Presenza 03 2019 - Italia-Cina, un incontro storico all’Università Cattolica - 意大利与中国, 于圣心大学 历史性的交会

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 3 – anno LI maggio-giugno 2019

ALUMNI

Nasce la rete a stelle e strisce

UC INCONTRA MATERA La cultura germoglia tra i sassi lucani

COMITATO FIUC

Atenei in sinergia per l’alta formazione

意大利与中国 意大利与中国, 于圣心大学 历史性的交会 Italia-Cina, un incontro storico all’Università Cattolica


Cattolicaper Terzo settore Scuola Pubblica Amministrazione Turis Tu uri ur u ri rris isssm iism mo Turismo Sport Start up up

Una grande rete di opportunitå Meeting per l’amicizia fra i popoli 18-24 agosto 2019 Rimini Fiera, Padiglione A3 Via Emilia, 155 www.unicatt.it

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SOMMARIO 04 – In Cattolica un incontro storico 08 – Alumni, nasce la rete a stelle e strisce 10 – La cultura germoglia tra i Sassi 12 – Cardiologo a Londra, con i bambini nel cuore

n.3/duemiladiciannove Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Daniele Bellasio COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari, Agostino Picicco HANNO SCRITTO Luca Aprea, Sara Barboglio, Katia Biondi, Cristina Bricchi, Sabrina Cliti; Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Matteo Nava, Antonella Olivari, Agostino Picicco, Matteo Rigamonti, Federica Vernò, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it

21 – La Marina svela i segreti del Garda 24 – Solidarietà al refettorio ambrosiano 29 – Il dizionario di Aldo Grasso 34 – Salute, italiani lenti a cambiare 36 – Laurea, un traguardo che apre al mondo 38 – SensoryLab, cibo per i cinque sensi 40 – Barcellona, una bella doppietta 44 – eSharing, la tecnologia è in condivisione 46 – Con Vita e Pensiero al Salone del Libro

Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza

REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. 0630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia

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Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 14 giugno 2019


primo piano

SANTA SEDE-CINA, S un incontro storico In largo Gemelli per la p prima volta due vescovi cinesi hanno incontrato il Segretario g di Stato Vaticano cardinal Pietro Parolin, primo frutto significativo g dell’Accordo p provvisorio firmato a Pechino nel 2018 tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese di Matteo Nava

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n evento storico per il dialogo tra Occidente e Cina. Per la prima volta due vescovi cattolici cinesi hanno preso parte, con il Segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, a un’iniziativa pubblica dopo l’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, firmato a Pechino il 22 settembre 2018. L’accordo, ha detto il cardinal Parolin, «guarda in primo luogo alla vita della Comunità cattolica in quel grande Paese e, di riflesso, incoraggia la Cina a un dialogo sempre più aperto e collaborativo in favore della pace come destino comune della famiglia umana». Al convegno internazionale dal titolo 1919-2019. Speranze di pace tra Oriente e Occidente, promosso in occasione dei dieci anni dalla fondazione dell’Istituto Confucio, con il cardinal Parolin erano presenti i due vescovi cattolici cinesi mons. Li Shan n (primo da sinistra nella foto), vescovo di Pechino, e mons. Huang Bingzhangg (secondo da sinistra nella foto), vescovo di Shantou, oltre a illustri studiosi, come Andrea Riccardi, Adriano Roccucci, Morris Rossabi, Guido Samarani, Liu Guopeng, Agostino Giovagnoli. «Abbiamo fatto nostra con entusiasmo la sfida di superare l’estraneità culturale con il mondo cinese che oggi è sempre più vicino e che tuttavia rischia di rimanere al fondo lontano se non promuoviamo la conoscenza, l’incontro e il dialogo», ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, dando il via ai lavori del convegno internazionale.

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«Con Papa Francesco siamo giunti agli ultimi passi – per ora – del lungo cammino iniziato da Benedetto XV nel 1919», ha detto il cardinal Parolin nel corso del suo intervento dedicato al tema: L’impegno della Chiesa Cattolica per l’unità della famiglia umana da Benedetto XV a Papa Francesco. Un’attenta analisi di come i papi successivi alla Grande Guerra si siano rapportati al mondo extra-europeo e non cattolico. Cominciando proprio dalle parole di cento anwni fa di Benedetto XV, che per primo si fece portavoce di un approccio al contesto globale, anticipando anche molti degli uomini di potere di quegli anni, troppo ciecamente concentrati sul solo Vecchio Continente. Stessa presa di coscienza di Pio XI, che chiarì esplicitamente quanto nel mondo la Chiesa non puntava

assolutamente a uniformare l’umanità, quanto a valorizzare le singole specificità delle diverse realtà. Un ininterrotto filo rosso che ha collegato la Santa Sede a ogni angolo del mondo di anno in anno, nel tentativo di tenere il passo di una realtà che è mutata dal micro-cosmo di un’Europa guerrafondaia al mondo contemporaneo iper-globalizzato. Processo che ha avuto una decisa accelerazione con Giovanni Paolo II e che con l’elezione del primo Papa extra-europeo dopo oltre 1.200 anni – Francesco – ha esplicitato la propria direzione di marcia. «Francesco costituisce l’espressione evidente della profonda trasformazione della Chiesa cattolica, il cui baricentro si è progressivamente proiettato dall’Europa verso un orizzonte mondiale» ha aggiunto il segretario di Stato Vaticano.


primo piano Pertanto, ha concluso il cardinal Parolin, «la sempre più feconda integrazione dei Cattolici cinesi nella Chiesa universale e il cammino di riconciliazione tra fratelli avviato negli ultimi anni costituiscono certamente una novità di portata storica, di cui nel tempo beneficeranno in molti, non solo in Cina. Infatti, l’auspicio del Santo Padre Francesco e dell’intera Chiesa cattolica è che tutto ciò possa contribuire, con l’aiuto di Dio, all’edificazione di un mondo più giusto e fraterno, ove l’armonia tra i popoli e le nazioni possa davvero contribuire alla causa della pace e all’unità della famiglia umana». Secondo il vescovo di Pechino, mons. Li Shan, «negli ultimi 60 anni, sotto la guida e gli sforzi congiunti dei fratelli più anziani nella fede, illuminata e guidata dallo Spirito Santo, la Chiesa cattolica cinese ha eletto 203 vescovi. I vescovi hanno sempre custodito il tesoro della fede, fedeli alla Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”, hanno lavorato tanto e testimoniato la fede, contribuendo in modo cruciale alla missione pastorale e di evangelizzazione della Chiesa cinese». Per questo, ha continuato il vescovo di Pechino, «siamo felici che molti problemi, creati soprattutto dalla difficile situazione internazionale del tempo e non da divergenze

religiose, siano oggi risolti: il 22 settembre 2018, grazie ai grandi sforzi di dialogo delle due parti, la Cina e la Santa Sede hanno firmato un accordo provvisorio sulle nomine episcopali, che porta la totalità dei vescovi cinesi nella comunione con il Papa e con la Chiesa universale. Questo è stato il desiderio di molti papi ed è anche il nostro desiderio. Attraverso il dialogo è stato costruito un ponte di pace che ha abbattuto un muro durato quasi settanta anni». Un legame che passa anche attraverso la riscoperta della Via Della Seta come ha detto il direttore del Centro di Ricerca sulla World History Agostino Giovagnoli. Uno snodo commerciale che fino al quindicesimo secolo ha favorito

i contatti tra culture diversissime nonostante i confini e le enormi divergenze politiche e che oggi è in procinto di essere ripercorso grazie ai nuovi accordi commerciali tra Cina e Occidente e grazie alla fine dell’isolamento di Pechino dal resto del mondo. Se il Novecento viene da molti chiamato il Secolo Americano, per alcuni studiosi gli anni Duemila diventano sempre più il Secolo Asiatico, con la Belt and Road initiative a impersonare una moderna via della seta: una serie di infrastrutture che punta a migliorare esponenzialmente i collegamenti tra l’Estremo Oriente, l’Europa e l’Africa, con tutte le implicazioni socioculturali che coinvolgono i Paesi “toccati” da questo ambizioso progetto.

DIPLOMAZIA CULTURALE

Spadaro, prove di dialogo Cina-Santa Sede

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rosegue il ruolo di diplomazia culturale dell’Università Cattolica. Il gruppo lombardo dell’Ucid (Uniuone cristiana imprenditori dirigenti) ha organizzato lo scorso 12 giugno nell’Ateneo di Largo Gemelli, un convegno sull’evoluzione del cristianesimo in Cina a cui hanno preso parte il rettore Franco Anelli ((nella foto con a destra monsignor Delpini e a sinistra padre Spadaro), l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, il direttore di Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro e lo storico della Cattolica Agostino Giovagnoli. Ad apprezzare l’interesse che la chiesa e l’Università Cattolica dedicano al tema della Cina l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini: «Più sento parlare di Cina più avverto i limiti della nostra conoscenza» afferma. L’arcivescovo richiama il recente accordo tra Vaticano e governo cinese sulle procedure delle nomine episcopali,

chiedendosi anche quali preghiere la chiesa innalza al Signore per la vita di questo continente: «Il cristiano ha sempre da chiedere che il Vangelo giunga a tutti per dare motivi di speranza. Ritengo possibile un cristianesimo cinese con una sua spiritualità». Secondo il direttore di Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro sono almeno tre le sfide che la chiesa deve affrontare nelle relazioni con la Repubblica popolare cinese. La prima è quella della politica: «La Cina e la Santa Sede non stanno a discutere sulla teoria dei rispettivi sistemi, stanno cercando soluzioni pratiche sulla vita di persone concrete che desiderano praticare serenamente la loro fede e contribuire in modo positivo al proprio Paese». La seconda sfida è quella della fiducia, «con il necessario sforzo di riconciliazione ecclesiale che punti sugli sforzi per ciò che

unisce, piuttosto che su ciò che divide». Infine, la sinizzazione, «la più grande sfida del cattolicesimo dopo la sua ellenizzazione, che vuol dire accettare oggi la sfida di un ripensamento del cristianesimo con categorie culturali e filosofiche cinesi. Si può ripensare radicalmente il cristianesimo in chiave cinese? Può la fede cristiana diventare una forza in tutta la Cina?» Per padre Spadaro, si tratta di una vera e propria «sfida teologica», che potrà essere in futuro «una grande risorsa anche per la Chiesa universale». PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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primo piano

L’Ateneo: un ponte culturale tra Italia e Cina

Un nuovo accordo per l’Istituto Confucio  Centottanta corsi, seimila certificazioni e oltre cento convegni: i grandi risultati dei primi dieci anni dell’Istituto Confucio presso l’Università Cattolica

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lavori del convegno internazionale sono stati preceduti dalla Firma dell’Accordo per altri dieci anni con lo Hanban, l’Ufficio per la diffusione del cinese all’estero, collegato con il Ministero dell’Istruzione di Pechino. L’Istituto Confucio dell’Università Cattolica, prima sede a essere inaugurata in Lombardia, nasce nel 2009 dalla collaborazione tra Ateneo del Sacro Cuore, Beijing Language and Culture University (Pechino) e Hanban/ Confucius Institute Headquarters, ed è diretto dalla professoressa Elisa Giunipero (nella foto in basso), docente di Lingua e cultura cinese dell’Ateneo. «Il rinnovo della collaborazione tra l’Università Cattolica e lo Hanban riafferma con decisione la reciproca volontà di continuare a promuovere gli scambi culturali con la Cina, la mobilità di docenti e studenti, i tanti progetti di ricerca e di formazione» ha affermato la direttrice Giunipero sottolineando in particolare come il compito principale dell’Istituto Confucio sia di «insegnare ad amare la complessità: oggi sappiamo di avere un futuro comune a livello globale, e, anche grazie all’Istituto Confucio, siamo più preparati ad affrontare il futuro senza facili semplificazioni. Ma in fondo studiare la lingua cinese

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è una potente rivelazione di unità e rende capaci di costruire relazioni». Alla cerimonia della firma dell’accordo per il rinnovo dell’Istituto erano presenti anche il rettore Franco Anelli, il vice-direttore generale dello Hanban – il quartier generale degli Istituto Confucio – Ma Jianfei (nella foto con il rettore Anelli) e il rettore

della Beijing Language and Culture University Liu Li. Ma Jianfei ha definito l’Istituto come uno dei migliori ponti culturali tra Cina e Italia, e ha indicato i prossimi dieci anni come una «nuova era del mondo». Liu Li ha sottolineato a sua volta gli ottimi risultati ottenuti con questa collaborazione: dalla prima borsa di studio vinta nel 2008 al successo congiunto di Italia e San Marino tre anni dopo in un importante concorso di lingua cinese. «L’Istituto ha un ruolo importante e proattivo, la sua influenza oggi è sempre più importante – continua il professor Liu –. Servono le forze di tutti per migliorare ulteriormente la cooperazione tra i due mondi accademici, così come tra i due Paesi in generale». Il suggestivo messaggio finale è stato infine consegnato dalla professoressa Giunipero: «Siamo certi di poter proseguire con rinnovato slancio nel favorire legami tra persone e nell’essere così un ponte tra l’Italia e la Cina, tra l’Europa e la Cina anche per gli anni a venire».


primo piano

Alle Olimpiadi suonando il guqin e recitando poesie in mandarino

Paolo, campione di cinese

 Fresco di laurea in Lettere, ha sbaragliato la concorrenza vincendo la selezione nazionale del concorso Chinese Bridge che lo porterà a luglio alla finale mondiale in Cina

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a passione per il cinese è nata quasi per caso. Paolo De Giovanni, 26 anni, di Ardenno (So), si è appena laureato alla magistrale in Lettere, con una tesi sulla Storia della Cina, ma ha già in tasca un p passaporto p p per il ggigante g asiatico. È lui, infatti, il migliore studente italiano di cinese. Lo scorso 12 aprile ha sbaragliato la concorrenza vincendo a Padova la selezione nazionale del concorso Chinese Bridge Chinese Proficiency Competition, sponsorizzato ogni anno dallo Hanban – l’Ufficio per la diffusione della lingua cinese nei cinque continenti – promosso dagli Istituti Confucio in tutto il mondo e rivolto agli studenti che desiderano mettere alla prova la propria conoscenza della lingua e della cultura cinese. Paolo è stato folgorato dal corso di Storia della Cina tanto da iscriversi a un corso per prin-

cipianti dell’Istituto Confucio dell’Università Cattolica: 40 ore in un semestre e lezioni due volte alla settimana. In questo modo ha perfezionato la conoscenza della lingua fino a frequentare un periodo di studio alla Beijing Language and Culture University. Un percorso che l’ha portato,

NUMERI E CONTATTI DELL’ISTITUTO CONFUCIO

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Istituto Confucio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore promuove la conoscenza della lingua e della cultura cinese oltre che in università anche presso la più vasta comunità locale attraverso un’ampia gamma di corsi di lingua e di cultura cinese, sempre con la collaborazione di insegnanti madrelingua, per studenti di tutte le età e per le aziende. È inoltre centro ufficiale di certificazione linguistica e sede del Chinese Proficiency Test, unico certificato di competenza lingui-

stica cinese riconosciuto a livello internazionale. Nel vasto numero delle attività culturali sulla Cina, promosse dall’Istituto Confucio, si segnalano quelle sullo studio della Via della seta ieri e oggi e la realizzazione di progetti di ricerca, corsi di formazione per insegnanti e pubblicazioni scientifiche. La sede dell’Istituto Confucio si trova in via Carducci, 28/30 a Milano. E-mail: istituto.confucio@unicatt.it Tel: +39 02 7234 5226 Fax: 02 72 34 5806 https://istitutoconfucio.unicatt.it/

dopo cinque anni, a conseguire la certificazione linguistica corrispondente al livello avanzato HSK6 e a misurarsi con il Chinese Bridge. Dopo l’esame scritto ha parlato per tre minuti su un tema scelto dalla commissione comunicato durante la prova. Poi i partecipanti hanno dovuto cimentarsi in una esibizione di cultura cinese. Paolo ha suonato il guqin, uno strumento della tradizione, e recitato una poesia di Li Bai, famoso poeta di epoca Tang. Adesso si sta preparando per partecipare alle Olimpiadi, la gara mondiale di lingua cinese che si svolgerà in Cina nel prossimo mese di luglio. «Ogni anno molti giovani d’Italia e San Marino che studiano il cinese si sfidano con discorsi in cinese e varie performance per dimostrare la propria padronanza della lingua e di alcune discipline tipiche della tradizione cinese» afferma Elisa Giunipero, direttrice dell’Istituto Confucio dell’Università Cattolica. Dalla prima edizione del 2002, alla competizione hanno partecipato oltre mille sedi universitarie di 80 differenti Paesi, divenendo un importante appuntamento internazionale di confronto e di scambio e una occasione per approfondire la conoscenza della lingua e della cultura cinese. Quella di quest’anno è la 18° edizione del concorso. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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storie alumni

ALUMNI, NASCE LA RETE A

a stelle e strisce

Il rettore Franco Anelli negli g Stati Uniti p per fondare la comunità d’oltreoceano dei laureati e p per stabilire accordi con alcune università che hanno p portato al primo doppio titolo in Medicina con la Jefferson University di Philadelphia a cura della redazione

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imona Ferrarii è stata assistente di montaggio a Free Solo, documentario sullo scalatore Alex Hannold, premiato nell’ultima edizione degli Oscar; Paolo Fontana, di Como, dopo la laurea in filosofia lavora all’Onu per favorire la stabilizzazione dei Paesi usciti dalle crisi; Davide Fikri Kamel, nato a Voghera, figlio di egiziani, a New York lavora per Amazon come manager nel marketing online. Sono alcuni dei laureati dell’Università Cattolica che hanno fatto strada negli Stati Uniti e che hanno avuto modo di incontrarsi, alcuni per la prima volta, a New York insieme al rettore dell’Ateneo Franco Anelli. Costruire negli Stati Uniti una comunità di laureati della Cattolica, che aiuti gli studenti italiani a integrarsi e all’Università di aggiornare i programmi di ricerca in base alle esigenze di mercato: sono questi gli obiettivi del tour promosso al di là dell’Atlantico dall’Ateneo, che ha raccolto in un hotel del distretto finanziario di Wall Street, oltre novanta alumni, medici, avvocati, economisti, esperti di marketing, che vivono e lavorano a New York. «Siamo qui – ha spiegato il professor Anelli – per stringere convenzioni con le università americane per dare ai nostri studenti la possibilità di sviluppare le loro attività, qui come in Europa e in altre parti del mondo». La missione americana passa da New York, Boston, Philadelphia e Washington, dove la Cattolica ha stabilito contatti con gli alumni e con le università americane per creare nuove sinergie tra studenti e do-

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centi. L’obiettivo è allargare i confini dell’Ateneo alla vigilia delle celebrazioni del centenario dell’Università nata a Milano nel 1921. Il tour è stato l’occasione per parlare di una novità assoluta in Italia: il primo corso di medicina in sinergia con gli Stati Uniti, con scambio di studenti e docenti, tre anni di corso in Italia e tre in Usa. «Con la Thomas Jefferson University di Philadelphia – ha affermato il Rettore – abbiamo creato un doppio titolo in Medicina, primi in Italia e forse anche in Europa, e il titolo avrà valore legale per entrambi i Paesi». Sinergie ci saranno nel settore banking and finance, con la Fordham University, mentre è stata appena avviata una collaborazione con il Boston College. La vocazione internazionale della Cattolica, spiega il delegato del rettore al coordinamento dei progetti di internazionalizzazione,

Pier Sandro Cocconcelli, è già nei numeri: «Degli oltre quarantamila studenti che abbiamo, quattromila vengono dall’estero e, di questi, la maggior parte dagli Stati Uniti. Da tempo abbiamo corsi in inglese e scambi con università straniere. Il venti per cento dei nostri laureati è stato all’estero e noi vogliamo aumentare questa percentuale». L’evento americano segue quelli organizzati a Shangai, Pechino, Bruxelles, Londra, dove le comunità di alumni della Cattolica cominciano a muoversi in modo autonomo, organizzando incontri e assistendo studenti e neo laureati. A Washington è stata inaugurata una rappresentanza che faccia da punto di riferimento per gli studenti della Cattolica. Da questi incontri sono nati e nasceranno gruppi whatsapp per tenere in contatto i laureati che lavorano negli Stati Uniti.


storie alumni

Da Largo Gemelli agli Stati Uniti  Abbiamo raccolto le storie di alcuni Alumni che forti del proprio percorso di studi e della formazione ricevuta in Università Cattolica sono oggi affermati professionisti negli USA. Storie che parlano non solo di successi professionali ma di talento, coraggio, impegno e soddisfazione

Giulia Spaggiari Legal Consultant,IFC allaWorld Bank Group diWashington in dagli anni del liceo, quando cominciai prima a studiare e poi a lavorare nel Regno Unito durante l’estate, ho sempre avuto una forte spinta per l’ambito internazionale. Mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza in Cattolica, decisa a intraprendere fin dall’inizio il percorso più internazionale possibile, attraverso la partecipazione a progetti quali i Model United Nations e il Moot Court a Vienna, e tramite la costante ricerca di stages in studi legali internazionali a Milano e Shanghai. Ricordo con grande affetto le lezioni del professor Giulio Ponzanelli, che mi fecero capire che avrei voluto dedicarmi allo studio del diritto così come l’esperienza del Moot con il professor Luca Radicati di Brozolo e infine la tesi che mi fecero appassionare al diritto internazionale. Washington DC non era nei miei piani, ma dopo il Master alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies, prima a Bologna e poi a Washington, ho iniziato a conoscere meglio il lavoro della Banca Mondiale e ho fatto tutto il possibile per avere un’opportunità in questa meravigliosa organizzazione dedicata allo sviluppo internazionale. Ora lavoro nel dipartimento

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legale dell’International Finance Corporation (IFC), l’organizzazione del Gruppo Banca Mondiale che si occupa di investimenti nel settore privato in paesi in via di sviluppo. Il mio lavoro consiste nella valutazione dei rischi non finanziari legati alle operazioni dell’IFC, in particolare nell’analisi di questioni legali negli ambiti di evasione fiscale, corruzione, riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo, conflitti d’interesse e sanzioni economiche. Giusto qualche mattina fa, mentre camminavo verso l’ufficio e ho sentito l’odore dell’estate nell’aria, ho ripensato ai chiostri della Cattolica nella luce del mattino, all’inizio della sessione di esami estiva…è stata un’esperienza dura e intensa, ma sono estremamente grata per la formazione rigorosa che ho ricevuto, che mi ha formato come persona e come professionista nell’ambito del diritto internazionale.

Nicola Palmarini Global Manager in Al For Healthy Aging – IBM Research di Boston l mito dei percorsi di carriera orizzontali: esistono davvero? Esistono. Eccome. In un’epoca di specializzazione verticale, di mono-conoscenza e dibattiti in televisione. In un mercato del lavoro che sembra essere interessato solo “alla” competenza dimenticando il plurale, ovvero dimenticando la pluralità della nostra naturale diversità, del nostro essere quelli che siamo per somma e non per sottrazione di interessi e capacità, non solo è ancora possibile guardare le cose del mondo “attraverso”, ma oggi è più necessario che mai. Quando ho scelto di laurearmi in Scienze Politiche sapevo esattamente che avrei voluto fare quello che sto facendo oggi

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anche se non sapevo esattamente né che forma avrebbe avuto, né come avrei potuto definirlo. Avevo solo necessità che qualcuno, la mia Università – l’Università Cattolica del Sacro Cuore – una scelta fondamentale, mi mostrasse in che modo il mio non-essere-una-cosa-sola potesse essere organizzato in una forma armonica di costruzione della conoscenza. Appena laureato e con un treno già prenotato per andare a Roma a sostenere il concorso da Vice Commissario di Polizia ho accettato di fare un colloquio in una agenzia di pubblicità perché era impossibile e ingiusto resistere alla mia passione: scrivere, creare, inventare. Ho mollato la divisa e iniziato come copywriter occupandomi di tutto: dalle spedizioni, alle lamette da barba, alla bio-plastica. Diverse agenzie, campagne, esperienze, prodotti dopo – il lancio di Internet in Italia su tutti – e con la qualifica di Direttore Creativo sono entrato in IBM dove, all’interno di un open lab ante-litteram chiamato Business Innovation Centers, cercavano una figura “orizzontale” che potesse interagire con clienti per sviluppare progetti integrati di comunicazione, user-experience, tecnologia e strategia. Qualcosa di usuale oggi, di eccezionale allora. Mi sono occupato – digitalmente – di treni e commerce, di trading e piastrelle, di teatri o di come rendere più intelligenti le città. Ho iniziato a studiare le tematiche di accessibilità e occuparmi di auto a guida autonoma, mobile, Internet delle cose e, soprattutto, di come la multiforme e inarrestabile evoluzione tecnologica potesse essere d’aiuto alle persone più fragili per sostenere la loro indipendenza e preservare la loro dignità. Quella che è la mia vera specializzazione oggi. Nel frattempo, ho dato vita alla strategia sui canali social di IBM Italia, ho curato il brand, mi sono occupato di strategie di collaborazione, ma non ho mai smesso di spe-

rimentare direttamente cosa di buono si potesse fare con la tecnologia conservando un ruolo, quello di Direttore dell’Human Centric Solution Center di IBM Europa, che mi ha permesso di poter “attraversare” le competenze, gli skill, i modelli di business, i ruoli. E di provare tutto questo sul campo. Ho lasciato IBM nel 2014 per guidare il team di Tinaba.com con Matteo Arpe, sono stato uno dei soci fondatori della Talent Garden Innovation School, ho fatto da advisor a Stentle, fino a quando sono stato chiamato da IBM Research, a Cambridge, in Massachusetts, per costruire la pratica globale di intelligenza artificiale per l’invecchiamento attivo dove ho guidato per tre anni un team di 20 persone. Oggi lavoro all’MIT IBM Watson AI lab, una partnership da 250 milioni di dollari tra accademia e industria dedicata allo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale dove oltre ad essere program manager mi occupo di etica nell’AI senza, naturalmente, rinunciare al mio ruolo di subject matter expert in aging e longevity. Ho scritto quattro libri, l’ultimo sulle possibilità offerteci dalla ricerca di vivere forse in eterno e ho fondato una non-profit a New York dedicata a supportare le donne over-55 nelle loro transizioni di vita e carriera. È finita qui? Credo di no. Come si dice, bisogna stare attenti ai propri sogni: magari un giorno si avverano davvero.

