Presenza 01 gennaio-febbraio 2017

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 1 – anno XLXIX gennaio-febbraio 2017

Ne ha fatta di strada Manuela Soffientini, la “Signora del bianco”

Borse di studio Premio al merito per 200 studenti

Roma

Il Presidente Mattarella al Dies Academicus

IL LAVORO prima della laurea Incontri, contatti, colloqui con aziende già durante gli anni di studio per essere pronti a cogliere le migliori opportunità. Da 30 anni il Comitato Università Mondo del Lavoro ha gettato un ponte tra la formazione universitaria e il mondo delle imprese


Cinque campus distribuiti su tutto il WHUULWRULR QD]LRQDOH XQD ͤWWD WUDPD di rapporti internazionali e un’offerta formativa ricca e articolata. Ăˆ questo il modo in cui l’UniversitĂ Cattolica offre, anno dopo anno, il suo contributo alla formazione delle nuove generazioni e

al loro inserimento professionale, alla crescita del tessuto socio-economico del Paese e all'avanzamento della ricerca VFLHQWLͤFD $L VXRL VWXGHQWL FKLHGH impegno nello studio e passione per la conoscenza: fedele alla sua missione di IRUPDUH SHUVRQH ROWUH FKH SURIHVVLRQLVWL

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 1 – anno XLXIX gennaio-febbraio 2017

Ne ha fatta di strada Manuela Soffientini, la “Signora del bianco”

SOMMARIO

Borse di studio Premio al merito per 200 studenti

Roma

Il Presidente Mattarella al Dies Academicus

04 – Pensare al lavoro prima della laurea IL LAVORO prima della laurea Incontri, contatti, colloqui con aziende già durante gli anni di studio per essere pronti a cogliere le migliori opportunità. Da 30 anni il Comitato Università Mondo del Lavoro ha gettato un ponte tra la formazione universitaria e il mondo delle imprese

n.1/duemiladiciassette Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Carla Alecci, Katia Biondi, Sabrina Cliti, Elisa Conselvan, Francesca Conti, Marianna Di Piazza Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Antonella Olivari, Roberta Ricchetti, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia

Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 27 febbraio 2017

08 – Soffientini, la “Signora del bianco” 10 – Premio al merito per 200 studenti 11 – Il Charity guarda a Oriente 12 – A lezione da Cantone 14 – Erasmus, un rito di iniziazione 15 – Mese del cuore: check up nei chiostri 16 – Addio a Bettetini, regista e semiologo 18 – Dies Academicus, il plauso di Mattarella 22 – Matematica: una gara al femminile 26 – Phd, al lavoro con il talent 28 – Roomtastic, su internet si cerca casa 30 – Libri, il nuovo welfare aziendale

Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza


primo piano

IL LAVORO

prima della Laurea Il segreto per trovare più facilmente occupazione? Sfruttare tutte le occasioni che l’Università propone già durante gli studi. Un accompagnamento iniziato con la nascita del Comitato Università Mondo del Lavoro 30 anni fa

di Francesca Conti

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NIVERSITÀ COME LUOGO di cul-

tura, università come formazione al lavoro: questi due ruoli non dovrebbero mai essere in contradizione, ma in stretta sinergia. Come succede in Università Cattolica grazie al Comitato Università Mondo del Lavoro, attivo da 30 anni e supportato dall’ufficio Stage & Placement. Le attività del Comitato si rivolgono sia al mondo imprenditoriale, sia agli studenti universitari come spiega il professor Mario Molteni, docente di Economia aziendale e attuale presidente del Comitato Università Mondo del Lavoro: «Il nostro servizio si rivolge principalmente ai neolaureati o, ancor meglio, ai ragazzi che sono a uno o due anni dalla laurea: sono questi infatti i profili maggiormente ricercati dalle aziende tramite il canale universitario. Ma il Comitato estende le proprie attività anche agli studenti più giovani. Le aziende che si recano in università alla ricerca di profili sempre più spesso richiedono esperienze all’estero o una perfetta conoscenza dell’inglese. Per questo il Comitato si muove anticipatamente, per esporre quanto prima i ragazzi alle esigenze espresse dalle imprese. L’orientamento deve partire da subito, dalle matricole. Anzi, oggi il Comitato propone incontri di orientamento al lavoro anche ai ragazzi delle scuole superiori, perché la scelta dell’università non può essere disgiunta da un obiettivo che va oltre il traguardo della laurea».

Ma come si rinnova il Comitato per essere uno strumento sempre allineato alle esigenze e ai cambiamenti del mer4

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cato del lavoro? Il Comitato nel 2016 è stato oggetto della sua più significativa riarticolazione. Esso non comprende più solo docenti nominati a livello centrale. Ogni Facoltà ha identificato un suo referente, scegliendolo tra i docenti più a stretto contatto col mondo del lavoro e delle professioni. Vi sono poi i rappresentanti di ciascuna Sede e del Consiglio di Amministrazione dell’Università. Sottolineerei in particolare due aspetti che, già presenti in passato, si stanno intensificando. Da un lato la diversificazione delle attività di placement nelle varie sedi, perché troppo diverso è il contesto di Milano da quello di Roma Piacenza o Brescia. Dall’altro lato la volontà di porsi al servizio di tutte le Facoltà. Le aziende oggi, profit e non profit, sempre più hanno bisogno di competenze nuove, sia più quantitative, sia umanistiche. I primi risultati già ci sono: grazie al contatto con alcune Facoltà umanistiche abbiamo intrapreso iniziative nuove che hanno portato a presentare profili di laureati molto interessanti per mercati in precedenza solo sfiorati. Come le attività del Comitato si integrano alle lezioni curricolari? Negli anni si è creata una rete di docenti che dà visibilità alle aziende, tutto a beneficio della concretezza dei nostri corsi universitari. Le iniziative, numerose a Economia, Scienze bancarie finanziarie e assicurative o Scienze linguistiche, si stanno diffondendo presso tutti i corsi di laurea. Vorremmo che testimoni d’azienda andassero a contaminare le

lezioni fin dai primi anni e che i professionisti di varie aziende raccontassero le loro storie ai ragazzi, illuminandoli anche sugli aspetti operativi ed espeMario Molteni rienziali dei loro mestieri. In questo modo i ragazzi capiscono con semplicità ed efficacia che le aziende non cercano solo laureati, ma “persone”. E ciascuno, al di là del titolo di studio, ha la possibilità di iniziare a comprendere meglio le proprie attitudini e le proprie preferenze: lavoro di relazioni o no, ambito sociale o d’ufficio, imprenditore o collaboratore, lavoro autonomo o lavoro in gruppo… Il Comitato prevede attività specifiche per le singole Facoltà? Nel tempo abbiamo predisposto un canovaccio di attività trasversali rispetto alle Facoltà: è bene che tutti siano in grado di compilare correttamente un curriculum, così come tutti dovrebbero saper affrontare al meglio un colloquio di lavoro. Però ci sono esigenze specifiche da parte dei diversi mercati del lavoro che non è possibile proporre genericamente a tutti, per questo vengono create delle attività ad hoc. Oggi poi facciamo prevalentemente assessment con aziende che cercano ragazzi che si occuperanno di big data, piuttosto che di controllo di gestione o di strategy: vorremmo che la stessa cosa un domani venisse fatta per chi si occuperà di educazione dei bambini, sostegno


LE ATTIVITÀ DEL COMITATO

Incontri e presentazioni on campus - Career Day - Presentazioni aziendali - Recruiting Day, giornate di reclutamento e selezione in Università - Workshop di selezione - Testimonianze di manager e svolgimento di business case durante le lezioni - Field project, business game, business competition in collaborazione con la didattica - Incontri con manager e specialisti della selezione del personale - Corsi di orientamento alle strategie di ricerca e al colloquio di lavoro - Presentazione di figure professionali e funzioni aziendali - Workshop e consulenze per la ricerca attiva del lavoro

E-branding e altre forme di promozione

dei disabili o qualsiasi altro mercato su cui la Cattolica investe e che rappresenta il normale canale di sbocco per i nostri laureati. Qual è l’importanza delle attività di orientamento, alla luce del perdurare della crisi economica e delle attuali condizioni di precariato giovanile? Se una volta si parlava di ricerca di impiego oggi si dovrebbe parlare di ricerca di impiegabilità. I mercati offrono più raramente posizioni stabili e sempre meno i ragazzi cercano il famoso “posto fisso”. Soprattutto i più intraprendenti vedono ogni posizione lavorativa come un’opportunità da vivere per un certo lasso di tempo e non per tutta la vita. Di conseguenza sono sempre più necessarie continue capacità di adattamento e di auto-orientamento. Nella carriera lavorativa bisogna sapersi ripensare più volte. Recenti ricerche ci dicono che tra 10 anni la percentuale di occupati in mestieri che attualmente non esistono sarà molto elevata. Se è dunque importante l’orientamento che si fa oggi per domani, altrettanto importante è generare negli studenti questa attitudine al nuovo, questa apertura ad esplorare. Da parte del neolaureato resta comunque essenziale una forte motivazione per intraprendere la carriera

desiderata e quindi un investimento deciso in termini di tempo e impegno nella ricerca della propria professione ideale. Questa è una tendenza che purtroppo si riscontra sempre meno frequentemente nei ragazzi che, sfiduciati anche da un’ondata di pessimismo nei confronti del mondo del lavoro, tendono ad “accontentarsi” della prima risposta positiva da parte delle aziende. Quali sono, oltre alle aziende, le altre realtà con cui si interfaccia il Comitato per stringere rapporti e attivare servizi di stage? Abbiamo una partnership formalizzata con una sessantina di aziende, ma sono oltre sedicimila gli enti con cui intessiamo relazioni. Ad esempio, tramite i tirocini curricolari, la Cattolica si interfaccia con una miriade di mondi come quello dell’area sanitaria, dell’istruzione, della pubblica amministrazione, l’ambito giuridico, le associazioni sportive, le cooperative sociali, le pro loco, il settore agroalimentare, quello della comunicazione ecc. Le porte della Cattolica sono aperte anche a tutte queste realtà, con l’obiettivo di moltiplicare i momenti di contatto per gli studenti, ben oltre le classiche occasioni formative.

- Visibilità sul sito del Servizio Stage e placement - Link al sito web dell’azienda dall’elenco delle aziende partner; - E-recruiting: pubblicazione “gold” online di annunci di lavoro e stage; - Presenza nell’archivio e nelle news online di tutti gli eventi organizzati in Università Cattolica; - Distribuzione della brochure istituzionale dell’azienda presso lo sportello Stage e placement e in occasione di eventi di presentazione aziendale; - Affissione di locandine/manifesti di Job opportunities. - Promozione Borse di studio, Concorsi, Award - Sostegno ai Programmi di stage e ai Graduate Programme - Visite aziendali.

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primo piano

Un ponte tra l’Ateneo e le professioni

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e quello delle Università sono davvero così distanti tra loro? Quello che si impara sui banchi di scuola non ha alcun riscontro pratico una volta compiuto il cosiddetto “salto della siepe” oltre i confini dell’Ateneo? Da anni c’è chi in Cattolica scommette sul contrario: il Comitato Università Mondo del Lavoro. Padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Ateneo del Sacro Cuore, credeva fortemente nell’importanza del contatto tra l’Università e la vita attiva della società. Una convinzione che a distanza di sessantaquattro anni dalla fondazione dell’Ateneo, nel 1985, prende forma concreta attraverso l’istituzione del Comitato Università Mondo del Lavoro. Una struttura che ancora oggi si pone come strumento di intermediazione e dialogo privilegiato sia per le imprese che si vogliono affidare all’Università Cattolica per attingere ad un bacino selezionato di giovani laureati, sia per gli studenti che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro e hanno bisogno degli strumenti giusti per affrontarlo. Il Comitato, per riuscire nei suoi intenti, promuove e sviluppa una serie di attività che prevedono un approccio integrato di informazione, orientamento e supporto a favore di studenti e laureati, docenti e imprese, in continua espansione e cambiamento, seguendo i ritmi del mercato del lavoro e le esigenze dei diversi ambiti lavorativi. Il Comitato prevede alcune attività che rimangono imprescindibili e

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L MONDO DEL LAVORO

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basilari, anche se cambiano mercati e professioni: è il caso dei corsi di orientamento al lavoro che forniscono un panorama di strategie per una ricerca attiva e proficua del proprio percorso di carriera. La corretta stesura di un curriculum, le dinamiche di un colloquio, le tecniche di auto promozione utili per affrontare la ricerca di un impiego sono attività essenziali e non sempre scontate per un giovane che abbia appena portato a termine anche la più brillante delle carriere accademiche: per questo il Comitato propone lezioni e incontri a riguardo con docenti e professionisti. Ma il Comitato non concentra le sue risorse soltanto per preparare gli studenti ad incontrare le aziende o a prender coscienza delle proprie attitudini e aspirazioni per poi confrontarle con le esigenze presenti nei diversi ambiti occupazionali, ma attua anche una serie di iniziative rivolte esclusivamente alle varie realtà imprenditoriali. «Le aziende attraverso il Comitato hanno la possibilità di entrare in Università, farsi conoscere attraverso presentazioni, testimonianze di manager e altro e quindi in sostanza fare employer branding. Inoltre possono disporre di una “corsia preferenziale” per fare reclutamento di studenti e neolaureati direttamente in Università Cattolica» spiega Mauro Balordi, coordinatore amministrativo del Comitato e direttore della funzione “Stage e Placement” di Ateneo, riferendosi alle attività di testimonianza e presentazione di case history durante le lezioni universitarie. Da sempre, infatti, il Comitato è una

vetrina importante per quelle aziende che intendono presentarsi agli studenti. I ragazzi hanno la possibilità di conoscere le imprese senza intermediari, e smentire o confermare l’idea e l’immagine che essi hanno di queste aziende. Spesso alcune realtà offrono molto di più dei profili professionali che normalmente si associano alle stesse: «Magari un ragazzo non crede di potersi inserire in una determinata azienda perché dà per scontato che offra soltanto determinate posizioni, mentre può scoprire realtà non note e ruoli accattivanti» specifica Balordi. Alle aziende del Comitato viene anche data l’opportunità di programmare una giornata di selezione in collaborazione con il Servizio Stage & Placement dell’Università Cattolica. L’iniziativa viene promossa attraverso il sito internet dell’Università e una volta raccolte le candidature, le società convocano i candidati idonei a sostenere la prova di selezione attraverso colloqui individuali o di gruppo. Così anche le aziende hanno l’occasione di proporsi agli studenti in momenti dedicati, presentando il proprio profilo e la struttura organizzativa e le opportunità di inserimento professionale. L’azienda può entrare in contatto diretto con gli studenti e i laureati della Cattolica per individuare possibili risorse, con competenze Mauro Balordi rispondenti ai bisogni di recruiting,


UNIVERSITÀ E LAVORO

Una storia lunga trent’anni

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rent’anni fa nasceva in Cattolica il Comitato Università-Mondo del Lavoro, un organismo che si proponeva di promuovere un dialogo costante con le imprese, partendo proprio dalle esigenze del mercato del lavoro. Un gruppo di rappresentanti delle Risorse Umane di primarie aziende e rappresentanti del mondo accademico, coordinati dall’allora responsabile delle Pubbliche Relazioni, Libero Ranelli, si riunivano periodicamente dando vita ad un vivace e produttivo confronto. L’iniziativa, la prima riscontrabile nel mondo universitario italiano, ha continuato a svilupparsi ed evolversi nel tempo e quest’anno ha festeggiato i 30 anni di attività. Lo scorso dicembre in Largo Gemelli si è svolto un incontro che ha presentato le più interessanti best practice

anche inviando propri rappresentanti direttamente in aula. Manager, professionisti, direttori di funzioni possono coadiuvare i docenti in cattedra e far toccare con mano agli studenti le caratteristiche del proprio lavoro, coinvolgendoli direttamente. «Negli ultimi anni è sempre più attivo il partenariato didattico, ovvero la collaborazione tra aziende e mondo universitario direttamente sui banchi – sottolinea inoltre Balordi –. Anni fa la presenza delle aziende all’interno dei corsi era molto rara, oggi diciamo che in determinate fasi dell’anno queste “collaborazioni” sono addirittura prevalenti rispetto alla lezione frontale classica». Si tratta di modalità di approccio recepite con entusiasmo soprattutto dagli studenti, che partecipano sempre più numerosi. Tra queste modalità di contatto tra aziende e studenti ce n’è una in particolare che nel corso degli anni ha raccolto parecchi apprezzamenti: i business game in aula. Il rappresentante di una società chiede, ad esempio, agli studenti di simulare, a gruppi, una strategia di vendita di un determinato prodotto oppure di simulare il lancio di un prodotto ex novo. Il risultato del lavoro dei ragazzi, una volta indirizzato e corretto dai professionisti in aula, viene a volte effettivamente applicato in azienda. Questa modalità di lavoro consente alle aziende di trarre valore aggiunto, attingendo da un bacino di idee giovani e innovative, ma è stimolante soprattutto per i ragazzi, che vedono concretizzarsi quello che stanno studiando, avvicinandosi e sperimentando varie modalità di lavoro. Il Comitato si rinnova costantemente per essere al passo con il continuo aggiornamento del mondo del lavoro. Da un lato tra i suoi obiettivi vi è quello di contribuire ad adegua-

di collaborazione tra Università ed imprese e – tramite una divertente pièce teatrale – ha mostrato le difficoltà che incontrano i neolaureati ad inserirsi nel mondo del lavoro. Infine una tavola rotonda, con gli esponenti delle più importanti agenzie per il lavoro, ha fatto il punto delle sulle molteplici attività che gli uffici Stage & Placement delle varie sedi della Cattolica organizzano proprio in collaborazione con le Agenzie per il lavoro. Grazie a questi incontri i laureandi, come i neo laureati, vengono preparati ad affrontare i colloqui di lavoro, ed il loro bagaglio di competenze tecniche viene integrato con utili soft skills apprezzate nella fase della ricerca del personale.

