Presenza 2017 05-06

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 5-6 – anno XLIX settembre-dicembre 2017

Anniversario

I 70 anni della facoltà di Economia

Roma

Dies Academicus con Paolo Gentiloni

Postcards

Dall’Africa al Brasile le esperienze degli studenti

MODERNITÀ E CLASSICISMO

dialogo necessario

Il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha inaugurato il nuovo anno accademico con una prolusione sull’uomo contemporaneo. Messa in Sant’Ambrogio presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini


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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 5-6 – anno XLiX settembre-dicembre 2017

Anniversario

I 70 anni della facoltà di Economia

SOMMARIO

Roma

Dies Academicus con Paolo Gentiloni

Postcards

Dall’Africa al Brasile le esperienze degli studenti

04 – Inaugurazione con il cardinale Ravasi MODERNITÀ E CLASSICISMO

dialogo necessario

Il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha inaugurato il nuovo anno accademico con una prolusione sull’uomo contemporaneo. Messa in Sant’Ambrogio presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini

10 – Bargi, il manager eco-sostenibile 12 – Postcards dall’India, Brasile e Africa 16 – Focus sul mondo della ricerca in Ateneo

n.5-6/duemiladiciassette Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Myriam Altamore, Davide Arcuri, Katia Biondi, Marta Cascio, Sabrina Cliti, Graziana Gabbianelli, Marco Grieco, Velania La Mendola, Fausto Maconi, Federica Mancinelli, Giada Meloni, Antonella Olivari, Roberta Ricchetti, Andrea Santini, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia

Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione l’11 dicembre 2017

20 – Asgp, la giustizia in laboratorio 22 – Il Premio Gemelli ai migliori laureati 26 – I 70 anni della facoltà di Economia 27 – Padoan, un ministro delle finanze Ue 33 – L’Ateneo verso il Sinodo sui giovani 36 – Lo Humor? Una cosa utile e seria 39 – CREI, il nuovo Centro sul latte del futuro 42 – Educatt, le novità del Servizio prestito libri 45 – Bookcity Università, viaggio nella cultura

Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza


primo piano

UN ATENEO CHE CRESCE

per incontrare i giovani g Per il rettore Franco Anelli le trasformazioni in atto non lasciano indenne l’università. Serve un’ampia p riflessione antropologica p g anche per orientare ricerca e teaching innovation a cura della redazione

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li interrogativi antropologici suscitati dai cambiamenti in atto nel mondo contemporaneo «non lasciano indenne o estranea l’università», ma la spingono «a ripensare la sua stessa identità e modus operandi in termini più profondi di quanto fino ad oggi si sia mostrata disponibile a fare». Con queste parole, il rettore, Franco Anelli, riferendosi al titolo della prolusione del cardinale Gianfranco Ravasii (Adamo dove sei? Interrogativi antropologici contemporanei), ha iniziato il suo discorso inaugurale. Proprio nell’ambito dei rapporti educativi intergenerazionali e nell’attività di ricerca scientifica si manifesta, a suo avviso, la radicalità di tali domande, la cui stringente attualità si può cogliere «osservando l’impatto dell’evoluzione tecnologica sul mercato del lavoro». Il Rettore ha poi svolto le proprie riflessioni muovendo dalla considerazione di due notizie positive:

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l’ulteriore incremento delle immatricolazioni (intorno al 5%), che sostanzialmente ripete il dato dell’a.a. 2016/17 sull’anno precedente, e l’introduzione di nuove misure per stimolare e rafforzare il lavoro di ricerca. Nel primo caso, la fiducia dimostrata alla ‘Cattolica’ da tanti ragazzi, pur essendo motivo di grande soddisfazione, impone una profonda riflessione sulle modalità con cui accogliere i nuovi studenti e, in particolare, su che cosa si debba loro insegnare g e con q quali metodi e strumenti. «È però fondamentale, – ha subito precisato Anelli – che non si pensi soltanto all’ovvia necessità di recepire nei programmi di studio i progressi della scienza, o all’esigenza di orientare la formazione con attenzione agli ‘sbocchi’ futuri». Accanto alle immediate preoccupazioni sul «tasso di rimpiazzo dei posti di lavoro perduti con quelli che chiamiamo nuovi...», le trasformazioni in corso sembrano infatti condurre verso una

strutturale «prevalenza del capitale sul lavoro nel processo di creazione della ricchezza e ad una polarizzazione verso gli estremi, con una sensibile erosione degli impieghi che oggi vengono assolti dalla classe media». Dinanzi a questioni così gravi, le università devono dunque sforzarsi di elaborare risposte che tengano conto dell’esigenza – indicata dal Rettore con le parole di Papa Francesco – “di tutelare e promuovere i più vulnerabili tra i nostri fratelli e sorelle” anche attraverso la creazione di “una nuova leadership, attenta alle grandi questioni etiche che interpellano le nostre società”. (Saluto ( alla delegazione della Tel Aviv University, Roma, 23 ottobre 2017). In questo contesto lo stesso «richiamo astratto alla formazione culturale della persona come fine dell’alta istruzione» sembra non bastare «perché si è ormai giunti all’orlo di un autentico salto culturale...», rispetto al quale, «le stesse istituzioni di formazione e di ricer ca


primo piano

LA PROLUSIONE DEL CARDINALE GIANFRANCO RAVASI

I

l secolo da poco concluso sembra averci lasciato in eredità un nuovo fenotipo antropologico, un nuovo modello umano. Ma anche qui risuona la prima fondamentale domanda della Bibbia: Adamo dove sei?» È da questa domanda che ha preso il via la prolusione – intitolata Adamo, dove sei?” Interrogativi antropologici contemporanei (ora un libro Vita e Pensiero) – del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Università Cattolica, lo scorso 8 novembre, nell’Aula Magna della sede di Largo Gemelli. Per il cardinale Ravasi siamo in un’epoca in cui la nuova scienza contemporanea esprime in forma nuova questa domanda fondamentale sull’umano. «Mi rivolgo a voi – ha detto Ravasi – perché l’Università Cattolica sia di sostegno anche al dicastero che presiedo, sui percorsi complessi su cui da soli non possiamo inoltrarci», un cammino ha precisato il Cardinale «che non può non partire dalle nostre radici». Un punto di partenza quanto mai necessario considerato che le giovani generazioni «si trovano di fronte a una sorta di immenso paniere che offre un’infinità enorme di informazioni, nei cui confronti però sono indifesi. Hanno bisogno di avere delle guide e dei percorsi per potersi muovere all’interno di questo panorama che è ormai omnicomprensivo». In questo ha osservato il cardinale Ravasi nel suo intervento svolto a braccio «è importante che in una università si potenzi l’interconnessione delle discipline, che è un passaggio ulteriore rispetto al multidisciplinare, perché le discipline devono interloquire tra loro». Discipline scientifiche e umani-

stiche devono pertanto stare insieme ha spiegato Ravasi citando Francesco Petrarca sottolineando come «l’unicità di dimensioni diverse deve tornare a dominare l’universo». Secondo il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura è necessario che lo sguardo, l’attenzione di chi si occupa di istruzione e università sia rivolto al futuro, ma anche al passato. Nella sua prolusione Ravasi ha citato anche il fondatore di Apple Steve Jobs, ricordando una frase che Jobs pronunciò prima della sua scomparsa e che ha definito come il suo testamento ideale: «La tecnologia da sola non basta, è il matrimonio tra tecnologia e scienza e arti liberali, tra tecnologia e discipline umanistiche a darci quel risultato che ci fa sorgere un canto nel cuore». Ravasi ha ricordato anche il famoso discorso che Jobs fece all’Università di Harvard: «Non si possono unire i punti solo guardando avanti ma guardando anche indietro, noi abbiamo alle spalle un’eredità straordinaria per dare risposta a quelle domande» ha detto riallacciandosi agli interrogativi sulle radici dell’uomo con cui ha aperto la sua prolusione. Si deve quindi ritornare alle radici con la consapevolezza che è una questione capitale, ha spiegato il Cardinale indicando tre ambiti esemplari: la natura umana, il dialogo tra fede e scienza e il tema dell’intelligenza artificiale. «Riguardo al primo contesto, avremmo bisogno di una riflessione da parte della comunità accademica per entrare nelle macerie lasciate da un orizzonte culturale fluido. Pensiamo per esempio alla questione del gender, non si è maschio e femmina solo per una questione biologica ma anche culturale». Ancora più difficile il dialogo con la scienza, con la gene-

tica «Se si interviene pesantemente sul Dna saremo ancora l’homo sapiens? Quale sarà il rapporto tra gli individui e gli organismi modificati? Se ci si limita a un meccanismo, che ne sarà della libertà?» si chiede Ravasi anche perché «l’intelligenza artificiale, soprattutto nelle sue forme più sofisticate, pone gravi problemi sul versante etico». Da qui il tema dell’ ”infosfera” con i social e i new media «che prima si vedeva in modo ottimistico, mentre ora ci siamo accorti che, tendenzialmente, ha mutato il contesto relazionale e l’approccio all’essere e all’esistere mediante le grandi corporazioni di oggi, come Google e Facebook». Per questo è necessaria un’interconnessione «una multidisciplinarietà, anzi, una trans-disciplinarietà che, senza rinunciare agli statuti specifici delle singole scienze, cerchi di trasferire esiti dall’uno all’altro campo». Per questo è fondamentale per una conoscenza profonda dell’essere e dell’esistere un ponte tra presente e passato, tra classicità e modernità, tra arti e scienze, tra storia e tecnica. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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primo piano scientifica non possono pensare di rimanere immuni». Secondo Anelli, si deve prendere atto che “tra i ‘mestieri’ che cambieranno, e che saranno esposti a una severa selezione, rientra anche quello delle università. Del resto, se il loro destino sarà quello di «impartire conoscenze e capacità nuove e ancora inedite a giovani che seguono percorsi di acquisizione delle conoscenze, di elaborazione delle informazioni, di interrelazione personale diversi e continuamente variabili», inevitabilmente anche i modelli e le tecniche di insegnamento dovranno cambiare. Già oggi, pertanto, i docenti devono dimostrare capacità di ascolto e disponibilità a rivedere i propri metodi e processi, anche perché sostiene il professor Anelli «non avvedersi di queste necessità... e pretendere di forzare le capacità nuove delle giovani generazioni

dentro gli schemi ricevuti, significa tradire la missione di un’istituzione educativa». In questa prospettiva, il Rettore ha affermato che l’Ateneo dei cattolici italiani, «senza la pretesa di risolvere problemi immensi e non dominabili individualmente», è determinato a promuovere «un lavoro esteso di riflessione...

sulla teaching innovation», che dovrà però puntare «ad un orizzonte più ampio rispetto a quello, nel quale pure sono stati compiuti passi significativi, dell’aggiornamento tecnologico degli strumenti didattici per costruire un nuovo contesto educativo con uno sforzo impegnativo ma doveroso, del quale

IL SALUTO DI MONS. MARIO DELPINI

L’Università Cattolica: una risorsa per la Chiesa italiana

L’

Università Cattolica non è un ossimoro ma una vocazione, un incarico ad affrontare delle sfide, una proposta di percorso accademico che si dimostra originale e promettente» sono le parole di monsignor Mario Delpinii nel suo primo saluto da arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico. «C’è stato un’epoca in cui le parole erano bandiere di ideologia – ha spiegato l’Arcivescovo – e in quei tempi dire Università Cattolica suonava come un ossimoro, come se si accostassero due termini contradditori. Perché sembrava impossibile essere pensatori, critici e anche cattolici. Per certe ideologie era un percorso impraticabile». Monsignor Delpini nel suo discorso in Aula Magna ha augurato all’Università di essere « cattolica perché corrisponde alla sua vocazione ad essere università, quindi percorso accademico che contribuisce con la proposta educativa, con il rigore delle verifiche, con la qualità dell’insegnamento alla formazione di uomini e donne in grado di affrontare le sfide della vita e le responsabilità professionali». Aggiungendo inoltre l’augurio «di essere cattolica perché in ogni ambito di ricerca e di insegnamento il confronto con la tradizione del pensiero cristiano e con il magistero della Chiesa si riveli

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fecondo di bene, capace di interpretare le sfide culturali che si pongono oggi e di proporre una scienza amica dell’uomo e del suo futuro». Infine Monsignor Delpini ha ricordato che la «la Chiesa Italiana che ha messo a tema la sfida educativa in questo decennio e che ha celebrato il Convegno Ecclesiale di Firenze alla ricerca del nuovo umanesimo attinge o dovrebbe attingere dall’istituzione accademica cattolica

più articolata e organica preziosi contributi per evitare letture superficiali, impostazioni improvvisate, luoghi comuni, chiacchiere inconcludenti» e ha auspicato che il rapporto dell’Università Cattolica con la Chiesa italiana sia valorizzato «per affrontare le problematiche incombenti, per offrire documentazione adeguata, per dare supporto alle speranza e chiarezza intelligente ai passi verso il futuro».


primo piano è impossibile vedere in anticipo gli esiti». Sul versante della ricerca scientifica, il professor Anelli, ha dapprima sottolineato come «le stesse fonti che richiamano l’attenzione sui mutamenti tecnologici, sociali, economici che si stanno avverando» indichino «quale principale risposta l’innovazione dei processi di apprendimento e di quelli di ricerca in una prospettiva di convergenza e intreccio delle diverse discipline». Egli ha poi ribadito l’impegno a proseguire il lavoro avviato per fare interagire «la pluralità di competenze che caratterizza il nostro Ateneo e le sue dodici Facoltà», poiché sarà sempre più importante sviluppare, «insieme all’impegno specialistico, la capacità di costruire iniziative che attraversino i settori». A questo mirano, nella visione strategica del Rettore, i 16 progetti di ricerca di interesse per l’Ateneo, appositamente finanziati con risorse interne, per investigare questioni connesse «alle trasformazioni sociali e antropologiche in atto: immigrazione e società plurale, invecchiamento demografico, crisi dell’eurocentrismo e futuro dell’umanesimo europeo, adattamento ai cambiamenti climatici», e la recente istituzione del Transdisciplinary Research On Food Issues Center, che si occuperà di promuovere iniziative e studi multi e transdisciplinari sull’alimentazione in ambito agroalimentare, giuridico e sulla sicurezza alimentare ((food safety e food security). y La nuova struttura si affiancherà infatti ai Centri di Ateneo «istituiti per affrontare in modo coordinato e interdisciplinare, questioni scientifiche e culturali assai rilevanti per la società e per la Chiesa». Particolare interesse ha suscitato, inoltre, l’annuncio delle nuove modalità di incentivazione per rafforzare qualitativamente e quantitativamente la ricerca istituzionale dell’Ateneo, sostenute con uno stanziamento complessivo di 350.000 euro nel prossimo triennio. Un’iniziativa che prevede l’erogazione di premi monetari e incentivi non monetari (come l’esonero parziale dall’attività didattica), premi e incentivi per pubblicazioni di alto valore scientifico e penalizzazioni per ingiustificata mancanza di pubblicazioni. Si tratta – ha precisato il Rettore Anelli – di una misura che ha anche lo scopo di valorizzare ulteriormente il ruolo dei docenti dell’Ateneo, al pari degli sforzi economici compiuti per anticipare, con effetto dal 1°

gennaio 2016, gli adeguamenti contrattuali congelati dai provvedimenti normativi degli scorsi anni. In generale Anelli ha fatto presente che i risultati di una maggiore responsabilizzazione individuale riguardo alla ricerca si stanno già palesando. Lo confermano, in effetti, gli indicatori dell’Anvur – secondo i quali l’Università Cattolica ha ormai quasi raggiunto il numero dei prodotti attesi – il buono e talora ottimo posizionamento in alcuni settori del QS international ranking e le 4.600 pubblicazioni prodotte nel 2016. Il discorso inaugurale ha offerto al Rettore anche l’opportunità di accogliere in modo affettuoso e solenne il nuovo arcivescovo di Milano e presidente del Toniolo, mons. Mario Delpini, al quale ha confermato «l’impegno affinché l’incontro quotidiano fra studenti e docenti, l’attività scientifica e il lavoro didattico siano concrete occasioni per vivere la nostra missione di servizio alla Chiesa e alla società» e per ringraziare il cardinale Angelo Scola, al quale, ha detto Anelli «la nostra comunità universitaria è legata da profondi vincoli di affetto, stima e riconoscenza per l’incoraggiamento sollecito e la guida paterna che ci ha assicurato come Pastore di questa Arcidiocesi e Presidente dell’Istituto Toniolo» e, in particolare, per «l’indirizzo, determinato e prudente insieme» rivelatosi «decisivo per superare un passaggio delicato della nostra storia». La cerimonia si è conclusa con il commosso ricordo del cardinale Dionigi Tettamanzi, già presidente dell’Istituto Toniolo, ritornato, nell’agosto del 2017, alla casa del Padre. «Alla sua figura di pastore saggio e sensibile la nostra comunità resta affettuosamente legata – ha affermato il Rettore, ricordando in particolare – la ferma determinazione con la quale, in un passaggio delicato per la vita dell’Ateneo, egli, spendendo generosamente la propria personale autorevolezza, ne ha difeso l’autonomia, mantenendo salda l’Università nella continuità con la tradizione e i valori che, negli anni, ne hanno ispirato l’azione». Ha trovato infine unanime ed emozionato consenso la decisione, affinché, come ha spiegato il Rettore, rimanga memoria del ruolo del cardinale Tettamanzi nella storia dell’Ateneo, di intitolare un’aula al suo nome quale «piccolo tributo, ma simbolicamente significativo per la nostra comunità universitaria, che sa di essere accompagnata in ogni momento dal suo paterno sguardo».

LA MESSA IN SANT’AMBROGIO

Rispondere con prontezza alla parola di Dio

S

econdo tradizione la giornata di mercoledì 8 novembre 2017 si è aperta nella Basilica di Sant’Ambrogio con la concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, a cui ha rivolto il proprio saluto l’assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo monsignor Claudio Giuliodori. L’Arcivescovo di Milano nella sua omelia ha parafrasato il Vangelo di Matteo – nella parabola delle Vergini sagge e stolte – osservando come «occorra la pratica della vigilanza proporzionata ai tempi». «Dobbiamo curare di avere abbastanza libertà e prontezza per non perdere l’occasione propizia, per cogliere il momento di grazia, che è l’oggi – ha detto inoltre monsignor Delpini –. La prontezza che ascolta la parola che oggi Dio ci rivolge con la voce dello studente che cerca risposte, con la voce dei compagni di studio che chiedono collaborazione, con la voce degli eventi e delle sfide che irrompono

dal presente inquieto e drammatico». Dopo aver espresso l’onore invece per l’Ateneo del Sacro Cuore di aver avuto come studente e laureato il neo arcivescovo di Milano, monsignor Giuliodori nel suo indirizzo di saluto all’inizio della celebrazione eucaristica ha sottolineato come «Sapendo quanto le stiano a cuore le realtà culturali e quanto sia forte il legame istituzionale che unisce l’Arcivescovo di Milano con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, desideriamo, a partire da questa celebrazione, rinsaldare i vincoli di comunione e di collaborazione per dare continuità e compiuta attuazione alla geniale iniziativa di Padre Agostino Gemelli che il tempo non solo non corrode, ma anzi conferma e rafforza. La vicinanza dei pastori milanesi, fin dalla fondazione dell’Ateneo, è stata sempre fondamentale e, in non pochi frangenti, determinante e decisiva per assicurare il libero, pieno e sereno sviluppo di questa impegnativa e affascinante impresa accademica». PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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primo piano

ROMA, DIES ACADEMICUS

con il presidente Gentiloni a cura della redazione

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ono qui per testimoniare una cosa molto semplice: l’Italia è orgogliosa del vostro lavoro e del fatto che la vostra Università non statale e il vostro Policlinico siano un luogo di eccezionale eccellenza, un luogo che fa un servizio alla città di Roma e al Paese. Sono qui innanzitutto per dirvi grazie. Il governo vi ringrazia e ha fiducia in voi» così il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha salutato la comunità accademica della sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore al termine della cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2017/2018 che si è svolta il 15 novembre nell’Auditorium della sede. «La vostra Università e il Policlinico – ha proseguito il Premier – sono vissuti dalla città come una risorsa. Per noi è importante che al centro sia messa la persona in un’ottica universale che va al di là del ceto sociale,

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delle origini. Chi presta il suo lavoro nella sanità fa gli interessi del Paese ma risponde anche ai richiami della propria coscienza». La cerimonia inaugurale è stata preceduta dalla celebrazione della Santa Messa, presieduta dal cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, e concelebrata da monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, da monsignor Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, e da monsignor Lorenzo Leuzzi, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma e delegato per la Pastorale Universitaria. «Negli anni entusiasmanti della vostra formazione accademica – ha detto il cardinal Baldisserii esortando i giovani – anni pieni di sogni e di speranze, investite sulla sapienza del cuore non meno che sull’impegno intellettuale». E rivolgendosi poi ai

docenti: «tutti dovremmo ricordare che non si può essere bravi professori se non si è prima buoni maestri». Quindi, nell’Auditorium della sede, il rettore Franco Anellii ha pronunciato il discorso inaugurale, ricordando inizialmente la missione della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica: «Unire i linguaggi della mente, del cuore e delle mani per formare un medico che conosca la scienza ma ne conosca anche i limiti operativi e di senso» ricordando che «il destinatario della sua attività è un uomo, un fratello sofferente», sottolineando quindi le principali iniziative promosse dalla Facoltà di Economia della sede di Roma: «L’istituzione e il completamento di un profilo internazionale in Healthcare Management nella laurea magistrale in Service Management con una Faculty internazionale di primario valore, il dibattito sul tema dell’homo oeconomicus, e la Scuola


primo piano estiva della Spatial Econometrics Association in Scienze statistiche che ha coinvolto studenti di dottorato e ricercatori provenienti da tutto il mondo». «Per incentivare l’operosità scientifica – ha proseguito il rettore Anelli – l’Università ha destinato risorse specifiche per 350mila euro per il prossimo triennio, premi monetari e incentivi non monetari in relazione a progetti finanziati da bandi competitivi e di premi e incentivi per pubblicazioni di alto valore scientifico». L’altra prospettiva di intervento – ha annunciato – attiene alle strategie di reclutamento: è necessario proseguire nella strategia di accorta selezione» per «incrementare il livello qualitativo e quantitativo della produzione scientifica». «Il QS International Rankingg ci ha appena inserito tra le 150 migliori Facoltà mediche del mondo – ha detto il preside della facoltà di Medicina e chirurgia g Rocco Bellantone nella sua relazione – È un risultato prestigioso che premia anni di sforzi e ratifica un’eccellenza guadagnata sul campo», sottolineando poi «il riconoscimento del grande e sostanziale ruolo sociale e pubblico che questa università e questo policlinico non statali svolgono verso i cittadini italiani con un impegno no profit, equo, solidale ed universale». «Prepariamo operatori sanitari che non imparano ma vivono la Medicina in un Policlinico universitario quale è il Gemelli – ha proseguito il preside Bellantone - I 3000 candidati per i 300 posti di Medicina ed Odontoiatria si sono oggi triplicati divenendo 9000 per lo stesso numero di posti. L’attività di ricerca svolta dalla facoltà di Medicina e chirurgia è stata supportata da 127 nuovi progetti di ricerca finanziati da soggetti esterni per un importo totale pari ad oltre 7 milioni di euro. A questi dati si affiancano i risultati della ricerca svolta presso il Policlinico “A. Gemelli” su sperimentazioni cliniche profit: 247 nuovi studi sono stati avviati nel 2016 con un fatturato di oltre 6 milioni di euro». Il professor Filippo Crea, docente di Cardiologia all’Università Cattolica, ha tenuto la prolusione intitolata Malattie cardiovascolari: la prima causa di morte in Europa; «Le malattie cardiovascolari restano il killer numero uno in Europa. Circa un decesso su due avviene per queste malattie che sono la causa del 40% delle morti tra gli uomini e del 50% tra le donne – ha spiegato il professor Crea – Sebbene tanta strada si sia fatta nei decenni passati nella prevenzione dell’infarto le malattie cardiovasco-

lari continuano a uccidere» mentre «le risorse disponibili sia per la ricerca che per l’assistenza sono del tutto inadeguate». Tra gli obiettivi da raggiungere, «quello più immediato di applicare al meglio le conoscenze attuali sulla prevenzione: solo il 2530% degli ipertesi è trattato in modo adeguato e la prevalenza dell’obesità continua ad aumentare». Il secondo obiettivo è quello di prevenire meglio l’infarto, puntando all’acquisizione di nuove conoscenze sulle sue cause: «stiamo adesso dimostrando che non esiste un solo tipo d’infarto, bensì quattro tipi diversi ed ognuno necessita di una terapia specifica che stiamo indagando. Per ora abbiamo trovato una nuova terapia solo per uno di questi quattro tipi, quello appunto associato ad infiammazione». All’Inaugurazione dell’anno accademico erano presenti, tra gli altri, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani, il prefetto di Roma Paola Basilone, il vice presidente del

Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, il Senato Accademico e il direttore Amministrativo dell’Università Cattolica Marco Elefanti, il presidente e il direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” Giovanni Raimondi e Enrico Zampedri.

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ne ha fatta di strada

IL MANAGER

eco-sostenibile Nicolas Bargi g ha creato “Save The Duck”, i p primi p piumini animal friendly. y Laureato in Economia in Cattolica, ricorda ggli anni in Largo g Gemelli come i più belli e formativi della sua vita

di Giulia Argenti

V

olevo creare qualcosa di diverso dal solito piumino, che fosse anche un’alternativa di coscienza per tutte quelle persone che, come me, tengono molto all’eco-sostenibilità e alla salute del nostro pianeta». Nicolas Bargi, pisano, classe 1970, rivendica con orgoglio la sua invenzione: un piumino interamente eco-sostenibile e cruelty free, realizzato con materiali sintetici in grado di riscaldare anche nei climi più ostici, senza fare alcun utilizzo di piume d’oca. “Save The Duck” (letteralmente “Salva la papera”) è il nome dell’azienda fondata da Bargi, che produce il piumino verde e animal-friendly. Solo nel 2016 sono state salvate oltre due milioni di oche. E non è il solo dato importante: Save The Duck cresce a doppia cifra ogni anno, nel 2016 ha ottenuto 27.5 milioni di euro di ricavi. Per il 2017 si punta a un fatturato di 32.5 milioni di euro. Ma come è cominciato tutto? Lo racconta a Presenza lo stesso Bargi, che proprio all’Università Cattolica di Milano ha cominciato i suoi studi. Nicolas Bargi, qual è stata la sua formazione? Dopo la maturità scientifica mi sono iscritto al Corso di laurea in Economia dell’Università Cattolica di Milano, con indirizzo Gestione e Amministrazione. Nel 1996 mi sono laureato con una tesi scritta alla Columbia University di New York. Però ho iniziato a lavorare già da prima, avevo molta voglia di iniziare. Ho svolto tutte le mansioni possibili presso l’azienda di mio 10

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padre, la Forest. Ho fatto il magazziniere, il rappresentante, mi sono occupato della gestione crediti, della parte commerciale e, infine, della parte prodotto, che è poi diventata la mia specializzazione. Perché io sono prima di tutto un uomo prodotto, nel senso che mi occupo soprattutto del rapporto tra quello che percepisco si possa vendere come prodotto e i canali di distribuzione e dunque la parte commerciale. Diciamo che negli anni questo è diventato il mio expertise. Come ha preso il via il progetto “Save The Duck”? La nostra azienda lavorava soprattutto per conto di terzi, solo in seguito abbiamo iniziato a produrre delle nostre linee, come Bull&Bear, Blackwitch e Ganesh, che ha iniziato a vendere in tutta Europa. Nel 1995 poi, un anno prima della laurea ho aperto uno studio in Cina, a Hangzhou, che ancora oggi rappresenta il mio fiore all’occhiello. Si tratta di un ufficio di rappresentanza che si occupa di svolgere controlli di qualità e gestione dei campionari delle collezioni. Poi sono arrivati gli anni più difficili, q quelli della crisi, dal 2008 al 2011. È stato un periodo molto difficile, volevamo ristrutturare l’azienda, ma le banche non aiutavano, anzi tendevano a restringere i fili. Dunque abbiamo deciso di finanziarci da soli, rilanciando l’azienda attraverso il progetto “Save The Duck” che ha avuto inizio, a livello pratico, nell’inverno del 2012. Da luglio 2014 è iniziata la ripresa, i numeri erano importanti

e la crescita sostenuta, ma sapevo che da soli non saremmo riusciti a reggere questi dati. Dunque cosa ha fatto? Ho preso una decisione importante: liquidare la parte dell’azienda di mio padre e far entrare come socia Marina Salamon, che ancora oggi detiene come socio finanziario il 51%, mentre io ho il restante 49%, ma sono socio operativo. Come è nata nel dettaglio l’idea di produrre piumini “cruelty free” ed ecosostenibili? Tutto è partito da uno studio duplice: innanzitutto ho osservato con molta attenzione il fenomeno del piumino Igloo, che in Estremo Oriente stava avendo un grandissimo successo. Inoltre dopo aver letto con attenzione i dati sui consumi a livello nazionale ho capito che nei prossimi anni il modello più richiesto dal mercato sarebbe stato il micro-piumino, ovvero il capo che si mette otto mesi l’anno. Però non volevo limitarmi a produrre il solito capo in piuma d’oca già abbondantemente presente sul mercato. La mia idea era creare qualcosa di diverso, che fosse anche un’alternativa di coscienza per tutte quelle persone che, come me, hanno a cuore la problematica dell’eco-sostenibilità e alla salute del nostro pianeta. Un prodotto, insomma, che rispecchiasse il mio modo di pensare. Tra l’altro ci sono molti studi che dimostrano che la dimensione etica sta orientando sempre di più il mercato in tutti i settori. Una ragione in più per produrre un piumino etico.