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storie alumni

Progettare il futuro, l’incontro a Matera

Sud, talenti da valorizzare

 Per il presidente dell’Anpal Domenico Parisi l’agricoltura rappresenta oggi un’opportunità occupazionale, grazie all’introduzione di tecnologie che richiedono alte professionalità a missione dell’Università è aiutare gli studenti a capire e a valorizzare i giovani e le loro inclinazioni affinché siano utili per loro e per la società. Lo ha detto il rettore Franco Anelli aprendo i lavori dell’incontro Progettiamo il futuro, che si è tenuto lo scorso 11 maggio a Matera a Palazzo Viceconte. L’evento, realizzato in collaborazione con la community Alumni e l’Istituto Toniolo, rientra sia tra le iniziative promosse dall’Università Cattolica in occasione della 95° Giornata Universitaria sia tra gli incontri organizzati nell’ambito del progetto Università Cattolica incontra Matera 2019. Un’iniziativa che ha coinvoltoglialumnilucanidell’Ateneoecheèstata l’occasione per parlare dell’occupazione giovanile nel Sud del Paese con la presentazione dell’ultima edizione del Rapporto Giovani. «In una società complessa e fluida qual è la nostra – ha aggiunto il Rettore – i percorsi formativi universitari oggi sono meno lineari. In questo contestolacreativitàdeisingolistudentivaaccompagnata e guidata dall’università, che deve essere in grado di offrire proposte capaci di adattarsi alle istanze della società, intercettando anche i bisogni che vengono dal mercato del lavoro». Dopo i saluti istituzionali, è seguita la tavola rotonda a cui hanno partecipato docenti dell’Uni-

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versità Cattolica, professionisti e studenti lucani, rappresentanti del mondo culturale di Matera. Tra i relatori Domenico Parisi (nella foto), presidente Agenzia Nazionale politiche Attive lavoro – Anpal, Antonella Sciarrone Alibrandi, pro rettore e presidente Alumni Cattolica – Associazione Ludovico Necchi; Vito Gaudiano, amministratore delegato Openet Technologies; Ilaria Nitti, avvocato e alumna; Mirko Olivieri, studente dell’Università Cattolica impegnato nel progetto,Rossella Tarantino, manager Sviluppo e Relazioni Fondazione Matera – Basilicata 2019. Ha moderato il dibattito la giornalista de il Sole 24 Ore Eliana Di Caro. Secondo il presidente dell’Anpal, il Sud negli ultimi anni ha dimostrato di essere protagonista nella creazione di nuove attività economiche e di rappresentare ottimi esempi di eccellenza. Ci sono quindi grandi opportunità di crescita. Si tratta di trovare le soluzioni che possano capitalizzare queste opportunità. «Oggi siamo di fronte a un cambiamento nelle competenze richieste alle persone per affrontare il futuro del lavoro. Per essere immediatamente occupabili – work ready – ci sono tre caratteristiche fondamentali che il lavoratore deve possedere: le conoscenze di base, quindi i titoli, quella che

chiamiamo la preparazione accademica; una forte competenza tecnica, che possa essere riconosciuta dalle imprese, in questo ambito rientrano anche le competenze digitali e informatiche; l’esperienza lavorativa, essenziale per acquisire alcuni elementi chiave dell’occupabilità: capacità di lavoro di gruppo, autonomia, problem solving e pensiero critico». La laurea senza dubbio è utile per entrare nel mercato del lavoro e per la progressione di carriera – ha aggiunto Domenico Parisi – ma questo avviene solo se è accompagnata da competenze tecniche e formazione sul lavoro. «La missione dell’Università – ha concluso il pro rettore Antonella Sciarrone Alibrandi – deve essere quella di stare accanto ai giovani e di insegnargli a trovare il proprio posto nel mondo. L’Università deve aiutare i giovani a progettare il futuro e deve aiutare anche coloro che sono parte attiva del Paese a fare lo stesso per costruire insieme – studenti, laureati, professionisti – una progettualità complessiva sempre più necessaria».

LA CATTOLICA INCONTRA MATERA 2019

La cultura germoglia tra i Sassi

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ilano-Matera: una grande città del Nord e una p piccola città del Sud unite attraverso il ponte della cultura. È questo il progetto Università Cattolica incontra Matera 2019 promosso dall’Ateneo di largo Gemelli, dall’Istituto Giuseppe Toniolo, dalle diocesi di Matera, Potenza e Melfi, in collaborazione con Fondazione Matera 2019. Il progetto – sorto più di un anno fa in modo spontaneo tra professori e ricercatori di diverse Facoltà dell’Ateneo, legati per ragioni di origine, di studio e a volte solo per passione alla terra lucana – è stato illustrato dal pro rettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi alla presenza di Paolo Verri, direttore della Fondazione Matera-Basilicata 2019, nel corso di un incontro che si è tenuto lo scorso 26 marzo nella Sala Negri da Oleggio dell’Università Cattolica. Soddisfatto Verri che, in uno spirito di apertura e condivisione oltre i confini materani, colloca il progetto con la Cattolica, «per creare reti lunghe e stabili» e far sì che gli studenti un domani «possano tornare nel proprio territorio». Due le linee d’azione at-

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torno a cui il progetto si sviluppa. La prima è Lucania FutureLab, un progetto di alternanza scuola lavoro, che coinvolge oltre 220 alunni delle classi quarte di una decina di scuole tra istituti superiori e licei della Lucania e che si concluderà con una challengee nel corso della quale le scuole presenteranno il progetto a una giuria di esperti che decreterà il vincitore. La seconda è Mater Matera nei Chiostri, una serie di eventi culturali ed esibizioni che danno spazio allo straordinario patrimonio lucano, con l’obiettivo di portare Matera Capitale Europea della Cultura a Milano. Dà il via a queste attività culturali la mostra dedicata all’artista lucano Antonio Paradiso ((nella foto) con l’esposizione di sei opere di scultura installate nel Cortile d’Onore dell’Università Cattolica, a completamento della scultura Ascensione 2010-2011, donata dall’artista nel 2016 e collocata nel cortile Pio XI. Ricco il panel degli eventi in programma nei chiostri dell’Ateneo e per la città di Milano, tra gli appuntamenti nei mesi di

maggio e giugno: la presentazione del volume Treccani dedicato a Matera, con fotografie di Aurelio Amendola e testo di Giuseppe Lupo, il progetto didattico-culturale Matera Best seller a cura del Laboratorio di Editoria dell’Università, la presentazione al Salone del libro di Torino e poi in Cattolica del volume-antologia intitolato Libri tra i Sassi. Matera e la Basilicata nei maggiori casi editoriali e la lezione aperta di Paolo Colombo e Luca Falciola dal titolo Adriano Olivetti e il Primo PC. La grande opportunità perduta nel Cortile d’Onore dell’Ateneo di largo Gemelli. Tutte le attività del progetto Università Cattolica incontra Matera 2019 sono raccolte in un sito dedicato: https://www.unicatt.it/ unicattconmatera


storie alumni

La réunion, una rete di storie

Quando l’Università continua a educare

 I laureati di Scienze politiche e sociali si sono ritrovati per rinsaldare legami e per dimostrare quanta strada hanno fatto nel mondo professionale molti di quelli che hanno seguito questo ambito di studi

di Matteo Rigamonti* un’esperienza comune quella che lega gli ex studenti di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica che il 13 maggio si sono ritrovati in Largo Gemelli per la Réunion Alumni sul tema della professione globale. «Siete voi che rappresentate l’Università nella società» ha esordito il rettore Franco Anelli introducendo i lavori della rete sociale e professionale che l’Ateneo sta provando a tessere per offrire un ulteriore servizio ai laureati. «Siete voi – ha ribadito – che fate capire se questo è un luogo di formazione che ha valore, capace di trasmettere competenze e costruire personalità. Ma devo dire che, da questo punto di vista, i riscontri sono lusinghieri». Il Rettore si è detto «grato della disponibilità di quanti desiderano riallacciare i contatti con l’Università» e sorpreso «dall’enorme varietà di usi che fate di questo corso di laurea». Una laurea “fluida”, come l’ha definita, e che fa della “formazione multidisciplinare” un tratto distintivo, ha aggiunto il preside di Facoltà Guido Merzoni, convinto che «in un’epoca caratterizzata dall’individualismo la ripresa del valore della comunità sia più che mai decisivo». Alla tavola rotonda promossa dalla Alumni erano seduti sei professionisti di altrettante generazioni, tutti passati al vaglio di docenti del calibro di Gianfranco Miglio e Lorenzo Ornaghi, nell’arco di quasi mezzo secolo di vita accademica. C’erano manager di organizzazioni complesse specializzati nella gestione di risorse umane e processi innovativi come Cesare Baroni, Vice President Finance & Supply Chain in IBM, e Daniele Sacco, Group HR and Organisation Director del Gruppo Mondadori. Due giovani donne in carriera in ambito marketing e comunicazione quali Lidia Terlicher, People Development & Busi-

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ness partner presso Havas Media Group, e Giuditta Villa, Business and Corporate Communication Director in Ayming. E ancora: Marco Lucchin, specialista in lobbying e consulente di investimenti tra Ispromedia ed Eurasiatx, e Luciano Ghelfi, giornalista del TG2, in qualità di moderatore. «Scienze politiche e sociali mi ha aperto la mente e insegnato un metodo» ha rotto il ghiaccio Baroni, laureato nel 1987 e ora alla guida di un team di 2.400 professionisti dislocati in cinque continenti; «studiare con i compagni di corso, inoltre, mi ha fatto scoprire il valore di quella che gli inglesi chiamano coopetition». Lucchin, laureato nel 2012, si occupa di consulenza per investimenti in Paesi a medio rischio: «in queste aule ho imparato l’approccio omnicomprensivo delle relazioni internazionali e l’elasticità necessaria per rispondere alle situazioni che incontro ogni giorno». Sacco, graduatosi solo un anno prima di Baroni, proviene da una carriera di manager delle risorse umane in aziende come Hp, Kraft, Ferrero e ora Mondadori: «il bagaglio culturale e metodologico di Scienze politiche – ha spiegato – mi ha insegnato ad affrontare con rigore e meto-

do le organizzazioni complesse, a scoprire e comprendere regolarità nei comportamenti umani». «Provarci sempre e sperimentare continuamente, in anni in cui le risorse umane stanno attraversando notevoli cambiamenti». Ecco cosa ha appreso e messo in pratica Terlicher nei sette anni di Havas, dove si è specializzata in smart working e welfare aziendale dopo la laurea nel 2013 e uno stage ottenuto proprio grazie alla Cattolica. Villa, laureatasi nove anni prima, è invece fresca di una promozione giunta grazie al suo percorso di formazione perché «capace di guardare alle persone capitalizzando le loro esperienze, attenta alle necessità del cliente e del mercato, competente per quanto attiene la sfera diplomatica e internazionale». Anche al giornalista Ghelfi il bagaglio fornito dalla Facoltà è servito moltissimo: «esami come statistica, sociologia e metodologie delle scienze sociali sono estremamente importanti per leggere la società odierna». Ecco cosa hanno scoperto di sé e raccontato questo inedito team di uomini e donne. E ciascuno degli Alumni che hanno gremito l’aula Pio XI per la Réunion di Facoltà potrebbe sottoscrivere alla luce della propria esperienza. «A conferma – ha ricordato infine il direttore di sede Mario Gatti, anch’egli laureato in Scienze politiche alla Cattolica di Milano – che le aule dell’Ateneo fondato da padre Agostino Gemelli continuano a educare». Lo dimostra il fatto, ha concluso, che «l’educazione qui ricevuta vive di una profondità e preoccupazione metodologica tali da rivelarsi capace di mettere insieme persino generazioni diverse tra loro». Anche dopo la laurea. * Giornalista e alumno della facoltà di Scienze politiche e sociali PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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ne ha fatta di strada

CARDIOLOGO A LONDRA

con i bambini nel cuore Da Lamezia Terme a Roma, p poi Parigi, g Milano e oggi gg Londra. Èq questa la strada p percorsa dal dottor Gianfranco Butera, cardiologo g p pediatra, esperto di cateterismo interventistico nelle cardiopatie p congenite g che p per p primo ha sviluppato, pp in modo strutturato, un p programma g di cardiologia g interventistica fetale intervenendo su p patologie g cardiache che avrebbero compromesso la vita del nascituro

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opo il liceo scientifico a Lamezia Terme, il dottor Butera si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma dove consegue la laurea nel 1993, fino a agli studi Specialistici in Pediatria.

Come ricorda quegli anni di studio trascorsi in Cattolica? Venivo da una piccola città del Sud d’Italia ma portavo con me la forza dei valori familiari ed umani caratteristici del nostro Paese e della tradizione cattolica. L’esperienza in Università ha però rappresentato la possibilità di fare sbocciare quei valori e portarli ad ulteriore compimento. La vita nei collegi universitari è stata un’esperienza di indipendenza, convivenza, talora non facile, ma ricca d’incontri preziosi e di nascita di amicizie durature. Molto importante è stata la guida sapiente degli assistenti spirituali quali Don Roberto De Odorico, Don Lorenzo Leuzzi, Don Gianni Zappa. Infine la scoperta dell’amore e la creazione di un progetto di vita 12

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familiare con mia moglie conosciuta tra i banchi dell’Università. Ricordo poi infine i lunghi giorni di studio, la responsabilità verso i sacrifici dei miei genitori, la gioia e la spensieratezza dei periodi che seguivano i giorni impegnativi degli esami.

La scelta dell’Università Cattolica è stata significativa nel suo percorso formativo e professionale? Direi proprio di sì perché ho avuto la possibilità di far crescere la mia cultura medica in un ambiente organizzato e ordinato. Il livello scientifico dei professori è sempre stato molto elevato e molti docenti hanno rappresentato un chiaro esempio d’impegno e professionalità. La presenza inoltre di un’atmosfera cattolica mai oppressiva, ha ulteriormente fatto sviluppare la mia attenzione verso la persona nella sua interezza familiare e sociale e non solo come “patologia” o come “organo”. A questo riguardo, molto formativa, è stata l’esperienza con il gruppo Tobia: volontari impegnati a promuovere iniziative per far trascorrere meglio ai malati il lungo tempo delle degenze ospedaliere. In quel periodo c’è stato anche l’anno di Servizio Civile presso la Caritas Diocesana, in cui ho lavorato come medico nell’ambulatorio di Via Marsala vicino alla sta-


ne ha fatta di strada dulto del St Thomas’ Hospital e dell’Evelina Children’s Hospital di Londra. Queste strutture rappresentano un punto di riferimento internazionale nell’ambito del trattamento trans catetere delle cardiopatie congenite. Qui sono nate le procedure fetali, le procedure di angioplastica valvolare pediatrica e molte altre procedure tuttora utilizzate nel mondo. è quindi un grande onore per me aver ricevuto l’incarico di dirigere questa struttura e di portare il bagaglio di passione, entusiasmo, esperienze e idee che ho maturato nel tempo.

zione Termini, e poi come medico su un camper attrezzato nei campi nomadi delle periferie romane. Nel 1996 si è trasferito per qualche anno a Parigi, all’Ospedale Necker Enfants Malades, dove si è specializzato in cardiologia pediatrica e cardiopatie congenite. In quegli anni collabora con i professori Kachaner, Sidi e con il professor Bonhoeffer, il grande pioniere delle valvole trans catetere... «Ho avuto il privilegio di collaborare con loro a tanti progetti scientifici, perfezionando così la mia formazione e acquisendo il diploma Universitario in Cardiologia Pediatrica dell’Università Paris V. Nel 2000 sono tornato a Milano e ho iniziato la mia carriera professionale presso il policlinico San Donato Milanese IRCCS, dove ho lavorato fino a qualche mese fa. Contemporaneamente, in quel periodo, ho completato la mia formazione con la specializzazione in car-

diologia, e nell’ambito della ricerca con il conseguimento del diploma del Global Clinical Scholars Research Program dell’Harvard Medical School di Boston». Da qualche mese si è trasferito a Londra, di che cosa si occupa attualmente? Sono stato contattato per assumere la direzione del reparto di emodinamica delle cardiopatie congenite del bambino e dell’a-

Autore di più di duecento articoli specialistici e di vari testi specialistici, Gianfranco Butera ha coordinato oltre 40 autori internazionali per la redazione dello studio Cardiac Catheterization for congenital heart disease: from fetal life to adulthood (Springer- Nature, 2015). Un testo che è già stato scaricato in rete più di 70.000 volte e rappresenta un riferimento per la formazione, tanto che

Quali sono le novità in ambito clinico per le cardiopatie congenite? In primo luogo, le novità riguardano lo sviluppo di nuovi materiali per il trattamento delle patologie valvolari nell’ambito delle cardiopatie congenite. Un altro aspetto di innovazione riguarda l’integrazione di varie modalità di acquisizione delle immagini (ecografia, TC, Risonanza, angiografia) per guidare le procedure interventistiche: la realtà aumentata e l’olografia sono vicine ad essere utilizzate in ambito clinico. Qui a Londra sto collaborando con un progetto che ha lo scopo di integrare tutte le modalità di imaging in un’unica piattaforma che ci guidi nei nostri interventi. Un altro ambito riguarda l’interazione con ingegneri biomedici che consentono di simulare le procedure prima di effettuarle e di modellizzare le patologie allo scopo di migliorare la comprensione dei meccanismi patologici. Con il supporto dell’Editore internazionale Springer-Nature e insieme a

è stato tradotto anche in cinese nel 2016. Butera è stato presidente del Working Group of interventional Cardiology della European Association of Pediatric Cardiology nonché visiting professor in varie università internazionali come Pechino, Bordeaux e Boston. Infine è associate member dell’Harvard Medical Alumni Association (HMAA) dal 2015. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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ne ha fatta di strada eravamo arrivati dall’Italia per visitare i bambini ammalati di cuore. Lungo la strada i bambini erano vestiti a festa, ornati con fiocchi rosa meravigliosi. Guardo con attenzione: è carta igienica; poveri materiali ma con la fantasia ed il calore dell’accoglienza sono impagabili!

GIANFRANCO BUTERA NEL SUO LAVORO QUOTIDIANO APPLICA E MANTIENE SEMPRE VIVO UNO DEGLI INSEGNAMENTI FONDAMENTALI DI BADEN POWELL «GUARDATE LONTANO, E QUANDO CREDETE DI STAR GUARDANDO LONTANO, GUARDATE ANCOR PIÙ LONTANO»

molti ingegneri e medici sto sviluppando un progetto editoriale su questo affascinante argomento. Sfruttando materiali già esistenti, ma con un approccio innovativo, è possibile trattare patologie ancora considerate di sola pertinenza chirurgica. Ad esempio il caso del difetto interatriale seno venoso di una paziente non suscettibile di chirurgia e molto compromessa, che ho trattato proprio prima di trasferirmi a Londra ed è stato il primo del genere in Europa. Infine, durante questi primi mesi londinesi, sto prendendo contatti per sfruttare i progressi delle nanotecnologie e dei biomateriali al fine di sviluppare nuovi stent e valvole più innovativi ed efficaci. Oltre al suo impegno professionale, da più di 15 anni sta portando avanti un progetto umanitario di sviluppo della cardiologia e cardiochirurgia pediatrica in Camerun con il Cardiac Centre Shisong... In Africa sub-sahariana non esisteva un centro di questo genere ed in Africa le cardiopatie rappresentano la seconda causa di morte tra i bambini. Per questo abbiamo formato diversi medici e volontari, creando un Centro cardiopatico gestito dalle suore francescane di Bressanone. Questo Centro è stato sviluppato con la preziosa collaborazione dell’Associazione 14

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Bambini Cardiopatici del mondo, dell’Associazione Cuore fratello e dei Missionari Cappuccini della Lombardia (Padre Angelo Pagano). Ricordo con particolare emozione il primo viaggio a Shisong-Camerun per l’inaugurazione dell’ambulatorio di cardiologia nel 2002. Eravamo ancora molto lontani da Shisong ma nei villaggi che attraversavamo incontravamo una festa incredibile. Avevano saputo che

E una volta arrivati a Shisong com’era la situazione? Arrivati a Shisong ci trovammo davanti il piazzale dell’ospedale gremito di mamme e bambini in attesa della visita al cuore. Per alcuni era la prima visita cardiologica della loro vita. Iniziammo subito a visitare i bambini che già da alcuni giorni erano in attesa all’ingresso dell’ambulatorio con le loro mamme. L’inaugurazione avvenne qualche giorno dopo e ci fu ancora un’esplosione di colori, gioia ed entusiasmo, canti e balli. Anche noi fummo trascinati! Durante la messa il vangelo è stato quello dei talenti: quale messaggio più appropriato! Bisogna darsi da fare! Il progetto è proseguito negli anni successivi fino ad arrivare alla formazione di medici e personale locale, all’apertura di un centro di cardiochirurgia e cardiologia interventistica moderno. Medici locali in questo Centro effettuano oggi circa 120-150 procedure cardiochirurgiche ed interventistiche all’anno.

Panoramica del Shisong Cardiac Center in Cameroon


postcards

Gli studenti della Cattolica p protagonisti g dei p programmi g di studio e stage g all’estero raccontano a “Presenza” la loro esperienza. p Scrivete a: postcards.presenza@unicatt.it Giulia Fraschini A Shanghai al fianco di project manager ieci giorni in Cina con il progetto promosso da COMAU (COnsorzio MAcchine Utensili), azienda leader nel campo dell’automazione presente a livello globale. Il mio Summer Program cinese mi ha segnato, mi ha arricchito da tutti i punti di vista. Mi ha permesso di conoscere una nuova cultura attraverso il contatto con persone nate e vissute lì. La cultura cinese è totalmente differente da quella italiana. I cinesi sono persone che devono essere scoperte poco per volta in quanto hanno un carattere molto timido e chiuso, però uno degli aspetti che li caratterizza è la generosità, una virtù bellissima che mi ha davvero colpito nel profondo. Un esempio è stato il mio compagno di corso Rico, un ragazzo che lavorava presso COMAU, ma che al tempo stesso seguiva le lezioni con noi. Facendo molto spesso parte dello stesso team, si è creato un rapporto di amicizia, tanto che lui si interessava costantemente del benessere del gruppo. Sono partita per Shanghai con l’obiettivo di dare un esame e devo ammettere che inizialmente mi sono trovata un po’ in difficoltà principalmente per i ritmi che dovevamo sostenere. Sono stati dieci giorni molti intensivi quelli all’interno della PPM School, Project and People Management

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School. Durante questo periodo ci siamo focalizzati su quali sono le metodologie giuste e gli strumenti necessari per gestire e supervisionare un progetto e inoltre, abbiamo studiato le tecniche in modo tale da riuscire a guidare le persone a raggiungere il risultato finale a livello lavorativo. Uno degli aspetti maggiormente interessanti è stato simulare di essere manager o project manager per un giorno. Stando a contatto con i veri manager o project manager per una giornata intera, abbiamo partecipato ai loro meeting, abbiamo interagito e ci siamo confrontati su vari temi e/o progetti che stavano gestendo quel momento, p proprio p come in q fossimo dei loro colleghi. È stata un’esperienza che mi ha permesso di capire come devono essere gestite le difficoltà che possono insorgere durante il lavoro e che alla fine con l’aiuto di ogni singolo membro del proprio team si può arrivare all’obiettivo che ci si è prefissati. Grazie a questa esperienza sono riuscita a migliorare le mie competenze di team-working, di confrontarsi con altre persone e di scambiarsi idee, talvolta differenti, ma con l’obiettivo comune di raggiungere lo stesso risultato. Bisogna imparare ad ascoltare le persone che si hanno di fronte e anche se si hanno opinioni diverse, con pazienza e con la volontà di voler imparare e conoscere, alla fine si riuscirà sempre a trovare un punto in comune. Uno degli aspetti su cui hanno

spinto molto i nostri trainer è stato il public speaking: non nascondo che inizialmente non è stato semplice, ma grazie al supporto e ai consigli che ci sono stati dati sono riuscita a trovare più sicurezza in me stessa e ad avere più confidenza con lo “stage”. Abbiamo avuto la fortuna di visitare la General Motors, azienda produttrice di autoveicoli presente a livello globale attraverso vari marchi. Grazie alla spiegazione di una guida abbiamo visto le varie fasi di assemblaggio e montaggio delle auto e il fatto più affascinante è stato vedere come lavoravano i robot: sembrava quasi che danzassero mentre svolgevano la propria attività. Per concludere non è mancato il tempo nel week-end di visitare la città antica Han Xiang, sempre vicino a Shanghai; durante il tour, in mezzo alle piantagioni di loto, si poteva captare una tranquillità e un’atmosfera del tutto surreale, completamente opposta al traffico e alla moltitudine di gente che invece si trova nella metropoli. Di Opera (Mi), corso di laurea magistrale in Mercati e strategie d’impresa, facoltà di Economia, campus di Milano

