Speciale Tempodacqua su La Nazione – Pisa

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un progetto culturale di ASSOCIAZIONE LP

III Biennale d’Architettura di Pisa

Speciale Tempodacqua su La Nazione – Pisa concept e contenuti PPAN

testi di: Paola Pierotti Francesco Fantera Elena Pasquini Daniele Di Stefano


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Pisa

GIOVEDÌ — 21 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La città e i grandi eventi

Un patto tra uomo e natura per ripensare la città del futuro

«Come avere cura del territorio» Premio Città di Pisa 2019 al paesaggista Andreas Kipar

Parola a Massimo Del Seppia, presidente dell’Associazione Lp, laboratorio permanente che si è costituito nel 2014

A lavoro a Mosca e Dubai con il suo studio Land, è l’autore dei ‘raggi verdi’

PISA

PISA

Non c’è città verde senza un’anima blu. «L’Associazione culturale LP è stata costituita nel 2014 per dare un contributo fattivo sul tema della qualità urbana a Pisa, per creare un laboratorio permanente per la città, dove il verde è la principale infrastruttura. La Biennale di Pisa è un progetto culturale dell’associazione, e facendo seguito all’edizione del 2017, continua la sua riflessione sul tema dell’acqua». Il presidente Massimo Del Seppia, che ha organizzato questa edizione con Silvia Lucchesini e Roberto Silvestri, richiama l’impegno nazionale e globale sulla forestazione urbana, sottolineando come «il verde aiuti a vivere meglio e abbia un’infinità di ricadute che vanno dagli aspetti psicologici a quelli ambientali, considerando temi che toccano la biodiversità e il trattamento delle acque». Al via da oggi agli Arsenali Repubblicani la kermesse curata in questa edizione dal direttore Alfonso Femia, un faro puntato su Pisa «per evidenziare e raccontare le interferenze tra uomo e natura. Riteniamo – commenta Del Seppia – che sia arrivato il tempo di un nuovo patto tra uomo e natura. È il tempo dell’acqua, come si coglie anche dalla cronaca delle ultime settimane, e la forestazione urbana è il giusto medium. Proprio con questa chiave di lettura abbiamo scelto di assegnare nel 2019 il premio Città di Pisa per la qualità urbana ad Andreas Kipar,

Andreas Kipar, fondatore dello studio Land vince il Premio Città di Pisa per la qualità urbana 2019. Domenica 1° dicembre il sindaco della città Michele Conti gli consegnerà il riconoscimento assegnato dall’Associazione LP ideatrice della Biennale di Pisa. Nel 2015 il premio è stato riconosciuto a Mbm Arquitectes di Barcellona, nel 2017 ad Aimaro Isola. E per il 2019, in linea con un’iniziativa volta all’azione, alla capacità di fare innovazione attraverso la professione, attenta al tema del paesaggio nella duplice declinazione «green» e «blu», l’Associazione LP ha ritenuto di premiare il lavoro del paesaggista milanese che, a scala internazionale, si sta distinguendo per un impegno fattivo. Nell’ambito della mostra allestita agli Arsenali repubblicani LAND ha proposto una riflessione su tre città a cui Kipar è molto legato: «Milano, dove per 35 anni – racconta lo stesso architetto – abbiamo lavorato nel passaggio dalla città post-industriale alla definizione della dopo-modernità. Genova, dove per 10 anni ho insegnato in linea con il percorso tracciato da Annalisa Calcagno Maniglio, professore emerito di architettura del paesaggio. Ed Essen, dove ho potuto valorizzare l’esperienza italiana – racconta – e applicare l’idea dei “raggi verdi” in una città che è diventata capitale europea del verde». Kipar sta lavorando nel capoluogo lombardo, nell’area Expo per la definizione del paesaggio

Da sinistra Roberto Silvestri, Silvia Chiara Lucchesini, Massimo Del Seppia (LP)

fondatore dello studio LAND. Un professionista impegnato da 30 anni in Italia e all’estero per affermare la centralità del paesaggio con risultati significativi in città italiane come Milano e all’estero a partire da Essen». Fino al 1° dicembre Pisa richiamerà l’attenzione di protagonisti italiani e internazionali del mondo dell’architettura, in dialogo con rappresentanti della cultura e della comunicazione. Un evento come occasione per un progetto che non terminerà insieme agli appuntamenti della Biennale. «In continuità con il lavoro in corso e promosso dal Comune di Pisa – aggiunge Del Seppia - vogliamo FUTURO

«Anche la nostra città può scommettere sul proprio fiume»

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immaginare per la nostra città una campagna senza precedenti di piantumazione di alberi, ovviamente con un progetto a monte che tenga conto di una visione complessa e integrata per costruire la Pisa del futuro». Il 23 novembre, nell’ambito delle iniziative della Biennale, al Museo delle Navi, è previsto anche un evento collaterale dedicato proprio alla forestazione a Pisa, con un intervento di Fabio Daole, architetto del Comune e progettista del sistema verde. La Biennale punta a sensibilizzare le autorità deputate al controllo e alla pianificazione, così come gli stessi cittadini, per cambiare il modo di pensare la città. Come ha fatto Parigi con la Senna e in Italia la stessa Torino, anche Pisa può scommettere sul suo fiume. «Magari valorizzando il parco lineare che fiancheggia l’Arno – ha concluso Del Seppia – con qualche progetto di alto valore simbolico come è stata la High Line per New York: un’infrastruttura leggera, frutto di una riconversione, attenta alla qualità della vita delle persone».

del futuro distretto Mind, e tra le altre iniziative sta sviluppando un importante masterplan a Mosca. In questi giorni in Germania ha presentato un progetto per un parco di 40 chilometri lineari nel bacino che collega Colonia e Bonn: un’infrastruttura verde a ridosso di una cava di lignite. Ambasciatore del paesaggio italiano, Kipar è in campo anche a Dubai per Expo 2020, grande evento che si distinguerà per il carattere di sostenibilità, «determinante – ha commentato l’architetto – per nuove sfide nel Middle East». A Pisa, Andreas Kipar racconterà al pubblico di Tempodacqua la sua ricetta per “avere cura del territorio. Pensando ad un paesaggio produttivo dal punto di vista agro-forestale ed eco- sistemico”. In linea con l’idea del “tempo”, “ricordiamoci di fare onore alla storia – ha sottolineato – coltivando una consapevolezza ecologica che l’Italia ha sempre avuto”. IL RICONOSCIMENTO

Sarà consegnato domenica 1° dicembre dal sindaco Michele Conti


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GIOVEDÌ — 21 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La città e i grandi eventi

Pisa e il tempo dell’acqua La Biennale di Alfonso Femia

Il debutto oggi agli Arsenali Repubblicani. Intervista al direttore sul ruolo dell’architettura: «Per essere più green, occorre essere necessariamente più blu». Undici giorni di appuntamenti PISA Un parco concepito in totale assenza d’acqua, in un asilo. Dei giardini lungo un fiume come orti flottanti. L’acqua come elemento progettuale per un sistema innovativo di facciata, come fosse linfa vitale per l’edificio. Queste alcune delle idee che traducono il binomio «acqua» e «tempo» scelto da Alfonso Femia, direttore della Biennale che prende il via oggi a Pisa. Direttore, Tempodacqua è il titolo di questo evento. Qual è il messaggio? «L’obiettivo di questa Biennale è invertire lo sguardo, provare a considerare l’acqua come materia fondativa, dal territorio alle città, dal paesaggio all’architettura». Oltre un centinaio i contributi raccolti attraverso una call ad inviti. Qualche elemento prevalente? «Sono molti i progettisti invitati che hanno considerato l’acqua come risorsa, come occasione per valorizzare delle aree, con riI LAVORI

Sono un centinaio i progettisti che hanno partecipato alla «call»

Il direttore della terza edizione della Biennale di Architettura di Pisa, l’architetto Alfonso Femia

cadute economiche e sociali. Si passa dall’area di Rosarno dove l’acqua è scambio, commercio, matrice di legami, che nel tempo ha prodotto nuovi paesaggi, al Parco Laguna Volturno, dove nuovi modelli di fruizione si sviluppano intorno a laghi. C’è chi immagina di elaborare manifesti per le città impostati sui temi della naturalità, socialità, paesaggio e gestione. E anche chi dall’Africa porta l’esperienza dell’acqua come assenza, sviluppando un progetto di eco-villaggio contro la desertificazione, l’abbandono, l’emigrazione». È proprio l’acqua la protagonista della cronaca di questi giorni. Una priorità per il sistema-Paese? «La questione del clima e più in

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generale una considerazione matura e scientifica sui fenomeni naturali che accadono ogni 50-200 anni, legati all’acqua, richiedono attenzione. Ci siamo dimenticati del nostro rapporto con il tempo ed è impensabile scommettere sul fatto che tutto possa essere reso sostenibile per il nostro pianeta. È una questione di responsabilità: acqua e tempo fluiscono, non sono controllabili ed è urgente coinvolgere la società, per un progetto condiviso tecnico, politico ed economico». La Biennale di Pisa offre un ventaglio di approcci e soluzioni possibili, un manifesto dove il pensiero si traduce in progetti e azioni. Cosa può fare l’architettura per incidere sul cambiamento dei compor-

tamenti e sulla sensibilizzazione della domanda? «Fare squadra per scommettere su una grande rivoluzione ambientale che metta la progettualità al centro. L’acqua è risorsa, pericolo, sorgente, bellezza. Esistono già delle risposte possibili, basti pensare alla geotermia dove l’acqua è energia, ma serve molto di più. Serve un lavoro corale che incida sulla strategia e sulla pianificazione, che ne sia punto di partenza e non risoluzioni ad emergenze. La presa di coscienza passa anche attraverso una comunicazione poetica e narrativa, che ci permette di mettere insieme percezione e cognizione. Raccontiamo che per essere più verdi, green come si dice oggi, occorre essere necessariamente più blu».

TERZA EDIZIONE

La medaglia del Quirinale Tre edizioni e tre medaglie di rappresentanza. La Biennale d’Architettura di Pisa si conferma un evento di particolare interesse per il Quirinale che conferisce questo riconoscimento materiale anche per il 2019. Si tratta di una «adesione presidenziale», come spiega sul suo sito la stessa Presidenza della Repubblica, che esprime l’ideale partecipazione del Capo dello Stato a iniziative ritenute particolarmente meritevoli. «Un grandissimo onore questa conferma per la terza edizione - afferma Massimo Del Seppia, presidente dell’Associazione LP perché il conferimento della medaglia sottolinea il lavoro di ricerca che costantemente viene portato avanti dal 2015 ad oggi». Biennale come «laboratorio per la città e non come mostra», racconta Del Seppia spiegando che gli appuntamenti in programma nei prossimi giorni negli Arsenali di Pisa sono il risultato di un lavoro costante sul territorio. «La Biennale è uno strumento - spiega con cui convogliamo a Pisa tutte le eccellenze operanti sul tema della qualità urbana».


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Pisa

VENERDÌ — 22 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

L’Europa e i suoi ‘waterfront’ Filo diretto tra Pisa e Barcellona

L’essenzialità dell’acqua nelle opere artistiche agli Arsenali Repubblicani

Architettura dei litorali nel progetto di ricerca Fundaciò van der Rohe e Arquitectes per l’Arquitectura

Sei gli autori tra cui Danilo Trogu, specialista dei modelli di progetto in ceramica

PISA Via di comunicazione e limite permeabile, l’acqua è da sempre un elemento in grado di determinare lo sviluppo delle città e influenzarne la storia. In Italia abbiamo avuto le Repubbliche Marinare, ma anche in Europa non mancano casi di città-stato in grado di dominare i mari, una su tutte quelle della Lega Anseatica, alleanza commerciale che controllò le rotte nel Mar Baltico e Mare del Nord dal XII al XVI secolo. E oggi? Sotto il profilo architettonico, come si esprime il rapporto delle città del Vecchio Continente con fiumi, mari e laghi? Una chiave di lettura arriva da Barcellona, dove la Fundaciò van der Rohe insieme a Arquitectes per l’Arquitectura ha promosso un progetto di ricerca raccontato attraverso la mostra «Architectures on the waterfront». Il percorso espositivo permette ai visitatori di realizzare un vero e proprio tour delle coste europee attraverso 68 architetture iconiche, in grado di far luce su tendenze e scelte innovative compiute da professionisti e amministrazioni locali per ridare vita ai litorali urbani. La rassegna, aperta al pubblico fino al 12 gennaio prossimo presso il Museo Marittimo, raccoglie i progetti ricevuti dalla Fundaciò in occasione delle diverse edizioni dell’European Union Prize for Contemporary Architecture – Mies van der Rohe Award, la più

La mostra prganizzata dalla Fundaciò van der Rohe

prestigiosa competizione nel panorama dell’architettura europea. Andando a ripescare negli archivi, i curatori (Ivan Blasi, Anna Sala e Francesc Mun� oz)hanno selezionato tutte quelle opere che testimoniano la centralità dei processi di riqualificazone dei waterfront tanto nei grandi, quanto nei piccoli centri. «Per i visitatori – raccontano Blasi e Sala – l’esposizione rappresenta l’opportunità unica di immergersi nei nostri archivi e scoprire strutture che hanno dato vita a strategie peculiari di riuso del costruito, grazie alla trasformazione degli edifici costieri». Focus, quindi, sul rapporto fra AFFINITA’ ELETTIVE

Un lavoro di ricerca complementare a quello dell’iniziativa Tempodacqua in corso a Pisa

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nuova urbanizzazione ed acqua. «I litorali cittadini spesso rappresentano aree produttive occupate dai porti che oggi sono soggette ad un ripensamento in chiave rigenerativa – spiega Mun� oz–, un processo che sta modificando non solo la forma e le funzioni dei waterfront, ma di conseguenza anche l’immagine e la fisionomia delle città stesse». Un lavoro di ricerca teorico, complementare a quello dell’iniziativa Tempodacqua in scena a Pisa, che affronta il tema attraverso immagini e contenuti audiovisivi che riguardano note città europee come Parigi, Copenhagen, Madrid, Lisbona e Oslo. Inoltre, fra i 68 progetti, quattro sono stati selezionati fra i vincitori delle passate edizioni dell’Eu Mies Award. Si tratta della Biblioteca Nazionale di Parigi disegnata da Dominique Perrault, il Kursaal di Donostia/San Sebastian a firma Rafael Moneo, il Teatro dell’Opera di Oslo concepito da Snohetta e il Centro Congressi con Auditorium di Reykjavik dello studio Olafur Eliasson.

