Presenza XV 06 | novembre dicembre 2014

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

num mero ro 6 – anno XV novembre-dicembre 2014

Ateneo

L’inaugurazione del nuovo anno accademico

Ne ha fatta di strada

Enrica Banti, una storica dell’arte oggi top manager

Postcards

Gli studenti raccontano esperienze di vita e lavoro

IL FUTURO del welfare Cresce tra le imprese italiane l’attenzione all’equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro. Ma si è ancora lontani dagli standard dei paesi nord europei, da anni un modello di riferimento del work-life balance


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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

num mero ro 6 – anno XV novembre-dicembre 2014

Ateneo

L’inaugurazione del nuovo anno accademico

SOMMARIO

Ne ha fatta di strada

Enrica Banti, una storica dell’arte oggi top manager

Postcards

Gli studenti raccontano esperienze di vita e lavoro

04 – Famiglia e lavoro: un equilibrio imperfetto IL FUTURO del welfare Cresce tra le imprese italiane l’attenzione all’equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro. Ma si è ancora lontani dagli standard dei paesi nord europei, da anni un modello di riferimento del work-life balance

n.6/duemilaquattordici Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORI Graziana Gabbianelli, Fausto Maconi COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Carla Alecci, Giuseppe Barbato, Laura Silvia Battaglia, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Velania La Mendola, Antonella Olivari, Andrea Prada Bianchi, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia

Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 19 novembre 2014

08 – Enrica Banti, il valore degli studi umanistici 10 – Postcards: un’esperienza formativa in Tanzania 12 – Ateneo, inaugurato ufficialmente l’anno accademico 14 – Scrittori e teologi celebrano i cent’anni di Vita e Pensiero 15 – La lezione del ministro Pinotti sul Libro Bianco 16 – Il maestro Barenboim racconta il suo Fidelio 17 – L’Olimpia basket premia i migliori laureati 20 – Al Gemelli aperta la nuova sala ibrida 22 – Immigrati, Brescia campione di accoglienza 25 – B-heart: il braccialetto che rassicura le neomamme 26 – A Piacenza la prima giornata della sostenibilità 28 – Educatt, nuovi uffici nella sede bresciana dell’Ateneo

Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza


primo piano

LAVORO E FAMIGLIA

una conciliazione possibile? p Cresce tra le imprese p italiane l’attenzione all’equilibrio q tra tempi p di vita e tempi p di lavoro. Ma si è ancora lontani dagli standard dei p paesi nord europei, p da anni un modello di riferimento del work-life balance di Andrea Preda Bianchi

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ITALIA un gioane, o, più spesso, una iovane, si avvicina ai rent’anni, si trova daanti a una questione itale: la carriera o la È indicativo il fatto che sia una disgiunzione a separare i due aspetti più importanti dell’esistenza di una persona. Le dinamiche della società contemporanea, la recente crisi economica, costringono tutti, uomini e donne, a cercare una fonte di reddito. Ecco che, allora, molte lavoratrici aspettano la stabilità nella carriera, o perlomeno la certezza di un guadagno sufficiente, prima di intraprendere una gravidanza. Le forme di assistenza alla maternità spesso non consentono la necessaria tranquillità al genitore, e la cura dei figli è sempre più costosa. I bambini si fanno sempre più tardi, e la curva demografica, in Italia come in tutto l’Occidente, ne risente ormai da anni. Ma ci troveremmo in questa situazione se lavoro e famiglia non fossero alternative, ma elementi conciliabili? Se una madre (o un padre) avesse la certezza di mantenere posto e reddito, da una parte, e la possibilità di occuparsi della crescita dei figli, dall’altra? Se ne è parlato lo scorso ottobre in Cattolica, in una giornata dedicata alla Definizione del sé tra famiglia e lavoro e ai molti aspetti correlati a questo tema. L’incontro, promosso dal Comitato delle Pari opportunità dell’Università,

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UANDO IN

PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

ha raccolto i contributi di docenti, ricercatori e rappresentanti di aziende impegnate ad applicare pratiche innovative di conciliazione (vedi box a p. 6). Sara Mazzucchelli, ricercatrice presso il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia diretto dalla professoressa Giovanna Rossi, ci ha dato un quadro generale sulla percezione probledelle matiche relative al rapporto famiglia lavoro in Italia: «La conciliazione famiglia lavoro è un Sara Mazzucchelli tema che tocca tanti aspetti: la definizione del sé, la famiglia, la cura dei bambini e degli anziani, l’ambito lavorativo, le relazioni significative, la socialità. Recenti studi hanno dimostrato che le donne sono meno disposte ad avere figli proprio a causa di un welfare insufficiente. In una ricerca condotta nel 2012 abbiamo chiesto agli intervistati perché è importante per loro la conciliazione, e la risposta prevalente è stata: per poter crescere meglio i miei figli. L’ambizione personale e la carriera vengono solo dopo». Un’altra ricerca fatta negli stessi anni è stata incentrata sulle buone pratiche di welfare aziendale. Le aziende intervengono sulle misure classiche di conciliazione che possono essere i nidi, piutto-

sto che le misure di flessibilità o dando dei voucher e tipologie di permesso specifiche. Quello che è interessante, non è solo quello che viene fatto ma il come viene fatto. «Spesso le aziende che mettono in campo pratiche virtuose – continua la Mazzucchelli – lo fanno senza avere una vera cognizione di quelli che sono i bisogni dei dipendenti, e questo crea nel lungo tempo, anche delle criticità, perché un’azienda può anche proporre misure buone, ma se non sono pensate per un bisogno reale rischiano di essere poco efficaci». A livello di cura, i costi maggiori riguardano gli asili e gli anziani. Gli anziani possono essere un costo ma allo stesso tempo anche un aiuto in quanto ci sono anziani attivi, che spesso si prendono cura dei nipoti, e altri anziani che hanno bisogno di attenzioni costanti. «Gli anziani ancora attivi, sono attivi anche sul fronte del lavoro, quindi la cura dei nipoti è legata a momenti sporadici – precisa la Mazzucchelli –. Si è ridotto il margine temporale per cui un anziano non è più un lavoratore, ma è ancora in grado di prendersi cura dei nipoti». Allo stesso tempo, ed è forse l’aspetto più critico della situazione femminile, si è venuta a formare una generazione di “donne sandwich” che sono contemporaneamente occupate su tre fronti: il lavoro, la cura dei figli e la cura dei genitori. In assenza di politiche che garantiscano una sicura


EUROPA

Welfare aziendale e politiche di conciliazione, a che punto siamo in Europa?

L’

UE IMPONE DEGLI STANDARD per le politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro, ma sono minimi». A illustrarci la situazione nel Vecchio continente è Claudio Lucifora, docente di Economia politica, «le legislazioni nazionali sono più generose di quanto richiesto da Bruxelles». Ma sono le modalità con cui si esprime l’assistenza, a fare la differenza tra Stato e Stato. Le leve su cui intervenire possono riguardare la durata del congedo parentale, la retribuzione o la flessibilità negli orari. «Non è facile parlare di Paesi virtuosi e non virtuosi. L’Italia, la Francia, e in generale

i Paesi mediterranei, sono molto generosi in termini di congedo di maternità». Ma, allo stesso tempo, in questi Paesi c’è meno flessibilità sull’orario. «Giusto essere generosi, ma poi se il genitore non riesce ad avere il part time (o altre agevolazioni) e sceglie, perché senza alternative, di occuparsi della famiglia e di rinunciare al lavoro, dopo fa molta fatica a rientrare nel mercato del lavoro». Al contrario, nel Nord d’Europa, i genitori riiniziano prima a lavorare, ma perché sono facilitati nel farlo da politiche più concilianti. «Nei Paesi anglosassoni, la maternità e i congedi sono ridotti al

minimo, ma c’è molta flessibilità sull’orario» continua Lucifora. «L’idea è che la donna dovrebbe staccarsi il meno possibile dal mercato del lavoro. Inoltre, in tutti i Paesi nordici, vengono applicate politiche concilianti, il cosiddetto welfare aziendale, come il telelavoro o gli asili aziendali. I Paesi scandinavi sono i più generosi: hanno un tasso di rimpiazzo elevato, e politiche di conciliazione molto forti. L’occupazione femminile è elevata, almeno il 30-40% più che da noi». PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

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primo piano assistenza, la situazione per una madre-figlia-lavoratrice spesso diventa insostenibile. Secondo Laura Zanfrini, docente di Organizzazioni, ambiente e innovazione sociale, uno dei grandi problemi da risolvere è il completamento della “rivoluzione” che si è avviata con la progressiva Laura Zanfrini femminilizzazione del mercato del lavoro: «La femminilizzazione del mercato del lavoro ha rappresentato una rivoluzione nei modelli di divisione del lavoro sociale secondo il genere, ma una rivoluzione “incompiuta”, poiché non si è accompagnata a una corrispondente rivoluzione nella vita degli uomini e all’avvento di un regime più equilibrato nella ripartizione dei compiti domestici e di cura. Ma neppure a una modificazione delle aspettative di successo e carriera rivolte agli uomini, rendendo così più faticosa la conciliazione del duplice ruolo lavorativo e familiare e più selettive le strategie di ricerca di un impiego, specie per le donne con responsabilità familiari». Ma non è solo una rivoluzione incompiuta in termini sociali e culturali. «Se pensiamo alla conciliazione come possibilità di maggiore occupazione femminile mancano tutta una serie di servizi» spiega Egidio Riva, ricercatore presso il dipartimento di Sociologia dell’Ateneo «Se Egidio Riva consideriamo la conciliazione come condivisione dei compiti di cura, quello che occorrerebbe è una politica di conciliazione soprattutto sul congedo parentale. Per incrementare l’occupazione innanzitutto servono dei posti di lavoro. Manca un’infrastruttura dei servizi per la prima infanzia che sia sufficientemente flessibile dal punto di vista degli orari e più accessibile dal punto di vista dei costi, che sono l’ostacolo principale. Il fatto che ci siano genitori che si ritirano dal mercato del lavoro perché non riescono a prendersi cura dei propri figli, è gravissimo. Ultimo ma non da ultimo, il mercato del lavoro italiano 6

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PARI OPPORTUNITÀ

Le buone pratiche aziendali

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e famiglia rappresenta una delle principali sfide che le politiche del lavoro si trovano oggi a raccogliere in Italia. Il convegno Lavorare sul lavoro. La definizione del sé tra famiglia, lavoro e buone pratiche aziendali, promosso dal Comitato di Ateneo per le Pari Opportunità dell’Università Cattolica il 2 ottobre a Milano, è stato un momento di riflessione interno, sull’attività di ricerca e sulle pratiche di conciliazione promosse dalla Cattolica, e un momento di confronto con l’esterno e con le pratiche di conciliazione varate da alcune realtà aziendali particolarmente sensibili al tema. Nella prima parte del convegno la questione della conciliazione è stata accostata da diversi ONCILIARE LAVORO

punti di vista: morale, sociologico, politologico, relazionale e comunicativo con l’intento di restituire la complessità di implicazioni della relazione famiglia/lavoro e insieme la pluralità di azioni e di istanze che contribuiscono (o pregiudicano) la sua realizzazione. Durante l’incontro sono state presentate le esperienze di alcune aziende che hanno lavorato su pratiche e progetti concreti per i propri dipendenti: dopo il direttore delle Risorse umane delle sedi padane dell’Ateneo, Marco Bianco, hanno preso la parola Barbara Sturaro di Best Nest, Daniela Ivaldi di Eudaimon, Carmen Di Bari di Muoversi e Luca Crepaldi di B&M Sevice Center.


in quanto a conciliazione è ancora logia dei processi economici e del poco flessibile. Bisognerebbe in- lavoro «Esiste un’iniziativa molto tervenire sulla flessibilità, intesa interessante, smartforexpo, che come tempi e luoghi del lavoro unisce le aziende milanesi con stesso». progetti di smart working, coMa quali sono gli strumenti più gliendo l’occasione di Expo per efficaci che un’azienda può utiliz- risolvere problemi di mobilità e, zare? Il problema di fondo è legato contemporaneamente, introdurre alla struttura dell’impresa come forme di innovazine nei modelli struttura occupazionale. Le grandi organizzativi. La proposta princiimprese faticano meno a intro- pale è quella di mettersi d’accordurre una serie di servizi e inno- do per ridurre gli spostamenti dei vazioni legate ai tempi, gli orari e i pendolari, in modo da agevolare i congedi. Il fatto è che nove aziende flussi di traffico. Se l’accordo ansu dieci in Italia sono piccole-me- drà in porto, queste aziende perdio imprese. Difficilmente un’a- metteranno ai propri dipendenti zienda di piccole dimensioni, an- di lavorare anche da spazi p di coworche associandosi con altre, riesce a kingg o dalle sedi di altre aziende. È sostenere i costi di servizi un progetto interessante, alternativi. Per la struttuperché abbina il lavoro a ra delle aziende italiane, distanza a nuove forme di socializzazione professiole soluzioni più adatte sarebbero quelle legate alla nale». L’esigenza di quegestione degli orari e dei tempi di lavoro, che sono sto tipo d’innovazioni è quelle meno costose da sempre più sentita dalintrodurre. le imprese italiane, e Discorso diverso per le più esempi di successo Ivana Pais grandi aziende, che hanci sono, più le aziende no i mezzi per applicare si renderanno conto che politiche di assistenza innovati- conviene trovare nuove soluzioni. ve. «L’esigenza di innovazione si È un cambiamento culturale più fa sempre più forte, soprattutto a che organizzativo, e più diventefronte del successo di queste ini- ranno numerose le buone pratiziative sperimentali» racconta che, più sarà facile applicarle a Ivana Pais, ricercatrice in Socio- nuove realtà.

LA RICERCA

Famiglia-lavoro in Tv, la conciliazione non fa notizia

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A CONCILIAZIONE FAMIGLIA-LAVORO non fa notizia e non è un bel film ma popola le fiction. L’analisi della copertura informativa assicurata al tema dai telegiornali nazionali e delle rappresentazioni offerte dai film e dalle serie e programmi tv degli ultimi dieci anni evidenza alcuni dati sorprendenti, come spiegano tre indagini promosse dall’Università Cattolica. Il tema della conciliazione è assente dai luoghi che, primi fra tutti, sarebbero deputati ad ospitarlo: i dati dello studio di Piermarco Aroldi e Nicoletta Vittadini (OssCom) sulla presenza della conciliazione nei telegiornali nazionali rivela che, considerando le edizioni serali, su oltre 413mila notizie fornite, solo 40 affrontano la questione della relazione fra famiglia lavoro e quasi sempre in una prospettiva anedottica. Una situazione inversa è quella che si rileva nella produzione cinematografica e televisiva nazionale, come rivela lo studio di Ruggero Eugeni e Mariagrazia Fanchi. Rispetto a oltre 1.200 film prodotti nell’ultima decade, ci si trova di fronte a una rappresentazione semplificata della conciliazione, riconducibile a due schemi: un plot compensativo, tipico della commedia, dove lo squilibrio fra famiglia e lavoro viene risolto – compensato appunto – dal ripristino delle relazioni familiari e affettive; e un plot consolatorio, proprio dei film drammatici, i cui personaggi trovano un modus vivendi e si “adattano” alla situazione di crisi. La serialità televisiva mette in scena invece il tema della conciliazione come testimonianza del lavoro di compromesso continuo tra tradizione e innovazione operato dalla televisione, come rivela l’analisi di Massimo Scaglioni e Anna Sfardini (Certa): da un lato, la fiction è il genere più capace di inserire nell’immaginario mediale nuovi stereotipi di uomini, donne e famiglie alle prese con la complessità della vita reale, sempre a cavallo tra lavoro e affetti; dall’altro lato la serialità proposta dai nuovi generi televisivi nati con i canali digitali, primo tra tutti il factual entertainment, puntano sulla distinzione di genere, con canali maschili che raccontano un mondo lavorativo prettamente da uomini e con canali femminili che invece relegano la donna nel ruolo di una casalinga parzialmente emancipata e ancora al di qua della conciliazione.