Alessandra Scazzina Un summer program indimenticabile l sole inizia a calare sul molo di Santa Monica e mi preparo ad assistere dall’altra parte del mondo a uno degli spettacoli

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più belli che la natura ci possa regalare ogni giorno: il tramonto. E rimango stupita dalla velocità con cui il sole scompare dietro la linea g dall’ocedell’orizzonte segnata ano. È quando siamo lontani da quella che viene ormai comunemente definita come comfort zone che impariamo a cogliere la bellezza della quotidianità. Da quel tramonto visto la prima sera trascorsa in California ho sempre cercato di non perdermelo mai e di andare sempre in un posto diverso da cui poterlo ammirare: il Griffith Observatory accanto alla famosa scritta di Hollywood, il Grand Canyon per toccare con mano la piccolezza umana di fronte all’immensità della natura, Malibù, Manhattan Beach, i rooftop di Los Angeles per vedere il sole scomparire dietro i palazzi della seconda città più popolata d’America. Mi sono imbattuta per puro caso nel programma di sei settimane organizzato da Ucla in Global leadership, management and new business strategies e non appena ho letto il titolo ho subito pensato che fosse l’opportunità giusta per me: il mio sogno era quello di fare un’esperienza all’estero durante l’estate in un prestigioso campus universitario americano nell’ambito dell’international business e questo Summer Program era perfetto. Il viaggio è stato lungo, ma avere la possibilità di vedere, vivere e studiare in una università americana, come Ucla, è stato veramente qualcosa di indimenticabile. Los Angeles è una città che sembra essere composta, a sua volta, da PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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postcards Ilaria Brutti Hong Kong, uno stage da svolta asciare l’Italia per andare all’estero a fare uno stage è il modo migliore per dare una svolta al proprio percorso accademico. Ho avuto l’opportunità di lavorare per CITIC Telecom International, azienda appartenente al gruppo cinese CITIC, e di sentirmi parte di un team splendido, che dal primo momento ha cercato di inserirmi, avvicinarmi alla propria cultura e accertarsi che la mia permanenza a Hong Kong fosse più piacevole possibile. In quanto Sales Intern, ho avuto l’occasione di partecipare a numerosi eventi di settore, soprattutto alla Camera di Commercio Inglese, con l’obiettivo di attrarre potenziali clienti. Da subito ho toccato con mano cosa significasse lavorare in questo dipartimento e ho avuto una conferma in più che questo ruolo fa proprio per me. L’entusiasmo con cui i miei colleghi e i miei superiori hanno sostenuto le mie attività e le mie proposte in azienda mi ha fatto capire quanto effettivamente ci sia spazio per chi ha voglia di fare. Non è stato difficile creare nuove amicizie e tessere una rete di conoscenze sia professionali che non. Ed è ciò che ha reso il mio viaggio un’esperienza unica. La naturalezza e la facilità con cui si sono instaurate le relazioni con gli asiatici e con gli expat mi hanno permesso di partecipare a conversazioni arricchenti sotto ogni profilo. Se è vero che trascorrere del tempo all’estero a contatto con diverse realtà è un ottimo modo per crescere, allora ad Hong Kong posso dire di aver ampliato ancora una volta i miei orizzonti. La condivisione dell’alloggio con altri studenti internazionali e la cura dei rapporti tra gli stessi sono aspetti a cui InternGroup ha prestato molta attenzione. Le gite e le escursioni sono state un ottimo modo per socializzare, scoprire i segreti della cultura locale e assaggiare il cibo tipico. Situato in una posizione strategica, l’appar-

L tante piccole città. Infatti, ogni quartiere dà l’impressione di una cittadina a sé stante: da Downtown, il centro di LA, con i suoi grattacieli, i famosi rooftop e le sedi di importanti aziende nel campo finanziario, a Beverly Hills e Bel Air con le loro case con giardini sempre curati, passando per Hollywood ai quartieri multietnici, come Little Tokyo e China Town, fino ad arrivare a Westwood ovvero il quartiere quasi interamente occupato dalla mia università. Il campo di Ucla è davvero immenso e oltre alla grandezza del campus, quello che colpisce è la presenza di così tante aree verdi e di scoiattoli abituati agli sguardi curiosi degli studenti. Le lezioni erano tenute da professori che prima di essere tali, sono manager: questo è un grande valore aggiunto che consente di capire veramente come i concetti appresi in università trovino un’applicazione nella realtà aziendale di tutti i giorni. Il metodo universitario italiano è diverso da quello americano, basato sulla frequenza e partecipazione in aula, dove gli studenti sono incoraggiati a dare il proprio contributo all’interno di un processo di apprendimento costruttivo in cui tutti insieme come classe siamo stati invitati in più occasioni ad arrivare alla soluzione di un problema reale di un’azienda. Oltre alla partecipazione in aula, la valutazione è basata su numerosi assignmentt sia individuali, sia di gruppo, per applicare i concetti teorici a casi aziendali reali, e su presentazioni in aula davanti ai propri compagni e ai professori per sviluppare sempre più le soft skill legate alla comunicazione in pubblico. Inoltre, i professori ci hanno aiutato a capire di più noi stessi, i nostri punti di forza e di debolezza e come saperli sfruttare al meglio per poter raggiungere i nostri obiettivi personali. Tra una lezione e l’altra ho avuto la possibilità di visitare molti luoghi e da questi viaggi sono rimasta colpita da quanto il paesaggio e la cultura possano cambiare da 16

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uno Stato americano all’altro e addirittura all’interno dello stesso Stato: durante il tragitto per giungere al Grand Canyon ho attraversato diversi Stati, partendo dal sole californiano passando per il deserto del Nevada fino al cuore delle riserve indiane in Arizona. Durante le sei settimane trascorse alla Ucla ho avuto la possibilità di migliorare il mio livello di inglese, cercando di diventare più sciolta nella conversazione. Inoltre, noi studenti alloggiavamo presso uno dei residence all’interno del campus e ho avuto la grande fortuna di condividere la mia piccola stanza con una ragazza cinese, Kelly: alla sera, una volta tornata in stanza, era ormai diventata abitudine parlare con lei di quello che avevamo fatto durante la giornata e mi divertivo a confrontare le abitudini italiane con quelle cinesi. Da una delle nostre conversazioni una cosa in particolare mi ha colpito: per i ragazzi cinesi è più difficile andare all’estero poiché mentre in Europa tutti gli stati sono vicini l’uno all’altro, nel loro caso è la Cina stessa a essere grande all’incirca come l’intera Europa! Oltre a Kelly, ho conosciuto altri ragazzi che frequentavano, come me, la Summer Session alla Ucla e che provenivano da tutto il mondo: Costa Rica, India, Nigeria, Svezia, Inghilterra, Messico, Repubblica Ceca, Turchia... Questa esperienza è stata molto significativa per me poiché mi sono messa per la prima volta alla prova in un Paese straniero a 9.791 km da casa e ho potuto osservare e conoscere la sua cultura ed entrarne a far parte, anche se per un breve periodo. Un consiglio? Fate più esperienze possibili, per quanto brevi possano essere poiché ciascuna di loro vi regala qualcosa e quando tornate non siete più gli stessi. 23 anni, di Besenzone (Pc), studentessa del secondo anno della laurea magistrale in Global Business Management, facoltà di Economia e Giurisprudenza, campus di Piacenza

tamento a disposizione era molto confortevole e un vero e proprio punto di ritrovo per i ragazzi. La mia passione per le lingue straniere mi ha permesso di aggiungere alla conoscenza di inglese, russo e spagnolo, qualche parola ed espressione in cantonese. Senza accorgermene, con questo piccolo gesto, mi sono guadagnata la stima degli Hong Kongesi, un popolo dalla gentilezza ammirabile, che quotidianamente ha avuto la pazienza di insegnarmi questa varietà di cinese. Anche se solo per due mesi, il legame con tutti i miei amici era talmente intenso che, salutandoci tra lacrime e abbracci, sono stata invitata a tornare da loro e sono certa che lo farò! Vivere tutto questo in una città come Hong Kong non è stato altro che il valore aggiunto. Questa metropoli, in cui l’apertura internazionale si intreccia a una cultura asiatica fatta di rispetto e dedizione, è il luogo adatto per mettersi in gioco. A volte bisogna solo chiudere la valigia e partire per nuove avventure. 24 anni, di Vittorio Veneto (Tv), studentessa della laurea magistrale in Scienze linguistiche, indirizzo Management internazionale, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere

Vera Brunelli Un seme piantato nel cuore alorizzare ogni singola cosa che si possiede e ogni singolo incontro: è lo spirito con cui ho intrapreso la mia esperienza di volontariato in Uganda. Nel nostro Paese pochi si accorgono di come ci stiamo arricchendo di culture che richiedono di essere riconosciute e valorizzate. In questo un compito importante lo riveste la scuola: essendo una “terra di confine”, dunque ricca di risorse, dovrebbe cogliere ogni occasione per educare fin da piccoli al confronto con l’Altro. Tra le esperienze più importanti di questo viaggio, ricordo quando

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postcards noi volontari italiani siamo stati invitati a interrare delle piccole piantine nel giardino della scuola: è stato un momento importante perché, oltre ad aver lasciato la nostra impronta, sapevamo che anche dentro di noi stavamo seminando qualcosa. Un seme che ci è stato regalato dal Charity Work Program, dall’Associazione Italia Uganda Onlus, ma soprattutto dalla gente che ci ha accolte a braccia aperte in Africa. A noi volontarie è stata data la possibilità di conoscere le loro realtà, anche quelle più dure. Abbiamo visitato una delle zone più povere del paese, dove molti degli alunni conosciuti a scuola vivono ogni giorno: le case con una sola stanza, dove i materassi durante il giorno vengono legati al soffitto per guadagnare qualche metro di spazio, la mancanza di corrente elettrica, il difficile accesso all’acqua potabile e ai medicinali sono stati elementi che hanno suscitato in me molte domande, alle quali non si può rispondere solo con la parola povertà. Per quattro settimane io, Giulia e Sara abbiamo vissuto la maggior parte delle nostre giornate all’interno di una scuola e, frequentando il corso di studi di Scienze della formazione primaria, questo progetto è stato per me un banco di prova. Per le prime tre settimane abbiamo partecipato alle lezioni e assistito gli insegnanti durante la somministrazione degli esami, mentre l’ultima settimana avremmo dovuto realizzare nelle classi i progetti abbozzati in Italia. Ma le aspettative prima della partenza erano diverse. Durante la mia prima lezione mi sono infatti trovata in una realtà scolastica molto diversa rispetto a quella italiana: in una classe spoglia di materiali e spunti, avevo di fronte a me 80 alunni con delle aspettative grandi tanto quanto la lavagna nera alle mie spalle che occupava p q quasi tutta la p parete. È stato questo il momento in cui ho pensato al vero compito di un’insegnante: non importa quante risorse tu abbia, l’importante è essere consapevole che con te ci sono delle bambine e dei bambini, seduti l’uno vicino all’altro, con in mano una matita quasi finita e un piccolo foglio di carta stropicciato, impazienti di imparare qualcosa. Quello che ci ha accomunati è stata proprio la voglia di scoprire. Penso di non aver mai riempito di scritte quella lavagna, come

invece un insegnante è solito fare: ho abbandonato l’amico fidato di tutti i docenti, e mi sono seduta accanto a loro, il mio obiettivo non era più quello di insegnare loro qualcosa, ma di conoscerci. Questa novità ha colpito loro ma ha stupito anche me. A partire dalla loro creatività: dove spesso vedevo la mancanza di risorse loro riuscivano a trovare sempre il lato positivo. Ricordo quando, durante una pausa dalle lezioni, ho visto alcuni bambini giocare con le fascette di plastica, quelle attaccate attorno alle bottiglie: le usavano come macchinine e facevano a gara a chi, con il soffio, le faceva rotolare più lontano; oppure quando ho mostrato ad alcuni bambini una tavolozza di colori ad acquerello e loro, nonostante fossero in 20, hanno preso un foglio e hanno iniziato a colorare usando le proprie dita, non preoccupandosi di non avere un pennello. Lì inizialmente guardavo la realtà con occhio critico, come spesso accade di fare qui in Italia, ma, con il tempo, i rapporti che ho instaurato mi hanno permesso di valorizzare anche le piccole cose, di guardare gli altri e certe situazioni come delle risorse: credo sia questa l’impronta che queste persone hanno lasciato in me, un seme che ora sta lentamente germogliando. 21 anni, di Lumezzane (Bs), studentessa al quarto anno del corso di laurea a ciclo unico in Scienze della formazione primaria, facoltà di Scienze della formazione, campus di Brescia

Alice Dinegro Un Erasmus dal cuore grande

soprattutto la cartina del Portogallo, appesa proprio di fonte al letto, dove ho segnato tutte le città che ho visitato in questi mesi. Sono un numero considerevole, non mi posso lamentare, anche se non essere riuscita ad arrivare fino a sud, a Faro, mi disturba un po’. Abbasso lo sguardo e vedo ciò che fino ad allora ho cercato di evitare: aperti per terra, uno a destra e uno a sinistra del letto, ci sono i miei bagagli, strapieni. I mobili, in realtà, son vuoti. Oggi è il mio ultimo giorno di Erasmus e, se si potesse sentire il mio tono, lo dico come una condanna. Ieri ho cercato di far entrare in due valigie da 20 chili gli ultimi sei mesi della mia vita. Impresa impossibile. Ci ho certamente messo dentro i miei vestiti e i miei libri, in italiano, inglese e portoghese. Poi c’è la cartelletta: contiene tutti i documenti ufficiali dell’Erasmus, le fotocopie del documento d’identità, le autorizzazioni per la ricerca tesi ma raccoglie anche tutte le “prove” dei miei viaggi: biglietti aerei, tickets dei musei, abbonamento dei mezzi, flyer informativi, biglietti da visita dei vari locali visitati, depliant turistici. Infine, tra astucci e accessori, ci sono due bottiglie di porto: un branco e un tawny, le mie qualità preferite; mi vedo già sorseggiarne un bicchiere mentre, dall’Italia, ripenso al mio Portogallo. Mio, sì. Perché quando vivi un Erasmus il tuo cuore sembra farsi più grande: tutto l’affetto che provavi per la tua famiglia, la tua città, la tua nazione, ora è diventato doppio, verso un’altra casa, un’altra famiglia, un’altra nazione. Scopri di avere un mare di emozioni nuove e fortissime verso i posti in cui hai vissuto e le persone con

cui hai condiviso sei mesi della tua vita. Tra tutte queste, c’è anche (e a tratti soprattutto) la gelosia. La mia ultima giornata a Porto è dedicata ai saluti: i più intimi, ai luoghi che ho amato; i più dolorosi, alle persone con cui ho condiviso la mia vita. Ogni posto in cui passo mi fa venire in mente momenti bellissimi, fatti di risate, chiacchiere, scambi di confidenze e, sempre di più, oltre all’amore si fa strada la malinconia e la tristezza. Dall’oceano al fiume, dal faro in Foz al quartiere dei pescatori Afurada, dalle cantine di Vila Nova de Gaia al teatro Casa da Musica, fino alla mia casetta in Rua do Monte Alegre. I miei amici mi fanno tornare il sorriso, per poi far finalmente scoppiare le lacrime quando hanno la buona idea di regalarmi una nostra foto. E si comincia a contare: l’ultima pastel de nata, l’ultimo aperitivo, l’ultimo bicchiere di porto, l’ultima cena tutti insieme, le ultime risate, gli ultimi abbracci, gli ultimi minuti di una parte della mia vita che non tornerà mai più, ma che è stata così prepotentemente bella, piena, ricca di emozioni, esperienze, lezioni di vita che rivivrei di corsa dall’inizio, anche a costo di versare di nuovo, alla fine, qualche lacrima. Ho lasciato Porto, ma l’Erasmus no, quello per me non è finito. Non sono finite le amicizie, non è terminata la voglia (quasi famelica) di scoprire, di imparare, di viaggiare, di conoscere persone, tradizioni, cibi nuovi, né dimenticherò mai i grandi insegnamenti di accoglienza, inclusione, flessibilità, capacità di adattamento, dinamicità, curiosità, spinta ad aiutare, scambiare e condividere ciò che si ha e si sa. Nessuno potrà mai più farmi tornare indietro, perché l’Erasmus non è una parentesi isolata della mia vita: è un modo di essere che non finirà mai. 24 anni, di Novara, studentessa laurea magistrale in Management per l’impresa, facoltà di Economia, campus di Milano

re 7. Suona la sveglia. Mi alzo di scatto sul letto, subito attenta, e mi guardo intorno: un cassettone stile ottocento, un armadio Ikea, un comodino in coppia con il cassettone (ma che per essere più cool è stato ridipinto di azzurro), una sedia, i miei libri. Poi alcune foto, sparse un po’ a caso o appoggiate sulla scrivania, e

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HALLO ITALIA

Matthew Burgos, g 22 anni, studente di ggiornalismo nelle Filippine, pp p ci racconta la sua esperienza p di studio nel campus p milanese dell’Università Cattolica dove frequenta q il secondo anno del corso di laurea in International Relations and Global Affairs della facoltà di Scienze p politiche e sociali. Da Mandaluyong a Milano, per approfondire nuovi interessi e riabbracciare i genitori

New challenges, new horizons wanted to challenge my learning experience and one ideal way was to study abroad. I decided to move to Milan since my parents live here. At first, I had planned to go back to the Philippines to finish my degree in Broadcast Journalism, but when I saw that Università Cattolica del Sacro Cuore has an undergraduate course on International Relations and Global Affairs (IRGA), a field far from my previous study, I wanted to take the shot at it. It would be challenging, but I was prepa-

meets my employability needs. It hones the right set of hard skills so that once I graduate, I already have a specific idea on how to tackle my tasks in the workplace. Inside the classroom, the teaching methods and activities are interactive and student-centered. The professors are encouraging and often ask for participation in the discussions. The materials presented are well-versed, easy to follow, and taught in layman’s terms to get the essence of the topics. Embedded activities such as group reports and presentations, individual essay-writing activities, and public speaking

red to put up with the challenge. Being an international student at UCSC, I get to reap the rewards of pursuing an international degree. In IRGA, taught entirely in English, I study with students of different nationalities and backgrounds who broaden my perspective on the international affairs and increase my intercultural awareness, interaction and sensitivity which further deepen my professional skills. I also meet a lot of new faces who can be acquaintances or friends, as well as potential contact persons for career reasons. The course also offers a tailored curriculum which

tasks are also integrated in the teaching methods. There are timely case studies related to the topics being discussed to support understanding of the lesson. There is also an effective two-way communication with my professors as they are available for consultation if I find any difficulties about the lesson or need any clarifications about it. Outside the classroom, the burnout vibe fades. The environment is laidback, well taken care of and looks more of a castle than a university. Since I love reading books, the library has a plethora of titles to borrow and read, and

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online resources to download and access to support my study needs. Situated at the heart of Milan, Università Cattolica is surrounded with beauty to treasure. I see historical structures every day with intrinsic and antique patterns mixed with contemporary architecture and a day trip is painless with the hassle-free transportation system in the city. At Università Cattolica, I have the opportunity to study in an international environ-

ment and the IRGA curriculum prepares my welfare when it comes to the professional field. Inside the classroom, the lecture materials are substantial and enriched with useful information. Embedded activities are great ways to help me fully understand the lesson. The professors are always at my disposal if I ever need any help about certain topics. Keeping these experiences in mind, I know I made the right choice to study at Università Cattolica.


ricerca

Ultimatum, il game delle decisioni eque

Il mio amico robot

 Psicologi della Cattolica e colleghi giapponesi hanno studiato l’interazione uomo-robot, coinvolgendo bambini che giocano con partner robotici particolari

l rapporto tra l’uomo e i robot è diventato il fulcro di un numero notevole di studi, alla luce della loro crescente integrazione in una varietà di campi, dal lavoro ai contesti educativi. Un team internazionale e interdisciplinare di ricercatori (psicologi e ingegneri robotici) della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica ((Antonella Marchetti, Davide Massaro, Cinzia Di Dio e Federico Manzi) e giapponesi (Shoji Itakura dell’Università di Kyoto; Takayuki Kanda dell’Università di Kyoto e dell’Advanced Telecommunications Research Institute International di Kyoto; Hiroshi Ishiguro dell’Università di Osaka e dell’Advanced Telecommunications Research Institute International di Kyoto) ha condotto uno studio sull’interazione uomo-robot che ha coinvolto bambini di 5 e 6 anni che giocano con altri bambini e partner robotici. Lo studio è stato pubblicato sull’International Journal of Social Robotics. «Da un paio d’anni l’interesse per l’interazione bambino-robot è una delle nostre linee di ricerca. Obiettivo dello studio è comprendere se i bambini si rapportino ai robot come ad agenti dotati di una Teoria della Mente, cioè di stati mentali soggettivi quali intenzioni, emozioni, desideri, credenze vere e false, e se agiscano con equità nei loro confronti, così come fanno nei confronti di partner umani» spiega Antonella Marchetti, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione e direttrice dell’Unità di Ricerca sulla Teoria della mente presso il Dipartimento di Psicologia.

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Come funziona il gioco che è stato utilizzato per valutare la propensione dei bambini all’equità? «È un gioco nato nell’ambito dell’economia comportamentale per comprendere come le persone prendono decisioni strategiche relative alle modalità di spartizione di un bene. Il gioco si chiama Ultimatum Game e ha la seguente regola: vi sono due partner e lo sperimentatore assegna a uno di essi il ruolo di Proponente (che propone come spartire il bene) e il Ricevente (che può solo accettare o rifiutare l’offerta fatta dal Proponente). Se il Ricevente accetta, l’offerta viene spartita come proposto dal Proponente, mentre se rifiuta nessuno dei due partner prende nulla. Quali sono stati i risultati del vostro studio? «La fascia d’età da noi esaminata è interessante in quanto si tratta di bambini in transizione verso i contesti scolastici, dove verranno sempre più confrontati con richieste di comportamenti equi e collaborativi con i pari. Inoltre, a 5-6 anni il bambino è capace di un pensiero ricorsivo di primo ordine a proposito degli stati mentali ed è dunque in grado di comprendere che gli altri possono avere credenze false». Parlando di falsa credenza, i robot possono sbagliare o mentire deliberatamente? «I robot che vengono usati nei contesti educativi sono programmati dall’uomo. Possono mentire solo se vengono programmati a farlo. Siamo ben lontani dal funzionamento di architetture cognitive

STUDIO UNICATT-FEEM

Arriva la nuova economia circolare

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economia circolare sta attraendo grande attenzione come nuovo paradigma socio-economico. Nell’economia europea e italiana sono stati raggiunti importanti risultati di circolarità materiale come esito delle politiche dei rifiuti e del riciclo già in campo da anni. Ad esempio, l’Indicatore di circolarità elaborato da Eurostat (Circularity in material use rate) pone l’Italia tra i Paesi europei con le migliori performance, con un valore di 16,6 nel 2016, rispetto al 11,4 delle Germania e al 11,7 della UE28. Esiste quindi una “vecchia economia circolare” che si consolida continuamente. Ma ne sta nascendo una “nuova”. A fare un bilancio di questo approccio economico è il rapporto su Circular Economy: Connecting research, industry, and policy, frutto della collaborazione tra Università Cattolica e Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem). Il rapporto, presentato lo scorso 10 maggio in largo Gemelli, è stato curato dal professor Roberto Zoboli con il contributo dei ricercatori di Seeds, il centro di ricerca interuniversitario sull’economia ambientale di cui la Cattolica fa parte. Il rapporto Unicatt-Feem indica che l’Economia Circolare può diventare più intensiva di ricerca e innovazione ed essere un’importante area di politica industriale e prospetta inoltre una Nuova Economia Circolare basata sull’innovazione e sull’integrazione con altre due transizioni: quella verso la Decarbonizzazione del sistema economico e quella verso la Bioeconomia.

artificiali basate capaci di un apprendimento indipendente dalla programmazione umana». Se ci sono, quali sono i vantaggi per i bambini nel percepire i robot come loro simili? «Quello che noi abbiamo scoperto è che i bambini, nell’Ultimatum Game, si comportano in modo analogo con i partner umani e robotici; inoltre, essi ritengono che anche i robot come gli altri bambini possano formarsi credenze false. Tuttavia, quando viene chiesto loro nel dettaglio se un robot può pensare, immaginare o sognare, e si confrontano le loro risposte con quelle date rispetto agli stati mentali degli altri bambini, si osservano interessanti differenze. I partner umani sono infatti concepiti come dotati di una varietà più ampia e articolata di stati mentali, cioè di un mondo interno soggettivo diverso e più ricco di quello dei robot». PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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ricerca

Rischio ridotto del 47% in pazienti con mutazione geni

Nuovo farmaco per il cancro del pancreas

 A dimostrarlo è lo studio Polo, presentato al 55o Congresso della Società americana di oncologia clinica (ASCO) e pubblicato sul New England Journal of Medicine n farmaco innovativo consente di raddoppiare la sopravvivenza libera da progressione in pazienti con cancro del pancreas con particolari alterazioni del Dna, individuate grazie all’analisi del profilo genico-molecolare del singolo paziente. Il farmaco di fatto dimezza il rischio di progressione per questi pazienti, che presentano alcuni specifici “difetti” (mutazioni) genetici, già riscontrati nei tumori dell’ovaio e della mammella È l’importante risultato frutto dello studio POLO sui tumori del pancreas presentato il 2 giugno al meeting annuale della American Society of Clinical Oncology – ASCO, che si è tenuto a Chicago, e sarà pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine. Lo studio vede protagonisti per l’Italia Giampaolo Tortora, professore di Oncologia Medica all’Università Cattolica e direttore del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS (nella foto; alla sua destra le vincitrici del Merit Award ASCO 2019: Maria Alessandra Calegari e Brunella Di Stefano), e Michele Reni, responsabile dell’Area di ricerca sui tumori del pancreas dell’Ospedale San Raffaele IRCCS di Milano. Lo studio è iniziato ed è stato in buona parte svolto dal professor Tortora presso l’Università di Verona, dove era docente di Oncologia Medica e Direttore della Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Integrata di Verona prima di approdare a Roma all’Università Cattolica e al Gemelli dove la ricerca è stata completata. POLO è uno studio internazionale molto rigoroso, randomizzato di Fase III con placebo, in doppio cieco in pazienti con adenocarcinoma del pancreas con mutazione nei geni BRCA1 e/o BRCA2 (gBRCAm)

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sottoposti per almeno 16 settimane a chemioterapia e non hanno avuto una progressione di malattia. “Parte dei pazienti arruolati nello studio – spiega Tortora – ha ricevuto olaparib (compresse da 300 mg/2 al dì) parte placebo, a partire da 4-8 settimane dopo l’ultima dose di chemioterapia, continuando fino a progressione o tossicità inaccettabile”. Circa il 7,5% dei pazienti con tumore del pancreas hanno queste mutazioni e quindi sono candidabili alla terapia con olaparib. Il farmaco, che si assume per bocca, è già in uso su altri tumori e funziona bloccando l’azione di un enzima che ripara il Dna, la proteina PARP, impedendo così il riparo dei danni provocati al DNA dalla chemioterapia precedente con derivati del platino. Attualmente le persone affette da tumori del pancreas metastatico hanno una sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) di soli 6 mesi circa. A oggi non si sono mai dimostrati efficaci trattamenti di mantenimento per migliorare la sopravvivenza di questi malati. Sono stati trattati 90 pazienti con olaparib e 61 con placebo. Lo studio POLO ha dimostrato un incremento significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza nei pazienti con gBRCAm che hanno ricevuto olaparib invece del placebo dopo chemioterapia, ottenendo una sopravvivenza media liberi da progressione di malattia di 7,4 vs. 3,8 mesi, riducendo quindi del 47% il rischio di progressione dei pazienti trattati. A 2 anni il 22.1% dei pazienti trattati con olaparib era libero da progressione di malattia rispetto al 9.6% di quelli trattati con placebo. La tollerabilità è risultata buona e in linea con quanto atteso sulla base dei trattamenti consueti con olaparib anche in altre malattie così come la valutazione della qualità della vita.