Non solo architettura in senso stretto negli arsenali repubblicani. Tra le risposte alla call lanciata in occasione della III Biennale di Pisa ci sono anche quelle di sei artisti che si sono cimentati sul tema Tempodacqua. A partire dal progetto «Archisable» di Tina Dassault che mette in mostra il risultato dell’interazione tra un fotografo e gli architetti, chiamati a costruire con la sabbia bagnata dal mare. Tempo e acqua che modificano l’approccio al costruito: le maree limitano la vita dell’opera mentre la friabilità del materiale rende più evidente l’impatto del tempo che scorre sulle linee realizzate. L’instabilità intrinseca dell’acqua e il suo essere simbolo di un costante movimento tocca la proposta di Didier Fiuza Faustino. «Tempodacqua per me significa «emergenza», una corsa contro il tempo» spiega l’artista e architetto francese fondatore del Bureau des Mésarchitectures nel quale esplora la relazione tra corpo e spazio con progetti architettonici e installazioni temporanee liberi da codici prestabiliti. Con loro, protagonisti della mostra Leandro Erich, Fabrizio Plessi e Arthur Simony. Quest’ultimo ha portato a Pisa «Vague d’Amour» dove l’acqua diventa onda attraverso le linee che, in principio, compongono parole. In mostra anche la forma d’argilla dell’idea architettonica. Con tre modelli su progetti firmati dall’architetto Alfonso Femia, cu-

ratore di questa edizione della Biennale - un’oasi, una centrale eolica, un edificio in area portuale - Danilo Trogu (nella foto) ripercorre il tema dell’acqua traslata nel progetto. «Il lavoro con l’architetto è iniziato tra il 2002 e 2003, anche in collaborazione con Gianluca Peluffo» racconta Trogu. Risalgono a quegli anni i primi lavori di modellistica in ceramica, in una tradizione italiana che dagli anni Trenta annovera nomi come Gio Ponti, Aldo Rossi, Le Corbusier. «Una ricoperta di un percorso virtuoso che aiuta a capire l’oggettualità dell’idea, le modalità del fare su un progetto ancora in itinere», spiega. Anche mettendo in evidenza eventuali errori, confida Trogu, che con l’acqua si confronta ogni giorno: «È essenziale per il mio lavoro. Necessaria per dar forma e costitutiva dell’argilla, la materia che costituisce il prodotto scultoreo». LA MANIFESTAZIONE

Si è aperta ieri e proseguirà per altri dieci giorni Per info www.tempodacqua. com


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VENERDÌ — 22 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

Ecco l’Atlante-Tempodacqua 900 pagine con 133 autori

Novità dell’edizione 2019: il gemellaggio tra la Biennale e Forest Night della Triennale di Milano Workshop, laboratori, incontri, progetti e dibattiti fino al 1° dicembre con protagonisti da tutto il mondo PISA Sono 133 i contributi della mostra allestita agli Arsenali Repubblicani, di cui 16 provenienti dagli atenei italiani e internazionali. Una collezione di proposte, suggestioni e idee arrivate da tutto il mondo per raccontare come la creatività possa dare linfa al progetto quando tiene conto dell’«acqua» e del «tempo». Una mostra, quella di Tempodacqua curata dal direttore Alfonso Femia nell’ambito del progetto culturale dall’Associazione LP, i cui contenuti sono raccolti anche in un Atlante di quasi 900 pagine, sfogliabile nell’ambito del percorso allestitivo. Dalla Francia alla Danimarca, con Francis Soler, Vincent Parreira e Rudy Ricciotti fino a Bjarke Ingels Group. Da Junya Ishigami a Carlo Ratti. Numerosi gli italiani coinvolti da Mario Cucinella a Vincenzo Latina, da Tamassociati a Pietro Carlo Pellegrini, da Park Associati ad Archea, da Geza a Labics. Tra i protagonisti anche Elisabetta GaL’ESPOSIZIONE

E’ curata dal direttore Alfonso Femia nell’ambito del progetto culturale dall’Associazione LP

La Biennale «Tempodacqua» agli Arsenali Repubblicani fino al prossimo 1° dicembre

brielli, dello studio Archiground, giovane talento dell’architettura italiana nel 2017 con il progetto del Molo di Askim: un percorso di 260 metri sul mare, sulla baia a sud di Goteborg, caratterizzata da un fondale basso e sabbioso dove l’azione delle maree si fa evidente dalle tracce sulla sabbia. Sfogliando l’Atlante di Tempodacqua si trova anche l’architetto italiano dell’anno (nominato la scorsa settimana a Venezia dal CNAPPC), Gerd Bergmeister con Michaela Wolf dell’omonimo studio altoatesino. «Tempo e acqua si possono combinare in modo diverso. Siamo in un momento particolare della storia della terra: le scelte a breve termine potrebbero agire sui tem-

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pi lunghissimi di evoluzione del pianeta». Questo il commento a caldo dell’architetto Stefano Boeri, anima dell’evento World Forum on Urban Forests in corso alla Triennale di Milano, dove viene presentato anche «ForestaMI», un grande progetto di forestazione urbana che la città metropolitana di Milano ha deciso di attuare. Per Boeri, anche lui coinvolto per la terza Biennale di Pisa, «l’acqua è un elemento essenziale: il clima sta cambiando, si sta verificando un innalzamento degli oceani ed è in corso un processo di desertificazione. Anche la politica comincia ad accorgersi di questo mutamento. Il tema progettuale dell’acqua - ha commentato - è ingegneristico e anche architet-

tonico. La spinta ai processi di migrazione e urbanizzazione deriva dal cambiamento climatico: è indispensabile preparare le aree urbane ad accogliere e integrare le masse di persone». Considerati gli obiettivi e le intenzioni condivise, la terza Biennale di Pisa e l’evento Forest Open Night (una serata in programma oggi alla Triennale dedicata specificatamente al tema della forestazione urbana e del cambiamento climatico) hanno stretto un gemellaggio. A Pisa gli appuntamenti sul tema sono in programma il 23 novembre con un focus sul «Rinnovo arboreo e la forestazione», con Wwf, Lipu, Legambiente e Italia Nostra, e il 30 con la giornata dedicata a «Tutto è paesaggio».

LA MOSTRA

La città e le navi antiche Simbolo del forte legame di Pisa con l’acqua è senza dubbio il Museo delle Navi Antiche, ospitato all’interno degli Arsenali Medicei (Lungarno Simonelli 16). La struttura oggi contiene decine di imbarcazioni ritrovate in seguito a scavi archeologici avviati nel 1998. Lo spazio accoglierà alcuni eventi della III Biennale di Pisa che, in particolare, si svolgerà negli Arsenali Repubblicani (via Bonanno Pisano 2). Location simile è stata individuata dalla Fundaciò Mies van der Rohe, con l’iniziativa «Architectures on the waterfront» che si sviluppa nel Museo Marittimo di Barcellona (MMB). Al suo interno spazi per esposizioni temporanee e permanenti in un edificio che all’epoca della sua costruzione, oltre 700 anni fa, ospitava i cantieri navali reali. Ad aumentare l’esperienza garantita dal percorso espositivo sarà una pubblicazione con i commenti di esperti che hanno partecipato ad importanti operazioni di rigenerazione dell’architettura costiera di città come Rotterdam, Marsiglia ed Amsterdam.


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Pisa

SABATO — 23 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

Porto turistico: «Non sia un’isola» Utile fare sistema con i servizi

Sviluppo della cantieristica e progetti sperimentali nella visione della Navicelli

L’ad Tempesti: Comune e associazioni di categoria sensibili al confronto operativo

L’amministratore Pisano: sinergie per percorsi sull’Arno attraverso l’Incile

L’eco della storia della Repubblica Marinara riecheggia nel Porto turistico di Pisa. Benché con diverse funzioni rispetto al passato, simbolicamente il recupero dello sbocco sul mare per la città ha riproposto un legame antico con l’acqua. Con le attività commerciali spostate su Livorno, oggi Marina di Pisa si propone come un luogo d’approdo particolarmente interessante da punto di vista logistico per turisti. «Molti stranieri e usano il nostro porto come base per le loro escursioni nell’arcipelago toscano e nell’alto Tirreno, spingendosi a volte verso la Liguria - spiega l’amministratore delegato del Porto turistico, Simone Tempesti -. Siamo al centro delle vie di terra e con poco più di un’ora di accede a tutte le mete artistiche e culturali della Toscana». Anche se il progetto del porto non è ancora completato: manca la parte urbanistica ed edilizia collegata. Si dovrebbe partire il prossimo anno per completare la struttura portuale con una serie di servizi residenziali, alberghieri, commerciali nell’area di boccadarno. Intanto, il rapporto di scambio tra amministrazione, associazioni di categoria e società ha già cambiato la percezione del Porto negli abitanti. Le voci contrarie che accompagnarono le prime fasi della progettazione degli interventi si sono trasformate in «una piena sintonia con tutte le associazioni di categoria e con i cittadini di Marina di Pisa,

Cantieristica e percorsi su battelli nelle prospettive di sviluppo dell’area del Canale dei Navicelli. Obiettivo, tra gli altri, l’attrattività del sistema, parola chiave che mette al centro le vie di comunicazione sull’acqua. Navicelli di Pisa srl e Porto di Pisa come realtà distinte ma considerabili complementari. «Preziosità» nella definizione dell’amministratore unico della società a capitale pubblico che insiste sul Canale, Salvatore Pisano (foto). Che sta lavorando per avviare, entro maggio 2020 un primo progetto sperimentale per guardare a Pisa dal punto d’osservazione dell’Arno: un sistema ‘spot’ viste le piene e le secche del fiume che si porrebbe come una forma di mobilità alternativa per il segmento turistico. «Fare sistema con il territorio, avviando e portando a regime una proposta che utilizzi quanto già è presente attraverso le sinergie, mirando in prospettiva ad aumentare l’attrattività anche verso potenziali investitori privati», afferma Pisano. Dal People Mover alla Darsena Pisana per poi salire in battello e, passando per l’Incile inaugurato lo scorso maggio, arrivare nel centro di Pisa, agli scali Roncioni. Nell’idea dell’ingegnere, si potrebbe partire senza investire in opere, rimandando a valutazioni successive sulla base della domanda ricevuta e delle caratteristiche stesse del percorso sull’Arno. Servirebbe «buona volontà,

Simone Tempesti, amministratore delegato del Porto di Pisa

che vi hanno visto un’opportunità» sostiene Tempesti. Che continua: «La riqualificazione della zona, fortemente degradata, è costata quasi 18 milioni di euro. La bonifica dell’area post-industriale ha però portato alla rifunzionalizzazione e alla messa a disposizione di tutti del litorale». Che ora attende con fiducia la finalizzazione degli interventi previsti. «Le aspettative ci sono. Sembra si sia vicini a vedere interventi attesi da molti anni, come il rifacimento di piazza Viviani o il distributore previsto nel parcheggio scambiatore dei camper» sottolinea l’amministratore. Servizi di LA MANIFESTAZIONE

Promossa dall’associazione Lp, proseguirà fino al 1° dicembre agli Arsenali Repubblicani

accoglienza turistica e di arredo urbano, insieme al collegamento con il centro della città attraverso la pista ciclabile. Un progetto già approvato e finanziato dalla Regione Toscana e ora demandato ai Comuni che si affacciano su tutto l’alveo dell’Arno, dalla sorgente alla foce. «Necessaria una programmazione da parte delle pubbliche amministrazioni per riuscire a completare il rilancio del litorale - afferma ancora Tempesti - e far sì che il porto non sia un’isola ma si integri in un sistema che si autoalimenta». La sensibilità a operare in questo senso esiste e anche i segnali concreti del lavoro svolto, racconta: «Da un confronto con la Pisamo, con cui abbiamo un ottimo rapporto, abbiamo avuto conferma che, per la pista ciclabile, il tratto pisano ancora da realizzare sarà concluso a breve». Una buona notizia che ammicca ad attrarre nuovi investimenti privati nell’area.

anche rispetto alle marginalità», sostiene Pisano, per creare con il sistema museale degli incentivi sull’iniziativa: un pacchetto che unisse lo spostamento sull’acqua e la visita a uno o più musei, per esempio, meglio ancora se unito a proposte enogastronomiche in accordo con i ristoratori. In parallelo, si muove l’azione per agevolare la cantieristica, settore previsto in crescita fino al 2030. Con i suoi 17 km di lunghezza, 33 metri di larghezza e tre di profondità il Canale dei Navicelli è infatti utilizzato dai cantieri navali anche per opere di manutenzione e refitting sulle imbarcazioni. L’idea dell’amministratore unico prevede l’acquisizione di nuove aree vicino alla darsena: «Circa ottomila metri quadrati da destinare a manufatti industriali per la cantieristica. In questo senso si muove il piano di sviluppo urbanistico approvato in agosto, il cui programma di dettaglio è affidato all’architetto Mauro Ciampa». IL TITOLO

Il tema 2019 è «Tempodacqua» Con la direzione di Alfonso Femia

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SABATO — 23 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

Pisa 2050? La sfida dell’acqua Connessione centro-periferie

L’ALLEANZA

Architetti italiani e 50 province

Dall’allarme esondazione una rinnovata consapevolezza. Parlano il sindaco Michele Conti, la presidente degli Architetti di Pisa Patrizia Bongiovanni e il progettista Rino Pagni PISA «Nelle ultime settimane, anche a causa dell’allarme esondazione che per fortuna non c’è stata, ho riscontrato ancora una volta il forte legame tra Pisa e l’acqua. E non solo quella dell’Arno». Il sindaco di Pisa, Michele Conti, intervenuto per l’apertura della Biennale di Pisa ha ricordato che «negli anni ’50 e ’60 a causa di una serie di urbanizzazioni si sono chiusi dei canali» e ancora che «nella zona di Coltano, in un’area estrema del comune, sempre l’acqua è stata protagonista dove negli anni ’30 sono state fatte importanti operazioni di bonifica, e dove lo stesso Guglielmo Marconi ha fatto i suoi esperimenti quando il terreno era acquitrinoso e adatto per le sue ricerche». Il sistema di canali caratterizza il sistema territoriale, l’Arno attraversa la città e il mare non è molto lontano: l’acqua è materia di progetto per Pisa, e il primo cittadino dichiara che «la terza ediIL SINDACO

«Il rischio esondazione ha confermato il forte legame di Pisa con il suo fiume»

