento storico, in uscita da una crisi economica di portata globale, l’umanità intera è chiamata a rispondere a questa sfida, ad osare e a fare uno sforzo di creatività e immaginazione.
L’autore: Fondatore e Presidente di TheFAbLab – Milano
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CONTESTO
Manifattura 4.0: evoluzioni e opportunità per i mestieri artigianali intervista a Giovanni Re, Community Manager Roland DG Mid Europe a cura di Emanuela Bonicalzi Per cogliere le opportunità offerte dalla trasformazione digitale per lo sviluppo del settore produttivo e manifatturiero del nostro Paese non è sufficiente trasferire competenze sulle singole tecnologie, ma è necessario fornire una visione di insieme di un nuovo modello di processo. L’interconnessione, la combinazione e la condivisione delle nuove tecnologie - dalla fabbricazione digitale all’internet delle cose, dal physical computing alla robotica - hanno un ruolo fondamentale perché possono facilitare in modo democratico e accessibile a tutti la realizzazione, nonché la diffusione di soluzioni creative innovative utili a soddisfare i fabbisogni reali delle persone e ad innalzarne la qualità della vita. I temi legati all’innovazione digitale si stanno imponendo sia per l’impatto sulla produzione manifatturiera, sia nella trasformazione dei prodotti e dei servizi. Questi cambiamenti avvengono con una rapidità a cui non siamo abituati e si rischia di “essere tagliati fuori dal mercato”, quasi senza accorgersene. Questo vale per i lavoratori e per le imprese, ma anche per la formazione. La sfida dell’innovazione digitale richiede che tutti i formatori comprendano i cambiamenti in atto ed abbiamo una visione panoramica degli strumenti, delle loro applicazioni e del loro impatto. Tutto questo appare a volte troppo vasto e complesso e il nostro sguardo forse non riesce ad abbracciare tutto. Secondo Lei, oggi, quali sono i focus che possono favorire nei formatori un cambiamento culturale trasferibile agli allievi? Quali strumenti didattici, metodologici ed educativi possono far evolvere la Scuola delle Professioni e facilitare l’acquisizione di competenze digitali innovative che consentano ai giovani di fronteggiare il futuro che abbiamo davanti? Credo innanzitutto sia fondamentale trasferire una visione d’insieme sul processo evolutivo in atto e diffondere in modo ampio ed inclusivo quella cultura digitale così determinante per l’esercizio delle professioni del futuro. Dal punto di vista didattico, ritengo si possano utilizzare espedienti che accompagnino questo trasferimento: su tutti, lo smartphone, strumento diffuso, condiviso e con cui le giovani generazioni hanno particolare dimestichezza. Potrebbe diventare il veicolo per portare i ragazzi a comprendere meglio l’utilizzo delle diverse tecnologie e le potenzialità della loro interconnessione. Ad esempio, con lo smartphone si potrebbe inse-
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gnare a disegnare un modello tridimensionale in maniera semplice e divertente, procedendo poi nella realizzazione di un oggetto concreto, sia esso laserato, intagliato o stampato su un plotter, senza porre limiti alla creatività di ciascuno. Ritiene inoltre che le professioni del futuro evolveranno in modo radicale? Come si trasformeranno le professioni artigianali, tenendo conto che, sempre di più, le tecnologie entreranno a far parte del processo produttivo in ambito artigianale? Stiamo attualmente vivendo un passaggio generazionale molto delicato, che, in molti casi, ha determinato notevoli difficoltà nell’esercizio dell’attività artigianale tradizionalmente intesa. Le motivazioni sono molteplici: da un lato, la crisi economica degli ultimi anni e la concorrenza sempre più agguerrita, anche su internet, con i grandi service raggiungibili da qualsiasi privato o azienda, con costi di produzione molto bassi, hanno messo gli artigiani con le spalle al muro; dall’altro, non si è verificato quel passaggio generazionale tra padre e figlio, necessario a tramandare determinati tipi di professionalità, gli artigiani infatti hanno preferito far studiare i figli in ambiti differenti, cercando di assecondare loro aspettative ed inclinazioni, elevandone il livello di istruzione. In terzo luogo gli artigiani non si sono aggiornati su tematiche ora fondamentali per competere: dalla comunicazione al marketing, dalle tecniche di storytelling alle nuove tecnologie. Una formazione adeguata su queste tematiche consente infatti di raggiungere empaticamente i propri clienti, intercettare i loro bisogni, raccontare e trasferire il valore e l’unicità del proprio lavoro. L’utilizzo di strumenti tecnologici ha un ruolo di centrale importanza, sia perché può essere una modalità coinvolgente per catturare l’attenzione della propria clientela, sia per innovare i propri prodotti, creando manufatti nuovi e soprattutto “unici”: la personalizzazione one-to-one resa possibile, a costi contenuti, dalle tecnologie digitali è infatti un aspetto da valorizzare a tutti i costi per rilanciare l’artigianato nel nostro paese. Ritengo infine che l’incontro tra le diverse generazioni di artigiani possa favorire lo sviluppo dell’innovazione, per il valore generato dall’integrazione e combinazione della conoscenza digitale dei figli con l’esperienza analogica dei padri.
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Chi è allora l’artigiano tecnologico? L’artigiano tecnologico è colui che riesce a miscelare l’esperienza artigianale a un saper fare adottando le tecnologie digitali e condividendo le esperienze. High-Tech high-touch, alta tecnologia ad alto tocco umano. Qualsiasi prodotto standardizzato, dalla penna al capo di abbigliamento, nelle mani dei nostri artigiani tecnologici diventa un elemento unico, basato sulle personali richieste del committente e realizzato in tempi brevi con costi accettabili. Iniziano a nascere aziende che sviluppano la personalizzazione di massa su nicchie ben precise che raccolgono community di utenti pronti a parlare e diffondere il prodotto personalizzato che hanno acquistato. Oggi questo tipo di produzione, se non passa attraverso un’esperienza, inizia a massificarsi e l’offerta, pur avendo un buon grado di bellezza estetica, inizia a perdere di valore. Lo step successivo è quello di andare oltre il prodotto e pensare ad una economia basata sull’esperienza facendo leva sul servizio inscenando un’esperienza memorabile, coinvolgendo emotivamente e in prima persona i nostri clienti. Nel Suo lavoro come Community Manager di Roland DG ha parlato e formato centinaia di persone: è possibile insegnare la creatività, l’immaginazione e la capacità di cogliere l’innovazione? Ritiene che la condivisione di esperienze possa favorire il trasferimento di queste “soft skill”? Ritengo si debba “dare la scintilla” facendo emergere ciò che è già in qualche modo insito in noi. Ogni bambino, infatti, è di per sé creativo e ha una capacità immaginativa. Tutti noi, nel corso della nostra esistenza, abbiamo utilizzato giochi educativi come Lego, das, plastilina, creando quindi oggetti tridimensionali, poi, crescendo, ci hanno insegnato a disegnare e a pensare in modo bidimensionale, privandoci della nostra visione “naturalmente” tridimensionale della realtà. Io credo si debba riprendere a pensare in 3D, utilizzando strumenti didattici ed educativi che siano divertenti e coinvolgenti, vicini alla pratica ludica. Nell’ambito di iniziative formative realizzate per conto dell’azienda per cui lavoro, mi è capitato di condurre attività laboratoriali, all’interno di diversi fablab, rivolte ad insegnanti e studenti di alcuni istituti scolastici e progettate con l’obiettivo di stimolare la creatività, invitandoli ad innovare prodotti e servizi esistenti attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Credo che essere creativi significhi raccogliere informazioni, incanalandole nella propria memoria di massa, per poi ricombinarle in un mix originale che porti a qualcosa di “altro”, di “nuovo”. Il modello utilizzato da Roland DG si basa sull’assunto “OLD+OLD=NEW”, metodo che parte dal presupposto che “le buone idee nascono da elementi vecchi ricombinati in cose nuove”.
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Viene in prima battuta individuato un elemento, definito “focus” (cosa si vuole progettare, ambito da sviluppare), ed un altro, che funge da “stimolo” (oggetto random) e che aiuta a rivedere e riprogettare il “focus”. Tale accostamento crea in prima battuta associazioni casuali che poi vengono analizzate, selezionate, incanalate e sviluppate in una nuova idea progetto, realizzata - e realizzabile attraverso il digitale. All’interno dell’Imagination Center di Roland sono documentati moltissimi esempi concreti e di successo derivanti dall’applicazione di questo metodo. Concludo sottolineando che non è possibile stimolare creatività ed innovazione senza la condivisione di esperienze e senza l’eliminazione delle barriere sociali dovute alla mancanza di una cultura digitale diffusa e capillare.
L’autrice: Progettista della formazione e collaboratore Enaip Lombardia
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CONTESTO
Tecnologia e lavoro: quale trasformazione possibile? E quale impatto a livello formativo? di Antonello Calvaruso
Quelle che definiamo tecnologie emergenti, che impattano in maniera rivoluzionaria sulla produzione e sul lavoro, sono l’effetto di un processo di reingegnerizzazione dell’organizzazione del lavoro avviato alla fine degli anni ’70. È facilmente dimostrabile che in quel periodo, dopo quasi venti anni di scioperi selvaggi e di lotte di classe, la produzione venne riorganizzata in funzione di una innovazione tecnologica finalizzata ad incrementare la produttività e a indebolire il conflitto sociale. Tra la fine degli anni ’70 e il 2000 la produttività aumentò di cinque volte, ovvero un operaio nel 2000 era in grado di produrre cinque volte tanto quello che produceva un operaio nel 1970. A partire dagli anni ’80, trascurando che la tecnologia stava riducendo l’importanza del lavoro e del lavoratore all’interno del ciclo produttivo, ci si concentrò più sul mantenimento dello status quo che sulla ricerca di soluzioni alternative quali, ad esempio, la riduzione dell’orario di lavoro. “Lavorare tutti per lavorare meno” sarebbe stato forse uno slogan più efficace della “difesa ad oltranza del posto di lavoro” perché avrebbe consentito a tutti noi prima di comprendere in tempo che la tecnologia, cambiando tutto, ci avrebbe condotto in un mondo dove non c’è più bisogno del lavoro così come ancora oggi lo intendiamo. Parallelamente l’ideologia liberista di stampo anglosassone, supportata dai governi di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e di Ronald Reagan negli Stati Uniti, iniziava a indebolire il ruolo della società e della comunità affinché ognuno fosse sempre più solo a combattere contro tutto e tutti. In questo ambito la tecnologia ha favorito l’individualizzazione e l’isolamento della persona offrendo un mondo di grande parità di opportunità agli “avatar”, che operano nella realtà virtuale dei social, e di immensa disparità sociale nel mondo reale, quello dove la distanza tra chi guadagna troppo e chi troppo poco aumenta sempre più sia in termini qualitativi che quantitativi. L’uso dell’innovazione tecnologica per la ristrutturazione delle relazioni sociali ha rilanciato con una potenza e evidenza tutte nuova il tema antico della servitù volontaria. Il cuore inconscio dei social è proprio il richiamo alla nostra servitù. Oltre a essere animali sociali, dotati di linguaggio e disponibili a essere mobilitati, siamo animali sottomessi. Prima la sottomissione veniva razionalizzata 16
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come il risultato di motivazioni più profonde e più sensate: ci si sottometteva agli dei, per avere protezione da un mondo sconosciuto e ostile, al potere, perché è più forte, all’economia, per ottenere un salario. Oggi invece stiamo assistendo a legioni di esseri umani che tranquillamente si sottomettono alle imposizioni che provengono dal web, a incominciare dalla coazione a rispondere. Le emozioni on line orientano sempre più la lettura della realtà quotidiana. I social network costituiscono un sistema integrato di pulsioni, desideri e frustrazioni che circolano alla velocità della luce modificando le percezioni all’insegna della trasparenza, della contemporaneità e dell’onnipresenza. La società attuale divide il mondo in due spazi opposti e difficilmente integrabili: il privato e l’invaso. La nostra identità, il senso che abbiamo di noi stessi, è da sempre stato uno spazio dove non si può entrare senza permesso. Nello spazio invaso, invece, il privato si è ridotto notevolmente. Oggi invece di interiorizzare un’informazione nel silenzio della lettura, di meditarla dentro di noi, la pubblichiamo su facebook e su twitter. L’attenzione e la comunicazione sono sempre proiettate all’esterno. L’identità si costruisce sempre più come proiezione e distribuzione del sé fuori dal luogo del corpo. Le nostre attività sociali, economiche e culturali sono sempre più intercettate da sistemi automatizzati. Questa presenza di dati potenzialmente estraibili su ciascuno di noi è quello che si può definire l’inconscio digitale. La dimensione inconscia è caratterizzata da istinti e desideri che non si manifestano a livello razionale e che non sono immediatamente controllabili. La vita emozionale in rete è sviluppatissima. La gente sente sempre più il bisogno di condividere dettagli su di sé e sulle sue idee politiche. In rete manca il senso del pudore. I social media trasportano le emozioni e le fanno condividere. Funzionano come un sistema integrato di pulsioni, desideri, frustrazioni che circolano alla velocità della luce. In questa ampia gamma innovazioni tecnologiche che riguardano la sfera del privato, della produzione e del sociale, si stanno ridefinendo continuamente nuovi rapporti di forza che impatto sulla sfera economica, sociale, culturale, ambientale e geopolitica. Tuttavia la traiettoria di queste tecnologie emergenti è tuttora alquanto incerta. Come in passato sarà fonte di una forte spinta allo sviluppo, tuttavia i possibili effetti sono abbastanza imprevedibili, per questo, risulta difficile formulare una strategia in grado di amplificare i benefici e prevenire eventuali rischi. Un aspetto fondamentale attiene alle implicazioni sociali, economiche ed etiche. Anche se le tecnologie emergenti prospettano nel SKILL 6/2017
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lungo termine uno scenario del mondo più ricco, nel breve generano disoccupazione e sottoccupazione fino a compromettere la stabilità sociale. Molto spesso le tecnologie emergenti alterano il settore nel quale vengono introdotte rendendo obsolete intere filiere produttive. La potenziale distruttività di tali tecnologie ha effetti devastanti sugli equilibri di mercato, su quelli sociali fino a toccare quelli politici ed etici. La rete sta rivoluzionando non solo le comunicazioni ma tutta l’economia. Possiamo chiamarla sharing economy, gig economy o new economy, ma quello che sta cambiando la nostra vita, il nostro lavoro e il nostro modo di imparare è, in una parola, la rete. Talvolta stentiamo a comprenderne l’impatto perché quella innescata da internet è una rivoluzione tanto dirompente quanto asimmetrica. A livello globale, oltre 1 miliardo di persone sul nostro pianeta aspetta ancora un allacciamento alla rete elettrica che li farebbe così entrare nella II rivoluzione industriale, ma i paesi sviluppati hanno già assorbito la III (quella dei computer) e si stanno affacciando alla IV, nella quale i processi fisici sono governati da connessioni e intelligenza artificiale. Klaus Schwab nel suo libro “La quarta rivoluzione industriale”, osserva che i trend che stanno plasmando il XXI secolo incarnano sia promesse che pericoli. Possono far progredire la società o, al contrario, aumentare frammentazione e diseguaglianza, oltre a danni ambientali. Molti milioni di persone non hanno un salario e milioni perderanno il lavoro nei prossimi anni per la semplice ragione che non c’è più bisogno del lavoro di una volta. Informatica, intelligenza artificiale, robotica consentono l’impiego di una quantità sempre più residuale di lavoro umano. Poiché l’intero edificio sociale, a partire dalla nostra Costituzione, si basa sulla premessa che il lavoro è il fondamento della democrazia, siamo di fronte a un epocale cambio di paradigma. Il problema risiede nella capacità di riuscire nella caccia al tesoro dell’identificazione e della descrizione del nuovo paradigma che spiega la nostra realtà, perché tutti noi affrontiamo le problematiche quotidiane di questo sfrenato progresso tecnologico riferendoci a un paradigma passato. Forse il progresso tecnologico ha messo in crisi il modello liberista, o forse noi, di fronte a questa crescente complessità, stiamo delegando alle tecnologie il compito di spiegarci cosa stia accadendo.