NEUROLOGIA

Vista migliore con occhi stimolati

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on una piccola stimolazione elettrica diretta dall’esterno, in modo assolutamente non invasivo, a retina e nervo ottico si possono ottenere dei miglioramenti visivi nei casi di ipovisione p p più o meno g grave. È quanto hanno dimostrato ricercatori e medici dell’Università Cattolica – sede di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. In uno studio su circa quaranta pazienti condotto da Giuseppe Granata, neurologo presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e coordinato da Paolo Maria Rossini, direttore dell’Area di Neuroscienze del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e docente di Neurologia all’Università Cattolica, pubblicato sulla rivista scientifica Brain Stimulation. Si è visto che un ciclo di stimolazioni effettuate per due settimane (cinque giorni su sette) per 20 minuti al giorno può generare, in una quota consistente di pazienti ipovedenti, un miglioramento della funzione visiva residua. Nello studio pubblicato su Brain Stimulation, con supporto del professor Benedetto Falsini, docente di Oftalmologia all’Università Cattolica, è stato dimostrato che in un gruppo di questi pazienti ipovedenti dopo ciascun ciclo di stimolazione vi è miglioramento oggettivo dell’ampiezza dei potenziali evocati visivi, ovvero della risposta cerebrale a stimoli luminosi. Gli esperti si sono avvalsi della ‘stimolazione elettrica transcranica’, una tecnica già in uso clinico per malattie quali la depressione maggiore. «Si tratta – spiega il dottor Granata – di una stimolazione elettrica non invasiva con corrente alternata che si applica vicino agli occhi mediante degli elettrodi a coppetta che il paziente percepisce al massimo come un piccolo formicolio o una leggerissima scossa elettrica. Secondo studi recenti la stimolazione sarebbe in grado di eccitare la retina e in parte anche il nervo ottico».


ricerca

Uno sguardo negli abissi del Benaco

Così la Marina svela i segreti del Garda

 Un’indagine batimetrica dei fondali ha prodotto una fotografia inedita del lago: immagini, dati e grafici per simulare le mutazioni delle acque lacustri dovute ai cambiamenti climatici n’indagine batimetrica dei fondali, realizzata dalla Marina Militare e dall’Università Cattolica, ha prodotto una fotografia inedita del lago: immagini, dati e grafici per simulare le mutazioni delle acque del Benaco dovute ai cambiamenti climatici, con un grado di qualità e dettagli che non ha precedenti in tutte le campagne finora effettuate. Canali, rilievi subacquei e anche crateri: i particolari rilevati dal progetto strategico d’Ateneo ACCURATE – Accurate Climate Change Unified Risk Assessment for Territory and Environment in sub-alpine lakes aiutaranno a ricostruire con precisione la storia geologica della formazione del lago di Garda e, in correlazione con i dati relativi al sedimento già raccolti dalla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università Cattolica in collaborazione col CNR nel progetto Green Lake, ricostruire sismi avvenuti in passato e tracciare una mappa di rischio specifica per il Garda. I dati serviranno inoltre per eseguire simulazioni, prevedere il verificarsi di eventi atmosferici e calamità naturali, lanciando così allarmi prima che i fatti accadano, come già

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avviene in altri Paesi. La rilevazione, affidata alla Marina Militare, inoltre, contribuirà alla sicurezza della navigazione e per la tutela dell’ambiente lacustre. «L’inerzia termica dell’acqua è responsabile di fattori di mitigazione

che consentono alle specie viventi di sopravvivere in un ambiente altrimenti ostile, si pensi alla coltivazione dell’ulivo sul Garda – spiega Alfredo Marzocchi, docente di Fisica matematica -. La temperatura dell’acqua influisce poi a sua volta sulla circolazione del vento a piccola scala. Tuttavia, un agente di rilievo nell’azione climatica è costituito anche dalla circolazione delle acque, che può divenire cruciale in caso di eventi avversi quali proliferazione algale o batterica e dispersione di inquinanti». Inoltre, un bilancio idrico fortemente alterato da condizioni climatiche estreme, quali piogge torrenziali o siccità di lunga durata, può avere «un impatto devastante sia sulle attività umane sia sulla solidità del territorio adiacente. Per questo, il moto delle acque è uno dei motori fondamentali per l’influenza del clima e dei suoi cambiamenti sul sistema in esame» conclude il professor Marzocchi. La nuova rilevazione dei fondali, quindi, consentirà l’aggiornamento delle basi dei dati batimetrici e della relativa cartografia, contribuendo a rendere più sicura la navigazione sul lago, ma servirà anche a tutelare maggiormente l’ambiente lacustre. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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ricerca

Latte e derivati, un mercato enorme e complesso da tenere sotto controllo

Il nuovo Rapporto latte è online

 Pubblicato dall’Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici dell’Università Cattolica di Cremona rappresenta un’analisi dell’intera filiera lattiero-casearia stato pubblicato in formato elettronico il 28 febbraio scorso il volume “Il mercato del latte. Rapporto 2018”, con cui l’Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici (OMPZ) dell’Università Cattolica di Cremona prosegue nel consueto appuntamento annuale di analisi del mercato nazionale e internazionale di latte e derivati. La ventiquattresima edizione dello studio, rappresenta un’analisi dell’intera filiera produttiva, in grado di fornire delle chiavi di interpretazione che, a partire dal comportamento dei singoli operatori, considerano gli effetti dello scenario internazionale e delle politiche comunitarie di settore, realizzando uno strumento di conoscenza del “sistema latte” a supporto di tutti coloro che, a di-

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verso titolo, sono chiamati a contribuire al suo funzionamento. Il quadro che ne esce è nel complesso soddisfacente: il settore internazionale continua a crescere, sia in quantità che in valore e anche il mercato italiano ha mostrato nell’ultimo biennio più di un segno positivo, sia dal lato dell’export che per i consumi interni. Il 2017 è stato per il mercato internazionale un anno di svolta, poiché mentre la produzione ha subito una frenata, la domanda mondiale è invece tornata decisamente vivace. La risposta del sistema produttivo non si è fatta attendere nel 2018, con una crescita della produzione di latte stimata al +2,1%, le esportazioni di burro si stima che siano aumentare del 6,7%, quelle di latte scremato in polvere del 55,6%. È migliorata anche la bilancia con l’estero, con un calo dell’import di latte liquido p q sia nel 20177 che nel primo p semestre 2018 e una sensibile crescita delle esportazioni di formaggi Grana. È poi significativo osservare che nel 2017 è aumentata la spesa delle famiglie per latte e derivati (+1,2%). Tutto ciò in un contesto di crescita della produzione: nella campagna 2017/18 si calcola un incremento del 4,0%, malgrado vi sia stata la chiusura di quasi il 4% delle stalle. Quello della concentrazione degli allevamenti è peraltro un dato costante: nell’ultimo decennio hanno chiuso oltre 15 mila stalle, ossia più di un terzo di quelle che erano attive nel 2007/08. L’intero rapporto è liberamente scaricabile su: http://www.ompz.it/ fileadmin/user_upload/Latte_2018_completo_per_link_OMPZ.pdf

Prove sperimentali per performance produttive

La sfida del Grano duro sostenibile

 Qualità e sostenibilità, una doppia sfida dell’intero mondo agricolo, che interessa anche la coltivazione del frumento, comparto strategico nel contesto nazionale icercatori del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili DI.PRO.VE.S. dell’Università Cattolica di Piacenza, insieme a Horta, spin-off della stessa Università, hanno messo a punto un innovativo sistema di supporto alle decisioni (GranoDuro.net®) per la gestione sostenibile della coltura, che si è già largamente dimostrato un efficace strumento in grado di garantire materie prime di alta qualità per la produzione di pasta e di migliorare la sostenibilità e la resilienza dei sistemi cerealicoli a livello nazionale. Obiettivi del Programma di ricerca di sviluppo rurale finanziato dalla Regione Emilia Romagna Produzione agricola sostenibile del grano duro attraverso l’uso del sistema di supporto alle decisioni granoduro.net® ® di cui l’Università Cattolica è partner, sono l’adattabilità, la validazione e la diffusione del sistema di supporto alle decisioni (DSS) granoduro. net® per la coltivazione sostenibile del grano duro nella provincia di Piacenza. La gestione delle colture supportata dal DSS consente, infatti, un più efficace uso

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dei mezzi tecnici, migliori performances quali-quantitative della produzione e una maggiore qualificazione della materia prima, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Il Piano prevede la realizzazione di prove sperimentali in campo per la caratterizzazione di diverse varietà di grano duro e per valutarne la performance nel contesto produttivo di riferimento. Inoltre, sono state individuate aziende pilota in cui effettuare la calibrazione dei modelli presenti nel DSS e confrontare la tecnica aziendale con quella innovativa e improntata alla sostenibilità basata sul DSS granoduro.net®. Parallelamente ci saranno attività di divulgazione della gestione innovativa della coltura tramite incontri con agricoltori e tecnici, e visite in campo. I risultati attesi dal Piano di Innovazione sono molteplici e spaziano dalla caratterizzazione varietale per adattabilità alla zona di produzione, per resa e qualità di granella, alla calibrazione dei modelli già presenti nel DSS, al confronto tra la tecnica colturale tradizionalmente adottata dall’azienda e quella

innovativa basata sull’uso di granoduro.net® sia in termini di efficienza della coltivazione nell’uso dei mezzi tecnici che di miglior monitoraggio dell’intero processo produttivo agricolo e di sostenibilità ambientale che verrà misurato tramite appositi indicatori. In ultima analisi, i risultati ottenuti da questo progetto permetteranno di definire linee guida innovative e ritagliate “su misura” delle condizioni di coltivazione della provincia di Piacenza per il miglioramento della produzione di grano duro sia dal punto di vista quanti-qualitativo che di sostenibilità ambientale.


ateneo

Le eccellenze accademiche unite per l’alta formazione

L’Ateneo nel comitato strategico della Fiuc

 L’incontro tra Isabel Capeloa Gil, presidente della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, e il rettore Franco Anelli per il neonato organismo

limentare un dialogo costante e costruttivo tra i diversi atenei, tra i quali la Cattolica è certamente una delle top nel mondo». Queste le parole di Isabel Capeloa Gil, rettore della Universidade Católica Portuguesa in visita speciale all’Università Cattolica lo scorso 10 giugno. La presidente della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, infatti, ha incontrato il rettore Franco Anelli in occasione dell’ingresso dell’Ateneo di largo Gemelli nel neonato Comitato per la Trasformazione dell’alta formazione cattolica, interno della FIUC. «La mission del Comitato strategico è quella di offrire una voce forte e unificata sul ruolo e il contributo della ricerca e dell’alta formazione, un contributo condiviso, tenendo conto dei cambiamenti del mondo del lavoro – ha affermato la professoressa –. Per fare questo abbiamo la necessità di riunire le eccellenze accademiche che consolidino i valori che plasmano l’alta formazione di ispirazione cattolica. Il Comitato strategico coinvolge otto tra le circa duecento università cattoliche nel mondo aderenti alla FIUC per offrire – ha continuato la Gil». Una posizione condivisa dal Rettore che è appena entrato a far parte del Comitato strategico e che ha commentato: «Il Comitato strategico è un’idea nata tre anni fa, volta a promuovere il ruolo delle università cattoliche rinnovandone sia le modalità di azione sia gli obiettivi. Nel contesto attuale è importante porre l’accento sulla

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ricerca senza abbandonare la tradizionale vocazione delle università continentali, e in particolare di quelle cattoliche, all’educazione. Il baricentro dell’attenzione del mondo universitario si sposta sui risultati di ricerca e per fare ricerca in modo efficace è necessario avere consistenza economica, tradizioni culturali e relazioni. Così, stiamo pensando a una trama di rapporti rafforzati tra le università cattoliche che possono già contare su una significativa attività di ricerca». Una rete che servirà anche a offrire nuove opportunità per gli studenti. «Se in Europa sono già attive molte convenzioni e relazioni interuniversitarie attraverso programmi come l’Erasmus, questo network potrà essere utile a promuovere quelle oltre oceano». Le Università cattoliche possono portare ai giovani un importante valore aggiunto. «Il loro ruolo non è solo quello di formare professionisti e di fornire skills tecniche ma soprattutto quello fondamentale di formare la persona secondo i valori della collaborazione e del rispetto nei confronti di tutti, anche di coloro che la pensano diversamente». Il prossimo incontro del Comitato che stabilirà i futuri obiettivi sarà il 28 giugno a Lisbona e in rappresentanza dell’Università Cattolica parteciperà il professor Pier Sandro Cocconcelli, delegato al coordinamento dei progetti di internazionalizzazione dell’ateneo. Nel 2020 è previsto poi un incontro della FIUC con le Nazioni Unite.

IN BREVE

Il primo Expo della cooperazione

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Università Cattolica ha partecipato con tre stand alla prima fiera della Cooperazione internazionale in Italia, che si è svolta a Roma dal 15 al 17 maggio scorso. EXCO2019. L’Expo della Cooperazione Internazionale è stata un’occasione di networking e internazionalizzazione per le università che hanno avuto la possibilità di dare visibilità ai propri progetti e di entrare in contatto con partner internazionali come Agenzie della Cooperazione dei Paesi europei, Enti Locali, Regioni, Ong, aziende nazionali e internazionali, istituzioni finanziarie, in un quadro concertato con Unione Europea e Nazioni Unite, oltre al ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale. La Cattolica era presente con tre stand dedicati agli interventi che l’Ateneo promuove sul tema della Cooperazione Internazionale nell’ambito della formazione, della ricerca e dei progetti sul campo, coordinati rispettivamente dai professori Simona Beretta, Pier Sandro Cocconcelli e Marco Caselli.

Didattica e tecnologia Where are we going?

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chi non interessa la rivoluzione tecnologica-digitale nel campo dell’educazione? A lanciare l’interrogativo in un’epoca in cui la tecnologia sta trasformando ogni campo dell’educazione e dell’insegnamento delle lingue sono il Centre for Higher Education Internationalisation dell’Università Cattolica che, insieme con il Dipartimento di Scienze Linguistiche e

letterature straniere e l’Associazione EUROCALL, ha promosso giovedì 23 e venerdì 24 maggio il convegno CALLmi – Where are we going?. A rispondere all’appello una settantina di studiosi, provenienti da più angoli del mondo – Hiroshima, Limasso, Uppsala, Atene, Teheran e Stellenbosch – ma anche numerosi professori italiani.

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ateneo

Cena di beneficenza

Solidarietà al Refettorio ambrosiano

 Terza edizione per la cena solidale #SHAREYOURFUTURE, oltre 7.000 euro raccolti a sostegno di 4 progetti su cultura, educazione, solidarietà e imprenditorialità

uando solidarietà, cultura e alta cucina si incontrano il risultato è sublime: oltre 7.000 euro raccolti, 70 partecipanti, 19 sponsor, 25 volontari e 19 sponsor. Questi i numeri solidali della cena al Refettorio Ambrosiano del 2019. L’appuntamento, inserito all’interno della campagna solidale del nostro Ateneo #SHAREYOURFUTURE, si è svolto con successo lo scorso mercoledì 15 maggio grazie alla collaborazione tra l’Università Cattolica e la Caritas ambrosiana e reso possibile grazie allo chef Danilo Angè e ai suoi amici che da 3 anni sono una delle anime pulsanti dell’iniziativa. Tante le aziende che hanno sostenuto l’iniziativa: Abbascià, Acqua Panna S. Pellegrino, Casa Fogliani ed Educatt, Consorzio Tutela Grana Padano, Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana, Ken Foods, Litografia Solari, Loison, Nescafè, Norwegian Seafood Council, Panificio Carlo e Rita, Party Rental, Perugina, Riso di Nori, Scarpitti, Trabo, Zafferano Aquilotto. Al servizio ai tavoli e in cucina è stato fondamentale il contributo degli studenti del C.A.P.A.C., anche quest’anno partner dell’iniziativa. La serata – all’insegna del gusto e della cultura – è stata introdotta dal saluto del rettore Franco Anelli, e dal direttore della Caritas ambrosiana Luciano Gualzetti. La cena

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è stata l’occasione per raccontare, tramite un video, quanto è stato fatto finora e – attraverso le parole della professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi e del direttore di Sede Mario Gatti – cosa c’è in cantiere per il futuro. Il ricavato raccolto quest’anno andrà a sostenere 4 progetti relativi a 4 ambiti cruciali: cultura, solidarietà, educazione e imprenditorialità. Nell’ambito “cultura” verrà sostenuto il progetto Università Cattolica incontra Matera Capitale europea della Cultura 2019. Durante la cena, infatti, il professor Roberto Cicala ha presentato il volume: Libri tra i sassi. Matera e la Basilicata nei maggiori casi editoriali, frutto del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica di quest’anno, che verrà utilizzato per workshop di “avvicinamento dell’editoria” nelle scuole lucane. Sotto il capitolo “solidarietà” verrà finanziata una borsa di studio per il Charity Program; mentre per l’ambito “educational” si erogherà una borsa di studio a copertura parziale delle tasse universitarie di un ragazzo in difficoltà proveniente da opere educative che lavorano in partnership con l’Ateneo. Infine per la voce “autoimprenditorialità” è in fase di lancio l’ambizioso progetto di aprire un Contamination Lab in partenariato con la Diocesi di Acireale, volto a sostenere, incoraggiare e aiutare il sorgere di idee imprenditoriali nel Sud.

RAPPORTO GIOVANI

Tempi di scelte tra formazione e lavoro

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n identikit degli under 35 italiani tra luci e ombre quello che offre il volume La condizione giovanile in Italia, Rapporto Giovani 2019 curato dall’Istituto Toniolo con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo e pubblicato per le edizioni Il Mulino. «La chiave di lettura di questa edizione del Rapporto Giovani – spiega Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’indagine sui millennials condotta dal Toniolo – è quella del presente, che può essere considerato come tempo di attesa inoperosa che qualcosa accada nella propria vita, come tempo di piacere, svago e interazione con gli altri, come tempo di scelte che impegnano positivamente verso il futuro personale e collettivo. Sono soprattutto tali scelte a risultare deboli oggi nei percorsi di vita di troppi giovani italiani». Fra i temi centrali, l’uscita precoce di molti giovani dal sistema formativo, con particolare interesse per l’impatto sul lavoro e sulla partecipazione sociale. L’analisi del Rapporto fa emergere i fattori predittivi dell’entrata e della permanenza nella condizione di Neet e, soprattutto, conferma che scivolano in tale condizione i giovani con basse credenziali formative e che vivono in contesti poveri di opportunità. Nella transizione alla vita adulta è rilevante la conquista di una propria autonomia abitativa dai genitori: l’indagine mette in luce i significati assegnati oggi dai giovani a tale scelta. Sul tema della legalità i giovani del Rapporto sembrano attribuire molta importanza alle leggi come strumenti di regolazione sociale e di garanzia delle libertà personali, allo stesso tempo avvertono un alto grado di illegalità diffusa. Molte le iniziative in campo per la presentazione del nuovo Rapporto, fra cui l’evento che si è svolto a Matera dal titolo Progettiamo il futuro, e il convegno La Lombardia è dei giovani. Percorsi e riflessioni sulle politiche giovanili per la costruzione di una legge regionale, organizzato da Regione Lombardia.


ateneo

Le dieci regole contro l’inquinamento casalingo

Respirare bene in casa per invecchiare meglio  Presentati a Brescia i risultati del progetto Anapnoi sull’impatto del particolato atmosferico outdoor sull’ambiente indoor. Dallo studio anche consigli pratici per ridurre rischi e favorire l’healthy ageing entilare regolarmente gli ambienti domestici almeno una volta al giorno, per un minimo di 20 minuti. Durante la c ottura dei cibi in cucina usare la cappa, preferendo quella con aspirazione mediante ventola meccanica e filtri. Aerare la casa durante e dopo le attività domestiche. Evitare, se possibile, l’utilizzo di deodoranti e profumanti dell’ambiente quali spray, incensi e candele. Evitare condizioni microclimatiche estreme nelle abitazioni. Sono queste alcune delle dieci raccomandazioni suggerite dai ricercatori dell’Università Cattolica, coordinati dal professor Giacomo Gerosa, e scaturite dal progetto d’Ateneo Anapnoì che ha coinvolto ben sei unità operative (due gruppi di ricerca in Fisica ambientale e Fisica della materia del Dipartimento di Matematica e Fisica di Brescia, la facoltà di Scienze politiche e sociali di Milano, la facoltà di Agraria di Piacenza e due gruppi di ricerca, Farmacologia e Igiene, della facoltà di Medicina e chirurgia – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma). Il progetto, presentato a Brescia lo scorso 3 aprile a Brescia, aveva come principale obiettivo l’individuazione di buone pratiche per minimizzare gli effetti dell’inquinamento atmosferico outdoor/indoor e del microclima su alcune patologie polmonari degli anziani, contribuendo nel contempo a prevenirne l’insorgenza. Dopo un’attenta indagine (tramite questionario) sulle abitudini degli anziani all’interno e all’esterno delle loro abitazioni, si è studiato l’impatto del particolato atmosferico outdoor su quello presente in ambiente indoor e la dipendenza di quest’ultimo da fattori sito-specifici (come ad esempio la vicinanza o lontananza da strade trafficate), meteorologici (velocità del vento e precipitazioni in particolare), costruttivi (classe energetica dell’abitazione, tipologia di infissi, superfici finestrate) e di benessere termico (temperature ed umidità interne ed esterne, areazione). Sono valutati anche i rischi per l’attività outdoor, in particolare l’esposizione ad agrofarmaci per chi vive in aree urbane prossime alle attività rurali. In uno studio clinico condotto

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presso la UOC di Farmacologia del Policlinico A. Gemelli IRCCS, nasi elettronici, costituiti sensori nanostrutturati per l’analisi del respiro, testati su persone sane e affette da BPCO (Bronco Pneumopatia Cronico Ostruttiva) hanno evidenziato, soprattutto in persone con BPCO, variazioni biologiche (“breathprints”) nel corso del tempo in assenza di variazioni della funzionalità respiratoria misurata con la spirometria. In parallelo, è stato sviluppato un nuovo naso elettronico, basato su una diversa tecnologia (nanotubi di carbonio), potenzialmente in grado di fornire informazioni complementari rispetto ai nasi elettronici esistenti. In parallelo si sono sviluppati dei sensori nanostrutturati per l’analisi del respiro, basati su nanotubi di carbonio, oltre l’impiego di metodiche che hanno valutato esposizione ed emissione di monossido di carbonio correlabile all’inquinamento atmosferico e ad abitudini voluttuarie, da impiegare per la diagnosi precoce di malattie dell’apparato respiratorio a basso costo e con tempi rapidi di screening/diagnosi. Tali sensori sono stati testati con successo all’interno di studi clinici condotti presso il Policlinico Gemelli, sia su soggetti sani che su pazienti affetti da BPCO, insieme ad altri sensori presenti in

commercio (nasi elettronici e sensori elettrochimici). Tra i prodotti finali spicca un decalogo di raccomandazioni finalizzate a modificare comuni abitudini comportamentali (spesso dettate più da consuetudini popolari che dall’evidenza scientifica) o scelte progettuali/strutturali (in quest’ultimo caso si tratta di interventi impiantistici ed edili legati esclusivamente all’edificio domestico), per prevenire i rischi e favorire l’healthy ageing di persone sane o già affette da patologie respiratorie.