re maggiormente l’offerta formativa dell’Ateneo, rendendola sempre più aderente alle richieste del mercato in continuo mutamento, dall’altro negli anni è emersa la necessità di ampliare i contatti con ambiti professionali emergenti e recettivi rispetto ai profili in uscita da tutte le Facoltà della nostra Università. Tra le novità caratterizzanti il biennio 2016-2018 di attività del Comitato Università Mondo del lavoro c’è la sua nuova composizione: oltre al presidente (professor Mario Marco Molteni), un rappresentante del Consiglio di Amministrazione (professor Marco Ercole Oriani) e due coordinatori amministrativi (Mario Gatti e Mauro Balordi) ogni Facoltà ha designato un suo rappresentante. «Questi ultimi, che rappresentano la novità più significativa, rappresentano di fatto l’anello di congiunzione tra le aziende del Comitato e le singole Facoltà, che hanno esigenze anche molto diverse tra loro riguardo il placement dei propri laureati. Questo consentirà ad ogni Facoltà di avere un collegamento più concreto con il mondo del lavoro» sottolinea Balordi. I nuovi rappresentanti si attiveranno quindi sia per ricevere le esigenze delle singole Facoltà, sia per intercettare nuove realtà territoriali ed aumentare il bacino di imprese, enti e associazioni da collegare alla rete dell’Università. Attualmente il portale del servizio Stage & Placement (http://step.unicatt.it) conta oltre 17mila enti e aziende nazionali e internazionali che si rivolgono all’Università Cattolica per ricevere un supporto nella gestione dei processi di intermediazione del lavoro; circa 70 di queste aziende intrattengono rapporti più stretti, collaborando con il Comitato Università Mondo del Lavoro nella realizzazione

di incontri in aula finalizzati all’orientamento professionale e al recruiting. Con il passare degli anni i principali interlocutori per il collocamento dei laureati si sono ampliati. Non ci si confronta più solo con le imprese nel senso tradizionale del termine, ma anche con la pubblica amministrazione, le cooperative, gli enti no profit ed altre realtà che gravitano nel mondo del lavoro e che sono diventati interlocutori altrettanto primari. Inoltre, nei cinque campus dell’Ateneo, sono poi periodicamente attivati tavoli di confronto con realtà locali, aziende e associazioni di categoria per condividere le innovazioni apportate all’offerta formativa.

CONTATTI

Milano Stage e Placement Tel. 02 7234 8500 stage-mi@unicatt.it

Brescia Stage e Placement Tel. 030 2406451/289 stage-bs@unicatt.it

Piacenza Stage e Placement Tel. 0523 599 320 ser.placement-pc@unicatt.it ser.stage-pc@unicatt.it

Roma Stage e Placement Tel. 06 3015 4480 Stage e tirocini Tel. 06 3015 4590 stage.placement-rm@unicatt.it PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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ne ha fatta di strada

LA SIGNORA

del bianco Manuela Soffientini, laureata in Economia in Università Cattolica, è amministratore delegato Italia di Electrolux, colosso svedese degli elettrodomestici. Uno stile di leadership tutto al femminile di Marianna Di Piazza

È

alla guida di Electrolux nel nostro Paese e l’unica a ricoprire un incarico così importante a livello europeo. Manuela Soffientini, milanese, laureata alla facoltà di Economia in largo Gemelli, dal 2012 è amministratore delegato Italia della multinazionale che detiene una delle fette più consistenti del mercato mondiale degli elettrodomestici. Ingaggiata dal gruppo svedese durante uno stato di crisi, ha tutelato le posizioni dei lavoratori in Italia e rilanciato il business. La sua carriera ha preso le mosse dai chiostri dell’Ateneo, senza un chiodo fisso in testa, ma cercando di chiarire strada facendo gli obiettivi. «Sapevo che l’Università Cattolica mi avrebbe offerto un percorso aperto, senza chiedermi di decidere subito che tipo di specializzazione prendere» racconta. «Durante gli studi ho incontrato quella che sarebbe stata la mia passione: il marketing. Sono rimasta affascinata da questo insegnamento ed è nato in me il desiderio di intraprendere una carriera in questo ambito. E così è stato. Da quel momento in avanti tutto si è rivelato molto più chiaro». LA PRIMA DONNA

Quanto hanno influito gli studi sulla sua carriera? «Sono stati fondamentali. Quando ho frequentato l’Università, il percorso di studi non era così ricco di insegnamenti specifici come oggi, ma sono stati sufficienti a preparami al meglio e fornirmi gli strumenti per aver chiara la strada da intraprendere professionalmente. L’Università mi ha permesso di capire 8

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e valorizzare quello che poi è stato il mio approccio al marketing e alla comunicazione». Dopo gli studi, come si è affacciata al mondo del lavoro? «Dopo la laurea sono stata contattata direttamente dalle aziende che mi hanno subito inserita in un programma di recruitment. Tutto questo è stato anche merito dell’Università Cattolica, reputata dalle multinazionali più importanti uno tra i migliori atenei in termini di preparazione degli studenti e qualità degli insegnamenti. E da lì è partito il mio percorso lavorativo». Ha rivestito ruoli importanti in diverse multinazionali. Dal 2012 è amministratore delegato di Electrolux, subentrando al precedente in un momento difficile per l’azienda. Come sono stati gestiti gli anni della crisi? «Sono entrata in azienda un po’ prima della dichiarazione dello stato di crisi. Quella di Electrolux è stata una scelta di rottura con un modello di gestione molto tradizionale, che premiava soprattutto la continuità con il management Zanussi. È stata però anche una scelta molto forte in termini di cambiamento di genere al vertice. Infatti, sono stata la prima donna ad assumere una posizione così importante in Electrolux e lo sono tuttora in Europa. Le discontinuità sono state gestite non senza conflitti ma con grande cautela da parte dei manager, a protezione di una realtà importante a livello territoriale e per l’intera industria manifatturiera italiana». Tra la fine del 2015 e i primi mesi del

2016 lo stato di crisi di Electrolux è terminato. Come è stato percepito questo momento positivo? «C’è stato un grande contributo da parte di alcuni manager storici che hanno lavorato in modo professionale e sono stati aperti alle nuove istanze dell’azienda. Siamo molto soddisfatti nel vedere che Electrolux, da un punto di vista industriale, abbia ritrovato un equilibro che permetta di tutelare le posizioni dei lavoratori in Italia. Diversa è la situazione del business: sicuramente è molto migliorato, ma il percorso di crescita, che ci vede impegnati a raggiungere alti livelli di profittabilità, è ancora lungo». Cosa significa essere una donna manager nel nostro Paese? «Non ho mai trovato particolari ostacoli o chiusure mentali. Certo, se una donna ha un progetto personale o di famiglia possono insorgere delle difficoltà. Questo è un punto che va equilibrato e, avendo avuto figli, credo di averlo gestito molto serenamente, senza compromettere troppo le mie esigenze personali. Poi la vita è fatta di incontri, fortuna e occasioni che bisogna saper cogliere. Però non posso dire di aver incontrato barriere discriminatorie o limitazioni al mio lavoro. Oggi sempre più aziende sono guidate da donne. Questo conferma che lo spazio è disponibile e che non ci sono ostacoli culturali così forti come molti credono». Ci sono differenze nell’approccio uomo-donna per quanto riguarda la gestione di un’azienda? «Non credo. Le modalità con cui


si svolge un determinato ruolo, come quello dell’amministratore delegato, sono sempre le stesse, così come le competenze che si devono mettere in gioco. Quello che può cambiare è il touch: una donna magari si muove in termini di interpretazione della leadership in modo diverso, basandosi meno sull’autorevolezza e più sulle competenze e sulla visione strategica. Onestamente credo di non essere diversa dai miei predecessori per quanto riguarda lo stile, ma sarebbe da chiedere ai miei collaboratori». Electrolux è una multinazionale di nazionalità svedese. Come cambia il modo di lavorare nel Nord Europa? «Lavorare con gli svedesi è bellissimo. Sicuramente una delle esperienza più positive che io abbia mai fatto da un punto di vista sia professionale che umano. In generale, lavorare con i Nord europei è estremamente gratificante: un’esperienza rigorosa e impegnata, ma senza rinunciare a nessun aspetto di rilevanza per il buon funzionamento del business. I valori che corrispondono a Electrolux sono quelli che mi sento di promuovere e condividere sempre: rispetto e capacità di valorizzare le persone, nonostante l’ambiente di lavoro sia molto competitivo».

Sulla spinta di quanto già accade in Nord Europa, Electrolux sta attuando una rivoluzione digitale: in Italia è stato da poco introdotto lo smart working. Come è stato accolto? «Le persone hanno la possibilità di lavorare un certo numero di giorni da casa, stabilendo i propri orari, ma con una reperibilità che deve essere assicurata. Lo smart working è stato accolto molto positivamente dai dipendenti, non solo dalle donne ma anche dagli uomini. Io e il capo del personale abbiamo dato una grande spinta a questa pratica perché siamo convinti che se le persone lavorano in un ambiente che permette loro di stare più concentrate e comode con i propri impegni, possono essere anche più produttive. In Electrolux siamo tutti estremamente favorevoli all’home working e spingiamo molto i dipendenti a praticarlo». Dopo la crisi che ha colpito il settore negli ultimi anni, come pensa che possa evolversi in futuro l’industria manifatturiera in Italia? «Penso che il futuro dell’industria nel nostro Paese sia molto complesso. In Italia ci sono diverse aziende manifatturiere eccellenti, ma con problemi di competitività per quanto riguarda i costi. Una multinazio-

nale che continua a mantenere la propria posizione sul territorio italiano, da un punto di vista produttivo, sta facendo una scelta di qualità. Ma non sempre la qualità riesce a essere competitiva in termini di costi e le aziende si trovano sempre più spesso costrette a equilibrare questo fattore con la presenza in Paesi dove i costi del lavoro sono decisamente più bassi. C’è inoltre il tema della rigidità: se la produzione non riesce a sostenere completamente il costo degli impianti, la flessibilità che offre l’Italia è completamente diversa da quella che possono mettere a disposizione i Paesi dell’Est europeo». Data la sua esperienza, ha qualcosa da suggerire agli studenti che frequentano oggi i chiostri di largo Gemelli e della altre sedi dell’Ateneo? «Il mio consiglio è di essere sempre pronti ad affrontare le diversità che vengono poste dai contesti multinazionali, se si vuole operare in aziende eccellenti a livello mondiale. Sapere bene l’inglese è fondamentale. Inoltre è importante essere flessibili e soprattutto cercare di realizzare i propri sogni. Tutto è più facile se si riesce a seguire la propria aspirazione». PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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ateneo

Con duecento borse di studio Ateneo e Toniolo premiano il merito

N PREMIO al merito per 200 studenti dell’Ateneo, che hanno ricevuto altrettante borse di studio il 21 febbraio nell’Aula Magna della sede di Milano. Durante la cerimonia, che si è aperta con i saluti istituzionali del rettore Franco Anelli e di Paola Bignardi dell’Istituto Toniolo, sono intervenuti Nicolas Bargi, fondatore e Ceo di Save The Duck, e Carlo Consonni, amministratore di Bdo Italia, primo partner finanziario di questa iniziativa, proprio a testimonianza dell’impegno dell’Università Cattolica nel creare un incontro tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. Per premiare i giovani talenti, l’Università ha messo a disposizione 100 borse di studio Smart (del valore di 1.000 euro, destinate a studenti in corso, già iscritti a un anno successivo al primo di una laurea triennale o magistrale); 60 borse di studio Start

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(del valore di 2.000 euro, per studenti iscritti al primo anno di una laurea triennale o magistrale a ciclo unico); e 40 borse di studio Run (del valore di 2.000 euro, destinate agli studenti del primo anno del biennio magistrale). «La logica di questi premi non è tanto l’attribuzione di somme di denaro quantitativamente rilevanti – ha detto il Rettore durante il discorso di apertura della cerimonia – ma è di mostrare un segno di attenzione dell’Università verso chi ci mette passione e impegno: un riconoscimento che premia il merito e le capacità». L’impegno e la dedizione sono necessari per prepararsi al futuro nel migliore dei modi possibili, come ha affermato Paola Bignardi, che ha ricordato anche come queste borse di studio rappresentino la chiave d’accesso per entrare in maniera più coinvolgente e partecipata nella grande famiglia dell’Univer-

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sità Cattolica, legata da comuni ispirazioni, ideali, valori e punti di riferimento. Ed emblema di questo sodalizio tra l’Università Cattolica e suoi alumni è proprio Nicolas Bargi, fondatore e Ceo di Save the Duck, brand innovativo di piumini eco friendly. Laureatosi in Economia nel 1996, ricorda ancora con passione gli anni passati tra i chiostri dell’Università: anni per lui essenziali nella realizzazione di quello che è oggi, che gli hanno fatto capire il senso dello studio, della fatica e dell’impegno che bisogna mettere per raggiungere i propri obiettivi. «A voi che siete la crème di questa Università faccio i complimenti» ha detto Bargi. «Ma ricordatevi che bisogna studiare con passione, scegliendo qualcosa che vi piaccia e che vi aiuti a realizzare il vostro sogno. Ricordatevi dunque di sognare: sognate e perseguite». A premiare questi giovani

talenti, anche Carlo Consonni, amministratore delegato di Bdo Italia, società leader mondiale nella revisione e nella consulenza aziendale. Consonni ha sottolineato come il rapporto tra mondo universitario e mondo aziendale debba sempre più essere coltivato, scommettendo sulla crescita personale degli studenti, che andranno ad alimentare la società del futuro. «Il nostro obiettivo è quello di selezionare un gruppo di studenti meritevoli e premiarli, sperando che possano proseguire in modo proficuo negli studi» ha fatto presente Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice dell’Ateneo, rilevando inoltre che chi ha accesso a questi fondi, se continua ad avere buoni risultati, potrà mantenerlo «teoricamente una volta entrati in questo canale si può avere il finanziamento per tutti e cinque gli anni di studi in Cattolica».


ateneo

Il Charity guarda a Oriente e le scholarship salgono a 54

UCSC INTERNATIONAL

Volontariato senza frontiere

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Università Cattolica, in partnership con l’associazione internazionale WorldEndeavors, offre ai propri studenti e neolaureati e a

tra le nuove proposte del Charity Work Program. Per la prima volta gli studenti dell’Ateneo, che sceglieranno di arricchire il loro curriculum con un’esperienza estiva di volontariato internazionale, potranno recarsi nelle Filippine. In particolare, i vincitori della scholarship andranno nella città di Cavite, nel nord dell’arcipelago, grazie alla partnership con Vides, Ong delle suore salesiane presente da oltre un ventennio nel paese asiatico. Nell’edizione 2017 del programma – promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (Cesi), grazie a fondi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che offre l’opportunità di vivere un’esperienza di volontariato nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti in cui l’Ateneo ha all’attivo partnership e collaborazioni – non aumentano solo le destinazioni. Crescono anche le borse di studio e si arricchisce il panel dei progetti che assumono un taglio più specialistico in relazione ai bisogni delle realtà locali dove andranno a operare i ragazzi. Tra questi, per esempio, c’è un progetto-pilota in Kenya di microcredito, che prevede il coinvolgimento di dieci famiglie, e un altro di scolarizzazione. Entrambi saranno realizzati nella baraccopoli di Dandora a Nairobi (tra le nuove destinazioni), con l’affiancamento dello staff di Twins International, una Onlus di Milano attiva nel Paese