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ne ha fatta di strada

CULTURA UMANISTICA,

un background ssempre utile Flessibilità e iniziativa p personale per saper p p cogliere g ogni g opportunità. pp È la ricetta vincente di Enrica Banti, storica dell’arte oggi top manager di Andrea Prada Bianchi

S

umanistiche, abbiate fiducia. Nel mercato del lavoro c’è posto per voi, a patto che siate aperti p a tutte le possibilità. p È il punto di vista di Enrica Banti, capo delle relazioni esterne di Huawei, multinazionale cinese leader mondiale nelle telecomunicazioni. La storia di questa top manager, che da una laurea specialistica in Storia dell’arte all’Università Cattolica, è diventata responsabile marketing in Italia di un colosso della telefonia, può ben essere la prova che non esistono competenze inutili nel mercato del lavoro. «Soprattutto quando si scelgono facoltà umanistiche, bisogna tenersi aperte più strade possibili» consiglia la Banti «E avere sempre gli occhi aperti sulla realtà. L’iniziativa personale è importantissima, sia nel capire quali sono le opportunità, sia nell’essere informati e vivere in modo contemporaneo la propria epoca». Laureata in Storia dell’arte moderna, Enrica Banti frequenta una scuola di specializzazione in Storia dell’arte e delle arti minori, con l’intento di iniziare una carriera nel campo storico artistico. Così avviene per alcuni anni dopo l’università, durante i quali lavora come libero professionista nel campo della storia dell’arte, partecipando a progetti di catalogazione di disegni artistici sul territorio lombardo, collaborando al catalogo della Pinacoteca Ambrosiana e scrivendo per vari volumi e cataloghi di storia dell’arte relativi a musei, chiese e altri luoghi d’interesse artistico. I TUDENTI DELLE FACOLTÀ

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primi lavori sono direttamente collegati agli studi universitari «Qualche mese dopo la laurea, ho iniziato a lavorare grazie ai professori con cui studiavo in Cattolica e grazie a enti esterni. Ricordo in particolare i professori Marco Rossi e Alessandro Rovetta, oltre che a Francesco Frangi, che mi hanno molto aiutata. Alcuni progetti erano gestiti da loro fuori dall’Università, come il catalogo della Pinacoteca Ambrosiana (Rossi e Rovetta, ndr), ed erano loro stessi che ottimizzavano tutto questo a favore anche degli studenti della Scuola di specializzazione. Altri erano incarichi che sono venuti in modo indipendente rispetto all’università». Queste occupazioni proseguono per alcuni anni, fino a che per la Banti si creano altre opportunità al di fuori del campo storico-artisti-

co. «L’ambito artistico offriva delle opportunità, ma in modo poco strutturato, che non erano in grado di garantire una vera indipendenza economica, perlomeno non nel breve termine» ricorda la Banti «Ma non è stata solo una questione economica. Quello che ha influenzato è stato anche il fatto che molti erano progetti a lungo termine, i cui risultati si sarebbero visti dopo parecchio tempo. Mi sono resa conto che, in realtà, ho un approccio molto concreto ai progetti che seguo, e mi piace vedere un ritorno, se non nell’immediato, almeno in termini un po’ più ravvicinati: avere un riscontro effettivo di quello che faccio». Progressivamente inizia a lavorare anche in alcuni campi del marketing e della comunicazione. Diversi incarichi, che nel tempo

Enrica Banti alla presentazione della facoltà di Lettere e filosofia durante gli Open day dello scorso luglio in Cattolica


si sono consolidati, permettono alla Banti di creare un vero e proprio expertise, con incarichi prima in agenzie di pubbliche relazioni, dove si occupa della comunicazione di aziende nel campo dell’information technologyy (come Ibm) per approdare poi alla comunicazione in azienda, sempre nella tecnologia, prima presso Sap ( multinazionale tedesca) e poi in Huawei, dove lavora da circa un anno e mezzo come responsabile relazioni esterne per l’Italia. Huawei è una multinazionale cinese che ha filiali in tutto il mondo. L’azienda si occupa di fornire soluzioni tecnologiche agli operatori di telecomunicazione, alle aziende e ai consumatori. «In Italia Huawei è il quarto produttore di smartphone come quota di mercato, e fornisce a tutti i grandi operatori gli apparati per le reti, sia hardware che software» spiega la Banti, «Il mio ruolo è quello di migliorare la conoscenza relativa alla azienda presso quelli che noi definiamo i nostri stakeholder, che possono essere i media, le istituzioni, i nostri clienti, le organizzazioni di settore, le università». E qui torniamo al lascito degli studi umanistici, e alle competenze che si sono rivelate utili nella carriera della Banti. «Sicuramente mi ha aiutato la conoscenza del territorio

in cui vivo. Direi anche che questa conoscenza, e aver avuto a che fare con vari enti ed essermi occupata di arte mi è tornato poi utile nel mio lavoro. Il quale prevede, per esempio, di organizzare eventi e attività dove questo background è stato fondamentale. La cultura umanistica nel mio lavoro è molto importante sia per quanto riguarda la decodificazione della realtà che ci circonda, sia per il nostro modo di relazionarsi con gli altri. In generale direi che ovunque si tratti di comunicazione, lo stampo umanistico è molto importante». Ma non è solo un background utile in generale, la Banti ricorda casi specifici in cui, casualmente, la formazione artistica si è rivelata una valore aggiunto: «Tornando ai riflessi degli studi universitari sul mio lavoro, vi faccio un esempio: a giugno abbiamo ospitato qui un evento internazionale con giornalisti da tutta Europa e dalla Cina. Per questi giornalisti abbiamo organizzato la sera un’attività d’intrattenimento che consisteva in una caccia al tesoro per Milano. Con dei tablet li abbiamo guidati attraverso alcune chiese, palazzi e altri luoghi d’interesse. Io sono stata in grado di realzzare l’evento proprio grazie alle mie competenze in Storia dell’arte: sapevo cosa fargli vedere

e cosa dirgli. Quello che si studia può venire fuori anche negli ambiti più impensati». Il luogo comune vuole che, in tempi di crisi, le facoltà letterarie non siano richieste nel mercato del lavoro. D’altra parte, c’è anche una scuola di pensiero che dice che, in realtà, le grandi aziende richiedono spesso e volentieri competenze umanistiche dai propri dipendenti. «La verità sta un po’ nel mezzo» è il punto di vista della Banti. «Le facoltà scientifiche sicuramente danno molte opportunità di impiego. Quelle umanistiche le danno se chi le ha fatte è capace di identificare un ambito di lavoro piuttosto specifico, magari non collegato esattamente alle materie che ha studiato, ma che rientri comunque nel campo umanistico. Per essere chiari: per lavorare nella comunicazione non c’è bisogno di laurearsi in comunicazione. Quello che è veramente importante è iniziare ad avere rapporti con le aziende già quando si sta terminando l’università, in modo da crearsi quelle competenze che poi serviranno per entrare nell’ambito specifico in cui si vuole lavorare. Quello che è sicuro è che bisogna cercare di essere il più aperti possibile». PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

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postcards

Gli studenti della Cattolica p protagonisti g dei p programmi g di studio e stage g all’estero raccontano a “Presenza” la loro esperienza. p Scrivete a: postcards.presenza@unicatt.it Annamaria Di Cesare e Annagloria Palazzo* Fra le corsie di Ikonda OPO 12 ORE DI VOLO O atterriamo

D

a Dar Es Salaam: è qui che, insieme al nostro autista Edwin e ad altri 3 medici volontari, inizia il nostro viaggio di due giorni alla volta di Ikonda, a ben 800 km di distanza. È strano quanto qui, più che altrove, il paesaggio cambi continuamente, dal traffico caotico di Dar pieno di camion, dala-dala e bajaj (rispettivamente i tipici pulmini e taxi), alla savana del parco di Mikumi (dove le giraffe e le zebre ci attraversano tranquillamente la strada), passando per la meravigliosa valle dei baobab, fino ad arrivare alla ventosa città di Iringa, dove sostiamo a dormire dai Missionari della Consolata. Al mattino il viaggio ricomincia e la visuale si arricchisce delle immense piantagioni verdi di tè e di pini, la cui estensione si perde a vista d’occhio. Arrivati a Njombe lasciamo definitivamente la strada asfaltata per quella di terra rossa e polvere, e raggiungiamo finalmente, il complesso del Consolata Ikonda Hospital. Ad accoglierci ci sono padre Sandro, fratel Gianfranco, Manuela, Carmen, Pietro, Virginia e Gianpaolo, con una festa 10

di benvenuto. Molti di loro hanno deciso di dedicarsi completamente a quest’ospedale e vivono stabilmente qui. L’indomani inizia la nostra avventura in ospedale, uno dei più occidentalizzati della Tanzania, con più di 300 posti letto divisi tra medicina uomini, medicina donne, chirurgia, pediatria, ortopedia, maternità e reparto solventi. Iniziamo il giro visite nel reparto male ward (medicina uomini) e già dalla prima stanza si comprende bene qual è il vero male che affligge questa popolazione: l’Aids e tutte le sue comorbidità. I medici locali ci informano che le aree circostanti, Mbeya e Iringa, sono le regioni più colpite della Tanzania: 1 persona su 7 è sieropositiva. Durante la prima settimana, collaboriamo con Gianpaolo, medico italiano, l’unico a gestire i 70 letti del reparto del male ward. Nonostante il suo carico di lavoro, non si è mai risparmiato e ci ha insegnato molto mentre lo accompagnavamo durante il giro visite, ha sempre preso in considerazione le nostre intuizioni e ci ha reso partecipi dell’iter diagnostico: finalmente ci siamo sentite realmente utili e dei futuri medici. Per quanto le cure verso i pazienti siano delle migliori, la maggior parte di loro però arriva già in pessime condizioni, e spesso le uniche cose da poter fare con i mezzi a disposizione,

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sono sostegno e terapie empiriche contro i principali agenti infettivi. Dopo una settimana di continue perdite di pazienti affetti da Aids, passiamo a vedere la vita nascere al reparto di Maternity ward: qui accompagniamo il medico volontario ginecologo, Giovanni, nelle visite e in sala operatoria, dove ci lascia assistere agli interventi iniziandoci anche alla chirurgia. L’ultima settimana infine facciamo una rotazione tra i reparti restanti per avere una visione ancora più generale del quadro sanitario africano. Lì ci rapportiamo con diversi medici locali, molto cordiali e pronti a condividere con noi nozioni mediche ma anche e soprattutto la propria cultura e le proprie usanze. In questa settimana collaboriamo con un altro medico, Marco, cardiologo italiano, che si dedica con passione ogni anno, per un

mese, all’insegnamento della gestione dei più diversi pazienti cardiologici ai “clinical officers”, medici addetti alle ammissioni dei pazienti in ospedale. Con la massima disponibilità, anche lui ci ha aggiunte alla sua schiera di alunni tramandandoci i “trucchi del mestiere”, quella semeiotica che quando sei in Africa senza tutti i macchinari avanzati e costosi a cui siamo abituati, riesce a salvare vite. Ikonda ci ha lasciato molto a livello professionale ma anche e soprattutto umano: qui abbiamo imparato che se si ha un intento comune, e tanta passione, anche un obiettivo così difficile come quello di costruire, e gestire un ospedale, non è poi così lontano, così come fanno padre Sandro, Manuela e fratel Gianfranco ogni giorno. Siamo riuscite a mettere in


pratica e a rafforzare tante nozioni che altrimenti sarebbero rimaste solo teoriche, su patologie ormai quasi scomparse alle nostre latitudini. Abbiamo sperimentato che quando arriva un paziente, anche se è nelle peggiori condizioni e ti verrebbe spontaneo pensare che non ci sia più nulla da fare, devi sempre provarci, e dare il massimo perché quella vita continui. Ma forse, come sempre accade, chi ci ha insegnato di più sono i pazienti, e il popolo tanzaniano in generale, sempre sorridente e grato per quello che ha e riceve. Annamaria Di Cesare, 23 anni, di L’Aquila, e di Annagloria Palazzo, 23 anni, di Lecce, sesto anno della facoltà di Medicina e chirurgia, sede di Roma

Rossella Perletti* Il dono è tuo per sempre IÒ CHE DAI È TUO PER SEMPRE, ciò che tieni è perso per sempre. A dirlo è facile, a viverlo un po’ meno. Quando ho saputo che sarei partita per il Brasile, i miei occhi si sono illuminati, il sogno si avverava. Finalmente sarei andata in un Paese che da piccola mi aveva sempre attratta. E il Paese da sogno che mi immaginavo mi ha regalato molto di più di quanto avrei mai potuto chiedere. Dopo 15 lunghe ore di volo siamo arrivati a Ilheus e abbiamo incontrato Alessandro, nostra guida e mentore nelle tre settimane di permanenza, che ci ha portato nella cittadina di Canavieiras, guidando lungo la meravigliosa strada del cacao che, immersa nella fitta vegetazione rigogliosa, costeggia la costa. Già la natura, il mare e la lunga spiaggia, hanno ripagato la fatica del viaggio e ci hanno ricaricato per l’inizio del nostro lavoro nel Giardino degli Angeli. Il nostro arrivo “na creche” (all’asilo) è stato indescrivibile: ci affacciamo alle finestre delle classi e scoppia il finimondo. “Tia” “tio” “tia” tanti piccoli pulcini in cerca di un abbraccio, una carezza, un bacio o semplicemente uno sguardo e un sorriso. Ogni mattina facevano a gara (e a botte) per sedersi vicino a noi (“tia sentar aqui”), per farsi rincorrere (“tia me pega?”) per farsi “ruotare” (“tia me rota?”) e, non soddisfatti, ogni volta era un “tia, di novo!” (di nuovo, zia!).

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22 anni, di Iseo (Bs), Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali – sede di Milano, terzo anno in corso

Monica Tomassi * Parigi, Erasmus in corsia

P Oltre a giocare con i più piccoli, vestirli dopo la doccia e farli addormentare, il nostro compito pomeridiano era quello di aiutare i bambini più grandi del Reforço Escolar nello svolgimento dei compiti e nel judo, nella capoeira e altre attività sportive. Anche con loro tra somme, sottrazioni e lezioni di portoghese (che loro impartivano a noi) le chiavi di comunicazione erano l’ascolto, un cenno di comprensione, un sorriso e un abbraccio. Abbiamo capito l’importanza dell’educazione che il progetto sta offrendo a questi bambini e la possibilità che viene offerta loro di scegliere tra una vita d’amore e una vita di strada. Di forte impatto sono state le visite alle famiglie fatte con Regina, donna straordinaria, direttrice dell’asilo e compagna di Alessandro. Con lei abbiamo conosciuto le storie che stanno dietro a ognuno di quei piccoli angeli dallo sguardo profondo e dalle ciglia lunghe. Povertà estrema, malattie terminali, alcolismo, droga, prostituzione, violenza e abusi. Con lei abbiamo imparato a non approcciarci con tristezza davanti ai genitori e soprattutto a non giudicare, ma sorridere sempre, dialogare, dare un abbraccio, una stretta di mano, un po’ di affetto. Abbiamo imparato a complimentarci con loro per le loro case “pulite e ordinate”, ad accomodarci sui loro divani e a farci offrire il caffè. In cambio abbiamo ricevuto numerose benedizioni. Un anziano un giorno mi ha congedato dicendo: «Tu per me sei come mia figlia, grazie per quello che fai, che Dio ti benedica». Se mi posso permettere una citazione non proprio istituzionale, abbiamo capito, come diceva Jim Morrison, che “forse per il mondo non sei nessuno, ma certamente per qualcuno tu sei il mondo”.

ARIS DESCARTES: SI PARTE pesan-

ti, si torna leggeri. E il peso in questione non è quello delle valigie. Ma di un’esperienza durata nove mesi che magari non ti cambia la vita ma che, silenziosamente, se la lasci fare, ti dà il tempo di cambiare. Si parte con l’entusiasmo degno di una nuova occasione. Il bello di questa opportunità si prospetta fin dall’inizio, l’incredibile si

rivela vivendola. Primo approccio nel nuovo mondo universitario: stupore certo, l’incredulità probabile. Conoscendolo si scopre che non è la presenza dei casi clinici o degli stage a fare la differenza: è l’esistenza di una cultura medica diversa, inizialmente spaesante, sicuramente formativa. Un sistema fondato sulla pratica e, in un certo senso, sulla praticità: lo studio della minuziosa fisiopatologia lascia spazio all’apprendimento di procedimenti pratici e il caso clinico diviene il corrispettivo su carta di ciò che può il giorno dopo avvenire in ospedale. Lo stage trimestrale, o semestrale a seconda dell’università, diviene il mezzo di apprendimento principale: l’externe, termine utilizzato per lo studente del triennio clinico, assume un ruolo più o meno rilevante, certo ben definito, all’interno del reparto da lui scelto. Nel reparto si richiede la tua partecipazione, il tuo interesse; la trasposizione teoria-pratica diviene l’accoppiata vincente della

formazione medicale, lì dove ogni giorno rappresenta un’occasione per migliorarsi, imparando così senza rendersene conto. Di non minore importanza è l’instaurarsi del rapporto con il personale sanitario e colleghi, la partecipazione ai corsi formativi inter-stage tenuti dagli stessi dottori del reparto, l’assistere e l’intervenire nello staff, vero strumento del lavoro di équipe. Meno soft è l’impatto con una modalità d’esame, che richiede più che la conoscenza della teoria una critica capacità applicativa della stessa: ma a prova superata la consapevolezza di essersi migliorati diviene la vera gratifica del lavoro svolto. Dall’ospedale alla Fac(ulté) la vita universitaria non smette di entusiasmare e lo fa nei modi più insoliti coinvolgendo chiunque voglia prenderne parte.