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Tutti focalizzano l’attenzione su politiche pro-occupazione, io credo che dovremmo sollecitare una riflessione sullo sviluppo di politiche di pre-occupazione. Dovremmo immaginare e creare agorà, laboratori, atelier dove gruppi di lavoro possano porre al centro del processo di apprendimento la ricerca di nuovi strumenti di lettura della realtà, capaci di spiegare il senso e la direzione del cambiamento. Ci sono germi del futuro che agiscono già nel nostro presente, tuttavia producono risultati anomali perché ignorati dagli schemi interpretativi che non li intercettano. E poiché tali germi sono segnali deboli li stiamo facendo annegare nel magma della confusione generata dalla continua narrazione della crisi in cui versa il nostro sistema. Se nessuno è in grado di interpretare il paradigma di questa realtà, allora un compito fondamentale su cui bisognerebbe investire è la creazione di contesti di apprendimento in cui le persone possano riflettere ed elaborare nuove dimensioni di senso capaci di farci uscire dalle secche di una crisi strutturale e sistemica. Facciamo convivere vecchie gerarchie di valori, di compiti e di funzioni sociali in un contesto caratterizzato da un altro paradigma a cui nessuno presta la dovuta attenzione, nessuno dedica il tempo necessario per intercettarlo, comprenderlo e decodificarlo. Siano in una situazione in cui quei valori che hanno consentito finora una distribuzione, se non equa, almeno accettabile dei compiti, delle responsabilità e della ricchezza sono entrati in crisi. In questo stadio, come sostiene José Ortega y Gasset, il denaro prende il sopravvento su altri valori. Forse per questo la forbice della diseguaglianza si sta allargando generando sempre più distanza tra i “troppo molti” che hanno “troppo poco” e i “troppo pochi” che hanno “troppo molto”. È necessario quindi ricercare i segnali del nuovo, intercettarli in contesti di apprendimento capaci di amplificarne il segnale affinché possano diventare nuovi valori in grado di generare nuove gerarchie per la produzione e la distribuzione della ricchezza. Alla fine è tutta una questione di lotta tra rete e gerarchia, tra vecchie forme di società modellate intorno al capitalismo e forme nuove che prefigurano il mondo che verrà. La crisi in corso rappresenta un’alterazione dello schema capitalistico. Segnala che siamo di fronte a qualcosa di più grande della semplice fine di un ciclo economico di lungo periodo. I meccanismi prodotti dall’interazione fra innovazione tecnologica e crescita non stanno generando l’avvio ascendente di un nuovo così come ipotizzava Schumpeter. Questa innovazione non promette una nuova «età dell’oro» per il sistema almeno fino a quando non si procederà a una attribuzione di senso che assegni il ruolo di servizio che la tecnologia deve svolgere per supportare il benessere individuale e collettivo delle persone.
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Se cerchiamo di interpretare l’attuale stato del sistema attraverso con lo schema delle lunghe onde di Kondrat’ev, dovremmo partire dal come lui descrive le varie fasi che caratterizzano il ciclo economico: 1. la prima, fortemente ascendente, comincia con l’uso consapevole delle nuove tecnologie inventate durante la fase discendente del precedente ciclo economico. La fase è altresì accompagnata da un frenetico clima di guerre e rivoluzioni. Improvvisamente le tecnologie diventano uno standard e si diffondono ad ampio raggio; 2. la seconda avvia il rallentamento provocato dal calo degli investimenti, dalla crescita dei risparmi e dall’accumulazione di capitali da parte di banche e industria. Gran parte degli investimenti pubblici viene indirizzata in spesa non produttiva, come quella destinata alla sicurezza interna ed esterna. Questo rallentamento, tuttavia, rientra ancora nella fase ascendente: le recessioni restano brevi e contenute, mentre i periodi di crescita sono frequenti e sostenuti; 3. la terza inaugura la discesa. Calano sia i prezzi delle materie prime sia i tassi d’interesse sul capitale. Il capitale accumulato supera quello che può essere investito nei settori produttivi, perciò viene assorbito dal settore finanziario, con l’effetto di abbassare i tassi d’interesse e l’ampliare offerta di credito, rendendo meno costoso l’indebitamento. Le recessioni diventano più incisive e frequenti. 4. la quarta è caratterizzata dal crollo dei salari e dei prezzi, si sviluppano nuove tecnologie che creano asimmetrie informative, rimescolamento delle classi e disparità nella distribuzione di reddito e ricchezza. Alla fine si arriva a una depressione. La fase in cui ci troviamo dovrebbe quindi spingere la nostra comunità ad investire sulla comprensione: • del significato delle nuove tecnologie per diffonderne un uso consapevole; • dei nuovi modelli di impresa emergenti e delle sofferenze organizzative conseguenti; • dei flussi scaturenti dall’internazionalizzazione e dall’interazione con nuovi paesi; • del ruolo che la moneta svolgerà in un mondo diverso da quello al quale siamo stati abituati. Ci troviamo di fronte a un momento di trasformazione qualitativa del sistema. Questo mutamento genera ansia perché siamo abituati a valutare il cambiamento utilizzando modelli in grado di calcolare incrementi graduali di tipo quantitativo, non adatti per mutamenti qualitativi. A tal fine sarebbe interessante rispolverare il modello della catastrofe matematica di Renè Thom. Se il sistema sta mutando non più secondo una progressione quantitativamente misurabile, è obbligatorio attrezzarci con modelli in grado di spiegare 20
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come sia possibile intercettare quei segnali deboli che generano il cambiamento qualitativo proprio del salto da uno stadio all’altro: il momento in cui il buio della notte diventa gioiosa luce dell’aurora. Purtroppo tutti noi, specie negli ultimi anni, ci siamo limitati a proporre modelli, spesso importati dal mondo anglosassone, piuttosto che progettare ambienti di apprendimento e di sviluppo di dinamiche di senso. Questo è il momento in cui investire su nuove modalità di accompagnamento della persona, dei piccoli gruppi e delle comunità verso una ricostruzione del senso del divenire. Non esistono ricette, percorsi definiti e corsi di formazione formatori. Forse però per costruire un senso del lavoro si potrebbe partire da una serie di ipotesi sui fattori in grado di generare futuro: il futuro si costruisce, non si prevede: è essenziale comprendere la grande trasformazione in atto. Siamo di fronte a una forte disoccupazione tecnologica indotta dal fatto che l’innovazione è percepita come distruttrice di lavoro piuttosto che anticipatrice di nuove modalità di lavorare. Questa situazione mina l’identità sociale e la capacità di esprimersi, generando frustrazione e paura del divenire e paralizzando i meccanismi di sviluppo generati dalla speranza di futuro; il futuro è un progetto, non un destino: significa rivalutare la capacità progettuale di noi umani al fine di ridefinire la relazione uomo macchina. Bisogna, con senso storico e visione del futuro, appropriarsi dei big data, dell’intelligenza artificiale, delle learning machine affinché, piuttosto che essere oggetti misteriosi, divengano strumenti a supporto dello sviluppo di una nuova società; il futuro è mantenimento di rotta, non cambiamento perenne: si tratta di comprendere che innovazione e tradizione non sono mutualmente escludentesi, esse rappresentano le varianti e le invarianti sulle quali da sempre si è costruita la storia dell’umanità. Così come alcuni fenomeni e valori passano velocemente o permangono nel tempo, così alcune competenze permangono e altre mutano in funzione del cambiamento repentino delle tecnologie. Quello che tende a permanere sono le competenze umane della curiosità, della creatività e dell’approfondimento che generano consapevolezza e motivazione a generare futuro. Alimentarle significa asservire la tecnologia per generare un nuovo spazio per la creatività; il futuro è disponibilità all’ascolto, non spazio virtuale di interazione: dobbiamo far convivere l’ossimoro della connessione globale con la variabilità, la diversità e la creatività proprie delle tradizioni locali. La cultura aziendale può così arricchirsi dell’eterogeneità delle competenze presenti su uno spazio digitale interaziendale senza perdere l’orientamento a un progetto comune dove produzione e robotica rispondono ai bisogni di benessere personale e diffuso; SKILL 6/2017
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il futuro è fioritura di opportunità, non è una piattaforma abilitante: dobbiamo comprendere come i modelli emergenti, quali la GIG economy o la sharing economy, basati sull’uso di piattaforme possano diventare fioritura di opportunità e non incubo schiavista. Questo comporta una ridefinizione degli standard di qualità del servizio in funzione degli standard di qualità della vita del lavoratore affinché non sia l’algoritmo a definire le regole di ingaggio e le modalità di interazione tra chi siede ai due lati della piattaforma; il futuro è un’idea di prospettiva, non una trasformazione necessaria: uno degli slogan più in voga è cambiare attraverso la distruzione creativa. Nessuno afferma che questa si debba fermare tuttavia si potrebbe accelerare il processo culturale necessario per governarla rallentando i tempi frenetici del cambiamento e allargando la prospettiva di futuro. Riprendendo Vico potremmo sostenere che non esistono fatti del futuro ma solo la narrazione umana che oggi sembra, per la prima volta nella storia dell’umanità, essere stata delegata alle tecnologie. Si tratta di affrontare le sfide aperte in campo scientifico, sociale, culturale ed ecologico con una prospettiva che soddisfi le necessità umane della dignità del lavoro, del riavvicinamento degli esclusi e di una equa redistribuzione delle risorse; il futuro è un insieme vagamente coordinato di azioni, non la loro semplice somma: dobbiamo riconsiderare il sistema di sviluppo economico in maniera tale che l’informazione diffusa sulle opportunità emergenti supporti lo sviluppo del capitale umano (dall’istruzione alla dieta e alla buona educazione), culturale (valorizzando le esperienze generatrici di valore) e naturale (considerando i danni che quotidianamente si producono all’ambiente) oltre quello finanziario e produttivo; il futuro è una prospettiva comune, non un guadagno personale: dobbiamo abituarci a distinguere quello che si deve fare da ciò che si può fare, ovvero quello che interessa a tutti da quello che interessa solo a quelli che decidono. Questo richiede un’ampia apertura mentale che contrasta la deriva ultima dell’iperspecializzazione: evoluzione culturale e progresso tecnologico sono elementi molto connessi. Continuare a depotenziare i sistemi di istruzione e lavoro può trasformare, come sostiene Bauman, il futuro da luogo di speranza a incubo. Contro la “grammatizzazione” della vita, dettata dall’efficienza e dalla riproducibilità, bisogna promuovere forme di cooperazione per la sostenibilità; il futuro è un impegno culturale, non semplici competenze tecniche: anche in questo caso è importante elaborare nuovi modi di apprendimento utilizzando la tecnologia come strumento per il miglioramento della nostra capacità di generare il bello, il senso e la funzionalità dei prodotti. Bisogna ricostruire le nostre comunità per generare intelligenza creativa, creatività, ragionamento analitico. 22
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Non possiamo continuare a immaginare che la generazione di futuro sia solo una questione di aggiornamento professionale, occorre rivalorizzare pensiero critico e capacità d’ascolto; il futuro è valorizzazione di territori, non loro sfruttamento: questo significa immaginare nuovi lavori generati dalla riqualificazione degli spazi urbani. Lo stesso settore dell’edilizia potrebbe essere ripensato come volano per la creazione di contesti territoriali favorevoli all’innovazione e allo sviluppo di nuove imprese. Valorizzare i punti di forza del territorio e connetterli alle filiere produttive che si delineano per il futuro significa definire una nuova strategia di sviluppo di borghi, città e regioni. Trasformare gli attuali circoli viziosi, che spingono le persone ad affidarsi a chi promette l’irrealizzabile, in circoli virtuosi di sviluppo dove la concertazione tra soggetti e lo sviluppo di competenze coerenti generano le infrastrutture di base per ridurre il gap culturale che separa le persone dal proprio avvenire; il futuro è una caccia al tesoro, non un percorso ottimale: per comprendere le dinamiche di sviluppo che ci conducono nel futuro è meglio dotarsi di una bussola che di una mappa dettagliata del territorio. La bussola ci consente di aggirare l’ostacolo mantenendo la rotta, la mappa ci fa tornare al punto di partenza. Per questo è importante immaginare contesti in cui i saperi possano mescolarsi per poter governare le connessioni che generano big data e intelligenza artificiale a supporto del miglioramento della mobilità, dell’agricoltura, della manutenzione del territorio, della salute; il futuro è un impiegato empatico, non un’app efficiente: è difficile immaginare che il futuro possa essere una invenzione di automi, learning machine e intelligenza artificiale. La convivenza tra uomo e macchina sarà sempre caratterizzata da esseri umani che attraverso empatia e motivazione generano un futuro dove macchine, spesso non infallibili, e software, pieni di bachi, riducono gli spazi per i lavori operativi e allargano quelli relativi alle relazioni tra le persone; il futuro è un lavoro ben fatto, non un prodotto perfetto: Antonio Genovesi sosteneva che l’artigianalità è una dimensione portante della realizzazione della persona attraverso il lavoro. Al fine di non distruggere la nostra capacità di generare bellezza serve far convivere una cultura diffusa, in grado di narrare e produrre la qualità dei nostri prodotti, con una competenza tecnica, per un uso consapevole delle tecnologie abilitanti; il futuro è la conseguenza delle scelte del presente: bisogna rifuggire da questa polarizzazione che vede da un lato i tecnopopulisti, che professano una crescita esponenziale, una garanzia assoluta di risoluzione dei problemi e una fiducia esagerata nell’innovazione e dall’altro i pessimisti, che in preda a uno sconforto esagerato preSKILL 6/2017
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vedono che le macchine distruggeranno il lavoro e le tecnologie accresceranno esponenzialmente i problemi perché la loro evoluzione è più veloce delle soluzioni. Dobbiamo abituarci a riconoscere e valorizzare la profondità delle radici dei problemi e considerare l’innovazione una necessità per agire su di essi per generare un futuro migliore. La complessità del substrato su cui avviene questo salto qualitativo della nostra realtà sociale ed economica impone di non poter più considerare la persona trascurando il fatto che essa faccia parte di un sistema complesso da cui è influenzata e che a sua volta influenza. Bisogna necessariamente riconsiderare i percorsi di apprendimento affinché si valorizzino i meccanismi di interazione della persona con il piccolo e grande gruppo, considerando che si è di fronte a un fenomeno olistico. L’interazione tra i tre livelli genera forme di apprendimento o dis-apprendimento a seconda della possibilità che abbiamo di rendere coerenti tre fattori caratteristici del nostro ambiente: • il macro ambiente (o grande gruppo): dove ognuno di noi decide di mettersi in gioco se riesce ad intercettare una dimensione di senso che motivi la partecipazione; • il micro ambiente (o piccolo gruppo): nel quale la capacità di analisi e il fidarsi e l’affidarsi agli altri aiuta la comprensione e il miglioramento delle cose; • la persona (o il dialogo tra sé e sé): che richiede rapporto diretto e personale finalizzato al recupero dell’identità costantemente minacciata dalla dissoluzione delle certezze proprie della fase di depressione in cui si trova attualmente il sistema.