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UMENTANO LE METE ASIATICHE

africano dal 2006, dove sviluppa i progetti di Alice for Children a favore dell’infanzia più vulnerabile. Dando un rapido sguardo ai numeri, per la sua nona edizione il Charity porta a 54 le borse di studio della durata di 3-8 settimane, con un incremento del 350% rispetto al 2009, anno in cui è stato avviato il programma di volontariato dell’Ateneo. Salgono, invece, a 21 le destinazioni e a 15 i paesi coinvolti. Le nuove quattro mete di quest’anno, vale a dire Argentina (destinazione da confermare), Filippine, Ghana, Kenya, si aggiungono a Bolivia, Brasile, Camerun, Etiopia, India, Madagascar, Perù, Senegal, Tanzania, Uganda e Terra Santa. Nel 2016 su 46 scolarship assegnate sono state 230 le candidature di partecipazione raccolte facendo registrare una esponenziale crescita in otto anni. Un dato che mostra l’interesse crescente nei confronti di un’esperienza di questo tipo. Lo confermano i 46 studenti delle diverse Facoltà che nel 2016 hanno vissuto un’estate all’insegna della solidarietà. Il Charity, oltre a rappresentare un’esperienza altamente formativa dal punto di vista della crescita personale, permette di sviluppare competenze professionali che fanno bene al Cv. Il programma è stato modulato in modo da fornire un percorso coerente con gli studi: numerose destinazioni sono aperte solo a studenti di determinate Facoltà, privilegiando percorsi ad hoc sulle discipline insegnate in Ateneo. «L’Università Cattolica del Sacro Cuore attraverso il suo Centro per la solidarietà

esterni di altre università (fino a 18 mesi dalla laurea di tutte le Facoltà), la possibilità di svolgere un’esperienza di volontariato internazionale durante l’estate in Asia, Africa o Sudamerica. È possibile selezionare progetti di volontariato in diversi ambiti come Childcare and orphanage assistance, Health Education, Sustainable Agriculture e Sports coaching. Non è previsto un numero minimo né massimo di partecipanti. Sono disponibili 30 scholarship da € 1.200, riservate a studenti e laureati della Cattolica, che saranno assegnate sulla base del merito accademico agli studenti più meritevoli di ciascuna Facoltà. Per informazioni contattare: UCSC International, tel. 02 7234 5252, info.outbound@unicatt.it.

internazionale, con il sostegno dell’Istituto Toniolo, ha erogato dal 2009 a oggi oltre 200 borse di studio che hanno consentito ad altrettanti studenti di poter fare un’esperienza in varie parti del mondo» spiega il professor Roberto Cauda, direttore del Cesi. «Questo perché siamo convinti che la solidarietà sia un bene prezioso che va coltivato fin da studenti e sul quale l’Università deve investire». PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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ateneo

Un corso anti-corruzione In cattedra Raffaele Cantone

CORSO COPAT

Nuovi professionisti contro la corruzione

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di Pierpaolo Astorina Marino I SARÀ ANCHE Raffaele Cantone tra i docenti dell’innovativo corso di perfezionamento in Anticorruzione e Trasparenza (Copat). Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’Università Cattolica, e in particolare il Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale (Csgp), e l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac). Grazie a un’importante convenzione, vede la luce un’iniziativa che intende colmare un vuoto significativo nell’offerta formativa post-laurea in Italia, a fronte di un crescente bisogno di professionalità in grado di governare, a tutti i livelli, la complessità della regolazione anticorruzione in ambito pubblico e privato, dotando gli operatori della sensibilità necessaria per la rilevazione e gestione del rischio di illeciti nelle organizzazioni complesse. La convenzione tra Anac e Università Cattolica, presentata nel corso della tavola rotonda inaugurale del corso Copat, si inscrive nella vocazione istituzionale dell’Ateneo: contribuire a sedimentare il valore della legalità nella dimensione pratico-operativa, attraverso il coinvolgimento di attori provenienti da mondi e esperienze diverse, che possano accrescere la visione d’insieme sui problemi legati alla prevenzione della corruzione attraverso scambi di linguaggi e di

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prospettive. Per essere all’altezza di questo ambizioso obiettivo, il corso – diretto dal preside di Giurisprudenza Gabrio Forti, e dal professor Aldo Travi, docente di Diritto amministrativo – annovera tra i suoi docenti non solo professionisti provenienti dal mondo pubblico e privato, ma anche i principali esponenti dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, a partire dal suo presidente, chiamati a enucleare linee guida e best practices in tutti i settori a rischio (come il settore della sanità, dei servizi sociali o dello smaltimento dei rifiuti). Dall’incontro tra sensibilità accademica e prassi operativa è scaturito un programma didattico che coniuga, con approccio interdisciplinare, l’approfondimento indispensabile per comprendere l’assetto attuale della regolazione amministrativa e penale nei confronti del rischio corruzione e la riflessione sui sistemi di risk analysis e di risk management applicati al settore pubblico e privato. I partecipanti al corso – rivolto a laureati in materie giuridiche ed economiche, a dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione e a tutti coloro che si occupano di controlli anticorruzione – avranno l’occasione, pressoché unica, di dialogare direttamente con i protagonisti del contrasto all’agire corruttivo, e di ampliare, da diverse visuali, il bagaglio di conoscenze sul sistema normativo nella sua dimensione operativa.

l Corso di Perfezionamento in Anticorruzione e Trasparenza (Copat), realizzato dal Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale e dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) con l’obiettivo di formare figure professionali altamente specializzate nel settore del contrasto alle pratiche corruttive. Tra le sue principali finalità quella di fornire ai partecipanti gli strumenti di conoscenza indispensabili per comprendere l’assetto attuale della tutela amministrativa e penale, coniugando, attraverso un approccio marcatamente interdisciplinare, un’approfondita disamina della normativa e della giurisprudenza con l’apprendimento dei saperi necessari per acquisire una solida padronanza della materia. Il numero degli ammessi è compreso tra un minimo di 20 e un massimo di 45. Le lezioni, in programma dal mese di marzo al prossimo 20 maggio si svolgono nella sede milanese dell’Università Cattolica. È prevista una prova finale consistente nella presentazione di un elaborato scritto su uno dei temi oggetto del corso. Le lezioni sono state precedute dal convegno di studio dal titolo Prevenire la corruzione. Questioni e modelli emergenti tra diritto, etica ed economia, che si è tenuto il 16 e 17 marzo scorso nella Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica. L’evento s’inserisce tra le attività promosse dal Progetto di ricerca “Crisi dell’eurocentrismo e futuro dell’umanesimo europeo: prospettive storico-culturali, religiose, giuridiche ed economico-sociali”.


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Che bella la storia se me la racconti OM’È CHE QUANDO va in televisione o a teatro la storia sfonda ma sui banchi non appassiona? È la domanda che si sono posti da approcci diversi accademici, giornalisti, fumettisti e registi protagonisti del workshop nazionale sulla narrazione della storia Dire, fare, raccontare. Tra loro Gabriele Vacis (nella foto) e Daniele Biacchessi, per fare due nomi conosciuti al grande pubblico, ospiti dell’iniziativa promossa il 13 febbraio dalla facoltà di Scienze politiche e sociali e dal dipartimento di Scienze politiche, con il coordinamento dei professori Paolo Colombo e Chiara Continisio. Le prove che c’è “bisogno di storia”, come dice la professoressa Continisio, sono fin troppo evidenti: canali tematici come Rai Storia, trasmissioni come “La grande storia”, ma anche serie televisive che hanno coinvolto milioni di spettatori come I Medici su Rai Uno. Oppure operazioni teatrali come quelle realizzate da Gabriele Vacis, coautore con Marco Paolini di Vajont, o le tournée sulla storia promosse in giro per l’Italia dall’editore Laterza con sale gremite di pubblico eterogeneo. Allora cosa manca nelle aule di lezione? «Dobbiamo parlare di passato a ragazzi proiettati sul futuro: un’impresa» fa notare Chiara Continisio aggiungendo che «l’epoca dei nativi digitali cambia le capacità di apprendimento. Il nostro compito è di sintonizzarci sulla loro lunghezza d’onda e rendere “emozionante” la storia, in modo

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Crediti deteriorati tra mercato e politiche di vigilanza

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che possa suscitare curiosità, senza dare risposte immediate». Gabriele Vacis ha spiegato come la storia sia parente del teatro: «Come l’attore sul palco, chi parla si assume la responsabilità di quello che dice». Gli insegnanti, chiamati a innovare il loro insegnamento con tutte le “fantasmagorie possibili”, «non dimentichino questo rapporto diretto con l’allievo». Per il professor Paolo Colombo portare i giovani alla fase infantile in cui era piacevole farsi raccontare delle storie e, insieme, trovare modi nuovi per intercettare generazioni abituate a “surfare” in rete. Il workshop si colloca nella decennale attività di Storia e narrazione, «un vero e proprio laboratorio di creazione di storie», come lo definiscono i professori Colombo e Continisio che ne sono l’anima, in programma al teatro Ariberto di Milano, con il coinvolgimento degli studenti universitari ma anche della cittadinanza.

al 2008 a oggi, complice la crisi economica, l’ammontare dei crediti deteriorati nelle banche è sostanzialmente quadruplicato. Che cosa si può fare per limitare e gestire il fenomeno dei “non performing loans”, come sono chiamati nel linguaggio bancario? È stato l’interrogativo di fondo al quale hanno cercato di rispondere i relatori che giovedì 2 febbraio hanno partecipato al convegno I non performing loans bancari tra regole e mercato. Controllo del rischio e creazione di valore. Obiettivo dell’incontro – promosso dalla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica con Crif, gruppo leader nella produzione di informazioni e sistemi per il credito – è stato mettere a confronto le posizioni di diversi soggetti del mondo finanziario per facilitare un confronto tecnico e agevolare così la ricerca di soluzioni e strumenti adeguati per superare l’emergenza. Al dibattito, introdotto dal prorettore dell’Ateneo Antonella Sciarrone Alibrandi e moderato dal professore dell’Università Bocconi e consulente del Parlamento europeo Andrea Resti, sono intervenuti, tra gli altri, Mario Nava, Commissione Europea; Alessandro Santoni, European Centrale Bank; Paolo Angelini, Banca d’Italia; Gaetano Chionsini, European Banking Authority, Alberto Sondri, Crif; Gianfranco Torriero, vicedirettore generale Abi.

#ShareYourFuture, al Refettorio la cena è solidale CENA all’insegna della solidarietà. L’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con la Caritas Ambrosiana, ha organizzato, lo scorso 14 febbraio, una serata di raccolta fondi per sostenere iniziative in ambito artistico e sociale. L’iniziativa, alla quale ha preso parte il rettore Franco Anelli, si è svolta al Refettorio Ambrosiano, lo spazio milanese del quartiere Greco inaugurato durante Expo 2015, come declinazione del grande tema espositivo Nutrire il pianeta e concreta risposta a un bisogno primario dell’uomo. La cena si è inserita nell’ambito di #ShareYourFuture, la campagna solidale dell’Università Cattolica, che di volta in volta offre

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la possibilità a tutti coloro che partecipano alla vita dell’Ateneo – studenti, genitori, professori, ricercatori e amici – di costruire e condividere il proprio futuro, attraverso attività di solidarietà. I fondi raccolti in questa occasione, infatti, andranno a sostenere alcune iniziative organizzate dal Refettorio Ambrosiano in sinergia con l’Università Cattolica, con particolare attenzione alla promozione delle interazioni tra arte e sociale. L’evento si è rivelato ricco di soprese: dal menù ideato ad hoc per l’occasione dallo chef Danilo Angè, alla presenza dell’artista Carlo Benvenuto, autore di una delle opere esposte al Refettorio. Durante la cena è stato possibile “incontrare” questo luogo di arte, cultura e acco-

glienza, attraverso un’esperienza di bellezza condivisa che ha coinvolto occhio e palato. Grazie all’iniziativa, inoltre, anche gli ospiti usuali del Refettorio hanno potuto gustare una delle pietanze del menù, realizzato con i prodotti donati da importanti sponsor del mondo alimentare quali Grana Padano, Selecta, Abbascià, Party Rental, Risodinori, Scarpitti Distribuzione s.n.c., l’Istituto alberghiero Carlo Porta. Tra le attività che saranno realizzate grazie ai fondi raccolti con la cena c’è una guida al Refettorio, a partire dalle opere d’arte e di design che la contraddistinguono. Il Refettorio, infatti, contiene lavori di alto valore artistico regalate da artisti contemporanei come Car-

lo Benvenuto, Enzo Cucchi, Maurizio Nannucci, Mimmo Paladino e Gaetano Pesce. La guida è affidata al Laboratorio di progettazione del master in Servizi educativi per il patrimonio artistico dei musei storici e di arti visive dell’Università Cattolica, diretto dalla professoressa Cecilia De Carli, docente di Storia dell’arte contemporanea. La guida, che sarà disponibile a giugno, ha l’obiettivo di far dialogare le opere d’arte con gli ospiti del Refettorio, i volontari e i cuochi, aprendo questo luogo al territorio e valorizzandolo come spazio di incontro tra carità e bellezza, dimensioni dell’umano capaci di rinnovare un processo di trasmissione culturale.

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Erasmus: partire ragazzi, tornare più adulti

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N PERIODO DELLA VITA che assume sem-

pre più i contorni di un rito di passaggio. Partono per l’Erasmus che sono ragazzi e tornano un po’ più adulti: studiano, escono, stringono amicizie, conoscono la città che li ospita. Bevono anche di più, ma solo per quel periodo che rappresenta un vero e proprio rito di passaggio. È il volto degli studenti universitari che viaggiano oggi in Europa. Lo dice una ricerca che è stata presentata il 15 febbraio a Bruxelles dal titolo “Lifestyle in mobility”, condotta come capofila dall’Università Cattolica, con la collaborazione dell’Università di Cardiff e dell’associazione studentesca internazionale Aegee-Europe, finanziata dalla European Foundation for Alcohol Research. Nello studio, che ha riguardato oltre 900 studenti provenienti da 42 Paesi europei, sono stati indagati i comportamenti legati alla salute e al benessere di circa un migliaio di study abroad students in Europa, prima, durante e dopo il soggiorno all’estero. Esattamente nel trentesimo anniversario dell’Erasmus il numero degli studenti che partecipano a questo tipo di programmi di studio è passato dai 3.000 dell’inizio ai 270.000 nel 2015, di cui 25.000 solo in Italia. I benefici sono numerosi. Nuove amicizie, apertura mentale, deciso miglioramento della conoscenza della lingua straniera e maggiore indipendenza dalla famiglia di origine: gli stili di vita degli studenti in Erasmus sono rimasti praticamente costanti nel periodo all’estero, per esempio per quanto riguarda le abitudini alimentari o l’igiene personale.

Una sola nota, che in prima battuta può sembrare negativa, è relativa al consumo degli alcolici che aumenta durante l’Erasmus, per poi tornare ai livelli precedenti la partenza quando i ragazzi tornano a casa, se non addirittura diminuire. Le molteplici occasioni di socializzare, divertirsi e stare insieme a coetanei di diversi Paesi creano l’occasione anche per bere qualche birra o drink di troppo. I cosiddetti forti bevitori (+ di 20 drink a settimana) passano, secondo i dati raccolti dalla ricerca, dal 18% di consumo di alcolici a casa al 29% durante l’Erasmus, ma la percentuale scende sotto il 15 una volta rientrati in patria. In generale la frequenza degli episodi di consumo eccessivo di alcool (binge drinking) cresce durante il soggiorno all’estero, così come

le ubriacature, ma al rientro scende anche sotto i livelli precedenti la partenza. Gli psicologi che hanno curato l’indagine, Elena Marta e Giovanni Aresi, hanno interpretato questi dati come un vero a proprio momento di transizione. «Oggi non ci sono più i riti di passaggio delle vecchie generazioni rappresentati da tappe ben scandite: studio, lavoro, (militare per i ragazzi), matrimonio, figli – ha dichiarato Elena Marta, docente di Psicologia sociale –. L’Erasmus è diventato un luogo della trasformazione identitaria, dove gli studenti imparano a vivere in autonomia con un progetto preciso, finalizzato ad aumentare competenze e conoscenze e a mettere le basi per il futuro mondo della professione».