IL TEAM DI RICERCA

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l progetto Anapnoì, coordinato dal professor Giacomo Gerosa, hanno partecipato: per la facoltà di Medicina e Chirurgia i professori Paolo Montuschi e Umberto Moscato; per la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e ambientali i professori Luigi Sangaletti e la professoressa Maria Chiesa; per la facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali il professor Ettore Capri; per la facoltà di Scienze politiche e sociali la professoressa Rita Bichi. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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palmarès A due giovani ricercatrici il Merit Award di ASCO

Youth Ambassador contro la povertà

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e due giovani ricercatrici dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Maria Alessandra Calegari, dottoranda in Scienze Oncologiche, e Brunella Di Stefano, specializzanda in Oncologia Medica, coordinate da Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center e ordinario di Oncologia Medica all’Università Cattolica, hanno vinto il premio Merit Award dell’ASCO 2019 9 per due ricerche cliniche sui tumori del colon. Il prestigioso premio ottenuto insieme ad altri 125 giovani oncologi di tutto il mondo (tra cui 12 italiani) è stato assegnato durante il Congresso della American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si è tenuto a Chicago dal 31 maggio al 4 giugno. Le ricerche cliniche per cui le due giovani oncologhe hanno ricevuto il premio si concentrano su uno specifico gruppo di neoplasie colon-rettali rare: quelle caratterizzate da mutazioni del gene BRAF, solitamente con prognosi sfavorevole. «Questi due premi sono un riconoscimento importante a tutta la nostra scuola – ha dichiarato il professore Tortora – un momento importante per dare il giusto riconoscimento ai giovani e bravi oncologi che portano un reale contributo alla ricerca di nuove strategie per selezionare meglio i pazienti che possono trarre beneficio dalle nuove terapie, secondo quella che oggi va sotto il nome di oncologia di precisione».

Packaging sostenibile, Piacenza vince il contest europeo

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edaglia d’oro per la sostenibilità applicata al packaging per alimenti. Se l’è aggiudicata a Roma lo scorso 27 maggio la squadra di studenti della sede di Piacenza dell’Università Cattolica nella competizione Green posterr legata al progetto internazionale Pefmed, promosso da Enea e finanziato dalla Commissione Europea. Un progetto nato per la riduzione dell’impronta ambientale lungo l’intera filiera produttiva agroalimentare, che ha interessato oltre 200 imprese di sei diversi paesi, coinvolgendo anche il ministero dell’Ambiente e Federalimentare italiano. Ad aggiudicarsi il primo posto sei ragazzi iscritti al secondo anno di due differenti corsi laurea magistrale: Sabrina Montanaro, Ludovica Prencipe, Ester Badiani e Serena Maria Stefanetti, iscritti a Scienze e Tecnologie alimentari; Gianmarco Sanasii e Francesca Colandrea, provenienti dall’interfacoltà in Food Marketing e strategie commerciali, che hanno presentato una confezione in Pe, un materiale dalla elevata resistenza agli agenti chimici, all’acqua, a soluzioni saline, ad acidi, alcali e alcool e «che quindi può essere utilizzata per diversi prodotti: spezie, vino, bevande, prodotti lattiero-caseari, granaglie e pasta» raccontano gli studenti. «La nostra proposta, realizzata sotto la guida della professoressa Giorgia Spigno oe con l’aiuto dell’azienda Gualapack, è stata premiata perché rende evidente la possibilità di ottenere migliori performance in termini di “sostenibilità” nel settore del packaging: si impiegano meno materiali, si hanno vantaggi logistici e convenienza d’uso per il consumatore».

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aura Pasinetti, laureata in Scienze politiche e delle relazioni internazionali nella sede di Brescia e ora studentessa di Cooperazione internazionale sempre alla facoltà di Scienze politiche e sociali ma nel campus di Milano, è stata selezionata nell’ambito del prestigioso programma Youth Ambassadorr dell’associazione anti-povertà The ONE Campaign, fondata dalla star internazionale Bono Vox, leader degli U2. La ventiduenne di Botticino (BS) si farà portavoce di ONE a Brescia, attivandosi per incontrare rappresentanti politici e organizzando eventi locali col fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di investire risorse adeguate nella lotta alla povertà estrema. Insieme a ONE, Laura condurrà azioni di campagna della conferenza di rifinanziamento del Fondo Globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria, un’organizzazione pubblico-privata che punta a porre fine a tre delle malattie più mortali al mondo.

BeSmart! per giovani imprenditori

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i chiamano Hospital Sharing, i-Blind e Don’t touch mee le tre app premiate il 16 aprile nel corso dell’evento Giovani imprenditori, start-upper e professionisti a confronto: come proporre e creare una Start-up di successo?, incontro conclusivo di BeSmart! Young Startupper Competition, il progetto di Alternanza Scuola-Lavoro, per gli studenti delle scuole superiori, promosso dalla facoltà di Economia presso la sede di Roma.

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Hospital Sharing, ideata dagli studenti del Liceo Classico “Lucio Anneo Seneca”, realizza, mediante la registrazione di agende ospedaliere, un servizio di aiuto per recarsi in ospedale in caso di mancato veicolo o accompagnatore. i-Blind, ideata dagli studenti del Liceo Scientifico “Giuseppe Peano” per le persone ipovedenti, è un dispositivo elettronico che permette di identificare gli oggetti attraverso particolari sensori, avver-

tendo la presenza di un ostacolo nel raggio di quattro metri. Don’t touch me, ideata dagli studenti del Liceo Scientifico “Innocenzo XII”, è un braccialetto anti-aggressione dotato di sistema rintracciamento GPS.


palmarès Premiate le eccellenze della sede di Piacenza

Silicon Valley, World Cup per 20 studenti

U Dual Degree, 50mila euro in borse di studio

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li istituti di credito investono sui giovani. Cinque borse di studio pari a un valore di 50.000 euro sono state consegnate il 23 maggio a Nicolò Montefusco, Matteo Crocenzi, Gloria Colombo, Michele Venturi, Giulio Squartaa (nella foto in alto da sinistra a destra), tutti studenti di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative, selezionati tra 50 candidati. A erogare le scholarship quattro importanti player che operano nel settore bancario, assicurativo e della consulenza del panorama nazionale: Intesa Sanpaolo, Credito Valtellinese, UnipolSai e lo Studio Bernoni Grant Thornton. Le borse di studio finanzieranno i percorsi di doppio titolo ((Dual Degree) attivati dalla Facoltà della Cattolica in partnership con la newyorchese Fordham University, la London School of Economics e la londinese Cass Business School. Nello specifico Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione due premi economici pari a 20.000 euro; il Credito Valtellinese ha assegnato una borsa di studio di 5.000 euro, UnipolSai e lo Studio Bernoni Grant Thornton hanno stanziato rispettivamente 15.000 e 10.000 mila euro. «Con queste borse di studio i nostri partner valorizzano il talento di studenti della Facoltà che intraprendono qualificanti percorsi di Dual Degreee costruiti con prestigiosi atenei esteri», ha commentato la preside Elena Beccalli. «Innovativa è anche la volontà di alcuni partner di finanziare, accanto alle borse, percorsi di stage in area risk management, asset management e investment banking, rivolti proprio agli studenti selezionati per i programmi di doppio titolo».

n gruppo di venti studenti provenienti da sei diverse Facoltà dell’Università Cattolica si è aggiudicato il primo posto della competizione nazionale organizzata ogni anno da Enactus e rappresenterà l’Italia alla World Cup che si terrà in Silicon Valley a San Jose, a fine settembre. Il team Enactus Unicatt ha ottenuto il titolo confrontandosi con altre 10 università italiane nella terza competizione nazionale che si è tenuta lo scorso 6 giugno alla Fondazione CariVerona. Enactus è un network internazionale di studenti, accademici e business leader presente in 37 paesi e 1730 atenei, la cui mission è sviluppare l’attitudine imprenditoriale degli studenti e orientarla alla creazione e realizzazione di idee di business innovative, che generino impatto sociale e ambientale, in particolare orientate all’agenda SDG per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il gruppo di studenti della Cattolica nasce nel 2017, dopo essersi classificato secondo nelle precedenti due edizioni, quest’anno sotto la guida del Faculty Advisor Andrea Mezzadri, docente di Economia aziendale nella facoltà di Economia, si è impegnato su due progetti: Pharmacycle, mirato a diminuire lo spreco di farmaci, promuoverne il corretto smaltimento e incrementarne le donazioni di farmaci validi, e T3erzotempo, un network di quartiere (zona di viale Corsica a Milano) che coinvolge già otto attività commerciali e 40 anziani contro la solitudine e l’isolamento. Gli studenti si sono inoltre aggiudicati anche due award speciali: il premio TEDx Cortina, che consentirà loro di parlare dei progetti vincitori all’evento TEDx che si terrà in Veneto il prossimo 23 agosto, nonché un percorso di accelerazione offerto da Unicredit.

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iorgia Subacchi, Andrea Pellegrini, Martina Mosconi, Anita Pretii sono i migliori quattro studenti della sede piacentina iscritti al terzo anno dei corsi di laurea delle facoltà di Economia e Giurisprudenza, Scienze agrarie, alimentari e ambientali e Scienze della formazione che si sono aggiudicati i premi messi a disposizione da Inner Wheel Piacenza, Rotary Piacenza e Rotary Piacenza Farnese. Gli studenti selezionati hanno ricevuto una targa e un contributo in denaro che, oltre a valorizzare gli sforzi compiuti, intende incoraggiare questi brillanti giovani a raggiungere altri importanti obiettivi nel proprio percorso di laurea.

Un premio per il miglior original article

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l Congresso Studentesco MoReMed è un importante appuntamento nazionale organizzato dagli studenti delle facoltà di Medicina e chirurgia, in cui gli studenti di area medica hanno l’opportunità di divenire divulgatori tra pari e non più soltanto meri fruitori della ricerca scientifica. Nel congresso di quest’anno, che si è tenuto lo scorso aprile presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, due studenti dell’Università Cattolica hanno presentato i risultati del progetto intitolato Sonic Hedgehog is aberrantly expressed in brain arteriovenous malformations in humans and induces angiogenic growth reminiscent of arteriovenous malformations in vivo e hanno vinto il primo premio per il miglior original article. Si tratta di Margherita Bigossii del quinto anno del Corso di Laurea in lingua inglese in Medicine and Surgery, e Nicola Colettaa del sesto anno del Corso di laurea in Medicina e chirurgia. I due studenti sono stati premiati dal campione olimpico di nuoto Gregorio Paltrinierii (nella foto).

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Una nuova elaborazione culturale per la Pontificia Accademia per la vita

Tra scienza e vita c’è sempre più dialogo

 Il presidente della Pontificia Accademia per la vita monsignor Vincenzo Paglia in Cattolica ripercorre i 25 anni di storia dell’istituzione voluta da san Giovanni Paolo II

di Agostino Picicco alle frontiere della vita alla rapida evoluzione della scienza e della tecnica. È intrecciato a questi temi il quarto di secolo di storia della Pontificia Accademia per la vita, istituita da san Giovanni Paolo II nel 1994 per monitorare in modo più strutturato e organico la profondità e la rapidità dei cambiamenti nel campo biomedico. A ripercorrere le tappe salienti di un lungo percorso di riflessione e di dibattito culturale è intervenuto, lo scorso 6 maggio, in largo Gemelli il presidente dell’Accademia monsignor Vincenzo Pagliaa (a sinistra nella foto). In principio si era occupata dei temi relativi all’inizio della vita. Poi si è confrontata con le nuove problematiche del prosieguo della vita e oggi affronta i cambiamenti imposti dalla scienza e dalla tecnica. Non sono abbandonati i temi classici della bioetica ma vengono allargati alle nuove prospettive culturali, tecniche e scientifiche. Proprio perché la globalizzazione esige un confronto con il mondo, il Papa desidera che l’Accademia sia “più luogo di incontro e di dialogo competente e rispettoso, tra esperti provenienti anche da altre tradizioni religiose e sostenitori di visioni del mondo con cui è importante confrontarsi per avere una più ampia visione”. Come il clima e l’ambiente possono distruggere il pianeta, anche la crisi dell’umano può distruggere l’uomo. Per questo è importante superare il divorzio tra l’io e il noi, la cui consumazione è causa di divisioni e disuguaglianze. Pertanto è richiesta all’Accademia una nuova elaborazione culturale caratterizzata da audacia e creatività. «I processi della globalizzazione col-

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legano strettamente le questioni che riguardano la vita e la salute alle condizioni sociali e ambientali» ha affermato monsignor Paglia. «Quindi mettono in gioco la pratica della giustizia. Data la pluralità di culture e di saperi scientifici che interagiscono sempre più nel nostro mondo, occorre elaborare criteri operativi universalmente condivisibili». «Un ambito sul quale l’Accademia sta operando è quello delle tecnologie definite “emergenti e convergenti” – ha detto ancora mons. Paglia – cioè le nanotecnologie, le biotecnologie, le tecnologie dell’informazione e le scienze cognitive, in particolare affrontando nel 2020 il tema della cosiddetta intelligenza artificiale». Con monsignor Paglia si è confrontato il professor Adriano Pessina (a destra nella foto) del Comitato direttivo della Pontificia Accademia per la vita e docente di Filosofia morale, che ha evidenziato la nuova visione di un umanesimo fraterno e solidale del documento papale. «Il Papa esorta la bioetica ad assumere una prospettiva globale per affrontare con le categorie di un nuovo umanesimo le complesse questioni che lo stesso agire umano solleva nella storia degli individui e dei popoli. Si tratta di un nuovo impegno pratico e teorico se si vuole realizzare la promessa della fraternità annunciata dall’epoca moderna». Il concetto di fraternità è stato ripreso anche dall’Assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori (al centro nella foto). «Rappresenta il cuore del testo papale ed è la categoria portante che la chiesa dà alle grandi sfide. Pertanto il tenore, l’ampiezza e la prospettiva della lettera interpella non solo l’Accademia ma tutta la comunità cristiana e la società civile. La promozione della fraternità è la nuova frontiera del cristianesimo».

IN BREVE

Disabilità e lavoro, arriva il Diversity Day

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rande successo di pubblico oggi in largo Gemelli al Diversity day, dove 500 persone con disabilità hanno incontrato le aziende. In Italia le persone con disabilità sono circa 4.360.000, pari al 7,2% della popolazione italiana e raggiungeranno i 6,7 milioni nel 2040. Tra le persone con disabilità solo il 16% lavora (circa 300.000 persone) e in particolare i ragazzi che escono dalla scuola e che non trovano un’occupazione sono l’80%. A parlare di questa realtà è stato, lo scorso 6 giugno, il Diversity day, promosso da Jobmetoo, People e Cesop HR Consulting Company in collaborazione con l’Università Cattolica e Linkmetoo, che dal 2016 si svolge in un ateneo diverso ogni anno. Si è parlato del tema dell’accomodamento delle persone con disabilità e dell’importanza della loro formazione nell’avvicinarsi al mondo del lavoro, e ancora degli strumenti a disposizione delle aziende nell’adempimento della legge 68/99.

Gli stand presenti nel Cortile d’Onore dell’Ateneo hanno accolto le richieste di informazione e i curricula dei partecipanti creando occasioni di dialogo e di confronto.

Mettiti nei miei panni, un’esperienza da vivere

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ettiti nei miei panni è l’invito che gli studenti con disabilità dell’Università Cattolica rivolgono a tutta la popolazione universitaria dell’Ateneo ormai da otto anni a Milano nel mese di maggio e da tre nella sede piacentina. Quest’anno l’appuntamento nel campus di Milano si è svolto lo scorso 8 maggio con una serie di esperienze di role taking, con limitazioni del movimento, della vista e dell’udito. Il progetto si propone di sensibilizzare il mondo accademico sulle tematiche della disabilità per promuovere e valorizzare il processo di inclusione degli studenti che utilizzano i Servizi per l’integrazione dell’Ateneo cattolico attraverso lo sviluppo di una coscienza civile, attiva e consapevole.


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Un approccio storico al broadcasting

Il dizionario di Aldo Grasso  Da “America” a “critica”, da “dissodatore” a “testo”, le 15 parole che compongono un ideale glossario della realtà filtrata dalla Tv

di Massimo Scaglioni* a televisione italiana come oggetto di studio. Appassionati dissodatori, il volume presentato nella giornata di festa che l’Università Cattolica ha voluto dedicare al suo professor Aldo Grasso vuole essere un omaggio a chi ha contribuito in maniera decisiva alla nascita di studi storici sul mezzo televisivo in Italia. Abbiamo qui voluto sintetizzare in un ideale glossario gli insegnamenti che abbiamo avuto la fortuna di ricevere e che costituiscono un insieme di concetti-chiave per un approccio storico al broadcasting. America La TV italiana nasce “in differita dall’America”: dagli States arrivano i modelli dell’entertainment, in particolare i quiz show. Ma ogni innesto passa attraverso una sua “italianizzazione”. Archivio Il paradosso dell’Archivio: la storia della televisione si lega inevitabilmente alla costituzione degli archivi, necessariamente lacunosi e tardivi. Una sfida per “appassionati dissodatori”. Cultura La TV è parte della cultura nazionale. Non della cultura “alta”, ma di quella che permea la vita quotidiana delle persone, dagli anni Cinquanta in poi. La storia della televisione è una “storia culturale”. Critica “Critica televisiva” pare un ossimoro, con un sostantivo che si riferisce a un campo dell’estetica e un aggettivo che richiama un oggetto apparentemente “privo di estetica”. Uno spazio impraticabile riempito dalle pagine di scrittori e intellettuali, da Achille Campanile a Giovannino Guareschi e Luciano Bianciardi.

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Dissodatore Una metafora agraria per descrivere chi, per la prima volta, negli anni Settanta, affronta la televisione come oggetto di studio: di fronte a lui “un paesaggio selvatico e disordinato”, un campo di studi da coltivare. Fonti Dalle fonti cartacee a quelle audiovisive, dagli indici di gradimento agli ascolti, dai testi ai paratesti: “tutto è fonte” per lo storico della TV. Generi Quelli televisivi nascono prima della TV, il mezzo li ricicla, li trasforma, ne inventa di nuovi: ma la televisione è comprensibile solo a partire dai suoi generi. Intellettuali In gran parte refrattari al piccolo schermo negli anni delle origini, vengono cooptati come dirigenti e autori della Rai fra le fila dei meno ideologizzati: qui si collocano le “origini umanistiche” della TV italiana. Italia Specchio deformato e deformante del Paese: con le lenti appropriate, dalla TV è possibile leggere l’Italia e la sua storia. Paratesti Ciò che accompagna il “testo”, ovvero il programma TV: fra palinsesti e articoli di giornali, sono materiali essenziali per chi si occupa di storia del mezzo. Provincia “In diretta dalla provincia”: da Campanile sera a Grande Fratello sul teleschermo emerge un’Italia poco nota a chi considera solo la Città. Spazzatura Il tumulo, la spazzatura: lo storico della televisione trova maggiore interesse nei “rifiuti” che nei programmi esteticamente ricercati. Storia Le sue relazioni sono sempre imprevedi-

IL CONVEGNO

Una giornata sulla tv di ieri, oggi e domani

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n libro, un workshop e una tavola rotonda sono stati gli ingredienti della giornata di studi in onore del professor Aldo Grasso che si è svolta in Cattolica lo scorso 14 maggio. Promosso dalla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, Ce.R.T.A. e Almed l’evento dal titolo La Tv di ieri di oggi di domani si è aperto con un workshop sul tema Rethinking the missione of Public service broadcasting: production strategies and online distribution e con la consegna dei diplomi del master Fare tv che ha visto la partecipazione del regista e autore f televisivo Pif. Introdotta dal rettore Franco Anelli e dal preside della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere Giovanni Gobber ha infine preso il via la tavola rotonda che ha coinvolto il professor Grasso con Urbano Cairo, presidente di Rcs MediaGroup e di Cairo Communication, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, Chiara Giaccardi, docente di Sociologia, Lorenzo Ornaghi, presidente della Biblioteca Ambrosiana, Fabrizio Salini, amministratore delegato Rai, Andrea Zappia, chief executive continental Europe Sky e Massimo Scaglioni, docente di Economia e Marketing dei Media. Nell’occasione è stato presentato il libro Appassionati Dissodatori. Storia e storiografia della televisione in Italia – Studi in onore di Aldo Grasso a cura di Massimo Scaglioni ed edito da Vita e Pensiero. Una raccolta di saggi che, rendendo omaggio al lavoro pionieristico di Grasso, vuole ricostruire le modalità con cui la tv italiana è diventata un oggetto di studio e mostrare la complessità di questo campo del sapere, rilevante per comprendere anche la società italiana di ieri e di oggi.

bili: talvolta anche un programma televisivo può incidervi. Televisione Incessante produttrice di discorsi, di modelli di vita, di cultura: è l’insormontabile ambiente nel quale, da diversi decenni, ci capita di vivere. Testo È l’oggetto principale di interesse dello storico (e del critico): chi ignora i programmi finisce per fraintendere il mezzo. * Professore di Storia ed economia dei media presso la facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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Intelligenza artificiale, web e privacy

La reputazione p dei “like” e degli “odiatori”

 Uno scenario dai risvolti sociali e giuridici in un contesto dominato dalle nuove tecnologie: è il tema del volume di Arianna Visconti

di Agostino Picicco e nuove frontiere di reputazione, dignità e onore al tempo dei social media. A tracciare uno scenario di quali sono i risvolti sociali e giuridici della reputazione e della sua durabilità in una realtà dominata dalle nuove tecnologie è il volume Reputazione, dignità, onore. Confini penalistici e prospettive politico-criminali di Arianna Visconti, ricercatrice dell’Alta Scuola Federico Stella. Il libro, presentato in Università Cattolica il 24 maggio, ha fatto da sfondo al convegno dedicato al tema La reputazione al tempo dei social media e dell’intelligenza artificiale. Nel libro di Arianna Visconti sono descritti i crimini economici compiuti dai cosiddetti “colletti bianchi”, termine che indica una particolare categoria di reati introdotta dal criminologo Edwin Sutherland nel 1939, compiuti da soggetti rispettabili e di elevata condizione sociale nell’ambito delle loro funzioni professionali. Ma la loro reputazione non ne risente tra i loro colleghi, soprattutto se reca un profitto. Da qui una serie di considerazioni circa la sanzione reputazionale, il rispetto, gli atti contro l’onore e la dignità delle persone. A tal proposito il professor Gabrio Forti, direttore dall’Alta Scuola Federico Stella sulla Giustizia Penale, richiamandosi alla vicenda shakespeariana di Otello e Desdemona, ha fatto riferimento alle insinuazioni di Lago – prototipo delle attuali fake news – che traggono in inganno Otello circa la virtù di Desdemona. Si tratta di insinuazioni

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diffamatorie e allusive verso l’ascoltatore, in cui gioca la capacità di “seduzione”, cioè di condurre l’interlocutore alle proprie tesi. Notevoli i risvolti sociali e giuridici della reputazione e della sua durabilità, declinati dal punto di vista dell’onore, della fiducia, della rispettabilità, della notorietà, della privacy, dell’oblio, della dignità intesa come compostezza e nobiltà morale. Su tali temi si sono confrontati Fausto Colombo, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo, Carmelo Fontana, Senior Regional Counsel di Google, Adelmo Manna, docente di Diritto penale dell’Università di Foggia, Vittorio Pelligra, docente di Politica economica all’Università di Cagliari, Luca Pistorelli, consigliere della Suprema Corte di Cassazione, Francesca Rigotti, filosofa e docente di Comunicazione istituzionale presso l’Università della Svizzera Italiana a Lugano. Dalla discussione è emersa la necessità di aprirsi su più fronti a più utenti possibili. Insomma, meno intermediari, ma più utenti e protagonisti dei social. Non si tratta di avere tanti follower, ma occorre vedere cosa pensano e scrivono questi follower.

QUARTIERI DI CONFINE

Un network di studio con le periferie al centro

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a sempre al centro di piani urbanistici e politiche sociali, le periferie sono tornate a essere centrali nel dibattito pubblico. Secondo le stime Eurostat, l’83% della popolazione delle aree metropolitane europee vive in periferia. Il ridimensionamento del sistema di welfare, inoltre, ha inciso profondamente sulla geografia delle diseguaglianze, riportando in primo piano la connessione tra disagio sociale e periferia. Una lettura storica e una riflessione più sistemica delle periferie urbane per comprendere le dinamiche di questi territori sono state al centro del convegno Inclusione e innovazione sociale. Le periferie urbane europee: istituzioni, attori, luoghi (XX-XXI sec.) che si è svolto in Cattolica lo scorso 6 e 7 giugno. Le due giornate di studio, promosse da un gruppo di studiosi dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia in collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di Scienze del territorio “Mario Romani” dell’Università Cattolica, hanno rappresentato la prima tappa di un più ampio progetto di ricerca focalizzato sul concetto di “periferia” mutevole nel tempo e nei diversi contesti geografici. In particolare, i ricercatori stanno lavorando alla realizzazione di una base socio-statistica sulle “periferie” delle maggiori città italiane, tra cui Milano, privilegiando i centri segnati da significativi processi di industrializzazione/deindustrializzazione.