L’autore: Direttore Scientifico AIF Academy
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CONTESTO
Nuove modalità di apprendimento e competenze digitali #digcomp #digcomporg #digcompedu di Sandra Troìa Uno scenario in continua evoluzione Il digitale ha portato un cambiamento distruttivo che sta rivoluzionando il nostro modo di essere cittadini, formatori, studenti. Nel recente passato ci si è mossi con una certa sicurezza puntando a miglioramenti di tipo incrementale. Oggi non è più sufficiente, si deve essere in grado e pronti ad innovare in ogni ambito, anche quello dell’apprendimento. È necessario disporre di competenze, strumenti, determinazione, abbandonare la comfort zone ed essere pronti a vestire il ruolo di pionieri per fare dei contesti formativi laboratori di creatività e formare al saper governare il cambiamento con spirito critico e responsabilità. VAI AL LINK ◊
La pubblicazione “10 Trends. Transforming education as we know”, a cura dell’European Political Strategy Center (EPSC), è un chiaro monito per tutto il sistema educativo: il futuro è oggi. Abitiamo un ambiente in cui dimensione analogica e dimensione digitale sono integrate, in cui le macchine sono, insieme, nostri collaboratori e possibili competitor. Dobbiamo imparare a considerare, come suggerisce l’EPSC, che “ad imparare non sono solo le persone”; i compiti che sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di portare a termine divengono via via più complessi ed articolati. Uno scenario caratterizzato dalla competizione tra uomini e macchine, non solo per mansioni/lavori semplici o lavori che richiedono un basso livello di conoscenze, non è più fantascienza e richiede la definizione di una nuova strategia da avviare nell’immediato. Un’auspicabile via d’azione è quella di redigere progetti formativi in cui le ormai irrinunciabili competenze digitali siano poste in una relazione significativa con creatività, problem solving, negoziazione, adattabilità, pensiero critico, lavoro collaborativo, empatia, emozioni e comunicazione interculturale2; mettere al centro l’uomo e i suoi bisogni e utilizzare in modo strategico il digitale per offrire delle soluzioni.
nota 2 https://www.agendadigitale.eu/ cultura-digitale/come-si-trasformaleducazione-essere-competenti-digitalie-come-leggere-scrivere-e-contare/
SFOGLIA ON LINE
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Anche i luoghi dell’apprendimento, il ruolo e le competenze del formatore e sono cambiati. Nuove esigenze di chi apprende per tutto l’arco della vita, e non solo nella fase inziale, richiedono nuovi progetti d’apprendimento e nuove competenze per chi deve definirli e realizzarli. Un trend in crescita, individuato nella pubblicazione dell’EPSC, è il passaggio dalla standardizzazione alla personalizzazione dei percorsi di apprendimento. Nell’ambiente digitale i soggetti in formazione hanno l’opportunità di rispettare i loro stili e ritmi di apprendimento, di selezionare con maggiore flessibilità temi e risorse e imparare gli uni dagli altri (peer to peer), di sperimentare. I nuovi cittadini/learner digitali desiderano misurarsi con compiti, progetti, situazioni problematiche analogico-digitali. Chi si forma è alla ricerca di mentor, di facilitatori del processo di apprendimento in grado di realizzare un coinvolgimento attivo impiegando al meglio strumenti ed ambienti digitali.
Modelli di riferimento per le competenze digitali Un utile modello di riferimento per la progettazione di percorsi formativi è il Quadro delle Competenze Europee Digitali per i Cittadini, noto anche come DigComp, pubblicato nel 2013. È stato sviluppato dal Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione Europea come progetto scientifico basato sulla consultazione, e con il contributo attivo di un ampio numero di soggetti provenienti dai settori dell’industria, istruzione e formazione, mondo del lavoro e parti sociali.
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Nel 2017 è stato reso disponibile l’ultimo aggiornamento del framework (“DigComp 2.1: The Digital Competence Framework for Citizens with eight proficiency levels and examples of use”). Sono state confermate 5 aree di competenza (Informazione e data literacy, Comunicazione e collaborazione, Creazione di contenuti digitali, Sicurezza, Problem solving), 21 competenze specifiche e portati da 3 a 8 i livelli di padronanza.
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Il modello, oltre a fornire una puntuale descrizione dei livelli di proficiency che segue la Tassonomia di Bloom, offre esempi d’uso in due scenari chiave: occupazione ed apprendimento. Il riferimento di DigComp è particolarmente utile nella progettazione di esperienze formative che prediliga un impiego del digitale, significativamente integrato nelle diverse fasi del percorso di apprendimento e del collaborative problem solving. Il framework può essere impiegato dal formatore per strutturare il percorso e come rubrica valutativa e, da chi apprende, per auto-valutarsi e definire una strategia di miglioramento (un’applicazione concreta in questo senso è l’utilizzo di DigComp nel modello europeo del curriculum vitae Europass ). Consente, inoltre, di mettere a fuoco la maturazione di una competenza digitale partendo da un livello base (livello 1) fino ad un livello di alta specializzazione (livello 8). Per facilitare la comprensione di un così articolato sistema di individuazione del livello di proficiency si è ricorsi ad un’efficace e chiara narrazione per immagini (“Imparare a nuotare nell’oceano digitale”) e all’utilizzo di una sintetica descrizione del dominio cognitivo, difficoltà del compito, livello di autonomia che caratterizzano lo step di maturazione della competenza. Oltre a questa presentazione a carattere generale, in DigComp 2.1 è stata predisposta una matrice contenente i descrittori specifici relativi agli 8 livelli per ciascuna delle 21 competenze.
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Problem solving in DigComp
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L’OECD PISA (Programme for International Student Assessment), nel novembre del 2017, ha pubblicato “PISA 2015 Results (Volume V) Collaborative Problem Solving” , ribadendo l’importanza di monitorare non solo il livello delle conoscenze acquisite ma anche la capacità di impiegarle, interagendo in un gruppo, per la soluzione di problemi.
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Uno tra gli aspetti che facilita l’impiego di DigComp anche in ambito formativo è quello di essere in linea con questa impostazione. Al centro del Quadro delle Competenze Europee Digitali per i Cittadini non sono tecnologie specifiche ma la competenza declinata in modo dettagliato ed ancorata al dominio cognitivo, al livello di difficoltà di un compito e al livello di autonomia con cui si assolve. La “vicinanza” tra DigComp e PISA è particolarmente evidente se si prendono in considerazione le due competenze dell’area “problem solving”: 5.2 Identificare i bisogni e le risposte tecnologiche e 5.3 Utilizzare creativamente le tecnologie digitali.
Pronti a fare rete: cenni su DigCompOrg e DigCompEdu La società si misura con sfide complesse che richiedono, per essere accettate e costruttivamente combattute, la capacità di un approccio interdisciplinare e la capacità di valorizzare i differenti punti di vista dei membri della comunità. Le organizzazioni che si occupano di istruzione e formazione sono chiamate a ricercare e favorire la collaborazione con enti pubblici, imprese e realtà della società civile con l’obiettivo di favorire un costante rinnovamento dell’offerta formativa. Nel modello DigCompOrg (Promoting Effective Digital-Age Learning - A European Framework for Digitally-Competent Educational Organisations) - anch’esso sviluppato dal Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea con l’obiettivo, tra gli altri, di facilitare le organizzazioni educative a realizzare un processo di auto-riflessione, valutazione dei propri progressi e pianificazione delle aree di sviluppo per una migliore integrazione e un uso più efficace delle nuove tecnologie - è individuato tra i 7 elementi tematici che lo costituiscono “Collaborazioni ed interazioni in rete”. A questo sono abbinati 3 sotto-elementi (la condivisione e le collaborazioni, anche in rete, sono fortemente incoraggiate; si segue una linea strategica nella comunicazione; vengono attivate collaborazioni con l’esterno) e relativi descrittori. La collaborazione ed interazione in rete è presentata come competenza dell’organizzazione nel sostenere ed incoraggiare la competenza digitale comunicativa di tutti i membri della comunità formativa (compresi gli utenti/studenti).
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La condivisione e le collaborazioni, anche in rete, sono fortemente incoraggiate 54. L’utilizzo di ambienti online per lo scambio di conoscenze e contenuti rappresenta una pratica consolidata fra il personale 55. Viene riconosciuto l’impegno e il contributo individuale alla condivisione della conoscenza 56. Nelle interazioni e collaborazioni in rete gli studenti agiscono in modo efficace 57. Si incentiva la partecipazione ad attività ed eventi finalizzati allo scambio di conoscenze 58. La collaborazione interna e lo scambio di conoscenze sono comportamenti attesi Si segue una linea strategica nella comunicazione 59. E’ stata elaborata ed attivata una strategia per la comunicazione 60. Le attività e la presenza in rete sono dinamiche
nota 3 Traduzione a cura di Jeffrey Earp e Stefania Bocconi
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Vengono attivate collaborazioni con l’esterno 61. Lo scambio di conoscenze attraverso collaborazioni con l’esterno è chiaramente incentivato 62. La partecipazione attiva nelle collaborazioni con l’esterno viene incentivata sia per il personale che per gli studenti3
La competenza comunicativa digitale è anche inserita nel framework DigCompEdu, ultimo nato, dedicato alla competenza digitale di docenti e formatori. Essa è rintracciabile, variamente declinata, in tutte le 6 aree di competenza di questo modello 1. Impegno professionale, 2. Risorse digitali, 3. Insegnamento e apprendimento, 4. Valutazione, 5. Empowering degli studenti, 6. Facilitazione del consolidamento della competenza digitale da parte degli studenti. Il formatore competente digitale è consapevole del valore del saper interagire in rete per aggiornare le proprie competenze, condividere risorse, ampliare le opportunità di incontro informativo/ formativo con l’utenza.
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Conclusioni Non è sufficiente che l’apprendimento del XXI secolo sia digitale, deve essere un apprendimento in rete, basato sulla valorizzazione della comunicazione attiva, dell’ascolto dei bisogni, della collaborazione, dell’empatia, deve essere laboratorio di innovazione che prende forma attraverso lo svolgimento collaborativo di compiti analogico-digitali. Le competenze digitali per soggetti in formazione, organizzazioni e professionisti della formazione, prima di tutto, dovrebbero auspicabilmente essere inquadrate come competenze trasversali in grado di migliorare l’esperienza di apprendimento e, in prospettiva, la vita del singolo e della comunità. I modelli DigComp, DigCompOrg e DigCompEdu possono facilitare, se la si condivide, la realizzazione concreta di questa idea di formazione. Nell’esperienza di apprendimento più spazio sapremo dare all’attenzione dell’altro, alla creatività e al “mettersi alla prova” per trovare soluzioni digitali a problemi reali, più riusciremo ad educare i nuovi cittadini a trovare alleati negli strumenti e risorse digitali e ad essere competenti digitali.
L’autrice: Docente MIUR esperta in innovazione digitale
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CASI DI ENAIP LOMBARDIA
Innovazione digitale per la valorizzazione dei beni culturali e lo sviluppo della creatività (Manifattura 4.0) Progetto formativo cofinanziato da Regione Lombardia ed Unione Europea nell’ambito dell’Avviso regionale “Lombardia Plus. Anno 2017” di Emanuela Bonicalzi
Il contesto L’impresa del futuro è quella che sa realizzare prodotti e servizi con creatività, personalizzazione, specializzazione, lavoro cooperativo e attenzione al cliente, collegando nuove competenze e nuove tecnologie per raggiungere i mercati. La digitalizzazione cambia il modo di produrre, di scambiare, di comunicare. Avvicina il modello di creazione, progettazione e produzione artigiana a quello della manifattura su larga scala. Induce innovazioni di prodotto e di processo nelle manifattura tradizionale, ma crea anche nuove aree di business. Questa trasformazione epocale prende il nome di Manifattura 4.0. Si tratta di un fenomeno globale che assume caratterizzazioni specifiche a seconda dei contesti di riferimento. A differenza di quanto avviene in Germania, dove si punta ad immettere tecnologia (fabbrica automatizzata) per incrementare i livelli di produttività della manifattura in una logica di economia di scala e scarsa incidenza del fattore umano, in Italia, partendo da un tessuto produttivo caratterizzato da una forte presenza di PMI ed imprese artigiane e da un’economia di varietà, si punta a valorizzare la produzione su misura o personalizzata, enfatizzando le caratteristiche tipiche del made in Italy: creatività, cultura e tradizione artigiana, utilizzando le nuove tecnologie per aumentarne il valore. Il digitale rappresenta nel breve periodo la più grande opportunità di sviluppo e crescita in virtù della diffusione e pervasività dell’ICT, del Web, dei Social media, del Mobile. L’e-commerce consente di usare la rete per entrare in comunicazione con tutto il mondo “stando a casa propria”, per condividere programmi e progettazioni, per comunicare e fare marketing, per vendere prodotti/servizi standardizzati e personalizzati, per sviluppare relazioni con il cliente. Il digitale trasforma la fabbrica manifatturiera e la bottega artigiana in un’impresa virtuale che può facilmente accedere al mercato globale. Si riducono i costi ed aumentano efficienza e competitività: s’impone una nuova gestione dell’impresa. Lo sviluppo che stanno prendendo le imprese digitali richiedono non solo investimenti in tecnologia, ma anche un parallelo sforzo per SKILL 6/2017
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la crescita delle competenze e delle professionalità degli operatori (formazione ed aggiornamento) chiamati ad utilizzare le tecnologie digitali. Anzi la scarsa alfabetizzazione digitale del personale rappresenta oggi l’ostacolo principale alla crescita delle Smart Manifacturing Technologies.