Se il calcio rischia di andare in fuorigioco GNI ANNO IN ITALIA si registrano cali di spettatori negli stadi con presenze in Italia molto inferiori rispetto a quelle registrate negli altri campionati europei. In particolare, la Serie A italiana nel girone di andata della stagione 2016/17, con una media di 21.457 spettatori a partita, ha raggiunto una copertura del 55% dei posti disponibili, in calo rispetto al 59% della stagione 2010/11, e molto inferiore rispetto all’oltre 90% di Inghilterra e Germania, ma anche al riempimento medio in Spagna e Francia. Il grande pubblico sta dunque abbandonando il mondo del calcio? A verificare questa sensazione è il decimo rapporto curato da Focus in Media, l’Osservatorio sulla comunicazione e i media in Italia promosso dalla Fondazione

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per la Sussidiarietà con la collaborazione di diversi docenti universitari italiani e stranieri, che è stato presentato il 15 febbraio in Cattolica. Il rapporto riguarda la relazione tra sport (il calcio, in particolare), etica e media, e s’intitola Il calcio in fuorigioco? Indagine sulla disaffezione del pubblico italiano nei confronti del sistema calcio. La ricerca, affidata a un’équipe di sociologi ed esperti di giornalismo sportivo, ricostruisce i principali mutamenti che investono il mondo del calcio a livello internazionale e nel contesto italiano. In particolare due vicende hanno segnato la storia recente del calcio in Italia: il “doping amministrativo”, con i suoi illeciti, e la complessa vicenda dei diritti televisivi da cui il sistema calcistico italiano dipende più di ogni altro grande sistema

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europeo. A integrare la ricostruzione storica, OssCom, Centro di ricerca sulla comunicazione e i media dell’Università Cattolica ha svolto una analisi empirica sugli orientamenti del pubblico: attraverso una serie di interviste a un campione di appassionati sono state indagate motivazioni e aspettative, le nuove pratiche di consumo e di fruizione dello “spettacolo calcio”, sempre più caratterizzate dalla connessione permanente online e da un flusso continuo di informazioni e commenti, e le ragioni di soddisfazione e insoddisfazione delle audience. Quattro le ipotesi per spiegare la disaffezione di parte del pubblico del calcio: motivazioni di tipo economico, legate ai costi dello spettacolo calcistico in questi anni di crisi; di tipo estetico,

che coinvolgono la qualità dello spettacolo allo stadio e in Tv; di tipo organizzativo, che mettono sotto osservazione la professionalità del management delle società; e infine di tipo etico, dovute alla crisi di fiducia nei confronti del sistema causata degli scandali che, in modo ricorrente, colpiscono il nostro calcio. Durante l’incontro di presentazione hanno illustrato l’indagine gli autori della ricerca Guido Gili, Ivo Germano e Piermarco Aroldi e, in veste di discussant, Giorgio Simonelli, professore di Giornalismo televisivo, Popi Bonnici, regista televisivo Lega Calcio, Massimilano Castellani, giornalista sportivo di Avvenire, Matteo Campodonico, Ceo di Wyscout, moderati da Paola Abbiezzi, docente di Storia della radio e della televisione.


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Mese del cuore, check up nei chiostri N ITALIANO SU DUE non fa prevenzione del rischio cardiovascolare. Mettendo a rischio la propria salute. La metà di questi “inconsapevoli” scopre, infatti, di avere livelli di colesterolo preoccupanti. Per questo il Policlinico A. Gemelli, con il sostegno di Danone, lancia per il secondo anno il Mese del cuore, un’attività di screening gratuita offerta alla cittadinanza. E, dopo Roma, quest’anno tocca a Milano, con cinque fine settimana di visite gratuite nei chiostri dell’Università Cattolica. Nella prima esperienza, condotta al Policlinico Gemelli nel settembre 2016, i cittadini hanno potuto effettuare check up gratuiti e ricevere una valutazione dei fattori di rischio individuali. È stato condotto uno screening finalizzato a verificare il grado di consapevolezza delle persone rispetto al rischio delle malattie cardiache e all’importanza della prevenzione. Ed è emersa la fotografia di un Paese che risponde alle campagne di prevenzione gratuita ma che ha ancora molto da imparare sugli stili di vita collegati a longevità e qualità della vita. Il Mese del Cuore è arrivato, dunque, a Milano dal 3 marzo al 2 aprile; e a settembre replicherà a Roma. Il progetto si avvale del team specialistico, coor-

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dinato dal professor Francesco Landi, docente della facoltà di Medicina e Chirurgia e geriatra presso il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, che afferma come «un corretto stile di vita può aiutare a controllare in modo sostanziale i fattori di rischio per lo sviluppo di importanti patologie. Iniziative di sensibilizzazione come il Mese del Cuore possono contribuire ad una maggiore consapevolezza degli italiani sul tema prevenzione. L’estensione del progetto con la tappa di Milano è un segnale concreto del successo di questa iniziativa». Viaggio al Cuore del Problema è la piattaforma digitale di formazione e apprendimento sui fattori di rischio cardiovascolare realizzata da Danacol, in collaborazione con i medici del Policlinico A. Gemelli di Roma ed i ricercatori dell’Università Cattolica, per accompagnare i consumatori in un percorso finalizzato a migliorare la propria salute. Si tratta di un test di auto-valutazione semplice ed efficace con cui è possibile scoprire se il proprio stile di vita è corretto. «L’adesione al progetto del Mese del Cuore, unitamente al servizio offerto dal portale online viaggioalcuoredelproblema.it ha confermato l’interesse degli italiani nei confronti della preven-

zione cardiovascolare, evidenziando la necessità di diffondere ulteriormente la conoscenza dei 7 fattori di rischio, raggiungendo tutte le fasce di età – continua Landi –. I risultati ottenuti dall’iniziativa sono di tale rilievo per la comunità scientifica e sono stati presentati in occasione del 2nd World Congress on Public Health and Nutrition che sarà tenuta a Roma nel mese di marzo». «Con il Mese del Cuore e progetti formativi come Viaggio al Cuore del Problema, Danone prosegue la propria missione di portare la salute attraverso l’alimentazione – ha dichiarato Silvia Brisigotti, Brand Activation Manager Danacol – e si impegna a diffondere tra i consumatori un’attenzione alla corretta alimentazione e al mantenimento di uno stile di vita sano, in modo da garantire la tutela della propria salute».

Scavi a Castelseprio, sito Unesco dei Longobardi la Sezione di Archeologia del nostro Ateneo ha avuto l’opportunità di svolgere attività di ricerca e didattica sul campo nel castello tardo antico e medievale di Castelseprio (Varese), una località di particolare rilievo inserita dall’Unesco nel sito seriale “Italia Langobardorum”. Le indagini sono state effettuate nell’ambito di un progetto di valorizzazione del comprensorio promosso dalla Provincia di Varese e co-finanziato dalla Regione Lombardia, d’intesa con la Soprintendenza Archeologia della Lombardia. Le ricerche, coordinate dai professori Silvia Lusuardi Siena, Marco Sannazaro e Caterina Giostra, si sono focalizzate in particolare sulla “casa medievale”, posta entro il circuito delle mura, che l’Istituto di Archeologia dell’Ateneo aveva già par-

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A SCORSA ESTATE

zialmente indagato in passato. Grazie ai nuove scavi si è compreso a fondo l’articolazione del complesso e le trasformazioni intercorse durante il suo periodo di vita, recuperando svariati reperti che testimoniano la vita quotidiana nel medioevo. Alcuni studi hanno interessato le fasi precedenti, intercettando strati e reperti di età tardo antica e longobarda (secoli V-VII), riconducibili quindi ai più antichi periodi di vita del castello. Un importante nuovo tassello alla conoscenza del sito. L’équipe si è avvalsa di avanzate tecnologie informatiche: un drone dotato di telecamera per le riprese dall’alto e la modellazione 3D; un data base georeferenziato (Gis di scavo), per una più agevole archiviazione e interrogazione della documentazione. Nelle operazioni di scavo e di rielaborazione finale dei dati sono stati coinvolti una

trentina di studenti della laurea triennale, magistrale e della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici, che ora proseguiranno le attività pratiche con la schedatura e lo studio dei reperti recuperati. A fine scavo l’esteso edificio è stato restaurato e musealizzato: si è così creato un nuovo polo di visita nel percorso dell’Area archeologica di Castelseprio. Parallelamente sono state condotte

alcune ricognizioni in prossimità della chiesa di Santa Maria foris portas: dove si ipotizza un esteso borgo, mai riportato alla luce. Sono così riaffiorate interessanti murature che potrebbero presentare una particolare rilevanza scientifica, oltre che una significativa ricaduta sulla valorizzazione dell’area prossima alla chiesa nota per lo straordinario ciclo pittorico del X secolo.

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Ricordando Bettetini di Fausto Colombo* ON GIANFRANCO BETTETINI scompare uno degli ultimi fondatori delle scienze della comunicazione e dei media, in Italia e non solo. Come il suo amico e quasi coetaneo Umberto Eco, Bettetini ha partecipato da protagonista al dibattito intellettuale, alla sperimentazione creativa e alla sfida organizzativa che hanno accompagnato l’evoluzione del sistema dei media a partire dagli anni Sessanta. Non a caso, non appena si è diffusa la notizia della sua morte lo scorso 12 gennaio, i suoi migliori allievi hanno generosamente ricordato il suo ruolo, con parole di affetto e riconoscenza. Sono intervenuti Aldo Grasso sul Corriere della Sera, Francesco Casetti sul Sole 24 Ore, Chiara Giaccardi su Avvenire. Presso il nostro Ateneo, Cattolicanews e Younicatt hanno rievocato i meriti scientifici e accademici con le parole di Armando Fumagalli e Giorgio Simonelli, e con le immagini di Riccardo Rovescalli. Questi interventi sono stati una testimonianza preziosa dell’eredità di un vero maestro. Io qui vorrei provare a indicare, a chi non ne abbia conosciuto il lavoro e la personalità, alcune chiavi di accesso alla sua vicenda intellettuale. Gianfranco Bettetini si era laureato in Inge-

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gneria, ma la sua passione era il teatro. Fu uno dei giovani intellettuali che la Rai chiamò a sé alla nascita della televisione per inventare il linguaggio del nuovo mezzo, e fu regista di alcune trasmissioni assai popolari della primissima programmazione Tv, tra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Sessanta. Nel 1969, compimento di questa prima fase della sua carriera, vinse il Premio Italia con La fine del mondo, un esilarante e provocatorio divertissement fra le trame operistiche. La vocazione creativa lo accompagnò tutta la vita, senza limiti di strumenti o linguaggi: fu autore e regista cinematografico con una manciata di pellicole negli anni Settanta-Ottanta (in Stregone di città, del 1973, applicò felicemente alcuni esiti delle sue ricerche di semiotica del cinema) e anche – in una stagione più tarda – romanziere. Accanto alla produzione culturale, Bettetini coltivò intensamente lo studio e la ricerca scientifica, diventando uno degli esponenti più rilevanti dell’applicazione della semiotica al cinema. E scrivendo alcuni saggi fondamentali (quasi tutti editi da Bompiani), che via via hanno seguito lo sviluppo dei media fino alla rivoluzione digitale. Fu uno dei primi professori ordinari delle discipline della comunicazione e faro per diverse generazioni di studiosi. Alla sua ultima lezione presso l’Università Cattolica, prima del suo pen-

sionamento, erano presenti praticamente tutti i suoi allievi, in un commovente riconoscimento del suo lascito accademico e morale. La forza intellettuale di Bettetini lo portò anche a svolgere ruoli di primo piano in diverse istituzioni culturali: fu promotore di ricerche per varie fondazioni, presidente dell’Istituto Gemelli Musatti (un centro propulsore degli studi sui media per diversi decenni), ideatore di mostre per la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano. Personalmente posso ricordare di averlo avuto vicino lungo tutta la mia carriera accademica, fin da quando ero studente. I viaggi, le discussioni e i progetti che ho condiviso con lui fanno parte dei ricordi più intensi della mia vita. * Docente di Teoria e tecniche dei media presso la facoltà di Scienze politiche e sociali, direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo.

Giuseppe Vigorelli e la cultura nelle banche di Marco Lossani* IUSEPPE VIGORELLI, figura storica dell’industria bancaria italiana e protagonista di un lungo sodalizio con l’Università Cattolica proseguito per quasi 70 anni, è mancato lo scorso 24 gennaio. Nel Novembre 1946 Giuseppe Vigorelli si laurea all’Università Cattolica di Milano con una tesi su La Partecipazione Operaia alla Gestione di Impresa in Germania Dopo la Guerra 1914-1918, avendo come relatore Francesco Vito. Dopo un breve periodo trascorso all’Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana, passa a dirigere la produzione di un’impresa del settore serico, per approdare alla Banca per il Commercio Serico, che diventerà successivamente Banca Commercio e Industria. È all’interno di questa Banca che Vigorelli svolge la sua intera carriera diventandone prima Direttore Generale, poi Amministratore Delegato e infine Presidente, carica che manterrà sino al ritiro dall’attività lavorativa. Nel corso di oltre 60 anni di carriera, Vigorelli conduce numerose

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operazioni di acquisizione che portano alla costituzione di uno dei principali gruppi bancari italiani; partecipa alla creazione di una delle prime banche on-line in Italia; svolge un ruolo attivo all’interno dell’Associazione Bancaria Italiana, diventandone membro del Comitato Esecutivo; ricopre importanti incarichi all’interno di diverse associazioni sorte tra le banche popolari. L’attività di manager di alto livello nel mondo bancario non gli impedisce di svolgere – per quasi 12 anni – la funzione di Amministratore dell’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano e di essere consigliere di molti organismi e fondazioni a scopo culturale e sociale. Tra queste un posto speciale merita l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa (ASSBB), fondata nel luglio 1973 per iniziativa di Vigorelli stesso e di un gruppo di docenti della Cattolica: Francesco Cesarini, Antonio Confalonieri e Adriano Vanzetti. ASSBB diventa in poco tempo un importante punto di riferimento all’interno sia del mondo bancario che di quello accademico. Il nucleo

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dei soci fondatori – costituito da 9 banche e dal Comitato Direttivo degli Agenti di Cambio di Milano – si allarga rapidamente per giungere a 160 associati già agli inizi degli anni ’80. Le attività svolte in Università Cattolica con il sostegno e la collaborazione di ASSBB sono innumerevoli e foriere, ancora oggi, di risultati ragguardevoli. Vengono avviati corsi di formazione e ricerche scientifiche; finanziata l’attivazione di nuovi insegnamenti universitari (come quello di Elaboratori Elettronici e Sistemi Meccanografici – Sistemi Informativi Bancari nel 1974!); costituito il Laboratorio di Analisi Monetaria, che pubblica quadrimestralmente un rapporto sulla evoluzione della congiuntura; lanciata l’iniziativa del seminario residenziale di Perugia in cui le banche associate si confrontano con i vertici di Banca d’Italia. Quando le crisi finanziarie tornano a essere protagoniste, Vigorelli si impegna in prima persona per avviare un nuovo ciclo di lezioni – L’Uomo e il Denaro – finalizzato a

comprendere i molteplici nessi tra comportamenti umani e denaro. A più di 40 anni dalla sua costituzione, ASSBB continua a operare in modo tangibile, anche grazie all’insegnamento svolto da docenti che nei primi anni della loro carriera accademica hanno goduto dello scambio di idee con i membri dell’Associazione e del supporto dei finanziamenti da essa erogati. Un’attività, quella del finanziamento degli studenti meritevoli, che Vigorelli e ASSBB non hanno mai cessato di supportare, come testimoniato dalle 20 borse messe a concorso anche lo scorso anno per i migliori laureati di quattro Facoltà dell’Ateneo. Per quanto svolto a favore dello sviluppo e della diffusione della cultura nel mondo bancario (e non solo), Giuseppe Vigorelli ha ricevuto nel 1998 la Laurea Honoris Causa in Economia Bancaria dalla facoltà di Scienze Bancarie Finanziarie e Assicurative e nel 1999 è stato insignito dell’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano. * docente di Economia politica, facoltà di Economia, e direttore del Laboratorio di Analisi Monetaria


milano

ASSBB, borse di studio per venti studenti

NCHE QUEST’ANNO l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa ha conferito le sue borse di studio per un valore di 30mila euro. A ricevere il premio 20 studenti meritevoli delle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Lettere e filosofia e Scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Alla cerimonia di consegna dello scorso di-

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cembre erano presenti Vittorio Conti, vice presidente vicario dell’ASSBB, già commissario e vicepresidente della Consob, e Marco Lossani, direttore del Laboratorio di Analisi Monetaria. Oltre al conferimento delle borse di studio agli studenti Maria Domenica Cifarelli; Michele Andrea Costa; Nicole Tola; Tabitha Lococciolo; Mario Pacilio; Luigi Losavio; Mario Danie-

le; Marco Manzetti; Alberto Mager; Gaia Donati; Nicolò Rivadossi; Angela Esposto; Mattia Zanotti; Andrea Guastella; Martina Roberto; Antonio Cimmino; Paolo Torri; Simone Borrelli; Daniela Caretta e Daniele Poidomani è stato assegnato un premio anche a Vito Sisto Marco, del Corso di alta formazione permanente Teatro antico in scena.

Lingua e cultura araba, il Festival alla terza edizione dedicati a letteratura, poesia, fotografia e cinema di diversi Paesi arabi. Dal 9 all’11 marzo si è tenuto a Milano il Festival internazionale della lingua e della cultura araba, promosso dal Centro di ricerca di Lingua araba in collaborazione con la facoltà di Scienze linguistiche e il Servizio linguistico d’Ateneo. Tema della terza edizione, Gli Arabi e l’Europa: intrecci di lingue e culture. Tra le inizia-

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RE GIORNI DI EVENTI

tive proposte, le scienze e la filosofia nei secoli XI-XIII e l’inaugurazione del Salone del libro arabo, con dieci case editrici arabe e italiane. Il festival ha, inoltre, ospitato l’incontro con lo scrittore Mahi Binebine (nella foto), la mostra fotografica su Omar Sharif e la tavola rotonda L’immagine degli arabi nei media occidentali. A completare il quadro, una lettura di poesie arabe e il concerto di musica araba con la cantante siriana Mirna Kassis.