Come cambia il lavoro nelle piattaforme digitali

I diritti al tempo della Gig economy

 I fattorini che consegnano a domicilio sono diventati simbolo dell’economia dei “lavoretti”. Un settore che ha aperto numerose questioni legali n occhio rivolto al futuro e uno al passato. Con questo spirito si è tenuto l’incontro Come cambia il lavoro nella Gig Economy lo scorso 27 maggio in Cattolica. Un argomento molto attuale, e che sempre di più lo diventerà in futuro, in una serie di incontri organizzati in memoria di Carlo Dell’Aringa, grande economista scomparso lo scorso anno. A parlare di queste nuove forme di lavoro su piattaforma e della loro difficile quanto necessaria regolamentazione, si sono alternati esperti

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del settore come Marco Leonardi dell’Università di Milano, Michele Faioli dell’Università 2Tor Vergata” e le professoresse della Cattolica Barbara Imperatori e Ivana Pais. Proprio da una mappatura del lavoro digitale che sta realizzando la Pais emerge che i rider, sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio ma ancora invisibile: non solo lavori manuali (montatori di mobili Ikea, pet sitter ecc.) ma anche lavori qualificati (architetti, designer, psicologi, avvocati ecc.). Spesso, si tratta di slash worker: lavo-

ratori che svolgono contemporaneamente più attività, con le conseguenti difficoltà di protezione sociale e rappresentanza degli interessi. La soluzione potrebbe essere, infatti, quella di equiparare questi lavoratori a quelli che operano per lavoro subordinato o anche somministrato, i quali, in base a direttive europee, godono di specifiche e soddisfacenti protezioni. Tra gli addetti ai lavori c’è la speranza che questa via possa essere la soluzione a una questione che deve essere risolta il più presto possibile.


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Il lavoro che cambia

Il futuro dei ggiovani nell’era digitale

 L’innovazione è un pilastro ormai indispensabile nelle strategie delle aziende Un incontro per parlare del ruolo della tecnologia nell’evoluzione del business

iriamo per le università per vedere che cosa vuol dire concretamente innovazione», queste le parole usate dal giornalista Nicola Porro per dare avvio a un tavolo di confronto dal titolo Ricette di innovazione. RoundTable sul tema: innovation e digital transformation nel lavoro e nell’industria finanziaria che si è tenuto in Cattolica lo scorso 31 maggio. «La composizione del RoundTable di oggi è fatta da chi sta adottando tecnologia, da chi sta trasformando completamente il modo di fare business» ha detto Federico Rajola, professore di Organizzazione aziendale presentando Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali, e Davide Dattoli, co-fondatore della startup Talent Garden. «Banca Generali – ha dichiarato Mossa – è una banca che oggi gestisce 62 miliardi di euro e cinque anni fa ne gestiva 25, quindi è considerata la realtà nell’ambito finanziario con i tassi di crescita più alti in Europa». La concorrenza, però, è assai agguerrita: «Noi siamo 850 più o meno – ha proseguito l’AD di Banca Generali – e ci confrontiamo con banche che hanno decine di migliaia di dipendenti. Come facciamo a crescere più degli altri? Ragionando fuori dagli schemi e cercando di avere una struttura un po’ da startup nel grande rispetto ovviamente delle regole e delle norme che governano il sistema finanziario italiano». Se Gian Maria Mossa con i suoi 44 anni è uno dei più giovani AD a capo di grosse realtà bancarie, anche Davide Dattoli ha fatto carriera molto velocemente tanto da essere, a soli 28 anni, alla guida di una startup di successo diffusa in tutta Europa, che ha appena recuperato 60 milioni di euro di

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finanziamenti. «Quando siamo partiti – ha rivelato lo startupper – il nostro principale competitor, che ha iniziato più o meno negli stessi anni da New York e non da Brescia, di soldi ne ha raccolti 11 miliardi. Questa è la competizione che ci ritroviamo ogni giorno e non vale solo per noi come azienda: ci sono player negli Stati Uniti e in Cina che raccolgono 100 volte più di quello che si può raccogliere in Europa». L’aiuto finanziario per Talent Garden è arrivato dalla ricchezza privata del nostro Paese: «C’erano tanti imprenditori prima più piccoli e poi più grandi che avevano voglia di scommettere su dei giovani» ha raccontato Dattoli. Il primo a investire nella startup è stato il Giornale di Brescia: non solo ha fornito 30mila euro di capitale iniziale, ma ha messo anche a disposizione la sua vecchia redazione. «Siamo partiti di fatto nel 2011. Da un lato vedevamo che la disoccupazione giovanile era al 33%, dall’altro ci rendevamo conto dell’esistenza di un bacino incredibile e inutilizzato di persone e di talenti con tanta energia e voglia di fare». Dattoli ha evidenziato come a muoverli sia stata la passione per il digitale, uno strumento con cui è facile costruirsi un futuro perché è qualcosa che si inserisce in tutti i settori industriali: «La nostra idea era di supportare la nascita e lo sviluppo di talenti nel mondo digitale, creando un ecosistema dove questi talenti potessero realizzare i loro progetti. E così è nata l’idea di costruire dei luoghi di coworking, di condivisione, prima a Brescia e poi in Italia. Oggi sono 25 in otto Paesi europei». Dal 2011 la società non ha fatto che espandersi: «Oggi siamo un’azienda di 160 persone, l’età media è meno di 31 anni e il 65% dei dipendenti è donna».

Ce.St.In.Geo

Medioriente, come superare le crisi

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alla politica estera statunitense, al ruolo di Paesi come Iran e Arabia Saudita, fino alla questione israelo-palestinese e alle conseguenze della guerra in Yemen. Sono gli elementi chiave per comprendere il Medioriente secondo il professor Mehran Kamrava, direttore del Center for International and Regional Studies della Georgetown University’s School of Foreign Service in Qatar, una delle voci più autorevoli a livello internazionale nell’analisi degli scenari mediorientali. Il professore è stato il protagonista dell’incontro The Changing Middle East. Challenges, opportunities and emerging dynamics che si è tenuto il 29 maggio nella sede di largo Gemelli. Partendo dall’analisi del riemergere delle dinamiche settarie, il professor Kamrava ha descritto in modo chiaro l’attuale periodo di instabilità e la competizione strategica dei diversi attori dell’area. L’incontro ha rappresentato l’evento conclusivo del progetto formativo dedicato ai temi della geopolitica promosso da Ce.St.

In.Geo. (Centro Studi Internazionali di Geopolitica) sotto la direzione del professor Riccardo Redaelli e del professor Maurizio Carandini. Al corso, arrivato ormai alla sua decima edizione, hanno partecipato numerosi docenti e circa 80 studenti degli istituti superiori “Leardi” e “Balbo” (Casale Monferrato) e “Saluzzo-Plana” (Alessandria). Oltre a delineare i contributi delle principali scuole geopolitiche, il corso – che ha coinvolto vari relatori, tra i quali Michele Gaietta, Paolo Maggiolini, Alessia Melcangi, Aldo Pigoli, Anna Lisa Pinchetti, Andrea Plebani, Antonio Zotti – ha preso in esame tematiche diverse come la questione israelo-palestinese, le complesse eredità delle “primavere arabe”, le sfide del continente africano e le direttrici geopolitiche di Russia e Cina. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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milano

Addio al p professor Mazzoni, esperto di diritto commerciale o scorso 8 maggio è mancato il professor Alberto Mazzoni, docente di Diritto commerciale presso la facoltà di Economia dell’Università Cattolica fino all’ottobre 2012. Dall’a.a. 2015/16 ha ricoperto la qualifica di professore emerito. Durante il funerale nella basilica di Sant’Ambrogio, alla presenza del rettore dell’Ateneo Franco Anelli, il preside della facoltà di Economia Domenico Bodega l’ha ricordato come uno dei pochi giuristi la cui produzione e attività devono essere collocate nel panorama scientifico internazionale e come un docente caratterizzato da competenza, apertura mentale e passione per le persone e le relazioni, che ha lasciato un segno significativo nel contesto scientifico e istituzionale, sollecitando continuamente alla riflessione e all’azione. «Alberto Mazzoni – ha detto il Preside – viene riconosciuto dalla comunità scientifica dei giuscommercialisti come uno dei migliori interpreti del metodo dell’economia, della interpretazione sistematica del diritto alla luce dei fenomeni economici e

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in particolare della mutevole concezione dell’impresa attorno alla quale ruota il diritto commerciale». Nato a Livorno nel 1942, Alberto Mazzoni si era laureato summa cum laude a Pisa, completò la sua formazione giuridica con un corso di dottorato post lauream alla Law School dell’Università di Chicago e poi a Strasburgo conseguendo il diploma della facoltà internazionale per l’insegnamento del diritto comparato, sviluppando così una formazione giuridica di civil law e common law. Di respiro internazionale anche la pratica legale: da Cohen-Meyohas a Parigi a fine anni ’60, poi New York da White & Case, che gli aveva consentito di diventare uno di maggiori esperti di diritto internazionale, grazie alla conoscenza

fluida di inglese, francese, tedesco e svedese. La carriera universitaria l’ha visto docente prima a Pisa e poi in Cattolica a Milano, con collaborazioni con l’Università di Macao in Cina. In ambito professionale ha collaborato con grandi gruppi internazionali e con organismi istituzionali italiani, è stato infatti rappresentante di nomina governativa in varie sessioni di lavoro dell’UNCITRAL (United Nations Commission on International Trade Law, la Commissione delle Nazioni Unite per il Diritto Commerciale Internazionale con sede a Vienna) in materia di insolvenza transnazionale e di e-commerce. E’ stato condirettore della collana di Diritto commerciale interno e internazionale edita da Giappichelli, e membro del comitato scientifico di numerose riviste giuridiche. Ha ricoperto l’incarico di presidente del collegio dei probiviri di Borsa Italiana, di componente del Consiglio Arbitrale della Camera di Commercio di Milano, di presidente del Consiglio Direttivo dell’istituto internazionale per l’unificazione del Diritto privato.

Un ricordo di Giovanni Ancarani opo una lunga malattia lo scorso 25 maggio è mancato il professor Giovanni Ancarani. Nato a Fusignano (Ravenna) il 21 luglio 1933, laureatosi in Giurisprudenza, dopo un primo incarico come segretario degli atti accademici in Università Cattolica, nel 1980 fu inquadrato nel ruolo di professore associato nella facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica per la cattedra di Storia dell’amministrazione pubblica, nel 2003 divenne ordinario e fu collocato a riposo il 1° novembre 2005. È stato direttore del Dipartimento di Scienze politiche negli a.a.

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2003/04 e 2004/05, e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo nell’a.a. 1998/99. Oltre che per la docenza e i ruoli ricoperti in Cattolica, Ancarani era noto anche per il più che trentennale impegno come storico presidente dell’Istituto Auxologico. Cultore di discipline giuridiche e storiche, Ancarani era affascinato dalla medicina e dalle scoperte pionieristiche in questo campo, che metteva in atto nel suo impegno presso l’Istituto Auxologico, all’avanguardia in diversi settori della medicina. Il professor Ancarani ha ricoperto inoltre la carica di presi-

LA SCOMPARSA DI MARCO DERIU

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na notizia tragica ha colpito il mondo della comunicazione della diocesi di Milano. Venerdì 24 maggio è morto Marco Deriu. 51 anni, giornalista professionista e docente universitario, Deriu ha avuto diversi incarichi in Università Cattolica dal 2002/2003 fino all’anno in corso dall’insegnamento di Teorie e tecnica delle comunicazioni di massa al corso di laurea triennale in Scienze linguistiche presso la sede di Brescia, a Etica e deontologia dell’informazione al master in Giornalismo a Milano. «Dopo la chiusura del Resegone che aveva diretto per anni, per un breve periodo aveva anche lavorato con noi, al Cremit – ha scritto nel suo personale ricordo Pier Cesare Rivoltella, direttore del centro di ricerca sull’Educazione ai media all’innovazione e alla tecnologia -. Marco era un generoso, aperto all’impegno nel sociale e dedicato al mondo dell’educazione. Ne ricordo il sorriso, la misura, il fare garbato». Deriu aveva collaborato anche con numerose testate tra cui i settimanali diocesani, Famiglia Cristiana, Famiglia Oggi e l’agenzia di stampa Sir per la quale curava una rubrica di critica televisiva con un’attenzione anche agli aspetti deontologici che riguardano gli operatori della comunicazione. Ha diretto agenzie di comunicazione e la rivista Media Education. Studi, ricerche, buone pratiche di Edizioni Erickson, è stato responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’università Statale di Milano, dell’ufficio stampa di Atm, oltre che autore testi per la Rai.

dente della Banca Cariplo e della Fondazione Ambrosianeum. Al termine delle esequie, celebrate nella basilica di sant’Ambrogio, Michele Colasanto, professore emerito dell’Università Cattolica, anche a nome del Preside della facoltà di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni, ha ricordato Ancarani facendo riferimento alla lunga esperienza in Università e nei ruoli istituzionali ricoperti nelle importanti opere della realtà sociale e culturale ambrosiana. Colasanto ne ha proposto il tratto gentile, frutto di timidezza e riservatezza ma segno di garbo, rispetto e comprensione verso gli inter-

locutori. Pur potendo aspirare a maggiore visibilità, preferiva fare un passo indietro, serbando la sua simpatia e allegria per gli amici e le persone più vicine.


roma

Presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita

Addio a Sgreccia, pioniere della bioetica  Il Cardinale è morto alla vigilia dei suoi 91 anni, grande studioso della vita e delle frontiere della ricerca scientifica Il ricordo del rettore Franco Anelli icordiamo con commossa riconoscenza l’elevato contributo spirituale, scientifico ed educativo di cui fece dono anche all’Ateneo dei cattolici italiani, dapprima come Assistente Spirituale della facoltà di Medicina e Chirurgia, indi come professore ordinario di Bioetica e, per oltre un ventennio, nei ruoli di direttore del Centro di Bioetica e del Centro per la Cooperazione Internazionale. Tra i maggiori bioeticisti di livello internazionale, sino alla fine dei Suoi giorni Egli è rimasto vicino alla nostra comunità universitaria offrendole un luminoso esempio di amore per la vita umana, della cui dignità e tutela è sempre stato uno strenuo, appassionato e raffinato promotore».

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Con queste parole il rettore Franco Anelli ricorda il cardinale Elio Sgreccia, padre della bioetica cattolica italiana, morto il 5 giugno a Roma, nella sua abitazione, alla vigilia del suo novantunesimo compleanno. Dal 1974 assistente spirituale della facoltà di Medicina e chirurgia all’Università Cattolica, nel 1984 è stato incaricato per l’insegnamento della Bioetica nella facoltà di Medicina e chirurgia e fino al 1 novembre 2000 è stato anche direttore dell’Istituto di Bioetica presso la stessa Facoltà. Dal 1985 al 2006 è stato Direttore del Centro di Bioetica e dal 1998 al 2005 è stato Direttore del Centro per la Cooperazione Internazionale dell’Università Cattolica. Il 6 gennaio 1993 è stato ordinato Vescovo di Zama Minore per le mani del Santo Padre Giovanni Paolo II. Il 1 giugno 1994 è stato nominato Vice presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Durante il Concistoro del 20 e 21 novembre 2010 ha ricevuto la Nomina Cardinalizia.Dal 2005 al 2008 è stato presidente della Pontificia Accademia per la Vita, dalla quale si è dimesso per raggiunti limiti di età e di cui era attualmente Presidente emerito. «È stato il fondatore della bioetica personalista agli inizi degli anni ’80 ed ha dato il via ad uno dei primi Istituti Universitari dedicato allo studio e alla ricerca nel campo della bioetica» così lo ricorda il professor Antonio Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica e Medical Humanities della facoltà di Medicina e chirurgia.

Il ricordo della Pontificia Accademia per la Vita

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in dalla costituzione, l’11 febbraio 1994, il cardinale Elio Sgrecciaa è stato protagonista e anima coraggiosa e sapiente della Pontificia Accademia per la Vita, sostenendo e promuovendo le attività di studio e tutela della vita umana di fronte alle sfide poste dalla tecnica e dal progresso biomedico» si legge in una nota diramata dall’istituzione vaticana. «La Pontificia Accademia per la Vita – afferma il presidente monsignor Vincenzo Pagliaa – è riconoscente per il positivo e prezioso lavoro svolto dal cardinale Sgreccia e per il suo importante contributo sui temi scientifici e nel settore accademico, a beneficio del Magistero della Chiesa. Il cardinale Sgreccia ha sempre continuato a seguire le attività della Pontificia Accademia, sempre informato sulle iniziative in corso. Con discrezione e sensibilità ha accompagnato il lavoro della Pontificia Accademia, partecipando alle Assemblee e agli incontri con il Papa». «La Pontificia Accademia per la Vita prosegue sulla strada tracciata con lungimiranza dal Cardinale Sgreccia, con la stessa audacia nel cogliere i segni dei tempi e fornire risposte alle domande di senso dell’umanità nostra contemporanea».

La versione integrale dell’articolo su Cattolicanews

Sgreccia, difensore della vita di Monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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a figura del cardinale Elio Sgreccia è da tutti immediatamente collegata al suo alto magistero in ambito etico e morale, ma oltre a essere tra i primi e più grandi studiosi di Bioetica, è stato anche un raffinato educatore e un instancabile animatore spirituale. Il suo ministero sacerdotale, arricchito dagli studi di psicologia, è stato all’inizio dedicato alla

formazione dei giovani soprattutto nel Seminario Regionale di Fano, diocesi di provenienza. Tale impegno formativo si è consolidato negli anni in cui, arrivato in Università Cattolica nella sede di Roma, si è dedicato all’assistenza spirituale p di docenti e studenti. È in questo contesto di alta formazione per il personale sanitario che ha approfondito la sua “vocazione” di studioso e di docente, divenendo protagonista e punto di riferimento nella ricerca e nella divulgazione delle questioni bioetiche, analizzate

e valutate alla luce della tradizione della Chiesa. Declinando con intelligenza fondamenti filosofici e antropologia cristiana, ha affrontato le nuove e radicali sfide nel campo della vita umana, soprattutto sulle frontiere più avanzate della vita nascente e terminale, poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche, in un dialogo aperto e serrato con le istanze del pensiero moderno. Rigoroso difensore della dignità e della inviolabilità della vita umana, ha saputo offrire un alto contributo di pensiero, di

insegnamento e di accompagnamento spirituale di cui gli sono grati e riconoscenti intere generazioni nel suo Ateneo, nella Chiesa e nella società. Personalità forte e determinata, sapeva dialogare con tutti senza mai venire meno alla sua missione di difendere e diffondere l’insegnamento della Chiesa che, nell’ambito della bioetica, ha certamente contribuito, come pochi altri, a far emergere e maturare. Il testo completo del ricordo è pubblicato su Cattolicanews PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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roma

Sport e prevenzione, check-up gratuiti con gli specialisti dell’IRCCS Gemelli

In salute con la Longevity Run

 Roma, San Gabriele Piozzano (Piacenza), Madonna di Campiglio sono i tre appuntamenti della corsa evento di sensibilizzazione per uno stile di vita sano e attivo partita da Roma lo scorso 10 maggio e ha fatto tappa a San Gabriele Piozzano, in provincia di Piacenza, domenica 26, la seconda edizione della Longevity Run, l’evento di sensibilizzazione per uno stile di vita sano e attivo realizzato grazie al sostegno della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica. Primo appuntamento allo stadio Nando Martellini delle Terme di Caracalla a Roma, per una giornata dedicata a prevenzione, salute e sport, elementi indispensabili per chi voglia assicurarsi longevità di successo. Madrina della k campionessa corsa è stata Sofiia Yaremchuk, di mezzofondo. Durante l’evento i medici del Policlinico Gemelli, tra cui gli specialisti del Centro di Medicina dello Sport coordinati dal professor Vincenzo Palmieri, hanno eseguito gratuitamente oltre 350 check-up con 6.000 prestazioni sanitarie. A ogni partecipante sono stati valutati i principali fattori di rischio cardiovascolari quali il fumo, le abitudini alimentari, l’attività fisica regolare, e sono state eseguite valutazioni dirette come la misurazione di peso e altezza con il calcolo dell’indice di massa corporea, la misurazione della pressione arteriosa, della glicemia e del colesterolo totale su sangue capillare. Seconda tappa a San Gabriele Piozzano, in provincia di Piacenza, il 26 maggio dove le équipe di medici dell’Ospedale “G. da Saliceto” di Piacenza e del Policlinico Universitario A.

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Gemelli IRCCS hanno offerto ai partecipanti un check-up gratuito sui sette parametri di salute cardiovascolare: misurazione della pressione arteriosa, della glicemia e del colesterolo, calcolo dell’indice di massa corporea, valutazione dello stile di vita e delle abitudini alimentari e analisi di alcuni parametri di performance funzionali, come la forza muscolare e la funzione respiratoria. n si avvale del team di speciaLa Longevity Run listi coordinato dal professor Francesco Landi della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttore UOC Riabilitazione e Medicina Fisica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, impegnato da anni sul piano scientifico e didattico nello

studio e divulgazione di temi legati alla prevenzione e all’identificazione dei fattori associati a una longevità “di successo”. «La Longevity Run – spiega il professor Landi – promuove attività volte ad indagare e diffondere le evidenze scientifiche su una longevità in buona salute fisica e mentale. Per invecchiare bene è importante prendersi cura di se stessi già da giovani e da adulti. La longevità infatti non è un dono di natura ma si conquista passo dopo passo con uno stile di vita corretto e con una adeguata prevenzione». Terza e ultima tappa il prossimo 3 agosto a Madonna di Campiglio per incontrare ancora una volta la popolazione per sensibilizzarla ai corretti stili di vita e a una vita in salute.

Presentati i dati del 16° rapporto Osservasalute

Stili di vita, italiani lenti a cambiare

 L’Italia invecchia male: più longevi ma in sovrappeso e malati cronici. La speranza di vita in buona salute è peggiore che in altri Paesi europei

taliani ancora lenti a cambiare abitudini nocive per la salute come fumo, sedentarietà e alimentazioni scorrette, ma in Italia si muore sempre meno, grazie soprattutto ai miglioramenti nell’assistenza sanitaria e ai traguardi della medicina moderna. Sono questi, in sintesi, i dati emersi dalla XVI Edizione del Rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica presso la sede di Roma, con la direzione scientifica di Alessandro Solipaca, e la direzione di Walter Ricciardi, docente di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica. Il volume, presentato il 16 maggio scorso al Policlinico Gemelli, è frutto del lavoro di 318 ricercato-

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ri distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università, Agenzie regionali e provinciali di sanità, Assessorati regionali e provinciali, Aziende ospedaliere e Aziende sanitarie, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Ministero della Salute, Agenzia Italiana del Farmaco, Istat. Il volume è suddiviso in due parti: la prima dedicata alla salute e ai bisogni della popolazione, la seconda ai sistemi sanitari regionali nonché alla qualità dei servizi. Secondo il Rapporto Osservasalute 2018 continua a diminuire la mortalità prematura, in calo i decessi per malattie cardiovascolari. Gli italiani sono ancora troppo in sovrappeso e non accennano a smettere di fumare. Il grande problema per il

presente e per il futuro sono le cronicità che assorbono l’80% della spesa sanitaria. Destinata a impennarsi nel prossimo decennio la domanda per visite specialistiche, di giornate di degenza e di assistenza domiciliare. Siamo tra i Paesi più longevi ma anche con più anni da vivere con malattie croniche e disabilità: la speranza di vita in buona salute è peggiore che in altri Paesi europei.


roma

Un ospedale vicino ai pazienti

La domenica del “Sollievo” al Gemelli  Durante la giornata la consegna della Gerbera d’oro al professor Vincenzo Valentini e il premio della Fondazione Ghirotti Fabrizio Frizzi a Flavio Insinna l Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, come in altri numerosi ospedali italiani domenica 26 maggio si è celebrata la Domenica del “Sollievo”, promossa dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti. Fin dal mattino tanti amici, artisti e volti noti hanno trascorso insieme ai degenti, ai loro familiari e al personale sanitario dell’ospedale momenti di spensieratezza, ma anche di riflessione sui temi dell’affrancamento dal dolore fisico e morale. La Giornata nazionale del Sollievo è stata istituita con direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 24 maggio 2001 ed ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La giornata si è aperta con la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Subito dopo i saluti di Vincenzo Morgante, presidente della Fondazione Gigi Ghirotti, di Guido Carpani, capo di gabinetto del Ministero della Salute, di Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e di Rocco Bel-

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BILANCIO DI MISSIONE

Fondazione Gemelli, la persona al centro

L lantone, direttore del Governo Clinico e preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica. A seguire le testimonianze di sollievo con l’intervento del professore Vincenzo Valentini, direttore del Gemelli ART, che quest’anno ha ricevuto il premio Gerbera d’Oro “per l’impegno del Gemelli ART per l’umanizzazione dell’esperienza di cura”. Si è poi svolta la tavola rotonda dal titolo Testimonianze di sollievo con gli interventi delle Associazioni di volontariato operanti al Gemelli, dei “Ragazzi del Sollievo” e, tra le voci del mondo dello spettacolo, quelle di Rita Forte e degli attori Sebastiano Somma, Michele Ginestraa e Beatrice Fazi. Al termine la cerimonia di consegna a Flavio Insinnaa del premio Fabrizio Frizzi, istituito lo scorso anno dalla Fondazione Gigi Ghirotti per un artista distinto per la propria umanità quale ambasciatore di sollievo. La Giornata si è conclusa con la premiazione del concorso Un ospedale con più sollievo, che ha come obiettivo quello di educare alla cultura del sollievo attraverso l’espressione creativa, coinvolgendo non solo giovani alunni e studenti delle scuole, ma anche, indirettamente, le loro famiglie ed insegnanti.

a Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS guarda avanti, raccogliendo i frutti dell’impegno degli anni passati e proiettandosi nel futuro con nuovi importanti progetti: tra questi il nuovo Edificio per Attività Sanitarie, Universitarie e di Ricerca, il nuovo hub ambulatoriale e il primo punto ambulatoriale esterno nella città di Roma a San Basilio. Sono questi in sintesi il presente e il futuro della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS raccontati nelle 80 pagine del Bilancio di Missione 2018 8 presentato il 23 maggio al Gemelli. All’evento sono intervenuti Giovanni Raimondi, Marco Elefanti, Rocco Bellantone, Giovanni Scambia, e Giampaolo Tortoraa direttore del Comprehensive Cancer Center Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, una nuova realtà di ricerca e cura per i malati di tumore, sede di una strutturata ricerca di base e traslazionale sul cancro coniugata con un portfolio integrato di servizi e prestazioni che abbracciano tutto il percorso clinico-assistenziale del paziente, per offrire un’assistenza sempre più efficace e personalizzata.