E così tra weekend di integrazione, banda musicale, attività sportive iniziano a stringersi legami con i propri coexternes. Per il resto ogni esperienza si realizza grazie a una città che in una manciata di quartieri sa raccogliere il mondo e a un Paese che si lascia conoscere senza riserve. L’opportunità di risiedere in una residenza universitaria della Cité Internationale Universitaire Paris (Ciup) aggiunge quel “più” di eccezionale: il collegio e la Cité regalano ai giovani la possibilità di accostarsi alle culture del mondo bussando alla porta dei propri vicini. Quando si torna si tenta di rispondere alle domande del «com’è andata?» attraverso un «tutto bene, semplicemente fantastico»: non è per sinteticità o mancanza di voglia di raccontare. Alcune storie nascono per essere vissute. Partire per credere. Studentessa iscritta al 4° anno del corso di laurea in Medicina e chirurgia, sede di Roma

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Monsignor g Tomasi apre p l’anno accademico: «Ridare slancio agli organismi mondiali»

ATENEO CAPACE di «creare le condizioni perché nell’Università gli studenti trovino effettivamente un progetto p g condiviso e un’opportupp nità di crescita». È, questo, l’obiettivo che l’Università Cattolica del Sacro Cuore persegue da 94 anni e che è stato chiaramente confermato dal rettore Franco Anellii nel discorso di apertura del nuovo anno accademico, esprimendo, nel contempo, la sua preoccupazione per «le continue voci di riduzione di risorse da parte dello Stato» e soprattutto per il «progressivo restringersi degli spazi di autonomia concessi alle università non statali che ne tradisce la specificità». La cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico si è svolta lo scorso 18 novembre e si è aperta con la Santa Messa nella basilica di Sant’Ambrogio concelebrata dal cardinale Angelo Scolaa e dall’assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo Claudio Giuliodori. L’Arcivescovo di Milano, nella sua omelia, ha sottolineato come la Cattolica sia un grande bene per la Chiesa italiana e come tutto il Paese «che non vive un momento facile» avverta l’esigenza di poter contare su luoghi di educazione, ricerca e proposta culturale come l’Ateneo fondato da Padre Gemelli. Successivamente, il rettore Anelli, davanti a un’aula Magna gremita di studenti e ospiti, tra i quali il presidente del Senato Pietro Grasso, ha sottolineato, partendo da alcune indicazioni di Papa Francesco, l’esigenza di proseguire nel cammino che conduce l’Università del Sacro Cuore verso le nuove frontiere della conoscenza e dell’umano. Un impegno che implica una speciale cura nella elaborazione della propria offerta formativa che attualmente prevede 41 corsi di laurea triennali, 39 di laurea magistrali e 6 corsi di laurea a ciclo unico

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ai quali, quest’anno, si sono iscritte oltre 11.150 matricole (escluse quelle di Medicina del Policlinico Gemelli) con un incremento del 2%. Si tratta di un dato incoraggiante, raggiunto malgrado il perdurare delle difficoltà dell’economia. Positivi anche i risultati riguardanti l’inserimento lavorativo dei laureati: nel caso delle lauree magistrali il tasso di occupazione a un anno dalla laurea (al netto degli stage) è del 72,4%, a tre anni del 90,7%, a 5 del 95,5%. Dopo il discorso inaugurale del Rettore e il saluto del presidente dell’Istituto Toniolo, il cardinale Angelo Scola, l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio dell’Onu a Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasii (nella foto) ha tenuto una prolusione intitolata La governance globale nel mondo di oggi, indicando, quale strada maestra per uscire dall’impasse in cui si trovano da circa un decennio le istituzioni internazionali, «quella della fraternità, che racchiude responsabilità, solidarietà e apertura ad una nuova cittadinanza universale». L’arcivescovo Tomasi ha delineato un quadro dell’attuale situazione e delle possibili prospettive per la governance globale nel mondo contemporaneo partendo dalla constatazione che «le organizzazioni create dopo la seconda guerra mondiale sono state messe a dura prova nell’ultimo decennio e spesso si dimostrano inefficaci» come se fossero arrivate alla conclusione di un ciclo storico. Secondo il nunzio apostolico la via per uscire da questo stallo passa da un recupero della dottrina sociale della Chiesa, in quanto proposta di «una cultura nuova che è quella della solidarietà e della fraternità.» Muovendo da tali principi – ha poi affermato – «mi sembra sia possibile riformare e costruire strutture internazionali», sottolineando che, nella pro-

mozione di questa nuova cultura, «l’Università Cattolica ha un ruolo chiave da giocare nella sua missione di formazione e di contributo a tutta la società». Il nunzio apostolico, inoltre, citando l’esempio della riunificazione della Germania nel 1990, ha ricordato come in tempi non troppo lontani solidarietà e sussidiarietà abbiano condotto a decisioni e cambiamenti importanti: «proprio in nome di questa visione, l’allora cancelliere Helmut Kohl con la conversione alla pari delle due monete tedesche (sfidando la Bundesbank) mostrò che la politica e gli ideali che si possono perseguire vengono prima dell’economia». A conclusione del suo intervento monsignor Tomasi si è soffermato sul compito fondamentale dell’Ateneo del Sacro Cuore: «le istituzioni educative, come questa prestigiosa Università, fedeli alla loro identità, possono dare uno slancio nuovo che umanizza la cultura contemporanea p con la testimonianza dei valori cristiani. È un atto di fiducia nelle nuove generazioni. Ripartire dall’educazione assicura nuova linfa alla democrazia e permette di guardare al futuro costruendo una società basata sulla valorizzazione dei talenti di ogni persona». I testi completi degli interventi dell’inaugurazione sono pubblicati all’indirizzo: www.cattolicanews.it/speciali-inaugurazione-2014-2015-prolusione-di-mons-tomasi.

VATICANO

Anelli in udienza dal Papa

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ONFERMANDO LA SPECIALE ATTENZIONE

di Papa Francesco all’intera comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, lo scorso 14 novembre il Santo Padre ha ricevuto in udienza privata, presso il Palazzo Apostolico, il rettore dell’Ateneo professor Franco Anelli ((nella foto, un momento dell’incontro).


ateneo

Roma, il futuro del Gemelli in primo piano

del Policlinico Agostino Gemelli, definendo i rapporti dell’ospedale con l’Ateneo. Il discorso del rettore Franco Anelli (nella foto tra il professor Bellantone a sinistra e il professor Romagnoli a destra) all’inaugurazione dell’anno accademico nella sede di Roma, lo scorso 27 novembre, ha affrontato la questione indicando «i passi compiuti, e quelli che ancora ci accingiamo a compiere». La cerimonia si è aperta nella Chiesa Centrale con la Celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e concelebrata dall’assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo monsignor Claudio Giuliodori. «L’augurio che sento di fare agli studenti e a chi ha responsabilità immediate nella gestione di questa straordinaria istituzione che è l’Università Cattolica – ha affermato monsignor Galantino – è di giocare d‘anticipo sulla realtà, in modo da attrezzarsi a preparare le risorse critiche a domande che largamente ci vengono poste». Questo significa «osare di più», ha detto, spinti dal Vangelo e dalla testimonianza di uomini e donne straordinarie che ci hanno preceduto e che ci indicano la strada. Nel suo discorso il Rettore, dopo aver ribadito alcuni dei temi affrontati nell’inaugurazione a Milano, ha parlato del rapporto tra Policlinico e Università Cattolica. «Rimane un altro passo da compiere – ha detto –, quello di rendere pienamente autonoma la gestione delle attività sanitarie, attraverso lo strumento di un soggetto giuridico a ciò specificamente dedicato, che possa condurre con

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ISEGNARE IL FUTURO

efficienza l’attività di assistenza sanitaria nel quadro degli obiettivi unitari dell’Ateneo. Si tratta di una scelta – in corso di elaborazione quanto a tempi e modi di concreta attuazione – che si inserisce in un programma di piena fedeltà ai valori fondamentali che ispirarono la costituzione della facoltà di Medicina, e poi del Policlinico». Il professor Anelli ha spiegato le ragioni di questa scelta. «Le stesse difficoltà che ora stiamo fronteggiando – ha affermato – trovano origine proprio nel mutato contesto economico e normativo, che rende non più attuale e sostenibile un assetto organizzativo nel quale a un medesimo ente universitario fanno capo due tipologie di attività tra loro profondamente eterogenee, per oggetto e grado di rischiosità, quali l’attività universitaria e quella sanitaria. Sembra quindi giunto il momento di rendere quest’ultima strettamente connessa, inscindibilmente legata e funzionale a quella dell’Ateneo, ma distinta quanto a concreta operatività e ge-

stione». Su questa operazione il Rettore è stato netto: «Ciò, deve esser chiaro – contro ogni, non sempre ingenuo, fraintendimento degli intenti perseguiti – non comporterà perdita della caratteristica ontologicamente essenziale e insopprimibile del Gemelli quale Policlinico universitario, e non di una università qualsiasi, ma dell’Università Cattolica. L’ente che, secondo i programmi in corso di definizione, gestirà l’ospedale non sarà una struttura vocata al profitto, non remunererà capitale pagando dividendi, non elaborerà piani di stock options. Ogni risorsa che affluirà sarà impiegata per migliorare la qualità dell’offerta sanitaria, e in tal modo restituita alla collettività, come è sempre stato». E ha concluso con parole molto chiare: «Sarà l’ospedale dell’Università Cattolica, come l’ha voluto il Fondatore; e proseguirà la missione dell’Ateneo secondo un assetto organizzativo moderno, adatto a un contesto che, da cinquant’anni a questa parte, ha subito profondi cambiamenti dei quali riteniamo nostro dovere farci carico ed elaborare le adeguate misure». Parole che fanno eco al messaggio che il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha inviato al Rettore: «In questi anni, il Policlinico Gemelli si è affermato sempre più come modello virtuoso di integrazione tra percorsi formativi e cure. Una grande risorsa su cui il sistema sanitario regionale ha la fortuna di poter contare: per questo, abbiamo voluto rinsaldare ancor più la collaborazione tra la Regione e il Policlinico Gemelli con uno storico protocollo d’ intesa». La cerimonia è stata conclusa dalla relazione del preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone e dalla prolusione su Neonatologia: passato, presente e futuro tenuta dal professor Costantino Romagnoli (nella foto sotto), docente di Pediatria generale e specialistica.

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Vita e Pensiero, la storica rivista della Cattolica festeggia il traguardo dei primi 100 anni di Velania La Mendola IECI PAROLE.

Perché la nostra epoca ha bisogno di Dio: questo il tema su cui hanno dibattuto diversi intellettuali laici e cattolici intervenuti in occasione del convegno che ha celebrato i cento anni della rivista culturale dell’Università Cattolica Vita e Pensiero, dal 22 al 24 ottobre. Un’occasione di dialogo innanzitutto, parola chiave di uno degli interventi più attesi, quello del sociologo di origine polacca Zygmunt Bauman n (nella foto): «Come Jorge Bergoglio prima di lui, papa Francesco non solo predica la necessità del dialogo, ma la pratica. Di un dialogo vero, tra persone con punti di vista esplicitamente diversi, che comunicano per comprendersi. Non di un dialogo all’insegna dell’elogio reciproco, pensato dall’inizio per concludersi con una standing ovation; né un “dialogo” (solo in apparenza di tipo opposto) che sia in realtà una mera giustapposizione di monologhi». Un accorato invito a praticare la via del dialogo, definita “urgente” perché: «il vecchio mondo è finito ma il nuovo non c’è ancora», un appello che si è concluso con particolare enfasi: «Voltare le spalle al dovere di confrontarci con la varietà delle umane ricette per una vita decente, ci darà forse la pace mentale (benché, senza dubbio, solo per un po’) ma non risolverà nessuno dei problemi che minacciano il pianeta di estinzione e avvelenano la vita dei suoi abitanti. Con i suoi rischi e imprevisti, l’accettazione del dialogo può aumentare solo le difficoltà della vita privata, mentre il suo contrario mette in pericolo la coesistenza. Per il futuro dell’umanità in

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un mondo irreversibilmente multiculturale e multicentrico, l’accettazione del dialogo è una questione di vita o di morte». Sul tema del dialogo, e soprattutto del dialogo tra Chiesa e mondo, abbiamo raccolto l’opinione di alcuni tra gli ospiti del convegno. L’esempio di papa Francesco è stato ricordato anche dalla scrittrice e insegnante Mariapia Veladiano: «La chiave per il dialogo è quella che Papa Francesco sta portando avanti, e cioè che il mondo ha qualcosa da dire. Il dialogo funziona se si pensa che la persona con cui entriamo in relazione ha veramente qualcosa da dire. La chiave allora è la sincerità, non il bon ton dell’ascolto». Secondo padre Antonio Spadaro «Il dialogo non è quello delle tavole rotonde e delle grandi idee, ma, soprattutto per il Papa, è fare qualcosa insieme. Facendo insieme qualcosa ci si riconosce, ci si annusa, ci si comprende». Il direttore della rivista La Civiltà Cattolica, intervenuto nel corso della tavola rotonda Quale futuro per le riviste culturali?? si è anche soffermato sul valore dei social media come virtuali “luoghi” di dialogo in cui condividere idee mettendoci la faccia. Parole in linea con la risposta di José Tolentino Mendonça, il teologo dell’Università Cattolica di Lisbona, che alla base del dialogo pone l’autentica volontà del dialogare: «Questa è una vera arte, un cammino da compiere perché diventi una realtà e non resti soltanto un desiderio». Il grande teologo protestante Jürgen Moltmann ha invece posto l’accento su alcuni valori chiave: «Il mondo ha bisogno di misericordia e di solidarietà. La combinazione delle due è ciò di cui abbiamo bisogno per superare individualismo e la brama neoliberista di soldi e piacere». Infine secondo il filosofo Fabrice Hadjadj del Centre Philanthropos di Friburgo: «La chiave per dialogare è una riflessione

sul divenire della persona nell’epoca della tecnica che vuole fabbricare l’uomo». E la Chiesa può riportare l’umanesimo al centro della riflessione contemporanea. Tutti i testi sono pubblicati nel n. 6/2014 di “Vita e Pensiero” nelle librerie a metà gennaio.

ANNIVERSARIO

Il percorso editoriale diventa una mostra

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CCANTO AL CONVEGNO SI È SVOLTA

la mostra, allestita e curata dal Laboratorio di Editoria del professor Roberto Cicala, Cent’anni di parole, ispirata alle dieci parole chiave al centro della tre giorni: crisi, bellezza, mistica, politica, misericordia, giustizia, tecnica, fraternità, pace, silenzio. Accanto all’esposizione di preziosi documenti selezionati dall’Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica, diretto da Maria Bocci, si è voluto così tracciare un suggestivo percorso attraverso le citazioni di grandi firme – da Madre Teresa a papa Giovanni Paolo II, da Luciano Erba a François Mauriac, da Aldo Moro a Carlo Maria Martini – tratte da contributi pubblicati sulla rivista, dal primo numero datato 1° dicembre 1914 alle annate del nuovo millennio, a scandire la storia editoriale nel contesto sociale del Paese dagli anni ’10 a oggi.


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Il Libro bianco della Difesa la lezione del ministro Pinotti di Andrea Prada Bianchi MISSIONI INTERNAZIONALI alle questioni di bilancio, passando per la scottante situazione nel Mediterraneo. Sono gli argomenti della lezione del ministro della Difesa Roberta Pinottii (nella foto), che ha parlato agli studenti della Cattolica lo scorso 17 novembre. Dopo il saluto del rettore Franco Anellii e l’introduzione del direttore del dipartimento di Scienze politiche Massimo de Leonardis, il Ministro ha parlato delle linee guida del Libro bianco per la Difesa: uno strumento di trasparenza che il governo e il ministero utilizzano per comunicare all’opinione pubblica le proprie scelte e la propria visione su un tema complesso come quello della difesa. Il Ministro, rispondendo alla domande degli studenti, ha spiegato la posizione dell’Italia sulle principali questioni internazionali e di sicurezza nazionale, a cominciare dall’impegno italiano in Iraq e dalla crescente instabilità della Libia, Paese con cui l’Italia ha importanti legami storici, culturali oltre a numerosi interessi strategici. «Il coinvolgimento in Iraq nella coalizione anti-Isis

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sarà esclusivamente di carattere addestrativo e di supporto in termini di armi e intelligence », ha sostenuto il Ministro. A pochi chilometri dalle nostre coste è la Libia, con cui l’Italia ha un legame sia storico che economico. «In Libia la situazione è molto complicata – ha affermato Pinotti –, ci sono due governi che si delegittimano a vicenda e noi dobbiamo stare attenti, perché il rischio che si formino due Stati in Libia è molto forte con la conseguenza che l’estremismo si radicalizzi fino ad arrivare alle porte di casa nostra». Altro tema caldo è la questione della sicurezza dei confini marini, legata all’enorme emergenza umanitaria in corso nel Mediterraneo. La missione Mare Nostrum è terminata, e sta per essere sostituita da quella europea Triton, un’operazione a guida Ue. «Il Mediterraneo è il confine meridionale dell’Europa - ha detto il ministro - e per questo l’emergenza migranti riguarda tutti i Paesi dell’Unione. Le risorse dell’Ue in questa nuova operazione dovrebbero essere più consistenti che in passato». A fronte delle domande sull’impegno economico nelle politiche della difesa, il ministro ha risposto che «al vertice Nato in

Galles, l’Alleanza ha richiesto di aumentare le spese per la Difesa fino al 2% del Pil». «L’Italia per ora è circa all’1%, ma condividiamo la necessità di aumentare le risorse destinate alla sicurezza. Al vertice è stato anche stabilito che un aumento dei fondi destinati alla Difesa sarà reso possibile solo da una contemporanea crescita dei singoli Pil nazionali». Da parte degli studenti, non è mancata la domanda sull’acquisto degli F35. Il Ministro ha ribadito la necessità di informarsi correttamente: «qualcuno sostiene che questi aerei siano poco affidabili e che lo stesso Pentagono abbia dichiarato che non siano sicuri. Questo non è vero, perché il Pentagono stesso ne ha recentemente ordinati un congruo numero, e molti altri Stati, anche europei, si stanno muovendo per l’acquisto. La riflessione avviata con il Libro Bianco ci consentirà di valutare con serietà le esigenze del nostro Paese».