Alumni Cattolica, un anno nel segno dell’internazionalizzazione LUMNI CATTOLICA Associazione Necchi traccia un bilancio di un 2016 ricco di impegni e di realizzazioni. L’Associazione, presieduta dal maggio 2011 da Carlo Assi, ha approvato nell’ultima assemblea straordinaria il nuovo statuto, oggi in vigore, che rafforza i legami

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funzionali e la condivisione degli obiettivi con l’Ateneo. Nel Consiglio, su nomina del rettore Franco Anelli, è entrata Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore e responsabile del Progetto Alumni di Ateneo. Nel corso del 2016 l’Associazione ha continuato ad offrire i servizi di mentoring, gli incontri

LaureaLavoro, oltre a pubblicare gli ebook dei premiati Gemelli. Appuntamenti importanti del 2016 sono stati la firma a Bruxelles del Manifesto delle Associazioni Alumni italiane e la prima iniziativa a Shanghai: un confronto tra Alumni e imprenditori sulle possibilità di lavoro e d’impresa in Cina.

Fattore Giovani, terza serie per il talk show delle nuove generazioni AVORO, SCUOLA, PROGETTI, tempo libero e impegno nel sociale: di questo e di molto altro si è parlato a Fattore Giovani, il talk show televisivo prodotto dall’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Almed e Cimo dell’Università Cattolica. Nato dalla duplice finalità di essere la voce delle nuove generazioni e una palestra per i giovani

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talenti che desiderano allenare le loro competenze nell’ambito dei media e della comunicazione video, Fattore Giovani è giunto alla terza serie in onda su Chiesa Tv, Telepace e sulle emittenti del Circuito Corallo. Molti gli ospiti del talk show: politici, manager, professori, uomini di cultura, sportivi, giornalisti, avvocati e soprattutto loro, i giovani , ogni volta

intervistati su un tema diverso alla luce anche dei dati rilevati dall’Osservatorio Giovani, l’indagine nazionale dell’Istituto Toniolo sui millennials. Condotta da Mattia Pivato con Federica Vernò, la trasmissione è visibile sui profili social dell’Istituto Toniolo (www.rapportogiovani.it; @RapportoGiovani; www.facebook. com/RapportoGiovani). PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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Dies Academicus, il plauso di Sergio Mattarella

APPREZZAMENTO per l’attività dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli. Lo ha rivolto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel breve saluto pronunciato al termine dell’inaugurazione dell’anno accademico nella sede di Roma dell’Ateneo, lo scorso 1° febbraio. «Sono lieto di essere stato qui questa mattina, quello che abbiamo ascoltato è stato molto significativo» ha detto il Capo dello Stato. «Abbiamo ascoltato quanto sia crescente la ricerca, quanto siano in espansione le frontiere della medicina. Questo impegno nella frontiera della conoscenza e la sua traduzione nella cura dei pazienti è di straordinario fascino. In un Policlinico tutto ruota accanto alla centralità della persona: quella del paziente e quella dello studente. Il Policlinico Gemelli svolge il suo lavoro in maniera eccellente, un’attività preziosa e affascinante» ha concluso il Presidente della Repubblica incoraggiando le attività di ricerca dell’Ateneo e al lavoro di assistenza e cura del Policlinico Gemelli. La cerimonia è stato preceduta dalla celebrazione eucaristica officiata da monsignor Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità, nella Chiesa centrale del campus romano. Al discorso inaugurale del rettore Franco Anelli ha fatto seguito la relazione del preside della facoltà

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di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone. La prolusione è stata affidata al professor Alessandro Olivi, docente di Neurochirurgia, sul tema Innovazioni nel trattamento dei tumori al cervello: dal laboratorio alla persona malata. Un percorso di ricerca dalla Johns Hopkins University alla Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” dell’Università Cattolica. Il rettore Anelli ha sottolineato nel discorso di apertura che «per un’Università Cattolica, un principio – che realizza il precetto costituzionale del diritto alla salute – è su tutti essenziale: la garanzia assoluta del diritto alla cura, senza condizionamenti di sostenibilità economica, e finalizzato a tutelare la dignità del malato fino all’ultimo istante di vita». «Oggi la medicina – ha proseguito il Rettore – non è più soltanto scienza che si esplica nei campi della biologia, dello studio della fisiologia, delle tecniche diagnostiche e terapeutiche, del progresso delle talora stupefacenti tecnologie. Essa coinvolge sempre più strettamente una pluralità di interferenti dimensioni: sociali, culturali ed economiche (è perciò importante l’arricchimento dell’offerta formativa della sede assicurato dai corsi della facoltà di Economia), mentre la riflessione antropologica assume un rilievo sempre più forte per le opzioni rese possibili dall’evoluzione delle tecnoscienze».

Il Rettore ha poi annunciato l’istituzione di una borsa di studio triennale per uno studente iscritto al corso di laurea in Infermieristica in memoria di Valentina Cicioni, dottoressa in Scienze infermieristiche e strumentista di sala operatoria, tra le vittime della slavina che ha travolto l’Hotel Rigopiano. A lei il preside Rocco Bellantone ha dedicato il suo intervento. «Il nostro – ha detto il professore nella sua relazione – è un impegno formativo importante per la numerosità di chi ci sceglie che da sola sembrerebbe certificare la bontà di un’offerta formativa che ha permesso a molti dei nostri laureati di essere ai vertici delle più prestigiose Facoltà mediche mondiali, che permette oggi alla gran parte dei nostri diplomati di essere in cima alle graduatorie dei concorsi per l’accesso alle Scuole di specializzazione, che ci vede ormai stabilmente tra le due Facoltà italiane più scelte dai medici in formazione per i Diplomi post laurea. Tutto ciò legato ad una scelta di un corpo docente che sa insegnare perché sa fare ricerca ed assistenza di alto livello». Nella sua prolusione il professor Alessandro Olivi ha presentato dati e ricerche del suo percorso accademico: «Ogni anno si riscontrano 22 nuovi casi di tumori cerebrali ogni 100 mila persone. Le ripercussioni socioeconomiche di tale malattia, per pazienti e familiari, possono essere molto onerose. Ma le scoperte sul fronte scien-


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tifico e tecnologico avanzano e potranno tradursi in tangibili benefici per i pazienti. Le immunoterapie e le terapie geniche, al momento in fase sperimentale, ad esempio, potrebbero prolungare la sopravvivenza fino a 2 anni». Il professor Olivi, docente di Neurochirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017, racconta i progressi

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IPSE Center, l’eccellenza per la simulazione medica

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a manichini hi-tech gestiti da software di simulazione che modulano di volta in volta la complessità dello scenario clinico per imparare, per esempio, la gestione del parto, a simulatori ultra-sofisticati per apprendere le tecniche laparoscopiche in modo del tutto realistico, fino anche alla gestione e risoluzione di casi clinici complessi attraverso la simulazione in tempo reale con pazienti virtuali, ambientati in una sceneggiatura altamente aderente alla realtà. E ancora, una serie di manichini impiegati per imparare a gestire le emergenze (per esempio simulare l’intubazione o la tracheotomia di un paziente). Questo e molto altro è possibile trovare presso IPSE Center- Interactive Patient Simulation Experience – inaugurato lo scorso marzo alla presenza del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha partecipato attivamente a un mini training svolto nelle diverse sale di simulazione affiancata dal rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli.

ottenuti nel campo delle terapie contro il cancro al cervello. «I progressi ottenuti durante le ultime decadi che ci hanno visto in prima linea – ha concluso il professor Olivi – devono ascriversi sia al campo della ricerca biologica e traslazionale sia a quello dello sviluppo di tecnologie chirurgiche avanzate». All’inaugurazione dell’anno accademico erano presenti, tra gli altri, il ministro del-

IPSE Center si applica un approccio innovativo e unico di fare formazione a studenti, medici specializzandi, specialisti e ultra-specialisti. Ospitato nel Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, IPSE Center è nato dall’accordo siglato tra Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e Qbgroup (Società di Padova specializzata nella Formazione e nelle Soluzioni Digitali in ambito Salute e Sanità). La Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli esprime particolare gratitudine alla Fondazione Cariplo, nella persona del suo presidente Giuseppe Guzzetti, per il determinante contributo offerto alla realizzazione di Ipse Center, dando così un apporto importante allo sviluppo di un modello di formazione innovativa degli operatori sanitari a livello nazionale e internazionale. «Un Policlinico Universitario come il Gemelli - spiega il direttore generale Enrico Zampedri -, ha nella sua mission anche la formazione. Ipse Center rappresenta l’eccellenza della formazione nella clinica,

la Salute, Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica monsignor Vincenzo Zani, l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori e i vescovi di Piacenza-Bobbio monsignor Gianni Ambrosio e l’ausiliare di Roma monsignor Lorenzo Leuzzi.

nella chirurgia e nella diagnostica grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie di simulazione e metodologie di formazione esperienziale. La disponibilità per gli operatori sanitari di simulare le più diverse situazioni della pratica quotidiana ospedaliera, permette di realizzare un aggiornamento pratico, che ha come principale obiettivo l’appropriatezza delle cure e la sicurezza dei pazienti e degli operatori stessi». «La medicina cambia in continuazione considera il professor Raffaele Landolfi, docente di Medicina interna all’Università Cattolica e Direttore Scientifico del Centro - e i casi sono sempre più complessi con pazienti che soffrono contemporaneamente di più patologie e che prendono più farmaci (politerapie). Per cui appare evidente che non si può limitare la formazione a un determinato periodo di tempo. IPSE Center offre un modo nuovo e unico di fare formazione a tutti i livelli di complessità e specializzazione». PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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I passi avanti della ricerca scientifica in gastroenterologia e immunologia sono stati pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali i risultati di tre importanti ricerche di argomento gastroenterologico e immunologico, che si sono svolte presso la facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e il Policlinico Agostino Gemelli. La prima ricerca che riguarda l’Artrite reumatoide e artrite psoriasica, resa nota sulla prestigiosa rivista Annals Rheumatic Diseases, è stata svolta dall’Unità Operativa Complessa di Reumatologia diretta dal professor Gianfranco Ferraccioli (al centro nella foto a destra), docente di Reumatologia all’Università Cattolica e direttore del Polo di Scienze Reumatologiche, Dermatologiche, Immuno-Allergologiche, Urologiche e Nefrologiche del Gemelli. La ricerca ha definito un modo sicuro di sospendere i farmaci biologici senza rischio di ricadute per i pazienti. Per l’artrite reumatoide, infatti, si può decidere di sospendere la terapia se il paziente non presenta più i sintomi e se l’ecografia non evidenzia danni alle articolazioni. Per l’artrite psoriasica è necessario invece eseguire una biopsia della membrana interna alle articolazioni per capire se il paziente è davvero in remissione. Lo studio ha fatto chiarezza sui segni di remissione e ha consentito un approccio mirato alle cure, con possibili risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale. La seconda ricerca relativa al Fega-

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ELLE SCORSE SETTIMANE

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to grasso nei bambini è frutto di una collaborazione tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Policlinico Universitario A. Gemelli, coordinata dal professor Valerio Nobili, direttore Malattie Epato-Metaboliche del nosocomio pediatrico e dal professor Antonio Gasbarrini (nella foto in basso), direttore dell’Area Gastroenterologia del Gemelli. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista americana Radiology e vede come primo autore il dottor Matteo Garcovich (UOC Medicina Interna Gastroenterologia e

Malattie del Fegato del Gemelli). Una tecnica non invasiva consente di vedere se il fegato del bambino abbia iniziato a perdere funzionalità divenendo meno elastico e sviluppando fibrosi epatica. La novità consiste proprio nella possibilità di misurare l’elasticità dell’organo, che è direttamente correlata alla presenza o meno di fibrosi. L’esame, basato su una nuova metodica elastografica, somiglia a una semplice ecografia ed è totalmente non invasivo, quindi si può ripetere nel tempo. L’utilizzo di questo esame permette di evitare metodiche più invasive come la biopsia, particolarmente ‘pesanti’ specie su pazienti pediatrici. La terza ricerca – dedicata al Trapianto di flora intestinale e pubblicata sulla rivista Gut, ha coinvolto un pool di esperti europei riunitisi recentemente a Roma in occasione del corso Fecal Microbiota Transplantation Dissemination Project e ha ricevuto un finanziamento triennale dalla United European Gastroenterology (UEG). Dai lavori della consensus conference, coordinati dal professor Giovanni Cammarota, docente di Gastroenterologia presso l’Università Cattolica, insieme al professor Antonio Gasbarrini, direttore dell’Area di Gastroenterologia del Gemelli, è emerso che il trapianto di flora intestinale da un individuo sano è molto importante ed efficace per il trattamento dell’infezione da Clostridium difficile, una grave infezione che può dare ricadute ed essere ingestibile con gli antibiotici a causa delle resistenze ai farmaci.


roma

Gemelli ART, un cuore tecnologico per la lotta al cancro lo scorso 10 febbraio, in occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato, contemporaneamente alla presentazione del Libro Bianco dell’Oncologia del Policlinico Universitario Gemelli, GemelliART, il nuovo Centro di Radioterapia Oncologica del Policlinico Gemelli. La cerimonia si è svolta alla presenza del rettore Franco Anelli e del cardinale Gianfranco Ravasi, che ha tenuto una lectio dal titolo Il dolore innocente: sfida per la fede, ‘ART’ come terapia radiologica avanzata (Advanced Radiation Therapy), ma anche come arte, per integrare le tecnologie all’avanguardia nella cura dei tumori con le proprietà terapeutiche delle bellezze

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na giornata densa e vivace quella dello scorso Open Day della sede di Roma in cui l’Ateneo ha presentato l’offerta formativa

artistiche. «Il Centro Gemelli ART non solo dispone delle più moderne e sofisticate tecnologie al servizio della cura dei tumori – afferma Vincenzo Valentini, direttore del Polo Scienze Oncologiche ed Ematologiche della Fondazione Gemelli – ma offre ai pazienti un approccio moderno alla cura, ospitando l’arte, sempre più considerata un’arma in più per la guarigione». Gemelli

ART, infatti, presenta nei suoi spazi una serie di affascinanti immagini fotografiche e riproduzioni artistiche della città di Roma. La struttura dispone inoltre di un’area “magica” dedicata ai piccoli pazienti oncologici con corridoi colorati e di una sala della terapia davvero particolare a forma di sommergibile, in cui il bambino si mette al comando del timone e gioca mentre viene sottoposto alle cure.

Kemioamiche: un docureality in musica per le donne

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al seno al centro di un docureality che diventa anche musical. Nasce con questo obiettivo Kemioamiche, programma in sei puntate presentato lo scorso 31 gennaio al Policlinico Gemelli alla presenza del ministro della Salute,

Beatrice Lorenzin, del rettore Franco Anelli e di Paolo Ruffini, direttore di Tv2000, Giovanni Scambia, direttore Polo Scienza della Salute della Donna e del Bambino, Riccardo Masetti, direttore del Centro di Senologia del Gemelli, Chiara Salvo, autrice della serie e delle nove don-

ne protagoniste. La prima puntata è andata in onda su Tv2000 e Real Time, nella serata di sabato 4 febbraio, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro. Le successive sono andate in onda su Tv2000 in prima serata il martedì nel mese di febbraio e su Real Time a marzo.