Silvia Lucchesini, Massimo Del Seppia, Roberto Silvestri, Michele Conti, Alfonso Femia, Patrizia Bongiovanni

zione della Biennale potrà senz’altro suggerire una via possibile per la Pisa del 2050». Anche dall’Ordine degli Architetti di Pisa, presieduto da Patrizia Bongiovanni, il riconoscimento dell’attualità del tema. «C’è un progetto avviato con la Regione che fa riferimento all’asta fluviale dell’Arno, tocca Arezzo, Firenze e Pisa, e oggi conta una pista ciclabile che corre lungo i territori delle tre province. Anche come Ordine – ha dichiarato la presidente – stiamo sollecitando le amministrazioni locali per dare sostanza ad un progetto complessivo e integrato, che riguardi i margini fluviali dell’Arno e sia a larga scala». Per la Bongiovanni la rigenerazione urbana di Pisa può

10.30 > 13.30

TALK

relatori 1° sessione Paolo Bovo, Gumdesign relatori 2° sessione Angeletti Ruzza Design, Sovrappensiero, Luoghi Comuni, Collettivo Simultanea moderano: Antonia Marmo | Cieloterradesign Alfonso Femia | Direttore Biennale di Pisa

RINNOVO ARBOREO E FORESTAZIONE

Evento collaterale presso il Museo Navi Antiche 09.00 Registrazione partecipanti 09.30 Saluti istituzionali Marta Ciafaloni | Vicepresidente Ordine Architetti PPC di Pisa

partire proprio dal recupero del rapporto con il fiume, «in un rinnovato dialogo tra natura e architettura, tra centro storico e periferie, collegate appunto dall’acqua». La mostra allestita per l’evento Tempodacqua e i talk che ogni giornata che animano l’evento fino al 1 dicembre aprono alla cittadinanza gli Arsenali Repubblicani per raccontare storie di cambiamento, progetti sviluppati tenendo insieme tecnica e creatività. L’architettura può dare delle soluzioni, «ha un ruolo sociale, e il valore di questa Biennale – ha commentato l’architetto Rino Pagni – è anche quello di sensibilizzare, di fare educazione. Spesso gli architetti sono autoreferenziali. Ecco che iniziative come queste apro-

no al confronto e invitano ad una rinnovata consapevolezza». L’Arno in questi giorni è stato un elemento di disturbo, ma l’acqua è vita, è risorsa, «e se la progettazione può risolvere problemi, va spiegato alla committenza». Cosa si può fare? Come? Le idee e le applicazioni fanno scuola. «Non bisogna pensare ad esempio solo a pareti di edifici con cascate scenografiche, costose e difficili da mantenere – ha commentato la presidente dell’Ordine degli Architetti di Pisa – anche solo l’acqua piovana, raccolta, recuperata e valorizzata a scala di edificio o di città può fare la differenza. Pensare al tema in chiave ambientale aiuta, e le ricadute sul sistema del paesaggio sono dirette».

Chiara Fiore | Presidente Ordine Ingegneri di Pisa Marta Buffoni | Presidente Ordine Agronomi di Pisa 10.00 Michele Conti | Sindaco di Pisa 10.30 Programma di rinnovo arboreo a forestazione a Pisa – Arch. Fabio Daole 11.00 Città Verdi europee – Andrea Iacomoni 11.30 Verso una nuova centralità, il quartiere di Cisanello – Massimo Del Seppia | Associazione LP 12.00 La parola alle Associazioni Ambientaliste VVF, Lipu, Legambiente, Italia Nostra 12.30 Dibattito 13.00 Intervento conclusivo – Raffaele Latrofa

Biennale occasione per ragionare sul futuro delle città, tema caro al Consiglio Nazionale degli Architetti il cui presidente Giuseppe Cappochin è coinvolto anche nel comitato scientifico di Tempodacqua. «Tenere le persone al centro del progetto e attivare strategie di lungo periodo. Entro la fine dell’anno – commenta Cappochin – dovrebbero essere approvate le Linee guida propedeutiche per una legge della architettura, un tassello significativo per l’agenda urbana del Paese. La necessità di mettere in atto azioni per la rigenerazione urbana, lo sviluppo dell’economia circolare, valorizzazione e difesa dei territori sembra ormai essere uno slogan. Servono azioni concrete nell’ambito di una strategia di sistema». Tempodacqua apre un dialogo con le istituzioni a scala nazionale e ha ottenuto il patrocinio di 50 Ordini degli Architetti provinciali, da Roma a Bologna, da Genova a Livorno, da Taranto a Ravenna. Province che fanno i conti con il dissesto idro-geologico e con il potenziamento o lo sviluppo di porti, che con l’acqua si confrontano in termini di ecologia, cultura, sviluppo urbano.

relatore Ico Migliore | Migliore e Servetto, Milano 17.00 > 17.45

PANEL DISCUSSION

Antonia Marmo, Ico Migliore, Gumdesign, Angeletti Ruzza, Sovrappensiero modera: Alfonso Femia | Direttore Biennale di Pisa 18.15 > 21.00

APERIJAZZ

13.30 > 15.00

APERILOUNGE 15.30 > 17.00

LECTURE

introducono: Silvia Chiara Lucchesini | Associazione LP Patrizia Catalano | Interni Magazine

III Biennale d’Architettura di Pisa

PROGRAMMA

BLUE DESIGN 23 NOVEMBRE 2019 ARSENALI REPUBBLICANI Via Bonanno Pisano, 2

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UN PROGETTO DI ASSOCIAZIONE LP

COMMUNICATION PARTNER PPAN

WWW.BIENNALEDIPISA.COM


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Pisa

DOMENICA — 24 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

Avanguardie e firme dimenticate riscoperte da Tempodacqua e ateneo

Napoli, tra utopia e cantieri dall’idea di Polesello ai lavori sul Molo Beverello

I visionari del Novecento negli spazi della Torre Guelfa Da Pisa, link con lo Iuav di Venezia e l’università di Napoli

Architetture del limite esercizio per sperimentare soluzioni per il futuro

PISA Dialogo, avanguardia e formazione. Tre elementi propri della Biennale di Pisa che, oltre a raccontare il mondo costruito in cui viviamo, guarda all’architettura visionaria come ad una palestra per nuove soluzioni che ci consentano di affrontare con successo le sfide del nostro tempo. Un approccio affine a quello dell’istituzione che per eccellenza è preposta all’educazione di nuovi talenti: l’università. L’ateneo di Pisa è stato coinvolta a pieno titolo nel palinsesto curato dall’Associazione LP. Non l’unico a dire il vero, con tanti docenti di facoltà di architettura italiani e stranieri che sono stati invitati a partecipare al dibattito sul Tempodacqua. Ma è la Torre Guelfa il luogo dove si respira più forte questa collaborazione. Al suo interno è stata allestita una mostra temporanea (fino al 1° dicembre) prodotta dallo sforzo degli studenti del corso di ingegneria edile-architettura guidati da Luca Lanini, professore dell’Università di Pisa e da Gundula Rakowitz, ricercatrice presso l’Università Iuav di Venezia. Il percorso espositivo racconta le opere di due progettisti visionari, avanguardisti e legati al mondo della formazione: il russo Ivan Leonidov e l’italiano Gianugo Polesello. «Due personaggi vissuti in contesti totalmente differenti ma accomunati da una fiducia ai limiti della caparbietà nei con-

La mostra prodotta dallo sforzo degli studenti del corso guidato da Luca Lanini

fronti dell’architettura» ha raccontato Lanini di fronte a studenti pisani e dell’Università Federico II di Napoli guidati dall’architetto Giovanni Multari. «Il primo, nato nel 1902, già da neolaureato era considerato l’enfant prodige della progettazione a scala globale. Nonostante questo, la sua carriera ebbe breve durata in una Unione Sovietica che sotto Stalin riduceva al silenzio qualsiasi voce fuori dal coro, non solo nel recinto politico. Al contrario Polesello – ha spiegato Lanini – non venne ostacolato da un regime repressivo, ma scelse di indirizzare il suo percorso professionale LA MANIFESTAZIONE

La terza edizione si svolge agli Arsenali Repubblicani fino al 1° dicembre con la direzione di Alfonso Femia

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principalmente al mondo accademico. Entrambi erano consci del fatto che in architettura le idee, se esatte, possono essere realizzate anche in epoche differenti». Il motivo è da ricercare nella constatazione che «l’esperienza dell’architettura non è altro che un eterno presente – ha ricordato Lanini – poiché le questioni da affrontare sono sempre le stesse, ciò che cambia è l’approccio». Ed era proprio quest’ultimo l’elemento di connessione fra i due personaggi su cui si focalizza l’esposizione. «Il connubio fra Leonidov e Polesello – secondo la Rakowitz – è da trovare all’interno delle avanguardie russe, nel rapporto con le arti figurative e nella dimensione della grande città e relativa architettura». Una mostra da scoprire e che, attraverso plastici e pannelli dettagliati, racconta alcuni dei progetti più iconici prodotti da due protagonisti dell’architettura visionaria del ‘900.

Ha senso parlare di architettura del limite in riferimento alle città contemporanee? Il tema, affrontato da Gianugo Polesello durante la sua lunga attività di ricerca, è quanto mai attuale. L’Onu, infatti, prevede che nel 2050 il 70% della popolazione vivrà in aree urbane, e conscio di questo fenomeno, nel corso della sua attività l’architetto friulano ha prodotto diversi progetti riguardanti realtà che avevano una stretta connessione con l’acqua. Napoli, Danzica e Firenze, solo per citarne alcune. In particolare, a stimolare la sua vena visionaria sono state le città-porto, laddove l’analisi morfologica e storica costituiva un punto di partenza per la ricomposizione urbana. Napoli, in particolare, è stata il teatro di una delle sue proposte più visionarie: una stazione marittima con conseguente riconfigurazione dell’area di piazza Municipio. Lo scopo? Riconnettere la città al suo mare. Palazzo San Giacomo, Palazzo Reale e Teatro San Carlo, da questa porzione di tessuto urbano prendeva vita un lungo molo, destinato a collegare il cuore del capoluogo campano con quattro grandi torri in acqua e in una posizione dominante di fronte alla città. La struttura della nuova stazione marittima si doveva innestare sul fronte di Palazzo San Giacomo e affiancare il Maschio Angioino. L’approdo, sviluppato lungo l’asse perpendicolare alla costa, aveva la funzione

di luogo d’incontro e non solo di passaggio, grazie anche alla disposizione su più livelli. Ma quella di intervenire sul waterfront di Napoli non è un’esigenza sentita solo da una mente brillante durante un seminario presso l’Università Iuav di Venezia. Notizia di questi giorni è l’avvio dei lavori proprio nell’area individuata da Polesello 29 anni fa. La cordata di professionisti che nel 2005 si era aggiudicata un concorso (tra cui i romani di T Studio, tra gli ospiti di Tempodacqua) ha ricevuto il via libera all’apertura del cantiere al molo Beverello, punto di approdo delle imbarcazioni adibite al trasporto del traffico di passeggeri da e per le isole del Golfo. Una volta completata «assieme alla conclusione dei lavori a piazza Municipio, costituirà parte integrante del progetto di riqualificazione del waterfront portuale» ha commentato Pietro Spirito, Presidente dell’Autorità portuale del Tirreno inferiore. L’IDEA

Nasce grazie al lavoro dell’associazione Lp presieduta da Massimo Del Seppia


DOMENICA — 24 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

La Biennale di Architettura

Affrontare i cambiamenti climatici ripensando la gestione del territorio

A colloquio con Buizza, coordinatore del centro per la climatologia alla Sant’Anna. «Necessarie azioni politiche a livello nazionale e internazionale che indirizzino anche i privati a investire in sostenibilità» PISA Riconoscere gli errori, tornare a un tavolo multidisciplinare, riprogettare facendo tesoro delle osservazioni scientifiche e delle nuove tecnologie. Affrontare il cambiamento climatico è un’urgenza, non un costo. «Si tratta di investire in maniera diversa», afferma Roberto Buizza, docente di fisica all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e coordinatore del centro federato di climatologia con Normale di Pisa e Iuss di Pavia (approfondimento a lato). Il professore del Sant’Anna, istituto che patrocina la III Biennale d’Architettura, a giugno scorso si è schierato nettamente contro le false informazioni sul clima in una lettera in cui si chiedeva alle più alte cariche istituzionali che l’Italia decidesse di agire sui processi produttivi e il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di «zero emissioni nette di gas serra» entro il

ECCELLENZE

Anche la Scuola Sant’Anna tra i prestigiosi partner della rassegna

Roberto Buizza, docente di fisica all’Istituto di Scienze della Vita della Sant’Anna e coordinatore del centro federato di climatologia

2050. Un percorso che include un ripensamento della gestione del territorio, degli edifici e degli spazi. Capace, al contempo, di trovare soluzioni anche a livello d’impatto visivo. Un esempio? CopenHill, a Copenaghen (Danimarca), città che sta usando la tecnologia per diventare una realtà urbana «carbon free» entro il 2025. La centrale per il trattamento dei rifiuti, progettata da Bjarke Ingels Group (BIG) – studio tra l’altro che ha risposto alla call Tempodacqua - abbatte le emissioni e diventa punto di riferimento per i cittadini grazie ai servizi ricreativi, compresa una pista da sci sulla copertura. «Se dobbiamo pensare a grandi opere, ad esempio per proteggere Venezia, da eventi come

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quelli degli scorsi giorni, perché non pensare a soluzioni congeniali che siano utili e anche accettabili esteticamente? Come la Thames Barrier», sostiene Buizza ragionando su come governare l’innalzamento del livello dei mari (circa 5 centimetri ogni 10 anni, in media). L’«acqua granda» dovrebbe insegnare. «Il problema del cambiamento climatico è complesso e di difficile soluzione: tutti Accademia, professionisti, enti pubblici, privati - dobbiamo dare il nostro contributo», continua il professore. «Sperimenteremo sempre di più eventi estremi e intensi ed è il caso di ripensare se il modo in cui costruivamo sia ancora appropriato. Tanto più in Italia, che ha un enor-

me problema di gestione delle coste, a livello di edifici e di opere, tra cui tratti di ferrovia: bisogna valutare se e come investire per renderle in grado di sopportare l’impatto del cambiamento». C’è moltissimo che si può e si deve fare, anche a livello energetico. «Non sappiamo esattamente di quanti gradi sarà il riscaldamento globale ma siamo certi supererà i 2 gradi di cui si parla se non si riducono drasticamente e alla svelta le emissioni - chiarisce Buizza. La ragione è l’attività antropica. Necessarie quindi azioni politiche molto chiare sia a livello nazionale che internazionale che indirizzino anche i privati a investire in sostenibilità».