Beni confiscati: serve una “legalità profittevole” di Pierpaolo Astorina AI COME ADESSO recidere il legame tra economia lecita e organizzazioni criminali richiede uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni: ne va della crescita globale del Paese, tanto in termini di legalità, quanto in termini strettamente economici. La terza edizione del Corso di Alta Formazione per Amministratori giudiziari di Aziende e Beni Sequestrati e Confiscati (Afag), organizzato dal Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale (Csgp) in collaborazione con il dipartimento di Studi europei e della integrazione internazionale (Dems) dell’Università di Palermo, ha preso avvio lo scorso 21 novembre con la tavola rotonda Misure patrimoniali e contrasto alla criminalità dedicata ai problemi e alle sfide che attendono coloro che sono coinvolti nella lotta al

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crimine organizzato e all’illegalità nei traffici economici. Sia che si tratti di amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati, sia che si tratti di magistrati o rappresentati delle istituzioni, il problema è quello di far emergere una cultura della legalità e delle regole che non sia vissuta come contrastante con le dinamiche economiche. L’auspicio è quello di una “legalità profittevole”, come ha spiegato Gabrio Forti, preside della facoltà di Giurisprudenza e direttore del Csgp: attraverso la sottrazione dei patrimoni illeciti alla criminalità e la loro gestione in chiave imprenditoriale, lo Stato può dare un segnale importante circa la capacità di fare profitto nel rispetto delle regole e senza frustrare la libera concorrenza. Un tale disegno richiede una partnership stretta tra le istituzioni e le imprese specie nelle regioni del Nord:

come ha sottolineato il presidente della Corte d’Appello di Milano Giovanni Canzio mentre il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha evidenziato il grande ritardo che, sul piano normativo e delle risorse, caratterizza l’Agenzia da lui diretta, impossibilitata, per mancanza di risorse, a far fronte all’esigenza che lo Stato sia davvero “padrone” del territorio. Una sfida che richiede competenze particolari e nuove, come quelle che il corso Afag riesce a formare, ma anche un nuovo approccio al tema delle misure di prevenzione antimafia, come ha detto Fabio Roia. La vastità dei temi affrontati negli interventi introduttivi ha fatto da sfondo alla tavola rotonda vera e propria che ha visto la partecipazione di Raffaele

Cantone (nella foto), presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, di Giorgio Fidelbo, consigliere della Corte Suprema di Cassazione e di Giuliana Merola, collaboratore della Commissione Nazionale Antimafia. La discussione ha confermato la necessità di una visione ampia sugli intrecci tra economia, pubblica amministrazione e criminalità organizzata. Come ha illustrato Cantone, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, nata a seguito della legge 190 del 2012, costituisce un esempio importante di regolazione e controllo delle attività economiche in collaborazione con le singole pubbliche amministrazioni. Specie in relazione a Expo 2015, l’Autorità sta dimostrando di poter infondere trasparenza nella gestione degli appalti pubblici con interventi mirati sulle singole commesse e con penetranti poteri di indagine e addirittura di commissariamento della gestione di specifici appalti.

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Il Maestro Barenboim racconta il suo Fidelio di Laura Silvia Battaglia in Università Cattolica con il direttore d’orchestra Daniel Barenboim (a sinistra nella foto con il professor Girardi) la “prima della prima” scaligera più attesa a Milano e in Ateneo, è per l’unicità della musica, per l’impossibilità a definirla. «La musica non è comica, non è tragica. Sa essere tutto in uno, contemporaneamente». Ed è forse qui, in questo hic et nunc temporale, fisico, spirituale, rivelato dal Maestro alla platea di studenti, docenti e melomani in genere, che si spiega la sua affezione all’Università dal 2008 e, viceversa, la gratitudine dell’Ateneo nei suoi confronti. Perché, come ha sottolineato la professoressa Paola Fandella, curatrice dell’incontro, «il Maestro ha la curiosità per scoprire i dettagli e da anni ci insegna che la musica offre un modo alternativo per risolvere i conflitti d’identità, anche quelli che la politica non sa risolvere». Non a caso, quest’anno Barenboim inaugura la stagione del Teatro alla Scala, con il Fidelio di Ludwig van Beethoven, un’opera che ha come tema la giustizia, la libertà. Ma Barenboim fa presente che il vero tema è l’amore, il coraggio, quello delle donne soprattutto. Al di là di ogni lettura politica, di comparse vestite da nazisti, di messe in scena con riletture storiche. Così il professor Enrico Girardi ne approfitta per fargli una raffica di domande: quale Fidelio ascolteremo? Quale versione? Quale ouverture, la Leonora 2 o 3? Come sarà composta l’orchestra? Il Maestro si fa intervistare ma non vuo-

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A PRIMA CITAZIONE PER L’INCONTRO

le rivelare troppo: «Dovete venire in teatro ad ascoltarci». Ma poi si rivela e rivela: ho scelto la versione di Fidelio del 1814; l’ouverture che eseguiremo è la Leonora 2 perché ha degli esperimenti armonici interessanti; inizieremo con il duetto e poi con l’aria; rispetteremo gli almeno sei stili diversi che Beethoven mette in campo nel Fidelio. Tutte scelte che desiderano rispettare di Beethoven la sua complessità e la sua moralità. Per Barenboim la vera cifra di Beethoven è la potenza dei suoi silenzi, la capacità di «mantenere il suono esattamente della lunghezza prescritta e arrivare al prossimo senza ritardi e senza anticipo». Per questo, dice, «bisognerebbe scrivere un libro intitolato “Beethoven e il silenzio”. Perché il silenzio è parte organica della musica e nel silenzio la musica continua: se c’è qualcuno che ce lo ha insegnato, quello è Beethoven».

Il maestro Barenboim ha parole di apprezzamento anche per la sostanza drammaturgica dell’opera: «Nel Fidelio c’è misura, c’è un nuovo linguaggio, e Beethoven ha compreso bene l’equilibrio tra musica e azione. Nell’Opera bisogna avvolgere l’ascoltatore nel dramma e sorprenderlo ogni volta che ritorna alla musica. Così si tiene l’ascoltatore dipendente a ogni azione musicale e drammatica». L’incontro in Cattolica è occasione anche per spiegare qual è il ruolo del direttore nelle orchestre di oggi, molto più consapevoli e preparate di cinquanta anni fa: «Cosa può dare un direttore d’orchestra all’orchestra oggi? Può solo suggerirle il modo di ripensare la frase musicale e la partitura, ma deve spiegare alla sua orchestra il perché più che il come. Appena ha raggiunto l’obiettivo deve stressarla senza misericordia fino a ottenere il suono che desidera».

Bookcity, successo anche in Cattolica UNIVERSITÀ CATTOLICA è stata tra i protagonisti della terza edizione di Bookcity. Dalle conferenze al bookcrossing, passando per le presentazioni di libri e le letture, fino ad arrivare alle interviste con gli autori e il flash mob, numerose sono state le iniziative che hanno animato l’Ateneo nelle giornate di giovedì 13 e venerdì 14 novembre scorso. Ospite d’eccezione lo scrittore spagnolo Pablo d’Orss (nella foto a destra) autore di Biografia del Silenzio caso editoriale in Spagna pubblicato per la prima volta in Italia da Vita e Pensiero. Nel pamphlet vengono descritte l’esperienza della meditazione e il ruolo fecondo del silenzio. In dialogo con il critico Carlo Ossola, il sacerdote

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madrileno ha raccontato l’avventura negli spazi della quiete silenziosa. Due i temi scelti per Bookcity in Cattolica: La lettura, tra professioni, media e artee e il Pensiero: dall’ascolto al silenzio. La prima giornata è stata dedicata al libro e alle sue connessioni con il mondo dell’editoria, la tv, il cinema, l’arte e ha ospitato il workshop Engaging the reader 2014 - Per un nuovo ecosistema della lettura, a cura del master Professione Editoria cartacea e digitale e il confronto tra Piero Dorfless e Aldo Grasso o per scoprire quanto, o se, il libro fa male alla televisione. È stata poi la volta del quiz culturale Una storia, un libro, un film con Ruggero Eugeni, Luca Monti a cura del master Ideazione e progettazione di eventi culturali: arte,

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cinema, musica, spettacolo e Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, per andare alla scoperta di libri raccontati sul grande schermo, e di una passeggiata per i chiostri del Bramante e le opere d’arte dell’Università organizzata dalla professoressa Cecilia De Carlii e i ragazzi del Centro di ricerca per l’educazione attraverso l’arte e la mediazione del patrimonio culturale sul territorio e nei musei. Ricco e interessante anche il calendario degli appuntamenti della seconda giornata che ha coinvolto lo scrittore Alessandro D’Avenia ((nella foto a sinistra) che ha letto e commentato alcuni passi del suo ultimo libro Ciò che inferno non è, e ha inaugurato anche il bookcrossing universitario organizzato

dall’Associazione culturale Vox. Carlo Cecchii e Andrée Ruth Shammaa sono stati invece i protagonisti dell’incontro La poesia del silenzio in scena presso la libreria Vita e Pensiero mentre il professor Roberto Cicalaa con gli studenti del Laboratorio di Editoria ha presentato la mostra Storie di libri. Tesori e best seller del Novecento della biblioteca dell’Università Cattolicanella a Sala Negri da Oleggio. Un’occasione preziosa per curiosare tra le rarità-novecentesche della biblioteca di largo Gemelli, una delle più ricche d’Italia.


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I migliori g laureati dell’Ateneo premiati dall’Olimpia basket I È PRESENTATA LA OLIMPIA - EA7 Armani Milano, lo scorso 1° dicembre in Università, per premiare i dodici migliori laureati 2013 dell’Ateneo che hanno ricevuto il Premio Gemelli, il riconoscimento intitolato al fondatore dell’Ateneo e riservato dal 1961 agli studenti che hanno ottenuto i migliori risultati accademici per ciascuna Facoltà. A consegnare il premio, giunto alla 54esima edizione, sono stati il prorettore Francesco Botturi, l’ex giocatore, allenatore e CT della nazionale di basket Sandro Gamba e il presidente della EA7 Olimpia Milano Flavio Portaluppi. Intervenendo sul tema Vincere con il merito Portaluppi ha detto ai giovani premiati «come l’Olimpia è tornata a vincere dopo 18 anni grazie a un lavoro di

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squadra e progettazione, anche voi dopo questi anni di studio dovete vincere nella vita e nel lavoro con umiltà, determinazione e passione». L’evento, con Intesa Sanpaolo main sponsor dell’iniziativa, è stato promosso dall’Associazione Necchi che raccoglie i laureati della Cattolica. La cerimonia di conferimento del premio è stata introdotta dal presidente dell’Associazione Necchi Carlo Assii che ha sottolineato come lo sport di squadra sia una metafora particolarmente evocativa del valore che unisce la collaborazione e l’eccellenza. I laureati premiati sono: Beatrice Purita, facoltà di Giurisprudenza - sede di Milano; Giulio Cesare Tersalvi, facoltà di Scienze politiche e sociali; Federico Torra, facoltà di Economia - sede di Milano; Giulia

Maniezzi, facoltà di Lettere e filosofia - sede di Milano; Stefania Piardi, facoltà di Scienze della formazione - sede di Brescia; Andrea Lovazzano, facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali - sede di Piacenza; Giulia Coco, facoltà di Medicina e Chirurgia; Ilenia Vitali, facoltà di Scienze Matematiche, fisiche e naturali - sede di Brescia; Andrea Cotticelli, facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative - sede di Milano;

Paola Molteni, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere - sede di Milano; Ilaria Parrotta, facoltà di Psicologia - sede di Milano; Alessandra Davoli, facoltà di Economia e Giurisprudenza - sede di Piacenza. Anche quest’anno le tesi di laurea dei premiati saranno pubblicate su e-book consultabili online (www.alumnicattolica.it) ed editi da Vita e Pensiero, la casa editrice dell’Università Cattolica.

Il mondo in una foto: i migliori scatti degli studenti

STUDENTESSE e uno studente hanno vinto il concorso fotografico My Ucsc Abroad Summer 2014, rivolto ai ragazzi dell’Ateneo che hanno partecipato ai programmi all’estero la scorsa estate e si sono fatti fotografare nei cinque continenti Riportare con una foto il mondo in Università. Si può riassumere così il concorso fotografico a cui hanno risposto 140 ragazzi che, indossata la T-shirt di Ucsc Abroad, si sono fatti immortalare in ogni angolo del pianeta. Un contest in cui non contava solo il valore artistico delle foto, ma il contenuto simbolico di un’esperienza all’estero. Quattro i vincitori della competizione, dopo una selezione

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realizzata da una giuria formata da 16 studenti internazionali da 7 Paesi diversi (Australia, Stati Uniti, Messico, Turchia, Grecia, Spagna e Cina). Claudia Maranesi per la categoria: My UCSC Abroad Pride, Margherita Vernaa per la categoria: Paese che vai, cibo che trovi, Alessandra Paolucci, per la categoria: Acting like a local e Mattia Bassanello, per la categoria: Luoghi indimenticabili. I premi di 250 euro ciascuno sono stati consegnati nell’Aula Magna nella sede di largo Gemelli nell’ambito dell’International day, il giorno in cui vengono presentati i programmi di studio all’estero per gli studenti dell’Ateneo. Claudia Maranesi, cremonese, della facoltà di Scienze lin-

guistiche e letterature straniere della sede di Brescia, ha svolto la scorsa estate un corso di lingua con il programma Late alla Beijing Language and Culture University (Blcu) di Pechino. La foto che la ritrae con una amica dopo una scalata su un tempio è stata scelta per esprimere l’orgoglio di rappresentare l’Italia e la sua Università in un grande Paese come la Cina. Margherita Verna, originaria di Rutigliano (Ba), al primo anno della laurea magistrale in Scienze linguistiche nella sede di Milano, ha trascorso l’estate alla Boston University, grazie al Summer program Fpa. La sua foto è stata premiata per rappresentare il mix di culture raccolto ed espresso dal chiosco vicino a cui si è fatta immorta-

lare. La foto di Alessandra Paolucci, neolaureta della facoltà di Medicina e chirurgia di Roma, originaria di Rieti, è un inno all’inculturazione. La giovane dottoressa, che ha partecipato al Charity Work Program promosso dal Cesi, prima di lasciare l’Uganda dove ha svolto il suo lavoro volontario per tre settimane, ha realizzato il suo sogno: farsi acconciare i capelli con le famose treccine africane. La foto di Mattia Bassanello, studente della facoltà di Economia di Milano, che ha partecipato al Summer program Fpa alla University of Los Angeles ha immortalato uno dei luoghi indimenticabili premiati dalla giuria: uno scorcio del molo di Santa Monica in California.

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milano

Incontro con Lévyy Leblond, un fisico tra i linguisti ELL’AMBITO DEL CICLO DI CONFERENZE

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Langues et citoyenneté. Comprendre le monde pour agir dans la société, organizzato dai docenti di Lingua francese delle Università Cattolica e Statale di Milano e dell’Università di Bergamo in collaborazione con l’Institut français, l’Ambasciata di Francia e l’Università Italo-francese, il professor Jean-Marc Lévy-Leblond d (nella foto), importante fisico e saggista francese, è intervenuto, lo scorso 13 novembre, al seminario di Linguistica francese sul tema La langue tire la science. La conferenza e il dibattito hanno permesso al folto pubblico presente di scoprire una personalità umana e scientifica dalle molteplici sfaccettature, aperta alla pluridisciplinarità, che svolge un’intensa attività nel campo dell’educazione scientifica, della storia, della politica e della filosofia delle scienze. Pur venendo dalla fisica, una delle scienze dure per eccellenza – o forse proprio per questo – il professor Jean-Marc Lévy-Leblond auspica un ricongiungimento tra le scienze dure e le scienze umane e invita gli scienziati ad uscire dai loro laboratori per condividere il loro sapere, ponendosi il quesito del loro ruolo nella società. Gli scienziati devono produrre il saper ma anche diffonderlo e condividerlo. A tal fine, secondo lo studioso, manca nell’area delle scienze una figura professionale analoga al critico d’arte, capace di orientare e di mediare,

una figura nuova che egli propone di chiamare critique de science. Per avvicinare i giovani alle scienze dure, le grandi assenti dai curricola umanistici anche in Italia, suggerisce di incoraggiare la costruzione di progetti interdisciplinari. Con grande sensibilità linguistica ha mostrato come il linguista sia molto utile allo scienziato e, senza nulla togliere al ruolo veicolare dell’inglese nel mondo contemporaneo, ha insistito sull’importanza di preservare la differenza delle lingue e delle culture che è alla base della creatività e dell’originalità nella ricerca. A tale proposito, è favorevole a quello che chiama plurilinguismo dell’ascolto, noto ai linguisti sotto l’etichetta “inter-comprensione”: ognuno parla la propria lingua ma capisce quella dell’altro.