Ministero della Salute Bellantone alla Ricerca sanitaria della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica Rocco Bellantone (nella foto) è stato nominato Presidente della Sezione per la Ricerca sanitaria del Comitato tecnico-sanitario del Ministero della Salute, con decreto ministeriale dello scorso 7

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L PRESIDE

Un progetto integrato per la cura della persona

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STATO PRESENTATO

A LOTTA DELLE DONNE contro il tumore

ECONOMIA E MEDICINA

dicembre. Succede al professor Mario Melazzini. La Sezione del Comitato

tecnico scientifico dedicata alla Ricerca sanitaria, in particolare al controllo e alla verifica dei bandi per la ricerca del Ministero per la Salute, è composta da 5 esperti designati dal Ministero, 5 esperti designati dalla Conferenza Stato Regioni e 11 esperti di età inferiore ai quarant’anni.

delle facoltà di Economia e Medicina e chirurgia. «Siamo in un’Università Cattolica – ha esordito monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo nel suo saluto – una comunità che in Italia da decenni offre un luogo qualificato per la formazione integrale della persona». Quindi il saluto di Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia: «Il nostro Campus è un posto dove studiare, ma anche un luogo grazie al quale entrare nel mondo del lavoro. Per noi la professione medica è “stare accanto” alla persona che soffre, condividerne la sofferenza, curando al meglio la sua malattia». «Come Ateneo cattolico – ha proseguito Domenico Bodega, preside della facoltà di Economia – abbiamo una grande responsabilità. Desideriamo che i nostri studenti possano creare biografie: occasioni, possibilità, competenze. All’Università Cattolica si vivono esperienze concrete: a Roma parliamo di Economia e servizi per il mondo della Salute, un progetto integrato nel solco del grande progetto di Padre Gemelli». Infine, Fabrizio Vicentini, direttore della sede di Roma, nel suo saluto ha fatto presente come sia «grande motivo di orgoglio vedere tanti giovani che si interessano alla nostra Università che da quasi cento anni produce cultura per il nostro Paese». Il pomeriggio si è concluso con l’incontro tenuto da Michele Faldi, direttore dell’Offerta formativa, promozione, orientamento e tutorato dell’Ateneo, con i genitori e le famiglie. (f.m.) PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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brescia

Il male che blocca la crescita del Paese

CATTOLICAPER

Sport, come nascono i giovani talenti

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A CORRUZIONE NEGLI ULTIMI ANNI sta viven-

do uno sviluppo esponenziale nonostante le leggi che tendono a reprimere il reato. Ma non basta. Servono forme di prevenzione e ancor prima serve creare una cultura alla legalità nella società. È l’estrema sintesi del seminario che si è svolto in Cattolica, organizzato in collaborazione con la Procura generale della Repubblica per illustrare le cause della corruzione in Italia e le strategie messe in atto per combatterla. Alla mattinata di studio hanno partecipato, oltre al procuratore Luigi Maria Dell’Osso, il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, il già prefetto di Brescia Paolo Tronca, il prorettore Mario Taccolini che ha affrontato il tema della corruzione nella storia e il professor Francesco Bestagno che ha proposto uno sguardo europeo della corruzione. Il professor Francesco D’Alessandro ha definito la corruzione un fenomeno criminale dai caratteri emergenziali. Da anni gli studi più attenti dimostrano come i costi sociali connessi al dilagare del malaffare costituiscano un contrappeso troppo oneroso per la crescita dell’Italia: a un più alto livello di corruzione, corrispondono una minor attrattività per gli investitori stranieri, meno produttività, meno progresso tecnico, un minor numero di imprese sane e, dunque, anche un

più alto indice di disoccupazione. Nonostante il dato sia acquisito, e il legislatore sia ripetutamente intervenuto per stringere le morse della normativa di contrasto, i risultati sono però ancora assai deludenti: nell’ultimo indice sulla corruzione percepita (Cpi) elaborato da Transparency – la più grande organizzazione a livello globale che si occupa di prevenire e contrastare il fenomeno – l’Italia occupa ancora il penultimo posto nel panorama europeo e il 61esimo a livello mondiale, seguita solamente dalla Bulgaria e dietro altri Paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia. Un dato che, pur segnando un minimo miglioramento rispetto all’anno precedente, in cui l’Italia figurava al 69esimo posto, indica come la strada da percorrere sia ancora lunga. La strada non può che essere quella della prevenzione. Per orientarsi in tale percorso, è però fondamentale una compiuta comprensione delle dinamiche corruttive: occorre, cioè, avvedersi di come si dipanino anche in settori della criminalità tradizionalmente concepiti come separati e distinti. Dal mondo delle imprese, delle grandi attività economiche a quello della criminalità organizzata, nel quale si assiste, con un curioso mutamento del fenotipo criminologico, al più frequente ricorso alla corruzione al posto della violenza.

n incontro dedicato allo sviluppo del talento sportivo, con il team di Cattolica per lo Sport e i professionisti delle realtà del territorio, tra calcio, basket, volley e rugby. Lo sviluppo del talento, soprattutto in ambito giovanile, è infatti un terreno di grande sfida per le società sportive. Perché pochi ragazzi arrivano ad alti livelli? Sono pochi i giovani talentuosi oppure è l’accompagnamento offerto dai club a non essere più adeguato? Il team di Cattolicaper lo Sport, la piattaforma che valorizza le esperienze e le competenze dell’Ateneo per il mondo dello sport, ha organizzato un seminario, lo scorso dicembre, per parlare di talento sportivo, attraverso uno sguardo psicosociale, in dialogo con diversi protagonisti del calcio, basket, volley e rugby. Secondo la professoressa Caterina Gozzoli (nella foto), coordinatrice scientifica di Cattolicaper lo Sport e direttrice dell’Alta scuola in Psicologia dell’Università Cattolica, parlare di talento significa occuparsi di transizione di carriera. I ragazzi passano da uno sport di base ad un’attività agonistica, fino ad uno sport di alto livello. A volte queste transizioni sono invece non desiderate, ma provocate da un infortunio grave o da una mancata conferma del club di appartenenza. «Il talento, però, non va sprecato – spiega la professoressa Gozzoli –: una buona esperienza in ambito sportivo, se gestita bene, può aiutare a sviluppare competenze molto utili per la propria attività professionale».

Matematica, una gara al femminile ’È CHI SOSTIENE, ANCORA OGGI, che le donne non abbiamo talento per la matematica. Nonostante il più prestigioso premio internazionale del settore – la Medaglia Fields, paragonata al Nobel per la matematica – sia stato assegnato all’iraniana Maryam Mirzakhani, le prove Invalsi e i dati Pisa (Programme for International Student Assessment) dicono che le ragazze ottengono punteggi più bassi dei maschi nei test di matematica nelle scuole dell’obbligo. Risultati che peggiorano progressivamente dalla scuola elementare fino a quella superiore. Per rendere più attraente la matematica anche per le stuentesse, il dipartimento di Matematica e fisica della sede di Brescia dell’Ateneo ha organizzato per la prima volta, in via del tutto

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sperimentale e in collaborazione con altre università d’Italia, una gara di matematica femminile a squadre che si è svolta lo scorso 20 gennaio. Ben 15 squadre, composte da 7 studentesse delle scuole superiori ciascuna, hanno gareggiato per circa due ore e, contemporaneamente, a livello nazionale, altre 231 squadre disseminate in varie città d’Italia, hanno svolto gli stessi problemi. La squadra del liceo scientifico “Calini” di Brescia è risultata prima e parteciperà alla finale delle Olimpiadi di Matematica che si terranno a maggio a Cesenatico. «La gara di matematica femminile a squadre va collocata nel tentativo di sollecitare l’interesse verso questa disciplina – afferma Maurizio Paolini, direttore del Dipartimento di matematica e fisica – anche perché pare

che gli scarsi risultati che le ragazze ottengono nei test Pisa siano correlati con alcune misure soggettive: credere di non saper risolvere i problemi di matematica (self-efficacy), l’autostima nelle proprie capacità matematiche (self-concept) e anche e l’ansia e lo stress con cui si affronta la materia». I numeri della facoltà di Scienze matematiche a Brescia indicano il contrario perché il differenziale fra maschi e femmine è praticamente azzerato. «Inoltre, dai risultati e dalle ricerche conseguiti dalle nostre universitarie, non pare che manchino le doti innate – sottolinea inoltre Paolini –. Forse le ragazze non vengono sufficientemente indirizzate verso gli studi scientifici, ritenendo quelli umanistici più consoni alle loro capacità».


brescia

Previeni lo spreco alimentare, educa!

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buttato nel cestino per ogni alunno. È l’entità dello spreco alimentare tra gli allievi delle scuole primarie secondo una ricerca condotta dall’Alta Scuola per l’Ambiente (Asa) tra poco più di mille bambini di dodici istituti di Brescia e provincia. I ricercatori non solo hanno intervistato gli alunni ma hanno verificato la quantità di avanzi di un pranzo nella mensa scolastica. Se i ragazzi per il 73% del totale hanno la percezione di non sprecare molto cibo, la pesatura non mente e parla di 90-100 grammi in media per alunno. Un dato preoccupante, che si inserisce in un fenomeno complessivo più ampio, che pone interrogativi sugli squilibri di consumo nel mondo e sulla disparità sociale tra chi spreca e chi non ha da mangiare. Stando ai dati del Rapporto Waste Watcher 2015, lo spreco alimentare costa ogni anno mille miliardi di dollari, una cifra già enorme, ma che sale a 2.600 miliardi se si contano anche i costi legati allo spreco di

acqua e all’impatto ambientale. Solo l’Unione europea ogni anno spreca 90 milioni di tonnellate di cibo, di cui 47 milioni in ambiente domestico. In Italia lo spreco alimentare vale, invece, oltre 13 miliardi di euro all’anno, circa l’1% del Pil. Di questi, circa 8,4 miliardi di euro sono riconducibili agli sprechi domestici, ben 6,7 euro settimanali a famiglia. Tutto questo stride se lo si confronta con un altro dato: in Italia la povertà assoluta è tornata drammaticamente a crescere colpendo 4 milioni e 598 mila persone. Sono più di 670 mila le persone indigenti in Lombardia, 100 mila in più dello scorso anno. Da queste considerazioni ha preso avvio il progetto di ricerca Think, Eat Don’t Waste. Previeni lo spreco alimentare, educa co-finanziato da Fondazione Cariplo, diretto dal professor Pierluigi Malavasi (nella foto) e coordinato dalla dottoressa Sara Bornatici di Asa. L’iniziativa si propone di rispondere a questi interrogativi esplorando senso, possibilità

e limiti di un’educazione alimentare rivolta ad alunni e genitori delle scuole primarie della provincia di Brescia attraverso la sperimentazione e la relativa riflessione sullo spreco del cibo che si genera nel consumo dei pasti a scuola. In questo contesto è evidente che la riduzione degli sprechi alimentari si pone come uno strumento importante per conseguire la sicurezza alimentare a livello mondiale, redistribuire risorse, diminuire i rischi ambientali e ottimizzare processi e ridurre perdite finanziarie. La sfida da raccogliere è come educare le nuove generazioni a un corretto uso delle risorse alimentari facendo loro comprendere che “molto” e “meglio” non coincidono e che avere tanto non produce maggiore felicità. Per fare questo l’Asa ha già promosso una serie di iniziative di formazione per i genitori, la partecipazione degli alunni in qualità di volontari alla XX Giornata Nazionale per la Colletta Alimentare (hanno già aderito in 550) e il lavoro in classe con gli insegnanti. Alla fine del percorso verrà premiata la scuola più virtuosa nel corso di un evento pubblico.

RICERCA

Come estrarre benzina dall’acqua e dall’aria

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osa accadrebbe se in futuro si potesse estrarre benzina dall’acqua e dall’aria? Del resto è per certi versi già possibile, come ha spiegato Fabio Boschetti, laureato in Fisica a Brescia e oggi dottorando al MAx Planck institute di Jena, che ha fatto ritorno nelle aule della sua ex facoltà per illustrare i primi risultati dell’ all’avvenieristico progetto a ricerca a cui ha preso parte. «La nostra società è basata sui combustibili fossili – ha raccontato il ricercatore –. Essi permettono di produrre elettricità, riscaldare le nostre case, cucinare il nostro cibo e muovere i nostri veicoli. Proprio per questo motivo è molto difficile sostituirli senza alterare significativamente l’infrastruttura economica esistente. I combustibili fossili sono idrocarburi che, come la parola stessa suggerisce, sono sostanze composte unicamente da idrogeno e carbonio. L’idrogeno può essere facilmente estratto dall’acqua tramite elettrolisi, un processo ormai noto da decenni, mentre carbonio è presente in quantità nelle emissioni degli scarichi industriali. Combinando questi due elementi in un reattore Fischer Tropf, è ossibile produrre catene di idrocarburi adatte ad essere utilizzate nei motori esistenti, come recentemente dimostrato dal Naval Research Laboratory della marina degli Stati Uniti, e da altre istituzioni civili in paesi come Israele, Germania e Islanda. I combustibili prodotti in questo modo sono inoltre molto puri, cosa che produce una maggiore efficienza nel motore, e non contengono le impurità presenti nei conbustibili tradizionali quali mercurio e zolfo». Per quanto riguarda le tempistiche di perfezionamento Boschetti ritiene che potrebbero volerci ancora 10 o 20 anni per la diffusione su larga scala, ma notevoli sarebbero i vantaggi concreti derivati dall’applicazione di questa incredibile scoperta: «i combustibili sintetici convertono l’energia prodotta da fonti rinnovabili in un comune idrocarburo semplice da stivare e maneggiare e nel fare ciò risolvono il problema gravoso della dipendenza dal tempo atmosferico, che le rende imprevedibili e intermittenti». Inoltre sottolinea il giovane ricercatore «permettono di mantenere l’attuale infrastruttura economica senza significativi processi di adeguamento, contrariamente ad altre tecnologie come per esempio l’idrogeno. Infine renderebbe plausibile l’indipendenza energetica per ogni nazione del pianeta, con un probabile aumento del benessere mondiale e riduzione della conflittualità globale». (b.m.) PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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brescia

In mostra i volti dello sterminio GIORNATA della Memoria, lo spazio Montini ha ospitato una mostra fotografica dedicata a ricordare la tragedia della Shoah e i volti di coloro che sono stati uccisi nei lager. La mostra intitolata I volti dello sterminio è stata promossa dall’Archivio storico della resistenza bresciana e dell’età contemporanea, in collaborazione con la Biblioteca Padre Ottorino Marcolini. Il percorso espositivo si è snodato tra le immagini dei volti di bambini, donne e uomini ritratti in momenti felici,

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IN BREVE

La biblioteca oggi, tra cartaceo e digitale

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volti che sembrano interpellare l’interlocutore e osservarlo con occhi che non possono essere ignorati. Tra le fotografie espo-

ste anche immagini dei volti di alcuni persecutori, facce che non sempre appaiono con le stigmate dei malvagi.

l Centro di ricerca europeo libro, editoria, biblioteca (Creleb) ha riunito in Cattolica esperti per analizzare il valore economico, sociale e culturale della biblioteca nella società attuale. Divisa tra il fascino dei voluminosi depositi di libri e l’innovativa rivoluzione del web e del digitale, la biblioteca di oggi vive la dicotomia tra la continuità del cartaceo e le trasformazioni in termini di velocità e smaterializzazione introdotte dal digitale. La doppia natura di questa luogo è stata illustrata nel seminario Library

Fabulae inversae in scena con Plauto Fabulae Inversae è tornato in scena, replicando lo spettacolo ispirato all’Amphitruo di Tito Maccio Plauto. La compagnia, giunta al terzo anno di attività, è composta da nove giovani attori tutti iscritti alla Cattolica di Brescia, ed è guidata alla regia da Stefano Rovelli, docente di Latino e attore teatrale per l’associazione Kerkís

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L GRUPPO TEATRALE

e alla direzione scientifica da Massimo Rivoltella, docente di Letteratura latina. Le Fabulae Inversae intendono promuovere la cultura classica attraverso l’interpretazione di opere comiche latine. Il latino è così portato dai banchi e dai libri di studio sul palcoscenico ed è mostrato ad un pubblico più ampio e pronto a scoprirne la grande forza e freschezza.

Televisione, com’era ieri e com’è oggi la televisione oggi? È ancora possibile fare tv in modo creativo e originale? Queste sono state alcune domande rivolte a Carlo Vitagliano, autore del libro intitolato Noi, i ragazzi del Biscione, e al professor Giorgio Simonelli dagli studenti

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OSA È DIVENTATA

dello Stars. Ospite del corso di Storia della Radio e della Televisione, tenuto dalla professoressa Paola Abbiezzi, Vitagliano ha raccontato la propria esperienza professionale che si è inserita nella cornice, più generale, delle vicende legate alla nascita della televisione commerciale

in Italia. Infatti dal 1981, e per i trent’anni successivi, Vitagliano ha lavorato a Mediaset come responsabile della comunicazione e della promozione di Canale 5. Nel suo libro ricostruisce, con aneddoti e curiosità, la nascita e il successo del nuovo network fondato da Silvio Berlusconi.

Cultura classica, premio a Maria Pia Pattoni

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PROFESSORESSA

Maria Pia Pattoni, docente di Filologia classica, è la vincitrice della 23° edizione del riconoscimento, annualmente conferito a uno studioso benemerito nel campo degli studi classici, da parte della Delegazione di Chiavari 24

“Lucilla Donà Barbieri” dell’Associazione Italiana di Cultura Classica. L’attività scientifica della professoressa Pattoni si è articolata in vari settori della civiltà letteraria greca, distinguendosi per il suo riconosciuto rigore filologico e testuale: in particolare si è interessata

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di epos omerico e di teatro antico. Si occupa inoltre con rilevanza della ricezione dell’antico, soprattutto del teatro greco, nella cultura moderna, impegnandosi con passione e profitto nella promozione degli studi classici in collaborazione con le scuole.

Telling, in cui vari esperti del settore bibliotecario bresciano e nazionale sono intervenuti per portare la loro personale esperienza professionale. Il direttore del Creleb Edoardo Barbieri ha raccontato che «oggi per ottenere informazioni veloci Internet è uno strumento imbattibile. Tuttavia, per raggiungere un livello di conoscenza più profondo, le raccolte di libri rivestono un ruolo fondamentale. Nell’era degli smartphone la biblioteca non deve più essere mero strumento di accesso all’informazione, bensì diviene centro autorevole di sviluppo di una conoscenza di livello superiore e approfondito». Quali sono dunque i modelli da seguire per una corretta evoluzione in funzione dei cambiamenti e dei neonati bisogni? Secondo Maurizio Vivarelli dell’Università di Torino le biblioteche sono strutturate secondo il modello ottocentesco e anglosassone della public library, mentre oggi devono fare i conti con un contesto mutato e con criticità di ordine culturale ed economico. Alberto Bettinazzi, responsabile del sistema bibliotecario Brescia-Est, ha sottolineato invece in particolare che il compito delle biblioteche è quello di creare valore per il proprio territorio.