13 •• Pisa PISA E ALTRI ATENEI

Un centro ricerche multidisciplinare Dalla ricerca alle soluzioni pratiche. Tre università per creare un gruppo multidisciplinare dedicato ai problemi legati ai cambiamenti climatici e con l’avvio di specifici percorsi formativi. Il progetto è raccontato da Roberto Buizza, docente alla Sant’Anna e coordinatore del centro federato con Normale e Iuss di Pavia. Il modello è il Grantham Institute of climate chance di Londra e anche in Italia si punta a creare un nucleo di 20/30 persone attorno a cui potrebbero orbitare altri gruppi di studiosi. Intanto il team è cresciuto, e per fine 2019 dovrebbe contare otto persone: matematici e fisici della Normale, economisti, manager, esperti di agricoltura, filosofia e di materie legali della scuola superiore Sant’Anna, esperti di rischio e ingegneri Iuss di Pavia. L’Accademia cerca soluzioni. Un esempio? «Chiarire quanto ogni azione possa contare per ridurre la concentrazione di Co2, dal piantare alberi ad una nuova rivoluzione industriale che porti ad una de-carbonizzazione delle attività umane, ad una riduzione del trasporto a combustione delle emissioni legate alla generazione di energia» risponde Buizza.


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Pisa

LUNEDÌ — 25 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

«Pisa impari a volare alto è la scommessa per il futuro» Eventi di qualità per dare nuovo impulso al territorio. Silvia Lucchesini: «La nostra manifestazione lo dimostra. Il mondo ci sta guardando» di Francesca Bianchi PISA Il fior fiore degli studi e dei designer, un contributo all’internazionalizzazione che la Biennale di Architettura sta dando alla città di Pisa e sul quale, ora, è tempo di scommettere. Anche (o soprattutto) per garantire una crescita alle aziende del territorio. Ha un ‘bersaglio’ concreto questa terza edizione organizzata dall’associazione LP (fino al 1 dicembre agli Arsenali Repubblicani), e a spiegarlo è l’architetto Silvia Lucchesini, che insieme Roberto Silvestri e al presidente Massimo Del Seppia, ha tracciato il percorso della manifestazione. Nomi e progetti di calibro internazionale stanno confluendo a Pisa. È chiaro che la Biennale è molto di più di una ‘mostra’... «Assolutamente. In questi giorni abbiamo parlato di temi come l’acqua, il verde, il clima con

IL PROGRAMMA

Lectio magistralis di Fabrizio Plessi Dopodomani l’incontro con uno dei padri fondatori della videoarte A dare spessore al denso programma della terza Biennale di Architettura, il direttore Alfonso Femia ha chiamato anche Fabrizio Plessi, tra i padri fondatori della videoarte in Italia. Plessi (Reggio Emilia, 1940, vive a Venezia) sarà agli Arsenali Repubblicani dopodomani, mercoledì alle 15.30, per una lectio magistralis. Sarà presentato da Silvia Lucchesini e Carlotta Zucchini, direttore The Plan. Introdurrà Gianluigi Pescolderung, studio Tapiro di Venezia. Alle 18 la consegna del premio Biennale di Pisa. Ha partecipato ad importanti rassegne come Documenta di Kassel, e a quattordici edizioni della Biennale d’Arte di Venezia ed esposto al Guggenheim di New York, alle Scuderie del Quirinale di Roma al Museo Pushkin di Mosca.

progettisti, designer, professionisti che lavorano in tutto il mondo. Un esempio? Ico Migliore dello studio Migliore e Servetto, protagonista sabato di una delle nostre ‘lecture’. Firme e testimonianze di livello altissimo. E in questo contesto, Pisa è sempre e comunque al centro. Il patrimonio di stimoli e spunti che stiamo portando sul territorio è notevole». Siamo alla terza edizione, la manifestazione è già cresciuta moltissimo. La città è in grado di rispondere in maniera altrettanto ambiziosa ad eventi di questo peso? IDEA

Gli architetti Lucchesini e Silvestri ‘motore’ dell’associazione Lp

«Direi che questo punto occorre un ampliamento della visione se davvero vogliamo che Pisa diventi la culla di eventi culturali e di scambio». In che senso? «Abbiamo ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica, il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali, il direttore scientifico Alfonso Femia ci ha permesso di proporre contenuti straordinari. Le aziende e gli sponsor legati al territorio ci sostengono. Acque spa, Saint Gobain, Renato Lupetti, Caparol, per citarne alcuni, ma anche la Scuola Sant’Anna che ci patrocina in termini di ricerca, qualità e sviluppo, senza dimenticare l’università di Pisa. Tutti hanno capito che la Biennale ha le capacità per aprire le porte facendo in modo che il mondo ci guardi. Non solo l’hinterland». L’indotto della Biennale è già

L’architetto Silvia Lucchesini, associazione Lp

realtà ma quanto ancora si può fare? «Un tempo attorno alle grandi realtà produttive come Marzotto, Piaggio, la stessa Saint Gobain si plasmava la città, avevano un ruolo determinante nell’urbanistica. Pisa ha le carte

in regola per creare un sistema unico, che neppure Firenze può vantare, puntando proprio sugli eventi di eccellenza. Ma per raggiungere l’obiettivo è necessario strutturarsi in tal senso. La Biennale di Architettura insegna che si può e si deve fare».

I temi di Tempodacqua

L’Arno come spazio pubblico, volano di economia Parla Roberto Silvestri: «La città deve recuperare un rapporto vero e sincero con il suo fiume» PISA Una parola troppe volte abusata, che oggi deve essere riempita con «un senso compiuto». Punto di partenza: il ‘laboratorio’ della Biennale di Architettura di Pisa. Roberto Silvestri, una delle anime dell’associazione Lp che ha promosso e organizzato la manifestazione in corso agli Arsenali Repubblicani, lancia la sfida sul concetto di ‘sostenibilità’. «Tempodacqua’ riannoda il legame tra sistema urbano e ambiente in un’ottica di sviluppo sostenibile. Quanto è essenziale oggi tornare a lavorare in questa direzione? «Di sostenibilità parliamo dal 1997, da quando è stato siglato il protocollo di Kyoto con 192 Stati. Ma, come spesso accade, le parole possono ridursi a contenitori vuoti, utilizzati anche solo per appartenenza politica. Il nostro intento è, invece, provare a dare un valore alla parola sostenibilità. I progetti che la Biennale ha in mostra fanno proprio questo tentativo, affrontando il tema da prospettive molto diverse. Si tratta di progetti che non offrono una verità assoluta ma pongono domande che, nel tempo, possono e devono trova-

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L’architetto Roberto Silvestri, associazione LP

re risposte concrete». Contrastare i cambiamenti climatici, salvare l’ambiente attraverso l’architettura: si può? «Noi ci crediamo. Partendo proLE LINEE GUIDA

«Non deve più essere vissuto come un pericolo ma come una risorsa e un luogo da vivere»

prio dal grande argomento dell’acqua, cui ogni progettista, e ognuno di noi, si approccia in modo diverso. L’acqua è un elemento che può essere visto come margine, orizzonte, fonte di benessere, emergenza...». Per Pisa città d’acqua cosa significa tornare ad ‘investire’ sulla risorsa acqua? «Nei secoli Pisa ha sempre avuto un forte legame con il fiume e con il mare. Il Museo della Navi Antiche che si trova agli Arsenali Medicei, a due passi dalla

sede della nostra Biennale, lo dimostra chiaramente. Poi, però, questo rapporto si è in gran parte perso. L’Arno è stato visto per lo più come un nemico, di cui si parla solo quando fa paura come è successo solo qualche giorno fa con la piena. Andando indietro nel tempo, penso al 1871 quando i lungarni vennero rettificati facendo innamorare Byron e Shelley e tutt’oggi tantissimi turisti grazie alla prospettiva unica. E’ in quel momento, però, che abbiamo perso tutti quegli scali, quelle gradinate che mettevano la città in rapporto stretto con l’acqua. Qualche tentativo di creare qualcosa lungo il fiume in questi ultimi anni c’è stato ma si è trattato di interventi sporadici, non esiste una strategia messa a sistema». Idee da mettere in campo? «E’ ora di riallacciare un rapporto vero e sincero con il fiume, che non deve essere visto come un pericolo ma una risorsa amica. Non un limite ma un luogo da vivere, uno spazio pubblico capace di trasportare e far incontrare, capace far vedere e apprezzare Pisa da un’altra prospettiva nonché volano di nuova economia». Francesca Bianchi


MILANO 30.09.19 OPENING

conferenza stampa Triennale di Milano

GENOVA 11.11.19 DIALOGO CON LE ISTITUZIONI

incontro con i sindaci delle ex repubbliche marinare a Palazzo Tursi

PISA 21.11/1.12.19 BIENNALE

dieci giorni agli Arsenali Repubblicani

communication partner WWW.PPAN.IT


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Pisa

MARTEDÌ — 26 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

Scommettere sulla risorsa acqua Taranto, dall’industria alla cultura

Quando l’Europa co-finanzia le infrastrutture città-porto Il punto con Georgia Aues

La manifestazione di Pisa accende i riflettori sulla cronaca Intervista a Di Blasio, Autorità portuale del mare Ionio

Economia dei trasporti, da Spezia a Livorno, da Civitavecchia a Palermo

PISA «L’Acqua non è una opzione, è l’elemento che avvolge una comunità che deve solo rendersene conto e agire di conseguenza. La scommessa? Pensare alla risorsa acqua come una concreta possibilità di migliorare la vita dei cittadini e generare iniziative sostenibili. Le istituzioni devono promuovere e creare le condizioni, gli operatori e le imprese - anche innovative e startup - devono produrre idee». Fulvio Lino Di Blasio, segretario generale dell’Autorità portuale (AdSP) del Mare Ionio interviene sul tema Tempodacqua accendendo un faro sulla città di Taranto che in queste settimane è sotto gli occhi del Paese e del mondo. Quale lo stato delle trattative in corso? «In queste settimane abbiamo lavorato con la Presidenza del Consiglio, con il MIT e il MISE per stimare l’impatto della vicenda Arcelor Mittal sul porto e sul suo ecosistema, per fare il punto sui progetti in essere e identificare nuove progettualità in ambito infrastrutturale, ambientale, energetico, turistico e dell’innovazione. Le potenzialità sono enormi, le risorse ci sono, va assicurata efficienza e trasparenza nell’execution e nella ricaduta di tali iniziative e risorse sulla città». I numeri del vostro Porto? Il settore delle crociere è quello in cui è più evidente come lo sviluppo venga dall’acqua: siamo

Fulvio Lino Di Blasio, segretario generale dell’Autorità portuale (AdSP) del mare Ionio

passati dalle 3 toccate del 2018 alla previsione di 11 toccate nel 2020 e 17/18 nel 2021. Taranto sta acquisendo sempre più credibilità in un mercato in grande crescita. Ora stiamo lavorando con tutti gli attori locali per qualificare l’offerta culturale e turistica e per animare l’ecosistema per gestire al meglio questa grande opportunità. Occasioni di dialogo con il mondo della progettazione? «Il Porto sta lavorando con il Comune per dare continuità tra waterfront in mar Grande, città vecchia e waterfront in mar Piccolo. L’AdSP sta lavorando alla riqualificazione del collegamento porto città vecchia, nonché al waterARSENALI REPUBBLICANI

Fino al 1° dicembre dibattiti, workshop, mostra e tanti protagonisti internazionali

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front lato mar Grande. Il piano interventi della città vecchia di Taranto elaborato dal Comune – 120 milioni di euro – prevede la riqualificazione dell’area con la creazione del distretto seafood, con piazze per usi commerciali artigianali, la riqualificazione delle mura della città vecchia e palazzi storici con relativi ipogei che affacciano sul waterfront». Acqua non è solo waterfront. Iniziative in corso? «Tra le idee più interessanti un progetto di generazione di energia da moto ondoso, un progetto di generazione di energia eolica con un sistema di turbine, oltre al già esistente primo impianto offshore di pale eoliche del Mediterraneo». Lezioni internazionali? «L’insegnamento maggiore sta nella capacità di gestire a livello manageriale i processi complessi, valorizzando al meglio le risorse pubbliche disponibili e guardando sempre alla sostenibilità, anche economica, dei progetti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalla Spezia (impegnata sul tema dei collegamenti ferroviari, dell’efficientamento della catena logistica collegata e dell’interfaccia tra città e mare) a Palermo (con nuovi terminal nati da un concorso di progettazione), passando per Livorno (con traffici rilevanti) e Civitavecchia (dove con i contributi europei sono partiti anche i lavori per la nuova Darsena Traghetti): numerose le realtà italiane che stanno investendo, anche grazie all’Europa, per l’adeguamento e il rinnovo delle proprie infrastrutture di accesso via mare e via terra e per recuperare il legame porto-città. Georgia Aues (nella foto), Principal Area Advisory di Ptsclas SpA (società di consulenza attiva nell’economia dei trasporti da oltre 40 anni) fa il punto. «Nella realtà toscana, l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale - Livorno, Piombino e Elba - rappresenta una rilevante realtà nazionale in termini di volumi movimentati e sviluppo economico. In riferimento al Porto di Livorno – spiega Aues - gli strumenti di pianificazione dell’Authority prevedono investimenti e interventi per il miglioramento della relazione porto-città, attraverso un’integrazione territoriale di valorizzazione delle aree dismesse del fronte mare». Progetti e investimenti possibili grazie anche alle risorse comunitarie. «Uno dei principali strumenti di finanziamento, gestito direttamente dalla Commissione europea, per lo sviluppo e il potenziamento infrastrutturale dei porti euro-

pei è il Programma Connecting Europe Facility – Transport». Con un budget di 24 miliardi di euro nel periodo 2014-2020, il programma eroga co-finanziamenti attraverso bandi competitivi a cui partecipano stakeholder di tutti i Paesi Membri dell’Unione. «I porti italiani – spiega Aues hanno partecipato regolarmente ai bandi lanciati nell’ambito del programma ottenendo contributi a fondo perduto per la realizzazione o il miglioramento dei collegamenti intermodali porto-hinterland, per accrescere l’accessibilità via mare delle infrastrutture portuali e in molti casi per iniziative indirizzate all’utilizzo di carburanti alternativi per migliorare la sostenibilità ambientale degli scali. È interessante notare come i fondi europei citati, pur contribuendo solo parzialmente alla realizzazione delle infrastrutture di trasporto, riescano ad attrarre investimenti anche privati a questo scopo». TERMINAL CROCIERE

In campo per la progettazione a Spezia anche lo stesso studio Atelier(s) di Alfonso Femia