Studenti internazionali e fuorisede, con Universiday Milano è più accogliente di conferenze accademiche, incontri informali, sfide di creatività nelle quali i ragazzi saranno guidati da tutor famosi; una piattaforma digitale che permetterà agli iscritti di interagire; una campagna per raccogliere le impressioni degli studenti internazionali su Milano e un grande evento finale. Universiday, l’evento pensato per stimolare gli studenti internazionali e fuori sede a sviluppare un senso di appartenenza nei confronti di Milano e a vivere la città come un grande campus, ha aperto i battenti il 17 ottobre in un teatro Dal Verme gremito di studenti. A Universiday, iniziativa promossa da

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Rcs e Corriere della Sera, partecipano il Comune di Milano, la Camera di Commercio, il Comitato Miworld e dodici fra università e accademie (Statale, Politecnico, Cattolica, Bocconi, Iulm, Naba, Ied, Bicocca, San Raffaele, Humanitas, Domus Academy e Accademia di Brera). Per migliorare l’accoglienza la Camera di Commercio di Milano ha lanciato la M-Id Card (Milan Identity Card), una card dedicata agli studenti internazionali che serve a facilitare l’ottenimento del codice fiscale, del permesso di soggiorno e l’iscrizione al servizio sanitario nazionale. La tessera fornirà anche alcune convenzioni per i trasporti e per la frui-

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zione dell’offerta culturale milanese. Alla presentazione dell’iniziativa sono intervenuti il direttore del Corriere Feruccio de Bortoli, il segretario generale della Camera di Commercio di Milano Pier Andrea Chevallard d e il sindaco della città Giuliano Pisapiaa che ha espresso sia l’auspicio che gli studenti (circa 170.000, fra cui 16.000 internazionali) si fermino nel capoluogo lombardo anche dopo il completamento della carriera universitaria, sia l’impegno di risolvere le difficoltà di trovare alloggi a buon mercato. A conclusione dell’evento lo show del cantante anglo libanese Mika, intervistato dal giornalista Beppe Severgnini.

IN BREVE

Il Rapporto Giovani presentato a Pietro Grasso «SIATE coraggiosi, l’impegno viene ripagato». Sono le parole del Presidente del Senato Pietro Grasso che, lo scorso 4 dicembre, ha incontrato alcuni borsisti dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori che si sono fatti ambasciatori del Rapporto Giovanii presso le massime istituzioni politiche, il Senato e la Camera dei Deputati. La delegazione, formata da studenti della Cattolica, provenienti da tutta Italia, vincitori del Concorso nazionale per merito Borse Studio Toniolo, ha consegnato al presidente Grasso e alla vicepresidente della Camera Marina Serenii il volume La condizione giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2014, il secondo rapporto annuale dell’indagine nazionale promossa dall’Istituto Toniolo, base di un osservatorio continuo che si propone come uno dei principali punti di riferimento in Italia su analisi e politiche che consentano di migliorare capacità di intervento sulla complessa e articolata realtà giovanile (www.rapportogiovani.it). La ricerca è stata avviata nel 2012 in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.

Riccardo Redaelli, cittadino onorario di Valenza

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L SINDACO Sergio Cassano o della città di

Valenza ha conferito, lo scorso novembre, la cittadinanza onoraria a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica della facoltà di Scienze politiche e sociali della Cattolica, per il risalto dato alla città con l’attività svolta come coordinatore scientifico di CeStinGeo, Centro di Studi Internazionali di Geopolitica. Il Centro da 5 anni organizza corsi per avvicinare ai temi della geopolitica insegnanti e studenti delle classi IV e V delle superiori, oltre a seminari internazionali, che coinvolgono esponenti politici e intellettuali stranieri.


milano

Gli “Agostini” in festa con Prodi e Mauro una residenza, ma un modo di vivere intensamente e proficuamente il periodo più importante della propria formazione umana e culturale» lo ha affermato il prorettore Antonella Sciarrone Alibrandii nel suo saluto di apertura alla 19esima assemblea dell’Associazione Agostini Semper, tenutasi lo scorso 8 novembre, che riunisce gli studenti attualmente in Collegio insieme agli Alumni dell’Au-

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COLLEGI NON SONO SOLO

gustinianum. Come ogni anno è stato assegnato il riconoscimento Agostino dell’anno a un ex alunno del collegio che si è distinto per particolari meriti

nel suo ambito professionale: per il 2014 è stato premiato Mario Mauro, mentre come laureato dell’anno è stato premiato Andrea Falcone, che ha discusso, con lode, una tesi in Diritto Commerciale. Tra gli altri ex studenti dell’Agustininum anche Romano Prodi che, come ogni anno, ha voluto essere presente all’assemblea e ha condiviso con disponibilità momenti di saluto e confronto con gli studenti.

A Bressanone un seminario sulla musica sacra di Mozart L CORO E ENSEMBLE Note d’inChiostro dell’Università Cattolica, accompagnati dal direttore Giampiero Innocente, ha partecipato, lo scorso 15 e 16 novembre a Bressanone, a un seminario sulla musica sacra di Mozart, conclusosi con l’esecuzione durante la Messa solenne della domenica. Il seminario è stato affidato a Heinrich Walder, Domkappelmeister del Duomo di Bressanone e docente di Musica sacra al Conservatorio di Bolzano, che ha approfondito le tematiche musicali insite nel repertorio scelto (Mozart Messa K 140, Laudate Dominum K 339, Benedictus K 117) illustrando ai coristi e

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strumentisti la prassi esecutiva tipica dei paesi di lingua tedesca. Walder ha inoltre sottolineato l’ottima preparazione degli studenti dell’Ateneo,

ribadendo l’importanza della musica in un percorso universitario e il valore pedagogico e metodologico del cantare e suonare insieme.

Lezione a New York sul futuro dei fondi sovrani Valeria Micelii (nella foto), docente di Economia, istituzioni, mercati finanziari alla facoltà di Scienze

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A PROFESSORESSA

politiche e sociali della Cattolica, è intervenuta al Client Education Summit A review & preview: Exploring the markets as the calendar turns organizzato da Deutsche Asset & Wealth Management (DeAwM) del Gruppo Deutsche Bank a New York lo scorso novembre.

L’evento fornisce ai partecipanti una overview dell’andamento dei mercati finanziari nel mondo per valutarne gli impatti sul risparmio gestito. Valeria Miceli ha presentato un intervento, focalizzato sul ruolo presente e futuro che i fondi sovrani potranno giocare sui mercati finanziari internazionali, ritenuto molto informativo per una migliore conoscenza di così importanti player di mercato. Miceli, in collaborazione con alcuni esponenti di DeAwM, sta inoltre elaborando un paper sugli sviluppi dei fondi sovrani che sarà pubblicato a cura di Global Financial Institute. Quest’ultimo è un prestigioso think tank, istituito nel 2011 e sponsorizzato da DeAWm, che ha la finalità di fondere il pun-

to di vista dei professionisti con quello del mondo dell’accademia su alcune tematiche ritenute di rilevanza strategica per l’evoluzione presente e futura dei mercati finanziari globali. Il think tank in oggetto ha affidato alla professoressa Miceli il compito di analizzare gli sviluppi dei fondi sovrani considerata l’expertise accumulata in questo campo dalla docente. La ricerca in questo ambito della Miceli aveva già prodotto in passato due libri co-autorati con il professore Alberto Quadrio Curzio, ed è poi proseguita presso la Judge Business School dell’Università di Cambridge dando vita a vari paper tra cui anche alcuni in collaborazione con l’Ufficio Studi della Banca d’Italia.

RICORDO

Addio a Bruno Parisi, geografo e glaciologo

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O SCORSO 12 ot-

tobre è mancato Bruno Parisi, classe 1921, professore alla facoltà di Magistero dell’Università Cattolica e Socio d’Onore della Sezione Lombardia dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia. Laureatosi in Materie letterarie in Cattolica nel 1944 con una tesi in Storia, Bruno Parisi, dal 1968 al 1994, tenne la cattedra di Geografia presso la facoltà di Magistero dell’Ateneo del Sacro Cuore nella sede di Milano e per un decennio, dal 1984 al 1994, la stessa cattedra presso la sede distaccata di Brescia. Tra le circa duecento pubblicazioni date alla stampe, si annoverano contributi per convegni, relazioni per la Campagna Glaciologica, per corsi universitari, manuali di geografia per le medie e superiori e numerose prefazioni, presentazioni e recensioni e voci per enciclopedie. Inoltre il professor Parisi ha fornito circa 500 quesiti geografici alla nota trasmissione televisiva Rischiatutto. Ottimo conoscitore della geografia generale, regionale ed economica a livello mondiale, il professor Parisi in particolare ha dedicato attenzione al sistema alpino, ai fenomeni glaciali, alle antiche vie del ferro, stagno, rame e bronzo in Europa, allo sviluppo della rete delle grandi vie di comunicazioni transalpine, al trasporto a fune, al servizio del turismo nelle valli. Interessanti sono inoltre le sue ricerche sulle caratteristiche delle dimore rurali tradizionali e dei beni culturali minori, quali le meridiane e i capitelli. Parisi si occupò di tali tematiche per reazione ad una certa cancellazione progressiva di caratteri distintivi che sta conducendo un po’ ovunque ad una standardizzazione, ad un impoverimento e banalizzazione di prospettive umanizzate del territorio.

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roma

La nuova sala ibrida p per interventi cardiovascolari d’avanguardia di novembre presso il Dipartimento di Scienze cardiovascolari del Policlinico universitario Gemelli, diretto dal professor Filippo Crea, la “sala ibrida” per interventi cardiovascolari d’avanguardia. Un palcoscenico operatorio d’eccezione in cui si opera sul cuore, utilizzando sofisticati strumenti diagnostici e terapeutici che consentirà interventi complicati su “pazienti difficili” oggi considerati inoperabili. La sala ibrida, una delle pochissime attualmente in funzione in Italia, è stata inaugurata il 30 ottobre, alla presenza del rettore della Cattolica Franco Anelli, di monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, del direttore amministrativo Marco Elefanti, del preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone, del direttore del Policlinico Maurizio Guizzardi e di Luca Cordero di Montezemolo. La sala ibrida a regime potrebbe ospitare fino a 40 interventi al mese, con costi di esercizio che non dovrebbero essere molto diversi da quelli di una tradizionale sala di emodinamica, di elettrofisiologia o di cardiochirurgia. La sala ibrida è una camera operatoria dalle caratteristiche tecnologiche molto avanzate che, oltre alle strumentazioni di una sala operatoria tradizionale per interventi di Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare di elevata complessità, è dotata anche di apparecchiature integrate di diagnostica radiologica sofisticate. Questa tecnologia consente di operare in modo integrato,

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ATTIVA DALLO SCORSO MESE

RICERCA

Tratti nordici e profilo orientale nel Dna degli italiani

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sia dall’interno sia dall’esterno del cuore e delle arterie, con tecnologie di ultima generazione. «La sala operatoria ibrida del Policlinico Gemelli, la prima a Roma, l’unica nel Centro Sud e tra le più moderne in Europa – spiega Massimo Massetti, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia – è una sala operatoria completa, dotata di una macchina cuore-polmone, di un respiratore automatico e uno strumentario completo». «Nella sala – aggiunge Lorenzo Leogrande dell’Unità di Valutazione delle Tecnologie del Gemelli – è installato inoltre un angiografo di ultima generazione, dotato di un braccio robotizzato che garantisce agli operatori il facile e rapido accesso al tavolo operatorio in caso di necessità». «Verranno anche effettuati interventi di rivascolarizzazione miocardica ibrida – specifica il professor Filippo Creaa – ovvero l’esecuzione, nella medesima seduta operatoria, di bypass aortocoronarici a cuore battente e di angioplastiche coronariche».

IAMO ANCHE UN PO’ ORIENTALI:

uno studio internazionale che ha visto in prima fila i ricercatori dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma svela che nel Dna degli italiani vi è un po’ di Estremo Oriente; siamo “figli” anche di genti venute da Siberia e Nord Europa migliaia di anni fa. Pubblicato sulla rivista Nature e coordinato dalla Harvard University, lo studio si basa sul confronto tra Dna di europei moderni (anche italiani) e Dna fossile da resti archeologici. Per l’Italia lo studio ha avuto come protagonista l’Università Cattolica, con la partecipazione di Francesca Brisighelli della Sezione di Medicina legale-Istituto di Sanità Pubblica, diretta dal professor Vincenzo Pascali, e di Cristian Capelli, dottore di ricerca della Cattolica. «Abbiamo contribuito al lavoro con dei campioni di Dna di individui del Sud Italia – spiega Brisighelli – in particolare Calabria e Sicilia. Così abbiamo ritrovato nel nostro Dna la presenza di tracce di popoli antichi venuti da Europa Settentrionale e Siberia», antenati che si aggiungono ai già noti cacciatori-raccoglitori giunti dall’Africa e agli agricoltori provenienti dall’Oriente Medio.

La Cattolica leader in Europa p per lo studio sull’invecchiamento PROGETTO SPRINTT (Sarcopenia and PhysicalfRailty IN older people: multi-componenT Treatment strategies) intende testare nuove strategie terapeutiche per contrastare la fragilità fisica, dell’anziano. Il progetto non mira dunque al trattamento di specifiche malattie, ma vuol prevenire la transizione dalla fragilità alla disabilità e alla perdita dell’autosufficienza. La perdita di muscolo che si verifica durante l’invecchiamento è chiamata sarcopenia ed è l’elemento centrale della sindrome della fragilità fisica. La selezione dei partecipanti inizierà dal 1 luglio 2015 e coinvolgerà 14 centri situati in 11 nazioni dell’Unione Europea. Oltre 1000 soggetti saranno arruolati nello studio secondo i seguenti criteri di eleggibilità: età superiore a 70 anni, presenza di sarcopenia e

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fragilità, iniziale compromissione della performance fisica, assenza di disabilità motoria conclamata, assenza di patologie terminali. I soggetti arruolati saranno assegnati in maniera random all’intervento multicomponente o ad un gruppo di educazione alla salute. Entrambi i gruppi saranno seguiti per almeno due anni. La realizzazione di un progetto così complesso rende ragione della presenza nel gruppo di lavoro di oltre ottanta ricercatori provenienti sia dai Paesi dell’Unione Europea che dagli Stati Uniti. Quarantanove milioni di euro sono stati stanziati da IMI (Innovative Medicines Initiative),una partnership pubblico-privato della Commissione Europea, ed EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations). La Cattolica svolgerà un ruolo di primordine in

SPRINTT. Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia, è il coordinatore del progetto in collaborazione con Susanna Del Signore di Sanofi R&D. Un ruolo di primo piano nell’organizzazione dello studio clinico e nell’analisi dei risultati è inoltre svolto dal professor Francesco Landi e dal dottor Emanuele Marzetti, anche loro afferenti allo stesso Dipartimento. In SPRINTT è riposta la speranza di prevenire una quota rilevante di disabilità in età avanzata, con conseguente miglioramento della qualità di vita degli anziani e un notevole risparmio di risorse economiche e sanitarie.


roma

Università Cattolica “Nostra Signora g del Buon Consiglio” g il professor Bruno Giardina nominato rettore a Tirana Consiglio, riunitosi lo scorso settembre. Giardina ha svolto una intensa attività di ricerca interessandosi soprattutto della struttura e delle funzioni dell’emoglobina, ottenendo il riconoscimento della copertina della prestigiosa rivista internazionale TIBS (Trend in Biochemical Sciences). È autore di oltre 500 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali e internazionali.

GIARDINA, direttore del Dipartimento di diagnostica e medicina di laboratorio del Policlinico Gemelli, dal 1° ottobre 2014 è stato nominato rettore dell’Università ‘Nostra Signora del Buon Consiglio’ di Tirana. Il mandato avrà la durata di quattro anni ed è stato conferito dal Consiglio di amministrazione della Fondazione Nostra Signora del Buon

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RUNO

POLICLINICO

Dedicata cappella a Giovanni Paolo II

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22 OTTOBRE, in occasione della prima memoria liturgica dedicata a Karol Wojtyla, nella cappella del secondo piano del Policlinico Gemelli, ha avuto luogo la Santa Messa di dedicazione a San Giovanni Paolo II, nell’ospedale L

Corruzione in sanità, incontro con Raffaele Cantone

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A CORRUZIONE IN SANITÀ:

questo il tema al centro del colloquio con Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che si è tenuto il 4 novembre nella sede di Roma della Cattolica. L’incontro è stato introdotto dai saluti del rettore Franco Anelli, del preside della

facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone, del preside della facoltà di Economia Domenico Bodega, e del direttore di Altems Americo Cicchetti promotore dell’evento e autore di uno studio sul tema. «Nella sanità ci sono tutti i germi possibili per facilitare la corruzione – ha affermato Cantone – mol-

te voci di spesa, molto denaro pubblico, molti appalti e altrettante stazioni appaltanti. E soprattutto, una enorme presenza della politica che la favorisce». Secondo Cantone, la corruzione richiede tre tipi di interventi: «Un’attività preventiva, un intervento repressivo e un salto di qualità culturale».