L’idea guida del progetto Il progetto formativo, realizzato con il cofinanziamento di Regione Lombardia e del Fondo Sociale dell’Unione Europea, ha inteso rispondere ai fabbisogni di competenze professionali del comparto culturale e creativo, sviluppando proposte formative di specializzazione incentrate sul tema dell’innovazione digitale a supporto dei servizi culturali, della comunicazione multimediale e della progettazione/produzione digitale nel comparto arredo-design. La crescita della pervasività della “trasformazione digitale” nei diversi comparti produttivi ha comportato l’esigenza di introdurre figure professionali con competenze tecniche innovative in grado di presidiare i processi di lavoro, individuare nuovi modelli di business e di gestire il cambiamento in atto. Le tecnologie digitali, se applicate ai diversi comparti produttivi, consentono infatti alle organizzazioni che le utilizzano di: • innovare prodotti e servizi, • ottenere una maggiore flessibilità produttivi, personalizzazione di prodotti e servizi, • ridurre i costi di produzione, • ottimizzare i processi produttivi migliorando la qualità di prodotti e servizi offerti, • aumentare l’efficienza energetica, • ridurre il tempo per raggiungere il proprio mercato di riferimento. I benefici sopra indicati sono particolarmente evidenti se applicati al settore culturale, spesso ancora legato a logiche autoreferenziali orientate a preservare il passato e non a progettare il futuro: in questo modo si facilita l’accelerazione del processo di sviluppo e modernizzazione del comparto che può contribuire ad innescare quel cambio di rotta necessario e indispensabile affinché si possano liberarne le enormi potenzialità. In questo contesto, il progetto è stato attuato con la finalità di ridurre la discrasia tra domanda e offerta di lavoro favorendo l’inserimento lavorativo di professionalità con competenze digitali innovative che rappresentano, da un lato, un potenziale valore aggiunto per le imprese, più competitive sui mercati di riferimento, dall’altro, un’opportunità di sviluppo professionale per gli utenti, il cui profilo risulta maggiormente spendibile sul mercato del lavoro. Nonostante le competenze digitali siano assimilabili a delle “gateway skill” che, nel 2020, saranno necessarie per l’85-90% dei lavori, stime dell’Unione Europea affermano che circa 900 mila posti di lavoro legati all’economia digitale rimarranno vacanti per mancanza di competenze professionali adeguate. Supportare quin32
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di la diffusione delle competenze digitali nel tessuto produttivo è, come già detto, determinante sia per l’innovazione e la competitività delle imprese, sia per la crescita dell’occupazione, in particolare quella giovanile.
I corsi realizzati Valorizzando la struttura reticolare di Fondazione Enaip Lombardia e le vocazioni produttive dei territori coinvolti, le attività formative previste hanno riguardato la realizzazione dei seguenti percorsi di specializzazione:
TECNOLOGIE INNOVATIVE PER LA GESTIONE, MOVIMENTAZIONE E COMUNICAZIONE DEI BENI CULTURALI Monte ore
800 ore, di cui 250 di stage
Periodo di svolgimento
Avvio: 6/4/2017 – Conclusione: 13/12/2017
Servizi sede di realizzazione
Scuola di Restauro Enaip di Botticino (BS)
Destinatari
Giovani disoccupati fino a 35 anni, residenti o domiciliati in Lombardia, in possesso di una Laurea Triennale o Magistrale e/o Diploma con idonea esperienza formativa e/o professionale pregressa.
Iscritti e formati
15 iscritti, 14 formati
Obiettivi formativi
Fornire competenze specialistiche nell’ambito della gestione e movimentazione delle opere d’arte in ambito museale ed espositivo, con particolare riferimento a tecnologie, software e strumenti innovativi utilizzati/utilizzabili per migliorare il processo di lavoro nel suo complesso e nelle sue diverse fasi operative. Fornire competenze specialistiche per la comunicazione e il marketing dei beni culturali con attenzione specifica alle tecnologie multimediali e ai social media.
Principali contenuti
Movimentazione delle opere d’arte - 112 ore Gestione dei prestiti delle opere d’arte - 164 ore Catalogazione e conservazione delle opere d’arte – 118 ore Comunicazione e marketing per i beni culturali – 156 ore, di cui 40 dedicate al Project work presso il Fablab TOMAKE di Cantù.
Certificazione rilasciata
Attestato di competenza, con riferimento all’intero profilo REGISTRAR e alla competenza “predisporre materiali informativi per la promozione di beni e servizi culturali” del profilo TECNICO DI MARKETING DEI BENI CULTURALI del QRSP di Regione Lombardia.
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COMUNICAZIONE MULTICANALE PER IL COMPARTO DEI BENI CULTURALI Monte ore
600 ore, di cui 240 di stage
Periodo di svolgimento
Avvio: 3/4/17 - Conclusione: 28/7/17
Servizi sede di realizzazione
CSF Enaip di Varese
Destinatari
Giovani disoccupati fino a 35 anni, residenti o domiciliati in Lombardia, in possesso di almeno il Diploma di Scuola Media Superiore e/o del IV anno di IeFP.
Iscritti e formati
14 iscritti, 13 formati
Obiettivi formativi
Fornire competenze specialistiche che nell’ambito della comunicazione multicanale, con particolare riguardo alle imprese che offrono servizi innovativi nel settore beni culturali. L’acquisizione di tali competenze consente di intervenire nello sviluppo di prodotti software nel campo della comunicazione web e digitale, integrando diversi canali tra loro, collocando la propria attività nel più ampio processo di gestione del ciclo di vita del software, con attenzione alla relazione con la committenza.
Principali contenuti
Analisi dei bisogni di comunicazione: 40 ore Ideazione multicanale: 40 ore Progettazione del sistema software di comunicazione: 72 ore Realizzazione di prodotti di comunicazione multimediali: 64 ore Web design: 40 ore Comunicare i beni culturali (modulo erogato trasversalmente ai precedenti, come contesto in cui sviluppare ed esercitare concretamente le competenze professionali acquisite nel progetto): 64 ore Project work: 40 ore. Stage: 240 ore
Certificazione rilasciata
Attestato di competenza, con riferimento al profilo SPECIALISTA DI APPLICAZIONI WEB E MULTIMEDIALI e alla competenza “predisporre materiali informativi per la promozione di beni e servizi culturali” del profilo TECNICO DI MARKETING DEI BENI CULTURALI del QRSP di Regione Lombardia.
MANIFATTURA DIGITALE NEL SETTORE ARREDO-DESIGN Monte ore
200 ore
Periodo di svolgimento
27/12/2017 – 14/12/2017
Servizi sede di realizzazione
CSF Enaip di Cantù (CO)
Destinatari
Giovani disoccupati fino a 35 anni, residenti o domiciliati in Lombardia, in possesso di almeno il Diploma di Scuola Media Superiore e/o del IV anno di IeFP.
Iscritti e formati
12 iscritti, 11 formati
Obiettivi formativi
Fornire competenze specialistiche nell’ambito della manifattura digitale relativamente alla programmazione di macchine a controllo numerico, programmazione e lavorazioni 3D, prototipazione rapida (stampante 3D, CNC, taglio al laser), programmazione parametrica.
Principali contenuti
Tecniche costruttive e materiali: 20 ore Tecniche prototipazione rapida (FABLAB): 40 ore Autocad avanzato: 40 ore Tecnologie CAM: 100
Certificazione rilasciata
Attestazione ai sensi - DDUO N. 12453 del 20 dicembre 2012 “Approvazione delle indicazioni regionali per l’offerta formativa relativa a percorsi professionalizzanti di formazione continua, permanente, di specializzazione, abilitante e regolamentata”, comprovante gli elementi del percorso realizzato, in termini di specifiche conoscenze ed abilità acquisite legate alle competenze: - realizzare programmi digitali per la lavorazione del legno e la prototipazione rapida del profilo PROGETTISTA ESECUTIVO SETTORE LEGNO MOBILE, - predisporre i componenti per la realizzazione dei manufatti - profilo FALEGNAME MOBILIERE) del QRSP di Regione Lombardia - DDUO N. 11809 del 23/12/2015 e s.m.i.
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Risultati raggiunti Fondazione Enaip Lombardia ha dato avvio, attraverso questo specifico progetto, ad un percorso di disseminazione culturale, informazione e formazione sull’innovazione digitale e sulla quarta rivoluzione industriale che proseguirà nei prossimi anni: i cambiamenti in atto richiedono infatti una progressiva revisione dei profili e delle competenze esistenti, sia quelle tecnico-professionali, che evolveranno sempre più rapidamente, sia quelle di base e trasversali, la cui centralità per far fronte alle sfide future è ormai evidente e dimostrata. Il progetto si è focalizzato, come già detto, sui fabbisogni di competenze digitali del sistema culturale e creativo e ha ottenuto complessivamente buoni risultati per quanto concerne la qualità dell’offerta formativa erogata e le opportunità di inserimento nel mercato del lavoro locale di risorse umane con adeguate competenze tecniche specialistiche, in grado di operare nelle imprese più orientate all’innovazione tecnologica. Questi risultati sono stati determinati da più fattori, come ad esempio: • la cooperazione diretta con il sistema produttivo, coinvolto sia nella fase di progettazione del percorso, sia nella realizzazione delle attività didattiche. Questa collaborazione proficua ha permesso inoltre l’organizzazione di esperienze di alternanza/tirocinio particolarmente significative, attraverso le quali gli studenti hanno potuto incrementare la loro capacità di operare in contesti lavorativi reali, • l’utilizzo di metodologie didattiche attive - esercitazioni pratiche individuali e di gruppo, role playing, simulazioni e compiti reali, project work all’interno delle attività formative e attraverso l’apprendimento on the job in contesti lavorativi reali durante le attività di tirocinio - particolarmente utili al trasferimento delle già citate ”soft skill”, • la qualità della progettazione e programmazione della formazione, per i contenuti innovativi e l’integrazione tra i diversi moduli, in una logica interdisciplinare, per il coinvolgimento di docenti professionisti ed esperti con esperienza pluriennale nei settori di riferimento, • l’introduzione dei partecipanti alla comprensione di tecnologie digitali legate alla manifattura additiva e sottrattiva e finalizzate alla prototipazione e produzione di beni, all’ottimizzazione di processi di fabbricazione o di commercializzazione o di distribuzione in ambiente virtuale (crf. attività svolte all’interno del Fablab TOMAKE).
L’autrice: Progettista della formazione e collaboratore Enaip Lombardia
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CASI DI ENAIP LOMBARDIA
Sperimentare, prototipare, condividere! Presentazione ed esperienze pratiche dal Fablab TOMAKE Enaip di Cantù di Ilenia Brenna
L’attenzione costante alla qualità dei prodotti, la personalizzazione, la produzione “su misura”, la cura maniacale dei dettagli rappresentano valori che da sempre hanno fatto apprezzare la manifattura italiana in tutto il mondo. Non è un caso che oggi un po’ tutti, multinazionali in testa, riscoprano, addirittura appropriandosene senza meriti, il valore artigiano, il saper fare “a regola d’arte”. Come sistema Paese dobbiamo continuare ad esprimere questi valori, ma con strumenti nuovi ed in linea con le richieste di un mercato in costante evoluzione. Il “Made in Italy” è infatti un patrimonio di competenze, saper fare e creatività che le tecnologie digitali possono ulteriormente valorizzare e migliorare, con un impatto significativo sull’intera catena del valore, dalla progettazione alla produzione, dalla comunicazione alla vendita dei prodotti stessi. Come Enaip Lombardia, cinque anni fa, capimmo che l’introduzione di nuovi strumenti tecnologici, nei diversi ambiti formativi, grazie ai Fablab, avrebbe fatto la differenza per l’individuazione e il trasferimento di quelle competenze innovative sempre più indispensabili per competere in ambito manifatturiero, e non solo. Abbiamo quindi creato presso il centro Enaip di Cantù, TOMAKE, uno spazio basato sulla filosofia dei fablab (fabrication laboratory), attrezzato con macchine e strumenti controllati da computer (stampanti 3D, lasercut, plotter da stampa e taglio, fresa 4 assi, Arduino, Scanner 3D, …), dove persone e imprese hanno accesso ad attrezzature e macchinari in grado di trasformare idee in prototipi e prodotti, dove le scuole e i giovani studenti possono provare, sperimentare e apprendere realizzando applicazioni e manufatti. Nel fablab la manualità si sposa con la tecnologia e la teoria è molto integrata con la pratica, come spesso accade nel laboratorio, nell’officina, nella fabbrica, nella bottega. ToMake è nato e si sviluppa costantemente per contribuire a coltivare e diffondere nel territorio della provincia di Como, connotato da una forte vocazione manifatturiera, una nuova visione della tecnologia e dell’artigianalità, dando spazio al desiderio di rinnovamento delle giovani generazioni, dei luoghi e delle modalità di apprendimento. Grazie alla nascita di una vera e propria “officina digitale” abbiamo innovato la nostra offerta formativa, introducendo all’interno di tutti i nostri percorsi un approccio metodologico e progettuale alternativo che parte direttamente dall’ideazione di oggetti tridi36
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mensionali per poi realizzarli con tecnologie additive e sottrattive e consente l’individuazione, già in fase preliminare, delle loro problematiche di lavorazione. La realizzazione di attività didattiche all’interno del fablab stimola inoltre lo scambio e la condivisione di conoscenze, risorse ed esperienze tra gli studenti, facilitandone l’apprendimento: il contesto laboratoriale, tutto orientato al fare con la tecnologia, ha consentito infatti di ottenere ottimi risultati anche con gli studenti con più difficoltà di apprendimento nelle lezioni più tradizionali e di carattere frontale. Presso il fablab attiviamo diversi tipi di attività rivolte ad un’ampia gamma di utenza: • istituti scolastici del territorio, offrendo loro la possibilità di realizzare laboratori di progettazione e digital manufactoring per i propri allievi ed insegnanti; • aziende e professionisti, supportando il lavoro svolto dagli uffici di ricerca e sviluppo rendendo disponibili le dotazioni tecnologiche del laboratorio per la realizzazione di prototipi di nuovi prodotti, facilitando altresì l’attività di networking tra i diversi attori del territorio; • designer, artigiani, artisti / hobbisti e maker, mettendo a disposizione gli spazi del Fablab, supportandoli, qualora necessario, per lo sviluppo e l’impiego delle macchine e delle attrezzature. In ultimo, agevoliamo la collaborazione tra persone e organizzazioni diverse, la contaminazione di competenze ed esperienze professionali provenienti da ambiti diversificati supportandole nella costruzione di vere e proprie Community.