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MARTEDÌ — 26 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

«Città da curare con l’agopuntura» Parola di Massimo Pica Ciamarra

Parla il presidente del comitato scientifico e annuncia un premio per le città dell’ex Magna Grecia e per i Paesi affacciati sul Mediterraneo: «E’ necessario stimolare la committenza pubblica» Massimo Pica Ciamarra, presidente del comitato scientifico e direttore della prima edizione della Biennale

PISA L’acqua come risorsa tanto preziosa e rara da diventare ragione di guerre nel futuro». Massimo Pica Ciamarra che ha curato la prima edizione della Biennale di Pisa ed è presidente di questa edizione richiama una questione urgente, sottolineata anche dall’Onu, ricordando che «l’acqua costituisce una componente essenziale delle economie nazionali e locali, e la gestione sostenibile delle risorse idriche è il volano per una crescita verde e per uno sviluppo sostenibile. Per il mondo del costruito è materia di progetto, che determina relazioni ed è capace di connettere». A Napoli, Pica Ciamarra ha vinto un concorso e realizzato la sede dell’Istituto Motori CNR: 35 anni fa, quando nella nostra città l’acqua veniva erogata a giorni alterni, mi sono trovato – racconta – a progettare i laboratori per un istituto di ricerca, e ho pensato di inserire dei serbatoi in facciata, che funzionano con l’acqua e il sole: da STIMOLO COLLETTIVO

«Pisa si interroghi sul suo futuro e dall’analisi di quanto fatto in altri luoghi scelga quale modello adottare»

una necessità ne abbiamo tratto un segno di architettura». L’architetto napoletano che dal 2014 contribuisce con mostre, lecture e riflessioni alla ricerca culturale promossa dell’Associazione LP, richiama l’attenzione sulla complessità del progetto, e auspica di riuscire a far cogliere al grande pubblico perché e come cambiare mentalità sui temi della sostenibilità e del rap-

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porto tra ambiente e costruito. «La collettività generalmente è molto esperta sulla scelta di un vino o di un device tecnologico – commenta – ma fatica a chiedere qualità per lo spazio in cui vivere». Con Pisa, Pica Ciamarra ha un rapporto di vicinanza: nelle scorse settimane ha partecipato anche al dibattito sul futuro della città, Pisa 2050, apprezzando «l’impegno nel proporre

un ragionamento corale sul domani con un piano di sostenibilità integrato, in un clima costruttivo. La Biennale ritengo – ha aggiunto – si inserisca in questo quadro ed è occasione per fare cultura, per incidere sui comportamenti abituali». Pisa guarda al suo futuro e dall’analisi di quanto fatto in altre città si interroga su quale modello e approccio adottare. «Tra le città più attive negli anni recenti si è distinta tra le altre Salerno – ha raccontato l’architetto – che ha avuto una stagione felice, chiamando architetti di chiara fama, senza riuscire però a produrre un sistema, a creare una cultura collettiva». Per il futuro delle città per Pica Ciamarra auspica interventi generatori di trasformazioni positive, parla di “agopuntura”. Stimolare la committenza pubblica per l’architetto napoletano è fondamentale, e con questo spirito l’11 dicembre prossimo contribuirà al lancio di un’iniziativa che vede coinvolti Fondazione Mediterraneo e il Cenacolo della Cultura e delle Scienze con due premi «Architettura e Città» e «La Città del Dialogo» rivolti rispettivamente alle realtà dell’ex Magna Grecia e ai 18 Paesi che fronteggiano il Mediterraneo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA LECTURE

Tessuti urbani più sostenibili Lo spazio che si adatta al corpo e, come fosse acqua, lo segue nei suoi movimenti. Prende il via da concetti astratti l’architettura di Didier Fiuza Faustino, progettista francese conosciuto in tutto il mondo per la forza espressiva delle sue creazioni, invitato a raccontare la propria esperienza lo scorso venerdì agli Arsenali Repubblicani. Una lecture durante la quale il nativo di Chennevières sur-Marne ha affrontato il tema proposto dalla Biennale di Pisa: Tempodacqua. «Due parole che, insieme, sviluppano una relazione forte e mutevole. Oggi viviamo in un’epoca nella quale un rapporto sbagliato con l’ambiente, acqua in primis, sta riducendo il tempo a nostra disposizione. Noi architetti abbiamo la responsabilità di dare nuova forma al tessuto urbano e così contribuire allo sforzo collettivo per ridurre il nostro impatto sul pianeta. Per questo motivo dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort e incontrare le nuove esigenze dell’abitare. Un esempio? Andare verso la condivisione degli spazi, non la loro divisione».


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Pisa

MERCOLEDÌ — 27 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

Il ‘connubio’ digital art e acqua A Pisa la lezione di Fabrizio Plessi

Cultura ed economia urbana Venezia e i centri storici sotto la lente di Ezio Micelli

Creatività e tecnologie per emozionare, 50 anni di carriera nel racconto agli Arsenali Repubblicani

Non basta costruire, usare gli spazi comuni La sfida per il futuro

PISA

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Emozionare con l’arte, con l’acqua e i video. Fabrizio Plessi, classe 1940, tra i maggiori esponenti della video art legata all’acqua, è il protagonista di oggi, 27 novembre, alla terza edizione della Biennale di Pisa. Con le sue videoinstallazioni e videosculture, combinando monitor con strutture di legno, ferro o pietra, ha creato opere di forte impatto facendo dialogare immagini e suoni, luci e movimento. Dai sotterranei delle Terme di Caracalla a Roma, dove a giugno si è chiusa la mostra “Il segreto del tempo”, a Venezia dove nel 2015 in occasione dell’Expo dell’acqua ha curato due esposizioni alla Ca’ d’Oro e all’Arsenale: lungo l’elenco delle tappe che hanno visto protagonista l’artista emiliano che all’età di 16 anni, da studente, ha scelto Venezia come città di adozione. A Pisa, nella lectio magistralis per Tempodaqua, presenterà «il libro dei libri», un prodotto editoriale virtuale, dove migliaia di pagine scorreranno per ripercorrere la sua vita e i suoi progetti. «Quando sono arrivato a Venezia ho scoperto questa città allagata. Dal primo momento – racconta – mi ha influenzato ed è diventata parte integrante della mia vita. Qui l’acqua ha un potere dominante e senza saperlo mi sono trovato legato a questo elemento liquido, travolto e naufragato».

Reinventare il modo per usare gli spazi collettivi e costruire nuovi paesaggi che integrano funzioni innovative e rispondono ai cambiamenti climatici. Questi i tre scenari che Ezio Micelli, ordinario Iuav Venezia e membro del comitato scientifico della Biennale di Architettura di Pisa, propone per la riflessione sul Tempodacqua. «Venezia è simbolo dell’over-tourism. C’è molta poesia nel rapporto tra terra e acqua, ma anche molte criticità legate all’utilizzo dei beni comuni. Auspico un rinnovato impegno per usare gli spazi con criteri di sostenibilità. Venezia gode di una straordinaria rendita di posizione – ha dichiarato Micelli – ma rischia di soccombere per l’incompatibilità dell’uso delle risorse. Una soluzione possibile? Servono inedite relazioni tra i saperi, per un costante e reciproco arricchimento». Lei porta ad esempio la Riva degli Schiavoni di Venezia per parlare di spazi dove si crea ricchezza e al contempo si distrugge valore collettivo. Un problema comune ad altri centri storici italiani? Venezia solleva una questione che vale per lo sviluppo economico di altre città che vivono di turismo. Quindi anche Pisa che ospita questa Biennale di Architettura. Le città non possono trasformarsi in paradisi del

Fabrizio Plessi, tra i maggiori esponenti della video art legata all’acqua

Plessi è stato studente dell’accademia e contestualmente docente al liceo artistico. Per 30 anni a Venezia insegnando pittura, e poi professore di Umanizzazione delle tecnologie, alla Kunsthochschule fur Medien di Colonia. Un precursore della digital art, impegnato sul tema dei nuovi media. «Sono un navigatore solitario, faccio l’artista da solo, isolato con i miei pensieri. Acqua e video sono elementi che hanno in comune diversi fattori – racconta – entrambi sono mobili e fluidi, sono azzurri e vivono con la luce. Sono stati compagni nella mia vita e io, come un alchimista, ho LECTIO MAGISTRALIS

Oggi pomeriggio alle 15.30 Segue il premio Biennale di Pisa

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cercato di inserire le nuove tecnologie (che oggi sono quasi archeologia!), insieme a materiali come il marmo, il ferro, o il legno, legando passato e futuro, facendo convivere tutto su un terreno comune qual è quello dell’arte». L’intervento di Fabrizio Plessi alla Biennale 2019, curata da Alfonso Femia, negli spazi degli Arsenali repubblicani, è anche l’occasione per interrogarsi sull’uso corretto della tecnologia, sulla creatività artistica oggi, quando l’innovazione ha portato grandi cambiamenti. «Bisogna avere un occhio umanistico rispetto alle tecnologie: non farsi dominare da queste – spiega il maestro veneziano – ma controllarle, gestirle. Sono un mezzo, un materiale e in questi anni di rapide e continue evoluzioni posso dire che il mio lavoro è più vivo che mai. Sono un vecchio signore di quasi 80 anni, amo questo lavoro e c’è ancora molto fare».

turismo e il mondo dell’architettura ha una responsabilità: non deve solo pensare a costruire, ma occuparsi della gestione degli spazi collettivi, essenziali per la comunità. Restando sul tema città-porto, non basta sostituire le fabbrica in disuso con dei musei? Non basta la semplice sostituzione di funzioni. Bisogna costruire paesaggi dove si contaminano industria e attività portuali, dove manifattura e turismo si saldano per dar vita a nuovi immaginari. Cultura e sviluppo economico, quale relazione con il climate change? La realtà e la cronaca danno conto di un aumento della frequenza di eventi eccezionali. Siamo sotto pressione e le città affacciate sull’acqua possono essere un laboratorio per una sfida di carattere globale.

L’INTERVENTO

«Costruire nuovi paesaggi che rispondono ai cambiamenti climatici»


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MERCOLEDÌ — 27 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

Tempodacqua si apre alla città con un percorso enogastronomico I ristoratori incontrano la tradizione e la reinventano. Selezione di proposte a tema nei menù di alcuni locali del centro storico di Pisa: dalla cucina tradizionale al mixology, dai drink alla pizza

Michela Lombardi, vocalist, durante l’aperiJazz agli Arsenali Repubblicani lo scorso 23 novembre

PISA Un viaggio di scoperta e approfondimento che parte dagli Arsenali repubblicani si innesta nei luoghi della convivialità: nei giorni della III Biennale, il neologismo Tempodacqua si declina anche in cucina. Sette le insegne pisane che hanno modificato il proprio menù, selezionate da Laurenzi Consulting in collaborazione con Pantografo Magazine. Un modo per accompagnare il ’laboratorio’ voluto dall’associazione LP fuori dagli spazi consueti per estendere sul territorio la riflessione sul rapporto con l’acqua. «Il cibo è una fotografia, ancor meglio un film, di una comunità, che attraverso piatti e ricette tipiche si esprime e si riscopre», afferma Dario Laurenzi, fondatore della società specializzata nella creazione di format ristorativi e conosciuto per aver dato vita a locali di tendenza in Italia e all’estero tra cui, in regione, «La Miniera» a Siena, «Fashion FoodBaller» a Firenze, «La griglia di Varrone» a LA MANIFESTAZIONE

Fino a domenica 1° dicembre agli Arsenali Repubblicani con l’associazione Lp

Lucca. «Si parla sempre più del cibo come leva determinante di business con cui ribaltare le sorti dei grandi contesti retail, in virtù del suo enorme potere di aggregazione - continua -. Numerosi gli esempi in cui i luoghi del cibo sono stati il perno centrale per la riqualificazione di interi contesti urbani, da un punto di vista economico e sociale. Il legame del cibo con l’uomo e le

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città nel tempo si è rimodulato e adattato a nuove esigenze, ma riesce sempre nel suo intento di comunicare». Nasce su queste basi il percorso enogastronomico. Un’occasione per «dar voce ai ristoratori in maniera intima e personale, creando una propria «forma d’arte» ispirata al tema dell’acqua» sottolinea Laurenzi. Le proposte spaziano da «L’acqua del conte» nel cocktail bar

Eleven - ispirato al conte Camillo Negroni nei cent’anni della nascita del cocktail - alla pizza impastata con acqua di mare di Zenzero. Incontrano la tradizione e la reinventano. Come da Gramigna dove per Ida e Pierpaolo l’acqua è «l’elemento che ha permesso la contaminazione e la conoscenza tra i popoli». «Marco Polo», con l’alga spirulina nell’impasto del pane a ricordare il colore del mare, è una rivisitazione del raviolo cinese gyoza in chiave burger. Versione marinara dell’«Acqua cotta» a La Pergoletta, rigorosamente con pane toscano e pescato locale, mentre Casa Mazzali, ostricheria bistrot, torna nella cucina della mamma con i cappellacci burrata, acqua di pomodoro e origano. Alla Sosta dei Cavalieri fino al 1° dicembre ci sono i «Bottoni d’anguilla in brodo di salvia» mentre a pochi passi da Piazza dei Miracoli «L’approdo alla Meloria» dell’Osteria L’Artilafo inserisce il baccalà nel menù Tempodacqua. «Un modo anche per offrire un’esperienza a coloro che sceglieranno di viverla. Una conferma - chiosa Laurenzi - che il cibo è legato all’esperienza di condivisione e alla soddisfazione di un bisogno emotivo insito in ognuno di noi».