Economia: p per ggli studenti accesso agevolato all’albo dei Commercialisti in Servizi professionali dei corsi di laurea triennale e magistrale interfacoltà Economia-Medicina, grazie all’accordo con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma, permetterà un percorso più rapido di avvicinamento al monp do professionale. È la novità presentata lo scorso ottobre in occasione di un incontro che si è svolto presso il polo didattico Giovanni XXIII della Cattolica. In forza della convenzione, gli studenti che seguiranno i piani di studio, definiti e concordati con la facoltà di Economia presso la sede di Roma, saranno esonerati, se iscritti al corso di laurea triennale, dalla prima prova dell’esame di Stato (se-

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N NUOVO PROFILO

zione B). Gli iscritti a un corso di laurea magistrale potranno svolgere parte del tirocinio professionale nel corso del biennio magistrale di studi ed essere esonerati dalla prima prova dell’esame di Stato per l’accesso

all’Albo (sezione A). Alla presentazione della convenzione sono intervenuti Domenico Bodega, preside della facoltà di Economia, e Mario Civetta presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Roma.

Dalla Cattolica un p progetto g p pilota in Albania per la promozione di metodi naturali della fertilità

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N PERCORSO FORMATIVO

dedicato all’insegnamento della sessualità, dell’amore e della procreazione responsabile per famiglie, educatori, nonché per pastorali dell’Albania

di 3 weekend – tra ottobre e novembre – si è svolto a Tirana all’Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio. Responsabile del progetto pilota è Elena Giacchi del Centro studi e Ricerche

Regolazione Naturale della Fertilità-Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI (ISI) con il professor Riccardo Marana. Sono stati 84 i partecipanti al corso che ha avuto avvio con la lezione ma-

dove il Papa Santo fu accolto e curato durante i dieci ricoveri nel corso del suo pontificato. Nell’occasione è stata collocata nella cappella una reliquia del sangue di San Giovanni Paolo II, custodita in una teca. «La testimonianza del Pontefice polacco nel corso dei numerosi ricoveri ha lasciato un segno indelebile – ha affermato mons. Claudio Giuliodori –. Con l’intitolazione della cappella e la collocazione della reliquia abbiamo voluto rendere ancora più profondo questo legame, affinché il suo esempio nell’affrontare la malattia e il suo insegnamento sul valore della sofferenza continuino a guidare le attività della facoltà di Medicina e del Policlinico Gemelli».

gistrale di monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale della Cattolica, sul tema La regolazione Naturale della fertilità al Servizio dell’Amore Umano e della Procreazione responsabile.

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brescia

Immigrati, Brescia campione di accoglienza di Antonella Olivari

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L FENOMENO MIGRATORIO NEL BRESCIANO

sembra andare verso una stabilizzazione non avendo subito rispetto all’anno scorso sostanziali mutamenti. Ma Brescia si rivela protagonista assoluta nell’accoglienza degli immigrati, soprattutto in due settori fondamentali: salute e scuola. Lo rivelano i dati dell’annuario 2014 del Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni dell’Università Cattolica (Cirmib) diretto da Maddalena Colombo, che è stato presentato il 20 ottobre. Un appuntamento che si è concluso con una tavola rotonda sul tema dell’emergenza stranieri. I dati dell’annuario confermano nella provincia di Brescia una presenza straniera in crescita (+3,7%), se pur con minore intensità rispetto allo scorso anno (al 1° gennaio 2013 la crescita era del 4,6% rispetto alla stessa data del 2012) e al periodo precedente al 2012, quando si registravano ogni anno più di 10 mila nuovi residenti stranieri. Brescia è diventata così la prima provincia in Lombardia per incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione, che si attesta al 13,4% (+0,8% rispetto allo scorso anno). Ma soprattutto Brescia è per la prima volta la prima tra le grandi/ medie città per incidenza della popolazione immigrata (18,2%) superando Milano (17,4%) e Torino (15,3%). «Osserviamo nel complesso un fenomeno sfaccettato – afferma la professoressa Colombo –: se il bresciano non attrae più come qualche anno fa i nuovi arrivi (infatti, la variazione positiva dei residenti è tra

le più basse in Lombardia, che registra in media un aumento di stranieri del 9,8%), rimane una delle aree settentrionali con maggiore “capacità di carico” della popolazione straniera, cioè dove le famiglie si stabiliscono e si contano molte nuove nascite, che vanno a compensare la mancata crescita della popolazione italiana». Nel 2012 in provincia di Brescia sono nati 3.528 bambini da genitori entrambi stranieri, il 29% delle nascite avvenute in quell’anno. La componente irregolare (stimata, come ogni anno dall’Orim) è lievemente in calo rispetto all’anno scorso: è passata da 14.700 a circa 13.000 (-11,6%) ed è come gli altri anni di poco sotto la media regionale (6,5% dei presenti vs. la media lombarda del 6,8%); mentre sul fronte occupazionale: a Brescia si registra un aumento del tasso di disoccupazione degli stranieri.

di Gianluca Maria Calì, un giovane imprenditore siciliano che da alcuni anni sta combattendo contro la mafia, ha arricchito il convegno Quando la mafia colpisce… Effetti psico-esistenziali sulle vittime e possibilità di intervento organizzato dal Centro studi per l’Educazione alla legalità e dall’Alta Scuola di Psicologia “Agostino Gemelli” lo scorso 13 novembre. Una storia di resistenza quella di Calì, iniziata tre anni fa, dopo un attentato incendiario alla sua concessionaria di Altavilla Milicia, nel palermitano, e che continua oggi con gli appelli a denunciare gli abusi di mafia. Il convegno ha voluto far conoscere i gravi pericoli cui si espone chi, con coraggio, denuncia Cosa Nostra e, nel medesimo tempo, approfondire le strategie d’intervento psico-pedagogico a sostegno delle persone vessate dall’organizzazione mafiosa. Il tutto considerato in un’ottica tesa a promuove-

re una cultura democratica della legalità. All’incontro era presente anche Gian Antonio Girelli, presidente della Commissione speciale antimafia della regione Lombardia, che ha proposto una radiografia delle mafie al Nord, sottolineando il triste primato della città di Brescia, al secondo posto fra le città lombarde per numero di beni confiscati. Massiccia la presenza della ’ndrangheta calabrese e il riciclaggio è in testa ai reati assieme alle ecomafie. Le attività illecite riguardano soprattutto l’estorsione, in particolare nei confronti dei locali notturni o del recupero crediti, l’edilizia e la ristorazione. L’unica via per contrastare il fenomeno mafioso è la cultura della legalità, come ha sottolineato Gianpietro Maccabiani, presidente dell’Osservatorio per la legalità regionale. Di questo ne è convinto anche Luciano Caimi, direttore del Centro studi che da anni sta portando avanti attività formative nelle scuole proprio in questo ambito.

A Brescia scuola e sanità, i due comparti di servizio fondamentali per rispondere ai bisogni dei cittadini, continuano a rispondere in modo positivo e “accogliente” alla domanda dei cittadini stranieri: si pensi che il 20% dei ricoveri di persone straniere a livello regionale avviene a Brescia (pur avendo la provincia solo il 13,4% dei residenti stranieri). Quanto alla scuola, si contano nel complesso degli istituti bresciani ben 32.720 iscritti pari al 17,4% degli alunni, un tasso di incidenza notevole, ben al di sopra di quello lombardo e quasi doppio di quello nazionale. Tale numero è composto per il 55% da bambini e ragazzi di seconda generazione, che si attendono legittimamente il riconoscimento della cittadinanza giuridica in tempi accelerati.

Lotta alla mafia, il racconto di Calì

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A TESTIMONIANZA

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Guardando invece a chi è già stato vittima di attività mafiose, gli psicologi della Cattolica Antonino Giorgii e Caterina Gozzoli, hanno presentato un’anteprima di Nat – Networking Assessment Training, un modello di aiuto complesso che mira a raccordare interventi, troppo spesso frammentati, di un sistema fortemente carente e inadeguato. Un format operativo tridimensionale rivolto a chi si ritrova ad essere intrappolato nel mirino delle mafie. Fare networking significa poter operare sul crash delle reti formali e informali a partire da interventi differenziati rivolti, non solo ai familiari del soggetto vittimizzato, bensì alla cittadinanza e alle propaggini di quella parte dello Stato. [a.o.]


brescia

Il festival delle Web Series di Giuseppe Barbato A PARODIA COME METODO DI COMUNICAZIONE e

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le logiche economiche dell’audiovisivo sul web: sono questi i temi emersi nella seconda edizione di Why So Series, dal Y svoltasi giovetitolo Every day is a PAROD(a)Y, dì 20 novembre nell’Aula Magna della sede di Brescia. L’evento, organizzato dal sito Starszone.it, contenitore promosso dagli studenti del corso S.T.Ars (Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo), ha visto la presenza di professori dell’Università, giovani videomaker locali ed affermati artisti nel campo audiovisivo come Giovanni Esposito, responsabile del progetto Milano Underground e recente vincitore del Roma Film Festival, Vincenzo Regis, popolare artista bresciano che si è distinto per brevi sketch che raccontano la realtà locale, e i Licaoni, collettivo livornese e pionieri nel campo dell’audiovisivo web. Il pubblico presente ha seguito con interesse l’intervento dei relatori che si sono alternati nel corso della giornata, confrontandosi con i diversi ospiti. Dal dibattito è emerso come potenzialmente siamo tutti in grado di

INIZIATIVA

Matematica, giocando s’impara

fare un video e diffonderlo sul web. Ciò crea una sovrabbondanza che incide, in negativo, sulla qualità. Per distinguersi e costruire un prodotto migliore diventa dunque necessario lavorare di squadra, cercando anche un supporto economico. Solamente puntando in alto, abbattendo la logica del low budget ed investendo realmente su se stessi come registi, è possibile fare un salto di qualità. Nel corso della giornata sono stati presentati anche due importanti progetti. Il primo, intitolato Supernova, è frutto di una collaborazione tra l’Università e la casa di produzione cinematografica Secret Wood. Consiste nel coinvolgere gli studenti del corso S.T.Ars all’interno di un set, lavorando in un ambiente professionale. Il secondo è un contest per giovani registi, organizzato in collaborazione con Macché TV, piattaforma tra le più importanti in Italia sulla serialità web. Consiste nel presentare il progetto di una serie televisiva, appartenente al genere della parodia, attraverso un video di due minuti. I vincitori del concorso potranno realizzare, grazie al contributo di un team di professionisti, la puntata pilota. Tutti i dettagli si possono trovare sul sito www. starszone.it.

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OMPICAPO, PUZZLE,

giochi di prestigio per spiegare che la matematica può essere anche divertente. Con questo obiettivo il dipartimento di Matematica e fisica, diretto da Maurizio Paolini, il 21 ottobre ha organizzato il Celebration of Mind per ricordare Martin Gardner, il celebre matematico e illusionista. Nella sede di via Musei sono stati presentati giochi come il Rubik’s Magic, dall’inventore del famosissimo cubo, o la torre di Hanoi da ricomporre con gli stessi anelli su un altro paletto. Il riempimento dello spazio è stato affidato ai Tasselli di Danzer, dal nome di un illustre matematico; mentre il professor Alessandro Musesti ha tenuto una conferenza sul gioco Game of life, ideato dal geniale matematico John Conway e divulgato al grande pubblico da Gardner nella sua rubrica su Scientific America. Lorenzo Paletti ha proposto invece trucchi di magia ispirati a Martin Gardner, mentre altri studenti hanno proiettato frattali e presentato numerose attività interattive per stimolare curiosità e ragionamento. La giornata ha avuto inizio con la conferenza di Giorgio Dendi, poliedrico divulgatore scientifico e appassionato di enigmistica, che ha invitato gli studenti a utilizzare più il cervello che le dita.

Turismo sostenibile, primo master presentato al Mart sulla specificità dei territori, conoscerne le tradizioni ed esportarne p le potenziap lità. È la grande sfida che l’Italia è chiamata ad affrontare in previsione di Expo 2015. Ed è l’obiettivo che si è posto il master in Turismo sostenibile e brand del territorio, promosso dall’Alta Scuola per l’Ambien-

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AVORARE

te (Asa), che è stato presentato il 24 ottobre al Mart, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, nel corso del convegno Turismo sostenibile&Expo 2015 – Arti e saperi per raccontare il territorio organizzato da Asa in partnership con lo stesso Mart e col patrocinio del ministero dell’Ambiente.

Al Museo di Rovereto si sono confrontati esperti italiani di turismo, enogastronomia e sostenibilità ambientale. «L’Esposizione universale pone l’Italia in un’ottica globale – ha affermato Alberto Mina, direttore Relazioni esterne e istituzionali di Padiglione Italia Expo Milano 2015 –. Questo le impone di

guardarsi intorno e di puntare lontano, ma non potrà farlo se non abbraccerà pratiche sostenibili, rispettose dell’ambiente e delle sue unicità». L’Italia è un Paese che per conformazione geografica ma anche per vicende storiche e culturali è in grado di offrire proposte e prodotti molto differenti.

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brescia

A Roma per Paolo VI Beato CATTOLICA, guidati dal direttore di sede Giovanni Panzeri e dall’assistente spirituale don Roberto Lombardi, si è recata a Roma per partecipare alla beatificazione di papa Paolo VI. Gli studenti e il personale amministrativo hanno anche assistito ad una lectio magistralis sul tema Il clima e la salvaguardia del creato tenuta dal cardinale Marcelo Sanchez Sorondo, direttore della Pontificia Accademia delle Scienze. Ad accoglierli sulla Porta del Perugino, il cardinal Giovanni Battista Re che ha li ha accompa-

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WORKSHOP

NA DELEGAZIONE DELLA

Anche il lavoro sociale fa innovazione

C gnati all’interno dei meravigliosi giardini vaticani.

Inaugurata l’Aula Confucio all’Istituto Lunardi lo scorso 30 ottobre l’Aula Confucio all’Istituto Lunardi di Brescia, l’ultima aperta dopo altre due in istituti superiori

È

STATA INAUGURATA

lombardi. Avvicinare il mondo italiano e quello cinese tramite la diffusione della lingua e della cultura cinese è l’obiettivo che persegue da anni l’Istituto Confucio della Cattolica, con sede a Milano, con la collaborazione dell’Università partner in Cina, la Beijing Language and Culture University (BLCU), e operante con il supporto del Ministero dell’Istruzione cinese. Nell’Aula Confucio si studierà la lingua cinese e si terranno incontri dedicati alla storia, alla medicina e all’architettura tradizionale cinese. Un polo che ospiterà fino a 350 studenti e anche il pubblico esterno per corsi serali o altre iniziative.

Essere coppia oggi, tra progetto e realtà SSERE COPPIA OGGI,

tra pprogetto g e realtà. È il titolo del seminario di studi promosso il 7 e l’8 novembre dal Centro studi pedagogici sulla vita matrimoniale e familiare, in collaborazione con la Confederazione italiana dei Consultori familiari d’ispirazione cristiana. Il convegno ha approfondito il processo di costruzione del rapporto di coppia nei giovani di oggi mettendo in luce le dinamiche che caratterizzano la coppia nella molteplicità delle forme culturali/istituzionali. «I dati più recenti ci parlano di una diminuzione dei matrimoni e di un incremento delle separazioni,

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ma anche di un aumento delle unioni libere – dichiara Domenico Simeone, docente di Pedagogia dell’Ateneo e presidente della Confederazione nazionale dei Consultori familiari –. Il dato in crescita costante su tutto il territorio nazionale è particolarmente accentuato al Nord. Si tratta di fenomeni e tendenze che inducono a rilevare una maggior instabilità dei legami di coppia, sempre più segnati da comportamenti di esplorazione e di ricerca ininterrotta che tendono a procrastinare l’assunzione di impegno e di responsabilità».

ondividere le esperienze di stage e tirocinio con docenti e compagni del corso di laurea in Scienze del servizio sociale. È stato questo l’obiettivo del seminario Innovazioni nel servizio socialee che ha sottolineato l’importanza di fare tirocini e stage, indispensabili per arricchire l’esperienza di chi vuole lavorare nel campo del sociale. Una tappa imprescindibile che dà modo allo studente di accostarsi in piena autonomia ad alcuni ambiti professionali e di incontrare i diversi attori che si occupano di erogare servizi sociali. Alcuni studenti del secondo e terzo hanno raccontato delle esperienze sperimentali, delle buone prassi innovative per questo tipo di servizio, ideate proprio dopo un confronto con i diversi soggetti del territorio. Silvia Belottii ha illustrato il progetto Genitori e figli in rete, realizzato nel comune di Entratico, in provincia di Bergamo; un percorso di prevenzioni e sensibilizzazione per dimostrare come i social network possano essere un ponte fra le generazioni. La neolaureata Sara Zambellii ha raccontato invece il lavoro svolto per mettere in rete le associazioni del territorio bresciano all’interno di un progetto denominato Cantieri estivi che ha coinvolto la comunità, mentre lo stage di Francesca Marcotullii ha riguardato la pianificazione di un servizio di doposcuola. Per Monica Marchesii il tirocinio si è focalizzato invece su un progetto di sensibilizzazione nell’ambito della salute mentale attraverso un laboratorio di cucina. «Ricerche e progetti, che oltre a formare i futuri assistenti sociali, vanno ad arricchire gli stessi enti e cooperative che operano con i soggetti bisognosi di aiuto» come ha dichiarato il professor Bruno Bortoli durante l’apertura dei lavori.