50 storie da raccontare sono tante, ma ci ha dato moltissime soddisfazioni, ne è valsa la pena. Nonostante avessimo già intrapreso un cammino aziendale all’insegna della sostenibilità, inoltre, volevo che Save The Duck ricevesse anche la certificazione del Wwf. Si tratta di un riconoscimento difficile da ottenere, perché gli standard dell’associazione sono molto severi. Possiamo dire che il Wwf propone una vera e propria new diligence del prodotto. Tuttavia posso dire che, a mia sorpresa, Save The Duck rispondeva già per il 90% ai parametri. Lo scorso 3 maggio è stato un giorno importante: la vostra azienda ha debuttato nel programma “Elite” di Borsa Italiana come unica matricola del segmento moda. Cosa ha significato per lei? È stato un traguardo fondamentale per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi. Save The Duck vuole crescere, farsi conoscere e diventare un’azienda triple digit. Per farlo ha bisogno di partner forti, che possano garantirle una crescita più stabile.

Nicolas Bargi

Tecnicamente parlando quali sono i vantaggi di un capo firmato Save The Duck? Il nostro piumino, realizzato con materiali sintetici, è più performante rispetto p ai modelli tradizionali. È una caratteristica che si nota soprattutto nei capi sportivi. Basti pensare che è dagli anni 90 che non si fa più hiking o sci con indumenti in piuma. Con quali materiali e procedure realizzate il vostro prodotto? L’imbottitura dei piumini è ricavata dal pet, materiale di scarto del petrolio che trattiamo in due maniere: c’è il pet ‘vergine’ che viene utilizzato come plumtech e il pet che invece si ottiene a partire dal riciclo delle bottiglie di plastica, dunque subisce due processi di produzione. Stiamo cercando di utilizzare sempre di più questo secondo tipo di materiale, ma si tratta di un processo ancora in fieri che potrebbe concludersi tra due o tre anni. Un altro obiettivo è produrre capi utilizzando materiali di scarto vegetali, come canne di bambù, palme e bucce di banane. In fondo è questo il vero riciclo sostenibile.

Com’è stata la risposta dei consumatori? Direi eccezionale e lo dimostra il fatto che stiamo sempre di più conquistando share di mercato importantissimi, ovviamente a discapito di prodotti già esistenti che io definisco obsoleti o, per meglio dire, vintage. Faccio di nuovo l’esempio dello sport: in questo settore i consumatori sono diventati più esigenti e vogliono un prodotto più funzionale. Per i capi di città non siamo ancora così avanti, ma c’è un attenzione sempre più grande alla dimensione etica e sostenibile, sia da parte delle aziende che degli acquirenti. Save the duck ha collaborato con associazioni animaliste importanti come il Wwf. Può raccontarmi qualche progetto che avete realizzato insieme? La partnership con il Wwf è qualcosa che è proprio nel nostro dna. Tra i lavori più importanti c’è stata la realizzazione di una linea di piumini per festeggiare i 50 anni dell’Associazione. Abbiamo creato 50 capi di 50 colori diversi, uno per ogni animale a rischio estinzione. Attraverso l’acquisto del piumino era possibile proprio p contributo per p la saldare il p vaguardia della specie in pericolo. È stato un progetto molto impegnativo,

Quali sono i programmi per il futuro di Save The Duck? Puntare sullo sviluppo dell’e-commerce e del retail (vendita al dettaglio) e accostare a tutto quello che già produciamo la parte dell’accessorio, quindi realizzare un altro prodotto oltre alla giubotteria. Save The Duck produce in Cina. Perché questa scelta? Perché la Cina offre un rapporto qualità-prezzo praticamente imbattibile. Ci sono realtà che in Europa ci sogniamo, aziende con un’organizzazione assolutamente all’altezza di ogni industria al mondo. Questo non vuol dire che l’intero processo produttivo si fa in Cina, perché ad esempio la parte del noveau e dell’estro si svolge in Italia. Tutte le fabbriche con cui lavoriamo in Cina comunque sono certificate e non c’è rischio di sfruttamento o di mancato rispetto dei diritti umani. Un’ultima domanda: che ricordo ha degli anni trascorsi all’Università Cattolica? Sono stati gli anni più belli della mia vita, anni di sacrifici, ma i migliori sia in termini di formazione che umanamente. Si studiava tantissimo e c’era una gran voglia di andare avanti. Sono convinto che quelli dell’università siano anni fondamentali per formare la personalità di una persona. Ancora oggi mi sento con diversi compagni di corso. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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Gli studenti della Cattolica p protagonisti g dei p programmi g di studio e stage g all’estero raccontano a “Presenza” la loro esperienza. p Scrivete a: postcards.presenza@unicatt.it Giorgia Baldino* La mia Africa, il mio lavoro

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a mia “altraestate” è iniziata con un sentimento di curiosità verso un luogo così lontano e sconosciuto, ed è finita con la consapevolezza di aver trovato me stessa, quello che voglio fare nella vita, ma soprattutto di aver trovato la gioia. L’impatto con un Paese così povero come il Madagascar è stato forte, e guardandosi intorno si capisce ancor più l’enorme lavoro che fanno le suore Nazarene, che ci hanno trattate come loro sorelle. Serbo uno splendido ricordo di queste fantastiche suore mentre ballano e cantano con noi trasportando dolci fatti in casa per salutarci. All’arrivo all’orfanotrofio si è un po’ disorientati, non ce lo si aspetta così grande e si iniziano a vedere 10, 40, 90 facce nuove che ti vengono incontro dicendo ognuno ““je m’appelle...”. Riusciremo mai a ricordarci tutti questi nomi? Dopo una settimana la risposta è stata affermativa: conoscevo il nome di ognuno di quei musini, riconoscevo le loro voci quando mi chiamavano fuori dalla camera per venire a giocare col loro: «Gioooorgia, andiaaaaamo», e riconoscevo il pianto dei più piccoli quando 12

si svegliavano o quando volevano sporcarmi un po’ con i loro piatti di riso. Continuerò a stupirmi di come poche suore e dolcissime donne del personale riuscissero a far addormentare 10 bebè e altri 10 bambini dei “pre-maternelle” tutti insieme, e di come sia riuscita anch’io a mettere a letto tanti bambini uno di fila all’altro, spolverando un repertorio di canzoni che non sapevo neanche di avere. Ricorderò ogni momento passato a ridere di frasi in malgascio di cui non capivo neanche una parola, e la soddisfazione dei bimbi più grandi quando invece ne capivo qualcuna, il loro “bravaaaa” mi faceva sentire davvero soddisfatta, una soddisfazione che nessun esame e nessun traguardo personale

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può comprare. Se durante i primi giorni ero un po’ confusa su cosa fare e dove andare, dopo poco mi sono sentita come a casa mia, sapevo gli orari in cui mettere a letto o dar da mangiare ai più piccini, quelli in cui aiutare a preparare i più grandi, o a cercare di insegnare loro un po’ di francese e di italiano facendo delle esilaranti lezioni, per non parlare del corso di italiano accelerato alle suore. E soprattutto sapevo qual era il momento di giocare: sempre! I bimbi delle elementari e dell’asilo, i monelli più affettuosi che abbia mai conosciuto, mi hanno regalato oltre che a un allenamento degno di una palestra con il loro correre e saltarmi addosso a qualsiasi ora del giorno, una gioia di svegliarmi che non avevo

mai provato. Dal ““jardaina” pieno di animali, all’orto, all’enorme “terrain”, non c’era momento in cui non avessi almeno tre bambini per ogni mano, attaccati alle braccia, alla schiena, che mi tiravano volendo farmi vedere cose che mi sono resa conto di dare troppo per scontate. Mi hanno insegnato a stupirmi di fronte a un raggio di sole più caldo degli altri, di fronte al colore di un fiore o a una foto, e credetemi, a loro piace proprio tanto farle! Mi ricorderò sempre la loro esaltazione di fronte ai video in cui fanno vedere come sanno cantare “Il coccodrillo come fa”, “La bella lavanderina”, o canzoni malgasce interpretate con un pathos degno dell’Opéra di Parigi. Dopo questa esperienza sono ancora più sicura di aver scelto il percorso di studi che fa per me e lo finirò nella convinzione di voler lavorare per aiutare questo meraviglioso Paese che è l’Africa, e i meravigliosi bambini di cui porterò nel cuore ogni sorriso. Veloma Madagascar, ti lascio un pezzetto di cuore. * 23 anni, di Roma, iscritta al secondo anno del corso di laurea magistrale in Scienze politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, facoltà di Scienze politiche e sociali, sede di Milano


abituati. In questa esperienza ho scoperto la bontà che si può incontrare in certe persone, ho conosciuto la diversità che rende unico il mondo e assaggiato la bellezza che c’è nel volontariato. * 25 anni, di Milano, secondo anno della laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale, facoltà di Scienze politiche e sociali, sede di Milano

Davide Malacrida* Brasile, uno psicologo “obrigado” Monica Abbiati* La fatica di capire il conflitto

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stata la mia prima esperienza di volontariato in assoluto e non potevo chiedere di meglio. Avendo studiato arabo nella laurea triennale, ho scelto la destinazione in cui avevo la possibilità di praticarlo, la Palestina. Sono state tre settimane molto intense ed è difficile spiegare a parole le emozioni travolgenti che ho provato. Ero già stata in un Paese arabo (Marocco) per studiare la lingua, ma ero entusiasta all’idea di vedere qualcosa di diverso, di conoscere più da vicino la realtà israelo-palestinese di cui tanto si sente parlare e di visitare un Paese così ricco e importante a livello storico/religioso. Il primo giorno a Betlemme ero felicissima di essere nuovamente in un paese arabo perché c’è qualcosa nel suo popolo che mi attrae molto: le persone accoglienti e gentili, la lingua, il cibo. La prima settimana è stata, però, anche la più difficile perché noi volontari dovevamo ambientarci, comprendere dove ci trovavamo e chi avevamo di fronte. La prima sensazione che si prova è quella di sentirsi inutili, perché tutte le persone che incontri se la cavano anche senza di te e, essendo solo di passaggio, una volta ripartiti, continueranno a farlo. Col passare dei giorni, ci siamo resi conto, però, di poter essere in qualche modo utili e poter dare qualcosa come l’umanità e l’amore. Ma soprattutto, di ricevere indietro tanto: credo che il volontariato

serva molto alle persone che lo fanno per riscoprire la qualità, la genuinità e la gratuità dei rapporti umani. Io e i miei tre compagni d’avventura, di mattina a turno, abbiamo lavorato in una scuola estiva con una sessantina di bambini dai 4 ai 12 anni e in un asilo nido dove aiutavamo le maestre a gestire e seguire i bambini più piccoli. Per quanto mi riguarda, queste sono state le esperienze più faticose, a causa anche della lingua palestinese molto diversa dall’arabo classico, ma le più divertenti perché i bambini si affezionano subito e non vedono l’ora di rivederti il giorno dopo per giocare ancora. Di pomeriggio tenevamo compagnia a degli adulti disabili o seguivamo incontri formativi presso le associazioni/Ong locali per comprendere meglio il clima di tensione tra palestinesi ed israeliani. Nonostante le interessantissime gite guidate che abbiamo fatto in diverse città della Palestina (Hebron, Gerico, Gerusalemme), più si cerca di capire chi abbia ragione e chi abbia torto, chi siano le vittime e chi i carnefici, se ne esce solo più confusi di prima a causa della complessità della vicenda e della realtà, che non può essere ridotta a un solo punto di vista. Le uniche cose chiare sono l’evidente diversità della vita in Palestina rispetto a Israele e la persistente percezione del muro. Nei giorni liberi, abbiamo avuto modo anche di visitare parti di Israele (senza purtroppo riuscire ad avere un confronto con gli Israeliani) e i suoi paesaggi naturali completamente diversi da quelli a cui siamo

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o conseguito la laurea triennale una settimana prima di partire per il Brasile. Tra amici, parenti, festeggiamenti e pensieri sul mio futuro non ho avuto molto tempo di concentrarmi sul Charity Work Program, che è veramente arrivato all’improvviso. Ho cercato di lasciare a casa ogni tipo di aspettativa, pensiero, pregiudizio e cercare di vivere

ogni singolo istante di questa esperienza. Siamo arrivati a Porto Velho dopo un viaggio lungo, molto lungo. La città costeggia il Rio Madeira un fiume affluente del Rio delle Amazzoni ed è al confine con la foresta che si estende per migliaia di chilometri quadrati. Tra alberi, piante, frutta e animali la natura regna appena finiscono le case. Con l’accoglienza della direttrice Giusy, siamo subito entrati nello spirito dell’associazione Casa Famiglia Rosetta, che ci ha accolto: valorizzare la vita o come dicono là “valorize a vida”. Di questa realtà fanno parte un centro di riabilitazione psicomotoria per bambini con paralisi cerebrale e tre comunità terapeutiche per persone con dipendenza chimica: una femminile e due maschili, di cui una in un’altra città a circa 300km da Porto Velho. Ho passato due settimane nella comunità maschile autogestita dai residenti, che vivono i loro nove mesi lì come una

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postcards sorta di rinascita. Si occupano di pulizia, ordine, pasti, lavoro nell’orto e con gli animali. Questi momenti di lavoro si alternano a incontri con gli operatori della comunità (psicologo, monitori, direttore) o con gruppi di ascolto e condivisione tra i residenti. Ho condiviso con loro la giornata partecipando ai gruppi, osservando il loro programma e parlando con gli operatori. Giorno dopo giorno sono entrato a far sempre più parte della “ ”. Ho imparato loro “familia molte cose da questi ragazzi per cui sono diventato un po’ operatore, un po’ amico. Chiacchieravo con loro della loro vita, delle loro esperienze, ma allo stesso tempo partecipavo ai loro gruppi come osservatore affiancando lo psicologo. Un momento cruciale era il pranzo o, meglio, il momento dei ““pensamentos”, che precedeva il pasto: un momento libero da dedicare a esprimere un pensiero o fare un ringraziamento a Dio o a qualche persona in particolare. Dopo gli ospiti della comunità toccava a me. Introdotto dal capo dei coordinatori (il residente più anziano e più avanti nel programma terapeutico) che annunciava il “Pensamento do psicologo Davi”, mi alzavo in piedi e salutavo tutti con un “Boa tarde familia”. Un momento molto importante in cui avevo l’opportunità di ringraziarli direttamente e far capire loro che ero lì solo con la speranza di poter imparare qualcosa e di lasciare qualcosa di me a loro. Sono stati momenti emotivamente molto intensi. Questi ragazzi hanno alle spalle storie di vita e di famiglia molto complesse e difficili, piene di dolore e sofferenza. Sono però al tempo stesso uomini con qualità enormi e una grandissima voglia di conoscersi e cambiare. Ho cercato di spogliarmi di qualsiasi pregiudizio su di loro così come loro hanno fatto nei miei confronti. Capitava che mi chiedessero come mai fossi lì a “studiarli” e se in Italia non ci fossero tossicodipendenti. Alla fine è stato difficile lasciarli e mi hanno ringraziato per il periodo trascorso con loro. Oltre all’esperienza nella comunità terapeutica, insieme alla mia compagna di avven14

tura, Cecilia, ho trascorso una settimana anche nel centro di riabilitazione psicomotoria per bambini con paralisi cerebrale. potrò mai dimenticare gli g Non p sguardi di quei bambini. È difficile raccontare a parole questa esperienza, forse anche perché con loro di parole ne servivano poche e bastava solo qualche gesto e sorriso. Le storie dei bambini erano molto varie, ma tutte accomunate da condizioni familiari difficili, che gravavano sulla condizione di salute dei bambini. Sei di loro vivono giorno e notte nella comunità, mentre gli altri scendono ogni mattina dal pullman dell’associazione. Molti di loro non parlano e non camminano ma sono in grado di comunicare semplicemente tramite uno sguardo. Con loro ogni giorno ci sono una psicologa, un fisioterapista, educatrici, professoresse e una logopedista per curare ogni singolo aspetto. Con loro ho cantato, ballato, giocato, letto favole e aiutati a mangiare, sebbene la cosa più importante è stato semplicemente star loro vicino. Sono grato per la possibilità che ho avuto e che non potrò dimenticare. Sono tante le cose che mi porto dietro da questa esperienza sia da un punto di vista lavorativo che umano. Obrigado * 23 anni, di Milano, laureato in Scienze e Tecniche psicologiche (laurea triennale), iscritto al primo anno laurea magistrale di Psicologia per il benessere, empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva, facoltà di Psicologia, sede di Milano

Veronica Corbellini* India, l’alfabeto del cuore

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ono state settimane impegnative. Spesso sono tornata a casa piangendo dall’orfanotrofio in cui ho svolto il mio International Volunteering in India. Questa povertà ti entra nelle ossa, nel cuore, la vedi riflessa negli occhi dei bambini tutti i giorni. Ricordo ancora quel giorno in cui una bambina di probabilmente 4 o 5 anni, sporca e piena di croste, con vestiti lacerati, bussò al finestrino della nostra macchina chiedendo soldi, qualcosa da mangiare,

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anche solo una bottiglietta d’acqua. Oppure un’altra bimba, poco più grande, che bussò alla macchina, chiedendo da mangiare per il proprio fratellino di qualche mese, che piangeva disperato in braccio a lei. Nonostante tutto i bambini sorridono, ti accolgono a braccia aperte, sono ansiosi del tuo rientro. Ti allontani dall’orfanotrofio con i bambini che ti rincorrono e ti chiedono: “Tomorrow? Tomorrow meme?”; e tu a rispondere: “Kalemelenghe”. Vogliono essere sicuri che nonostante tutto, domani sarai ancora li domani per passare del tempo con loro. A insegnare loro i numeri, i colori, gli animali, i cibi, gli oggetti in inglese, a giocare con loro con le canzoncine in inglese, hindi, italiano, a disegnare con loro, a dedicare loro anche semplicemente del tempo. A cercare di imparare alcune parole in hindi e a imparare i numeri; così da poter fare altri giochi. E vedere la soddisfazione nei loro occhi nel momento in cui sei riuscito a ricordarti oppure a memorizzare nella giusta sequenza i numeri (ek, do, ti, chiar, pach, ce, sat, ar, no, das). Quello che chiedono è solamente che qualcuno voglia loro bene e non li dimentichi. L’ultimo giorno di orfanotrofio abbiamo portato dei regali: palle, libri da colorare, un dizionario di parole, le carte di uno, delle macchinine, dinosauri, pennarelli e fogli da colorare. Abbiamo anche portato delle caramelle. I responsabili della struttura ci hanno rimprove-

rato continuando a ripetere: “No big party, no big party; just food and toys”. Si stringeva il cuore nel momento alcuni bambini rifiutavano la caramella oppure la donavano a quelli più piccoli, oppure la dividevano in mini pezzettini per poterla condividere con gli amici più stretti, senza che gliela avessero chiesta. Il 7 agosto si celebrava il Rakshabandhan, più semplicemente rakhi, il legame della protezione. In questa festa sorelle e fratelli si rincontrano nella propria casa di origine. Le sorelle legano al polso dei fratelli un bracciale con una preghiera per la sua felicità e prosperità. Il fratello fa un dono e promette di proteggerla. In questa giornata si festeggia l’amicizia e la fratellanza, che vale anche per tutti quei legami che sono simili a quello sorella-fratello, sia all’interno della famiglia ma con lontana parentela, sia, a volte, tra persone un aspetto biologico. Per spiegare ai bambini il legame che comunque ci legava, abbiamo spiegato loro che noi saremmo stati per loro delle “didi”, cioè sorelle come per loro sarebbero stati per noi dei “bhai”, cioè fratelli. Che nonostante i chilometri di distanza saranno sempre i nostri fratelli acquisiti e che li porteremo sempre con noi nel cuore. Noi abbiamo messo il bracciale al loro polso ma i bambini se lo sono tolto e l’hanno legato al nostro, come se facessero la promessa al contrario. Un gesto commovente e tenerissimo.


Avevo le lacrime agli occhi: nonostante non abbiano niente, cercano in qualche modo di arrangiarsi con quel poco che hanno. Ti riempiono il cuore con l’amore. Il momento più commovente è stato quando mi sono resa conto del significato della parola “didi”. In hindi significa sorella e i bimbi ti chiamano così. Mi sono sempre sentita a casa in questo orfanotrofio. E oggi, quando mi hanno chiamato sister, come se fossi in realtà una sorella più piccola, per le signore che lavorano, e più grande, per i bimbi, mi sono resa conto del peso della parola didi. Mi hanno fatto sentire come in una famiglia. Come se loro mi avessero accolto nella loro famiglia. * 24 anni, di Como, corso di laurea magistrale in Psicologia dello sviluppo e dei processi di tutela, facoltà di Psicologia

Antonio Martinelli* Quando il volontariato fa curriculum

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olete sapere come è iniziato il mio Charity Work Program in Terra Santa? La prima sera alla Società Antoniana chiesi a una suora cosa mi avrebbero fatto fare il giorno successivo. La sua risposta fu: “You will work in the garden”. Pensai che come giardiniere/contadino, con una zappa in mano a lavorare nell’orto del convento, me la sarei cavata bene o quantomeno avrei evitato di fare danni: non avevo considerato che la suora potesse aver detto “garten” invece di “garden”. Vuoi la pronuncia poco British della sorella, vuoi gli effetti del jet lag sulla mia capacità di comprensione (tra Italia e Palestina c’è solo un’ora di fuso orario, ma bastano e avanzano per me), la mattina dopo dieci bambini dell’asilo della Società Antoniana mi circondavano e stavano lì a guardarmi con scritta in faccia la domanda: “E tu saresti?”. Dopo una mattinata a insegnare a fare capriole, a imboccare i bambini e a colorare con loro, l’azzurro della maglietta del Charity Work Program non era più tanto acceso. Parlavo

con le maestre dell’asilo e mi chiedevano come fosse l’Italia o mi raccontavano che un loro familiare era riuscito ad arrivarci e che ora viveva molto meglio. Tutto sommato era una situazione normale, allietata dall’armonia creata dagli schiamazzi dei bambini intenti a giocare. Ho poi guardato un gruppetto di bambini che giocava con le costruzioni e in particolare uno in mezzo a loro, di nome Jalaal: aveva costruito un mitra con i lego e così tutti gli altri con lui. Giocavano a spararsi, si inseguivano, cadevano poi ricominciavano. Se non fosse stato per la spiegazione delle maestre avrei semplicemente pensato a un gioco poco educativo. Dicevano, invece, che era normale, che i bambini, anche se di appena tre anni, vedono spesso soldati e uomini armati per strada e non c’era da sorprendersi. La sensazione che ebbi in quel momento l’avrei avvertita spesso in seguito: circondato dalla tranquillità, dalla bellezza di una terra ricca di storia e abitata da persone stupende, vedere qualcosa di fuori posto e intrinsecamente sbagliato. Nel pomeriggio aiutavamo le Suore di Madre Teresa di Calcutta ad assistere persone con scompensi psico-fisici: cercavamo di parlare con loro, giocavamo e cercavamo di stimolarli facendoli ascoltare musica. Un pomeriggio uno di loro, quasi incapace di muoversi e di comunicare, sempre perso nel suo mondo, mi ha chiamato papà mentre lo aiutavo a lanciare la palla: era già passata una settimana dal nostro arrivo a Betlemme, ma solo allora capii noi cosa ci stavamo a fare in quel luogo. I nostri non erano compiti “da ufficio” e forse neanche vicini al mestiere del “cooperante”, per il quale studio da ormai due anni nel mio corso di laurea magistrale in Cattolica. Seduti al tavolo del refettorio ne discutevamo spesso tra noi, del fatto che per fare quello che ci veniva chiesto non erano necessarie conoscenze o skills particolari: poteva farlo chiunque. Non avevo capito il valore delle nostre azioni e non lo avevo capito perché guardavo ad esse nel modo sbagliato. Quell’uomo semi-paralizzato su una sedia viveva di fantasie, di ricordi, e il

mio gesto di aver giocato con lui deve averlo portato a ricordare qualcosa di bello, a sorridere e a esprimersi: penso che una cosa del genere valga molto, anche se non si può scrivere in un CV. Noi in Palestina servivamo a quello, a dare a quelle persone normalità, le cose di tutti i giorni che a noi sembrano tanto scontate e che ignoriamo in favore dell’eccezionalità. Dovevamo allontanarli dai loro problemi, sia quelli interiori sia quelli dovuti a ciò che li circondava, e portare loro la nostra banalità: un sorriso, un trucco di carte, un gioco nuovo o una canzone. È bello poter dire che quella sensazione, di “incidere” almeno un po’ sulle persone attorno, è tornata spesso durante la mia permanenza. La settimana successiva è iniziata la mia esperienza da “educatore” al campo estivo Steps, gestito da una delle suore più simpatiche mai incontrate, Sorella Ester (o in rima “Sister Esther”). I ragazzi qui erano decisamente più grandi, alcuni già adolescenti, e gestirli era assai più impegnativo. Il secondo giorno allo Steps costruii una scala a pioli con una vecchia corda da trekking e dei moschettoni: non dimenticherò lo sguardo dei bambini felici che mi chiedevano di aiutarli a salire per dondolare o i ragazzi e le ragazze più grandi che si sfidavano a chi arrivava più in fretta a toccare la trave della tettoia a cui la corda era assicurata. Era solo una banale corda, ma li rendeva felici: li allontanava dalle loro

situazioni familiari, dai problemi di salute, dalle difficoltà insite nel vivere in un territorio disagiato dove disoccupazione e violenza turbano la vita degli adulti. Abbiamo parlato di questa realtà visitando varie organizzazioni attive a Betlemme, tramite incontri organizzati dalla Ong per la quale lavoravamo, ATS Pro Terra Sancta. Tra le tante ricordo con molto piacere la visita alla scuola per sordi “Effetà”, dove si cerca di aiutare gli studenti a sviluppare al massimo il loro udito latente, così da permettere loro di trovare posto nella società, ma anche l’impegno dell’organizzazione Wi’am nel proporre soluzioni di mediazione pacifica tra individui, famiglie e tribù in conflitto. Vivere in Palestina e svolgervi attività di volontariato non è facile: ci sono moltissimi controlli per chi arriva e spesso scontri più o meno violenti tra i locali e l’esercito israeliano. Le persone che ho incontrato e che hanno sorriso con me, il caldo incessante di Gerico e le oasi nel deserto, i monumenti storici di Gerusalemme e i vicoli pieni del profumo dei falafel: tutto questo, nella sua banale straordinarietà, resterà con me, per sempre. * 25 anni, di Banzi (PZ), secondo anno del corso di laurea magistrale in Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo, facoltà di Scienze politiche e sociali, sede di Milano