LA PARTNERSHIP

Contaminazioni con CantinaJazz La III Biennale di Pisa è anche cibo in musica dentro gli Arsenali Repubblicani. Una collaborazione trasversale tra l’Associazione LP, che organizza la manifestazione, e CantinaJazz che ha già riempito gli spazi della mostra in due diverse serate, il 22 e il 23 novembre, con le note di Nino Pellegrini, Marco Simoncini, Piero Frassi e Alessio Bianchi e la voce rispettivamente di Emiliano Loconsolo e Michela Lombardi. «Un modo per coinvolgere un pubblico più vasto, aprendo la Biennale d’Architettura ai non addetti ai lavori chiarisce l’architetto Silvia Chiara Lucchesini di LP - Un dialogo tra esposizione dentro gli Arsenali, musica e prodotti d’eccellenza del territorio» in collaborazione con la pasticceria La Fortezza. L’appuntamento si ripeterà ancora il 28 e 29. Bossa Nova con Cristina Pantaleone nella prima serata; venerdì sera al ritmo di Lisa Mini e del suo tributo ad Anita O’Day. L’appuntamento è alle 19 agli Arsenali; consigliabile inviare una mail di prenotazione all’Associazione LP (associazionelp@gmail.com)


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Pisa

GIOVEDÌ — 28 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

Riflettori sul parco di San Rossore Da vincolo a occasione di sviluppo

«Prendersi cura della Terra Non bloccare la Natura con artefatti ingegneristici»

Intervista al Presidente Giovanni Maffei Cardellini: «Non siamo oasi isolata ma plus per il territorio»

Sicurezza, ecologia ed economia: parla Maarten van de Voorde

«Macchie splendide fino al mare, padule immenso, tramonti lussuriosi e straordinari». La descrizione è di Giacomo Puccini, celebre compositore che a Torre del Lago, frazione oggi inclusa nel «Parco Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli», compose buona parte delle sue più celebri opere. E ancora oggi la zona rappresenta un esempio di come, in natura, la terra e l’acqua sviluppino un rapporto sinergico. Circa 24mila ettari di cui 10mila ricoperti da foreste e 6mila da aree umide di rilevanza mondiale per la peculiarità degli ecosistemi presenti. E ancora, 30 chilometri di spiagge con dune che modificano costantemente il waterfront e oltre 9mila ettari di Area Marina Protetta (Secche della Meloria). Il tutto a due passi da grandi centri abitati come Pisa, Viareggio e Livorno. «Siamo inseriti in un quadro complesso per quanto riguarda il rapporto fra natura e costruito – spiega Giovanni Maffei Cardellini, presidente del Parco – e considerando potenziali criticità abbiamo attivato progetti di manutenzione e valorizzazione. E questo perché il parco rappresenta non un vincolo, ma un’opportunità. Lo stesso Le Corbusier, architetto fra i più famosi del ‘900, diceva che avrebbe voluto avere il lusso di pianificare una città con un’immensa area verde al suo interno». Turismo alternativo, programmazione, gestione dell’uso

Trent’anni di esperienza sui temi dell’urban design. Tra gli ultimi progetti quello per il Governors Island: uno spazio pubblico multiuso per la comunità di New York inserito nella lista 2019 dei «Great Places in America» stilata dall’American Planning Association. Un’oasi sul waterfront, con vista sullo skyline di Manhattan, un luogo ricreativo e di educazione per le nuove generazioni, manifesto per la sostenibilità e la gestione ambientale. Lo studio olandese West8 è stato invitato a Pisa per la Biennale e l’architetto Maarten van de Voorde ha fatto il punto sul tema delle geografie d’acqua. Quali sono, secondo lei, i fattori da considerare quando si progetta a scala territoriale? Sicurezza, ecologia ed economia. Queste le tre priorità per l’agenda, senza distinzione tra un Paese e l’altro. Se osserviamo ad esempio i centri storici in questi giorni di importanti piogge, ad un primo sguardo sembra che i fiumi non abbiano sufficiente spazio per la loro portata. Preoccupazioni che in fase di progetto suggeriscono ad esempio di interrogarsi su un sistema più allargato. Penso ad aree disponibili, di controllo delle piene: situazioni transitorie per garantire la sicurezza dell’intero territorio. A proposito di «Tempodaqua», si può prendere del tempo in queste aree prima che l’acqua si faccia avanti, oltre misura. Prudenza e sapienza, pensando agli effetti che la natura porta con sé. Come si traduce alla scala del proget-

A colloquio con il presidente Giovanni Maffei Cardellini

del suolo e ottimizzazione delle risorse. Questi sono solo alcuni degli obiettivi dell’Ente che gestisce la riserva. «Uno dei percorsi che meglio sintetizza questa molteplicità di valori – racconta Cardellini – è il cosiddetto parco delle acque. L’itinerario permette di viaggiare in canoa da Viareggio a Livorno, passando per il lago di Massaciuccoli, il fiume Serchio e l’Arno. Un viaggio che può durare anche giorni e che permette di scoprire la costa da una prospettiva nuova». Parchi come luogo dove proteggere e far incontrare l’uomo e la natura, non più come argine alla speculazione edilizia. «Oggi si tratta di un problema OBIETTIVI

«La nostra funzione oggi è quella di attivare processi di rigenerazione del territorio»

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meno pressante – sottolinea Cardellini – e la nostra funzione è più quella di attivare processi di rigenerazione del territorio. Sotto questa luce va letta la nostra adesione a diversi progetti europei in sinergia con realtà pubbliche e private. Uno di questi, dal valore di 3 milioni, si concentra sulla difesa della qualità dell’acqua e della campagna in funzione delle modifiche climatiche. Ma la missione del parco è anche quella di non essere un’oasi chiusa nei propri confini, per questo siamo un punto di riferimento importante del territorio». E in questo senso vanno letti i numerosi appuntamenti che l’Ente ospita, molti dei quali sul rapporto con l’elemento che forse più di tutti caratterizza il parco: l’acqua. Ultimo in ordine di tempo il modulo di aggiornamento sull’economia del mare e turismo ambientale realizzato nell’ambito del progetto europeo EcoStrim, tenutosi nella tenuta di San Rossore lo scorso 21 novembre.

to? Non è solo una questione di come costruire diversamente, ma di creare paesaggi. Serve imparare a guardare oltre il problema contingente: capire i fenomeni naturali, proteggerli in modo coerente, considerandone i comportamenti, senza ostacolare la natura o magari bloccarla con artefatti ingegneristici. A Rotterdam, la seconda biennale di architettura del 2005 era stata dedicata al tema “The Flood”, cosa è cambiato in questi anni? Il climate change e i suoi effetti sono stati inaspettatamente veloci. Oggi è maturata la consapevolezza che bisogna conoscere come si comporta la Terra e proteggerla. È una questione di dare e avere, c’è un equilibrio che l’uomo non può alterare. Bisogna proporsi in modo propositivo, senza escludere i fenomeni. Magari anche sapendo emozionare, basti ricordare cos’ha fatto Leonardo: è nei nostri geni, bisogna riscoprirlo un po’. OSPITI

Lo studio olandese «West8» è tra i protagonisti internazionali della manifestazione


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GIOVEDÌ — 28 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

Decine di progetti alla «call» pisana I concorsi? E’ qui la sperimentazione

Alla mostra in corso agli Arsenali professionisti e idee anche da Lecco, Catania, Barletta e Latina. Strategie e soluzioni possibili con l’acqua al centro di tutto come richiesto dal direttore Alfonso Femia L’allestimento della mostra «Tempodacqua» visitabile agli Arsenali Repubblicani

PISA Barreca & La Varra al triestino Giovanni Damiani, dai veneti dello studio Demogo a Mario Cucinella Architects, dal Friuli-Venezia Giulia con Geza alla Sicilia con Vincenzo Latina, dai genovesi LD+SR Architetti ai romani di Labics. Decine gli architetti italiani coinvolti nella mostra Tempodaqua allestita agli Arsenali repubblicani in risposta alla call lanciata dal direttore Alfonso Femia. C’è chi come Park Associati ha valorizzato il contesto della Biennale di Pisa per svelare il progetto per il nuovo waterfront di Catania nato da un concorso e teso al ridisegno di un waterfront di 4 chilometri, per il quale è previsto anche l’interramento della linea ferroviaria. «Mettere l’acqua al centro del progetto significa aver ben presente quali saranno le condizioni che insisteranno sulla vita delle comunità costiere a mediolungo periodo. L’attenzione agli eventi naturali sempre più frequenti come presupposto per orientare il progetto». Trasfor-

LA MANIFESTAZIONE

E’ nata dall’impegno dell’Associazione Lp per promuovere un dibattito sulla qualità urbana e lo sviluppo

mare i rischi connessi alla gestione dell’acqua in una risorsa di economia, bellezza, rinnovata vivibilità: questa la sfida che Park si è posto per immaginare un nuovo luogo di incontro tra la città e il mare. I concorsi di architettura come occasione di sperimentazione. Nell’ambito dell’iniziativa Tempodacaqua sono numerosi i professionisti che hanno scelto questo palco-

10.30 > 13.30

TALK

relatori 1° sessione Raffaelle Cutillo, Michelangelo Pugliese, Giovanni Vaccarini, Maurizio Carta relatori 2° sessione Giovanni Multari, Francesco Messina, Davide Vargas con Valerio Paolo Mosco | The Plan modera: Alfonso Femia | Direttore Biennale di Pisa

scenico per presentare progetti di studio, nati proprio dalle competizioni. I veneti dello studio Demogo raccontano a Pisa la loro proposta (terza classificata) per la nuova sede del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Lecco a ridosso della sponda del lago. Tra gli altri in campo con soluzioni progettuali nate da concorsi anche i romani Alvisi+Kirimoto che per il sistema

costiero della provincia di Barletta Andria Trani hanno proposto un «unico grande parco agro-marino, fondato sulla relazione simbiotica tra mare ed entroterra, e sul concetto di cura come paradigma per promuovere benessere sociale e gestione del territorio». Il concept si imposta su una strategia incrementale e adattiva che propone il recupero della funzione terapeutica del mare, con l’inserimento di servizi diffusi per il benessere, l’accoglienza, lo sport, la ricerca, l’industria 5.0. La difesa della costa come opportunità per tutelare il paesaggio e aprire nuovi scenari. Sulla stessa linea, per la costa di Latina, nel Lazio, la riflessione dello studio Insula Architettura e Ingegneria. «Nel 2006 abbiamo partecipato ad un concorso (rimasto sulla carta, ndr) che aveva come obiettivo la riqualificazione ambientale di un’area caratterizzata da degrado e abusivismo». Eugenio Cipollone, socio di Insula, spiega come «il disegno del territorio possa essere affidato all’acqua, con un masterplan che propone un modello abitativo con isole separate da specchi d’acqua e canali interconnessi. Una sorta di Chioggia moderna».

13.30 > 15.00

APERILOUNGE 15.30 > 18.00

LECTURE

introducono: Massimo Del Seppia | Associazione Lp Roberta Busnelli | IQD relatore Vincent Parreira | Architect AAVP, Parigi

LE VOCI

Energia, benessere e circolarità «Tutte le società sono state e sono idrauliche e ogni nostra cultura è connessa ai diversi modi di creare, utilizzare, costruire relazioni sociali con e attraverso l’acqua. Forse è utile iniziare a parlare di acque al plurale. Le diverse acque nel loro regime instabile e sicuro segnano l’idea del passaggio, della continuità, del movimento di una bellezza infinita che ci guarda». Daniele Durante (studio BV36) ha proposto a Tempodacqua un’inedita visione di Roma e dei suoi contesti storico - archeologici in cui le rovine degli antichi complessi d’acqua e termali tornano in funzione con inondazioni controllate. Utopie, visioni e progetti. Maurizio Ori (Ori+Arienti) ha indicato un tema caro alla Toscana, «immaginando una soluzione circolare per la produzione di energia, grazie alla geotermia, che porti partecipazione». Nello specifico lo studio propone un sistema energetico e produttivo dove il ciclo dell’acqua dia vita ad un parco geotermico:«Immaginiamo di poter estrarre l’acqua, produrre energia e, nella relazione con la collettività, produrre benessere».

18.00 > 18.45

PANEL DISCUSSION

Valerio Paolo Mosco, Luca Lanini, Patrizia Bongiovanni, Vincent Parreira, Massimo Del Seppia modera: Alfonso Femia | Direttore Biennale di Pisa

III Biennale d’Architettura di Pisa

PROGRAMMA

MEDITERRANEA 28 NOVEMBRE 2019

ARSENALI REPUBBLICANI Via Bonanno Pisano, 2

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UN PROGETTO DI ASSOCIAZIONE LP

COMMUNICATION PARTNER PPAN

WWW.BIENNALEDIPISA.COM


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Pisa

VENERDÌ — 29 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

«Contenuti, non solo comunicazione per rispondere alla crisi climatica»

Il «progetto dell’acqua» nella riqualificazione dello spazio pubblico

Ospite a Pisa Alessandro Melis, diventato curatore del Padiglione Italiano Biennale di Venezia 2020

Sardu: «Importante contribuire a momenti come Tempodacqua»

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«Il cambiamento climatico è il problema numero uno per gli architetti e i pianificatori, sia per la ricerca pura che per la cosiddetta «practice based research». Dai temi della città compatta alle connessioni tra cibo-energia-acqua, dalla desertificazione soprattutto nelle aree sub sahariane, al risk management legato alla estremizzazione del clima. Dal punto di vista climatico architettura e pianificazione non sono più due distinte discipline, seppur collegate, ma elementi integrati di un unico sistema». Alessandro Melis, architetto pisano, laurea e dottorato a Firenze, professore ordinario di Architecture Innovation all’Università di Portsmouth (Direttore dell’International Cluster for Sustainable Cities), ha fondato a Pisa il suo studio nel 1996, Heliopolis 21, insieme al fratello Gianluigi. Melis è anche il curatore del Padiglione Italiano alla Biennale 2020. Melis a Pisa per Tempodacqua. Cosa significa questo tema per te? «L’acqua è al centro della ricerca sull’impatto del cambiamento climatico per due ragioni. La prima, a causa dell’innalzamento dei mari, dovuto allo scioglimento dei ghiacci (specialmente della Groenlandia) e all’aumento del volume causato dal Riscaldamento globale. La seconda, per la riduzione drammatica delle risorse di acqua dolce nelle aree con-

«Non c’è acqua da perdere». Giuseppe Sardu (nella foto), presidente Acque Spa, ripete lo slogan che l’azienda utilizza nelle sue campagne informative anche durante il suo intervento alla III Biennale d’Architettura di Pisa. Porta agli Arsenali Repubblicani una riflessione sul legame tra gestione efficiente e progettazione in un settore, quello idrico, che anche sulla spinta della maggiore consapevolezza della risorsa ha visto mutare il rapporto con l’urbanistica. «Un tempo era asservimento o sfruttamento. Un limite al cosiddetto sviluppo», afferma Sardu. Oggi la sensibilità pubblica è cambiata e il «progetto dell’acqua», nella definizione del presidente di Acque, «assume il ruolo di paradigma rappresentativo di nuove forme e modalità di intervento sull’ambiente costruito». Sostenibilità è una parola che l’azienda - gestore del servizio idrico integrato del Basso Valdarno, area su cui insistono 55 comuni e oltre 800mila cittadini - ha trasformato in undici certificazioni (ambiente, qualità, sicurezza e salute, responsabilità sociale, energia e sicurezza stradale), investimenti previsti per 71 milioni di euro nel solo 2019 e una serie di azioni racchiuse in nove bilanci di sostenibilità. La governance ambientale incontra quella aziendale e ricade sul territorio. Tra gli esempi, il progetto «Rainbow» che accompagna gli