Suor Teresa Verzeri e le congregazioni g g religiose g nell’Europa contemporanea l ruolo sociale e finanziario delle congregazioni religiose sorte in Italia tra XIX e XX secolo, sono state al centro di un seminario organizzato dal dipartimento di Scienze storiche e filologiche. Durante l’incontro è stata presentata una biografia, curata da mons. Goffredo

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Zanchii sulla vicenda umana di Teresa Verzeri, fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù. Sorella del vescovo di Brescia Girolamo Verzeri, Teresa costituisce un itinerario di ricerca della santità che intreccia le storie religiose e sociali delle diocesi bresciana e orobica.


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Un’idea vincente: il braccialetto che rassicura le mamme -HEART, un braccialetto per i neonati che assicura il costante monitoraggio dei parametri vitali, inviati alla madre per rassicurarla in ogni momento: è con lo sviluppo di questa idea d’impresa che Marco Caramatti (nella foto) e Alessandro Maria Avitabile, studenti della laurea magistrale in Gestione d’azienda della Cattolica di Piacenza, si sono aggiudicati la medaglia d’argento a StartCup Milano Lombardia, la Business Plan Competition promossa dalle migliori università e dagli incubatori attivi sul territorio lombardo per favorire la nascita di nuove imprese ad alto contenuto innovativo. Delle novantuno idee presentate, sono stati sedici i giovani finalisti che, con presentazioni di tre minuti a testa, hanno cerato di “convincere” i giurati – imprenditori, venture

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capitalist e professionisti – del valore imprenditoriale della propria idea. La competizione, arrivata alla dodicesima edizione, sostiene la ricerca e l’innovazione, in particolare valorizzando le potenzialità dell’integrazione tra il sistema universitario e la rete degli incubatori e acceleratori d’impresa. L’evento finale, dopo un percorso durato diversi mesi, ha visto i giovani imprenditori del futuro gareggiare in tre diverse categorie: ICT & Services; Life Science & Agrofood e Clean & Industrial Technology. Marco e Alessandro si sono cimentati nella categoria Life Science & Agrofood, con la loro idea B-Heart nata nell’ambito del corso di imprenditorialità del professor Fabio Antoldi che prevedeva la realizzazione di una startup: «Volevamo un prodotto che fosse semplice, ma realmente utile ed in grado di risolvere una

problematica reale, da qui: B-Heart – spiegano i due studenti –. Fin da subito abbiamo intuito che la reale potenzialità dell’idea si sarebbe espressa al di fuori delle mura universitarie. Abbiamo quindi iniziato a muoverci ricercando un partner tecnologico che avrebbe potuto trasformare l’idea in prodotto. Il primo reale banco di prova è stata la GSVC (Global Social Venture Competition) dove, nonostante la scarsa maturità del progetto, siamo riusciti a qualificarci per la finale

posizionandoci decimi a livello nazionale tra più di 80 idee. Il risultato ottenuto ci ha convinto a costituire, lo scorso settembre, la nostra società: EVOTION Srls». Nel raccontare il futuro prossimo Marco sottolinea come al momento il progetto sia in fase di evoluzione: «un primo step è stata la concretizzazione di un accordo di partnership con “e-novia”, il nostro attuale provider tecnologico; un prossimo step sarà varcare i confini nazionali».

Trovare lavoro, laboratori di Form-Azione: Le attività di orientamento per laureandi ORM-AZIONE. È questo il titolo della proposta destinata ai laureandi e laureati delle ultime due sessioni di laurea della sede piacentina della Cattolica. I ragazzi hanno potuto partecipare a un progetto strutturato su 6 diversi momenti, per imparare ad affrontare in modo efficace e con i giusti strumenti il proprio futuro professionale. Nel corso di orientamento al lavoro il Servizio Stage & Pla-

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cement ha organizzato, con l’aiuto di esperti, 6 eventi dividendo la consulenza in due tipologie di laboratori. Il programma si è sviluppato nei 6 Laboratori Tecnici e di FormAzione, in cui sono stati trattati temi quali l’orientamento motivazionale attraverso una metodologia per riconoscere le proprie capacità, e far emergere le proprie risorse (Career Coaching), la promozione del personal branding e della

social promotion, la preparazione di una buona presentazione di sé. Particolare attenzione è stata riservata alle soft skills, quelle competenze che possono essere definite competenze trasversali. Vale a dire slegate dalla competenza tecnica, correlate alle dimensioni relazionali-organizzative che si esprimono in qualsiasi ruolo professionale, ma indispensabili.

INCONTRO

Bergonzoni: «Captate il mondo e siate protagonisti»

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L GENIO È CHI CAPTA

molto più degli altri. Il genio è una forma elettrica, una componente divina che tutti portiamo in dote e qualcuno ha più sviluppata» risponde così alla domanda di una studentessa Alessandro Bergonzoni, ospite lo scorso 18 novembre in Cattolica a Piacenza per incontrare i ragazzi nell’ambito di un incontro del ciclo A tutto campus. Sollecitato dall’attore Nicola Cavallari e dal professor Sebastiano Grandi, Bergonzoni è stato introdotto dal direttore artistico del teatro Gioco Vita Diego Maj, che ha tessuto le lodi di un artista in continua crescita, capace di esprimere la sua arte con forme e modalità disparate (teatro, poesia, scultura, letteratura). L’autore-attore bolognese, grande manipolatore di parole, concetti e sostanza linguistica, parla di flussi energetici, della necessità di riconnettersi con il Tutto, di percezione e consapevolezza, di superficie, su cui veleggiamo per abitudine, in antitesi alla sostanza, che puntualmente perdiamo di vista. Bergonzoni parla dell’urgenza di essere protagonisti, ciascuno di noi, del nostro personale spettacolo «prima della costituzione, del codice della strada.. ci siamo noi, c’è la regola zero: fare nesso, attivare le nostre sensibilità, vivere con profondità il nostro esistere. Finiamola di aspettare che gli altri cambino le cose per noi. Dobbiamo essere noi i Gandhi, i Mandela, i Borsellino, i Falcone e dobbiamo agire. Fare, non protestare».

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I giovani g nell’era di internet: rischi, ma anche grandi opportunità IVENTARE GRANDI al tempo di internet

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è il titolo del convegno organizzato dalla facoltà di Scienze della formazione della Cattolica di Piacenza. Dopo il saluto iniziale del preside Luigi Pati, la tavola rotonda si è aperta al dibattito in un centro congressi gremito di ben 800 persone fra studenti universitari e delle scuole superiori, educatori, insegnanti. «Al giorno d’oggi la rete è un mezzo per trasmettere idee e conoscenza, uno strumento di democrazia: tuttavia è anche piena di pericoli» è il commento della professoressa Vanna Iori, membro della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza. «Dobbiamo abbandonare l’idea della contrapposizione fra reale e virtuale perché non è vera – ha detto il professor Pier Marco Aroldi –. L’importante è capire dentro questa doppia esperienza, quali sono i rischi e quali le risorse che i ragazzi incontrano». Il rischio maggiore del mondo 2.0 è vivere legami dietro lo schermo. I social network ci permettono di intrattenere relazioni facili, senza rischi. Ma attenzione però a demonizzare la vita online degli adolescenti di oggi perché, in realtà, rappresenta un importante strumento conoscitivo: «La rete non fa altro che amplificare l’esperienza quotidiana dei ragazzi e ci permette di capire meglio il mondo dei giovani; la realtà 2.0 rappresenta una continua oscillazione tra possibilità e rischio» ha affermato

RICORDO

Scomparso don Ferracuti, pedagogista di fama nazionale

È

infine il professor Aroldi. Riguardo all’utilizzo delle nuove tecnologie nel mondo della scuola, Pier Cesare Rivoltella, direttore del Centro di ricerca sull’Educazione, ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia della Cattolica, ha sottolineato che introdurre la tecnologia a scuola non porta automaticamente innovazione. «Il vero nervo scoperto della questione sta nella formazione dei docenti, nella capacità e nel desiderio di mettersi in gioco e rivedere le modalità di insegnamento». E a proposito di quella che è stata definita la protesizzazione delle relazioni (ovvero il vivere legami mediati da uno schermo), il professor Giovanni Ventimiglia, docente di Filosofia in Cattolica, ha fatto presente che:«si diventa amici o nemici premendo un bottone. Così si perde il “rischio” della relazione, ma anche l’esperienza autentica. Ma crescere significa creare legami, che non è facile come il web fa credere».

MANCATO ALL’ETÀ DI

84 ANNI don Mario Ferracuti, sacerdote della diocesi di Fermo e pedagogista di fama nazionale, che dal 1998 al 2004 ha ricoperto in Cattolica, a Piacenza, il ruolo di coordinatore del corso di laurea in Scienze dell’educazione. Una carriera lunga e di grande successo, quella di Ferracuti, sia ecclesiastica che universitaria. Uomo noto al panorama culturale nazionale per la grande vocazione all’arte dell’educare, che lo ha portato a laurearsi in pedagogia, ad essere chiamato a ricoprire il ruolo di ricercatore all’università di L’Aquila fino alla nomina di docente universitario associato e poi ordinario. A Piacenza, dove per primo ha ricoperto il ruolo di ordinario di Pedagogia generale, ha fornito un prezioso contributo per la crescita del nascente percorso universitario in Scienze dell’educazione, dando impulso alle attività di ricerca e di approfondimento in ambito pedagogico. La Cattolica ha ricordato la figura di don Mario Ferracuti con una messa a suffragio.

La prima giornata della sostenibilità in modo inedito e accattivante. Questo l’obiettivo della prima Giornata della Sostenibilità promossa dall’Università Cattolica di Piacenza lo scorso 29 ottobre. Il programma della giornata si è aperto con il concerto di Antonio Ferrari (nella foto) ed il reading curato da Domenico Sannino e Leonardo Lidi basato su brani di D’Annunzio, Leopardi e A. de Saint-Exupéry, oltre che su brani inediti scritti per p l’evento. È stata poi la volta di Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società Metereologica italiana che nel corso di un incontro con gli studenti ha detto come la sostenibilità sia spesso ritenuta un principio astratto. In realtà tutti possono fare molto, adottando uno stile di vita diverso, virtuoso: «Non aspettiamo solo decisioni governative o internazionali. Ognuno ha

P

ARLARE DI SVILUPPO SOSTENIBILE

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il dovere di agire subito». Mercalli si è poi soffermato sugli sprechi da abbattere «dato che il trenta per cento di tutto quello che facciamo, di fatto, lo sprechiamo». «Risparmiare sul nostro spreco è il primo punto da tenere in considerazione – ha spiegato – poi ci sono degli interventi più complessi da mettere a punto e su cui investire: a partire dalle nostre case. Le case italiane sono dei veri colabrodo dal punto di vista energetico». La prima Giornata della Sostenibilità è nata per dar luce a un progetto che la Cattolica di Piacenza ha intrapreso nel 2012: «il Campus di Piacenza intende ridurre drasticamente gli sprechi energetici e di cibo della sede, sostenere la raccolta differenziata e promuovere la mobilità sostenibile attraverso interventi piccoli, ma puntuali, che poco chiedono a chi li deve mettere in atto – ha sottolineato il

direttore della sede di Piacenza Mauro Balordi –. Tutti insieme questi interventi possono avere un grande impatto sulla qualità di una comunità di persone, chiamata a dare piena e concreta attuazione alla dignità umana, rinsaldando il senso di communitas, di fiducia e di responsabilità».


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Giurisprudenza, consegnati i premi di laurea I SONO TENUTE nei gior-

S

ni scorsi, presso l’Università Cattolica di Piacenza, le cerimonie di premiazione delle due laureate in Giurisprudenza che si sono contraddistinte per merito. Irene Chiffi fi (nella foto) laureatasi in Giurisprudenza nel luglio 2013, con una votazione pari a 110/110 con lode e una tesi sui Profili di diritto civile nella disciplina dell’anatocismo si è aggiudicata il premio “Avv. Giuseppe Gardi” mentre il riconoscimento “Avv. Ste-

International Day: la vetrina p per i programmi p g di studio e lavoro all’estero

EVENTO

La musica folk protagonista in Cattolica

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fania Bosoni” è stato conferito a Eliana Pititto, laureatasi in Giurisprudenza, nell’ottobre del 2013, con

una votazione pari a 110/110 con lode e una tesi sui Profili penalistici della responsabilità medica.

Economia sono stati allestiti gli stand con le diverse offerte formative proposte dalle Facoltà. Successivamente si è svolta la presentazione dei programmi internazionali per l’a.a.

2014/2015: corsi di lingua all’estero (La.T.E.) e certificazioni internazionali, Summer Programs all’estero (FPA), semestre all’estero, stage e tirocini all’estero. I docenti hanno focalizzato il loro intervento sull’importanza per gli studenti di partecipare ad esperienze internazionali fin dall’inizio del loro percorsi di studi, in quanto è il mercato del lavoro a richiederlo.

È TENUTO presso la sede piacentina l’UCSC International Day, organizzato Internaziodall’ufficio nale e dal Servizio Stage e Placement. In piazzetta di

S

I

ERATA IN MUSICA ALLA CATTOLICA di Piacenza, che avvia l’anno accademico con le inconfondibili note folk di Daniele Ronda. Lo scorso 21 novembre l’Università ha aperto le porte a un evento musicale dedicato alla città che ha visto salire sul “palco” del centro congressi Daniele Ronda, per un concerto acustico del cantautore piacentino oggi riconosciuto come una delle voci più autorevoli della scena folk italiana. «Un appuntamento che vuole segnare simbolicamente l’avvio dell’attività universitaria per il 2014/15 – ha sottolineato il direttore della sede Mauro Balordi –. L’evento vuole essere l’occasione per invitare tutta la città ad assistere ad uno spettacolo musicale in un’occasione per noi importante». Davanti ad una folta platea un concerto acustico a quattro mani. Con lui il fisarmonicista Sandro Allario, tassello importante del suo Folklub, che si è riunito nuovamente attorno all’artista in due importanti appunta-

Diritto Romano, la lezione di Giovanni Negri L DIRITTO ROMANO nella formazione del giurista odierno e nella giurisprudenza tra Diritto ed Economia è il titolo della lectio magistralis che il professor Giovanni Negri, studioso di origini piacentine e di notorietà internazionale, ha tenuto il 10 novembre scorso nella sede piacentina dell’Ateneo. Salutato dal prorettore Antonella Sciarrone Alibrandii e dal preside

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Educare all’incontro tra le generazioni

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A SOLIDARIETÀ TRA LE GENERAZIONI è con-

dizione fondamentale per favorire nei più giovani una cittadinanza sensibile e propositiva, valorizzando contemporaneamente memorie, saperi ed esperienze di adulti e anziani nella dimensione comunitaria. Inoltre attraverso un’educazione intergenerazionale è possibile rompere l’isolamento di famiglie e genitori, individuando risposte creative con le quali far fronte alle esigenze della società contemporanea, in cui i soggetti fin da piccoli intrecciano complesse relazioni con numerose realtà esterne al nucleo familiare. Sono stati questi i temi al centro del con-

della facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara, il giurista ha ribadito come il diritto romano continui ad avere un ruolo essenziale nell’edificazione degli ordinamenti giuridici vigenti in quasi ogni parte del mondo, rilevando come i concetti delle moderne tecniche giurisprudenziali siano tutti conformati a quelli propri del diritto romano. vegno Educare all’incontro tra generazioni, svoltosi lo scorso 25 novembre all’Università Cattolica di Piacenza, che ha creato l’occasione per avviare un confronto su esperienze e progetti realizzati in Europa, ma soprattutto per riflettere sulla possibilità e sui vantaggi di educare all’incontro tra generazioni, grazie ai contributi dei professori Simonetta Polenghii (nella foto) ed Elisabetta Musi, rispettivamente docenti dell’Università Cattolica di Milano e Piacenza, Tatjiana Vontaa della University of Primorska (Ljubljana) – ISSA International Step by Step Association e Alessandro Bosi dell’Università di Parma.

menti nel corso del mese di dicembre: il Concerto di Natale all’Auditorium Conciliazione di Roma e un concerto all’Alcatraz di Milano per il Soleterre Festival. La scaletta proposta da Ronda in Cattolica, che ha proposto brani con chitarra, piano e fisarmonica, è un work in progress che ha toccato temi come infanzia ed adolescenza, il desiderio di rialzarsi dopo una sconfitta, la riscoperta dei valori, gli obiettivi da raggiungere senza abbassare la testa, la diversità cantata come risorsa e non come ingranaggio inceppato. Un concerto che ha incantato e divertito e che è coinciso con un altro importante momento della carriera artistica di Ronda, l’uscita della videoclip del pezzo Gli occhi di mia nonna. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

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educatt

EDUCatt apre p i suoi uffici nella sede di Brescia di Maria Villano EDUCatt della sede di Brescia vanno incontro a un’importante trasformazione: dalla fine del 2014 nella sede rinnovata di via Tosio 1 – che già ospita il servizio di ristorazione 30 e lode in cui EDUCatt eroga il servizio attraverso aziende partner – verranno aperti gli uffici amministrativi della sede. Si tratta di un passo importante, che consentirà una migliore sinergia con l’Università, una più puntuale esecuzione dei servizi per il Diritto allo Studio erogati dalla Fondazione e un progressivo incremento delle opportunità offerte agli studenti in linea con quanto già avviene nelle sedi di Milano e Roma. Nel 2015 l’erogazione di alcuni dei servizi rimarrà comunque nella sede centrale di via Trieste come è avvenuto fino ad ora. Quello che da fin da subito cambierà sarà la possibilità per gli studenti di dialogare direttamente con le funzioni dell’Ente per il Diritto allo Studio: prendendo appuntamento, sarà possibile rivolgersi e sottoporre le proprie esigenze e domande al personale di EDUCatt degli specifici settori. Questo sviluppo va di pari passo con l’ampliamento dei servizi, che si aggiungono alle agevolazioni economiche, ai servizi di ristorazione e alla residenzialità, già attivi nella sede. Verrà attivato in particolare il servizio di Assi-

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SERVIZI DI

stenza sanitaria, grazie al quale tutti gli studenti regolarmente iscritti potranno valersi di prestazioni infermieristiche e visite generiche gratuite e di visite specialistiche convenzionate a prezzi agevolati. Con il nuovo anno prenderà avvio anche il servizio di Consulenza psicologica, già attivato con successo nelle sedi di Milano e Piacenza, con una metodologia innovativa denominata consulenza collaborativa-terapeutica, che si avvale di un gruppo di lavoro costituito ad hoc da docenti e ricercatori sotto la direzione scientifica del professor Vittorio Cigoli. Anche le risorse per lo studio saranno arricchite: con l’Hub digitale, attraverso la piattaforma di Medialibrary, verranno messi a disposizione, come già avviene a Milano, Piacenza e Roma, materiali per lo studio, titoli in ebook, file musicali dal catalogo Sony e dai cataloghi Ioda e The Orchard (per un totale di circa 8 milioni di brani), audiolibri, video e immagini, totalmente in open access. La presenza diretta di EDUCatt nella sede di Brescia permetterà dunque un innalzamento della qualità e della gamma dei servizi per gli studenti che andrà in parallelo, secondo le buone pratiche di EDUCatt, con l’ottimizzazione delle risorse disponibili.