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Focus Ricerca

Invecchiare bene, una risorsa

WORKSHOP

Etica e ricerca un’alleanza possibile

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n mondo di vecchi e di pensionati. Dove l’Italia spicca per presenza di anziani e aumento dell’aspettativa di vita. Basta guardare gli ultimi dati Ocse: nel 2050 nel nostro Paese ci saranno 74 persone al di sopra dei 65 anni per ogni 100 persone di età compresa tra 20 e 64 anni (rispetto al 38% di oggi), diventando uno degli stati più vecchi assieme a Giappone e Spagna. Eppure gli anziani più che un problema, potrebbero rappresentare una risorsa strategica. Considerati da sempre l’anello debole della società e del welfare, potrebbero essere alla base di una svolta epocale proprio nel campo della salute e dell’assistenza sanitaria, con ricadute positive sia sulla produttività degli individui nel mercato del lavoro, sia dei singoli all’interno della famiglia. In questo contesto l’invecchiamento attivo assume un ruolo cruciale, ponendo nello stesso tempo in primo piano alcune questioni di non poco conto. Per esempio, quella della sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari e previdenziali, che devono saper combinare l’esigenza di ridurre i costi con politiche sanitarie e sociali in grado di rispondere alle esigenze di una popolazione che invecchia. Come pure non è 16

da sottovalutare la riduzione delle prestazioni e l’estensione della vita lavorativa degli individui, in assenza di adeguata prevenzione e corretti stili di vita, incrementano l’esposizione dei soggetti al rischio di disabilità e cronicità compromettendo la qualità della vita per i più anziani. Rischi e opportunità dell’aumento della longevità della popolazione sono state al centro di tre giornate di studio, promosse dalla Fondazione Ferrero di Alba nell’ambito dell’accordo quadro stipulato con l’Università Cattolica, dal titolo Invecchiamento di successo 2017: ageing opportunities che si sono tenute il 9, 10 e 11 novembre scorso ad Alba. Alla tre giorni, aperta dal rettore della Cattolica Franco Anelli, hanno preso parte i docenti della cattolica Lorenzo Morelli, Roberto Zoboli, Walter Ricciardii – attualmente alla guida dell’Istituto superiore di Sanità –, Roberto Bernabei, Claudio Lucifora. In particolare, il professor Lucifora ha messo in evidenza la relazione tra invecchiamento, pensionamento e domanda di servizi sanitari utilizzando le informazioni tratte dalla Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (SHARE) e confrontando

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l’esperienza in diversi paesi europei. Secondo Claudio Lucifora il pensionamento incide significativamente sulle decisioni di investimento in salute e prevenzione degli individui. Anche perché dopo la pensione i soggetti si recano di più dal medico e, indipendentemente dalle proprie condizioni di salute, “si curano di più”. In particolare l’aumento risulta più pronunciato per quei lavoratori che prima di ritirarsi dal mercato del lavoro avevano ritmi di lavoro molto intensi, orari di lavoro prolungati e, più in generale, “poco tempo” per curarsi. Questo effetto è trainato principalmente dagli uomini, mentre le donne presentano una maggiore consuetudine e regolarità nel ricorso ai servizi sanitari sia prima, sia dopo il pensionamento. Emerge quindi, soprattutto per alcuni gruppi di lavoratori, la difficoltà a seguire un adeguato piano di cura e prevenzione dello stato di salute durante la vita lavorativa, mentre dopo il pensionamento la maggiore disponibilità di tempo libero innesca un meccanismo di “aggiustamento” al livello di salute desiderato attraverso un maggiore ricorso alle visite dal medico e ai servizi sanitari.

a ricerca fatta bene paga. Può sembrare un’ovvietà. Se fosse chiaro cosa voglia dire farla bene. In questo settore hanno assunto, infatti, sempre più rilevanza vari aspetti che riguardano l’integrità e l’etica dei ricercatori nello svolgimento delle attività di ricerca. Un’attenzione da sempre presente nella ricerca biomedica, che si è estesa ora a tutte le aree scientifiche, in particolare alle scienze sociali e umane, secondo l’approccio ELSA (aspetti etici, legali e sociali). Nell’ambito di una politica volta a promuovere la ricerca e l’innovazione responsabili, l’Unione europea ha adottato una serie di misure per migliorare l’impatto etico delle attività di ricerca, che coprono un’ampia gamma di criteri. Uno riguarda l’integrità della ricerca e dei ricercatori, i cui principali riferimenti sono il Codice europeo di condotta per l’integrità della ricerca e l’Etica per i ricercatori, recentemente aggiornato. Un altro criterio di grande impatto sulla ricerca riguarda la Protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali nonché alla libera circolazione di tali dati in accordo a quanto previsto nel nuovo Regolamento (UE) 2016/679, che entrerà in vigore il 25 maggio 2018 e che abroga la precedente direttiva (UE) 95/46/CE. Per rispettare queste misure, è necessario integrare nelle quotidiane attività di ricerca strumenti e iniziative volti a promuovere il ruolo dei ricercatori che onestamente svolgono un lavoro di rilevante impatto sociale, culturale, economico, nel rispetto delle normative. Per fornire ai ricercatori un quadro di riferimento aggiornato sia a livello nazionale che internazionale, l’Ateneo ha organizzato lo scorso 22 novembre un workshop sugli aspetti etici della ricerca, approfondendo questioni legate alla valutazione etica dell’impatto della ricerca, al ruolo di un Comitato etico, all’implementazione di linee guida sull’etica e l’integrità. Tra gli ospiti era presente Isidoros Karatzas, responsabile del settore Ethics and Research Integrity della Commissione europea.


Focus Ricerca

Artrite reumatoide e gglioblastoma, dalle nuove scoperte spiragli per la cura

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n importante interruttore molecolare della malattia, una piccola molecola che accende le cellule più pericolose in questa patologia, le cellule dendritiche: la scoperta è frutto del lavoro dei reumatologi Stefano Alivernini e Barbara Tolusso, coordinati da Gianfranco Ferraccioli, già docente di Reumatologia in Cattolica, e da Elisa Gremese, docente di Reumatologia dell’Università Cattolica, in collaborazione con colleghi dell’Università di Glasgow. Si tratta di “miR34a”, una piccola molecola che è il regolatore della funzione delle cellule dendritiche, cellule responsabili della risposta autoimmune nella malattia. La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Communications. Le cellule dendritiche sono state isolate dal sangue periferico, dal liquido sinoviale delle articolazioni e dal tessuto sinoviale che riveste le stesse articolazioni, di pazienti affetti da artrite reumatoide; esse sono note essere responsabili della produzione di molte molecole pro-infiammatorie come TNF, IL-17, IL-23 e IL-1beta e di presentare in modo potente eventuali autoantigeni. La ricerca ha dimostrato che tali cellule sono ricche di microRNA-34a, soprattutto nel tessuto sinoviale di pazienti con la malattia in fase

iniziale, prima dell’inizio di ogni terapia anti-infiammatoria. Un anticorpo contro il glioblastoma no studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell Stem Cell, coordinato da Ruggero De Maria, professore di Patologia generale dell’Università Cattolica, svolto con Roberto Pallini, docente di Neurochirurgia in Cattolica, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma ha svelato il meccanismo responsabile dell’elevata migrazione e malignità delle cellule staminali di glioblastoma. Queste cellule si muovono utilizzando una proteina, l’integrina alfa 7, che, come le ruote di un treno, viaggia speditamente su una sorta di rotaie prodotte dalla laminina, una proteina che traccia dei percorsi per le cellule staminali che sono così in grado di invadere i tessuti cerebrali. Per cercare di curare meglio questa terribile malattia, i ricercatori della Cattolica hanno prodotto diverse migliaia di anticorpi contro le cellule staminali di glioblastoma. Uno di questi anticorpi ha mostrato una potente attività antitumorale, in grado di arrestare la migrazione delle cellule staminali, bloccando la crescita del glioblastoma.

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Cardiopatie, diabete, tumori: speranze dalla ricerca Un test scova le cardiopatie alla nascita isurare l’ossigeno nel sangue del bebè appena nato per scovare eventuali cardiopatie congenite: è possibile con un test semplice e non invasivo, che si effettua con il pulsossimetro, un’apparecchiatura medica che viene collegato alla manina e al piedino del neonato. L’efficacia di questo test di screening è stata confermata in uno studio multicentrico, coordinato dal professor Antonio Alberto Zuppa, già docente di Pediatria generale e specialistica in Cattolica, a cui hanno partecipato 17 centri neonatologici italiani, tra cui l’Unità Operativa Complessa di Neonatologia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli, e ha coinvolto 42.169 neonati. Pubblicata sul Journal of Pediatrics

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la ricerca ha evidenziato che l’utilizzo del test prima che mamma e bebè lascino l’ospedale dopo il parto consente di incrementare la rilevazione delle cardiopatie congenite del 71% nei centri nascita di primo e secondo livello. Diabete giovanile, sviluppato un metodo diagnostico per predire rischio di complicanze con un prelievo n metodo diagnostico basato su un software intelligente in grado di misurare con semplicità e accuratezza il livello di gravità dei pazienti con diabete giovanile e quindi il rischio di complicanze anche per capire quanto bene il paziente gestisca la sua malattia (ovvero tiene sotto controllo la glicemia nel lungo periodo, evitando rapide variazioni della concentrazione di zucchero nel sangue).

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Messo a punto nell’ambito di una ricerca pubblicata sulla rivista Plos One, condotta da Giuseppe Mauluccii e da Marco De Spirito, ricercatore e docente di Fisica della Cattolica, in collaborazione con la facoltà dipartimentale di Ingegneria dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, il metodo diagnostico si basa su un software che riconosce automaticamente informazioni dalle immagini microscopiche di alcune cellule del sangue del paziente (globuli rossi): è sufficiente, quindi, un semplice prelievo per eseguire il test. Tumori pediatrici, scoperto come evitare gravi reazioni allergiche dovute a terapia cruciale uone notizie per quei bambini malati di tumore che oggi sono costretti a interrompere la chemioterapia con carboplatino

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a causa di reazioni allergiche anche molto gravi al farmaco. Grazie allo studio condotto da Antonio Ruggiero, ricercatore di Clinica Pediatrica in Cattolica, e pubblicato sulla rivista Frontiers in Pharmacology, questi piccoli pazienti potranno evitare reazioni allergiche e continuare la cura: si tratta della pratica di desensibilizzazione al carboplatino, per un uso efficace del farmaco e che consiste nel dare dosi crescenti della sostanza così da evitare reazioni allergiche e rendere l’organismo tollerante al chemioterapico (al pari di quanto si fa oggi per curare alcune allergie alimentari). La tecnica, testata su tumori del cervello in età pediatrica chiamati gliomi, permette di evitare l’interruzione precoce del trattamento efficace con il farmaco, eliminando il ricorso a chemioterapie di seconda linea, più tossiche e meno efficaci.

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Focus Ricerca

Raffreddare la materia con la luce

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na ricerca pubblicata su Nature Physics, che ha tra i protagonisti il centro di ricerca I-lamp della sede di Brescia dell’Ateneo, chiarisce inaspettati fenomeni fisici osservati in un composto della molecola più simmetrica esistente in natura. Un impulso laser, uno speciale materiale, una proprietà straordinaria che appare inspiegabilmente. Sono questi gli elementi principali di una ricerca condotta da un’equipe internazionale coordinata da Michele Fabrizio e composta da Andrea Navaa ed Erio Tosattii della Sissa di Trieste, Claudio Giannetti, dei laboratori I-Lamp (Interdisciplinary Laboratories for Advanced Materials Physics) della sede di Brescia dell’Università Cattolica, e Antoine Georges, del

Collège de France. I risultati di questo studio sono stati appena pubblicati sulla rivista Nature Physics. Protagonista dello studio è un composto della molecola più simmetrica esistente in Natura, il C60, appartenente alla classe dei fullereni e contraddistinta dalla caratteristica forma di una palla da calcio. È noto che questo composto, con formula chimica K3C60, possa comportarsi come un superconduttore, e quindi condurre senza dissipare energia, al di sotto di una temperatura critica di 20 gradi Kelvin, corrispondenti a circa -253 gradi centigradi. Recentemente, è stato scoperto che il K3C60 è capace di trasformarsi in un superconduttore ad alta temperatura quando colpito da un impulso laser di durata brevissima. Questo materiale assume proprietà superconduttive, anche se per brevissimi istanti, fino a una temperatura di -73 gradi centigradi, quasi 100 gradi sopra la temperatura critica di equilibrio. Con la ricerca appena pubblicata gli scienziati hanno chiarito la ragione di questo misterioso comportamento. Il K3C60 è un composto in cui proprietà prettamente molecolari coesistono con proprietà metalliche, una caratteristica comune dei materiali cosiddetti “fortemente

correlati”. Secondo la teoria sviluppata dai ricercatori in questo studio, il raggio laser crea un’eccitazione molecolare ad alta energia ma per farlo deve assorbire calore dalla componente metallica di bassa energia, che pertanto si raffredda. Poiché è proprio la componente metallica quella coinvolta nella conduzione, il suo raffreddamento può stabilizzare una fase di superconduttività nonostante la temperatura esterna sia maggiore di quella critica. «Si tratta di un esempio di laser cooling, ma con un nuovo meccanismo di funzionamento mai proposto fino a ora» spiega Claudio Giannetti. «Il fatto che il raggio di luce possa cambiare per qualche istante le caratteristiche di un materiale è un’osservazione importante. In prospettiva potrebbe permettere la costruzione di dispositivi elettronici con caratteristiche che cambiano con l’uso della luce, come se fosse un interruttore. Il controllo ultrarapido dei materiali con fonti di luce, del resto, è oggi un campo di grande interesse per la comunità scientifica e per le possibili ripercussioni tecnologiche di queste applicazioni». Questi risultati confermano ancora una volta il contributo fondamentale a livello internazionale della ricerca condotta presso il centro di ricerca I-Lamp.

Metabolomica, l’impronta digitale dei cibi

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a richiesta di qualità, sicurezza e tracciabilità degli alimenti è alla base dello sviluppo di metodologie analitiche sempre più efficienti. Tra queste, l’analisi metabolomica è considerata oggi uno strumento chiave, con grande potenziale per affrontare alcune delle più importanti sfide relative al settore agro-alimentare. Questa tipologia di analisi permette di valutare in modo univoco, come un’impronta digitale, l’intera composizione degli alimenti, considerando quindi le diverse tipologie di composti presenti come carboidrati, lipidi, proteine, polifenoli, e così via. A tal fine, la facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza è dotata di una serie di strumenti all’avanguardia che consentono di effettuare studi di metabolomica, in modo da identificare tutti quei composti correlati all’origine geografica o eventuali contaminanti. In merito alla qualità e alla sicurezza 18

alimentare, le attività di metabolomica dell’Università Cattolica – in particolare del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile – riguardano essenzialmente lo studio di numerose matrici alimentari; per esempio sono in corso degli studi per discriminare i prodotti DOP e IGP da eventuali contraffazioni presenti sul mercato (sia su formaggi che su altre matrici come olio, zafferano o bacche di Goji). Inoltre, l’approccio metabolomico è stato utilizzato con successo per discriminare i diversi prodotti di trasformazione del pomodoro (polpa, passata, doppi concentrati) correlandoli anche allo stabilimento produttivo ed al tipo di trattamento tecnologico subito. Altre analisi sono state effettuate con successo su frutta secca, cereali e pseudo-cereali, evidenziando i benefici salutistici derivanti dal loro consumo e confermandone la qualità complessiva, intesa sia come tracciabilità delle produzioni agro-alimentari

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che sicurezza alimentare. Oggi, la qualità alimentare rappresenta infatti uno dei maggiori interessi per le industrie alimentari stesse, oltre che per il consumatore; la sua valutazione è però complessa perché legata ad aspetti quali composizione, aroma, sapore e proprietà nutrizionali degli alimenti stessi. Quindi, l’analisi metabolomica diventa un mezzo essenziale in grado di garantire al consumatore finale, sempre più esigente, che quel determinato prodotto sia effettivamente di qualità.

Infine, questo tipo di analisi è fondamentale per i già accennati studi di tracciabilità di prodotto; questa tematica, infatti, è importantissima se si pensa all’Italia come il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e ad indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea, a dimostrazione della grande qualità delle produzioni alimentari italiane e del forte legame che lega le eccellenze agro-alimentari italiane al proprio territorio di origine.


Alla prova del lavoro

Col cuore più pieno delle tasche di Myriam Altamore*

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hi se la scorda più quell’estate? A due anni dalla laurea e con varie esperienze come educatrice – prima infanzia, disabilità grave, anziani – la mia vita stava diventando insipida. Mi mancava quello slancio vitale di cui ci avevano parlato all’università. Il “fare” educazione nel vero senso della parola. Sognavo altro. E in me riecheggiavano le parole di un professore della Cattolica: «Questo lavoro non vi riempirà le tasche ma il cuore». Io il cuore lo volevo pieno e con un bel paio di ali per volare in alto e sognare. Da diversi mesi mandavo Cv all’estero: Belgio, Francia, Svizzera. Poi un giorno a luglio ho fatto un colloquio a Parigi in un centro specializzato nell’autismo e il mio cuore ha preso il volo. Vivo nella capitale francese dal 2014. Mi ero licenziata abbandonando un contratto di sei mesi in un posto in cui non ero valorizzata come educatrice e uscendo dal colloquio a Parigi avevo un contratto indeterminato in mano. Sono arrivata con due valigie e mi sono sistemata “chez l’habitant”: una famiglia che ti affitta una camera, significa metà dello stipendio che se ne va per l’alloggio. Adesso vivo a Versailles in un monolocale. Lavoro come educatrice con degli adolescenti autistici. Utilizziamo prevalentemente l’approccio comportamentale e la comunicazione aumentativa alternativa. Siamo formati regolarmente alle varie metodologie e a gestire i disturbi del comportamento e le crisi dei ragazzi. Conosciamo a memoria i movimenti da fare per contenere un giovane o immobilizzarlo a terra. L’autismo prima di arrivare in Francia lo conoscevo solo sui libri studiati all’università. Mi sono messa in gioco e ho imparato. Al mattino ci dedichiamo agli apprendimenti dei ragazzi e al pomeriggio facciamo varie attività come il teatro, la fotografia, lo sport, la cucina. Io gestisco l’atelier di cucina e di foto-

grafia e do una mano in teatro. Ho tratto spunto da alcuni corsi fatti in Cattolica, come teatro d’animazione o pedagogia speciale, senza dimenticare i libri sulla Montessori. Oltre a queste attività accompagnamo i ragazzi dal dentista o in ospedale per delle visite e ci occupiamo del progetto educativo individualizzato. Parlo francese ma ho delle colleghe che non lo parlano bene e sono state prese lo stesso perché qui quello che conta è avere fegato, conoscere i ragazzi e conoscersi. Sto tornando a casa con un morso sul braccio. Il mio lavoro è così, non sai mai che piega prenderà la giornata ma sorridi. Mi brucia. Ma la forza del rapporto umano è sempre più forte e allora basta un cerotto sulla ferita e si ricomincia. Questa mattina ho lavorato con un ragazzino ipovedente che è arrivato qui a gennaio del 2017 e non sapeva esprimere nulla. Adesso quando ha fame sa chiedere, chiede il sale, il pepe, la senape, da bere. Quanti cerotti avrò vinto per arrivare a oggi? Una ventina, forse di più. Forse ne vincerò ancora ma quando lo guardo e mi

chiede la merenda facendo il segno “merenda” sono felice e mi basta. Lo rifarei mille volte se dovessi tornare indietro. Devo tanto all’Università Cattolica perché grazie alla laurea in Scienze dell’educazione ho imparato che non valgo né più né meno dei ragazzi per cui lavoro ma che esiste una relazione che ci arricchisce ogni giorno e che abbiamo solo dei ruoli sociali diversi. Così capita che, anche se sei stanca, riesci lo stesso ad accogliere delle urla disperate perché quelle urla sono un modo di manifestare la propria esistenza, il proprio grido alla vita. Forse non si trova su nessun libro questa lezione ma in fondo i libri col tempo si dimenticano. Io preferisco ricordarmi i dialoghi dei miei professori all’Università e rileggere gli appunti presi. * 29 anni, di Milano, laurea triennale in Scienze dell’educazione e delle formazione. Tesi: “Dal curare al prendersi cura. Responsabilità e alterità” relatore prof. Adriano Pessina

STARTUP

Energia pulita grazie a una pianta

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rodurre energia pulita e ecosostenibile grazie a una pianta. L’idea originale è venuta a Lorenzo Avello o e Matteo Bombasini, del secondo anno della laurea triennale in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari. I due studenti della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative hanno dato vita a Planeta Renewables, una startup attiva nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili, sviluppata grazie anche a ConLab, lo spazio che l’Ateneo mette a disposizione degli studenti che vogliano avviare una propria impresa. Lì, grazie ai servizi offerti e al percorso di formazione hanno potuto definire nei dettagli il loro progetto e in particolare gli aspetti di business model. L’obiettivo di Planeta Renewables è la produzione di energia pulita e ad impatto zero attraverso l’utilizzo della biomassa legnosa Miscanthus x Giganteus, una pianta che ha delle caratteristiche che la rendono particolarmente sostenibile ed efficace se utilizzata allo scopo di alimentare impianti di cogenerazione per la produzione simultanea di energia elettrica e termica. L’innovazione non si ferma al processo di produzione di energia, ma si estende anche sulla sua distribuzione: Planeta Renewables, infatti, sta studiando una possibile applicazione della tecnologia blockchain per certificare l’origine rinnovabile dell’energia attraverso l’utilizzo degli smart contracts basati su network Ethereum. Planeta Renewables sta progettando una filiera industriale completa, che coinvolge alcuni ricercatori della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, al fine di produrre energia pulita e salvaguardare l’ambiente. «L’Unione Europea intende dare un impulso alla produzione di energia da biomasse solide, che costituiscono un importante driver di crescita per un’economia europea sostenibile» ha detto Lorenzo Avello. Possibilità confermata anche da un recente studio finanziato dalla Commissione Europea che afferma che la graminacea a rapida crescita Miscanthus diventerà la principale pianta per biomasse in Europa e svolgerà un ruolo importante nella transizione a un’economia basata su bio-energie sostenibili. Motivati a portare al successo la loro impresa, i due giovani guardano fiduciosi al futuro: «Nell’immediato ci aspettiamo di poter realizzare nel nord Italia un piccolo progetto pilota da utilizzare come modello per sviluppi su larga scala. Puntiamo inoltre a trasferire il nostro business nel mercato francese che, grazie alle iniziative del Presidente Macron sulle energie rinnovabili, è diventato per noi molto interessante. In futuro vorremmo avviare un progetto di micro-grid in Africa subsahriana, dove è prevista una crescita esponenziale dell’economia nei prossimi vent’anni, e di conseguenza sarà necessario portare elettrificazione alla popolazione». PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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ateneo

Giustizia penale, una nuova Alta Scuola di Marta Cascio

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on ci sono discipline. Ci sono soltanto problemi e l’esigenza di risolverli”. Le parole di Karl Popper sono la bussola del nuovo corso intrapreso dal Centro Studi Federico Stella sulla Giustizia Penale (Csgp) che, dal 1° novembre scorso, è diventata l’ottava Alta Scuola dell’Università Cattolica. Un metodo di cui è stato precursore nel mondo penale Federico Stella, a cui è intitolata anche la nuova learning community. «Non bisogna limitarsi a un approccio interdisciplinare, – spiega il direttore Gabrio Forti (nella foto), preside della facoltà di Giurisprudenza – ma si deve ascoltare, soprattutto, i problemi che gli operatori incontrano quotidianamente, per trovare le soluzioni regolative più appropriate alla tutela degli interessi rilevanti, senza mai perdere di vista l’attenzione verso i più deboli. Daremo voce, quindi, a magistratura, avvocatura, imprese, vittime attuali e potenziali di illeciti».

Per questo motivo l’Alta ’ Scuola Federico Stella sulla Giustizia penale (Asgp) rappresenta un unicum nel p panorama italiano. È un laboratorio di politica criminale, come è stato il Centro studi nei suoi dieci anni di attività, favorendo il confronto tra docenti e ricercatori italiani e stranieri, nonché tra qualificate realtà istituzionali, professionali e imprenditoriali per avanzare e coltivare proposte di riforma e monitorare la prassi applicativa in campo penale. «Uno dei grandi difetti della legislazione italiana – fa presente il professor Forti – è quello di costruire norme astratte, cioè mancanti di confronto con la concretezza delle problematiche e dei soggetti coinvolti». Una prospettiva imprescindibile per chi si occupa di giustizia penale. «Un ambito non certo settoriale o riservato a una singola disciplina, ma trasversale a molteplici ambiti, di tipo non solo giuridico ma anche gestionale, economico, amministrativo, sociale, culturale» osserva sempre il preside Forti.

«Non bisogna dunque pensare alla “giustizia penale” come a un argomento riservato solo a specialisti, a magistrati o avvocati penalisti, ma piuttosto a un vasto campo in cui si rispecchia la civiltà di un Paese: il modo in cui una società si confronta con il problema del carcere, come difende le garanzie processuali e i diritti della persona rivela molto sulla sua morale, religione, etica, psicologia collettiva». Una dimostrazione effettiva è il ciclo di Giustizia e Letteratura, esempio emblematico della connessione profonda del giurista con i mondi della cultura. L’Alta Scuola prosegue il cammino di ricerca intrapreso dal Csgp, nel corporate crimes, compliance, lotta alla criminalità organizzata, giustizia riparativa ((Restorative Justice), responsabilità in campo sanitario e gestione del rischio clinico, analisi ed esperienze sul rapporto, nella formazione e nell’esercizio delle professioni giuridiche, tra diritto/ giustizia e letteratura ((Law and Literature). Come pure porta

avanti tutte le attività avviate in ambito formativo. Nello specifico, il corso di Perfezionamento in Anticorruzione e Trasparenza, realizzato sulla base di una importante Convenzione stipulata con l’Autorità Nazionale Anticorruzione e il corso di Alta formazione per Amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati. Sull’onda di un successo crescente si è giunti alla VI edizione del master di II livello in Diritto Penale dell’Impresa, un insegnamento di alto profilo scientifico e di forte carattere interdisciplinare, che ha assunto una primaria rilevanza nel panorama nazionale.