L’allestimento agli Arsenali repubblicani (fino al 1° dicembre)

tinentali estese dell’Africa e dell’Australia. Entrambe queste condizioni conducono ad un risultato negativo: la riduzione di suolo produttivo. Già oggi almeno un miliardo di persone vive sotto il livello minimo di nutrizione. Entro il 2050, se non cambiamo, ci troveremo con almeno 4,5 miliardi di persone (il 50% della popolazione mondiale) sotto il livello minimo di nutrizione. Ciò significa guerra totale». Cosa c’entra l’architettura con la crisi climatica? «Il modo in cui costruiamo sia gli edifici che le città è la ragione principale per cui tutto ciò sta avvenendo. Bisogna costruire edifiLA MANIFESTAZIONE

E’ nata da un’idea dell’associazione pisana «Lp» ed è arrivata alla terza edizione

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ci e città perfettamente integrate nell’ecosistema, più resilienti». Le ricerche sono sempre più avanzate e sofisticate. E le applicazioni? «Quasi inesistenti perché le forze inerziali della società per ora prevalgono, così come l’incapacità della comunità scientifica di comunicare l’urgenza delle azioni, al di fuori del proprio ambito. Penso che la partita principale si giochi più sulla comunicazione che sui contenuti. E su questo aspetto la scienza, per il momento è perdente». In Toscana, regione che conosci bene, quali potrebbero essere le sfide e le priorità? «Le sfide e le priorità riguardano i temi della rigenerazione urbana, del volume zero, del trasporto alternativo e della tecnologia, del waste management e della rinaturalizzazione dei centri e delle periferie. Su questi temi, devo dire, si contano già numerose realtà virtuose, tra cui Prato, Peccioli, la stessa Pisa per molti versi».

interventi di manutenzione straordinaria sui serbatoi idrici alla street art. Il primo degli interventi previsti - altri cinque in programma nei prossimi due anni ha letteralmente ridisegnato la superficie curva del deposito a Montopoli in Val d’Arno grazie al murales di Refreshink (nome d’arte di Giovanni Magnoli). L’investimento di 350mila euro per la ristrutturazione e l’adeguamento funzionale della torre piezometrica è stato l’esempio pratico di un lavoro di rete tra gestore del servizio e amministrazione comunale su un progetto che introduce i temi della sostenibilità nel paesaggio urbano attraverso linguaggi espressivi moderni. «Piani per la valorizzazione dei paesaggi fluviali, progetti di rinaturalizzazione in ambiti territoriali di pregio, interventi per la riscoperta della presenza idrica nei contesti urbani assumono la valenza di sistemi per la qualificazione e la fruizione dello spazio pubblico». CONCRETEZZA

«Sostenibilità per noi si traduce in certificazioni, investimenti, azioni»


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VENERDÌ — 29 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

Se l’innovazione nelle imprese fa rima con minor uso d’acqua

Dalla manifestazione di Pisa si guarda già al 2030. Obiettivo: un consumo responsabile. Già sceso del 25% il fabbisogno idrico nell’acciaieria di Piombino; il settore cartario punta sui metri cubi ’riciclati’ Foto del gruppo Kme, è uno dei maggiori produttori di rame al mondo

PISA Un quinto dell’acqua consumata ogni anno sul pianeta, per l’Onu, è usata dalle industrie. Una posizione scomoda per le imprese che in alcuni settori produttivi stanno correndo ai ripari: l’uso diventa responsabile. Sempre l’Onu ha inserito l’acqua, tema al centro della III Biennale d’Architettura di Pisa, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030 sotto l’imperativo di «garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile». Alle imprese che utilizzano importanti quantità di acqua è infatti richiesto – dalle Nazioni unite, dalle leggi ma anche dai consumatori – che questo utilizzo sia efficiente e rispettoso dell’ambiente. Non fanno eccezione alcune aziende dei distretti e delle aree toscane, dall’acciaieria di Piombino alle cartiere della lucchesia, caratterizzate per un uso particolarmente intensivo dell’acqua: settori che si stanno muovendo verso una maggiore efficienza dei consumi e responsabilità. Partiamo da

ARSENALI REPUBBLICANI

Mostra, workshop, dibattiti, progetti, ospiti internazionali e professionisti del settore

Piombino e dall’acciaio, ricordando che l’Italia è il secondo produttore di acciaio a livello europeo (dopo la Germania) e il decimo a livello mondiale. L’Italia – campione europeo dell’economia circolare, come ci dice la Fondazione per lo sviluppo sostenibile – è al primo posto in Europa per volumi di riciclo dei rottami ferrosi: le acciaierie italiane nel 2016 hanno portato a nuo-

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va vita, complessivamente, oltre 19 milioni di tonnellate di rottame. L’uso di acqua nelle acciaierie è ingente: viene impiegata infatti per il raffreddamento degli impianti e per il controllo delle polveri in tutte le fasi della lavorazione. Se questo è un dato innegabile (come il tema dell’inquinamento), lo è altrettanto che i consumi idrici delle acciaierie italiane registrati nel Rap-

porto di sostenibilità Federacciai si sono ridotti di oltre il 25% dal 2010 al 2016, e anche questo ha probabilmente a che fare con i risultati del settore. Passando dall’acciaio alla carta, da Piombino a Lucca, osserviamo che, per usi diversi, anche in questo settore l’acqua ha un ruolo fondamentale: è infatti impiegata per la movimentazione e la distribuzione delle fibre che formeranno il foglio e, nel caso della carta da riciclo (4.887 migliaia le tonnellate di macero impiegate ogni anno, a fronte di 3.503 migliaia di fibra vergine) è usata per smembrare la carta da riutilizzare. Complessivamente il settore cartario italiano nel 2017 ha impiegato 237 milioni di metri cubi di acqua, il 90% dei quali era però di riciclo: come le acciaierie anche le cartiere hanno sentito, soprattutto per questioni di efficienza e risparmi, la sirena della sostenibilità. Non solo: se alla fine degli anni Settanta erano necessari in media 100 metri cubi d’acqua per produrre una tonnellata di carta, oggi, grazie alle innovazioni dei processi produttivi e al cammino fatto verso la sostenibilità, ne vengono utilizzati 26 (fonte: Rapporto ambientale Assocarta).

METALLURGIA

Progressi ambientali indice di efficienza L’acqua costa poco, per questo è stata a lungo trascurata come indicatore dell’efficienza e della sostenibilità delle imprese. Oggi le cose cono cambiate. Presentato nei giorni scorsi a Barga (Lucca), il report di sostenibilità di KME Group ci racconta i progressi ambientali del maggior gruppo al mondo nella produzione di semilavorati e leghe di rame, inclusi i grandi passi avanti nell’uso dell’acqua. Nello stabilimento di Fornaci di Barga (554 occupati per 58mila tonnellate prodotte ogni anno) sono stati impiegati nel 2018 5,2 milioni di metri cubi di acqua: il 64% è acqua riciclata nel ciclo produttivo (era il 57% nel 2011). Grazie a alle torri di raffreddamento, una volta prelevata dalla fonte e impiegata nel processo l’acqua può essere riutilizzata evitando così il prelievo ulteriore di oltre 3 milioni di metri cubi. Sostenibilità ed efficienza: l’acqua impiegata per tonnellata di prodotto è passata, grazie al progressivo efficientamento degli impianti, dai 43,1 metri cubi del 2014 ai 31,4 del 2018.


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Pisa

SABATO — 30 NOVEMBRE 2019 – LANAZIONE

La Biennale di Architettura

Gli architetti toscani a Pisa Progetti in osmosi con il territorio

Logica di filiera tra porti per essere competitivi nell’economia del Mediterraneo

Alla Biennale anche Archea, Fabbricanove, Nardi, Mdu e Pellegrini Le soluzioni di Melis

Spirito: ridurre i tempi per la realizzazione delle infrastrutture

PISA Non mancano gli architetti toscani nella rosa dei professionisti che si sono raccontati nella mostra Tempodacqua che chiuderà i battenti domani 1° dicembre. Tra loro Archea Associati, Fabbricanove, Claudio Nardi, MDU Architetti e Pietro Carlo Pellegrini. Quest’ultimo, da Lucca, ha raccontato in questo contesto il progetto per un intervento su Lago di Massaciuccoli: un’operazione privata che sottolinea le preesistenze ambientali ed antropiche, dove gli aspetti industriali delle cave di estrazione della sabbia sono richiamate nella morfologia dei fabbricati e attraverso l’uso dei materiali che ricordano sia l’uso di un tempo sia la nuova funzione direzionale-commerciale. Anche Archea ha presentato un edificio realizzato, quello per l’ex Magazzino Vini, un innesto contemporaneo sulle Rive di Trieste. Studi fiorentini come quelli di Nardi e Fabbricanove si sono concentrati sul tema dell’Arno. Il primo in particolare ha raccontato l’idea del Bridge of Love: un’installazione realizzata in occasione della fashion week fiorentina (2016) in coincidenza con l’anniversario della grande alluvione del 1966. Nove padiglioni galleggianti rivestiti da una pelle di tulle bianco, sale luminose come fosse un palazzo dolcemente appoggiato sull’acqua. Fabbricano-

Gli incontri agli Arsenali Repubblicani (foto S. Anzini)

ve, invece, ha studiato per la Biennale 2019 una soluzione per un parco agromarino diffuso: «Non un progetto che aggiunge ma che rilegge, mette a sistema, stabilisce sinergie tra le presenze forti del luogo - spiegano gli architetti - contesti che raccontano microstorie locali, vocazioni specifiche, del paesaggio che l’acqua lambisce». E per Pisa nello specifico? Quali strategie per il futuro? Sul tema è intervenuto ieri il pisano Alessandro Melis: «La riforestazione è sicuramente una strategia importante su cui andare avanti. D’altra parte, abbiamo una tradizione locale in questo senso, visto ALESSANDRO MELIS

«Due problemi, se affrontati insieme, possono offrire una opportunità»

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che il viale delle Piagge è stato un esempio importantissimo. E già nel XIX secolo, nei documenti di archivio riguardanti le piantumazioni, gli obiettivi di carattere ambientale e sulla salute pubblica erano già chiari. Tuttavia, per evitare il cosiddetto «greenwashing» – spiega - bisogna ragionare in termini di metabolismo urbano, secondo cui ogni azione deve essere inserita all’interno di un mosaico di azioni sistemiche: due problemi, se affrontati insieme, possono offrire una opportunità». L’esperienza sui piani che Melis, da italiano all’estero, sta coordinando in città Taiwan, Miami, Uppsala, Eindhoven e Danzica, suggerisce che «proprio l’approccio integrato, grazie alla circolarità tra produzione di energia da fonti rinnovabili, water & waste management, e produzione di cibo, funzioni meglio rispetto ad azioni separate, anche in contesti ambientali molto diversi».

«Nessun uomo è un’isola», scriveva John Donne. Nessun porto sul Tirreno può dirsi estraneo alle attività che su quel mare insistono. Rifuggire dal provincialismo e aprirsi a una visione più ampia delle strategie è un imperativo per Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale. Come forse a livelli politici più alti, visto che la Ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, ha voluto ribadire nell’ultimo incontro con i presidenti delle Autorità portuali la centralità della Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale per la discussione di tutte le questioni più importanti a livello italiano. «I porti sono una cerniera tra terra e mare: nell’evoluzione dell’assetto geo-strategico su scala internazionale la connettività diventa una delle variabili di maggiore rilevanza per definire la gerarchia di competitività tra le economie del mondo - spiega Spirito - Lungo l’asse tirrenico esistono diverse funzioni portuali che vanno valorizzate. La reale competizione non risiede nello spostamento dei traffici tra i diversi porti nazionali che si affacciano sul Tirreno, ma si svolge essenzialmente con i porti del Nord Africa e nel sistema mediterraneo nel suo insieme. Per questo si dovrebbe ragionare in una logica di filiera e di specializzazione, capace di evitare competizioni distruttive e generare valore per

l’insieme dei nostri territori» Per il presidente, è necessario costruire in parallelo una visione integrata del sistema logistico. Il caso di Livorno e della realizzazione dello scavalco della ferrovia Tirrenica - firmato l’accordo lo scorso maggio - è emblematico di come l’intervento su una singola opera possa avere riflessi a più ampio raggio. Anche a livello di sostenibilità, tema a cui ci riportano costantemente i cambiamenti climatici. «Solo una corretta pianificazione degli interventi infrastrutturali necessari ci consentirà di affrontare questa sfida» afferma Spirito: «Dobbiamo però essere capaci di affrontare i nodi che hanno condotto all’ingessamento e alla dilatazione dei tempi di realizzazione degli interventi. Per la ripresa economica e per l’efficacia delle azioni a tutela delle infrastrutture costiere e dei nostri territori». LA MANIFESTAZIONE

E’ nata da un’idea dell’associazione Lp Domani l’ultimo giorno agli Arsenali Repubblicani


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SABATO — 30 NOVEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

«Blue economy» tricolore La Regione è in prima linea

L’approfodimento di «Tempodacqua»: cantieristica e superyacht come fiore all’occhiello insieme a pesca, trasporti, turismo, ristorazione, sport passando anche per la ricerca Un’immagine scattata al Versilia Yachting Rendez-vous (Viareggio)

PISA Prendete il Maltese Falcon: clipper (grande nave a vela) di 88 metri dotato di un sistema raffinatissimo di alberi rotanti in fibra di carbonio e verricelli automatici mossi da motori elettrici per facilitare le manovre di questo velocissimo tre alberi. Un superyacht super premiato varato nel 2006 da Perini Navi, azienda spezzina che progetta e costruisce navi di lusso a vela e a motore. Oppure Super Sport 65, 65 metri in alluminio firmato da Pininfarina insieme al cantiere Rossinavi (Viareggio), di cui memorabili sono le due grandi vasche Jacuzzi all’aperto. O ancora Oasis 40m di Cantieri Benetti (Livorno) di cui è stata recentemente venduta la terza unità e di cui noi profani apprezzeremmo l’eleganza e la beach area con infinity pool a filo d’acqua. Tre esempi di una ristretta famiglia di imbarcazioni di lusso sopra i 30 metri nella cui progettazione e produzione, come queI NUMERI

La filiera della cantieristica conta oggi circa 27mila imprese e 136mila occupati

sti casi raccontano, l’Italia non ha rivali. Lo spiega il Boating Market Monitor 2019 di Deloitte e Nautica Italiana: il settore industriale della nautica da diporto nel nostro Paese si caratterizza per la specializzazione nel segmento dei superyacht, in cui è leader mondiale con una quota pari al 46% del portafoglio ordini del 2018. Sta forse scritto negli ottomila chilometri di coste

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dell’Italia ma tra i primi 20 costruttori di superyacht al mondo troviamo 8 italiani. La filiera della cantieristica italiana conta circa 27mila imprese e 136mila occupati. Vanta ogni anno 7,3 miliardi di euro di valore aggiunto e un export che vale 4,6 miliardi (anno 2008, erano 3,6 nel 2011). Tra le prime cinque provincie per numero di imprese troviamo, al quinto posto con

738 aziende, Lucca. Che si piazza al terzo posto per export (valori assoluti) con oltre 650 milioni di euro, dopo Gorizia e Trieste. Nell’export, decima con 136 milioni, si colloca anche La Spezia. La cantieristica tricolore coi suoi primati è solo uno degli aspetti della cosiddetta blue economy, l’economia del mare. Passata al vaglio da Unioncamere e Camera di commercio di Latina (ultimo Rapporto Economia del mare), tiene insieme tutte le attività e le filiere che incrociano il mare: dai trasporti al turismo, dalle attività sportive e ricreative alla ristorazione, dalla filiera ittica all’industria delle estrazioni marine (sale, idrocarburi) fino alla ricerca. La blue economy italiana è fatta da 199mila imprese che generano 46,7 miliardi di valore aggiunto (l’11% nel Mezzogiorno, il 10,5% al Centro e il resto al Nord) corrispondente al 3% del totale nazionale. Dà lavoro a 885 mila persone (il 3,5% degli occupati italiani). Come per la cantieristica, anche in questo caso la Toscana ha un ruolo: la terza provincia per incidenza delle imprese dell’economia del mare sul totale delle imprese è Livorno, dove sono il 12% del totale.