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MyMentor, un progetto che affida un manager a ogni studente ha preso il via la seconda edizione del progetto MyMentor, riservato agli studenti della laurea magistrale in General Management della facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede di Piacenza dell’Ateneo come percorso di avvicinamento al mondo del lavoro. Hanno richiesto di aderire al progetto 60 studenti che stanno incontrando altrettanti manager e imprenditori, i vari mentor a cui sono stati affidati e con cui collaboreranno per un periodo di sei mesi. L’incontro di presentazione tra mentor e mentee è stato coordinato dalle professoresse promotrici del progetto Elena Zuffada e Franca Cantoni (rispettivamente sotto e sopra

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O SCORSO DICEMBRE

nelle foto) e ha coinvolto il preside di Facoltà Anna Maria Fellegara, il responsabile di funzione Stage & Placement Mauro Balordi e gli imprenditori, laureati in Cattolica, Fabrizio Capocasale e Max Maria Traversone, ispiratori del progetto e membri del comitato scientifico di MyMentor. «Sappiamo che il passaggio dall’Università al mondo del lavoro è faticoso – hanno spiegato Zuffada e Cantoni – il progetto si propone di affiancare, con nuove modalità, iniziative già esistenti come lo stage. Il fine è di accompagnare gli studenti in modo graduale a prendere contatto con il mondo del lavoro, affiancati dal mentor per prendere coscienza delle proprie attitu-

dini, aspettative e preferenze professionali. Il punto di forza del progetto è la collaborazione della nostra Facoltà con i nostri laureati. Un network di professionisti che operano in diversi ambiti di management, consulenza strategica, imprenditorialità». La preside Fellegara ha invece voluto sottolineare, in particolare, come gli studenti, aderendo al progetto, dimostrino di avere grande fiducia in attività che li aiutino a costruire il loro futuro professionale. L’imprenditore Capocasale ha infine presentato il portale MyMentor.club che si propone come punto di riferimento di una rete sociale per promuovere la condivisione di informazioni tra mentor e mentee: «si tratta di una piattaforma digitale,

oggi unica nel suo genere in Italia, che attraverso l’Università consentirà ai mentor e agli studenti mentee di comunicare e collaborare creando una comunità virtuale».

I volti internazionali del Double Degree

ANNO POCO PIÙ DI 20 ANNI, parlano mediamente tre lingue, e possono vantare una lunga esperienza di studio e stage all’estero. Sono gli studenti del programma Double Degree in Management Internazionale della facoltà di Economia e Giurisprudenza che, nel campus piacentino della Cattolica, hanno conseguito lo scorso dicembre il diploma di laurea e lanciato in aria il

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tocco per celebrare il risultato raggiunto. Gli studenti che hanno tagliato il traguardo sono 63 di cui 45 italiani e 18 internazionali. La cerimonia si è aperta con i saluti della preside Anna Maria Fellegara della facoltà di Economia e Giurisprudenza, della coordinatrice del Double Degree Laura Zoni e con un breve intervento dei laureandi Lorenzo Ceretto e Luca Novello (che hanno vissuto

un’esperienza all’estero) e delle studentesse Kayla Hilton, Marion Liebart e Jennifer Sikora che stanno trascorrendo parte del loro percorso di doppia laurea alla Cattolica di Piacenza. «È un grande orgoglio per noi e per la città di Piacenza, dove risiedono i nostri sponsor, proclamare oggi i laureati della dodicesima edizione del Double Degree; dodici anni di duro lavoro in collaborazione con i partners della International Partnership of Business Schools finalizzato ad accompagnare gli studenti nel mondo del lavoro globale» ha affermato la professoressa Laura Zoni. «Tre milioni e mezzo di studenti – ha detto invece la preside Fellegara – hanno frequentato questi corsi grazie all’Erasmus, il 10% è italiano. La sede di Piacenza ha fatto sua questa consuetudine fin da subito, perché queste esperienze superano i confini; lo studio, l’approfondimento è qualcosa di sovranazionale ed è tale fin dal Medioevo quando docenti e studenti si recavano nelle diverse università europee». «Voi – ha ribadito la Preside – siete il futuro, siete la speranza di costruire una vera ed autentica Europa». Infine la coordinatrice Zoni ha lodato gli studenti per l’impegno e ha ringraziato i colleghi docenti, in particolare il professor Maurizio Baussola “vero motore” del programma Double Degree. PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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Giovani idee d’impresa: Salute, sport e alimentazione TEP BY STEP, Safe and Sound e Scarpetta la Bruschetta Perfetta: sono i progetti che si sono aggiudicati a pari merito il podio dell’edizione 2016 di Giovani idee d’impresa. A selezionarli una giuria di esperti del mondo imprenditoriale e bancario e di incubatori di start up che hanno valutato i business plan presentati da settantaquattro studenti, suddivisi in 16 gruppi, della laurea magistrale in Gestione d’Azienda della facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede di Piacenza dell’Università Cattolica. Le tre idee d’impresa che si sono aggiudicate il primo posto avranno così la possibilità di essere ammesse alla finale italiana della Global Social Venture Competition, i cui vincitori potranno presentare il proprio progetto a Berkeley nel mese di Aprile 2017. Salute, sport e innovazione: questi i topic che hanno decretato la vittoria dei tre gruppi. Suole intelligenti dotate di sensori per rilevare parametri sulla condizione fisica e atletica e informazioni sul carico del peso sul piede dei runners che ne faranno uso: è la peculiarità di Step by Step, l’idea di Gianluca Alessandri, Giorgio Mattia Anselmi, Riccardo Trombini, Giulia Perissinotto e Oriana Taormina. «I dati raccolti, trasmessi su un’applicazione, verranno forniti assieme a consigli, indicazioni ed esercizi ad hoc per prevenire infortuni e migliorare la salute», spiegano gli studenti. Per non dimenticare di assumere la pa-

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stiglia c’è Safe and Sound, il progetto d’impresa pensato da Marco Bergami, Lucrezia Cesina, Matteo Garilli, Diana Mazza e Beatrice Trincianti: un porta-pillole tascabile dal design innovativo, dotato di allarme acustico e visivo e collegamento a una App che consente il monitoraggio della terapia a distanza in base a orari specifici. Francesco Biacchi, Giuseppe Bologna, Girolamo Corbacio, Luca Missoni e Pietro Giuseppe Satta hanno infine ideato Scarpetta la Bruschetta Perfetta. «L’idea consiste nell’apertura di una catena di bruschetterie – raccontano –, basata sulla selezione di prodotti di altissima qualità, la velocità e la facilità di preparazione con ricette che richiamano gli accostamenti tipici della tradizione culinaria italiana in un unico pasto che, per eccellenza, rappresenta il connubio di un prodotto semplice ma nutriente». «Nei prossimi mesi la Cattolica aprirà sulle sedi di Milano, Piacenza e Cremona un servizio Start Up destinato ai giovani con idee di impresa – ricorda il professor Fabio Antoldi (nella foto), promotore da anni dell’iniziativa Giovani idee d’impresa –. L’invito quindi è rivolto a tutti coloro che hanno intenzione di tuffarsi nel mondo dell’imprenditorialità, a farsi avanti».

Phd, al lavoro con il talent U 10.000 CANDIDATURE pervenute, due i

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dottori di ricerca dell’Università Cattolica che si sono aggiudicati un posto in azienda: Arianna Roda e Matteo Angri (nella foto). Articolato su due bandi, uno rivolto alle imprese, per determinare 730 offerte di lavoro, e uno ai dottori di ricerca, PhD ITalent ha avuto una risposta eccezionale. Il progetto, realizzato da Miur, Confindustria e Fondazione Crui per agevolare l’inserimento in azienda di dottori di ricerca in grado di portare nuove competenze e supportare percorsi di innovazione nelle imprese attraverso la propria professionalità, è giunto a conclusione con la graduatoria che identifica i dottori di ricerca che occuperanno le 136 posizioni finanziate, di cui un terzo a tempo indeterminato e gli altri due terzi a tempo determinato triennale. Tra i vincitori c’è Arianna Roda, dottore Agrisystem, per la quale si aprono le porte della funzione Ricerca e Sviluppo & Controllo Qualità della Venchi, la società leader nella produzione

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del cioccolato «Sono molto soddisfatta di poter vivere un’esperienza lavorativa triennale in un’azienda dolciaria piemontese di prestigio, come Venchi S.p.A. Il mio grazie va al professor Marco De Faveri e alla dottoressa Milena Lambri, che mi hanno seguita in tutto il percorso universitario facendomi vivere anche l’esperienza di assegnista di ricerca e dandomi l’opportunità di partecipare al bando nazionale Phd-Italents». L’altro talento di Agrisystem valorizzato dal concorso è Matteo Angri, che sarà inserito nel settore Ricerca e Sviluppo Applicativo di Hi-Food Spa. «Aver vinto il PhD Italent rappresenta una grande soddisfazione personale e un’opportunità importante, che non avrei mai ottenuto senza il Dottorato Agrisystem, conseguito all’Università Cattolica di Piacenza sotto la guida e i consigli del professor Pier Sandro Cocconcelli» afferma Angri spiegando che «PhD Italent è un progetto molto interessante e promettente, che punta alla valorizzazione

GIORNATA DELLA MEMORIA

La capacità di resistere nonostante l’orrore

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onostante tutto dire sì alla vita. È il titolo e il messaggio del seminario che la facoltà di Scienze della formazione della sede di Piacenza dell’Ateneo, in collaborazione con il liceo G. Colombini e con l’Associazione di logoterapia e analisi esistenziale Frankliana, ha organizzato lo scorso 25 gennaio, in occasione della Giornata della memoria, per analizzare aspetti psicopedagogici legati all’esperienza della deportazione. All’incontro, seguito da circa 400 studenti delle scuole superiori e introdotto dalla professoressa Carla Ghizzoni, sono intervenuti i docenti Paolo Valvo, Antonella Arioli e Daniele Bruzzone che ha spiegato che il titolo del seminario riprende quello originario del libro dello psicologo Viktor Frankl, sopravvissuto a 4 campi di concentramento, il cui contributo è stato utile per approfondire le risorse a cui i deportati attingevano per resistere a situazioni estreme «tutti coloro che vivono situazioni al limite della propria vita, come malattie o lutti, possono resistere se hanno una missione da compiere o una persona a cui ricongiungersi». Marco Ius, dell’Università di Padova, ha parlato in particolare dei “bambini nascosti”: «Bimbi che sono sopravvissuti grazie al fatto di essere stati nascosti in altre famiglie e conventi, e per aver incontrato “tutori di resilienza”, ovvero persone significative che li hanno aiutati a dare senso ai vari pezzi della loro esistenza e a sviluppare un’identità adulta integrata per se stessi e per la comunità».

dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro italiano, sottolineandone l’importanza per l’innovazione della ricerca nei diversi settori professionali e favorendo di conseguenza la crescita della imprese italiane, come avviene già in tanti altri paesi».


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Silenzio in aula, entra la Corte superiore con la toga. Non quella dell’accademia, ma quella dei protagonisti di un processo penale. Per 250 allievi di alcuni istituti di Piacenza, Stradella, Lodi, Cremona, Fidenza e Parma, le aule della sede piacentina dell’Università Cattolica si sono trasformate in aule di tribunale. Ai ragazzi è stato possibile vestire per un giorno i panni di avvocato difensore, pubblico ministero e giudice per discutere due casi pratici di diritto penale. «Lo scopo non è stato quello di spiegare agli studenti cosa sia il diritto ma di mostrare loro come questo funzioni nella pratica, passando, come dicono gli americani, dalla law in the books alla law in action»

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IN BREVE

TUDENTI DI QUINTA

Educare bene per un futuro migliore

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sottolinea Pierpaolo Astorina, del corso di laurea in Giurisprudenza di Piacenza, che ha guidato gli studenti in questa esperienza di Diritto applicato. «I ragazzi sono stati coinvolti in prima persona e sono diventati i protagonisti di un processo penale, cimen-

tandosi con due casi reali di diritto penale». Così, tra codici e sentenze, davanti a due situazioni che toccano valori e diritti in conflitto, gli studenti hanno sperimentato la difficoltà e la bellezza del “fare Diritto”.

Startup Caffè, incontri per raccontare idee imprenditoriali di successo TUTELA della proprietà intellettuale delle startup è stato il tema al centro del primo Startup Caffè che ha preso il via lo scorso ottobre presso il bar della sede di Piacenza dell’Ateneo. L’iniziativa, organizzata dal professor Fabio Antoldi della facoltà di Economia e Giurisprudenza, è

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promossa dalla Cattolica in collaborazione con Aster e con l’incubatore InLab e si rivolge a studenti universitari, startupper e consulenti. Durante l’incontro è stato possibile dialogare e confrontarsi con imprenditori ed esperti – come Umberto Zermani, consulente in materia di pro-

prietà intellettuale di Bugnion Spa, e Carlo Galli di Founder di A.R.T. srl – che hanno portato la loro testimonianza diretta su come hanno fatto a fondare e sviluppare nuove imprese. L’incontro è stato introdotto e coordinato da Andrea Mezzadri, docente di Economia aziendale della Cattolica.

XXXII ciclo di Dottorato riparte la sfida di Agrisystem ON UNA LEZIONE sul tema I nuovi alimenti – che ha coinvolto i professori Lorenzo Morelli, Pier Sandro Cocconcelli, Daniele Rama, Luca Leone, Francesca Lotta e Beatrice La Porta – ha preso il via il Dottorato per il sistema agroalimentare – Agrisystem. L’incontro inaugurale, del-

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lo scorso 16 gennaio, è stato aperto dal benvenuto del Coordinatore della Scuola professor Marco Trevisan (nella foto) e dai saluti dei presidi Anna Maria Fellegara della facoltà di Economia

e Giurisprudenza e Lorenzo Morelli di Scienze agrarie, alimentari e ambientali. Venti i giovani che hanno intrapreso all’Università Cattolica di Piacenza il percorso di formazione e ricerca che li condurrà, al termine di tre anni di intenso lavoro, a conseguire il titolo di dottore di ricerca, il terzo e più alto livello della formazione universitaria.

ensare insieme l’educazione è il titolo del volume di Elisabetta Musi (nella foto), ricercatrice del dipartimento di Pedagogia della facoltà di Scienze della formazione, che è stato presentato in Cattolica lo scorso gennaio dalla curatrice insieme con l’assessore al nuovo welfare del Comune di Piacenza Stefano Cugini, a Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore alle politiche di welfare e politiche abitative della Regione Emilia Romagna, e a Valeria Mariani, tutor del Coordinamento Pedagogico Territoriale di Piacenza. Il testo è frutto di una scrittura collettiva, sintesi di uno sguardo retrospettivo e di un’apertura prospettica, che lo rendono uno strumento prezioso per individuare orientamenti pedagogici e strategie operative tese ad alimentare una coscienza educativa a partire dall’attenzione per i luoghi in cui nascono e si trovano a vivere i più piccoli. «In un momento critico come quello attuale – ha spiegato Musi – non si può cedere alla tentazione di abbassare l’investimento sui servizi, in attesa magari di tempi migliori; perché la logica è esattamente inversa: tempi migliori possono più facilmente avverarsi se continueremo a investire nell’educazione. Da lì passa il cambiamento, la forma che vogliamo dare al futuro. Se interpretati con sapienza anche i momenti difficili possono diventare una straordinaria opportunità». «Investire sui bambini – precisa Stefano Cugini – è essenziale, perché i risultati delle indagini internazionali sulle competenze degli alunni, rilevano che i bambini e gli adolescenti che hanno usufruito dei servizi per la prima infanzia ottengono migliori risultati scolastici».

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Roma, Sport InCampus al via con Aldo Montano di Maria Villano PORT INCAMPUS, il complesso delle strutture sportive che EDUCatt gestisce all’interno dell’Ateneo romano, è stato ufficialmente inaugurato lo scorso 9 febbraio. Al centro della manifestazione il lancio della SportHouse, la struttura polivalente coperta appena rimessa a nuovo dopo importanti lavori. Per l’occasione sono stati predisposti due desk, presso i quali era possibile preiscriversi ai corsi di fitness (power yoga e functional training) e di scherma godendo di vantaggi esclusivi. Durante il suo saluto di apertura della giornata la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, nella duplice veste di presidente di EDUCatt e prorettore, ha espresso grande soddisfazione per un risultato molto ambizioso raggiunto dopo anni di lavoro, grazie alla collaborazione attiva di tutti i componenti dell’Università Cattolica, tra i quali in primo luogo Toniolo ed EDUCatt, che ha preso in carico la gestione del complesso delle attività sportive. «L’attività sportiva – ha detto il Prorettore – occupa, in seno al progetto educativo dell’Ateneo, un ruolo importante, soprattutto se si pensa che gli studenti passano nel campus la maggior parte della loro giornata. Si tratta di un aspetto che pertiene a un progetto più ampio e complesso, il Progetto Wellness, nato con l’obiettivo di educare i giovani a uno stile di vita che sia

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sano ed equilibrato, a partire ovviamente anche dall’alimentazione, con l’idea di fondo di occuparsi della crescita della persona in un’ottica integrale». Dopo i saluti di Fabrizio Vicentini, direttore di Sede di Roma, sono seguiti quelli di Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, e di Manuela Macinati, coordinatore del corso di laurea triennale in Economia e gestione dei servizi. La struttura, benedetta dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, è stata poi presentata da Angelo Giornelli, direttore di Educatt, che ha ancora una volta sottolineato come elemento fondamentale per il raggiungimento di questo importante obiettivo sia stata la collaborazione di tutte le componenti in causa, che «hanno lavorato insieme per costruire un luogo fatto per le persone: un luogo con le caratteristiche migliori dal punto di vista tecnico, in cui le persone potranno vivere un’esperienza umana di grande spessore». La manifestazione si è conclusa, per gli appassionati di scherma, con una dimostrazione alla presenza di un testimonial d’eccezione: Aldo Montano, oro olimpico ad Atene 2004. Con lui, Michele Maffei, ora dirigente sportivo e schermidore dal ricco palmares olimpico, e Giovanni Sirovich, commissario tecnico della Nazionale di Scherma.