Nasce l’Osservatorio sui conti pubblici italiani

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onti pubblici italiani sotto la lente. A tenerli d’occhio sarà l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, diretto da Carlo Cottarelli ((nella foto), che ha alle spalle una lunga carriera al Fondo monetario internazionale. Tra le ragioni principali alla base di questa iniziativa c’è «un quadro diffuso di esperienze e conoscenze nell’Ateneo da cui l’Osservatorio non potrà che trovare giovamento», come ha spiegato Massimo Bordignon, docente di Scienza delle finanze e membro del comitato direttivo, durante la presentazione ufficiale che si è tenuta venerdì 3 novembre, dopo i saluti del rettore Franco Anelli. Secondo Bordignon «molti degli economisti dell’Ateneo hanno partecipato in momenti e forme diverse alle varie incarnazioni che il tema della razionalizzazione della spesa pubblica ha assunto in questo Paese». C’è però un altro aspetto da non sottovalutare: la carenza informativa in Italia sui temi della spesa e della finanza pubblica. «Qui si inserisce il ruolo dell’Osservatorio, che intende proporre in modo accessibile a tutti informazioni sul settore pubblico italiano, spiegando, anche con l’ausilio di esperienze estere, che si può far di più e meglio anche spendendo di meno e libe-

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rando dunque risorse per l’economia». Del resto, come ha specificato il direttore Carlo Cottarelli, già commissario per la spending review, «non intendiamo produrre analisi che circolano solo tra gli esperti. L’obiettivo, ambizioso ma realistico, è comunicare in modo chiaro a un pubblico più vasto, pur mantenendo un elevato rigore nell’analisi ed evitando semplificazioni fuorvianti». Da questo punto di vista l’Osservatorio offrirà documenti che riprenderanno anche i temi della revisione della spesa del 2014. Come pure schede sulla riforma della tassazione, per commentare la pubblicazione

di nuovi dati; analisi più approfondite con scadenza trimestrale o semi-annuale, per esempio in occasione della pubblicazione di documenti di policy (come il DEF); factchecking dei programmi e delle affermazioni delle forze politiche. «Credo che una migliore gestione della cosa pubblica – ha osservato Cottarelli – possa essere raggiunta solo se, come cittadini, siamo convinti che le cose vadano cambiate. Spesso si incolpano i politici, chi sta al governo, del mal funzionamento del settore pubblico: in una democrazia i governi riflettono la volontà popolare e quindi per cambiare le cose occorre cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai danni che un settore pubblico squilibrato finanziariamente e poco efficiente causa a tutti noi». L’Osservatorio, presieduto dal Rettore dell’Università Cattolica, è dotato di un Comitato Direttivo, composto per almeno metà da docenti dell’Ateneo, e di un Comitato di Finanziatori Esterni. Oltre al direttore, comprende quattro giovani ricercatori: Piergiorgio Carapella, Stefano Olivari, Carlo Valdes, Silvia Gatteschi. Il progetto ha suscitato l’interesse anche della Società italiana di economia pubblica (Siep).


ateneo

CHEI, parola d’ordine: internazionalizzazione

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n think tank per diffondere la cultura dell’internazionalizzione nel sistema universitario italiano e per riflettere sulle criticità negli atenei italiani e stranieri. Ma anche un laboratorio di ricerca con un programma dottorale che attira studenti da tutto il mondo per studiare le problematiche inerenti all’internazionalizzazione, creando nessi fra docenti, tecnico-amministrativi e studenti. Sono solo alcune delle finalità che caratterizzano il Centre for Higher Education Internationalisation (CHEI) dell’Università Cattolica. Nei suoi primi anni di attività il CHEI ha organizzato corsi di formazione, seminari pubblici e ricerche, tra cui un progetto commissionato dal Parlamento Europeo sullo sviluppo e lo stato attuale dell’internazionalizzazione in 17 paesi. Perché, come spiega Amanda Murphy, docente di Scienze linguistiche e letterature straniere e direttrice del CHEI «l’obiettivo è innanzittutto promuovere una maggiore consapevolezza della dimensione internazionale trasversale all’interno dell’Ateneo. La parola ‘internazionalizzazione’ è ormai estremamente diffusa, dalla missione esplicita delle università alla ricerca alla didattica. Ma che cosa implica e di chi è la responsabilità? Come ci coinvolge a livello sistemico e a livello personale? Il centro punta a creare occasioni di incontro, a fare ricerca su temi rilevanti e a portare alla luce esempi virtuosi da diffondere».

Dal 2012 il Centro ha attratto alcuni dei massimi esperti dell’internazionalizzazione di higher education. Basta dare un’occhiata al comitato scientifico composto da studiosi come John K. Hudzik, Michigan State University e chair del Comitato Scientifico, Fiona Hunter, l’attuale direttore associato del CHEI, Hans de Wit, attualmente al Boston College e primo direttore del Centro, solo per citarne alcuni. Il delegato del rettore Pier Sandro Cocconcelli, presidente del CHEI, è sostenuto da Simonetta Polenghi, vice-chair del

Comitato Scientifico. Tra gli altri professori del nostro Ateneo coinvolti vi sono Stefano Baraldi, Sara Cigada e Mario Maggioni. «Il CHEI è l’unico centro nel Sud Europa specializzato su questi temi», osserva la professoressa Murphy. «I nostri dottorandi, provenienti dai 5 continenti, si ritrovano a Milano per studiare i processi di internazionalizzazione grazie al punto di vista a 360° del Centro - emblema della collaborazione without borders». L’internazionalizzazione, dunque, è una delle questioni cruciali per il presente e il futuro delle università. «Per capire cosa migliorare nel nostro sistema universitario è necessario studiare il modo in cui altri Paesi affrontano questi aspetti – avverte la direttrice del CHEI –. Un lavoro utile anche per sviluppare partnership e ulteriori forme di collaborazione con centri di eccellenza all’estero». Senza dimenticare che nell’era della globalizzazione e dell’industria 4.0 gli studenti hanno la necessità di sviluppare competenze spendibili a livello internazionale. «Occorre internazionalizzare il proprio curriculum, affinché sia funzionale sia nel proprio Paese di provenienza, sia in tutto il mondo. La mobilità è sicuramente un metodo efficace per raggiungere questo scopo, ma occorre anche investire sulla cosiddetta internationalisation at home. Come? Da questo punto di vista il CHEI rappresenta una risorsa cui l’Ateneo può attingere costantemente», conclude Murphy.

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Premio Gemelli, passaggio di testimone

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n ideale passaggio di consegne tra le radici e il futuro del nostro Ateneo. Per la 57esima edizione del Premio Gemelli la consegna del riconoscimento ai 12 migliori laureati dell’Università Cattolica si è svolta alla presenza di alcuni tra i primi vincitori, premiati negli anni compresi tra il 1960 e il 1975, e dal rettore Franco Anelli. Istituito nel ‘60 in memoria del fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli, il Premio continua, anno dopo anno, a valorizzare il merito e l’impegno dei migliori laureati di ogni Facoltà. Quest’anno la cerimonia è ritornata nella sede milanese, svolgendosi lo scorso 20 novembre nell’aula Pio XI dell’Ateneo Largo Gemelli I neodottori che hanno ricevuto il premio da Alumni Cattolica – Associazione Ludovico Necchi sono: Luigi Regazzoni (Giurisprudenza),Chiara Spinelli (Scienze politiche e sociali), Francesca Bariselli (Economia), Marco Cristini (Lettere e filosofia), Marta Gulden (Scienze della Formazione), Silvia Cantaboni (Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali), Edoardo Staderini (Medicina e chirurgia), Ilario Medaglia (Scienze matematiche, fisiche e naturali), Mario Barbarino (Scienze bancarie, finanziarie e assicurative), Eleonora Filipponi (Scienze linguistiche e letteratu-

re straniere), Gaspare Marina (Economia e giurisprudenza), Mariagiulia Chichi (Psicologia). Tutti i premiati sono entrati a far parte a pieno titolo di Alumni Cattolica – Associazione Necchi e anche della community degli Alumni Premium della Cattolica, potendo così giovarsi di una serie di agevolazioni e opportunità di crescita che l’Ateneo sta progettando per i propri laureati. L’iniziativa si inserisce infatti nel nuovo Progetto Alumni UCSC. Inoltre, per valorizzare i loro progetti di tesi, gli abstract saranno pubblicati su e-book editi da Vita e Pensiero, la casa editrice dell’Università Cattolica. «L’Università Cattolica sin dalle origini ha avuto a cuore il legame con i suoi laureati»

sottolinea la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, presidente dell’Associazione Necchi e Prorettore vicario. «Padre Gemelli era fortemente convinto che per un Ateneo fosse importante continuare a mantenere vivo questo tipo di relazioni e a tale scopo ha dato vita all’Associazione Ludovico Necchi che negli anni, con costanza e impegno, si è proposta come contesto di incontro per gli ex-studenti della nostra Università. Proprio con l’obiettivo di rafforzare le relazioni fra coloro che hanno fatto parte, nel corso degli anni, della comunità universitaria, quest’anno abbiamo coinvolto nella Cerimonia i primi vincitori del premio, che assumono così il ruolo di testimoni in grado di ispirare e stimolare le energie e i talenti delle nuove generazioni».

La formazione dei giovani per il rilancio del Sud

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fronte di un drastico depauperameno delle risorse dovuto all’“esportaione” di capitale umano, occorre trovare qualcosa per motivare i giovani e indurli a restare, o tornare, in una Sicilia che ha bisogno di loro per ripartire. Le istituzioni devono trasmettere ottimismo alle nuove generazioni. È quanto emerge dal primo convegno sul territorio dedicato agli Alumni dell’Università Cattolica. L’evento, che si è svolto lo scorso settembre nel Palazzo Arcivescovile di Catania, ha ospitato l’incontro Giovani e Università Cattolica. La formazione integrale della persona per lo sviluppo dell’Italia meridionale e ha coinvolto, tra i relatori, Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, Antonino Raspanti, vice presidente Conferenza episcopale italiana, Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore e presidente Alumni Cattolica – Associazione “Ludovico Necchi”, Davide Faraone, sottosegretario alla Salute, Andrea Patanèè delegato della conferenza Episcopale Siciliana per la Cattolica e Saverio Continella, amministratore delegato del Credito Siciliano. Nonostante i mutamenti dell’attuale società il sistema formazione-occupazione non si è evoluto in maniera consona. A tal proposito osserva Davide Faraone: «L’elevato tasso di occupazione giovanile all’estero, dove si applica il modello dell’alternanza scuola-lavo22

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ro, sembra una valida garanzia di quanto tale schema sia valido. In Italia esso è in applicazione solo da poco tempo: per quanto l’istruzione sia già uno strumento di selezione delle classi dirigenti e non solo, è necessario avere anche competenze tecnico-professionali, la scuola deve preparare lavoratori». La scuola deve fornire competenze pratiche, mentre l’università deve offrire un metodo: «Lo studio fornisce un metodo d’apprendimento, non nozioni mnemoniche. Per esempio, – sostiene Franco Anelli, rettore dell’Ateneo del Sacro Cuore – malgrado le leggi cambino continuamente, una laurea in Giurisprudenza mantiene sempre la sua validità proprio perché l’università insegna a studiare, ad affrontare problemi, non si limita a offrire concetti da memorizzare». Molti studenti, attratti dalle maggiori possibilità di lavoro che le università del nord e dell’estero sembrano offrire, decidono di abbandonare il Sud. La circolazione delle menti è positiva, ma la perdita no. Dopo l’esperienza fuori dalla propria città, bisognerebbe tornare e mettere a frutto ciò che si è appreso, anche quando le prospettive lavorative non sono rosee, come dimostrano i dati statistici. Tra le rischiose conseguenze della disoccupazione vi è anche la denatalità, dovuta a un ritardo della possibilità di formarsi una propria famiglia. La sfida dei ggiovani allora dovrebbe essere q quella di creare e non cercare lavoro. È questa l’esortazione di Saverio Continella: «tra i laureati di

oggi ci sono tanti umanisti e pochi economisti, ma bisogna saper sfruttare tutte le competenze e creare innovative forme di collaborazione trasversale». «La politica deve investire di più sull’istruzione, deve sottoporsi a un’autocritica obiettiva e qualificare le proprie spese senza sprechi, selezionando le specialità su cui è più opportuno puntare» fa presente invece l’Eurodeputato Salvo Pogliese, che denuncia le responsabilità politiche dietro agli sprechi di denaro. Durante il convegno, organizzato in collaborazione con Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Chiese di Sicilia, sono stati presentati i risultati sui Giovani e il Sud emersi dalla base dei dati che ha permesso la realizzazione del Rapporto Giovani 2017, promosso dall’Istituto Toniolo con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo.


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Charity, y da q quest’anno anche la Winter edition

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opo l’#altraestate è arrivata anche l’edizione invernale del Charity Work Program. In attesa di conoscere le destinazioni del 2018, il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (Cesi) ha inaugurato per la prima volta una winter edition, denominata Pre-Charity. Quattro i posti per due destinazioni: Eritrea, riservata alle studentesse iscritte a un corso di laurea della facoltà di Lettere e filosofia, ed Etiopia, destinazione aperta invece agli studenti iscritti alla facoltà di Scienze della formazione. Ad Asmara, in Eritrea, l’esperienza di volontariato si svolgerà dal 7 gennaio al 6 febbraio prossimi presso la struttura della Suore Orsoline e la Biblioteca dei Padri Pavoniani. La mattina le studentesse affiancheranno le suore nelle attività organizzate per i bambini della scuola dell’infanzia e nel pomeriggio aiuteranno i Padri Pavoniani nella catalogazione dei

GRADUATE EMPLOYABILITY RANKING 2018

La Cattolica piace alle aziende

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libri conservati nella biblioteca del Pavoni Social Centre che vanta un catalogo di circa 50mila libri (molti in lingua italiana) ed è considerata la più prestigiosa dell’Eritrea. Prima della partenza le studentesse parteciperanno ad un breve percorso di formazione sugli strumenti della catalogazione libraria a cura del personale della Biblioteca dell’Ateneo. A Shire, in Etiopia, gli studenti si fermeranno per un mese, dal 10 febbraio al 10 marzo 2018, e affiancheranno invece gli insegnanti della scuola materna nelle attività di animazione proposte ai 380 bambini di età compresa tra i 3 e i 7 anni

che ogni giorno affollano le aule della scuola gestita dalle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida. Gli studenti saranno coinvolti anche in un percorso di formazione rivolto agli insegnanti della scuola. Le scholarship messe a disposizione comprendono il costo del biglietto a/r, assicurazione, visto, pick up service da e per l’aeroporto e alloggio; agli studenti viene chiesto invece di versare direttamente in loco una quota pari a 150 euro come contributo per il vitto e di provvedere alle vaccinazioni internazionali da effettuare prima della partenza.

iCatt Mobile visualizza la media

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isualizzare la media aritmetica e ponderata degli esami. È la maggiore novità della nuova versione di iCatt Mobile, la app della pagina personale degli studenti dell’Ateneo. A questa funzione, disponibile nella sezione “Libretto”, si aggiunge la possibilità di cercare le aule di lezione tra le mappe. La app, che negli ultimi mesi ha già introdotto diversi aggiornamenti, è uno strumento indispensabile per la carriera universitaria degli studenti e delle nuove matricole. iCatt mobile permette di iscriversi a un esame dal proprio smartphone o conoscere in tempo reale il cambio d’aula di una lezione attraverso notifiche push. Disponibile gratuitamente su Apple Store e Google Play, iCatt mobile si presenta con quattro icone principali, porte d’accesso ad altrettante funzioni: corsi ed esami, libretto, avvisi e biblioteca. Corsi ed esami permette di iscriversi a un appello e consultare le informazioni relative

alle lezioni e alle prove in calendario, Libretto di verificare i crediti formativi universi-

Università Cattolica conquista il secondo posto in Italia per la partnership con le aziende e il quinto nella classifica generale del Graduate Employability Ranking 2018. L’indagine definisce le migliori università al mondo secondo i recruiter delle aziende tra i 3.800 atenei presi in considerazione. Secondo l’indicatore Partnership with Employers, che si basa sulle collaborazioni sviluppate dalle università con le 2.000 aziende globali indicate da Fortune and Forbes, Politecnico di Milano, Università Cattolica e Università di Trento si attestano rispettivamente al primo, secondo e terzo posto tra gli atenei che in Italia hanno sviluppato il maggior numero di partnership di rilievo con il mondo del lavoro. A livello mondiale, la Cattolica si posiziona nella top 100 attestandosi al 67° posto. Nell’indicatore Employer Reputation, basato su un sondaggio di quasi 30.000 recruiter ai quali è stato chiesto di indicare da quali università preferiscono assumere talenti, l’Università Cattolica si attesta invece, al terzo posto in Italia mentre, a livello mondiale, figura nella top 150, al 118° posto. Infine, nella classifica generale, che unisce tutti gli indicatori presi in considerazione, inclusi lo sviluppo delle carriere dei laureati, la presenza attiva di aziende nel campus universitario, e la percentuale di studenti che hanno trovato impiego a un anno dalla laurea, l’Università Cattolica si posiziona al quinto posto in Italia e nella Top 150 nel mondo, tra le posizioni 131 e 140.

tari (Cfu) acquisiti, l’andamento degli esami sostenuti e visualizzare media aritmetica e ponderata. Attraverso Avvisi è possibile accedere invece a informazioni utili come le lezioni straordinarie, i cambi aula, eventuali sospensioni o le comunicazioni della segreteria. Qui è possibile anche conservare le notifiche e le comunicazioni del Polo studenti e le scadenze più importanti. Attraverso l’’icona Biblioteca si accede infine al catalogo per il prestito libri. Tramite iCatt Mobile è possibile anche richiedere informazioni al Polo studenti e collegarsi ai corsi online Blackboard, attraverso l’installazione dell’app Bb Student, anch’essa di nuova realizzazione. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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MeetMeTonight, la scienza si mette in mostra

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apire come diventare chef a casa propria grazie a chimica e fisica. Scoprire i nuovi cibi creati dagli studenti di Scienze e tecnologie alimentari e le proprietà matematiche delle bolle di sapone. Partecipare a una “caccia ai tesori” nascosti delle opere dei grandi scienziati, guidati dai “Sapientini” dello Stars, tra scienza e spettacolo. Provare da vicino la realtà virtuale, imparare i segreti del coding, misurare le attività cognitive e psicologiche che ci permettono di guidare sicuri, riciclare capi p di seconda mano per p dare vita a nuove borse. È articolato il percorso alla scoperta delle meraviglie della scienza che la Cattolica ha proposto a Milano e Brescia nell’ambito della Notte europea dei ricercatori. Il campus milanese ha partecipato lo scorso 29 e 30 settembre a MeetMeTonight 2017 nei Giardini “Indro Montanelli” di via Palestro. Quest’anno, per la prima volta, era pre-

un video per aumentare l’esperienza dello spazio in 3D. Nella sezione invece Moda, sostenibilità, creatività sono stati presentati due laboratori, uno sul fashion remake, finalizzato a cucire una borsa realizzata con capi di seconda mano, e un laboratorio artistico per assemblare una grande opera collettiva. Il teatro antico in scena ha offerto, infine, un percorso audio-visivo e pratico-operativo sulla produzione e messinscena di spettacoli, oltre ai laboratori sulle maschere teatrali e sui costumi di scena. A Brescia la sesta edizione de la Notte europea dei ricercatori si è svolta in una doppia sede. Venerdì 29 settembre, per tutta la giornata, si sono aperte le porte dei laboratori di fisica in via Musei, mentre la sede di via Trieste ha ospitato l’area umanistica con gli esperimenti in ambito psicologico e i giochi teatrali interattivi per conoscere e non temere le proprie soft (s)killers. Laboratori sulla tassellazione geometrica

sente anche la sede della Cattolica di Piacenza che ha allestito la sezione From farm to fork, tracciando un itinerario tra i nuovi cibi ecosostenibili, le farine innovative e gluten free, i segreti della gastronomia molecolare, la scoperta del Qr code del vino e la salvaguardia della diversità delle piante. Quattro le sezioni organizzate dalla sede milanese: Meet the Psychology che ha proposto, tra l’altro, un gioco sulla gestione della salute, test con stimoli visivi a uditivi per mostrare le reazioni cerebrali allo stress emotivo, ambienti in realtà virtuale per scoprire le nuove frontiere dell’emotional design. Agli stand della sezione Dal coding alla realtà virtuale, oltre a scrivere un breve racconto per imparare a programmare in modo semplice con il SAMs Kit, si è appreso come bilanciare correttamente una “dieta mediale” quotidiana e a creare prodotti nuovi in realtà virtuale, grazie a

di piani e volumi, usare le bolle di sapone per mostrare esempi di superfici minime, scoprire lo stretto legame tra nodi e numeri, e una postazione per ascoltare il suono delle onde gravitazionali sono stati gli ambiti in cui professori e ricercatori della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali hanno guidato gli studenti degli istituti superiori e tutti i visitatori accorsi a scoprire le numerose ed inedite applicazioni quotidiane di matematica, fisica e geometria. Nella sede dell’Università Cattolica di via Trieste, Pedagogia, Scienze linguistiche lo Stars hanno coinvolto i numerosi studenti di tutte le età con laboratori su temi come il superamento delle barriere culturali, dei pregiudizi e degli stereotipi e sul valore comunicativo ed educativo di fumetto e story-telling. Attraverso invece il quiz Perché l’inglese suona meglio nelle canzoni?

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e un gioco d’interazione teatrale sono stati illustrati agli studenti come competenze e attitudini personali siano caratteristiche fondamentali per l’individuazione e lo sviluppo di una professione futura. Allo Stars è stato inoltre affidato il compito di aprire e chiudere la giornata con City of Stars. Brescia, astro della ricerca scientifica: lo short show andato in scena in mattinata nella sede di via Musei e alla sera presso l’Auditorium Santa Giulia, in cui un gruppo di studenti del corso di Teatro – coordinati dal professor Claudio Bernardi – ha raccontato, impersonandole, le numerose opportunità offerte dalla città e dai suoi poli universitari.


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Viaggio gg culturale in Cina a lezione da Matteo Ricci

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l viaggio culturale organizzato dal Centro pastorale dell’Università Cattolica hanno partecipato 20 professori dell’Ateneo con i loro familiari e amici per un totale di 62 persone. Il gruppo, dal 22 al 31 agosto scorso, è partito alla volta della Cina per conoscere i luoghi culturali, artistici, storici e religiosi più rappresentativi del Paese e per visitare istituzioni accademiche a Shanghai e Pechino con cui l’Ateneo intrattiene già importanti relazioni, seguendo idealmente le orme del grande missionario e letterato padre Matteo Ricci S.J. (Macerata 1552 - Pechino 1610). «L’elevato numero delle adesioni, ben superiore a quello delle precedenti esperienze, conferma il grande interesse della Cattolica per i processi di internazionalizzazione e, in particolare, per quanto sta accadendo in Oriente e soprattutto in Cina» afferma l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, che ha promosso l’iniziativa. L’Università Cattolica intrattiene relazioni con istituzioni accademiche a Shanghai e Pechino. Quali sono gli ambiti di collaborazione e i progetti in corso? «Sono ormai centinaia i cinesi che frequentano le diverse Facoltà o i master dell’Ateneo. Ci sono poi le relazioni e i progetti istituzionali che ci vedono coinvolti in iniziative comuni con alcune università cinesi a Shanghai e Pechino. È in questo contesto che abbiamo fatto visita al Dipartimento di filosofia e di studi religiosi della Fudan University di Shanghai e alla BLCU-Beijing Language and Culture University di Pechino. Con quest’ultima istituzione la collaborazione passa attraverso l’Istituto Confucio, presente in Cattolica, e alcuni progetti che consentono di conseguire titoli double degreein entrambi gli atenei». Tra le diverse visite, quella sulla tomba di Matteo Ricci, il gesuita che ha condiviso con la Cina la cultura occidentale e, al tempo stesso, ha saputo entrare nel cuore del Paese attraverso la conoscenza della lingua e della cultura, insomma uno scambio culturale libero e rispettoso. «Tutto il viaggio aveva come filo conduttore l’insegnamento del grande gesuita, che ha segnato la storia culturale e scientifica cinese percorrendo nuove strade per l’evangelizzazione. Appena arrivati in Cina abbiamo fatto visita al Xu Guangqi Memorial Hall che ricorda il più importante collaboratore cinese di padre Matteo Ricci, tra i primi battezzati con più rappresentanti pp il nome di Paolo e tra i p funzionari imperiali del suo tempo. È stato ministro dell’agricoltura e della difesa e perfino primo ministro sotto la dinastia Ming. A Pechino poi abbiamo visitato la Cattedrale del Sud Nan Tang costruita esattamente nel luogo concesso dall’imperatore per l’insediamen-

to, a partire dal 1601, della prima comunità dei gesuiti guidata da padre Matteo Ricci. Oltre ad aver visitato l’Osservatorio astronomico antico, dove è ben documentata la presenza e l’opera dei gesuiti nel campo dell’astronomia in Cina, abbiamo celebrato la Santa Messa sulla tomba di Matteo Ricci che si trova nel giardino di quella che attualmente è la sede del partito comunista di Pechino». Qual è oggi il suo messaggio a un’istituzione formativa e culturale come la Cattolica? «L’ammirazione che il popolo cinese esprime, ancora oggi, nei confronti di Li Madou (nome cinese di padre Matteo Ricci) conferma la grandezza del suo metodo missionario, che ha saputo declinare l’annuncio del Vangelo attraverso tutte le strade della cultura, della scienza, dell’arte e del dialogo sia filosofico che religioso. Il suo messaggio pertanto è di straordinaria attualità anche per un’istituzione come l’Università Cattolica che ha il compito di formare le nuove generazioni a un sapere aperto a tutte le conoscenze a partire da una visione che si ispira all’universalismo cattolico e alla ricerca sincera della verità». Che valore ha oggi promuovere occasioni di incontro, conoscenza e dialogo con la Cina? Al di là dello scambio culturale, il Papa ci indica la costruzione di ponti di dialogo come strada maestra per la pace e l’equilibrio mondiale... «Basta un semplice viaggio culturale come questo per rendersi conto di quale sviluppo e di quale rilevanza politica, economica e culturale la Cina va assumendo per i cambiamenti interni e per il suo ruolo in ambito mondiale. Non sarà possibile pensare il futuro del pianeta p senza confrontarsi con questo grande popolo. È evidente che ogni iniziativa di dialogo e di incontro, nello “stile di amicizia” insegnato da padre Matteo Ricci, non potrà che agevolare la conoscenza e la collaborazione per un cammino, come

SHANGHAI E PECHINO

Alumni Cattolica punta ad Oriente

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l viaggio nella Repubblica popolare cinese ha fatto tappa a Pechino e Shanghai, dove è stato possibile incontrare alcuni ex alunni della Cattolica che vivono e lavorano in Cina. Stefano Devecchi Bellini, ex studente della facoltà di Economia e ora imprenditore in Cina, ha fondato i capitoli esteri dell’Alumni Cattolica Associazione Ludovico Necchi a Shanghai, Pechino e Singapore. Entrato da alcuni anni nel Consiglio Direttivo dell’Alumni ha coinvolto alcuni amici e conoscenti, laureati in Cattolica, nella costituzione dei due capitoli

cinesi: Shanghai (2015) e Pechino (2017). Il gruppo della Cattolica ha incontrato le ex studentesse Rosanna Terminio e Xhoeda Gishto, ora affermate manager in Cina, che si sono dimostrate attive e entusiaste leader chapter nella fase di costruzione dei capitoli esteri dell’Alumni Cattolica in Cina.

auspicato anche da Papa Francesco, di pace, concordia e armonia, termini tanto cari alla cultura tradizionale cinese e propedeutici anche all’accoglienza del Vangelo»

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I 70 anni della facoltà di Economia

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l ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha partecipato lo scorso 12 ottobre alle celebrazioni dei 70 anni della facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano. Una giornata di studio intitolata 1947-2017 Facoltà di Economia 70 anni di storia e di progetti ha messo a confronto accademici, manager, professionisti e rappresentanti del mondo politico. Dopo i saluti del rettore Franco Anelli, del preside della Facoltà Domenico Bodega, il ministro Delrio ha sottolineato nel suo intervento l’importanza «di rimettere al centro una delle grandi sfide che il capitalismo non è riuscito a risolvere, cioè la questione ambientale». «Oggi non ci si può confrontare con un nuovo modello di sviluppo senza tenere conto della questione q ambientale – ha detto il Ministro delle Infrastrutture –. È una delle sfide per le politiche pubbliche tra le più rilevanti. Quando si parla di ambiente non si intendono solo alberi o qualità dell’aria ma un modo in cui si sviluppa la comunità». Le politiche quindi «si devono rafforzare in questa direzione – ha concluso Delrio –. Bisogna aumentare l’investimento pubblico e fare in modo che la questione del lavoro sia legata a quella dello sviluppo tecnologico. Esiste un tema di come le tecnologie possono distruggere il lavoro e crearne di nuovo, questo è un tema che riguarda le politiche pubbliche». Un Paese con un progetto: i principi del tessuto economico italiano è stato il tema al centro del primo dibattito introdotto dallo storico Agostino Giovagnoli, che ha coinvolto Sergio Escobar, direttore Piccolo Teatro di

Milano, Beppe Fumagalli, Chief Executive Officier Candy Hoover Group, Stefano Lai, Communication Senior Vice President Ferrari S.p.A. e Osvaldo Lingua, segretario generale del Progetto imprenditoriale Michele Ferrero per l’Africa e l’Asia. Il presidente onorario Aseri Lorenzo Ornaghii ha invece introdotto la tavola rotonda dedicata a Un progetto per il Paese: investire sul capitale umano che ha avuto come protagonisti i professori Franco Amatorii della Bocconi e Giulio Sapellii della Statale di Milano, il professore emerito Alberto Cova, Raffaella Rumiati, vice presidente Anvur, e il professore di Teologia Marco Salvioli. Nel pomeriggio i lavori sono continuati con altre due dibattiti, nel primo si è approfondito il tema de Il lavoro: competenze alla prova delle innovazioni dove si sono alternati gli interventi di Carlo Dell’Aringa, professore emerito, già sottosegretario di stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Del Conte, presidente

Anpal, Maria Cristina Farioli, Director of Industries & Business Development, IBM ITALY, Andrea Guerra, presidente Eataly, Claudio Lucifora, professore di Economia politica, Raffaele Morese, segretario generale “Nuovi Lavori” e Anders Nilsson, presidente Growitup. Le traiettorie di sviluppo tra politiche industriali e imprenditorialità sociale è stato invece l’argomento al centro dell’ultima conferenza che ha avuto come protagonisti Piero Giarda, professore emerito, già ministro per i Rapporti con il Parlamento, Alberto Mazzoni, professore emerito insieme con i professori Giuseppe Arbia, Massimo Bordignon, Mario Molteni, Marco Orianii e Giovanni Raimondi, presidente Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli”. Le celebrazioni per il settantesimo della Facoltà si sono concluse in Aula Magna con un concerto dell’eclettico pianista e compositore Stefano Bollani.