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L’autrice Direttore Enaip Cantù
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CASI DI ENAIP ITALIA
Il progetto “Digital Curator”, per la formazione di figure professionali in grado di lavorare alla valorizzazione digitale dei beni e dei prodotti culturali a cura di Irene Bertucci con la collaborazione di Luigi Cerulli e Maria Vittoria Bonanno
ENAIP Impresa Sociale srl, ente accreditato presso la Regione Lazio per i Servizi Formativi e di Orientamento (Formazione Superiore, continua e utenze speciali) e per i Servizi al Lavoro che opera nel Lazio, in Campania e in Puglia, sta curando a Roma la realizzazione di un progetto di formazione superiore e continua dal titolo “Digital Curator”, finanziato dalla Regione Lazio che, attraverso due corsi integrati tra loro e rivolti a persone inoccupate o disoccupate (in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado), intende sviluppare competenze digitali nel settore della promozione di beni e prodotti culturali. Il primo progetto mira a formare: l’Operatore per la gestione e conservazione documentale in ambiente ibrido (digitale e cartaceo) e prevede il rilascio di qualifica (A2). Il secondo corso forma il Tecnico dell’informazione e della comunicazione in ambiente multimediale: digitalizzazione di beni e prodotti culturali e rilascia l’attestato di frequenza (A1). Quindi mentre il primo corso forma una vera e propria qualifica professionale riconosciuta dalla Regione Lazio, il secondo si rivolge in via prioritaria ad adulti con l’obiettivo di aggiornare un set di competenze specifiche da innestare su figure professionali che già in qualche modo operano nel campo dei beni culturali, dell’archiviazione e della catalogazione. In questo breve articolo cercheremo di rispondere alla domanda che fin dall’inizio ha animato la nostra proposta progettuale: perché il mercato del lavoro (e in particolare quello che insiste nella zona della capitale e del Lazio) richiede di formare figure professionali in grado di lavorare alla valorizzazione digitale dei beni e dei prodotti culturali e alla loro diffusione in ambiente IT? Gli ambiti professionali su cui sono stati pensati questi due interventi formativi spaziano dai Servizi tecnologici per le imprese ai Servizi tecnologici rivolti alle istituzioni culturali ai molteplici fabbisogni di qualificazione sia delle imprese in funzione di un effettivo incremento produttivo che delle persone alla ricerca di occupazione in funzione di una migliore possibilità di accedere ad attività professionali. L’obiettivo comune ai due diversi soggetti (imprese - persone in cerca di occupazione) è infatti quello di sostenere lo sviluppo di competenze innovative e qualificate in grado di miglio38
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rare il posizionamento delle aziende e delle persone nel mercato del lavoro. Il progetto proposto da ENAIP IS mira, soprattutto, a formare esperti nelle metodologie di indicizzazione, dematerializzazione e rappresentazione-disseminazione di documenti – testi, immagini e suoni – e beni storico-artistici, sotto l’aspetto dei contenuti e della loro efficace rappresentazione, nelle banche dati, nei grandi archivi digitali, nei motori di ricerca e su portali tematici. La figura che emerge dal percorso formativo non sostituisce le consolidate professioni dedicate agli oggetti della memoria ma ne integra le competenze verso le applicazioni dell’information e communication technology. Promuovere l’acquisizione di conoscenze e competenze specifiche per la diffusione dell’agenda digitale, delle competenze digitali e l’uso efficiente dell’IT nonché per il superamento del “digital divide”, è una delle priorità che la Regione Lazio ha individuato nel proprio POR sia per rispondere in modo coerente alle strategie europee, nazionali e regionali sulla promozione dell’occupazione giovanile, sia per sostenere in modo adeguato la gestione e valorizzazione dell’imponente patrimonio culturale, archeologico, artistico e paesaggistico che possiede la regione laziale. Un settore, quello dei beni culturali, che nonostante la flessione generale pare non conoscere una reale crisi e che da più fonti viene riconosciuto potenzialmente in grado di assorbire nuova occupazione soprattutto giovanile. Nella progettazione del corso, infatti, si sono dovute pianificare con attenzione, oltre ai moduli formativi, anche le fasi di stage (240 ore da svolgersi in 3 mesi per il corso di qualifica e 150 ore per 2 mesi nel caso del corso di aggiornamento) utili a potenziare lo sviluppo delle competenze in una situazione “on the job”. Accanto allo stage, si sono poi dovute pianificare anche tutte quelle attività fuori dall’aula (dalle visite didattiche allo svolgimento dei project-work) utili a migliorare nei partecipanti anche la conoscenza delle realtà imprenditoriali e/o dei progetti innovativi presenti nel settore dei beni culturali e quindi favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sull’attualità della proposta a livello nazionale, si tenga conto che nella sua recente elaborazione del Piano Strategico del Turismo 2017-2022, il Ministero dei Beni, delle attività culturali e del turismo ha messo in primo piano due fattori che impattano positivamente sulla potenzialità occupazionale della figura professionale del Digital Curator: l’ampliamento del sistema informativo e documentale a supporto dei processi decisionali legati al ciclo “regolamentazione-pianificazione-promozione” del turismo, e l’implementazione di sistemi di comunicazione e confronto digitali per la consultazione permanente degli stakeholder. Nello stesso piano strategico si fa riferimento alla digitalizzazione del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese come obiettivo SKILL 6/2017
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per accrescere la competitività del settore. Si legge infatti che “le azioni del Piano saranno prioritariamente orientate allo sviluppo di nuovi servizi di rete, attraverso il pieno coinvolgimento delle realtà regionali e locali. La creazione di un “ecosistema digitale della cultura e del turismo” mira, con il concorso di tutti i soggetti responsabili, a creare le condizioni per colmare il “digital divide”. Solo a titolo di promemoria, si tenga contro che le politiche di intervento, gestione e promozione dei beni artistici e culturali da parte della Regione Lazio si rivolgono ad una vasta area territoriale che comprende le Città d’Etruria, (necropoli di Cerveteri e Tarquinia, parco archeologico di Vulci, e siti di Pyrgi e Veio, necropoli rupestri e siti monumentali via Clodia ), le Ville di Tivoli (Villa d’Este, Villa adriana, Villa Gregoriana, Santuario di Ercole vincitore), la via Appia Antica, i Cammini della Spiritualità (via Francigena, cammino di San Benedetto, cammino di San Francesco), le aree archeologiche di Ostia Antica e di Fiumicino, le Città di Fondazione come luoghi del contemporaneo (Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, Colleferro), e non da ultimo i siti UNESCO del Lazio sui quali differenti interventi sono stati effettuati anche nell’ambito del precedente POR con i Fondi Europei di Sviluppo Regionale che hanno insistito soprattutto sulle Dimore storiche del territorio, sui complessi architettonici, e sui parchi e giardini di valore storico e culturale della Regione Lazio. L’Operatore della gestione documentale in ambiente ibrido (digitale e cartaceo) interviene nella produzione, gestione, archiviazione e conservazione dei documenti, indipendentemente dal supporto sul quale sono formati; quindi le sue competenze chiave sono: la capacità di gestire sistemi archivistici complessi in ambito pubblico e privato, assicurando il miglior impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; la capacità di garantire la conservazione a lungo termine e la fruizione di archivi digitali e di archivi ibridi, composti cioè da documenti formati su supporti di natura diversa (cartaceo, informatico, microfilm, etc.); la capacità di utilizzare gli strumenti informatici e digitali. Accanto a questo set di competenze di base, il progetto formativo di ENAIP IS si sta realizzando con l’intento di promuovere la conoscenza, creazione e diffusione di percorsi tematici virtuali di qualità da parte degli operatori del settore e di promuovere la fruizione dei contenuti culturali da parte degli utenti remoti, favorendo, ove possibile, il coinvolgimento diretto degli utenti nell’arricchimento dei contenuti culturali digitali proposti. Oltre ai contenuti inerenti le competenze trasversali/di base (quali inglese tecnico di settore, organizzazione, comunicazione aziendale e contrattualistica; sicurezza sul lavoro) sono contenuti centrali del piano formativo: la digitalizzazione documentale; le regole e le tecniche per la corretta gestione documentale; la gestione dei documenti e l’archiviazione digitale; il trattamento e la conservazione dei dati, dei documenti e degli archivi, eccetera. 40
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A conclusione del percorso, l’operatore sarà in grado di intervenire nei seguenti ambiti: • l’illustrazione e l’uso di software open source che consentano la creazione di mostre virtuali e percorsi tematici di qualità, facilitando altresì il recupero di contenuti digitali già disponibili ma non ancora ampiamente valorizzati; • la diffusione in rete di contenuti culturali digitali afferenti a capolavori noti, ma soprattutto a beni culturali generalmente poco fruibili o addirittura “invisibili”, tramite oggetti digitali diversificati (testi, immagini, audio, video, 3D, animazioni ecc.) e tecnologie che favoriscono l’interazione con l’utenza; • la fruizione dei contenuti culturali da parte degli utenti remoti, in qualsiasi momento, luogo e tempo, favorendo, ove possibile, il coinvolgimento diretto degli utenti nell’arricchimento dei contenuti culturali digitali proposti; • la configurazione dell’evento culturale attraverso la digitalizzazione di beni e prodotti culturali (standard tecnici e gestionali di dominio). In conclusione, riteniamo che sempre più il settore dei beni culturali richiederà professionisti in grado di utilizzare strumenti per l’indicizzazione della documentazione digitale di carattere letterario, storico, geografico, artistico e in grado di garantire la conservazione e la leggibilità delle memorie digitali attraverso i cambiamenti delle tecnologie.
L’autrice: Responsabile Comunicazione&Immagine di ENAIP NAZIONALE Impresa Sociale
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RASSEGNA NORMATIVA E DOCUMENTI
Avviso per la realizzazione dell’iniziativa «Lombardia plus 2016-2018» a sostegno dello sviluppo delle politiche integrate di istruzione, formazione e lavoro – ANNO 2017 Allegato A al d.d.s. n. 9453 del 28/09/2016
AVVISO PER LA REALIZZAZIONE DELL’INIZIATIVA «LOMBARDIA PLUS 2016-2018» A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO DELLE POLITICHE INTEGRATE DI ISTRUZIONE, FORMAZIONE E LAVORO – ANNO 2017 Indice 1. Premessa 2. Obiettivi 3. Dotazione finanziaria 4. Soggetti beneficiari del contributo 5. Destinatari degli interventi 6. Progetti e spese ammissibili 6.1. Caratteristiche dei progetti e contenuti della progettazione dei percorsi formativi 6.2. Spese ammissibili 6.3. Contributo pubblico massimo riconoscibile 6.4. Calcolo del valore del progetto 7. Modalità di presentazione e selezione delle domande di contributo 7.1. Termini e modalità di presentazione delle candidature 7.2. Procedure e criteri di valutazione delle candidature 7.3. Esiti della valutazione 8. Gestione 8.1. Selezione e iscrizione dei destinatari 8.2. Avvio e termine del progetto e delle attività formative 8.3. Realizzazione 8.4. Monitoraggio 8.5. Controlli 9. Modalità di Erogazione del Contributo e Rendicontazione delle spese 9.1. Modalità di Erogazione del Contributo 9.2. Fidejussioni 9.3. Rendicontazione 10. Riepilogo delle principali fasi e relativa tempistica 11. Pubblicizzazione del contributo 12. Obblighi del beneficiario e sanzioni 13. Informativa ai sensi della legge n. 241/1990 14. Pubblicazione e informazioni 15. Informativa ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196
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16. Riferimenti normativi 17. Allegati 1. Premessa L’iniziativa “Lombardia Plus” rientra nell’ambito delle politiche riformatrici già avviate e sviluppate nella precedente programmazione FSE 2007/2013 e che Regione Lombardia intende proseguire e rafforzare in attuazione degli obiettivi e delle finalità dell’ASSE III POR FSE Lombardia 2014/2020 e in particolare dell’Azione 10.4.1 “Interventi formativi strettamente collegati alle esigenze di inserimento e reinserimento lavorativo, prioritariamente indirizzati ai target maggiormente sensibili e alle iniziative di formazione specialistica e per l’imprenditorialità – percorsi formativi connessi al rilascio di qualificazioni inserite nei repertori nazionale o regionali corredati ove appropriato da azioni di orientamento”. L’Azione 10.4.1 del POR FSE Lombardia 2014/2020 prevede il sostegno all’attivazione e alla frequenza di nuovi percorsi formativi, con particolare attenzione ai settori a maggiori prospettive di crescita e la definizione di specifiche curvature dei profili volte a fornire una risposta maggiormente coerente ai fabbisogni formativi e professionali dei territori. L’offerta di percorsi formativi maggiormente adeguati ai fabbisogni occupazionali e la forte interrelazione con il sistema economico permetteranno di migliorare l’offerta formativa ed educativa, agevolando l’inserimento e il reinserimento lavorativo. Il presente avviso, in attuazione delle Linee Guida approvate con DGR n. x/4336 del 20 novembre 2015, determina il contributo pubblico riconoscibile sulla base di costi standard e le procedure per la presentazione e la selezione delle candidature con riferimento all’annualità 2017. 2. Obiettivi “Lombardia Plus 2016/2018” è finalizzata a sostenere azioni di formazione non ricomprese nel repertorio di Istruzione e Formazione Professionale (D.D.G. n. 7317 del 10 agosto 2012 e successivi aggiornamenti), degli ITS e degli IFTS, finalizzate ad una maggiore rispondenza alle esigenze del contesto produttivo lombardo e all’integrazione dei target maggiormente sensibili. Le azioni di formazione non dovranno configurarsi come formazione continua, finalizzata a sostenere e migliorare la produttività e la competitività delle imprese, ma solo come formazione permanente e formazione di specializzazione. 3. Dotazione finanziaria Le risorse finanziarie che la DGR n. X/4336 del 20 novembre 2015 ha reso disponibili per l’annualità 2017 ammontano a € 3.400.000,00=, a valere sul POR FSE 2014/2020, Asse III, Azione 10.4.1 “Interventi formativi strettamente collegati alle esigenze di inserimento e reinserimento lavorativo, prioritariamente indirizzati ai target maggiormente sensibili e alle iniziative di formazione specialistica e per l’imprenditorialità – percorsi formativi connessi al rilascio di qualificazioni inserite nei repertori nazionale o regionali corredati ove appropriato da azioni di orientamento”. 4. Soggetti beneficiari del contributo La procedura di selezione pubblica per la realizzazione degli interventi formativi di cui al paragrafo 2 è rivolta agli enti di formazione iscritti nelle sezioni A o B dell’Albo dei soggetti accreditati di cui all’art. 25 della L.r n. 19/07, nonché ai sensi della DGR n. IX/2412 del 26 ottobre 2011 e successivi decreti attuativi.