THOMAS JEFFERSON UNIVERSITY DI PHILADELPHIA

Ricciardi, laurea honoris causa in America

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alter Ricciardi, professore di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, ha ricevuto lo scorso 22 maggio, la laurea honoris causa in Dottore della scienza a dalla Thomas Jefferson University di Philadelphia per i risultati raggiunti e il contributo dato al mondo della sanità pubblica anche attraverso il lavoro con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con il Centro di Ricerca per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nella stessa cerimonia, che si è svolta al Kimmel Center for the Performing Arts di Philadelphia, la laurea honoris a è stata conferita anche a John causa Sculley, già Ceo di Apple. Istituito nel 1824 come Jefferson Medical College, l’ateneo ha iniziato a conferire le lauree ad honorem nel 1840. Da allora la lista dei laureati h.c. ha incluso personaggi illustri nel mondo della scienza, della medicina, della legge, della letteratura. Tra i più recenti: Alex Gorsky, Judith

Rodin, Donna Brazile e Paul Farmer. Il testo del Commencement Speech che il professor Ricciardi ha tenuto nell’Ateneo americano davanti a una platea di circa 3mila persone è pubblicato su Cattolicanews all’indirizzo: https:// www.cattolicanews.it/ricciardi-laurea-honoris-causa-alla-jefferson PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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brescia

Una festa per la città con 167 tocchi in volo

Laurea, un traguardo che apre al mondo  Alla cerimonia di consegna delle pergamene sono intervenuti il sindaco Emilio Del Bono e l’amministratrice delegata di RaiCom Monica Maggioni a gioia incontenibile dei laureati magistrali della sede, e dei rappresentanti delle istituzioni è esplosa sabato 25 maggio nell’auditorium della Camera di Commercio e poi attraverso le vie del centro storico, dove si è svolta la seconda edizione della cerimonia di consegna delle pergamene di laurea. Un evento che si è concluso sulla scalinata del Teatro Grande con il tradizionale lancio del tocco. 167 i laureati partecipanti, in rappresentanza dei 375 totali che hanno raggiunto l’importante traguardo durante lo scorso anno accademico, nelle cinque Facoltà dell’Ateneo. La mattinata è stata introdotta dal saluto del prorettore Mario Taccolinii che ha ricordato ai neodottori magistrali come «La storia e la tradizione educativa della Cattolica sono un’eredità di cui voi siete testimoni, custodi ed interpreti; avete sperimentato una pluralità di saperi proposti dalla nostra offerta formativa, traendone i migliori insegnamenti. Immaginando il nostro futuro, non potremmo non fare riferimento a voi, siete il nostro vero patrimonio». Protagonisti i giovani ed emozionati neodottori delle diverse Facoltà, accompagnati da parenti e amici. Sulle note degli allievi del Conservatorio Luca Marenzio, unite agli applausi del pubblico, è stato elogiato l’impegno dei ragazzi, la dedizione allo studio a favore della ricerca e della conoscenza, fonti indispensabili di una società attiva. L’importanza dell’apprendimento e della divulgazione del sapere sono state al centro del discorso del sindaco Emilio Del Bono che, nel celebrare la vocazione educativa della città, dell’amministrazione comunale e dell’istituzione universitaria, ha sotto-

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lineato quanto sia indispensabile la lotta all’ignoranza e all’inciviltà. Tutti fenomeni arginabili con l’istruzione, i cui risultati sono migliori quanto più contrastano la dispersione p scolastica e l’abbandono degli g studi. È importante riconoscersi come cittadini che hanno diritti e doveri, ampliabili grazie all’insegnamento dell’educazione civica in tutte le scuole di ogni ordine e grado. «Purtroppo il numero di laureati in Italia è ancora troppo basso rispetto alla media europea. L’impegno da contrarre è quello di innalzare il numero, ed io sono orgoglioso di essere il sindaco di una città che vince ogni volta la sfida educativa. Voi siete un enorme patrimonio di risorse umane, strumento importantissimo per contrastare l’ignoranza» ha concluso il primo cittadino. Nel corso della cerimonia è emerso anche il valore dello scambio di conoscenze e della

reciprocità che vi è tra persone e istituzioni. L’Università dev’essere infatti intesa come un luogo ospitale e, soprattutto, in continua evoluzione: proprio perché centro delle nuove menti del futuro, deve promuovere una crescita che sostenga le esigenze di tutta la comunità. Alla cerimonia è intervenuta anche Monica Maggioni, giornalista e amministratrice delegata di RaiCom, laureata in Lingue alla Cattolica di Milano, che ha ricordato con nostalgia gli anni accademici, momento cruciale della sua formazione sia umana che professionale. La laurea è un forte momento di cesura, sancisce infatti l’incontro con il mondo, inteso come responsabilità, dovere e lavoro, ma anche come soddisfazione e piena realizzazione di sé. Per la giornalista la complessità è uno strumento per intendere le difficili relazioni su cui si basa la vita quotidiana, in grado di fornire chi ne è detentore della capacità di scavare all’interno delle realtà, per comprenderne le infinite scale di grigi, e non le due tonalità più sgargianti, ovvero il bianco e nero. Già, perché nell’epoca della percezione che vince sul reale, è importante saper cogliere i dettagli, per elaborare al meglio le sfide che ogni giorno siamo tenuti a sostenere. Immedesimarsi negli altri, appellandosi all’empatia nell’epoca del disumano, per ritrovare la chiave più bella della nostra sensibilità. Sviluppare la coscienza critica, concederci al dubbio, indagare all’interno delle storie: sono solo alcuni dei temi profondi del discorso della Maggioni, che ha salutato il pubblico con una richiesta: «Tenetevi sempre un punto di domanda nella testa».


brescia

Modello Trekking Therapy

Camminando s’impara a stare meglio  Il progetto pilota, ideato dalla cooperativa Area e dal Laboratorio di Psicologia, è oggi un modello di alternativa al carcere per minori in regime di "messa alla prova" ap progetto g p pilota, a reale modello di alternativa al carcere. È quanto accaduto al percorso riabilitativo ideato dalla Cooperativa Sociale Area Onlus in stretta sinergia con il Laboratorio di Psicologia dell’Università Cattolica che, in seguito ad una fase sperimentale che ha fatto registrare ottimi risultati, è oggi è stato promosso ad alternativa concreta al carcere per quegli adolescenti colpevoli di reati minori, dichiarati in regime di “messa alla prova” da parte del Tribunale dei Minorenni. In principio fu il progetto-pilota A Piedi. Percorsi Educativi – condotto dalla cooperativa Area e dal Laboratorio di Psicologia della Cattolica in sinergia col l’USSM del Tribunale dei Minorenni di Brescia – in cui un gruppo di ragazzi rei di reati legati al furto e allo spaccio, furono coinvolti in un percorso lungo 6 giorni, 135 chilometri e 38 ore di cammino attorno al Lago di Garda. Ad accompagnarli lungo il cammino, geografico e di riabilitazione personale, un team di professionisti composto dal professor Giancarlo Tamanza, direttore del Laboratorio di Psicologia, Nicola Maccioni, educatore e presidente di Area, e Luca Bonini, psicoterapeuta e direttore dei consultori familiari della cooperativa. Dal progetto iniziale, e dalla ricerca che ne è conseguita, è stato elaborato un modello d’intervento alternativo al carcere per adolescenti e minori bisognosi di rielaborare la propria condizione per ritrovare una corretta traiettoria di vita. I dati della ricerca qualitativa effettuata dal Laboratorio di Psicologia che hanno permesso di misurare i risultati e, quindi, di definire parametri e regole del modello riabilitativo come alternativa al carcere, sono stati presentati per la prima volta

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nell’ambito del convegno internazionale Trekking therapy e messa alla prova. Pratiche e interventi nel Procedimento Penale Minorile. I numeri parlano di un significativo miglioramento negli ambiti dell’autostima dei giovani coinvolti, di una maggiore predisposizione al rispetto e alla solidarietà nell’ottica del lavoro di gruppo, di una maggiore capacità di riflessione rispetto alle situazioni, a dispetto di decisioni avventate. L’indagine è stata condotta in maniera sistematica, durante tutte le fasi del percorso (prima, durante, e successivamente) mediante la somministrazione quotidiana di questionari di valutazione, colloqui individuali e di gruppo, produzione di testi scritti – in particolare un diario di bordo a cura di partecipanti e operatori – immagini e videoregistrazioni degli incontri quotidiani di supporto psicologico.

Il problem solving piace alle imprese

Per le aziende ci vuole un fisico

 Dal congresso ANFeA emerge quanto la figura del fisico non sia più identificata soltanto nella ricerca ma anche proiettata verso importanti esperienze di collaborazioni aziendali

empre più fisici nelle aziende per la loro capacità di problem solving: dal campo sanitario a quello ambientale, dai mercati finanziari alla meteorologia, dall’elettronica alla gestione dell’energia, dalle comunicazioni alle investigazioni scientifiche. Questo è emerso dal V Congresso dell’Associazione Nazionale Fisica e Applicazioni (ANFeA), che si è tenuto a Brescia in sinergia con i docenti di Fisica della società e Scienze matematiche fisiche e naturali. Il convegno, organizzato in collaborazione con AIB e Confartigianato, ha portato in Cattolica numerose realtà imprenditoriali che guardano all’innovazione dei loro processi produttivi. La figura del fisico professionista oggi rappresenta l’anello di congiunzione fra la ricerca di avanguardia e il mondo produttivo, contribuendo a

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introdurre nelle imprese le innovazioni che il mercato oggi sollecita, aiutando la loro crescita. In questi anni di trasformazione, la figura del fisico non è più identificata solo nella ricerca e/o nella didattica, ma è anche proiettata verso importanti esperienze di collaborazioni aziendali. Forte del particolare approccio sistemico nel problem solving, tale figura è molto apprezzata dalle imprese che necessitano sempre più di personale in grado di operare con metodo, precisione e competenza, capace di trasformarsi in modo dinamico per accompagnare l’innovazione tecnologica delle aziende. Un concetto ribadito anche da Giuseppe Pasini, presidente dell’Aib e del gruppo Feralpi di Lonato del Garda «Un’indagine da noi condotta indica che sono richieste figure con competenze scientifiche, mate-

matiche e fisiche per meglio affrontare la digitalizzazione industriale. Risorse, però di cui l’intero Paese scarseggia: colpa di una mancanza di dialogo tra il mondo della scuola e quello imprenditoriale». Nel tempo sono cambiate le esigenze e le richieste. «Le aziende tradizionali stanno lasciando il passo a realtà più innovative, guidate da giovani con nuovi stimoli, idee e voglia di emergere a livello internazionale» ha fatto presente Eugenio Massetti, presidente Confartigianato Brescia e Lombardia, lasciando la parola alle tante interessanti testimonianze di chi si occupa di sensori nanotecnologici, di chi si diletta con i rischi della saldatura, chi di bonifiche e chi invece è finito in banca a elaborare modelli per la gestione del rischio. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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SensoryLab, cibo per i cinque sensi

Educare il gusto per migliorare la qualità dei cibi  Al via il nuovo laboratorio di analisi sensoriale. Gli studenti effettueranno qualsiasi tipo di valutazione sulle più svariate matrici alimentari: dal caffè al vino, a olio e cioccolato ustare un cibo, non solo con le p papille p ggustative, ma coinvolgendo tutti i sensi, dalla vista all’olfatto, dall’udito al tatto. È l’esperienza che si può fare nel nuovo laboratorio di analisi sensoriale della sede di Piacenza dell’Università Cattolica. SensoryLab è stato ufficialmente inaugurato lo scorso 12 aprile durante il convegno Descrizione e Misurazione della Percezione: metodi e Strumenti per l’Innovazione nel Food della Iasa, Accademia Internazionale di Analisi Sensoriale, di cui la Facoltà piacentina è socio e sensory pointt universitario. Il nuovo laboratorio è dotato di singole cabine, all’interno delle quali, ogni valutatore – tramite un tablet – può svolgere la propria analisi sensoriale assaggiando un prodotto: un metodo scientifico usato per risvegliare, misurare e interpretare quelle risposte ai prodotti che sono esito della nostra percezione. Le risposte elaborate spaziano dall’analisi di “profilazione” del prodotto, che è la caratterizzazione dello stesso, alla “differenza”, che confronta l’alimento con quelli simili sul mercato, per arrivare all’espressione, assolutamente soggettiva, che riguarda il livello gradimento dello stesso. «Oggi, non basta più disporre di un locale e di strumenti idonei, o possedere adeguate conoscenze statistiche – ha affermato Milena Lambri, docente di Enologia e referente per l’Analisi sensoriale della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali -. Occorre che anche i test sensoriali sappiano valutare la risposta personale del soggetto in termini di preferenza e accettabilità, inserendo lo stesso individuo in locali confortevoli, vicini alle circostanze di consumo degli alimenti, ove la persona possa confrontarsi, discutere, partecipare al processo decisionale che la porta ad esprimere un giudizio con tutta la sua componente psicologica e affettiva». «Questo laboratorio attrezzato permetterà a gruppi di 20 studenti, per ciascuna seduta di analisi, di effettuare qualsiasi tipo di valutazio-

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ne sensoriale sulle più svariate matrici alimentari: dal caffè al vino, passando per cioccolato e olio, fino ad arrivare a tutte le nostre eccellenze enogastronomiche» ha spiegato il preside Marco Trevisan della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali sottolineando in particolare come «SensoryLab sarà utile agli studenti per imparare le principali tecniche di valutazione sensoriale applicate ai diversi prodotti alimentari, per comparare e giudicare la qualità degli stessi e le loro modificazioni durante la conservazione. Ma sarà anche una struttura a disposizione delle aziende intenzionate a studiare con metodi scientifici le proprietà sensoriali dei propri prodotti, ottenendo importanti elementi di giudizio».

Guardate avanti con fiducia e speranza, il monito del vescovo Ambrosio

Lancio del tocco per 312 neodottori

 Nella cattedrale di Piacenza la tradizionale festa di laurea in perfetto stile anglosassone per i laureati triennali e magistrali della sede piacentina dell’Università Cattolica iate i veri protagonisti di un mondo nuovo, guardate avanti con fiducia e speranza». Sono le parole che il vescovo di Piacenza monsignor Gianni Ambrosio o ha rivolto ai 312 laureati triennali e magistrali della sede di Piacenza dell’Università Cattolica che sabato 25 maggio hanno celebrato la chiusura di un percorso e l’affacciarsi a una nuova fase della propria vita. Lo splendido scenario della Cattedrale di Piacenza ha accolto le oltre 1.500 persone tra amici e parenti che hanno festeggiato i neodottori in una cerimonia molto suggestiva. Presenti all’appuntamento il sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri, il direttore del campus di Piacenza e Cremona Mauro Balordii e i presidi di Facoltà Annamaria Fellegara (Economia

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e Giurisprudenza), Marco Trevisan n (Scienze agrarie, alimentari e ambientali) e Luigi Pati (Scienze della formazione). Con la soddisfazione di avere concluso un percorso e la consapevolezza di avere tutta la

vita davanti, una volta scese le scale della cattedrale e dopo il consueto lancio del tocco, i ragazzi hanno letteralmente invaso la piazza per un momento di incontro con le proprie famiglie, i professori e il personale della sede di Piacenza. C’è chi lavora già presso società di consulenza e marketing, chi fa tirocinio, chi muove i primi passi nel mondo della ricerca, chi ha già fatto importanti esperienze di formazione all’estero. Chi punta a specializzarsi nell’agricoltura di precisione o in Tecnologie Alimentari e chi invece ha trovato la propria collocazione ideale in un asilo. Eppure tutti si sono mostrati per quello che sono: ragazzi e ragazze giovanissimi con l’entusiasmo dei vent’anni e con una valigia di sogni da realizzare.


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Il contributo tra lotta alla povertà e sostegno al lavoro

Le due anime del reddito di cittadinanza

 Il sostegno economico non parla la lingua dei giovani. La maggior parte dei richiedenti del contributo anti-povertà ha più di 40 anni

approvazione da parte del Parlamento delle norme sul “Reddito di cittadinanza” ha reso necessaria l’illustrazione della disciplina del nuovo istituto. A tal fine la facoltà di Economia e Giurisprudenza ha promosso, lo scorso 8 maggio, il convegno Il reddito di cittadinanza e le sue due anime. Il Reddito di cittadinanza, infatti, si presenta con due anime: quella volta al contrasto della povertà e quella volta al sostegno all’inserimento al lavoro; l’intreccio tra le due finalità in un unico istituto solleva problematiche interpretative ed operative che richiedono momenti di confronto tra giuristi, rappresentanti delle istituzioni ed operatori. I relatori hanno evidenziato la complessità dell’intreccio di queste due obiettivi così ambiziosi. «Nessuna misura di politica attiva del lavoro può avere successo senza un percorso di sviluppo economico – ha sottolineato il professor Pier Antonio Varesi, che ha curato l’incontro -. Tuttavia le misure di politica attiva del lavoro possono dare maggiori competenze ai lavoratori e renderli più competitivi sul mer-

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cato. In questo senso è importante l’abbinamento fra un provvedimento di carattere assistenziale con un intervento di promozione dell’occupazione». Il professor Varesi ha inoltre fatto notare che la “yellow card” del Governo non incontra la strada dei giovani: «le domande provengono soprattutto da adulti over 40. E i giovani dove sono? Le nuove generazioni, forse, vivono ancora in famiglia e risultano a carico dei genitori quindi hanno incontrato qualche ostacolo per accedere al reddito di cittadinanza». ( Infine il professor Antonio Chizzoniti (nella foto), presidente del corso di laurea in Giurisprudenza, sottolineando che la Repubblica italiana è proprio fondata sul lavoro, ha voluto condividere le parole di Papa Francesco secondo cui “l’obiettivo vero non è il reddito per tutti, ma lavoro per tutti, quindi dignità”.

Trent’anni di cambiamento. Il futuro?

Ieri e oggi del sistema scolastico

PROGETTO SOCIALE

Dalle fragole una seconda opportunità

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xNovo è un progetto della cooperativa sociale Orto Botanico, in cui il valore etico si integra al valore tecnico dell’innovazione scientifica e che oggi, grazie anche al contributo della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, ha portato alla raccolta e alla commercializzazione di fragole coltivate dai detenuti con le più moderne tecniche agrarie, direttamente all’interno del Carcere delle Novate di Piacenza. Una reale opportunità riabilitativa in vista del reinserimento nella società una volta scontata la pena. Ingenti investimenti e un grande impegno sul campo hanno prodotto un primo raccolto di frutti i cui elevati livelli di qualità sono stati raggiunti grazie alla collaborazione con l’Università Cattolica, scesa in campo per garantire oltre che la qualità del prodotto, anche tecniche di coltivazione innovative e all’insegna della sostenibilità ecologica. «Una delle nostre missioni, come Università – ha spiegato il professor Ettore Capri, direttore del centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile (Opera) dell’Università Cattolica – consiste proprio nel coinvolgimento della comunità nel trasferimento della conoscenza. Con ExNovo abbiamo insegnato ai detenuti le tecniche migliori per ottenere i migliori risultati e questo consente il raggiungimento di importanti obiettivi anche sociali».

 Dagli anni ’70 in poi la scuola si è aperta alla società ed è stata investita da tante evoluzioni. Oggi è protagonista essa stessa di innovazione l convegno L’innovazione scolastica a Piacenza: le radici, il presente, il futuro – che si è tenuto lo scorso 14 maggio in Cattolica – è stata un’occasione importante per ragionare del sistema scolastico che cambia. L’incontro, organizzato dalla facoltà di Scienze della formazione, è stato coordinato dal professor Pier Paolo Triani che ha spiegato come: «La nostra Facoltà ha tra i suoi compiti quello di favorire la qualità della formazione, oltre che la qualità degli operatori. Partendo dal presupposto che le scuole sono sistemi vitali, che mutano anche alla luce dei cambiamenti della società, occorre capire come stanno cambiando oggi le scuole e comprendere quale direzione intraprendere per strutturare una proposta scolastica adeguata». Il convegno ha ripercorso 30 anni di storia tra i banchi, dagli anni ’70 al 2000, un periodo molto interessante per tutto il sistema scolastico del territorio. L’innovazione era partita dal basso, dalle scuole, da gruppi di docenti

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che operavano ai tavoli di lavoro costituiti con l’aiuto di università, associazioni professionali e dagli IRRSAE (Istituti Regionali per la Ricerca, la Sperimentazione e l’Aggiornamento Educativo). Si respirava aria di autonomia, voglia di crescere e di sperimentare. Successivamente, diminuito l’entusiasmo, è venuta a mancare la motivazione del personale nei confronti dell’innovazione. Alla scuola oggi sono assegnate una pluralità di funzioni: non solo le tre originarie – l’alfabetizzazione culturale di tutti, la selezione dei quadri e la preparazione al lavoro – ma anche altre come la promozione del benessere degli alunni come valore, e l’attenzione all’apprendimento di ciascuno. Affidandosi anche alle nuove tecnologie, la nuova prospettiva sembra essere la ricerca di nuove idee che tengano conto delle “diverse psicologie” dell’innovazione, che prevedano la costruzione di nuovi processi e la formazione del capitale umano.

A sottolineare il valore e l’importanza della missione “rieducativa della pena”, è Maria Gabriella Lusi, direttrice del Carcere di Piacenza, impegnata in prima persona nel sostenere e promuovere un’iniziativa «che esprime valori importanti, innanzitutto perché rappresenta una possibilità per i detenuti coinvolti, ovvero quella di reinserirsi nella società in condizioni nuove, sanando così quella frattura che il reato necessariamente ha comportato». Le fragole, coltivate in carcere dai detenuti, sono acquistabili negli appositi spazi allestiti dalla grande distribuzione.

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In cattedra per gli studenti del master Comunicare lo sport

Federico Buffa, giornalista e storyteller

 La lezione del telecronista di Sky, un professionista che ha dimostrato di conoscere tutti gli ingredienti giusti per trasformare una bella storia in un racconto indimenticabile venerdì pomeriggio, un gruppo di studenti si ferma di fronte alla Cappella dell’Ateneo del Sacro Cuore. Hanno carta e penna tra le mani e con lo smartphone scattano foto, molti selfie. Tra loro, spunta Federico Buffa, giornalista, telecronista, storyteller, cantastorie 4.0. A Sky Sport e nei teatri, Buffa ha dimostrato di conoscere tutti gli ingredienti giusti per trasformare una bella storia in un racconto indimenticabile. Questo pomeriggio lo fa al Master Comunicare lo sport, in una lezione promossa da Cattolicaper lo Sport per gli studenti corso dell’Alta scuola in media, comunicazione e spettacolo (Almed). Buffa va a braccio. Parla della storia più difficile che ha dovuto raccontare, quella di Muhammad Ali («ho dovuto prepararmi in maniera minuziosa, leggendo 19 libri molti dei quali inediti in Italia, perché parlare di una persona che è stata al centro del mondo per cinquant’anni richiedeva uno sforzo in più»); racconta quella più strana, sul calcio indiano («si rifiutarono di giocare a calcio a causa del pallone, fatto di cuoio, cioè con le mucche che sono animali sacri») e quella che ha sentito più “sua”, Michael Jordan («mi sono messo davanti alla telecamera e ho parlato per settanta minuti senza interruzioni»).

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«L’aspetto che più mi affascina di Buffa è l’incredibile capacità di immagazzinare e fare propria qualsiasi informazione – commenta Matteo Sartore, uno degli studenti presenti all’incontro –, spaziando dalla cultura giapponese all’Nba, dalle difficoltà delle atlete nordcoreane ai primordi del calcio in Italia». «Ci ha spiegato come si prepara un programma televisivo – chiosa Giovanni D’Alessandria, un altro studente del Master –, quante persone e quali competenze sono necessarie. Noi gli abbiamo raccontato alcuni progetti a cui stiamo lavorando durante il Master, ed è stato fantastico ascoltare i suoi consigli».

Sul gradino più alto del podio le squadre milanesi

Barcellona, una storica doppietta

 Nella capitale catalana i team maschile e femminile hanno vinto la medaglia d’oro nel trofeo Esade di basket. Un predominio che continua e si rafforza a palla a spicchi corre veloce sul parquet dell’Esade di Barcellona. Le squadre universitarie migliori d’Europa sono pronte a sfidarsi. Tre giorni di ottimo basket, poi una storica doppietta. Quella dell’Università Cattolica che conquista il trofeo Esade sia con la sua squadra maschile sia con quella femminile, senza mai perdere nemmeno una partita. «Obiettivi raggiunti a pieni voti – commenta Roberto Anzivino, allenatore di entrambe le squadre insieme a Maurizio Mondoni –. I maschi si sono confermati i più forti, battendo in finale l’Università inglese Eu Business School. Le ragazze hanno sconfitto l’Università spagnola ospitante, campione in carica, con

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un’ottima prestazione corale». I due team, da anni al vertice sia nel campionato universitario milanese sia nei tornei internazionali, hanno regalato spettacolo e grandi emozioni. Le campionesse in casacca biancorossa sono: Angela Ceriani, Claudia De Mari, Irene De Marco, Ponnahandi Niwanthi De Silva, Giulia Innamorato, Alice Menegolo, Michela Celeste Fogli, Camilla Martini, Sofija Lazareska, Lizandraì Baptista Da Silva. La squadra maschile è invece composta da: Luca Gennarelli, Pierluigi Damiano, Fabio Corazza, Daniele Binaghi, Francesco Maspero, Andrea Bononi, Emanuele Boccolini, Stefan Reljic, Anton Andrei Madalin, Daniele Ciceri.

