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Europa e diritto all’educazione: la lezione che ci viene da Africa e Arabia

di Francesco Bestagno*1

Le parole con cui il Santo Padre ha sollecitato l’adesione al Global Compact on Education evocano l’urgenza di promuovere il diritto all’educazione. Come si dirà, sia pure per sommi capi, la valenza anche giuridica del discorso del Papa si può cogliere notando la similarità dei termini impiegati, nonché dei concetti e dei valori in esso richiamati, rispetto a quanto si riscontra in alcuni tra i principali atti internazionali di tutela dei diritti umani.

Il diritto all’educazione ha ricevuto una notevole attenzione negli ultimi anni a livello internazionale, e merita di essere sottolineato come, in varie aree del mondo, siano in vigore degli atti vincolanti, che definiscono precisi obblighi al riguardo in capo agli Stati contraenti. In questa prospettiva può essere interessante porre in luce varie affinità tra l’appello di Papa Francesco e alcune delle principali convenzioni regionali in materia di diritti fondamentali.

Limitandoci in questa sede a un esame parziale, va notato innanzitutto il riconoscimento del valore fondamentale dell’educazione per la formazione integrale delle persone, che il discorso del Santo Padre rimarca con forza sotto più profili, in particolare con riferimento all’esigenza di formare individui maturi valorizzando le specificità di ciascuno. In quest’ottica, si può ricordare la Carta Africana sui diritti e il benessere del bambino, che colloca al primo posto tra i vari obiettivi dell’educazione “la promozione e lo sviluppo della personalità del bambino (…) nella sua piena potenzialità” (art. 11), nonché la Carta Araba dei diritti dell’uomo che dispone che lo scopo principale dell’educazione è “il pieno sviluppo della persona” (art. 41).

Lo sviluppo della personalità dell’individuo, come ha ricordato il Santo Padre, deve però mirare anche a promuovere la capacità di essere in relazione con gli altri. Ciò trova riscontro, ad esempio, nella citata Carta Africana, che tra gli obiettivi dell’educazione pone la preparazione dei bambini a una vita responsabile nella società, nel rispetto e nel dialogo con tutti i gruppi etnici, tribali e religiosi. In una prospettiva non dissimile, la Carta Araba rimarca l’importanza del fatto che l’educazione promuova il rispetto da parte del singolo dei diritti e delle libertà fondamentali.

Appare condivisa, del resto, l’idea che l’educazione e l’istruzione richiedano il coinvolgimento di più attori. Questo concetto è alla base dell’appello del Papa ad un Patto educativo che impegni non solo le istituzioni pubbliche e scolastiche, ma anche tutti gli altri soggetti che possono e devono partecipare ai processi educativi, a partire dalle famiglie. A questo riguardo si può ricordare che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha da tempo affermato che la primaria responsabilità dell’educazione dei bambini è in capo ai genitori, e anzi che l’educazione costituisce un “dovere naturale verso i figli” (sentenza Kjeldsen, 1976). Di diritti e doveri dei genitori in relazione all’educazione della prole parla anche la Carta Africana sui diritti e il benessere del bambino (art. 11). I vari strumenti riconoscono, parallelamente, la libertà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose e morali (art. 30 Carta Araba; art. 2 Prot. 1 Conv. Europea; art. 11 Carta Africana; art. 12 Conv. interamericana).

Docente di Diritto dell’Unione Europea alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, è Consigliere Giuridico presso la Rappresentanza Permanente d’Italia all’Unione Europea

Merita infine di essere richiamata la preoccupazione del Pontefice per i rischi di esclusione dai percorsi educativi, specie per chi versa in una situazione di difficoltà economica o in altre condizioni di fragilità. In riferimento a questi rischi si apre il messaggio di cui parliamo, nel sottolinearne l’incremento per la contingente pandemia, che può portare a una “catastrofe educativa”. È una costante negli strumenti internazionali sui diritti umani il riferimento al carattere aperto e “accessibile” che l’istruzione deve avere, anche per chi appartiene alle categorie più vulnerabili sotto ogni punto di vista, proprio nello spirito di inclusione che emerge più volte nel messaggio del Santo Padre.

Pur con le diverse declinazioni e sfumature che si rinvengono in vari testi internazionali, che sono il riflesso delle diverse sensibilità, culture e realtà sociali, il diritto all’educazione è inteso in larga misura con caratteri e finalità comuni nei testi stessi, che il discorso del Santo Padre tocca sotto più profili. In tale ottica le parole del Pontefice mostrano una chiara attitudine a rivolgersi alle “persone di buona volontà”, indipendentemente dalla propria formazione e cultura, nel quadro della vocazione universale del Global Compact on Education e della prospettiva dello sviluppo di un dialogo sul piano globale per la promozione dell’educazione.

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