Il nuovo Bilancio di Missione secondo i criteri GRI4 IN USCITA TRA LA FINE DEL 2014 e l’ini-

È

zio del 2015 la nuova edizione del Bilancio di Missione di EDUCatt, totalmente rinnovato nei metodi e nei criteri di rendicontazione. Per quest’anno, infatti, la scelta è stata quella di dare al Bilancio, in coerenza con l’evoluzione della prospettiva del Diritto allo Studio in direzione europea – cui EDUCatt partecipa attivamente attraverso i progetti promossi insieme a Fondazione Andisu (Ente nazionale per il diritto allo studio e per i servizi agli studenti) – un taglio internazionale. Sono state scelte le linee guida G4 (Sustainability ( Reporting Guidelines), nella versione Core che, rispetto alle Linee guida per la redazione del Bilancio sociale delle Organizzazioni Non Profit seguite fino a qui, sono più orientate verso temi come la produttività e la politica ambientale. Inoltre, grazie alla preziosa collaborazione 28

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con il Selda - Servizio linguistico d’Ateneo dell’Università Cattolica, il Bilancio sarà in doppia lingua, italiano e inglese. Come sempre il livello di applicazione delle linee guida seguite verrà certificato da un Ente esterno, che garantirà sulla trasparenza e sulla coerenza dei dati p presentati. È così, con questo che è ormai diventato un appuntamento stabile per restituire – al di là dei dati meramente quantitativi – un’immagine dell’operato della Fondazione a tutti i suoi portatori di interesse, che EDUCatt intende presentarsi non più solo agli stakeholder e agli studenti italiani, confrontandosi con una dimensione internazionale sempre più presente nella vita dell’Ateneo. Il documento, come in precedenza, sarà disponibile anche online all’indirizzo www.educatt.it/bilanciodimissione


educatt

IN BREVE

Inaugurato WISE, progetto internazionale per il DSU

È

STATO AVVIATO A METÀ NOVEMBRE

il progetto internazionale WISE (Welfare for Improved Social Dimension of Education, www.wise-project.eu), che rientra nei progetti sostenuti dall’Unione Europea nella categoria KA2 – Cooperation and Innovation ffor Good Practices. È un piano di lavoro che mira a sviluppare un quadro di valutazione multidimensionale innovativo per istituti di istruzione superiore a livello europeo e a proporre soluzioni che soddisfino le esigenze degli studenti in una dimensione europea. Insieme a EDUCatt e a Fondazione Andisu, il progetto si avvale della preziosa collaborazione di Altis e del Nucleo di Valutazione d’Ateneo, con Fondazione Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e tre università straniere: l’Universitas Studiorum Catholica della Croazia, la polacca John Paul II Catholic University di Lublino, e l’Abo Akademi University in Svezia.

Tutti i servizi EDUCatt presentati ai futuri studenti

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OPENDAY DELLE SEDI di Milano e Brescia dell’Università Cattolica, sabato 29 novembre, è stata l’occasione per EDUCatt per presentare i servizi dedicati dall’Ente per il Diritto allo Studio a tutti gli studenti iscritti. Oltre a distribuire i materiali informativi sulle iniziative della Fondazione, con un focus particolare sui collegi in campus e sulla ristorazione, allo stand di EDUCatt di Milano sono state proiettate le campagne video realizzate negli ultimi mesi dedicate all’offerta complessiva dei servizi e all’Hub digitale, oltre a un video sulla realtà della vita in collegio. Inoltre è stata offerta, a tutti coloro che accettavano di mettere un like sulla pagina facebook dell’ente, una bevanda calda: un’iniziativa simpatica, volta a intensificare il dialogo tra EDUCatt e gli studenti. Durante la mattinata, tre incontri rivolti a genitori e futuri studenti, organizzati dall’Università in entrambe le sedi, hanno visto la partecipazione di EDUCatt, nella descrizione di tutte le possibilità di borse di studio e agevolazioni economiche messe a disposizione dall’Ente.

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l’intervista

Sonnet e il racconto di Dio alle nuove generazioni a cura di Velania La Mendola «Sestante», che quest’anno festeggia 20 anni, è il libro di Jean-Pierre Sonnet, gesuita e professore di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, Generare è narrare. Una riflessione sul legame che unisce paternità, maternità, filiazione e racconto biblico.

L’

ULTIMO NATO DELLA COLLANA

Perché un libro sul generare? Primordiale, nella Bibbia, è l’esperienza del generare. L’ebraico biblico non conosce la parola “storia”, conosce invece la p parola “geneg razioni”. È capitale che ci sia una trasmissione del testimone da una generazione all’altra, una trasmissione che fa il cuore della paternità. Questa prospettiva è contraddetta dalla nostra cultura che vuole che ogni generazione si inventi a partire da se stessa, al ritmo dei nuovi prodotti lanciati sul mercato. I figli ne sanno più del padre sulla versione 2.0 del software o sulle app, e il padre fa la figura di un analfabeta, lui che trasmetteva al figlio tutti i segreti di un savoir-faire. Eppure viene sempre il momento della memoria: nelle ore di crisi il figlio ricorderà ciò che gli è stato trasmesso. Qual è la differenza nel raccontare della madre rispetto a quello del padre? Per aver circondato la vita nascente e averne assecondato i ritmi e le soglie, le madri detengono, come nessun altro, un’intelligenza della vita. Sono capaci di discernere le sollecitazioni nell’esistenza altrui; sono in grado di accompagnarne fino al termine le richieste e gli slanci. Quando queste madri raccontano la Scrittura, leggono fra le righe, con questa intelligenza della vita. Da parte sua, il padre è testimone che la vera vita sia fuori, davanti. «Visitare la colpa dei padri nei figli»: è un passo biblico che spesso viene semplificato o distorto nel senso di trasferire la colpa da una generazione all’altra. Qual è la sua interpretazione? Il senso originale del verbo è “visita30

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re, passare in rassegna”. Che cosa Dio passa in rassegna? Le ricadute sui figli delle scelte sbagliate dei padri. Si tratta di un monito: attenti! saranno i vostri figli, nipoti e pronipoti a pagare il prezzo delle vostre scelte sbagliate – e ne sarete testimoni nella vostra vita. Le questioni sull’ambiente ci hanno ricondotti a questo principio di realtà: sono i figli ad ereditare il pianeta maltrattato dalla generazione dei padri. Come possono i genitori parlare di Dio ai proprio figli? Bisogna fargli capire che le storie bibliche sono delle storie di casa – e non solo di parrocchia o di scuola. I nomi biblici – Anna, Emmanuele, Mattia, Rebecca – sono spesso lo spunto di questo discorso – occorre quindi esserne consapevoli al momento della scelta del nome. L’importante è che queste storie abbiano un significato nella vita del figlio. Le rivisiterà da adulto, forse non ci darà più peso a una certa età, e poi se ne ricorderà – come ricorderà la voce di chi le raccontava. In copertina un bambino osserva un dipinto di Rothko: come mai ha scelto questa immagine? In questo scatto si indovina la sorpresa del bambino davanti alla grande tela di due metri per due Orange, Red & Red: è a bocca aperta di fronte al dipinto come di fronte al mistero. Mi piace anche il fatto che il bambino-figlio abbia vestiti degli stessi colori della tela, in particolare l’arancione: il mistero che spunta sulla tela si annuncia anche in lui. Mi tornano in mente i versetti del cantico di Zaccaria: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo… Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Un augurio ai nostri lettori per il Natale. Auguro loro di poter raccontare ai figli qualcosa della loro nascita santa, della loro natività.

Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), pinterest (vitaepensiero), youtube (/vitaepensiero) e sul sito www.vitaepensiero.it

G. Rossi, E. Scabini (a cura di),

Allargare lo spazio familiare: adozione e affido vitaepensiero.it

LE RIVISTE VITA E PENSIERO

Arte Lombarda

S curato dalla pie S donne: è un particolare di questo dipinto di Giovanni Ambrogio AN

EBASTIANO

Besozzi, custodito nel Museo di Sant’Ambrogio di Milano, che risalta sul bianco di copertina del n.12/2014 di «Arte Lombarda», la rivista quadrimestrale di Storia dell’Arte q fondata nel 1955 da Maria Luisa Gatti Perer e diretta oggi da Alessandro Rovetta. All’artista, nato a Milano nel 1648, è dedicato l’articolo vergato da Eugenia Bianchi nel quale si ricostruiscono tappe e opere, a dispetto di un oblio dovuto forse al giudizio di Luigi Malvezzi, che in uno studio del 1882 lo bollò come pittore di «secondo ordine». Grande era stata invece la sua fortuna presso i contemporanei. Elisabetta Silvello firma un contributo che fa da controcanto alla riscoperta esperienza artistica di Besozzi e presenta la figura di Giovanni Giuseppe Vagliano, altro milanese e grande promotore dell’attività del pittore. Tra i vari contributi, tutti passati al vaglio del double blind peer-review, segnaliamo: l’approfondimento di Silvia Muzzin sulle sculture romaniche del palazzo vescovile di Novara; sulla Lombardia spagnola il testo di Gianpaolo Angelini Antonio Maria Corbetta e il «belissimo disegno alla moderna» per il Duomo e la piazza di Voghera; Il trattatello di Guglielmo della Porta: l’antagonismo con Vasari e i plagi da Tolomei e Ligorio di Stefano Pierguidi. Tutte le info: http://artelombarda.vitaepensiero.it


libri Mario Pomilio

Scritti cristiani. Nuova edizione accresciuta a cura di Marco Beck, prefazione di Giuseppe Langella, Vita e Pensiero, Milano 2014 pp. 190  euro 16,00

Q

Libri Alda Pellegrini (a cura di)

UANDO MARIO POMILIO decise di raccogliere, nel 1979, sotto il titolo di Scritti

cristiani, alcuni fra i suoi interventi più lucidi e pensosi sulla Chiesa del Concilio e sulle inquietudini dell’uomo contemporaneo, non si era ancora spenta la vasta impressione suscitata dall’uscita, quattro anni prima, del Quinto evangelio. E forse proprio la sfolgorante risonanza di quel romanzo, che l’aveva consacrato come il maggior scrittore cattolico italiano dell’età postconciliare, contribuì a far entrare gli Scritti cristiani in un cono d’ombra che ha finito per eclissarli. Ma senza quei testi non si potrebbe comprendere appieno l’opera narrativa di Pomilio: in questa raccolta, infatti, l’autore ha messo a nudo le radici della sua visione del mondo, intrecciando memorie autobiografiche, riflessioni biblico-evangeliche, approfondimenti storici e letterari, spunti morali e sociali. Oggi gli Scritti riaffiorano in una nuova edizione arricchita di altri undici testi, di cui uno inedito: La responsabilità dell’uomo di cultura. Pablo d’Ors

Biografia del silenzio Vita e Pensiero, Milano 2014 pp. 100  euro 12,00 (Grani di senape)

NCHE IL SILENZIO ha una sua biografia, quella scritta nella vita di chi si dedica alla meditazione. Come Pablo d’Ors, che ci racconta la sua avventura negli spazi della quiete silenziosa. Decidersi per questo viaggio significa abbandonare lo stato in cui sono immersi i nostri giorni, quell’atmosfera tossica di affanno, ricerca di emozioni e, soprattutto, paura della vita. Fermarsi e rimanere in silenzio, coltivando l’attenzione a sé e alla vita che accade: questa pratica fa incontrare deserti interiori, miraggi, spaesamenti; conosce la fatica, il tedio, la distrazione. Ma perseverare genera frutti insperati: non solo una pace profonda e il contatto con l’io autentico, ma soprattutto un’intensa partecipazione alla vita. Diversamente dai nostri sogni, la realtà non delude mai. L’incontro con il maestro interiore ci insegna che vivere in modo diverso è possibile, che ogni vera ricerca ci porta nel luogo dove già ci troviamo, per apprezzarlo con occhi nuovi. Rinascere a questa gioia è semplice e alla portata di tutti.

A

Multidisability. Handbook for professionals and parents e Occupational Therapy for Children in the World EDUCatt, Milano, 2014 pp. 128 e 104

S

ONO DISPONIBILI i numeri

5 e 6 della serie Quaderni del Cesi (Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale). Entrambi a cura di Alda Pellegrini – specializzata in neuropsichiatria infantile con esperienza da consulente per la riabilitazione nei Paesi in via di sviluppo –, sono dedicati ad analizzare le caratteristiche dei bambini con multidisabilità, per guidare le scelte terapeutiche ed educative degli operatori e delle famiglie. Come tutti i volumi della serie, si tratta di manuali che hanno un approccio pratico: il primo, intitolato Multidisability. Handbook for professionals and parents, è progettato per essere utile agli operatori e agli insegnanti nel lavoro con i bambini con gravi e diverse disabilità. Il secondo – Occupational Therapy for Children in the Worldd – è una trattazione di base per la terapia occupazionale, basato su tre argomenti fondamentali: le attività dedicate alla cura di sé, la gestione del gioco e del tempo libero e il ruolo della terapia occupazionale nella preparazione dei bambini al percorso scolastico.

EBook Eva Villani

Lessico ambrosiano inedito EDUCatt, Milano, 2014 pp. 248 | euro 7,49 (15,00 ed. cartacea)

Maurizio Mondoni, Roberto Anzivino

Manuale di Pallacanestro. Tecnica e Didattica Vita e Pensiero, Milano 2014 pp. 328  euro 28,00 (Scienze motorie/Trattati e manuali)

IDEA DI PREPARARE un nuovo testo sulla pallacanestro nasce come conseguenza della riflessione sui molti problemi proposti nell’insegnamento specialistico in genere. Tali problemi si compendiano tutti nella difficoltà di insegnare ex novo o di perfezionare quella globalità gestuale che definisce l’individualità esecutiva specialistica. Il livello delle prestazioni sportive oggi è aumentato molto e conseguentemente è migliorato il livello professionale degli Istruttori e degli Allenatori che hanno perfezionato i loro sistemi di allenamento, introducendo nuovi mezzi e metodi di preparazione e applicando alla tecnica nozioni di biomeccanica, di fisica e di neurofisiologia. Il volume, frutto di un accurato lavoro di ricerca, vuole essere un aiuto agli studenti del corso di laurea in Scienze Motorie e dello Sport, agli istruttori, agli allenatori e ai preparatori atletici di pallacanestro, che si devono sentire impegnati in un costruttivo processo evolutivo, animati dalla volontà di migliorare costantemente.

L’

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DISPONIBILE ANCHE IN FORMATO E-BOOK

sulle maggiori piattaforme digitali di distribuzione il Lessico ambrosiano inedito, curato da Eva Villani: un’anonima compilazione lessicografica conservata nei ff. 207r-208v del codice Ambrosianus gr. C 222 inf. (vergato tra il 1180 e il 1186 d.C.) che probabilmente integra e raccoglie 751 glosse. Nonostante l’affinità delle glosse ambrosiane alla struttura di quelle nei lessici coevi, la molteplicità di tipologie compresenti nella medesima compilazione rende il Lessico un unicum, le cui fonti sono individuate dalla studiosa per più di un terzo dei lemmi: oltre agli Epimerismi attribuiti al grammatico Erodiano, le fonti sono talvolta omeriche o da far risalire alla tradizione all’origine del Lexicon Tittmannianum, la Suda, l’Etymologicum ’ Gudianum, il Lexicon n di Esichio, il Lexicon n di Cirillo e l’Etymologicum ’ Magnum.

PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2014

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