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Ogni ente di formazione, individuato in maniera univoca dal Codice Fiscale e dall’ID operatore riportato nell’Albo regionale degli operatori accreditati, può presentare una sola proposta progettuale. Qualora un soggetto presenti più proposte progettuali, quelle inviate successivamente alla prima saranno considerate non ammissibili. Non sono ammesse le candidature presentate da soggetti in forma di associazioni, anche temporanee, costituite al fine di realizzare il progetto (ATS, ATI, RTI). 5. Destinatari degli interventi Le azioni dovranno essere rivolte a soggetti disoccupati1, dai 16 fino ai 35 anni compiuti2 alla data di approvazione del presente Avviso, residenti o domiciliati in regione Lombardia. La documentazione che attesta l’appartenenza del destinatario a una specifica categoria deve essere acquisita e/o verificata e conservata agli atti, nel fascicolo personale del destinatario, dai soggetti beneficiari di contributo, fatto salvo quanto previsto dal d.p.r. 445/2000 e s.m.i. 6. Progetti e spese ammissibili Sono ammissibili a contributo pubblico i progetti che rispettino le caratteristiche di seguito descritte. 6.1. Caratteristiche dei progetti e contenuti della progettazione dei percorsi formativi I progetti dovranno riguardare percorsi formativi non ricompresi nel repertorio di Istruzione e Formazione Professionale (D.D.G. n. 7317 del 10 agosto 2012 e successivi aggiornamenti), degli ITS e degli IFTS. I percorsi formativi dovranno essere articolati ed erogati nel rispetto delle indicazioni regionali dell’offerta formativa, approvate con d.d.u.o. n. 12453 del 20/12/2012 ss.mm.ii. I percorsi formativi non potranno essere erogati in modalità di “formazione a distanza” FAD e e-learning. All'interno del medesimo progetto possono essere proposti più percorsi formativi, non necessariamente rivolti sempre agli stessi destinatari, purché coerenti con l'obiettivo formativo indicato e con la proposta progettuale complessiva. Qualora il progetto fosse composto da più edizioni del medesimo percorso formativo, i destinatari dovranno essere diversi. I percorsi formativi dovranno avere luogo presso le sedi accreditate del soggetto beneficiario del contributo e iscritte nelle sezioni A o B dell’Albo dei soggetti accreditati. La proposta progettuale deve contenere i seguenti elementi: contesto di riferimento e ambito territoriale del progetto, da cui desumere l’esistenza di un fabbisogno formativo; obiettivi formativi; descrizione della componente formativa che dovrà riferirsi alle competenze indicate nel Quadro Regionale degli Standard Professionali (QRSP) di cui al decreto 1 Per lo stato di disoccupazione vedere l’articolo 19 del decreto legislativo n. 150/2015, la circolare del Ministero del lavoro n. 34 del 23-12-2015 e le indicazioni regionali reperibili dal sito regionale sulla DID e PSP. Per informazioni sullo stato di disoccupazione è necessario rivolgersi alla rete dei Centri per l’Impiego e degli enti accreditati di Regione Lombardia. 2 In caso di soggetti disoccupati che presentano invalidità psichiche, fisiche o sensoriali, non è richiesto il rispetto del limite massimo di età.
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dirigenziale n. 11809 del 23/12/2015 «Nuovo Repertorio regionale delle qualificazioni professionali denominato “Quadro regionale degli standard professionali”, in coerenza con il Repertorio nazionale e con il sistema nazionale di certificazione delle competenze»; composizione dei singoli percorsi formativi; numero di allievi atteso per singolo percorso formativo; numero dei docenti, dei co-docenti e dei tutor coinvolti nei percorsi e per le diverse attività con l’indicazione delle loro competenze; descrizione del sistema di monitoraggio e di valutazione dei risultati di progetto.
6.2. Spese ammissibili Sono ammissibili al finanziamento le spese sostenute per la realizzazione del progetto, che rientrino nelle voci di spesa indicate nel Piano dei conti e nel rispetto delle disposizioni normative europee e nazionali di riferimento nonché del “Manuale per la rendicontazione a costi reali di operazioni FSE - POR 2007/2013 – primo aggiornamento” approvato con Decreto n. 8976/2012, di seguito indicato “Manuale di rendicontazione”. 6.3. Contributo pubblico massimo riconoscibile Il contributo pubblico massimo riconoscibile per ogni percorso formativo è dato dal costo orario allievo moltiplicato per il numero di ore previste dal singolo percorso formativo e per il numero di allievi, secondo i valori riportati nella tabella allegata al presente avviso (Allegato 1). Costo percorso formativo = Costo ora allievo x n° ore percorso formativo x n° allievi 6.4. Calcolo del valore del progetto Il preventivo di progetto (Piano dei Conti) va presentato dettagliando le voci di spesa per macro-categoria e categoria di spesa, secondo quanto previsto dal “Manuale di rendicontazione”. Le macro-categorie di spesa sono le seguenti: I. Preparazione II. Realizzazione III. Diffusione risultati di progetto IV. Direzione e amministrazione V. Costi indiretti Il valore di progetto deve rispettare le percentuali di spesa per ogni macro-categoria di costo, calcolate secondo le disposizioni contenute nel “Manuale di rendicontazione”. Non sono ammesse spese che non rientrano nelle categorie previste nel piano dei conti. Il beneficiario può apportare variazioni tra le macro-categorie del preventivo in ogni momento se tali variazioni sono uguali o inferiori al 20% della spesa originariamente preventivata in ogni categoria. In deroga al “Manuale di rendicontazione”, punto 2.2.3.1 “Presentazione del preventivo”, non sono consentite variazioni tra le macrocategorie del preventivo superiori al 20%. Il valore complessivo del progetto deve essere pari ad almeno Euro 80.000,00. Il contributo pubblico massimo riconoscibile, finalizzato a sostenere i progetti formativi, può garantire la copertura delle spese ammissibili fino al 100% delle stesse, comunque nel limite massimo di Euro 200.000,00.
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Il valore del progetto può avere importo superiore al contributo pubblico massimo riconoscibile. In tal caso, il valore eccedente sarà posto a carico della quota di cofinanziamento. 7. Modalità di presentazione e selezione delle domande di contributo 7.1. Termini e modalità di presentazione delle candidature La domanda di candidatura deve essere compilata esclusivamente tramite procedura informatica SiAge – Sistema Agevolazioni – disponibile on line all’indirizzo www.siage.regione.lombardia.it sulla base dei modelli allegati al presente avviso: Allegato 2 – Domanda di accesso ai contributi, Allegato 3 – Proposta progettuale, Allegato 4 – Dichiarazione ai fini della domanda di anticipazione; a partire dalle ore 12:00 del 17/10/2016 fino alle ore 17.00 del 27/10/2016. Non verranno prese in considerazione le domande inviate successivamente a tale termine, incomplete o consegnate con altre modalità. Preventivamente al caricamento del progetto su piattaforma SiAge, l’operatore accreditato deve procedere al caricamento dei percorsi formativi, che compongono il progetto, nell’offerta formativa n. 205 “Lombardia Plus 2017” all’indirizzo on line http://gefo.servizirl.it, a partire dal 03/10/2016 e fino al 27/10/2016. Successivamente potrà procedere alla compilazione on line della domanda di candidatura all’indirizzo www.siage.regione.lombardia.it. Al termine della compilazione on line, il sistema informativo renderà disponibile la modulistica necessaria per la partecipazione al presente Avviso: a) Domanda di accesso ai contributi – Allegato 2 (prodotta dal sistema SiAge) b) Proposta progettuale – Allegato 3 (prodotta dal sistema SiAge) c) Dichiarazione ai fini della domanda di anticipazione – Allegato 4 (prodotta dal sistema SiAge) I documenti di cui alle precedenti lettere a), b) e c) dovranno essere scaricati dal sistema, sottoscritti con firma digitale dal Legale Rappresentante o da altro soggetto delegato con potere di firma e ricaricati sul sistema nell’apposita sezione. Ai fini della verifica della data di presentazione della domanda, farà fede la data e l’ora di invio della domanda registrata dal sistema Informativo. Le procedure da seguire per la compilazione e presentazione del progetto saranno meglio dettagliate in una apposita nota resa disponibile sito web di Regione Lombardia Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro http://www.lavoro.regione.lombardia.it. La domanda è redatta sotto forma di autocertificazione, ai sensi degli artt. 46 e 47 del DPR 28 dicembre 2000, n. 445. La Regione si riserva la possibilità di effettuare controlli sulla veridicità delle dichiarazioni fornite. 7.2
Procedure e criteri di valutazione delle candidature
Alla scadenza del termine di presentazione delle domande di accesso al contributo il Nucleo di valutazione, costituito con provvedimento del Direttore generale, procederà alla istruttoria e alla valutazione dei progetti. Il punteggio massimo attribuibile a ciascun progetto sarà pari a 100 punti. La valutazione di merito sui singoli progetti terrà quindi conto dei seguenti criteri di valutazione:
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Criteri Qualitativi di Valutazione
1.EFFICACIA POTENZIALE DEGLI INTERVENTI
2.QUALITA’ PROGETTUALE
3. SOSTENIBILITA’ ECONOMICOFINANZIARIA
Peso fino a
1.1
Completezza e livello di approfondimento dell’analisi dei fabbisogni in coerenza con il settore oggetto di intervento e capacità di rispondere alla domanda formativa e alle esigenze di integrazione dei target più sensibili.
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1.2
Livello di occupabilità dei destinatari, valutato sulla base dell’esperienza acquisita nell’ambito di attività analoghe.
15
2.1
Livello di dettaglio e grado di chiarezza del progetto.
15
2.2
Qualità delle dotazioni infrastrutturali e laboratoriali con riferimento alle strumentazioni rese disponibili per l’attività didattica.
15
2.3
Grado di innovazione, originalità ed esclusività della proposta formativa
20
3.1
Quota di candidato.
cofinanziamento
sul
progetto
(Punteggio calcolato in rapporto alla percentuale di cofinanziamento assicurato, fino ad un massimo di 10 punti corrispondenti al 20% di cofinanziamento)
TOTALE
10 100 PUNTI
Ai fini dell’ammissibilità della candidatura sarà necessario raggiungere la soglia minima di 60 punti. 7.3 Esiti della valutazione Completata l’istruttoria e l’attività di valutazione da parte del Nucleo di Valutazione che dovrà concludersi entro 90 giorni dalla data di scadenza della presentazione delle candidature, saranno approvate con apposito provvedimento del dirigente della Struttura competente: la graduatoria dei progetti, con indicazione dei progetti ammessi a finanziamento e il relativo contributo assegnato nei limiti delle disponibilità finanziarie dell’Avviso; l’elenco delle domande ammesse e non finanziate; l’elenco delle domande non ammesse. 8. Gestione 8.1. Selezione e iscrizione dei destinatari Con riferimento alla selezione dei destinatari l’operatore deve assicurare il rispetto dei criteri definiti nell’ambito della proposta progettuale, oltre che dei principi di imparzialità e non discriminazione caratterizzanti le procedure di evidenza pubblica. Regione Lombardia si riserva di verificare le procedure di selezione. 8.2. Avvio e termine del progetto e delle attività formative Il progetto e le attività formative non potranno essere avviati prima della data di approvazione della graduatoria di cui al punto 7.3 e dovranno essere avviati entro e non oltre 60 giorni dalla data di approvazione della stessa. Il progetto e le attività formative dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2017.
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Il beneficiario deve conservare tutta la documentazione attestante la spesa sostenuta, secondo quanto definito nel “Manuale di rendicontazione”, al fine dei controlli amministrativi in loco da parte di Regione Lombardia. 8.4. Monitoraggio Il soggetto beneficiario è tenuto a comunicare attraverso il sistema informativo SiAge l’avanzamento delle attività progettuali. In particolare, deve compilare e trasmettere: la relazione intermedia che illustri lo stato di avanzamento del progetto alla data del 31 luglio 2017 – secondo lo schema Allegato 7; la relazione finale dell’attività svolta, secondo lo schema Allegato 8 – che dovrà riportare i risultati ottenuti anche dai destinatari, con riferimento agli obiettivi e ai risultati previsti nel progetto approvato. 8.5. Controlli Il soggetto beneficiario è tenuto ad acconsentire e a favorire lo svolgimento di tutti i controlli disposti dalla Regione Lombardia, da competenti organismi statali, dalla Commissione Europea e da altri organi dell’Unione Europea competenti in materia, anche mediante ispezioni. Il contributo assegnato potrà essere oggetto di revoca totale o parziale qualora non vengano rispettate tutte le indicazioni e i vincoli contenuti nel presente Avviso, ovvero nel caso in cui la realizzazione del progetto non sia conforme, nel contenuto e nei risultati conseguiti, all’intervento ammesso a contributo. Sarà inoltre facoltà di Regione Lombardia procedere con la sospensione o la revoca dell’accreditamento dell’Operatore. In caso di revoca del contributo già liquidato, il soggetto richiedente dovrà restituire le somme già percepite. 9. Modalità di Erogazione del Contributo e Rendicontazione delle spese 9.1. Modalità di Erogazione del Contributo Il contributo viene erogato con le seguenti modalità:
anticipazione pari al 40% della quota pubblica approvata. Successivamente alla comunicazione di avvio del progetto e delle attività formative, il soggetto beneficiario può inoltrare a Regione Lombardia, tramite il sistema informativo SiAge, la richiesta di erogazione della anticipazione, a condizione che abbia dichiarato, con la domanda di candidatura, di avvalersi di tale opzione mediante specifica dichiarazione – Allegato 4);
saldo, a conclusione del progetto, entro i limiti massimi del preventivo e previa approvazione della rendicontazione finanziaria e dei risultati.