1947-2017 Una pagina di storia italiana

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l 27 luglio 1947 un decreto del capo dello Stato Enrico De Nicola inserì la facoltà di Economia e commercio nello Statuto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si realizzava così l’intento di Agostino Gemellii di dare riconoscimento formale al ruolo dell’Ateneo nella formazione di qualificate competenze economiche per lo sviluppo del Paese. Si concludeva anche il duro braccio di ferro con l’Università Bocconi, ben determinata a impedire nuovi concorrenti sulla piazza di Milano. In quella che chiamava la «guerra» con la Bocconi, Gemelli si faceva forte del successo dei corsi in materie economiche impartiti in Cattolica in orario serale e delle conferenze di Francesco Vito 26

aperte alla città. Il 1947 è un anno importante per la storia italiana: le ultime truppe americane lasciano l’Italia; a Parigi viene firmato il trattato di Pace; prima di chiudere i suoi lavori la Costituente recepisce i Patti Lateranensi. L’Italia aderisce agli accordi della conferenza di Bretton Woods ed entra nel Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale. L’annuncio del Piano Marshall prefigura un sostegno decisivo al ruolo economico e sociale delle grandi imprese pubbliche, mentre l’imprenditoria privata avvia esperienze destinate ad affermarsi a livello internazionale: come la Ferrero ad Alba, la Candy a Monza e la scuderia di Enzo Ferrari a Maranello. Milano è nel

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pieno di questo grande fermento economico e culturale che attraversa la società italiana: nasce il Piccolo Teatro e, attorno alla Fiera campionaria, si dà il via a un gran premio automobilistico. Servono però nuove competenze e nuove professionalità in grado di fronteggiare queste rapide trasformazioni. Lo intuisce bene padre Gemelli seguendo, in questo, le linee indicate dal pensiero di Giuseppe Toniolo, l’economista e sociologo cattolico, che aveva ispirato la nascita di un ateneo basato sui valori cristiani, a cui il frate francescano aveva intitolato l’Istituto di Studi Superiori fondatore dell’Università Cattolica. Si inserisce qui l’idea di dare vita, insieme al professor Francesco Vito, ai corsi di Eco-

nomia e Commercio. Dieci anni più tardi, nel 1957, lo stesso Vito integrava le ragioni di questo progetto: le università, e in particolare, quelle di Economia e Commercio non dovevano avere solo obiettivi di «progresso scientifico» e di formazione alle professioni, ma anche farsi carico di un terzo compito, chiamato nei paesi anglosassoni University Extension o anche Extra mural activities. Ossia dare continuità, nelle moderne e innovative direzioni del sapere, alla formazione non solo accademica di una classe dirigente adeguata dal punto di vista valoriale, culturale e professionale. Che è quello che ha fatto la facoltà di Economia della Cattolica nei suoi primi 70 anni.


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Padoan: un ministro unico per le finanze dell’Unione di Davide Arcuri e Marco Grieco

La Cattolica e le radici dell’Eni

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Europa ha attraversato una crisi difficile ma, come sempre dopo questi momenti, le riforme istituzionali accelerano, a partire dalla costituzione dell’Unione bancaria europea. p È andato al cuore dei problemi dell’Unione europea, il ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan n nell’intervento che ha aperto il ciclo di incontri dal titolo Colloqui sull’Europa organizzato dal Dipartimento di Economia e finanza dell’Università Cattolica. Dopo i saluti del rettore Franco Anellii e del professor Massimo Bordignon, membro dell’European Fiscal Board dell’Unione Europa, il Ministro ha tracciato una panoramica sull’andamento dell’economia in Europa e ha dedicato ampio spazio alle domande degli studenti che affollavano l’Aula Magna dell’Ateneo. In particolare, a fronte di un miglioramento complessivo dei parametri economici e finanziari europei, il Ministro ha ribadito la necessità di un rafforzamento dell’architettura istituzionale europea che sappia coniugarsi con il sostegno della crescita. Pier Carlo Padoan ha avanzato l’idea di tracciare una nuova dimensione fiscale europea con strumenti utili non solo per gestire la crisi, ma anche per proporre wel-

CULTURA D’IMPRESA

fare più sostenibili. Tra gli strumenti suggeriti, l’istituzione di un ministro delle finanze europeo che potrebbe implementare il ruolo dell’Esm, l’European stability mechanism, il meccanismo di sostegno che ha la finalità di mobilitare le risorse finanziarie e metterle a disposizione dei Paesi dell’area euro in difficoltà finanziaria. «La legge di Bilancio sfrutta al meglio i margini consentiti dall’Unione europea» ha aggiunto il ministro Padoan. «Prosegue, infatti, con il consolidamento del bilancio pubblico, prevede risorse importanti per la crescita, per le imprese, per l’inclusione sociale, per le pensioni e i giovani. L’Università deve essere rafforzata nel nostro Paese» ha concluso il Ministro, ricordando le risorse messe in campo dal governo per l’assunzione di 1.500 ricercatori universitari.

arcello Boldrini ed Enrico Boldrini: due figure che raccontano la storia italiana. Gira intorno all’economista dell’Università Cattolica e al fondatore dell’Eni il filo sottile che lega l’Ateneo di largo Gemelli e l’azienda del cane a sei zampe. A indagare questa relazione, originale e dialettica, è stato il progetto Dall’Università Cattolica all’Eni: la formazione di una classe dirigente, che ha sostenuto la pubblicazione dei volumi Cultura e petrolio. Marcello Boldrini dall’Università Cattolica ai vertici dell’Eni, di Maurizio Romano (Il Mulino, 2017) e Cultura in azione. L’Eni e l’Università Cattolica per lo sviluppo dei popoli, a cura di Maria Boccii (Vita e Pensiero, 2017). Il progetto è stato al centro della conversazione su Eni e Università Cattolica. Un’alleanza per lo sviluppo dei popoli, che si è svolta il 4 dicembre scorso in Cattolica. Dopo l’intervento del rettore Franco Anelli, che ha ricordato l’eredità culturale della storica azienda, Marco Damilano, direttore de L’Espresso, ha presentato il dibattito in cui si sono alternati Fra Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni che ha affermato «In Cattolica si è costruito il pensiero, la filosofia di quella che è stata la macchina operativa dell’Eni. E l’anima dell’azienda si muove ancora lungo le direttrici pensate in questa Università».

Il sistema bancario europeo, l’intervento di Enria

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egli ultimi anni sono stati fatti significativi progressi nel riparare i bilanci bancari, ma il lavoro non è ancora finito». È un quadro del sistema bancario europeo in chiaroscuro quello tratteggiato dal presidente dell’European Banking Authority (Eba) Andrea Enria, che giovedì 30 novembre è stato ospite dell’Università Cattolica per partecipare al winter workshop Finest 20177 dal titolo Contemporary Issues in Banking and Finance. Il numero uno dell’Autorità bancaria europea – in qualità di keynote speakerr del seminario organizzato dai professori Elena Beccallii ed Ettore Croci, rispettivamente preside della facoltà di Scienze banca-

rie, finanziarie e assicurative e docente di Finanza aziendale, in collaborazione con l’associazione Financial Intermediation Network of European Studies – ha poi aggiunto: «Le banche hanno rafforzato la propria posizione patrimoniale, adattandosi ai requisiti regolamentari più stringenti; ma la capacità di assorbimento delle perdite non ha ancora raggiunto livelli che assicurino un’uscita ordinata dal mercato in future crisi». Enria ha affrontato due temi centrali nell’attuale dibattito sul sistema bancario europeo: la qualità dell’attivo delle banche europee e la capacità del passivo delle medesime di assorbire eventuali perdite. In relazione al primo tema, ha

descritto le misure adottate per assicurare il buon funzionamento del mercato dei crediti deteriorati, nel gergo Non Performing Loans (NPLs). Per quanto riguarda il secondo aspetto, il presidente dell’Eba si è soffermato sulle sfide che attendono le banche europee in merito alle strategie di finanziamento da porre in essere per dotarsi di passività in grado di assorbire eventuali perdite ai sensi della BRRD (Banking Recovery and Resolution Directive). Il seminario, a cui è intervenuto anche il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, è stato l’occasione per fare il punto sui più recenti working paperr sull’intermediazione finanziaria. Nel corso dell’ini-

ziativa studiosi provenienti da sette università europee, tra cui University of St Andrews, Audencia Business School, KU Leuven, Cass Business School, Ozyegin University, Escp Europe, hanno avuto l’opportunità di presentare i propri lavori di ricerca ed esaminare sotto diversi punti di vista problemi attuali legati a questo ambito. Ogni presentazione è stata seguita dalla discussione del lavoro, con relatori di prestigio internazionale che hanno fornito commenti agli autori degli studi. Insieme a Enria, l’altro keynote speakerr dell’evento è stato Robert DeYoung, professore all’Università del Kansas e managing editorr di Journal of Money, Banking, and Credit.

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Ricordo di Giorgio Pastori di Gabrio Forti*

Addio a un maestro del diritto amministrativo

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er Giorgio Pastori, l’attenzione alla persona, la centralità della persona è stata la cifra costante del lavoro di studioso, della sua visione del diritto amministrativo e dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadino. Una cifra che era anche spirituale, caratteriale, esistenziale. Per chi scrive, il suo ricordo è del resto associato indelebilmente alla accoglienza: alla benevolenza percepita fin dal primo ingresso in Facoltà e poi standogli al fianco nelle quotidiane cure accademiche o semplicemente nell’atto abituale di varcare la soglia del suo studio, nei 23 anni in cui ha esercitato, con sapienza e infinita pazienza, l’ufficio di Preside della facoltà di Giurisprudenza Sì, la benevolenza. Una benevolenza cristiana, ma che potremmo definire anche interculturale, se tanto è apprezzata in molte religioni e culture, quanto così rara, sempre più rara. Accanto a Giorgio Pastori si poteva capire quanto l’essere bene-volenti, possedere ‘la volontà di ‘mirare al bene’, senza mai ombra di risentimento, acrimonia o sarcasmo, avesse una forza generativa e risanante nell’ambiente in cui si esplicava, perché contagiosamente suscitatrice di risposte spesso altrettanto bene-volenti. Di Giorgio Pastori si apprezzava poi la capacità di arrivare all’essenziale, che si trattasse di problemi pratici o delle soluzioni regolative che, con abilità quasi prodigiosa,

UNA VITA IN CATTOLICA

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sapeva estrarre da un vasto giacimento di competenza giuridica e sensibilità umana. Porgeva i suoi consigli con sollecita cura, ma anche con il garbo di chi voleva non suonassero troppo perentori, sebbene fossero immancabilmente i migliori e vi si esprimesse la sua inimitabile sagacia nel trovare le ‘parole giuste’, le sole parole, necessarie e sufficienti, per formulare o interpretare la regola adatta al caso o alla situazione. Grande, incolmato e incolmabile, resta il debito di gratitudine di tutti noi, della Facoltà e dell’Ateneo, delle istituzioni, per la sua opera e il suo pensiero. * Preside della facoltà di Giurisprudenza.

nsigne giurista, ma anche e soprattutto maestro di diritto per tutti coloro che si sono formati alla sua scuola. Giorgio Pastori, 80 anni, emerito e per oltre vent’anni alla guida della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, è scomparso lo scorso 17 novembre a Milano. Docente di Diritto amministrativo, si è laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica il 15 novembre 1958 ed è stato collegiale all’Augustinianum ’ , cui restò sempre molto legato. Intraprese la carriera accademica, come assistente volontario alla cattedra di Diritto amministrativo nella facoltà di Giurisprudenza dal 1962 al 1966. Ha in seguito ottenuto il ruolo di professore ordinario per la cattedra di Scienza dell’amministrazione alla facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Padova, trasferendosi successivamente in Cattolica alla facoltà di Giurisprudenza dal 1976. Dal 1° novembre 1978 ha poi ricoperto la cattedra di ordinario di Diritto amministrativo. Pastori è stato pro rettore per il triennio accademico 1980-83 e preside di facoltà dal 1987 al 2010. Ha ricoperto anche la carica di presidente della Conferenza nazionale dei presidi di Giurisprudenza. Dopo avere completato il suo iter accademico, ha continuato a insegnare in Cattolica Diritto amministrativo come docente a contratto dal 2010 al 2012, quando è stato nominato professore emerito.

La centralità della persona, la lezione di Villani

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o scorso 22 novembre la facoltà di Scienze politiche e sociali ha ospitato il professor Ugo Villani, presidente della Società Italiana di Diritto Internazionale e di Diritto dell’Unione Europea, per una lectio magistralis dal titolo Il processo di integrazione europea a 60 anni dai Trattati di Roma: il momento attuale. Introducendo la lectio, sia il professor Guido Merzoni, preside della Facoltà, sia il professor Andrea Santini, titolare dell’insegnamento di Diritto dell’Unione europea, hanno sottolineato che questa non ha solo valenza celebrativa dei 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, ma cade in un momento di particolare importanza per il processo di integrazione europea. Infatti, dopo un decennio nel quale si sono succedute 28

diverse crisi – dal fallimento del Trattato costituzionale, alla crisi economico-finanziaria, a quella migratoria, fino alla Brexit –, nel 2017 ci sono stati importanti segnali di rilancio del progetto europeo, sia sul piano della riflessione istituzionale sul futuro dell’Europa, sia sotto il profilo delle realizzazioni concrete, tra cui il recente avvio di due forme di cooperazione rafforzata riguardanti, rispettivamente, la Procura europea e la materia della difesa. Nella sua ampia e articolata lectio, il professor Villani ha innanzitutto ripercorso le principali tappe del processo di integrazione, dalla originaria dimensione economica, centrata sulla realizzazione di un mercato comune, fino a una più compiuta dimensione politica, attestata dall’introduzione

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della cittadinanza europea e dall’enunciazione della dignità umana, della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani fondamentali come valori fondanti dell’Unione. Passando poi in rassegna le diverse crisi degli ultimi anni, Villani ha osservato come alcune delle misure adottate per fronteggiarle – mi-

sure imputabili, per la verità, più ai governi degli Stati membri che all’Unione – abbiano avuto l’effetto di indebolire proprio quei valori fondanti. Da questi, ha concluso il professor Villani, è dunque necessario ripartire per un rilancio del processo di integrazione che riaffermi, in linea con la sua storia, la centralità della persona.


milano

Premio Economia internazionale a Giovanni Marseguerra

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a giuria ha deciso di premiare l’impegno scientifico di Giovanni Marseguerraa (nella foto), il cui lavoro si è concentrato sullo studio dei fattori di crescita ed espansione delle imprese, in particolare di quelle a gestione familiare, che sappiamo essere determinanti per l’economia italiana e per quella locale». Con queste parole Amedeo Amato, direttore della Rivista Economia Internazionale, ha spiegato il motivo del conferimento del premio Economia internazionale al professore Giovanni Marseguerra dell’Università Cattolica. Il riconoscimento è stato consegnato il 20 ottobre scorso in Borsa, nell’ambito della decima edizione dell’evento promosso

da Camera di Commercio e Istituto di Economia Internazionale di Genova. Ad aprire i lavori del convegno Il futuro dell’Europa – Prospettive economiche e sociali, promosso dall’Istituto di Economia Internazionale della Camera di Commercio di Genova, il cardinal Angelo Bagnasco o nella sua nuova veste di presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, che ha tenuto una prolusione sulle politiche sociali dell’Europa. Giovanni Marseguerra, docente di Economia politica alla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica e delegato del Rettore al coordinamento dell’Offerta formativa, è autore di molteplici pubblicazioni e collaborazioni con eco-

SCIENZE POLITICHE

Lupi e Guerini, politica e passione

nomisti del calibro di Alberto Quadrio Curzio. È membro di comitati scientifici di numerose fondazioni e riviste di settore. Il premio Economia internazionale è stato assegnato in passato ad alcuni dei più grandi economisti italiani, tra cui Alberto Quadrio Curzio, Paolo Savona, Franco Reviglio, Mario Deaglio, Lucrezia Reichlin, Vito Tanzi.

Di padre in figlio, la migliore successione

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i è svolta lo scorso 4 dicembre, nell’Ateneo di Largo Gemelli, la cerimonia di premiazione del premio Di Padre in figlio – Il gusto di fare impresa, evento promosso dal Centro di ricerca sulle imprese di famiglia (Cerif) dell’Università Cattolica, con il contributo di Credit Suisse, Lea Studio Legale, Mazars Italia e Mandarin Capital Partners, in

collaborazioine con la Camera di Commercio di Milano, Monza e Brianza, Lodi e il Gruppo 24 Ore. Il premio Di Padre in figlio, giunto alla sua settima edizione, valorizza quelle imprese italiane (con un fatturato superiore a 10 milioni di euro) in cui la successione tra il fondatore e un membro della sua famiglia è avvenuta in maniera estremamente positiva, assicurando all’azienda

BORSA DI STUDIO

Assoreti premia il merito

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Marianna De Vitaa l’unica vincitrice p per l’anno accademico 2016-2017 della borsa di studio assegnata da Assoreti – Associazione delle Società per la Consulenza agli Investimenti. Iscritta al corso di laurea magistrale Management per l’impresa, la studentessa della facoltà di Economia dell’Università Cattolica ha ricevuto per mano del preside Domenico Bodegaa e del segretario generale di Assoreti Marco Tofanelli un assegno del valore di 4.000 euro durante la cerimonia di premiazione che si è tenuta martedì 28 novembre. Il riconoscimento rientra nell’ambito di una Convenzione di due anni stipulata con l’Ateneo che, oltre al conferimento di borse di studio a studenti meritevoli, prevede di agevolare il loro inserimento nel mondo professionale grazie all’attivazione di tirocini formativi in

continuità e successo dal punto di vista dei risultati conseguiti. Riguardo al passaggio generazionale nelle imprese candidate al premio, nel 58% dei casi è un figlio maschio a guidare l’azienda, nel 13% è un nipote, mentre è figlia o pronipote nell’11% dei casi. Le aziende in gara provengono dal Nord Italia (76,36%) e in misura minore dal Centro (16,36%) e dal Sud (7,27%).

società associate ad Assoreti. L’incontro, promosso dal dipartimento di Scienze dell’economia e della gestione aziendale, è stato anche l’occasione per fare il punto sull’organizzazione e sugli obiettivi degli stage con alcuni esponenti di risorse umane e selezione del personale del settore bancario e finanziario. A tal proposito, introdotti dal professore di Economia degli intermediari finanziari Marco Oriani, si sono confrontati sul tema Marco Dal Brun, direzione HR – Engagement & Sviluppo Organizzativo di Banca Generali, Nunzio Santangelo, direzione commerciale di Banca Mediolanum, Luca Iandimarino, responsabile Investment Center, Offerta e Assistenza alla Rete di Bnl-Bnp Paribas, e Marta Cozzi, Sviluppo Professionale & Training Pfa - Human Resources di Finecobank. L’iniziativa si è conclusa con la p presentazione del rinnovo, anche per l’anno accademico 20172018, della Convenzione Università Cattolica-Assoreti.

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olitica come professione o politica per passione? Ne hanno parlato lo scorso 4 dicembre in Cattolica due laureati in Scienze politiche dell’Ateneo. Un ffaccia a faccia tra i deputati del Pd Lorenzo Guerinii e di Area Popolare Maurizio Lupi, che hanno raccontat ato la loro storia da studenti a politici eletti in Parlamento. Nel ruolo di coordinatore il giornalista di Avvenire Enrico Lenzi. Dopo i saluti del prorettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi, il preside di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni ha chiarito il significato dell’incontro, «un’occasione per gli studenti della Facoltà di incontrare delle persone che hanno scelto la responsabilità politica». Non sempre, infatti, questa scelta è una conseguenza diretta degli studi di politica; spesso i neolaureati preferiscono seguire altre strade. Secondo l’onorevole Lupi, la ragione riposa nella responsabilità della politica stessa che dovrebbe essere in grado di fornire ai giovani modelli positivi che possano incentivare la voglia di affacciarsi all’impegno politico. Ma non sempre questo avviene. Nel confronto, è apparso chiaro che, sebbene la “responsabilità politica” dei due parlamentari abbia colori di partito molto diversi, li accomunano le esperienze vissute come studenti, il dirsi “politici per passione” e la loro posizione sull’impossibilità di considerare la “politica come carriera”. ( ). (a.b.

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Giovani e desiderio, una mostra nei chiostri

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all’ispirazione cercata nella poesia di Dante fino alle canzoni di Gaber e Guccini, per arrivare alla selezione di artisti contemporanei, p che danno forma nelle loro opere al desiderio. È il percorso che hanno seguito undici studenti dell’Ateneo che hanno ideato e curato la mostra I wish. Giovani e desiderio. Itinerario di arte e spiritualità, allestita in vari spazi aperti della sede milanese e inaugurata lo scorso 31 ottobre nella Cripta dell’Aula Magna dell’Ateneo. Il progetto è stato promosso dal Centro pastorale e dal Dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’arte dell’Università Cattolica ed è stata curato da padre Enzo Viscardii insieme con i professori Cecilia De Carlii ed Elena Di Raddo che hanno rivolto l’invito a tutte le tutte le associazioni studentesche. Hanno risposto i risposto i ragazzi di BoulevArt, Unilab e Ateneo Studenti – Davide Amata, Beatrice Bartolini, Chiara Colmegna,Elena De Panfilis,Beatrice Formis, Alessandra Milani, Elisabetta Narducci, Andrea Padova, Angela Perletti, Alessandro Tonini, Carla Tozzii – coinvolti per la prima volta nell’ideazione e progettazione della mostra. Alla base del progetto, le parole di Papa Francesco contenute nella lettera di presentazione del Documento Preparatorio del prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani, chiamati a cambiare le cose, a costruire partendo dall’ascolto della propria sensibilità, della propria fede. Gli studenti sono partiti dalla raccolta di testi letterari che li aiutassero a definire il desiderio: dal Canzoniere di Petrarca al Convivio di Dante, da Baudelaire alle canzoni di Gaber e Guccini, da Leopardi a Calvino, da Camus a Max Pezzali. I testi della storia della letteratura e della canzone, che hanno messo al centro della riflessione il desiderio, li hanno ispirati e aiutati a cer30

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carne possibili traduzioni artistiche. Il passo successivo è stato individuare gli artisti nel panorama contemporaneo per chiedere di esporre una propria opera o addirittura di crearne una ad hoc, in modo da costruire un percorso tra i chiostri, gli ambulacri e i corridoi di largo Gemelli dove quotidianamente gli studenti si incontrano, studiano, chiacchierano. «Il dialogo tra i giovani e gli artisti è durato diversi mesi in un’ottica di confronto sulle diverse letture dei desideri, degli ideali e dei pensieri che ha permesso di creare testi critici dell’opera» spiega Alessandro Tonini, laureando magistrale della facoltà di Lettere. Tra una ventina di proposte, sono state scelte nove opere che interpretano i desideri dei giovani a confronto con una realtà complessa. Le installazioni (dipinti, fotografie, sculture) dialogano con i luoghi dell’Ateneo: l’opera di Elisa Leonini, i dipinti di Nicola Villa, le sculture di Marco La Rosaa e i bassorilievi di Lorenzo Kamerlengo, le opere fotografiche di Sofia Bersanellii e Elena Canavese e, ancora, i quadri di Andrea Bruschii e Manuele Cerutti, fino all’opera dello streetartist Manu Invisible. Un percorso che mette in dialogo artista, opera d’arte e spettatore con l’intento di partire dalla bellezza per suscitare emozioni e innalzare lo sguardo verso grandi sogni da concretizzare. I ragazzi non si sono sottratti alla necessità e al desiderio di comunicare il loro progetto. «Abbiamo creato una sorta di ufficio stampa – afferma Andrea Padova, al secondo anno della laurea magistrale in Filologia moderna «abbiamo recuperato contatti di giornalisti, e aperto il sito www.iwishgiovaniedesiderio.it, oltre che i profili facebook e instagram».

CONCERTO

Natale, una grande nevicata musicale

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Università Cattolica si è preparata al Natale con celebrazioni e concerti. Il 12 dicembre in Aula Magna si è tenuta la celebrazione eucaristica in preparazione al Natale presieduta dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori. A seguire è stato inaugurato il presepe nel cortile d’onore Leone XIII. Mercoledì 13 dicembre l’Aula Magna ha invece ospitato il concerto natalizio dello Studium musicale Note d’inChiostro, diretto da Giampiero Innocente, che quest’anno ha assunto la forma plastica di una autentica, abbondante “nevicata musicale”, sia per le opere presentate ed eseguite, sia per il numero di musicisti e coristi coinvolti. Ad aprire la serata è stato l’Oratorio de Noel di Camille Saint-Saens, una interessante opera composta nel 1858 per la Chiesa della Madeleine di Parigi, dove Saint-Saens era organista. A completare il programma un anticipo di centenario, quello di Debussy (1918-2018), con due brani a quatto mani dalla sua celebre “Petite suite”. Anche qui una “nevicata” di note, tipica del suo stile musicale impressionista, ha invaso l’Aula Magna per augurare a tutti un Buon Natale.