A Milano il prestito libri riparte con un nuovo sistema è ripartito a Milano, dopo due settimane di sospensione, il servizio di prestito libri Educatt. La pausa – che ha comportato un’automatica proroga agli studenti titolari di prestiti già in corso prima della sospensione – è servita alla Fondazione per il Diritto allo Studio per completare il lavoro, durato circa due anni, di sfoltimento del catalogo e di miglioramento – in termini di qualità e di uniformità – delle informazioni bibliografiche disponibili, con la migrazione del catalogo in un nuovo sistema di gestione, più moderno e integrato totalmente con quello della Biblioteca d’Ateneo. I vantaggi per gli studenti sono stati da subito evidenti: il nuovo sistema permette infatti di verificare e gestire direttamente dal profilo mylibrary la propria posizione

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sia per la Biblioteca che per il Servizio di Prestito Educatt. Dal 21 gennaio scorso il sistema è attivo a Milano ed è possibile cercare e prenotare libri con la nuova interfaccia: cercando un titolo, se ne può verificare la presenza sia nel catalogo della Biblioteca d’Ateneo che in quello Educatt e scegliere la copia da prenotare. Si tratta di un miglioramento consistente e immediatamente percepibile da parte degli utenti con una razionalizzazione e una valorizzazione delle risorse, che è attualmente allo studio anche per l’attivazione nelle altre sedi dell’Ateneo. Dello stesso circolo virtuoso fa parte – e verrà potenziato a partire da questa primavera nella nuova sede del cortile San Benedetto – il “salottino del Libro usato”, che rimette in circolazione i libri dismessi dal catalogo ma che ancora conservano una validità culturale.


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IN BREVE

Start-up in EDUCatt, da Roomtastic a SparkMe

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n diretta comunicazione con studenti ed ex studenti, EDUCatt sta percorrendo la strada della valorizzazione delle risorse interne all’Ateneo servendosi di alcune start-up fondate da studenti, laureandi e dottorandi dell’Università Cattolica, che riescono spesso a trovare soluzioni efficienti ed anche economicamente appetibili. Per la gestione degli alloggi, ad esempio, è allo studio una soluzione innovativa con Roomtastic, una piattaforma – messa a punto da un team del quale fanno parte dottorandi e studenti della nostra università – che semplifica la gestione degli annunci abitativi sostituendo la vecchia bacheca alloggi. Un’altra proposta riguarderà il software di gestione dei servizi di distribuzione delle pubblicazioni e di deposito e vendita di libri usati: il gruppo di lavoro che lo sta mettendo a punto – anche composto da studenti della nostra Università – è all’opera in sinergia con Educatt per renderlo disponibile entro l’anno. Si avvia infine anche la collaborazione con SparkMe, un progetto nato in seno alla facoltà di Economia dell’Ateneo: una app che consentirà agli studenti di tenersi sempre aggiornati sulle novità dell’Ente, ma anche di mettersi in rete con studenti della propria facoltà e condividere esperienze di studio, formazione e approfondimento.

Con Pandoracampus più titoli digitali per gli studenti Si allarga il bacino di opportunità offerte all’interno dell’Hub digitale di EDUCatt, il servizio integrato di risorse digitali per gli studenti dell’Ateneo. Ai contenuti messi a disposizione fino ad ora – grazie alla partnership con Medialibrary – come e-book, musica, riviste e quotidiani nazionali e locali a libera consultazione – tra cui “Corriere della Sera” e “La Repubblica” ma anche “New York Post” e “National Geographic” – si aggiunge adesso Pandora Campus, una piattaforma multieditore che permette di accedere a una ricca bibliografia digitale – per lo più di carattere manualistico – utile per la preparazione degli esami universitari. Ogni studente potrà registrarsi liberamente per poter accedere al catalogo e avrà inoltre a disposizione una serie di tools utili per lo studio e anche per la preparazione degli esami, con la possibilità di contenuti interattivi per l’approfondimento e la verifica dell’apprendimento, timer per impostare i ritmi di preparazione e la possibilità di entrare in contatto con chi sta studiando lo stesso libro. Tutte le informazioni sull’iniziativa sono disponibili su www.educatt.it/hub.

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l’intervista

Welfare aziendale, dimenticare Olivetti

Mauro Magatti

L’infarto dell’economia mondiale

a cura di Velania La Mendola IMENTICARE OLIVETTI. […] L’Ingegnere ci era arrivato molto prima di tutti gli altri: il benessere dei lavoratori non è un accessorio per la vita dell’impresa, ma elemento imprescindibile per tenere in buona forma il clima aziendale. […] Eppure il tempo che ci separa dalle illuminate intuizioni del grande industriale di Ivrea sta mostrando la necessità di superare il suo modello». Inizia così il nuovo libro di Luca Pesenti, docente di Sociologia generale dell’Università Cattolica di Milano, intitolato Il welfare in azienda. Imprese smart e benessere dei lavoratori (Vita e Pensiero).

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L’incipit del libro è molto netto, ma perché dobbiamo «dimenticare Olivetti»? In Italia (dal punto di vista empirico naturalmente, non ideologico) si vede che la profezia olivettiana della fabbrica a misura di chi ci lavora, che si è incarnata nell’ultimo decennio in pratiche di responsabilità sociale d’impresa in una ristretta cerchia di grandi imprese, sta diventando altro, grazie anche a una legislazione che è diventata più liberalizzante. Non è più un problema di imprenditore illuminato, una rarità, ma riguarda la logica dell’organizzazione delle risorse umane perché il welfare aziendale fa bene a tutti: all’azienda, ai lavoratori, alle relazioni industriali. In che modo fa bene a tutti? Un piano di welfare efficace è oggettivamente utile e lo dimostro con diversi dati citati nel libro; non come verniciata sociale spendibile per il marketing e la comunicazione, ma perché serve ad attrarre talenti in un momento in cui le aziende non hanno la leva di una retribuzione economica elevata; in più è una “leva” defiscalizzata. Serve a trattenere i lavoratori migliori ed è infine un toccasana per le relazioni aziendali, migliora il clima di lavoro e quindi il rendimento. Il welfare è un “valore condiviso”, ciò vuol dire che tutti i soggetti della filiera lavorativa ne traggono beneficio. Qual è la fase più importante per la costruzione di un piano di welfare efficace? Quella di ascolto. Bisogna ascoltare i lavoratori. Una cosa “semplice”, che chiede 30

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però una certa dose di umiltà dei quadri dirigenti e una visione che travalichi il modello classico gerarchico e la capacità di rischiare. Le aziende temono di solleticare bisogni che non possono essere colmati e di creare quindi malessere o onde polemiche, ma il rischio è necessario. Se non si ascoltano i bisogni inoltre si rischia di spendere in servizi che poi falliscono. Ad esempio asili aziendali pensati per la conciliazione famiglia-lavoro che rimangono vuoti perché magari molti sono dipendenti fuori sede e preferiscono non portare i bambini in treno per un’ora, ecc. Altra fase fondamentale per un piano efficace è la condivisione: il piano deve essere comunicato in maniera chiara ai lavoratori, soprattutto ai più giovani che usano meno i vantaggi previsti dal piano welfare, finché non li conoscono. La sfida del welfare riguarda anche i sindacati? La partita più importante si gioca soprattutto nella relazione tra imprese e sindacato. Certo questo presuppone uno sforzo da parte del sindacato, anche nel raggiungere i più giovani. Ad oggi però le aziende tendono a rimanere indipendenti nella fase di elaborazione del welfare, mentre i sindacati non sono ancora preparati sul tema o non sono interessati, con le dovute differenze. Quali sono i servizi richiesti dai lavoratori del 2000? Quelli per la conciliazione famiglia-lavoro e il long-term care, cioè badanti e sostegno alla cura di persone anziane, un problema attualissimo per una società che come la nostra tende all’invecchiamento. Aiutare i genitori a conciliare famiglia-lavoro stimolerebbe anche il numero di nascite, a pensare a un secondo figlio piuttosto che fermarsi; perché il problema è anche questo, l’emergenza demografica è passare da uno a due figli.

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vitaepensiero.it

LE RIVISTE VITA E PENSIERO

Jus

hi vive il diritto come vita, nella vita del diritto porta tutta la C potenza della sua fede». Con questa

citazione si apre l’articolo di Antonino Menne dedicato al giurista e scrittore sardo Salvatore Satta pubblicato sull’ultimo numero di Jus (3/2016), la rivista trimestrale della facoltà di Giurisprudenza di Milano dell’Università Cattolica. Il saggio, intitolato Il giovane turista a Milano e il rapporto con il professore Marco Tullio Zanzucchi, affronta i primi anni di formazione giuridica di Satta: la sua partenza da Nuoro per frequentare l’università, prima a Pisa, poi a Pavia e infine a Sassari, dove si laurea nel luglio 1924 con una tesi in diritto fallimentare. Ripercorrendo il legame con il penalista Giacomo Delitala, Menne si concentra sull’arrivo di Satta a Milano e sull’incontro con Zanzucchi, professore di procedura civile presso il nostro Ateneo, indagando il loro rapporto sia dal punto di vista professionale che umano. L’analisi comprende anche le prime pubblicazioni di Satta (1925 e 1926) sulla “Rivista di diritto Commerciale” e su “Vita e Pensiero”, sottolineandone l’indipendenza di pensiero. Si segnalano inoltre l’articolo di Saverio Gentile, De iure condendo. “Per difendere quelle che sono le nostre buone tesi”. Agostino Gemelli e la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (1940-1950) e quello di Giovanni Bombelli Persona, comunità e il problema della dignità. Maggiori info sul fascicolo su http://jus.vitaepensiero.it/


libri Pierangelo Sequeri

La cruna dell’ego. Uscire dal monoteismo del sé Vita e Pensiero, Milano 2017 pp. 148  euro 15,00 (Transizioni, 53)

A LIBERTÀ DELL’INDIVIDUO,

l’affermazione di sé e dei propri diritti e desideri, punto focale della modernità, è diventata oggi il culto ossessivo dell’identità personale. Un vero e proprio ‘monoteismo del sé’ che, consumando compulsivamente il mondo e gli altri come puri strumenti della propria realizzazione, finisce per consumare la sua stessa umanità. Il primo santo del calendario post-moderno non è più, come annunciava Marx, Prometeo, che sfidava gli dei in favore degli uomini. È Narciso, che vive dell’amore dell’altro ma non lo riconosce e non restituisce nulla. È un destino segnato per l’umano? Questo dogmatico ‘tutto intorno a me’ non conosce alternativa? Sequeri dice di no, noi non siamo questo, l’umano non funziona affatto come lo racconta il pensiero unico. E una via d’uscita c’è. Occorre avere il coraggio di disarmare questa pulsione ossessiva che conduce al nulla, andando al meccanismo che la innesca: si tratta di «rovesciare il tavolo del soggetto moderno» passando dall’interrogativo «chi sono io?» a «per chi sono io?».

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Virgilio Melchiorre

Le vie della ripresa. Studi su Kierkegaard Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 448  euro 30,00 (Metafisica e storia della metafisica, 41)

O STUDIO DI KIERKEGAARD fu da me vissuto sin dall’inizio come una necessaria integrazione della mia formazione metafisica, volta ai temi costitutivi dell’essere: temi che sarebbero privi di senso se non fossero percorsi partendo dalla carne viva dell’esistenza e solo per ritornare nel suo cuore cercandone senso e destino». Virgilio Melchiorre raccoglie in un’unica opera i contributi che ha dedicato al pensiero di Søren Kierkegaard dal 1953 a oggi. Venti scritti che ne analizzano i diversi aspetti – estetico, etico, teologico – senza tralasciarne la valenza critica rispetto alle categorie di un idealismo oramai al tramonto. Il volume è a un tempo occasione e testimonianza: occasione, per chiunque intenda comprendere e approfondire il pensiero di Kierkegaard, di accedere a testi ancora fondamentali e ormai difficilmente reperibili; testimonianza di un percorso di ricerca e di riflessione rigoroso, di alto valore etico e teoretico, caratterizzato dalla tenace attenzione alla struttura ontologica dell’essere umano e alla trascendenza metafisica del suo fondamento nella loro inscindibile unione.

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Giuliano Vigini

Il libro cristiano nella storia della cultura. Volume III Vita e Pensiero, Milano 2017 pp. 184  euro 18,00

L LIBRO CRISTIANO, in questo volume conclusivo della trilogia che Vigini ha dedicato alla

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sua storia, si trova di fronte alla sfida della modernità, dai fermenti rinascimentali fino alle effervescenze dell’epoca contemporanea. Una parabola amplissima, che l’autore ripercorre per nuclei tematici, in una visione di sintesi che colloca opere e protagonisti nei diversi contesti culturali e storici. Dopo il resoconto delle edizioni più significative della Bibbia dal ’600 a oggi, ci si sofferma sull’apologetica cristiana, da Pascal a Chateaubriand fino a Newman e Chesterton, per addentrarsi poi nel filone della spiritualità femminile, con protagoniste come Teresa d’Avila o Edith Stein. Rilevante è la messa a fuoco sui rapporti tra letteratura e cristianesimo, che propone i Promessi sposi come «romanzo della Provvidenza», ma considera anche quegli scrittori francesi (Mauriac, Claudel, Saint-Exupéry) che del messaggio cristiano hanno dato una rappresentazione emblematica. Infine, il libro ripercorre i «volti della profezia e della contestazione» (da Rosmini a Léon Bloy, da Péguy a Mazzolari), per concludere con quattro grandi esperienze di «spiritualità contemporanea» (Charles de Foucauld, Giovanni XXIII, Divo Barsotti, Carlo Maria Martini) che hanno lasciato un segno indelebile nel Novecento.

Libri Carlo M. Fedeli (a cura di)

Un’altra scuola. Quattro questioni aperte, un’unica sfida EDUCatt, Milano, 2017 pp. 216 | euro 11,00

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l punto di partenza di questo volume – uscito in prima edizione da Sei e ora ripubblicato da EDUCatt – è la constatazione di una crisi della scuola molto diversa da quelle del passato; lo scopo che si prefigge è quello di interrogarsi sui suoi possibili sviluppi ed esiti. Nella convinzione che per centrare questo obiettivo non bastino le analisi degli specialisti di politica scolastica e degli studiosi di questioni educative e che occorra uno sforzo di comprensione a largo spettro culturale, il volume presenta una serie di saggi di cui sono autori studiosi di varia estrazione e formazione: sociologi, pedagogisti, esperti di politiche formative, filosofi, giuristi. È stato loro chiesto di approfondire quattro questioni strategiche per capire se e a quali condizioni sia possibile «un’altra scuola»: l’impiego delle nuove tecnologie, il rapporto tra contenuti e competenze, il governo della scuola, la gestione della multiculturalità scolastica. Si tratta di temi su cui non mancano approfondite analisi, che restano però spesso confinate tra gli addetti ai lavori. L’intento dei contributi di questo volume è per l’appunto quello di avvicinare queste riflessioni fondamentali, per quanto possibile, a un pubblico di non specialisti.

EBook L’ombra e la grazia. Itinerario tra arte e teologia nell’Università Cattolica Catalogo della mostra a cura del Centro Pastorale di Piacenza EDUCatt, Milano, 2017 pp. 74 | download gratuito

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a un titolo suggestivo – che è lo stesso dell’esposizione – il catalogo pubblicato da EDUCatt in occasione della mostra allestita per le cure del Centro Pastorale presso la sede piacentina dell’Università Cattolica. L’intento dell’iniziativa è tracciare un percorso che aiuti a soffermarsi sul mistero della bellezza divina attraverso l’intuizione di artisti che sanno cogliere e far emergere i riflessi della grazia. Le opere, donate dagli artisti all’Ateneo in diverse circostanze, sono state selezionate a partire dal loro legame con i temi della fede e della trascendenza. L’idea è nata nell’ambito della riflessione portata avanti negli ultimi mesi in seno al Collegio dei Teologi dell’Università Cattolica. Il catalogo è scaricabile gratuitamente da www.educatt.it/libri/mostra2017. PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2017

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