Le domande di liquidazione, presentate secondo le modalità indicate nel “Manuale di Rendicontazione”, saranno liquidate sulla base della spesa ritenuta ammissibile a seguito dei controlli effettuati da Regione Lombardia, fatti salvi i casi in cui dette richieste non siano conformi, presentino vizi e/o omissioni ovvero non siano complete di tutti gli allegati prescritti. 9.2. Fidejussioni Ai fini dell’erogazione della quota in anticipazione, la richiesta informatica di erogazione dovrà essere corredata di copia digitale, firmata elettronicamente, di idonea fidejussione bancaria o assicurativa, escutibile a prima richiesta, per un importo pari all’anticipazione da concedere, redatta secondo il fac-simile “Schema di garanzia fideiussoria” Allegato 9 e che sarà disponibile sul sistema informativo SiAge.
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L’effettiva erogazione dell’anticipazione sarà comunque subordinata all’invio dell’originale della fidejussione, che dovrà essere recapitata, entro 10 giorni dalla trasmissione elettronica della suddetta richiesta, alla competente Unità Organizzativa della DG IFL. 9.3. Rendicontazione Il soggetto beneficiario è tenuto a presentare la rendicontazione secondo quanto indicato al punto 2.3 “Procedura per la presentazione della rendicontazione” del “Manuale di rendicontazione”. Per i costi indiretti si applica la dichiarazione su base forfettaria per un importo massimo pari al 15% dei costi diretti. In deroga al “Manuale di rendicontazione”, punto 2.3 “Procedura per la presentazione della rendicontazione”, non sono previste rendicontazioni intermedie e il termine perentorio per la presentazione della rendicontazione finale è fissato in 90 giorni dalla data di conclusione del progetto. Entro 90 giorni solari dalla conclusione delle attività progettuali, il soggetto beneficiario dovrà procedere alla rendicontazione delle attività mediante procedura on line all’indirizzo www.siage.regione.lombardia.it. Come previsto dal “Manuale di rendicontazione”, la rendicontazione deve contenere la documentazione attestante la completa realizzazione del progetto, la rendicontazione delle spese effettivamente sostenute e la relazione finale attestante le attività svolte e gli obiettivi conseguiti. Ai fini della rendicontazione il beneficiario è tenuto a presentare: a) il piano dei conti a consuntivo; b) la relazione finale; c) la dichiarazione delle spese; d) l’elenco riepilogativo dei giustificativi di spesa e di pagamento; e) i giustificativi di spesa e di pagamento associati; f) copia dell’eventuale bonifico di restituzione della quota di acconto non giustificata da spese ammissibili sostenute. I documenti di cui alle precedente lettere a), b), c) e d) dovranno essere scaricati dal sistema, sottoscritti con firma digitale dal Legale Rappresentante o da altro soggetto delegato con potere di firma e ricaricati sul sistema nell’apposita sezione. Il Rendiconto a consuntivo non potrà superare l’importo complessivo di progetto approvato con provvedimento del dirigente della Struttura competente. Eventuali ulteriori costi sostenuti per la realizzazione del progetto saranno a totale carico del beneficiario. Il mancato rispetto delle procedure di rendicontazione, previste dal richiamato “Manuale di rendicontazione”, comporta la decadenza dell’intero contributo. Al termine del progetto, in sede di rendicontazione finale, il beneficiario dovrà indicare il numero effettivo delle ore di formazione svolte e il numero degli allievi frequentanti con le relative percentuali di frequenza. Il contributo erogabile a saldo sarà calcolato verificando l’ammissibilità della spesa rendicontata e tenendo conto di eventuali riparametrazioni per variazione, al ribasso, dei dati progettuali. In deroga al “Manuale di rendicontazione”, punto 2.4.2 “Richiesta di saldo”, le modalità di riparametrazione, applicate a ciascuno dei percorsi formativi, saranno le seguenti:
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Finanziamento riparametrato= [(ore totali) x (costo base orario) x (frequentanti fascia 1)] +[0,5x (ore totali)x(costo base orario)x(frequentanti fascia 2)] +[0,25x(ore totali)x(costo base orario)x(frequentanti fascia 3)] Dove: Costo base orario = costo orario di cui alla tabella - Allegato 1 – riferito al numero degli allievi effettivi frequentanti Ore totali= numero ore erogate in attuazione del progetto Frequentanti fascia 1= allievi con percentuale di frequenza ≥ 75% Frequentanti fascia 2= allievi con percentuale di frequenza <75% e ≥ 50% Frequentanti fascia 3= allievi con percentuale di frequenza < 50% e ≥ 25% In ogni caso il contributo erogabile a saldo per ogni singolo percorso formativo non potrà superare la quota pubblica approvata con provvedimento del dirigente della Struttura competente. Qualora il progetto preveda una quota di cofinanziamento privato, il beneficiario è tenuto a rendicontare il costo complessivo del progetto. Nel caso in cui la quota di cofinanziamento rispetto al preventivo approvato non venga esposta o sia solo in parte rendicontata, si procederà alla riparametrazione della quota pubblica regionale secondo le modalità previste dal “Manuale di rendicontazione”. A seguito dei controlli effettuati da Regione Lombardia e alla approvazione della rendicontazione finanziaria e dei risultati, il soggetto beneficiario potrà presentare richiesta di saldo, mediante procedura on line all’indirizzo www.siage.regione.lombardia.it. 10. Riepilogo delle principali fasi e relativa tempistica
Apertura dell’offerta formativa n. 205 “Lombardia Plus 2017” dal 03/10/2016 e fino al 27/10/2016.
Presentazione delle domande di candidatura: dalle ore 12:00 del 17/10/2016 fino alle ore 17.00 del 27/10/2016. Conclusione delle attività di istruttoria e valutazione dei progetti effettuata dal Nucleo di Valutazione: entro il 25/01/2017 Avvio del progetto e delle attività formative: entro e non oltre 60 giorni dalla data di approvazione della graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento. Conclusione del progetto e delle attività formative: entro il 31/12/2017. Presentazione della rendicontazione finale: entro 90 giorni dalla data di conclusione del progetto.
11. Pubblicizzazione del contributo Il soggetto beneficiario è tenuto a evidenziare, in tutte le forme di pubblicizzazione del progetto, che esso è realizzato con il concorso di risorse dell’Unione europea, dello Stato italiano e di Regione Lombardia. I beneficiari devono attenersi alle vigenti disposizioni europee in tema di informazione e pubblicità contenute nel Reg. (UE) 1303/2013 – ALLEGATO XII – punto 2.2. "Responsabilità dei beneficiari" e nel Regolamento di esecuzione (UE) n. 821/2014 della Commissione e alle ulteriori indicazioni per la pubblicità e la comunicazione degli interventi finanziati dal POR FSE 2014-2020 disponibili sul sito di Regione Lombardia www.ue.regione.lombardia.it.
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Con l'accettazione del contributo il beneficiario acconsente alla pubblicazione sul sito di Regione Lombardia www.ue.regione.lombardia.it e sul sito nazionale www.opencoesione.it dei dati da includere nell’elenco delle operazioni finanziate pubblicato ai sensi dell’art. 115, paragrafo 2 del Reg. (UE) 1303/2013. 12. Obblighi del beneficiario e sanzioni In caso di inosservanza e inadempienza delle disposizioni, delle prescrizioni e di tutti gli obblighi, inclusi quelli di informazione e comunicazione, e dei divieti previsti dal presente avviso pubblico, Regione Lombardia si riserva di non liquidare il contributo pubblico oppure, se le somme sono già state erogate, di adottare azioni di recupero/compensazione delle somme indebitamente percepite. 13. Informativa ai sensi della legge n. 241/1990. Il responsabile del procedimento amministrativo per l’attuazione del bando, ai sensi del capo II della legge 241/1990 e s.m.i., è il dott. Massimo Vasarotti, dirigente della Struttura “Infrastrutture e strumenti per la qualità del sistema educativo” della Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro. 14. Pubblicazione e informazioni Copia integrale del presente Avviso pubblico e dei relativi allegati è pubblicata:
sul BURL (Bollettino Ufficiale di Regione Lombardia); sul portale di Regione Lombardia, nel sito della Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro, www.lavoro.regione.lombardia.it e nel sito www.ue.regione.lombardia.it; sulla piattaforma Cruscotto Lavoro – www.cruscottolavoro.servizirl.it
Per ulteriori informazioni è possibile contattare il funzionario referente dell’avviso Patrizia Fontana all’indirizzo di posta elettronica lombardiaplus@regione.lombardia.it. Per problemi tecnici relativi ai sistemi informativi SiaGe e GEFO scrivere esclusivamente a: siage@regione.lombardia.it (SiAge) assistenzaweb@regione.lombardia.it (GEFO) oppure contattare il numero verde 800.131.151 (SiaGe e GEFO) 15. Informativa ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 Ai sensi del D.Lgs. 30 giugno 2003 n. 196, i dati acquisiti in esecuzione del presente Avviso pubblico sono utilizzati esclusivamente per le finalità relative al procedimento amministrativo per il quale essi vengono comunicati, secondo le modalità previste dalle leggi e dai regolamenti vigenti. Titolare del trattamento dei dati è la Giunta Regionale della Lombardia, nella persona del suo legale rappresentante pro tempore, con sede in Milano, Piazza Città di Lombardia 1 20124 - Milano. Responsabile del trattamento è il Direttore Generale della Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro. 16. Riferimenti normativi 16.1 Normativa dell’Unione europea
Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo Sociale europeo e che abroga il Regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio. Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale
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europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio; Regolamento di esecuzione (UE) n. 1011/2014 della Commissione, del 22 settembre 2014, recante modalità di esecuzione del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i modelli per la presentazione di determinate informazioni alla Commissione e le norme dettagliate concernenti gli scambi di informazioni tra beneficiari e autorità di gestione, autorità di certificazione, autorità di audit e organismi intermedi. Regolamento delegato (UE) n. 480/2014 della Commissione, del 3 marzo 2014, che integra il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca Regolamento (EURATOM, CE) n. 2185/96 del Consiglio dell’11 novembre 1996 relativo ai controlli e verifiche sul posto effettuate dalla Commissione ai fini della tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee contro le frodi e le irregolarità. Regolamento (UE, Euratom) n. 883/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 settembre 2013 relativo alle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e che abroga il regolamento (CE) n. 1073/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (Euratom) n. 1074/1999 del Consiglio. Regolamento di esecuzione (UE) n. 1974/2015 della Commissione dell'8 luglio 2015 che stabilisce la frequenza e il formato della segnalazione di irregolarità riguardanti il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo, il Fondo di coesione e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, a norma del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio. Regolamento delegato (UE) n. 1970/2015 DELLA COMMISSIONE dell'8 luglio 2015 che integra il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio con disposizioni specifiche sulla segnalazione di irregolarità relative al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo, al Fondo di coesione e al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
16.2 Normativa regionale
Legge regionale del 28 settembre 2006, n. 22 “Il mercato del lavoro in Lombardia”. Legge regionale del 6 agosto 2007 n. 19 “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia”. Legge Regionale 5 ottobre 2015, n. 30 “Qualità, innovazione ed internazionalizzazione nei sistemi di istruzione, formazione e lavoro in Lombardia. Modifiche alle ll.rr. 19/2007 sul sistema di istruzione e formazione e 22/2006 sul mercato del lavoro”. Programma Operativo Regionale Ob. “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione” - FSE 2014-2020, Regione Lombardia, approvato con Decisione della Commissione C(2014) 10098 del 17 dicembre 2014. Legge regionale 31 marzo 1978, n. 34 “Norme sulle procedure della programmazione, sul bilancio e sulla contabilità della Regione” e successive modificazioni e integrazioni. Regolamento regionale 2 aprile 2001, n. 1 “Regolamento di contabilità della Giunta regionale”. D.g.r. n. X/3069 del 23.01.2015 relativa alla presa d’atto dell’approvazione del Programma Operativo Regionale – FSE 2014/2020 da parte della Commissione Europea con Decisione di Esecuzione CE del 17 dicembre 2014 C(2014) 10098 finale.
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il Programma Regionale di Sviluppo (PRS) della X legislatura, approvato con D.C.R. n. X/78 del 09/07/2013. D.d.u.o. del 20 gennaio 2011 n. 344 «Approvazione del Vademecum per l’ammissibilità della spesa al FSE PO 2007/2013». D.d.u.o del 10 ottobre 2012 n. 8976 “Approvazione del Manuale di rendicontazione a costi reali di operazioni FSE - POR ob. 2 2007/2013 – primo aggiornamento” reperibile sul sito della Regione Lombardia - Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro (www.lavoro.regione.lombardia.it).
17. Allegati al presente Avviso: Allegato 1 – Tabella di riferimento per il calcolo del contributo pubblico massimo riconoscibile Allegato 2 – Domanda di accesso ai contributi Allegato 3 – Proposta progettuale Allegato 4 – Dichiarazione ai fini della domanda di anticipazione Allegato 5 – Atto di Adesione Allegato 6 – Comunicazione di avvio del progetto Allegato 7 – Relazione intermedia alla data del 31 luglio 2017 Allegato 8 – Relazione finale Allegato 9 – Schema di garanzia fideiussoria
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RASSEGNA NORMATIVA E DOCUMENTI
4.2. Legge Regionale 24 settembre 2015, n. 26, Manifattura diffusa creativa e tecnologica 4.0 (BURL n. 40, supplemento del 28 Settembre 2015)
Legge Regionale 24 settembre 2015, n. 26
Manifattura diffusa creativa e tecnologica 4.0 (BURL n. 40, suppl. del 28 Settembre 2015 ) urn:nir:regione.lombardia:legge:2015-09-24;26
Art. 1 (Finalità) 1. La Regione, nell'ambito delle potestà e delle competenze regionali di cui all'articolo 117 della Costituzione e dei principi e degli strumenti di cui alla legge regionale 19 febbraio 2014, n. 11 (Impresa Lombardia: per la libertà di impresa, il lavoro e la competitività), riconosce il valore artigiano e la manifattura innovativa, come definiti ai sensi degli articoli 2 e 3, nelle loro diverse espressioni, quali componenti essenziali del tessuto sociale e produttivo lombardo, promuovendone l'innovazione attraverso la piena integrazione tra i saperi tradizionali, le nuove conoscenze e la tecnologia. 2. La Regione sostiene il lavoro artigiano, i suoi valori e la relazione tra l'artigiano e le comunità di pratica in un costante dialogo tra 'sapere' e 'saper fare' coniugando la conoscenza scientifica e tecnologica con la tradizione e la manifattura innovativa. 3. La Regione promuove l'attrattività del territorio lombardo per favorire l'insediamento delle imprese della manifattura innovativa e del lavoro artigiano, il rilancio produttivo e la valorizzazione congiunta delle attività artigianali storiche e di tradizione, produttive e di servizi, a partire dai settori strategici, ai fini dello sviluppo, della piena valorizzazione del capitale umano e del sostegno all'occupazione.