Per tutto il periodo natalizio nei chiostri di Largo Gemelli sono state esposte alcune opere Sacre di eccezionale valore: una natività in terracotta di Arturo Martini, uno dei più grandi scultori italiani del Novecento; un presepe in ceramica di Francesco Nonni, pezzo unico del 1949; quattro scene legate al Natale oltre a quindici miniature dal peccato originale alla resurrezione di Marcello Aversa. L’esposizione ha messo a confronto tre interpretazioni e tre tecniche artistiche diverse sul tema della nascita di Cristo al fine di favorire uno spunto critico di riflessione.


milano

Simonetta Polenghi g nominata nuova presidente della Siped

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a professoressa Simonetta Polenghi ((nella foto), direttrice del Dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica, è stata nominata presidente della Società Italiana di Pedagogia (Siped) per il prossimo triennio. Simonetta Polenghi è stata eletta durante il XXXII congresso nazionale della Siped dedicato al tema Le emergenze

educative della società contemporanea. Progetti e proposte per il cambiamento, che si è svolto lo scorso ottobre all’Università degli Studi di Firenze. La Siped raccoglie oltre 650 docenti universitari dei diversi settori disciplinari p afferenti all’area pedagogica. È la seconda volta che un docente di Pedagogia della Cattolica ricopre questa importante carica: il professor Cesare

IN BREVE

Diritto del lavoro, conferito il premio Prosperetti

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Scurati fu presidente della Siped negli anni 1997-2000.

L’opera analizza l’evoluzione del rapporto di lavoro a tempo parziale dalle prime regolazioni a livello europeo degli anni Settanta fino all’attualità. Si apprezza la chiarezza dell’esposizione e l’analisi storico-politica che consente la contestualizzazione delle riforme legislative nel mutevole assetto sociale. Il lavoro merita particolare apprezzamento per l’approccio sistematico e le propositive conclusioni».

Religione e potere, binomio possibile

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l potere non logora chi ce l’ha. Dipende da come ne fa uso, ma soprattutto da come lo utilizza. E questo vale quando potere politico e religioso coincidono o si sovrappongono. Lo dice il professor Silvano Petrosino,

che ha raccolto esperti nell’incontro Religione e Potere. L’opportunità che diviene tentazione lo scorso 28 novembre, in dell’ottavo occasione seminario internazionale del ciclo annuale organizzato dall’Archivio “Julien Ries” per

l’Antropologia simbolica, di cui è direttore. Grande attenzione si è rivolta all’analisi storica del potere religioso, il pontificato di Papa Francesco recupera oggi l’idea cristiana del potere come mezzo per esercitare il servizio.

Tesi premiata in memoria del professor Martinelli

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Francesca Ansemi, laureata nel anno accademico 2016/2017, con una tesi sul tema IRS form e analisi della performance economica delle organizzazioni sanitarie e assistenziali USA: un’indagine empirica elaborata con il professor Marco Grumo come relatore, è stato conferito il premio in memoria del professor Felice Martinelli, già docente di Economia aziendale e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università Cattolica. Il riconoscimento è promosso dalla Fondazione Fratelli Confalonieri, della quale il professor Martinelli è stato revisore fin dalla sua costituzione. La Fondazione Fratelli Confalonieri è stata fondata con lo scopo di favorire l’istruzione e la cultura ai laureati e agli studenti meritevoli degli atenei milanesi tramite l’assegnazione di premi e borse di studio. Il Premio Martinelli

– stanziato per un quinquennio e pari a 2500 euro – è destinato in particolare a una tesi Magistrale o di Dottorato che abbia esaminato problematiche giuridiche, aziendali e sociali attinenti il settore non profit. L’elaborato della dottoressa Ansemi è una tesi aziendalistica che ha affrontato lo studio degli andamenti gestionali di 458 realtà sanitarie americane, confrontandole con quelle italiane e traendo conclusioni interessanti corredate da proposte operative per il settore. La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 18 ottobre nell’Ateneo di Lar-

go Gemelli alla presenza degli studenti di Economia delle aziende non profit – corso di studio frequentato dalla vincitrice – tenuto dal professor Adriano Propersi. Erano presenti inoltre i professori Antonio Padoa Schioppaa e Fabio Basile, presidente della Fondazione Fratelli Confalonieri. All’evento sono intervenuti come relatori Piero Manzonetto, già docente della Cattolica, e monsignor Angelo Bazzari, presidente onorario della Fondazione Don Gnocchi, dove Felice Martinelli ha svolto il ruolo di amministratore e revisore.

Con questa motivazione, lo scorso 27 novembre durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Lumsa, alla presenza, tra gli altri, del presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, è stato conferito il premio Ubaldo Prosperetti – dedicato alla migliore opera su temi relativi al Diritto del lavoro e della previdenza sociale da parte di uno studioso “under 35” – a Mirko Altimari, ricercatore e docente di Diritto del lavoro presso la facoltà di Economia dell’Università Cattolica per il volume Il lavoro a tempo parziale tra influssi europei e ordinamento interno, pubblicato nel 2016. La monografia premiata, evoluzione degli studi che Altimari ha compiuto durante il dottorato, conseguito sempre nell’Università Cattolica di Milano, affronta il tema del part time all’interno della più ampia cornice del diritto dell’Unione europea. La tesi di fondo è che il lavoro a tempo parziale meriterebbe una rivisitazione legislativa e contrattuale ispirata a un nuovo equilibrio regolativo, che valorizzi la volontarietà della scelta individuale, armonizzando la disciplina del contratto con le regole in tema di aspettative e permessi, nella prospettiva di una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il riconoscimento è dedicato alla memoria di Ubaldo Prosperetti, a quarant’anni dalla scomparsa, figura di rilievo nella scienza giuridica del secondo Novecento, professore nelle Università di Perugia e di Roma Sapienza, dove fondò e diresse l’Istituto di diritto del lavoro. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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milano

L’Osservatorio monetario mette a fuoco le crisi bancarie

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e crisi bancarie: quali lezioni per il futuro è il titolo e il tema al centro del terzo numero dell’Osservatorio Monetario (3/2017), l’analisi sulla congiuntura economica nazionale e internazionale curata dal Laboratorio di analisi monetaria (Lam), in col-

laborazione con le facoltà di Economia e Scienze finanziarie, bancarie e assicurative dell’Università Cattolica e l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa. Il rapporto è stato discusso da Fabrizio Viola, commissario liquidatore della Banca Popolare di Vicenza e Veneto

Banca, durante un incontro che si è svolto in Cattolica lo scorso 14 dicembre. Alla presentazione – introdotta e coordinata da Marco Lossani, direttore del Lam – sono intervenuti i professori Angelo Baglioni, Maria Luisa Di Battista, Laura Nieri, Roberto Di Salvo e Rony Hamaui.

IN BREVE

Web, un concorso per i linguaggi corretti

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dedicato alla comunicazione non ostile il concorso rivolto alle scuole, promosso dall’Associazione

Caccia al lavoro fra aziende, Ong e studi legali

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ltre cento aziende hanno partecipato al Career dayy dello scorso 10 ottobre in Cattolica, l’evento aperto a studenti e laureati di tutti gli atenei che cercano lavoro e che per un giorno intero possono incontrare le imprese e sostenere colloqui. La dodicesima edizione milanese dell’iniziativa si è contraddistinta per una raddoppiata area legale tributaria (presenti 34 studi), così come quella del

non profit con gli stand delle aziende del settore alla ricerca di volontari, stagisti, formatori ma anche di manager in grado di consolidare le aziende. Tra le novità di quest’anno Professori e Manager insieme al Career Day, y 14 incontri con esponenti di importanti aziende (come Bosch, UCI Cinemas, Just Knock!, Arval Gruppo BNP Paribas) per contribuire alla formazione dei ragazzi attraverso esperienze aziendali e personali.

E ora in Cattolica si studia il turco

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er l’anno accademico 2017-2018 la facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere attiva nel biennio magistrale di Scienze linguistiche un corso annuale dedicato alla cultura e civiltà del Paese della Mezzaluna, una delle potenze economiche emergenti a livello globale, con un ruolo cruciale nelle relazioni tra Occidente e Oriente.

Il corso sarà articolato in 30 ore di storia della Turchia contemporanea, affidate al professor Giorgio del Zanna, e 40 ore di esercitazione di lingua turca tenute da Gül İİnce Beqo, sociologa turca, da anni impegnata anche nella didattica del turco. Altri progetti in cantiere si muovono nella stessa direzione del corso di Cultura e civiltà della Turchia. «Nella sede di Brescia, in

collaborazione con il Selda, attiviamo le esercitazioni di lingua coreana, pensate soprattutto per gli studenti di cinese » afferma il preside della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere Giovanni Gobberr che fa presente che con il professor Riccardo Redaellii della facoltà di Scienze politiche e sociali c’è il progetto per introdurre la lingua farsi o il persiano moderno.

Cerimonia di premiazione per i colleghi pensionati

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o scorso 18 dicembre, secondo una consuetudine ormai consolidata, si è svolta la cerimonia di saluto e consegna delle medaglie ai pensionati dell’Università Cattolica. Nell’Aula Magna, alla presenza del rettore Franco Anelli, sono stati premiati i colleghi delle sedi padane di Milano, Piacenza e Brescia, che hanno lasciato il servizio nell’anno 2017: Riccardo Gino Amato, Vittorio Arosio, Claudio Basilico, Franca Bensi, Donatella Beretta, Adele Bottinelli, Carlo Caviglioni, Luciana Corsico, Giuliano Fornasari, Fabrizio Riboldi, Antonella Rossetti.

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Premiati ma non presenti alla cerimonia anche Ezio Giacomo Capitanio, Edoardo Clapis, Giovanna Maria Contenti, Mario Mondini.

Amici dell’Università Cattolica. Le nuove generazioni oggi vivono la loro vita tra offline e online, e i social sono diventati luoghi virtuali dove si incontrano persone reali. Per aiutare i giovani a promuovere l’utilizzo di linguaggi corretti sul web è nato il Manifesto della comunicazione non ostile e l’Ats Parole Ostili (cui partecipano l’Istituto Toniolo e Università Cattolica) che ha siglato con il Miur una convenzione per promuovere una cultura positiva della rete. Attraverso il concorso, cui possono aderire alunni della primaria e della secondaria di primo e secondo grado, si intende creare un percorso formativo interdisciplinare che unisca i tradizionali programmi ministeriali, al tema dell’ostilità e delle sue risoluzioni. Per informazioni: 02.72342817/2818; www.storieperparoleostili.it; associazione.ragazzi@unicatt.it.

Banca Sella, professionisti e studenti a confronto

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n confronto diretto con il comitato di direzione di Banca Sella. Ad avere questa opportunità gli studenti di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative che mercoledì 4 ottobre hanno incontrato i professionisti che guidano ogni aspetto dell’operatività dell’istituto di credito: dall’amministratore delegato ai responsabili rischi, crediti, finanza fino a quelli di prodotti e servizi e di risorse umane. Una lezione speciale che ha consentito di vedere la banca in azione e di raccogliere informazioni su competenze e skill ricercate nel placement. Sono intervenuti, tra gli altri, Claudio Musiari, Ceo; Gianluca Bisognani, condirettore generale e vice ceo, Giorgio De Donno, condirettore generale (area finanza).


roma

L’Ateneo verso il Sinodo sui giovani

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na riflessione a più voci sui giovani tra scelte di vita, nuove prospettive formative e opportunità in vista del Sinodo 2018: questo l’obiettivo dell’annuale seminario di studio dei Docenti di teologia e degli Assistenti pastorali delle quattro sedi dell’Università Cattolica, tenutosi lo scorso settembre nella sede di Roma, dal titolo In un cuore intelligente risiede la sapienza. Giovani, università e discernimento. All’evento sono intervenuti, tra gli altri, monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Angelo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. I lavori si sono aperti con i saluti di Mario Taccolini, prorettore dell’Ateneo, Cesare Mirabelli, vice presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ed Enrico Zampedri, Direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli. «L’intelligenza, se non

ANNIVERSARIO

Venticinque anni dell’Istituto di Bioetica

« parte dal cuore, rischia di far deragliare l’esperienza umana – ha detto mons Claudio Giuliodorii nella sua introduzione – Come altri atenei l’Università Cattolica persegue alti obiettivi scientifici, ma lo fa partendo dal cuore». La seconda giornata del seminario è stata dedicata ai giovani, con la partecipazione di don Roberto Maierr e gli approfondimenti dei docenti dell’Ateneo Alessandro Rosina, Pier Cesare Rivoltellaa e Maria Luisa Di Pietro. Paola Bignardii ha quindi moderato una tavola rotonda sul profilo degli educatori alla fede oggi, presentando la ricerca condotta dell’Istituto Giuseppe Toniolo. L’evento è continuato con i contributi dei Presidi dell’Ateneo Domeni-

co Bodega, Claudio Bosio e Rocco Bellantone, coordinati da Giovanni Marseguerra, sul tema centrale della formazione di giovani professionisti artefici del cambiamento. Infine i lavori sono terminati con la tavola rotonda Sinodo sui Giovani e Università Cattolica: opportunità e prospettive con le relazioni di don Paolo Bonini, monsignor Angelo Zani, Antonella Sciarrone Alibrandi, Francesco Botturii e Marco Salvioli. «I giovani sono i principali destinatari del nostro lavoro – ha concluso il rettore Franco Anellii – Un compito difficile, ma importante, è capire chi abbiamo davanti, come sono cambiati nel corso del tempo, che dobbiamo saperli ascoltare».

Un’occasione di bilancio e di incontro con chi, in questi venticinque anni, ha contribuito alla crescita dell’Istituto di Bioetica o ha consolidato la propria formazione all’interno del primo Istituto universitario interamente dedicato allo studio della disciplina, nato all’interno di una facoltà di Medicina e Chirurgia in Italia, attivo sul piano della formazione pre e post laurea di medici e professionisti sanitari». Così il professor Antonio G. Spagnolo, docente di Medicina legale e direttore dell’Istituto di Bioetica e Medical Humanities all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha presentato il convegno La Bioetica nella formazione in ambito sanitario, che si è tenuto il 4 ottobre a Roma, per celebrare i primi 25 anni di attività dell’Istituto. L’evento è stato aperto dai saluti di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, di Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia, e di Fabrizio Vicentini, direttore della sede di Roma dell’Ateneo. A seguire gli interventi del cardinale Elio Sgrecciaa e del professor Angelo Fiori, maestri e fondatori dell’Istituto. Con l’occasione del convegno è stato lanciato il nuovo corso di perfezionamento proprio in Bioetica e Professioni di cura. Fondamenti teorici e buone pratiche, organizzato dall’Istituto e dal Corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica.

Minori non accompagnati, corso in Caritas

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siste un termine nelle scienze fisiche che indica la misura della resistenza dei corpi alla rottura per urti e colpi: la resilienza. Applicando il concetto alle scienze sociali, essa è la capacità di una persona di riprendersi da situazioni o periodi di avversità, adattandosi e, soprattutto, assumendo un comportamento attivo, e quindi trasformativo, traendo energia dalle risorse interne ed esterne disponibili. L’Unità di ricerca sulla resilienza dell’Università Cattolica, diretta da Cristina Castelli, insieme al Bureau International Catholique de l’Enfance (BICE), propone un corso per operatori sociali della Caritas di Roma, al

fine di sviluppare il giusto approccio al fenomeno migratorio, inaugurato il 9 ottobre nella sede di Roma dell’Ateneo durante l’incontro Resilienza assistita. Buone pratiche nazionali ed internazionali d’accoglienza di minori non accompagnati. «Questa è un’iniziativa alla quale l’Università Cattolica tiene molto e della quale c’è molto bisogno. Seguendo l’insegnamento di Papa Francesco, la condizione dei minori non accompagnati e delle persone migranti non può non interrogarci ha dichiarato il prorettore Antonella Sciarrone Alibrandi, introducendo l’incontro –. Nel nostro Ateneo si fa formazione e ricerca, ma si cerca anche di agire, di operare, di compiere

dei gesti che siano espressione di uno stile che sia anzitutto attenzione alla società di oggi». Ha poi proseguito monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma: « La realtà dei minori stranieri non accompagnati mi colpisce sempre molto, in una civiltà così avanzata come la nostra che però presenta situazioni quasi assurde. Oggi rappresentiamo quell’unione di “testa, cuore e mani” che Papa Francesco ci ricorda sempre». Dopo i saluti anche di Alessandra Aula, segretaria generale del BICE, è intervenuto Padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale della Santa Sede. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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Diabete,, premio p europeo per Teresa Mezza

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giovani ricercatori italiani fanno il pieno di premi della AssociaEuropean tion for the Study of Diabetes (EASD). Tra loro, un plauso particolare merita la dottoranda della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica Teresa Mezzaa che, oltre al riconoscimento della European Foundation for the Study of Diabetes (EFSD), denominato Future Leaders Mentorship Programme for Clinical Diabetologists, ha vinto anche uno dei sei prestigiosi premi elargiti annualmente dall’EASD, il Rising Star Fellowship Programme, che mira a individuare giovani ricercatori promettenti e innovativi che svolgano la loro attività in Europa. I premi, che sono stati assegnati a cinque giovani ricercatori europei, tre dei quali italiani, sono stati consegnati nel corso del congresso annuale della EASD in corso a Lisbona. Teresa Mezza, la seconda italiana di sempre a ricevere il riconoscimento, ha ricevuto il premio per le sue ricerche sul34

la plasticità delle cellule pancreatiche. L’idea innovativa è studiare le cellule che producono insulina nelle persone che, nonostante i molti fattori di rischio, non sviluppano malattia. In collaborazione con i chirurghi, Teresa Mezza è riuscita a capire come le beta cellule reagiscono, si trasformano e difendono dal diabete. L’idea di fondo è che, capiti i meccanismi, si possano sviluppare nuove terapie. Come rileva il professor Andrea Giaccari, del dipartimento di Endocrinologia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, sotto la cui guida Teresa Mezza si è laureata, prima di andare a studiare allo Joslin Center della Harvard University, uno dei più rinomati centri mondiali p per lo studio del diabete. «È un successo della diabetologia italiana – egli afferma – e degli sforzi maggiori che i nostri giovani devono compiere per raggiungere il successo con i mezzi che abbiamo a disposizione». Il professor Giorgio Sesti, presidente della So-

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cietà Italiana di Diabetologia g (SID), non nasconde la sua soddisfazione. «È un orgoglio per l’intera comunità diabetologica italiana apprendere questa notizia in considerazione che su cinque premi ben tre sono stati conseguiti da ricercatori Italiani e nostri giovani colleghi attivamente impegnati nelle attività di SID e di YoSID». La European Foundation for the Study of Diabetes (EFSD) offre sostegno in tutte le aree di ricerca sul diabete attraverso un’ampia gamma di iniziative congiunte ed esclusive. I finanziamenti vengono elargiti nel corso di tutto l’anno a ricercatori che portano avanti i loro studi in Europa; vengono inoltre offerti travel grant a giovani ricercatori di tutto il mondo. Nel 1999 la European Association for the Study of Diabetes (EASD) ha rafforzato il suo impegno con l’obiettivo di stimolare la ricerca sul diabete in Europa creando la European Federation fot the Study of Diabetes (EFSD) che opera su basi rigorosamente non-profit.

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Benvenute, matricole!

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a stagione autunnale della sede di Roma si è aperta con le due giornate di benvenuto agli iscritti al primo anno dei Corsi di laurea delle facoltà di Economia e Medicina e chirurgia. Nella giornata del 18 settembre sono state accolte nel campus le matricole del Corso di laurea triennale in Economia e gestione dei servizi e il 2 ottobre gli iscritti al primo anno dei Corsi di laurea triennali e a ciclo unico della facoltà di Medicina e chirurgia. Le giornate si sono aperte con le celebrazioni eucaristiche, poi i nuovi studenti hanno ricevuto in aula il saluto di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, del direttore della sede di Roma Fabrizio Vicentini, e dei docenti della Facoltà, dei tutor e del personale amministrativo degli uffici dedicati. «All’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha detto monsignor Giuliodori negli indirizzi di saluto – vi accolgono non solo le aule e gli ambienti, ma soprattutto le persone. Qui avrete non solo una formazione intellettuale e scientifica, ma una formazione della persona, nella definizione degli ideali e nell’accompagnamento di vita». «Un caloroso benvenuto a nome di tutte le donne e gli uomini della sede di Roma dell’Università Cattolica – ha esordito Fabrizio Vicentini –. Oggi è una giornata importante non solo per voi, ma anche per noi perché possiamo rinnovare il nostro impegno guardandovi negli occhi».

Quindi, dopo l’incontro con i docenti delle Facoltà che hanno illustrato programmi, contenuti e prospettive dei corsi di laurea, si sono tenuti, a cura dell’Ufficio Orientamento e Tutorato dell’Ateneo, gli incontri intitolati SOS matricola dove, con l’intervento del tutor di gruppo, i nuovi iscritti hanno ricevuto informazioni sull’organizzazione dell’anno accademico, sugli orari delle lezioni, i programmi dei corsi, i servizi e le opportunità offerte dall’Ateneo.


roma

“Diamo il meglio g di noi” nella donazione

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a Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli aderisce alla Campagna Nazionale Diamo il meglio di noi, promossa dal Centro Nazionale Trapianti, per diffondere la cultura della donazione.

Oltre ad azioni mirate alla sensibilizzazione alla donazione di organi, l’impegno formativo, rivolto già da molti anni verso il personale sanitario sul tema della donazione di organi, cellule e tessuti destinati al trapianto

terapeutico, sarà incrementato ed esteso a tutto il personale, raggiungendo così oltre 5000 dipendenti, ai quali verranno presentate le modalità attuali per esprimere la volontà individuale a riguardo della donazione.

La sala del Gemelli si apre p alla Festa del Cinema di Roma

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on la proiezione di Mazinger Z Infinity, film giapponese di animazione, si è conclusa la partecipazione alla Festa del Cinema di Roma della sala cinematografica MediCinema, attiva da aprile 2016 presso il Policlinico Gemelli con un programma bisettimanale, il martedì per tutti i pazienti e il giovedì dedicata ai reparti pediatrici. «Anche questa partecipazione – ha sottolineato Enrico Zampedri, direttore generale della Fon-

dazione Policlinico Universitario A. Gemelli - è prova di un ospedale che si apre sempre di più al territorio, in un’importante manifestazione sociale e culturale,

sempre p p più p popolare, p della nostra città. È un altro tassello di quel mosaico di umanizzazione delle cure ospedaliere che continuamente perseguiamo».

Secondo anniversario per il Centro “Benito Stirpe”

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est genetici mirati per scovare le cause di rare anomalie cardiache, nuovi approcci per diagnosticare e gestire le anomalie congenite delle arterie coronarie, una delle cause più frequenti di morte nei giovani e giovanissimi atle-

ti, e ancora gestione di casi molto complessi con un calcolo accurato del loro rischio reale durante lo svolgimento della pratica agonistica. Sono solo alcuni dei traguardi messi a segno dal Centro “Benito Stirpe” che ha festeggiato il suo secondo anno di attività

con il workshop Prevenzione della morte improvvisa dei giovani atleti che si è tenuto ad ottobre al Gemelli alla presenza del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, del Presidente del Frosinone Calcio Maurizio Stirpe e del professor Paolo Zeppilli.

Tennis & Friends, sport e prevenzione

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4.821 visite specialistiche e oltre 1.700 consulenze informative, con numeri da primato nelle diverse aree cliniche: sono i numeri della settima edizione di Tennis & Friends, evento che si è tenuto al Foro Italico sabato 7 e domenica 8 ottobre e che ha visto scendere in campo numerosi personaggi dello sport e dello spettacolo. Tennis & Friends si conferma fra i più importanti eventi sociali nell’ambito della pre-

venzione che unisce salute, sport e spettacolo. L’area sanitaria per questa edizione è stata ampliata a oltre 18.000 mq di “Villaggio della Salute”, con 22 diverse aree specialistiche in 70 postazioni sanitarie e diagnostiche, dove l’équipe sanitaria multidisciplinare di professionisti della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli ha eseguito gratuitamente visite specialistiche con esami diagnostici. Nel Villaggio

anche aree dedicate allo sport con intrattenimento per i più piccoli e momenti dedicati alle scuole primarie e secondarie di primo grado del Comune di Roma.

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Un mese di prevenzione con la Carovana di Komen

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regioni italiane, 4 mila chilometri percorsi, 2568 prestazioni cliniche e diagnostiche: al termine del suo primo mese di attività, la Carovana della Prevenzione, lo speciale progetto ideato e condotto da Susan G. Komen Italia e dalla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, ha concluso il mese della prevenzione del tumore al seno con la tappa di Ostia, martedì 31 ottobre, dove ha incontrato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La Carovana, con le sue due Unità

Mobili di prevenzione dei tumori senologici e ginecologici, partita da Brescia il primo ottobre, ha percorso il territorio nazionale per offrire gratuitamente prestazioni cliniche e diagnostiche di prevenzione, soprattutto alle categorie di donne più svantaggiate. L’Unità Mobile di Prevenzione Primaria è attrezzata per la valutazione di parametri antropometrici e funzionali e abitudini di vita e offrire consulenze specialistiche e percorsi personalizzati utili a favorire l’adozione di stili di vita più corretti. Dopo aver attraversato l’Italia durante il mese di ottobre, la Carovana della Prevenzione prosegue le sue attività con l’obiettivo di garantire almeno 10 Giornate di promozione della salute femminile ogni mese in regioni diverse e almeno 25.000 prestazioni mediche di prevenzione ogni anno. Nelle varie tappe verranno anche organizzati laboratori di promozione dello sport e dell’attività fisica per gli studenti delle Scuole Inferiori e Superiori, condotti insieme al CONI e all’Istituto di Scienza dello Sport, e incontri di aggiornamento dedicati al personale medico realizzati insieme alle istituzioni sanitarie territoriali. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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Lo humor? Una cosa utile e seria

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l luogo comune recita che ‘‘la risata è la migliore medicina’’. Con l’umorismo facciamo esperienza di un improvviso cambiamento, uno scarto delle aspettative, e questo slittamento, che è attraente e liberatorio, sollecita l’attenzione verso possibilità trasformative a livello individuale e sociale. Tuttavia, a uno studio più attento, lo humour appare come un fenomeno sfaccettato e complesso, per il quale non esiste una definizione compiuta e condivisa. L’utilità dell’umorismo è riconosciuta come strumento di coesione – “lubrificante sociale”, secondo un’immagine ricorrente tra diversi autori –, veicolo per la qualità dei legami ma pure come fenomeno complesso che, se rafforza l’appartenenza, può anche indebolire la coesione di un gruppo o mortificare le persone. Il convegno Humour in azione: l’approccio umoristico tra ricerca e lavoro educativo, che si è tenuto lo scorso 6 ottobre, ha messo al centro il tema dell’umorismo come strumento in grado di sostenere i processi di resilienza, ma anche di segnalare le incongruenze, di decostruire cornici consolidate delle rappresentazioni e di smitizzare modelli negativi. Nel corso della giornata la professoressa Livia Cadei – docente di Pedagogia gene-

rale e Interculturale – ha introdotto riflessioni in merito alle possibili ricadute nel lavoro socioeducativo che può occupare uno spazio nella relazione d’aiuto, ma può altresì rafforzare l’identità professionale degli operatori; mentre il professor Bruno Humbeeck dell’Université de Mons (Belgio), ha orientato la propria riflessione sull’importanza di saper riconoscere la differenza fra umorismo e derisione che significa saper distinguere le azioni che producono legami inclusivi da quelle che separano ed escludono. L’intervento della professoressa Marianella Sclavi del Politecnico Milano ha illustrato la metodologia umoristica che favorisce l’acquisizione di una competenza utile ad uscire da cornici logiche e culturali date per scontate in determinati contesti; mentre il professor Antonino Giorgi – docente di Elementi di psicopatologia dei contesti vi vita – si è concentrato su come lo humour possa svolgere una funzione dissacrante rispetto alla figura mitizzata del mafioso. Pertanto, se l’idea dominante resta quella che l’umorismo e la risata possano sostenere positivamente una persona in difficoltà di natura psicologica o fisica, va detto che dell’umorismo conosciamo anche un impiego dannoso nelle interazioni

sociali quotidiane, specie quando questo viene impiegato per esprimere disprezzo e derisione, come strategia di pressione, o per sviare l’attenzione, così da evitare questioni problematiche. Appare chiaro quindi che lo humor è portatore di un paradosso: si tratta di uno strumento potente, da maneggiare con cura, poiché può rivelarsi destabilizzante per le persone, ma anche assumere valore di una preziosa strategia in grado di mostrare percorsi inesplorati e bloccati.