TURISMO

Formazione con fondi Ue Il santuario dei cetacei come risorsa ambientale ma anche economica. È stato questo uno dei temi affrontati a San Rossore nel corso del primo dei moduli di aggiornamento dedicati all’economia del mare e al turismo ambientale, accessibile e sostenibile realizzato nell’ambito del Programma Interreg Italia- Francia Marittimo 2014-2020. Programma transfrontaliero cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, come tutti gli altri strumenti della politica di coesione si inserisce nella Strategia UE 2020 per una «crescita intelligente, sostenibile e inclusiva». L’aggiornamento ha l’obiettivo di rendere più competitive le imprese della filiera del turismo blu: diving, diportismo, pescaturismo, whale watching, turismo ambientale. A San Rossore è stato messo sotto la lente il potenziale del patrimonio naturalistico costiero e marino per offrire un turismo fuori stagione, «non solo mare» e rivolto a nuove fasce di utenti anche grazie agli itinerari sostenibili e accessibili dentro e fuori le aree protette.


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DOMENICA — 1 DICEMBRE 2019 – LANAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

Sos fragilità del territorio Da Pisa le soluzioni possibili

«La chiave per trasformarci in una smart city? Una rigenerazione green»

Bilancio dell’Associazione LP e del direttore Femia Oggi la consegna del Premio ad Andreas Kipar

Forestazione urbana e manutenzione vie d’acqua per valorizzare la città

PISA «Dalla presa di coscienza della fragilità del nostro territorio, in continuo cambiamento, un manifesto per immaginare un paesaggio futuro diverso. Non solo con azioni difensive, ma con una risposta proattiva, con una progettualità integrata, corale, sistemica». Il direttore dell’edizione 2019 della Biennale di Pisa, l’architetto Alfonso Femia, sintetizza così l’eredità di questa rassegna che ha animato per dieci giorni gli Arsenali Repubblicani, e che si chiude oggi quando in programma c’è anche la consegna del premio Città di Pisa per la qualità urbana 2019 ad Andreas Kipar, architetto paesaggista fondatore dello studio LAND. «La Biennale Tempodacqua ha confermato il numero di presenze delle altre edizioni, con picchi di 1.500 persone nei due weekend e centinaia di ragazzi e giovani professionisti che hanno seguito gli eventi organizzati quotidianamente per alimentare il dibattito e promuovere un dialogo aperto sul rapporto tra ‘acqua’ e ‘tempo’». Massimo Del Seppia, presidente dell’Associazione LP che insieme a Silvia Lucchesini e Roberto Silvestri, ha ideato la Biennale come progetto culturale per la città, traccia un primo bilancio. «Siamo riusciti a raccontare in modo creativo e propositivo, attraverso la forza del progetto, che questo è un tema urgente e che c’è molto da fare. Ci sono

Roberto Silvestri, Massimo Del Seppia, Alfonso Femia, Silvia Lucchesini

stati ospiti come l’architetto francese Jacques Rougerie, oceanografo specializzato in habitat sottomarini, che ha proposto suggestioni inedite se si vuole immaginare il mare come un ambiente di vita. Con progetti in cui abitare, galleggiando sull’acqua. Altri come l’olandese Marteen Van de Voorde dello studio West8 (intervista pubblicata il 28 novembre) hanno proposto soluzioni più in continuità con la storia. Radicandosi sull’acqua». La Biennale di Pisa 2019 ha indicato una direzione possibile per il futuro: «Guardare cosa abbiamo saputo fare al meglio nella storia – aggiungono dall’Associazione LP – e proiettarsi nel futuro, anche riscoprendo IL BILANCIO

Grande partecipazione con affluenza record di 1500 persone per ogni week end

GRAZIE

il ruolo artigianale del mestiere dell’architetto, dove creatività, inserimento nel contesto e innovazioni strutturali vanno tenute insieme, come ci ha mostrato il paraguayano Javier Corvalán (già noto in Italia per aver progettato una delle Vatican Chapels alla Biennale di Architettura 2018, ndr)». «Dieci giorni di Arsenali aperti da mattina a sera – ha aggiunto il direttore Femia - per comunicare come il tema del “Tempodacqua” sia occasione di riscatto, elemento di riflessione a largo spettro, dal design alle infrastrutture. Tutti i partecipanti hanno condiviso una rinnovata consapevolezza nel dover cambiare prospettiva, voltare lo sguardo, capire che l’acqua e il tempo sono materia fondativa. Da Fabrizio Plessi a Ico Migliore in molti hanno proposto una personale lettura progettuale del tema». La Biennale chiude le sue porte ma non si spegneranno i riflettori: l’acqua è vita, è risorsa, è minaccia. Dal Mediterraneo alle città liquide, la sfida è aperta.

A TUTTI I PARTECIPANTI

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Bordeaux, Amburgo e Bilbao. Tre realtà europee che condividono con Pisa un elemento. Quale? Si tratta di centri urbani attraversati da un fiume che hanno sviluppato una relazione molto stretta con il mare, nonostante sia a diversi chilometri di distanza. Le similitudini però non finiscono qui. Le stesse Amministrazioni municipali hanno avviato negli ultimi anni importanti progetti di rigenerazione urbana tesi a modificare il rapporto del costruito con l’acqua, attraverso la chiave della sostenibilità. Il Guggenheim è forse l’esempio più noto di questo processo, ma di certo non l’unico. Azioni possibili, però, solo in presenza di una visione condivisa sul futuro della città. «Per quanto riguarda Pisa, fra i temi su cui si lavorerà maggiormente da qui al 2030 ci sono le cosiddette infrastrutture verdi e le vie d’acqua», sottolinea l’architetto Fabio Daole, dirigente del Comune responsabile infrastrutture verdi e decoro urbano. «Sono previsti interventi per favorire la navigabilità dell’Arno e ottimizzare la manutenzione del canale Navicelli. Inoltre, abbiamo un piano di rinnovo arboreo e forestazione urbana che prevede la piantumazione di 40mila alberi. Un’attenzione all’ambiente certificata dal fatto che siamo stati i primi in Italia a realizzare un masterplan sullo spazio verde pubblico. Al suo interno – spiega – si trovano indicazioni che riguardano la presenza diffusa di parchi, la socializ-

zazione delle aree, la creazione di itinerari dedicati alla mobilità sostenibile». Azioni, queste, volte a migliorare il benessere dei cittadini e a rivalutare porzioni del tessuto urbano. «Eventi come la Biennale stanno portando visibilità all’area della Cittadella, per decenni considerata come un rudere più che un simbolo dell’identità pisana» ha ricordato l’architetto Mario Pasqualetti, coordinatore assieme a Daole dell’operazione di restauro degli Arsenali Repubblicani. «Partendo da politiche green, si deve avviare un processo di rigenerazione urbana che dia un nuovo significato agli spazi. Un qualcosa di già avviato se si pensa alle stesse mura cittadine, monumento di 900 anni oggetto di un’operazione di valorizzazione per circondarle di aree verdi, dotarle di nuova illuminazione e attivare percorsi in quota che forniscono un nuovo punto di vista ai visitatori del centro storico». FABIO DAOLE

«Sono previsti interventi per favorire la navigabilità dell’Arno»


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DOMENICA — 1 DICEMBRE 2019 – LA NAZIONE

Pisa

La Biennale di Architettura

«Portare qualità nella città nuova Concorsi ok, obiettivo sostenibilità» L’eredità 2019 sotto la lente dell’assessore comunale all’Urbanistica Massimo Dringoli Tra le priorità: forestazione urbana, mobilità sostenibile, sinergia con le aziende private

La presentazione della Biennale alla

PISA

Triennale di Milano cui ha partecipato

Forestazione urbana e mobilità sostenibile, collaborazione tra pubblico e privato e qualità dell’architettura a partire dalle aree nuove della città «dove c’è tanto da fare e non basta un parco urbano». Massimo Dringoli, assessore all’Urbanistica del Comune di Pisa, con delega al recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente, fa il punto sull’attività dell’amministrazione, intervenendo oggi agli Arsenali Repubblicani in chiusura della terza edizione della Biennale. Assessore, quale eredità per Pisa, al termine della kermesse dedicata al Tempodacqua? «La nostra città è legata per ragioni storiche all’acqua, grazie alla presenza dell’Arno ma anche per il canale dei Navicelli che è un’opportunità sia per lo sviluppo del turismo che per le comunicazioni (intese come trasporto di merci e persone). Ne faremo tesoro per approfondire la progettualità urbana negli anni futuri, tenendo come guida il PROGETTO CULTURALE

Pisa, per dieci giorni, si è trasformata in un centro internazionale con dibattiti e workshop

l’assessore Massimo Dringoli

tema del verde, e quindi la realizzazione di nuovi parchi. Accanto al pubblico che fa da regia, cosa possono fare i privati? «Contiamo sulla loro collaborazione. Sulle vie d’acqua ad esempio potranno occuparsi dei servizi. L’amministrazione potrà provvedere alla realizzazione di nuovi scali per accedere agli approdi (oltre ai 2 esisten-

16.30 > 18.00

FINE LAVORI

introduce: Paola Pierotti | Giornalista PPAN relatori Massimo Del Seppia | Presidente Associazione LP Massimo Pica Ciamarra | Presidente del Comitato Scientifico Biennale di Pisa Michele Conti | Sindaco di Pisa Alfonso Femia | Direttore Biennale di Pisa

ti), ma la gestione sarà in capo ai privati. Per 10 giorni a Pisa sono passate decine di architetti italiani e internazionali». Come contate di capitalizzare questa ricerca per restituire «bellezza» e «qualità»? «Tra le nostre priorità c’è la circolazione ridotta delle auto nell’ambito di un piano di mobilità sostenibile. Altro tema è quello del verde: Pisa ha fatto molto

in passato ma serve lavorare anche nella parte nuova della città, dove bisogna intervenire con elementi di contemporaneità, in un progetto sistemico e coordinato». Lei richiama l’impegno sul tema degli spazi pubblici. Il progetto di David Chipperfield per il recupero del Santa Chiara è chiuso in un cassetto? «Assolutamente no. Si aspetta che il vecchio ospedale sia vuoto e per liberarlo bisogna completare quello di Cisanello (è appaltato l’ultimo lotto). Stimiamo altri 4 anni, il progetto frutto del concorso andrà aggiornato, ma rimane, anche collegato con le caserme vicine, che non erano incluse in fase di gara, ma che ora sono passate dall’Esercito a Cdp e dovrebbero ospitare un mix di usi, tra residenze, negozi e parcheggi. Si parla di nuovi parchi, spazi collettivi, interventi di ricucitura urbana soprattutto nella parte moderna della città, già degradata». Per la progettazione potrebbero esserci dei concorsi? «Assolutamente: concorsi che tengano come riferimento e obiettivo la sostenibilità in senso ampio. La prima area su cui lavorare per una sperimentazione è proprio quella ad Est, verso l’ospedale».

IL PREMIO

Progettualità al centro Pratiche e contesti geografici molto diversi danno vita alla sperimentazione di progetti eterogenei. Così la giuria, presieduta da Pica Ciamarra, ha premiato la progettualità, ex aequo, dei sette architetti in short list per il Premio internazionale Biennale di Pisa 2019. Tra loro per l’innovazione portata nel coordinamento delle politiche urbane e di welfare c’è Valerio Barberis, assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici di Prato. Che nel contesto della premiazione agli Arsenali Repubblicani ha commentato: «È difficile lasciare la “giacca” dell’architetto e il desiderio di lasciare un segno, anche estetico. Quando si capisce che il ruolo è diverso, però, si comprende che il progetto è tutto. Evidentemente nel mio ruolo ci sono una coralità d’interventi che devono trovare una sintesi in un’idea di città, che è appunto il progetto con cui si affrontano tanti dei temi attuali». Con lui Junya Ishigami (Giappone), Carla Juaçaba (Brasile), Vincent Parreira (Francia), Anna Heringer (Germania), Javier Corvàlan (Paraguay), Vector Architects (Cina).

intervengono Patrizia Bongiovanni | Presidente OAPPC di Pisa Luca Lanini | Università di Pisa Mario Lo Sasso | Università di Napoli, Federico II Giuseppe Sardu | Presidente Acque S.p.A. 18.00 > 18.45

PREMIO CITTA’ DI PISA PER LA QUALITA’ URBANA CERIMONIA DI PREMIAZIONE

III Biennale d’Architettura di Pisa

PROGRAMMA

BIENNALE DI PISA 2021 1 DICEMBRE 2019 ARSENALI REPUBBLICANI Via Bonanno Pisano, 2

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UN PROGETTO DI ASSOCIAZIONE LP

COMMUNICATION PARTNER PPAN

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