Le voci dell’Università Cattolica
Il servizio, una buona pratica per educare alla cittadinanza Nel nostro Paese hanno preso piede due buone pratiche: il servizio civile, con una storia già lunga e consolidata, anche se poco nota, e il Service learning, con grandi potenzialità ancora da rivelare di Elena Marta1
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a democrazia è più faticosa dei regimi non democratici perché non può fare a meno del tempo e dell’impegno che richiede educare alla libertà e alla responsabilità. E, fare ciascuno la propria parte, anche se piccola, potrebbe contribuire alla costruzione del bene comune e allo sviluppo di una convivenza tra cittadini con uguali diritti e medesimi doveri. Per questo, insieme al lavoro imprescindibile che devono fare famiglia e scuola, servono anche esperienze concrete che aiutino a formare cittadini responsabili. Nel nostro Paese, in particolare, si sono diffuse due buone pratiche di educazione alla cittadinanza: l’una, il servizio civile, con una storia già lunga e consolidata, anche se poco nota; l’altra, il Service learning, con grandi potenzialità ancora da rivelare.
Il servizio civile Dopo la lunga e meritoria esperienza del servizio civile alternativo al servizio militare, associato con la scelta dell’obiezione di coscienza, è decollato il Servizio civile nazionale, istituito nel 2017, e, ancor più, il Servizio civile universale, varato nel 2021. Per Servizio civile universale si intende la scelta volontaria di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa, non armata e non violenta della patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio. Si tratta di un periodo di impegno civico che consente di contribuire attivamente allo sviluppo della comunità locale, nazionale e internazionale ponendosi come obiettivo principale il raggiungimento del bene comune. Si configura come un percorso formativo aperto al territorio che coinvolge le istituzioni e, grazie all’organizzazione stessa dell’ente, introduce alla complessità del contesto democratico favorendo il senso della comunità di cui si è parte. In molte occasioni, i cosiddetti “civilisti” hanno affermato di aver scoperto il mondo della solidarietà e del volontariato grazie all’esperienza di Servizio Civile, che, alla stregua dell’azione politica e di volontariato, permette ai giovani di sviluppare un senso di solidarietà e di dovere civico perché li fa sentire coinvolti attivamente nelle dinamiche sociali, attraverso attività rivolte alla promozione di beni collettivi (ambiente; patrimonio artistico; solidarietà, ecc.): questo li aiuta a percepirsi parte integrante della comunità. Soprattutto in questo particolare momento storico, caratterizzato dalla disaffezione dei giovani al mondo del volontariato e della politica, il servizio civile rappresenta uno strumento di riconnessione dei giovani alle proprie comunità. È, inoltre, uno strumento di costruzione di cittadinanza attiva e produzione di capitale sociale, come anche di empowerment: consente, infatti, di acquisire competenze cognitive e relazionali, di mettersi alla prova sull’appartenenza a un’organizzazione. Attraverso il servizio civile i giovani imparano la capacità di lavorare in équipe, di comunicare efficacemente, di confrontarsi con ruoli diversi, a livello sia gerarchico sia di competenze, di gestire situazioni complesse, di coordinare parti del
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Docente di Psicologia sociale e di comunità, facoltà di Psicologia (Milano-Brescia), direttore del Centro di ricerca sullo Sviluppo di comunità e sulla convivenza organizzativa (Cerisvico).