Scendere in campo nella vita verso nuove sfide

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edizione 2017 di Sogni e bisogni – l’annuale evento inaugurale del Corso di laurea in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane, tenutosi a Palazzo Loggia lo scorso 5 ottobre – ha avuto come titolo Pensare avanti: tra sfide e traguardi. Al tavolo dei relatori chiamati a confrontarsi sul tema, sono intervenuti il Sindaco della città Emilio Del Bono, il professor Pierluigi Malavasi, coordinatore del Corso di laurea magistrale promotore dell’evento, il Presidente di Fondazione ASM Roberto Cammarata e monsignor Claudio Paganini, delegato vescovile per la Pastorale degli sportivi, mentre il capitano del Brescia Calcio Andrea Caracciolo ha espresso il suo sostegno e contributo all’evento tramite un video-messaggio indirizzato agli studenti. Protagonista della mattinata è stata tuttavia la testimonianza della giovanissima Elisa Mele, classe 36

1996, ex centrocampista della Nazionale femminile italiana di calcio, ed oggi studentessa iscritta al secondo anno dell’Istituto superiore di Scienze religiose. «Ho iniziato a giocare a calcio, per gioco, all’età di 6 anni all’oratorio, ero l’unica femmina in mezzo a una squadra di maschi; ma una talent scout del Brescia Calcio mi notò e chiese subito a mio padre di reclutarmi – ha raccontato la studentessa –. La prima risposta fu negativa ma poi, l’anno seguente, la mia famiglia acconsentì e fu l’inizio di tanti sacrifici, ma anche di tante, tantissime soddisfazioni. Il calcio mi ha dato moltissimo sia a livello umano – il rapporto stretto con le mie compagne e allenatrici è stato fondamentale – che professionale con 44 presenze nella Nazionale femminile di Cabrini, 8 reti in 11 stagioni tra settore giovanile e prima squadra». Poi la svolta: «il calcio mi ha dato tanto, ma giunta a livelli così alti iniziava a richiedermi tutto...

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ed io ho capito che “il mio tutto” volevo darlo e dedicarlo agli g altri. È stata una scelta pensata, per nulla improvvisata, sofferta e per cui ho pianto molto. Da ciò, a poco a poco, sono nate la consapevolezza e la decisione, e la fede mi ha aiutato molto in questo. Il calcio e lo sport rimarranno per sempre la metafora della mia vita: diciamo che ora è Dio il mio allenatore e mi ha chiamata a scendere in

campo per un’altra, importante partita. Oggi sono iscritta a Scienze religiose, e sono da poco tornata da un viaggio in Mozambico dove io e altri 10 volontari ci siamo confrontati e abbiamo aiutato persone, bambini e famiglie alle prese con difficoltà concrete e quotidiane per noi impensabili. Non so precisamente dove mi porterà il futuro, ma sono certa che la direzione sia quella giusta».


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Marketing negli USA con X-Culture

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a Brescia a Miami per raccogliere le sfide di business proposte da una multinazionale americana. È l’avventura di cui sono state protagoniste le bresciane Irene Guidi e Lucia Bertelli, studentesse al terzo anno della facoltà di Scienze linguistiche, selezionate fra i 25 migliori studenti dal progetto X-Culture: un percorso di apprendimento su scala internazionale progettato per fornire agli studenti l’opportunità di acquisire esperienze dirette, lavorando in collaborazione virtuale internazionale. Un modo per preparare gli studenti sul campo, perché imparano a fare un progetto per un’azienda vera. Irene e Lucia, lavorando in gruppi diversi, hanno così avuto la possibilità di elaborare proposte di business assegnate loro dalla multinazionale Seminole Hard Rock Hotel & Casinò, verificando così sul campo anche il proprio CQ Cultural intelligence index che comprende la conoscenza delle culture, la capacità di adattamento, il livello di comprensione, le capacità di leadership e dunque di adattamento alle diverse culture. Tutti elementi chiave per effettuare una corretta interazione, relazione, vendita con interlocutori di paesi differenti, e quindi fare business. «Ci hanno assegnato delle sfide – racconta Irene – il mio gruppo di lavoro aveva il compito di ideare delle proposte marketing su come attrarre i più giovani, ovvero la generazione dei Millenials, verso i giochi del Casinò». Lucia, invece, ha pensato delle attività da proporre ai turisti che sbarcano dalle

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Ge.Co. laurea i primi studenti

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crociere a Miami, essendo questa una città di snodo per molte altre destinazioni. «Alla fine dei cinque giorni abbiamo presentato le idee elaborate ai dirigenti e ai proprietari della Hard Rock Company, i quali hanno molto apprezzato il nostro lavoro al punto che, molto probabilmente, qualche nostro p progetto g verrà realizzato dalla società. È stata una settimana ricca di emozioni, abbiamo conosciuto persone importanti e teso una fitta rete di relazioni e di questo ringraziamo Vas Taras, l’ideatore del progetto X-Culture». «Non succede tutti i giorni – ha sottolineato Lucia molto compiaciuta – di presentare le tue idee ai proprietari dell’Hard Rock».

alle aule universitarie al lavoro, senza dover inoltrare troppi curricula: per i primi quattro “dottori” del nuovo corso di laurea magistrale in Gestione di contenuti digitali per i media, le imprese e i patrimoni culturali il lavoro sembra assicurato. Dopo la stage curricolare in azienda, ora è arrivata per ben tre di loro (una è già proprietaria di un’agenzia di comunicazione) quello extracurricolare e retribuito con prospettiva di assunzione. Il professor Ruggero Eugeni, presidente della Commissione di laurea e coordinatore Ge.co., ha seguito le tesi di Andrea Vacchi e di Camilla Cortelazzo, il professor Matteo Tarantino è stato relatore di Guja Tanzi, mentre il professor Domenico Quaranta ha seguito Martina Melgazzi.

La “Matematica Divertente” di Martin Gardner

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erché la maggior parte dei fiori ha 3, 5, 13, oppure 21 petali, come molti tipi di margherite? Sarà un caso che si tratti degli stessi numeri che Fibonacci nel lontano 1200 aveva associato a questioni legate alla riproduzione dei conigli? Oppure: come mai le celle delle api sono esagonali? Sono domande curiose. Ma la curiosità è nient’altro che il motore della scienza e anche cose semplici di tutti i giorni, come queste, possono essere stimolo per il ricercatore in campo matematico. Fino a rivelare il lato divertente della matematica. Che è quanto si propone di fare ogni anno, con nodi, rompicapi, giochi, illusioni, trucchi, solitari, frattali, Celebration of mind (Elogio della mente), che fa tappa ogni anno in Università Cattolica, per iniziativa del Dipartimento di Matematica e Fisica “Niccolò Tartaglia”. “Matematica Divertente” si è svolta lo scorso 20 e 21 ottobre per ricordare il compleanno di Martin Gardner (1914-2010) divul-

gatore scientifico noto soprattutto per la sua rubrica mensile “Mathematical Games” su Scientific American, tradotta in “Giochi Matematici” su “Le Scienze”. Oltre a tantissimi rompicapi, alcuni divulgati dallo stesso Martin Gardner, sono proposti con spirito ludico anche temi di attuale interesse di ricerca in matematica. Ogni anno la tematica cambia. Quest’anno si è affrontato in modo particolare il tema delle piastrellature e dei disegni periodici, che ricoprono le pareti dell’Alhambra di Granada e cari al disegnatore Escher. Non sono mancate poi attività già proposte in passato come le “bolle di sapone”, costruzione di poliedri, calcolo mentale, illusioni. L’evento si è concluso con la premiazione del contest fotografico, iniziato in occasione della Notte europea dei ricercatori sull’argomento poliedri. «Un approccio ludico e un po’ scanzonato alla matematica e alle scienze, che pure in vario grado è presente anche nella “vera” ricerca matematica, può far scatta-

re la molla della curiosità e del desiderio di capire» spiega il professor Maurizio Paolini, direttore del Dipartimento di Matematica e Fisica e promotore dell’iniziativa. «L’evento può illustrare cosa voglia dire fare ricerca in un campo così astratto e soprattutto chiarire che non si tratta di materie aride e ostiche ma di un’arte in cui la spinta principale è la ricerca del bello». PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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Istituto Superiore p di Scienze Religiose, g Dalla Vecchia è il nuovo direttore

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l nuovo direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è don Flavio Dalla Vecchia, docente di Sacra Scrittura presso lo Studio Teologico “Paolo VI” del Seminario di Brescia e di Lingua e letteratura ebraica presso la sede milanese della Cattolica. La sua nomina è stata fatta dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in qualità di Gran Cancelliere della facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, di cui fa parte l’ISSR. Subentra a don Mario Zani, direttore dal 2010. L’Istituto propone una formazione al sapere teologico, su di un piano rigorosamente scientifico, di operatori qualificati della vita pastorale, con particola-

CICLO DI INCONTRI

Come interpretare il mondo in disordine

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re attenzione ai versanti dell’insegnamento della religione e ai ministeri laicali. I corsi di studio, collegati con la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale - Milano, sono triennale e biennale specialistico. Ad esso possono accedere, previa verifica dei requisiti necessari coloro che siano muniti di diploma valido per l’accesso all’università, oppure di una laurea.

L’ISSR è attivo nella sede di Brescia dall’anno 1985/86 con il compito di formare insegnanti di religione cattolica, qualificare il servizio di laici e religiosi nelle comunità cristiane; permettere, a chiunque fosse interessato, l’approfondimento culturale, teologico e spirituale della fede cristiana in dialogo col mondo contemporaneo.

opo più di un quarto di secolo dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, il mondo appare ancora assai lontano da quel “nuovo ordine” che sembrava dovesse nascere dalle ceneri della Guerra fredda. Al contrario, dal 2001 in avanti gli scenari di crisi non hanno anzi cessato di estendersi, mentre la politica di potenza ha fatto nuovamente la propria comparsa nel Vecchio continente e persino le stabili alleanze ereditate dalla fine della Seconda Guerra Mondiale mostrano qualche segno di logoramento. Tali linee di crisi si estendono

L’idea di libertà secondo il Medioevo

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e letto con occhi contemporanei, il Medioevo potrebbe erroneamente sembrare una fase del passato oscurantista e negazionista del concetto di libertà. Lo hanno chiarito alcuni esperti di fama internazionale nell’ambito del convegno Libertas, Secoli X-XIII, organizzato dal Centro di Studi sulla storia degli insediamenti monastici

europei (Cesime), tenutosi dal 14 al 16 settembre. L’idea medievale di libertà era, infatti, profondamente diversa da quella che affermatasi a partire dalla Rivoluzione francese e si fondava, più che sull’autonomia dell’individuo, sulla capacità del singolo di costruire rapporti sociali, a volte anche di dipendenza. Un esempio? Nel mondo feudale avere uno o più signori era un segno

di prestigio e non di sudditanza, in quanto la qualità e la quantità dei rapporti sociali esprimeva la misura della propria effettiva possibilità di relazionarsi efficacemente con il contesto sociale. In una società priva di Stato i detentori della sovranità potevano costruire la propria rete di potere solo creando delle situazioni d’eccezione, garantendo così dei privilegi ai propri fedeli.

Stefano Pareglio nominato nel cda di ATM

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l sindaco di Milano Giuseppe Sala ha nominato il professor Stefano Pareglio (nella foto) nel Consiglio di Amministrazione Trasporti dell’Azienda Milanesi – ATM Spa, in sostituzione del consigliere dimissionario Fabrizio Barbieri. Pareglio in questi anni ha acquisito una qualificata esperienza gestionale essen38

do già stato componente del Consiglio di Sorveglianza (2012-2014) e poi del Consiglio di amministrazione di A2A dove era presidente della Commissione per il territorio e la sostenibilità. Dal 2014 è direttore del Crasl, il Centro di ricerca sull’ambiente, l’energia e lo sviluppo sostenibile e docente associato di Economia dell’ambien-

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te e dell’energia al corso di laurea in Matematica, indirizzo economico dell’Università Cattolica.

anche e soprattutto fuori dell’Occidente, alimentando guerre civili, diffondendo la logica del terrore e facendo riaffiorare addirittura l’incubo dell’olocausto nucleare, al punto che, come ha ricordato in più occasioni Papa Francesco, sembra di assistere a una “guerra mondiale a pezzi”. Come dobbiamo interpretare questi conflitti? Sono espressione di quello scontro delle civiltà descritto oltre vent’anni fa da Samuel Huntington? Oppure sono la conseguenza dell’emergere di un sistema internazionale multipolare, nel quale si affacciano nuovi protagonisti? E quale futuro dobbiamo attenderci da un mondo in cui l’Occidente non occupa più il centro? Sono questi alcuni degli interrogativi affrontati nell’ambito di Un mondo in disordine. Dieci incontri per leggere la politica globale, inaugurato lo scorso ottobre e che proseguirà fino ad aprile 2018. Gli incontri promossi dalla facoltà di Scienze politiche e sociali – introdotti dai professori dell’Università Cattolica Damiano Palano e Andrea Plebani – coinvolgono di volta in volta la partecipazione di autorevoli studiosi di differente orientamento disciplinare e sono rivolti sia agli studenti, sia al pubblico interessato ad approfondire la conoscenza dei principali nodi della politica contemporanea.


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CREI, il nuovo Centro sul latte del futuro

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a contrapposizione tra innovazione e tradizione nell’agroalimentare non ha senso. La tradizione non è che un’innovazione ben riuscita». Lo ha detto l’europarlametare Paolo De Castro, intervenendo lo scorso 18 ottobre all’inaugurazione a Piacenza del Centro di ricerca Romeo ed Enrica Invernizzi per le produzioni lattiero-casearie sostenibili (Crei). Il primo vice presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha aggiunto: «Il settore lattiero-caseario è forte e competitivo. Lo confermano gli ultimi dati secondo cui la soglia dei 40miliardi di euro nell’export è stata superata. C’è voglia di prodotti italiani nel mondo: dobbiamo saper cogliere questa opportunità e affrontare il tema dell’innovazione con questo spirito». Gli ha fatto eco il professor Lorenzo Morelli ((in primo piano nella foto), microbiologo e direttore del nuovo Centro. «Sia a livello europeo che mondiale siamo di fronte a nuove sfide, per un certo verso spaventose. Basti pensare al cambiamento climatico, che non è uno scherzo. Puntare sull’agricoltura e sulla filiera agroalimentare è la grande missione dell’imminente futuro». All’inaugurazione erano presenti anche i presidenti dei consorzi Grana padano e Parmigiano reggiano, rispettivamente Cesare Baldrighi e Nicola Bertinelli, entrambi laureati alla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica. Proprio Cesare Baldrighi ha ribadito il ruolo centrale della sostenibilità ambientale e socio-economica nella produzione, da garantire attraverso «una dimostrazione di corretta gestione sociale e, di conseguenza, di corretta gestione di tutti

gli aspetti che riguardano il benessere animale e il consumo delle risorse». Sulla stessa linea Nicola Bertinelli secondo cui «le indicazioni geografiche sono una risorsa importante: per esempio il 25% del parmigiano reggiano arriva dalla montagna. E questo significa presidiare un territorio. Il carattere distintivo di un prodotto è remunerativo e importante e per questo deve essere tutelato dalle norme internazionali». La realizzazione del nuovo Centro di ricerca è stata possibile grazie agli investimenti messi a disposizione dalla Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi per celebrare il 25° dalla sua istituzione. Il Crei intende diventare un modello di riferimento per gli studi sulla produzione efficiente, sostenibile e sicura di latte di qualità, con un occhio attento alle condizioni di benessere animale e di equilibrio ambientale. Obiettivi che necessitano del coinvolgimento delle unità di ricerca della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Ateneo piacentino. «In realtà è una rinascita - ha fatto notare il professor Morelli a proposito del Crei - nel senso che questo è un Centro di ricerca presente all’Università Cattolica da più di 20 anni, però

c’era bisogno di una sostanziale modifica per renderlo più aderente ai tempi e all’evoluzione della filiera lattiero casearia, con più attenzione all’impatto ambientale, migliore produttività e benessere degli animali. Senza l’intervento di Fondazione Invernizzi non sarebbe stato possibile e oggi inauguriamo questo Centro dove tutti gli studenti dell’area zootecnica saranno coinvolti». Il Crei avrà la possibilità di trasformarsi in una vera azienda agricolo-zootecnica del futuro, nella quale saranno avviati programmi di ricerca d’avanguardia nel settore lattiero-caseario che riguarderanno le nuove tecnologie “omiche”: genomica, trascrittomica, metabolomica, proteomica, epigenomica. Queste tecnologie affiancheranno quelle più tradizionali per il monitoraggio del benessere degli animali, lo studio della risposta all’alimentazione e della fisiologia dei bovini da latte, delle interazioni con il microbioma ruminale e intestinale e degli effetti di diete diverse sulla salute, sull’efficienza digestiva e sulla produzione di gas serra da parte degli animali, oltre che le ricerche sui processi tecnologici legati alla trasformazione del latte.

L’incontro inevitabile, quello con l’altro

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a questione del rapporto con l’altro e della definizione di un’identità è stata al centro del convegno Il senso dell’altro: muri, dialoghi, paure, ponti, che si è svolto lo scorso 6 novembre nell’auditorium del campus di Piacenza. L’incontro – introdotto dalle professoresse Carla Ghizzoni ed Elena Colombetti del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione – ha rappresentato un appuntamento ormai tradizionale con cui la facoltà di Scienze della formazione si pone al servizio del territorio che la ospita con spunti e riflessioni derivanti dall’attività di studio e ricerca. Il convegno ha voluto offrire, ai molti studenti presenti delle scuole superiori e a tutti coloro che sono impegnati in relazioni educative,

uno spazio di riflessione per interrogarsi riguardo alcune attuali dinamiche sulla base di parole chiave come muri, dialoghi , paure, ponti. Nella prima parte dell’evento sono stati offerti approfondimenti specifici in ambito storico, pedagogico, filosofico e sociologico, intrecciando diverse chiavi di lettura sulla relazione con l’altro e mettendo a fuoco aspetti specifici dell’epoca che stiamo vivendo. La ricercatrice Marisa Musaio, intervenendo sul tema della migrazione in Europa di centinaia di migliaia di persone da paesi in guerra o dilaniati dalla povertà, ha sottolineato l’importanza di non voltare la testa dall’altra parte quando incontriamo “lo straniero”, che apparentemente non ha niente in comune con noi, ma che in realtà vale la

pena “scoprire” perché nello stesso tempo possiamo anche “scoprire” una parte nascosta di noi stessi. ll tema dell’alterità è stato affrontato anche dal professor Dario Sacchi che ha preso in esame il rapporto fra comunicazione e identità mentre la ricercatrice Linda Lombi ha presentato un’indagine che ha visto coinvolti 126 minori stranieri accolti in vari istituti della regione Emilia Romagna.

A conclusione del convegno un tavola rotonda dedicata ad esperienze concrete di incontro, dove la diversità culturale e identitaria è al tempo stesso sfida e opportunità di crescita e infine una serie di laboratori incentrati sui linguaggi del dialogo, passando attraverso l’arte: musica, immagine, teatro e letteratura in cui le arti diventeranno anche ambiente e luogo di esperienza in cui l’incontro si realizza.

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Sostenibile per decreto

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reare un sistema unico p per misurare la sostenibilità. È quanto prevede il decreto da poco firmato dai ministri dell’Ambiente Gian Luca Galletti e delle Politiche agricole Maurizio Martina, che hanno scelto la facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell’Università Cattolica come unico partner scientifico per il tavolo congiunto che unisce i due ministeri nella valorizzazione della sostenibilità nelle produzioni agroalimentari. La Facoltà e il centro di ricerche Opera dell’Università Cattolica, infatti, entrano a far parte del Glis (Gruppo di lavoro interministeriale per la sostenibilità), chiamato a integrare i due sistemi di valutazione della sostenibilità del vino già strutturati e presenti sul mercato Viva e Sqnpi, sviluppati dal ministero dell’Ambiente e dal ministero dell’Agricoltura. «Integrazione vuol dire unire gli sforzi e valorizzare gli investimenti fatti dal governo italiano» sottolinea il professor Ettore Capri ((nella foto), direttore del Centro di ricerca Opera. «L’obiettivo è quello di ottenere uno standard di gestione sostenibile del settore vitivinicolo, da applicare a breve alle altre filiere». Si avrà così un sistema univoco per valutare la sostenibilità delle produzioni italiane e, soprattutto, si otterrà «un importante biglietto da visita per i mercati internazionali delle produzioni made in Italy» ha detto inoltre Capri osservando che «sarà anche la migliore garanzia per i consumatori che desiderano la tracciabilità dei prodotti, la qualità degli alimenti e dei territori, nel rispetto del lavoro di tutti». Il ministero delle Politiche agricole si è da sempre occupato della sostenibilità a partire dagli aspetti più agricoli: pratiche agronomiche e gestione dei trattamenti in campo con agro farmaci, in modo da assicurare

Welcome days, porte aperte alle matricole

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un prodotto dalla qualità elevata, sicuro e rispettoso dell’ambiente. «Per questo ha creato il marchio Sqnpi, il Sistema di Qualità Nazionale sulla produzione Integrata, identificato da un’ape sull’etichetta del prodotto» spiega la ricercatrice Lucrezia Lamastra, che insieme al professor Capri è coinvolta attivamente in questo progetto. «Il Ministero dell’Ambiente promuove programmi finalizzati alla diffusione di modelli sostenibili di produzione e consumo fra i quali Viva - La Sostenibilità nella Vitivinicoltura in Italia che rappresenta sicuramente l’esempio più concreto, con una valutazione della sostenibilità a 360 gradi». «Viva nasce nel 2011 come progetto nazionale pilota con lo scopo di misurare e migliorare le prestazioni di sostenibilità della filiera vite-vino» ricorda Capri, che ha seguito scientificamente l’implementazione di questo sistema, e spiega che proprio grazie all’individuazione di quattro indicatori (Aria, Acqua, Territorio e Vigneto) le aziende che aderiscono al programma possono misurare l’impatto della loro produzione e della loro organizzazione in termini di sostenibilità e intraprendere in tal modo un percorso di miglioramento».

Campopiano inaugura Let’s book

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nche quest’anno il campus di Piacenza ospita una nuova edizione di Let’s book, il ciclo di incontri con l’autore che lo scorso 10 novembre si è aperto con Pasquale Campopiano, ex giornalista del Corriere dello Sport e oggi responsabile della social community del Milan. In un affollato Auditorium Mazzocchi Campopiano ha presentato il suo libro #nerosurosso – così Berlusconi ha venduto il Milan ai cinesi, che racconta come il Milan è diventato “cinese”. Il giornalista ha ricostruito nei minimi dettagli la storia «incastrando tutti i pezzi di un complicatissimo puzzle chiamato closing». 40

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IN BREVE

#nerosurosso è una storia social: l’autore sfrutta infatti la potenza di Twitter e Facebook per raccontare ai tifosi una complicata operazione finanziaria da 1 miliardo di euro.

elcome aboard! L’equipaggio è al completo dopo i Welcome Days 2017 per le matricole della sede di Piacenza. La facoltà di Economia e Giurisprudenza ha festeggiato i 348 nuovi studenti e la chiusura anticipata delle iscrizioni «a conferma del trend positivo del triennio», come hanno sottolineato la preside Anna Maria Fellegara insieme al direttore di sede Mario Balordi. Soddisfazione anche per Scienze agrarie, alimentari e ambientali che con 212 iscritti ha battuto il proprio record assoluto e che con la novità del corso di studi triennale in inglese “SAFE” vanta la provenienza internazionale del 50% delle matricole. Durante l’evento la professoressa Carla Ghizzoni insieme con la coordinatrice dei tirocini e il tutor di gruppo ha accolto invece le matricole della facoltà di Scienze della formazione mentre il preside Lorenzo Morelli ha consegnato il premio di laurea in memoria della professoressa Gasparini a Davide Scaccini, miglior laureato del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie. I Welcome days si sono conclusi con l’iniziativa SOS matricola, che ha informato su orari, programmi, servizi e tutte le opportunità offerte agli studenti.

Cives, uomo e tecnologia a confronto

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avoro, cambiamenti climatici, rapporti sociali: come ci sta cambiando la tecnologia? Queste, ma non solo, sono le domande al centro di Cives, il corso di formazione civica organizzato dalla Diocesi di Piacenza e Bobbio insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il patrocinio della Fondazione Piacenza e Vigevano. Giunto alla sua XVII edizione, Cives si rivolge a tutti coloro che hanno voglia di approfondire in modo laico e libero i dilemmi e le questioni sociali per leggere e interpretare insieme le sfide della città e del territorio. Il ciclo che si è aperto, lo scorso 10 novembre, con la prolusione di Padre Carlo Casalone, docente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e Presidente della Fondazione Carlo Maria Martin, è in programma fino al prossimo febbraio con una serie di incontri di approfondimento con esperti, studiosi e giornalisti.


piacenza-cremona

La fabbrica del cioccolato nel campus

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n pomeriggio dolcissimo, quello di martedì 26 settembre, per gli studenti della laurea magistrale in Food marketing e strategie commerciali dell’Ateneo piacentino. I giovani hanno preso parte ad un evento nel quale la nota azienda dolciaria Lindt ha spiegato le proprie strategie di commercializzazione dei

cioccolatini. Dal processo che porta alla nascita del famoso cioccolato, passando per una vera e propria degustazione in aula, sino ad un business game nel quale i ragazzi hanno identificato idee innovative, soluzioni e strategie di shopper marketing per valorizzare il prodotto nei punti vendita della grande distribuzione. Lo scorso 1 dicembre, presso la sede della Lindt, tutti i pro-

Incontro per ripensare l’economia politica

I getti elaborati dagli studenti, coordinati dal professor Sebastiano Grandi, sono stati presentati e illustrati.

Incontrare il lavoro al Career Day

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l Career Day, il consueto appuntamento per chi è alla ricerca di stage e lavoro, è ritornato in Cattolica lo scorso 14 novembre. Tanti gli studenti in esplorazione nella «piazzetta», lo spazio all’interno dell’Ateneo dove erano allestiti gli stand delle aziende partecipanti all’evento. Molte le realtà imprenditoriali rappresentate: marketing e

commerciale, e-commerce, grande distribuzione organizzata e retail, largo consumo, food & beverage, legale-tributario, consulenza del lavoro, risorse umane, banche e istituti finanziari, assicurazioni, consulenza fiscale. La giornata è stata aperta dall’incontro con l’imprenditore Giovanni Rana, fondatore del gruppo Pastificio Rana, uno dei le-

ader mondiali nel mercato della pasta fresca.