Art. 2 (Definizioni) 1. Ai fini della presente legge si intende per: a) 'manifattura innovativa' e 'valore artigiano', una modalità di lavoro caratterizzata dal radicamento nei saperi tradizionali e nella connessione con i processi di innovazione culturali, formativi e produttivi, promossi anche in comunità di pratica socialmente riconosciute. Fanno riferimento a criteri definitori di tipo qualitativo e comprendono qualunque forma di impresa anche a prescindere dalla dimensione aziendale; b) 'innovazione incrementale', un miglioramento o adattamento di una tecnologia già esistente; c) 'manifattura additiva' o 'stampa tridimensionale', una modalità produttiva che, utilizzando tecnologie anche molto diverse tra loro, consente la realizzazione di oggetti, parti componenti, semilavorati o prodotti finiti, generando e sommando strati successivi di materiale; d) 'continuità competitiva d'impresa', il passaggio generazionale all'interno dell'impresa al fine di generare nuove strategie produttive, anche per realizzare nuove tipologie di prodotti e affrontare nuovi mercati; e) 'comunità di pratica', gruppi di persone che hanno in comune un interesse o una passione e che in base a questi elementi interagiscono per migliorare il loro modo di agire. 2. Con successivi provvedimenti attuativi della Giunta regionale le definizioni di cui al comma 1 possono essere attualizzate in relazione all'evoluzione del lavoro artigiano e della manifattura innovativa.
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Art. 3 (La manifattura innovativa) 1. Il lavoro artigiano e la manifattura innovativa, quali elementi distintivi e ambiti di applicazione della presente legge, si informano ai principi di flessibilità nei processi produttivi, attenzione alla qualità, orientamento al cliente, alla personalizzazione del prodotto, alla sostenibilità dei materiali, alla innovazione creativa e all'apporto prevalente e continuativo del capitale umano nella produzione. 2. Ai fini della presente legge, l'innovazione è riferita alle nuove tecnologie, alle nuove forme di espressione creativa e ai processi di produzione, organizzazione e gestione.
Art. 4 (Promozione della manifattura innovativa) 1. La Regione promuove la formazione delle nuove generazioni nell'ambito dei percorsi di primo e secondo ciclo secondo i principi contenuti nella legge regionale 6 agosto 2007, n. 19 (Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia), anche attraverso l'approfondimento e la diffusione della cultura del lavoro artigiano e della manifattura innovativa nelle istituzioni scolastiche e formative. 2. La Regione, attraverso gli strumenti individuati nella presente legge e con il concorso delle associazioni di categoria e degli enti bilaterali, promuove le esperienze di aggregazione che raccolgano le imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, attraverso la cooperazione economica e l'internazionalizzazione. 3. Per la finalità di cui al comma 2, la Regione, anche attraverso le risorse della presente legge, sostiene la reindustrializzazione attraverso l'innovazione, promuovendo il lavoro artigiano e la nascita di nuove imprese operanti nell'ambito della manifattura innovativa e la libera aggregazione tra queste, per la promozione e la crescita del lavoro artigiano in Italia e nel mondo.
Art. 5 (Contributi e accesso al credito) 1. La Giunta regionale, nell'erogazione delle agevolazioni alle imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, può prevedere misure di sostegno, nel rispetto della disciplina comunitaria sugli aiuti di Stato, anche attraverso la patrimonializzazione e l'attivazione di strumenti finanziari innovativi e complementari agli attuali strumenti di accesso al credito e tramite il coinvolgimento di operatori di capitale di rischio. Tali strumenti possono essere attivati anche attraverso le società del sistema regionale. 2. La Giunta regionale favorisce iniziative di finanziamento diffuso promosse da imprese con sede in Lombardia.
Art. 6 (Ricerca, innovazione e tecnologia) 1. La Giunta regionale promuove l'innovazione incrementale attraverso lo sviluppo o l'adattamento di un prodotto o di un sistema esistente, al fine di favorire la competitività del territorio regionale. 2. La Giunta regionale, sentita la commissione consiliare competente, al fine di garantire la trasmissione delle competenze, la re-industrializzazione attraverso l'innovazione del territorio lombardo, l'innovazione del lavoro artigiano e la continuità competitiva d'impresa, aggiorna periodicamente il 'Documento Strategico per le Politiche Industriali'
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anche con l'obiettivo di: a) favorire l'integrazione tra formazione professionale, università, ricerca e lavoro artigiano; b) favorire la nascita di imprese del lavoro artigiano innovative promuovendo la cultura imprenditoriale in particolare nei giovani; c) promuovere la qualificazione e la riqualificazione del personale all'interno delle imprese; d) sviluppare competenze integrate in stretta sinergia con le università, i centri di ricerca e le imprese; e) supportare la collaborazione e lo scambio di competenze e conoscenze favorendo sinergie all'interno dell'impresa; f) sperimentare nuovi percorsi per promuovere l'innovazione delle imprese; g) promuovere il raccordo tra le università, i centri di ricerca e le imprese, anche in ambito internazionale, per accrescere la competitività e sviluppare l'innovazione del sistema.
3. La Giunta regionale sostiene l'ecosistema della ricerca e dell'innovazione sulla base di obiettivi comuni e condivisi e attraverso strumenti esistenti aperti anche alle imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa. 4. La Giunta regionale, attraverso specifiche misure, sostiene la progettazione, l'acquisto e la promozione di tecnologie innovative e degli strumenti creativi per la manifattura additiva da parte delle imprese e ne favorisce l'applicazione, la contaminazione e la diffusione, anche attraverso gli enti del sistema regionale.
Art. 7 (Percorsi formativi per l'artigianato) 1. La Regione promuove e favorisce il raccordo tra le università, i centri di ricerca e le imprese, anche in ambito internazionale, per accrescere la competitività e sviluppare l'innovazione del sistema. 2. La Regione, per un raccordo sistematico, organico e continuo tra formazione e lavoro artigiano, promuove l'aggiornamento del Quadro regionale degli standard professionali affinché la cultura del lavoro artigiano rientri nell'offerta formativa proposta dagli enti di formazione accreditati nell'ambito della formazione continua permanente e di specializzazione ai sensi della l.r. 19/2007. 3. La Regione favorisce, anche attraverso l'instaurazione di specifici accordi, la cultura del lavoro artigiano al fine di assicurare un sistema duale per i percorsi di istruzione e formazione professionale, che si caratterizza per un raccordo sistematico, organico e continuo tra formazione e lavoro anche attraverso esperienze in assetto lavorativo, tirocinio e apprendistato. 4. La Regione incoraggia la costituzione di reti territoriali tra soggetti del sistema educativo, del sistema economico e della ricerca che intendono promuovere la contaminazione tra la conoscenza scientifica e il lavoro artigiano.
Art. 8 (Laboratori e officine della ricerca e dell'innovazione) 1. La Giunta regionale, attraverso specifici accordi con i comuni e gli enti del sistema regionale, promuove e sostiene la diffusione di spazi aperti, imprese diffuse, nuovi luoghi di lavoro e socializzazione anche ai fini dello sviluppo e della valorizzazione economica e sociale e della rivitalizzazione dei territori e dei centri urbani, anche a partire dalla riqualificazione delle aree industriali dismesse e dai processi di trasformazione urbana. 2. Nell'ambito degli accordi di cui al comma 1, i comuni e gli enti del sistema regionale possono concedere in comodato d'uso gli immobili disponibili alle imprese, singole o aggregate, secondo modalità definite con successivi provvedimenti della Giunta regionale d'intesa con gli enti interessati.
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3. La Giunta regionale aggiorna l'elenco delle aree e degli spazi disponibili per la localizzazione delle imprese del lavoro artigiano anche implementando il Sistema Informativo Territoriale come previsto dall'articolo 3, comma 3, della l.r. 11/2014. 4. La Regione attraverso la stipula di convenzioni con i comuni favorisce: a) l'aggregazione tra imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, indipendentemente dalla loro forma e soggettività giuridica; b) la concessione di aree e laboratori ovvero il cambio di destinazione d'uso, senza consumo di nuovo suolo; c) investimenti in conto capitale per la riqualificazione dei laboratori esistenti.
Art. 9 (Semplificazione amministrativa e fiscale) 1. La Giunta regionale, nell'ambito dei programmi di cui al comma 2 e nell'ambito del piano dei controlli di cui all'articolo 9 della l.r. 11/2014, favorisce la razionalizzazione e la semplificazione dei controlli per le imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, relativamente ai luoghi e all'esercizio dell'attività di impresa. 2. La Giunta regionale, attraverso specifici programmi pluriennali, sviluppa un attento monitoraggio degli oneri amministrativi e, con il coinvolgimento delle agenzie delle imprese, assicura la più ampia semplificazione amministrativa per le imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, anche attraverso accordi con gli enti locali e le altre amministrazioni. 3. Nell'ambito della legge di stabilità annuale vengono individuate forme e strumenti di agevolazioni fiscali per sostenere la crescita delle nuove imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa per i primi cinque anni di attività. Le agevolazioni previste operano nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato. La Giunta regionale definisce le modalità applicative con riferimento al regime di aiuti prescelto.
Art. 10 (Programmi straordinari) 1. La Giunta regionale promuove programmi straordinari per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, anche attraverso il coinvolgimento della rete museale regionale e nazionale, degli enti di promozione del territorio e delle istituzioni di alta cultura e formazione. 2. La Giunta regionale, nell'ambito dei programmi straordinari di cui al comma 1, anche avvalendosi delle associazioni di categoria, riconosce alle imprese che prendono parte ai predetti programmi particolari forme e condizioni di garanzia ivi compreso il supporto allo sviluppo economico e alla crescita aziendale.
Art. 11 (Clausola valutativa) 1. Il Consiglio regionale controlla l'attuazione della presente legge e valuta i risultati ottenuti dalle azioni realizzate per favorire la diffusione della manifattura innovativa e del valore artigiano sul territorio regionale. A tal fine la Giunta regionale presenta al Consiglio entro il 31 marzo di ogni anno una relazione che descrive e documenta gli interventi progressivamente attivati, specificando le risorse stanziate e utilizzate, i soggetti coinvolti nell'attuazione, il grado di partecipazione alle misure offerte, i beneficiari raggiunti e le loro caratteristiche, le eventuali criticità incontrate e le modalità con cui vi si è fatto fronte.
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2. A partire dal secondo anno, la relazione di cui al comma 1 includerà i risultati progressivamente ottenuti dagli interventi attuati per le imprese di manifattura innovativa e del lavoro artigiano, anche con riguardo a: a) creazione di nuove imprese e innovazione di processo e di prodotto; b) diffusione di strumenti e tecnologie di manifattura digitale e di nuovi spazi di lavoro, laboratori, officine, anche aperti al pubblico; c) disponibilità di competenze professionali adeguate; d) crescita e internazionalizzazione conseguita dalle imprese che hanno partecipato ai programmi straordinari previsti dall'articolo 10. 3. La Giunta regionale rende accessibili i dati e le informazioni raccolte per le attività valutative previste dalla presente legge. La relazione di cui ai commi 1 e 2 è resa pubblica, unitamente agli eventuali documenti del Consiglio che ne concludono l'esame.
Art. 12 (Norma finanziaria) 1. Alle spese derivanti dall'applicazione degli articoli 4, 5 e 8 si provvede con: a) le risorse a destinazione vincolata provenienti da assegnazioni statali e comunitarie POR FESR 2014-2020 nei limiti delle disponibilità e nell'ambito delle azioni programmate Asse 3 'Promuovere la competitività delle PMI' (OT 3), quantificate in euro 206.497.000,00 nel settennio; b) le risorse disponibili presso il Fondo regionale per le agevolazioni finanziarie all'artigianato di cui alla legge regionale 16 dicembre 1996, n. 34 (Interventi regionali per agevolare l'accesso al credito alle imprese artigiane), il Fondo di rotazione imprenditorialità - FRIM e il Fondo attrattività degli investimenti di cui alla l.r. 11/2014; c) le risorse regionali quantificate in euro 100.000,00 per l'anno 2015, euro 100.000,00 per l'anno 2016 e in euro 100.000,00 per l'anno 2017 stanziate alla missione 14, programma 1 'Industria, PMI e Artigianato' del Bilancio di previsione 2015-2017. 2. Alle spese derivanti dall'applicazione dell'articolo 6 si fa fronte con le risorse a destinazione vincolata provenienti da assegnazioni statali e comunitarie POR FESR 2014-2020 nei limiti delle disponibilità e nell'ambito delle azioni programmate Asse 1 'Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione' (OT 1), quantificate in euro 349.355.000,00 nel settennio. 3. Alle spese per la realizzazione dei percorsi formativi di cui articolo 7 si fa fronte per il triennio 2015-2017 nei limiti delle risorse disponibili dell'Asse 3 del POR - FSE 2014/2020 allocate alla missione 4 "Istruzione e Diritto allo studio", programma 2 "Altri ordini di istruzione universitaria" dello stato di previsione delle spese del bilancio regionale 20152017. 4. Alle spese derivanti dall'applicazione dell'articolo 10 si provvede con le risorse a destinazione vincolata provenienti da assegnazioni statali e comunitarie POR FESR 2014-2020 nei limiti delle disponibilità e nell'ambito delle azioni programmate Asse 3 'Promuovere la competitività delle PMI' (OT 3), quantificate in euro 31.800.000,00 nel settennio. 5. Ulteriori risorse per le spese di cui agli articoli 4, 5, 8 e 10 possono essere annualmente stanziate con legge di Bilancio a valere sulla missione 14, programma 1 'Industria, PMI e Artigianato' e sulla missione 14, programma 3 'Ricerca e innovazione'.
Art. 13 (Norme che restano in vigore) 1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge continuano ad applicarsi le norme di cui alla l.r. 11/2014, quelle di cui alla legge regionale 16 dicembre 1989, n. 73 (Disciplina istituzionale dell'artigianato lombardo) e quelle di cui
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alla legge regionale 20 marzo 1990, n. 17 (Disciplina degli interventi regionali a sostegno della promozione e dello sviluppo del comparto artigiano in Lombardia).
Art. 14 (Entrata in vigore) 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della data di pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione Lombardia.
Il presente testo non ha valore legale ed ufficiale, che e' dato dalla sola pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia
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RASSEGNA NORMATIVA E DOCUMENTI
I numeri del presente per immaginare il futuro
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Contributi video convegno Digital Transformation
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SKILL
TEORIE ED ESPERIENZE SULLA FORMAZIONE
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