FINALE CALCIO

La Cattolica ancora campione

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opo una finale molto equilibrata e tattica, dopo una spietata lotteria dei rigori l’Università Cattolica ha trionfato sulla Bocconi. Vincendo – per il secondo anno consecutivo – i campionati p milanesi universitari di calcio a 11 maschili. «È stata una partita dura e combattuta – ha detto Simone Mariano, capitano della squadra della Cattolica – Bocconi è una squa-

dra equilibrata e molto fisica e i rigori sono un vero terno al lotto. Con questa vittoria si chiudono due stagione importanti per noi».


gallery

Il volto dell’altro, omaggio alla donna

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Il murales di Ravo in omaggio a Leonardo

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er iniziativa della Presidenza della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS l’artista Andrea Ravo Mattonii è stato nuovamente invitato a dipingere una parete del Gemelli – dopo la realizzazione nel 2017 di Le sette opere della Misericordia di Caravaggio presso la Residenza Sanitaria di Ospitalità Protetta del Policlinico –, raffigurando la Madonna Litta, capolavoro assoluto di Leonardo da Vinci. «L’ospedale è un luogo dove si intrecciano le vite di pazienti, familiari, medici e operatori sanitari che li hanno in cura, ognuno con la propria storia e le proprie emozioni – afferma il presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS Giovanni Raimondii –. L’arte può aiutare tutte queste persone a vivere l’ospedale in modo diverso, integrandosi positivamente con le terapie che quotidianamente vengono somministrate dai medici e ricevute dai pazienti nel percorso di cura». L’arte secondo Andrea Ravo Mattoni è un potente linguaggio espressivo della rappresentazione del rapporto medico-paziente e, più in generale, del rapporto ospedale e comunità. Il rapporto medico-paziente è quella particolare relazione che si instaura tra un medico o un professionista sanitario e un paziente a partire da uno stato di malattia di q quest’ultimo. È un rapporto asimmetrico in cui la parte più vulnerabile è il paziente, che dipende dalla competenza e dalla conoscenza del medico. Un rapporto che coinvolge due persone, che condividono emozioni, sensazioni e pensieri.

atrio della sede piacentina della Cattolica, nel mese di marzo, ha esposto la mostra Il volto dell’altro dell’artista Cristina Costanzo. Otto sculture, come omaggio alla donna, ognuna con il proprio messaggio da custodire. Nei suoi lavori Costanzo ama riutilizzare lo scarto, infatti ogni opera è caratterizzata da un oggetto recuperato, che riprende il suo destino quando lo sguardo si posa su di esso. Nelle sculture l’autrice ha espresso il bisogno di dare forma al concetto astratto di “nuova vita”, attraverso la scelta del materiale utilizzato, l’argilla (il materiale con cui Dio ha plasmato l’uomo) e attraverso lo sguardo dei volti raffigurati. La piacentina Cristina Costanzo, diplomata a Brera, con alle spalle mostre personali e collettive in Italia e all’estero, è stata la prima protagonista di una serie di eventi che l’Università Cattolica ha deciso di dedicare a giovani artisti piacentini.

Earth, immagini e parole sul futuro

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arth due parole sul futuroo è un progetto di immagini e parole realizzato da Ornella Riccaa e Pietro Spagnolii sotto forma di installazione per riflettere sul destino del Pianeta Terra. L’opera – che è stata allestita nel mese di maggio nel chiostro ionico di largo Gemelli a Milano – prende spunto dagli ostraka, cocci su cui nella Grecia Classica gli ateniesi votavano per condannare all’esilio, appunto all’ostracismo, i cittadini ritenuti pericolosi per lo Stato. L’opera è infatti caratterizzata da un insieme di frammenti di terracotta, su ognuno dei quali sono incise due parole: la prima da ‘esiliare’, da non dover usare più, e la seconda da ‘accogliere’, sostenere maggiormente, per il bene del Pianeta. Le parole da incidere sugli ostraka sono state chieste a 550 studiosi e ricercatori di novanta tra Accademie, Università e Centri di Ricerca di buona parte del mondo, tra cui 18 professori dell’Università Cattolica. Le risposte hanno permesso di realizzare altrettanti frammenti di ceramica, su cui sono state incise più di 1.100 parole, che formano in maniera simbolica una grande intelligenza collettiva, rappresentando una buona sintesi del pensiero contemporaneo su un tema così grande e importante. L’installazione è itinerante e L’Università Cattolica è il tredicesimo sito che ospita l’installazione.

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gallery

In scena i costumi degli artisti

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vvicinarsi al prezioso patrimonio di figurini di grandi artisti, che arti e mestieri della Casa d’arte Cerratelli hanno saputo trasformare in costumi di altissimo pregio, è stato l’obiettivo della mostra I costumi degli artisti. Linguaggi dell’innovazione nell’Archivio Cerratelli, allestita nel mese di aprile, nella sede milanese dell’Ateneo di via Nirone. Promossa dalla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, dall’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche (Otpl) dell’Università Cattolica in collaborazione con la Fondazione Cerratelli, la mostra ha proposto un percorso culturale inedito tra arti e spettacolo, linguaggi e terminologie. I bozzetti e figurini esposti sembravano sagome animate, grandi capolavori che sono stati trasformati in costumi di scena per personaggi di melodrammi e commedie rappresentanti la maestria dei loro grandi ideatori: Giorgio De Chirico; Felice Casorati; Renato Guttuso; Mino Maccari; Nicola Benois; Emanuele Luzzati; Corrado Cagli.

Racconti di viaggio, tesori di Terra Santa

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l tema del pellegrinaggio medioevale e moderno nei luoghi santi è uno dei più fortunati nella storiografia ed è stato al centro, lo scorso giugno in Cattolica, di un convegno internazionale e di una mostra con mappe inedite dal titolo Terra Promissionis. Mappe e vedute di Gerusalemme e della Palestina classica, a cura di Valentina Ghetti, Mariella Stanco e Gabriele Russotto. L’esposizione ha proposto una piccola ma significativa selezione di carte, mappe e vedute a stampa della Terra Santa dal Quattrocento all’Ottocento, generosamente messe a disposizione da un collezionista privato, dalla Biblioteca d’Ateneo dell’Università Cattolica e da “Pettinaroli Stampe Antiche” di Milano.

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Studenti in Giappone, lezioni sul campo

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cienze della formazione primaria nel Paese del Sol levante, più precisamente a Kobe, nella baia di Osaka. Una ventina di studenti, guidati dal direttore del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia Pier Cesare Rivoltella, hanno partecipato a un viaggio studio presso la Shinwa Women’s University lo scorso maggio. I ragazzi hanno visitato scuole, trascorso giornate open di partecipazione alle attività didattiche e ai corsi universitari.

LA STORIA

Ambrosoli, la crisi della giustizia in Italia

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mberto Ambrosoli ha parlato agli studenti della facoltà di Giurisprudenza nell’ambito di un incontro dal titolo: Giorgio Ambrosoli. Il coraggio della verità, a circa quarant’anni dal suo assassinio: «Quella di mio padre è una bella storia da raccontare in una fase storica in cui le persone ignorano il passato e sono irresponsabili verso il futuro». L’evento è stato introdotto dai saluti del preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica Stefano Solimano e del docente di Diritto commerciale Vincenzo Cariello.

La matita della musica

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lla presentazione agli studenti dell Jova Beach Party, il tour estivo di Jovanotti che farà tappa in16 spiagge italiane (più Plan de Corones) si sono alternati sul palco sei docenti degli atenei milanesi che hanno approfondito le sfide di questa innovativa avventura. Per l’Università Cattolica è intervenuto Fausto Colombo, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione dello spettacolo, che si è soffermato sulla necessità di ridisegnare la spiaggia fra intrattenimento e rito.

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Nutrirsi è mangiare g con consapevolezza di Sara Barboglio asciate che il cibo sia la vostra medicina» sosteneva il primo dei medici e ancora oggi le parole di Ippocrate si riempiono di significato, perché se mangiare è un bisogno necessario, nutrirsi correttamente prevede un ben più complesso ventaglio di aspetti equivalenti e complementari: così la sicurezza alimentare, che ci chiede di soddisfare le necessità biologiche, e l’equilibrio delle sostanze, che prescrive una combinazione varia delle sostanze nutritive, devono coincidere con il soddisfacimento del gusto personale nel rispetto delle proprie tradizioni culturali. Su queste convinzioni nasce il nuovo il progetto di EDUCatt che, all’interno del più ampio progetto Wellness, lavora alla ricerca di un sempre maggiore benessere dello studente e dell’intera comunità universitaria sul piano nutrizionale. Il percorso dedicato alla salute e all’alimentazione si concretizza con passi che muovono in diverse direzioni, dal rinnovo dei menù nelle mense ad opera di un’equipe di esperti, fino alla proposta di un “menù del nutrizionista” che, seguito con costanza, garantisce un

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sano equilibrio nutrizionale. Il progetto, che fa dell’informazione il cardine di abitudini alimentari corrette, si sviluppa ulteriormente con altre iniziative del professor Giacinto Miggiano, docente dell’Università Cattolica alla facoltà di Medicina e Chirurgia, che offrono la possibilità di acquisire maggiore consapevolezza in tema di salute alimentare con gli approfondimenti della rubrica intitolata Cibo, salute e benessere, pubblicata ogni mese su EPeople, il nuovo strumento di comunicazione interna di EDUCatt, e con la campagna d’informazione I consigli del Prof. che, tramite pannelli installati in tutte le mense Educhef, guida a una corretta alimentazione con suggerimenti e regole essenziali. La volontà di EDUCatt è quella di perseguire il benessere nutrizionale non solo all’interno delle proprie mense, ma anche, grazie al lavoro e alla consulenza del team di esperti guidato dal professor Miggiano, di consapevolizzare la comunità universitaria sulle modalità di alimentazioni salutari, affinché ognuno possa accogliere i suggerimenti e migliorare il proprio stile di vita anche al di fuori dell’Università.

eSharing, g la tecnologia è in condivisione

di Maria Serena Chiocca

on l’obiettivo di un continuo incremento dei servizi mirati a soddisfare le esigenze della comunità universitaria, nel mese di maggio EDUCatt ha dato avvio al servizio eSharing, che permette agli studenti, ai docenti e al personale tecnico-amministrativo dell’Università Cattolica di chiedere in prestito personal computer portatili per un periodo che va da uno a sei mesi. Il costo del servizio, che comprende oltre alla macchina anche l’utilizzo di Windows 10 Professional, Open Office (una suite completa open source per l’elaborazione di documenti) e Microsoft Office 365 da attivare con l’utenza personale, varia in base alla durata del prestito scelta dall’utente. Si tratta, per il momento, di un servizio sperimentale, riservato in via prioritaria agli studenti iscritti di tutte le

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sedi dell’Ateneo, e in particolare agli idonei alla Borsa di Studio. Lo scopo perseguito dalla Fondazione è infatti quello di agevolare l’accesso agli strumenti tecnologici di base necessari per lo studio e per l’approfondimento e, in generale, di sostenere l’utente nel suo percorso di formazione. Per i prossimi mesi EDUCatt ha in progetto un arricchimento dell’offerta tecnologica, che prevede la possibilità di rendere disponibili anche dei tablet. La Fondazione cerca in questo modo di mettere a disposizione di tutta la comunità universitaria un servizio fondato sull’attenzione ai bisogni di chi, per studio o per lavoro, trascorre le sue giornate nel campus. Per informazioni: www.educatt.it/esharing tel. 02.72343231; sharing@educatt.org


educatt

NASCE E-PEOPLE, ONLINE

Tutte le attività di EDUCatt

E

difiiffffe d di fer erre e ent en ntt.p n ph hot oto o t gra to aph phy hy

Ducatt ePeople è il nuovo strumento di comunicazione interna di EDUCatt, l’Ente per il Diritto allo Studio dell’Università Cattolica, pensato con l’intento di favorire la condivisione delle buone pratiche tra i lavoratori dell’ente e quanti siano interessati all’operato della Fondazione. Si tratta di una piattaforma on line (http://www.educattepeople.it/) che offre la possibilità di tenersi aggiornati sulle attività e i progetti in corso della Fondazione e una newsletter, inviata con

cadenza mensile a tutti i lavoratori dell’ente, che possono trovare anche spazio – se lo desiderano – per collaborare e offrire spunti di riflessione e approfondimento da condividere attraverso lo strumento. L’idea sulla quale si basa il progetto è che solo attraverso il dialogo, la collaborazione e la condivisione degli obiettivi si possa aspirare a raggiungere risultati importanti: la mission di EDUCatt è infatti quella di concorrere alla realizzazione del progetto educativo e formativo dell’Università Cattolica; la mission di E-people è quella di raccontare, anche attraverso le testimonianze dirette di chi quotidianamente vi è impegnato, le attività, i progetti, i valori della Fondazione. La newsletter viene inviata anche a una serie di indirizzi interni all’Ateneo e agli amici della Fondazione oltre che a quanti ne facciano richiesta. info: redazione@educattepeople.it. PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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libri

Salone di Torino, Storie dietro e fuori i libri

Ebook: Miguel Benasayag Funzionare o esistere?

di Velania La Mendola

engo ogni anno dalle Marche», ci dice un signore che trascina un trolley vuoto in attesa di essere riempito di letture; «mi è piaciuto tantissimo Il profumo del tempo» esordisce una signora sorridente accarezzando la copertina «avete novità da consigliarmi?»; «abbiamo studiato in Università Cattolica» ci dice una coppia di trentenni, «che bello ritrovarvi qui»; «questo è l’ultimo della collana “Grani di senape”? Non conosco l’autore, ma mi fido sempre delle vostre non scelte, mi avete mai delusa». sono microstorie di vita e non solo di letture quelle che si affacciano sul nostro stand al Salone del Libro di Torino. L’edizione n. 32 ha preso il via stremata dalle polemiche, ma si è via via rinvigorita grazie allo sciame di lettori: la kermesse è stata vivace e ricca di eventi, comprese le proposte di Vita e Pensiero – l’editrice più cercata online in Italia nell’ultimo anno secondo la classifica SEMRush rilasciata proprio durante il Salone - che ne ha concentrati tre nella giornata di sabato 11 maggio. L’evento del mattino sull’Europa in Sala Bronzo è iniziato con l’applauso ricordo ad Antonio Megalizzi, il giovane giornalista ucciso nell’attentato di Strasburgo. Sul palco Carlo Ossola, autore di Europa ritrovata e lo scrittore Paolo Di Paolo, impegnati in un dialogo sul futuro dell’Europa ma anche su quel patrimonio di civiltà condiviso, di radici cristiane e di feconda pluralità di tradizione diverse. «Il bello di questo libro», ha detto Di Paolo, «è che non è un semplice saggio sull’Europa, ma un racconto di viaggio in cui si scopre la stratificazione di una storia infinitamente più ampia della nostra: la cultura è come una lente che ti permette di mettere a fuoco le cose come parte del tuo presente, cose lontane nel tempo che però ci appartengono e ci emozionano quando le scopriamo». Ossola prende il tram per arrivare alla casa di Erasmo; si ferma a mangiare queso Picón con gli amici scendendo da Liébana; canta Heaney a Glendalough; parla con gli insegnanti di Reggio Calabria; davanti al mare di Archangelos sorseggia ouzo: piccoli dettagli di un viaggio vero che tocca sedici luoghi emblematici d’Europa, dei

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PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

“nodi” che «toccati dall’agopuntura della coscienza storica, rilasciano il dolore di tanti scontri e la sapienza di tanti saperi». Giuliano Zanchi, autore del best seller Rimessi in viaggio. Immagini da una Chiesa che verrà ha invece dialogato con il direttore dell’editrice Aurelio Mottolaa nello spazio UELCI, una piccola piazza tra i corridoi del Salone, luogo caotico ma fecondo di incontri nell’andirivieni di spettatori curiosi. Zanchi ha parlato delle difficoltà della Chiesa in uscita in uno scenario di paradigmi e valori molto fluido, della volontà di dialogare con i giovani, senza costrizioni ma con intelligenza, ascoltando le loro esigenze. Si è parlato anche del rapporto con la società: «Corriamo il rischio che dal radicamento popolare della fede si passi a un’introversione populistica della religione: cristiani evitiamo che la religione diventi veicolo di paure, evitiamo le strumentalizzazioni» ha detto don Giuliano. Un dibattito molto accesso è stato quello tra il sociologo Fausto Colombo, autore di Imago pietatis e il giornalista Domenico Quirico. Acceso perché se per il primo la foto di Alan Kurdi, il bambino siriano annegato, si è radicato nella nostra memoria diventando il simbolo di una tragedia collettiva, capace ancora oggi di parlare per altri corpi, per altre morti, per Quirico all’uomo comune nulla importa di quello che succede al di là della propria cerchia e il mondo non è capace di cambiare in meglio. A quest’ultima visione pessimistica e volutamente p provocatoria Colombo ha risposto: «È vero, spesso le cose non cambiano e non arrivano i buoni come nelle favole a rivolvere tutto, ma il problema è che se rinunciamo a un’idea di umanità comune, a un sentire umano che non è per forza razionale, allora avremo perso tutti».

Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), youtube (/vitaepensiero) e sul sito www.vitaepensiero.it

vitaepensiero.it

LE RIVISTE VITA E PENSIERO

Aevum online dal 1927

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evum manda il suo primo saluto a quanti lavorano nel campo delle nostre discipline con sincerità e con ardore, chiede loro confidenza e simpatia, collaborazione di sentimenti e di pensieri»: iniziava con questa “avvertenza” nel 1927 il cammino della rivista di Scienze storiche linguistiche e filologiche, tuttora curata dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica sotto la direzione di Gian Luca Potestà.. Il patrimonio di studi letterari è ora fruibile online, fascicolo per fascicolo, sul sito della rivista, da quel primo numero fino a oggi (gratuitamente per gli utenti dell’Ateneo). Dionisotti, Apollonio, Girardi, Sticco, Bontadini, sono alcuni dei nomi che scorrono in questo lungo elenco di autori e critici. Ci soffermiamo su quello di Aristide Calderinii a cui si deve la nascita della rivista e che a questo proposito ironicamente scrisse: «Se qualcuno mi chiedesse la ricetta per costruire un nuovo periodico, non esiterei a dire che essa è costituita di tre sostanze fondamentali: un’idea possibilmente buona; un uomo, possibilmente esperto; dei denari, possibilmente molti. L’idea non occorre che sia una grande idea, può essere mediocre, ma deve essere opportuna; […]. L’uomo che occorre è un uomo modesto, dotato di buona volontà, di buone gambe e di tempo da sprecare. Circa la terza sostanza indispensabile per costruire un periodico, i denari, non credo che a lettori intelligenti possano occorrere molte parole di dimostrazione…»

Premio Città delle Rose

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arlo Ossola ha vinto la 17esima edizione del Premio di saggistica Città delle Rose, presieduto da Franco Ferrarotti, con il libro Europa ritrovata. Geografie e miti del vecchio continente. La cerimonia di consegna si è svolta il 1° giugno a Roseto degli Abruzzi, con le autorità locali e gli studenti dei licei.


libri Julia Kristeva

C’è dell’Altro. Saggi su psicoanalisi e religione Prefazione di Silvano Petrosino Vita e Pensiero, Milano 2019

EDUCATT

pp. 160, euro 14,00 (Punti)

Cartaceo

uove malattie dell’anima, derive nazionalistiche e rifiuto dello straniero, secolarizzazione del pensiero e radicalizzazione della fede: sono le attualissime tematiche che Julia Kristeva affronta nei saggi qui raccolti fino a penetrare nel cuore stesso del problema di senso dell’umano. Che sta nell’aver dismesso come inutili quelli che invece continuano a essere i «costitutivi antropologici p g fondamentali»: il bisogno g di credere e il desiderio di sapere. È proprio nella ricerca di equilibrio tra bisogno di credere e desiderio di sapere che possono incontrarsi psicoanalisi e religione, l’una lasciandosi interrogare dalle questioni fondamentali che l’esperienza religiosa non cessa di frequentare, l’altra prendendo spunti dall’indagine psicoanalitica delle dinamiche umane e del rapporto con l’alterità. Come ben sottolinea Silvano Petrosino nella prefazione al volume, è proprio qui, nell’investimento in un Altro che mi riconosce e che riconosco, che la filosofa bulgara individua il punto di partenza per un nuovo umanesimo, per costruire «una passerella al di sopra dell’abisso, la sola che può proteggere l’umanità stessa».

Libri tra i Sassi, un’antologia che racconta la Lucania

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Josep Maria Esquirol

La penultima bontà. Saggio sulla vita umana Traduzione di Simone Cattaneo Vita e Pensiero, Milano 2019 pp. 172, euro 16,00 (Transizioni, 66)

enultima bontà: perché quell’aggettivo nel titolo? La risposta di Esquirol si snoda lungo pagine di parole semplici e dense insieme. Abbiamo bisogno di uscire da quell’orizzonte di senso che ingabbia la vita umana tra un inizio perfetto e perduto e una fine ineluttabile e definitiva, perché quello che avvertiamo è che il mistero della vita non risiede in un paradiso impossibile da cui siamo stati cacciati né nell’ultimità della morte, ma nella penultimità della vita. Questa, ci dice il filosofo catalano - che qui dialoga con Nietzsche, Simone Weil, Heidegger, Platone, la Bibbia -, è la caratteristica propria dell’umano: essere coscienti di un’esperienza vitale che vibra e pensa e ama scoprendosi imperfetta, spesso ferita, mai compiuta e sempre penultima, ma per questo capace di riconoscere la stessa condizione negli altri, di creare comunità. Una comunità che vive ai ‘margini’, in quel quotidiano fatto di crepe, fatica e deserto, ma anche di prossimità, cura e gratitudine, perché «qui, ai margini, il male è profondo, ma la bontà lo è di più».

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Pierluigi Malavasi

Educare robot? Pedagogia dell’intelligenza artificiale Prefazione di Maria Grazia Riva Vita e Pensiero, Milano 2019 pp. 184, euro 14,00 (Punti)

ducare robot? La domanda costringe a interrogarci su limiti e potenzialità di macchine e algoritmi o meglio sulle responsabilità delle nostre scelte, sui loro effetti. Dispositivi tecnologici sempre più sofisticati e integrabili con il nostro organismo simulano capacità umane. Ciò che chiamiamo intelligenza artificiale segna la vita di ogni giorno e costituisce una sfida per il futuro della civiltà. Educare robot significa coltivare le risorse creative e civili delle persone in contesti relazionali dove la connettività digitale è così pervasiva che risulta impensabile interpretarne le logiche senza un’adeguata consapevolezza pedagogica. Si tratta di educare al discernimento e comprendere come innovazioni radicali possano concorrere al bene comune per affrontare bisogni educativi e fragilità sociali, disuguaglianze e povertà. Una pedagogia dell’intelligenza artificiale che sollecita a prendersi cura dell’umano chiamando in causa genitori, insegnanti, formatori e coloro che progettano, fabbricano e utilizzano macchine ‘intelligenti’.

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EDUCatt, Milano 2019 pp. 114 | euro 9,50

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ttraverso gli sguardi letterari dei maggiori autori di ieri e oggi, da Orazio a Carlo Levi, da Ernesto de Martino a Rocco Scotellaro, da Raffaele Nigro a Giuseppe Lupo, Libri tra i Sassi, il nuovo volume dei “Quaderni del Laboratorio di editoria” raccoglie i maggiori casi editoriali che hanno coinvolto Matera e la Basilicata. Si tratta di una piccola ma preziosa antologia sulla Lucania ideata dagli studenti del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica, che ne hanno curato l’intero progetto editoriale a partire dal titolo, fino alla redazione e correzione del testo. Come in una vera e propria officina composta da giovani editori, gli studenti di Editoria libraria e multimediale hanno toccato con mano, sotto la guida del professore Roberto Cicala, che cosa significhi allestire un libro in tutte le sue componenti. Il tema di quest’anno non è stato casuale, ma ha seguito il ben più ampio progetto Università Cattolica incontra Matera Capitale europea della Cultura 2019 promosso dall’Istituto Toniolo e che affianca la Fondazione Matera-Basilicata 2019 nella valorizzazione del capitale umano e artistico lucano. Il volume è stato presentato dagli studenti il 10 maggio al Salone del Libro di Torino con Roberto Cicala, Giuseppe Lupo, docente e scrittore, e Paolo Verri, direttore generale di Matera 2019. L’11 maggio Libri tra i Sassi è arrivato anche a Matera in occasione del meeting Alumni dell’Università Cattolica. Infine il 15 maggio si è tenuta la presentazione al Ristorante.9 dell’Università Cattolica con Roberto Cicala, Giuseppe Lupo, Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice dell’Università Cattolica, e Raffaello De Ruggieri, sindaco di Matera. L’incontro è stato accompagnato dai singoli di esordio del cantautore Michelangelo Vood e si è chiuso con un rinfresco con le eccellenze enogastronomiche di Casa Fogliani e i prodotti materani selezionati da Sodexo. (m.v.) PRESENZA 3, MAGGIO-GIUGNO 2019

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