Tutte le proposte per studiare all’estero

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resso la piazzetta interna di Economia, allestita a festa per l’occasione, lo scorso 11 ottobre, sono stati allestiti gli stand con le diverse proposte internazionali delle facoltà di Economia e Giurisprudenza, Scienze agrarie, alimentari e ambientali e Scienze della formazione. Durante l’International dayy – evento organizzato dall’Ufficio Internazionale dell’Ateneo piacentino – si sono svolti incontri di presentazione dei programmi disponibili per gli studenti della Cattolica come corsi

di lingua all’estero e certificazioni internazionali. Due gli ospiti che hanno aperto la giornata con la loro testimonianza: Gabriella Fait dell’Efsa e Marco Razza di Ikea, laureati del campus di Piacenza che hanno raccontato la loro esperienza. Agli studenti presenti è stato

dato un input: viaggiare. Viaggiare per studiare alcuni mesi in un’università europea o extraeuropea, per preparare la tesi di laurea o fare uno stage dall’altra parte del mondo. Ma anche semplicemente per imparare meglio l’inglese. E più di tutto per aprire la mente.

DIPROVES, alimenti e difesa antiparassitaria

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giunto alla sua decima edizione il simposio La difesa antiparassitaria nelle industrie alimentari e la protezione degli alimenti - nato nel 1972 e organizzato ogni cinque anni dall’istituto di Entomologia ora “area protezione sostenibile delle piante e degli alimenti” del DI-

PROVES – che quest’anno è stato coordinato dai ricercatori della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali Emanuele Mazzoni e Rinaldo Nicoli Aldini e si è svolto dal 20 al 22 settembre scorso nella sede di Piacenza della Cattolica. Al centro del dibattito la tutela delle derrate ali-

IL CONVEGNO

mentari, degli ambienti di lavorazione, e l’evoluzione delle strategie di difesa a vantaggio della qualità del prodotto e della sicurezza del consumatore. Numerosi i relatori intervenuti che hanno spigato come applicare la “lotta biologica” nella difesa contro gli insetti infestanti delle derrate alimentari.

nvestments, Finance and Instability è stato il tema al centro del XIV convegno nazionale dell’ Associazione Italiana per la Storia dell’Economia Politica (STOREP), un’associazione di docenti di materie economiche che partendo dall’interesse per il pensiero dei grandi economisti del passato guarda alla ricerca economica presente in maniera pluralistica e non convenzionale. Il convegno internazionale, organizzato dal professor Enrico Bellino (nella foto) e che si è svolto nella sede piacentina dell’Ateneo lo scorso giugno, è stato aperto da Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza e da Maurizio Baussola, direttore del dipartimento di Economia e Scienze Sociali. L’incontro ha coinvolto più di 120 studiosi, tra i quali il professor Marco Dardi dell’Università di Firenze che ha parlato di economia marshalliana e innovazione tecnologica, e Randall Wray del Levy Economics Institute, Bard College di New York che ha tenuto una lezione sulla possibilità di default per gli Stati. Il programma ha inoltre previsto una tavola rotonda sull’attuale situazione delle discipline economiche di fronte alla crisi e una messa in scena dal titolo Dialoghi di economia sulla storia dei fratelli Lehman. All’evento hanno partecipato, come discussant e come relatori, anche un gruppo di giovani appartenenti a Rethinking Economics, il movimento nato spontaneamente fra gli studenti che, insoddisfatti degli insegnamenti economici impartiti nella quasi totalità delle università, hanno deciso di interrogarsi e approfondire gli studi economici in direzioni alternative a quella dominante. L’iniziativa per la facoltà di Economia e Giurisprudenza ha rappresentato a un momento significativo di confronto e di dibattito su diversi livelli, quello teorico, quello culturale e quello sociale. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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educatt

LIFE, un p progetto g p per ascoltare i bisogni degli studenti di Giada Meloni

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i è svolto nel mese di giugno il primo degli incontri condotti da EDUCatt sulla sede di Milano nell’ambito del progetto LIFE ((Lightening Innovations For Empowerment) che ha visto coinvolto un campione di studenti e un team di esperti con l’obiettivo di indagare i bisogni degli stessi attraverso la valutazione dei servizi attivi. Ilfocus l group è una tecnica di ricerca qualitativa largamente apprezzata e ormai consolidata negli ambienti che cercano feedback sul proprio operato attraverso il cosiddetto “marketing dell’ascolto”; si rivela utile alle aziende e alle realtà non profit che vogliono indagare la propria reputazione tra gli stakeholder principali, sperimentando l’empatia di connettersi con l’altro per instaurare un dialogo che in tanti casi si rivela più produttivo delle ricerche di settore. Come raccontano due delle psicologhe professioniste coinvolte in modo attivo nel progetto e già in staff a EDUCatt, il focus group è una metodologia di indagine sociale che attraverso domande stimolo fa scaturire reazioni ed emozioni nei partecipanti che instaurano un dialogo su tematiche suggerite dal moderatore. A differenza di un questionario o di un’intervista di gruppo, il pregio del focus group è quello di far interagire gli attori della discussione in modo autonomo

per stimolare pensieri che fanno emergere criticità e punti di forza dell’argomento al centro del dibattito. La Fondazione non è nuova a questo tipo di iniziative: è dal 2011 infatti, che, ad anni alterni, EDUCatt si fa portavoce di iniziative e progetti che hanno come mission n l’ascolto dello studente e dei suoi bisogni. Attraverso questionari di soddisfazione – sono stati circa 700 gli ospiti dei Collegi in Campus di Milano (inclusa la Residenza Buonarroti) e Piacenza a cui è stata somministrata la survey onlinee lo scorso luglio – e progetti internazionali di welfare studentesco – Wise (Welfare for Improved Social Dimension of Education) ne è l’esempio più recente e concreto – l’Ente cerca di indagare le esigenze e rispondere alle necessità che lo studente manifesta durante la sua carriera universitaria. Perfettamente inserito in questa prospettiva di ascolto, il progetto LIFE mira a espandere l’indagine per intercettare gli altri stakeholder principali quali i docenti e il PTA (personale tecnico amministrativo). EDUCatt, realtà non profit ma che eroga servizi, diventa così un interessante caso di studio anche nel ramo accademico, come dimostrano anche alcune tesi di laurea che hanno proprio l’Ente e la customer satisfaction n come oggetti d’analisi principali.

Un anno di novità p per il servizio prestito libri EDUCatt di Linda Poncetta

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ell’ultimo anno il Servizio di Prestito EDUCatt è stato oggetto di alcune migliorie in risposta alle esigenze degli studenti, grazie anche all’ormai rodato sodalizio con la Biblioteca d’Ateneo. Grazie a questa proficua collaborazione, la consultazione del catalogo e la prenotazione dei volumi sono state rese più agevoli con la migrazione in un nuovo sistema di gestione, totalmente integrato con quello della Biblioteca universitaria, che permette anche per il Servizio EDUCatt di verificare e gestire la propria posizione direttamente dal profilo mylibrary. Inoltre, per far fronte ai bisogni degli studenti in modo più mirato ed efficace, per i mesi di ottobre e novembre gli sportelli presso il Banco centrale di distribuzione di Milano, solitamente attivi dal lunedì al giovedì, hanno ampliato l’orario di funzionamento, aprendo straordinariamente anche il venerdì mattina. Il regolamento del prestito libri EDUCatt prevede che gli studenti regolarmente iscritti all’Università possano avere in prestito per tre mesi, gratuitamente, fino a sei libri 42

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adottati nei corsi. E questo, grazie al nuovo prestito intersede, vale per tutte le sedi: i volumi dell’intero catalogo EDUCatt sono stati recentemente trasferiti nella sede di Milano, ma possono essere prenotati online e spediti nella sede bibliotecaria di appartenenza dello studente richiedente, in tempi brevi e senza costi aggiuntivi. Al sistema di prestito libri tradizionale, EDUCatt affianca poi già da alcuni anni l’HUB digitale, una mediateca che mette a disposizione una grande varietà di contenuti, con finalità differenti e con una copertura di titoli e media diversa rispetto a quella delle risorse di tipo accademico. Il ricco catalogo comprende ebook, quotidiani e riviste nazionali, tra cui Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Avvenire, La Gazzetta dello Sport e Vanity Fair, e altri contenuti come brani musicali, audiolibri, video, archivi di dati, pubblicazioni scientifiche, spartiti musicali e giochi. Questo servizio integrato è offerto attraverso le piattaforme MediaLibraryOnLine (MLOL) e Pandoracampus, disponibili per gli studenti di tutte le sedi.


educatt

IN BREVE

Le assemblee annuali degli ex collegiali

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ome ogni anno si sono riunite le associazioni degli ex collegiali dell’Università Cattolica, a ravvivare le antiche amicizie e a mettere in comune con gli studenti di oggi la preziosa esperienza di vita e di studio in Università Cattolica. Secondo tradizione, nel secondo sabato del mese (11 novembre 2017) si è tenuto il ventiduesimo appuntamento annuale di ritrovo degli studenti dell’Augustinianum di tutte le età: l’associazione ha dato l’avvio ufficiale al percorso di approfondimento previsto per quest’anno – intitolato La gestione interna del fenomeno migratorio tra diritto d’asilo, ordine pubblico ed esigenze di integrazionee –, ha conferito ai suoi studenti il premio Laureato dell’anno e il premio di laurea Umberto Pototschnigg e a Siro Bassani, Pio Cammarataa e Nicola Messinaa il premio Agostino dell’anno; c’è stato inoltre un momento dedicato al ricordo degli Agostini tornati alla casa del Padre. Ma l’Assemblea è stata come sempre anche l’occasione per respirare di nuovo l’aria dei chiostri dell’Ateneo di largo Gemelli e ricordare un periodo importante della propria vita, oltre che per rinnovare l’importante rete di relazioni che unisce gli Agostini di sempre. Sabato 25 novembre è stato il turno degli ex studenti del collegio Sant’Isidoro, dove, durante la mattinata, si è tenuta l’Assemblea. Dopo il pranzo comunitario in Mensa.7, nel pomeriggio, nella stessa sede, un evento culturale ha coinvolto gli studenti del collegio e non solo. Entrambi gli appuntamenti sono stati occasione per presentare il progetto Alumni d’Ateneo, il network che riunisce le principali realtà associative formate da ex studenti che condividono un legame profondo con l’Università e che vogliono continuare a contribuire alla sua crescita.

Il Salottino dei libri usati per Bookcity

Foto © different.photography

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DUCatt ha anche quest’anno contribuito attivamente alla fitta settimana di programmazione della manifestazione letteraria Bookcity Milano con l’iniziativa del Salottino del libro usato. Giunto alla sua quarta edizione, il Salottino – appuntamento ormai irrinunciabile e apprezzato dal pubblico universitario – ha permesso ai visitatori di ottenere al valore simbolico di un euro l’uno i tanti titoli messi a disposizione dall’ente, scelti tra i volumi alienati dal catalogo o donati per l’occasione dai partner dell’iniziativa. Un vero affare per i fortunati bibliofili che hanno così potuto aggiudicarsi titoli, a volte introvabili, al costo di un caffè. A differenza delle precedenti edizioni, in cui il Salottino era ispirato dall’idea del mercatino del libro “en plein air”, per quest’appuntamento di novembre EDUCatt ha riservato alla distribuzione dei titoli lo spazio di Mensa&Pizza.9, che ha accolto un gran numero di appassionati lettori: circa 5 mila libri messi a disposizione e quasi 2500 libri rimessi in circolo. PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

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libri

L’infanzia di p papa p Francesco e le sue radici italiane

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artito da Genova il 7 gennaio 1929 con i genitori, Mario Bergoglio, il padre del futuro papa, arriva in Argentina a bordo del transatlantico Giulio Cesare per costruirsi una nuova vita: questa è la premessa al brano Emigranti che trovate di seguito e che è estratto dal libro Francesco, il papa americano pubblicato da Vita i e Pensiero e scritto dalla giornalista Silvina Pérez, direttrice dell’edizione spagnola dell’Osservatore Romano, e dalla storica Lucetta Scaraffia. Il libro racconta con toni avvincenti ed episodi poco noti la vita argentina di papa Francesco e gli aspetti più innovativi del suo pontificato: «davvero un Papa che viene da un altro mondo», scrive Giovanni Maria Vian nell’introduzione.

«Mario comincia come contabile nel negozio e come fattorino per la consegna delle merci, finché non trova lavoro in una ditta importante. La fisionomia originaria di quella famiglia emigrata si era persa già da qualche tempo e la metamorfosi con la città di Buenos Aires non tarda ad arrivare: è forse qui che Mario decide per la prima volta che vuole davvero far parte di questa comunità chiamata Argentina. E aderisce incondizionatamente a una passione comune a molti argentini: in poco tempo diventa un grande tifoso del San Lorenzo, squadra di calcio nota come Ciclón, del quartiere di Almagro. La società era stata fondata nel 1908 da padre Lorenzo, un parroco che aveva deciso di dare un campo ai ragazzi che giocavano a fútbol per le strade del quartiere, e che in cambio avrebbero dovuto seguire il catechismo e aiutare il sacerdote nella manutenzione della parrocchia. Lo stadio in legno, dipinto con i colori della squadra, era diventato subito famoso per l’energia che sprigionava grazie al calore dei tifosi. Il Viejo Gasómetro non era solo uno stadio. Era un punto di riferimento per gli amanti dello sport, ma anche un vero e proprio centro sociale e culturale per il quartiere, grazie alla biblioteca, al teatro, 44

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al cinema e alle leggendarie celebrazioni del carnevale. quartiere di Almagro g la distanDa Flores al q za è minima. È qui che Mario Bergoglio conosce Regina María Sivori, una donna timida con la passione per la musica lirica. Nata a Buenos Aires, era figlia di una piemontese e di un argentino originario di Santa Giulia, un paesino sulle alture di Lavagna, in provincia di Genova. Come tanti italiani, anche i suoi erano partiti in nave in cerca di fortuna. Regina frequentava la basilica di San Carlos Borromeo y María Auxiliadora, un imponente edificio costruito dai salesiani. Si tratta di una chiesa neogotica legata a due celebrità della capitale, la soprano Adelaide Saraceno, d’origine italiana, una delle più importanti artiste liriche del primo Novecento, e il leggendario tanguero Carlos Gardel che, da piccolo, faceva p parte del coro. È qui che, giovanissima, nemmeno ventenne, il 12 dicembre del 1935 Regina sposa Mario Bergoglio, incontrato all’oratorio salesiano di Sant’Antonio, nel quartiere di Almagro. Un amore mite coronato dalla nascita di cinque q figgli: Marta Regina, g Alberto Horacio, Óscar Adrián e María Elena, oltre al primogenito Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre del 1936. Il salesiano amico di famiglia padre Pozzoli lo battezza a Natale del 1936 – otto giorni dopo la sua nascita – alimentando la fede di tutta la famiglia con la fibra concreta del cattolicesimo sociale e piemontese dei figli di don Bosco. Lo stesso cattolicesimo che nonna Rosa aveva respirato a Torino, da militante e apprezzata conferenziera dell’Azione Cattolica, negli anni in cui l’organizzazione cominciava a entrare nel mirino del fascismo. Grazie ai nonni paterni Jorge impara il piemontese e diventa ‘il più italiano’ dei cinque fratelli. Mentre cresce nella sua patria argentina, intuisce nei nonni [...] la nostalgia tipica degli emigrati, che poi andrà a ricercare nelle poesie piemontesi di Nino Costa. Con il padre gioca a briscola e segue le partite di pallacanestro, con la

IN EVIDENZA

Tomáš Halík, «vi spiego l’amore»

omáš Halík k nasce a Praga nel T 1948, negli anni della dominazione sovietica. La sua storia è

segnata dalla ricerca: Halík studia filosofia, sociologia e psicologia all’Università Carlo, dove diventa professore, una carriera che è costretto ad abbandonare q quando i servizi segreti g lo bollano come “nemico del regime”. La ricerca scientifica si trasforma allora nella ricerca di senso, di fede: nel 1972 si avvicina alla Chiesa cattolica e comincia a studiare clandestinamente teologia, g fino a essere ordinato sacerdote nel 1978, a Erfurt, in Germania. Sono gli anni in cui lavora come psicoterapeuta con tossico-dipendenti e alcolisti mentre dirige, sempre in clandestinità, seminari di formazione negli ambienti dissidenti, collaborando strettamente con l’allora arcivescovo di Praga Frantisek Tomášek k e il futuro Presidente della Repubblica ceca Václav Havel.

Nel 2014 vince il Templeton Prize, una sorta di Nobel per la religione che annovera tra i vincitori Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich, il Dalai Lama. Con Vita e Pensiero ha pubblicato Voglio che tu sia. L’amore dell’altro e il Dio cristiano.

madre ascolta musica: “Ogni sabato, alle due del pomeriggio, ascoltavamo le opere liriche che venivano trasmesse dalla Radio di Stato. Prima che iniziasse, la mamma ci spiegava l’opera, ci avvisava quando stava per cominciare l’aria più importante e conosciuta... Era una bellezza, per me, gustare la musica”».


libri

Bookcityy università, un viaggio nella cultura di Velania La Mendola

Scritture sacre a cura di Marco Rainini e Gian Luca Potestà

vitaepensiero.it

LE RIVISTE VITA E PENSIERO

Aevum Antiquum

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a cultura è un misto fra pulsioni interne, acquisizioni esterne, contaminazioni, ed è quello che la rende viva. Il sistema della formazione dovrebbe avere il coraggio ogni tanto di esserne cosciente e di avere la fortuna di poterle mescolare: se ci riesce ha vinto». Parole di Philippe Daverio che bene introducono la forza di Bookcity Milano, che anche quest’anno e ancor più degli altri anni, dal 16 al 19 novembre ha animato i chiostri dell’Università Cattolica nel programma coordinato dalla casa editrice Vita e Pensiero. Daverio è stato il primo degli ospiti della libreria, invitato a presentare con Antonietta Porro e Aldo Grasso il libro Ritorno ai classici, nell’incontro moderato da Roberto Righetto e intitolato In difesa del greco e del latino. Inedita è stata l’inaugurazione firmata dal gruppo Bookcity Università: tutti gli atenei milanesi hanno infatti collaborato all’evento I saperi del Novecento che si è svolto alla Fondazione Corriere della Sera e hanno creato insieme il film omonimo con interviste a docenti di ogni università e di svariate discipline. Un grande affresco sul secolo che Giuseppe Lupo, tra gli intervistati, ha definito: «non breve, ma lunghissimo, perché sono successe talmente tante cose che lo hanno dilatato... e la cultura è stata sempre una risposta al senso della fine». Mario Taccolini, prorettore dell’Ateneo, al tavolo con gli altri prorettori, ha fatto notare come Milano e la Lombardia costituiscano un territorio privilegiato in cui locale e globale hanno la possibilità di incontrarsi e quanto Bookcity sia utile a superare quei confini che le università sono solite frequentare per «coltivare un discorso franco, aperto e serrato». Il venerdì è stata la giornata di Engaging the Reader, il convegno organizzato dal master Professione Editoria diretto da Edoardo Barbieri, con ospiti di rilievo del mondo editoriale come Ricardo Franco Levi,

presidente Aie, che ha ricordato quanto l’editoria italiana, spesso descritta in crisi, sia in realtà tra le prime grandi industrie culturali d’Europa: «il paradosso è l’alto numero di libri prodotti rispetto al numero dei consumatori». Tra le iniziative Aie volte a rilanciare l’abitudine alla lettura c’è tutti gli anni #ioleggoperché, cui ha partecipato anche Vita e Pensiero donando più di 700 copie di libri a sostegno delle biblioteche scolastiche. L’editrice, che si appresta a festeggiare il secolo di vita, ha presentato in una libreria super affollata di giovani il nuovo libro di Silvano Petrosino, Contro la cultura. La letteratura, per fortuna, insieme all’attore Giacomo Poretti. A Palazzo Litta si è svolta invece la presentazione del libro di Carlo Ossola, Europa ritrovata, con Mario Cantilena, Giorgio Ficaraa e il direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, un’erudita “cartografia storica” per riscoprire l’identità del Vecchio Contente fuori dalle rotte low cost. Domenica il viaggio Bookcity dell’editrice si è concluso al Laboratorio Formentini sulle pagine dell’Ulisse di Joyce, un classico cui Giuliana Bendellii ha dedicato una guida illustrata con mappe e foto della città di Dublino. Un labirinto letterario che si è dipanato tra il reading curato con gli studenti della Cattolica e la musica joyciana commentata per l’occasione da Massimo Bacigalupo.

l numero 15 della rivista di filologia Irisoluzione m è dedicato alla classica Aevum Antiquum di un giallo letterario: come è

morto Agamennone? Sono infatti diverse le versioni nella poesia classica e nelle fonti iconografiche greche, latine e italiche. L’articolo da cui parte il dibattito è q quello di Isabella Novaa che individua come la più antica rappresentazione di q questo episodio mitico q quella che si trova sul cratere attribuito al pittore Dokimasia e conservato a Boston (in copertina). La decorazione sulla ceramica mostra Egisto che, armato di spada, stringe la testa della sua vittima, Agamennone, nudo e coperto da una veste trasparente dalla quale si intravede il colpo ricevuto. Alle spalle di Egisto Clitemnestra tiene nella mano destra un’ascia, pronta a colpire il marito. Un racconto ben diverso da quello che troviamo nell’Orestea di Eschilo dove Agamennone viene sorpreso e ucciso dalla moglie nella vasca da bagno. L’elemento che forse risalta maggiormente in questa nuova versione è quello della mortifera vesti, attorno al quale si sono interrogati i vari studiosi che hanno contribuito al fascicolo: uno speciale chitone privo di aperture per la testa e le braccia dimostrerebbe che la morte di Agamennone è il frutto di un inganno. Una veste offerta in dono al marito da Clitemnestra, che si è rivelata una trappola. Si tratta di una versione forse già presente in composizioni poetiche greche ora perdute, e che riemergerà in opere più tarde, in particolare nella tragedia Agamennone di Seneca. Partecipano alla discussione G. Aricò, L. Castagna, L. de Giovanni, P.J. Finglass, E. Medda, C. Roscino, A.H. Sommerstein, R. Viccei. Info: http:aevumantiquum.vitaepensiero.it 45


libri

Libro-quiz contro la cultura a cura di Velania La Mendola

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L’antiquariato Hoepli. Una prima ricognizione tra i documenti e i cataloghi premessa di Giancarlo Petrella, EDUCatt, Milano, 2017 pp. 222 | euro 12,00

F

1. Ha scritto Nabokov con meravigliosa ironia: «continuerei a raccomandare come indirizzo permanente dello scrittore la vituperatissima torre d’avorio, purché ovviamente fornita di…»

wifi e tv telefono e ascensore vasca idromassaggio divano letto

4. Petrosino dedica un intero capitolo al racconto “Taibele e il suo demone”. L’autore è un Premio Nobel, di chi si tratta?

2. Completa la frase scegliendo la giusta combinazione di parole: «Agli scrittori che vogliono dar voce all’… (di solito la propria) per parlare alle anime (di solito degli altri), si oppongono gli scrittori che non hanno paura di sporcarsi le …, di scendere nell’animo, anche quello più traviato e …: l’anima è sempre alta, l’animo è spesso basso».

a) anima, dita, corrotto b) apparenza, pagine, disperso c) aria, mani, disgustoso d) essenza, scarpe, onesto

3. Dolores Haze è la protagonista di quale romanzo?

a) Ragione e sentimento b) La casa degli spiriti c) Lolita d) Il grande Gatsby

Ogni domanda corretta 1 punto (non vale usare google) Soluzioni: 1. b 2. a 3. c 4. b 5. d Profili: 5 punti sei un professore? Complimenti in ogni caso!; 4 punti ottimo, continua così!; 3 punti non sei un tuttologo, ma ti manca poco; 2 punti poco, ma buono; 0-1 punto devi proprio leggere Contro la cultura.

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PRESENZA 5-6, SETTEMBRE-DICEMBRE 2017

Cartaceo Luca Montagner

i raccontano storie anche per ingannare. La grande letteratura invece non mente mai, perché non si preoccupa di «fare cultura», di riempire i salotti televisivi, non vuole commuovere, convincere, consolare, ma solo raccontare l’esperienza umana, nella ricerca del mot juste, del giusto intreccio tra le diverse parole. Da questa tesi nasce il titolo dell’ultimo libro di Silvano Petrosino, Contro la cultura. La letteratura, per fortuna (ed. Vita e Pensiero) a cui è ispirato il libro-quiz.

a) b) c) d)

EDUCatt

a) Ernest Hemingwayy b) Isaac Bashevis Singer c) Elias Canetti d) Sebastiano Vassalli

ino a ora assai meno nota rispetto all’esperienza editoriale, la storia della Libreria Antiquaria Hoepli e dei suoi primi attori trova spazio nel volume L’antiquariato Hoepli, esito dello studio condotto da Luca Montagner, sotto la guida del professor Barbieri, per la tesi di laurea magistrale in Filologia moderna presso l’Università Cattolica di Milano. L’autore si sofferma sul caso del catalogo storico della collezione di romanzi cavallereschi appartenenti al Fondo Castiglioni e allestisce nell’ultimo capitolo un dettagliato censimento che fornisce una completa e affidabile bibliografia dei cataloghi della libreria Hoepli. Il volume offre così – come si legge nella presentazione di Giancarlo Petrella – «un limpido esempio della valenza storico-bibliografica dei cataloghi d’antiquariato – per lungo tempo considerati, a torto, un prodotto editoriale la cui unica finalità commerciale-promozionale si esaurisce nel breve periodo – e della necessità della loro conservazione e piena valorizzazione».

EBook Misericordia e perdono. Termini, concetti, luoghi, tempi, atti della Summer School 2016 a cura di Alberto Barzanò e Cinzia Bearzot EDUCatt, Milano, 2017 pp. 184 | download gratuito

5. Jean Cayrol, poeta e scrittore francese, partecipò attivamente alla Resistenza e fu deportato a Mauthausen. “Nacht und Nebel”, “Notte e nebbia”, dal nome dato dai nazisti ai prigionieri politici, è il titolo di una delle sue opere utilizzata come commento a un documentario sui campi di sterminio. Chi era il regista?

a) b) c) d)

Alfred Hitchcock Victor Fleming Stanleyy Kubrick Alain Resnais

Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), youtube (/vitaepensiero) e sul sito www.vitaepensiero.it

È

scaricabile gratuitamente all’indirizzo www.educatt.it/libri l’edizione degli atti della Summer School 2016 della Scuola di Dottorato in Studi Umanistici. Tradizione e contemporaneità. La riflessione sul tema prende avvio da un’analisi della giovinezza come «la fase della vita che esprime la massima energia biologica e la massima vitalità corporea, ma allo stesso tempo è assillata da tormenti, da fragilità e da rischi» e sulla conseguente necessità che l’educazione e le istituzioni ad essa collegate – come in particolare l’Università – svolgano un ruolo importante nel confronto con il messaggio del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco. All’interno del volume, misericordia e perdono vengono poi affrontati da diversi punti di vista e attraverso varie epoche storiche: dalla misericordia dei Romani fino al pauperismo e alle politiche assistenziali nell’età moderna.


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Novembre Dicembre 2017 Anno C

B I M E S T R A L E D I C U L T U R A E D I B A T T I T O D E L L’ U N I V E R S I T À C A T T O L I C A

L’INEDITO Paul Ricoeur

L’Europa e la crisi della coscienza storica

FRONTIERE Josef De Kesel

Un nuovo ruolo per le religioni nella società post-secolare

DISCUSSIONI Massimo Borghesi

Tra Agostino e Tommaso la terza via di Guardini

POLEMICHE CULTURALI Nando Pagnoncelli Ma gli italiani votano di testa o di pancia? Alfonso Berardinelli Sinistra non comunista e rivoluzione bolscevica

Il pensiero in panne: trionfa la cultura “molle”

L’INTRUSO Luigi Zoja

La nuova generazione fragile e critica

FOCUS Joseph Maïla

I cristiani d’Oriente fra memoria e speranza

ISSN 0042-725 X

Guido Oldani


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